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inserito il: 9-3-2013 |
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Il Sole 24 Ore 9-3-2013 Titoli del debito per i crediti
Pa, ok bipartisan delle forze politiche
di Davide Colombo
con articoli di Maximilian Cellino, Giovanni Sabatini e Paolo Bricco articoli
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·
Studio Bce: un +10% di debito spinge lo
spread di 100 punti ·
Un passo nella giusta direzione per
ritrovare la via della liquidità ·
La soluzione è conteggiare anche i debiti
commerciali ROMA - L'idea di una
terapia d'urto per il pagamento immediato di una parte dei crediti
commerciali della Pa alle imprese tramite nuove
emissioni di titoli pubblici proposta da Luigi Guiso
e Guido Tabellini sul Sole 24Ore di ieri piace a Pd, Pdl e Scelta Civica (non
siamo riusciti a trovare un interlocutore di Cinque Stelle). Ma con una serie
di distinguo. Che partono dall'esclusione dell'ipotesi che un'operazione del
genere possa essere affrontata dal Governo in carica e che convergono sulla
necessità di una "copertura europea" per evitare un ulteriore
aumento del debito pubblico. «Noi siamo favorevoli
all'emissione di titoli del Tesoro dedicata – dice Francesco Boccia,
coordinatore uscente delle commissioni economiche del Gruppo Pd alla Camera -
e lo abbiamo ribadito negli otto punti programmatici per il futuro Governo.
Ma è indispensabile una trattativa preliminare in Europa sul Patto di
stabilità, perché non possiamo certo permetterci di aumentare il ratio
debito/Pil». Boccia esclude anche che un'operazione
del genere possa essere aperta dal Governo Monti e come lui la pensano Renato
Brunetta, Pdl, e Luigi Marino, ex presidente di Confcooperative
e neo eletto senatore di Scelta Civica. «Apprezzo molto la proposta dei
professori Guiso e Tabellini – dice Brunetta – che
in parte riprende una delle nostre idee programmatiche. Ma un'operazione di
emissione dedicata di titoli del debito pubblico per ripagare crediti
commerciali vantati dalle imprese dev'essere sterilizzata a livello europeo
con un accordo, perché non possiamo permetterci di far crescere debito e
deficit proprio nel momento in cui stiamo uscendo dalla procedura di
infrazione. E noi del Pdl su questo fronte abbiamo già fatto un passo avanti,
con un'iniziativa aperta dal vicepresidente Antonio Tajani».
Serve un accordo europeo, con Francia e Germania in particolare, e l'Italia
secondo Brunetta lo deve fare con un nuovo Governo, investito di una forte
fiducia parlamentare. «Un'operazione di questa portata, 50 miliardi per
scongelare parte degli obblighi commerciali con le imprese, aiuterebbe
senz'altro – conferma Luigi Marino – ma anch'io credo che non debba avere
impatto sul debito/Pil». Secondo Guiso
e Tabellini l'emissione dedicata di titoli del debito per ripagare i crediti
commerciali farebbe salire il ratio del 3,6% senza allarmare i mercati, che
già scontano nei prezzi attuali dei titoli scambiati quel gap di debito
finora non emerso. «È una valutazione molto delicata – osserva Marino – e in
una fase come questa non credo sia realisticamente possibile lasciare
ripartire il debito e prescindere da una trattativa sul Patto di stabilità.
Sapendo, peraltro, che il problema dei debiti della Pa
nei confronti dei fornitori c'è anche in altri Paesi europei». La «terapia d'urto»
andrebbe poi ben articolata anche sul fronte interno. Prima di tutto, osserva
Brunetta, perché i debiti di cui si parla devono essere certificati ed
esigibili «mentre finora si continua a parlare di 70 miliardi senza sapere
quante di queste risorse sono bloccate perché in contenzioso e quante no,
quante sono imputabili alla Pa centrale e quante
agli enti locali o alle Asl, a loro volta in credito con le regioni». È il
nodo della soluzione tra Stato e Pa decentrata che
Massimo Bordignon (sempre sul Sole-24 Ore di ieri)
affronta parlando di sanzioni per gli enti che non hanno rispettato il Patto
interno e con deroghe per gli enti virtuosi. «Su questo punto bisogna essere
molto rigorosi – dice Boccia, che all'epoca del governo Prodi fu commissario
straordinario per il dissesto del comune di Taranto – perché è giusto
svincolare certe spese dal Patto ma bisogna essere severi con chi non lo ha
rispettato». Di sicuro, comunque, e pur
con tutti gli aggiustamenti del caso bisogna seguire la strada dell'emissione
dedicata di debito: «Perché dopo l'accordo Abi con
imprese e Stato dell'estate scorsa e dopo i decreti che hanno introdotto pro
soluto e pro solvendo – ricorda Marino – non un solo euro è stato sbloccato
dalla banche». Sulle banche anche Boccia e Brunetta insistono: a legislazione
vigente la formule adottate non hanno sbloccato i finanziamenti e la materia
deve essere ripresa in mano da un nuovo Governo. |
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