“Più dei tanti che tumultuano, i tiranni temono i pochi che pensano”.
(Platone) |
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R I F L E S S I O N I di Mauro Novelli |
RIFLESSIONI 2023
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Fonte:
https://www.blitzquotidiano.it/
Sosteneva Paracelso, intelligente prima
ancora che uomo di buon senso: “Per l’uomo tutto è veleno. Dipende dalla
dose”. Dopo quasi sei secoli, i barbari del Nord ancora non ci sono arrivati.
Ricordate quando Guzzanti-Funari chiamava
Helmut Khol per sapere se la Germania ce l’avrebbe fatta ad entrare
nell’euro?
“Pronto… scusa Ermu.. te volevo chiede: secondo te ‘a Germania ja’a fa o gna’a fa? Ah… ma che
stai a magna’? Hai magnato. Ch’hai magnato? Ah.. i briuste.”
Se i barbari del Nord preferiscono “magna’ i briuste” mangino i
briuste. E’ inutile insistere. E’ una questione di
civiltà e non ci saranno insegnamenti che tengano. Lasciamoli tranquilli a
gustare i loro salamacci!
Mi raccontava la responsabile (nonché cuoca)
di un agriturismo vicino Deruta, che il novembre precedente aveva avuto a
pranzo - nel loro giorno del ringraziamento - un gruppo di americani. Non
chiesero particolari piatti, ma, dopo alcuni piatti umbri, lei si presentò con due tacchini ripieni,
in onore degli ospiti. I quali rimasero sorpresi sia per l'omaggio della
signora che, soprattutto per la qualità della portata. Coinvolgendo la
"cuoca" si misero quindi a parlare della cucina e dell'attenzione
che in Italia si poneva circa il mangiare. La signora spiegò di aver letto e
riflettuto sulla ricetta del tacchino ripieno, alla quale però aveva
apportato due piccole varianti che, evidentemente avevano avuto successo. La
piacevole conversazione fu interrotta bruscamente dal commento di uno dei
commensali il quale, con una punta di astio, informò la nostra cuoca (e
ricordò ai connazionali) che in America, le signore non "avevano tempo
da perdere in cucina!"
Ecco chiarita la differenza di civiltà: noi
mangiamo secondo l'esperienza e le invenzioni secolari di chi vede la cucina
come un laboratorio alchemico e
inventa e prova varianti per il solo piacere di migliorare quello che porta
in tavola, proprio come un alchimista alla ricerca della pietra filosofale.
Non a caso il procedimento operativo in cucina ha lo stesso nome di quello
dallo speziale e, oggi, dal farmacista: ricetta. E molto spesso si ricavano
eccellenze da prodotti poveri ( o rifiutati dai consumatori o invendibili).
Basti pensare alle ricette ricavate - con grande intelligenza e sapienza - da
prodotti quasi di scarto. A Roma è sufficiente ricordare la coda alla
vaccinara, la pajata. E che dire della poverissima focaccia
ligure che, grazie agli alchimisti genovesi,
ha raggiunto vette sublimi partendo semplicemente da acqua, farina,
sale e olio, con la semplice aggiunta dei profumi del posto e farcibile, sia calda che fredda, a piacere? E della pizza napoletana?
Questa è quindi la differenza tra civiltà e
barbarie: nelle nostre cucine operano da secoli alchimisti (uomini e,
soprattutto, donne). Nella cucina dei barbari, dove si perderebbe tempo, sono
dominanti le salutari scatolette e i relativi apriscatole, magnifici nella
loro variante elettrica.
Quanto al vino, visto che i ns.
esportatori in Irlanda devono cambiare
etichetta, inventiamo etichette con immagini e scritte ironiche, tipo fumetti, che prendano per il
culo gli Irlandesi. Tipo, Tex Willer che esclama: "Vino rosso non avrai
il mio scalpo!"
Se le etichette si rinnovano e cambiano
spesso, potrebbero creare una moda da
collezione. E regaleremo loro anche l'album per raccoglierle...
Se poi i barbari del Nord pensano di
risolvere i loro problemi di alcolismo con iniziative da stato etico, tanto
paternalistiche quanto false e diseducative, sbagliano: Non con la sola
comunicazione (sbagliata) risolvono i problemi dei loro concittadini dediti
all'alcol, ma con informazione corretta ed educazione fin nelle scuole.
Ricordate quando, oltre 40 anni fa, scoprimmo
il buco dell'ozono? La colpa fu annessa quasi immediatamente alle attività
umane. Nel caso specifico, fu individuato il freon quale causa
principale della distruzione
dell'ozono, trasformato in ossigeno: il freon aveva creato un buco nello
strato di ozono al di sopra del Polo Sud. Subito al lavoro per sostituire il
freon (usato nelle bombolette spray e nei frigoriferi) con un gas non aggressivo dell'ozono. Il freon fu
messo al bando nel 1987.
Tutto a posto, dunque? l'uomo condannato ed
il pericolo scampato?
No! Come no?! Abbiamo sostituito – sostenendo
notevoli costi - il distruttivo per l’ozono
gas freon prodotto dall'uomo per le bombolette di deodorante e di
lacca fin dal 1987 e il problema ancora non è risolto?!
Proprio così. La Nasa ha calcolato che il
buco creatosi nel 2021 è tra i più grandi mai osservati e tra i più longevi.
Insomma, ogni anno da agosto ad ottobre si crea il buco che poi tende a
rimarginarsi nel tempo. A metà anni ’70, molti scienziati sostenevano che
sarebbero occorsi 40 anni per veder
chiudersi il buco dell’ozono…..
In conclusione, io credo che abbiano ragione
quegli scienziati che considerano l'influenza delle attività umane non incidere massicciamente nei cambiamenti climatici. Alcuni
scienziati valutano che quell’incidenza non vada oltre il 5 per cento. Al
resto pensano i cicli della natura.
è
https://www.iconaclima.it/salute-del-pianeta/atmosfera/buco-ozono-2021/
Mi interrogavo sulle differenze tra
l'adolescenza della mia generazione (prima metà degli anni '60) e gli
adolescenti di oggi. In particolare mi chiedevo perché molti ragazzi di oggi si comportino
come se la società attuale fosse senza autorità, con la possibilità, quindi,
di avere praticamente la man salva (così credono) su qualsiasi comportamento adolescenziale.
Sono arrivato a questa conclusione
(generalizzo per semplicità di analisi): "ai miei tempi" la
famiglia riproponeva le strutture gerarchiche della società, con
l'individuazione precisa del ruolo dei genitori quale autorità (non interessa
in questo momento se quel ruolo era
imposto con autoritarismo o autorevolezza) in grado di gestire le
gerarchie familiari con i figli in posizione subordinata da essi normalmente
accettata. In altri termini, la famiglia di noi adolescenti altro non era che
il microcosmo del macrocosmo rappresentato dalla società. Altro non era che
un allenamento al nostro futuro divenire cittadini. Al contrario, gli
adolescenti di oggi vivono e crescono in famiglie che, troppo spesso, non
sono in grado di fornire la concezione di autorità, tanto meno di offrire
loro una educazione utile. Molti genitori, complessati dal fatto che vedono
poco i figli, tendono a ricompensare se stessi con la giustificazione che i genitori
devono essere non educatori, ma "amici" della prole. Da troppe
famiglie, quindi, i ragazzi che si affacciano alla società non sono
"avvisati" che quella società è libera perché si è data delle
regole, imposte da chi riveste il ruolo di autorità in grado di farle
rispettare. Ritengono quindi che, come i loro "genitori-amici",
quell'autorità sia obbligata a riconoscere la loro mansalva in ogni manifestazione
sociale: dal comportamento da bulli, alle garrule violazioni delle regole,
col solo piacere di violarle, all'insofferenza per ogni inquadramento
comportamentale. E si meravigliano se le loro azioni vengono invece
sanzionate e gli autori colpiti da penalità: ma come? mio padre mi
rassicurava che se mi avessero bocciato a scuola, avrebbe fatto ricorso al
TAR, che avrebbe preso di petto il professore se si fosse azzardato a
rimproverarmi in classe, a darmi troppi compiti, a mettermi una nota sul registro
o a sospendermi per aver bullizzato un compagno di
classe ed ora qualcuno vuole sanzionarmi perché con gli amici ci siamo
divertiti a prendere di petto l'anziano del quartiere, solitario, impedito e
indifeso, o a picchiare chi si azzarda a guardare in un certo modo la
compagna o il compagno.
Insomma, ho diritto ad avere il Reddito di cittadinanza senza lavorare così
come il "genitore-amico" (troppo spesso assente) mi diceva essere
un mio diritto avere i 10, 20 o 50 euro
a fine settimana per i miei divertimenti. E per sua assoluzione
consolatoria .
Oggi la proiezione del microcosmo famiglia
non è più coincidente con le caratteristiche del macrocosmo società.
Pertanto la famiglia non allena più l’alunno
e, poi, lo studente alla scuola. La scuola non allena più il cittadino alla
società. Ad insegnargli qualche cosa , bon gré mal gré, ci penserà la vita.
A rimetterci sono anzitutto i ragazzi e, di
conseguenza, l'intera società.
Si dirà: e allora il '68!? Proprio l'aver
assorbito il senso di autorità ci portò a considerare necessario il
sovvertimento di quel concetto, prima in famiglia e poi nello stato. Noi
pensavamo e volevamo un mondo migliore per tutti, non semplicemente punire
gli adulti.
Oggi il massimo del sovvertimento operato
dagli adolescenti è gettare una pentola di minestrone su un quadro di Van Gog, tanto per far dispetto agli adulti che non vogliono
abbassare la temperatura della Terra.
6-1-2023 Il
Giornale "Cinghiate della destra ai nostri
figli". L'ultima sparata di Concita De Gregorio. Marco Leardi
Illuminante!
Stavo riflettendo sulla difficoltà di
governare, in Italia, il fenomeno delle migrazioni. Questa
consapevolezza induce i cittadini a due atteggiamenti contrapposti: alcuni
pensano che comunque tutti i migranti debbano essere accolti, anche se
poi sarà molto difficile integrarli; altri ritengono che il fenomeno vada governato
scoraggiando la loro partenza fin dai paesi d'origine, anche alla luce del
fatto che i paesi UE non hanno alcuna intenzione di accoglierne una parte. Ne
è una dimostrazione l'isterismo che ha colpito la Francia per aver dovuto
"accogliere" qualche decina di migranti dopo l'unico sbarco di una
nave ONG in Francia. L'atteggiamento francese è stato giustificato e “capito”
dai nostri "accogliamolitutti" i
quali hanno dato la colpa degli screzi con la Francia all'Italia.
Insomma, i buonisti nostrani hanno approvato l'incazzatura della
Francia per una cosa per la quale l'Italia deve giornalmente
provvedere, destinare e accogliere centinaia di migranti clandestini
traghettati dalle navi delle organizzazioni ONG. ONG che incamerano 3,4
miliardi di euro da Bruxelles anche per i salvataggi dai marosi di
sopravvissuti da naufragi a pagamento.
Sono anni che gli "accogliamolitutti"
tacciano di razzismo, fascismo, nazismo, qualunquismo coloro che vorrebbero
governare il fenomeno. Per questo non se la sentono di rivedere le loro
valutazioni e adottano tre atteggiamenti autoassolventi.
1) Si limitano a considerazioni
esclusivamente quantitative: che volete che siano 100mila ingressi l'anno per
un paese come il nostro di quasi 60 milioni di abitanti, oltretutto con un
bilancio demografico negativo? Però, ancora una volta, si limitano a
valutazioni quantitative: emigrano 120mila Italiani ed entrano 104 mila
migranti. Si guardano bene dall'informare (e forse informarsi) che vanno via
nostri laureati (medici, architetti, ingegneri, ricercatori ecc.) ed entrano
migranti che, essendo poco o nulla qualificati, andranno ad ingrassare la
malavita (spaccio e prostituzione) e - quando va bene - il
caporalato.
2) Si autocensurano sulla qualità della
nostra capacità di accoglienza e di integrazione e cassano dalla loro
vita quanto accade ai migranti dopo lo sbarco, soprattutto non vogliono
sapere quanti miliardi di euro paghiamo agli "accoglienti"
prelevandoli dall'Erario.
3) Infine, fanno finta (mi auguro) di non
capire la differenza tra numero dei “richiedenti asilo”, che possono
essere arrivati anche anni prima della richiesta, e numero di immigrati
clandestini. Parallelamente mistificano il dato del contributo degli
immigrati al PIL nazionale non chiarendo che il contributo stesso è appannaggio
degli immigrati regolarmente integrati da anni e non anche di quelli
clandestini ed irregolari.
Per concludere, le nostre famiglie si
sacrificano per far studiare i figli; molti di questi (medici, ingegneri,
architetti, ricercatori ecc.) sono costretti ad emigrare e, (si diceva
tempo fa) se li cuccherà la Merkel accogliendoli a costo zero. In
cambio, le nostre famiglie continueranno a pagare le tasse per mantenere i
migranti sbarcati (di bassa o nulla qualificazione) ed i medici chiamati in Italia
da Cuba, per provvedere all’insufficienza dei sanitari e alle lacune
operative del sistema a causa sia del numero chiuso imposto dai baroni della
medicina per limitare l’offerta di laureati ed aumentare gli stipendi dei
medici già in servizio, che dalla emigrazione di laureati in medicina.
C’è però da dire che la causa di tali
atteggiamenti, che nulla hanno di sociale o di umanitario poiché mirano
esclusivamente a soddisfare aspirazioni personali dei nostri “accogliamolitutti”, deriva dalla loro incapacità ad avere
una visione complessiva di un fenomeno che assume sempre più dimensioni
intercontinentali, anche in termini di potenziali sviluppi futuri, . Mi
ricordano quei tecnici che, nella prima metà degli anni ‘60 del secolo
scorso, circa la sicurezza della diga e dell’invaso del Vajont consideravano
i piccoli smottamenti del monte Toc come assestamenti naturali: non furono in
grado di prefigurarsi gli sviluppi potenziali del fenomeno, con il disastro e
i morti che derivarono dal crollo del monte nel bacino formato dalla diga.
I COSTI DEL FENOMENO
è
Da
Osservatorio Conti Pubblici Italiani.
Diretto da Carlo Cottarelli. 2018:
è
30-7-2021 Da Openpolis. Il ministero dell’interno e il bilancio
dell’accoglienza. Analizzare i fondi pubblici che sostengono il
sistema di accoglienza è un’operazione complessa. Infatti per individuare le
voci specifiche occorre entrare nel dettaglio escludendo dai calcoli alcuni
capitoli di spesa, che in certi casi possono riguardare materie anche molto
diverse.
[Nel documento di Openpolis
il grafico è interattivo]
AGGIORNAMENTO DEL 7-1-2023:
Riporto una informativa di Laura Riga postata
su FaceBook il 7-1-2023.
[https://m.facebook.com/1603691227/posts/pfbid0TkX63GPvReY2mGCQasxXW9sRPrvdw2RfSBmvbfPtMkQJQmK8kfuMJcJ44bGmv5kql/?sfnsn=scwspwa
]
La fonte è a questo sito: https://www.brusselsreport.eu/2023/01/06/a-closer-look-at-ngocracy-in-the-eu/
UN PO’
DI NOTIZIE.
[Ndr: riporto gli
articoli trovati in giornali di destra perché quelli di sinistra e blasonati
non le riportano o sono tutti a pagamento]
[Ndr: in Italia
l'industria dell'accoglienza ha inventato il "Permesso umanitario"
per permettere a tutti i migranti, anche ai non aventi diritto, di
restare nel paese]
E’ strabiliante come sia stato facile per la
casta acquisire giornalisti, alcuni dei quali si definiscono di estrema
sinistra. Ormai alcuni sono giornalmente presenti nei TG (delle 19) e
nei talkshow di Rete Quattro..
Al di là dei Caroselli a favore del Cavaliere
(" statista" a cui "la Meloni farebbe bene ad affidare il
dicastero della giustizia"), commentando il Qatargate dimostrano di aver
ben assorbito - tanto da riproporlo ai gonzi - il concetto di
"garantista" così come fatto passare dalla casta: finché non
ci sono condanne, i politici (a cui si sono subito accodati i grand commis) devono restare al
loro posto perché innocenti e - nel caso di specie - la presidente Metsola deve difenderli dai magistrati belgi dipietreschi, invadenti e prepotenti. E basta con il
carcere per i genitori (la Barbie e ‘u bello guaglione) di una bambina di due
anni! Si diano, almeno alla madre – beccata mentre dava indicazioni su come
gestire una valigia di soldi - gli arresti domiciliari!
Da anni, la casta ha convinto i
cittadini gonzi che essere garantisti significhi attendere i tre
gradi di giudizio per poter decidere la sorte di un imputato, fino ad allora
da considerare innocente. Ha dovuto, però, parallelamente soffocare con cura
mediatica professionale, il concetto di "opportunità", nel nostro
caso "politica", infamandone i i sostenitorii come "giustizialisti", a loro avviso
atteggiamento tipico di qualunquisti poveracci ed inclini al fascismo. Per
chiarire il concetto, ripropongo un esempio: se la baby sitter
di vostro figlio è inquisita per pedofilia, che cosa fate? Convincete vostra
moglie ad attendere la Cassazione prima di sostituirla o ritenete che sia
più "opportuno" sostituirla subito? Dice: ma che
c'entrano le sorti di un bambino! Bene! Mentre la baby sitter
condiziona le sorti di un bambino, il politico condiziona, oltre all'infanzia
del bambino, la sua vita futura, la sua crescita culturale, la società
in cui si inserirà come cittadino e lavoratore, la sua famiglia, la vita dei
genitori, il loro lavoro, la loro cultura, il loro tempo libero, la salute di
tutti, la loro vecchiaia, la loro pensione, la società in cui vivono ecc.
Ma i garantisti sono spesso ottusi e
dichiarano che fino alla condanna, contro ogni buon senso di opportunità, il
politico (come il grand commis)
deve restare al suo posto, perché deve essere considerato innocente.
E’ da fine 1996 che i sindacati italiani si
astengono da politiche di rivendicazione salariale. Da quando, cioè, Prodi
impose il "Contributo straordinario per l'Europa" manovra
tributaria di 4.300 miliardi di lire (eurotassa) per permettere all’Italia di
entrare in Eurolandia. I sindacati aderirono alla raccomandazione di Prodi
mirante ad imporre una moderazione salariale per non creare criticità
finanziarie al sistema Italia, in un momento tanto delicato.
Da allora, i sindacati non hanno più
rivendicato adeguamenti salariali per i lavoratori dipendenti. E il susseguirsi delle crisi ( 11 settembre,
sub prime, Berlusconi e il prime rate ecc.) ha giustificato – ai loro occhi
- questa loro rinuncia. Ne è derivato
che, negli ultimi trent’anni, le retribuzioni italiane sono scese dello 0,5 %
mentre quelle in altri paesi europei sono aumentate del 30 % in media.
Questa situazione di ristrettezza
salariale ha, tra l’altro, generato problemi di asfissia della domanda
interna, non in grado di sostenere i consumi e tutto il sistema produttivo.
Proprio nel momento in cui, nei grandi paesi della UE la domanda aggregata
interna era in grado di adeguarsi all’offerta sostenendo l’intero sistema
economico. Non a caso, in Italia, le positività del settore
dell’offerta sono tutte imputabili alle aziende esportatrici. Oggi, oltre
alle esportazioni, ci stanno salvando
il settore turistico e, soprattutto, l’estro italico: i nostri imprenditori
non hanno bisogno di una organizzazione amministrativa sovraziendale
nazionale che ne tracci le linee di
condotta e li supporti soprattutto nel commercio estero. Come abituati da
sempre, inventano azioni e tracciano vie senza attendere iniziative statali.
Oggi, dopo 27 anni di afonia retributiva, i
sindacati scoprono che le nostre retribuzioni sono inadeguate e pretendono
dal governo una più incisiva politica fiscale a favore delle retribuzioni dei
lavoratori dipendenti: l’azione governativa sul cuneo è del tutto inadeguata.
Anche la Confindustria si inserisce nel coretto sostenendo che il governo
avrebbe dovuto avere più coraggio. Non una parola critica con i gli ultimi
quattordici governi succedutisi al governo Prodi fino al governo
Draghi. Ma oggi, Confindustria e sindacato riscoprono la politica
salariale e ne chiedono conto al governo Meloni.
A parte la restaurazione del sindacato come
cinghia di trasmissione dei partiti di riferimento, i cittadini dovrebbero
porsi una domanda. Da 27 anni le aziende e tutto il settore dell’offerta non
ha dovuto sostenere dispendiose richieste di adeguamenti salariali: i
capitali risparmiati dove sono finiti? In azienda, a sostenere l’apparato
produttivo? Portati all’estero? Versati nei paradisi fiscali come capitali
sottratti al sistema fiscale e produttivo del paese? Insomma che fine hanno
fatto quei capitali?
Ricordate le litanie confindustriali a cui si
era soggetti circa l’alto costo del lavoro in Italia? Da qualche lustro
quelle filastrocche non sono più in cartellone.
Oggi, invece, i sindacati riscoprono che un
capitolo importante del loro essere sindacato è proprio la politica
salariale. E la rispolverano non per chiedere alle aziende nuove iniziative
perché salari e stipendi recuperino, ma per mettere in mora il governo.
Una cosa è sconsolante: oltre a chiedere
soldi allo stato, né sindacati, né Confindustria sanno che cosa fare e
come ridarsi un ruolo utile.
Si grida allo scandalo e si accusa il governo
- fregandosi le mani - di incongruenza e di palese marcia indietro
rispetto a precedenti “proclami” contro la UE perché Meloni, da una parte,
chiede più Europa nella gestione dei flussi di migranti attraverso il Canale
di Sicilia, e dall’altra chiede un minore “interventismo” su materie ed argomenti
che possono essere gestiti “meglio” dai singoli stati.
Un simile atteggiamento (tanto
frettoloso quanto infantile), che condanna il governo per incoerenza visto
che chiede più Europa e meno Europa al contempo, lascia intuire una
concezione pericolosa circa le istituzioni dell’Unione da parte delle
forze politiche che in esso si crogiolano. Sembra che considerino Bruxelles
alla stregua di una dépendance di Cosa Nostra, una succursale della
Cupola: occorre giurare fedeltà alla Cupola ed attendere, senza chiedere e
senza criticare, i favori che essa può elargire ai fedeli picciotti.Chi non si comporta in tal modo è un sovranista
e nemico di Bruxelles.
Niente di più errato! Soprattutto, niente di
più dannoso per le istituzioni europee. La cui attività può essere paragonata
a quelle di un sindaco di una città: se prende iniziative giuste, verrà
approvato, se la sua azione è carente in alcuni settori, se ne richiederanno
interventi più incisivi. Questo è il modo di agire di cittadini interessati alla
buona salute delle istituzioni e questo approccio ne manterrà efficace
l’azione.
Non intervenire mai con azioni stimolanti o
di critica nei confronti di quanto vanno realizzando le istituzioni
europee, è indice di provincialismo e trascuratezza, non di “adesione ai
principi ed ai valori di cui l’Unione è portatrice” che i “sovranisti” minano
quotidianamente.
L’Unione Europea non ha bisogno di
manifestazioni di fedeltà, ma di membri intelligentemente critici.
Anche se un po’ strettini, consideriamo
quattro manifestanti per metro quadrato.
Paragoniamo a quella dello stadio Olimpico le aree dei luoghi abituali
di riunione: Piazza San Giovanni e Circo Massimo.
Calcoliamo quante persone possono essere
accolte in un’area grande come lo stadio Olimpico:
SPALTI: l’attuale sistemazione (seduti) accoglie 72.689 persone,
ma nel 1960 (Olimpiadi di Roma) si parlava di 100mila spettatori.
Sovrastimiamo: l’area degli spalti può accogliere 110.000 persone.
ELLISSE INTERNA AGLI SPALTI: le misure
dell’area sono 180x110 metri (campo: 105x58 metri) Area dell’ellisse= 90x55x3,14=
15.543. Arrotondiamo a 16.000 metri quadri. Calcolando 4 persone a
metroquadro, arriviamo 64mila individui. Sovrastimiamo in 65.000 le presenze
nell’ellisse interna agli spalti.
Ne consegue che l’area pedonabile dello
stadio Olimpico può accogliere 175.000 persone che sovrastimiamo
ulteriormente fino a 200.000 presenze.
La foto allegata compara le dimensioni
dell’Olimpico con quelle del Circo Massimo e di Piazza S. Giovanni. Sono
tratte dalla stessa mappa, quindi sono a parità di scala.
Per il Circo Massimo, si consideri che il
lunotto verso la Fao è chiuso al pubblico perché
sono in corso scavi archeologici. Il numero di partecipanti dipende infine
dalla collocazione del palco, in genere dalla parte opposta agli scavi: più è
vicino al lunotto, meno partecipanti avremo.
Quindi, quando si parla di un milione di
partecipanti, occorre rimpinzare 5 stadi.
I tre milioni di partecipanti alla
manifestazione CGIL-Cofferati (23-3-2002) avrebbero riempito 15 stadi.
I dati vanno comunque accomodati perché, in
occasione di eventi molto partecipati, manifestanti sono presenti nelle vie
limitrofe ai due luoghi presi in
considerazione.
Non riproporrò le mie posizioni sul fenomeno dei migranti,
sui naufragi a pagamento per comitive, sulla territorialità implicita di una
nave battente bandiera di un paese sovrano,
sul perché si parla di porto sicuro più vicino, sulla incapacità di
gestire il fenomeno dell’accoglienza, dimostrata ormai da lustri, da parte
dei vari governi avvicendatisi, di sinistra, di destra, di tecnici della
provvidenza. Incapacità che dovrebbe suggerire il blocco del fenomeno fino a
prova contraria.
Intanto ho notato un cambiamento nelle informazioni fornite dai
vari TG sul fenomeno. Se in precedenza si informava che “i profughi fuggono
da guerre e dai lager libici” oggi si accomoda l’informazione sui “migranti molti dei quali fuggono da guerre e
dai lager libici”.
Mi limiterò a fornire alcuni dati.
La tabella mostra i paesi di origine dei
migranti giunti in Italia nel periodo 1° gennaio – 4 novembre 2022
Forse fuggono da guerre i migranti
provenienti da Siria, Afghanistan, Eritrea, per un totale di 14.458 su oltre
87mila. Quindi fugge da guerre il 16,6 % dei migranti sbarcati u Italia.
I primi tre paesi non sono in guerra ed hanno addirittura un fiorente turismo
internazionale: quasi 15 milioni verso l’Egitto, oltre 4 milioni di turisti
verso la Tunisia. Meno massivo ma presente il turismo in Bangladesh. Perché a
Tunisia ed Egitto non si chiede di indicare un porto sicuro? Nei loro porti
possono attraccare meganavi con migliaia di turisti
a bordo e non un barcone con qualche centinaio di migranti?
Dai primi tre paesi di provenienza, è giunto il 53,6 % pari a 46.823 migranti, ben oltre la metà degli sbarcati che, quindi, non stanno fuggendo da guerre.
Secondo un rapporto dell’ UNHCR di tre o
quattro anni fa, circa la metà dei migranti in patria aveva una occupazione.
Quindi possiamo affermare che per almeno la metà si tratta di migranti
economici.
In Italia, per ogni migrante entrato, il
nostro Erario preleva 33 euro al giorno, 990 euro mensili, e li fornisce alla
industria dell’accoglienza. Di questi 33 euro, 2,5 possono essere forniti al
migrante come argent de poche.
Per avere un termine di paragone, ricordo
che:
-
l’assegno sociale
per gli Italiani non percettori di reddito è pari a 468,11 euro mensili (13
mensilità);
-
l’assegno sociale
mensile di assistenza invalidi è pari a 287,09 euro (13 mensilità);
-
l’indennità di
accompagnamento per invalidi civili è di 522,10 euro (12 mensilità);
-
il reddito di
cittadinanza è mediamente pari a 600 euro mensili per 18 mesi rinnovabili.
Dati interessanti sui migranti forniti
dall’Unicef: https://www.unicef.it/emergenze/rifugiati-migranti-europa/
Proposta: mettiamo in piedi
una commissione di buoni cervelli, competenti e colti e di buon senso che decida quanti migranti il nostro paese,
data la sua situazione economica e sociale attuale, può accogliere degnamente
ogni anno? Deciso il numero, offriamoci di trasferirli direttamente dai loro paesi, dalle coste del golfo di
Guinea o del Corno d'Africa, dal Bangla Desh o dall’Afghanistan. Evitiamo loro la traversata del
Sahara e il vero finto naufragio nel Canale di Sicilia. Resterebbero nelle
loro tasche i 6.500-7.500 dollari (calcolo
per difetto) che oggi spendono per la traversata del deserto, e per il
biglietto del naufragio a pagamento. Raggiunto il numero definito dalla
commissione, possiamo chiudere le frontiere.
Il PuntO 429. (26-5-2021) Problema delle migrazioni.
Considerazioni e proposte.
Integrazione del 7-11-2022
UNHCR
Sul naufragio e sugli interventi di salvataggio. .
A questo link potete trovare un interessante e
doveroso approfondimento di UNHCR sui salvataggi in mare. https://acrobat.adobe.com/link/review?uri=urn:aaid:scds:US:96d2437c-7493-304d-8e85-3f13b635995b
E' evidente che il "naufragio" contemplato
è quello della definizione data dalla Treccani:
naufràgio s. m. [dal lat. naufragium,
comp. di navis «nave» e
tema di frangĕre «rompere»]. – Sommersione o
perdita totale di una nave per grave avaria del suo scafo, dovuta all’azione
degli elementi naturali, a urto contro un ostacolo o a collisione con altra
nave, a incendio o altra causa di forza maggiore (se conseguente ad azione
bellica, si parla più comunem. di affondamento):
[....] carta di n. (o carta di
localizzazione dei naufraghi), carta sulla quale i soccorritori delimitano la
zona di probabile esistenza dei superstiti, tenuto conto della posizione
della nave naufragata e dei dati relativi al vento e alle correnti che
possono aver determinato la deriva e lo scarroccio delle imbarcazioni di
salvataggio; diritto di n. (lat. ius naufragii),
diritto, invalso nel medioevo e non più vigente, di occupazione sulle cose
dei naufraghi. Per analogia, è detto n. (o n. aereo) il sinistro aereo,
quando l’aeromobile perduto cada in mare.
Dispiace
che nel documento non sia riportata
la data di pubblicazione:
Tra le
altre informazioni di interesse riportato dal documento UNHCR mi hanno
colpito le due seguenti:
- Il governo responsabile per la regione SAR in cui sono stati
recuperati i sopravvissuti è
responsabile di fornire un luogo sicuro o di assicurare che tale luogo venga
fornito. (para. 2.5)
- Sebbene
una nave che presta assistenza possa costituire temporaneamente un luogo
sicuro, essa dovrebbe essere sollevata da tale responsabilità non appena
possano essere. intraprese soluzioni alternative. (para. 6.13)
Integrazione dell’8-11-2022.
Il Diritto internazionale non esiste, essendo
semplicemente costituito dall'insieme dei trattati internazionali
sottoscritti da un paese. Anni fa, il Giappone ritirò la sua adesione al
Trattato sulla pesca alle balene e pesca quello che vuole, senza che
nessuno possa dire nulla. E' fondamentale riconoscere che una nave è
territorio del paese di cui batte bandiera, tanto che il comandante è anche
istituzione civile: celebra matrimoni, funerali, registra nascite, tutte
azioni con valenza civile presso il suo paese. Con una furbata la UE ha
imposto che per quanto riguarda i migranti, il paese dove mette piede il
disgraziato non è quello della nave che lo ha accolto, ma quello del
primo paese di cui calpesta il
territorio. Nel frattempo paga la Turchia perché blocchi il flusso via terra
dai Balcani. Quindi per la UE il paese che dovrà farsi carico del migrante
non è quello la cui bandiera è innalzata dalla nave che lo ha imbarcato, ma
quello della prima discesa a terra, dove chiederà asilo. Me se chiede asilo
al comandante della nave che lo ha accolto? Forse lo stesso comandante
scoraggerà l’iniziativa.
Ricapitolando: i naufragi non sono naufragi
veri ma, con poveracci nel ruolo di comparse alcuni fino alla morte,
spettacoli organizzati, tra scafisti (che scelgono i migranti da imbarcare
sui gommoni, inserendo qualche donna incinta, minori e qualche malato per
gettare fumo negli occhi a chi dovrà controllare) e ONG con la supervisione
di Alarm phone che
coordina le coincidenze. Ci sono filmati in cui si vedono navi
"madre" che lasciano i gommoni nel luogo di appuntamento - senza
possibilità di manovra - carichi di poveracci (che però hanno pagato il
biglietto). Ci sono filmati in cui, i gommoni, giunti sul luogo pilotati da
scafisti, vengono privati dei motori, caricati su navi madre e riutilizzati.
L'UNHCR non li chiama più profughi, ma migranti: la metà di quelli sbarcati
in Italia proviene infatti da Egitto, Libia e BangklaDesh,
con florido turismo e non in guerra, quindi sono migranti economici. Solo il
16% fugge da guerre. L'UNHCR ha verificato che la metà dei migranti lascia
nel paese di origine una occupazione lavorativa. E' risibile la
giustificazione per la quale "ma che volete che siano alcune migliaia di
migranti!". Il problema è continentale e non può essere sottovalutato.
Solo dei barbari possono considerare il fenomeno in base alla numerosità con
cui si manifestano. Nessuno vuole gestirlo.
Infine, non è vero che il "porto
sicuro" debba essere definito dal paesi di SAR o limitrofi. Il porto
sicuro è a carico del paese di SAR.
Dice l'UNHCR: Il governo responsabile per la regione SAR in cui sono stati
recuperati i sopravvissuti è responsabile di fornire un luogo sicuro o di
assicurare che tale luogo venga fornito. (para. 2.5).
Quando la Lamorgese ha respinto sette navi
con migranti, i guardiani della rivoluzione non hanno detto nulla, dimostrando
la loro nullità anche come guardiani, informati secondo convenienza dai
superiori.
Integrazione del 10-11-2022
Dove
quel “i sopravvissuti” fa la differenza tra buona e mala fede.!
Linee
guida sul trattamento delle persone soccorse in mare .
[….]
-
il governo
responsabile per la regione SAR in cui sono stati recuperati i sopravvissuti è responsabile di fornire un luogo
sicuro o di assicurare che tale luogo
venga fornito. (para. 2.5)
Leggi
à
UNHCR
SOCCORSO IN MARE
INTEGRAZIONE DEL 10-11-2022:
Interviene anche la UE
e bacchetta la Francia.
https://www.ilgiornale.it/news/politica-internazionale/ocean-viking-ritorsione-francia-stop-trasferimento-3500-2084042.html?fbclid=IwAR2_glUWyojWbFBYMnq6S_-Ls8EexaQRmtjgZ46bJl8He1-yHxIUzlvUR6k
L’ inflazione da costi (offerta) si combatte
soprattutto con una politica fiscale mirata. Peccato che l’Ufficio
legislativo di palazzo Chigi abbia fornito a Draghi un testo sbagliato della
legge sulla tassazione degli extraprofitti! Però, un presidente del Consiglio
che non può fare affidamento sul suo ufficio legislativo... Chissà
quanti magistrati lavorano in quell'ufficio a Palazzo Chigi?...... O avranno
sbagliato il testo della legge per far fare bella figura alla Meloni che sta
per modificarla?
Certamente, c’è il rischio che l’aspettativa
di inflazione si trasli nel campo delle preoccupazioni delle famiglie,
accettando ulteriori aumenti dei prezzi. Ma vi sembra che oggi l'offerta
aumenti i prezzi perché vuole approfittare delle aspettative di ulteriori crescite?
Con voci di costo cresciute di due, quattro, sei volte ed oltre (energia) ;
con voci di trasporto, di distribuzione, di assicurazione, dei servizi
bancari, delle materie prime cresciute altrettanto (si vedano i noli di
qualche mese fa: +600%); si ritiene che i produttori, la distribuzione e i
commercianti vogliano approfittare delle aspettative? Oltretutto sanno che
una quota crescente di consumatori naviga in ristrettezze atroci. Quindi, o
aumentano i prezzi per rientrare dei costi o devono chiudere.
E tralasciamo il fenomeno dell'usura in
eccellente salute.
Ma che cosa può fare il governatore della
Banca d’Italia per informare la BCE che sta sbagliando manovra se non
intervenire due volte in pochi mesi in manifestazioni ufficiali per allertare
Francoforte di essere accorta almeno
sui tempi di somministrazione della “strana”
cura decisa per combattere l’inflazione importata?
Intervento di Ignazio Visco alla Giornata
Mondiale del Risparmio (31-10-2022) organizzata dall’ACRI
[….] Il rialzo dei tassi ufficiali dovrà
proseguire per attenuare il rischio che il persistere di un’elevata
inflazione causata dal susseguirsi di shock “di offerta” si trasli sulle
aspettative di famiglie e imprese, alimentando la dinamica dei prezzi e
determinando aumenti più forti delle retribuzioni. Il ritmo di incremento dei
tassi e il loro punto di arrivo, tuttavia, non possono essere predeterminati
sulla base di proiezioni o scenari precostituiti, che in questa fase hanno
una natura puramente indicativa. L’elevata incertezza richiede di procedere
in modo graduale, valutando con attenzione l’adeguatezza dell’orientamento
monetario sulla base delle evidenze che si renderanno via via disponibili.
Non va comunque sottovalutato il pericolo che il deterioramento delle
prospettive economiche si riveli peggiore del previsto, rendendo
sproporzionato un passo eccessivamente rapido nella normalizzazione dei tassi
ufficiali. Si tratta di un rischio di cui il Consiglio dovrà tenere conto nei
prossimi mesi, al pari di quello di lasciare che l’inflazione resti
eccessivamente alta per troppo tempo.[….]
Già il 16 luglio 2022 Ignazio Visco aveva
masso in guardia la BCE almeno da un intempestiva accelerazione dell’aumento
dei Tassi da parte della BCE:
Intervento del Governatore su “Inflazione e tassi di interesse a lungo
termine” in Analysis: Forum Istituzionale:
[….] La scelta del ritmo di normalizzazione
della politica monetaria deve bilanciare due rischi. Nel caso in cui esso
fosse troppo graduale, l’inflazione potrebbe radicarsi nelle aspettative e
nei processi di fissazione dei salari, rischiando di compromettere la
credibilità della banca centrale e rendendo necessaria una correzione della stance con ricadute negative più forti sull’attività
economica e sull’occupazione. D’altro canto, se il ritmo di normalizzazione
della politica monetaria fosse troppo rapido o il suo annuncio male
interpretato, i mercati potrebbero reagire in modo eccessivo e l’inasprimento
delle condizioni di finanziamento potrebbe risultare più forte del
necessario, con rischi per la stabilità finanziaria, l’attività economica e,
in ultima analisi, la dinamica dei prezzi, che solo da poco è prevista
attestarsi al 2 per cento nel medio termine. Se da un lato non vi possono più
essere preclusioni all’abbandono della politica di tassi ufficiali negativi,
dall’altro ritengo cruciale che, come annunciato, la normalizzazione della
politica monetaria continui in modo graduale e con molta attenzione
all’incerta evoluzione delle prospettive economiche e delle condizioni
finanziarie. Solo in questo modo potremo infatti preservare e consolidare il
patrimonio di credibilità che abbiamo costruito nel tempo. [….]
Se la sinistra di casa
farà la stessa fine dei socialisti francesi la colpa è solo in parte di una dirigenza incapace. Le
responsabilità maggiori sono attribuibili a militanti e simpatizzanti
infingardi. Sempre pronti a sostenere acriticamente fino all’ultima
stupidaggine della nomenklatura, ma preparatissimi a condannare i compagni di viaggio
(parigrado) che azzardano qualche appunto alle decisioni dei dirigenti. E costoro
non hanno più preteso che la base sia mobilitata: il partito sopravviveva
degnamente per gli aiutini di alte istituzioni
embedded, della magistratura embedded, di giornalisti embedded, di burosauri
embedded, consolidando le posizioni di dirigenti, col tempo divenuti una
concrezione a capo di un partito che
da lustri non ha più bisogno di fare politica.
E gli infingardi hanno
fatto da palo ai superiori. Nel controllo di compagni di strada sono
prontissimi a tacitarli se solo provassero a sollevare dubbi sulla
correttezza o l’utilità degli apparati.
Insomma, sembra che soffrano di invidia nei confronti di quei compagni
di base che, più abituati di loro a riflettere e ad approfondire i problemi,
osano sollevare critiche più o meno
velate alle decisioni dei “superiori”. La reazione degli infingardi è
addirittura astiosa verso chi osa ciò che loro non sono in grado di osare.
Fino all’accusa di fascismo per chi non arretra dai giudizi negativi sul
partito, perché loro, gli infingardi, sanno ben riconoscere un fascista,
anche se dissimulato.
Ecco quindi il problema:
i dirigenti possono essere cambiati, i neuroni degli infingardi no!
La decisione di rivedere
il limite massimo dell'uso dei contanti sta creando una gran confusione. In
molti interventi critici, politici blasonati argomentano sostenendo che la
gran parte dei cittadini non ha interesse ad andare in giro con diecimila
euro in tasca. Questa critica fa pensare al fatto che l'imposizione di un
nuovo limite (diecimila euro) nell'uso del contante sia il massimo che può
essere prelevato in banca.
Ribadisco che il limite
all'uso del contante è inteso come limite massimo di pagamento in contanti di
una singola obbligazione e che per obbligazioni di importo superiore occorre
lasciar traccia attraverso l'uso di strumenti tracciabili (assegno, bonifico,
pagamento con carta di debito o di credito). Ma io posso - se voglio - andare
in giro con 100mila euro in contanti in tasca da sempre, limiti o non limiti
imposti al loro uso: se li ho accantonati in decenni di lavoro e, ho sempre
pagato le tasse, posso chiedere alla banca dove sono depositati di prelevarli
tutti (tutti) in contanti. La banca mi dirà che, per motivi di sicurezza, non
potrò ritirarli in unica soluzione ma dovrò farlo in dieci, venti volte. Ma
nessuno mi potrà impedire il loro prelievo totale. Molto spesso, bancari
solerti provano ad opporsi perché "non si può prelevare più del limite
fissato per legge". Basta insistere
di parlare col direttore per sbloccare la situazione: nessuno mi può
impedire di ritirare l'intera somma di 100mila euro. Di fronte alla
sconfitta, il solerte impiegato mi avviserà minaccioso che "dovrà
inviare una denuncia dell'operazione alle autorità di controllo". Gli si
risponda che può fare tutte le denunce che vuole, visto che ho sempre
lasciato traccia dei miei versamenti e lascerò traccia dei miei
prelevanti e che ho sempre pagato
tutte le tasse.
Di fronte ad opposizioni
tanto minacciose quanto inconsistenti, dovette intervenire - anni fa - anche
l'ABI per sostenere il diritto del correntista a prelevare allo sportello ed
in contanti la totalità delle somme che ha in giacenza.
Integrazione del 31-10-2022.
PER I DURI DI
COMPRENDONIO.
Il limite fissato si
riferisce al pagamento di una singola obbligazione, non ai soldi che posso
ritirare allo sportello e che voglio tenermi in tasca.
Faccio alcuni esempi.
Ipotizziamo che il
limite sia fissato a 2000 euro.
Se devo pagare 1.500
euro ad un avvocato, 700 ad un idraulico e 500 ad un medico, io posso
effettuare tre pagamenti in contanti anche nello stesso giorno. Quindi avrò
prelevato 2.700 euro in contanti, anche in unica soluzione, per poter
effettuare quei pagamenti. Pertanto, dopo aver prelevato LEGITTIMAMENTE alla
cassa i 2.700 euro (rivenienti da miei risparmi e sui quali ho, a suo tempo,
pagato le tasse) girerò LEGITTIMAMENTE con quei soldi in tasca e procederò,
altrettanto LEGITTIMAMENTE, ai tre pagamenti in contanti.
Se devo pagare al concessionario
2.100 euro per una moto di seconda mano, devo invece effettuare il pagamento
con strumenti tracciabili, anche se mi ritrovo in tasca 5.000 euro.
Sono vietati i
frazionamenti di una unica obbligazione. In altri termini non posso pagare al
concessionario la moto acquistata con 1000 euro in contanti oggi, altri 1000
domani e 200 dopodomani.
Se, a seguito delle mie
richieste di prelevamento di contanti, la banca dovesse insospettirsi e
ritenere che io sia il noto riciclatore e filoevasore
del quartiere, procederà a denunciarmi alle autorità monetarie. Le quali
indagheranno sulle mie operazioni e non troveranno nulla di anormale, avendo
sempre effettuato operazioni tracciabili, regolari versamenti e prelevamenti
e pagate le tasse sui redditi imponibili. La pratica verrà archiviata.
Per concludere.
Tutti accettiamo per
vera l'affermazione per cui una mancanza del limite nell'uso del contante o
un limite troppo alto favorisce l'evasione fiscale e tacitiamo la ns.
coscienza dando le colpe al sistema ed al venditore. A ben riflettere, siamo
noi acquirenti che, di fronte alla proposta "100 senza fattura oppure
120 con fattura" permettiamo al venditore di diventare evasore
scegliendo la prima opzione.
Quindi, la soluzione non
è un limite basso, ma tutto si risolverebbe ponendo l’acquirente in conflitto
di interessi, permettendo all'acquirente di scaricare dal reddito imponibile
parte di quella fattura.
Tra le altre, due circostanze rendono
particolarmente difficile il lavoro dei partiti di opposizione:
1) La destra è consapevole della
irripetibilità dell’occasione in cui si è venuta a trovare, con le forze di
minoranza praticamente senza linea politica, inconsistenti e inadeguate.
Questo la rende particolarmente “accorta” e attenta a non fare stupidaggini,
tipo quella commessa dal Cavaliere che pensava di imporre la Ronzulli con un
semplice esercizio di volontà. Il quale, però, sembra non aver imparato nulla dal ceffone
ricevuto: alla Giustizia va la Casellati: accordo smentito da Meloni, ma megafonato come successo da Berlusconi. Bisogna capirlo:
se al Rubi Ter viene condannato prima che la Legge Severino sia messa in
condizione di non nuoceregli, torna ad Arcore senza
passare dal Via.
2) Mi sembra di aver capito che la Meloni
voglia dimostrare a tutti - in Italia
e all’estero - di saper fare bene il proprio lavoro, caratteristica piuttosto
rara tra i politici, soprattutto maschi. Dalla squadra di governo pretenderà
quindi efficienza, lealtà e buona volontà. Parallelamente mi sembra di capire
che deciderà per le soluzioni, secondo lei, più vantaggiose per tutti, senza
sfilacciamenti o cedimenti per quieto vivere, che informerà il paese della
situazione reale, specie finanziaria, che avvertirà per tempo delle
possibilità reali di soluzione dei problemi.
La maggior forza di opposizione, il PD, in
assenza di una linea politica in grado di prospettare vie alternative a
quelle che il futuro governo proporrà, è alla ricerca di aiuti sul versante
quantitativo, l’unico che sa valutare. Se le forze di opposizione non saranno
capaci di organizzare un minimo di politiche alternative credibili, al
governo verrà a mancare una componente fondamentale perché il suo operato sia
messo alla frusta: la concorrenza e la competizione su basi accettabili con
le opposizioni. E questa, in un sistema democratico, è una vera iattura.
Che
abbia avuto ragione Renzi quando sosteneva
che, al primo rovescio politico serio, il PD non avrebbe retto
sfaldandosi?
Ma la colpa non è solo
di una dirigenza inadeguata e spesso incapace. E' infatti mancata al PD la
volontà di sentire il polso di iscritti e simpatizzanti che, con le loro
critiche e i loro commenti avrebbero potuto instillare qualche dubbio tra i
neuroni di molti satrapi circa le politiche attuate. Oltretutto non esisteva
più un luogo di raccolta di quei pareri, vista la loro inutilità: a nessuno
della dirigenza interessava confrontarsi con chi ancora viveva in una realtà
“reale”.
Per la verità, da tempo, iscritti e
simpatizzanti sono risultati affetti da afonia politica promossa e
concimata dall’albagia di cui soffriva
tutta la nomenklatura. E aveva ragione chi sosteneva che il PD era ormai
diventato il partito di chi non aveva problemi. Comunque, quanti si
esprimevano lo facevano come azione di risulta nei confronti delle poche
consapevoli voci critiche circa la
"linea del partito" espressa dei dirigenti, per tacitarle e
colpirle.
Questi sono i risultati
favoriti anche dal fatto che oggi non sono più possibili aiutini
istituzionali come negli ultimi due lustri.
Invece
la Francia che non fa passare un gasdotto nel suo territorio per portare
metano rigassificato dalla Spagna, che ne processa
in sovrabbondanza, perché deve vendere il suo surplus di energia elettrica,
non ha atteggiamenti sovranisti? E la Germania ? E l’Olanda? E l’Austria che
non vende più legna in attesa che i primi freddi facciano schizzare in alto
il prezzo? Non fanno forse i propri interessi? Solo in Italia, finora,
abbiamo avuto gli euroinomani, contrabbandati per europeisti. Il loro
programma è: se non rompiamo le palle a Bruxelles, gli euroburosauri
non romperanno le palle ai nostri governi, anzi li aiuteranno, ma quelli
“seri”, cioè i “nostri” non quelli degli altri partiti, sovranisti, fascisti,
razzisti, qualunquisti, antimimmolucanisti!
Il
programma degli euroinomani è stato finora un po’ nascosto. Ma Emiliano
governatore della Puglia, lo ha
esplicitato apertis verbi: la Puglia sarà la
Stalingrado contro la Meloni. Finito il programma.
Con
una economia europea bisognosa di flebo finanziarie sempre più consistenti,
l’aumento della BCE (+0,75%) che porta il tasso sull’euro a 1,25%, risulta
del tutto incongruente. A parte l’economia dell’Olanda, che lucra sul sistema
di fissazione dei prezzi del suo gas mutuandoli – speculativamente – dai futures registrati alla cosiddetta borsa di Amsterdam, le
economie degli altri paesi risultano asfittiche. La fissazione del prezzo del
gas alla borsa dei futures, sta massacrando
famiglie ed imprese di quasi tutti i paesi europei. Finora le flebo hanno immesso nell’economia
della UE oltre 280 miliardi di euro. E’ di questi giorni l’annuncio che la
Germania aprirà il portafogli per 65 miliardi a favore di famiglie e imprese.
L’Italia dovrebbe aggiungere altri 17 miliardi di euro ai 49,5 già stanziati.
Le flebo hanno il compito minimo di mantenere in vita aziende e famiglie,
integrando – solo in parte – entrate e redditi a fronte delle emorragie
causate dal costo soprattutto
dell’energia E l’aumento del tasso
imposto dalla BCE non sarà altro che l’ennesimo aumento dei costi di una
delle voci di bilancio più pesanti, per le aziende: il tasso di interesse
pagato alle banche sugli affidamenti; per le famiglie: l’aumento delle rate
dei mutui e dei prestiti a tasso variabile.
In
questa situazione, le cause dell’inflazione europea sono riconducibili
all’aumento delle materie prime importate (in testa gas e petrolio) e non da
eccesso di domanda, come sta succedendo negli USA. Gli economisti più accorti
hanno già evidenziato l’incoerenza dell’aumento dei tassi della BCE, che
raffredderà una domanda interna asfittica (ulteriormente mortificata dal
massacro dei redditi a seguito del costo dell’energia) , a fronte della
correttezza delle manovre della FED, miranti a raffreddare la domanda
interna, bollente per eccesso di liquidità. Ricorderete che, in piena
pandemia, le iniziative di Biden per
migliaia di miliardi di dollari a favore dei cittadini americani, non hanno
mai resa necessaria la loro acquisizione o copertura tramite aumento delle
tasse. Si è trattato di dollari stampati dalla FED.
A meno che…..
L’aumento
del tasso di riferimento di una valuta, apportato dalla relativa banca
centrale, rende più convenienti gli investimenti in quella valuta, proprio
perché godranno di una remunerazione
maggiore. Questo creerà maggiori flussi di capitali verso questa
valuta ed una dismissione di asset nelle valute
concorrenti. Il risultato finale sarà una rivalutazione della prima valuta
(per aumento di domanda) ed una svalutazione delle valute concorrenti dovuta
alle vendite. Fino al raggiungimento di un nuovo equilibrio di cambio.
Nel
nostro caso, quindi, la necessità della FED di aumentare il tasso sul dollaro
(oggi al 2,50%) creerebbe un flusso di capitali da euro a dollaro in assenza
di interventi della BCE: il dollaro si rivaluta e l’euro si svaluta, creando
svantaggi per le esportazioni e la bilancia commerciale degli USA e vantaggi
per le esportazioni e la bilancia commerciale dei paesi di Eurolandia, anche
se verrebbe importata inflazione.
A meno
che non ci sia un accordo per evitare che Eurolandia si avvantaggi della
svalutazione dell’euro rispetto al dollaro. Questo risultato è ottenibile
attraverso aumenti del tasso sull’euro apportati dalla BCE paralleli e
conseguenti agli aumenti del tasso sul dollaro apportati dalla FED. Solo così
si può spiegare quella che, altrimenti, verrebbe considerata una maldestra
manovra della Lagarde mirante a raffreddare un
ambiente economico già freddino di suo. Comunque ha tenuto a chiarire che”… La decisione di alzare
i tassi di 0,75 punti, ha aggiunto, è stata proposta del capo economista
Philip Lane ed è stata presa all’unanimità, sia pure dopo un ampio dibattito
alimentato da diversità di vedute sulle dimensioni del rialzo”. Ulteriore
notizia: ci saranno altri aumenti. Obiettivi della BCE? Boh!
Si
ricorderanno, infine, le lamentazioni irate di Trump contro la Cina perché
manteneva basso il valore dello yuan rispetto al dollaro.
Sono
curioso di vedere come si sviluppa la vicenda dei rapporti dollaro-euro e
quale sarà l’andamento dell’inflazione nei due sistemi economici.
Questo
è l’andamento del cambio euro/dollaro (oggi in parità) dell’ultimo mese:
Non era difficile preventivare le difficoltà mercantili della Cina. Non ha saputo gestire la possibilità di svolgere un ruolo di primo piano nei tentativi di fermare la guerra russo-ucraina. I Cinesi hanno pensato di fare i pesci in barile ritenendo di colonizzare la Russia con i loro capitali e la loro tecnologia e, al contempo, di mantenere intatte le posizioni di mercato acquisite nel mondo, specie occidentale. Ma i popoli dell’Occidente non se la sentono più di affidarsi a paesi come la Cina, vicina alla Russia e lontana dalla pace, perché ritengono che quanto sta facendo la Russia con il gas, possa essere ripetuto, domani, dalla Cina per la tecnologia. Quindi, alla larga Russia e paesi ad essa vicini. Credo che si vada realizzando un dominio mercantile assoluto degli Anglosassoni in Occidente. Ma molti, compresi i Giapponesi, alla luce di come hanno impastato le cose Russia e Cina, ritengono che sia preferibile il dominio USA-GB-CAN-AUS-NZL a quello cinese e russo.
Insomma, la commistione della immagine della
Cina con quella russa, che i cinesi non hanno saputo tenere separate, sarà
probabilmente letale per Xi: da codominatore
del mondo (con gli USA) a dominatore di un pezzetto di Eurasia.
Più perdura la crisi energetica e più precise
e articolate sono le informazioni che
i media sono in grado di fornire ai cittadini.
Siamo venuti a sapere quindi che il prezzo
dell’energia elettrica che il consumatore finale deve pagare è quello
definito dal più costoso dei sistemi di trasformazione in elettricità. Oggi è
il gas. Ne deriva che una società che produce e distribuisce energia
elettrica ricavata dal vento definirà il suo prezzo finale come se stesse
usando il gas. Questo ha voluto Bruxelles e a questo meccanismo finanziario
soggiacciono i cittadini europei. Si tratta del più ingiusto procedimento di
formazione del prezzo che gli euroburocrati abbiano
mai inventato. Per non scontentare le aziende che producono elettricità
tramite gas i e metterle fuori mercato, la UE – paladina a parole del
liberismo e del libero mercato, ha inventato il meccanismo più anti
concorrenza che quelle aziende potessero sperare. I nostri euroinomani non si
resero conto delle conseguenze? Cosa gravissima! Se ne resero conto e
accettarono, tacendo? Cosa ancor più
grave e sconcertante. Di fatto, non essendo in grado di articolare alcunché i
nostri euroinomani sostengono che la UE è di loro proprietà e guai a governi
che (sovranisti!) ne vorrebbero correggere gli errori più marchiani.
Oggi la UE cerca di uscire da questa trappola
cercando di eliminare l’allineamento automatico del prezzo finale
dell’elettricità venduta da
quello definito dal procedimento più
costoso.
Siamo venuti a sapere che la famosa Borsa del
Gas di Amsterdam non è affatto un luogo dove si incontrano domanda e offerta
di gas, ma un luogo dove si incontrano acquirenti e venditori di Futures e Options sul gas. Di
economico (libero mercato, competizione tra produttori, libero accesso
dell’offerta, competizione, pari condizioni imposte dal regolatore ecc.)
non ha nulla, trattandosi di pure operazioni finanziarie. Questa è la
Waterloo per quei paesi solo nominalmente liberisti, che fanno finta di
mobilitarsi contro i potentati speculativi finanziari, ma che tengono stretti
tra le loro mani i cordoni delle borse di Bruxelles.
Finora nessuno è riuscito ad uscire da questa
trappola, la cui stretta potrebbe essere mitigata dalla definizione da parte
dei paesi acquirenti del prezzo massimo a cui sono disposti ad acquistare il
gas. Ma due sono i paesi che si oppongono “per l’alto senso della comunità a
cui appartengono”: la Germania, che ritiene che il price
cap potrebbe irritare la Russia tanto da farle
cessare le forniture, cosa che sta comunque avvenendo.; e l’Olanda, che da
paese produttore ed esportatore di gas sta lucrando miliardi di euro per puri
meccanismi finanziari. Per inciso, l’Olanda (17,5 milioni di abitanti) è il
diciassettesimo paese produttore di gas e secondo in Europa, dopo la Norvegia
(4,5 milioni di abitanti seduti su barili di petrolio e metri cubi di gas).
Bruxelles, in un primo tempo, aveva
assecondato Olanda e Germania
rinviando la discussione a metà ottobre (sic!). Poi dopo i colpi
sempre più pesanti della crisi è stata costretta ad anticipare a metà
settembre. Ora sembra che si discuterà del prezzo massimo il 9 settembre, in
una riunione dei ministri dell’economia dei 27. Sempre comunque troppo tardi
Cominciamo a capire perché tanta
preoccupazione se in Italia si dovesse affermare una maggioranza di centro
destra: quante altre magagne gli euroinomani cercano di tenere accuratamente
riservate, nascondendole dietro il loro sbandierato europeismo e latrando impauriti contro i sovranisti,
fascisti, antieuropeisti, razzisti, antimimmolucanisti,
antiraketisti ecc.?
Pensate ad immaginare che cosa potrebbe
essere l’Europa senza queste storture – imposte dai barbari del nord - che di europeista non hanno nulla. Pensate
al potere geopolitico che potrebbe assumere con decisioni più corrette e meno
disarticolate dai sovranismi (oggi) di Germania e
Olanda.
Ma certo! Chi glielo fa fare? Per mettere in
piedi un programma credibile occorre cervello, cultura, buon intelletto,
fatica, capacità di coinvolgimento,
una struttura adeguata capace di rapportarsi ai problemi dei cittadini.
Ancor più faticoso mettere insieme un raggruppamento con obiettivi quanto più
convergenti possibile. Cose
praticamente impossibili per il Conglomerato degli Inerti (Letta + Cetto La Calenda + Fratoianni +
Gelmini + Bonelli + Carfagna + Bonino + il povero Ape Maio + Della Vedova) e perse da decenni, visto che non c’è
stato più bisogno di essere all’altezza con valentia e adeguatezza. Molto più
comodo e facile sostenere – per quanto possibile convinti - che gli
Inerti hanno come obiettivo massimo quello
di difendere la Costituzione da fascisti, populisti, razzisti, qualunquisti,
nazisti antieuropei, sovranisti, orbanisti, criptoputinisti ecc.
e di ostacolare il governo delle destre (secondo gli Inerti già è
decisa la loro vittoria), sperando che le masse di gonzi costituenti i vari
zoccoli duri, continuino a credere ai loro capi.
Per il raggiungimento della convergenza degli
Inerti su questo obiettivo, è stato sufficiente che il Primo Inerte parlasse
di Agenda Draghi (inesistente anche a detta dello stesso Draghi) con Azione+EU e non ne parlasse con Verdi+SI.
Parallelamente, Ha imposto al Partito
Democratico di trasformarsi in Scrannomat e
permettere ai cespugli di attingere ad esso.
Dice: “Ma anche il centro destra si è diviso gli scranni! Lo impone il
Rosatellum!”. Certamente, ma mentre nel centro
destra ciascun partito ha una dotazione personale di scranni, tra gli Inerti
solo i Dem possono contare sulla quasi totalità di
quelli a disposizione. Secondo You trend questa è
la media dei sondaggi al 4 agosto:
Destra:
FdI= 23,4%;
Lega= 13,4%; FI= 8 %
Sinistra: PD= 22,8%: Azione+Europa=
5%: Verdi+SI=
4%; Art1 – MDP= 1,8%
Comunque, all’obiettivo massimo degli Inerti
concorreranno anche i sindacati. I
quali, facendo finta di non sapere chi vincerà e chi governerà il
paese (risate a destra, al centro e a sinistra), hanno già deciso di
manifestare ad ottobre contro il governo.
Dice: “Ma insomma, chi affronta i problemi del paese, chi
governerà i difficili tempi dell’autunno? Chi proseguirà nella realizzazione
del Pnrr? Possibile che a sinistra non ci sia un programma minimo da valutare?”.
Vabbè ma mica possono fare tutto gli Inerti!
Bisogna arrangiarsi! I cittadini si diano da fare! Il Conglomerato già deve
difendere la Costituzione! Che altro potete pretendere? Piuttosto, dopo la
costituzione del Conglomerato (6-8-22) con la conferma di Verdi, SI e Di
Maio, Cetto La Calenda – in genere incline a super
utilizzare Twitter - tace da 24 ore. Che vorrà dire?
I guai per l’Italia sarebbero inaffrontabili
qualora il Conglomerato degli Inerti dovesse risultare vincente rispetto alla
destra: come potrà governare il paese? Che deciderebbe Mattarella? E Draghi?
Aggiornamento delle ore 14:15. Sembra che Cetto La Calenda abbia intenzione di abbandonare la casamatta
costruita dagli Inerti a difesa della Costituzione. Mentre +Europa ha
espresso apprezzamento per l’azione di Letta.
Aggiornamento
delle 14:40. Carlo Calenda lascia
ufficialmente il Conglomerato degli Inerti.
E così, il pallottoliere è stato adottato
anche dal segretario PD Letta. E’ facile da usare perché una pallina vale
l’altra: cambia solo il colore. Letta preme per alleanze tra tutti coloro
che hanno poco da dire, anche se quel
poco è in netto contrasto con l’ennesimo “alleato” convinto a partecipare.
L’unico impegno richiesto a Letta è quello di evitare che le palline
coinvolte parlino tra loro: si scannerebbero e tutto salterebbe. Solo
rapporti bilaterali, quindi, gestiti dal PD. Operazione facile, poiché i
coinvolti (consapevoli della loro nullità come classe dirigente) sanno benissimo che sarebbero messi in
condizione di nullità se vincesse la destra.
Lo strumento
fu promosso ad arnese politico dal presidente Mattarella che impose il
Conte Bis attraverso un connubio contro natura tra PD e 5Stelle pur di
evitare le elezioni anticipate nel 2019.
I danni di quella decisione sono sotto gli occhi di tutti. Sebbene
abbia dato pessimi risultati ed abbia causato seri problemi al paese, lo
strumento è di grande aiuto per chi non sa fare politica.
Insomma, adottare il pallottoliere è semplice e di nessun
impegno, perché una pallina vale l’altra!
Mi chiedo che cosa accadrebbe al nostro paese
se dovesse risultare vincente la manovra di Letta: come affiancare i principi
di Fratoianni con quelli della Gelmini o quelli di
Bonelli con Cetto La Calenda? Per tacer di Di Maio.
Queste sono le situazioni assurde che
democristiani, non in grado di fare politica, hanno scaricato addosso al PD.
Costoro possono vantare solo una discendenza meccanica dalla vecchia
Democrazia Cristiana, senza averne ereditato la benché minima capacità come
classe dirigente.
E anche se dovessero perdere, hanno sempre
nella manica la carta Landini, pur se ridotto a gestire i pensionati iscritti
alla Confederazione Geriatrica del Lavoro.
Berlinguer! Chi era costui?
Portare, come ha promesso Berlusconi, a 1000 euro al mese per 13 mesi le pensioni
al disotto di quella cifra (circa 5,5 milioni) costerebbe circa 25 miliardi
di euro. L'anno. Attenzione! Se vince la destra, Berlusconi è capace di
mettere in croce il governo perché realizzi quella promessa, pena la sua
fuoriuscita. Ricordo il precedente col governo Letta (2013): il Cavaliere
aveva promesso in campagna elettorale l’eliminazione dell’IMU: minacciò di
abbandonare il governo se Letta non avesse proceduto all’eliminazione della
tassa [Indovinate dove prese i soldi]. Letta cedette, ponendo il paese tra le
pochissime nazioni che non hanno una tassazione sulla prima casa. Qualche tempo
dopo, comunque, Berlusconi lasciò la
maggioranza.
Se vince, la Meloni è avvisata.
Sono per la meritocrazia. Sia quando cerco di
star dietro ai miei interessi personali (se ho bisogno di un avvocato o di un
medico, non scelgo il mediocre), sia quando si tratta di affidare a
responsabili le strutture collettive di
organismi sociali. Nei due casi cercherò di optare per il migliore,
perché questa scelta, oltre a garantire
risultati superiori, si rivelerà – in ultima analisi – la più
economica perché obbligherà tutti a mettere a miglior frutto le risorse
disponibili.
Strumento per la scelta del migliore è una
sana competizione. Non la legge del più forte (mercato brado), ma del più
adeguato, preparato, intelligente (mercato libero perché normato) certamente sì! Questa opzione permette un
progresso personale e istituzionale generalizzato e duraturo perché spinge
individui e organizzazioni sociali a migliorare se stessi attraverso la
promozione e la scelta dei più preparati.
Questo in ogni campo.
Ma c’è un settore in Italia, fondamentale per
un paese che si definisce democratico, dove la competizione è tenuta alla
larga e i processi di promozione sono assoggettati a dinamiche esogene al
settore: è il campo di operatività della cosiddetta classe politica. Mi
riferisco al sistema dei partiti politici richiamato dalla costituzione, che
risulta entità fondamentali per la formazione della volontà delle istituzioni
e per dettare le azioni di
funzionamento della macchina dello stato.
In Italia, in questo settore, la competizione
non è genuina, essendo falsata da pesanti commistioni generate da interventi
della magistratura e delle alte autorità, in grado di creare consenso ai
partiti “amici” indipendentemente dalla qualità della loro produzione
politica. Si tratta di interventi che, in ultima analisi, drogano le
potenzialità dei partiti coinvolti e ne promuovono l’immagine nel corpo
sociale ben al di là della loro capacità “normale” di gestire strutture ed infrastrutture. A
queste formazioni politiche non serve promuovere i migliori, investire sugli
apparati, affinare le capacità di analisi e di sintesi degli elementi
collocati in ruoli di responsabilità, investire al meglio le risorse: sono
sufficienti quegli interventi esogeni in grado di fare premio sugli sforzi –
magari corretti - dei partiti avversari.
Perché, quindi, perdere tempo e denaro ad
impostare politiche del territorio e dell’elettorato di riferimento? Perché
impegnare cervelli (spesso non all’altezza) e risorse per “pensare” linee
politiche in grado di aggredire i problemi dei cittadini e caratterizzare i
singoli partiti? E’ sufficiente
mettere all’opera presidenti della repubblica di area, o accordarsi con pezzi
della magistratura per abbattere la fazione avversa per via giudiziaria e
gestire le sorti del paese, mobilitando altresì entità politiche
internazionali ad adiuvandum. Questa ultima
iniziativa è particolarmente indicata per fare breccia tra i gonzi più
provinciali. E se l’incapacità dei
partiti beneficiari è particolarmente seria, basta inventare le ormai
istituzionalizzate allonge presidenziali, in grado
di mantenere al potere quei presidenti di area ben oltre i sette anni
istituzionali, termine temporale ormai assurdamente lungo per i moderni stati
democratici.
I partiti dovrebbero prefigurare la società
futura attraverso l’impostazione di politiche che lascino intuire il modello
di società che si vuole perseguire nel tempo. Nulla di tutto ciò. I partiti
che godono di quegli interventi esogeni si limitano a tacciare gli avversari
di qualunquismo, sovranismo, giustizialismo, razzismo, antieuropeismo e,
quindi, di fascismo. Tanto basta per competere nell’agone politico. Nella certezza che,
qualora tutto ciò non fosse sufficiente, arriveranno dall’esterno interventi
in grado di mantenerli comunque negli ambiti di gestione del potere.
Questo stato di cose è responsabile
dell’ormai dimostrata incapacità di governo della nostra classe dirigente nel
corso degli ultimi decenni, mai obbligata a confrontarsi sul “mercato
politico”. Comunque, in caso di affermazione da parte delle forze politiche
avversarie, si porranno in essere azioni istituzionali (e, come si diceva,
anche internazionali) per affossare i vincitori e rimettere in carreggiata i
partiti figliocci e drogati. Magari imponendo governi guidati da elementi
estranei ai partiti, di una certa levatura, quella levatura che i nostri
partiti bisognosi di aiutini pseudo istituzionali
non sono più in grado di ricercare tra i loro dirigenti.
Questa assenza di elementi di concorrenza nel
settore ha ridotto metà dei nostri partiti politici a semplici gestori del
potere, incapaci di confrontarsi con i veri problemi del paese. Questo è un
serio problema.
I nostri politici sono ormai del tutto incolti. Molti
sono addirittura ignoranti. La cosa è dimostrata dal fatto che, da una
trentina d’anni e fino a qualche anno fa, piuttosto che far politica si sono
adagiati sul molto poco impegnativo esercizio di delegittimazione di chi non
è della propria fazione. Per contrastare politicamente le idee, le proposte,
le critiche di un avversario occorre intelligenza, cultura, impegno. La
delegittimazione è più abbordabile. Basta individuare, nel rivale, qualche
caratteristica connotata negativamente e tagliare corto senza impegnarsi in
faticose analisi, proposte alternative: è omosessuale, è veterocomunista, ha
frequentazioni malavitose, è amico del magnate, è raccomandato, è fascista.
[ Il
PuntO n° 112. (17-6-2007). Incapaci? Resta solo la delegittimazione. ]
Ma, da qualche anno,
è considerata troppo faticosa anche la delegittimazione. E il politico
degli anni venti ha avuto una trovata dialettica, uno strumento molto facile
da usare, anche dagli ignoranti: basta tacciare l’avversario, e tutto ciò che
non proviene dalla propria parte politica, di qualunquismo e sovranismo.
Fateci caso: ormai è sufficiente connotare come qualunquiste le azioni, le
linee politiche, le critiche portate avanti dalla fazione avversa per superare ogni prova mediatica. E’ sufficiente sostenere - con fiero e
grave cipiglio - che occorre smetterla
definitivamente con questi qualunquisti
e non se ne può più delle azioni dettate da sovranismo e delle
inclinazioni giustizialiste, che tutti coloro diversi da noi sono antisistema,
anti UE. E il politico – se fiero e
grave – può legittimamente aspirare al ruolo di leader della sua fazione,
esattamente come il giornalista che – se fiero e grave – può aspirare alla
fattiva benevolenza dei potenti.
Inutile dire che giornalisti embedded hanno fatto
passare come corretto il messaggio che l’accusa di qualunquismo, sovranismo,
giustizialismo e antisistema chiude correttamente la discussione a favore di
chi lancia l’anatema.
Curiosità: nelle eterne discussioni sessantottine sui
massimi sistemi ricordo che, nel corso dei dibattiti, gli studenti più pigri intellettualmente e
meno ferrati ideologicamente, aspettavano che l’interlocutore ideologicizzato inciampasse dialetticamente in
affermazioni anche lontanamente tacciabili di corporativismo per sbaragliarlo
accusandolo di aver assunto, appunto, posizioni corporative. Era la fine
dell’interlocutore E spesso l’accusato, un po’ perplesso e disorientato, impiegava un po’ di tempo per reagire
scompostamente.
Stiamo arrivando velocemente a: “Dio lo vuole!”.
Letta non si rende conto che gran parte dei problemi che stanno frantumando
le palle (per ora) e la vita (fra
qualche mese) degli Italiani derivano dall’aver voluto imporre il “governo
del pallottoliere” (il Conte bis) per
evitare di andare alle urne. Un presidente di parte [ vedi: Riflessione n° 11 /
2022 (22-1-2022) Il presidente della Repubblica? Deve saper rispettare lo spirito della Costituzione, non
solo la lettera.] impose al paese quell’obbrobrio costituzionale
del pallottoliere rimettendo in
circolo il PD, ben contento di mandar giù i 5 stelle, nonostante i vari
giudizi di schifo proclamati da quasi tutti i dirigenti dem.
Consapevole dei problemi creati, il presidente cercò di rimediare chiamando
al governo il tecnico della provvidenza. Ma la gestione di Draghi sta risultando altrettanto problematica del
governo precedente. Credo di non sbagliare se sostengo che, da quando Supermario è stato trombato nella sua corsa al Quirinale,
ha tirato i remi in barca essendosi sentito tradito (truffato) rispetto agli accordi
che lo convinsero ad accettare l’incarico.
Fino a giungere ad oggi quando Supermario ha sostenuto in Parlamento che, se lui è
presente in Senato, è perché lo
vogliono gli Italiani.
Got mit uns.
Col prepotente ritorno dell’inflazione, si
cominciano anche a fare calcoli circa le ripercussioni su retribuzioni da
lavoro dipendente e pensioni.
Ricordo che almeno fino a d un lustro fa
ancora si condannava l’alto costo del lavoro di cui era gravata l’Italia
rispetto all’omologa variabile delle altre nazioni europee. Solo da
circa un anno a questa parte, si è
proceduto ad indagini quantitative serie sull’incidenza del costo del lavoro
nell’ambito dei costi aziendali. A fine 2021, il 55° Rapporto del Censis informava: “Negli
ultimi trent`anni di globalizzazione, tra il 1990 e oggi, l`Italia è l’unico
Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in
termini reali rispetto al +276,3% della Lituania, il primo Paese in
graduatoria, al +33,7% in Germania e al +31,1% in Francia. […]
Ma come abbiamo fatto a raggiungere questi
risultati aberranti?
Due decenni fa.
Mi è tornato in mente un pezzo che scrissi
nel 2007, nel quale indagavo in
materia di previdenza, assistenza, costo del lavoro procedendo al confronto tra i paesi europei.
In esso riportavo una tabella pubblicata nel
2005 dal Ministero del Tesoro nell’ambito di uno studio sull’andamento dei
prezzi , che fornisce i dati del 2001
circa la struttura dei costi per le imprese.
Meraviglia che dati di importanza
fondamentale quali quelli sul costo del lavoro non siano a disposizione dei
cittadini, ma – probabilmente – solo per alcuni addetti ai lavori. I
sindacalisti conoscevano questi dati, o hanno deciso spannometricamente?
E se li conoscevano, perché non ne hanno imposto la diffusione ufficiale? Sta
di fatto che, da sempre, politici e imprenditori hanno contribuito a
diffondere la fake news che in Italia le cose vanno male, soprattutto in termini
di concorrenza, perché il costo del lavoro è troppo alto e superiore a quello
dei paesi concorrenti.
Comunque non ci si limiti ai dati sul costo
del lavoro, in verità più basso di Francia e Germania. Le aziende italiane
sopportavano già nel 2001 costi maggiori delle concorrenti esteri anche sui
servizi bancari e assicurativi, sull’energia.
Ecco la tabella:
Un decennio fa
Nel 2011, secondo il rapporto
OCSE l’Italia è caratterizzata da un’incidenza degli oneri fiscali e
contributivi a carico di lavoratori e imprese italiane pari
al 47,6% del costo del lavoro. Il dato colloca il nostro Paese al
sesto posto della graduatoria dei 34 Paesi considerati, comunque alle spalle
di Belgio (55,5%), Germania (49,8%), Francia (49,4%), Ungheria (49,4%) e
Austria (48,4%)
Oggi
Per arrivare ai nostri giorni, riportiamo
parte di uno studio di Assolombarda sul cuneo fiscale. Dati OCSE 2021.
Nel grafico viene riportata la graduatoria
relativa al cuneo fiscale (in percentuale sul costo del lavoro) di un
lavoratore senza carichi familiari:
Fonte: elaborazione Centro Studi
Assolombarda su dati Ocse
Il cuneo fiscale italiano è al quinto posto
(46,5%), sempre dopo Germania (48,1%) e Francia (47%).
Riparametrando il calcolo del cuneo fiscale
in rapporto alla retribuzione netta, la situazione dell’Italia e dei suoi tre
principali concorrenti dell’Area Euro è quella rappresentata nel grafico a
fianco.
Fonte: elaborazione Centro Studi
Assolombarda su dati Ocse.
Quindi, su 100 in busta paga, in Germania il
lavoro costa 193, in Francia 189, in Italia 187.
In soldoni (euro) il grafico successivo riporta la
graduatoria dei Paesi in funzione decrescente del costo del lavoro:
Fonte: elaborazione Centro Studi
Assolombarda su dati Ocse.
Il report completo di Assolombarda è
disponibile al seguente -> LINK.
Alla luce di questi dati, non è difficile
comprendere il perché in Italia, da almeno 30 anni, la domanda aggregata
risulti asfittica tanto da non riuscire a sostenere il versante della produzione,
positivo o, almeno, “tranquillo” solo
per le aziende esportatrici.
Perché questo disastro?
Ma che cosa era successo nel corso degli anni
’90? Quali azioni e quali decisioni di politica economica hanno causato
questi danni all’economia nazionale non più in grado di competere con gli
altri paesi UE che, invece, hanno una domanda interna robusta e comunque di
livello adeguato?
Dal punto di vista istituzionale, giubilato
il governo Berlusconi da Bossi nel 1966, nei cinque anni successivi si sono
alternati i seguenti governi di centro sinistra: governo Prodi, appoggiato
anche dal PRC, in carica dal 17.5.96 al 20.10.98; il governo D'Alema dal
21.10.98 al 21.12.99; il governo D'Alema-bis dal 22.12.99 al 17.4.2000; il
governo Amato dal dal 26-4-2000 all'11.6.2001.
Ci limitiamo ad elencare alcune iniziative
politiche risultate troppo spesso deleterie per il paese: il federalismo
fiscale e amministrativo, il presidenzialismo regionale, la cosiddetta
"riforma Bassanini'' che introduce il federalismo amministrativo; la
definitiva controriforma costituzionale sull'ordinamento federalista della
Repubblica (8 marzo 2001) che costituzionalizza il principio liberista della
"sussidiarietà'' e frantuma l'Italia attraverso il federalismo fiscale;
la controriforma dei servizi segreti in base alla quale i servizi dipendono
direttamente dal premier; l’arma dei Carabinieri promossa a quarta forza armata praticamente
alla diretta dipendenza del presidente del consiglio.
Nei 5 anni considerati, leggi finanziarie massacranti
hanno carpito ai cittadini circa 150 mila miliardi di lire anche con tagli alla spesa sociale, sanitaria e
previdenziale. Sono stati permessi salti in alto alle tariffe di acqua, luce, gas, telefono, fognature,
rifiuti. Il federalismo fiscale ha permesso l’introduzione di balzelli locali e di addizionali Irpef per
regioni e comuni.
Di particolare incidenza sono risultate le
privatizzazioni, ai migliori livelli neoliberisti cileni e Tatcheriani, che, oltre alla perdita di controllo da
parte dello stato, hanno causato oltre 100mila “esuberi”: INA, IMI, Stet incorporata in Telercom
messa in vendita nel 1997 (ricorderete i famosi “capitani coraggiosi” di
D’Alema). E ancora, IRI con FinMeccanica, FinCantieri, Autostrade, Alitalia, Aeroporti di Roma;
Enel, Istituto S. Paolo di Torino. Poste è trasformata in SPA.
Nel mercato del lavoro, la liberalizzazione
iniziata dal governo Amato nel 1993 con l’abolizione della scala mobile.
Continua Prodi con la flessibilità su orari e salari, instaurando l’era del
precariato. Si inaugura l’introduzione (per sei mesi) del blocco delle assunzioni nel pubblico
impiego.
Tutte iniziative fatte passare con il pretesto dell’ingresso
dell’Italia nell’area euro, per cui sono stati richiesti ed ottenuti
atteggiamenti “morigeratamente responsabili” da parte dei sindacati, i quali
– per ragionevolezza - hanno
rinunciato da trent’anni a chiedere aumenti salariali.
Nel complesso, una serie di iniziative
legislative e amministrative che hanno visto il sindacato cascare in trappola
a sua insaputa. Cominciata come cinghia di trasmissione strettamente
controllata, la trappola ancora oggi svolge il suo ruolo tanto da rendere i
sindacati praticamente asfittici e afoni.
Sorvoliamo sugli accordi per la formazione
del “governo del pallottoliere”, il conte bis, per entrare nel quale il PD ha
regalato troppo ai 5 Stelle: scelta del capo del governo, mantenimento
dell’assegno di cittadinanza e di altri superbonus.
Accettazione della riduzione dei parlamentari ecc.
Sono risultati ormai da anni controproducenti
e fallimentari i risultati dei trenta anni di lacci al collo dei cittadini
resi funzionali da una classe politica e imprenditoriale – con il concorso
del sindacato - per nulla
lungimiranti, rese satolle per quanto ottenuto nel breve e medio periodo, con
salari in calo e stato sociale disfatto e ormai bisognevole di assistenza continua nei
periodi difficili come quello che stiamo attraversando dal 2020. Sarebbe interessante sapere
quanti capitali – “risparmiati” negli ultimi 30 anni sul versante della
produzione - sono stati trasferiti all’estero e distolti dal sistema
produttivo italiano. Non è un caso se le imprese italiane sono dipendenti da
capitali presi in banca per circa l’80% del totale del capitale di rischio,
contro il 50-60% delle imprese dei paesi concorrenti. Di fatto gli
imprenditori chiedono allo stato di rinunciare a parte della quota di cuneo
fiscale introitato dalle finanze pubbliche.
Per tacer del fallimento della
globalizzazione accompagnata dalla delocalizzazione di molte nostre aziende:
oggi molti imprenditori cercano di tornare indietro, alla luce delle
complessità, anche geopolitiche, introdotte da pandemia e guerra.
L’idea d’Europa incarnata (bene o male) dalla
UE è finita. Gli Anglosassoni, dominatori della Nato, hanno cancellato quell’idea. Provarono,
senza riuscirci, a controllarla con l’ingresso della Gran Bretagna nella CEE
nel 1973. Ma col successo di Eurolandia
e dell’euro competitivo nei confronti di dollaro e sterlina, gli
Anglosassoni si convinsero di dover
impostare la liquidazione politica dell’Unione Europea. Hanno preso la
palla al balzo approfittando dell’iniziativa di Putin contro l’Ucraina.
Praticamente l’Unione Europea, rinunciando alla strutturazione di una difesa
e di una politica estera comune, è diventata una semplice espressione
geografica. Rubiamo questa espressione ad un altro barbaro del Nord, Von
Metternich, il quale, a metà Ottocento, così qualificava l’Italia.
E’ la prosecuzione – con altri mezzi – della
“diplomazia delle cannoniere” del
Regno Unito del 1800, affiancata, nei primi anni del ‘900, dalla diplomazia
“del grosso bastone” di Theodore Roosevelt.
Non è un caso che il segretario della Nato a
Madrid si sia lamentato per il fatto che molti paesi aderenti all’alleanza
non abbiano ancora raggiunto il livello di spesa in armamenti definito nel 2%
del rispettivo PIL. E il problema della difesa comune europea timidamente
accennato da Macron? De minimis non curant Britannici! Molto più utile creare, all’interno
dell’espressione geografica Europa, delle zone di influenza, una sorta di
protettorati del terzo millennio, in Polonia, nei paesi baltici ed ora in
Ucraina e in Moldavia.
2-7-2022 Linkiesta:
Il nuovo Occidente è Nato. Il punto di Luciolli sul vertice di Madrid. Con
l’adozione del nuovo Strategic concept, la Nato risulta più solida, coesa e
dotata di una coerente visione politico-strategica. Il nuovo Concetto Strategico
testimonia dunque la straordinaria capacità di adattamento dell’Alleanza.
L’analisi di Fabrizio W. Luciolli, presidente del Comitato atlantico italiano
2-7-2022 Linkiesta.
di Gianfranco D'Anna. La Nato mette il turbo e riparte dall’Ucraina. Il vertice Nato di Madrid ha
segnato una profonda svolta non solo della strategia difensiva ma anche della
stessa motivazione ideale e costitutiva dell’Alleanza Atlantica. In primo
piano l’esigenza del continuo potenziamento della resistenza ucraina.
L’analisi di Gianfranco D’Anna.
Ho rifatto l'esperimento che feci un anno fa
per curiosità. Ho voluto calcolare il tempo impiegato per far bollire l'acqua
di un bricco per il tè sia sistemandolo normalmente sulla griglia della cucina
a gas, sia poggiandolo direttamente sul bruciatore dopo aver tolto la
griglia. Il tempo impiegato nel secondo caso è del 35% inferiore: 6:30 minuti
sulla griglia; 4:30 minuti direttamente sul bruciatore. Il risultato è simile
a quello di un anno fa con fornello e pentolino diversi: 11 minuti circa
contro 7.
Il risparmio è notevole e molto interessante
visto il costo attuale del gas. Se le verifiche dell'esperimento dovessero confermare il risultato, sarebbe
il caso di avvisare i produttori perché riducano l'altezza della griglia fino
a permettere che il fondo delle pentole tocchi il bruciatore.
I 5 Stelle hanno avuto una congiuntura
favorevole alla nascita: molti cittadini, desiderosi di cambiare il sistema,
non avevano più una offerta politica
credibile - secondo loro - dai
partiti "normali" e moltissimi cittadini incolti, ai quali non è
parso vero che qualcuno dicesse loro che uno vale uno anche se non capisce un
piffero e che quindi, anche loro – diciamo -
un po’ digiuni, valgono come gli altri anche se non capiscono un
piffero. Giggino ha impiegato 9 anni per capire che
tutta la costruzione era campata in aria. Probabilmente perché messo di
fronte alla sua inadeguatezza proprio nel ruolo di ministro degli
esteri, con una serie di figuracce che
non conosciamo, nei confronti dello strapotere dei grand
commis del ministero e nei confronti dei colleghi
esteri.. Se il presidente Mattarella fosse stato più accorto, avrebbe
permesso all'Italia di avere un Parlamento più in linea col sentire dei
cittadini e non imponendo un governo
del Pallottoliere, con l’obbligare, nell’agosto 2019, il PD e i cespugli di
sinistra a tripli salti mortali carpiati per giustificare a dirigenti e
votanti un’alleanza aborrita fino a qualche settimana prima.I
danni di un anno e mezzo del governo Conte 2 sono stati enormi. Se si fossero
permesse le elezioni, forse quei 9 anni impiegati da Giggino
potevano accorciarsi a 6. Ne sarebbe conseguita una importante riduzione dei
danni subiti irragionevolmente dal paese.
Oggi la maggiore forza del governo Draghi è
diventata la Lega. Agli occhi del mondo, comunque, Draghi è più debole se non
traballante. Magnifici risultati!
Fino a qualche tempo fa, gli economisti seri
si scagliavano contro l’influenza che i futures su commodities e sui prodotti agricoli avevano circa
l’andamento dei prezzi di quei prodotti: prezzi così determinati non avevano
più a base i costi di produzione, immagazzinaggio, trasporto ecc. ma soltanto
una valutazione esclusivamente finanziaria circa le tendenze del mercato
(finanziario).
Si
veda: à Da Agriregionieuropa anno 10 n°36, Mar 2014. La speculazione
finanziaria nei mercati future: operatori e informazioni disponibili. Di
Marco Zuppiroli Università di
Parma, Dipartimento di Economia.
Da qualche tempo, gli economisti più
attenti al problema della crescita dei prezzi dei prodotti alimentari,
suggeriscono, sussurrando e quasi scusandosi, di tornare a valutazioni
corrette di costi di produzione e, possibilmente, ad abbandonare le
previsioni suggerite esclusivamente dall’andamento finanziario dei futures con sottostanti quei prodotti.
Perché questa timidezza? Insomma, se è
“naturale” che i prezzi si formino in base alle dinamiche del mercato
(economico), sembra che si consideri
altrettanto “naturale” che il prezzo
si formi per analisi finanziarie sui futures.
Si
veda: à da Agronotizie del 28-11-2016. Giusti o sbagliati, i prezzi dei
prodotti agricoli si formano così. Borse merci, contratti di filiera, futures
e finanza. Ecco quali sono le dinamiche che portano alla formazione dei
prezzi dei prodotti agricoli. di Tommaso Cinquemani
Oggi, troppi di quegli addetti ai lavori sono
stranamente afoni. Come si diceva, azzardano – ma con voce tremolante – il
consiglio (per carità, solo un suggerimento) di svincolare la formazione dei
prezzi di quei prodotti dall’andamento dei relativi futures.
Fingono di agitarsi ma in concreto si limitano a guardare: politicamente non
sono in grado di articolare denunce e soluzioni risolutive.
Oggi, troppi politici non sanno neanche di
che cosa si stia trattando: figuriamoci se sono in grado di imporre un
dibattito serio e articolato tale da permettere alla società di reagire a
questa imposizione, che di economico non ha più nulla.
Si veda: à 16-3-2022 Il Fatto. Cosa sono i contratti
“future” e perché sono in grado di muovere con violenza i prezzi di gas e
altre materie prime. Nati come strumenti finanziari per assicurare i guadagni
degli agricoltori i future sono diventati potenti strumenti speculativi
maneggiati da colossi della finanza. Grazie alle loro caratteristiche
consentono di moltiplicare i ritorni sulle somme investite ma comportano
anche il rischio di perdere tutto. Gli ingenti capitali investiti in questi
prodotti esasperano le pressioni al rialzo o al ribasso sulle materie prime. di
Mauro Del Corno
Ma in Occidente nessuno sembra essere
interessato a denunciare con forza e convinzione quelle che potrebbero
risultare manovre addirittura disarticolanti ed esiziali per le società
democratiche. Infatti, non sono causa dei disastri economici di questo
periodo, ma si limitano ad “esasperare al rialzo o al ribasso…” . Né il G 20
manifesta l’intenzione di affrontare
il problema.
Che cosa è accaduto? Che cosa non sappiamo?
Che cosa non dobbiamo sapere?
AGGIORNAMENTO DEL 10-6-2022.
Il prezzo del gas:
9-6-2022 AGI. Descalzi:
"Prezzi del gas non sono giustificati, il mercato è distorto".
Il ministro Cingolani: "L'Italia si trova ad affrontare "una
doppia sfida: accelerare sulla transizione energetica e garantire allo stesso
tempo la sicurezza nazionale". L'ad di Eni: "Ci sono movimenti
speculativi che il mercato da solo non riesce a curare, il mercato
è libero, ovviamente c'è spazio per l'offerta, per la domanda e
anche per la speculazione". di Giandomenico Serrao e Gaia
Vendettuolli.
Certamente c’è posto anche per la
speculazione. Ma questa va “governata” affinchè il
mercato resti “libero”, cioè regolato. Se assume una dimensione planetaria
come in questi frangenti, la speculazione va colpita duramente e le regole
che fanno da cornice ad un mercato libero vanno riviste.
Il prezzo del grano:
Oggi, quegli stessi potentati finanziari stanno riuscendo a far credere al mondo che
il problema dell’aumento del prezzo del grano dipenda dalla guerra e che la
carestia prossima ventura – specie in Africa - derivi dal blocco dei porti
ucraini.
La
produzione mondiale di cereali è di 2.800 milioni di tonnellate. La produzione mondiale di grano è pari a 750 milioni di
tonnellate L’ Ucraina produce 4 per cento del grano tenero mondiale, il 3 per
cento del mais, e poco grano duro. Come si fa a sostenere che il blocco di 20
milioni di tonnellate sia causa di carestia
mondiale?
Questo è l’andamento dell’Import/Export
di grano nel mondo per gli anni 2015-2016:
I principali paesi esportatori e importatori
di grano nel mondo
Grado |
Stato |
ESPORTAZIONE DI
GRANO, FARINA E PRODOTTI A BASE DI GRANO IN 2015 / 2016, (in 1,000
tonnellate) |
Stato |
IMPORTAZIONE DI
GRANO, FARINA E PRODOTTI A BASE DI GRANO in 2015 / 2016, (in 1,000
tonnellate) |
1 |
Un.Europea |
33,000 |
Egitto |
11,500 |
2 |
Russia |
24,500 |
Indonesia |
9,100 |
3 |
Canada |
22,500 |
Algeria |
8,100 |
4 |
Stati Uniti |
21,200 |
Turchia |
7,300 |
5 |
Australia |
16,300 |
Un.europea |
6,700 |
6 |
Ucraina |
15,800 |
Brasile |
5,800 |
7 |
Argentina |
8,800 |
Giappone |
5,700 |
8 |
Kazakistan |
7,500 |
Iran |
5,500 |
9 |
Turchia |
5,500 |
Messico |
4,500 |
10 |
Messico |
1,300 |
Nigeria |
4,300 |
Come si vede, Russia,
Canada, USA, Australia, Ucraina, Ucraina, Argentina e Kazakistan sono
esportatori netti di grano. Nel 2016, gli 8 paesi considerati hanno esportato
116 milioni di tonnellate di frumento. All’Ucraina è imputabile il 10 % delle
esportazioni. I dati andrebbero
aggiornati ad oggi, ma la situazione non cambierebbe di molto.
Ed infatti, nel 2021, la
quota di export di grano imputabile all’Ucraina è addirittura scesa ed è pari
all’8,5%.
Siamo in presenza di un vero
e proprio processo di false notizie.
Li immagino come,
una volta tornati a casa, davanti allo specchio mimino gli assalti finti con
mitragliatori veri: “pam… pam” come facevano da bambini con i fuciletti di
plastica. Poi a nanna pensando di essere diventati invincibili. Li immagino
avviliti e depressi, dopo un mese di quei giochi allo specchio, per non poter
passare dal gioco del mimo ad un assalto vero.
Ed ecco che
l'assalto finto si trasforma in vero e non serve più fare "pam...pam..." imitando gli spari: questa volta gli spari
parlano da soli e uccidono veramente.
Queste posizioni
mi ricordano la guerra ucraina. Diplomazia, incontri, studi, conoscenze
reciproche, consultazioni periodiche con chi si atteggia ad avversario o a
nemico? Troppo complicato. Meglio che Zalensky sia rifornito di
missili. Però, una domanda: Zalensky è presidente
dell'Ucraina dal 20 maggio 2019. Possibile che non abbia pensato per tempo ad
armarsi, proprio alla luce delle sue intenzioni di dichiarare al mondo di
voler entrare nella Nato?
Solo che la legge
Severino viola uno dei principi fondanti della ns. Costituzione: l'innocenza
fino al terzo grado di giudizio.. Ma
con chi non una robustezza intellettuale
da mettere in gioco, c'è poco da fare: deve sempre rendere le sue decisioni in maniera tale dapoter dire che non si
poteva fare diversamente: è la legge!
Credo che questa
guerra dimostri in maniera inequivocabile come i conflitti non siano mai tra
popoli o nazioni, ma solo tra governi, supportati da quelle entità
istituzionali direttamente embedded (in Italia si veda la posizione della
totalità dei 1700 giornalisti RAI). E'
evidente che l'eventuale cambio di governo nei paesi interessati, potrebbe
radicalmente rivedere le posizioni dei paesi occidentali. Domanda a Zelensky: " A Zele', il tuo paese sta andando incontro a distruzioni di
ricchezza incalcolabile. Sei proprio sicuro che l'Occidente compatto ti
finanzierà la ricostruzione? Voglio dire che se in USA dovesse vincere un trumpiano, in Russia dovesse consolidarsi Putin, se in
Italia si formasse un governo di destra (attento all'ultima presa di
posizione in merito di Berlusconi) sei così sicuro che ci sarà un
generosissimo Piano Marshall per
l'Ucraina e non cominceranno i “distinguo”? Al di là delle condizioni di
pace, è proprio così remota l'ipotesi
che i paesi occidentali non ti richiedano addirittura il pagamento delle armi
fornite? Sei così sicuro che le posizioni di Anglosassonia
restino quelle di oggi?".
Suggerimento a Zelensky:
studia e medita sulla storia del popolo kurdo dall’inizio del ‘900 ad oggi.
Cerca di evitare che Anglosassonia ti riservi un
trattamento simile.
Guerra
Russia-Ucraina. Riflettevo su una serie di fatti: una nazione dotata di
armamenti atomici è anche una potenza militare? Il Pakistan o la Corea del
Nord sono anche potenze militari? Una potenza atomica che cerca di ingerirsi
negli affari interni di una nazione e procede ad una aggressione sul campo
per cambiare governi e condizionare la politica di quel paese, può essere
considerata una potenza militare se non usa la bomba atomica? Le vicende del Viet Nam, dell’Afghanistan e dei paesi in cui le
iniziative delle potenze atomiche non
hanno avuto successo, non avendo “voluto/potuto” usare l’atomica, starebbero
a dimostrare che una guerra non classica, ma mirante ad impedire ad una
nazione autonome espressioni di politica estera e, quindi, riconducibile a
reazioni di guerriglia di popolo,
starebbero a dimostrare il contrario.
Domanda a Zelensky, che continua a
sostenere che l'Occidente non ha il coraggio di far scoppiare l'ultima (nel
senso proprio di ultima) guerra mondiale: "Caro Zelensky,
con la Russia siete in guerra nel Donbass da otto
anni. Gli Ucraini sono 45 milioni, i Russi 145 milioni e ,in geopolitica, il
differenziale non è così eclatante.
Governanti previdenti avrebbero resa l'Ucraina una super potenza
locale, come ha provveduto a fare la Turchia (82 milioni di abitanti)
mettendo in piedi il secondo esercito
della Nato. Invece siete ancora a corto di armi. Come mai? Dove è mancata la
vostra classe dirigente? Tu sei al potere da tre anni. Dunque?".
Il professor Orsini della LUISS - semplifico - ha posizioni filo russe. Come
si vede, tutti i maestri del pensiero unico
sono pronti a criticare i metodi autocratici che, però, in ultima
analisi, per chi sostiene - a sua
insaputa – il pensiero monoverso , risultano molto comodi, veloci, facili
da usare e definitivi per tutti, anche
per chi ha sulla spalla il marchio della democrazia. Lo hanno dimostrato gli
invitati di Formigli nei confronti del prof.
Orsini. Sembrava una scena di un film tratto dai romanzi di Salgari: schiumanti piraña
(niente plurale, dice La Crusca) intenti a spolpare la carcassa
di un facocero.
Credo che la trasmissione di Formigli (che non seguo ma che, su indicazione di
amici, ho scaricato da YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=rdw5zJMW4DE
) rappresenti il giornalismo italiano
plasticamente (termine questo che va di moda tra i lavoratori
dell’informazione nostrani un po’ così). Per la verità Formigli
era ben spalleggiato da un altro giornalista, il direttore Calabresi, in
grado di affermare che gli Italiani vogliono che si inviino armi all’Ucraina
– ma forse non guarda i sondaggi e si fida del suo intuito - e da una ricercatrice, di cui non ricordo il nome che, comunque, è
bene tacere, ma che dirige l’Istituto Affari Internazionali, la quale
sostiene che non si può parlare di eventi che non siano stati vissuti
personalmente. Con questi geni
dell’informazione, in grado di risolvere problemi di politica internazionale
in due minuti di interventino, ed il
livello che hanno imposto ai media italiani (medium, sosterrebbe La
Crusca), Putin può dormire sonni tranquilli nel settore della comunicazione.
Ormai siamo
all’infantilismo informativo militante. Come quando il maestro che doveva allontanarsi incaricava il capoclasse di segnare sulla
lavagna i buoni e i cattivi e il massimo dell’accomodamento e della
elasticità di giudizio era il + o il – segnato accanto al nome. Nella
fattispecie il cattivo era uno solo e
i capiclasse tutti gli altri. Formigli gestiva alla grande gesso e cancellino, non
essendo in grado di andare oltre il ruolo di bidello.
23-3-2022 Libertà
Nucleare pulito, il sindaco Brugnaro: “Eni realizzi la prima centrale a
Venezia”
14-3-2022 La
Repubblica. Nuova centrale atomica in Finlandia. E' la prima in Europa da
quasi 15 anni. di Elena Dusi
Occorre decuplicare gli sforzi finanziari e
cerebrali per accelerare sulla ricerca in materia di fusione atomica. Il
trend attuale porterebbe ad un primo utilizzo “industriale” nella seconda
metà del secolo, ma la nuova situazione di mercato potrebbe premiare un mastodontico
aumento delle risorse messe a disposizione del settore, accelerandone i
progressi e l’impostazione di tecnologie che permettano la sua utilizzazione
entro trenta anni.
La Russia e molti paesi arabi sono in rotta
con l’Occidente e, avviandosi lo sfruttamento degli idrocarburi verso la loro
conclusione, potrebbero riservare tristi e micidiali novità per i paesi
importatori.
Mappa dei giacimenti petroliferi nel mondo.
Questi sono i paesi con la più grande riserva
di petrolio comprovata.
Grado |
Stato |
Barili (in milioni) |
1 |
Venezuela |
300,878 |
2 |
Arabia Saudita |
266,455 |
3 |
Canada |
169,709 |
4 |
Iran |
158,400 |
5 |
Iraq |
142,503 |
6 |
Kuwait |
101,500 |
7 |
Emirati Arabi Uniti |
97,800 |
8 |
Russia |
80,000 |
9 |
Libia |
48,363 |
10 |
Stati Uniti |
39,230 |
11 |
Nigeria |
37,062 |
12 |
Kazakistan |
30,000 |
13 |
Cina |
25,620 |
14 |
Qatar |
25,244 |
15 |
Brasile |
12,999 |
16 |
Algeria |
12,200 |
.
In caso di forti turbolenze nei processi di
approvvigionamento, l’Occidente arriverà a riproporre contro Maduro la soluzione trovata da Putin contro Zelensky?
Se ne parlava circa un mese
fa. Se i Russi sono convinti della grande difficoltà da parte delle forze
armate occidentali di intercettare i missili ipersonici (si arriva anche a
Mach 7) potrebbero anche fare un pensierino alla guerra prima che la
tecnologia Nato riesca a realizzare intercettori adeguati. Soprattutto se
la tecnologia di intercettazione
russo-cinese fosse più avanzata. Se le cose stanno in tal modo, ogni reazione
farebbe avvicinare la deflagrazione. Mentre l'assenza di reazioni convincerebbe
i Russi a continuare a sbocconcellare i paesi confinanti. Non riusciamo ad
affrancarci dall'errore più frequente commesso dall'homo militaris da almeno
10mila anni: "Le cose stanno così e così resteranno per mille
anni". E' l'errore degli Occidentali ripetuto da almeno una trentina di
anni. Adesso corriamo per correggere le nostre decisioni prese negli ultimi
decenni fidandoci del fatto che "se le cose stanno così, così resteranno
per i prossimi mille anni".
Ipotizziamo che Putin abbia
ragione sull'espansionismo della NATO. Ma perché ha fatto il pesce in barile
cercando di rispondere con un suo espansionismo (Donbass) a quello
occidentale, invece di impostare una battente campagna mediatica mondiale
contro l'atteggiamento aggressivo della Nato? Non essendo riuscito
nell'intento espansivo con la forza, ha deciso di invadere l'Ucraina. Si è cacciato
così in un vicolo sempre più stretto,
ed è caduto nella trappola occidentale (sempre nell'ipotesi degli Occidentali
cattivi) che lo ha fatto passare dalla ragione al torto. Questo fatto non depone a favore del q.i.
di chi pretende di essere uno dei grandi statisti del pianeta.
Credo che se ne uscirà solo
con la mediazione della Cina.
Risultati dell'azione del
Putìn: ha ricompattato l'Occidente; ha fatto prendere coscienza alla UE della
sua nullità in campo internazionale; ha rotto le uova nel paniere di Pechino,
visto che la Cina sta aspirando a prima potenza mondiale pur giocando con le
regole dettate dagli stessi Occidentali; ha
aperto alle finanze cinesi l'acquisto di asset russi, visto che Putin
non ha una lira e finanziamenti internazionali sono ormai compromessi, mentre
i Cinesi non sanno dove mettere i miliardi di dollari a disposizione: oltre a
pensare all'Africa, si compreranno la Russia investendo lì (intanto stanno
impostando il progetto del più grande gasdotto del mondo, dalla Russia); ha
convinto la Germania a riarmarsi (Berlino cercava solo l'occasione per far
parte – alla pari - dei paesi leader
mondiali); ha convinto tutti i paesi Nato a spendere di più in armamenti; ha
ricompattato la UE circa le posizioni da tenere con i paesi di Visegrad; ha
reso conveniente per l' Europa riconversioni sulle fonti di approvvigionamento
energetico, troppo costose (e, infatti, sempre accantonati) in periodi di tranquillità e
con accettabili prezzi di gas e petrolio; ha reso praticabile lo spazzar via
i governi di Cuba, del Venezuela e di tutti quei paesi che si ritiene
"rompano le palle" all'Occidente; ha obbligato Turchia e Cina
schierarsi su posizioni di non adesione nei confronti della mossa di Mosca; i contractor russi spediti in
Africa (Libia, paesi subsahariani ecc.) verranno spazzati via in pochi mesi.
Insomma, per i Russi un successone!.
Dispiace che, con tutto
questo cambiamento nel crogiolo, gli Ucraini rivestano il ruolo, occasionale,
di catalizzatore.
• Abbassiamo
di un paio di gradi il riscaldamento di casa. Meglio indossare un maglione
oggi che una mimetica domani.
• Sostituire
con lampade a led tutte le fonti di luce casalinghe. La sera, accendiamo la
luce un po' dopo rispetto alle nostre abitudini.
• Mettiamo
a bollire il quantitativo giusto di acqua per lessare la verdura, per il tè,
per la pasta. Utilizziamo una pentola di diametro adeguato rispetto alle dimensioni del fuoco su cui
verrà posta: la fiamma non deve superare il fondo del recipiente. Se abbiamo
fretta e vogliamo riempire una pentola di acqua già calda, utilizziamo il
rubinetto più vicino allo scaldabagno.
· Se dobbiamo mettere a bollire l’acqua (tè, pasta, verdure ecc.)
utilizziamo recipienti senza i tripli e quadrupli fondi. Occorrono minuti
solo per scaldare il fondo delle pentole.
·
Attiviamo la
lavastoviglie solo a pieno carico e non perché non abbiamo più forchette o
piatti puliti a disposizione. Cerchiamo di caricare la lavatrice con il
massimo peso di panni consentito.
• Evitiamo
di fare il bagno e cerchiamo di fare docce economiche. Teniamo acceso lo
scaldabagno solo durante la notte.
Le famiglie italiane sono 26 milioni.
Se riuscissimo a risparmiare un solo centesimo ogni 24 ore a famiglia,
recupereremmo 260.000 euro al giorno, 94.900.000 di euro l'anno.
Se arrivassimo a risparmiare un euro al mese a famiglia, recupereremmo
312 milioni di euro l’anno.
Perché non si pensa ad un sistema antincendio
con elementi posti al di fuori delle
murate, alimentati autonomamente e con idrovora con pescaggio
direttamente in mare. Questi riverserebbero l’acqua all’interno
dell’imbarcazione e potrebbero
risultare risolutivi qualora i sistemi antincendio “normali” vengano messi
fuori uso da incidenti. Oltretutto il sistema non obbligherebbe ad attendere
gli idranti di rimorchiatori o imbarcazioni di soccorso.
I due principali paesi anglosassoni, USA e
GB, alternatisi negli ultimi due secoli come gendarmi del mondo, hanno perso
quel ruolo nell’ultimo ventennio. Una serie di non ben valutate iniziative
anglosassoni sugli scacchieri internazionali hanno relegato i due paesi un
po’ ai margini delle dinamiche geopolitiche:
dalla seconda guerra irachena, alle primavere arabe, alle manovre di Sarkozy, il quale per scalzare l’Italia dalla Libia, ha
permesso alla Russia e ai Turchi di ricavarsi un posticino nel Mediterraneo
centrale. Per non parlare del disastro afghano e della Brexit
.
Anche la Russia, praticamente emarginata
negli anni ’90, ha stentato a recuperare posizioni, sopravanzata dalla Cina
che ha praticamente globalizzato il mondo e fra tre o quattro anni ci
ritroveremo anche sulla Luna. Nel frattempo, mentre gli altri tre giocano
alla data della guerra, ha creato notevoli interessenze in Oceania (Isole
Fiji ecc.)
Le attuali difficoltà interne di Biden e di
Johnson e la stagnante posizione geopolitica russa hanno suggerito il
rimescolamento delle forze nello scacchiere internazionale attraverso la
crisi ucraina. Oggi è mercoledì 12 febbraio: secondo Biden oggi (ora di
Washington?) dovrebbe scoppiare la
guerra. Aspettiamo ancora qualche ora.
Gli obiettivi dei tre contendenti paciocconi
in parte coincidono: far emergere la debolezza europea in campo energetico,
militare e diplomatico. A fronte di
questa vicenda, la UE dovrà trovarsi, nel breve periodo, nuove fonti di approvvigionamento (gli
Stati Uniti?); dovrà cominciare a spendere di più per gli armamenti; in ultimo,
non riuscirà mai a parlare con una sola voce in campo diplomatico
internazionale, restando un nano in feluca. In conclusione, la UE non cerchi
di avvicinarsi alla Cina che, in questo frangente ha dimostrato di stare al
fianco di Putin, e torni a schierarsi - senza se e senza ma – con gli
Anglosassoni.
Analisi
troppo semplicistica? Domanda:
come mai neanche i potentati
finanziari internazionali hanno
creduto a uno “scrocchio” vero? Il dollaro, in genere valuta rifugio nelle
crisi vere, ha avuto qualche giorno di rivalutazione negli ultimi giorni di
gennaio (1,11 per 1 euro) per tornare a scendere ai livelli di
dicembre-gennaio (1,13 – 1,14).
AGGIORNAMENTO del 17-2-2022.
Un amico mi fa presente che in situazioni di
crisi occorre guardare non tanto al dollaro quanto all’oro.
La quotazione dell’oro ha cominciato a
crescere da metà 2019. Ha raggiunto il picco massimo di 1725,35 euro il 10
agosto 2020. Mercoledì 16 febbraio (giorno della guerra) l’oro quotava
1629,83 euro.
Salvini sostiene che per ricomporre il centro
destra occorrerà un anno. Nel frattempo lui prova a sondare il terreno per
capire se il Grande Centrino (FI e cespugli) può dargli spazio e se avrà un
futuro. Intanto continua ad accusare di tradimento e diserzione quanti hanno
fatto mancare il voto alla Casellati nelle elezioni presidenziali.
Dopo una ansimante fuga in avanti, Berlusconi ha capito che, per continuare a gestire da Arcore
l’eventuale Grande Centrino, dovrebbe
impedire alla Lega di convergere su quello che considera un suo
terreno esclusivo. Pena l’irrilevanza di Forza Italia come forza egemonica della nuova formazione.
Ma sia Salvini che Berlusconi commettono un
errore: non è vero che la situazione odierna si limita a spingere gli
innervositi elettori di centro a trovarsi una offerta politica liberal
moderata. E’ vero invece che molti cittadini italiani (il 40% non va a
votare) sono alla ricerca dell’ennesimo percorso politico che sia in grado di
prospettare quel cambiamento radicale politico, partitico, comportamentale
che da una decina d’anni vanno affannosamente esplorando, nella speranza di riconoscersi in nuove offerte politiche,
finora comunque tutte deludenti e fallimentari. Dalla mancata rottamazione di
Renzi e le sue conversioni sulla spending review fino al licenziamento di Cottarelli, al grande
bluff dei 5Stelle i quali, lungi dall’aprire il Parlamento come una
scatoletta di tonno, si sono esercitati in manovre autoimmuni tanto evidenti
quanto foriere di disastri.
Oggi a destra
è la Meloni ad incarnare la
voglia e la possibilità di un drastico cambio di rotta rispetto all’andazzo
generale. E la sua proposta politica risulta la più adeguata ad accogliere il cambiamento auspicato da una buona parte di
cittadini. Cambiamento non certo rivoluzionario (Giorgia Meloni sostiene di
essere la più rispettosa delle istituzioni) ma negli atteggiamenti politici; nel tentativo
di imporre una maggiore correttezza e
lealtà nei rapporti interpartitici, appunto, con le istituzioni, con le altre
forze politiche e con i cittadini; nel più fermo e diverso atteggiamento nei confronti di
questa UE.
Queste almeno sono le caratteristiche di
Fratelli d’Italia agli occhi di almeno un terzo dei cittadini italiani. Gli
altri partiti, quelli che non sanno fare più politica, hanno da contrapporre
solo l’accusa di fascismo, di estremismo di razzismo alla formazione di
Giorgia Meloni, non essendo in grado di opporre linee e visioni politiche,
soluzioni diverse, diversi metodi operativi nell’affrontare i vari problemi
della nostra società.
Sosteneva Leonardo Sciascia che “Il più bell’esemplare di
fascista in cui ci si possa oggi imbattere (e ne raccomandiamo agli esperti
la più accurata descrizione e catalogazione) è quello del sedicente
antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non
è”. (Nero su nero, Einaudi 1979
- Pag. 73)
Salvini e Berlusconi cercheranno di saggiare
la disponibilità di altri forni, ma mentre loro devono affannosamente prendere tempo per
cercar di trovare la strada più conveniente a loro ed alle loro formazioni,
la Meloni può invece più semplicemente aspettare, approfittando della loro
inadeguata e sconclusionata offerta politica e della conversione di parte di
quel 40 % di cittadini che si astengono. Con le amministrative alle porte, le
decisioni rischiano di essere affette da presciolosità
intellettuale.
Altri sono i problemi di FdI.
1) Mancanza di una classe
politico-amministrativa adeguata da proporre localmente. Può contare su una
esperienza di governo ridotta: partecipò
come Alleanza Nazionale al IV
governo Berlusconi (2008-2011) con 4 ministri e 8 sottosegretari. Dal 2018
partecipa alla avanzata della destra nelle amministrative, regionali e
comunali.
2) Mancanza di canali mediatici di
comunicazione che vadano oltre i social e Il Secolo d’Italia. Certamente
Berlusconi (Silvio) farà mancare
quelli di Mediaset o cercherà di mettere in luce critica – tramite i suoi giornalisti – la
partecipazione di esponenti di FdI. Dovrebbero progettare l’impostazione di alternativi
canali di comunicazione sfruttando le
nuove tecnologie, anche alla luce del fatto che i due anni e passa di
pandemia hanno costretto moti cittadini ad impadronirsi degli strumenti per
accedere alle nuove forme di informazione e partecipazione.
Alle elezioni politiche del 2018 il partito si attestò al 4,35 % alla Camera
e al 4,26 % al Senato. Risultati prossimi all’irrilevanza rispetto ad oltre
il 17 % della Lega e al 14 % di Forza Italia. Oggi, grazie all’esposizione
mediatica offerta anche dai canali del Cavaliere, i sondaggi collocano la
Meloni tra il 18 ed il 20 %. C’è da aggiungere che la partecipazione ai talk
show di Giorgia Meloni fa aumentare gli ascolti di quei canali, ripagando in
tal modo quegli stessi canali.
3)
Mancanza di presa di distanza nei fatti e nell’azione di tutti i
giorni, non semplicemente in dichiarazioni formali, da frange violente che si
definiscono simpatizzanti di estrema destra. Oppure da coloro che
ridicolizzano il suo partito con manifestazioni infantili di approccio
folkloristico richiamanti il ventennio fascista.
4) Difficoltà nel promuovere una cultura di destra
adeguata, attraendo in maniera organica forze intellettuali di area e non,
attive e critiche, in grado di
prospettare da qui a dieci, venti anni soluzioni strutturali ai gravi problemi che una società complessa
deve affrontare.
5)
Mancata valorizzazione (conseguenza del punto 2) del ruolo di Meloni nella UE quale
presidente del
Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei.
Per concludere, la voglia di cambiamento
degli Italiani e le posizioni raggiunte nei sondaggi possono indurre la
Meloni a posizioni politco-sociali dettate da
pigrizia operativa.
Sbaglierebbe.
I tre partiti devono decidere prima delle
amministrative di metà anno.
3-2-2022 Il Tempo. Elezioni amministrative, il centrodestra diviso rischia
il cappotto dalla Sicilia a Verona
I vecchi democristiani sapevano benissimo che
il “Saper prendere tempo!” era arte raffinata e sempre pagante. Sapendo fare,
male che fosse andata, il bilancio dell’attesa sarebbe stato uguale a zero.
Quando Mattarella impose il BisConte per meriti di pallottoliere e contro ogni morale
costituzionale, sapeva benissimo che il suo partito non ci avrebbe rimesso
nulla e che, anzi, avrebbe potuto ben lucrare. Soprattutto se gli avversari
non avessero avuto in dote lungimiranza, buona organizzazione, costanza,
adeguatezza.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: è
stato sufficiente aspettare per veder cuocere nel loro misero brodo Lega, Fratelli d’Italia e Forza
Italia. Non sono stati in grado di adeguare la loro politica alle vicende che la realtà poneva loro innanzi.
Dei tre, ha retto meglio il partito di
Giorgia Meloni, con una impostazione etica più solida rispetto agli altri due e con migliore
approccio istituzionale, nel senso di migliore adesione e più manifesto
rispetto dei valori istituzionali. Ma, se non riuscirà ad attirare una parte
cospicua del corpo centrista del
vecchio schieramento di centro-destra, a che servirà? Certo, Meloni potrebbe
essere avvantaggiata dagli obiettivi indecifrabili e nebulosi degli ex
alleati, dalle manifeste incapacità
dimostrate dai vertici della Lega e dalle umoralità
del Cavaliere che ancora sbatacchiano malamente Forza Italia. Ma in
questa manovra di coinvolgimento si
varrà la nobilitate dei dirigenti di Fratelli d’Italia.
Ai miei tempi…
Feci l’esame di maturità nel 1965. Liceo
scientifico. Fui rimandato in tre materie. Promosso poi ad ottobre.
Nel 1965, l’esame prevedeva i riferimenti
degli ultimi tre anni: se, per caso, nel corso degli orali ci fosse stata occasione di parlare del
trapasso dal feudalesimo ai comuni, del citoplasma, o di Machiavelli non potevamo obiettare
che, trattandosi di argomenti studiati due anni prima, la domanda era
irricevibile. Gli scritti consistevano in cinque prove: Italiano, Matematica,
Latino, Francese, Disegno. Agli orali si portavano tutte le materie, compresa
“Educazione civica”. Nessuno ci consolava con “Poveri ragazzi… vi stanno
massacrando!”. Ricordo che terminata la prova di disegno, il membro della
commissione ci informò che il giorno dopo ci saremmo dovuti presentare in
tuta e scarpe da ginnastica: avremmo dovuto sostenere anche la prova di
Educazione Fisica.
L’indomani, in cortile, tutti in riga
sull’attenti. L’esaminatore ci fece avanzare a turno. A ciascuno chiese di
mimare i movimenti di una prova di
atletica. Quando fu il mio turno, mi toccò simulare le movenze di un
lanciatore di disco. Superai l’esame perché nel 1960, in TV tra i vari
servizi sulle gare olimpiche (Roma 1960) seguii quelli relativi al lancio del
disco. Ricordai i lanci e i relativi
movimenti di Adolfo Consolini (un grande campione,
ormai vecchietto di oltre 40 anni). Come posizione iniziale adottai quella
del Discobolo di Mirone. Fu un successo, a parte le tre materie ad
ottobre.
Per decenni, l’esame di maturità fu un mio
incubo ricorrente – almeno annuale - e
sempre uguale: un personaggio mi convocava e mi informava che avrei dovuto
sostenere di nuovo l’esame di stato. Mi lamentavo affranto, sostenendo che
non vedevo il motivo …. che non era giusto…. soprattutto che ero già laureato….
Niente da fare. Sebbene afflitto, cercavo sul patibolo di organizzarmi: va
bene alcune materie … ma matematica mi avrebbe affossato, chi ricordava nulla
dello studio delle funzioni? Quando, angosciato e sudato, mi svegliavo, da
quell’incubo, me ne stavo minuti e minuti a crogiolarmi, ridendo, sotto le
lenzuola, felice per lo scampato patibolo. Uno dei momenti esaltanti della
mia vita!
Curioso: da una trentina d’anni quel sognaccio non si è più ripresentato. Che sia, nel
frattempo, maturato?
1) E’ stata dimostrata l’inamovibilità di
Draghi. E’ stata dimostrata l’insostituibilità di Mattarella.
2) E’ stata dimostrata l’inadeguatezza dei
partiti a svolgere un ruolo pur minimo di rappresentanza e iniziativa
democratica. Non sono in grado di svolgere neanche un “lavoretto”. Ricordo
che i partiti politici hanno una rilevanza costituzionale e che le entità che
si definiscono “partito politico” rispondono ai cittadini ed alla
costituzione del loro comportamento.
3) E’ stata dimostrata l’incapacità dei capipartito a gestire
politicamente le formazioni di riferimento. La prova di questa loro
insulsaggine è stata data da Mattarella: per i 30 secondi di pseudo supplica perché accettasse la rielezione,
ha accolto i gruppi parlamentari (cioè i peones che
l’hanno voluto ed eletto) e i grandi elettori regionali, ma non i
capibastone.
4) E’ stata dimostrata l’assoluta estraneità
dei partiti rispetto alla società italiana: non sono più capaci di fare
politica. Per la quale occorrono cultura, intelligenza, intuizione, lavoro,
impegno, tutte qualità di cui i
partiti sono orfani. Le “fortune” della nomenclatura si basano esclusivamente
su tre cose: sull’essere fedeli (pur se coglioni) a chi ha il potere di
“stilare le liste elettorali”; sulla
più o meno intensa partecipazione ai talk show televisivi (da cui deriva un
obbligato loro asservimento ai padroni dei canali mediatici) e, soprattutto, sul fatto che gli iscritti, i militanti,
gli attivisti sono del tutto afoni e non in grado di svolgere un minimo di
controllo e di sindacato circa l’azione dei capi: devono solo mettere la
croce dove sanno quando ci saranno le votazioni.
5) E’ stato dimostrato che il paese può
andare avanti anche senza partiti e capipartito, ridotti ormai a comitati
d’affari, e che anzi spesso il loro coinvolgimento fa crollare la qualità
degli interventi e delle decisioni politiche.
6) E’ stato dimostrato che sono in mala fede
(per altro obbligata dalla loro scarsa cultura) quanti tacciano di
qualunquismo e populismo coloro che si riconoscono nelle considerazioni
appena esposte: li condannano le loro
analisi miserevoli che cianciano di cultura, progressismo, umanitarismo,
antifascismo, antirazzismo ecc. senza neanche conoscere a fondo il
significato di quei concetti, ripetuti come leggendo una lista della spesa
dal droghiere. Se i cittadini imponessero un radicale cambiamento a questo
andazzo, se le cose tornassero “normali”, non saprebbero che cosa fare o
dire.
7) E’ stato dimostrato che i pigri
profittatori della situazione attuale accusano ferocemente di qualunquismo e
populismo ogni minima nuova inclinazione democratica mirante a ridare
voce ai cittadini perché si torni ad
ascoltarli. Chi oggi cerca di ergersi al di sopra di tutti e di tutto
dimostra un vero disprezzo proprio per i cittadini, considerati ignoranti ed
incapaci di ricoprire, senza la loro alta ed indispensabile mediazione, il
ruolo che la costituzione loro assegna come guardiani e custodi della
sovranità.
Anche perché sanno che, se le cose tornassero
“normali”, il loro sciamanesimo verrebbe spazzato via e dovrebbero
(faticosamente) ricominciare a fare politica.
Dopo la dimostrazione di inaffidabilità di
Letta e relativo cerchio, e al di là delle ideologie, FdI
è l’unico partito che ha dimostrato una tempra resistente e una adeguata coerenza nei fatti. Il
partito di Meloni sarà l’unico ad
attrarre deputati e senatori perché – nonostante il taglio dei
parlamentari - sarà l’unico partito a crescere anche numericamente. Meloni si rende conto che dovrà fare tutto
avendo indisponibili i canali di Mediaset? Sarà obbligata e costruire canali
di comunicazione alternativi. Ne sarà capace? Meloni ha due vantaggi. Il
primo è costituito dalla esigenza di Berlusconi+cespugli
e Renzi di costituire un centro per reggere alla prossima legge elettorale
proporzionale: tale urgenza obbligherà gli statisti Renzi e Berlusconi a non
andare oltre progetti old style. Oltretutto non
sarebbero capaci di procedere ad
innovazioni. .. Per inciso, non so se la Lega mendicherà uno
strapuntino. Tutto verrà appoggiato a
Mediaset in una campagna elettorale già cominciata. Il secondo vantaggio le
deriva dagli atteggiamenti che Draghi assumerà nei confronti degli squalificati
partiti della maggioranza ed in quelli dei loro ministri, ancor più
squalificati: opererà da decisionista dando luogo ad una continua loro
mortificazione.
Meloni avrà la Lega contro.
Mi corre l’obbligo di una correzione al
giudizio di Meloni sulla “sinistra” espresso sul Corriere: il comportamento
di Letta e della maggioranza del PD non è dettato da complesso di
superiorità, ma di inferiorità nei confronti dei competitori: chi è sicuro di
sé, delle proprie idee e delle proprie ragioni tratta a viso aperto con tutti
ed in ogni frangente, e rifugge da atteggiamenti meschini e sleali come la
fregatura rifilata da Letta al povero Salvini circa il presidente donna.
La
destra riteneva che si dovesse eleggere il nuovo presidente della Repubblica.
La sinistra invece mirava al Mattarella bis e cercava di squalificare la
destra agli occhi dei cittadini, disseminando di trappole il percorso che
avrebbe seguito Scout Salvini. Conte cercava di approfittare della vicenda
rendendola un trampolino per la sua posizione di capo statista dei
5Stelle.
Compulsi verso questi telos,
Scout Salvini cercava di proporre una serie di personaggi degni di essere eletti. Letta, statista
sornione, rifiutava ogni nome proposto e, al contempo, cercava il modo di
predisporre la trappola finale contro la destra. Conte non ci stava capendo
nulla, ma si atteggiava a chi aveva capito tutto. Da lontano Berlusconi
affinava la progettazione della
vendetta contro gli alleati (Scout Salvini e Mamy Meloni) dei quali non aveva
digerito la quasi-manifesta - pur se sotterranea - disapprovazione della sua
auto candidatura e della avvilente campagna acquisti.
Come ultimo tentativo Scout Salvini gettava
nell'agone la Casellati, ritenendo che sarebbe stata votata da tutto il
centro destra compatto per poterla riproporre ancora. Berlusconi pensava bene che fosse giunto il
momento di tirare il laccio dove Scout
Salvini aveva infilato un piede. Faceva così mancare una quarantina di voti
alla presidente del Senato: candidatura bruciata.
A quel punto Scout Salvini – ormai impotente
- si recava nel campo avversario per trattare direttamente con capo Letta e
capo Conte. Capo Letta capiva che era
arrivato il momento della trappola finale: offriva allo Scout una rosa di
nomi, tra i quali è presente anche
Belloni. Lo Scout riferiva a Mamy Meloni e al povero Taiani la proposta Letta-Conte. Otteneva un loro assenso
nei riguardi di Belloni. Tornato nel campo avversario, comunicava il placet
per Belloni. Tutto a posto.
Da bravo provinciale, Scout Salvini si
precipitava per primo in braccio ai cronisti e comunicava soddisfatto a tutto
il mondo: “Sto lavorando perché ci sia un presidente donna…. Se tutti la
smettono di mettere veti …. Lavoro perché domani si chiuda”. Da bravo
provinciale si era annesso la definizione procedurale e la soluzione al femminile del problema: avrebbe tutto
risolto il giorno dopo.
Usciva anche capo Conte e preannunciava per
l’indomani l’elezione di un presidente donna.
Tutto bene?
No!
La mattina successiva, capo Letta ritirava
l’indicazione (da lui fatta) della candidata Belloni e tutto precipitava in
un vergognoso nulla. A quel punto, affossato Scaut
Salvini, i grandi elettori hanno cominciato a premere per il Mattarella bis. Che, messosi a
disposizione, verrà eletto.
Grande
vittoria del furbo capo Letta: rovinato Scout Salvini e la destra. Rovinato,
ma era già disastrato di suo, capo
Conte e le varie tribù dei
5Stelle. Lo scaltro capo Letta affossa
gli avversari e fa eleggere l’ennesimo
presidente di area che gestirà le prossime elezioni e la formazione del nuovo
governo.
Dopo questi avvenimenti, Giorgia Meloni dovrà
fare da sola, rinunciando ai canali mediatici che il Cavaliere metterà a
disposizione della nuova formazione di centro, con i vari cespugli e Matteo
Renzi, oltre Forza Italia. Non so ipotizzare la fine di Salvini.
La politica italiana, squalificata agli occhi
del mondo, ha dimostrato di aver quasi toccato il fondo. Vedremo come e
quando lo toccherà
Tutto è pronto per una legge proporzionale.
Sarà interessante vedere come si
distribuiranno i transfughi del 5Stelle, anche alla luce del fatto che
l’unica formazione in grado – secondo i sondaggi – di veder crescere i propri
eletti è Fratelli d’Italia, pur con il taglio dei parlamentari.
La sinistra non ha fatto una proposta, non ha
indicato un nome da proporre alla discussione. Forse vuole imporre a
Mattarella un mandato bis? Non si capisce altrimenti la strategia dello
statista Enrico Letta. I tifosi della curva di sinistra danno la colpa a
Salvini. Ma credo che si tratti solo della lezioncina imparata par coeur dalla tifoseria.
I cittadini si chiedono perché dopo nove nomi proposti dalla destra (tutti di
levatura notevole) la sinistra abbia sempre cassato quei nominativi per nove
volte senza proporne uno di sua pertinenza.
Quando a Mattarella fu consigliato di fare lo
spot “Il Presidente cerca casa” mi venne un sospetto: troppo plateale quella
manifestazione di volontà nel non voler accettare un secondo mandato. Come
l’altro spot (altrettanto plateale) della preparazione degli scatoloni per il
trasloco, per altro tutti vuoti. Perché tanta teatralità?
Col Mattarella bis la sinistra può continuare
a contare su un presidente di area che gestirebbe le elezioni prossime e –
comunque vadano – la formazione del prossimo governo. E non solo. Doverlo
sostituire vuol dire non poter più
contare su quella benevolenza istituzionale. Inoltre, imporlo dopo aver
disastrato la situazione ma avendo dimostrato ai gonzi l’incapacità dei grandi elettori di
formulare ipotesi adeguate, riuscirebbe forse a farlo passare – sempre agli
occhi dei gonzi - superpartes.
Curioso di vedere come reagirà il centro
destra.
I cittadini hanno altri problemi.