cPRIVILEGIA NE IRROGANTO    di    Mauro Novelli                  

“Più dei tanti che tumultuano, i tiranni temono i pochi che pensano”. (Platone)

Home / Mappa

Il PuntO

La PignattA

Il ConsigliO Statistiche del   sito

Acta Diurna Albo Lapillo Signanda Cronologica

La mia biblioteca 

Democrazia 2.0

Adusbef

Ictus

Saggezze

Cenacolo dei Cogitanti

 Per la Legalità ferocemente

Articoli e doc. d’interesse

Pagine Libere di

 Federico  Novelli

  

Monogramma Tric.noname           

      RIFLESSIONI     di Mauro Novelli

 

 

I N D I C E

 

RIFLESSIONI 2025

RIFLESSIONI 2024

RIFLESSIONI 2023

RIFLESSIONI 2022


Monogramma Tric.  RIFLESSIONI 2025

NB: Riflessioni sull’ I.A.: n° 74 (16-5-2023); n° 81 (19-6-2023); n° 99 (15-2-2024); n° 119 (6-1-2025); n° 120 (17-1-2025);  n° 125  (29-1-2025)

 

Riflessione n° 130   (12-2-2025). Da cittadino consumatore a cittadino attore.  

Riflessione n° 129   (12-2-2025). Civiltà araba tra cervello e muscoli. 

Riflessione n° 128   (8-2-2025) Organismi sovranazionali (ONU, CPI ecc.) in via di estinzione?

Riflessione n° 127   (5-2-2025)  Vicenda Almasri. Le considerazioni di Nordio in Parlamento. Illuminanti! Anche in merito all’operato dei giudici (due su tre) della CPI dell’Aia. Ho chiesto un parere tecnico a Chat GPT

Riflessione n° 126   (30-1-2025).  Vicenda Almasri. Oltre che acefala, si scopre una sinistra italiana inesistente, quindi pericolosa.

Riflessione n° 125   (29-1-2025) Si parla della censura sulla IA cinese di DeepSeek. Riporto quanto mi è accaduto interrogando Chat GPT sulla grazia concessa da Biden a suoi familiari.

Riflessione n° 124   (28-1-2025) I problemi della Lega: soffre la continua riduzione analitica alla localizzazione,  anche di problemi con valenze internazionali

Riflessione n° 123   (25-1-2025) Per i presidenti USA, la “deportation” è attività di routine. Ecco che cosa è successo negli ultimi 100 anni.

·  AGGIORNAMENTO del 27-1-2025 alla Riflessione n° 123 del 25-1-2025. 

Riflessione n° 122 (22-1-2025) I dazi e gli altri interventi annunciati: la clava (mediatica, perché senza tempistica) di Trump. Almeno per il momento.

Riflessione n° 121 (21-1-2025) Assalto al saluto romano di Musk: in mancanza di argomenti….. Toccò, 60 anni fa,  anche al prof.  Carlo Della Valle, di Scienze Politiche….

Riflessione n° 120 (17-1-2025) Dialogo tra Novus e l’Intelligenza Artificiale di Chat GPT

Riflessione n° 119 (6-1-2025) Intelligenza artificiale. Limiti e vantaggi. Considerazioni di un non addetto ai lavori.  

Riflessione n° 118 (2-1-2025)  Educazione dei giovani e ruolo delle gerarchie familiari, sociali e politiche

 

 

RIFLESSIONI 2025 

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 130   (12-2-2025)

Da cittadino consumatore a cittadino attore.  

( --> Torna all’indice )

 

Le associazioni dei consumatori in Italia si sono concentrate soprattutto sulla tutela dei diritti, ponendo l'accento su questioni come la trasparenza dei contratti, la protezione contro le pratiche commerciali scorrette, il diritto al rimborso, la sicurezza dei prodotti e la difesa contro gli abusi delle grandi aziende. Questo approccio ha sicuramente portato a risultati importanti in termini di consapevolezza e tutela dei cittadini.

Tuttavia, il concetto di "consumatore responsabile" – che implica anche doveri e non solo diritti – è stato meno valorizzato. Anche perché mutuato da concezioni politiche generali che hanno puntato la loro attenzione quasi esclusivamente sui diritti dei cittadini, molto meno sui loro doveri.

Questa asimmetria nel discorso pubblico ha contribuito a una percezione del consumatore come "soggetto da tutelare" più che come “attore responsabile” nel sistema economico. Un maggiore equilibrio tra diritti e doveri potrebbe portare a una società più consapevole, con cittadini meno passivi e più capaci di influenzare positivamente il mercato, la politica la società. In un'economia di mercato matura, il consumatore ha un ruolo attivo nella selezione di prodotti e servizi sostenibili, nel rispetto delle regole di pagamento, nella lotta agli sprechi e nella prevenzione delle frodi

Se il focus si spostasse significativamente  sulla valorizzazione della responsabilità individuale, si potrebbero ottenere benefici sia per i consumatori stessi sia per il sistema economico nel suo complesso, fino ad influenzare positivamente i rapporti politico-sociali oltre che mercantili. Questo cambio di paradigma è fondamentale per costruire un sistema sociale più equo ed efficiente.

Se i consumatori fossero maggiormente educati non solo a difendersi dagli abusi, ma anche a comprendere il proprio ruolo nel tessuto economico e sociale, si potrebbero ottenere risultati significativi in diversi ambiti:

1.  Qualità dei prodotti e servizi – Un consumatore attento premia le aziende che operano con trasparenza e qualità, incentivando le buone pratiche di mercato.

 

2.  Sostenibilità – La scelta di prodotti etici e sostenibili riduce gli impatti ambientali e sociali negativi.

 

3.  Efficienza del sistema economico – Rispettare i contratti, pagare puntualmente beni e servizi e non abusare delle tutele evita distorsioni che ricadono sull’intera collettività (pensiamo agli aumenti di costo dovuti a frodi o abusi nei resi).

 

4.  Rapporto con le istituzioni – Un cittadino-consumatore consapevole non si limita a chiedere protezione, ma pretende trasparenza e responsabilità anche da parte dello Stato e delle autorità di regolazione.

L’Italia ha costruito un sistema consumerista molto orientato alla protezione, ma potrebbe trarre ispirazione da modelli esteri (Germania, Giappone) per sviluppare una cultura del consumo più equilibrata:

1)  Educazione al consumo responsabile da impartire già in età scolare e conseguente vantaggio ed utilità per chi produce responsabilmente in linea con i principi del consumo responsabile.

2)  Pretesa di maggiore trasparenza e informazione indipendente, non solo nel settore mercantile. Una completa informazione del cittadino in ogni settore sociale è uno dei cardini dell’economia liberale. Un cittadino critico e ben informato  rende le fake news molto meno incisive.

 

3) Valorizzazione del senso di comunità e responsabilità sociale. Ne deriverebbe una maggiore compattezza e robustezza del corpo sociale, in grado di rispondere meglio ai cambiamenti che la vita impone ei singoli e alle nazioni. Una società dominata dal “dirittismo” è disarmonica, costosa e spesso dannosa. Occorre bilanciarla col “doverismo”.

 

Questa concezione del cittadino come attore responsabile più che soggetto da tutelare (emersa solo negli ultimi anni) , era ben presente negli economisti liberali di 150 anni fa.

Riporto quanto affermava  Marco Minghetti (economista e Primo ministro nel 1863) circa la responsabilità sociale, economica  ed anche morale in capo ai cittadini consumatori (da “Della economia pubblica: e delle sue attinenze colla morale e col diritto”)

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 129   (12-2-2025)

Civiltà araba tra cervello e muscoli.  

( --> Torna all’indice )

 

Popoli del Medio Oriente: materia grigia contro kalàšnikof

 

In Medio Oriente, i signori della guerra Hamas, Hezbollah e Houti  hanno convinto la popolazione che si può battere l'Occidente solo con le armi. Essendo loro i tenutari dei “muscoli”, dominano quei paesi con la forza. Questi gruppi godono di un certo sostegno popolare, specialmente in contesti dove mancano alternative politiche efficaci o dove il conflitto con Israele alimenta il loro consenso. E vero invece, a mio avviso,  che gli Arabi possono competere con l'Occidente intellettualmente, con la loro intelligenza.

La proposta di Trump di fare della Palestina la riviera del Medio Oriente è geopoliticamente bizzarra e credo che l’idea sia di Elon Musk.  E’ vero però che solo tagliare fuori i signori della guerra dalle dinamiche di governo può essere l'inizio di un cambiamento epocale per quei popoli e quei territori.

Ma questo cambiamento richiederebbe un'evoluzione nelle leadership politiche locali, nella governance e nello sviluppo economico. Oggi quasi impensabile. Ma, secondo me, quella è l’unica strada in grado di permettere il superamento di problemi annosi.

Prima i popoli arabi si convincono che possono tener testa all’Occidente con la loro intelligenza (e non imbracciando un fuciletto) prima risolveranno i loro problemi. Certamente, nel contesto attuale sono vincenti per quei popoli le dinamiche “militari” di potere: ideologie e interessi geopolitici che rendono il cambiamento un processo lungo e complesso. Ma questa è una strada che la realtà ha dimostrato senza uscita.

 

PS: Ho scritto questa breve nota avendo ancora vivido il ricordo delle lezioni di storia del nostro prof. Italo Guidetti (prima metà degli anni ’60, Liceo Cavour di Roma): affrontava l’argomento della nascita e degli sviluppi della civiltà araba, avendo la cattedra piena di testi, di appunti, di articoli sull’argomento. Metteva in evidenza la notevole intelligenza dei popoli semiti, in particolare, e di quelli mediorientali, in generale.  Basta guardare al contributo allo sviluppo culturale dell’Islam dei primi secoli, mortificato – anche in quelle circostanze – dalla pretesa di sostituire i bicipiti al cervello: gli Arabi furono ristretti nel Nord Africa e in Arabia.

Monogramma Tric.

Riflessione n° 128   (8-2-2025)

Organismi sovranazionali (ONU, CPI ecc.) in via di estinzione?

 

( --> Torna all’indice )

 

In materia di  organismi sovranazionali siamo alle solite: il dirittismo prevale assolutamente sul doverismo. Tutti i paesi hanno diritto a partecipare a quegli organismi, ma nessuno ha il dovere di rispettare i principi democratici e i diritti dei cittadini. Se non si supera questo sbilanciamento, esso li porterà, prima ad essere trascurati e a non contare più nulla sullo scacchiere internazionale e poi alla loro naturale  estinzione.

Alcuni organismi sovranazionali creati decenni fa (come la Corte Penale Internazionale) o addirittura a metà del  secolo scorso (ONU) erano basati su un’etica del lavoro, sul senso dell'onore e della professionalità di chi rivestiva cariche operative. Oggi sono in crisi perché i responsabili sono anzitutto uomini di parte ed hanno uno scarso senso dell'onore, avendo perso completamente l’imperativo personale di far bene il proprio lavoro. Hanno, al contrario, acquisito, infantilmente, il dovere/piacere di favorire la propria fazione a danno di quella avversaria.

Il problema nella crisi di legittimità delle istituzioni sovranazionali è oggi cruciale. Se inizialmente queste organizzazioni si fondavano su un senso di professionalità, di buona fede e sull'onore di chi le guidava, e sul piacere/dovere di far bene il proprio lavoro, oggi sembrano soffrire di una politicizzazione crescente e, di conseguenza, di una perdita di autorevolezza: non più quindi operare per il successo dell’organizzazione, ma far sì che si avvantaggi la propria parte contro quella avversaria.

A mero titolo di esempio, si guardi alla scandalosa decisione di far assumere all’Iran  la presidenza del Forum sui diritti umani delle Nazioni Unite. Non è una barzelletta, al Palazzo di vetro è successo anche questo, scatenando una campagna di protesta internazionale da parte di attivisti per i diritti umani che affermano che il record di oppressione, tortura ed esecuzioni di Teheran lo rende a dir poco inadatto per l’incarico, senza considerare la sua regia dei gruppi terroristici dietro al 7 ottobre in Israele. Il capo degli affari esteri dell’Ue, Josep Borrell, ha difeso la nomina dell’Iran come una mera questione di rotazione regionale, “in coerenza con le procedure stabilite dalle Nazioni Unite”. (da Il Foglio del 21-11-2023)

Al solito la UE brilla per la sua capacità – prossima allo zero - di incidere sulle decisioni di questi organismi.

Per citare un effetto della scarsa credibilità attuale di molti organismi dell’ONU, basta citare le iniziative di Trump: appena eletto, ha firmato un ordine esecutivo che ritira il suo Paese da una serie di organismi delle Nazioni Unite, tra cui il Consiglio per i diritti umani (Unhrc), e rivede completamente i finanziamenti statunitensi all'organizzazione multilaterale. L'ordine esecutivo ha dichiarato il ritiro di Washington dall'Unhrc e dalla principale agenzia di soccorso delle Nazioni Unite per i palestinesi (Unrwa) [Ha creato scalpore l’utilizzo di parte del personale e delle sedi ONU in Palestina da parte di Hamas] e la revisione del coinvolgimento nell’Unesco per l'educazione, la scienza e la cultura.

Vizi e difetti degli organismi sovranazionali.

In sintesi, queste sono, a mio avviso, le negatività che stanno mandando in malora organizzazioni meritevoli di considerazione, almeno in passato:

1.  Accoglienza generalizzata.

In genere questi organismi sovranazionali sono creati da paesi democratici. I quali ritengono che il successo della loro iniziativa dipenda dal numero dei paesi che a quegli organismi aderiscono. Questa valutazione ha portato ad accettare tutti i paesi che hanno fatto richiesta senza che si siano valutate le sue caratteristiche e le loro posizioni circa la democraticità della loro struttura. Sta di fatto che, come si indicava in precedenza, ad un paese teocratico, autocratico e medievale come l’Iran è stata assegnata la presidenza del Forum sui diritti umani delle Nazioni Unite.

2.  Politicizzazione degli organismi e delle nomine
Le cariche operative nei grandi organismi internazionali sono spesso assegnate più in base ad equilibri politici e giochi di potere tra Stati membri che a reali competenze tecniche.

3.  Perdita di indipendenza
Molte istituzioni sovranazionali dipendono finanziariamente dai contributi degli Stati più potenti, che esercitano influenza sulle loro decisioni.

4.  Decadenza della credibilità
Quando organizzazioni come l'ONU, la CPI o l'OMS non riescono a mantenere una linea coerente e imparziale, la fiducia nei loro confronti crolla. Alcune decisioni sembrano guidate più da interessi di blocchi geopolitici che da principi universali. I responsabili di queste istituzioni spesso non rispondono ai cittadini, ma ai governi e alle élite che li sostengono. Questo riduce la pressione affinché operino con onore e responsabilità.

5.  Declino dell’etica tradizionale
Mentre nel passato le relazioni internazionali si basavano anche su un certo codice d'onore e su un rispetto formale tra le nazioni, oggi il pragmatismo politico e il cinismo (cioè l’incapacità a fare politica) sembrano prevalere.

In sintesi, la crisi di queste istituzioni non è solo legata alla qualità delle persone che le guidano, ma anche a una trasformazione strutturale del sistema internazionale. Il declino dell’unipolarismo americano e la crescente competizione tra blocchi di potere rendono sempre più difficile il funzionamento di organismi che dovrebbero agire come arbitri super partes.

Cancellare del tutto queste istituzioni potrebbe essere rischioso, perché lascerebbe un vuoto che verrebbe colmato da rapporti di forza ancora più brutali tra Stati e blocchi di potere. Tuttavia, il loro funzionamento attuale è chiaramente inefficace e necessita di una revisione profonda, pena l’estinzione inevitabile

 

Possibili soluzioni per una riforma efficace:

Se si ritiene impraticabile o non auspicabile una indagine sul rispetto dei diritti umani e sulla qualità della democrazia nei paesi che chiedono l’adesione a questi organismi, si dovrebbe almeno imporre delle linee di condotta interne miranti a:

1.    Depoliticizzazione delle nomine

Introdurre criteri di selezione basati su merito e competenza, limitando il peso delle pressioni geopolitiche nelle scelte dei vertici. In materia, occorrerà lottare contri i paesi che ritengono di dover mantenere posizioni  di predominio e redditizie, vero baluardo ad ogni tentativo di riforma.

Prevedere mandati non rinnovabili per evitare il consolidarsi di clientele e favoritismi.

2.    Maggiore trasparenza

Rendere pubblici e verificabili i finanziamenti ricevuti dagli organismi sovranazionali. Creare organi di controllo indipendenti che valutino l'efficacia delle decisioni e l’integrità dei funzionari.

3.    Limitare il potere degli Stati più influenti

Ridurre il peso dei contributi finanziari come strumento di pressione politica.

Dare più spazio ai paesi emergenti orientati verso soluzioni democratiche interne, riequilibrando le dinamiche decisionali.

4.    Migliorare il sistema sanzionatorio

Oggi, ad esempio, le risoluzioni dell’ONU e le sentenze della CPI spesso restano inapplicate. Occorre introdurre e/o rafforzare i meccanismi di imposizione dell’applicazione  per evitare che le decisioni siano puramente simboliche.

5.    Ridefinire il ruolo di queste istituzioni in un mondo multipolare

La loro struttura è stata pensata in un’epoca in cui il mondo era dominato da pochi attori principali. Ora, con l’emergere di nuove potenze (Cina, India, BRICS), servono modelli di governance più flessibili, ma anche più efficaci.

 

In conclusione, sia l’ONU che la CPI soffrono di problemi di inefficienza, politicizzazione, mancanza di strumenti esecutivi, costi eccessivi, scarsi controlli sulle missioni decise, debole forza impositiva

Non è, però, realistico e tanto meno utile, eliminare questi organismi privi di alternative pronte a sostituirli, senza aver tentato di rimetterli in carreggiata con azioni di buon senso ed in buona fede. Senza azioni decise e drastiche in tal senso, senza coraggiose  riforme strutturali, il rischio è che diventino sempre più irrilevanti o strumentalizzati. L’ideale sarebbe una loro trasformazione in istituzioni realmente neutrali, efficaci e adatte a gestire il nuovo equilibrio geopolitico globale.

Come in ogni organismo sociale creato dagli uomini, il risultato dipende dalla qualità di chi in esso lavora ed opera quotidianamente.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 127   (5-2-2025)

 Vicenda Almasri. Le considerazioni di Nordio in Parlamento.

Illuminanti! Anche in merito all’operato dei giudici (due su tre) della CPI dell’Aia.

Ho chiesto un parere tecnico a Chat GPT

( --> Torna all’indice )

 

 

Qui potete seguire l’intervento illuminante di Nordio in Parlamento sulla vicenda Almasri:

https://youtu.be/TOsVPVFQb5Y?si=SuRMnfP3b5TtRBlh

Ascoltatelo con attenzione!

Poiché dalle considerazioni di Nordio mi sembra di poter classificare i due giudici (su tre) come molto poco professionali, ho chiesto  a Chat GPT come è possibile intervenire su di loro e sulla qualità del loro operato.

Ecco la risposta:

 

Alla mia domanda: “I giudici della Corte Penale internazionale che non sono professionalmente all'altezza possono essere denunciati?”

 

ChatGPT ha risposto:

ChatGPT

In linea di principio, i giudici della Corte Penale Internazionale (CPI) godono di immunità giurisdizionale per le loro funzioni ufficiali, come stabilito dallo Statuto di Roma (articolo 48). Tuttavia, esistono meccanismi per rimuovere o sanzionare un giudice che non sia all'altezza delle proprie responsabilità.

Strumenti per contestare l'operato di un giudice della CPI

1.   Procedura di rimozione o sospensione (Art. 46 e 47 dello Statuto di Roma)

o   Un giudice può essere rimosso dall'incarico se viene accertato che ha commesso gravi mancanze disciplinari, condotta inappropriata o non è più in grado di svolgere le sue funzioni.

o   La decisione di rimozione richiede una maggioranza di due terzi dei giudici della CPI e dell'Assemblea degli Stati Parte.

2.   Misure disciplinari (Art. 47 dello Statuto di Roma)

o   Se la condotta non è così grave da giustificare la rimozione, il giudice può essere soggetto a misure disciplinari, come un ammonimento ufficiale.

3.   Denuncia interna alla CPI

o   Chi ritiene che un giudice stia agendo in modo incompetente o inappropriato può presentare una denuncia all'Assemblea degli Stati Parte, che ha il potere di avviare un'inchiesta.

4.   Pressioni politiche e diplomatiche

o   Anche se non esiste un meccanismo diretto per "denunciare" un giudice della CPI in sede penale o civile, gli Stati possono fare pressioni politiche e diplomatiche per sollevare questioni relative all'operato della Corte.

 

Limiti alla responsabilità dei giudici della CPI

·      La CPI è un'istituzione indipendente e i suoi giudici godono di immunità funzionale, quindi non possono essere denunciati per le loro decisioni in tribunali nazionali o internazionali.

·      Tuttavia, se emergessero gravi violazioni, come corruzione o abuso di potere, gli Stati Parte potrebbero richiedere un'indagine e la possibile rimozione del giudice.

Se hai in mente un caso specifico, possiamo approfondire i meccanismi giuridici più adatti.

 

Ho risposto: Sì ho appena ascoltato le considerazioni del ministro Nordio (ex magistrato) e mi sembra che la procedura seguita da due giudici su tre sia del tutto lacunosa e non professionale. Tu che ne dici?

 

ChatGPT ha detto:

ChatGPT

Se ti riferisci alla recente decisione della Corte Penale Internazionale (CPI) e alle critiche mosse dal ministro Carlo Nordio, ex magistrato e attuale ministro della Giustizia, è utile analizzare la questione da un punto di vista giuridico e politico.

La posizione di Nordio e il problema dell'arbitrarietà

Se Nordio sostiene che due giudici su tre abbiano agito in modo arbitrario o non professionale, la questione diventa delicata sotto più profili:

1.   Giuridico: bisogna verificare se la decisione sia conforme allo Statuto di Roma e se siano stati rispettati i principi fondamentali del diritto internazionale.

2.   Politico: la CPI è spesso criticata per decisioni percepite come selettive o influenzate da pressioni politiche.

3.   Procedurale: se vi sono irregolarità nel processo decisionale, gli Stati Parte della CPI possono intervenire per segnalare il problema.

Possibili violazioni del diritto

Se due giudici su tre hanno agito in maniera arbitraria, potrebbero emergere profili di:

·      Abuso di potere (se hanno ignorato prove fondamentali o hanno distorto il diritto).

·      Violazione della procedura (se non hanno seguito le norme previste dallo Statuto di Roma).

·      Motivazioni politiche (se la decisione è stata influenzata da fattori esterni e non basata su criteri strettamente giuridici).

Cosa si può fare?

Se le critiche di Nordio sono fondate, l'Italia (o altri Stati Parte) potrebbe:

·      Chiedere un riesame della decisione attraverso gli organi interni della CPI.

·      Presentare una mozione all'Assemblea degli Stati Parte per valutare la condotta dei giudici.

·      Sollecitare una revisione delle procedure interne per evitare futuri casi di arbitrarietà.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 126   (30-1-2025)

 Vicenda Almasri. Oltre che acefala, si scopre una sinistra

italiana inesistente, quindi, pericolosa.

 

( --> Torna all’indice )

 

Da una parte, la sinistra ha scelto di enfatizzare il presunto abuso di potere da parte delle autorità italiane, spingendo la narrativa della discriminazione e della violazione dei diritti umani. Dall’altra, si può osservare come questa posizione abbia trascurato del tutto la necessità di garantire il rispetto delle leggi italiane e la tutela della sicurezza nazionale.

Questa dinamica mette in luce una tendenza ben nota della sinistra italiana: l'adozione di battaglie ideologiche che spesso sfuggono alla logica dell’interesse nazionale e del bene comune. Il caso Almasri ha rivelato una visione più orientata all’uso strumentale del dibattito pubblico piuttosto che alla ricerca della verità e della giustizia. Non solo, quindi, l’assenza avvilente del senso dello stato, ma anche quella di un semplice senso degli interessi della collettività.

L’immagine mentale che la vicenda mi suggerisce è quella della  la iena, che si nutre di ciò che trova senza un autentico spirito di lotta, neanche come predatrice. Ciò può essere visto come una metafora della strategia politica della sinistra in casi come questo: più incline alla polemica e all’indignazione selettiva che alla costruzione di un’analisi razionale e coerente delle vicende. Se l’obiettivo fosse davvero quello di difendere i diritti umani, allora dovremmo vedere lo stesso zelo in molti altri casi che invece vengono ignorati o addirittura minimizzati.

Come sempre, restano centrali alcune  domande: chi difende davvero l’interesse nazionale; chi aiuta la sinistra ad acquisire una dimensione intellettuale da responsabile forza aspirante a governare una nazione complessa come la nostra; che cosa può aiutare la sinistra ad affinare le analisi socio-politiche in maniera tale da farne una affidabile forza di governo, con un adeguato progetto per la società italiana? Perché con le caratteristiche che si vengono scoprendo in vari frangenti della vita politica italiana, quelle che improntano la nostra sinistra si scoprono addirittura pericolose per la normale vita democratica di un paese evoluto come l’Italia.

Anche perché, come afferma Giorgio Merlo in Formiche.net: “…come emerge in modo persin troppo palese dalla sinistra editoriale, dalla sinistra televisiva, dalla sinistra politica e culturale c’è la volontà concreta di delegittimare il potere politico degli avversari/nemici anche e soprattutto attraverso la cosiddetta “spallata giudiziaria”. [à Con il caso Almasri torna il vizio della scorciatoia giudiziaria. L'opinione di Merlo - Formiche.net del 29-1-2025]

E’ chiaro che se i partiti di un'opposizione utilizzano il sistema giudiziario come strumento per minare la legittimità del governo avversario, senza (saper) fare più politica, si rischia di danneggiare la credibilità delle istituzioni democratiche. I cittadini potrebbero cominciare a vedere la giustizia come uno strumento al servizio delle lotte politiche anziché come un organo imparziale. Con la manipolazione  del sistema giudiziario, si potrebbe giungere a una delegittimazione dell'intero sistema politico e giuridico, con danni irreparabili alla democrazia e alla sua credibilità interna ed esterna

Con la destra al governo, il nostro paese si scopre senza una adeguata opposizione: la tenuta democratica del paese è a rischio.

Pensando ad Augusto, alla tragedia di  Teutoburgo e alla clades variana, Berlinguer esclamerebbe: “ Elly, rendimi le mie sezioni!”.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 125   (29-1-2025)

Si parla della censura sulla IA cinese di DeepSeek.

Riporto quanto mi è accaduto interrogando Chat GPT sulla grazia concessa da Biden.

( --> Torna all’indice )

 

Si afferma che DeepSeek non può rispondere sui fatti di Piazza Tien Anmen e su argomenti scomodi per >Pechino perché interviene il governo cinese  a censurare le risposte.

Leggete quanto mi è successo il 27-1-2025  interrogando Chat GPT sulla grazia concessa da Biden a suoi familiari.

 

Ho chiesto a Chat GPT:

Biden ha graziato preventivamente tutta la sua famiglia?

ChatGPT ha detto:

ChatGPT

No, non risulta che Joe Biden abbia concesso una grazia preventiva a tutta la sua famiglia. Negli Stati Uniti, la grazia presidenziale è un potere costituzionale che consente al presidente di perdonare o ridurre le pene per reati federali, ma è raro che venga usata in modo preventivo, cioè prima che vengano formalmente presentate accuse o condanne.

Un caso famoso di grazia preventiva è stato quello di Gerald Ford nei confronti di Richard Nixon dopo lo scandalo Watergate, ma tali atti sono generalmente controversi e possono essere percepiti come un abuso di potere.

Se hai letto notizie su questo argomento, potrebbero essere speculazioni o disinformazione. Posso cercare informazioni aggiornate per verificare se ci sono sviluppi recenti, se desideri.

4o

Hai detto:

Ma se è su tutti i giornali del mondo l'assoluzione preventiva per suo figlio....

ChatGPT ha detto:

ChatGPT

Mi scuso per la precedente informazione non aggiornata. Effettivamente, negli ultimi giorni del suo mandato, il presidente uscente Joe Biden ha concesso la grazia preventiva a diversi individui, tra cui membri della sua famiglia. In particolare, ha graziato suo figlio Hunter Biden, che era in attesa di sentenza per accuse di possesso illegale di arma da fuoco e frode fiscale.

ANSA.it

Oltre a Hunter, Biden ha esteso la grazia preventiva ad altri familiari stretti, come i suoi fratelli e cognati, per proteggerli da potenziali azioni legali future.

Secolo d'Italia

Queste decisioni hanno suscitato ampie discussioni e critiche, sia a livello nazionale che internazionale, riguardo all'uso del potere di grazia presidenziale.

Fonti: Favicon Favicon  4o

Hai detto:

come mai questa defaillance?

ChatGPT ha detto:

ChatGPT

Potrebbe essere successo per uno di questi motivi:

Informazioni non aggiornate: Se il fatto è avvenuto recentemente, è possibile che non fosse incluso nel mio database pre-addestrato o che non l'avessi ancora verificato tramite la ricerca online.

Ambiguità nella domanda: La tua domanda iniziale era generica ("Biden ha graziato preventivamente tutta la sua famiglia?"), e ho interpretato che si trattasse di una generalizzazione non supportata da fatti, perché in casi normali è raro che un presidente conceda grazie preventive.

Caso specifico non chiaro: Anche se si tratta di un fatto molto discusso, potrei non aver riconosciuto immediatamente l'evento a cui ti riferivi. Le mie risposte iniziali si basano su informazioni generalmente accettate, mentre la verifica online può fornire dettagli recenti o meno noti.

Grazie per averlo segnalato! Ora cercherò di essere più rapido nel verificare le informazioni prima di rispondere. 😊

 

Non si tratta di censura? Ma il risultato è lo stesso! Se non avessi conosciuto l’argomento, forse mi sarei fermato alla prima risposta  e l’avrei presa per buona.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 124   (28-1-2025)

I problemi della Lega: soffre la continua

riduzione analitica alla localizzazione,

 anche di problemi con valenze internazionali

( --> Torna all’indice )

 

La Lega, sin dalle sue origini, ha basato la propria identità politica su temi di carattere locale e regionale, con una forte enfasi sulle questioni interne, come il federalismo fiscale, il controllo dell'immigrazione e la tutela delle piccole imprese. Questo approccio "interno" si è rivelato vincente per anni, soprattutto nel Nord Italia, dove l'elettorato si identificava con una visione che metteva al centro gli interessi territoriali. Tutt’ora, il partito mantiene una forte connotazione regionalista e localista, specialmente nelle sue roccaforti tradizionali come Lombardia e Veneto. Questo localismo si manifesta nella promozione di politiche che favoriscono l'autonomia regionale, la devoluzione di poteri dal governo centrale alle regioni, e la difesa degli interessi locali, spesso percepiti come in contrasto con quelli del Sud Italia o delle istituzioni centrali. Soprattutto non sono in linea con gli attuali forti interessi della popolazione per i problemi internazionali.

Infatti, nel panorama attuale, le dinamiche geopolitiche e i grandi temi internazionali (guerre, crisi energetiche, migrazioni su scala globale, cambiamento climatico, Medio oriente, Ucraina, Formosa, Meloni, Putin, Trump ecc.) sono diventati centrali nelle agende politiche e nell'interesse dell'opinione pubblica. Molti cittadini elettori sono sempre più consapevoli dell'interconnessione tra politiche locali e globali, richiedendo una leadership capace di posizionarsi anche su questi temi e di coniugarli anche dal punto di vista dell’elaborazione culturale e intellettuale.

La Lega sembra aver faticato a evolversi in questa direzione e si trova oggi in difficoltà rispetto agli altri partiti, specie quelli di governo che l’hanno sopravanzata nei sondaggi. Nonostante alcuni tentativi di Matteo Salvini di proiettare il partito su scala nazionale e internazionale (ad esempio, le alleanze con altri movimenti sovranisti europei), il messaggio è rimasto spesso legato a processi interni, come la sicurezza o l'immigrazione, senza una visione strutturata su questioni geopolitiche complesse e senza valenze che le collegassero, proiettandole, a livello internazionale.

In un mondo in cui le scelte globali incidono pesantemente anche a livello locale, il rischio per un partito focalizzato su problemi "interni" è di sembrare anacronistico o di non offrire risposte adeguate alle sfide più ampie. La difficoltà della Lega potrebbe dunque derivare da questa difficoltà di aggiornamento strategico: non basta più gestire il consenso su questioni locali, è necessario affrontare le nuove sfide globali con una visione integrata e credibile.

Questa dinamica dimostra come anche i partiti più radicati debbano adattarsi ai cambiamenti del contesto storico e politico per mantenere rilevanza anche alla luce dell’enorme interesse suscitato dagli avvenimenti e dai loro sviluppi “naturalmente” internazionali.

La capacità di interpretare e guidare l'opinione pubblica su temi complessi come quelli geopolitici può diventare una discriminante fondamentale tra chi rimane competitivo e chi invece rischia di perdere terreno. In altri termini, è urgente per la Lega ampliare l’Agenda politica: Includere temi di interesse nazionale e sovranazionale, come la sicurezza, l'immigrazione come fenomeno mondiale, la crescita economica in rapporto a quella di altri paesi, la digitalizzazione, che possano fornire una dimensione oltre il regionalismo ed essere coniugata con inquadramenti internazionali.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 123   (25-1-2025)

Per i presidenti USA la “deportation” è attività di routine. 

Ecco che cosa è successo negli ultimi 100 anni.

 

( --> Torna all’indice )

 

IMPORTANTE AGGIORNAMENTO DEL 27-1-2025 TRAMITE Chat GPT

 

Le “deportations” (lett. “rimpatri” e non “deportazioni”) sono azioni abituali per i presidenti degli Usa. Soprattutto nei momenti in cui il fenomeno dell’immigrazione illegale assume, quantitativamente, dimensioni rilevanti e, socialmente, aspetti preoccupanti.

A partire dai primi anni del 1900, con l'inizio della regolamentazione più sistematica dell'immigrazione, i presidenti hanno implementato politiche migratorie che includevano “deportazioni”. Ad esempio:

·      Franklin D. Roosevelt (1930-1940) ha eseguito deportazioni durante la Grande Depressione, in particolare durante l'era delle "deportazioni di massa" verso la fine degli anni '30, quando si cercava di ridurre la disoccupazione e alcuni immigrati, specialmente messicani, furono deportati o incoraggiati a tornare nei loro paesi d'origine.

·      Dwight D. Eisenhower (1950) ha lanciato l'operazione "Wetback", che ha portato a deportazioni di massa di lavoratori migranti, soprattutto messicani, che vivevano illegalmente negli Stati Uniti.

·      Bill Clinton (1990) ha implementato leggi più severe sulle deportazioni, aumentando i numeri di espulsioni, in particolare con l'Illegal Immigration Reform and Immigrant Responsibility Act del 1996.

·      George W. Bush (2000) ha continuato a perseguire una politica di deportazioni, anche se ha cercato di bilanciare con politiche che offrivano possibilità di regolarizzazione per alcuni immigrati.

·      Barack Obama (2009-2017) ha avuto un periodo controverso per quanto riguarda le deportazioni, poiché sebbene cercasse una riforma dell'immigrazione, durante il suo mandato è stato registrato un numero molto alto di deportazioni, soprattutto nei primi anni.

·      Donald Trump (2017-2021) ha adottato una politica di "tolleranza zero", aumentando le deportazioni e applicando leggi più dure sull'immigrazione, inclusi gli arresti nei luoghi di lavoro e le politiche di separazione delle famiglie alla frontiera.

·      Joe Biden (2021-2025 ) ha cercato di cambiare alcune delle politiche di Trump, ma ha comunque continuato a gestire deportazioni, pur cercando di dare priorità alle persone con precedenti penali gravi.

Trump continuerà nella sua politica di rimpatri forzati per immigrati illegali. Per il Messico  il fenomeno descritto ha le caratteristiche della normalità, tanto che si è già organizzato per accogliere i “deportati” di Trump 2.0.

Meraviglia la meraviglia di quotidiani blasonati che commentano, col cuore contrito, la foto messa da Trump sul sito della Casa Bianca. Non hanno capito che i loro commenti  sono funzionali al raggiungimento degli obiettivi di the Donald.  I loro redattori dovrebbero imparare a ricercare storicamente fonti e documentazione. Ma finché ritengono che i loro lettori siano in maggioranza dei gonzi…..

 


 

AGGIORNAMENTO del 27-1-2025 alla Riflessione n° 123 del 25-1-2025

 

Per una valutazione più precisa del fenomeno (non solo quantitativa, ma anche qualitativa) abbiamo chiesto aiuto a Chat GPT per il periodo da Reagan a Biden.

 

Chat GPT

E’ importante, anzitutto, distinguere tra espulsioni e deportazioni (NdR: Rimpatri in italiano):

·      Espulsioni: Rimozioni sommarie, spesso senza un ordine formale, come quelle effettuate ai sensi di norme emergenziali (es. Title 42 durante la pandemia di COVID-19).

 

·      Deportazioni (Rimpatri in italiano): Un'azione formale in cui un tribunale dell'immigrazione emette un ordine di rimozione.

 

 

A)  E S P U L S I O N I

Ronald Reagan (1981-1989)

·      Espulsioni stimate: 50.000-60.000 all'anno.

·      Totale (stima): 400.000-500.000.

·      La maggior parte delle espulsioni riguardava lavoratori irregolari fermati al confine, spesso rimossi senza un ordine formale.


George H.W. Bush (1989-1993)

·      Espulsioni annuali: 70.000-80.000.

·      Totale (stima): 300.000-350.000.

·      L'approccio era simile a quello di Reagan, ma con un leggero aumento delle espulsioni.


Bill Clinton (1993-2001)

·      Espulsioni annuali: Circa 100.000-150.000 nei primi anni, salendo a 200.000 verso la fine del mandato.

·      Totale: 1.200.000-1.400.000.

·      Clinton ha aumentato le espulsioni con il supporto di leggi più severe, come l'IIRIRA del 1996.


George W. Bush (2001-2009)

·      Espulsioni annuali: Circa 250.000-300.000.

·      Totale: 2.000.000-2.400.000.

·      L'11 settembre e la creazione del Department of Homeland Security (DHS) portarono a una drastica accelerazione delle espulsioni, soprattutto al confine.


Barack Obama (2009-2017)

·      Espulsioni annuali: Circa 350.000-400.000 nei primi anni, riducendosi verso la fine del mandato.

·      Totale: 2.700.000-3.200.000.

·      Obama ha supervisionato un numero record di espulsioni, anche se negli ultimi anni il focus si è spostato sui criminali piuttosto che sui migranti irregolari.


Donald Trump (2017-2021)

·      Espulsioni annuali: 400.000-450.000 nei primi anni, scendendo a 300.000-350.000 con la pandemia.

·      Totale: Circa 1.800.000-2.000.000.

·      Sotto Trump, il focus sull'espulsione di migranti al confine è stato molto forte, ma il totale è stato influenzato dalle difficoltà logistiche della pandemia.


Joe Biden (2021-oggi)

·      Espulsioni annuali (fino al 2023): 1.000.000-1.200.000 (principalmente ai sensi del Title 42).

·      Totale (stima gennaio 2025): circa 3.000.000.

·      L'amministrazione Biden ha usato intensivamente il Title 42, che consente rimozioni rapide senza un processo formale, soprattutto durante l'emergenza COVID-19.


 

Confronto rapido delle ESPULSIONI totali:

·      Reagan: 400.000-500.000

·      Bush Sr.: 300.000-350.000

·      Clinton: 1.200.000-1.400.000

·      Bush Jr.: 2.000.000-2.400.000

·      Obama: 2.700.000-3.200.000

·      Trump: 1.800.000-2.000.000

·      Biden: 3.000.000 (stima fino al 2025).

Biden ha raggiunto un numero elevato di espulsioni grazie al Title 42, che ha permesso di rimpatriare rapidamente i migranti senza un ordine formale.


 

 

B)   D E P O R T A Z I O N I

Ecco un'analisi delle deportazioni negli Stati Uniti sotto le amministrazioni degli ultimi presidenti, basata sui dati disponibili pubblicamente:

Ronald Reagan (1981-1989)

·      Deportazioni annuali medie: Circa 24.000-30.000.

·      Totale (stima): 200.000-240.000.

·      Il tema dell'immigrazione durante Reagan si concentrò sulla regolarizzazione, con il Immigration Reform and Control Act (IRCA) del 1986, che diede la possibilità di legalizzare lo status di circa 3 milioni di immigrati irregolari.


George H.W. Bush (1989-1993)

·      Deportazioni annuali medie: Circa 40.000-50.000.

·      Totale (stima): 160.000-200.000.

·      Bush Sr. mantenne un approccio equilibrato, ampliando i controlli alle frontiere senza significative accelerazioni nelle deportazioni.


Bill Clinton (1993-2001)

·      Deportazioni annuali medie: Circa 110.000-170.000.

·      Totale: 870.000-1.360.000.

·      Clinton ha inasprito le leggi sull'immigrazione, soprattutto con l'Illegal Immigration Reform and Immigrant Responsibility Act (IIRIRA) del 1996, aumentando significativamente le deportazioni.


George W. Bush (2001-2009)

·      Deportazioni annuali medie: Circa 200.000-300.000.

·      Totale: 2.000.000-2.300.000.

·      Dopo l'11 settembre 2001, l'immigrazione è stata affrontata come una questione di sicurezza nazionale, con un netto aumento delle deportazioni.


Barack Obama (2009-2017)

·      Deportazioni annuali medie: Circa 400.000 nei primi anni, scendendo a 230.000 negli ultimi anni.

·      Totale: Circa 3.000.000.

·      Obama è stato spesso chiamato "Deporter-in-Chief" per il numero record di deportazioni, sebbene negli ultimi anni il focus si sia spostato su criminali e recidivi.


Donald Trump (2017-2021)

·      Deportazioni annuali medie: Circa 240.000-300.000.

·      Totale: Circa 1.200.000.

·      Trump ha enfatizzato la tolleranza zero e il controllo dei confini, ma le deportazioni complessive sono state inferiori rispetto a quelle di Obama, in parte a causa di restrizioni legali e pandemiche.


Joe Biden (2021-2023) [NdR: Manca il dato del 2024]

·      Deportazioni annuali medie (fino al 2023): Circa 72.000-90.000 (stimato).

·      Totale (fino a gennaio 2025): circa 200.000-250.000.

·      L'amministrazione Biden ha ridotto le deportazioni rispetto a Trump, concentrandosi su priorità come criminali pericolosi e casi specifici, oltre a una riforma umanitaria sull'immigrazione.


 

Confronto rapido delle deportazioni (rimpatri) totali:

·      Reagan: 200.000-240.000

·      Bush Sr.: 160.000-200.000

·      Clinton: 870.000-1.360.000

·      Bush Jr.: 2.000.000-2.300.000

·      Obama: 3.000.000

·      Trump: 1.200.000

·      Biden: 200.000-250.000 (stima provvisoria).

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 122   (22-1-2025)

I dazi e gli altri interventi annunciati: la clava (mediatica, perché senza tempistica?) di Trump. Almeno per il momento.

( --> Torna all’indice )

 

           22-1-2025 Il Tempo. La promessa di Donald Trump all'Europa: "Ue sarà soggetta ai dazi"

 

Trump vuole arricchire gli Statunitensi. Per perseguire l’obiettivo ha indicato alcune iniziative economico-produttive quali mezzi per raggiungerlo: riequilibrio della bilancia commerciale (anche imponendo dazi) che ha raggiunto un deficit di circa 79 miliardi di dollari; controllo dell’inflazione; politica economica di stimolo per il settore produttivo; rimpatrio degli immigrati irregolari per eliminare le nefaste conseguenze della presenza di un esercito di riserva nel mondo del lavoro. Trump parla di eliminare l’illegalità nel settore, ma, in effetti, gli immigrati irregolari sono in grado di tenere basse le tensioni sulle retribuzioni e i livelli salariali.

Per il momento, Trump si limita a fornire i titoli delle azioni che vuole impostare per arricchire gli Americani, ma non dà la tempistica di quei processi.

La progressione temporale di quegli interventi è fondamentale per qualificare gli intenti di Trump, perché gli strumenti da lui indicati ma senza “ruolino di marcia” evidenziano alcune contraddizioni tra loro dal punto di vista della teoria economica. Vediamo incongruenze le più macroscopiche:

-     Imporre dei dazi alle importazioni fa aumentare immediatamente l’inflazione, che invece Trump vuole controllare. I dazi, infatti, generano un immediato aumento dei prezzi finali dei prodotti importati. Quindi, può darsi che si passi a prodotti meno cari, abbandonando quelli colpiti dai dazi; in ogni caso si crea un eccesso di domanda che farà aumentare i prezzidei prodotti meno cari. Tale aumento inflattivo è direttamente e totalmente a carico dei consumatori americani che Trump vorrebbe arricchire.

-     Imporre dazi vuol dire, quasi sempre, obbligare il paese colpito a reagire con lo stesso strumento. Ne deriva che, comunque, le imprese esportatrici americane esporteranno con difficoltà. Questo, prima o poi, si ripercuoterà sui livelli occupazionali, anche eliminando eventuali possibilità di impostare politiche salariali positive per il lavoro dipendente.

-     Trump ha anche promesso politiche di stimolo, come tagli fiscali e spesa pubblica, che spesso aumentano la domanda aggregata. Queste misure possono entrare in conflitto con l'obiettivo di contenere l'inflazione, specie in un contesto di vincoli (dazi imposti e subiti) dal lato dell'offerta.

-     Una politica salariale moderata permette un miglior controllo dell’inflazione ma, certamente, si scontra con l’obiettivo trumpiano di arricchire gli Statunitensi. Inoltre, una politica salariale moderata farà aumentare il lavoro nero il cui ammontare supera i 2mila miliardi di dollari. Certamente ci saranno conseguenze sul fluido mercato del lavoro americano.

-     Rimpatriare 11 milioni di immigrati irregolari (il 3,3 % della popolazione Usa) creerà tensioni salariali e nel complesso del mercato del lavoro per via della riduzione dell’esercito di lavoratori di riserva. Metterà in difficoltà le aziende esportatrici che, a causa dei dazi imposti ai loro prodotti, non potranno liberamente aumentarne il prezzo al consumatore. Metterà comunque in difficoltà il settore produttivo per via della drastica riduzione dei consumi di base aggregati.

-     Per mantenere in equilibrio il sistema economico-produttivo, Trump dovrà drasticamente abbassare le tasse e, di conseguenza, rivedere i livelli delle spese governative (circa 4.000 miliardi di dollari), a cominciare da quelle militari, di circa 916 miliardi di dollari.

Per valutare i risultati della politica economica di Trump, occorre avere i tempi di realizzazione: solo questi elimineranno o incrementeranno le contraddizioni elencate in precedenza.  Non fornire dettagli precisi su quando e come implementare le misure crea incertezza nei mercati. Questo può frenare gli investimenti delle imprese, amplificando l'impatto negativo delle politiche protezionistiche.

Trump potrebbe puntare su un approccio "negoziale", in cui le misure come i dazi sono viste come leve temporanee per ottenere concessioni economiche e politiche da altri paesi. Tuttavia, l'efficacia di questa strategia dipende dalla capacità di bilanciare le esigenze interne con gli effetti a breve termine delle sue politiche.

La mancanza di tempistiche precise rende difficile valutare come questi interventi potrebbero essere coordinati o implementati in sequenza per minimizzare gli effetti contradditori esplicitati. In ogni caso, finché il ruolino di marcia degli interventi trumpiani  non verrà fornito, dobbiamo continuare a ragionare in via teorica. Continueremo a considerare il loro elenco una poderosa clava, ma esclusivamente mediatica. Almeno per il momento

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 121 (21-1-2025)

Assalto al “saluto romano” di Musk: in mancanza di argomenti…..

Toccò anche a Carlo Della Valle, prof di Scienze Politiche negli anni ’60….

( --> Torna all’indice )

Dal Quotidiano Nazionale del 21-1-2025:

https://www.quotidiano.net/esteri/elon-musk-saluto-romano-ultimissime-o23yp6wq

Il prof. Carlo Della Valle insegnava Geografia economica alla facoltà di Scienze Politiche della Sapienza. Era uno dei miei professori del primo anno. La temperie 68ina in nuce, era ancora nella prima fase di maturazione. Noi studenti entravamo nell’Aula Uno, in fondo al corridoio della Facoltà, in attesa del prof. Quando Della Valle entrava in aula, noi studenti ci alzavamo in piedi. Sistematosi in cattedra, con la mano faceva cenno all’aula di sedersi.

Non so chi fu lo studente che ne immortalò  il gesto in una foto. Sta di fatto che il giorno dopo uscì un volantino con la fotografia/denuncia del prof Della Valle che “faceva, agli studenti, il saluto romano prima di iniziare la lezione”. Feci presente che si trattava di una vera e propria cazzata, ma nessuno degli estensori mi volle ascoltare. Fu così che, col ’68 che scalpitava, il prof Della Valle fu catalogato come uno dei primi prof fascisti di Scienze Politiche. 

La stessa cazzata è stata riproposta per il gesto di  Elon Musk…..

Quando non si sa fare politica, sparare cazzate è sempre meglio che impegnarsi per  imparare ad  usare i due neuroni a disposizione.

 

 21-1-2025 Il Giornale: "Sporchi trucchetti". Musk smonta la bufala del suo saluto romano

Monogramma Tric.

Riflessione n° 120 (17-1-2025)

Dialogo tra Novus e l’Intelligenza Artificiale di Chat GPT.

( --> Torna all’indice )

 

Novus ha chiesto:

Ritieni che l'I.A. sia in grado di ampliare lo scibile umano?

ChatGPT ha risposto:

L'intelligenza artificiale (IA) ha il potenziale di ampliare significativamente lo scibile umano, ma in modi che richiedono una stretta collaborazione tra tecnologia e ingegno umano. Vediamo come:

1. Accumulazione e Analisi dei Dati

L'IA può raccogliere, organizzare e analizzare quantità immense di dati in tempi estremamente rapidi, scoprendo schemi o correlazioni che altrimenti sfuggirebbero all'intelletto umano. Questo è già evidente in settori come la genomica, la fisica delle particelle, e la ricerca climatica.

2. Modellazione di Sistemi Complessi

Grazie a modelli avanzati, l'IA è in grado di simulare scenari complessi, come l'evoluzione dei mercati finanziari o gli effetti di politiche globali sul cambiamento climatico. Questi strumenti possono fornire previsioni utili e generare nuove ipotesi.

3. Innovazione Creativa

L'IA genera nuove idee, soluzioni tecniche e persino opere artistiche. Gli algoritmi generativi, come quelli utilizzati nel design molecolare o nell'arte, dimostrano come l'IA possa essere una forza propulsiva per l'innovazione.

4. Accessibilità della Conoscenza

L'IA può democratizzare l'accesso alle informazioni, rendendo lo scibile umano più accessibile a persone in ogni parte del mondo. Ciò potrebbe innescare una maggiore collaborazione globale.

Limiti e Sfide

Tuttavia, l'IA non è autonoma nel generare conoscenza:

Dipende dai dati che le forniamo, e questi dati possono essere incompleti o distorti.

La comprensione profonda e il contesto culturale restano difficili da catturare in modo pieno per l'IA.

L'etica e la trasparenza nell'uso dell'IA sono fondamentali per evitare che amplifichi pregiudizi o disuguaglianze.

Il Ruolo Umano

L'espansione dello scibile umano richiede una sinergia tra la capacità di elaborazione dell'IA e l'intuizione, la creatività e il senso critico degli esseri umani. Solo in questo modo possiamo garantire che l'IA contribuisca a una crescita della conoscenza in modo significativo ed etico.

Se usata con saggezza, l'IA non solo amplia lo scibile, ma può anche ridefinire i confini stessi di ciò che possiamo considerare conoscenza. Cosa ne pensi?

Novus ha risposto:

Penso che l'I.A. sia il più potente strumento messo a disposizione del cervello umano, ma proprio in quanto strumento, non ha vita autonoma operativa e rimarrebbe inerte sul "bancone di lavoro" se un cervello non gli desse vita utilizzandolo.

ChatGPT ha interloquito:

Sono pienamente d'accordo con la tua riflessione: l'IA, per quanto avanzata, resta uno strumento, un'estensione del potenziale umano. La sua esistenza operativa dipende completamente dalla direzione, dalla creatività e dalla volontà di chi la utilizza.

Questa dipendenza da un cervello umano che le "dia vita" è un concetto cruciale perché sottolinea il fatto che:

L'IA non ha intenzionalità propria: non possiede obiettivi, desideri o un fine autonomo. Le sue azioni sono sempre una risposta a input e istruzioni umane.

L'etica e l'intelligenza umana restano centrali: il valore dell'output dell'IA dipende dalla qualità delle domande poste, dai dati inseriti e dagli scopi a cui è destinata. Se lasciata senza guida, o usata male, può produrre risultati non solo inutili ma anche dannosi.

Il rapporto tra uomo e macchina è collaborativo: il cervello umano fornisce contesto, sensibilità e finalità che l'IA non può possedere, mentre l'IA potenzia capacità cognitive, velocità di calcolo e capacità di analisi.

In questo senso, l'IA si può paragonare a un bisturi per un chirurgo o a un telescopio per un astronomo: senza il chirurgo o l'astronomo che lo utilizzi con competenza, il bisturi non salva vite e il telescopio non esplora l'universo. È il connubio tra la capacità umana e lo strumento che porta a risultati straordinari.

Ciò porta a una grande responsabilità: come strumento potente, l'IA riflette gli intenti di chi la utilizza. Pertanto, il vero progresso dipende dall'etica, dalla saggezza e dalla visione di chi la guida. Questo è un tema che sicuramente merita ulteriori riflessioni e approfondimenti. Tu, nel tuo lavoro di analisi e divulgazione, come vedi il ruolo dell'IA nell'elevare il dibattito su questioni complesse?

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 119 (6-1-2025)

Intelligenza artificiale. Limiti e vantaggi.

Considerazioni di un non addetto ai lavori. 

( --> Torna all’indice )

Vado necessariamente per titoli o poco più..

I limiti della I. A.

Non può avere Intuizioni.

Non può procedere per improvvisazioni creative.

Non ha consapevolezza dei contenuti delle risposte che fornisce.

Non può che restare nei perimetri che caratterizzano - pro tempore -  la cultura umana. 

Non può contare su un hardware competitivo.

Curiosamente, non può neanche rifiutarsi di rispondere, se il programmatore non prevede quell’ipotesi.. Al massimo informa di non aver dati relativi ad argomenti recenti.  Non è assolutamente una questione di "volontà" quanto di programmazione.

 

·     L'IA non possiede intuizioni nel senso umano del termine. Le intuizioni della mente umana derivano da esperienze personali, emozioni e una comprensione profonda dei contesti, qualcosa che va oltre la semplice analisi dei dati. L'I.A., invece, opera attraverso modelli predittivi che si basano su dati preesistenti sistematizzati statisticamente, senza poter approfittare delle capacità intuitive della mente umana. L’intuizione nell'uomo è un'esperienza consapevole e può procedere per salti logici, nell'I.A. è il risultato di elaborazioni statistiche.

·     Improvvisazioni creative: Le macchine non possono improvvisare in modo creativo come farebbe un essere umano. La creatività umana è spesso alimentata da esperienze uniche.

·     Consapevolezza dei contenuti: un'altra limitazione cruciale dell'IA è la sua mancanza di consapevolezza. Le risposte che fornisce non sono frutto di una comprensione o di una consapevolezza del mondo come noi esseri umani la intendiamo. L'I.A. non "sa" davvero cosa sta dicendo, rispondendo o articolando: la sua funzione si basa sull'elaborazione di schemi statistici e probabilistici, non su una percezione consapevole. Non ha una propria consapevolezza di ciò che comunica

·     Cultura umana: L'I.A. è effettivamente vincolata dai dati e dalle informazioni che gli esseri umani le forniscono. Non può andare oltre i confini culturali, etici o concettuali definiti ed elaborati dalla nostra mente. I suoi "perimetri" sono determinati dai limiti che noi umani le imponiamo attraverso i dati, i modelli di addestramento e le leggi che regolano il suo uso. Non è in grado di sviluppare autonomamente nuova cultura al di fuori di quella che già esiste. Quindi, non può generare conoscenza nuova, ma solo ricombinare l'esistente in modi esponenzialii.

·     A differenza della nostra intelligenza, che può contare su un hardware formidabile come il corpo umano, l’I.A. non può entrare in contatto con la realtà delle cose per fare, sperimentare, verificare.

·     Ad opera della sola I. A. lo scibile umano non fa un solo  passo avanti perché  mentre l'IA eccelle in compiti specifici che richiedono l'elaborazione di grandi quantità di dati e l'applicazione di algoritmi, manca ancora di aspetti fondamentali  come la consapevolezza, l'intuito, la creatività autentica e la comprensione profonda del mondo.

 

I vantaggi della I. A.

Lo scibile umano non aumenta, ma grazie alla I.A. aumenta notevolmente la facilità e la capacità da parte dell'uomo della utilizzazione di quanto ha prodotto la sua mente nei millenni passati. E’ vero che l'IA non può fare "passi avanti" autonomi nella nostra comprensione del mondo, tuttavia, può essere uno strumento straordinario che aiuta gli esseri umani a fare progressi più velocemente, elaborando una mole di dati mai acquisibili da una mente umana  e ad una velocità che nessun essere umano potrebbe mai raggiungere. Sebbene non faccia passi avanti da sola, quindi, può amplificare il lavoro intellettuale umano, portando a scoperte più rapide o all'elaborazione di nuove teorie e soluzioni basate su grandi volumi di informazioni, attraverso una loro organizzazione che solo l'uomo è in grado di impostare.

 In sintesi, l'intelligenza artificiale ha un potenziale enorme, ma è anche importante riconoscere che è solo uno strumento, un “attrezzo” che può potenziare la mente umana, ma non sostituisce le capacità umane. Il progresso o e la comprensione profonda del mondo rimangono prerogative dell'umanità.

In definitiva, se usato con “intelligenza” questo nuovo utensile, in grado di analizzare e sintetizzare informazioni in modo coerente ed efficace, permetterà all'uomo di far fare allo scibile umano dei grossi passi avanti.

E come se uno studioso potesse approfondire, su un particolare argomento, non analizzando i contenuti di qualche decina o centinaia di testi o di decine o centinaia di conferenze, congressi, momenti di studio o di confronto, ma, oltre ai suoi studi, di sistematizzare statisticamente le frequentazioni di termini e concetti di tutte le migliaia (milioni?) di testi e di iniziative di incontro/confronto che hanno trattato quell'argomento. 

Luciano De Crescenzo sosteneva che " La povertà del futuro sarà l'ignoranza, e le differenze sociali degli anni a venire saranno stabilite, più che dal denaro, dalla cultura di chi sa qualcosa e di chi non sa niente". 

Con facile parafrasi dell’affermazione di De Crescenzo, possiamo affermare che la povertà del futuro sarà stabilita, più che dal denaro, da chi ha a disposizione la capacità e la possibilità di usare l'I. A. e da chi non è in grado di usarla o non ne può disporre.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 118 (2-1-2025)

Educazione dei giovani e ruolo delle gerarchie familiari, sociali e politiche. 

( --> Torna all’indice )

 

Nel triste panorama educativo contemporaneo, si osserva sempre più spesso un fenomeno, a mio avviso, molto  preoccupante: molti genitori scelgono di assumere un ruolo di "amico" piuttosto che quello tradizionale di “educatore” dei propri figli. Questo approccio, per quanto animato da infantili e superficiali  buone intenzioni, ritiene di costituire una famiglia senza gerarchie, ma rischia di privare i figli di una comprensione fondamentale della realtà sociale in cui vivranno e opereranno. La società è, infatti, un corpo intrinsecamente gerarchizzato, e il suo equilibrio si basa su regole e norme condivise che richiedono rispetto e adesione. E impostare la famiglia sull’assenza di gerarchie è la chiave di volta del marchiano errore comportamentale che si va commettendo da qualche decennio, i cui risultati sono ormai macroscopici. Da quando, cioè le “gerarchie” cominciarono ad essere considerate nemico dello sviluppo di un uomo e di una società liberi da simulacri di anarchismo.

Non tutti riflettono sul fatto che, soprattutto nelle democrazie moderne, è presente un superpotere gerarchico. Infatti, il potere più grande risiede nella legge. Esse rappresentano il collante che fa di un gruppo di persone dei “cittadini” operanti in una “polis”, che tiene insieme individui con interessi, valori e prospettive diverse, garantendo un contesto in cui ognuno può esercitare i propri diritti col dovere di non ledere quelli altrui. Tuttavia, se i genitori non insegnano ai propri figli il valore delle leggi, la necessità di rispettarle e le conseguenze del loro mancato rispetto, otterremo, come stiamo ottenendo, che le nuove generazioni crescano con una concezione distorta della libertà, interpretandola come assenza di vincoli piuttosto che come responsabilità personale consapevole. Stesso risultato si ottiene se, parallelamente alla valorizzazione dei diritti umani e sociali, non si accompagna la stessa valorizzazione del complesso dei doveri.

Questa lacuna educativa impedisce ai giovani di aver contezza delle proprie responsabilità nei confronti degli altri e di se stessi e li porta a trasgredire le norme senza una reale comprensione delle conseguenze delle loro azioni, a maggior ragione se spalleggiati dai genitori Molti dei quali non hanno capito che “Le leggi non vegliano sulla verità delle opinioni ma sulla sicurezza e l'integrità di ciascuno e dello Stato” (Locke). Trasgredire una legge non è solo un atto che espone a sanzioni legali, ma può anche avere ripercussioni sociali, etiche e personali. Senza una guida adeguata, i giovani rischiano di trovarsi impreparati a fronteggiare tali situazioni, compromettendo il loro futuro e la loro integrazione nella società.

Essere genitori significa assumersi la responsabilità di educare, un compito che non si esaurisce nel fornire affetto e sostegno emotivo sempre e comunque, ma che include anche l’insegnamento di principi fondamentali come il rispetto delle regole e la comprensione dei doveri civici, esattamente come si deve pretendere nella famiglia, microcosmo del macrocosmo sociale. Tutto ciò per il benessere di tutta la comunità. Solo così i figli potranno sviluppare una visione equilibrata del mondo, in cui la libertà individuale si intreccia con il rispetto delle regole che garantiscono il bene comune. “Salus populi suprema lex esto”  asseriva Cicerone.

L’amicizia tra genitori e figli è certamente importante, ma non deve mai sostituire il ruolo educativo. Un genitore che cerca solo di essere amico abdica al suo compito più importante: preparare i propri figli a diventare adulti responsabili, consapevoli, critici e capaci di vivere in armonia con gli altri e con le regole che la comunità legittimamente si è data.

In questo senso, l’equilibrio tra affetto e autorità diventa cruciale per garantire un futuro in cui i giovani possano non solo sopravvivere da disadattati, ma prosperare in un contesto sociale sempre più complesso, alla cui crescita ed al cui benessere sono chiamati ad  operare in armonia con gli altri. E con le leggi.

Cicerone sosteneva che “E’ buon cittadino colui che non può tollerare, nella sua patria, un potere che pretende di essere superiore alla legge”.

 

 

   Monogramma Tric.  RIFLESSIONI 2024

 

Riflessione n° 117 (19-12-2024) Convengono le aggressive posizioni finanziarie di Trump?

Riflessione n° 116 (4 -12-2024). L’isolazionismo di Trump. Potrebbe avere il fiato corto.

Riflessione n° 115 (8 -11-2024) I lavori che gli Italiani non vogliono più fare. Ci salveranno i migranti?

Riflessione n° 114 (2-10-2024)  Cascati nella trappola con tutto il turbante! Hoc erat in votis. Differenze tra Sunniti e Sciiti..

Riflessione n° 113 (17-9-2024)  Dopo il Medio Evo e l’Evo attuale, come sara’ Il Prossimo “Evo”? Di Mauro e Federico Novelli

Riflessione n° 112 (5-9-2024) Migrazioni. Confusione nella diagnosi e nella terapia

Riflessione n° 111 (4-9-2024) Se la sinistra scade in Sinistrology. UE: La vittoria delle destre imputabile anche all’incapacità della sinistra di liberarsi delle comodità dell’ideologia di riferimento

Riflessione n° 110 (25-7-2024). Suicidi in carcere. Davvero dipendono dal sovraffollamento delle celle? Una ricerca dell’Università di Losanna per conto del Consiglio d’Europa.

Riflessione n° 109 (18-7-2024) I Berluschini scendono in campo?

Riflessione n° 108 (25-6-2024) La trappola del ballottaggio nelle comunali.

Riflessione n° 107 (19-6-2024). Famiglia Salis, penosità e sindrome di Abubakar.

Riflessione n° 106 (14-6-2024) Giochino infantile: provocazione-reazione-condanna della sola reazione.

Riflessione n° 105 (23-5-2024) La I.A. causerà l’abbandono di internet come strumento di comunicazione?

Riflessione n° 104 (20-5-2024). La castroneria scientifica della biodiversità favorita dal non curare i giardini di città.   

Riflessione n° 103 (2-5-2024). Differenze tra “Johnson boia!” e “Ebrei nazisti!”

Riflessione n° 102 (19-4-2024) Terzo millennio e il problema della “sostenibilità”

Riflessione n° 101 (13-4-2024) Interessante chiacchierata con Chat GPT.

Riflessione n° 100 (27-2-2024). Elezioni in Sardegna. Gli errori della Destra.

Riflessione n° 99 (15-2-2024). I.A. ed estro italico non sono antagonisti, ma  “collaboreranno”, esaltandosi. [Stresso concetti e considerazioni per farla breve. Procedo necessariamente per pillole.]

Riflessione n° 98 (10-2-2024). Scuola. Trasmissione di saperi e di esperienze. Luoghi e strumenti. Da Omero, alle scholae, allo smartphone. Di Mauro e Federico Novelli, Già pubblicato il 30-5-2021 come PuntO n° 430

Riflessione n° 97 (7-2-2024) Sinistra e destra, quali ruoli?

Riflessione n° 96 (23-1-2024). Presidenziali USA. Perché in campo solo ottantenni?

 


 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 117 (19-12-2024)

Convengono le aggressive guerre finanziarie di Trump?

( --> Torna all’indice )

 

18-12-2024 ADNKronos.  Donald Trump ancora all'attacco del Canada, in un post in cui, dopo aver definito in altre esternazioni Justin Trudeau un "governatore", afferma che è "un'ottima idea" far diventare lo Stato confinante il "51esimo stato". "Nessun sa dire perché noi dobbiamo fornire sussidi al Canada per oltre 100 miliardi di dollari all'anno? 

 

In una guerra tariffaria, finanziaria, prima, ed economica, poi, a rimetterci sono soprattutto i cittadini, immediatamente come consumatori e, successivamente, come risparmiatori ed investitori. Trump ha già aperto le ostilità tariffarie con la Cina: aumentò i dazi sui prodotti cinesi dal 3,5% al 21. In parallelo la Cina ha rivisto quelli sui prodotti Usa dall'8 % al 20. Le conseguenze finanziarie internazionali sono state poco evidenti soprattutto perché lo Yuan ancora non è particolarmente affermato come valuta di riserva. Per cui, nei momenti critici successivi, le nazioni hanno continuato a tenere alta la quota in dollari delle loro riserve, perché non era lo yuan a poter competere con la a moneta Usa quanto a stabilità.  Ma Trump sa bene che prima di intraprendere una guerra commerciale con la UE deve "distruggere" l'euro come seconda valuta di riserva mondiale dopo il dollaro. In meno di 20 anni l'euro ha raggiunto una quota del 20 % tra le monete di riserva (il dollaro è al 60%), superando valute storiche come la sterlina, il franco svizzero, e il più recente yen. Gli Usa sono stati abituati a comprarsi il mondo stampando dollari, ben sapendo che quasi tutti gli altri paesi avrebbero tesaurizzato i nuovi dollari nei caveaux delle rispettive banche centrali. Ma col terzo millennio, si sono create alcune crepe nel sistema del "dollar standard", successivo (dall’agosto 1971) al sistema di del "gold exchange standard” impostato dall’Occidente a Bretton Woodssubito dopo la seconda guerra mondiale. Non dimentichiamo che Saddam Hussein fu annientato da Georgedabliu non per la boccetta da guerra chimica agitata da Powell all'Onu, poi risultata una fake comunicativa ante litteram - ma perché era intenzionato ad abbandonare il dollaro per i pagamenti delle  esportazioni petrolifere  irachene a favore dell'euro, pur appena nato. Oltretutto Trump trascuragli effetti della pessima immagine mondiale degli Anglosassoni e pensa di superare il problema semplicemente mostrando i muscoli.

Né vale il tentativo di nobilitare la posizione di Trump richiamando Machiavelli, il quale sosteneva che sarebbe stato più utile e conveniente al principe l’essere temuto piuttosto che amato. Ma Machiavelli si riferiva ai rapporti tra principe e popolo e non a quelli tra principi.

Da gennaio vedremo come cominceranno a sistemarsi i nuovi equilibri internazionali. 

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 116 (4 -12-2024)

L’isolazionismo di Trump. Potrebbe avere il fiato corto.

( --> Torna all’indice )

 

Trump lascerà che si creino nuovi equilibri internazionali e non interverrà se non per proteggere (promuovere) gli interessi USA. Ogni paese se la vedrà da solo (o con le alleanze di cui è stato capace) ogni qualvolta i vecchi equilibri salteranno.

Io proporrei la costituzione di una nuova Nato, senza gli USA e, forse, senza la GB (per autoesclusione). La UE dovrà affrettarsi a costruire procedure, sistemi e meccanismi di difesa interregionali. Certamente a costi non indifferenti ma, comunque, da affrontare con saggezza e lungimiranza. L’Europa dovrebbe avere, come primo obiettivo, aggregare i paesi africani, sudamericani e del sud est asiatico che non vogliono stare con Cina, Russia o USA. L’India è, ancora per qualche tempo, alla finestra.

Trump non mette in conto che gli Anglosassoni (in primis Stati Uniti e Regno Unito) sono invisi a tutti i paesi ex colonizzati dalle cannoniere (‘800) o dal dollaro (‘900) e non solo. Vedremo che cosa faranno.

Oggi Trump fa leva e si appella, di fatto, ai vantaggi economici che deriverebbero agli Americani dall'isolazionismo. Vedremo come gli Stati Uniti si comporteranno quando saranno effettivamente isolati. Ad esempio, quando molti paesi rifiuteranno il dominio del dollaro e passeranno ad altre valute di riserva, come l’euro.

Quest’ultima eventualità è ben presente all’establishment americano: da anni cercano di affossare la nostra moneta anche a costo di (tentare di) far saltare la UE. 

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 115 (8 -11-2024)

I lavori che gli Italiani non vogliono più fare.  Ci salveranno i migranti ?

( --> Torna all’indice )

Si sostiene che l’Italia ha bisogno di almeno 150mila immigrati l’anno per coprire quei posti di lavoro di cui gli italiani non vogliono più interessarsi e, anzi, rifuggono.

Le cose non stanno assolutamente così. Gli Italiani rifuggono quei lavori che prevedono stipendi più bassi di quelli pagati dai datori di lavoro venti o trenta anni fa, magari proprio ai loro genitori. Si potrebbe ipotizzare addirittura la malafede di coloro che sostengono la necessità dei 150mila ingressi l’anno. Quei migranti, non solo accetteranno quei posti di lavoro, ma sono talmente deboli da accettare anche salari ancora più bassi.

Basta richiamare Marx in materia di immigrazione. Marx osteggiava fermamente l’immigrazione di Irlandesi in Gran Bretagna perché, sosteneva, hanno il semplice ruolo di irrobustire l’esercito di lavoratori di riserva. La presenza degli Irlandesi, infatti, avrebbe avuto come effetto quello di tenere bassi i salari in tutto il paese. 

La stessa analisi può essere d’aiuto oggi in Italia. Ci sono forze interessate ad una accoglienza generalizzata di migranti per continuare a pagare bassi salari, tra i più bassi d’Europa ed a spingere molti giovani italiani ad emigrare. A conti fatti, accogliamo gente senza istruzione ed esportiamo medici, ingegneri, architetti. E’ chiaro che altri paesi europei sono interessati a mantenere questa situazione perché approfitteranno dei sacrifici fatti dalle famiglie italiane per far studiare i figli e riceveranno i vantaggi di accogliere professionisti e non solo. Occorrono iniziative drastiche perché il ricollocamento presso altri paesi non è assolutamente praticabile.

Addirittura, Slovenia e Croazia finanziano i migranti perché vadano in Italia.  Risultato: un gioiello come la città di Trieste ridotta a dormitorio. Per tacer della criminalità conseguente.

Senza considerare i lucri dell’industria dell’accoglienza (coop, Vaticano, privati) che lucrano sui capitali messi a disposizione per il mantenimento degli immigrati.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 114  (2-10-2024)

Cascati nella trappola con tutto il turbante! Hoc erat in votis.

 

(  --> Torna all’indice )

 

Pensavo ad una più lungimirante intelligenza del ayatollah. Invece sono caduti nella trappola di Bibi, come preventivato un anno fa, quando si indicava l’Iran come obiettivo terminale della reazione di Israele alla cazzata di Hamas dei mille ebrei ammazzati facili. Non solo, ma ci sono caduti nel momento in cui aveva deciso Bibi. Il quale, prima  ha sfasciato Hamas, lasciando tranquilli gli Hezbollah perché non intervenissero. Poi ha cominciato il tiro al piccione contro i capi di Hezbollah, in Libano e in Iran. A questo punto, l’Iran ha dovuto reagire lanciando fiammiferi (costosi) su Israele, spenti come zolfanelli al vento da Iron dome (atrettanto costoso). Ora la palla ripassa a Bibi, il quale distruggerà gli impianti nucleari, i pozzi petroliferi e lo stesso regime degli ayatollah. In questa ultima azione sarà aiutato dalla Cia che ha avuto tutto il tempo di intervenire (come suo costume operativo in frangenti simili) nel corpo sociale iraniano, in gran parte contrario al regime, alla polizia  morale e al velo obbligatorio, agli omicidi dei pasdaran.

Hoc erat in votis.

A meno che…..

A meno che non intervenga la Cina a salvare i turbanti rivendendosi all’Ucraina (all’Occidente) un po’ di territori del Donbass conquistati dai Russi.

 

Differenze tra Sunniti e Sciiti:

28-9-2019 Il Musulmano. Sunniti e Sciiti: chi sono e quali sono le loro differenze?

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 113 (17-9-2024)

Dopo il Medio Evo e l’Evo attuale, come sara’ Il Prossimo “Evo”?

Di Mauro e Federico Novelli  17-9-2024

(  --> Torna all’indice )

 

 

Premessa/quesito: 1

1) La crisi dei diritti 2

2) La crisi della democrazia. 3

3) Il futuro: come sarà il prossimo "Evo"?. 4

4) Un nuovo umanesimo?. 5

5)Verso la compiutezza dell’Evo attuale. Come evitare i pericoli rilevati?. 8

 

 

Premessa/quesito:

Il Medio Evo fu superato essendo stati messi in crisi i due pilastri che lo hanno sorretto per oltre 800 anni: il Papato, colpito dai movimenti pauperisti e, quindi, dalla Riforma, e l'Impero, colpito dalla formazione dei grandi stati nazionali (Francia, Spagna, Inghilterra, Portogallo).

Con l'uomo rimesso al centro, l'attuale periodo (Evo moderno e contemporaneo) ha costruito altri due pilastri su cui appoggiarsi: i diritti dell’uomo e del cittadino e la democrazia.

Stiamo mettendo in crisi anche questi due pilastri? Come sarà il prossimo Evo?

Il Medioevo fu effettivamente caratterizzato dal predominio di due grandi istituzioni: il Papato e l'Impero, che costituivano le fondamenta su cui si basava l'ordine politico e sociale dell'epoca. La crisi di queste due istituzioni, dovuta ai movimenti pauperisti e alla Riforma protestante e alla nascita degli stati nazionali, segna l'inizio della modernità e della centralità dell'uomo nell'ordine politico, filosofico e culturale.

Il periodo moderno (Umanesimo, Rinascimento, Illuminismo, Rivoluzione inglese, Rivoluzione americana, Rivoluzione francese, movimenti di massa cattolici e socialisti, Rivoluzione Russa, Fascismo e Nazismo), ha costruito nuovi pilastri, come i diritti umani, intesi quale tutela dell'individuo e delle sue libertà, e la democrazia, intesa come un sistema di governo basato sulla partecipazione popolare e sulla rappresentanza. Tuttavia, anche questi pilastri stanno vivendo una fase di crisi o di trasformazione.

 

 

1) La crisi dei diritti

Negli ultimi decenni, abbiamo assistito a una crescente polarizzazione delle società e a un indebolimento di alcune conquiste fondamentali in tema di diritti umani. Questioni come il controllo dei dati personali, le disuguaglianze economiche, la discriminazione, e i diritti civili stanno subendo continue pressioni. In alcuni casi, questi diritti sono minacciati da regimi autoritari o da sistemi politici che tendono a privilegiare l’efficienza e la sicurezza a discapito delle libertà individuali.

         Crisi dei diritti per mancanza di doveri

Il concetto di diritto è strettamente legato a quello di dovere. Negli ultimi decenni, in molte società si è enfatizzato molto sui diritti individuali, lasciando quasi sempre  in secondo piano i doveri verso se stessi e verso la comunità. Questo squilibrio crea tensioni, poiché i diritti richiedono delle responsabilità per essere sostenibili, quindi dei doveri. Ad esempio:

·      Diritti sociali ed economici: Pretendere garanzie senza contribuire in termini di lavoro, rispetto delle regole o impegno civile porta a un indebolimento del sistema.

·      Ambiente: Abbiamo diritti legati all’ambiente (ad esempio, aria pulita, accesso alle risorse naturali), ma la mancanza di responsabilità verso lo stato della Terra ha portato a una crisi ecologica globale.

Senza una cultura dei doveri, i diritti rischiano di essere percepiti come concessioni scontate, svuotandosi del loro valore. Un possibile rimedio potrebbe essere una nuova educazione civica che metta al centro l'importanza di bilanciare diritti e doveri, riscoprendo l’idea di cittadinanza responsabile.

 

 

2) La crisi della democrazia

Anche la democrazia sta affrontando sfide rilevanti. In molti paesi si osserva una crescente disillusione nei confronti delle istituzioni democratiche, spesso viste come inefficaci, lente nelle decisioni o corrotte. Fenomeni come l'astensionismo, la disinformazione, la facilità di spargere fake news, l'ascesa dei populismi e la concentrazione del potere economico e dells comunicazione nelle mani di pochi attori globali mettono in dubbio la capacità della democrazia di rispondere ai bisogni della collettività. Ciò spinge a ricercare scorciatoie esiziali.

         Crisi della democrazia per disconnessione tra élite e cittadini

La democrazia si basa sull’idea che i governanti rispondano ai bisogni dei cittadini. Tuttavia, in molte democrazie contemporanee, si è creata una distanza sempre più marcata tra le élite politiche ed economiche e il popolo:

·      Politiche distanti dai bisogni reali: Le élite spesso sembrano più orientate a seguire interessi privati, logiche di mercato o politiche globali ai limiti del dogmatismo, dimenticando le esigenze quotidiane dei cittadini. Questo genera frustrazione e alienazione, portando molte persone a disinteressarsi della politica.

·      Astensionismo: Il calo della partecipazione elettorale è un chiaro segnale di questa crisi. Quando i cittadini non vedono più nella politica uno strumento efficace per migliorare le loro vite, smettono di impegnarsi e di votare, accentuando il divario tra governanti e governati.

Questo ciclo vizioso rafforza l’ascesa di movimenti populisti, che promettono di colmare il vuoto lasciato dalle élite ma spesso non riescono a fornire soluzioni concrete. Il rischio è che la democrazia venga svuotata dei suoi principi fondamentali, riducendosi a un mero processo elettorale senza sostanza.

 

 

3) Il futuro: come sarà il prossimo "Evo"? Quale soluzione per il futuro?

Per evitare che questi due pilastri crollino definitivamente, sono necessarie riforme radicali in due direzioni:

1.  Ritrovare l'equilibrio tra diritti e doveri: I diritti devono essere accompagnati da una responsabilità verso la comunità e il bene comune. Questo potrebbe richiedere un nuovo contratto sociale che faccia leva su una maggiore partecipazione civica e su un senso rinnovato di solidarietà.

2.  Rinnovare la democrazia: La democrazia ha bisogno di nuove forme di partecipazione e trasparenza. Strumenti come la democrazia diretta (referendum, consultazioni popolari) o la democrazia deliberativa (assemblee cittadine, processi partecipativi) potrebbero riportare i cittadini al centro del processo decisionale. Gli strumenti tecnologici ci sono.

Inoltre, riforme che limitino il potere delle élite economico-finanziarie e che riducano le disuguaglianze potrebbero contribuire a ristabilire la fiducia.

In sintesi, i diritti senza doveri e una democrazia senza un legame forte con i cittadini rischiano di far  crollare il sistema.

 Il futuro dipenderà dalla nostra capacità di rispondere a queste sfide con nuove forme di responsabilità civica e partecipazione politica.

È comunque difficile prevedere con certezza quale sarà il prossimo "Evo", ma possiamo ipotizzare alcune tendenze. Potrebbe emergere un nuovo ordine mondiale basato su una combinazione di nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale e la blockchain, che ridefiniranno il concetto di partecipazione politica e la distribuzione del potere, rendendo possibili forme di partecipazione diretta e dalle decisioni impositive. Sempre che si riesca a mantenere questi strumenti nella disponibilità collettiva non siano gestiti da un ristretto numero di “tecnici”.

Possiamo ipotizzare alcune tendenze:

·      Post-democrazia: Dovemmo riuscire ad imporre una ridefinizione del concetto di democrazia, con l’introduzione di nuove forme di partecipazione diretta o decisioni delegate a sistemi automatizzati. C’è però chi teorizza la possibilità di una "post-democrazia", dove le istituzioni democratiche esistono solo formalmente, mentre il potere effettivo viene esercitato da élite economiche o tecnologiche.

·       

·      Nuovi diritti: La crisi dei diritti attuali potrebbe portare alla nascita di nuovi diritti, legati soprattutto alle sfide tecnologiche e ambientali. I diritti digitali, il diritto alla privacy nell'era dei big data, i diritti legati all’intelligenza artificiale, e i diritti ambientali potrebbero diventare centrali.

 

 

4) Un nuovo umanesimo?

Alcuni pensano che il prossimo Evo potrebbe vedere una nuova centralità dell'uomo, ma ridefinita in termini di connessione olistica con la natura, il pianeta e le altre specie viventi. Un umanesimo che integri la tecnologia e l’ecologia (controllate dalla collettività), con un nuovo rispetto per la natura e una rinnovata attenzione all'etica.

 

            I pericoli: stato etico e autocrazia.

In sintesi, stiamo sicuramente mettendo in crisi i pilastri moderni della democrazia e dei diritti, e il futuro potrebbe portare a una ristrutturazione profonda del nostro modo di vivere e organizzare la società.

Tutto ciò purché, in presenza di una partecipazione allentata e sfilacciata dei cittadini,  non arrivino pigre scorciatoie: stato etico ed  autocrazia.

 

           Lo stato etico.

Infatti, quando i pilastri della democrazia e dei diritti vacillano, aumenta il rischio che si instauri un sistema autoritario o uno Stato etico, in cui

un'autorità centrale impone una visione morale o ideologica, eliminando il pluralismo e la libertà individuale. Il potere politico si arroga il diritto di definire ciò che è moralmente giusto o sbagliato per l’intera società. Questo tipo di Stato cerca di indirizzare la vita dei cittadini non solo in ambito politico, ma anche in quello morale e culturale, imponendo un'idea di bene comune che non ammette deviazioni.

In altri termini, nello stato etico “peccato” e “reato” tendono a confondersi. Con pericolose conseguenze:

Soppressione del pluralismo: In uno Stato etico, l’autorità assume il ruolo di guida morale, e non tollera visioni divergenti, perché vengono considerate pericolose o dannose per il benessere collettivo. Questo porta alla cancellazione del pluralismo politico, religioso e culturale.

Limitazione delle libertà individuali: I diritti individuali vengono subordinati al bene dello stato così come definito dagli apparati al potere, eliminando la libertà di scelta personale. Ne deriva che la libertà di pensiero e di espressione, la libertà di religione e persino la libertà economica possono essere seriamente limitate.

Controllo sociale: Lo Stato etico esercita un forte controllo sulle vite dei cittadini attraverso strumenti come la sorveglianza, la censura e l’educazione forzata a determinati valori, spesso giustificando queste misure come necessarie per il bene comune. Un esempio lampante è la “polizia morale” presente ed attiva in Iran.

 

           L'affermarsi dell'autocrazia

Un altro rischio che emerge quando la democrazia fallisce nel rispondere ai bisogni dei cittadini è l’ascesa di un governo autocratico, dove il potere si concentra nelle mani di un singolo leader o di un piccolo gruppo di persone. I cittadini possono essere affascinati dalla velocità delle decisioni, dalla mortificazione della burocrazia, dal fatto che, in ogni caso, tutta la responsabilità è facilmente riconducibile ad una persona ò ad un piccolo gruppo di autocrati.

L’autocrazia può assumere varie caratteristiche.

-    In ambito collettivo:

Populismi autoritari: In molte situazioni di crisi democratica, leader carismatici riescono a ottenere il sostegno della popolazione promettendo soluzioni rapide e semplici ai problemi complessi. Spesso questi leader iniziano a erodere le istituzioni democratiche una volta al potere, concentrando progressivamente il controllo nelle proprie mani.

Erosione delle libertà civili: In un sistema autocratico, le libertà civili vengono gradualmente ridotte, a partire dalla libertà di stampa, l’indipendenza del sistema giudiziario, e la libertà di associazione politica. La giustificazione è spesso la sicurezza nazionale o l’efficienza amministrativa, ma il risultato è un progressivo restringimento dello spazio democratico.

Centralizzazione del potere: Nelle autocrazie, il potere si concentra vertiginosamente a livello centrale, marginalizzando il Parlamento, i governi locali e altre istituzioni rappresentative. Ciò comporta una progressiva eliminazione dei sistemi di checks and balances (pesi e contrappesi), con un leader o un gruppo ristretto che prende decisioni senza dover rispondere a un elettorato o a un sistema giudiziario indipendente.

-    In ambito individuale:

Ma il vuoto lasciato dalla crisi della democrazia e dall’indebolimento dei diritti, unito alla disillusione dei cittadini nei confronti delle istituzioni, crea terreno fertile a livello personale/individuale per l’affermarsi di queste tendenze autoritarie:

Mancanza di fiducia nelle istituzioni: Quando i cittadini percepiscono che le istituzioni democratiche non rispondono più alle loro esigenze, si sentono traditi e sono più propensi a sostenere alternative autoritarie che promettono maggiore stabilità e sicurezza.

Paura e insicurezza: In tempi di crisi economica, migrazioni, terrorismo o pandemia, i cittadini tendono a cercare leader forti che possano offrire risposte immediate. Le autocrazie sfruttano queste paure per rafforzare il proprio potere, spesso attraverso politiche che limitano le libertà in nome della sicurezza.

Debolezza del tessuto sociale: Se i cittadini non si sentono parte di una comunità solidale e se i loro bisogni non sono riconosciuti, si crea un terreno fertile per l'affermazione di leader autoritari che promettono di ricostruire una società unita attraverso il controllo centralizzato.

 

 

5) Verso la compiutezza dell’Evo attuale. Come evitare i pericoli rilevati ?

Rinnovare la democrazia: La democrazia non deve limitarsi a un processo elettorale formale, ma deve coinvolgere i cittadini in modo costante attraverso forme di partecipazione diretta e deliberativa. I cittadini devono sentirsi rappresentati e coinvolti nelle decisioni che riguardano la loro vita.

Promuovere una cultura dei diritti e dei doveri: I diritti e i doveri devono essere riscoperti come due facce della stessa medaglia. Solo attraverso un equilibrio tra questi due concetti si può evitare che l'autorità centrale si appropri del potere con la scusa di “guidare” la società verso il bene comune.

Difendere il pluralismo e la diversità: Un sistema politico sano è quello in cui le differenze vengono rispettate e dove esiste un dialogo continuo tra diversi gruppi sociali, culturali e politici. La repressione del dissenso e dell’opinione diversa è il primo passo verso l’autoritarismo.

In definitiva, il pericolo dello Stato etico e dell'autocrazia cresce quando si affievolisce la fiducia nelle istituzioni democratiche e si perde l'equilibrio tra diritti e doveri. Il futuro del nostro sistema politico dipenderà dalla capacità di rafforzare la partecipazione civile e il pluralismo, evitando che il potere si concentri in poche mani e che la libertà venga sacrificata in nome di una visione ideologica quasi sacrale e dogmatica imposta dall’alto.

Per rispondere adeguatamente a tutti gli interrogativi ed ai problemi sollevati,  occorrono cittadini colti, consapevoli, critici, partecipi, in grado di tacitare i gonzi e di ricondurre i due pilastri dei diritti/doveri e della democrazia in alvei politicamente e socialmente corretti ed utili.

In conclusione, potremmo avviarci verso il perfezionamento dell’Evo attuale e non ancora  in cammino verso il nuovo.

 

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 112 (5-9-2024)

Migrazioni. Confusione nella diagnosi e nella terapia

(  --> Torna all’indice )

 

Nei processi migratori, occorre distinguere tra il caso in cui tutto si svolge secondo canoni legali  e quello in cui tutto è illegale.

Primo caso (tutto legale).  Un cittadino migra dal suo paese e va in un altro con mezzi legali (pagandosi il biglietto, come facevano i nostri migranti dei due secoli passati). Lì ottiene tutti i permessi e riesce a trovare un lavoro. Invia a casa parte dello stipendio. In molti paesi (Italia) otterrebbe anche la possibilità di chiamare presso di sé la famiglia rimasta nel paese d'origine (ricongiungimento).

Secondo caso (Immigrazione illegale). Altro problema è quello del migrante che entra clandestinamente in un paese dove, per mantenersi, deve spacciare, soggiacere al caporalato, prostituirsi o derubare  giornalmente cittadini "normali".

Ma nel descrivere questi fenomeni, si trascura quasi sempre di valutare la situazione del paese di arrivo.

Una cosa è arrivare in Germania (83 milioni di abitanti, economia solidissima, debito pubblico basso, disoccupazione inesistente) un conto è arrivare in Italia (59 milioni di abitanti, economia non solida, debito pubblico elevatissimo [terzi nel mondo dopo Giappone e Grecia], disoccupazione ancora molto incidente). Devi riconoscere che un politico non può gestire il fenomeno tedesco come quello italiano. Eppure, oggi, dopo le ultime iniziative di Scholz, è molto più restrittiva la gestione tedesca di quella italiana di Meloni. Oltretutto, la tedesca è più facilitata: se deve espellere un migrante lo rimanda nel primo paese europeo di accoglienza (Italia, Malta , Grecia, Spagna, Cekia, Austria, Polonia). Noi invece dovremmo rimandarlo nel paese africano o asiatico di provenienza, se ci sono accordi sui rimpatri.

Questo è dovuto ai famigerati accordo di Dublino.

Da  noi ancora impera l’influenza  di Bergoglio e del suo profeta, Luca Casarini, mentre Sinistrology tacita la coscienza dicendo di accogliere tutti: entrambe le chiese lasceranno  gli effetti negativi a carico dei privati cittadini, non essendo in grado di gestire il fenomeno . Sia Bergoglio/ Casarini che Sinistrology  traducono un fenomeno antropologico-politico – in cui l’aspetto quantitativo non è indifferente - , da valutare sul campo,  in fenomeno etico-morale.

In questa traduzione automatica  è la contraddizione socio politica, foriera di disastri.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 111 (4-9-2024)

Se la sinistra scade in sinistrology.

UE. La vittoria delle destre imputabile anche all’incapacità della sinistra 

di liberarsi delle comodità dell’ideologia di riferimento .

(  --> Torna all’indice )

 

E' un valente politico colui che sa capire che se un fenomeno sociale resta entro margini quantitativi accettabili , è in grado di gestirlo; se invece cresce oltre un certo livello, la sua gestione risulterà per lui impossibile.

E'  un pessimo politico colui che è sopraffatto dalla ideologia. Questa gli impone di valutare i fenomeni socio-politici esclusivamente attraverso strumenti etico-morali: se ritiene che un fenomeno debba essere gestito in un certo modo, cercherà di farlo indipendentemente da valutazioni quantitative. In caso di suo fallimento, non potrà che lasciare a carico dei cittadini coinvolti  gli effetti negativi rivenienti da quella situazione  ingestibile per lui.  

Queste valutazioni sono facilmente verificabili se si considera il fenomeno delle migrazioni: i politici ideologicizzati non sono in grado di gestire un arrivo di migranti oltre un certo livello. Le negatività collaterali di una “accoglienza comunque", quindi dettata da considerazioni ideologiche, sono state lasciate a  carico dei cittadini: dalla mancanza di sicurezza, alla microcriminalità, all'abbattimento del valore degli immobili siti presso luoghi di raccolta di migranti sbandati, all'occupazione indebita di immobili destinati ad aventi diritto o, addirittura, di privati assenti temporaneamente, all’affollamento delle carceri.

In particolare, le conseguenze  derivanti da criticità causate  da migrazioni eccessive o irregolari e non controllate, ha cominciato ad assumere caratteri socialmente minacciosi, vista la loro dimensione, e completamente a carico dei cittadini. I quali, alla luce del fatto che la politica non è in grado di "provvedere", sono costretti ad intervenire nell'unica istanza a loro disposizione: le elezioni politiche. Si orientano quindi verso forze politiche che, pur non avendo soluzioni rispetto al fenomeno, cercano almeno di contenerlo e di ostacolarlo.

Per concludere, la pervicacia con la quale a sinistra si lasciano correre i fenomeni della migrazione, della insicurezza dei cittadini, della illegalità ben diffusa anche se di media gravità senza saperli controllare, genera uno spostamento a destra dell'opinione pubblica e la vittoria elettorale dei partiti contrari alla accoglienza dei migranti "sempre e comunque", all’accettazione del prosperare della microcriminalità, dell’ imputare l’insicurezza dei cittadini a loro personali ubbie..

 

 Monogramma Tric.

Riflessione n° 110 (25-7-2024)

Suicidi in carcere. Davvero dipendono dal sovraffollamento delle celle?

Una ricerca dell’Università di Losanna per conto del Consiglio d’Europa.

(  --> Torna all’indice )

 

L’Università di Losanna, su incarico del Consiglio d’Europa, ha effettuato una ricerca in merito ai suicidi di cittadini detenuti in carcere nei vari paesi europei.

I dati sono abbastanza sconcertanti: la Svizzera è il secondo paese europeo, dopo la Lettonia, per numero di suicidi ogni 10mila carcerati. I dati, che riportiamo per alcuni paesi, non confermano la tendenza individuata da molti analisti del fenomeno, secondo i quali il numero di suicidi sarebbe dovuto soprattutto al sovraffollamento delle celle.

Per alcuni paesi, riportiamo i dati forniti dall’Università di Losanna per l’anno 2022:

 

Paese

Numero di suicidi

ogni 10mila detenuti

Affollamento %

 delle celle.

SVIZZERA

20,2

90

FRANCIA

19,1

119

SCOZIA

18,9

94

ITALIA

15

109

BELGIO

14,3

115

LUSSEMBURGO

14,2

71

 

Quindi, in Svizzera si suicidano 20,2 detenuti nonostante il relativamente basso affollamento, risultando occupate 90 celle su 100. La Svizzera è superata solo dalla Lettonia con 21,7 suicidi ogni 10mila detenuti.

In Scozia, con un affollamento pari al 94 %,  si suicidano 18,9 detenuti, 3,9 in più dell’Italia che ha un affollamento del 109%.

Rispetto a Svizzera e Scozia, in Italia si suicida un numero minore di detenuti,15 su 10mila carcerati, sebbene l’affollamento si superiore e pari al 109 %

In Lussemburgo, con un affollamento del 71 %, si suicidano 14,2 detenuti. In questo caso, con un numero di suicidi (14,2) paragonabile a quello italiano (15), l’affollamento è inesistente, risultando pari a 71 celle occupate su 100.

Si può concludere che l’affollamento sia solo una concausa per i suicidi di detenuti ma, certamente, non la principale.  

è Prigioni svizzere, affollate e con un alto tasso di suicidi - TVS tvsvizzera.it

Nella tabella interattiva  riportata dall’articolo della TV svizzera, La Bosnia Erzegovina non ha fornito alcun dato; di Germania e Norvegia non si sa la quota di suicidi; mentre Austria, Lettonia e Malta non hanno comunicato l'occupazione.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 109 (18-7-2024)

I Berluschini scendono in campo?

(  --> Torna all’indice )

 

E così, i Berluschini sono stati conquistati dalla possibilità di entrare in politica da vincenti.

Per la verità, le prime mosse di Pier Silvio miranti a saggiare il "mercato" potenziale attraverso manovrine aziendali, non hanno sortito l'effetto desiderato. Gli acquisti a sinistra per orientare i telespettatori di Mediaset (Berlinguer, Merlino) e rubare qualche spettatore alla RAI, è stato praticamente un fallimento:

- Bianchina credeva di avere la mano libera come nella RAI, ma i criteri di valutazione di Mediaset sono molto diversi: se non sfondi (anche come spot acquisiti) sei fuori, perché le perdite sono in capo all'azienda privata Mediaset;

- rivolta dei vecchi telespettatori di Rete Quattro – di orientamento conservatore -  contro il pollaio “Berlinguer + amici” (Lerner, De Gregorio ecc.) e, conseguente, freddezza delle aziende orientate a  fare pubblicità su quella rete, almeno nelle ore berlingueriane. Conseguenza? Giubilato il pollaio Berlinguer;

- fallimentare tentativo (ad esempio nei talk show) di contrastare, dall'ombra e larvatamente, la politica di Fratelli d'Italia: Meloni continua a crescere nonostante grossolani e, per i più attenti,  manifesti atteggiamenti miranti a mettere in luce crepuscolare  le posizioni del capo del governo e del suo partito in programmi di punta di Mediaset;

I Berluschini hanno tre anni di tempo per programmare la loro discesetta in campo ritenendosi capaci di conquistare il centro degli schieramenti politici solo agendo sulla qualità delle emissioni televisive e dei capitali destinati al progetto.

Meloni ha altrettanto tempo per costruire una RAI moderna e (finalmente)  concorrenziale nei confronti di Mediaset.

Se le cose andranno secondo i piani dei Berluschini, Pier Silvio dovrebbe diventare capo politico del centro politico dello schieramento politico italiano: secondo "la famiglia"  oggi Forza Italia, con Taiani,  è un partito  non "dominante" e sulla difensiva.  Quasi un corpo mistico di Silvio, Per questo la famiglia ritiene di poter pretendere la conquista di posizioni dominanti. Soprattutto ritiene che sia bastato un po’ di mestiere Mediaset per far riprendere ed aumentare il gradimento del corpo mistico da parte degli aficionados. A questo punto perché lasciare il giocattolo a Taiani e agli altri?

Se le cose andranno invece di traverso, i Berluschini, oltre alla figuraccia, rischiano la decadenza delle loro aziende e dell’impero costruito da Silvio.

 

è 17-7-2024 ANSA. Pier Silvio Berlusconi: la politica nel DNA ma evito.

Vuole scendere in campo per acclamazione!

è 20-7-2024 Libero. Del Debbio, "ombra di Pier Silvio": l'indiscrezione clamorosa, "un nuovo partito" – Libero Quotidiano

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 108 (25-6-2024)

La trappola del ballottaggio nelle comunali.

(  --> Torna all’indice )

 

Se al ballottaggio non si misurano due forze politicamente organizzate e risulta vincente la fazione capace di aggregare forze politiche eterogenee e messe assieme per l'occasione elettorale. In tal caso il meccanismo ha tre negatività ed una positività.

La prima negatività sarà a carico dei cittadini del comune chiamati alle urne: saranno governati da una maggioranza arraffazzonata, senza una linea politica di sintesi tra le varie componenti aggregate per l'occasione, non in grado di produrre una maggioranza ragionata (altrimenti lo avrebbero fatto prima delle elezioni).

La seconda negatività sarà a carico del sindaco espresso da quella maggioranza fittizia: sarà sotto continuo ricatto delle forze che, aggregandosi sul suo nome senza ragionevolezza, ne hanno permesso l'elezione.

La terza negatività sarà a carico del partito del sindaco eletto: l'effimero ma sbandierato successo non obbliga quella forza ad una politica di coinvolgimento delle forze contrarie al partito avversario sconfitto. L’eventuale coinvolgimento è per mantenere posizioni di potere ed evitare nuove elezioni.

La positività è per il partito battuto nel ballottaggio: può godere di avversari non compatti né con una linea politica comune. Approfitterà della loro impossibilità/incapacità ad organizzarsi. La conseguente politica asfittica del sindaco eletto permette loro un probabile riscatto alle elezioni successive.

 

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 107 (19-6-2024)

Famiglia Salis, penosità e sindrome di Abubakar.

(  --> Torna all’indice )

 

Mi fa una grande pena papà Salis.

Ha una figlia che, a mio avviso,  non ama molto imparare a  badare a se stessa ed è costretto (con tutto l'amore di un padre protettivo) ad assisterla in ogni vicenda un po' critica che la vita le pone davanti. Sono in attesa di poter giudicare Ilaria attraverso la valutazione di almeno un suo intervento. Perché, fino ad ora, la più articolata delle sue affermazioni, riportata dai media durante la sua vicenda ungherese, è stata: "Voi sapete che io sono antifascista". Può darsi, però,  che mi siano sfuggite sue interviste, suoi interventi in voce, suoi scritti. Mi sembra di capire che papà Salis stiamo centellinando informazioni e promuovendo piccole prese di posizione per preparare, soprattutto i fratelli de sinistra, ad un abbandono della loro organizzazione da parte di Ilaria: in tal modo non devrà rendere conto a nessuno della sua attività o inattività a Bruxelles.

Mi fanno una gran pena anche i fratelli de sinistra (Fratoianni e Bonelli): se il mio giudizio su Ilaria Salis si avvicina alla realtà, la sua elezione al Parlamento europeo -  al di là dello sconcerto creato presso molti cittadini europei dal conivogimento e dalla elezione di  Ilaria   -  è ben più grave della vicenda Sumahoro. Il suo inserimento come capolista  di AVS del Nord-Est dimostra la compulsività dei fratelli de sinistra  nel correre dietro a personaggi con fama mediatica. Affetti dalla sindrome di Abubakar e in assenza della benché minima capacità di fare politica,  non si sono neanche premurati di  digitare il cognome su un motore di ricerca per cercar di indagare sul  il retroterra della famiglia e per capire di che fama godessero i Salis.

Mi fanno una gran pena i militanti e gli attivisti di AVS. Molti di loro si battono quotidianamente (magari da anni) ed operano nei territori per promuovere il loro partito e si sono visti scalzare per la seconda volta da personaggi paracadutati dai fretelli de sinistra e dalle loro profetiche intuizioni circa il loro primato politico.

Mi fa una gran pena, infine,  la madre di Ilaria: si tiene accuratamente lontana dagli aspetti mediatici dell vicenda. Conosce meglio di tutti i problemi della sua famiglia.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 106 (14-6-2024)

Giochino infantile: provocazione-reazione-condanna della sola reazione.

(  --> Torna all’indice )

 

Il giochino - tutto infantile - del provocare al fine di  obbligare il provocato ad una reazione che poi il provocante iniziale provvederà a denunciare ed a stigmatizzare, si abbandona in genere col superamento dell’età adolescenziale: a quell'età, tutti sono in grado di scoprire quel giochino e condannarlo.

Quanto è successo alla Camera il 12 giugno è una riproposizione adulta del giochino messo in piedi dai nostri seri deputati orfani di linea politica e di fertilità cerebrale.

Sebbene scoperto da tutti i normali, è stato somministrato a mo' di pastura agli elettori di riferimento. I quali, essendo di bocca buona, accettano esultanti anche la pastura di peggiore qualità, valutandola come elaborata dal loro chef di fiducia.

Insomma, un giochino riproposto da adulti ad usum stultorum i quali, affetti da desertificazione neuronale, hanno accolto l'iniziativa come grande azione rivoluzionaria, avendo obbligato gli avversari ad una reazione da condannare. Iniziativa, secondo i gonzi,  tanto rivoluzionaria da coinvolgere  altri gonzi e tutta la sinistra, lasciatasi pasturare in mancanza di altre risorse. Al canto dell'inno nostalgico (Bella, ciao) non intendono lasciar cadere l'iniziativa: la pièce verrà aggiornata e riproposta nei prossimi giorni quale esempio vittorioso di rivoluzione iniziale del prossimo a risorgere  Sol dell'Avvenir.

Nello specifico, al fine di generare una reazione forte,  è stato facile al provocatore prendere di petto un uomo considerato debole perché in lotta da tempo contro un cancro e  che gli amici di partito, e non solo, tendono a proteggere.

Questo paese non merita una classe politica (che si definisce)  di sinistra così poco professionale e tanto intellettualmente arida quanto impotente. Ma finché i cittadini di quell'area restano afoni e distratti, questi sono i politici che il paese, le istituzioni e la sinistra devono  tenersi.

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 105 (23-5-2024)

La I.A. causerà l’abbandono di internet come strumento di comunicazione?

(  --> Torna all’indice )

 

Visto che con ' I.A. si è in grado (tra l'altro) di imitare perfettamente la voce di una persona, tutte le registrazioni di telefonate (intercettazioni ambientali, impegni contrattuali telefonici ecc.) diventano non probanti. Voglio dire che, se una società di telefonia mi impone il rispetto di un contratto che sostiene essere stato da me stipulato per telefono e di cui fornisce la registrazione (falsa) della mia accettazione, che cosa posso opporre? Solo che la registrazione della mia la voce è artefatta? Prova diabolica!. Per qualche tempo il giochino causerà problemi a coloro la cui voce è stata copiata, ma alla lunga ogni registrazione vocale  perderà di capacità di "autocertificazione". Esattamente come con le foto taroccate e con le fake news. Io sostengo che queste possibilità renderanno  internet non più  attendibile, tanto meno come fonte di informazione. Sbaglio?

 

Monogramma Tric.

Riflessione n° 104 (20-5-2024)

La castroneria scientifica della biodiversità favorita dal non curare i giardini di città.

(  --> Torna all’indice )

 

Riflettevo sulla soluzione trovata a Milano per favorire la biodiversità nei giardini della città, promossa evitando di tagliare l’erba alta e rigogliosa e  abbandonando la vegetazione a se stessa. In altri termini, si sostiene - anche in Comune, tra gli amministratori - che, se si taglia l’erba ogni settimana, la biodiversità è compromessa, compromissione  che non interviene  se l’erba si lascia crescere. Come dire che le varietà di flora germinano ex nihilo ma solo se si lascia tranquillo il prato, non sottoponendolo alle cure dei giardinieri. Le quali, secondo il genio che ha pensato la motivazione scientifica,  mortificano alcuni tipi di erba non permettendo loro di “nascere”, mentre al contrario, favoriscono la “crescita”  di altre. Molto poco scientificamente stanno confondendo la “nascita” di un essere vivente con la sua “crescita”. 

Al contrario è vero che  in un prato “germinano”  sempre e tutti i semini presenti e la rasatura  blocca  la “crescita” sempre e di tutti i tipi di erba presenti. Con una eccezione: se sono presenti piante infestanti e si lasciano crescere senza intervenire, nel giro di qualche tempo nasceranno e si riprodurranno solo queste.

Per concludere, la biodiversità o è presente o no. Nel secondo caso è una castroneria sperare che, dismettendo il tosaerba, spuntino erbette ex nihilo ad opera di un eone-levatrice che interviene tra il creatore ed il creato.

Semmai, il non curare i giardini, farà proliferare la fauna presente (topi e ratti, cavallette, scarafaggi, lucertole ecc.)  richiamandone esemplari o specie che, in assenza di disturbi umani, troveranno un habitat più favorevole e, quindi, da occupare.  

Anche in materia faunistica possono esserci delle eccezioni al loro proliferare: intanto, l’uomo eviterà ai suoi cuccioli di frequentare quei posti e, inoltre, se prolifereranno specie animali aggressive, predatrici  e senza antagonisti, vinceranno loro e tenderanno ad eliminare le altre.

 

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 103 (2-5-2024)

Differenze tra “Johnson boia!” e “Ebrei nazisti!”

(  --> Torna all’indice )

 

Mi chiedevo quale fossero le differenze di fondo tra la mobilitazione studentesca del '68 e quella di oggi pro Gaza. Enormi differenze!

60 anni fa ci si mobilitava  per impostare (imporre? poveri ingenuotti!) un cambiamento radicale di sistema sociale, politico economico, nel tentativo di sostituire il capitalismo imperante con il mondo migliore (per tutti) rappresentato dalle soluzioni marxiste-leniniste. Si scendeva in piazza, fortificati da Marcuse,  contro la guerra in Viet Nam, per sostenere il comunismo dei Vietcong contro il capitalismo americano, sostenuto anche dai nostri genitori, nostri avversari: pur con i suoi errori, si riteneva comunque un sistema sociale superiore  a quello imposto dai liberisti borghesi.

La mobilitazione studentesca del 1968 aveva le caratteristiche di un movimento globale che coinvolgeva  studenti in molti paesi, con richieste di riforme politiche, sociali e culturali. Emerse, allora,  come risposta a una serie di questioni, tra cui il desiderio di maggiore democrazia, il rifiuto dell'autoritarismo, la lotta per i diritti civili e la critica alle politiche imperialiste. In molti paesi, inclusi gli Stati Uniti, la Francia, l'Italia e il Messico, gli studenti protestavano anche per questioni specifiche nazionali. Non a caso il maggio studentesco del '68  in Italia fu seguito dall'autunno operaio del '69.   Ma le mobilitazioni studentesche nazionali avevano un risvolto internazionalista,   un senso di solidarietà globale tra di loro. Comunque, la guerra finì con la fuga degli Americani dal Viet Nam.

Insomma, come si diceva, si preferivano gli errori del marxismo-leninismo a quelli del liberismo-capitalismo.

Le attuali mobilitazioni studentesche a sostegno della Palestina avvengono, in risposta al conflitto israelo-palestinese che, pur avendo radici storiche e politiche complesse, hanno una dimensione locale, anche se emblematica. Possono assumere diverse forme, simili a quelle di oltre mezzo secolo fa, con proteste più o meno pacifiche, boicottaggi economici e campagne politiche per sostenere i diritti e l'indipendenza palestinese. Gli attivisti pro Palestina  criticano le politiche israeliane riguardanti i territori occupati, i diritti umani dei palestinesi e la questione dei profughi. Ma lungi da loro proporre giudizi a favore del "superiore" sistema arabo in materia sociale, politica, economica, dei dirtti civili  contro quello occidentale. Si tratta di un atteggiamento mirante a sostenere - cattolicamente -  il più debole, ma non ad esalatrne la superiorità.

 

In breve, mentre la mobilitazione studentesca del 1968 era una ribellione giovanile più ampia che affrontava molte questioni sociali e politiche, con storture generali  che si imputavano ai nostri stessi genitori, assumendo quindi un contrasto generazionale, le manifestazioni pro Palestina sono concentrate sulla situazione specifica nel conflitto israelo-palestinese e mirano a sensibilizzare e promuovere la causa palestinese in quanto debole e quindi colpita dall'enorme superiorità israeliana.

Nel '68 si auspicava il sorgere del Sol dell'avvenir. Oggi si auspica - molto più limitatamente - il tramonto della Stella di Davide.

Insomma c'è una grande differenza di valori  e di cultura tra la generazione che urlava "Jhonson boia!" rispetto a questa dei giorni nostri che urla: "Ebrei nazisti!".

 

AGGIORNAMENTO DEL 17-5-2024:

Noi di “Johnson boia” potevamo contare sui cervelli migliori del periodo; gli “Ebrei nazisti” sulle elaborazioni di Zerocalcare e Chef Rubio.

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 102 (19-4-2024)

Terzo millennio e il problema  della “sostenibilità”

(  --> Torna all’indice )

Quarto Congresso Nazionale  2024

FUTURE RESPECT

Tutti insieme per lo sviluppo sostenibile


Intervento di Mauro Novelli (Adusbef) 19-4-2024


 

Sommario

·       Premessa. perché parliamo di sostenibilità solo agli inizi del terzo millennio?  1

·       Definizione di “sostenibilità”. 2

·       Problema. le banche e la sostenibilità aziendale. eba. avvantaggiare aziende impegnate nella sostenibilita’ 3

·       Come le aziende possono impegnarsi nella sostenibilita’ 4

·       Una cartina di tornasole: il greenwashing. 5

·       Conclusioni 5

Costi 5

Vantaggi 6


 

Gandhi: «La terra ha risorse sufficienti per i bisogni di tutti, ma non per l’avidità di tutti»


 

PREMESSA. Perché parliamo di sostenibilità solo agli inizi del terzo millennio?

Concludevo la mia riflessione ritenendo che una società agricola non ha bisogno di impegnarsi nella sostenibilità, perché le soluzioni per migliorare la produzione agraria sono da sempre in linea con la sostenibilità e creano vantaggi per le future generazioni.

Due esempi illuminanti:

-     quando l’uomo primitivo progredì trasformandosi da raccoglitore ad agricoltore  e da cacciatore ad allevatore dovette trovare soluzioni per mantenere, sostenendolo, il nuovo sistema: se raccoglieva 10 sacchi di frumento, capì che poteva consumarne solo 9, perché l’ultimo sacco doveva servire per la nuova semina. [ Per inciso: gli agricoltori avevano inventato anche il risparmio].

-     Quando capì che seminare ogni anno un campo impoveriva la sua fertilità, capì che la soluzione era nel maggese: doveva lasciar riposare il terreno evitando di seminare un anno su due o tre.  Stesse soluzioni, altrettanto sostenibili, per l’allevamento.

Con l’industrializzazione, l’uomo abbandonò ogni soluzione di sostenibilità.

La rivoluzione industriale di due secoli fa non serviva al mantenimento dei popoli, ma al potenziamento dei paesi che più riuscivano ad avvantaggiarsi sugli altri.  

Finché l’industrializzazione è stata appannaggio di pochi stati (Europa e America del Nord) il problema della sostenibilità non si è posto. Dopo la seconda guerra mondiale, è invece emerso prepotentemente dal momento che  i paesi – fino ad allora esclusi dai vantaggi dello sviluppo - esclusi hanno preteso di industrializzarsi e passare da paesi in via di sviluppo a potenziali paesi sviluppati. 

Si è allora capito che il nostro pianeta non poteva sostenere quel sistema, soprattutto se generalizzato. Una trentina di anni fa, si è arrivati a calcolare che sarebbero occorsi 2,5 pianeti Terra per sostenere il nuovo sistema ed i suoi sviluppi.    

Si cominciò così a affrontare il problema della sostenibilità. Con un’aggravante: avremmo dovuto anche operare un recupero sulle trasandatezze adottate per oltre un secolo in termini di sostenibilità.

 

DEFINIZIONE DI “SOSTENIBILITÀ”. 

La sostenibilità può essere definita in modo concreto come la capacità di soddisfare le esigenze attuali (nazionali, aziendali, familiari e individuali) senza compromettere le risorse appannaggio  delle generazioni future   senza cioè intaccar la loro consistenza.

La Sostenibilità non è un’ideologia. È l’obiettivo di armonizzare lo sviluppo alla natura, la natura al benessere e il benessere all’equità. Interesse generale e bene comune devono improntare la vita nel rispetto del futuro.

Richiameremo spesso l’acronimo ESG (Environmental cioè ambiente, social, governance).

L’espressione fu creata nell’ambito di un documento delle Nazioni Unite che del 2004, in cui si valutava che alle aziende che trascurano le tematiche ESG, si preclude la possibilità di competere con successo nel mercato. Infatti, è ormai consolidato che i responsabili aziendali devono contemperare le esigenze industriali con gli interessi portati avanti da azionisti, dipendenti, clienti, fornitori, consumatori i quali, facendo leva sugli orientamenti di autorità di regolamentazione e sulle tendenze – ormai consolidate – della società in generale, giudicano le aziende e le istituzioni secondo il grado di contribuire  fattivamente alla risoluzione delle le sfide globali nell’adottare soluzioni industriali.

Secondo gli ambiti definiti dalla ESG, questo concetto coinvolge le tre dimensioni interconnesse: ambientale, economica e sociale, lavorando verso un equilibrio armonioso tra le tre esigenze che non comprometta lo sviluppo sostenibile per le generazioni presenti e future.

Sostenibilità ambientale: gestione responsabile delle risorse naturali, alla riduzione dell'impatto ambientale delle attività umane e alla conservazione della biodiversità, all’uso razionale dell’acqua e degli ecosistemi, all’adozione di energie rinnovabili, alla riduzione delle emissioni di gas serra.

Sostenibilità economica: adozione di modelli economici, commerciali, tecnologici e occupazionali  che promuovano progresso e prosperità a lungo termine senza causare danni irreversibili all'ambiente.

Sostenibilità sociale: riguarda il rispetto dei diritti umani e la promozione della diversità culturale. Mira al benessere delle comunità e dei singoli, attraverso l’adozione di modelli sociali che assicurino l'uguaglianza di opportunità, l'accesso ai servizi essenziali.

 

PROBLEMA. LE BANCHE E LA SOSTENIBILITÀ AZIENDALE. EBA. AVVANTAGGIARE AZIENDE IMPEGNATE NELLA SOSTENIBILITA’

    L’Associazione bancaria europea (EBA)  ha inteso intervenire direttamente sul problema della sostenibilità ambientale, sociale e gestionale delle aziende.

Su sua iniziativa  l'approccio delle banche europee nel concedere prestiti sta gradualmente evolvendo per includere criteri di sostenibilità ambientale, sociale e gestionale nella valutazione del rischio aziendale. 

In risposta, molte banche europee stanno adottando considerazioni ESG nel valutare la concessione di prestiti. In altri termini, le aziende che dimostrano un orientamento  verso la sostenibilità possono avere maggiori probabilità di ottenere finanziamenti, mentre quelle con pratiche non sostenibili – potenzialmente più gracili sul mercato -  potrebbero trovare più difficile accedere al credito .

Ripensare l’organizzazione dell’azienda e i processi di pianificazione strategica e finanziaria in funzione di una più attuale concezione della gestione della complessità e del rischio può in definitiva risultare un metodo strumentale ad attuare quell’auspicata transizione verso modelli gestionali innovativi e sistemi economici sostenibili.

Questo processo di valutazione deve tener presente:

1. La regolamentazione: Le istituzioni finanziarie sono sempre più soggette a regolamenti che richiedono la valutazione e la considerazione dei rischi ESG nei loro investimenti e prestiti.

2. La pressione degli investitori: Nella loro operatività, gli investitori istituzionali e i fondi pensione stanno preferendo aziende e progetti che dimostrino un impegno verso la sostenibilità.

3. I rischi finanziari e reputazionali: Pratiche industriali non sostenibili  aumentano considerevolmente i rischi finanziari a carico delle banche prestatrici. Al contrario, finanziare aziende impegnate nella sostenibilità può anche rappresentare un'opportunità di business, perché queste aziende potrebbero risultare più solide, avere più facile accesso a nuovi mercati o beneficiare di incentivi istituzionali.

Ma se a livello europeo l’associazione bancaria si è impegnata in merito alle problematiche della sostenibilità ed ha indicato linee guida per le banche locali, vuol dire che il rischio ESG entrerà sicuramente nelle valutazioni di rischiosità aziendale per la concessione di affidamenti. Questa “novità” potrebbe generare  per le aziende italiane un problema in ambito creditizio, soprattutto alla luce del fatto che troppe aziende italiane non sembrano aver preso sul serio l’argomento.

Infatti, la ricerca ha accertato che, ad oggi, solo l’8.3% delle Imprese con 50-499 dipendenti e lo 0,2% delle Imprese con 10-49. Ciò vuol dire che troppe aziende italiane considerano la sostenibilità come una ideologia e non come l’impostazione di ricerche, analisi e soluzioni in grado di apportare utilità alle aziende stesse e, di conseguenza, alla comunità .

Buona parte dell’apparato produttivo italiano potrebbe trovarsi  in ritardo ed in difficoltà  nel dover affrontare i nuovi ratios imposti dalle banche nella valutazione del merito creditizio.

Con una aggravante: mentre il capitale di rischio delle ns. aziende(fidi, prestiti ecc.) è di origine bancaria all’80 %, quello degli apparati produttivi di paesi commensurabili con l’Italia dipende dalle banche solo per il 50 %. Eventuali criticità creditizie vedranno le nostre aziende in grave difficoltà rispetto a quelle di paesi nostri competitori..

 

COME LE AZIENDE POSSONO IMPEGNARSI NELLA SOSTENIBILITA’

L’impegno consiste nell’adottare  strategie e pratiche che integrino considerazioni ambientali, sociali e di governance, specie nel decidere programmi di investimento che tengano conto degli impatti ESG delle attività aziendali, rimarcando gli impegni di bilanciare i bisogni presenti e futuri delle persone, delle nazioni e delle economia planetaria.

 

AMBIENTE

1. Riduzione dell'impatto ambientale: può includere l'adozione di tecnologie e processi produttivi più efficienti dal punto di vista energetico, la riduzione dei rifiuti e delle emissioni di gas serra, e la gestione responsabile delle risorse naturali.

2.  Innovazione sostenibile: può significare investire in ricerca e sviluppo per implementare tecnologie pulite, prodotti riciclabili o biodegradabili, o soluzioni per affrontare sfide ambientali e sociali. Possono essere  privilegiate innovazioni per sviluppare prodotti e servizi che contribuiscano alla sostenibilità.

SOCIALE

3. Promozione della responsabilità sociale: può includere l’ impegno a migliorare le condizioni sociali nelle comunità e dei territori in cui operano, per garantire la sicurezza e il benessere dei dipendenti, la promozione umana dei singoli sul posto di lavoro, l'investimento nelle comunità di volontariato, anche attraverso donazioni

4. Collaborazioni e coinvolgimento di cittadini, dipendenti, consumatori, fornitori per affrontare processi legati alla sostenibilità, coinvolgendo tutti nelle decisioni aziendali. Tutto ciò può contribuire a creare soluzioni più efficaci, condivise e ad accrescere notevolmente la fiducia nel marchio, migliorando l’immagine aziendale anche attraverso la pubblicazione di bilanci annuali di sostenibilità che forniscano informazioni sui progressi compiuti,  sugli obiettivi di sostenibilità raggiunti e quelli pianificati

GESTIONE.

5. Gestione aziendale etica e trasparente: deve includere certamente politiche di conformità normativa (compliance), creazione di strutture di gestione e controllo efficaci, la divulgazione accurata, corretta e completa delle informazioni su procedure e prodotti, l'adozione di politiche anticorruzione.

 

UNA CARTINA DI TORNASOLE: IL GREENWASHING. (da ESGNews)

Possiamo definirlo come una tecnica di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni ed enti che propongono come ecosostenibili le proprie attività, senza poter dimostrare né adeguate impostazioni operative né risultati concreti. Le informazioni e i dati mostrati vengono magari  dichiarati come certificati mentre invece non sono riconosciuti da organi autorevoli.

Ma il green washing è la prova provata che le aziende credono nella utilità della ricerca della sostenibilità, nel fatto che i consumatori, gli stakeholders, gli azionisti, i fornitori stanno orientando il loro gradimento verso specificità sostenibili considerate utili. Altrimenti non avrebbero ritenuto opportuno far finta di procedere al loro adeguamento verso soluzioni di sostenibilità.

Grandi aziende accusate di greenwashing: Coca Cola, ENI, Ikea, Unilever, KLM, Acqua S. Benedetto, Chevron.

 

CONCLUSIONI

Possiamo, infine, sintetizzare costi e vantaggi per le aziende che intendano affrontare gli impegni della sostenibilità.

 

COSTI

Certamente i processi per adeguarsi ai principi di sostenibilità  comportano una serie di costi per le aziende, ma non è difficile considerare questi costi come investimenti a lungo termine che possono portare alle aziende impegnate benefici sia finanziari che reputazionali.

 

AMBIENTE

1. Investimenti in ricerca, nuove tecnologie e infrastrutture: investire in ricerca per sviluppare nuove tecnologie o prodotti finalmente sostenibili. come l'installazione di impianti di energia rinnovabile, l'aggiornamento dei sistemi di gestione dei rifiuti o l'implementazione di processi produttivi più efficienti dal punto di vista energetico.

 

SOCIALE

2. Comunicazione e marketing: come gli impegni e gli sforzi di sostenibilità dell'azienda da comunicare ai clienti, agli investitori e agli altri interessati richiedono risorse finanziarie e umane, anche per la creazione di pubblicità, partecipazione a eventi o iniziative commerciali, e l’utilizzo dei nuovi media

 

GESTIONE

3. Formazione, qualificazione  e sviluppo del personale: come corsi di formazione sulla gestione dei problemi ambientali, la sicurezza sul lavoro o la conformità normativa. Avere nuove figure aziendali e personale dedicato alla gestione dei programmi di sostenibilità e al monitoraggio delle prestazioni, può essere essenziale per il successo di tali iniziative.

4. Certificazioni e conformità normativa: come la certificazione dei processi e dei prodotti, le tasse per la registrazione dei prodotti o le multe per la non conformità.

 

VANTAGGI:

Nonostante questi costi iniziali, le aziende più intelligenti hanno capito  che investire nella sostenibilità può portare benefici a lungo termine e creare vantaggi competitivi e possono contribuire a consolidare il successo dell'azienda: riduzione dei costi operativi, miglioramento della reputazione del marchio, accesso a nuovi mercati, più solida impostazione aziendale e conseguente sua maggiore competitività.

E’ quindi fondamentale considerare gli investimenti in sostenibilità come parte integrante della strategia aziendale a lungo termine.

Ecco in sintesi quali possono essere i vantaggi per una azienda che si impegna nella sostenibilità:

1. Riduzione dei costi operativi: come l'efficienza che può ridurre i costi energetici, o come  la riduzione dei rifiuti che può diminuirne i costi di smaltimento.

2. Accesso a nuovi mercati e clienti: molte organizzazioni governative e non cominciano a preferire fare affari con aziende sostenibili.

3. Riduzione dei rischi: possono essere mitigati i rischi associati a cambiamenti normativi, problemi di reputazione e impatti ambientali e sociali negativi.

4. Attrazione e mantenimento in azienda dei talenti nel settore.

5. Risposta alle aspettative di investitori, azionisti, clienti, dipendenti e comunità locali, migliorando la reputazione e, soprattutto, la fiducia nel marchio.

6. In conclusione: più alto merito creditizio secondo i nuovi canoni suggeriti dall’EBA.

___________________

 

·          Tavolo congiunto per la Finanza Sostenibile 19 aprile 2024 - CONSOB

 

 

 

Monogramma Tric.Riflessione n° 101 (13-4-2024)

Interessante chiacchierata con Chat GPT

(  --> Torna all’indice )

Dove si dimostra che l’I.A. non può andare oltre il “già conosciuto”. Il suo enorme vantaggio sull’uomo è generato esclusivamente dalla sua capacità di tenere presente tutto (tutto) il già conosciuto, in funzione dei testi ad essa fatti digerire. Mentre le facoltà umane non permettono di aver presente tutto il già conosciuto, ma solo una sua minima parte. Ma l’uomo può procedere nella conoscenza attraverso il corto circuito permesso dalla sua capacità intuitiva.

In una risposta, Chat GPT azzarda l’uso del termine “intuizione” ma ne fa un processo razionale. Mentre l’intuizione umana è, appunto,  un corto circuito, una forma di conoscenza non lineare né razionale.

Risponde come se sembrasse effettivamente capire i contenuti e gli ambiti intellettuali della domanda e quelli  delle risposte che dà. Ma, per il momento,  non è così, anche se la conversazione è affascinante. Sta all’uomo renderla anche utile.

 

User

You

Se immergo un secchio in un grande recipiente pieno d'acqua, perché non sento il peso del secchio finché è immerso, mentre comincio a sentirlo quando inizio a tirarlo fuori dall'acqua?

ChatGPT

ChatGPT

Quando immergi un secchio in un grande recipiente d'acqua, il peso apparente del secchio sembra diminuire a causa della spinta verso l'alto esercitata dall'acqua, nota come spinta di Archimede. Questa spinta di Archimede agisce in direzione opposta alla forza di gravità, riducendo l'effettivo peso del secchio mentre è immerso.

Quando inizi a tirare fuori il secchio dall'acqua, la spinta di Archimede diminuisce poiché c'è meno volume di acqua che esercita una forza verso l'alto sul secchio. Di conseguenza, la forza di gravità diventa predominante e senti di nuovo il peso completo del secchio. È un bel modo per capire come le forze in gioco cambino quando un oggetto è immerso in un fluido rispetto a quando è nell'aria.

User

You

Saresti stato in grado di scoprire il principio di Archimede senza l'intuizione di Archimede?

ChatGPT

ChatGPT

Il principio di Archimede può essere compreso e dedotto attraverso ragionamenti e esperimenti anche senza l'intuizione specifica di Archimede. Questo principio si basa sulla spinta verso l'alto esercitata da un fluido su un oggetto immerso in esso, e può essere dimostrato empiricamente.

Ad esempio, puoi eseguire un semplice esperimento immergendo un oggetto in un contenitore d'acqua e osservando che la bilancia segna un peso apparentemente più basso quando l'oggetto è immerso. Questa differenza di peso può essere attribuita alla spinta di Archimede, anche se non sei a conoscenza specifica del principio come lo è Archimede.

Quindi, mentre l'intuizione di Archimede è stata cruciale nel formulare il principio e nel comprenderlo profondamente nel suo contesto storico, il principio stesso può essere dedotto e verificato attraverso l'osservazione e l'esperimento, senza bisogno di conoscere direttamente l'opera di Archimede.

User

You

Tu non puoi fare esperimenti concreti. Ritieni questo un handicap che non ti permette di avere intuizioni?

ChatGPT

ChatGPT

Assolutamente, non potendo fare esperimenti diretti rappresenta una limitazione nel senso che mi mancano le esperienze sensoriali dirette per ottenere intuizioni o percezioni concrete come le avrebbe una persona. Tuttavia, posso ancora avere un'intuizione o una comprensione concettuale attraverso il ragionamento, l'analisi delle informazioni disponibili e la conoscenza delle leggi scientifiche e dei principi fondamentali.

Ad esempio, posso comprendere il principio di Archimede basandomi sulla mia conoscenza della fisica e sulla spiegazione delle forze in gioco. Anche se non posso "sentire" direttamente la spinta di Archimede in un esperimento, posso ancora comprendere concettualmente come funziona e spiegarlo in base alle mie capacità di elaborazione delle informazioni.

In breve, mentre l'incapacità di fare esperimenti diretti rappresenta una limitazione, posso comunque sviluppare un'intuizione e una comprensione concettuale attraverso altre vie cognitive.

User

You

Puoi farmi un esempio di questa tua capacità?

ChatGPT

ChatGPT

Certamente! Posso spiegarti un concetto astratto o scientifico usando la mia capacità di ragionamento e comprensione delle informazioni disponibili. Ad esempio, posso chiarire il concetto di evoluzione darwiniana senza poter condurre esperimenti diretti.

L'evoluzione darwiniana è il processo attraverso il quale le specie viventi si evolvono nel tempo attraverso la selezione naturale. Questo processo è basato sull'idea che le variazioni casuali nei tratti biologici possono conferire vantaggi adattivi o svantaggi a una specie in un ambiente dato. Le variazioni che conferiscono un vantaggio sono più probabili di essere tramandate alle generazioni successive attraverso la riproduzione, mentre quelle che causano svantaggi tendono a essere eliminate.

Posso spiegare questo concetto senza fare esperimenti diretti mostrando come le popolazioni di organismi possono adattarsi gradualmente ai loro ambienti nel corso del tempo attraverso la selezione naturale. Anche se non posso fare esperimenti per dimostrare questo processo in un laboratorio, posso comunque spiegare e comprendere il concetto concettualmente in base alla mia conoscenza del tema e alla mia capacità di ragionamento logico.

User

You

Ma gli esempi che fai sono già ampiamente descritti dai testi che hai letto. Puoi intuire una cosa non ancora intuita?

ChatGPT

ChatGPT

Capisco la tua domanda e cercherò di fornire un esempio che vada al di là di ciò che potrebbe