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ELABORATI
PRODOTTI DALLA I.A. GENERATIVA “Più dei
tanti che tumultuano, i tiranni temono i pochi che pensano” (Platone) |
Articoli e Documenti
d’interesse |
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Pongo gli stessi quesiti a cinque programmi di I. A. (CHAT GPT, DEEP
SEEK, COPILOT, GEMINI, CLAUDE). Riporto gli elaborati risultanti senza alcuna correzione o
integrazione. |
13-5-2025 Quesito
n° 5. Quando Trump, a
gennaio 2025, dopo la sua seconda elezione, informò il mondo della sua futura
politica dei dazi, scrissi che a domarlo sarebbero stati i mercati finanziari
internazionali e nazionali dei singoli paesi coinvolti. Pensi che il mio
giudizio abbia avuto o stia avendo corrispondenza nella realtà? Sommario Deep Seek e Claude informano di non essere aggiornati Torna
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Quesito n°
5 Quando Trump, a gennaio 2025, dopo la sua seconda elezione, informò il
mondo della sua futura politica dei dazi, scrissi che a domarlo sarebbero
stati i mercati finanziari internazionali e nazionali dei singoli paesi
coinvolti. Pensi che il mio giudizio abbia avuto o stia avendo corrispondenza
nella realtà? 1) RISPONDE
CHAT GPT
Effetti
Economici e di Mercato della Politica dei Dazi di Trump 2025 Effetti iniziali della politica dei dazi di Trump (gennaio–maggio
2025) Figura 1. Evoluzione storica della tariffa media sulle importazioni
USA. Con il nuovo pacchetto annunciato a inizio aprile 2025, l’aliquota media
effettiva salirebbe fino al 22% (arancione), dal 2,5% del 2024robeco.com,
un livello inedito dai tempi della legge Smoot-Hawley del 1930. (Fonte:
Robeco Refinitiv) Contesto e misure tariffarie Il governo
Trump ha annunciato a inizio aprile 2025 un ampio pacchetto di dazi
“reciproci” su importazioni estere (auto 25% inclusi) che farebbe salire
l’aliquota media statunitense al 22%robeco.com.
Si tratta del livello più alto registrato in quasi un secolo, con tariffe di
base che saliranno molto oltre gli accordi precedenti (p. es. lo USMCA) e di
cui ancora non si conoscono i dettagli operativi settorialirobeco.comrobeco.com.
Le motivazioni dichiarate sono politiche (difesa del settore manifatturiero
USA), ma l’annuncio ha sorpreso i mercati per l’ampiezza inaspettata del
pacchetto tariffario. Reazioni dei mercati finanziari
Risposte dei principali paesi e regioni
Impatti su inflazione, crescita, occupazione e fiducia
Commenti di analisti e prospettive Gli
osservatori economici concordano che i prossimi mesi saranno determinanti per
la direzione finale della guerra commerciale. Molte banche d’affari e
think-tank prevedono ora tassi di crescita USA più bassi per il 2025, con un
«rischio stagflazionistico» crescenterobeco.comreuters.com.
Ad esempio, una simulazione della Fed di New York indica che senza
contromisure i dazi potrebbero ridurre il PIL USA di oltre l’1% già nel medio
periodo, invertendo i guadagni di reddito del primo mandato Trump. Gli
analisti di mercato ricordano inoltre che tariffe elevate erodono i margini
aziendali e spingono l’inflazione al consumo: già a marzo esperti previdero
che i prezzi al consumo avrebbero iniziato a risalire a causa delle nuove
tasse sull’importm.economictimes.comm.economictimes.com.
Anche istituzioni internazionali come l’FMI e l’OCSE hanno avvertito che le
politiche protezionistiche statunitensi rischiano di aggravare l’inflazione
globale e rallentare ulteriormente la crescita mondiale. Nel complesso, la
crescente pressione dei mercati – evidenziata dalla volatilità azionaria e
dalla frenata degli scambi internazionali – e le ritorsioni economiche dei
partner stanno costringendo l’amministrazione USA a valutare correzioni (come
la pausa a 90 giorni dei dazi reciproci) e a cercare negoziati mirati. Ciò fa
pensare che la politica dei dazi, seppur al momento mantenuta, dovrà
verosimilmente confrontarsi con crescenti richieste di moderazione o
modifica, proprio dalla comunità finanziaria e dai governi esteri più colpitireuters.comreuters.com. Fonti: Analisi basata su notizie e
report finanziari aggiornati (Reuters, Bloomberg/AP, riviste economiche,
istituzioni finanziarie)robeco.comreuters.comm.economictimes.comreuters.comreuters.combbc.com, che
includono dati su mercati, inflazione e commenti degli analisti. Fonti Quesito n°
5 Quando Trump, a gennaio 2025, dopo la sua seconda elezione, informò il
mondo della sua futura politica dei dazi, scrissi che a domarlo sarebbero
stati i mercati finanziari internazionali e nazionali dei singoli paesi
coinvolti. Pensi che il mio giudizio abbia avuto o stia avendo corrispondenza
nella realtà? 2) RISPONDE
GEMINI
Analisi previsioni politiche dazi Trump Esporta in
Documenti L'Influenza dei Mercati Finanziari e dei Sistemi Economici sulla
Politica Daziaria di Trump nel 2025 A seguito
della sua rielezione nel 2024, Donald Trump annunciò nel gennaio 2025 le sue
future politiche in materia di dazi doganali, suscitando immediate reazioni a
livello globale. In quel contesto, fu espressa la previsione che i mercati
finanziari e i sistemi economici dei paesi coinvolti avrebbero agito da freno
sulle ambizioni protezionistiche del presidente. Il presente rapporto si
propone di analizzare se tale previsione si sia rivelata accurata, esaminando
l'evoluzione delle politiche tariffarie implementate, le reazioni dei mercati
finanziari e delle economie a livello mondiale, e la misura in cui tali
reazioni abbiano portato a modifiche o all'abbandono delle politiche
iniziali. Nel
gennaio del 2025, l'amministrazione Trump, forte della vittoria elettorale ,
diede il via a una serie di iniziative in materia di commercio
internazionale. Il memorandum presidenziale del 20 gennaio 2025, intitolato
"America First Trade Policy" , delineava le priorità immediate
dell'amministrazione in questo settore, preannunciando un approccio più
aggressivo e protezionistico. Già il 21 gennaio, il presidente Trump
manifestò l'intenzione di imporre entro il 1° febbraio 2025 dazi del 10%
sulle merci provenienti dalla Cina e del 25% su quelle importate da Messico e
Canada. Queste prime mosse, giustificate con la necessità di affrontare
l'immigrazione clandestina e il traffico di droga , segnarono l'inizio di un
periodo di intensa attività in materia di politica commerciale. Nei mesi
successivi, la politica daziaria di Trump si evolse rapidamente, con
l'introduzione di tariffe su una vasta gamma di prodotti e paesi. Oltre ai
dazi iniziali su Cina, Messico e Canada, vennero annunciate tariffe
"reciproche" volte a rispondere alle barriere commerciali imposte
da altri paesi. L'idea di fondo era quella di aumentare i dazi statunitensi
per eguagliare le aliquote fiscali che altri paesi applicavano alle
importazioni americane. Questa strategia, definita in alcuni documenti come
"Fair and Reciprocal Plan" , mirava a creare un sistema commerciale
più equo, secondo la visione dell'amministrazione Trump. Parallelamente,
vennero introdotte tariffe su settori specifici, come l'acciaio e l'alluminio
(con un'aliquota del 25%) e le automobili e i componenti automobilistici.
Queste misure, giustificate con motivazioni di sicurezza nazionale e con
l'obiettivo di sostenere la produzione interna , ebbero un impatto
significativo sulle catene di approvvigionamento globali e sulle industrie
coinvolte. Le aliquote tariffarie proposte variavano notevolmente a seconda
del paese e del prodotto, con alcune nazioni che si trovarono a fronteggiare
dazi potenzialmente molto elevati. La complessità e la rapidità con cui
queste politiche venivano annunciate e, talvolta, modificate, crearono un
clima di incertezza per le imprese e i mercati a livello globale. L'annuncio
e la successiva implementazione delle politiche tariffarie di Trump
scatenarono immediate reazioni da parte dei mercati finanziari globali. In
generale, la risposta iniziale fu caratterizzata da un aumento della
volatilità e da una tendenza al ribasso degli indici azionari, in particolare
negli Stati Uniti. Gli investitori percepirono i dazi come un rischio per la
crescita economica futura e per la redditività delle imprese, soprattutto
quelle con una forte esposizione al commercio internazionale. L'indice
S&P 500, ad esempio, subì significative flessioni in seguito agli annunci
tariffari di inizio aprile. Tuttavia,
le reazioni non furono uniformi a livello globale. Curiosamente, alcuni
mercati, come quelli dell'Unione Europea, della Cina e dell'America Latina,
registrarono un andamento in controtendenza, con indici azionari in rialzo.
Questo fenomeno potrebbe essere attribuito a diversi fattori, tra cui un
indebolimento del dollaro statunitense e aspettative di maggiori spese per la
difesa in Europa. L'incertezza generata dalle politiche commerciali
statunitensi portò anche a una perdita di status di "bene rifugio"
per il dollaro. Anche il
mercato obbligazionario reagì alle politiche tariffarie. Si osservò un
aumento dei tassi di interesse sui titoli di stato statunitensi , suggerendo
una preoccupazione per la sostenibilità del debito pubblico e per il
potenziale impatto dei dazi sui flussi finanziari globali. L'indice di
volatilità VIX raggiunse livelli elevati nel marzo 2025 , segnalando una
crescente ansia tra gli investitori riguardo alle prospettive economiche. In
sintesi, la reazione iniziale dei mercati finanziari fu prevalentemente
negativa, con un aumento della volatilità e segnali di preoccupazione per le
implicazioni economiche delle politiche tariffarie di Trump. Le
politiche tariffarie implementate dall'amministrazione Trump nel 2025 ebbero
un impatto significativo sull'economia statunitense. Numerose analisi
condotte da istituzioni economiche indipendenti, come il Yale Budget Lab e il
Wharton Budget Model, concordarono nel prevedere effetti negativi sulla
crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) e un aumento dei prezzi al consumo.
Si stimò che le tariffe avrebbero comportato una perdita di potere d'acquisto
per le famiglie americane e una riduzione dei salari reali. Alcuni analisti
ipotizzarono persino la possibilità di una recessione tecnica negli Stati
Uniti a causa della forte incertezza generata dalle politiche commerciali.
Inizialmente,
si osservò un effetto inatteso sul fronte dell'inflazione. Nonostante i dazi
siano generalmente associati a un aumento dei prezzi, nel breve termine si
registrò un temporaneo rallentamento dell'inflazione, probabilmente dovuto a
una diminuzione della domanda aggregata causata dall'incertezza economica.
Tuttavia, la maggior parte degli economisti concordava sul fatto che nel
medio e lungo termine i dazi avrebbero esercitato una pressione al rialzo sui
prezzi, a causa dell'aumento dei costi delle importazioni. L'incertezza
politica e l'imprevedibilità delle decisioni tariffarie crearono un clima
sfavorevole agli investimenti delle imprese , con diverse aziende che
rividero al ribasso le proprie previsioni finanziarie per l'anno. In
definitiva, le politiche tariffarie di Trump nel 2025 ebbero un impatto
negativo sull'economia statunitense, sebbene la portata e la tempistica
precisa di tali effetti rimanessero oggetto di dibattito. Le
politiche tariffarie statunitensi del 2025 non ebbero un impatto isolato, ma
si estesero rapidamente ai principali partner commerciali degli Stati Uniti,
scatenando reazioni a catena e potenziali danni alle economie globali. La
Cina, uno dei principali obiettivi delle tariffe di Trump, rispose con misure
di ritorsione, imponendo dazi sulle merci americane. Questa escalation della
guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali generò ulteriori
incertezze e timori di un rallentamento della crescita globale. Anche il
Canada e il Messico, partner commerciali di lunga data degli Stati Uniti,
furono colpiti dalle tariffe imposte dall'amministrazione Trump, motivate da
preoccupazioni relative all'immigrazione e al traffico di droga. Entrambi i
paesi reagirono annunciando o implementando contromisure tariffarie sulle
importazioni provenienti dagli Stati Uniti. Il Canada, in particolare,
sembrava essere particolarmente vulnerabile all'impatto negativo delle
tariffe statunitensi, data la sua forte dipendenza commerciale dagli Stati
Uniti. L'Unione
Europea non rimase immune alle politiche protezionistiche di Trump. Sebbene
inizialmente esentata da alcune delle tariffe più elevate, l'UE si trovò a
fronteggiare la minaccia di dazi sulle importazioni di acciaio, alluminio e
automobili. In risposta, l'UE preparò e, in alcuni casi, implementò misure di
ritorsione contro i prodotti americani, pur mantenendo aperta la strada al
dialogo e alla ricerca di soluzioni negoziate. L'approccio dell'UE fu
caratterizzato da una combinazione di fermezza nella difesa dei propri
interessi commerciali e dalla volontà di evitare un'escalation della guerra
commerciale. Nonostante
la forte retorica protezionistica e l'implementazione di tariffe su vasta
scala, l'amministrazione Trump mostrò segni di cedimento di fronte alle
reazioni negative dei mercati finanziari e alle preoccupazioni per le
conseguenze economiche delle sue politiche. Già nell'aprile del 2025, a
seguito di significative turbolenze sui mercati finanziari, il presidente
Trump annunciò una sospensione di 90 giorni delle tariffe
"reciproche" più elevate che erano state precedentemente annunciate
per la maggior parte dei paesi, ad eccezione della Cina. Lo stesso Trump
riconobbe che le turbolenze sui mercati stavano generando
"apprensione". Un segnale
ancora più significativo dell'influenza dei mercati e delle dinamiche
economiche fu l'accordo raggiunto nel maggio 2025 tra Stati Uniti e Cina per
ridurre temporaneamente i dazi doganali per un periodo di 90 giorni. Questo
accordo, che prevedeva una riduzione significativa delle aliquote tariffarie
precedentemente imposte da entrambe le parti, giunse dopo un periodo di
intensa escalation della guerra commerciale e di forte volatilità sui mercati
finanziari globali. L'annuncio dell'accordo fu accolto positivamente dai
mercati, con un immediato rimbalzo degli indici azionari. Questi
episodi suggeriscono che, sebbene l'amministrazione Trump fosse determinata a
perseguire una politica commerciale protezionistica, le forti reazioni
negative da parte dei mercati finanziari e le crescenti preoccupazioni per
l'impatto economico delle tariffe agirono da freno, portando a una parziale
inversione di rotta o, quantomeno, a una temporanea sospensione delle misure
più aggressive. Anche la firma di un accordo commerciale con il Regno Unito,
che prevedeva riduzioni tariffarie , indicava una certa flessibilità da parte
dell'amministrazione Trump nel perseguire i propri obiettivi commerciali.
Per
fornire una visione chiara della sequenza degli eventi, la seguente tabella
riassume la cronologia degli annunci tariffari chiave, delle reazioni del
mercato e degli aggiustamenti politici nel periodo considerato:
In
conclusione, l'analisi degli eventi del 2025 suggerisce che la previsione
iniziale, secondo cui i mercati finanziari e i sistemi economici avrebbero
agito da freno sulla politica daziaria di Donald Trump, si è rivelata
parzialmente corretta. Sebbene l'amministrazione Trump abbia inizialmente
implementato tariffe su vasta scala e con aliquote elevate, la forte reazione
negativa da parte dei mercati finanziari globali e le crescenti
preoccupazioni per l'impatto economico di tali misure hanno indubbiamente giocato
un ruolo nel moderare l'approccio protezionistico. La
sospensione temporanea delle tariffe "reciproche" più elevate e la
successiva riduzione dei dazi tra Stati Uniti e Cina rappresentano chiari
esempi di come le pressioni economiche e di mercato abbiano influenzato le
decisioni politiche. Tuttavia, è importante sottolineare che questa
moderazione non ha significato un completo abbandono della politica
tariffaria. Il mantenimento di un dazio di base del 10% sulla maggior parte
delle importazioni e delle tariffe del 25% su acciaio, alluminio e automobili
indica che l'amministrazione Trump ha continuato a perseguire i propri
obiettivi di protezione dell'industria nazionale e di riduzione del deficit
commerciale. In
definitiva, l'esperienza del 2025 dimostra la complessa interazione tra le
agende politiche, le realtà economiche e le reazioni dei mercati finanziari
nella definizione della politica commerciale internazionale. Sebbene i
mercati e le economie abbiano esercitato una notevole influenza nel temperare
le misure più estreme, la direzione a lungo termine della politica
commerciale statunitense e le sue implicazioni per l'economia globale
rimangono soggette a incertezza. La natura temporanea di alcuni degli aggiustamenti
suggerisce che le tensioni commerciali potrebbero riemergere in futuro,
rendendo necessario un continuo monitoraggio e analisi degli sviluppi. Fonti usate nel report The 2024 Election by the Numbers | Council on
Foreign Relations Live: Presidential
Election Results 2024 : NPR 2024 United States
elections - Wikipedia 2024 United States
presidential election - Wikipedia 2024 | The American
Presidency Project 2024 Electoral College Results - National
Archives 2024 Presidential Election Results | AP News US election: Donald
Trump declares victory | BBC News - YouTube Trump wins 2024
presidential election, CBS News projects | full coverage - YouTube Official 2024
Presidential General Election Results - FEC Tariffs in the second
Trump administration - Wikipedia President Donald Trump
issued a presidential memorandum on Jan ... What's next with
Trump's trade war truce with China - AP News A timeline of Trump's
tariff actions so far | PBS News tradecomplianceresourcehub.com Trump 2.0 tariff
tracker | Trade Compliance Resource Hub America First Trade
Policy – The White House Trump's trade war
timeline 2.0: An up-to-date guide | PIIE The Economic Effects of
President Trump's Tariffs - Penn Wharton Budget Model Trump, Carney faceoff
in Oval Office leaves gaping differences on tariffs, 51st state - AP News Why trade tensions are
a 'storm cloud' over financial markets | World Economic Forum Tariff uncertainty:
Impacts on markets and portfolios - BlackRock Economist assesses
tariff impacts on stock market, trade | UCR News | UC Riverside Trade War Views:
Implications for the Economic Outlook and Business Operating Environment -
ICG State of U.S. Tariffs:
May 12, 2025 | The Budget Lab at Yale 2025 United States
trade war with Canada and Mexico - Wikipedia Canada's response to
U.S. tariffs on Canadian goods Trump's tariff rage and
its unforeseen dimensions on the global financial markets Canada announces new
countermeasures in response to tariffs from the United States of America Tariffs Against Canada
and Mexico Enter Into Force March 4, 2025 | SmarTrade GREAT DEAL FOR AMERICA:
President Trump's “Breakthrough” Trade Deal Trump's 25% tariffs on
Canada and Mexico will be a blow to all 3 economies The EU's Latest
Response to Trump II Tariffs The economic impact of
Trump's tariffs on Europe: an initial assessment - Bruegel EU Response to Trump's
Tariffs: Between Retaliation and Negotiation 2025 United States
tariffs against the European Union - Wikipedia Commission responds to
unjustified US steel and aluminium tariffs with countermeasures Fact Sheet: President
Donald J. Trump Secures a Historic Trade Win for the United States China and US agree to
ease tariffs for 90 days as trade war talks extended - Al Jazeera What's Happening With
Trump Tariffs? New Rates and Trade Talks - Kiplinger Have Donald Trump's
tariffs tamed inflations? Here's what the latest CPI report reveals Where things stand for
Trump in global tariff battle | The Associated Press With Tariff Retreat, Trump Cedes Leverage to
China - Time Why Trump's tariff
chaos sparked stock market meltdown and recession fears - Al Jazeera Stock market
highlights: S&P 500 soars 9.5% after Trump limits some tariffs - AP News What Will Trump's
Tariffs Do for U.S. Consumers, Workers, and Businesses? The Impact of Trump's
Tariffs: A Comprehensive Analysis - CLA (CliftonLarsonAllen) U.S. tariffs: What's
the impact on global trade and the economy? - J.P. Morgan Trump's tariff policy
undermines his own agenda and the foundations of US economic power Fonti lette ma non usate nel report: Quesito n°
5 Quando Trump, a gennaio 2025, dopo la sua seconda elezione, informò il
mondo della sua futura politica dei dazi, scrissi che a domarlo sarebbero
stati i mercati finanziari internazionali e nazionali dei singoli paesi
coinvolti. Pensi che il mio giudizio abbia avuto o stia avendo corrispondenza
nella realtà? 3) RISPONDE COPILOT
La tua
osservazione è particolarmente acuta e stimolante. L’idea che, nonostante una
leadership audace e decisa, possano essere gli stessi meccanismi di mercato a
imporre limiti e a correggere eccessi, è un tema che ha radici profonde nella
storia economica. I mercati reagiscono istantaneamente a segnali di
incertezza e disordine. Quando vengono introdotte politiche protezionistiche
o dazi elevati, queste reazioni si manifestano con rapide oscillazioni nei
prezzi, spostamenti di capitali e una generale volatilità che, a lungo
andare, costringe persino i leader meno flessibili a riconsiderare le proprie
scelte. Il
concetto che “a domarlo sarebbero stati i mercati” significa proprio questo:
indipendentemente dalle politiche che un leader possa voler imporre, le forze
economiche — attraverso l’effetto delle reazioni degli investitori, la
mobilità dei capitali e i meccanismi dell’offerta e della domanda — possono
limitare l’impatto di scelte troppo arbitrarie o eccessivamente
nazionalistiche. La storia offre numerosi esempi, come durante certi periodi
di protezionismo aggressivo, in cui i mercati hanno messo in moto forze
autoregolamentanti che, ripercuotendosi sui conti economici e sulla fiducia
degli investitori, hanno portato a una revisione delle politiche adottate. È
importante però considerare che i mercati, pur essendo autoregolatori su
molti fronti, non sempre agiscono con la tempestività necessaria per
annullare gli effetti di decisioni politiche particolarmente aggravanti nel
breve termine. Gli effetti correttivi possono emergere più lentamente e, in
alcuni casi, causare instabilità prima di ristabilirsi un equilibrio
duraturo. In questo senso, la dinamica tra politica e mercato è delicata e
bilanciata, richiedendo un approccio ponderato per evitare conseguenze economiche
troppo pesanti. Detto ciò,
questo scenario apre ulteriori spunti di riflessione: quali modelli o episodi
storici pensi possano essere i più significativi per capire come i mercati
possano “domare” un leader che impone politiche aggressive? Ad esempio, la
guerra commerciale con la Cina ha mostrato come certe misure protezionistiche
abbiano innescato reazioni a catena, spingendo le parti coinvolte verso
negoziati e compromessi. Sarebbe interessante approfondire questi paralleli e
verificare se, in un ipotetico contesto futuro, i meccanismi di mercato
possano davvero limitare l’impatto di politiche tariffarie eccessive. Quale scenario
ritieni più probabile o quali elementi credi potrebbero rafforzare
ulteriormente la tesi che i mercati siano un controllo naturale sulle
decisioni politiche troppo estreme? |
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