PRIVILEGIA NE IRROGANTO    di    Mauro Novelli                  

“Più dei tanti che tumultuano, i tiranni temono i pochi che pensano”. (Platone)

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RIFLESSIONI     di Mauro Novelli

 

 

RIFLESSIONI 2025

RIFLESSIONI 2024

RIFLESSIONI 2023

RIFLESSIONI 2022

 

I N D I C E

Monogramma Tric.  RIFLESSIONI 2025

Riflessione n° 119 (6-1-2025) Intelligenza artificiale. Limiti e vantaggi. Considerazioni di un non addetto ai lavori.  

Riflessione n° 118 (2-1-2025)  Educazione dei giovani e ruolo delle gerarchie familiari, sociali e politiche

 

 

   Monogramma Tric.  RIFLESSIONI 2024

 

Riflessione n° 117 (19-12-2024) Convengono le aggressive posizioni finanziarie di Trump?

Riflessione n° 116 (4 -12-2024). L’isolazionismo di Trump. Potrebbe avere il fiato corto.

Riflessione n° 115 (8 -11-2024) I lavori che gli Italiani non vogliono più fare. Ci salveranno i migranti?

Riflessione n° 114 (2-10-2024)  Cascati nella trappola con tutto il turbante! Hoc erat in votis. Differenze tra Sunniti e Sciiti..

Riflessione n° 113 (17-9-2024)  Dopo il Medio Evo e l’Evo attuale, come sara’ Il Prossimo “Evo”? Di Mauro e Federico Novelli

Riflessione n° 112 (5-9-2024) Migrazioni. Confusione nella diagnosi e nella terapia

Riflessione n° 111 (4-9-2024) Se la sinistra scade in Sinistrology. UE: La vittoria delle destre imputabile anche all’incapacità della sinistra di liberarsi delle comodità dell’ideologia di riferimento

Riflessione n° 110 (25-7-2024). Suicidi in carcere. Davvero dipendono dal sovraffollamento delle celle? Una ricerca dell’Università di Losanna per conto del Consiglio d’Europa.

Riflessione n° 109 (18-7-2024) I Berluschini scendono in campo?

Riflessione n° 108 (25-6-2024) La trappola del ballottaggio nelle comunali.

Riflessione n° 107 (19-6-2024). Famiglia Salis, penosità e sindrome di Abubakar.

Riflessione n° 106 (14-6-2024) Giochino infantile: provocazione-reazione-condanna della sola reazione.

Riflessione n° 105 (23-5-2024) La I.A. causerà l’abbandono di internet come strumento di comunicazione?

Riflessione n° 104 (20-5-2024). La castroneria scientifica della biodiversità favorita dal non curare i giardini di città.   

Riflessione n° 103 (2-5-2024). Differenze tra “Johnson boia!” e “Ebrei nazisti!”

Riflessione n° 102 (19-4-2024) Terzo millennio e il problema della “sostenibilità”

Riflessione n° 101 (13-4-2024) Interessante chiacchierata con Chat GPT.

Riflessione n° 100 (27-2-2024). Elezioni in Sardegna. Gli errori della Destra.

Riflessione n° 99 (15-2-2024). I.A. ed estro italico non sono antagonisti, ma  collaboreranno”, esaltandosi. [Stresso concetti e considerazioni per farla breve. Procedo necessariamente per pillole.]

Riflessione n° 98 (10-2-2024). Scuola. Trasmissione di saperi e di esperienze. Luoghi e strumenti. Da Omero, alle scholae, allo smartphone. Di Mauro e Federico Novelli, Già pubblicato il 30-5-2021 come PuntO n° 430

Riflessione n° 97 (7-2-2024) Sinistra e destra, quali ruoli?

Riflessione n° 96 (23-1-2024). Presidenziali USA. Perché in campo solo ottantenni?

 


 

 

Monogramma Tric.    

RIFLESSIONI 2023

 

Riflessione n° 95 (12-12-2023). Chiesa cattolica, remissione dei peccati, Umanesimo.

Riflessione n° 94 (10-12-2023). Educazione sentimentale a scuola? Niente di più sbagliato

Riflessione n° 93 (22-11-2023) Giulia e Filippo Patriarcato e ignoranza. (Aggiornamenti del 25 e 26-11-2023)

Riflessione n° 92 (21-11--2023). Il microcosmo famiglia non si allinea più col macrocosmo società.

Riflessione n° 91 (5-11--2023). Falso progresso dell’umanità se imposto per via muscolare

Riflessione n° 90 (10-10-2023). Occidente in decadenza?

Riflessione n° 89 (7-10-2023). Alle corte! La vicenda del giudice Apostolico ed epigoni è una avvilente questione di professionalità

Riflessione n° 88 (30-9-2023). Il partito “Forza Spread!” compie 12 anni.

Riflessione n° 87 (27-9-2023) Ancora sui bassi salari. Una informazione curiosa

Riflessione n° 86 (23-9-2023) Notarelle a margine del Regolamento di Dublino III (2013)

Riflessione n° 85 (24-8-2023). Occidente in crisi di identità. decadenza  alle porte?

Riflessione n° 84 (30-7-2023). I CUP: Comunisti di unità papalina.

Riflessione n° 83 (26-7-2023). Intelligenze politiche in Italia ed in Spagna.

Riflessione n° 82 (27-6-2023). Il PD e gli analfabetismi estremisti di ritorno. Si riaprano i corsi alle Frattocchie.

Riflessione n° 81 (19-6-2023). Pericoli e problemi da uso inappropriato e/o predatorio di sistemi di I.A. Accortezze ed alcune possibili soluzioni.

Riflessione n° 80 (11-6-2023). “Come organizzare un partito politico?” Ho giocato per un’oretta con la I.A. E’ venuto fuori un documento interessante. Potrebbe essere utile alla segretaria del PD Schlein?

Riflessione n° 79 (8-6-2023). Migrazioni. Le basi per affrontare (seriamente!) il problema.

Riflessione n°78 (7-6-2023)  Elementi di analisi marxiana recuperati ahumm….ahumm….

Riflessione n°77 (6-6-2023). Elly e le candeline dell’avvenire.

Riflessione n°76 (28-5-2023). Riscaldamento globale e sue cause  

Riflessione n°75 (23-5-2023).Il primato della “persona”. All’Indice le “etnie”!   

Riflessione n°74 (16-5-2023) L’Intelligenza Artificiale non potrà mai avere intuizioni. Forse.

Riflessione n°73 (9-5-2023)  Ponte sullo stretto: preoccupazioni.

Riflessione n°72 (3-5-2023). GPT e problemi di sistema delle relazioni umane.

Riflessione n°71 (21-3-2023). Ricollocamento migranti nei paesi UE. Come i millesimi di un condominio e obbligatorio.

Riflessione n°70 (19-3-2023) Autovetture. Comparazione di inquinamento ed emissione di CO2.

Riflessione n°69 (11-3-2023). I furbastri della Banda Bassotti di Dublino.           

Riflessione n°68 (27-2-2023) Meglio la Schlein

Riflessione n°67 (19-2-2023). Superbonus con i miei soldi! Uno scherzetto tra governi?

Riflessione n°66 (1-2-2023) Auto elettrica. Non piace agli Italiani, ma  avremo colonnine di ricarica sovrabbondanti.

Riflessione n°64 (25-1-2023) Case green. Iniziativa UE da condannare, ma un po’ di conoscenza della situazione non guasta

Riflessione n°64(21-1-2023) Il giornale.  Strumento di informazione della prima metà del scorso secolo.

Riflessione n°63 (15-1-2023).  Alimentazione e civiltà.

Riflessione n°62 (14-1-2023). Cambiamenti climatici e azioni dell’uomo

Riflessione n°61 (6-1-2023) Microcosmo famiglia  e macrocosmo società.

Riflessione n°60 (6-1-2023)  Migranti. I nostri buonisti proprio non ci riescono!

Riflessione n° 59 (3-1-2023).  Embedded. A loro insaputa?


 

Monogramma Tric.  RIFLESSIONI 2022

 

Riflessione n° 58 / 2022  (7-12-2022). Politica salariale. Chi era costei ?

Riflessione n° 57 / 2022  (4-12-2022). Ma l’unione Europea non e’ una cupola di Cosa Nostra.

Riflessione n° 56 / 2022  (23-11-2022). Come calcolare il numero di partecipanti  ad una manifestazione a Roma.

Riflessione n° 55 / 2022  (6-11-2022). Ancora sui migranti. Integrazioni del 7,8 e 10 novembre 2022

Riflessione n° 54 / 2022  (31-10-2022)  Inflazione e cura della BCE attraverso l’aumento dei tassi. Il governatore Visco lancia alcuni avvisi. Ma non può fare di più.

Riflessione n° 53 / 2022  (31-10-2022)  Uno dei problemi della sinistra. Forse il più serio.

Riflessione n° 52 / 2022  (30-10-2022) . Uso dei contanti. Ennesima puntualizzazione sul limite imposto e sui prelievi in banca.

Riflessione n° 51 / 2022  (18-10-2022)  Nuovo governo: la debolezza delle opposizioni è anche una debolezza del governo

Riflessione n° 50 / 2022  (7-10-2022). Il PD obbligato ad abbandonare la realtà virtuale in cui si crogiolava.

Riflessione n° 49 / 2022 (12-9-2022). Scandalo. Meloni. L’Italia proteggerà in UE i propri interessi!

Riflessione n° 48 / 2022  (8-9-2022)  BCE: +0,75% il tasso sull’euro, fissato a 1,75%. Incongruente. A meno che….

Riflessione n° 47 / 2022  (7-9-2022)  Nuova gestione mondiale. Senza la Cina?

Riflessione n° 46 / 2022  (30-8-2022)  Euroinomani e crisi energetica. Perché in Italia non deve vincere il centro destra.

Riflessione n° 45 / 2022  (7-8-2022)  Conglomerato degli Inerti. Il programma massimo del centrosinistra. (Un aggiornamento)

Riflessione n° 44 / 2022  (6-8-2022). Il pallottoliere promosso a strumento politico. Anche da Letta.

Riflessione n° 43 / 2022  (28-7-2022). Promesse per gonzi, realizzate da personaggi deboli per restare al potere

Riflessione n° 42 / 2022 (26-7-2022). Metà dei nostri partiti politici (quelli di sinistra)  non sanno che cosa significhi competere ad armi pari con gli avversari.

Riflessione n° 41 / 2022  (22-7-2022). Politici. Anche delegittimare l’avversario è diventato troppo faticoso.

Riflessione n° 40 / 2022  (20-7-2022) In Senato, un Draghi fuori misura chiede la fiducia. Nel paese, un Letta sbroccato dimostra la sua pochezza politica

Riflessione  n° 39 / 2022  (13-7-2022)  6Torna l’inflazione, aggravata da trent’anni di irresponsabilità economiche, politiche, imprenditoriali e sindacali. 6

Riflessione  n° 38/ 2022  (4-7-2022)   Perugia. Sindrome di Stendhal contemplando il polittico di S. Antonio di Piero della Francesca. 12

Riflessione  n° 37/ 2022  (1-7-2022)   Europa addio! 15 Hanno vinto i barbari del Nord, approfittando dei barbari dell’Est. 15

Riflessione  n° 36/ 2022  (25-6-2022)  Per risparmiare il gas usato in cucina. 16

Riflessione  n° 35/ 2022  (22-6-2022)   La resipiscenza di Di Maio poteva essere anticipata di tre anni. 17 Con riduzione dei danni per il paese. 17

Riflessione  n° 34/ 2022  (28-5-2022)   18Prezzi dei prodotti agricoli e finanza. 18 I potentati hanno definitivamente vinto. 18

Riflessione  n° 33/ 2022  (26-5-2022)   Stragi americane. 21

Riflessione  n° 32 / 2022  (24-5-2022)   Referendum. Sulla legge Severino. 22

Riflessione  n° 31 / 2022  (21-5-2022)   Domande a Zelensky sul da lui auspicato Piano Marshall per l’Ucraina. 23

Riflessione  n° 30 / 2022  (20-4-2022)   Potenze atomiche. Anche potenze militari?  24

Riflessione  n° 29 / 2022  (28-3-2022)  Domandine ai due strateghi del terzio millennio. 25

Riflessione  n° 28 / 2022  (25-3-2022)   Da Formigli (La 7 ) Professor Orsini, stai punito! 26

Riflessione  n° 27 / 2022  (24-3-2022)   Fusione nucleare e e colpi di coda dei paesi produttori di petrolio. 28 La soluzione russa anti Zelensky riproponibile dall’Occidente in funzione anti Maduro?  28

Riflessione  n° 26 / 2022  (15-3-2022)  Ucraina. Se le cose stanno così…….. 30

Riflessione  n° 25 / 2022  (5-3-2022)    Ipotizziamo che Putin abbia ragione…. 30

Riflessione  n° 24 / 2022  (2-3-2022)    La mossa di Putin: un successone! 31

Riflessione  n° 23 / 2022  (26-2-2022)   “Meglio un maglione della mimetica”. 32 Aiutiamoci con buon senso. 32

Riflessione  n° 22 / 2022  (20-2-2022)   Traghetto in fiamme .Perché non si pensa…. 33

Riflessione  n° 21 / 2022  (16-2-2022)   Guerra! E guerra sia! 34

Riflessione  n° 20 / 2022  (7-2-2022) 36  SITUAZIONE NEI PARTITI 36   1) Come sta la destra. 36

Riflessione  n° 19 / 2022  (3-2-2022)  “Saper prendere tempo!” 39

Riflessione  n° 18 / 2022  (1-2-2022)   Maturità: “Oddio! La seconda prova scritta!” 40

Riflessione  n° 17 / 2022  (30-1-2022) Sul populismo e sul qualunquismo dopo le presidenziali. 42

Riflessione  n° 16 / 2022  (30-1-2022)   Meloni dovrà fare da sola. 44

Riflessione  n° 15 / 2022  (30-1-2022)   Mattarella bis? A mio avviso e andata così. 45

Riflessione  n° 14 / 2022  (28-1-2022)  Elezioni presidenziali. Ma la sinistra ha un nome da proporre?  47

Riflessione n° 13 / 2022  (26-1-2022)   Crisi ucraina. Sanzioni. Grossolanità anglosassone. 48

Riflessione n° 12 / 2022 (22-1-2022)   Un Cavaliere da cortile, prima ancora che provinciale. 49 Che cosa ha insegnato la vicenda Draghi agli Italiani. 49

Riflessione n° 11 / 2022 (22-1-2022) Il presidente della Repubblica?  51 Deve saper rispettare lo spirito della Costituzione, non solo la lettera. 51

Riflessione n° 10 / 2022    (18-1-2022)    Rispettare le leggi?  53 In Italia chi lo pretende è connotato negativamente dai furbi: è un giustizialista. 53

Riflessione n° 9 / 2022    (16-1-2022)   Divisivita’ di Berlusconi? Dipende. Per Letta nel 2013 andava benissimo. 54

Riflessione n° 8 / 2022    (16-1-2022)    Sicurezza dei conti correnti bancari e postali 55. informazioni, consigli, raccomandazioni minime ai correntisti. 55

Riflessione  n°  7 / 2022    (12-1-2022)   Trivelle off shore. come aumentarne la sicurezza  58

Riflessione  n° 6 / 2022    (11-1-2022)   Covid, varianti, vaccini. letto, latte e lana  59

Riflessione n° 5 / 2022    (9-1-2022)    Energia. condannati ad usare fino all’ultimo barile di petrolio?  60

Riflessione  n°  4 / 2022  (6-1-2022)   L’estro ci premia, almeno nel breve periodo. 61

Riflessione  n° 3 / 2022   (4-1-2022)    Sulla fine delle ideologie. 61

Riflessione  n°  2 / 2022.  (3-1-2022)    Sul fenomeno migrazioni 62

Riflessione n° 1 / 2022      (2-1-2022)    Sulle scorie radioattive. 63

 

 

RIFLESSIONI 2025 

 

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 119 (6-1-2025)

Intelligenza artificiale. Limiti e vantaggi.

Considerazioni di un non addetto ai lavori. 

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Vado necessariamente per titoli o poco più..

I limiti della I. A.

Non può avere Intuizioni.

Non può procedere per improvvisazioni creative.

Non ha consapevolezza dei contenuti delle risposte che fornisce.

Non può che restare nei perimetri che caratterizzano - pro tempore -  la cultura umana. 

Non può contare su un hardware competitivo.

Curiosamente, non può neanche rifiutarsi di rispondere, se il programmatore non prevede quell’ipotesi.. Al massimo informa di non aver dati relativi ad argomenti recenti.  Non è assolutamente una questione di "volontà" quanto di programmazione.

 

·     L'IA non possiede intuizioni nel senso umano del termine. Le intuizioni della mente umana derivano da esperienze personali, emozioni e una comprensione profonda dei contesti, qualcosa che va oltre la semplice analisi dei dati. L'I.A., invece, opera attraverso modelli predittivi che si basano su dati preesistenti sistematizzati statisticamente, senza poter approfittare delle capacità intuitive della mente umana. L’intuizione nell'uomo è un'esperienza consapevole e può procedere per salti logici, nell'I.A. è il risultato di elaborazioni statistiche.

·     Improvvisazioni creative: Le macchine non possono improvvisare in modo creativo come farebbe un essere umano. La creatività umana è spesso alimentata da esperienze uniche.

·     Consapevolezza dei contenuti: un'altra limitazione cruciale dell'IA è la sua mancanza di consapevolezza. Le risposte che fornisce non sono frutto di una comprensione o di una consapevolezza del mondo come noi esseri umani la intendiamo. L'I.A. non "sa" davvero cosa sta dicendo, rispondendo o articolando: la sua funzione si basa sull'elaborazione di schemi statistici e probabilistici, non su una percezione consapevole. Non ha una propria consapevolezza di ciò che comunica

·     Cultura umana: L'I.A. è effettivamente vincolata dai dati e dalle informazioni che gli esseri umani le forniscono. Non può andare oltre i confini culturali, etici o concettuali definiti ed elaborati dalla nostra mente. I suoi "perimetri" sono determinati dai limiti che noi umani le imponiamo attraverso i dati, i modelli di addestramento e le leggi che regolano il suo uso. Non è in grado di sviluppare autonomamente nuova cultura al di fuori di quella che già esiste. Quindi, non può generare conoscenza nuova, ma solo ricombinare l'esistente in modi esponenzialii.

·     A differenza della nostra intelligenza, che può contare su un hardware formidabile come il corpo umano, l’I.A. non può entrare in contatto con la realtà delle cose per fare, sperimentare, verificare.

·     Ad opera della sola I. A. lo scibile umano non fa un solo  passo avanti perché  mentre l'IA eccelle in compiti specifici che richiedono l'elaborazione di grandi quantità di dati e l'applicazione di algoritmi, manca ancora di aspetti fondamentali  come la consapevolezza, l'intuito, la creatività autentica e la comprensione profonda del mondo.

 

I vantaggi della I. A.

Lo scibile umano non aumenta, ma grazie alla I.A. aumenta notevolmente la facilità e la capacità da parte dell'uomo della utilizzazione di quanto ha prodotto la sua mente nei millenni passati. E’ vero che l'IA non può fare "passi avanti" autonomi nella nostra comprensione del mondo, tuttavia, può essere uno strumento straordinario che aiuta gli esseri umani a fare progressi più velocemente, elaborando una mole di dati mai acquisibili da una mente umana  e ad una velocità che nessun essere umano potrebbe mai raggiungere. Sebbene non faccia passi avanti da sola, quindi, può amplificare il lavoro intellettuale umano, portando a scoperte più rapide o all'elaborazione di nuove teorie e soluzioni basate su grandi volumi di informazioni, attraverso una loro organizzazione che solo l'uomo è in grado di impostare.

 In sintesi, l'intelligenza artificiale ha un potenziale enorme, ma è anche importante riconoscere che è solo uno strumento, un “attrezzo” che può potenziare la mente umana, ma non sostituisce le capacità umane. Il progresso o e la comprensione profonda del mondo rimangono prerogative dell'umanità.

In definitiva, se usato con “intelligenza” questo nuovo utensile, in grado di analizzare e sintetizzare informazioni in modo coerente ed efficace, permetterà all'uomo di far fare allo scibile umano dei grossi passi avanti.

E come se uno studioso potesse approfondire, su un particolare argomento, non analizzando i contenuti di qualche decina o centinaia di testi o di decine o centinaia di conferenze, congressi, momenti di studio o di confronto, ma, oltre ai suoi studi, di sistematizzare statisticamente le frequentazioni di termini e concetti di tutte le migliaia (milioni?) di testi e di iniziative di incontro/confronto che hanno trattato quell'argomento. 

Luciano De Crescenzo sosteneva che " La povertà del futuro sarà l'ignoranza, e le differenze sociali degli anni a venire saranno stabilite, più che dal denaro, dalla cultura di chi sa qualcosa e di chi non sa niente". 

Con facile parafrasi dell’affermazione di De Crescenzo, possiamo affermare che la povertà del futuro sarà stabilita, più che dal denaro, da chi ha a disposizione la capacità e la possibilità di usare l'I. A. e da chi non è in grado di usarla o non ne può disporre.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 118 (2-1-2025)

Educazione dei giovani e ruolo delle gerarchie familiari, sociali e politiche. 

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Nel triste panorama educativo contemporaneo, si osserva sempre più spesso un fenomeno, a mio avviso, molto  preoccupante: molti genitori scelgono di assumere un ruolo di "amico" piuttosto che quello tradizionale di “educatore” dei propri figli. Questo approccio, per quanto animato da infantili e superficiali  buone intenzioni, ritiene di costituire una famiglia senza gerarchie, ma rischia di privare i figli di una comprensione fondamentale della realtà sociale in cui vivranno e opereranno. La società è, infatti, un corpo intrinsecamente gerarchizzato, e il suo equilibrio si basa su regole e norme condivise che richiedono rispetto e adesione. E impostare la famiglia sull’assenza di gerarchie è la chiave di volta del marchiano errore comportamentale che si va commettendo da qualche decennio, i cui risultati sono ormai macroscopici. Da quando, cioè le “gerarchie” cominciarono ad essere considerate nemico dello sviluppo di un uomo e di una società liberi da simulacri di anarchismo.

Non tutti riflettono sul fatto che, soprattutto nelle democrazie moderne, è presente un superpotere gerarchico. Infatti, il potere più grande risiede nella legge. Esse rappresentano il collante che fa di un gruppo di persone dei “cittadini” operanti in una “polis”, che tiene insieme individui con interessi, valori e prospettive diverse, garantendo un contesto in cui ognuno può esercitare i propri diritti col dovere di non ledere quelli altrui. Tuttavia, se i genitori non insegnano ai propri figli il valore delle leggi, la necessità di rispettarle e le conseguenze del loro mancato rispetto, otterremo, come stiamo ottenendo, che le nuove generazioni crescano con una concezione distorta della libertà, interpretandola come assenza di vincoli piuttosto che come responsabilità personale consapevole. Stesso risultato si ottiene se, parallelamente alla valorizzazione dei diritti umani e sociali, non si accompagna la stessa valorizzazione del complesso dei doveri.

Questa lacuna educativa impedisce ai giovani di aver contezza delle proprie responsabilità nei confronti degli altri e di se stessi e li porta a trasgredire le norme senza una reale comprensione delle conseguenze delle loro azioni, a maggior ragione se spalleggiati dai genitori Molti dei quali non hanno capito che “Le leggi non vegliano sulla verità delle opinioni ma sulla sicurezza e l'integrità di ciascuno e dello Stato” (Locke). Trasgredire una legge non è solo un atto che espone a sanzioni legali, ma può anche avere ripercussioni sociali, etiche e personali. Senza una guida adeguata, i giovani rischiano di trovarsi impreparati a fronteggiare tali situazioni, compromettendo il loro futuro e la loro integrazione nella società.

Essere genitori significa assumersi la responsabilità di educare, un compito che non si esaurisce nel fornire affetto e sostegno emotivo sempre e comunque, ma che include anche l’insegnamento di principi fondamentali come il rispetto delle regole e la comprensione dei doveri civici, esattamente come si deve pretendere nella famiglia, microcosmo del macrocosmo sociale. Tutto ciò per il benessere di tutta la comunità. Solo così i figli potranno sviluppare una visione equilibrata del mondo, in cui la libertà individuale si intreccia con il rispetto delle regole che garantiscono il bene comune. “Salus populi suprema lex esto”  asseriva Cicerone.

L’amicizia tra genitori e figli è certamente importante, ma non deve mai sostituire il ruolo educativo. Un genitore che cerca solo di essere amico abdica al suo compito più importante: preparare i propri figli a diventare adulti responsabili, consapevoli, critici e capaci di vivere in armonia con gli altri e con le regole che la comunità legittimamente si è data.

In questo senso, l’equilibrio tra affetto e autorità diventa cruciale per garantire un futuro in cui i giovani possano non solo sopravvivere da disadattati, ma prosperare in un contesto sociale sempre più complesso, alla cui crescita ed al cui benessere sono chiamati ad  operare in armonia con gli altri. E con le leggi.

Cicerone sosteneva che “E’ buon cittadino colui che non può tollerare, nella sua patria, un potere che pretende di essere superiore alla legge”.

 

 

 

RIFLESSIONI 2024  

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 117 (19-12-2024)

Convengono le aggressive guerre finanziarie di Trump?

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18-12-2024 ADNKronos.  Donald Trump ancora all'attacco del Canada, in un post in cui, dopo aver definito in altre esternazioni Justin Trudeau un "governatore", afferma che è "un'ottima idea" far diventare lo Stato confinante il "51esimo stato". "Nessun sa dire perché noi dobbiamo fornire sussidi al Canada per oltre 100 miliardi di dollari all'anno? 

 

In una guerra tariffaria, finanziaria, prima, ed economica, poi, a rimetterci sono soprattutto i cittadini, immediatamente come consumatori e, successivamente, come risparmiatori ed investitori. Trump ha già aperto le ostilità tariffarie con la Cina: aumentò i dazi sui prodotti cinesi dal 3,5% al 21. In parallelo la Cina ha rivisto quelli sui prodotti Usa dall'8 % al 20. Le conseguenze finanziarie internazionali sono state poco evidenti soprattutto perché lo Yuan ancora non è particolarmente affermato come valuta di riserva. Per cui, nei momenti critici successivi, le nazioni hanno continuato a tenere alta la quota in dollari delle loro riserve, perché non era lo yuan a poter competere con la a moneta Usa quanto a stabilità.  Ma Trump sa bene che prima di intraprendere una guerra commerciale con la UE deve "distruggere" l'euro come seconda valuta di riserva mondiale dopo il dollaro. In meno di 20 anni l'euro ha raggiunto una quota del 20 % tra le monete di riserva (il dollaro è al 60%), superando valute storiche come la sterlina, il franco svizzero, e il più recente yen. Gli Usa sono stati abituati a comprarsi il mondo stampando dollari, ben sapendo che quasi tutti gli altri paesi avrebbero tesaurizzato i nuovi dollari nei caveaux delle rispettive banche centrali. Ma col terzo millennio, si sono create alcune crepe nel sistema del "dollar standard", successivo (dall’agosto 1971) al sistema di del "gold exchange standard” impostato dall’Occidente a Bretton Woodssubito dopo la seconda guerra mondiale. Non dimentichiamo che Saddam Hussein fu annientato da Georgedabliu non per la boccetta da guerra chimica agitata da Powell all'Onu, poi risultata una fake comunicativa ante litteram - ma perché era intenzionato ad abbandonare il dollaro per i pagamenti delle  esportazioni petrolifere  irachene a favore dell'euro, pur appena nato. Oltretutto Trump trascuragli effetti della pessima immagine mondiale degli Anglosassoni e pensa di superare il problema semplicemente mostrando i muscoli.

Né vale il tentativo di nobilitare la posizione di Trump richiamando Machiavelli, il quale sosteneva che sarebbe stato più utile e conveniente al principe l’essere temuto piuttosto che amato. Ma Machiavelli si riferiva ai rapporti tra principe e popolo e non a quelli tra principi.

Da gennaio vedremo come cominceranno a sistemarsi i nuovi equilibri internazionali. 

 

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Riflessione n° 116 (4 -12-2024)

L’isolazionismo di Trump. Potrebbe avere il fiato corto.

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Trump lascerà che si creino nuovi equilibri internazionali e non interverrà se non per proteggere (promuovere) gli interessi USA. Ogni paese se la vedrà da solo (o con le alleanze di cui è stato capace) ogni qualvolta i vecchi equilibri salteranno.

Io proporrei la costituzione di una nuova Nato, senza gli USA e, forse, senza la GB (per autoesclusione). La UE dovrà affrettarsi a costruire procedure, sistemi e meccanismi di difesa interregionali. Certamente a costi non indifferenti ma, comunque, da affrontare con saggezza e lungimiranza. L’Europa dovrebbe avere, come primo obiettivo, aggregare i paesi africani, sudamericani e del sud est asiatico che non vogliono stare con Cina, Russia o USA. L’India è, ancora per qualche tempo, alla finestra.

Trump non mette in conto che gli Anglosassoni (in primis Stati Uniti e Regno Unito) sono invisi a tutti i paesi ex colonizzati dalle cannoniere (‘800) o dal dollaro (‘900) e non solo. Vedremo che cosa faranno.

Oggi Trump fa leva e si appella, di fatto, ai vantaggi economici che deriverebbero agli Americani dall'isolazionismo. Vedremo come gli Stati Uniti si comporteranno quando saranno effettivamente isolati. Ad esempio, quando molti paesi rifiuteranno il dominio del dollaro e passeranno ad altre valute di riserva, come l’euro.

Quest’ultima eventualità è ben presente all’establishment americano: da anni cercano di affossare la nostra moneta anche a costo di (tentare di) far saltare la UE. 

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 115 (8 -11-2024)

I lavori che gli Italiani non vogliono più fare.  Ci salveranno i migranti ?

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Si sostiene che l’Italia ha bisogno di almeno 150mila immigrati l’anno per coprire quei posti di lavoro di cui gli italiani non vogliono più interessarsi e, anzi, rifuggono.

Le cose non stanno assolutamente così. Gli Italiani rifuggono quei lavori che prevedono stipendi più bassi di quelli pagati dai datori di lavoro venti o trenta anni fa, magari proprio ai loro genitori. Si potrebbe ipotizzare addirittura la malafede di coloro che sostengono la necessità dei 150mila ingressi l’anno. Quei migranti, non solo accetteranno quei posti di lavoro, ma sono talmente deboli da accettare anche salari ancora più bassi.

Basta richiamare Marx in materia di immigrazione. Marx osteggiava fermamente l’immigrazione di Irlandesi in Gran Bretagna perché, sosteneva, hanno il semplice ruolo di irrobustire l’esercito di lavoratori di riserva. La presenza degli Irlandesi, infatti, avrebbe avuto come effetto quello di tenere bassi i salari in tutto il paese. 

La stessa analisi può essere d’aiuto oggi in Italia. Ci sono forze interessate ad una accoglienza generalizzata di migranti per continuare a pagare bassi salari, tra i più bassi d’Europa ed a spingere molti giovani italiani ad emigrare. A conti fatti, accogliamo gente senza istruzione ed esportiamo medici, ingegneri, architetti. E’ chiaro che altri paesi europei sono interessati a mantenere questa situazione perché approfitteranno dei sacrifici fatti dalle famiglie italiane per far studiare i figli e riceveranno i vantaggi di accogliere professionisti e non solo. Occorrono iniziative drastiche perché il ricollocamento presso altri paesi non è assolutamente praticabile.

Addirittura, Slovenia e Croazia finanziano i migranti perché vadano in Italia.  Risultato: un gioiello come la città di Trieste ridotta a dormitorio. Per tacer della criminalità conseguente.

Senza considerare i lucri dell’industria dell’accoglienza (coop, Vaticano, privati) che lucrano sui capitali messi a disposizione per il mantenimento degli immigrati.

 

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Riflessione n° 114  (2-10-2024)

Cascati nella trappola con tutto il turbante! Hoc erat in votis.

 

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Pensavo ad una più lungimirante intelligenza del ayatollah. Invece sono caduti nella trappola di Bibi, come preventivato un anno fa, quando si indicava l’Iran come obiettivo terminale della reazione di Israele alla cazzata di Hamas dei mille ebrei ammazzati facili. Non solo, ma ci sono caduti nel momento in cui aveva deciso Bibi. Il quale, prima  ha sfasciato Hamas, lasciando tranquilli gli Hezbollah perché non intervenissero. Poi ha cominciato il tiro al piccione contro i capi di Hezbollah, in Libano e in Iran. A questo punto, l’Iran ha dovuto reagire lanciando fiammiferi (costosi) su Israele, spenti come zolfanelli al vento da Iron dome (atrettanto costoso). Ora la palla ripassa a Bibi, il quale distruggerà gli impianti nucleari, i pozzi petroliferi e lo stesso regime degli ayatollah. In questa ultima azione sarà aiutato dalla Cia che ha avuto tutto il tempo di intervenire (come suo costume operativo in frangenti simili) nel corpo sociale iraniano, in gran parte contrario al regime, alla polizia  morale e al velo obbligatorio, agli omicidi dei pasdaran.

Hoc erat in votis.

A meno che…..

A meno che non intervenga la Cina a salvare i turbanti rivendendosi all’Ucraina (all’Occidente) un po’ di territori del Donbass conquistati dai Russi.

 

Differenze tra Sunniti e Sciiti:

28-9-2019 Il Musulmano. Sunniti e Sciiti: chi sono e quali sono le loro differenze?

 

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Riflessione n° 113 (17-9-2024)

Dopo il Medio Evo e l’Evo attuale, come sara’ Il Prossimo “Evo”?

Di Mauro e Federico Novelli  17-9-2024

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Premessa/quesito: 1

1) La crisi dei diritti 2

2) La crisi della democrazia. 3

3) Il futuro: come sarà il prossimo "Evo"?. 4

4) Un nuovo umanesimo?. 5

5)Verso la compiutezza dell’Evo attuale. Come evitare i pericoli rilevati?. 8

 

 

Premessa/quesito:

Il Medio Evo fu superato essendo stati messi in crisi i due pilastri che lo hanno sorretto per oltre 800 anni: il Papato, colpito dai movimenti pauperisti e, quindi, dalla Riforma, e l'Impero, colpito dalla formazione dei grandi stati nazionali (Francia, Spagna, Inghilterra, Portogallo).

Con l'uomo rimesso al centro, l'attuale periodo (Evo moderno e contemporaneo) ha costruito altri due pilastri su cui appoggiarsi: i diritti dell’uomo e del cittadino e la democrazia.

Stiamo mettendo in crisi anche questi due pilastri? Come sarà il prossimo Evo?

Il Medioevo fu effettivamente caratterizzato dal predominio di due grandi istituzioni: il Papato e l'Impero, che costituivano le fondamenta su cui si basava l'ordine politico e sociale dell'epoca. La crisi di queste due istituzioni, dovuta ai movimenti pauperisti e alla Riforma protestante e alla nascita degli stati nazionali, segna l'inizio della modernità e della centralità dell'uomo nell'ordine politico, filosofico e culturale.

Il periodo moderno (Umanesimo, Rinascimento, Illuminismo, Rivoluzione inglese, Rivoluzione americana, Rivoluzione francese, movimenti di massa cattolici e socialisti, Rivoluzione Russa, Fascismo e Nazismo), ha costruito nuovi pilastri, come i diritti umani, intesi quale tutela dell'individuo e delle sue libertà, e la democrazia, intesa come un sistema di governo basato sulla partecipazione popolare e sulla rappresentanza. Tuttavia, anche questi pilastri stanno vivendo una fase di crisi o di trasformazione.

 

 

1) La crisi dei diritti

Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una crescente polarizzazione delle società e a un indebolimento di alcune conquiste fondamentali in tema di diritti umani. Questioni come il controllo dei dati personali, le disuguaglianze economiche, la discriminazione, e i diritti civili stanno subendo continue pressioni. In alcuni casi, questi diritti sono minacciati da regimi autoritari o da sistemi politici che tendono a privilegiare l’efficienza e la sicurezza a discapito delle libertà individuali.

         Crisi dei diritti per mancanza di doveri

Il concetto di diritto è strettamente legato a quello di dovere. Negli ultimi decenni, in molte società si è enfatizzato molto sui diritti individuali, lasciando quasi sempre  in secondo piano i doveri verso se stessi e verso la comunità. Questo squilibrio crea tensioni, poiché i diritti richiedono delle responsabilità per essere sostenibili, quindi dei doveri. Ad esempio:

·      Diritti sociali ed economici: Pretendere garanzie senza contribuire in termini di lavoro, rispetto delle regole o impegno civile porta a un indebolimento del sistema.

·      Ambiente: Abbiamo diritti legati all’ambiente (ad esempio, aria pulita, accesso alle risorse naturali), ma la mancanza di responsabilità verso lo stato della Terra ha portato a una crisi ecologica globale.

Senza una cultura dei doveri, i diritti rischiano di essere percepiti come concessioni scontate, svuotandosi del loro valore. Un possibile rimedio potrebbe essere una nuova educazione civica che metta al centro l'importanza di bilanciare diritti e doveri, riscoprendo l’idea di cittadinanza responsabile.

 

 

2) La crisi della democrazia

Anche la democrazia sta affrontando sfide rilevanti. In molti paesi si osserva una crescente disillusione nei confronti delle istituzioni democratiche, spesso viste come inefficaci, lente nelle decisioni o corrotte. Fenomeni come l'astensionismo, la disinformazione, la facilità di spargere fake news, l'ascesa dei populismi e la concentrazione del potere economico e dells comunicazione nelle mani di pochi attori globali mettono in dubbio la capacità della democrazia di rispondere ai bisogni della collettività. Ciò spinge a ricercare scorciatoie esiziali.

         Crisi della democrazia per disconnessione tra élite e cittadini

La democrazia si basa sull’idea che i governanti rispondano ai bisogni dei cittadini. Tuttavia, in molte democrazie contemporanee, si è creata una distanza sempre più marcata tra le élite politiche ed economiche e il popolo:

·      Politiche distanti dai bisogni reali: Le élite spesso sembrano più orientate a seguire interessi privati, logiche di mercato o politiche globali ai limiti del dogmatismo, dimenticando le esigenze quotidiane dei cittadini. Questo genera frustrazione e alienazione, portando molte persone a disinteressarsi della politica.

·      Astensionismo: Il calo della partecipazione elettorale è un chiaro segnale di questa crisi. Quando i cittadini non vedono più nella politica uno strumento efficace per migliorare le loro vite, smettono di impegnarsi e di votare, accentuando il divario tra governanti e governati.

Questo ciclo vizioso rafforza l’ascesa di movimenti populisti, che promettono di colmare il vuoto lasciato dalle élite ma spesso non riescono a fornire soluzioni concrete. Il rischio è che la democrazia venga svuotata dei suoi principi fondamentali, riducendosi a un mero processo elettorale senza sostanza.

 

 

3) Il futuro: come sarà il prossimo "Evo"? Quale soluzione per il futuro?

Per evitare che questi due pilastri crollino definitivamente, sono necessarie riforme radicali in due direzioni:

1.  Ritrovare l'equilibrio tra diritti e doveri: I diritti devono essere accompagnati da una responsabilità verso la comunità e il bene comune. Questo potrebbe richiedere un nuovo contratto sociale che faccia leva su una maggiore partecipazione civica e su un senso rinnovato di solidarietà.

2.  Rinnovare la democrazia: La democrazia ha bisogno di nuove forme di partecipazione e trasparenza. Strumenti come la democrazia diretta (referendum, consultazioni popolari) o la democrazia deliberativa (assemblee cittadine, processi partecipativi) potrebbero riportare i cittadini al centro del processo decisionale. Gli strumenti tecnologici ci sono.

Inoltre, riforme che limitino il potere delle élite economico-finanziarie e che riducano le disuguaglianze potrebbero contribuire a ristabilire la fiducia.

In sintesi, i diritti senza doveri e una democrazia senza un legame forte con i cittadini rischiano di far  crollare il sistema.

 Il futuro dipenderà dalla nostra capacità di rispondere a queste sfide con nuove forme di responsabilità civica e partecipazione politica.

È comunque difficile prevedere con certezza quale sarà il prossimo "Evo", ma possiamo ipotizzare alcune tendenze. Potrebbe emergere un nuovo ordine mondiale basato su una combinazione di nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale e la blockchain, che ridefiniranno il concetto di partecipazione politica e la distribuzione del potere, rendendo possibili forme di partecipazione diretta e dalle decisioni impositive. Sempre che si riesca a mantenere questi strumenti nella disponibilità collettiva non siano gestiti da un ristretto numero di “tecnici”.

Possiamo ipotizzare alcune tendenze:

·      Post-democrazia: Dovemmo riuscire ad imporre una ridefinizione del concetto di democrazia, con l’introduzione di nuove forme di partecipazione diretta o decisioni delegate a sistemi automatizzati. C’è però chi teorizza la possibilità di una "post-democrazia", dove le istituzioni democratiche esistono solo formalmente, mentre il potere effettivo viene esercitato da élite economiche o tecnologiche.

·       

·      Nuovi diritti: La crisi dei diritti attuali potrebbe portare alla nascita di nuovi diritti, legati soprattutto alle sfide tecnologiche e ambientali. I diritti digitali, il diritto alla privacy nell'era dei big data, i diritti legati all’intelligenza artificiale, e i diritti ambientali potrebbero diventare centrali.

 

 

4) Un nuovo umanesimo?

Alcuni pensano che il prossimo Evo potrebbe vedere una nuova centralità dell'uomo, ma ridefinita in termini di connessione olistica con la natura, il pianeta e le altre specie viventi. Un umanesimo che integri la tecnologia e l’ecologia (controllate dalla collettività), con un nuovo rispetto per la natura e una rinnovata attenzione all'etica.

 

            I pericoli: stato etico e autocrazia.

In sintesi, stiamo sicuramente mettendo in crisi i pilastri moderni della democrazia e dei diritti, e il futuro potrebbe portare a una ristrutturazione profonda del nostro modo di vivere e organizzare la società.

Tutto ciò purché, in presenza di una partecipazione allentata e sfilacciata dei cittadini,  non arrivino pigre scorciatoie: stato etico ed  autocrazia.

 

           Lo stato etico.

Infatti, quando i pilastri della democrazia e dei diritti vacillano, aumenta il rischio che si instauri un sistema autoritario o uno Stato etico, in cui

un'autorità centrale impone una visione morale o ideologica, eliminando il pluralismo e la libertà individuale. Il potere politico si arroga il diritto di definire ciò che è moralmente giusto o sbagliato per l’intera società. Questo tipo di Stato cerca di indirizzare la vita dei cittadini non solo in ambito politico, ma anche in quello morale e culturale, imponendo un'idea di bene comune che non ammette deviazioni.

In altri termini, nello stato etico “peccato” e “reato” tendono a confondersi. Con pericolose conseguenze:

Soppressione del pluralismo: In uno Stato etico, l’autorità assume il ruolo di guida morale, e non tollera visioni divergenti, perché vengono considerate pericolose o dannose per il benessere collettivo. Questo porta alla cancellazione del pluralismo politico, religioso e culturale.

Limitazione delle libertà individuali: I diritti individuali vengono subordinati al bene dello stato così come definito dagli apparati al potere, eliminando la libertà di scelta personale. Ne deriva che la libertà di pensiero e di espressione, la libertà di religione e persino la libertà economica possono essere seriamente limitate.

Controllo sociale: Lo Stato etico esercita un forte controllo sulle vite dei cittadini attraverso strumenti come la sorveglianza, la censura e l’educazione forzata a determinati valori, spesso giustificando queste misure come necessarie per il bene comune. Un esempio lampante è la “polizia morale” presente ed attiva in Iran.

 

           L'affermarsi dell'autocrazia

Un altro rischio che emerge quando la democrazia fallisce nel rispondere ai bisogni dei cittadini è l’ascesa di un governo autocratico, dove il potere si concentra nelle mani di un singolo leader o di un piccolo gruppo di persone. I cittadini possono essere affascinati dalla velocità delle decisioni, dalla mortificazione della burocrazia, dal fatto che, in ogni caso, tutta la responsabilità è facilmente riconducibile ad una persona ò ad un piccolo gruppo di autocrati.

L’autocrazia può assumere varie caratteristiche.

-    In ambito collettivo:

Populismi autoritari: In molte situazioni di crisi democratica, leader carismatici riescono a ottenere il sostegno della popolazione promettendo soluzioni rapide e semplici ai problemi complessi. Spesso questi leader iniziano a erodere le istituzioni democratiche una volta al potere, concentrando progressivamente il controllo nelle proprie mani.

Erosione delle libertà civili: In un sistema autocratico, le libertà civili vengono gradualmente ridotte, a partire dalla libertà di stampa, l’indipendenza del sistema giudiziario, e la libertà di associazione politica. La giustificazione è spesso la sicurezza nazionale o l’efficienza amministrativa, ma il risultato è un progressivo restringimento dello spazio democratico.

Centralizzazione del potere: Nelle autocrazie, il potere si concentra vertiginosamente a livello centrale, marginalizzando il Parlamento, i governi locali e altre istituzioni rappresentative. Ciò comporta una progressiva eliminazione dei sistemi di checks and balances (pesi e contrappesi), con un leader o un gruppo ristretto che prende decisioni senza dover rispondere a un elettorato o a un sistema giudiziario indipendente.

-    In ambito individuale:

Ma il vuoto lasciato dalla crisi della democrazia e dall’indebolimento dei diritti, unito alla disillusione dei cittadini nei confronti delle istituzioni, crea terreno fertile a livello personale/individuale per l’affermarsi di queste tendenze autoritarie:

Mancanza di fiducia nelle istituzioni: Quando i cittadini percepiscono che le istituzioni democratiche non rispondono più alle loro esigenze, si sentono traditi e sono più propensi a sostenere alternative autoritarie che promettono maggiore stabilità e sicurezza.

Paura e insicurezza: In tempi di crisi economica, migrazioni, terrorismo o pandemia, i cittadini tendono a cercare leader forti che possano offrire risposte immediate. Le autocrazie sfruttano queste paure per rafforzare il proprio potere, spesso attraverso politiche che limitano le libertà in nome della sicurezza.

Debolezza del tessuto sociale: Se i cittadini non si sentono parte di una comunità solidale e se i loro bisogni non sono riconosciuti, si crea un terreno fertile per l'affermazione di leader autoritari che promettono di ricostruire una società unita attraverso il controllo centralizzato.

 

 

5) Verso la compiutezza dell’Evo attuale. Come evitare i pericoli rilevati ?

Rinnovare la democrazia: La democrazia non deve limitarsi a un processo elettorale formale, ma deve coinvolgere i cittadini in modo costante attraverso forme di partecipazione diretta e deliberativa. I cittadini devono sentirsi rappresentati e coinvolti nelle decisioni che riguardano la loro vita.

Promuovere una cultura dei diritti e dei doveri: I diritti e i doveri devono essere riscoperti come due facce della stessa medaglia. Solo attraverso un equilibrio tra questi due concetti si può evitare che l'autorità centrale si appropri del potere con la scusa di “guidare” la società verso il bene comune.

Difendere il pluralismo e la diversità: Un sistema politico sano è quello in cui le differenze vengono rispettate e dove esiste un dialogo continuo tra diversi gruppi sociali, culturali e politici. La repressione del dissenso e dell’opinione diversa è il primo passo verso l’autoritarismo.

In definitiva, il pericolo dello Stato etico e dell'autocrazia cresce quando si affievolisce la fiducia nelle istituzioni democratiche e si perde l'equilibrio tra diritti e doveri. Il futuro del nostro sistema politico dipenderà dalla capacità di rafforzare la partecipazione civile e il pluralismo, evitando che il potere si concentri in poche mani e che la libertà venga sacrificata in nome di una visione ideologica quasi sacrale e dogmatica imposta dall’alto.

Per rispondere adeguatamente a tutti gli interrogativi ed ai problemi sollevati,  occorrono cittadini colti, consapevoli, critici, partecipi, in grado di tacitare i gonzi e di ricondurre i due pilastri dei diritti/doveri e della democrazia in alvei politicamente e socialmente corretti ed utili.

In conclusione, potremmo avviarci verso il perfezionamento dell’Evo attuale e non ancora  in cammino verso il nuovo.

 

 

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Riflessione n° 112 (5-9-2024)

Migrazioni. Confusione nella diagnosi e nella terapia

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Nei processi migratori, occorre distinguere tra il caso in cui tutto si svolge secondo canoni legali  e quello in cui tutto è illegale.

Primo caso (tutto legale).  Un cittadino migra dal suo paese e va in un altro con mezzi legali (pagandosi il biglietto, come facevano i nostri migranti dei due secoli passati). Lì ottiene tutti i permessi e riesce a trovare un lavoro. Invia a casa parte dello stipendio. In molti paesi (Italia) otterrebbe anche la possibilità di chiamare presso di sé la famiglia rimasta nel paese d'origine (ricongiungimento).

Secondo caso (Immigrazione illegale). Altro problema è quello del migrante che entra clandestinamente in un paese dove, per mantenersi, deve spacciare, soggiacere al caporalato, prostituirsi o derubare  giornalmente cittadini "normali".

Ma nel descrivere questi fenomeni, si trascura quasi sempre di valutare la situazione del paese di arrivo.

Una cosa è arrivare in Germania (83 milioni di abitanti, economia solidissima, debito pubblico basso, disoccupazione inesistente) un conto è arrivare in Italia (59 milioni di abitanti, economia non solida, debito pubblico elevatissimo [terzi nel mondo dopo Giappone e Grecia], disoccupazione ancora molto incidente). Devi riconoscere che un politico non può gestire il fenomeno tedesco come quello italiano. Eppure, oggi, dopo le ultime iniziative di Scholz, è molto più restrittiva la gestione tedesca di quella italiana di Meloni. Oltretutto, la tedesca è più facilitata: se deve espellere un migrante lo rimanda nel primo paese europeo di accoglienza (Italia, Malta , Grecia, Spagna, Cekia, Austria, Polonia). Noi invece dovremmo rimandarlo nel paese africano o asiatico di provenienza, se ci sono accordi sui rimpatri.

Questo è dovuto ai famigerati accordo di Dublino.

Da  noi ancora impera l’influenza  di Bergoglio e del suo profeta, Luca Casarini, mentre Sinistrology tacita la coscienza dicendo di accogliere tutti: entrambe le chiese lasceranno  gli effetti negativi a carico dei privati cittadini, non essendo in grado di gestire il fenomeno . Sia Bergoglio/ Casarini che Sinistrology  traducono un fenomeno antropologico-politico – in cui l’aspetto quantitativo non è indifferente - , da valutare sul campo,  in fenomeno etico-morale.

In questa traduzione automatica  è la contraddizione socio politica, foriera di disastri.

 

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Riflessione n° 111 (4-9-2024)

Se la sinistra scade in sinistrology.

UE. La vittoria delle destre imputabile anche all’incapacità della sinistra 

di liberarsi delle comodità dell’ideologia di riferimento .

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E' un valente politico colui che sa capire che se un fenomeno sociale resta entro margini quantitativi accettabili , è in grado di gestirlo; se invece cresce oltre un certo livello, la sua gestione risulterà per lui impossibile.

E'  un pessimo politico colui che è sopraffatto dalla ideologia. Questa gli impone di valutare i fenomeni socio-politici esclusivamente attraverso strumenti etico-morali: se ritiene che un fenomeno debba essere gestito in un certo modo, cercherà di farlo indipendentemente da valutazioni quantitative. In caso di suo fallimento, non potrà che lasciare a carico dei cittadini coinvolti  gli effetti negativi rivenienti da quella situazione  ingestibile per lui.  

Queste valutazioni sono facilmente verificabili se si considera il fenomeno delle migrazioni: i politici ideologicizzati non sono in grado di gestire un arrivo di migranti oltre un certo livello. Le negatività collaterali di una “accoglienza comunque", quindi dettata da considerazioni ideologiche, sono state lasciate a  carico dei cittadini: dalla mancanza di sicurezza, alla microcriminalità, all'abbattimento del valore degli immobili siti presso luoghi di raccolta di migranti sbandati, all'occupazione indebita di immobili destinati ad aventi diritto o, addirittura, di privati assenti temporaneamente, all’affollamento delle carceri.

In particolare, le conseguenze  derivanti da criticità causate  da migrazioni eccessive o irregolari e non controllate, ha cominciato ad assumere caratteri socialmente minacciosi, vista la loro dimensione, e completamente a carico dei cittadini. I quali, alla luce del fatto che la politica non è in grado di "provvedere", sono costretti ad intervenire nell'unica istanza a loro disposizione: le elezioni politiche. Si orientano quindi verso forze politiche che, pur non avendo soluzioni rispetto al fenomeno, cercano almeno di contenerlo e di ostacolarlo.

Per concludere, la pervicacia con la quale a sinistra si lasciano correre i fenomeni della migrazione, della insicurezza dei cittadini, della illegalità ben diffusa anche se di media gravità senza saperli controllare, genera uno spostamento a destra dell'opinione pubblica e la vittoria elettorale dei partiti contrari alla accoglienza dei migranti "sempre e comunque", all’accettazione del prosperare della microcriminalità, dell’ imputare l’insicurezza dei cittadini a loro personali ubbie..

 

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Riflessione n° 110 (25-7-2024)

Suicidi in carcere. Davvero dipendono dal sovraffollamento delle celle?

Una ricerca dell’Università di Losanna per conto del Consiglio d’Europa.

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L’Università di Losanna, su incarico del Consiglio d’Europa, ha effettuato una ricerca in merito ai suicidi di cittadini detenuti in carcere nei vari paesi europei.

I dati sono abbastanza sconcertanti: la Svizzera è il secondo paese europeo, dopo la Lettonia, per numero di suicidi ogni 10mila carcerati. I dati, che riportiamo per alcuni paesi, non confermano la tendenza individuata da molti analisti del fenomeno, secondo i quali il numero di suicidi sarebbe dovuto soprattutto al sovraffollamento delle celle.

Per alcuni paesi, riportiamo i dati forniti dall’Università di Losanna per l’anno 2022:

 

Paese

Numero di suicidi

ogni 10mila detenuti

Affollamento %

 delle celle.

SVIZZERA

20,2

90

FRANCIA

19,1

119

SCOZIA

18,9

94

ITALIA

15

109

BELGIO

14,3

115

LUSSEMBURGO

14,2

71

 

Quindi, in Svizzera si suicidano 20,2 detenuti nonostante il relativamente basso affollamento, risultando occupate 90 celle su 100. La Svizzera è superata solo dalla Lettonia con 21,7 suicidi ogni 10mila detenuti.

In Scozia, con un affollamento pari al 94 %,  si suicidano 18,9 detenuti, 3,9 in più dell’Italia che ha un affollamento del 109%.

Rispetto a Svizzera e Scozia, in Italia si suicida un numero minore di detenuti,15 su 10mila carcerati, sebbene l’affollamento si superiore e pari al 109 %

In Lussemburgo, con un affollamento del 71 %, si suicidano 14,2 detenuti. In questo caso, con un numero di suicidi (14,2) paragonabile a quello italiano (15), l’affollamento è inesistente, risultando pari a 71 celle occupate su 100.

Si può concludere che l’affollamento sia solo una concausa per i suicidi di detenuti ma, certamente, non la principale.  

è Prigioni svizzere, affollate e con un alto tasso di suicidi - TVS tvsvizzera.it

Nella tabella interattiva  riportata dall’articolo della TV svizzera, La Bosnia Erzegovina non ha fornito alcun dato; di Germania e Norvegia non si sa la quota di suicidi; mentre Austria, Lettonia e Malta non hanno comunicato l'occupazione.

 

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Riflessione n° 109 (18-7-2024)

I Berluschini scendono in campo?

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E così, i Berluschini sono stati conquistati dalla possibilità di entrare in politica da vincenti.

Per la verità, le prime mosse di Pier Silvio miranti a saggiare il "mercato" potenziale attraverso manovrine aziendali, non hanno sortito l'effetto desiderato. Gli acquisti a sinistra per orientare i telespettatori di Mediaset (Berlinguer, Merlino) e rubare qualche spettatore alla RAI, è stato praticamente un fallimento:

- Bianchina credeva di avere la mano libera come nella RAI, ma i criteri di valutazione di Mediaset sono molto diversi: se non sfondi (anche come spot acquisiti) sei fuori, perché le perdite sono in capo all'azienda privata Mediaset;

- rivolta dei vecchi telespettatori di Rete Quattro – di orientamento conservatore -  contro il pollaio “Berlinguer + amici” (Lerner, De Gregorio ecc.) e, conseguente, freddezza delle aziende orientate a  fare pubblicità su quella rete, almeno nelle ore berlingueriane. Conseguenza? Giubilato il pollaio Berlinguer;

- fallimentare tentativo (ad esempio nei talk show) di contrastare, dall'ombra e larvatamente, la politica di Fratelli d'Italia: Meloni continua a crescere nonostante grossolani e, per i più attenti,  manifesti atteggiamenti miranti a mettere in luce crepuscolare  le posizioni del capo del governo e del suo partito in programmi di punta di Mediaset;

I Berluschini hanno tre anni di tempo per programmare la loro discesetta in campo ritenendosi capaci di conquistare il centro degli schieramenti politici solo agendo sulla qualità delle emissioni televisive e dei capitali destinati al progetto.

Meloni ha altrettanto tempo per costruire una RAI moderna e (finalmente)  concorrenziale nei confronti di Mediaset.

Se le cose andranno secondo i piani dei Berluschini, Pier Silvio dovrebbe diventare capo politico del centro politico dello schieramento politico italiano: secondo "la famiglia"  oggi Forza Italia, con Taiani,  è un partito  non "dominante" e sulla difensiva.  Quasi un corpo mistico di Silvio, Per questo la famiglia ritiene di poter pretendere la conquista di posizioni dominanti. Soprattutto ritiene che sia bastato un po’ di mestiere Mediaset per far riprendere ed aumentare il gradimento del corpo mistico da parte degli aficionados. A questo punto perché lasciare il giocattolo a Taiani e agli altri?

Se le cose andranno invece di traverso, i Berluschini, oltre alla figuraccia, rischiano la decadenza delle loro aziende e dell’impero costruito da Silvio.

 

è 17-7-2024 ANSA. Pier Silvio Berlusconi: la politica nel DNA ma evito.

Vuole scendere in campo per acclamazione!

è 20-7-2024 Libero. Del Debbio, "ombra di Pier Silvio": l'indiscrezione clamorosa, "un nuovo partito" – Libero Quotidiano

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 108 (25-6-2024)

La trappola del ballottaggio nelle comunali.

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Se al ballottaggio non si misurano due forze politicamente organizzate e risulta vincente la fazione capace di aggregare forze politiche eterogenee e messe assieme per l'occasione elettorale. In tal caso il meccanismo ha tre negatività ed una positività.

La prima negatività sarà a carico dei cittadini del comune chiamati alle urne: saranno governati da una maggioranza arraffazzonata, senza una linea politica di sintesi tra le varie componenti aggregate per l'occasione, non in grado di produrre una maggioranza ragionata (altrimenti lo avrebbero fatto prima delle elezioni).

La seconda negatività sarà a carico del sindaco espresso da quella maggioranza fittizia: sarà sotto continuo ricatto delle forze che, aggregandosi sul suo nome senza ragionevolezza, ne hanno permesso l'elezione.

La terza negatività sarà a carico del partito del sindaco eletto: l'effimero ma sbandierato successo non obbliga quella forza ad una politica di coinvolgimento delle forze contrarie al partito avversario sconfitto. L’eventuale coinvolgimento è per mantenere posizioni di potere ed evitare nuove elezioni.

La positività è per il partito battuto nel ballottaggio: può godere di avversari non compatti né con una linea politica comune. Approfitterà della loro impossibilità/incapacità ad organizzarsi. La conseguente politica asfittica del sindaco eletto permette loro un probabile riscatto alle elezioni successive.

 

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 107 (19-6-2024)

Famiglia Salis, penosità e sindrome di Abubakar.

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Mi fa una grande pena papà Salis.

Ha una figlia che, a mio avviso,  non ama molto imparare a  badare a se stessa ed è costretto (con tutto l'amore di un padre protettivo) ad assisterla in ogni vicenda un po' critica che la vita le pone davanti. Sono in attesa di poter giudicare Ilaria attraverso la valutazione di almeno un suo intervento. Perché, fino ad ora, la più articolata delle sue affermazioni, riportata dai media durante la sua vicenda ungherese, è stata: "Voi sapete che io sono antifascista". Può darsi, però,  che mi siano sfuggite sue interviste, suoi interventi in voce, suoi scritti. Mi sembra di capire che papà Salis stiamo centellinando informazioni e promuovendo piccole prese di posizione per preparare, soprattutto i fratelli de sinistra, ad un abbandono della loro organizzazione da parte di Ilaria: in tal modo non devrà rendere conto a nessuno della sua attività o inattività a Bruxelles.

Mi fanno una gran pena anche i fratelli de sinistra (Fratoianni e Bonelli): se il mio giudizio su Ilaria Salis si avvicina alla realtà, la sua elezione al Parlamento europeo -  al di là dello sconcerto creato presso molti cittadini europei dal conivogimento e dalla elezione di  Ilaria   -  è ben più grave della vicenda Sumahoro. Il suo inserimento come capolista  di AVS del Nord-Est dimostra la compulsività dei fratelli de sinistra  nel correre dietro a personaggi con fama mediatica. Affetti dalla sindrome di Abubakar e in assenza della benché minima capacità di fare politica,  non si sono neanche premurati di  digitare il cognome su un motore di ricerca per cercar di indagare sul  il retroterra della famiglia e per capire di che fama godessero i Salis.

Mi fanno una gran pena i militanti e gli attivisti di AVS. Molti di loro si battono quotidianamente (magari da anni) ed operano nei territori per promuovere il loro partito e si sono visti scalzare per la seconda volta da personaggi paracadutati dai fretelli de sinistra e dalle loro profetiche intuizioni circa il loro primato politico.

Mi fa una gran pena, infine,  la madre di Ilaria: si tiene accuratamente lontana dagli aspetti mediatici dell vicenda. Conosce meglio di tutti i problemi della sua famiglia.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 106 (14-6-2024)

Giochino infantile: provocazione-reazione-condanna della sola reazione.

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Il giochino - tutto infantile - del provocare al fine di  obbligare il provocato ad una reazione che poi il provocante iniziale provvederà a denunciare ed a stigmatizzare, si abbandona in genere col superamento dell’età adolescenziale: a quell'età, tutti sono in grado di scoprire quel giochino e condannarlo.

Quanto è successo alla Camera il 12 giugno è una riproposizione adulta del giochino messo in piedi dai nostri seri deputati orfani di linea politica e di fertilità cerebrale.

Sebbene scoperto da tutti i normali, è stato somministrato a mo' di pastura agli elettori di riferimento. I quali, essendo di bocca buona, accettano esultanti anche la pastura di peggiore qualità, valutandola come elaborata dal loro chef di fiducia.

Insomma, un giochino riproposto da adulti ad usum stultorum i quali, affetti da desertificazione neuronale, hanno accolto l'iniziativa come grande azione rivoluzionaria, avendo obbligato gli avversari ad una reazione da condannare. Iniziativa, secondo i gonzi,  tanto rivoluzionaria da coinvolgere  altri gonzi e tutta la sinistra, lasciatasi pasturare in mancanza di altre risorse. Al canto dell'inno nostalgico (Bella, ciao) non intendono lasciar cadere l'iniziativa: la pièce verrà aggiornata e riproposta nei prossimi giorni quale esempio vittorioso di rivoluzione iniziale del prossimo a risorgere  Sol dell'Avvenir.

Nello specifico, al fine di generare una reazione forte,  è stato facile al provocatore prendere di petto un uomo considerato debole perché in lotta da tempo contro un cancro e  che gli amici di partito, e non solo, tendono a proteggere.

Questo paese non merita una classe politica (che si definisce)  di sinistra così poco professionale e tanto intellettualmente arida quanto impotente. Ma finché i cittadini di quell'area restano afoni e distratti, questi sono i politici che il paese, le istituzioni e la sinistra devono  tenersi.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 105 (23-5-2024)

La I.A. causerà l’abbandono di internet come strumento di comunicazione?

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Visto che con ' I.A. si è in grado (tra l'altro) di imitare perfettamente la voce di una persona, tutte le registrazioni di telefonate (intercettazioni ambientali, impegni contrattuali telefonici ecc.) diventano non probanti. Voglio dire che, se una società di telefonia mi impone il rispetto di un contratto che sostiene essere stato da me stipulato per telefono e di cui fornisce la registrazione (falsa) della mia accettazione, che cosa posso opporre? Solo che la registrazione della mia la voce è artefatta? Prova diabolica!. Per qualche tempo il giochino causerà problemi a coloro la cui voce è stata copiata, ma alla lunga ogni registrazione vocale  perderà di capacità di "autocertificazione". Esattamente come con le foto taroccate e con le fake news. Io sostengo che queste possibilità renderanno  internet non più  attendibile, tanto meno come fonte di informazione. Sbaglio?

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 104 (20-5-2024)

La castroneria scientifica della biodiversità favorita dal non curare i giardini di città.

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Riflettevo sulla soluzione trovata a Milano per favorire la biodiversità nei giardini della città, promossa evitando di tagliare l’erba alta e rigogliosa e  abbandonando la vegetazione a se stessa. In altri termini, si sostiene - anche in Comune, tra gli amministratori - che, se si taglia l’erba ogni settimana, la biodiversità è compromessa, compromissione  che non interviene  se l’erba si lascia crescere. Come dire che le varietà di flora germinano ex nihilo ma solo se si lascia tranquillo il prato, non sottoponendolo alle cure dei giardinieri. Le quali, secondo il genio che ha pensato la motivazione scientifica,  mortificano alcuni tipi di erba non permettendo loro di “nascere”, mentre al contrario, favoriscono la “crescita”  di altre. Molto poco scientificamente stanno confondendo la “nascita” di un essere vivente con la sua “crescita”. 

Al contrario è vero che  in un prato “germinano”  sempre e tutti i semini presenti e la rasatura  blocca  la “crescita” sempre e di tutti i tipi di erba presenti. Con una eccezione: se sono presenti piante infestanti e si lasciano crescere senza intervenire, nel giro di qualche tempo nasceranno e si riprodurranno solo queste.

Per concludere, la biodiversità o è presente o no. Nel secondo caso è una castroneria sperare che, dismettendo il tosaerba, spuntino erbette ex nihilo ad opera di un eone-levatrice che interviene tra il creatore ed il creato.

Semmai, il non curare i giardini, farà proliferare la fauna presente (topi e ratti, cavallette, scarafaggi, lucertole ecc.)  richiamandone esemplari o specie che, in assenza di disturbi umani, troveranno un habitat più favorevole e, quindi, da occupare.  

Anche in materia faunistica possono esserci delle eccezioni al loro proliferare: intanto, l’uomo eviterà ai suoi cuccioli di frequentare quei posti e, inoltre, se prolifereranno specie animali aggressive, predatrici  e senza antagonisti, vinceranno loro e tenderanno ad eliminare le altre.

 

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 103 (2-5-2024)

Differenze tra “Johnson boia!” e “Ebrei nazisti!”

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Mi chiedevo quale fossero le differenze di fondo tra la mobilitazione studentesca del '68 e quella di oggi pro Gaza. Enormi differenze!

60 anni fa ci si mobilitava  per impostare (imporre? poveri ingenuotti!) un cambiamento radicale di sistema sociale, politico economico, nel tentativo di sostituire il capitalismo imperante con il mondo migliore (per tutti) rappresentato dalle soluzioni marxiste-leniniste. Si scendeva in piazza, fortificati da Marcuse,  contro la guerra in Viet Nam, per sostenere il comunismo dei Vietcong contro il capitalismo americano, sostenuto anche dai nostri genitori, nostri avversari: pur con i suoi errori, si riteneva comunque un sistema sociale superiore  a quello imposto dai liberisti borghesi.

La mobilitazione studentesca del 1968 aveva le caratteristiche di un movimento globale che coinvolgeva  studenti in molti paesi, con richieste di riforme politiche, sociali e culturali. Emerse, allora,  come risposta a una serie di questioni, tra cui il desiderio di maggiore democrazia, il rifiuto dell'autoritarismo, la lotta per i diritti civili e la critica alle politiche imperialiste. In molti paesi, inclusi gli Stati Uniti, la Francia, l'Italia e il Messico, gli studenti protestavano anche per questioni specifiche nazionali. Non a caso il maggio studentesco del '68  in Italia fu seguito dall'autunno operaio del '69.   Ma le mobilitazioni studentesche nazionali avevano un risvolto internazionalista,   un senso di solidarietà globale tra di loro. Comunque, la guerra finì con la fuga degli Americani dal Viet Nam.

Insomma, come si diceva, si preferivano gli errori del marxismo-leninismo a quelli del liberismo-capitalismo.

Le attuali mobilitazioni studentesche a sostegno della Palestina avvengono, in risposta al conflitto israelo-palestinese che, pur avendo radici storiche e politiche complesse, hanno una dimensione locale, anche se emblematica. Possono assumere diverse forme, simili a quelle di oltre mezzo secolo fa, con proteste più o meno pacifiche, boicottaggi economici e campagne politiche per sostenere i diritti e l'indipendenza palestinese. Gli attivisti pro Palestina  criticano le politiche israeliane riguardanti i territori occupati, i diritti umani dei palestinesi e la questione dei profughi. Ma lungi da loro proporre giudizi a favore del "superiore" sistema arabo in materia sociale, politica, economica, dei dirtti civili  contro quello occidentale. Si tratta di un atteggiamento mirante a sostenere - cattolicamente -  il più debole, ma non ad esalatrne la superiorità.

 

In breve, mentre la mobilitazione studentesca del 1968 era una ribellione giovanile più ampia che affrontava molte questioni sociali e politiche, con storture generali  che si imputavano ai nostri stessi genitori, assumendo quindi un contrasto generazionale, le manifestazioni pro Palestina sono concentrate sulla situazione specifica nel conflitto israelo-palestinese e mirano a sensibilizzare e promuovere la causa palestinese in quanto debole e quindi colpita dall'enorme superiorità israeliana.

Nel '68 si auspicava il sorgere del Sol dell'avvenir. Oggi si auspica - molto più limitatamente - il tramonto della Stella di Davide.

Insomma c'è una grande differenza di valori  e di cultura tra la generazione che urlava "Jhonson boia!" rispetto a questa dei giorni nostri che urla: "Ebrei nazisti!".

 

AGGIORNAMENTO DEL 17-5-2024:

Noi di “Johnson boia” potevamo contare sui cervelli migliori del periodo; gli “Ebrei nazisti” sulle elaborazioni di Zerocalcare e Chef Rubio.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 102 (19-4-2024)

Terzo millennio e il problema  della “sostenibilità”

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Quarto Congresso Nazionale  2024

FUTURE RESPECT

Tutti insieme per lo sviluppo sostenibile


Intervento di Mauro Novelli (Adusbef) 19-4-2024


 

Sommario

·       Premessa. perché parliamo di sostenibilità solo agli inizi del terzo millennio?  1

·       Definizione di “sostenibilità”. 2

·       Problema. le banche e la sostenibilità aziendale. eba. avvantaggiare aziende impegnate nella sostenibilita’ 3

·       Come le aziende possono impegnarsi nella sostenibilita’ 4

·       Una cartina di tornasole: il greenwashing. 5

·       Conclusioni 5

Costi 5

Vantaggi 6


 

Gandhi: «La terra ha risorse sufficienti per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di tutti»


 

PREMESSA. Perché parliamo di sostenibilità solo agli inizi del terzo millennio?

Concludevo la mia riflessione ritenendo che una società agricola non ha bisogno di impegnarsi nella sostenibilità, perché le soluzioni per migliorare la produzione agraria sono da sempre in linea con la sostenibilità e creano vantaggi per le future generazioni.

Due esempi illuminanti:

-     quando l’uomo primitivo progredì trasformandosi da raccoglitore ad agricoltore  e da cacciatore ad allevatore dovette trovare soluzioni per mantenere, sostenendolo, il nuovo sistema: se raccoglieva 10 sacchi di frumento, capì che poteva consumarne solo 9, perché l’ultimo sacco doveva servire per la nuova semina. [ Per inciso: gli agricoltori avevano inventato anche il risparmio].

-     Quando capì che seminare ogni anno un campo impoveriva la sua fertilità, capì che la soluzione era nel maggese: doveva lasciar riposare il terreno evitando di seminare un anno su due o tre.  Stesse soluzioni, altrettanto sostenibili, per l’allevamento.

Con l’industrializzazione, l’uomo abbandonò ogni soluzione di sostenibilità.

La rivoluzione industriale di due secoli fa non serviva al mantenimento dei popoli, ma al potenziamento dei paesi che più riuscivano ad avvantaggiarsi sugli altri.  

Finché l’industrializzazione è stata appannaggio di pochi stati (Europa e America del Nord) il problema della sostenibilità non si è posto. Dopo la seconda guerra mondiale, è invece emerso prepotentemente dal momento che  i paesi – fino ad allora esclusi dai vantaggi dello sviluppo - esclusi hanno preteso di industrializzarsi e passare da paesi in via di sviluppo a potenziali paesi sviluppati. 

Si è allora capito che il nostro pianeta non poteva sostenere quel sistema, soprattutto se generalizzato. Una trentina di anni fa, si è arrivati a calcolare che sarebbero occorsi 2,5 pianeti Terra per sostenere il nuovo sistema ed i suoi sviluppi.    

Si cominciò così a affrontare il problema della sostenibilità. Con un’aggravante: avremmo dovuto anche operare un recupero sulle trasandatezze adottate per oltre un secolo in termini di sostenibilità.

 

DEFINIZIONE DI “SOSTENIBILITÀ”. 

La sostenibilità può essere definita in modo concreto come la capacità di soddisfare le esigenze attuali (nazionali, aziendali, familiari e individuali) senza compromettere le risorse appannaggio  delle generazioni future   senza cioè intaccar la loro consistenza.

La Sostenibilità non è un’ideologia. È l’obiettivo di armonizzare lo sviluppo alla natura, la natura al benessere e il benessere all’equità. Interesse generale e bene comune devono improntare la vita nel rispetto del futuro.

Richiameremo spesso l’acronimo ESG (Environmental cioè ambiente, social, governance).

L’espressione fu creata nell’ambito di un documento delle Nazioni Unite che del 2004, in cui si valutava che alle aziende che trascurano le tematiche ESG, si preclude la possibilità di competere con successo nel mercato. Infatti, è ormai consolidato che i responsabili aziendali devono contemperare le esigenze industriali con gli interessi portati avanti da azionisti, dipendenti, clienti, fornitori, consumatori i quali, facendo leva sugli orientamenti di autorità di regolamentazione e sulle tendenze – ormai consolidate – della società in generale, giudicano le aziende e le istituzioni secondo il grado di contribuire  fattivamente alla risoluzione delle le sfide globali nell’adottare soluzioni industriali.

Secondo gli ambiti definiti dalla ESG, questo concetto coinvolge le tre dimensioni interconnesse: ambientale, economica e sociale, lavorando verso un equilibrio armonioso tra le tre esigenze che non comprometta lo sviluppo sostenibile per le generazioni presenti e future.

Sostenibilità ambientale: gestione responsabile delle risorse naturali, alla riduzione dell'impatto ambientale delle attività umane e alla conservazione della biodiversità, all’uso razionale dell’acqua e degli ecosistemi, all’adozione di energie rinnovabili, alla riduzione delle emissioni di gas serra.

Sostenibilità economica: adozione di modelli economici, commerciali, tecnologici e occupazionali  che promuovano progresso e prosperità a lungo termine senza causare danni irreversibili all'ambiente.

Sostenibilità sociale: riguarda il rispetto dei diritti umani e la promozione della diversità culturale. Mira al benessere delle comunità e dei singoli, attraverso l’adozione di modelli sociali che assicurino l'uguaglianza di opportunità, l'accesso ai servizi essenziali.

 

PROBLEMA. LE BANCHE E LA SOSTENIBILITÀ AZIENDALE. EBA. AVVANTAGGIARE AZIENDE IMPEGNATE NELLA SOSTENIBILITA’

    L’Associazione bancaria europea (EBA)  ha inteso intervenire direttamente sul problema della sostenibilità ambientale, sociale e gestionale delle aziende.

Su sua iniziativa  l'approccio delle banche europee nel concedere prestiti sta gradualmente evolvendo per includere criteri di sostenibilità ambientale, sociale e gestionale nella valutazione del rischio aziendale. 

In risposta, molte banche europee stanno adottando considerazioni ESG nel valutare la concessione di prestiti. In altri termini, le aziende che dimostrano un orientamento  verso la sostenibilità possono avere maggiori probabilità di ottenere finanziamenti, mentre quelle con pratiche non sostenibili – potenzialmente più gracili sul mercato -  potrebbero trovare più difficile accedere al credito .

Ripensare l’organizzazione dell’azienda e i processi di pianificazione strategica e finanziaria in funzione di una più attuale concezione della gestione della complessità e del rischio può in definitiva risultare un metodo strumentale ad attuare quell’auspicata transizione verso modelli gestionali innovativi e sistemi economici sostenibili.

Questo processo di valutazione deve tener presente:

1. La regolamentazione: Le istituzioni finanziarie sono sempre più soggette a regolamenti che richiedono la valutazione e la considerazione dei rischi ESG nei loro investimenti e prestiti.

2. La pressione degli investitori: Nella loro operatività, gli investitori istituzionali e i fondi pensione stanno preferendo aziende e progetti che dimostrino un impegno verso la sostenibilità.

3. I rischi finanziari e reputazionali: Pratiche industriali non sostenibili  aumentano considerevolmente i rischi finanziari a carico delle banche prestatrici. Al contrario, finanziare aziende impegnate nella sostenibilità può anche rappresentare un'opportunità di business, perché queste aziende potrebbero risultare più solide, avere più facile accesso a nuovi mercati o beneficiare di incentivi istituzionali.

Ma se a livello europeo l’associazione bancaria si è impegnata in merito alle problematiche della sostenibilità ed ha indicato linee guida per le banche locali, vuol dire che il rischio ESG entrerà sicuramente nelle valutazioni di rischiosità aziendale per la concessione di affidamenti. Questa “novità” potrebbe generare  per le aziende italiane un problema in ambito creditizio, soprattutto alla luce del fatto che troppe aziende italiane non sembrano aver preso sul serio l’argomento.

Infatti, la ricerca ha accertato che, ad oggi, solo l’8.3% delle Imprese con 50-499 dipendenti e lo 0,2% delle Imprese con 10-49. Ciò vuol dire che troppe aziende italiane considerano la sostenibilità come una ideologia e non come l’impostazione di ricerche, analisi e soluzioni in grado di apportare utilità alle aziende stesse e, di conseguenza, alla comunità .

Buona parte dell’apparato produttivo italiano potrebbe trovarsi  in ritardo ed in difficoltà  nel dover affrontare i nuovi ratios imposti dalle banche nella valutazione del merito creditizio.

Con una aggravante: mentre il capitale di rischio delle ns. aziende(fidi, prestiti ecc.) è di origine bancaria all’80 %, quello degli apparati produttivi di paesi commensurabili con l’Italia dipende dalle banche solo per il 50 %. Eventuali criticità creditizie vedranno le nostre aziende in grave difficoltà rispetto a quelle di paesi nostri competitori..

 

COME LE AZIENDE POSSONO IMPEGNARSI NELLA SOSTENIBILITA’

L’impegno consiste nell’adottare  strategie e pratiche che integrino considerazioni ambientali, sociali e di governance, specie nel decidere programmi di investimento che tengano conto degli impatti ESG delle attività aziendali, rimarcando gli impegni di bilanciare i bisogni presenti e futuri delle persone, delle nazioni e delle economia planetaria.

 

AMBIENTE

1. Riduzione dell'impatto ambientale: può includere l'adozione di tecnologie e processi produttivi più efficienti dal punto di vista energetico, la riduzione dei rifiuti e delle emissioni di gas serra, e la gestione responsabile delle risorse naturali.

2.  Innovazione sostenibile: può significare investire in ricerca e sviluppo per implementare tecnologie pulite, prodotti riciclabili o biodegradabili, o soluzioni per affrontare sfide ambientali e sociali. Possono essere  privilegiate innovazioni per sviluppare prodotti e servizi che contribuiscano alla sostenibilità.

SOCIALE

3. Promozione della responsabilità sociale: può includere l’ impegno a migliorare le condizioni sociali nelle comunità e dei territori in cui operano, per garantire la sicurezza e il benessere dei dipendenti, la promozione umana dei singoli sul posto di lavoro, l'investimento nelle comunità di volontariato, anche attraverso donazioni

4. Collaborazioni e coinvolgimento di cittadini, dipendenti, consumatori, fornitori per affrontare processi legati alla sostenibilità, coinvolgendo tutti nelle decisioni aziendali. Tutto ciò può contribuire a creare soluzioni più efficaci, condivise e ad accrescere notevolmente la fiducia nel marchio, migliorando l’immagine aziendale anche attraverso la pubblicazione di bilanci annuali di sostenibilità che forniscano informazioni sui progressi compiuti,  sugli obiettivi di sostenibilità raggiunti e quelli pianificati

GESTIONE.

5. Gestione aziendale etica e trasparente: deve includere certamente politiche di conformità normativa (compliance), creazione di strutture di gestione e controllo efficaci, la divulgazione accurata, corretta e completa delle informazioni su procedure e prodotti, l'adozione di politiche anticorruzione.

 

UNA CARTINA DI TORNASOLE: IL GREENWASHING. (da ESGNews)

Possiamo definirlo come una tecnica di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni ed enti che propongono come ecosostenibili le proprie attività, senza poter dimostrare né adeguate impostazioni operative né risultati concreti. Le informazioni e i dati mostrati vengono magari  dichiarati come certificati mentre invece non sono riconosciuti da organi autorevoli.

Ma il green washing è la prova provata che le aziende credono nella utilità della ricerca della sostenibilità, nel fatto che i consumatori, gli stakeholders, gli azionisti, i fornitori stanno orientando il loro gradimento verso specificità sostenibili considerate utili. Altrimenti non avrebbero ritenuto opportuno far finta di procedere al loro adeguamento verso soluzioni di sostenibilità.

Grandi aziende accusate di greenwashing: Coca Cola, ENI, Ikea, Unilever, KLM, Acqua S. Benedetto, Chevron.

 

CONCLUSIONI

Possiamo, infine, sintetizzare costi e vantaggi per le aziende che intendano affrontare gli impegni della sostenibilità.

 

COSTI

Certamente i processi per adeguarsi ai principi di sostenibilità  comportano una serie di costi per le aziende, ma non è difficile considerare questi costi come investimenti a lungo termine che possono portare alle aziende impegnate benefici sia finanziari che reputazionali.

 

AMBIENTE

1. Investimenti in ricerca, nuove tecnologie e infrastrutture: investire in ricerca per sviluppare nuove tecnologie o prodotti finalmente sostenibili. come l'installazione di impianti di energia rinnovabile, l'aggiornamento dei sistemi di gestione dei rifiuti o l'implementazione di processi produttivi più efficienti dal punto di vista energetico.

 

SOCIALE

2. Comunicazione e marketing: come gli impegni e gli sforzi di sostenibilità dell'azienda da comunicare ai clienti, agli investitori e agli altri interessati richiedono risorse finanziarie e umane, anche per la creazione di pubblicità, partecipazione a eventi o iniziative commerciali, e l’utilizzo dei nuovi media

 

GESTIONE

3. Formazione, qualificazione  e sviluppo del personale: come corsi di formazione sulla gestione dei problemi ambientali, la sicurezza sul lavoro o la conformità normativa. Avere nuove figure aziendali e personale dedicato alla gestione dei programmi di sostenibilità e al monitoraggio delle prestazioni, può essere essenziale per il successo di tali iniziative.

4. Certificazioni e conformità normativa: come la certificazione dei processi e dei prodotti, le tasse per la registrazione dei prodotti o le multe per la non conformità.

 

VANTAGGI:

Nonostante questi costi iniziali, le aziende più intelligenti hanno capito  che investire nella sostenibilità può portare benefici a lungo termine e creare vantaggi competitivi e possono contribuire a consolidare il successo dell'azienda: riduzione dei costi operativi, miglioramento della reputazione del marchio, accesso a nuovi mercati, più solida impostazione aziendale e conseguente sua maggiore competitività.

E’ quindi fondamentale considerare gli investimenti in sostenibilità come parte integrante della strategia aziendale a lungo termine.

Ecco in sintesi quali possono essere i vantaggi per una azienda che si impegna nella sostenibilità:

1. Riduzione dei costi operativi: come l'efficienza che può ridurre i costi energetici, o come  la riduzione dei rifiuti che può diminuirne i costi di smaltimento.

2. Accesso a nuovi mercati e clienti: molte organizzazioni governative e non cominciano a preferire fare affari con aziende sostenibili.

3. Riduzione dei rischi: possono essere mitigati i rischi associati a cambiamenti normativi, problemi di reputazione e impatti ambientali e sociali negativi.

4. Attrazione e mantenimento in azienda dei talenti nel settore.

5. Risposta alle aspettative di investitori, azionisti, clienti, dipendenti e comunità locali, migliorando la reputazione e, soprattutto, la fiducia nel marchio.

6. In conclusione: più alto merito creditizio secondo i nuovi canoni suggeriti dall’EBA.

___________________

 

·          Tavolo congiunto per la Finanza Sostenibile 19 aprile 2024 - CONSOB

 

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 101 (13-4-2024)

Interessante chiacchierata con Chat GPT

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Dove si dimostra che l’I.A. non può andare oltre il “già conosciuto”. Il suo enorme vantaggio sull’uomo è generato esclusivamente dalla sua capacità di tenere presente tutto (tutto) il già conosciuto, in funzione dei testi ad essa fatti digerire. Mentre le facoltà umane non permettono di aver presente tutto il già conosciuto, ma solo una sua minima parte. Ma l’uomo può procedere nella conoscenza attraverso il corto circuito permesso dalla sua capacità intuitiva.

In una risposta, Chat GPT azzarda l’uso del termine “intuizione” ma ne fa un processo razionale. Mentre l’intuizione umana è, appunto,  un corto circuito, una forma di conoscenza non lineare né razionale.

Risponde come se sembrasse effettivamente capire i contenuti e gli ambiti intellettuali della domanda e quelli  delle risposte che dà. Ma, per il momento,  non è così, anche se la conversazione è affascinante. Sta all’uomo renderla anche utile.

 

User

You

Se immergo un secchio in un grande recipiente pieno d'acqua, perché non sento il peso del secchio finché è immerso, mentre comincio a sentirlo quando inizio a tirarlo fuori dall'acqua?

ChatGPT

ChatGPT

Quando immergi un secchio in un grande recipiente d'acqua, il peso apparente del secchio sembra diminuire a causa della spinta verso l'alto esercitata dall'acqua, nota come spinta di Archimede. Questa spinta di Archimede agisce in direzione opposta alla forza di gravità, riducendo l'effettivo peso del secchio mentre è immerso.

Quando inizi a tirare fuori il secchio dall'acqua, la spinta di Archimede diminuisce poiché c'è meno volume di acqua che esercita una forza verso l'alto sul secchio. Di conseguenza, la forza di gravità diventa predominante e senti di nuovo il peso completo del secchio. È un bel modo per capire come le forze in gioco cambino quando un oggetto è immerso in un fluido rispetto a quando è nell'aria.

User

You

Saresti stato in grado di scoprire il principio di Archimede senza l'intuizione di Archimede?

ChatGPT

ChatGPT

Il principio di Archimede può essere compreso e dedotto attraverso ragionamenti e esperimenti anche senza l'intuizione specifica di Archimede. Questo principio si basa sulla spinta verso l'alto esercitata da un fluido su un oggetto immerso in esso, e può essere dimostrato empiricamente.

Ad esempio, puoi eseguire un semplice esperimento immergendo un oggetto in un contenitore d'acqua e osservando che la bilancia segna un peso apparentemente più basso quando l'oggetto è immerso. Questa differenza di peso può essere attribuita alla spinta di Archimede, anche se non sei a conoscenza specifica del principio come lo è Archimede.

Quindi, mentre l'intuizione di Archimede è stata cruciale nel formulare il principio e nel comprenderlo profondamente nel suo contesto storico, il principio stesso può essere dedotto e verificato attraverso l'osservazione e l'esperimento, senza bisogno di conoscere direttamente l'opera di Archimede.

User

You

Tu non puoi fare esperimenti concreti. Ritieni questo un handicap che non ti permette di avere intuizioni?

ChatGPT

ChatGPT

Assolutamente, non potendo fare esperimenti diretti rappresenta una limitazione nel senso che mi mancano le esperienze sensoriali dirette per ottenere intuizioni o percezioni concrete come le avrebbe una persona. Tuttavia, posso ancora avere un'intuizione o una comprensione concettuale attraverso il ragionamento, l'analisi delle informazioni disponibili e la conoscenza delle leggi scientifiche e dei principi fondamentali.

Ad esempio, posso comprendere il principio di Archimede basandomi sulla mia conoscenza della fisica e sulla spiegazione delle forze in gioco. Anche se non posso "sentire" direttamente la spinta di Archimede in un esperimento, posso ancora comprendere concettualmente come funziona e spiegarlo in base alle mie capacità di elaborazione delle informazioni.

In breve, mentre l'incapacità di fare esperimenti diretti rappresenta una limitazione, posso comunque sviluppare un'intuizione e una comprensione concettuale attraverso altre vie cognitive.

User

You

Puoi farmi un esempio di questa tua capacità?

ChatGPT

ChatGPT

Certamente! Posso spiegarti un concetto astratto o scientifico usando la mia capacità di ragionamento e comprensione delle informazioni disponibili. Ad esempio, posso chiarire il concetto di evoluzione darwiniana senza poter condurre esperimenti diretti.

L'evoluzione darwiniana è il processo attraverso il quale le specie viventi si evolvono nel tempo attraverso la selezione naturale. Questo processo è basato sull'idea che le variazioni casuali nei tratti biologici possono conferire vantaggi adattivi o svantaggi a una specie in un ambiente dato. Le variazioni che conferiscono un vantaggio sono più probabili di essere tramandate alle generazioni successive attraverso la riproduzione, mentre quelle che causano svantaggi tendono a essere eliminate.

Posso spiegare questo concetto senza fare esperimenti diretti mostrando come le popolazioni di organismi possono adattarsi gradualmente ai loro ambienti nel corso del tempo attraverso la selezione naturale. Anche se non posso fare esperimenti per dimostrare questo processo in un laboratorio, posso comunque spiegare e comprendere il concetto concettualmente in base alla mia conoscenza del tema e alla mia capacità di ragionamento logico.

User

You

Ma gli esempi che fai sono già ampiamente descritti dai testi che hai letto. Puoi intuire una cosa non ancora intuita?

ChatGPT

ChatGPT

Capisco la tua domanda e cercherò di fornire un esempio che vada al di là di ciò che potrebbe essere ampiamente descritto nei testi.

Immagina di discutere di una nuova teoria scientifica che non è ancora stata completamente compresa o accettata dalla comunità scientifica. Posso partecipare a questa discussione offrendo analisi e riflessioni basate su principi scientifici noti, ipotesi e deduzioni logiche.

Ad esempio, se ci fosse una nuova teoria sulla gravità che suggerisce un'interazione inaspettata tra la gravità e un'altra forza fondamentale, potrei analizzare questa teoria in base alle leggi della fisica già conosciute. Potrei discutere delle possibili implicazioni sperimentali che potrebbero confermare o smentire la teoria, anche se non ho accesso diretto agli strumenti sperimentali. Posso anche valutare le coerenze o le discrepanze della nuova teoria rispetto alle teorie esistenti.

In sostanza, mentre non posso fare previsioni o intuizioni al di là della mia conoscenza e delle mie capacità di ragionamento, posso ancora partecipare a discussioni su nuove idee scientifiche e contribuire con analisi e prospettive basate sulla mia comprensione dei principi scientifici fondamentali.

 

User

You

Io ho una teoria in base alla quale sostengo che i terremoti sono causati - oltre che dalla attivitàinterna della Terra - anche dalle variazioni di rotazione del nostro pianeta in grado di variare le forze centrifuga e centripeta sulla crosta terrestre. Che ne pensi?

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ChatGPT

ChatGPT

La tua teoria è interessante e mostra una curiosità verso le complessità dei fenomeni geofisici. Tuttavia, è importante notare che la comunità scientifica attualmente attribuisce principalmente l'origine dei terremoti all'attività tettonica della Terra, inclusi i movimenti delle placche tettoniche e le faglie geologiche.

Le variazioni nella rotazione terrestre possono influenzare alcuni aspetti del comportamento del nostro pianeta, come le variazioni stagionali nella lunghezza del giorno dovute alla distribuzione della massa terrestre e alla spinta dei corpi celesti come la Luna. Queste variazioni possono anche avere effetti minimi sulla distribuzione delle masse continentali e oceaniche, ma di solito non sono la causa principale dei terremoti.

Le forze centrifughe e centripete influenzano certamente il comportamento dei corpi in rotazione come la Terra, ma gli effetti diretti di queste forze sulla crosta terrestre solitamente non sono sufficienti per generare terremoti significativi. I terremoti sono più comunemente associati a processi tettonici, come la subduzione delle placche tettoniche o lo scorrimento lungo faglie.

Detto ciò, esplorare teorie alternative è importante nel campo scientifico, e può portare a nuove intuizioni o scoperte. Se hai ulteriori evidenze o modelli che supportano la tua teoria, potresti considerare di condividerli e discuterli con la comunità scientifica per valutarne la validità e l'originalità.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 100 (27-2-2024)

Elezioni in Sardegna. Gli errori della Destra.

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1) La scelta di Truzzu come  candidato presidente  è intervenuta  il giorno prima della presentazione delle liste. Erano settimane che Todde si impegnava nella sua campagna elettorale.

2) La scelta di Truzzu è il risultato di duelli e trielli romani. La Sardegna è stata esclusa da valutazioni e da ogni istanza decisionale.

3) Todde non ha voluto Schlein né Conte alla manifestazione finale. La destra ha considerato questa decisione come  diminuzione di autorevolezza voluta da Todde nei confronti dei due big. E' stato, invece, un omaggio alla Sardegna, trascurando Roma.

4) Truzzu, sindaco di Cagliari, è stato considerato un raccomandato da Roma. Ha ottenuto nella sua città 20mila voti meno di Todde. Possiamo dire che Truzzu ha perso le elezioni proprio a Cagliari.

Nel capoluogo, Todde ha ottenuto 37.992 voti personali contro i 32.970 della lista. Quindi oltre 5mila elettori hanno votato per Todde presidente senza votare a sinistra, magari votando per la destra.

Sempre a Cagliari, Truzzu ha ottenuto 24.792 voti personali (13.200 meno della Todde) contro i 25.279 ottenuti dal centro destra (oltre 7mila in meno della sinistra). Ciò significa che circa 500 elettori di destra hanno votato per Todde presidente.

5) Considero molto plausibili queste valutazioni. A conferma possono essere portati ancora i risultati del voto disgiunto, quando mancano 21 sezioni da scrutinare:

Todde ha ottenuto 330.619 voti personali contro 290.318  voti delle formazioni che l'appoggiavano. Ciò vuol dire che circa 40mila votanti hanno scelto Todde presidente senza votarne le liste, magari votando addirittura per il centro destra.

Truzzu, all'opposto, ha ottenuto 327.695 personali contro i 333.050 delle formazioni che l'appoggiavano. Ciò vuol dire che oltre 5mila elettori di centro destra  hanno votato la lista  ma al presidente indicato Truzzu hanno   preferito Todde.

6) La Lega, da settimane,  gioca  a distinguersi da FdI e FI. dimostrando di voler privilegiare dinamiche nazionali rispetto a quelle sarde. E i Sardi l’hanno punita, né Solinas è stato in grado di apporti elettorali positivi. Non a caso i voti di Salvini si riducono a quasi  un terzo rispetto a quelli delle precedenti regionali: 3,8 % da oltre l'11% di cinque anni fa.

7) La mancanza di critiche all'intervento da militante – istituzionalmente intempestivo e (a mio avviso) scorretto - di Mattarella  sui manganelli (almeno sui tempi ) è stato scambiato per critica giusta ad un errore del governo. Nessuno ha evidenziato che l’esternazione è intervenuto a poche ore dall'apertura delle urne.

Si veda: à Da Quarta Repubblica di Nicola Porro: Gli scontri Polizia-manifestanti dal governo Renzi al governo Draghi.

Molti censori di oggi erano distratti.

 

Morale: attenzione, perché se è vero che il corpo elettorale ed i relativi umori degli elettori sono diventati "liquidi", questa è caratteristica generale. E' un errore - più che infantile - pensare che la liquidità riguardi l'elettorato delle altre forze politiche e non la nostra che, invece, è tutta costituita da un tetragono zoccolo duro e puro.

Meloni è avvisata.

Comunque, il centro destra ha ottenuto 333.050 voti; la sinistra solo 290.318.

Vedremo la composizione del parlamento regionale e l’attività della nuova presidente Todde.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 99 (15-2-2024)

I.A. ed estro italico non sono antagonisti, ma  collaboreranno”, esaltandosi.

[Stresso concetti e considerazioni per farla breve. Procedo necessariamente per pillole.]

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L’intelligenza artificiale farà molti danni. Soprattutto presso quei popoli abituati ad organizzarsi, a pretendere dalle istituzioni momenti organizzativi e d’intervento coordinato a supporto dei cittadini.

L’estro italico subirà ripercussioni molto più blande. La nostra capacità (obbligata) ad agire praticamente in ambiente disorganizzato ci renderà parzialmente franchi  dall’invadenza della I.A.

Ritengo infatti che la capacità della I.A. di filtrare miliardi di documenti su singoli argomenti supererà i vantaggi di cui l’organizzazione, il fare squadra dei popoli non latini sono abituati a  godere. In altri termini il nostro estro non si insegna e non si impara e affiancherà i vantaggi che la I.A. apporterà, specie a noi italiani. Quindi potremo godere di soluzioni fornite dalla I.A.  per creare momenti organizzativi per noi ostici; a questi affiancheremo la nostra capacità intuitiva, vispa e spesso imprevedibile.

Della stessa cosa non potranno godere i popoli del Nord, Anglosassoni in testa: costoro avranno soluzioni da I.A. migliori del prodotto della loro organizzazione (come le avremo noi),  ma a questo saranno in grado di affiancare pochi approfondimenti generati dall’intuizione e ancor meno  lampi estrosi. Di questi, fino ad oggi non hanno avuto bisogno per dominare molti campi del sapere, dominio garantito dalle potenzialità fornite dall’organizzazione.

L'intuizione umana rimane, infatti,  un fenomeno molto complesso, che coinvolge non solo l'elaborazione dei dati, ma anche l'esperienza, l'emozione, il contesto e la creatività. L’intuizione è un processo  che si basa sull'esperienza, la conoscenza tacita e la capacità di fare connessioni improvvise e non lineari.

In conclusione, noi latini avremo due strumenti a disposizione: l’I.A. e l’estro. La prima ci avvicinerà alle capacità dei popoli del Nord: sopperendo a nostre lacune operative, ci aiuterà per:

-       Ottimizzare i processi: attraverso l'analisi dei dati e l'apprendimento automatico, l'IA può identificare modelli nei processi esistenti e suggerire miglioramenti per renderli più efficienti e organizzati.

-       Assisterci nelle decisioni: gli algoritmi di intelligenza artificiale possono fornire analisi approfondite e raccomandazioni basate su miliardi di dati per supportare le decisioni, riducendo così l'incertezza e migliorando l'efficacia nell'organizzazione.

-       Gestire le informazioni: l'IA può essere utilizzata per organizzare e gestire grandi quantità di informazioni in modo efficace, consentendo un accesso rapido e facilitando la collaborazione all'interno di gruppi o team.

Se poi l’I.A. può generare embrioni di idee innovative queste  possono essere di ulteriore potenziamento dell’ "estro italico".

I popoli del Nord disporranno  solo di uno: l’I.A. perché, come si diceva, l’estro non si insegna né si impara: è dote innata, appannaggio  di popoli abituati (obbligati?) a vivere in un ambiente individualista e che  non hanno voluto (saputo?) valutare i vantaggi di organizzare e gestire il coordinamento di quell’ambiente.

Questa è chiaramente una sintesi estrema, senza sfumature,  per semplicità di analisi.

 

AGGIORNAMENTO DEL 22-2-2024.

Ho chiesto un parere a Chat GPT su quanto avevo scritto su I.A. ed estro umano. Ecco la risposta:

GPT: Quello che hai descritto è un interessante punto di vista sull'interazione tra intelligenza artificiale e creatività umana, soprattutto nell'ambito dell'estro e dell'organizzazione. Evidenzi la possibilità che l'IA, con la sua capacità di elaborare grandi quantità di dati e informazioni, possa offrire soluzioni efficaci e organizzative. Tuttavia, sottolinei anche che l'approccio umano, con la sua intuizione e creatività, potrebbe integrarsi in modo complementare con le capacità dell'IA, specialmente in contesti culturali come quello italiano, noto per un certo estro e spirito innovativo.

È importante considerare che l'intelligenza artificiale, pur avanzando rapidamente, non può ancora replicare completamente la creatività umana, soprattutto nel contesto della cultura e delle tradizioni specifiche di una società. Quindi, il tuo punto sull'uso dell'IA per affrontare problemi organizzativi complessi, combinato con l'estro italiano, suggerisce una prospettiva ottimistica sulla possibilità di un'integrazione armoniosa tra intelligenza artificiale e capacità umane. Questo equilibrio potrebbe portare a soluzioni più efficaci e innovative, soprattutto per le sfide uniche che possono presentarsi in contesti culturali specifici.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 98 (10-2-2024)

Scuola. Trasmissione di saperi e di esperienze.

Luoghi e strumenti. Da Omero, alle scholae, allo smartphone.

Di Mauro e Federico Novelli

Già pubblicato il 30-5-2021 come PuntO n° 430

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Sommario

Scuola. Trasmissione di saperi ed esperienze

1) Primo innesto tecnologico: la scrittura.

1.1) Le abbazie benedettine: la conservazione dei saperi.

2) Secondo innesto tecnologico: la stampa a caratteri mobili.

3) Terzo innesto tecnologico: l’informatica.

4) Risultati? 


 

Riteniamo che l’invenzione umana più utile e fruttuosa degli ultimi 5mila anni sia stata la pianificazione e la realizzazione dei luoghi e degli strumenti  per trasmettere in modo organico alle nuove generazioni le informazioni, le esperienze e le soluzioni accumulate dalle generazioni precedenti.

E’ evidente che luoghi e strumenti si condizionavano a vicenda.

In Egitto, dove la classe di appartenenza non era ereditata dalla famiglia d’origine ma dal lavoro svolto,  già verso il 2500 a.C si andava a scuola per diventare scribi, medici, agrimensori, costruttori. Le scuole erano situate, in genere nelle vicinanze dei palazzi del faraone (per inciso, tutti i faraoni sapevano leggere e scrivere avendo tutti avuto precettori privati) e gli allievi erano dotati  di inchiostro nero e rosso, di sottili stili di papiro, di fogli di carta ricavati dalla stessa pianta. Gli scribi egiziani imparavano sia l’alfabeto geroglifico (la scrittura sacra) composta da ideogrammi, sia il demodico (la scrittura corsiva) di uso sociale. Per il mestiere servivano entrambe.

 

1) Primo innesto tecnologico: la scrittura.

In Europa la scrittura arriva nel secondo millennio a.C.. L’alfabeto minoico, adottato dai Micenei,  era molto vicino a quello egiziano con oltre 200 segni. Non unico, il minoico: secondo il prof. Giuseppe Crispi (Università di Palermo, prima metà del 1800) in Albania era contemporaneamente utilizzato un alfabeto sillabico.  Con il crollo della civiltà micenea, attorno al 1000 a.C., andò perso l’uso della scrittura. Seguirono quattro secoli oscuri definiti come il MedioEvo greco.

Occorrerà attendere fino al VI secolo a.C. per riscoprire la scrittura. Si trattò dell’acquisizione da parte dei Greci di un alfabeto che i Fenici, da bravi commercianti/navigatori/mercanti, costretti quindi ad andare per le spicce, avevano fortemente semplificato rispetto a quello egizio, fino a renderlo praticamente fonetico: ogni segno era la base di un suono e non di un concetto, come  per gli ideogrammi del geroglifico.

Prima dell’introduzione/reintroduzione della scrittura, saperi e informazioni erano trasmessi oralmente. Tutto era basato sulla memoria, dai grandi avvenimenti alla “narrazione” delle  vicende umane classiche e generalizzabili sotto forma di miti.

Il sapere era trasmesso attraverso  la recitazione delle narrazioni imparate a memoria. Ma come facevano? Chi ha più di 60 anni ricorderà che alle scuole elementari e in parte alle medie si mandavano a memoria molti brani famosi, tutti in forma poetica, nessuno in prosa. Da scolari scoprimmo, infatti, che se era abbastanza facile imparare una poesia, non lo era altrettanto imparare  a memoria un brano in prosa. Prima dell’introduzione della scrittura, in Grecia le grandi vicende storiche, quelle mitologiche e quelle riguardanti la vita – quasi sempre tragica - dell’uomo erano strutturate in versi quindi in lunghi ed articolati poemi. Venivano imparati a memoria da personaggi semi girovaghi (aedi e rapsodi) che passavano da una città all’altra, da una corte all’altra recitando i versi della guerra di Troia. Il poema non si limitava a narrare eventi, ma istruiva il “pubblico” circa  le condotte e i comportamenti degli eroi delle loro gesta, delle loro ire, delle loro armi; del buon governo curato dal buon re, delle ansie delle donne, dei comportamenti familiari. Oppure raccontavano le peripezie e gli assilli di Ulisse, condannato ad esplorare un mare senza fine dalla sua fame di scoprire cose nuove.

I limiti di questo modo di trasmettere saperi è evidente: occorre essere presenti mentre l’aedo recita i versi e, soprattutto, quei versi non potevano essere modificati, integrati, rielaborati o cambiati: sarebbe saltato tutto il meccanismo di trasmissione. Quindi non potevano essere approfonditi  concetti astratti se non in maniera del tutto personale, non trasmissibile ad altri perché li elaborassero  e/o li superassero.

Con la scrittura, questa attività intellettuale viene permessa ed esaltata: si può arrivare all’essenza di cose, concetti, comportamenti; si possono trasmettere e/o superare quei concetti attraverso la critica di altri pensatori che hanno avuto la possibilità di leggerli. Si dice che la scrittura abbia permesso di passare dal verbo “stare” descrittivo e immutabile al verbo “essere” concettuale e passibile di mutazioni. Si passa quindi dalla immutabile descrizione dei comportamenti adottati dal buon re Priamo per ben governare, alla mutevole e intellettualmente stimolante definizione del buon governo, sottoposta a critica e revisione da parte  di altri, stavolta non semplici e solo ricettivi spettatori, ma di riflessivi lettori pronti ad annotare critiche, stroncature, superamenti.

E’ strabiliante come l’innesto di questa nuova tecnologia abbia permesso, nei soli tre o quattro secoli successivi al Medio Evo greco - definiti come l’Illuminismo dei Greci – l’avvicendarsi, anzi, l’affollarsi di personaggi che hanno posto le basi della cultura occidentale. Ancor più strabiliante il fatto che in questi tre o quattro secoli la cultura sia esplosa pur potendo contare su un vivaio ristrettissimo. Quanti Greci si saranno avvicendati in quattrocento anni? Forse non più di 15 o 20 milioni.

In conclusione, se Platone non avesse riportato per iscritto i dialoghi di Socrate, illustrandone il metodo maieutico, di Socrate non avremmo saputo praticamente nulla.

 

1.1) Le abbazie benedettine: la conservazione dei saperi.

Nei mille anni  che vanno dal 500 a.C. al 500 d.C., si perfezionano i luoghi ed i sistemi di trasmissione di saperi ed esperienze, soprattutto ad opera dei Romani. Ma dal punto di vista tecnologico le scholae non possono approfittare di vantaggi da innovazioni essendo queste del tutto assenti. Anzi, con la devastazione dell’impero causato dalle invasioni barbariche, l’Occidente ha rischiato perfino il disuso e l’abbandono dei punti di accumulazione e dei luoghi di comunicazione/diffusione del sapere.

L’abbazia benedettina fu la soluzione geniale in grado di rispondere alla disarticolazione socio-economica dell’Alto Medioevo, con una impostazione  ed una attività superorganizzate. La vita  interna era minuziosamente organizzata e la giornata dei monaci scandita alla luce del monito “Ora et labora et lege”.  San Benedetto pensò, quindi, di superare i pericoli e la insicurezza generati dalla decadenza della società, attraverso la costituzione di luoghi - che potremmo definire fortificati – in grado di accogliere, proteggere e acculturare  uomini in grado di difendersi e abitanti del circondario.  Infatti, le prime abbazie erano altrettante case ben munite e i monaci ricevevano in dotazione dall’abate anche un coltello.

[Inciso. Quando si informa della questione del coltello benedettino, gli interlocutori restano sempre molto perplessi, almeno finché non viene indicata la fonte di questa informazione. E la fonte è primaria, essendo costituita dal testo stesso della Regola di S. Benedetto:

Capitolo  XXII, Punti 4 e 5:  “4) Nel dormitorio rimanga sempre accesa una lampada fino al mattino. 5) Dormano vestiti, con ai fianchi semplici cinture o corde, senza portare coltelli appesi al lato mentre riposano, per non ferirsi nel sonno”.

Capitolo LV, Punti 18 e 19:  “18) Ma, per strappare fin dalle radici questo vizio della proprietà personale, l'abate distribuisca tutto il necessario. 19) e cioè: cocolla, tonaca, calze, scarpe, cintura, coltello, ago, fazzoletti e il necessario per scrivere, in modo da togliere ogni pretesto di bisogno.”]

 

Con l’invenzione delle abbazie, l’Occidente aveva creato un ambiente per quanto possibile  protetto e in grado di conservare parte della produzione culturale del sapere greco e romano, quella non andata distrutta e, contemporaneamente, un sistema di istruzione dei monaci. Oltretutto, al fine di fornire testi degli antichi autori alle abbazie consorelle, i nuclei più dotati procedettero a copiare i volumi  di cui erano in possesso, di certo trascurando quelli (molti)  considerati ai limiti della blasfemia.

Questa catena globalizzata di biblioteche è forse il lascito più prezioso che l’Alto Medioevo offrì in eredità all’Occidente.

 

2) Secondo innesto tecnologico: la stampa a caratteri mobili.

 Nel 1200  avere a disposizione 50 o 60 manoscritti significava poter disporre di una grande biblioteca. A saper leggere e scrivere erano esclusivamente gli uomini di chiesa, i professionisti, i mercanti, i banchieri e, derivati da queste categorie, i notabili e i politici.  Queste erano le classi in grado di poter pagare, per la copiatura di un testo, un costoso amanuense: il copyright  era  appannaggio esclusivo di quest’ultimo; l’autore, sempre di estrazione medio alta, viveva di altro, non del riconoscimento dell’opera come prodotto del suo ingegno.

L’insegnamento, gestito da prelati e rivolto a futuri prelati, si consolidò, anzitutto, nelle abbazie e nelle cattedrali cittadine. Trattandosi dell’unica fonte di insegnamento non privata di un certo livello,  cominciò ad accogliere anche studenti laici. Queste scuole furono nel tempo sostituite da organizzazioni laiche gestite congiuntamente da studenti e da docenti, una sorta di cooperative dell’insegnamento. Stavano nascendo le università, la prima a Bologna nel 1088 specializzata negli studi giuridici; quindi a Salerno e Montpellier per la medicina; a Parigi e a Oxford per la filosofia e la teologia.

Il laicizzarsi degli insegnamenti superiori spostò lentamente il centro delle attenzioni culturali: si cominciò a mettere al centro dell’interesse culturale l’”Uomo”, scalzando Dio dalla centralità. Dopo la grande pestilenza della  metà del ‘300, che aveva falciato circa 20 milioni di Europei (il 30% della popolazione),  si assiste ad un risveglio sia culturale che economico. Non più quindi lo studio esclusivo dei sacri testi, ma la riscoperta degli antichi autori.  L’Uomo e non più (solo) Dio operava nel creato e, soprattutto, in campo sociale e politico, “alla maniera degli antichi”. 

Nel ‘400 era ormai affermato l’Umanesimo. Su questa cultura effervescente (anche se sempre su base ristretta,  si innesta una seconda tecnologia, tanto semplice come sistema innovativo quanto  imponente nei suoi effetti socio culturali e di civiltà.

 A metà del secolo,  Gutemberg, orafo, reinventa un sistema già usato dai Cinesi per stampare i loro ideogrammi: la stampa a caratteri mobili. Via gli amanuensi, inizia l’era degli editori. Il costo (ormai quasi industriale) delle pubblicazioni si ridimensiona notevolmente e con esso il prezzo di vendita. Il copyright diventa appannaggio dello stampatore. Solo molti anni dopo l’invenzione di Gutemberg, un editore di  Venezia riconobbe all’autore del testo un appannaggio monetario. Con l’Umanesimo e l’invenzione della stampa l’Europa si lascia alle spalle il Medio Evo.

La cultura del vecchio continente esplode, complice la diffusione dei libri.  Basti considerare l’evoluzione subita dai Cenacoli umanistici, rarefatti e dalla trasmissione culturale lenta perché ancora basata sullo studio di manoscritti: si sviluppano, soprattutto in Italia, le Accademie luoghi dinamici di incontri/scontri culturali, i cui membri avevano a disposizione biblioteche ben fornite, in grado di procedere a specializzazioni ed approfondimenti nel campo dello scibile umano. Tra il ‘500 e il ‘600 si calcolano in numero di oltre 2.000 le Accademie operanti in Italia, alcune ancora oggi brillantemente operative. Ne ricordiamo solo due: l’Accademia della Crusca (per lo studio della lingua italiana) e quella dei Lincei (per lo studio della nuova scienza).

E’ vero che le classi interessate erano sempre le stesse (clero, professionisti ecc.) ma il dinamismo degli studi, delle elaborazioni, degli scambi tra intellettuali si era moltiplicato, organizzato, reso altamente produttivo. Stiamo parlando del Rinascimento, forse il periodo più esaltante della storia europea del passato millennio.

 

3) Terzo innesto tecnologico: l’informatica.

Occorrerà attendere l’Illuminismo e  l’affermazione dei principi e dei valori da esso propugnati perché in Europa si cominci a parlare dell’esigenza della diffusione della scolarità attraverso iniziative ed investimenti pubblici. L’importanza di una scuola pubblica si concretizza in iniziative statali solo nella seconda metà del ‘700 (in Austria), anche attraverso la fondazione di biblioteche pubbliche aperte a tutti i cittadini.

La base discente si amplia ma l’andare a scuola rimane sempre appannaggio delle classi dominanti. Per avere un termine di paragone, si consideri che il Primo Censimento del neonato stato italiano  forniva, per l’anno 1861, questo dato sul livello di istruzione della popolazione: su 23 milioni di Italiani, 17 milioni erano analfabeti.

Con il ‘900, la scolarizzazione comincia ad essere considerata come elemento di progresso per l’intera società e non più come miglioramento individuale per motivi professionali e familiari. Si amplia la base degli studenti e si rende obbligatoria la frequenza per un numero minimo di anni. Lo scopo è duplice, non molto valorizzato il primo, quello di formare un cittadino consapevole e sufficientemente critico, in grado di contribuire allo sviluppo complessivo della società. Più pratico il secondo,  quello cioè di preparare lo studente perché si possa inserire  adeguatamente nel mondo del lavoro, avendo acquisito gli elementi necessari per farlo. 

Gli ultimi decenni del secolo scorso vedono il dilagare di nuove tecnologie messe a disposizione dall’informatica in ogni campo sociale e, quindi, anche in ambito scolastico. Il terzo millennio inizia con un continuo assestamento sociale in funzione dell’utilizzo dei nuovi strumenti, obbligando ogni settore ad accomodamenti successivi continui. Chi avrebbe pensato solo trenta anni fa che ciascuno di noi sarebbe stato in grado di comunicare con gli altri abitanti del pianeta in tempo reale e a costi praticamente prossimi allo zero, indipendentemente dalla collocazione geografica dell’interlocutore?   Chi avrebbe pensato di poter avere a disposizione le preziosità dei più grandi musei del mondo o i testi dei classici in una biblioteca immensa? Chi avrebbe pensato di poter seguire lezioni scolastiche da casa?

 

4) Risultati?

I tre innesti tecnologici nella vita culturale dell’uomo hanno inciso inizialmente sulle facoltà mnemoniche, liberando il nostro cervello dalla necessità di destinare memoria interna  per procedere nello sviluppo intellettuale. Sembrerebbero quindi solo vantaggi quantitativi. C’è da osservare però, che mentre i primi due (scrittura e stampa)  hanno permesso una successiva evoluzione del pensiero umano,  generata dall’aver potuto affidare a strumenti esterni parte delle facoltà che eravamo obbligati ad esercitare mentalmente, il terzo (informatizzazione) ancora non ha dato luogo alla liberazione di energie mentali causate dalla liberazione di ulteriori partizioni del nostro cervello.

Infatti, con l’introduzione della scrittura siamo stati in grado di elaborare pensieri astratti fruibili da altri uomini anche in luoghi e tempi diversi dai nostri; con la disponibilità generalizzata di testi stampati e a basso prezzo siamo stati in grado di fornire ad altri – e ricevere a nostra volta - valutazioni, osservazioni, critiche generando una accelerazione nei processi del pensiero umano senza dover richiamare in maniera complicata, lenta e non adeguata  i termini concettuali contenuti nell’unico manoscritto a disposizione di uno dei pochi corrispondenti; l’informatizzazione della società ancora non mostra una produzione originale  di strumenti intellettuali nuovi e più potenti di quelli finora a disposizione. Se, infatti, da una parte è chiara la possibilità di superare, escludendoli, tutti i “mediatori” e gli “intermediari” (dai giornalisti alle banche, dai negozi su strada agli esperti nel calcolo del calcestruzzo e via escludendo) non è chiaro il vantaggio che deriverà al pensiero dell’uomo.

In altri termini, mentre i primi due innesti avevano trovato già pronti utilizzatori all’altezza del compito, quello delle tecnologie informatiche, per definizione, non ha una categoria pronta ad utilizzarle, avendo come utilizzatori finali tutti coloro in grado di “collegarsi”. Pertanto, tutti utilizzatori, ma pochi all’altezza del compito, quindi ridotti ad utilizzare le innovazioni come un semplice strumento facilitatore delle ricerche.

Non è un caso che la terza tecnologia, in grado - come si diceva - di rendere inutili gli intermediari, ha creato oligopoli di  super intermediari soprattutto nel campo della sua utilizzazione (da Google a Instagram, da Facebook a Twitter); in grado di superare i mediatori tra fatti e lettore finale, ha creato le più pericolose fake in giro per il pianeta. Abbiamo scoperto nel frattempo che coloro che hanno una istruzione/cultura oldstyle sono in grado di approfittare meglio delle nuove possibilità. Gli incolti si limitano ad usare le funzioni semplici:  chat e  giochi.

, in piena pandemia, possiamo considerare un  grande risultato positivo delle nuove tecnologie la possibilità di poter seguire le lezioni a distanza da parte dei ragazzi. La scuola, infatti, oltre a trasmettere nozioni e metodi, è un microcosmo della società che  accoglierà i giovani quali membri responsabili una volta terminato il ciclo scolastico. Soprattutto “a scuola” si impara ad esercitare la difficile arte dello stare con gli altri. A tal proposito, si scriveva 10 anni fa nel sito del Cenacolo dei Cogitanti:

“Proprio a scuola, il giovane che comincia a mettere il naso al di fuori delle ovattate protezioni familiari, “prova” ad ampliare il proprio orizzonte, viene allenato a riconoscere le grandi architetture in cui è strutturata la società (autorità, ruoli, doveri, diritti, valori); si esercita ad assumere impegni nuovi, ad operare insieme ad altri, a capire le dinamiche comportamentali, oltre alle positive, anche quelle  negative a cui impara (dovrebbe imparare) a far fronte: l’ostilità di altri, l’ingiustizia, i tentativi di sopraffazione, il bullismo. Impara a prendere quelle dinamiche come metro di misura del proprio agire, a misurare i personali progressi nell’apprendimento e nel vivere civile, a giudicare gli altri e se stesso, a pretendere il giusto da se stesso e dagli altri. Insomma ad inserirsi in una polis da cittadini  consapevoli e non da semplici gregari.”

 

Come le nuove tecnologie possono essere innestate in ambito scolastico  perché quegli obbiettivi possano comunque essere raggiunti?

In attesa di maturazione dei tempi e degli uomini, possiamo contare su un successo involontario: se non avessimo avuto queste tecnologie a disposizione, la pandemia da coronavirus avrebbe disarticolato l’intera organizzazione del pianeta.

 

Annaspiamo un po’, ma  grazie a internet con la testa fuori dall’acqua.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 97 (7-2-2024)

Sinistra e destra, quali ruoli?

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La percezione del ruolo della sinistra in Occidente è complessa e dipende da numerosi fattori. Forse, la sua funzione non si è del tutto esaurita, ma è soggetta a cambiamenti e adattamenti in risposta alle sfide e alle dinamiche politiche in evoluzione nei paesi democratici.

Possiamo però affermare che l’attuale ruolo della sinistra non è più quello che ha avuto nell’’800 e nel ‘900, quando, oltre alle sue classiche bandiere, sventolava minacciosa quella della rivoluzione di sistema.

Dopo 70 anni di “comunismo applicato”, in URSS e non solo, possiamo dire che quella rivoluzione non è più non solo in agenda, ma è addirittura rinnegata da molte forze politiche che, solo qualche decennio fa, quella idea coccolavano.

 

OBIETTIVI TENDENZIALI RAGGIUNTI DALLA SINISTRA IN QUASI DUE SECOLI DI AGIRE SOCIO-POLITICO.

Va comunque riconosciuta l’importanza della sua azione in settori sociali specifici, oggi riconosciuti quasi come “connaturati” nei diritti dell’uomo:

Giustizia sociale ed economica: per ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche, per sostenere politiche che mirano a distribuire equamente la ricchezza e ad assicurare un accesso equo alle opportunità.

Protezione ed organizzazione dei lavoratori: la sinistra ha promosso leggi e politiche che hanno migliorato le condizioni lavorative, con salari dignitosi, orari di lavoro ragionevoli e sicurezza sul posto di lavoro.

Welfare: ha imposto – con alterni risultati -  un robusto sistema di welfare, inclusi servizi pubblici accessibili a tutti, come l'istruzione e la sanità.

Sostenibilità e ambiente: più recentemente la sinistra si è concentrata sull'ambiente e sull'adozione di politiche che affrontano le sfide legate al cambiamento climatico e allo sviluppo sostenibile.

Democrazia e partecipazione: La sinistra – troppo spesso solo nominalmente – ha promosso la partecipazione democratica e l'accesso a processi decisionali inclusivi, cercando di coinvolgere i cittadini nelle decisioni politiche.

Diritti civili: La difesa dei diritti civili, i diritti delle minoranze, dei cittadini, oggi dei rifugiati e delle persone LGBT+, è da sempre una priorità dei progressisti.

Oggi, l’azione della sinistra è incentrata sulla denuncia di mancato raggiungimento di livelli accettabili nei settori appena elencati, alcuni dei quali ormai abbandonati (vedi la Protezione dei lavoratori) mentre ha difficoltà nel fornire risposte convincenti alle sfide di questi anni, come la globalizzazione, la migrazione, il cambiamento climatico e le dinamiche economiche in evoluzione.

 

E LA DESTRA?

Neanche la Destra ha granché da proporre. Ma ha avuto un insperato colpo di fortuna: nella sua ansia di contare ancora, la sinistra ha puntato tutte le sue risorse nella “protezione”, spesso irragionevole, dei diritti, sotto forme addirittura maniacali ed avulse da ogni realtà.

Questa monomaniacalità dei progressisti ha completamente trascurato il versante dei doveri, cioè dell’altra faccia della medaglia nei rapporti sociali. Negli ultimi tempi ha assunto addirittura forme irrazionali: sui migranti, sulla microcriminalità, sulla protezione di chi occupa proprietà altrui.

Questo imperante  dirittismo”, come lo ha definito Alessandro Barbano, sta portando le società di molti paesi a subire sbandamenti senza che le classi al potere (anche di sinistra) siano in grado di provvedere. E poiché non sono in grado di prospettare soluzioni, tendono al giustificazionismo – aggravando così una situazione allarmante – ed a lasciare che tali fenomeni negativi ricadano sulle spalle dei cittadini. I quali, se alzano troppo la voce, vengono definiti fascisti, razzisti, qualunquisti, sovranisti.    

Ma questo atteggiamento autoassolutorio sta portando le forze di sinistra a risultare minoranza tra i cittadini, che invece  chiedono con forza una inversione di rotta socio-politica: rispetto delle regole e delle leggi, tolleranza zero nei confronti della criminalità, più accorto    atteggiamento di comprensione nei confronti dei minori o delle classi più povere che delinquono. Ed a nulla vale la risposta pigra per cui l’incertezza sociale, il senso di pericolo, la paura di muoversi in ambienti dominati dalla mala, viene liquidato come semplice “percezione non reale”. Insomma, i cittadini sono stanchi di sentirsi accusati di inadeguatezza dal momento che  - secondo la sinistra - scambiano per  paure giustificate e reali quelle che sono solo ubbie fascistoidi e preconcette.

Quindi, la destra politica sottolinea l'importanza dei doveri dei cittadini e delle istituzioni. Questa prospettiva si basa su un'ideologia che enfatizza concetti come responsabilità individuale, rispetto per l'autorità, le leggi  e la tradizione, e un ruolo limitato dello Stato nell'economia e nella società.

Le posizioni politiche della destra possono includere la promozione di politiche che rafforzano l'ordine sociale e la coesione attraverso il rispetto dei valori familiari e della cultura nazionale.

Dopo decenni di  mortificazioni del privato e del singolo da parte delle due chiese dominanti, quella comunista internazionalista e quella cattolica ecumenica, la destra enfatizza il rispetto delle istituzioni tradizionali, della  la famiglia, della responsabilità individuale, e sostiene  politiche che rafforzino il ruolo di queste istituzioni nella società

 

IN TUTTI I PAESI AVANZATI SI STA ALZANDO UN VENTO DI DESTRA. PER COLPA DELLA SINISTRA.

Alla luce di quanto affermato, non è difficile ipotizzare una destra vittoriosa in situazioni che hanno da anni visto primeggiare la sinistra, che esausta, non ha più idee forza in grado di attrarre attorno alle sue proposte la maggioranza dei cittadini. A questa morta gora, i cittadini rispondono allontanandosi dalla politica e disertando le urne.

Non è difficile ipotizzare una destra generalmente vittoriosa. La qual cosa assumerà aspetti pesanti, specie in alcune realtà di particolare rilievo. Si pensi alle conseguenze sociali della  ipotizzata vittoria dei conservatori nella UE. Si pensi alla più che probabile vittoria di Trump negli USA. Per inciso, è vero che Biden ha vinto con il 96% delle preferenze nelle primarie del  South Carolina, ma in quella circostanza ha votato solo il 4% degli iscritti Dem. In Nevada ha preso il 90%. Anche qui sarebbe interessante conoscere la percentuale di votanti.

In conclusione, la destra approfitta del trampolino costruito dalla sinistra per aver trascurato il versante del “dovere” in una società moderna. Potrebbe godere dei frutti  di questo fenomeno per alcuni lustri. Soprattutto per il fatto che in molti casi (ad esempio, in Italia) la sinistra si è mantenuta a galla grazie agli aiutini istituzionali (governi tecnici in luogo di elezioni ecc.)  di cui ha goduto e si adagiata sulla privatizzazione dell’ascensore sociale. .  Impiegherà almeno un decennio per tornare ad essere in grado di fare politica, riassumendo quella capacità di attrazione persa con l’inizio del nuovo millennio.

Purché prenda coscienza del suo ruolo in questa realtà e torni ad incidere in una società reale e non immaginaria.

 

PS. Disperante. Proposta costituzionale del Partito Democratico: cambiare il nome alla Camera dei Deputati in Camera delle Deputate e dei Deputati.

 

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 96 (24-1-2024)

Presidenziali USA. Perché in campo solo ottantenni?

 

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Uno dei fattori che caratterizzano l’attuale politica istituzionale americana è l’assenza dei cinquantenni sgomitanti e scalpitanti. Trump e Biden non hanno rincalzi credibili o, comunque all’altezza. Non dico di cancellare gli ottantenni, ma neanche di proporre una sfida.

Non credo che possano essere considerati decisivi argomenti del tipo:

- gli elettori potrebbero percepire i candidati più anziani come più esperti e saggi, con un bagaglio di esperienza che li qualifica per la presidenza.

– gli elettori potrebbero associare l'età avanzata a una maggiore stabilità e capacità di gestire le sfide del paese.

 - gli uomini politici più anziani hanno avuto carriere più lunghe e quindi godono di un sostegno consolidato all'interno dei loro partiti. Inizio modulo

 

A mio avviso, uno dei motivi deriva dalla ormai insuperabile concorrenza costituita dalle  remunerazioni dei manager nelle aziende private, cresciute enormemente negli ultimi 30 anni e tali da creare un motivo di forte attrazione nei confronti dei giovani più intraprendenti.

Un secondo motivo potrebbe derivare dalla tendenza dei politici anziani a fare in modo che non si creino, nell’apparato, giovani in grado di metterne in discussione autorità ed autorevolezza, proprio alla luce della mancanza di cinquantenni vispetti e in grado di tener loro testa. In altri termini gli ottantenni considerano “di proprietà” il rispettivo partito. Non si spiega altrimenti la macroscopica  assenza di rincalzi nel Partito Democratico e la blanda azione dei cinquantenni nel Partito Repubblicano, pronti a cedere subito le armi (DeSantis).

23-1-2024 – Libero Quotidiano Joe Biden, il "New York Post": "Fonti attendibili, Michelle Obama al suo posto?"

Si attinge all’usato sicuro? Clinton  poi  Hillary, Obama poi  Michelle….

 

 

 

RIFLESSIONI 2023

 

  

Monogramma Tric.Riflessione n° 95 (12-12-2023)

 

Chiesa cattolica, remissione dei peccati, Umanesimo.

 

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A volte, prima di addormentarmi, faccio un giro in radio per vedere se le stazioni da me più frequentate (Radio radicale, Radio 24, Radio Maria, Radio Tre) trasmettano programmi interessanti. Considero di buon livello molti servizi  di  Radio Maria,  dove seguo alcuni conferenzieri (religiosi e laici) di eccellente levatura. Imperdibili le riproposizioni, ancora oggi, delle  TAC culturali che un giovane monsignor Ravasi, negli anni '80, ha fatto dei libri della Bibbia.

Da Radio Maria, due informazioni per me  importanti.

La prima.  Una sera  un  (bravo) conferenziere religioso  stava affrontando il tema relativo alla "remissione dei peccati", potere concesso da Cristo, secondo la Chiesa,  ad apostoli e (soprattutto) ai loro successori. Ne  ho ricavato una informazione completamente nuova per me: nei primi secoli dopo Cristo, la remissione dei peccati mortali (mortali) era un potere esercitabile una sola volta nel corso della vita a favore di un uomo/peccatore. Per questo si cercava di rinviare continuamente la richiesta di assoluzione dai peccati mortali, fino agli ultimi istanti di vita, fino all'estrema unzione. Pensate che cosa abbia potuto significare una possibilità del genere in una società terrorizzata dalla dannazione eterna da scontare all'inferno se non avesse potuto "utilizzare" quel potere di intervento e conseguente aiuto salvifico messo a disposizione dei peccatori dalla Chiesa.

Ad un certo punto della sua storia, però, la Chiesa decise - con argomentazioni teologiche - che Cristo non intendeva limitare l'esercizio della remissione  ad una sola volta nella vita di un peccatore, ma tutte le volte decise dal confessore ( più o meno ben disposto o reso tale ). Il potere ecclesiastico sull'uomo aumentò a dismisura.

 

La seconda. Altri interventi  mi hanno confermato l'avversione della chiesa cattolica e della cultura di riferimento nei confronti dei principi promossi dall'Illuminismo contro la religione: assenza delle verità di fede, opposizione drastica contro i dogmi ecc.  Reazione comprensibile e intellettualmente accettabile e da discutere.

Alcune settimane fa, però,  ho avuto modo di seguire una conferenza (disgraziatamente non ricordo il nome dell'intervenuto) in cui si avanzavano  valutazioni negative non solo sui principi propri del secolo dei lumi, ma anche nei confronti dell'Umanesimo. In altri termini, aver voluto rimettere l'uomo al centro, ha scalzato Dio da quel centro, compromettendo in tal modo tutta la sovrastruttura teologica medievale e permettendo  all'Uomo di tenere la schiena dritta anche parlando della divinità: la società ne sarebbe stata disarticolata.

Secondo il conferenziere e la chiesa cattolica, le conseguenze dell'Umanesimo (crogiolo del Rinascimento)  risultarono funeste per l'intera società. La reazione all'Umanesimo porterà all’ irrobustimento del tribunale dell'Inquisizione e  alla controriforma (Marco Pannella amava sostenere che in Italia la chiesa cattolica procedette ad una controriforma senza aver mai avuto la riforma).

Non pensavo che quelle posizioni sull'Umanesimo fossero supportate ancora oggi.

 

Non sono credente, ma l'informazione sulla remissione dei peccati, non più una tantum, come era invece nei primi secoli, e l'avversione per i principi ispiratori dell'Umanesimo, mi hanno fatto molto riflettere sulla religione cristiana. Sebbene essa sia una religione rivelata (a tutti gli uomini), ha ceduto alle costruzioni sovrastrutturali di teologi, cristologi, mariologi, dottori della chiesa, dimenticando che proprio la rivelazione poneva al primo posto i poveri di spirito, perché loro sarebbero stati  i primi ad entrare nel regno dei cieli.

Costruzioni in grado di creare sovrastrutture tali da mutare nel tempo quei principi e quei valori che si vorrebbero immutabili perché rivelati direttamente da Cristo a tutti gli uomini e non perché "raggiunti" da professionisti di teologia in grado di procedere a sottili ragionamenti filosofici.

Un esempio: oggi  la chiesa di Bergoglio intende  perdonare, evitandogli in tal modo le pene dell'inferno, anche chi è stato scomunicato, chi cioè  si è messo in stato di "fuoriuscito dalla comunità del popolo di Dio" per aver violato i sacramenti. In altri termini, lo stesso peccato ha condannato alle pene dell’Inferno un peccatore di cento anni fa ma risulta del tutto inutilizzabile – perché depenalizzato - per la condanna di un peccatore del terzo millennio.

Penso ai divorziati.

A San Pietro andrebbe somministrato un urgente corso di aggiornamento sulle nuove posizioni della teologia gesuitica bergogliana, al fine di permettergli di svolgere con consapevolezza  il suo ruolo di portiere.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 94 (10-12-2023)

Educazione sentimentale a scuola? Niente di più sbagliato.

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Quanti si rendono conto della castroneria che si sta realizzando a danno dell'umana intelligenza?

Il modo di comportarsi con gli altri, maschi o femmine che siano, si acquisisce fin dalla culla osservando i comportamenti dei membri della famiglia. Sono questi che forniscono le  fondamentali basi personali in grado di farci entrare in società (scuola, lavoro) "sapendoci comportare". E' il comportamento di ciascun membro della famiglia ad essere di esempio per il piccolo, suggerendo un modo di fare e di agire prima personale e poi interpersonale.. Pensare che sia sufficiente fare una lezioncina di educazione comportamerntale (l'educazione sentimentale è una branca avanzata di questa) di un'ora a settimana, significa ritenere che i primi anni di vita di un bambino in ambito familiare siano del tutto inutili. Chi ritiene che questa affermazione sia vera, riterrà che sia sufficiente leggere un libretto in classe per sopperire alla mancanza di esempio familiare, una preziosità, questa, sempre più trascurata soprattutto da genitori distratti e assenti.

Sapete perché alcuni gattini salgono su un albero e non sanno più scendere? Perché non hanno mai avuto l'occasione di vedere la madre scendere da un albero rinculando sorretta dalle unghie aggrappate alla corteccia. E' lo stesso processo acquisitivo di un bambino che vede il padre alzare le mani sulla madre: quel bimbo considererà normale quel comportamento e sarà difficile recuperarlo con lezioni scolastiche.

Da tutto ciò deriva che le lezioni di educazione comportamentale (e poi sentimentale) devono avere come discepoli non i bambini, ma i genitori, cioè coloro che, con il loro comportamento quotidiano, con la loro condotta interpersonale, col loro contegno, con il loro atteggiamento, con la loro autorevolezza (se c’è), instilleranno nel figlio un corretto costume, prima personale e poi sociale.

In troppi casi i genitori di turno non sono all'altezza del compito che (naturalmente?) dovrebbero rivestire, per cui il loro "fare gli amici" dei figli tacita la loro coscienza e si sostituisce alla loro incapacità di educatori.

In troppie famiglie i genitori sono dei followers dei figli invece che dei maestri di vita.

Per essi vale sempre la regola: " Se ti bocciano, papà ricorre al Tar!".

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 93 (22-11-2023)

Giulia e Filippo Patriarcato e ignoranza.

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In una società contadina il patriarcato era funzionale al buon andamento della famiglia. Il "patriarca", cioè il maschio più vecchio, era quello che sapeva di più dell'arte della coltivazione. Aveva più primavere sulle spalle e l'esperienza accumulata in decenni di attività agricola ne faceva una preziosità. La società patriarcale (contadina) era maschilista perché ai maschi erano affidate tutte le azioni necessarie per la coltivazione dei campi, essendo le incombenze femminili solo di supporto. Quindi si "investiva" sui maschi, ai quali si insegnava l'arte. Le femmine erano infatti destinate a cambiar famiglia quando si sposavano. Ad esse era destinata una semplice dote. I figli maschi restavano in famiglia e costituivano la pensione per i più vecchi, in primo luogo del patriarca.

Quindi, in una famiglia patriarcale era funzionale alla sopravvivenza il rispetto del patriarca, di cui non era messa in discussione l'autorità, confondendosi questa con l'autorevolezza.

Nel breve volgere di mezzo secolo la nostra società si è trasformata da contadina ad industriale, con un ribaltamento radicale dei ruoli. In essa sono i più giovani a "saperne di più", essendo le conoscenze dei vecchi (operai) superate dal progresso tecnologico.

Quindi, dire oggi che il maschio prepotente e violento è figlio della cultura patriarcale è una castroneria culturale. Chiediamoci: chi ha ereditato il ruolo del patriarca nelle famiglie induastriali? Chi acquisice un ruolo preponderante nell'educazione di figli? Senza ombra di dubbio possiamo dire che quel ruolo è stato acquisito dalla femmina anziana della famiglia. E se questa non è sufficientemente intelligente e capace, se cioè, invece fare la "mamma" diventa una "momma", alleverà figli fondamentalmente disadattati, soprattutto se maschi. Il padre? E' ormai del tutto assente, soprattutto nel campo educativo. Essendo di questo consapevole, il genitore maschio  tende a sopperire alle sue mancanze con il soddisfare ogni desiderio dei figli: e se la società, come la scuola, "si mette di traverso" reagirà contro di essa difendendo ogni castroneria commessa dai figli. Questo è l'insegnamento che, in troppe famiglie, viene    scodellato ai figli.

Dare, quindi, la colpa dei femminicidi ad atteggiamenti patriarcali è indice di ignoranza e di non approfondimento delle cause dei mutamenti - anche antropologici - intervenuti nel passaggio da società contadina a società industriale e - oggi - post industriale. Se di colpe vogliamo parlare, esse sono imputabili alla scarsa intelligenza di genitori che, invece di educare la prole, riscatta la sua assenza in materia ritagliandosi un ruolo di "amico".

Quando nella società contadina si innestò la scolarità, proprio il patriarca, consapevole della sua impossibilità di competere col "maestro" diventò il miglior suo alleato. Era cosciente del fatto che se il figlio avesse studiato, avrebbe avuto una vita migliore della sua.

Col grande abbandono del ruolo di educatori da parte dei genitori (risalente agli anni '70 del secolo scorso) , l'alleanza famiglia-scuola venne meno. Venna a mancare ai giovani l'allenamento alla vita vera, che solo la scuola e dei genitori intelligenti potevano offrire.

"E se ti bocciano, ricorriamo al TAR"

Mi auguro che l'ignoranza sia sempre più emarginata da  questa società.  

La cultura non è come il coraggio manzoniano: chi non ce l’ha, se la può (faticosamente) dare.

 

AGGIORNAMENTO DEL 25 e 26-11-2023

 

25-11-2023 Il Tempo. Otto e mezzo, Cacciari spiazza Gruber: "La famiglia patriarcale non esiste più da 200 anni"   

 

Patriarcato e appiccicatismo culturale.

Confondono la famiglia patriarcale (tipicamente contadina) con quella in cui domina un “padre padrone”.

Ma il dramma della famiglia attuale  (in grado di produrre i Filippo) deriva dalla assoluta assenza del senso di autorità, del rispetto delle regole, delle conseguenze penalizzanti se quelle regole vengono violate.

Al contrario, nella famiglia patriarcale (ormai inesistente) o in quella in cui domina un maschio padrone, il senso dell’autorità, della norma da rispettare, delle conseguenze se quella norma si viola è presentissimo, tanto da risultare spesso  devastante, fino a generare cittadini consapevolmente fuorilegge.

Dovremmo essere più accorti nel fornire a cittadini non molto preparati parole d’ordine derivanti da pressappochismo culturale. Perché poi iquei cittadini le trangugiano e ne fanno una caratteristica identitaria che va a colmare, appunto,  il vuoto di identità che il basso livello culturale impone da alcuni decenni.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 92 (21-11--2023)

Il microcosmo famiglia non si allinea più col macrocosmo società.

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Il microcosmo famiglia non è più comparabile col macrocosmo società e non si allinea più con questo. La famiglia non insegna più ai piccoli a  prendere le misure nei confronti dell'autorità, inizialmente in ambito familiare. Non fornisce più loro modelli comportamentali. I giovani quindi non hanno il senso del superamento delle regole, tanto meno delle conseguenze di esso con il formalizzarsi dell'autorità che quelle regole deve far rispettare. La famiglia mantiene i figli in ambiente ovattato e (fintamente) protetto proprio contro la società che, invece, reagirà al superamento delle norme che si è data. E finché può, questo tipo di genitori si ergerà a protettore contro le" ingiuste violenze della società". Ma a quel punto i giovani cittadini, usciti dalla famiglia e entrati in società, non hanno modelli di comportamento in grado di far loro superare i momenti difficili, la cui esistenza è accuratamente nascosta dalla famiglia e di cui è - secondo questi genitori - responsabile proprio la società, dalla cui cattiveria e dai cui pericoli occorre difendersi

Inoltre ai piccoli manca il senso della responsabilità personale perché l'autorità genitoriale, del tutto assente, ha giustificato ogni loro comportamento. La mancanza del senso di responsabilità personale, acquisibile da piccoli in famiglia,, non permette alla società, di cui la  scuola costituisce una palestra in cui fare preatletica,  di instillare nei futuri cittadini  il senso della responsabilità collettiva e sociale.

Questa rottura dell'alleanza naturale tra famiglia e scuola e quindi tra famiglia e società, sta creando dei giovani disadattati: la loro vita sociale sarà problematica.

Insomma,  se in famiglia non ti insegnano fin da piccolo ad usare e gestire  il cervello ed il cuore, da grande non puoi che cercare di sopravvivere usando i muscoli e la violenza.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 91 (5-11--2023)

Falso progresso dell’umanità se imposto se per via muscolare

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Io credo che il progresso dell'umanità sia il risultato di competizioni tra modelli di vita, comportamentali, di educazione delle generazioni future. Fino ad oggi, quelle competizioni per valutare la superiorità di un modello antropologico su altri,  si sono realizzate in ambiti cruenti: violenze, invasioni, sottomissioni, aggressioni, legge del più forte, colonizzazioni. Questo ha creato falsi progressi, con periodi di regressione e decadenze profonde e di lunga durata. A mio avviso la competizione per il progresso si deve svolgere in ambito pacifico e su basi volontarie, senza, cioè, alcuna violenza prevaricatrice mirante ad imporre punti di vista sorretti da muscoli. Quindi, ben venga la difesa di ciò che riteniamo positivo per l'uomo, di ciò che mettiamo in gioco confrontandolo con quello proposto da altri. E se altri cercano di imporre il loro modello usando i muscoli brigantescamente, dobbiamo ricorrere all'adagio di Pertini: "A brigante, brigante e mezzo!".

Dall’alto del nostro dominio di fatto su altri popoli, ci comportiamo in modo  sbagliato, paternalisticamente, da razzisti: concediamo, benignamente e per finzione, ad altri modelli  la parità qualitativa. Li mettiamo al livello dei nostri risultati di civiltà antropologica, consolando in tal modo il nostro complesso di colpa per aver usato, fino ad oggi, i muscoli per promuovere i nostri.

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 90 (10-10-2023)

Occidente in decadenza?

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  Continuo ad avere il sentore di una decadenza dell'Occidente: ci stiamo costruendo una torre d'avorio che ci isoli dal resto del mondo? Sarebbe la nostra fine e quella dei valori creati in secoli di elaborazioni e contrasti anche cruenti! La nostra civiltà è armata di un  setaccio infallibile: trattenere e proteggere ciò che - a nostro avviso - è da considerarsi "buono" per l'uomo, mortificare e cassare ciò che, per l'uomo, consideriamo "cattivo".

  A tal proposito, la capacità di reazione, cioè la nostra resilienza, deve prendere in considerazione gli insegnamenti di due maestri: Marco Pannella e Sandro Pertini.

  Quando Pannella veniva qualificato come pacifista, si inalberava: lui non era un "pacifista" ma un "non violento". Ogni sua azione era caratterizzata dalla non violenza, ma, in caso di aggressione violenta, considerava giusto reagire  con altrettanta violenza.

  Più energica la reazione di Pertini. Aveva un adagio della sua terra per definire la qualità delle sue reazioni: "A brigante, brigante e mezzo!". In caso di aggressioni brigantesche nei suoi confronti, avrebbe reagito con azioni  ancora più brigantesche di quelle dell'aggressore.

  Abbiamo perso questi insegnamenti. Oggi, in caso di aggressione violenta, l'Occidente "deve" reagire paternalisticamente da pacifista; in caso di aggressioni brigantesche deve assumere reazioni gentili e comprensive, altro che "brigante e mezzo"!  Ma, per altri versi, questo atteggiamento non fa altro che perpetuare gli errori e gli orrori di cui si sono rese responsabili molte nazioni occidentali alcuni secoli fa, procedendo con azioni violente nei confronti di altri popoli attraverso il colonialismo.

  Questo atteggiamento "buonista" lascia in bocca un  retrogusto sovranista e razzista: noi abbiamo capito tutto e dobbiamo evangelizzare il resto del mondo con i nostri principi, anche autodanneggiando noi stessi e la nostra gente. Cioè, invece di competere con le visioni esistenziali e antropologiche di altri popoli, per migliorare continuamente grazie ad una continua concorrenza di atteggiamenti (si  chiama: progresso), abbiamo deciso che i nostri sono i migliori possibili per tutte le genti di questo pianeta e, graziosamente da superiori, concediamo agli altri - considerati inferiori -  la possibilità e il tentativo di imporci i loro: tolleriamo gli intolleranti, trattiamo umanamente i disumani, comprendiamo con benevolenza la violenza degli altri.

   Questo cattolicesimo deteriore che, dopo il peccato (il colonialismo), deve prevedere il pentimento e, soprattutto, il castigo e la croce (la situazione di oggi è tutta colpa dell’Occidente!), è tipico non di competitori che, armati del setaccio antropologico di cui sopra, sono alla ricerca del bene dell’uomo. E’, al contrario, peculiare di chi si erge ad  evangelizzatore di poveri ignoranti di rango inferiore che, con  benevolenza ma falsamente, dice di voler considerare di pari livello