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I NUOVI BARBARI. PUNIBILI CON 10-18 ANNI DI GALERA. VEDREMO.
7-9-2020 Il Giornale. I nuovi barbari
Due picchiatori si sono
accaniti contro un ragazzino indifeso. L'hanno pestato fino a ucciderlo. I
volti dei nuovi barbari. Matteo
Carnieletto
Calci, pugni e gomitate. E sangue, tanto sangue. È la notte
tra il 5 e il 6 settembre scorso quando a Colleferro, zona dei Castelli
Romani, scoppia una lite. Willy
Monteiro Duarte, un ragazzo nato
a Roma da una famiglia capoverdiana, sta tornando a casa con alcuni amici
quando, in lontananza, assiste al diverbio.
Tra i
volti sfigurati dall'ira riconosce anche quello di un suo amico. Si
avvicina, cerca di fare da paciere ("smettetela, così vi fate male"), ma non c'è
nulla da fare: la lite si trasforma in rissa. Succede tutto in
una frazione di secondo: Willy crolla a terra. Poco alla volta, mentre il
branco infierisce su di lui, il sangue comincia ad appicciarsi sui suoi
vestiti. Non riesce a reagire: non può fare nulla per salvarsi. I suoi
presunti aggressori, infatti, sono campioni di Mma (arti
marziali miste): sanno come e dove colpire per fare male. Forse anche per
uccidere. Willy non ce la farà: nonostante l'intervento dei carabinieri,
morirà poche ore dopo in ospedale.
I presunti colpevoli della morte del giovane sono quattro,
tutti di età compresa tra i 20 e i 26 anni: Mario Pincarelli,
Francesco Belleggia e, infine, Marco e Gabriele Bianchi. Capelli colorati,
tatuaggi, catene e orologi d'oro e un culto per il corpo portato
all'estremo. Il tutto condito da espressioni da gangster di periferia:
"La vita in ginocchio fatela fà a l'altri", "Non cambio per nessuno, ma sarò
migliore per chi lo merita!", "Essere maledetto mi
benedice". Un canone estetico orrendo, figlio di idee peggiori. In una
parola: barbaro.
Il nuovo barbaro, scriveva Ortega y Gasset
ne La
ribellione delle masse (1929), coincide con l'uomo massa:
"Si trova circondato da strumenti prodigiosi, da medicinali benefici,
da Stati previdenti, da diritti comodi. Ignora, viceversa, quanto sia stato
difficile inventare quelle medicine e quegli strumenti e assicurare per
l'avvenire la loro produzione; non si rende conto di quanto sia instabile
l'organizzazione dello Stato, ed è un miracolo se sente dentro di sé
qualche obbligo. Questo squilibrio lo falsifica, lo vizia alla radice del
suo essere vivente". Così i "briganti di Artena", come sono
stati ribatezzati gli aggressori di Willy. Non
sanno che i loro costosi telefoni sono frutto di tecnologie sempre più
complesse; non sanno che la luce ha un costo e che il prezzo del carburante
dei loro costosi Suv dipende da ciò che avveiene nel mondo. Giovani che, in poche parole, se ne
fregano di ciò che accade attorno a loro. Prima i tatuaggi, l'Mma e il divertimento. Il resto si fotta.
Sulla Treccani, Riccardo Chiaberge
declina all'attualità il concetto di barbaro espresso da Ortega y Gasset: l'invasione verticale dei barbari non viene da
fuori, ma dall'interno della nostra stessa società: i nuovi barbari, infatti,
"parlano la nostra stessa lingua, sono figli nostri: figli degeneri,
esseri primitivi sbucati all’improvviso dalle viscere stesse della società
europea. Uomini-massa privi di cultura e di coscienza individuale, portati
ad agire in branco e a cadere facile preda di demagoghi e tiranni".
L'articolo, scritto cinque anni fa, descrive con pienezza i presunti
aggressori di Willy.
Energumeni che hanno colpito con violenza inaudita un
giovane che era la metà di loro. Ragazzi che non sanno, e forse nemmeno possono
comprenderlo, che la forza può essere un valore, se ben gestito. È quello
che ha fatto l'Occidente nel corso dei secoli, almeno fino a quando non ha
deciso di abdicare dal suo ruolo civilizzatore. Da sempre, infatti,
all'interno della società ci sono elementi che sognavano la violenza, che
desideravano lo scontro e la guerra. Ma si è sempre cercato di gestirli. Ed
è così che la violenza fine a stessa è diventata forza. È così che bande
distruttrici si sono tramutate in falangi e
legioni. È così che si sono costruiti gli imperi. È così che un gruppo di
uomini a cavallo si è trasformato nel più formidabile esempio di
educazione: la cavalleria.
Tutto iniziò
quando tutti coloro che ruotavano attorno ai castelli cominciarono a
fidarsi - e spesso anche ad accettare le angherie - di signorotti
soddisfatti e arroganti che però avevano dallo loro la forza. Il popolo
sapeva che, nel momento del bisgono, sarebbero
stati proprio quei signorotti a scendere in campo con lancia, spada e
cavallo per difenderli. La nobiltà divenne quindi un dovere prima ancora
che un diritto. E doveva esser riconquistata ogni giorno in punta di spada.
Scrive Ortega y Gasset: "I privilegi della
nobiltà non sono originariamente concessioni o favori, ma, al contrario,
sono conquiste. E in principio, il suo mantenimento presuppone che il
privilegiato sarebbe capace di riconquistarle a ogni istante, se fosse
necessario e se qualcuno gliele contendesse. I diritti privati, e privilegi
non sono, dunque, possessione passiva e semplice godimento, ma
rappresentano il limite a cui arriva lo sforzo della persona. Invece, i
diritti comuni, quali quelli dell’uomo e del cittadino, sono proprietà
passiva, puro usufrutto e beneficio, dono generoso del destino con cui ogni
uomo s’incontra, e che non corrisponde a nessuno sforzo. Io direi, allora,
che il diritto impersonale si possiede, e quello personale si
sostiene". L'uomo nobile, prosegue Ortega, si distingueva - e si
dovrebbe distinguere ancora oggi - per i doveri: "Per me, nobiltà è
sinonimo di vita coraggiosa, posta sempre a superare se
stessa, a trascendere ciò che è, verso ciò che si propone come dovere ed
esigenza. In questo modo, la vita nobile rimane contrapposta alla vita
volgare o inerte, che, staticamente, si reclude in se
stessa, condannata a una perpetua immanenza, dato che una forza esteriore
non la costringe ad uscire fuori di sé. Da qui la ragione di chiamare
'massa' questo modo d’essere umano, e non tanto perché appartenga alla
moltitudine, quanto perché è inerte".
Nobile è stato Willy quando, vedendo un amico in pericolo, è
sceso dall'auto per difenderlo con il buon senso ("smettetela, così vi
fate male"). La violenza come extrema ratio, tipica dell'Occidente. Una
cosa che i suoi aggressori, novelli barbari, non possono nemmeno
comprendere.
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