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PRETE CONTRO MUSUMECI. CHI LO APPROVA NON VENGA A MESSA.
Non suggerisco al prete di riprendere la lettura del Vangelo,
interrotta chissà da quanto, ma almeno di rileggersi i Promessi Sposi:
“ Appena introdotto l'innominato, Federigo gli
andò incontro, con un volto premuroso e sereno, e con le braccia aperte,
come a una persona desiderata, e fece subito cenno al cappellano che
uscisse: il quale ubbidì.
I
due rimasti stettero alquanto senza parlare, e diversamente sospesi.
L'innominato, ch'era stato come portato lì per forza da una smania inesplicabile,
piuttosto che condotto da un determinato disegno, ci stava anche come per
forza, straziato da due passioni opposte, quel desiderio e quella speranza
confusa di trovare un refrigerio al tormento interno, e dall'altra parte
una stizza, una vergogna di venir lì come un pentito, come un sottomesso,
come un miserabile, a confessarsi in colpa, a implorare un uomo: e non
trovava parole, né quasi ne cercava. Però, alzando gli occhi in viso a
quell'uomo, si sentiva sempre più penetrare da un sentimento di venerazione
imperioso insieme e soave, che, aumentando la fiducia, mitigava il
dispetto, e senza prender l'orgoglio di fronte, l'abbatteva, e, dirò così,
gl'imponeva silenzio.
La
presenza di Federigo era infatti di quelle che annunziano una superiorità,
e la fanno amare. Il portamento era naturalmente composto, e quasi
involontariamente maestoso, non incurvato né impigrito punto dagli anni;
l'occhio grave e vivace, la fronte serena e pensierosa; con la canizie, nel
pallore, tra i segni dell'astinenza, della meditazione, della fatica, una
specie di floridezza verginale: tutte le forme del volto indicavano che, in
altre età, c'era stata quella che più propriamente si chiama bellezza;
l'abitudine de' pensieri solenni e benevoli, la pace interna d'una lunga
vita, l'amore degli uomini, la gioia continua d'una speranza ineffabile, vi
avevano sostituita una, direi quasi, bellezza senile, che spiccava ancor
più in quella magnifica semplicità della porpora.
Tenne
anche lui, qualche momento, fisso nell'aspetto dell'innominato il suo
sguardo penetrante, ed esercitato da lungo tempo a ritrarre dai sembianti i
pensieri; e, sotto a quel fosco e a quel turbato, parendogli di scoprire
sempre più qualcosa di conforme alla speranza da lui concepita al primo
annunzio d'una tal visita, tutt'animato, - oh! - disse: - che preziosa
visita è questa! e quanto vi devo esser grato d'una sì buona risoluzione;
quantunque per me abbia un po' del rimprovero!
-
Rimprovero! - esclamò il signore maravigliato, ma
raddolcito da quelle parole e da quel fare, e contento che il cardinale
avesse rotto il ghiaccio, e avviato un discorso qualunque.
-
Certo, m'è un rimprovero, - riprese questo, - ch'io mi sia lasciato
prevenir da voi; quando, da tanto tempo, tante volte, avrei dovuto venir da
voi io.
-
Da me, voi! Sapete chi sono? V'hanno detto bene il mio nome?
-
E questa consolazione ch'io sento, e che, certo, vi si manifesta nel mio
aspetto, vi par egli ch'io dovessi provarla all'annunzio, alla vista d'uno
sconosciuto? Siete voi che me la fate provare; voi, dico, che avrei dovuto
cercare; voi che almeno ho tanto amato e pianto, per cui ho tanto pregato;
voi, de' miei figli, che pure amo tutti e di cuore, quello che avrei più
desiderato d'accogliere e d'abbracciare, se avessi creduto di poterlo
sperare. Ma Dio sa fare Egli solo le maraviglie,
e supplisce alla debolezza, alla lentezza de' suoi poveri servi.
L'innominato
stava attonito a quel dire così infiammato, a quelle parole, che
rispondevano tanto risolutamente a ciò che non aveva ancor detto, né era
ben determinato di dire; e commosso ma sbalordito, stava in silenzio. - E
che? - riprese, ancor più affettuosamente, Federigo: - voi avete una buona
nuova da darmi, e me la fate tanto sospirare?
-
Una buona nuova, io? Ho l'inferno nel cuore; e vi darò una buona nuova?
Ditemi voi, se lo sapete, qual è questa buona nuova che aspettate da un par mio.
-
Che Dio v'ha toccato il cuore, e vuol farvi suo, - rispose pacatamente il
cardinale.
-
Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Se lo sentissi! Dov'è questo Dio?
-
Voi me lo domandate? voi? E chi più di voi l'ha vicino? Non ve lo sentite
in cuore, che v'opprime, che v'agita, che non vi lascia stare, e nello
stesso tempo v'attira, vi fa presentire una speranza di quiete, di
consolazione, d'una consolazione che sarà piena, immensa, subito che voi lo
riconosciate, lo confessiate, l'imploriate?
-
Oh, certo! ho qui qualche cosa che m'opprime, che mi rode! Ma Dio! Se c'è
questo Dio, se è quello che dicono, cosa volete che faccia di me?
Queste
parole furon dette con un accento disperato; ma
Federigo, con un tono solenne, come di placida ispirazione, rispose: - cosa
può far Dio di voi? cosa vuol farne? Un segno della sua potenza e della sua
bontà: vuol cavar da voi una gloria che nessun altro gli potrebbe dare. Che
il mondo gridi da tanto tempo contro di voi, che mille e mille voci detestino
le vostre opere... - (l'innominato si scosse, e rimase stupefatto un
momento nel sentir quel linguaggio così insolito, più stupefatto ancora di
non provarne sdegno, anzi quasi un sollievo); - che gloria, - proseguiva
Federigo, - ne viene a Dio? Son voci di terrore, son voci d'interesse; voci
forse anche di giustizia, ma d'una giustizia così facile, così naturale!
alcune forse, pur troppo, d'invidia di codesta vostra sciagurata potenza,
di codesta, fino ad oggi, deplorabile sicurezza d'animo. Ma quando voi stesso
sorgerete a condannare la vostra vita, ad accusar voi stesso, allora!
allora Dio sarà glorificato! E voi domandate cosa Dio possa far di voi? Chi
son io pover'uomo, che sappia dirvi fin d'ora che profitto possa ricavar da
voi un tal Signore? cosa possa fare di codesta volontà impetuosa, di
codesta imperturbata costanza, quando l'abbia animata, infiammata d'amore,
di speranza, di pentimento? Chi siete voi, pover'uomo, che vi pensiate
d'aver saputo da voi immaginare e fare cose più grandi nel
male, che Dio non possa farvene volere e operare nel bene? Cosa può
Dio far di voi? E perdonarvi? e farvi salvo? e compire in voi l'opera della
redenzione? Non son cose magnifiche e degne di Lui? Oh pensate! se io
omiciattolo, io miserabile, e pur così pieno di me stesso, io qual mi sono,
mi struggo ora tanto della vostra salute, che per essa darei con gaudio
(Egli m'è testimonio) questi pochi giorni che mi rimangono; oh pensate!
quanta, quale debba essere la carità di Colui che m'infonde questa così
imperfetta, ma così viva; come vi ami, come vi voglia Quello che mi comanda
e m'ispira un amore per voi che mi divora!
A
misura che queste parole uscivan dal suo labbro,
il volto, lo sguardo, ogni moto ne spirava il senso. La faccia del suo
ascoltatore, di stravolta e convulsa, si fece da principio attonita e
intenta; poi si compose a una commozione più profonda e meno angosciosa; i
suoi occhi, che dall'infanzia più non conoscevan
le lacrime, si gonfiarono; quando le parole furon
cessate, si coprì il viso con le mani, e diede in un dirotto pianto, che fu
come l'ultima e più chiara risposta.
-
Dio grande e buono! - esclamò Federigo, alzando gli occhi e le mani al
cielo: - che ho mai fatto io, servo inutile, pastore sonnolento, perche Voi mi chiamaste a questo convito di grazia, perche mi faceste degno d'assistere a un sì giocondo
prodigio! - Così dicendo, stese la mano a prender quella dell'innominato.
-
No! - gridò questo, - no! lontano, lontano da me voi: non lordate quella
mano innocente e benefica. Non sapete tutto ciò che ha fatto questa che
volete stringere.
-
Lasciate, - disse Federigo, prendendola con amorevole violenza, - lasciate
ch'io stringa codesta mano che riparerà tanti torti, che spargerà tante
beneficenze, che solleverà tanti afflitti, che si stenderà disarmata,
pacifica, umile a tanti nemici.
-
È troppo! - disse, singhiozzando, l'innominato. - Lasciatemi, monsignore;
buon Federigo, lasciatemi. Un popolo affollato v'aspetta; tant'anime buone,
tant'innocenti, tanti venuti da lontano, per vedervi una volta, per
sentirvi: e voi vi trattenete... con chi!
-
Lasciamo le novantanove pecorelle, - rispose il cardinale: - sono in sicuro
sul monte: io voglio ora stare con quella ch'era smarrita. Quell'anime son
forse ora ben più contente, che di vedere questo povero vescovo. Forse Dio,
che ha operato in voi il prodigio della misericordia, diffonde in esse una
gioia di cui non sentono ancora la cagione. Quel popolo è forse unito a noi
senza saperlo: forse lo Spirito mette ne' loro cuori un ardore indistinto
di carità, una preghiera ch'esaudisce per voi, un rendimento di grazie di
cui voi siete l'oggetto non ancor conosciuto -. Così dicendo, stese le
braccia al collo dell'innominato; il quale, dopo aver tentato di sottrarsi,
e resistito un momento, cedette, come vinto da quell'impeto di carità,
abbracciò anche lui il cardinale, e abbandonò sull'omero di lui il suo
volto tremante e mutato. Le sue lacrime ardenti cadevano sulla porpora
incontaminata di Federigo; e le mani incolpevoli di questo stringevano
affettuosamente quelle membra, premevano quella casacca, avvezza a portar
l'armi della violenza e del tradimento.
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