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NE IRROGANTO Documento
inserito il: 6-11-2012 |
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La
Stampa 4-11-2012 Andrea Carandini: ”La cultura? Intervista all’archeologo Di ALAIN ELKANN Il professor Andrea Carandini
l’8 novembre terrà a Firenze, in occasione di «Florens
2012 - Biennale Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali», una lectio magistralis che ha per titolo «La cultura»: che cosa dirà
nell’occasione? «Mi sono occupato tutta la vita di cultura ma, come
diceva l’Avvocato Agnelli, “parlo con le donne ma non di donne”. Allora
vorrei non parlare di cultura ma guardare la cultura per capire di che cosa
si tratta. I vertici istituzionali, quando elencano i loro programmi, non la
menzionano mai. La cultura è stata sostituita dai vari dispositivi
tecnologici, eppure richiede attenzione e approfondimento». Ma che cos’è la cultura? «È la mediazione tra presente e passato in vista del
futuro, e non lo studio del passato o del presente. Oggi in Italia viviamo in
un presente piatto e grigio senza visione nè alle
spalle nè davanti a noi. Si ha quasi l’impressione
dell’abbandono della scienza e dello spirito, e ciò mi rattrista molto. La
cultura oggi è principalmente scienza e tecnologia. Nelle scienze naturali
esiste il progresso, e una verità spodesta la precedente. Ma nelle scienze
dello spirito nulla mai si supera». Ma la cultura umanistica va avanti? «Sì, soprattutto quella molto specialistica in cui
si ricostruisce il passato senza dialogo con il presente». Ed esiste ancora l’arte contemporanea? «Ho molta difficoltà nel valutare l’arte
contemporanea perchè è qualcosa di troppo
immediato. La distanza del tempo è un elemento molto utile per
valutarla». Oggi si può quindi valutare l’opera di
Picasso? «Sì, perchè sono passati
tanti anni e quindi riusciamo a essere distaccati. Il dialogo risulta più
efficace». Ma la cultura è un lusso? «Purtroppo viene ancora vista come un lusso e quindi
in tempo di crisi vengono tagliati immediatamente i fondi. Eppure se i cinesi
o gli indiani vogliono capire perchè la storia
dell’occidente è diversa da quella dell’oriente, devono venire in
Italia». Perchè in Italia?
«Perchè fin dall’inizio
del ’600 è stata il centro dell’occidente. La verità classica e il mondo
antico sono state riscoperte con il Rinascimento che è stato una liberazione
dal Medio Evo». Anche gli occidentali devono conoscere l’arte
orientale? «Solo imparando e appropriandoci delle cose e
facendole nostre abbiamo la possibilità di diventare grandi come il
mondo». La televisione, google
e il telefonino aiutano a capire meglio? «No, distruggono. Secondo me sono un’infinita
perdita di tempo. Per conoscere il mondo i modi sono infiniti». Quindi la vera ricchezza non è il denaro ma la
conoscenza? «Direi di più: tra essere e conoscere c’è un
rapporto costitutivo originario. E la base della cultura è il gioco». Perchè la cultura è
gioco? «Perchè il gioco è quello
spazio intermedio che si crea tra il bambino e la madre, pensiamo
all’orsacchiotto o al ciuccio. Quest’ultimo è il simbolo del seno, quindi tra
noi e il mondo esterno si crea uno spazio terzo che è quello che si chiama
appunto spazio culturale». Tutti possono accedere alla cultura? «Sì, perchè abbiamo
bisogno di sospendere una vita ordinaria per accedere a una vita
straordinaria: basta sostituire il tempo che dedichiamo alla distrazione a un
divertimento più evoluto che dia maggiore felicità». E come si può fare? «Ci vuole più silenzio, solitudine, amore per lo
sforzo, per la lettura. Del resto anche i campioni olimpionici si allenano e
la cultura ha bisogno di allenamento celebrale». A che cosa serve nella vita ordinaria
l’allenamento cerebrale? «La creatività che curiamo nel settore culturale si
riverbera nel settore produttivo. Il fondatore di Eataly
non ha inventato il prosciutto o l’insalata, ha fatto del prosciutto e
dell’insalata un fatto culturale e così ha impiegato 500 giovani. Adriano
Olivetti ha messo la cultura e gli uomini di cultura al centro della sua
industria». La Apple è cultura? «Certo che lo è. E Steve Jobs ha primeggiato perchè ha saputo coniugare estetica e prodotto. Del resto
lui da giovane studiava calligrafia». E le università? «Sono alla frutta in quanto drammaticamente
decadute. Invece di dare un po’ di vino ai meritevoli, hanno distribuito
indiscriminatamente acqua colorata e il sapore si è perso dappertutto salvo
che in Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia e Germania dove esistono centri di
eccellenza e la dimensione verticale del merito ha saputo armonicamente
combinarsi con la dimensione orizzontale dell’uguaglianza». Parlare del turismo culturale è importante?
«Parlarne no, e del resto se ne parla troppo senza
fare nulla. Avevamo la vecchia guida Touring e l’abbiamo sostituita con il
nulla». Esistono siti sulle città italiane e i loro
territori di buona qualità culturale? «Non c’è nulla. Ma non sarebbe una grande impresa da
varare, anzi servirebbe a far assumere giovani in modo che chiunque possa
capire cosa c’è, cosa vedere, dove mangiare e dove dormire ad esempio a
Ferrara». E i siti archeologici? «Stanno andando in rovina». Chi li mantiene? «Abbiamo a disposizione 86 milioni: la metà di quel
che serve per costruire la nuova Brera». E allora? «Tra 15 anni l’Italia sarà in rovina per i
terremoti, le frane e l’usura del tempo. E l’usura del suolo è sempre peggio perchè l’agricoltura è ridotta al minimo. Un tempo
c’erano i mezzi per la manutenzione ordinaria dei beni culturali. Ma a forza
di tagli tanto vorrebbe eliminare il ministero e abolire l’articolo 9 della
Costituzione che dice che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio
storico artistico». |
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