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Documento inserito il: 9-3-2013

 

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Il Sole 24 Ore 9-3-2013

Titoli del debito per i crediti Pa, ok bipartisan delle forze politiche

 

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ROMA - L'idea di una terapia d'urto per il pagamento immediato di una parte dei crediti commerciali della Pa alle imprese tramite nuove emissioni di titoli pubblici proposta da Luigi Guiso e Guido Tabellini sul Sole 24Ore di ieri piace a Pd, Pdl e Scelta Civica (non siamo riusciti a trovare un interlocutore di Cinque Stelle). Ma con una serie di distinguo. Che partono dall'esclusione dell'ipotesi che un'operazione del genere possa essere affrontata dal Governo in carica e che convergono sulla necessità di una "copertura europea" per evitare un ulteriore aumento del debito pubblico.

«Noi siamo favorevoli all'emissione di titoli del Tesoro dedicata – dice Francesco Boccia, coordinatore uscente delle commissioni economiche del Gruppo Pd alla Camera - e lo abbiamo ribadito negli otto punti programmatici per il futuro Governo. Ma è indispensabile una trattativa preliminare in Europa sul Patto di stabilità, perché non possiamo certo permetterci di aumentare il ratio debito/Pil». Boccia esclude anche che un'operazione del genere possa essere aperta dal Governo Monti e come lui la pensano Renato Brunetta, Pdl, e Luigi Marino, ex presidente di Confcooperative e neo eletto senatore di Scelta Civica. «Apprezzo molto la proposta dei professori Guiso e Tabellini – dice Brunetta – che in parte riprende una delle nostre idee programmatiche. Ma un'operazione di emissione dedicata di titoli del debito pubblico per ripagare crediti commerciali vantati dalle imprese dev'essere sterilizzata a livello europeo con un accordo, perché non possiamo permetterci di far crescere debito e deficit proprio nel momento in cui stiamo uscendo dalla procedura di infrazione. E noi del Pdl su questo fronte abbiamo già fatto un passo avanti, con un'iniziativa aperta dal vicepresidente Antonio Tajani». Serve un accordo europeo, con Francia e Germania in particolare, e l'Italia secondo Brunetta lo deve fare con un nuovo Governo, investito di una forte fiducia parlamentare. «Un'operazione di questa portata, 50 miliardi per scongelare parte degli obblighi commerciali con le imprese, aiuterebbe senz'altro – conferma Luigi Marino – ma anch'io credo che non debba avere impatto sul debito/Pil».

Secondo Guiso e Tabellini l'emissione dedicata di titoli del debito per ripagare i crediti commerciali farebbe salire il ratio del 3,6% senza allarmare i mercati, che già scontano nei prezzi attuali dei titoli scambiati quel gap di debito finora non emerso. «È una valutazione molto delicata – osserva Marino – e in una fase come questa non credo sia realisticamente possibile lasciare ripartire il debito e prescindere da una trattativa sul Patto di stabilità. Sapendo, peraltro, che il problema dei debiti della Pa nei confronti dei fornitori c'è anche in altri Paesi europei».

La «terapia d'urto» andrebbe poi ben articolata anche sul fronte interno. Prima di tutto, osserva Brunetta, perché i debiti di cui si parla devono essere certificati ed esigibili «mentre finora si continua a parlare di 70 miliardi senza sapere quante di queste risorse sono bloccate perché in contenzioso e quante no, quante sono imputabili alla Pa centrale e quante agli enti locali o alle Asl, a loro volta in credito con le regioni». È il nodo della soluzione tra Stato e Pa decentrata che Massimo Bordignon (sempre sul Sole-24 Ore di ieri) affronta parlando di sanzioni per gli enti che non hanno rispettato il Patto interno e con deroghe per gli enti virtuosi. «Su questo punto bisogna essere molto rigorosi – dice Boccia, che all'epoca del governo Prodi fu commissario straordinario per il dissesto del comune di Taranto – perché è giusto svincolare certe spese dal Patto ma bisogna essere severi con chi non lo ha rispettato».

Di sicuro, comunque, e pur con tutti gli aggiustamenti del caso bisogna seguire la strada dell'emissione dedicata di debito: «Perché dopo l'accordo Abi con imprese e Stato dell'estate scorsa e dopo i decreti che hanno introdotto pro soluto e pro solvendo – ricorda Marino – non un solo euro è stato sbloccato dalla banche». Sulle banche anche Boccia e Brunetta insistono: a legislazione vigente la formule adottate non hanno sbloccato i finanziamenti e la materia deve essere ripresa in mano da un nuovo Governo.