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MIGRANTI, COVID E NAVI-QUARANTENA. FINORA IL COSTO SFIORA I 15 MILIONI DI
EURO
Quanto
costano le navi-quarantena partorite da statisti di genio. Da Il Giornale
dell’8-9-2020
[….]
La
scelta del governo: puntare sulle navi per la quarantena
Ad aprile a Roma l'emergenza migratoria sembrava molto
lontana: con il Paese ancora sconvolto dal lockdown,
dalle parti di Palazzo Chigi e del Viminale nessuno prestava attenzione a
quanto accadeva in Sicilia. Bastavano anche pochi sbarchi perché
il sistema di accoglienza,
complice l'emergenza coronavirus, andasse in tilt. Per questo dall'isola
alcuni sindaci e il presidente della Regione Musumeci avevano invocato la
presenza di navi per
la quarantena.
Una scelta provvisoria, di poche settimane, per limitare la
portata degli effetti dei primi sbarchi in attesa di interventi più
strutturali. E così a metà aprile è arrivato il via libera al primo
esperimento in tal senso: la nave della Tirrenia Raffaele Rubettino è giunta a Palermo per
prendere a bordo i migranti approdati dalle navi Aita Mari e Alan Kurdi. Ma
la vera prova del nove sull'uso delle navi per la quarantena è arrivata il
9 maggio, quando a Porto Empedocle è approdata la Moby Zazà. Un traghetto
con 250 posti all'interno che, nelle intenzioni del Viminale, doveva
risolvere ogni problema. Ben presto però l'esperimento si è rivelato un
fallimento: la capienza non ha garantito il ricollocamento a bordo di tutti
i migranti sbarcati. E a fronte di costi esorbitanti per le casse dello
Stato la Moby Zazà ha anche ospitato 30 migranti positivi al
coronavirus arrivati a giugno dalla Sea Watch 3, circostanza che
ha comportato la dichiarazione di “zona rossa” a bordo della nave e che ha
poi indotto l'armatore a non prorogare il contratto con lo Stato.
L'arrivo
di nuove navi
Nonostante il fallimento dell'esperienza
della Moby Zazà, il governo ha
deciso di proseguire su questa linea. A fine luglio è stata individuata
un'altra nave a cui affidare il servizio per la quarantena ai migranti: la
Azzurra, mezzo della compagnia Grandi Navi Veloci. A cui il 7 agosto si
aggiunge la nave Aurelia della Snav, al centro il
21 agosto di una "contesa" tra il sindaco Pd di Trapani e quello
grillino di Augusta che
con ordinanze distinte ne vietavano l'attracco. Dal primo
settembre risulta invece operativa la nave Allegra di Grandi Navi Veloci,
il giorno precedente un bando ha individuato altre due navi sempre per lo
stesso servizio, per un totale di cinque mezzi operativi già entro la prima
decade di settembre. Un imponente schieramento di navi, che però non ha
alleviato l'emergenza immigrazione: gli hotspot a
Lampedusa e in Sicilia continuano a essere pieni e la situazione è sempre
più critica. Il perché è presto detto: le navi per la quarantena potevano
essere una soluzione a breve termine, all'inizio dell'estate. Al contrario,
il governo ha considerato questa via come l'unica possibile, senza andare a
incidere strutturalmente su un fenomeno, quello migratorio, che nel pieno
della pandemia ha
assunto dimensioni importanti.
Quanto costano le navi quarantena allo Stato?
Ma quanto costa tutto ciò? Dati alla mano, cifre da urlo. La
nave Moby Zazà che ha sostato in rada a Porto Empedocle dal 9 maggio fino
al 22 luglio è costata 1.200.000 euro; mentre la nave Azzurra, in rada a
Trapani dal 3 agosto, ha un costo complessivo di 4.793.200 euro e svolgerà
le proprie funzioni fino al 31 ottobre prossimo. Vi è poi la nave Aurelia
che dal 18 agosto e, per un totale di 64 giorni, ospiterà i migranti nella
rada di Trapani per un totale di 3.334.000 euro. Poi l’arrivo della nave
Allegra entrata in funzione a Palermo la notte del 2 settembre e di cui non
si conoscono i dettagli sui costi (è stata reperita con una procedura
d’urgenza). Infine gli ultimi due mezzi: la Rhapsody
e l’Adriatico, entrambi appartenenti alla società Grandi Navi Veloci. Le
due navi svolgeranno la loro attività per un periodo di 40giorni, per un
totale di 4.168.000 euro. Calcolatrice tra le mani, il governo ha speso
(escludendo la nave Allegra) la cifra di 13.495.200 euro. Si può
ragionevolmente sostenere, quindi, che il costo complessivo raggiunge
almeno i 15 milioni di euro.
La doppia beffa per l'Italia: “Navi costose e pericolose
sotto il profilo sanitario”
Ad esprimere perplessità sulla scelta del governo anche il
professore ordinario di Microbiologia e Virologia dell'Università
Vita-Salute San Raffaele, Massimo Clementi:
“Una nave popolata, in un contesto di possibile emergenza legata alla
presenza di virus, è la situazione meno felice che possa esserci – ha
dichiarato il virologo a ilGiornale.it –
Gli spazi sono limitati e possono esplodere da un momento all'altro nuovi
focolai". Basta cioè anche un solo contagio e la situazione potrebbe
degenerare: “Ma non lo dico soltanto io – ha tenuto a specificare Clementi
– Di recente lo ha affermato anche il collega Massimo Galli. Tra noi
virologi è forte la consapevolezza che isolare le persone in una nave non è
operazione saggia”.
Basta pensare a quello che è successo sulla nave da crociera Diamond Princess, dove ad inizio pandemia a marzo la
scelta di bloccare tutti i passeggeri a bordo ha determinato la formazione
di uno dei primi e pericolosi focolai fuori
dalla Cina. Dunque, la scelta di rinchiudere i migranti in traghetti
trasformati in centri di accoglienza galleggianti ha per l'Italia il sapore
di una doppia beffa:
"In questa maniera di certo non si risolve il problema – ha concluso
il professore – Se l'obiettivo è svuotare gli hotspot,
non si può certo richiedere l'arrivo continuo di sempre più navi, è una
strategia costosa e rischiosa per la popolazione”.
"L'Italia rischia di essere una grande nave
quarantena"
“Quello che è mancato al governo è stato il coraggio di
intraprendere azioni decise sull'immigrazione, a partire dalla chiusura
delle frontiere”, aggiunge il giornalista ed esperto di politiche
migratorie Gianluca Veneziani.
“Su questa strategia – ha continuato Veneziani parlando con ilGiornale.it –
è possibile sollevare due obiezioni: la prima è che non tutti i migranti
vengono tracciati, visto che buona parte degli sbarchi sono autonomi e
molte persone che arrivano nel nostro Paese poi finiscono nel nulla. In
secondo luogo, le navi per la quarantena potrebbero rappresentare un
cosiddetto 'pull factor',
ossia un fattore di attrazione per chi vuole salpare dalle coste
nordafricane”. Su come si svilupperà la vicenda nei prossimi mesi, il
giornalista non ha dubbi: “Se le politiche del governo non cambieranno,
l'Italia intera potrebbe diventare essa stessa una grande nave per la
quarantena”.
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