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PRIVILEGIA NE IRROGANTO

 

Documento inserito il:  6-12-2013

 

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Il PuntO n°  281

Spese delle Regioni e costi della casta regionale.

Rivediamo queste, prima di pensare alle province!

Di Mauro Novelli – 6 dicembre 2013

 

Enti locali: su una spesa totale (Regioni, Province, Comuni) di 240 mld, ben 205 sono per spesa corrente. Solo 34 per investimenti

 

La casta delle Regioni costa un miliardo di euro.

Su 221 gruppi consiliari, ben 73 hanno un solo iscritto.

 

Disavanzo sanitario. Dal 2007 al 2011, 11 regioni hanno accumulato un disavanzo di oltre 14 miliardi. Più di 6 mld sono appannaggio del Lazio.

 

 

 

Il Siope, Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici, costituito presso il MEF/Ragioneria Generale dello Stato, tra le altre informazioni fornisce i dati di spesa corrente e spesa in conto capitale per regioni, province e comuni.

Per l’anno 2012, Siope riporta i seguenti livelli di spesa:

 

TAB. 1- Spese enti locali anno 2012 (in miliardi di euro)

In parentesi la percentuale sul Totale della spesa

Fonte SIOPE. Nostra elaborazione

 

 

REGIONI

PROVINCE

COMUNI

TOTALE GENERALE

 

 

 

 

 

SPESA CORRENTE

145,470

(89,0%)

7,987

(79,0%)

52,365

(78,5%)

205,822

(85,7%)

 

 

 

 

 

SPESA PER INVESTIMENTI

17,951

(11,0%)

2,125

(21,0%)

14,367

(21,5%)

34,443

(14,3%)

 

 

 

 

 

TOTALE SPESA

163,421

10,112

66,732

240,265

 

 

 

 

 

Spesa totale in € per abitante (59.600.000)

2.742 euro

169,7 euro

1.119,7 euro

4.031,3 euro

 

 

Da rilevare l’alta incidenza delle spese correnti delle Regioni (89%) sul totale della spesa complessiva regionale, rispetto alle spese correnti delle province (79%) e dei Comuni (78,5%).

Complessivamente, gli enti locali impegnano per spese correnti  l’85,7 per cento della spesa totale, mentre destinano agli investimenti solo il 14,3 per cento.

Dei 240,265 miliardi di spesa complessiva degli enti locali, oltre 163 miliardi (il 68%) sono imputabili alle Regioni; poco più di 10 miliardi (il 4,2%) alle Province; 66,7 miliardi (il 27,8%) ai Comuni.

In altri termini, ogni italiano contribuisce al funzionamento di Regioni, Province e Comuni con 4.031,3 euro l’anno: 2.742 per le Regioni; 169,7 per le Province; 1.119,7 per i Comuni.

E’ quindi evidente come la spending review e la revisione della struttura costituzionale degli enti locali farebbero bene ad occuparsi delle Regioni prima ancora che delle Province.

 

Regioni. La situazione economica dal 2001 al 2012

Il Rapporto Svimez 2013 sull’economia del Mezzogiorno fornisce la situazione relativa alla ricchezza prodotta dalle regioni italiane dal 2001 al 2012, fornendo anche i valori cumulati.

Nel 2011 la migliore performance del PIL è appannaggio di Piemonte e Valle d’Aosta con un + 1,2% a fronte di un dato nazionale di +0,4 %. Il PIL del Molise è stato il peggiore con -2,2%.

Nel 2012 riscontriamo un andamento negativo del PIL di tutte le regioni. A fronte di un dato nazionale di  – 2,4%, hanno ceduto solo l’1,7 % il Lazio e la Lombardia, mentre è sceso fortemente il PIL della Sicilia (- 4,3%).

Per il periodo pre crisi 2001-2007, spicca il dato del Lazio con una crescita media annua di +2,1 % ed un valore cumulato di + 15,3% nei 7 anni; sebbene in crescita, la Basilicata migliora solo dello 0,5 %  in media e del + 3,4 cumulato.

Gli anni della crisi, 2008-2012,  a fronte di un dato nazionale medio di  – 1,4% e  cumulato di  - 6,9%, regge meglio il PIL della Lombardia con una media nel quinquennio di -0,5  e cumulato di -2,6%. Crolla invece l’economia del Molise con una media annua di -3% e cumulata di  -14%.

Complessivamente, nei 12 anni considerati (2001-2012), l’Italia ha avuto una crescita media del PIL di +0,1%  e  cumulata di +1,6%. I dati migliori sono quelli del Lazio con un dato medio di + 0,6% e cumulato di + 7,9%.  La performance peggiore è del PIL della Basilicata con un dato medio di  - 0,8% e cumulato di  - 8,8%.

Nei 12 anni, la macroregione con i dati migliori è il Centro con una crescita media annua di +0,4% ed cumulata di +5,2%.

Ecco la tabella di Svimez.

 

PIL regioni 2001-2012

 

 

Regioni. I costi della politica.

In una recente ricerca (22 novembre 2013) sui bilanci regionali del 2012, Roberto Perotti (lavoce.info: Nelle Regioni la politica costa 1 miliardo), riporta dati quantitativi e finanziari disaggregati per le Regioni:

 

Tab. 2- Spesa delle Regioni.

Spese per Consiglieri in servizio e cessati, spesa per il personale, contributi ai gruppi.

Fonte R. Perotti su lavoce.info (*)

In migliaia di euro. (In rosso il dato massimo per colonna)

 

 

Numero

Consigl.

Nota (1)

Remuner. media per Consigliere

Consiglieri in servizio

Consiglieri cessati dal servizio

Personale

Contributi ai Gruppi Consiliari

Altre Spese

Spesa Totale

Spesa totale diviso per il numero dei Consiglieri

Abruzzo

45

194

8.750

4.846

8.596

2.074

4.843

29.109

697

Basilicata

27

215

5.809

4.009

7.782

1.626

2.092

21.318

790   

Calabria

51

281

14.335

10.238

33.996

5.858

14.506

78.933

1.548

Campania

61

217

13.218

12.895

24.647

4.454

11.144

66.358

1.088

Emilia-Rom.

52

118

6.140

4.689

10.719

5.250

7.000

33.798

650

Friuli V.G.

64

156

9.965

7.972

7.620

5.020

2.381

32.958

515

Lazio

71

270

19.202

15.970

716(sic)

13.414

34.591

83.893

1.182

Liguria

40

155

13.346

5.095

6.394

3.602

4.108

32.545

686

Lombardia

80

214

17.103

10.451

20.826

11.288

8.784

68.452

856

Marche

43

174

7.497

5.038

5.184

3.577

746

22.042

513

Molise

30

183

5.477

9 (sic)

4.674

2.345

1.634

14.139

471

Piemonte

60

244

14.613

7.728

21.145

7.411

10.783

61.680

1.028

Puglia

70

226

15.795

14.404

13.177

5.308

4.126

52.810

754

Sardegna

80

240

19.175

16.678

28.364

4.281

5.472

73.970

925

Sicilia

90

229

20.628

20.200

86.675

12.292

16.312

156.107

1.735

Toscana

55

168

9.235

5.127

21.729

716

9.604

46.411

844

Trentino A.A.

70

190

13.275

12.463

2.381

781

173

29.073

415

Umbria

31

179

5.540

2.674

7.732

1.542

3.976

21.464

692

Valle d’Aosta

35

140

4.888

1.576

4.116

601

3.159

14.340

410

Veneto

62

189

11.746

10.510

9.947

4.215

15.188

51.606

832

Italia

1.117

204

228.608

172.572

326.420

95.655

160.622

985.911

882

 

 

 

 

 

Colonne 4 e 9.

Totali effettivi discrepanti con i totali riportati dalle tabelle di R. Perotti.

M. Novelli

235.737

 

991.006

 

 

(*) Riportiamo la tabella con i dati ricavati da R. Perotti, anche se alcuni “totali” risultano discrepanti con i totali effettivi da me ricavati (ultima riga marcata in giallo).

 

Circa gli emolumenti dei Consiglieri, è la Regione Calabria la più generosa, con 281mila euro contro una media nazionale di 204mila. La Calabria è però sopravanzata dalla Regione Sicilia  per la spesa complessiva per consigliere con 1,735 milioni, seguita proprio la Calabria con 1,548 milioni di euro.

Dalla Tab. 2- ricaviamo il dato sia della spesa totale per i Consiglieri in servizio, pari a 228,608 milioni, che quella per pensioni e vitalizi dei Consiglieri cessati dal servizio, pari a 172,572 milioni.

Di rilevanza il dato Siciliano per la spesa complessiva per i Consiglieri in servizio (20,628 milioni) e quella per i Consiglieri cessati (20,200 milioni).

Si consideri inoltre che, nel 2012, le regioni hanno erogato ai gruppi consiliari contributi pari a 85.635 euro per ogni consigliere, 28 mila euro ciascuno in più, mediamente, rispetto a quanto versato dal Senato e dalla Camera ai gruppi parlamentari: 57.539 euro procapite.

In ultima analisi, il “funzionamento della politica” regionale (escluse quindi le spese dell’Amministrazione), costa 995,911 milioni: ogni italiano contribuisce con 16,7 euro l’anno.

Circa gli emolumenti di Presidenti dei Consigli, Governatori e Consiglieri, riportiamo (TAB. 3-) i dati aggiornati a febbraio 2012 forniti da Pierfrancesco De Robertis nel suo bel libro “La casta invisibile delle Regioni”, Rubbettino Editore:

 

TAB. 3- STIPENDIO DEI GOVERNATORI, DEI PRESIDENTI

DEI CONSIGLI REGIONALI E DEI CONSIGLIERI REGIONALI

Fonte “La casta invisibile delle Regioni” di P. De Robertis.  In euro.

Dati 2/2012 (In rosso il dato massimo per colonna)

 

STIPENDIO DEI GOVERNATORI E DEI PRESIDENTI

DEI CONSIGLI REGIONALI

STIPENDIO DEI CONSIGLIERI REGIONALI

 

Indennità mensile netta

Rimborso spese

min / max

TOTALE NETTO

min / max

Indennità mensile netta

Rimborso spese

min / max

TOTALE NETTO

min / max

Abruzzo

5.020

3.430

8.450

2.646

3.430

6.076

Basilicata

5.008

3.738 / 4.212

8.746 / 9.220

3.007

3.240 / 5.093

6.247 / 8.100

Calabria

5.321

5.788

11.109

3.940

5.085

9.025

Campania

4.908

5.867

10.775

3.462

5.867

9.329

Emilia Rom.

5.491

2.277

7.768

3.389

2.277

5.666

Friuli V. G.

7.327

735

8.062

4.294

1.285 / 4.067

5.579 / 8.361

Lazio

8.250

3.503

11.753

3.708

3.503

7.211

Liguria

6.159

2.925 / 4.681

9.084 / 10.840

3.958

2.925 / 4.681

6.883 / 8.639

Lombardia

5.400

5.856 / 9.366

11.266 / 14.765

3.299

6.191 / 9.366

9.490 / 12.665

Marche

4.795

2.992 / 3.866

7.787 / 8.661

3.127

2.992 / 3.866

6.119 / 6.993

Molise

6.566

4.558

11.124

4.464

4.558 / 5.660

9.022 / 10.124

Piemonte

4.907

3.739 / 7.543

8.646 / 12.450

2.707

2.467 / 7.603

5.174 / 10.310

Puglia

4.971

7.774 / 9.624

12.745 / 14.595

4.971

5.461

10.432

Sardegna

5.757

6.855

12.612

3.452

6.855

10.307

Sicilia

10.293

3.841 / 3.899

14.134 / 14.192

5.390

4.187 / 4.665

9.577 / 10.055

Toscana

4.739

2.628 / 2.780

7.367 / 7.519

3.123

2.272 / 4.462

5.395 / 7.585

Prov. Bolzano

9.539

3.207

12.746

2.882

3.207

6.089

Prov. Trento

6.488

3.207

9.695

2.882

3.207

6.089

Umbria

3.718

3.885

7.603

3.718

2.331 / 2.913

6.049 / 6.631

Valle d’Aosta

6.591

2.685 / 3.159

9.276 / 9750

2.973

2.685 / 3.159

5.658 / 6.132

Veneto

5.501

4.309

9.810

3.433

5.153 / 7.229

8.586 / 10.662

 

 

La rilevazione evidenzia l’altissima retribuzione sia  per Presidente e Governatore che per “Deputato” della Sicilia, rispettivamente pari a 10.293 e 5.390 euro, contro il basso livello degli emolumenti riconosciuti dalla Regione Umbria (3.718 euro) a Governatori e Presidenti e quello dell’Abruzzo (2.646 euro) riconosciuto ai Consiglieri.

Per quanto riguarda il rimborso spese, 9 regioni definiscono un livello minimo  e massimo di  importo. Per questa voce, spicca la Regione Puglia che rimborsa Presidenti e Governatori con 7.774 min / 9.624 max; seguita dalla Lombardia che rimborsa Presidenti e Governatori con  5.856 min. / 9.366 max. euro e i Consiglieri con 6.191 min. / 9.366 max.

Per Presidenti e Governatori, in caso di rimborso spese massimo, il più alto livello di remunerazione è assicurato dalla Regione Lombardia con 14.765 euro, mentre, in caso di rimborso minimo, il più basso livello di remunerazione è riconosciuto dalla Regione Toscana con 7.367 euro.

Per i Consiglieri regionali, in caso di rimborso spese massimo, il più alto livello di remunerazione è assicurato dalla Regione Lombardia con 12.665 euro, mentre, in caso di rimborso minimo, il più basso livello di remunerazione è riconosciuto dalla Regione Piemonte con 5.174 euro.

Una ricerca del Sole 24 Ore del settembre 2012 (TAB. 4-) fornisce, tra gli altri dati, una analisi comparativa per regione circa il numero dei gruppi, il numero dei gruppi con un solo iscritto, la spesa per abitante di studi e consulenze.

Al di là del numero gruppi consiliari, è interessante la rilevazione dei gruppi costituiti da un solo consigliere: su un totale di 221 gruppi, ben 73 hanno un solo iscritto. In valore assoluto, spicca il dato del Molise dove i 30 consiglieri hanno dato luogo a 17 gruppi di cui ben 10 sono costituiti da un solo iscritto. In Basilicata 9 dei 12 gruppi contano un solo consigliere; in Umbria 6 su 10 gruppi, nelle Marche 9 su 15. Ecco la tabella:

 

TAB. 4- Regioni. Numero gruppi consiliari, posizioni con indennità aggiuntive,

costo consulenze per abitante. Fonte il Sole 24 ORE (9-2012).

(In rosso il dato massimo per colonna)

 

Numero Gruppi consiliari

Numero Gruppi con un solo Con-sigliere

Posizioni  con indennità aggiuntive (*)

Spesa per Studi e consulenze

(€ per abitante)

Abruzzo

12

6

65

0,4

Basilicata

12

9

40

29,1

Calabria

9

1

60

21,0

Campania

10

1

53

4,1

Emilia-Rom.

9

0

37

2,9

Friuli V.G.

8

0

26

2,2

Lazio

17

8

110

0,7

Liguria

10

1

38

0,5

Lombardia

8

2

81

0,7

Marche

15

9

27

1,0

Molise

17

10

34

1,8

Piemonte

15

8

44

3,3

Puglia

10

1

29

2,5

Sardegna

8

0

28

6,8

Sicilia

9

0

54

1,1

Toscana

6

0

47

1,9

Umbria

10

6

11

3,0

Valle d’Aosta

6

0

18

48,2

Veneto

9

3

40

1,1

Prov.Bolzano

11

5

13

31,1

Prov.Trento

10

3

7

55,0

TOTALI

221

73

 

 

Indice medio

Consigl. per Gruppo 5,5

41

9,5

(*) Sono conteggiate solo le posizioni che danno diritto a indennità aggiuntive secondo le norme della Regione: Giunta, Uff. di Presidenza, presidenze e vicepresidenze di commissione, capigruppo,

 

Altra nota dolente nella gestione delle regioni è costituita dalla spesa per studi e consulenze, soluzione adottata dai partiti politici per far rientrare nella legge prebende e finanziamenti altrimenti sanzionabili per la maggior parte. Ancora una volta a farne le spese sono gli abitanti delle piccole entità: i Trentini si caricano di 55 euro l’anno per mantenere i consulenti a cui si rivolge l’amministrazione provinciale;  i Valdostani di 48,2 euro; gli abitanti della provincia di Bolzano di 31,1 euro.

Mediamente ogni italiano paga 9,5 euro per studi e consulenze impostate dalle Regioni per un totale nazionale di oltre 566 milioni di euro.

 

 

Quando non c’è la salute…

In Italia la spesa sanitaria è pubblica all’80 per cento e privata al 20. Per spesa sanitaria «pubblica» si intende la spesa finanziata da tributi prelevati dagli enti pubblici territoriali e contributi di assicurativi sociali).

 

La TAB. 5- (fonte CGIA di Mestre) fornisce la situazione relativa al disavanzo (o all’avanzo)  sanitario per regione cumulato dal 2007 al 2011.

Ecco i dati disaggregati per regione:

            

TAB. 5- Anni 2007-2011. Avanzo/disavanzo sanitario cumulato

In  rosso gli enti in disavanzo.

Fonte CGIA di Mestre

 

Disavanzo/avanzo sanitario cumulato

In milioni di euro

Situazione cumulata

pro capite.

In euro

Abruzzo

- 349

- 52

Basilicata

- 133

- 45

Calabria

- 802

- 81

Campania

- 3.200

- 110

Emilia-Rom.

+ 138

+ 6

Friuli V.G.

+ 98

+ 16

Lazio

- 6.593

- 233

Liguria

- 591

- 73

Lombardia

+ 54

+ 1

Marche

+ 67

+ 9

Molise

- 298

- 186

Piemonte

+59

+ 3

Puglia

- 1.415

- 69

Sardegna

- 809

- 96

Sicilia

- 1.166

- 46

Toscana

+  28

+ 1

Umbria

+ 39

+ 9

Valle d’Aosta

- 31

- 48

Veneto

+139

+ 6

Prov.Bolzano

+ 87

+ 35

Prov.Trento

- 41

- 16

ITALIA

- 14.717

- 49

 

In 5 anni, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano hanno cumulato un disavanzo complessivo pari a 14,717 miliardi, corrispondente a 49 euro per ciascun cittadino italiano.

In 10 anni il disavanzo cumulato raggiunge i 34 miliardi.

Con oltre 6,5 miliardi il Lazio assomma circa il 45 per cento del disavanzo complessivo per i servizi sanitari erogati da regioni e province autonome. Situazione che genera un carico di 233 euro per ciascun abitante della regione.

Per inciso, per la Regione Lazio, il disavanzo globale effettivo per il 2012, sottolineato dal procuratore regionale Angelo Raffaele De Dominicis della Corte dei Conti, è di -13,265 miliardi di euro « in ulteriore peggioramento rispetto al dato 2011 (-11.650 milioni) ». 

A dimostrazione degli eccellenti trattamenti istituzionali della casta regionale, si ricorda che a maggio di quest’anno si è proceduto a trasferire  1,919 mld  di fondi per sanare i deficit sanitari di alcune regioni:

- all'Abruzzo 118 milioni di euro,
- alla Calabria 411 milioni di euro,
- alla Campania 287 milioni di euro,
- al Lazio 540 milioni di euro, 
- al Molise 63 milioni di euro,
- alla Sicilia 500 milioni di euro.

Si ricorda altresì che la sentenza del 16 luglio 2013 della Corte Costituzionale ha abolito le sanzioni previste dalla spending review per gli amministratori “manibucate”, sanzioni che andavano dalla cacciata del governatore, all’interdizione dello stesso da cariche istituzionali per 10 anni. Per tacer della corruzione nel settore. (Nota 3)

Inutile ogni commento sui “costi della politica”.

 

Il Cermlab (centro di ricerche indipendente, con la finalità istituzionale di concorrere all’innalzamento della qualità tecnica e della trasparenza delle decisioni di politica economica e di regolazione dei mercati) ha costruito l’Isq, indicatore che, oltre ai dati contenuti nell’Atlante sanitario (Istituto superiore di sanità e ministero della Salute), tiene conto degli esiti ospedalieri, affiancati dai dati Istat sulla soddisfazione dei cittadini per il servizio sanitario locale).

Nella TAB. 6- si riportano i costi regionali per la sanità ( funzione anche del numero di abitanti della regione), e la corrispondente valutazione ISQ. 

Circa la spesa per abitante (media nazionale pari a 1.851 euro), occorre aver presente che le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano trattengono presso l’ente una maggiore quantità di risorse rispetto alle regioni “normali”. Da notare il più basso livello di spesa per abitante delle regioni meridionali, tranne Basilicata e Sardegna, rispetto alle regioni del Centro-Nord.

L’Umbria ha ottenuto l’ISQ massimo,  ricondotto pari a 100 con riparametrazione degli ISQ delle altre regioni. La Calabria il minimo (43).

 

TAB. 6- Anno 2011. Sistema Sanitario regionale.

Valutazione di qualità (ISQ) e spesa per regione

Ordinamento su dati della seconda colonna

Fonte http://daily.wired.it/news/scienza

 
 
Spesa sanitaria regionale 
 

 

Valutazione di qualità secondo l’indice ISQ

 

 

Per abitante

(in euro)

Complessiva

(miliardi  di €)

 

Prov. Bolzano

2.256

1,145

Trentino A.A. = 94

V. d'Aosta

2.222

0,285

86

Prov. Trento

2.209

1,170

Trentino A.A. = 94

Friuli V.G.

2.074

2,562

91

Molise

2.057

0,658

61

Liguria

2.044

3,304

78

Lazio

1.969

11,280

56

Emilia R.

1.922

8,519

93

Sardegna

1.911

3,202

57

Toscana

1.896

7,111

97

Piemonte

1.895

8,446

96

Lombardia

1.867

18,514

91

Umbria

1.835

1,663

100

Basilicata

1.817

1,068

57

Veneto

1.812

8,946

93

Marche

1.787

2,797

97

Abruzzo

1.757

2,358

62

Puglia

1.731

7,084

51

Sicilia

1.729

8,732

53

Campania

1.710

9,977

53

Calabria

1.704

3,427

43

 

E’ del 6 dicembre, la notizia che 3 regioni (Veneto, Emilia Romagna e Umbria) costituiranno il benchmark per i costi standard nel settore sanitario (approvvigionamenti, costi per paziente ecc.).

 

 

 

 

_______________________

 

NOTA (1):

I Consigli Regionali, per le regioni a statuto ordinario, sono composti da un minimo di 20 ad un massimo di 80 consiglieri, secondo quanto stabilito dai singoli statuti regionali.

Il decreto legge approvato dal Governo il 12 agosto 2011 prevede che il numero massimo di consiglieri, escluso il presidente, dovrà essere uguale o inferiore a 20 per le Regioni con una popolazione fino a un milione di abitanti; uguale o inferiore a 30 per le Regioni con una popolazione fino a due milioni di abitanti; uguale o inferiore a 40 per le Regioni con una popolazione fino a quattro milioni di abitanti; uguale o inferiore a 50 per le Regioni con popolazione fino a sei milioni di abitanti; uguale o inferiore a 70 per le Regioni con una popolazione fino ad otto milioni di abitanti; uguale o inferiore a 80 per le Regioni con una popolazione superiore ad otto milioni di abitanti.[1] Ben più generosi sono invece i parametri imposti alle regioni autonome, che variano da un minimo di 35 consiglieri per la Valle d'Aosta, ossia uno ogni 4mila abitanti, ad un massimo di 90 per la Sicilia. In Basilicata con L'Art. 7, comma 10, Legge Regionale n. 35/2012, l'assise è stata ridotta a 20 membri (escluso il Presidente della Giunta) dalla consiliatura successiva all'approvazione del provvedimento.

A regime, questo dovrebbe risultare il numero dei Consiglieri per regione:

Regione

Abitanti per
consigliere

Abitanti

Numero di

Consiglieri

Abruzzo

29 475

1 326 393

45

Basilicata

27 497

577 439

21

Calabria

38 322

1 954 403

51

Campania

96 002

5 760 090

60

Emilia-Romagna

87 089

4 354 450

50

Friuli-V.G.

24 885

1 219 356

49

Lazio

108 555

5 536 292

51

Liguria

39 183

1 567 339

40

Lombardia

121 990

9 759 209

80

Marche

35 853

1 541 692

43

Molise

14 936

313 660

21

Piemonte

74 465

4 467 914

60

Puglia

57 787

4 045 110

70

Sardegna

20 499

1 639 942

80

Sicilia

55 500

4 995 009

90

Toscana

68 105

3 745 786

55

Trentino-A.A.

14 955

1 046 851

70

Umbria

30 343

910 285

30

Valle d'Aosta

3 628

126 978

35

Veneto

81 043

4 862 581

60

Media Italia

55 841

59 750 779

TOT. 1061

 


 

Nota (2):

 

Dalla Audizione del Direttore Generale di Confindustria Marcella Panucci Commissioni Affari sociali e Bilancio Camera dei Deputati

 “La sfida della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario ed obiettivi di finanza pubblica”. Roma, 16 settembre 2013

 […]

La spesa sanitaria privata e la componente ‘out of pocket’

In  tutti  i  Paesi,  alla  spesa  sanitaria  pubblica  si  affianca  una  quota  -  più  o  meno  consistente, secondo il modello di sistema sanitario  – di spesa privata [Per spesa sanitaria «pubblica» si intende la spesa finanziata attraverso fondi pubblici (ossia tributi prelevati dagli enti pubblici territoriali e contributi di schemi assicurativi sociali), mentre la spesa «privata» include schemi assicurativi/no profit privati (ovvero volontari), compartecipazioni alla spesa, pagamenti diretti da parte del paziente.]

 Nel 2010 la spesa privata italiana è risultata pari a 30,3 miliardi di euro. Dopo un trend di sensibile aumento negli anni novanta del secolo scorso, negli ultimi anni la spesa privata è sempre stata intorno a questo livello. [A tale dato ufficiale andrebbe poi ragionevolmente aggiunta una quota di spesa sanitaria “sommersa”.]

Solo di recente, stanno emergendo segnali di un’ulteriore aumento della spesa sanitaria privata connessi al fatto che le recenti manovre finanziarie sulla sanità rischiano – limitatamente, per ora, ad alcune prestazioni    di  porre  il  SSN  “fuori  mercato”.  Si  sta  infatti  diffondendo  il  timore  che  alcune prestazioni sanitarie non siano più realmente disponibili nell’ambito della sanità pubblica (effetto di razionamento implicito) ovvero che – anche se erogate in ambito pubblico – abbiano un costo significativo a volte superiore all’analogo costo di mercato. Tali considerazioni sono suffragate da uno studio dell’Age.Na.S (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) del maggio 2013 che evidenzia  un  calo  netto  dei  consumi  di  prestazioni  specialistiche  erogate  da  soggetti  pubblici  o privati accreditati a seguito dell’aumento dei ticket e superticket definito in questi ultimi anni.  Attualmente  la  spesa  sanitaria  privata  corrisponde  al  20%  circa  della  spesa  sanitaria  totale.  La spesa  pro  capite  nel  2010  era  pari  a  451  euro  correnti  (Fig.  4).  La  media  nazionale  sottende notevoli  differenze  regionali  (Fig.  5):  la  spesa  privata  pro  capite  nel  Friuli  (736  euro)  è  più  del doppio di quella stimata in Basilicata e in Campania (rispettivamente 316 e 314 euro). La spesa privata risulta tendenzialmente più alta nelle regioni dove anche la spesa pubblica pro capite è elevata.

 Spesa San. privata macroregioni. 2010

 

Spesa San. privata oregioni. 2010

 In  Italia  l’incidenza  della  spesa  privata  non  è  sostanzialmente  diversa  da  quella  di  altri  Paesi europei in cui il sistema sanitario è in larga parte pubblico. Ci  che differenzia l’Italia è che una quota  largamente  preponderante  di  tale  spesa  risulta  essere  cash,  oltre  l’87%,  mentre  in  Paesi come Regno Unito, Germania, Francia, Austria, Spagna e Belgio una larga parte della spesa privata è intermediata da agenti collettivi, siano essi assicurazioni private, organismi non profit, mutue o altro.

La  spesa  privata  in  Italia  si  compone:  per  poco  meno  della  metà  di  acquisti  di  farmaci,  articoli sanitari e materiale terapeutico; per il 36% di servizi medici e specialistici non ospedalieri; per il 17% di servizi ospedalieri. Dall’ultima indagine multiscopo ISTAT sul ricorso ai servizi sanitari risulta che su 100 visite specialistiche rilevate nell’indagine il 57% sono state  a pagamento, e il resto o gratuite o con ticket. La propensione a pagare si riduce notevolmente per gli esami specialistici (il 21% degli esami di laboratorio e ambulatoriali sono totalmente a pagamento).

 


 

NOTA (3):

Il Fatto quotidiano.  8-12-2013

 

Corruzione nella sanità: “In tre anni reati per 1,5 miliardi.

E’ il costo di 5 ospedali”

 

Parte il 9 dicembre la campagna di Libera e Gruppo Abele "Salute: obiettivo 100%" per la trasparenza delle Asl. A livello europeo, denunciano i promotori, il 5,6% delle risorse del settore si "perde" in tangenti e illegalità

di Elena Ciccarello | 8 dicembre 2013

La corruzione fa male alla salute, lo dicono anche i numeri. Lo scorso anno il 5,6% dellerisorse europee investite nel settore sanitario è andato perso in illegalità e tangenti, ha calcolato la Rete europea contro le frodi e la corruzione nel settore sanitario. In Italia, nel solo triennio 2010-2012, sono stati accertati dalla Guardia di finanza reati per oltre un miliardo e mezzo di euro, quanto basta per costruire cinque nuovi grandi ospedali modello. Una voragine che danneggia tutti e che in soldoni significa meno fondi per strutture, medicine, assistenza sanitaria e sociale.

Per fermare questo spreco di risorse, che lede il diritto alla salute di ogni cittadino, le associazioni Libera e Gruppo Abele lanciano una campagna per una sanità libera dalla corruzione. “Salute: obiettivo 100%” è il titolo dell’iniziativa che intende ripulire il settore sanitario pubblico dalle sue opacità a partire da una raccolta di firme dei cittadini. “Trasparenza e anticorruzione possono salvarci la vita - fanno sapere Libera e Gruppo Abele – una firma per dare inizio a una efficace terapia che renda integro e trasparente il nostro Servizio sanitario nazionale. C’è in gioco la nostra salute.”

Anche se alcuni studi collocano l’Italia ai primi posti fra i paesi Oecd quanto a livelli di efficienza sanitaria (siamo superati solo da Francia e Islanda), nel nostro paese il settore resta particolarmente esposto all’illecito. Solo nel 2012, stando ai dati della Corte dei Conti, i risarcimenti per le sentenze pronunciate per quest’ambito hanno raggiunto un importo complessivo di oltre 45 milioni di euro. Senza dimenticare poi che la sanità è da sempre oggetto di attenzione da parte delle organizzazioni mafiose. Ad oggi nel nostro paese sono ben quattro le Asl che sono state commissariate per infiltrazioni della criminalità organizzata.

Con la nuova campagna, Libera e Gruppo Abele chiedono alle 237 Aziende sanitarie presenti sul suolo nazionale di adeguarsi a quanto previsto dalla legge 190/2012 in materia di trasparenza e contrasto alla corruzione. Con l’aiuto dei cittadini la campagna monitorerà la loro risposta e vigilerà affinché entro il 31 gennaio 2014 tutte si mettano in regola con la norma, cominciando con il rendere pubbliche le informazioni sui loro vertici (cv, atto di nomina e compenso).

Attualmente, secondo dati inediti forniti da Libera e Gruppo Abele,  Basilicata (76% ) e Friuli-Venezia Giulia (69%) sono le regioni piu’ virtuose per trasparenza, mentre sono ancora molto indietro Sardegna (12%), Marche (14%), Calabria (15%) e Campania (19%). Fanalino di coda il Molise, la cui unica azienda sanitaria non ha al momento attuato nessuno dei tre interventi previsti dalla legge 190/92. Superano invece la sufficienza la Lombardia (58%) l’Abruzzo (53%) e il Piemonte (51%), seguite dalla Liguria (50%).

A partire dal 9 dicembre, giornata mondiale contro la corruzione, tutti i cittadini potranno partecipare al monitoraggio civico delle Aziende sanitarie sul sito www.riparteilfuturo.it e verificare lo stato di avanzamento della campagna a partire dalla propria Regione e territorio. L’obiettivo dichiarato dalle associazione è che tutte le Aziende sanitarie raggiungano al più presto il 100% del punteggio assegnato ad ogni ente in base al suo livello di adeguamento alla norma.