HOME PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro Novelli
www.mauronovelli.it
DOSSIER “ISRAELE-PALESTINA: Se scoppia l’intelligenza” |
|
tARTICOLI DEL 16-19 settembre
2008 #TOP
·
Articoli
Israele/Palestina
(65)
"l'italia e gheddafi ci paghino i danni" -
alberto stabile ( da "Repubblica, La"
del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: in Israele, ha rivolto con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Berlusconi, tramite l'ambasciatore d'Italia a Tel Aviv, Mattiolo, la richiesta di esseri inclusi nel risarcimento di 5 miliardi di euro, che il governo italiano ha offerto alla Libia per i danni subiti durante il periodo in cui fu colonia italiana (
Memorie DA UN MASSACRO (
da "Manifesto, Il" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: cacciati dalla Giordania all'inizio degli anni '70, attaccavano Israele dal Paese dei cedri, dove si era riorganizzata l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). L'inizio della fine del Gaza hospital coincise con l'invasione israeliana del Libano e il massacro di Sabra e Shatila, nel 1982.
Tra reperti di memoria e realtà del presente. Fuga e
approdi ( da "Manifesto, Il"
del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Palestina ), oltre ad alcuni documentari fuori concorso già famosi come Un'ora sola ti vorrei di Alina Marrazzi o Il mio paese di Daniele Vicari. Mazzino Montinari e Antonio Pezzuto programmano "Documentiamoci" sezione indirizzata in particolare agli abitanti di Salina che ormai sono diventati degli appassionati del genere e lo scorso anno decretarono la vittoria di The Agronomist
Folgore-rizzoli, insieme per jawad - alessandro cori (
da "Repubblica, La" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: dopo essere stato colpito da un razzo sparato da un elicottero israeliano, mentre in macchina si recava a Tiro per acquistare una medicina. Mohamed Jawad Hussein, sposato e padre di due bimbi, nell'incidente perse un braccio e si trovò con il femore lesionato. I militari italiani lo notarono perché passavano spesso sotto casa sua, e grazie all'intervento della Croce Rossa,
Memorie DA UN MASSACRO - L'OSPEDALE DELLA STRAGE, UN QUARTO
DI SECOLO DOPO ( da "Manifesto, Il"
del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: cacciati dalla Giordania all'inizio degli anni '70, attaccavano Israele dal Paese dei cedri, dove si era riorganizzata l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). L'inizio della fine del Gaza hospital coincise con l'invasione israeliana del Libano e il massacro di Sabra e Shatila, nel 1982.
I <pogrom> dei coloni (
da "Manifesto, Il" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: ISRAELE I "pogrom" dei coloni Mi. Gio. Degli
oltre 400mila coloni israeliani - metà dei quali a Gerusalemme Est - circa 11mila
sarebbero pronti a lasciare la Cisgiordania palestinese occupata nel
Dopo Hamas, arrivano le bombe mafiose (
da "Opinione, L'" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: 2008 Nuova minaccia alla sicurezza di Israele: regolamenti di conti fra clan della malavita Dopo Hamas, arrivano le bombe mafiose di Dimitri Buffa Non bastavano gli "shaheed" palestinesi e i terroristi islamici. Adesso Israele si ritrova a fronteggiare una nuova emergenza terroristica che in Italia abbiamo conosciuto molto bene nei primi anni '90: quella delle stragi di mafia.
Quattro nomi in lizza per il dopo Olmert (
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Esteri Pagina 113 Israele Quattro nomi in lizza per il dopo Olmert Israele --> TEL AVIV Il mondo politico israeliano trattiene il fiato a due giorni dalle primarie di Kadima in cui sarà scelto il successore di Ehud Olmert, costretto a cedere le redini di governo per il moltiplicarsi di inchieste giudiziarie nei suoi confronti.
Storie dal mondo Il cinema etnografico al festival di Nuoro (
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-09-2008)
+ 1 altra fonte
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Si prosegue con produzioni arrivate da Israele, Russia, Etiopia. Nella programmazione pomeridiana La valigia di Tidiane Cuccu , di Umberto Siotto e Antonio Sanna. Un ritratto del senegalese Cheickh Tidiane Djagne, ambulante in Barbagia e di Antonio Cuccu, storico venditore girovago di libri in lingua sarda scomparso da qualche anno.
Iran, Berlusconi: "Attenti alle follie su
Israele" ( da "Giornale.it, Il"
del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Attenti alle follie su Israele" di Redazione Il premier a Parigi davanti all'associazione ebraica Keren Hayesod paragona Ahmadinejad a Hitler: "Attenti a chi dice di cancellare Gerusalemme dalla carta geografica. Non crediamo siano minacce reali, ma diceva così anche un tizio che all'inizio sembrava democratico" Parigi - Berlusconi contro Ahmadinejad:
Primarie in IsraeleLivni grande favorita (
da "Secolo XIX, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: e cresciuta nella convinzione ideologica che lo Stato di Israele debba includere l'intera biblica Eretz Israel (Israele e Cisgiordania), la Livni ha poi sposato posizioni più moderate ed è ora identificata col centro moderato e pragmatico. Ex ufficiale nelle forze armate e poi per quattro anni nelle file del Mossad, Tzipi Livni è entrata nella vita politica nelle file del Likud (
Israeliani contro palestinesi, attacco in mare pacifista
italiano ferito su un peschereccio (
da "Repubblica, La" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: cui Israele impone di non superare una fascia di poche miglia di ampiezza, molto inferiore a quella delle acque territoriali, quando la barca è stata fermata da una motovedetta dello stato ebraico. Un forte getto d'acqua aperto dai militari contro il peschereccio ha spaccato un finestrino dell'imbarcazione.
Kadima in cerca di leader è il gran giorno di tzipi livni -
alberto stabile ( da "Repubblica, La"
del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Kadima in cerca di leader è il gran giorno di Tzipi Livni Israele, è lei la favorita alla guida del partito La stagione dell'attuale primo ministro è sostanzialmente finita ALBERTO STABILE dal nostro corrispondente GERUSALEMME - Il popolo di Kadima, circa 73mila iscritti, s'accinge oggi ad incoronare un nuovo leader cui spetterà il duplice compito di guidare il partito e il governo.
Olmert lascia, in Israele è il giorno della ministra Tzipi
Livni Oggi le primarie di Kadima, dopo 34 anni una donna pronta a guidare il
Paese. Per i sondaggi prenderà il posto del (
da "Unita, L'" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: È il giorno della svolta (politica) per Israele. Non si avranno prima della notte tra oggi e domani i risultati delle primarie del partito centrista israeliano Kadima, il principale della coalizione attualmente al governo, da cui uscirà la persona che potrebbe guidare il governo israeliano sino alla fine della legislatura, nel novembre 2010,
Democrazia difettosa (
da "Unita, L'" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Dalla capitale francese, Berlusconi ha ribadito, con parole sentite, di essere un vero, grande amico di Israele. Ma Israele è anche un Paese orgoglioso della sua magistratura e della sua (praticata) indipendenza dal potere politico. Ma questo, per il Cavaliere è un "difetto". Imperdonabile. Berlusconi.
Gaza, Hamas decapita il clan armato: dodici morti
Sanguinosa battaglia contro i Dughmush. Ora è assoluto il controllo degli
integralisti sulla Striscia ( da "Unita, L'"
del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: responsabili anche dei sequestri del soldato israeliano Ghilad Shalit e del giornalista della Bbc Alan Johnston - allo stesso tempo nessuno può fare a meno di constatare che il potere di Hamas oggi è assoluto. Ben poco contano, specie dal punto di vista militare, le forze politiche non islamiche ancora presenti a Gaza, come i marxisti del Fronte popolare e del Fronte democratico,
Marini e andreotti, gli ex dc non ci stanno "nessun
equivoco sulla nostra storia" - carmelo lopapa (
da "Repubblica, La" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Israele", per tornare sui rischi di un ritorno dei fantasmi del passato. Non ribadisce la condanna al fascismo ma cita Napolitano e avverte che bisogna "combattere con successo ogni indizio di razzismo, di violenza e sopraffazione contro i diversi e ogni rigurgito di antisemitismo, anche quando esso si travesta da antisionismo"
VENERDI' 12 ASSOCIAZIONE PAROLA. In via Cibrario 28, alle
18, incontro con Franco Frassoni, autor (
da "Stampa, La" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: alle 20,45, si parla del libro di Giuseppe Giannotti "Israele, verità e pregiudizi. I media italiani e la seconda Intifada. Disinformazione e mistificazione" (De Ferrari). NICHELINO. Alla Giovanni Arpino in corso Turati 4/8, alle 21, incontro con Maurizio Blini, autore di "Il creativo" (Ennepilibri).
Dal nostro inviato PARIGI - Credo che dovremo avere tut (
da "Messaggero, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: anche io sono israeliano", "in quel momento mi sono sentito anche io israeliano e ho sempre sentito l'importanza di essere dalla parte di Israele e dei suoi abitanti". Berlusconi, che ancora non si è recato in visita in Israele dal giorno del suo insediamento a palazzo Chigi, ha anche fatto riferimento alla crisi politica e alle forzate dimissioni di Olmert.
Hamas contro un clan: 12 morti (
da "Manifesto, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: responsabile del rapimento del giornalista della Bbc Alan Johnston (2007) e del soldato israeliano Gilad Shalit (2006). Intanto ieri un pacifista italiano, Vittorio Arrigoni, è stato lievemente ferito dalle schegge di vetro di un finestrino di un peschereccio palestinese andato in frantumi dopo essere stato investito dal getto di un cannone ad acqua di una motovedetta israeliana.
Sopravviverà Kadima alla fine di Olmert? (
da "Manifesto, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: ISRAELE · Fissate per oggi le primarie Sopravviverà Kadima alla fine di Olmert? Michele Giorgio GERUSALEMME Kadima sopravviverà? Questo interrogativo inquietante, posto ieri dall'analista Steven Plocker di Yediot Ahronot, pesa come un macigno sulle primarie del partito di maggioranza relativa che si aprono questa mattina in 93 località di Israele alle ore 10 e si chiuderanno stasera
Per non dimenticare Sabra e Shatila. E Stefano Chiarini (
da "Manifesto, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Mandato britannico sulla Palestina. Davanti alle loro povere botteghe, sugli usci di case troppo piccole, gli abitanti di Shatila hanno seguito la marcia, che si è snodata lungo la strada che separa la sede diplomatica dalla fossa comune. Qui - prima dei discorsi dei leader dell'Olp e di Antonietta, la sorella di Stefano - i piccoli di Shatila hanno liberato in aria palloncini rossi,
PERCHÉ L'ANTISEMITA STALIN HA RICONOSCIUTO ISRAELE (
da "Corriere della Sera" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano PERCHé L'ANTISEMITA STALIN HA RICONOSCIUTO ISRAELE Vedendo il film Exodus ho notato la scena in cui gli israeliani seguono in diretta radio la votazione all'Onu per la creazione dello Stato di Israele. Comprendo le ragioni che spinsero l'America, e di conseguenza i suoi alleati, a votare a favore.
I sondaggi continuano a dare vincitrice Tzipi Livni. Donna,
ministro degli Esteri, un trasco ( da "Messaggero, Il"
del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: storico leader d'Israele nota per una durezza e un decisionismo sicuramente superiore ai politici attuali. Livni promette di continuare il programma avviato da Sharon e portato avanti a parole da Olmert: la riduzione degli insediamenti nei territori occupati per consentire la formazione di uno stato palestinese.
Il Mofaz conosciuto la sconosciuta Livni (
da "Manifesto, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Dal momento che Israele è nato nella guerra ed è sempre stato in regime di guerra, è difficile trovare un qualsiasi aspetto della vita di Israele che non abbia come fine la sicurezza. E nelle questioni relative alla sicurezza le decisioni finali spettano ovviamente a coloro che della sicurezza sono i responsabili.
Conferma il predominio islamista Hamas e l'ultimo clan di
Gaza ( da "Riformista, Il"
del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: clan ad aver materialmente eseguito il rapimento del caporale israeliano Gilad Shalit, è oggi in guerra con i protettori e finanziatori di ieri? La ragione è nel repentino cambiamento dell'equilibrio del potere originato dalla rotta di Fatah e quindi dal ruolo dei clan tribali. La Striscia di Gaza è tradizionalmente molto più tribale della Cisgiordania, non solo perché più isolata,
Israele, ma le le elezioni anticipate sono dietro l'angolo (
da "Giornale.it, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Grande Israele" all'idea dell'inevitabile spartizione di Eretz Israel, la terra di Israele, fra Palestina e Israele. Le chance di Tzipi Livni, accusatrice del suo premier sospettato di corruzione, restano tuttavia in bilico. Anzitutto per il sostegno che gli elementi più a destra dell'elettorato di Kadima danno al suo avversario Mofaz,
Israele, la sfida di Tzipi Livni (
da "Opinione, L'" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Israele, la sfida di Tzipi Livni di Michael Sfaradi Oggi, le elezioni interne al partito Kadima non solo decideranno chi sarà il nuovo segretario ma anche chi sostituirà Olmert alla guida del governo israeliano. Sono diversi i pretendenti ma la lotta sembra ristretta fra Shaul Mofaz, ex Capo di Stato Maggiore dell'esercito ed ex Ministro della Difesa e attualmente Ministro dei Lavori
Scontri con clan rivale Hamas rafforza il controllo su Gaza (
da "Giornale.it, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Il suo gruppo era all'origine del sequestro del giornalista della Bbc, Alan Johnston, nel 2007 e assieme ai Comitati di resistenza popolare aveva rivendicato nel 2006 il rapimento del caporale israeliano Ghilad Shalit. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
Nocs, quegli invisibili uomini d'acciaio (
da "Tempo, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Ed eccoli seguire e fare da ciceroni a Moshe Katsav, l'ex presidente d'Israele, che a notte fonda decise di lasciare il Quirinale per vedere in tutta tranquillità Fontana di Trevi. E il Nocs che ha garantito lo shopping blindato di Laura Bush in centro o le gite in barca con l'israeliano Peres sul lago di Como. Sempre in silenzio.
Oggi si vota il dopo Olmert (
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Esteri Pagina 111 Israele. Una donna, l'attuale ministro degli Esteri, in testa nelle primarie del partito di governo Oggi si vota il dopo Olmert Israele.. Una donna, l'attuale ministro degli Esteri, in testa nelle primarie del partito di governo I sondaggi danno favorita Tzipi Livni col 47% --> I sondaggi danno favorita Tzipi Livni col 47%
Sarkò e Berlusconi, un incontro-lampo (
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: organizzazione sionista che ha lo scopo di promuovere l'arrivo di ebrei in Israele. Berlusconi arriva al Pavillon Gabriel, nel cuore di Parigi a due passi da Place de la Concorde, per ritirare il premio "Uomo dell'anno" assegnatogli dall'istituzione ebraica con la motivazione di essersi distinto nella difesa di Israele.
La scommessa Livninel futuro di Israele (
da "Secolo XIX, Il" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Tzipi Livni alla carica di primo ministro nelle elezioni anticipate in Israele è legata a varie questioni che stanno sul tappeto. Prima di tutto lo scenario regionale mediorientale. Come sappiamo, oggi la carta politica del Medio Oriente passa per vari capitali in una ragnatela di complicati equilibri in cui le politiche non sono più quelle bilaterali proprie della guerra fredda.
Primarie del Kadima in Israele, Livni prima in tutti gli
exit poll ( da "Secolo XIX, Il"
del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: il partito di maggioranza relativa israeliano, si avvierebbero dunque verso la conferma dei pronostici della vigilia. Alla Livni viene attribuita una percentuale di voti che oscilla tra il 44 e il 49 per cento. Dietro di lei il generale a riposo Sahul Mofaz (37-38 per cento). Bassa l'affluenza alle urne.
Allarme di frattini "in europa si diffonde
l'antisemitismo" - giampaolo cadalanu a pagina 14 (
da "Repubblica, La" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Il ministro degli Esteri: Italia mai così in sintonia con Israele Allarme di Frattini "In Europa si diffonde l'antisemitismo" GIAMPAOLO CADALANU A PAGINA 14 SEGUE A PAGINA 14.
Israele, la livni vince le primarie prenderà il posto di
olmert - alberto stabile a pagina 10 (
da "Repubblica, La" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Kadima sceglie il leader, battuto Mofaz Israele, la Livni vince le primarie prenderà il posto di Olmert ALBERTO STABILE A PAGINA 10 SEGUE A PAGINA 10.
Livni, una donna per guidare israele - alberto stabile (
da "Repubblica, La" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: una donna per guidare Israele Pronta a succedere a Olmert. "Alle primarie di Kadima hanno vinto i bravi ragazzi" In serata le sono giunte le congratulazioni del premier dimissionario ALBERTO STABILE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME - Quasi quarant'anni dopo Golda Meir, un'altra donna, il ministro degli Esteri, Tzipi Livni,
Anche Kadima vota donna: Livni candidata (
da "Unita, L'" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Secondo gli exit poll la ministra degli esteri di Israele Tzipi Livni ha vinto le primarie per la leadership di Kadima col 48%. De Giovannangeli a pag. 10 Primarie in Israele.
L'Italia nel mondo non conta più nulla (
da "Unita, L'" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Aspen institute sulle relazioni tra Italia e Israele. "Recentemente - ha proseguito De Benedetti - sono stato negli Stati Uniti e per la prima volta da anni nessuno mi ha chiesto nulla su cosa accade nel nostro paese". Secondo De Benedetti l'arretramento dell'Italia a livello internazionale dipende "un po' dall'allargamento del mondo e un po' dal fatto che nessuno,
L'ascesa dell'ex spia del Mossad pupilla di Sharon sulle
orme di Golda Meir ( da "Unita, L'"
del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: destra militante e cresciuta nella convinzione ideologica che lo Stato di Israele debba includere l'intera biblica Eretz Israel (Israele+Cisgiordania), il pensiero politico di Tzipora (Tzipi) Livni si è poi spostato su posizioni più moderate ed è ora identificata col centro moderato e pragmatico. Ex ufficiale nelle forze armate e poi per quattro anni nelle file del Mossad, Livni,
Vince Livni, il dopo Olmert è donna Svolta in Israele, per
gli exit poll la ministra degli Esteri al 48% nelle primarie di Kadima. Il suo
rivale Mofaz al 37% Ora dovrà provare a fo (
da "Unita, L'" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Israele e forse dell'intero Medio Oriente. Attorno a lei si stringono i giovani, tante le ragazze, che l'hanno accompagnata in questa "straordinaria avventura". "Tzipi rappresenta il futuro, incarna la speranza del cambiamento. Ed è bello che Israele si affidi ad una donna", dice Yael, 20 anni, una delle oltre quattrocento volontarie dei "
Israele: la Livni conquista il partito (
da "Corriere della Sera" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: di DAVIDE FRATTINI categoria: BREVI Israele: la Livni conquista il partito TEL AVIV - Il ministro degli Esteri Tzipi Livni è nettamente in testa contro il principale avversario Shaul Mofaz nelle primarie del partito Kadima. Gli altri due contendenti (Meir Shitrit e Avi Dichter) non avrebbero superato la soglia del 10%.
<Sfida> Frattini-D'Alema su Stato ebraico e
palestinesi ( da "Corriere della Sera"
del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Sintonia forte con Israele". Il predecessore: "Non dimentichi gli arabi moderati" "Sfida" Frattini-D'Alema su Stato ebraico e palestinesi ROMA - Si parla di "Italia, Europa e Israele" nel convegno organizzato dall'Aspen. E in modo plastico, nella sala conferenze della Farnesina, davanti a esperti internazionali ed autorevoli esponenti della Comunità ebraica,
Esteri ( da "Corriere della Sera"
del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2008-09-18 num: - pag: 17 categoria: REDAZIONALE Esteri La prima "regina" di Israele Premier Nata a Kiev, cresciuta negli Usa, Golda Meir (1898-1978) arrivò in Terrasanta nel 1921. Fu la prima donna premier di Israele (1969-74).
De Benedetti: l'Italia non conta più nulla (
da "Corriere della Sera" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Italia non conta più nulla Al convegno Aspen Institute sui rapporti Europa-Israele Carlo De Benedetti parla soprattutto dell'Italia, che vede in grave declino: "Dobbiamo fare un piccolo atto di umiltà e prendere atto che non contiamo più nulla". Per il presidente del gruppo Espresso bisogna constatare che "il nostro Paese è cancellato dagli schermi radar del mondo".
Tzipi Livni festeggia. Il suo rivale Shaul Mofaz è sotto
choc. La leadership palestinese ha tir (
da "Messaggero, Il" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Israele in piena sicurezza". Ha poi ricordato come fin dall'inizio aveva appoggiato la decisione di Ariel Sharon di smantellare tutti gli insediamenti nella striscia di Gaza e restituire quel territorio ai palestinesi. L'ex generale, clinicamente morto per un ictus, intendeva chiudere una parte delle colonie ebraiche in Cisgiordania ma,
TZIPI Livni ha un viso troppo dolce e femminile, anche
quando tira fuori l ( da "Messaggero, Il"
del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: perché qualche maschio israeliano, con ammirazione ma anche un tocco di malcelato disprezzo per le capacità dell'altro sesso, possa un giorno definirla "premier con le palle" com'era stata etichettata Golda Meir, la prima donna a occupare la poltrona di primo ministro in Israele e che anni prima Ben Gurion, uno dei padri fondatori,
ROMA Parli di Israele, dei palestinesi e della pace che non
arriva; di Hamas che ora deve g ( da "Messaggero, Il"
del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Ed è un rischio grave per Israele che dovrebbe porsi questo problema". Dunque D'Alema incalza Israele: "Offrano loro un accordo di pace per riunificare sotto una guida moderata i palestinesi". Affrontando tutti i problemi, Gerusalemme compresa. E la comunità internazionale dovrebbe farsi carico della questione delle sicurezza e della costruzione dello Stato palestinese.
Antisemitismo, Frattini lancia l'allerta (
da "Opinione, L'" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract:
Israele, Tzipi Livni e' il nuovo leader del Kadima (
da "Voce d'Italia, La" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Esteri Articoli correlati: *Israele libera 198 prigionieri palestinesi *Israele: rilasciati 5 palestinesi *Obama: "Rapporto speciale Usa-Israele" Guarda tutti i correlati.
LA LIVNI VINCE E SUCCEDE AL PREMIER OLMERT (
da "Mattino, Il (Nazionale)" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: potrebbe incoronarla primo premier donna di Israele dai tempi della "dama di ferro" Golda Meir, che guidò il Paese negli anni 1969-74. E ora a Tel Aviv si guarda già al dopo voto. In base alla legge elettorale israeliana, il capo dello stato Shimon Peres conferirà al più presto l'incarico al nuovo leader di Kadima di formare un nuovo governo.
L'ITALIA ORMAI CONTA ZERO (
da "Mattino, Il (Nazionale)" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: L'ingegnere ha detto di avere ormai una grande esperienza di investimenti in Israele: "Sono stato per molti anni il primo investitore italiano. È un Paese strano ma ha una sua identità morale e la certezza della propria sopravvivenza. Andare in Israele - ha concluso - è una grande opportunità".
Una donna alla guida di Israele (
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Israele Il ministro degli Esteri supera il rivale Shaul Mofaz. Il difficile compito di formare un nuovo governo Tzipi Livni in testa nelle primarie di Kadima --> Tzipi Livni in testa nelle primarie di Kadima GERUSALEMME Scene di giubilo nel quartier generale di Tzipi Livni per i risultati degli exit poll che hanno dato al ministro degli Esteri la vittoria nelle primarie di Kadima
Livni, vittoria al fotofinishora l'impresa è governare (
da "Secolo XIX, Il" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: alla destra militante e cresciuta nella convinzione ideologica che lo Stato di Israele debba includere l'intera biblica Eretz Israel (Israele e Cisgiordania), il pensiero politico della Livni si è poi spostato su posizioni più moderate ed è ora identificata col centro moderato e pragmatico. Ex ufficiale nelle forze armate e poi per quattro anni nelle file del Mossad, Tzipi Livni,
La medaglia dei giusti a chi salvò gli ebrei - federica
angeli ( da "Repubblica, La"
del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: ai due fratelli è stata consegnata ieri da un ministro consigliere dell'Ambasciata di Israele in Sinagoga, dove era presente anche il rabbino emerito di Roma Elio Toaff. "I Fantera hanno compiuto un atto coraggioso - ha detto ancora Pacifici - che, in un periodo in cui si vendevano gli ebrei, denunciandoli, per 5mila lire di allora, significava mettere a rischio la propria vita.
Gli scrittori ebrei e le diversità Il primo festival delle
letteratura ebraica nato dopo le polemiche alla fiera di Torino (
da "Unita, L'" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: della cultura ebraica anche al di là della Shoah e del conflitto israelo-palestinese". E sul superamento degli stereotipi si sono soffermati durante la presentazione di ieri sia i presidenti della Regione e della Provincia, Piero Marrazzo e Nicola Zingaretti, sia il sindaco Gianni Alemanno che ha sottolineato quanto "tradizione e identità siano valori portanti della cultura ebraica".
Israele, per Livni una corsa a ostacoli La vittoria di
stretta misura alle primarie di Kadima complica i piani della ministra degli
Esteri Per diventare premier dovrà avere una lar (
da "Unita, L'" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: per assumere la guida del governo israeliano; o, se si preferisce, il mezzo obbligato per raggiungere un fine evidente da tempo, prendere il posto di Ehud Olmert, travolto da accuse di corruzione e di uso fraudolento di fondi pubblici. Intanto una prima mossa a sorpresa l'ha fatta ieri sera Shaul Mofaz, il candidato battuto sul filo di lana,
Per Israele Tzipi è il cambiamento, come Barack (
da "Unita, L'" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: politicamente parlando) di Israele: Tzipi Livni, ministra degli Esteri, vincitrice, sia pure sul filo di lana, delle primarie di Kadima. "Più che l'Hillary Clinton d'Israele - osserva - Tzipi Livni può rappresentare per Israele ciò che Barack Obama sta rappresentando per l'America: la speranza di un cambiamento possibile".
ANTICIPAZIONI (
da "Manifesto, Il" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Ora la sfida del governo ISRAELE/PALESTINA Z. Schuldiner e
M. Giorgio a pagina 10 MILANO | PAGINA
IERI si sono svolte le elezioni primarie del Kadima il
partito che guida la coalizione al gover (
da "Messaggero, Il" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Negoziati informali fra Israele e Siria sono in corso da quasi un anno, con la mediazione della Turchia. Il primo ministro turco, Tayyip Ergogan, si è impegnato personalmente. Trattative formali e dirette fra Siria ed Israele sono iniziate qualche mese fa. Vi sono stati già quattro incontri quattro.
Il popolo che ama raccontare (
da "Corriere della Sera" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: è un personaggio israeliano che incarna contemporaneamente queste due figure. Si chiama Etgar Keret, ha quarant'anni ed è stato scelto dagli organizzatori del primo Festival della letteratura ebraica per inaugurare, domani alle 21, la manifestazione. Keret parlerà del suo film "Meduse" (premio della critica al festival di Cannes 2007),
Lo show islamofascista di Ahmadinejad (
da "Opinione, L'" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: idea della grande Israele è morta, ma è morta l'idea stessa di un Paese chiamato Israele. Pertanto conviene a tutti che questa gente che ha occupato la Palestina ritorni da dove è partita, restituendo ai palestinesi la loro patria". "Noi - ha concluso Ahmadinejad - non riconosciamo Israele e nemmeno gli israeliani, ma ci preoccupiamo per quella gente che con l'
Intervista a Paolo Bertuccio/ Posti di lavoro per
sconfiggere la criminalità ( da "Opinione, L'"
del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: unico partito italiano ad aver appoggiato Israele anche negli anni neri del terrorismo palestinese, quando i governi italiani, secondo autorevolissime testimonianze (il presidente emerito della Repubblica Cossiga), davano carta bianca ai terroristi che colpivano gli israeliani. Un episodio quasi da "leggi razziali" che andrebbe discusso.
Tzipi Livni vince per soli 431 voti e non convince (
da "Opinione, L'" del 19-09-2008)
+ 1 altra fonte
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Israele Tzipi Livni vince per soli 431 voti e non convince di Michael Sfaradi Le primarie di Kadima si sono concluse, come era stato previsto, con la vittoria di Tzipi Livni, ma questa vittoria, al contrario di quello che si poteva credere alla vigilia, anziché rafforzare il partito creato da Sharon, potrebbe portare a termine il lavoro iniziato da Olmert e distruggerlo definitivamente.
Israele, la Livni è già al lavoro (
da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Abstract: Kadima è risicata e formare un nuovo governo non sarà facile Israele, la Livni è già al lavoro La vittoria del ministro alle primarie di Kadima è risicata e formare un nuovo governo non sarà facile Il rivale Mozaf annuncia una pausa dalla politica --> Il rivale Mozaf annuncia una pausa dalla politica TEL AVIV Per un unico, piccolo punto percentuale, affiancato da uno sparuto decimale,
( da "Repubblica, La" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
"L'Italia
e Gheddafi ci paghino i danni" Gli ebrei di Libia all'attacco: risarcimenti
per il periodo coloniale e la rivoluzione Il 2 settembre l'organizzazione che
li rappresenta ha scritto a Roma e a Tripoli Nel paese africano le leggi
razziali furono applicate in anticipo rispetto all'Italia ALBERTO STABILE dal
nostro corrispondente GERUSALEMME - Il 2 settembre di quest'anno,
l'Organizzazione Mondiale degli Ebrei di Libia, con sede ad Or Akiva, in Israele,
ha rivolto con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Berlusconi,
tramite l'ambasciatore d'Italia a Tel Aviv, Mattiolo, la richiesta di esseri
inclusi nel risarcimento di 5 miliardi di euro, che il governo italiano ha
offerto alla Libia per i danni subiti durante il periodo in cui fu colonia
italiana (1911-1943). Contemporaneamente, una richiesta di risarcimento per
i beni lasciati in Libia dagli ebrei fuggiti nel 1967-8, dopo la presa del
potere da parte di Gheddafi, è stata presentata al leader libico tramite
l'ambasciata di Tripoli a Londra. Nella lettera a Berlusconi, firmata dal
presidente dell'organizzazione Meir Cahlon, si sottolinea il fatto che gli
ebrei libici, "indigeni come gli arabi di Libia, hanno sofferto i danni
della colonizzazione come tutti, inoltre in conseguenza delle leggi razziali
emanate dal regime fascista, si sono aggiunti emarginazione, perdita di lavoro,
perdita dei beni, perdita della libertà e perdita della dignità umana, fino
alle deportazioni in campi di lavoro e di sterminio, dove sono stati eliminati
620 ebrei libici". "Vogliamo che venga riconosciuto il fatto che
c'eravamo anche noi, che siamo stati discriminati ed abbiamo sofferto come e
più degli altri - spiega Cahlon - Gli ebrei arrivarono in Libia oltre 2000 anni
fa, e nel 1938 erano circa 40.000. Con le leggi razziali, non siamo solo stati
espulsi dalla vita civile, ma siamo stati lasciati in balia delle violenze dei
vicini musulmani, che potevano ormai agire impuniti". Da Gheddafi invece
l'organizzazione vuole che venga riconosciuto che gli ebrei furono costretti ad
andarsene. "Mi riferisco anche agli ultimi 5.000, fuggiti dopo, fra la
guerra dei Sei giorni e la rivoluzione libica - sottolinea Cahlon - Costoro
hanno lasciato beni e proprietà per i quali hanno diritto ad un
risarcimento". All'inizio della colonizzazione italiana, nel 1911, si
calcola che vi fossero in Libia circa 21.000 ebrei, concentrati per lo più a
Tripoli, mentre nel 1938, con l'entrata in vigore delle leggi razziali, per cui
tutti gli ebrei furono schedati, se ne contavano circa 40.000, di cui
( da "Manifesto, Il" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
L'OSPEDALE
DELLA STRAGE, UN QUARTO DI SECOLO DOPO Memorie DA UN MASSACRO Il Gaza Hospital
di Beirut, a due passi da Shatila, fu anch'esso spazzato via, come tremila
profughi palestinesi, dalla "pulizia etnica" dei falangisti
sguinzagliati dagli israeliani di Sharon. Oggi i suoi resti slabbrati ospitano
200 famiglie. Che aspettano di tornare in Palestina
Michelangelo Cocco INVIATO A BEIRUT che in Libano è arrivato dopo essere
scappato da Safad, in Galilea, dove viveva con la sua famiglia, cacciata 60
anni fa dall'avanzata delle truppe ebraiche dell' Haganah. Il nosocomio,
inaugurato nel 1968, curò anche i fedayyn che, cacciati
dalla Giordania all'inizio degli anni '70, attaccavano Israele dal Paese dei cedri, dove si era
riorganizzata l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). L'inizio della fine del
Gaza hospital coincise con l'invasione israeliana del Libano e il massacro di
Sabra e Shatila, nel 1982. Abu Maher ricorda che il 16 settembre di 26
anni fa tanti palestinesi che riuscirono a fuggire dall'inferno di Shatila
cercarono rifugio proprio nel "Gaza ". Ma la pacifica invasione
dell'ospedale da parte di queste famiglie che avevano perduto tutto e i
danneggiamenti della struttura le avrebbero assestato un primo duro colpo. Già
nel pomeriggio del giorno precedente il massacro, Sabra e Shatila erano stati
circondati dall'esercito israeliano, agli ordini dell'allora ministro della
difesa Ariel Sharon. Il compito ufficiale dell'operazione "Pace in
Galilea", quello di "ripulire" i campi dai combattenti dell'Olp
- la maggior parte dei quali aveva già lasciato la capitale libanese fu
affidato ai miliziani cristiano-maroniti del partito falangista. Secondo quanto
riferì al New York times un'infermiera olandese, per facilitare il lavoro dei
miliziani durante la notte le truppe israeliane illuminarono i campi al punto
che sembravano "uno stadio durante una partita di calcio". Solo alla
fine di due giorni di mattanza si capirono le dimensioni della strage, che
secondo le stime più pessimistiche fece registrare oltre 3.000 morti. Di tanti
civili scomparsi non si seppe più nulla. Decine furono i cadaveri, orribilmente
sfigurati, a cui non si poté dare un volto. L'allora primo ministro israeliano,
Menachem Begin, dichiarò: "A Sabra e Shatila dei non ebrei hanno ucciso
dei non ebrei, noi cosa c'entriamo?". La dottoressa Ang Swee arrivò al
Gaza hospital poche settimane prima del 16 settembre 1982, volontaria per
Christian aid. "Il Gaza hospital era l'unico ospedale fino a quel momento
risparmiato dalla guerra civile accessibile ai palestinesi", ricorda Swee,
in questi giorni di nuovo a Beirut per partecipare alla marcia che oggi
attraverserà Shatila per chiedere giustizia per quella strage tuttora impunita.
Swee ricorda che "il 16 settembre iniziarono ad arrivare i primi feriti da
arma da fuoco, i bambini dilaniati dalle granate. Poi, il
( da "Manifesto, Il" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
DOCUMENTARIO
· A Salina il festival del documentario narrativo Tra reperti di memoria e
realtà del presente. Fuga e approdi Silvana Silvestri La seconda edizione del
"Salina doc festival", festival del cinema documentario narrativo (22
- 28 settembre) diretto da Giovanna Taviani, sarà un'utile occasione di
confronto, dopo Venezia, sul nostro cinema. Mai come quest'anno abbiamo avuto
la prova della vitalità del nostro documentario, ma certo è stato una vera
scommessa ideare questo festival perché, pure se Salina si trova tra Vulcano,
Lipari, Stromboli e Panarea, dalla grande tradizione di cinema, non è facile
attrarre gli abitanti verso un genere così particolare. I nuovi documentari
però sanno parlare a tutti, offrono personaggi, storie, emozioni, aspetti
sconosciuti della nostra realtà e grandi inchieste: TyssenKrupp Blues di Pietro
Balla e Monica Repetto iniziato come indagine su un operaio metalmeccanico e
terminato nel cupo dolore, Madri di Barbara Cupisti tra le palestinesi e le
israeliane dal destino intrecciato, Così come sono di Daniel Mazza,
comunicazione emozionante di un ragazzo autistico, le speraze e i desideri dei
migranti ("Fughe e approdi" è il sottotitolo del festival) in Welcome
Bucarest di Claudio Giovannesi, Barcelone ou la mort di Idrissa Guiro, Come un
uomo sulla terra di Andrea Segre e Dagmawi Yimer, Sognavo le nuvole colorate di
Mario Balsamo. E poi ancora il viaggio nella Sicilia di oggi e di ieri con i
film di Germi come punto di riferimento in Provini d'amore di Danilo Monte
& Zucco, il tempo dei "Dico" in Improvvisamente l'inverno scorso
di Gustav Hofer e Luca Ragazzi e, reduce dal successo veneziano Pinuccio Lovero
di Pippo Mezzapesa. "Credo che si possano fare inchieste raccontando una
storia, dice Giovanna Taviani. Questi film sono viaggi con un punto di vista,
uno sguardo che è spesso un io narrante che racconta una storia. Il confine tra
film e documentario non ha più ragione di essere". Il programma comprende anche
un omaggio a Pasolini ( La rabbia, Comizi d'amore, Sopralluoghi in Palestina ), oltre ad alcuni documentari
fuori concorso già famosi come Un'ora sola ti vorrei di Alina Marrazzi o Il mio
paese di Daniele Vicari. Mazzino Montinari e Antonio Pezzuto programmano
"Documentiamoci" sezione indirizzata in particolare agli abitanti di
Salina che ormai sono diventati degli appassionati del genere e lo scorso anno
decretarono la vittoria di The Agronomist di Demme come miglior film. La
novità di quest'anno è il prestigioso gemellaggio con il festival del
documentario di San Paolo del Brasile. Alberto Crespi incontrerà gli autori e
condurrà "Il nuovo cinema italiano: autori a confronto" tra cui ci
sarà anche Gianfranco Pannone con l'evento speciale Il sol dell'avvenire. Nel
rapporto tra cinema e letteratura l'anno scorso fu ospite Saviano (arrivato con
la scorta), quest'anno Vincenzo Consolo che ha scritto un racconto per il
catalogo del festival. Tra gli eventi si vedranno i cinegiornali inediti su
Salina, anticipazioni sul nuovo lavoro di Pippo Del Bono, lo spettacolo
"Shakespea Re di Napoli" di Ruggero Cappuccio con Lello Arena.
( da "Repubblica, La" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Pagina
IV - Bologna Una storia e un convegno per illustrare la collaborazione tra
l'ospedale e l'esercito Folgore-Rizzoli, insieme per Jawad "Abbiamo spesso
pazienti che arrivano dal terzo mondo" dice Baldi ALESSANDRO CORI Jawad
ora cammina e sorride, come testimoniano le foto in cui abbraccia i suoi nuovi
amici italiani: medici e militari. I segni sul suo corpo e la paura per la
guerra che gli ha cambiato la vita rimarranno per sempre, ma anche il ricordo
di chi lo ha aiutato e rimesso in piedi. La nuova vita di Jawad inizia
nell'estate del 2007, quando i paracadutisti della Brigata Folgore, di stanza
in Libano per la missione di pace dell'Onu, chiedono l'intervento del Rizzoli
per aiutare il quarantaquattrenne libanese, rimasto gravemente ferito (l'anno
prima) dopo essere stato colpito da un razzo sparato da un
elicottero israeliano, mentre in macchina si recava a Tiro per acquistare una
medicina. Mohamed Jawad Hussein, sposato e padre di due bimbi, nell'incidente
perse un braccio e si trovò con il femore lesionato. I militari italiani lo
notarono perché passavano spesso sotto casa sua, e grazie all'intervento della
Croce Rossa, dell'Anio (Associazione nazionale infezioni ossee) e della
Regione Emilia-Romagna che si fecero carico dei costi sanitari, riuscirono a
portare Jawad al Rizzoli. Qui è stato operato al femore, gli è stata applicata
una protesi al braccio ed oggi può camminare e muoversi come mai avrebbe
immaginato allora. Il "gioco" di squadra, l'intesa militare e
sanitaria, è stata ricordata ieri allo Ior con un convegno e una mostra
fotografica. "Il caso di Jawad ha avuto una grande risonanza in Libano -
ha detto il colonnello Manlio Scopigno, comandante del 186^ reggimento dei
paracadutisti della Folgore - ed è diventato strumento di politica estera
perché anche il Rizzoli in questo caso ha fatto politica estera".
L'Istituto ortopedico di via Pupilli non è nuovo a questo genere di
collaborazioni: "Abbiamo spesso dei pazienti che arrivano dai paesi del
terzo mondo", ha precisato il dottor Giovanni Baldi, direttore generale
dell'ospedale. "Recentemente abbiamo ospitato per le cure necessarie un
bambino eritreo e alcuni ragazzini del Kirghizistan, grazie all'interessamento
delle onlus". E grazie soprattutto alla Regione Emilia Romagna, che
"si accolla i costi delle spese medico sanitarie", ha aggiunto il
dottor Stefano Liverani, direttore sanitario del Rizzoli. Ma una mano, dal
punto di vista finanziario, l'ha data anche la fondazione Carisbo. In segno di
riconoscimento per la sinergia, Scopigno ha donato una targa al Rizzoli dove si
ricorda che "il contributo di pace nel mondo ricade sotto la
responsabilità di ogni individuo".
( da "Manifesto, Il" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Il Gaza Hospital
di Beirut, a due passi da Shatila, fu anch'esso spazzato via, come tremila
profughi palestinesi, dalla "pulizia etnica" dei falangisti
sguinzagliati dagli israeliani di Sharon. Oggi i suoi resti slabbrati ospitano
200 famiglie. Che aspettano di tornare in Palestina
Michelangelo Cocco INVIATO A BEIRUT L'acqua che piove dai soffitti e s'infiltra
nei pavimenti dei corridoi fa da rumore di sottofondo, costante. Il fetore
dell'immondizia lasciata a marcire in strada penetra nei corridoi bui di quello
che un tempo era il fiore all'occhiello della medicina dei campi profughi
palestinesi. Benvenuti al Gaza hospital, Beirut. Qui, a due passi da Shatila,
nell'adiacente " rue Sabra" , vivono stipate oltre 200 famiglie di
rifugiati del 1948. Al piano terra di uno dei due palazzoni che ospitavano il
nosocomio, Abu Maher ha messo su un negozio di barbiere e un povero
appartamento: due divani, un tavolino, il televisore e poco più. "Era un
ospedale eccellente per la chirurgia e il suo reparto di ostetricia, il Ramallah
- ricorda l'uomo -. Molti medici, libanesi, palestinesi, cinesi e cubani tra
gli altri, venivano a lavorare qui per esprimere la loro solidarietà con la Palestina", continua questo 61enne che in Libano è
arrivato dopo essere scappato da Safad, in Galilea, dove viveva con la sua
famiglia, cacciata 60 anni fa dall'avanzata delle truppe ebraiche dell'
Haganah. Il nosocomio, inaugurato nel 1968, curò anche i fedayyn che, cacciati dalla Giordania all'inizio degli anni '70, attaccavano Israele dal Paese dei cedri, dove si era
riorganizzata l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp). L'inizio della fine del
Gaza hospital coincise con l'invasione israeliana del Libano e il massacro di
Sabra e Shatila, nel 1982. Abu Maher ricorda che il 16 settembre di 26
anni fa tanti palestinesi che riuscirono a fuggire dall'inferno di Shatila
cercarono rifugio proprio nel "Gaza ". Ma la pacifica invasione
dell'ospedale da parte di queste famiglie che avevano perduto tutto e i
danneggiamenti della struttura le avrebbero assestato un primo duro colpo. Già
nel pomeriggio del giorno precedente il massacro, Sabra e Shatila erano stati
circondati dall'esercito israeliano, agli ordini dell'allora ministro della
difesa Ariel Sharon. Il compito ufficiale dell'operazione "Pace in
Galilea", quello di "ripulire" i campi dai combattenti dell'Olp
- la maggior parte dei quali aveva già lasciato la capitale libanese fu
affidato ai miliziani cristiano-maroniti del partito falangista. Secondo quanto
riferì al New York times un'infermiera olandese, per facilitare il lavoro dei
miliziani durante la notte le truppe israeliane illuminarono i campi al punto
che sembravano "uno stadio durante una partita di calcio". Solo alla
fine di due giorni di mattanza si capirono le dimensioni della strage, che
secondo le stime più pessimistiche fece registrare oltre 3.000 morti. Di tanti
civili scomparsi non si seppe più nulla. Decine furono i cadaveri, orribilmente
sfigurati, a cui non si poté dare un volto. L'allora primo ministro israeliano,
Menachem Begin, dichiarò: "A Sabra e Shatila dei non ebrei hanno ucciso
dei non ebrei, noi cosa c'entriamo?". La dottoressa Ang Swee arrivò al
Gaza hospital poche settimane prima del 16 settembre 1982, volontaria per
Christian aid. "Il Gaza hospital era l'unico ospedale fino a quel momento
risparmiato dalla guerra civile accessibile ai palestinesi", ricorda Swee,
in questi giorni di nuovo a Beirut per partecipare alla marcia che oggi
attraverserà Shatila per chiedere giustizia per quella strage tuttora impunita.
Swee ricorda che "il 16 settembre iniziarono ad arrivare i primi feriti da
arma da fuoco, i bambini dilaniati dalle granate. Poi, il
( da "Manifesto, Il" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
ISRAELE I "pogrom" dei coloni Mi. Gio. Degli oltre 400mila
coloni israeliani - metà dei quali a Gerusalemme Est - circa 11mila sarebbero
pronti a lasciare la Cisgiordania palestinese occupata nel
( da "Opinione, L'" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Oggi è
Mar, 16 Set 2008 Edizione 194 del 16-09-2008 Nuova minaccia
alla sicurezza di Israele:
regolamenti di conti fra clan della malavita Dopo Hamas, arrivano le bombe
mafiose di Dimitri Buffa Non bastavano gli "shaheed" palestinesi e i
terroristi islamici. Adesso Israele si ritrova a fronteggiare una nuova emergenza terroristica che
in Italia abbiamo conosciuto molto bene nei primi anni '90: quella delle stragi
di mafia. Proprio ieri polizia e servizi di intelligence hanno infatti
lanciato due distinti allarmi a tutta la popolazione: evitate di andare a fare
le vacanze sul Sinai, perché Hezbollah progetta di rapire cittadini israeliani,
ma evitate anche di andare a mangiare nella catena di ristoranti, che fa capo
al magnate arabo israeliano, "un po' in odore di mafia" (come si
direbbe in Italia) François Abutbul, perché potrebbero essere oggetto di
attentati da parte di clan rivali. Proprio ieri la polizia israeliana ha fatto
irruzione in due distinti ritrovi alla moda di Netanya, cioè il Beit Haikar e
il Gehalim, e dopo avere identificato tutti i presenti li ha avvertiti del
rischio che stavano correndo a mangiare lì. C'è da dire che il presunto boss
Abutbul, domenica, aveva ottenuto dalla corte di Kfar Saba l'annullamento di un
provvedimento di polizia che gli aveva ingiunto di chiudere cinque dei suoi
ristoranti che fanno parte di una catena di slow food molto amata a Netanya e
in mezza Israele. Adesso Abutbul aspetta un
pronunciamento nel merito delle richieste da parte dei pm di sospendere la sua
attività per sospetti di collusione con la criminalità organizzata locale.
Abutbul, per la cronaca, è il figlio di un boss, stavolta non presunto ma
accertato, che si chiamava Felix Abutbul, che morì ucciso da una gragnuola di
proiettili nel
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Esteri
Pagina 113 Israele Quattro nomi in lizza per il dopo
Olmert Israele --> TEL AVIV Il mondo politico
israeliano trattiene il fiato a due giorni dalle primarie di Kadima in cui sarà
scelto il successore di Ehud Olmert, costretto a cedere le redini di governo
per il moltiplicarsi di inchieste giudiziarie nei suoi confronti. I contendenti
sono quattro: Tzipi Livni (ministro degli Esteri), Shaul Mofaz (Trasporti),
Meir Shitrit (Interni) e Avi Dichter (Sicurezza interna), ma solo i primi due
sembrano teoricamente in grado di aggiudicarsi il 40 per cento dei voti dei 74
mila membri del partito. In tutti i sondaggi la Livni è data vincitrice con
netto margine di vantaggio. Ma Mofaz spera di sorprendere grazie all'efficienza
dei suoi sostenitori. È un ex generale e crede di saper sfruttare al meglio le
sue forze per la prova del 17 settembre. Ieri Mofaz ha destato stupore quando
ha anticipato che raccoglierà esattamente il 43,7 per cento dei voti e sarà
dunque il nuovo primo ministro di Israele. Ha aggiunto
di aver già concluso con il partito ortodosso Shas un accordo che gli
consentirà di mettere celermente a punto un nuovo governo di coalizione simile
a quello uscente. Ma il peso delle sue parole è stato subito ridimensionato:
perché Shas ha smentito ogni accordo.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-09-2008)
Pubblicato anche in: (Unione Sarda, L' (Nazionale))
Argomenti: Israele/Palestina
Spettacoli
Estate Pagina 11003 Rassegne Storie dal mondo Il cinema etnografico al festival
di Nuoro Rassegne --> Al via ieri a Nuoro il "Sardinia International
Ethnographic Film Festival", rassegna internazionale di cinema etnografico
organizzata dall'Istituto Superiore Etnografico della Sardegna. In mattinata la
presentazione dell'iniziativa da parte del presidente dell'Isre Emilio Asproni
e del sindaco Mario Zidda, e quindi l'intervento di David MacDougall, sulla
complessa relazione tra l'atto del filmare del cineasta e la macchina da presa.
Nel pomeriggio il direttore dell'istituto etnografico Paolo Piquereddu ha
presentato il ricco programma della rassegna incentrata sul tema della
globalizzazione. Per una settimana saranno tre le sessioni di proiezioni:
mattina, pomeriggio e sera. I trentotto film, risultato di una selezione di 326
opere pervenute all'Istituto Etnografico da tutto il mondo, verranno discussi
subito dopo la loro proiezione insieme agli autori e agli studiosi. Le proiezioni
sono state aperte con un documentario cinese: Umbrella , ambientato nella città
di Zhong Shan nella provincia del Guangdong, dove numerosi giovani operai
provenienti dalle campagne lavorano giorno e notte in una fabbrica di ombrelli.
Si è proseguito con End of the Rainbow girato in Guinea e Indonesia; All In
This Tea , girato in Cina; con una produzione italiana ambientata in Sardegna:
Paleoliche , di Francesco Cabras; e Corpo de Bollywood . Oggi si comincia alle
9 con Losers and Winners , girato in Germania. Si prosegue
con produzioni arrivate da Israele, Russia, Etiopia. Nella programmazione pomeridiana La valigia di
Tidiane Cuccu , di Umberto Siotto e Antonio Sanna. Un ritratto del senegalese
Cheickh Tidiane Djagne, ambulante in Barbagia e di Antonio Cuccu, storico
venditore girovago di libri in lingua sarda scomparso da qualche anno.
( da "Giornale.it, Il" del 16-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
N. 221
del 2008-09-16 pagina 0 Iran, Berlusconi: "Attenti
alle follie su Israele"
di Redazione Il premier a Parigi davanti all'associazione ebraica Keren Hayesod
paragona Ahmadinejad a Hitler: "Attenti a chi dice di cancellare
Gerusalemme dalla carta geografica. Non crediamo siano minacce reali, ma diceva
così anche un tizio che all'inizio sembrava democratico" Parigi -
Berlusconi contro Ahmadinejad: è come Hitler. "Credo che dovremo
avere tutti la massima e assoluta attenzione nei confronti delle follie di chi
addirittura arriva a dire, magari soltanto per ragioni politiche interne, che
bisognerebbe cancellare Israele dalla carta
geografica. Queste sono cose a cui noi dobbiamo avere il senso che hanno e non
crediamo siano reali però già una volta c'era un tal signore che all'inizio
sembrava un democratico e che poi ha fatto quel che ha fatto e voi purtroppo
sapete a chi mi riferisco". Questo un passaggio dell'intervento di Silvio
Berlusconi davanti ai membri dell'associazione ebraica Keren Hayesod, a Parigi,
dove è stato premiato come "Personalità dell'anno". Attenti all'Iran
Il presidente del Consiglio fa un riferimento indiretto alle dichiarazioni del
presidente iraniano Ahmadinejad. "Quindi noi - ha aggiunto il presidente
del Consiglio - dobbiamo avere grandissima attenzione e io l'ho detto a tutti i
miei colleghi a cominciare dal presidente George Bush. Però - ha proseguito -
guardando al secolo che abbiamo alle spalle, dobbiamo dire di essere fortunati
perchè quel secolo è stato davvero insanguinato da due ideologie terribili: da
un lato il comunismo, che credendo di poter portare la Gerusalemme celeste in
terra, ha portato soltanto miseria, terrore e morte nei paesi dove è andato al
potere; e dall'altra parte il nazismo che, basandosi su questo concetto assurdo
della prevalenza di una razza, ha provocato gli istinti più bestiali degli
uomini e ha prodotto quelle tragedie di cui voi siete state le prime
vittime". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano.
( da "Secolo XIX, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Il
dopo-olmert Trentaquattro anni dopo Golda Meir, un'altra donna potrebbe essere
chiamata alla guida del Paese. Oggi il responso delle urne 17/09/2008
Gerusalemme. Se le urne confermeranno oggi le previsioni dei sondaggi per le
primarie di Kadima, Israele potrebbe di nuovo avere,
34 anni dopo Golda Meir, un premier donna. È l'attuale ministro degli esteri
Tzipi Livni che, in caso di vittoria, si troverà davanti al non facile compito
di formare il governo che rimpiazzerà quello del dimissionario Ehud Olmert. In
lizza con la Livni, il ministro dei Trasporti e veterano della guerra dei Sei
giorni, Shaul Mofaz, il ministro della Sicurezza, Avi Dichter e quello
dell'Interno, Meir Sheetrit. Nata 50 anni fa a Tel Aviv da genitori
appartenenti alla destra militante e cresciuta nella
convinzione ideologica che lo Stato di Israele debba includere l'intera biblica Eretz Israel (Israele e Cisgiordania), la Livni ha poi
sposato posizioni più moderate ed è ora identificata col centro moderato e
pragmatico. Ex ufficiale nelle forze armate e poi per quattro anni nelle file
del Mossad, Tzipi Livni è entrata nella vita politica nelle file del Likud (centrodestra).
Nel 2001 entra nel primo governo di Ariel Sharon e da allora è stata titolare
di diversi ministeri. Nel 2006 entra nel governo Olmert come vicepremier e
ministro degli Esteri. Sulla questione palestinese ha detto: "Non è nostro
interesse e desiderio controllare un altro popolo. Al contrario vogliamo che il
popolo palestinese abbia un suo stato fattibile, sicuro e prospero". Su un
altro problema centrale, il programma nucleare iraniano, la Livni ha spiegato
di privilegiare una politica di dure sanzioni economiche, ma senza escludere
l'opzione militare. 17/09/2008.
( da "Repubblica, La" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Gaza Israeliani
contro palestinesi, attacco in mare pacifista italiano ferito su un
peschereccio GAZA - Un pacifista italiano è rimasto leggermente ferito ieri al
largo della costa di Gaza. Vittorio Arrigoni era a bordo di un peschereccio
palestinese, cui Israele impone di non superare una fascia di poche miglia di ampiezza,
molto inferiore a quella delle acque territoriali, quando la barca è stata
fermata da una motovedetta dello stato ebraico. Un forte getto d'acqua aperto
dai militari contro il peschereccio ha spaccato un finestrino
dell'imbarcazione. Alcune schegge hanno colpito Arrigoni al viso.
All'Ansa il pacifista ha riferito di "stare bene".
( da "Repubblica, La" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Kadima in cerca di leader è il gran giorno di Tzipi Livni Israele, è
lei la favorita alla guida del partito La stagione dell'attuale primo ministro
è sostanzialmente finita ALBERTO STABILE dal nostro corrispondente GERUSALEMME
- Il popolo di Kadima, circa 73mila iscritti, s'accinge oggi ad incoronare un
nuovo leader cui spetterà il duplice compito di guidare il partito e il
governo. Questo significa, innanzitutto, che la stagione di Ehud Olmert è
finita. Assediato da troppe inchieste giudiziarie, messo alle strette dal
principale alleato, il laburista Ehud Barak, Olmert ha promesso di dimettersi
nel momento in cui verrà scelto il suo successore. E senza alcun dubbio, fanno
sapere i consiglieri del primo ministro, "si dimetterà". Il che non
implica che esca immediatamente dalla scena. Poiché le dimissioni del premier
innescano automaticamente la crisi di governo, il successore di Olmert dovrà
essere in grado, in tempi brevi, di ottenere la fiducia dell'attuale
maggioranza o di trovarne un'altra. Ora, è possibile che, passata la buriana,
le cose tornino a posto nel giro di qualche settimana, perché in fondo soltanto
l'opposizione ha interesse a far saltare il banco. Ma è anche possibile che la
situazione si avviti su se stessa, prevalgano egoismi e incomunicabilità
all'interno della coalizione e dello stesso Kadima e si finisca con lo
scommettere sulle elezioni anticipate, che alcuni danno per probabili la
prossima primavera. Ecco, allora, che Olmert, resterebbe in carica, sia pure
per l'ordinaria amministrazione, ancora per parecchi mesi, durante i quali il
suo team di legali non si risparmierà per ridimensionare gli scandali che hanno
travolto il premier. I concorrenti lanciati alla conquista della doppia
poltrona di Olmert sono quattro, ma la volata finale riguarda soltanto due: la
ministra degli Esteri Tzipi Livni, passata in pochi anni dalla condizione di
"astro nascente" a quella di protagonista, e il ministro dei
Trasporti Shaul Mofaz, ex capo di Stato Maggiore ed ex ministro della Difesa,
un tipico prodotto di quell'inesauribile macchina di formazione e di promozione
di quadri dirigenti che sono le forze armate israeliane. Livni guida da tempo e
senza cedimenti i sondaggi, ben oltre il 40 per cento dei consensi contro il
28-30 per cento accreditato al concorrente. Gli altri due candidati
ufficialmente in corsa, il ministro dell'Interno, Meir Shitreet e il ministro
della Sicurezza Interna, Avi Dichter, ex capo del Servizio di Sicurezza
Generale, o Shin Bet, appaiono tagliati fuori (intorno al 7-10 per cento).
Tuttavia, in caso di ballottaggio, obbligatorio se nessun candidato supererà
oggi il 40 per cento, potrebbero risultare decisivi per assegnare la vittoria
finale. I due favoriti della vigilia hanno interpretato la campagna elettorale
in modo totalmente diverso. Livni ha giocato più sull'immagine della donna e
madre, che sa benissimo quanto costa un chilo di pane (Mofaz ha sbagliato
clamorosamente la cifra), piuttosto che su quella di responsabile della
diplomazia israeliana impegnata in prima persona nel negoziato di pace coi
palestinesi. I suoi commenti sulle grandi questioni regionali sono stati rari e
generalmente improntati alla massima prudenza. Mofaz, invece è stato
decisionista. Nonostante fra i due non via sia alcuna contrapposizione di
natura ideologica, perché Kadima non è un partito ideologico, Livni è Mofaz
hanno finito con l'inscenare il vecchio contrasto tra mito e realtà. Alle prese
con la questione capitale, ovvero come Israele deve
fronteggiare un conflitto che va vanti da 60 anni, Livni, seppur tra le righe,
ha offerto una visione realista, entro una certo grado compromissoria, che
scaturisce anche da una lunga riflessione che l'ha portata ad abbandonare i
miti della destra nazionalista al rispetto dei quali era stata educata. Mofaz
ha espresso invece una filosofia militarista, basata sul mito della forza, assai
devota alla "tecnica" ma inevitabilmente rivolta al passato.
( da "Unita, L'" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Premier
accusato di corruzione di Umberto De Giovannangeli ÈIL GIORNO della verità per
"Tzipi la pragmatica" e "Shaul il falco". È il giorno della
mesta uscita di scena per "Ehud il triste". È il
giorno della svolta (politica) per Israele. Non si avranno prima della notte tra oggi e domani i risultati
delle primarie del partito centrista israeliano Kadima, il principale della
coalizione attualmente al governo, da cui uscirà la persona che potrebbe
guidare il governo israeliano sino alla fine della legislatura, nel novembre
2010, subentrando al premier uscente, Ehud Olmert, dimissionario perchè
al centro di una serie di scandali e accusato di corruzione. Su quattro
candidati, la grande favorita dai sondaggi, con il 47 per cento dei voti, è
l'attuale ministra degli Esteri Tzipi Livni, che prevedibilmente surclasserà il
secondo più favorito, il ministro dei Trasporti Shaul Mofaz, - ex titolare
della Difesa deciso sostenitore dell'opzione militare contro l'Iran - che alla
vigilia avrebbe appena il 28 per cento delle preferenze. Trascurabili, secondo
tutti gli analisti, le possibilità degli altri due esponenti di Kadima, il
ministro degli Interni Meir Shitrit (7). e quello per la Sicurezza interna Avi
Dichter (10). Se nessuno dei primi due, la Livni o Mofaz, dovesse ottenere
almeno il 40 per cento dei voti, tra una settimana ci sarà il ballottaggio. Poi
il presidente della Repubblica, Shimon Peres, comincerà le consultazioni per
affidare l'incarico di formare il nuovo governo. In base alla legge israeliana
il nuovo leader del partito di maggioranza avrà 42 giorni di tempo per formare
un esecutivo, ovvero fino ai primi di novembre. Se ciò non dovesse risultare
possibile, a causa di mancati equilibri nella coalizione con gli altri partiti,
tra i quali svolge un ruolo cruciale il religioso Shas, si andrà alle elezioni
anticipate. Sino a che un nuovo capo dell'esecutivo non sarà entrato in carica,
comunque, alla guida dello Stato più nevralgico del Medio Oriente resterà
Olmert, un ex "falco" del Likud (storico partito della destra) poi
passato su posizioni centriste, rispecchiate appunto dal Kadima, fondato nel
2005 da Ariel Sharon, al quale due anni fa Olmert subentrò dopo l'ictus che ha
ridotto l'ex generale allo stato vegetativo. Ma di fatto la stagione politica
di Olmet si chiude oggi, non appena la consultazione sarà chiusa (le
( da "Unita, L'" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
U.d.g.
Un primo ministro va in televisione e dice: sono orgoglioso di essere il
premier di un Paese in cui la magistratura non guarda in faccia a nessuno,
neanche a chi ha l'onere, e l'onore, di guidare il Paese. Il primo ministro in
questione è Ehud Olmert. Il Paese è Israele. Una democrazia
vera, nella quale la magistratura indaga sui comportamenti delle massime
autorità politiche e istituzionali dello Stato e, se è il caso, li persegue.
Come avviene con qualunque cittadino. Quel primo ministro, che oggi uscirà
definitivamente di scena, non si è rivolto, in diretta televisiva, alla nazione
per denunciare complotti, per tacciare i magistrati che indagavano per storie
di bustarelle e di elargizioni personali, di essere, magari, al servizio di
Hamas o di Ahmadinejad...No. Ehud Olmert si è detto orgoglioso della democrazia
di Israele. Una democrazia, che sia pure in trincea,
non chiude gli occhi di fronte a episodi che mettono in discussione l'integrità
morale, oltre che penale, dei suoi leader. Per Olmert l'inchiesta che lo ha
portato all'uscita di scena politica, è la prova della forza della democrazia
israeliana e degli organismi preposti al suo presidio. Un altro primo ministro
è di avviso opposto. È il primo ministro dell'Italia. È Silvio Berlusconi.
"La democrazia ha anche questi difetti e sono molto triste che Olmert viva
il suo ultimo giorno da primo ministro perché è una persona capace, esperta e
concreta", afferma, testuale, da Parigi, il Cavaliere. Un difetto. La
magistratura che indaga un politico "capace, esperta e concreta" è in
difetto. È un "difetto". Dalla capitale francese,
Berlusconi ha ribadito, con parole sentite, di essere un vero, grande amico di Israele. Ma Israele è anche un Paese orgoglioso della sua magistratura e della sua
(praticata) indipendenza dal potere politico. Ma questo, per il Cavaliere è un
"difetto". Imperdonabile. Berlusconi.
( da "Unita, L'" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
/ Roma
ORA IL CONTROLLO è assoluto. Con l'ennesima sanguinosa battaglia nelle strade
di Gaza City, Hamas sta avendo ragione anche del clan familiare dei Dugh- mush,
di fatto l'ultimo ostacolo al suo pieno controllo militare della Striscia di
Gaza cominciato nel giugno 2007. All'inizio del mese scorso, i miliziani e la
polizia di Hamas avevano costretto alla fuga buona parte dei principali
esponenti del clan degli Helles, vicino a Fatah, che con i suoi militanti era
l'ultimo presidio "armato" del presidente Abu Mazen a Gaza. Come ad
agosto anche ieri i morti sono almeno dodici, tra i quali una ragazzina, e se
molti a Gaza applaudono alla sconfitta dei Dughmush - considerati più criminali
che attivisti politici,sono stati responsabili anche dei
sequestri del soldato israeliano Ghilad Shalit e del giornalista della Bbc Alan
Johnston - allo stesso tempo nessuno può fare a meno di constatare che il
potere di Hamas oggi è assoluto. Ben poco contano, specie dal punto di vista
militare, le forze politiche non islamiche ancora presenti a Gaza, come i
marxisti del Fronte popolare e del Fronte democratico, che Hamas tollera
perchè non deboli e senza seguito popolare. Gli scontri a fuoco sono cominciati
l'altra notte, quando un ricercato, Jamil Dughmush, ha ucciso un agente polizia
e ne ha ferito un altro. Hamas quindi ha inviato gli uomini della
"Thanfisiyeh", le forze speciali, nel quartiere di Sabra, a mettere
fine alla presenza armata dei Dughmush, che, peraltro, si proclamo in parte
seguaci dell'Esercito dell'Islam, una formazione vicina ad Al-Qaeda. Hamas nega
di voler colpire direttamente il clan e sostiene di voler solo arrestare alcuni
ricercati. Tuttavia le proporzioni dell'intervento delle sue forze di sicurezza
ricordano quelle dell'inizio di agosto, quando gli Helles vennero accusati di
aver piazzato l'ordigno che qualche giorno prima aveva ucciso sulla spiaggia di
Gaza city uomini di Ezzedin Qassam, la milizia di Hamas. Ismail Shahwan,
portavoce delle forze di sicurezza, ha precisato che la "operazione è
stata coronata da successo" e che le forze dell'ordine hanno sequestrato
al clan dei Dughmush ingenti quantità di esplosivi ed armi. Fra gli uccisi
figurano Jamil, Ibrahim e Saeb Dughmush, ritenuti i responsabili dell'uccisione
- avvenuta l'altro ieri - dell'agente di polizia Sameh a-Naji. u.d.g.
( da "Repubblica, La" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Marini e
Andreotti, gli ex dc non ci stanno "Nessun equivoco sulla nostra
storia" Il leader dei deportati: "Potrei non andare a Auschwitz col
sindaco" Napolitano alla presentazione di "Diario di guerra"
l'agenda inedita di Trentin del 1943 Il nuovo richiamo di Fini :"Alt a
ogni indizio di razzismo come dice il capo dello Stato" CARMELO LOPAPA
ROMA - "Eh no, sulla nostra storia, sulla nostra democrazia, non ci
possono essere equivoci". Franco Marini, ex presidente del Senato, inforca
gli occhialini e rilegge con attenzione le parole del sindaco di Roma. Quel
desiderio di anticomunismo nella Costituzione, assieme al "non saremo mai
antifascisti" urlato dai giovani di An, finisce col fare da sottofondo
stonato alla cerimonia di presentazione del "Diario di guerra",
l'agenda del ?43 inedita di Bruno Trentin (Donzelli editore) a Palazzo
Giustiniani. Nella sala Zuccari della presidenza del Senato è tutto un
riecheggiare di lotta partigiana, Liberazione, Costituzione. Antifacista,
appunto. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in prima fila (la moglie
Clio poco dietro), al suo fianco quello del Senato Renato Schifani, anche lui a
rimarcare il "chiaro impegno antifascista" di Trentin. Franco Marini
legge di Alemanno e invita a ragionare: "è vero, ci sono stati giovani che
hanno combattuto in buona fede pur dalla parte sbagliata. Ma i comunisti
italiani - e lo dice un cattolico democratico - in quella fase della nostra
storia sono stati artefici della nascita della democrazia. Questo non potrà
essere cancellato, né rivisto. E la Costituzione è figlia della
resistenza". Poche poltrone più in là siede Giulio Andreotti che, eletto
nel ?46 all'Assemblea costituente, la Carta contribuì a scriverla. Il ricordo è
nitido: "Tutto si può dire meno che il richiamo all'anticomunismo è stato
omesso per semplice dimenticanza. La Russia era tra i vincitori della guerra,
certo. Ma non si ritenne necessario enunciare quel principio perché era
sottinteso. Il fascismo invece era esperienza recente e fin troppo viva per non
vietarne espressamente la rinascita". Savino Pezzotta, ex segretario Cisl,
appare il più infastidito dalle nuove uscite equivoche da destra. "è
inutile che quelli lì cerchino di cambiare le carte in tavola. Nessuno mi può
dare lezioni di anticomunismo, l'ho combattuto per una vita. Ma la Costituzione
nasce antifascista. Se a qualcuno non sta bene, si faccia pure da parte. E
adesso la smettano, il fascismo è stato buio e tenebra in questo Paese".
Alcune file dietro le prime siede Valentino Parlato, fondatore del
"Manifesto". Sbuffa. L'ennesima polemica la bolla come "una
stronzata, lo scriva però: per giunta vecchia, neanche nuova". Alla
tribunetta si alternano gli storici. Tra loro Piero Melograni, Pci fino al ?56,
quando esce dal partito in rotta dopo la rivoluzione ungherese. Dice: "Le
frasi sul fascismo di questi giorni ricordano la stessa incomprensione che
caratterizzò gli esordi del fascismo, allora in molti non capirono la portata
da fenomeno di massa". Non che lui sia tanto in disaccordo con Alemanno.
"Sono anticomunista quanto lui, ma ritengo che ogni ritocco, ogni aggiunta
alla Costituzione desti sospetto. E poi, la Carta, per essere efficace, deve
essere essenziale". Fuori da Palazzo Giustiniani la polemica divampa. Il
presidente dell'Associazione degli ex deportati politici nei campi nazisti
(Aned), Aldo Pavia, annuncia di essere "orientato a non andare in novembre
ad Auschwitz con le scuole romane insieme con il sindaco Gianni Alemanno. Sarà
la prima volta dopo Veltroni. "Gli altri anni il Comune ci aveva invitato
al viaggio della memoria, quest'anno nessuno ci ha chiamato". In serata
Gianfranco Fini coglie l'occasione dell'apertura della Conferenza "Italia,
Europa, Israele", per tornare
sui rischi di un ritorno dei fantasmi del passato. Non ribadisce la condanna al
fascismo ma cita Napolitano e avverte che bisogna "combattere con successo
ogni indizio di razzismo, di violenza e sopraffazione contro i diversi e ogni
rigurgito di antisemitismo, anche quando esso si travesta da antisionismo".
( da "Stampa, La" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
E di
"A vele spiegate" (Angolo Manzoni). FELTRINELLI. In piazza Cln 251,
alle 18, Raffaele Oriani parla di "I cinesi non muoiono mai" (Chiare
Lettere). CIRCOLO DEI LETTORI. In via Bogino 9, alle 21, per "Mappamondi.
Racconti di viaggio, quando lo scrittore fa le valige.", presentazione di
"La valle di Ognidove" dal libro di Davide Sapienza. SABATO 13
VIGONE. Nei Locali del Gesù, alle 17, presentazione del libro di Francesco
Suino "Vigone nella storia dal 1700 ai giorni nostri". AVIGLIANA. In
piazza Conte Rosso, alle 21, Giorgio Cattaneo e Gino Spessa a colloquio con
Marcello Salvati su "Stanze di vita quotidiana". Letture di Davide
Giuva e Nicoletta Molinero; musiche di Gianni Denitto (sax), Paolo Musarò
(batteria), Marco Piccirillo (contrabbasso), Lucio Simoni (chitarra). DOMENICA
14 CERESOLE REALE. A Casa Granparadiso, alle 11,30, presentazione del libro di
Annibale Salsa "Il tramonto delle identità tradizionali. Spaesamento e
disagio esistenziale nelle Alpi". LUNEDI' 15 FELTRINELLI. In piazza Cln
251, alle 18, Marco Travaglio parla del suo ultimo libro "Il
bavaglio", scritto in collaborazione con Peter Gomez e Marco Lillo.
NICHELINO. Alla Biblioteca Giovanni Arpino in corso Turati 4/8, alle 21, per
"Io scrivo, tu scrivi. Autori esordienti 2008" Adriana Celotto, Ivana
Dessanay e Vanna Lorenzoni incontrano Nicoletta Giorda, autrice del libro
"Fare la differenza. L'esperienza della Intercategoriale donne di Torino
1975-1986" (Angolo Manzoni). MARTEDI' 16 PICCOLO REGIO. In piazza Castello
251, alle 15,30, Pietro Mussino e Enzo Restagno a colloquio con Peter Hill,
autore del volume "Olivier Messiaen". FELTRINELLI. In piazza Cln 251,
alle 18, Giorgio De Rienzo discute con Vittoria Haziel, autrice di "Il
signore della luce" (Aragno). NICHELINO. Alla Giovanni Arpino, alle 21,
incontro con Pieranna Mordazzi su "Quello che i bambini ci insegnano. La
meraviglia di essere genitore" (Edizioni Sì). MERCOLEDI' 17 FELTRINELLI.
In piazza Cln 251, alle 18, Margherita Oggero presenta il libro di Marco
Lazzarotto "Le mie cose" (Instar). NICHELINO. Alla Giovanni Arpino,
alle 21, Massimo Novelli intervista Claudio Giacchino, autore di "Doretta
& Erika. Vercelli 1975, Novi Ligure 2001: anatomia di due stragi
famigliari" (Marsilio). GIOVEDI' 18 FELTRINELLI. In piazza Cln 251, alle
18, Walter Passerini e Marco Rotondi presentano "Che capo vuoi?"
(Guerini e Associati). Intervengono Roberto Savini Zangrandi e Mario Vavassori.
CAMIS DE FONSECA. In via Pietro Micca 15, alle 20,45, si
parla del libro di Giuseppe Giannotti "Israele, verità e pregiudizi. I media italiani e la seconda Intifada.
Disinformazione e mistificazione" (De Ferrari). NICHELINO. Alla Giovanni
Arpino in corso Turati 4/8, alle 21, incontro con Maurizio Blini, autore di
"Il creativo" (Ennepilibri).
( da "Messaggero, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
MARCO
CONTIdal nostro inviato PARIGI - "Credo che dovremo avere tutti la massima
e assoluta attenzione nei confronti delle follie di chi addirittura arriva a
dire, magari soltanto per ragioni politiche interne, che bisognerebbe
cancellare Israele dalla carta geografica. Queste sono
cose a cui noi dobbiamo avere il senso che hanno e non crediamo siano reali.
Però già una volta c'era un tal signore che all'inizio sembrava un democratico
e che poi ha fatto quel che ha fatto. E voi purtroppo sapete a chi mi
riferisco". Il paragone tra Adolf Hitler e il presidente iraniano
Ahmadinejad, scuote i commensali che ieri hanno ascoltato il discorso
pronunciato da Silvio Berlusconi subito dopo aver ricevuto dalle mani del
portavoce del governo israeliano Avi Pazner, il premio "Uomo
dell'anno". L'associazione ebraica Keren Hayesod ha voluto premiare a
Parigi il presidente del Consiglio "per il ruolo svolto in favore della
pace nel mondo e per il sostegno ad Israele".
Berlusconi ha colto l'occasione del viaggio in Francia per incontrare
all'Eliseo anche il presidente francese Sarkozy. Non è la prima volta che il
Cavaliere viene premiato da associazioni sioniste. Accadde già nel corso del
suo precedente governo a conferma del solidissimo rapporto che la politica
estera di Berlusconi ha con Israele. Nel suo discorso
il presidente del Consiglio ha ricordato ciò che i suoi governi hanno fatto per
sostenere le ragioni israeliane. Dalla proposta di ricomprendere lo stato di Israele nell'Unione Europea, al piano Marshall in favore
della Palestina proprio per rendere più concrete le
prospettive della pace. Sino ai veti posti in Europa e nel Palazzo di vetro a
dichiarazioni di condanna nei confronti di Tel Aviv. "Credo che facendo
così - ha sostenuto Berlusconi - ho interpretato il sentimento del popolo
italiano e quindi mi è venuto naturale farlo". Questa linea nei prossimi
anni non è destinata a mutare proprio perchè - sottolinea il Cavaliere -
resterò cinque anni di sicuro a governare il mio Paese". Incassate le
garanzie, i partecipanti al pranzo organizzato dalla fondazione Keren Hayed si
sono sciolti in un lungo applauso, al termine del quale Berlusconi ha ricordato
la sua visita al campo di concentramento di Auschwitz. "Quando ho visitato
Auschwitz mi sono detto: anche io sono israeliano",
"in quel momento mi sono sentito anche io israeliano e ho sempre sentito
l'importanza di essere dalla parte di Israele e dei suoi abitanti". Berlusconi, che ancora non si è
recato in visita in Israele
dal giorno del suo insediamento a palazzo Chigi, ha anche fatto riferimento
alla crisi politica e alle forzate dimissioni di Olmert. "La
democrazia ha anche questi difetti e sono molto triste che Olmert viva il suo
ultimo giorno da primo ministro perchè è una persona capace, esperta e
concretà". Caricata sull'auto la targa-premio su cui è raffigurata la
chiave di Israele, Berlusconi si è recato in serata
all'Eliseo per incontrare Sarkozy. Una mezzora di colloquio, prima della
passeggiata alla mostra dell'Antiquariato, per affrontare con il presidente
francese la crisi georgiana e il nodo legato alle mancate ratifiche al trattato
di Lisbona.
( da "Manifesto, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
GAZA Hamas
contro un clan: 12 morti E' di 12 morti, tra cui una bambina, il bilancio degli
scontri a fuoco di ieri a Sabra (Gaza) al termine dei quali Hamas ha sgominato
il clan familiare dei Doghmush. "L'azione ha avuto per obiettivo individui
responsabili di causare caos", ha detto un portavoce di Hamas. Tra gli
uccisi figura anche un membro del gruppo qaedista, Esercito dell'Islam, responsabile del rapimento del giornalista della Bbc Alan
Johnston (2007) e del soldato israeliano Gilad Shalit (2006). Intanto ieri un
pacifista italiano, Vittorio Arrigoni, è stato lievemente ferito dalle schegge
di vetro di un finestrino di un peschereccio palestinese andato in frantumi
dopo essere stato investito dal getto di un cannone ad acqua di una motovedetta
israeliana. Arrigoni era giunto a Gaza il 23 agosto scorso a bordo di
uno dei due battelli di pacifisti che avevano rotto il blocco navale
israeliano. mi.gio.
( da "Manifesto, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
ISRAELE · Fissate per oggi le primarie Sopravviverà Kadima alla
fine di Olmert? Michele Giorgio GERUSALEMME Kadima sopravviverà? Questo interrogativo
inquietante, posto ieri dall'analista Steven Plocker di Yediot Ahronot, pesa
come un macigno sulle primarie del partito di maggioranza relativa che si
aprono questa mattina in 93 località di Israele
alle ore 10 e si chiuderanno stasera alle 20. Gli aventi diritto al voto sono
circa 70mila. Spaccato al suo interno, travolto dai guai giudiziari del premier
dimissionario Ehud Olmert, Kadima rischia seriamente di dissolversi con la
stessa rapidità con cui prese vita alla fine del 2005 per volontà dell'ex
premier "schiacciaIntifada" Ariel Sharon, ed i suoi principali
esponenti di tornare in tutta fretta ai partiti di origine, il Laburista e il
Likud. Specialmente se andranno male le elezioni anticipate che tutti danno per
sicure nella primavera del 2009. I due principali candidati a prendere il posto
di Olmert sono il ministro degli esteri Tzipi Livni e il ministro dei trasporti
ed ex ministro della difesa Shaul Mofaz. La Livni, che gode dei favori dei
sondaggi e di ampi sostegni in Europa e Usa, durante la sua campagna ha puntato
sulla "questione morale" e sulla necessità di prendere decisioni che
vanno oltre l'aspetto strettamente militare. Ma queste parole non devono
ingannare e farla apparire una "colomba". Al tavolo delle trattative
con l'Anp, che conduce personalmente da quasi un anno, la Livni ha ribadito al
suo interlocutore Abu Alaa che la pace si farà solo e soltanto alle condizioni
di Israele: i palestinesi si vedranno restituire gran
parte della Cisgiordania (il 98,1% a voler credere a quanto scritto qualche
giorno fa dal Jerusalem Post ) ma dovranno dimenticare per sempre il diritto al
ritorno dei profughi e la sovranità sui luoghi santi islamici e cristiani,
situati nella zona araba (Est) di Gerusalemme, sotto occupazione dal 1967. Sono
questi i nodi mai sciolti da qualsiasi negoziato avviato da israeliani e
palestinesi dal
( da "Manifesto, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
LIBANO ·
Ieri a Beirut la marcia nel giorno del massacro dell'82 per mano dei falangisti
libanesi diretti dagli israeliani Per non dimenticare Sabra e Shatila. E
Stefano Chiarini Michelangelo Cocco INVIATO A BEIRUT Il corteo s'è mosso dalla
collinetta dove ha sede l'ambasciata del Kuwait, il punto di osservazione da
cui, il 16 settembre '82, le truppe israeliane che poche settimane prima
avevano invaso Beirut assistettero inerti all'orrore dei falangisti libanesi
che squartavano, stupravano e facevano scempio dei corpi di centinaia di
profughi palestinesi del campo di Shatila. In testa alla manifestazione di ieri
mattina, portata da due bambine, una grande foto di Stefano Chiarini - il
giornalista del manifesto scomparso il 3 febbraio 2007 - che con il suo
Comitato per non dimenticare Sabra e Shatila (presente con una delegazione di
40 persone) non s'è mai stancato di chiedere giustizia per il massacro che 26
anni fa sconvolse questo campo dove, in condizioni igieniche e abitative
miserrime, vivono circa 10.000 profughi del 1948. Subito dopo, la banda
musicale dei ragazzi, che ha accompagnato la marcia al suono delle cornamuse,
retaggio del disastroso Mandato britannico sulla Palestina. Davanti alle loro povere
botteghe, sugli usci di case troppo piccole, gli abitanti di Shatila hanno
seguito la marcia, che si è snodata lungo la strada che separa la sede
diplomatica dalla fossa comune. Qui - prima dei discorsi dei leader dell'Olp e
di Antonietta, la sorella di Stefano - i piccoli di Shatila hanno liberato in
aria palloncini rossi, bianchi, neri e verdi: i colori della bandiera
della Palestina. La commemorazione quest'anno è caduta
in un momento particolare: nel 60Ú anniversario della Nakba - la
"catastrofe" che durante l'avanzata delle truppe ebraiche dell'
Haganah nel 1948-'49 rese profughi circa 800.000 palestinesi - e mentre i rifugiati
sono tentati di entrare negli antagonismi delle comunità che compongono il
complesso mosaico politico libanese. Il presidente Michel Suleiman ha
incontrato ieri i rappresentanti di 14 fazioni, alla ricerca di un compromesso
sul tema più spinoso del "dialogo nazionale": il disarmo degli
Hezbollah. La riunione sembra non aver prodotto altro che un arrivederci, al 5
novembre prossimo. Il giorno prima nel campo di Ain al-Hilweh, nei pressi di
Sidone, c'era stata una battaglia al termine della quale sono rimasti sul
terreno due miliziani di un gruppo che si ispira ad al Qaeda e uno di al Fatah.
Negli scontri a colpi di mitra e lanciarazzi che hanno terrorizzato i 45.000
abitanti è rimasto ucciso anche il numero due di Jund al-Sham, Ahmad al-Hassan.
"I campi sono stati messi nella condizione di esplodere - spiega Souheil
El-Natour, direttore del palestinese Human development center -: circondati
dall'esercito libanese, all'interno sono stati abbandonati a un'autogestione
che ha favorito le infiltrazioni di estremisti, molti dei quali
stranieri". Per il più popoloso campo profughi del sud del Libano sembra
riproporsi lo stesso copione andato in scena per Nahr el-Bared, dove poco più
di un anno fa l'esercito ebbe ragione dei qaedisti di Fatah al-Islam al prezzo
di 400 morti e della distruzione di un intero quartiere del campo.
( da "Corriere della Sera" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2008-09-17 num: -
pag: 39 categoria: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano
PERCHé L'ANTISEMITA STALIN HA RICONOSCIUTO ISRAELE Vedendo il film Exodus ho notato
la scena in cui gli israeliani seguono in diretta radio la votazione all'Onu
per la creazione dello Stato di Israele. Comprendo le ragioni che spinsero l'America, e di conseguenza i
suoi alleati, a votare a favore. Meno chiara mi è la ragione per cui anche
l'Unione Sovietica votò a favore. Può darmi una delucidazione in merito?
Gustavo Schiavone giesse45@libero.it Caro Schiavone, N el 1987, quando era
presidente del Senato, Amintore Fanfani fece un viaggio a Mosca e chiese
d'incontrare Andrej Gromyko, allora presidente del Praesidium del Soviet
Supremo dell'Urss (una carica che corrispondeva grosso modo a quella di capo
dello Stato). Lo accompagnai al Cremlino e la conversazione durò non meno di
un'ora. Fanfani e Gromyko si erano conosciuti in anni in cui erano ambedue
ministri degli Esteri, provavano una sorta di rispetto reciproco e discorsero a
lungo di vari problemi in un tono disteso e cordiale. Quando la conversazione
cadde sul Medio Oriente, Fanfani accennò ai rapporti dell'Urss con Israele, interrotti sin dalla Guerra dei sei giorni (1967) e
chiese se Mosca, dopo l'inizio della perestrojka gorbacioviana, avesse
l'intenzione di rivedere la propria posizione verso lo Stato ebraico. Gromyko
non rispose né sì né no, ma alzò solennemente la mano destra e disse:
"Vede questa mano? è quella con cui, il 29 novembre del 1947, ho votato la
risoluzione n. 181 dell'Assemblea Generale dell'Onu che autorizzò la nascita di
Israele". Con quel gesto un po' troppo enfatico
Gromyko voleva dire che l'Urss era stata uno dei maggiori padrini dello Stato
ebraico e che non era colpa sua se le relazioni fra i due Paesi erano andate
progressivamente peggiorando sino alla rottura dei rapporti diplomatici. Non
disse tuttavia quali fossero le reali ragioni del voto. L'Urss non era mossa da
una particolare simpatia per la causa sionista, ma riteneva, con ragione, che
la nascita di uno Stato ebraico in Medio Oriente avrebbe creato seri fastidi
alla politica araba della Gran Bretagna. Non dimentichi, caro Schiavone, che
esisteva ancora, in quegli anni, un Impero britannico e che Londra era, agli
occhi di Mosca, la maggiore potenza del campo "imperialista " e
anticomunista. Che le ragioni del voto sovietico all'Assemblea dell'Onu fossero
soltanto strumentali, divenne presto evidente. Le calorose dimostrazioni con
cui la comunità ebraica di Mosca accolse Golda Meir quando arrivò in Unione
Sovietica come primo ambasciatore d'Israele,
infastidirono il sospettoso Stalin, morbosamente convinto che gli ebrei
sarebbero stati da quel momento la quinta colonna di uno Stato straniero.
Cominciò allora uno strisciante antisemitismo che esplose con l'assassinio di
un grande attore del Teatro ebraico, Solomon Michoels, e una virulenta campagna
contro i medici ebrei, accusati di una complotto che si proponeva di eliminare
la dirigenza sovietica con il bisturi e con il veleno. La morte di Stalin nel
1953 impedì un nuovo pogrom, forse più radicale di quelli che avevano segnato
gli ultimi anni del Novecento e il periodo della guerra civile. Ma i rapporti
fra l'Urss e Israele erano destinati a peggiorare per
altre ragioni. Quando Israele si unì alle vecchie
potenze colonialiste per attaccare l'Egitto e riconquistare il Canale di Suez, l'Urss
assunse la parte del protettore del mondo arabo e i due Paesi furono da quel
momento in campi contrapposti. La situazione accennò a cambiare quando
Gorbaciov, nel 1988, ritenne che il sostegno delle comunità ebraiche nel mondo
avrebbe giovato alla sua immagine di riformatore illuminato. Fu quello il
momento in cui la Russia aprì le sue porte e permise ai suoi ebrei di emigrare.
Quelli che scelsero Israele furono circa
novecentomila. Dopo l'ebraico e l'inglese, il russo è oggi la terza lingua del
Paese.
( da "Messaggero, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Di ERIC
SALERNO I sondaggi continuano a dare vincitrice Tzipi Livni. Donna, ministro
degli Esteri, un trascorso breve, misterioso perché così deve essere, nel
Mossad, una grinta ereditata dai genitori terroristi (è la loro definizione
ufficiale) dell'Irgun, che per il momento sembra convincere anche chi da sempre
diffida delle donne così come Hillary Clinton sembrava convincere. Alle sue
spalle, sempre secondo i pollster che studiano campioni d'iscritti nel partito
Kadima, arranca Shaul Mofaz. Lui, uomo, ex generale, falco con le medaglie
giuste vuole offrire l'immagine di sicurezza di cui gli israeliani sono
assetati come se i carri armati potessero risolvere il conflitto con i
palestinesi o quello non meno stantio con la Siria o l'odio crescente che ha
preso il posto delle speranze nate quindici anni fa con gli accordi di pace di
Oslo. I commentatori israeliani già paragonano Livni a Golda Meir, storico leader d'Israele nota per una durezza e un decisionismo sicuramente superiore ai
politici attuali. Livni promette di continuare il programma avviato da Sharon e
portato avanti a parole da Olmert: la riduzione degli insediamenti nei
territori occupati per consentire la formazione di uno stato palestinese.
Mofaz finora non si è compromesso più di tanto, per non pregiudicare le sue
possibilità di mantenere in piedi l'attuale coalizione, un misto di centro e
sinistra con una presenza ricattatoria degli ortodossi. Quando allo scoccare
delle 22 (21 italiane) le televisioni annunceranno i risultati degli exit poll
si aprirà il secondo capitolo di questa saga israeliana. Uno dei due
contendenti alla leadership di Kadima potrebbe risultare vincente ma è anche
possibile che si debba andare al ballottaggio. E, comunque sia, per chi vincerà
il seguito non sarà facile. Nessuno dei due ha la certezza di diventare premier
e la possibilità di elezioni anticipate all'inizio del 2009 non viene esclusa
anche se Mofaz ha già annunciato che formerà il governo prima del nuovo anno
ebraico, ossia alla fine di settembre. Nessuna certezza neppure per chi tra gli
iscritti di Kadima punta su uno a l'altro dei due contendenti: a parole
rappresentano linee politiche simili ma soltanto quando saranno eventualmente a
capo del governo gli israeliani (e chi li osserva da fuori, in testa il
presidente palestinese Abbas e quello siriano Assad) sapranno se nutrire
maggiori o minori speranze di pace. Ed Ehud Olmert? Resterà in carica fino alla
formazione del nuovo governo. E aspetterà di sapere se sarà incriminato o meno
per corruzione. L'opinione pubblica israeliana? Nelle ultime ventiquattro ore
ha dimenticato Olmert e Kadima e la crisi politica: l'attenzione di tutti è
rivolta al crollo dei mercati che rischia di mettere in ginocchio anche alcune
importanti società israeliane e una delle maggiori banche del Paese.
( da "Manifesto, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
MEDIO
ORIENTE Il Mofaz conosciuto la sconosciuta Livni Un partito spaccato al suo
interno e travolto dai guai giudiziari del premier dimissionario. Con
spettatori interessati l'"alleato" laburista Barak e il leader del
Likud Netanyahu pronti a giocarsi le carte di governo. E con i palestinesi di
Abu Mazen costretti a sperare in Tzipi Analogie e differenze fra i due
candidati del Kadima in un paese in cui l'unico vero partito è l'esercito Uri
Avnery Oggi i rappresentanti del Kadima eleggeranno il sostituto di Ehud
Olmert, che poi diverrà primo ministro. La scelta possibile è tra due
candidati: Tzipi Livni e Shaul Mofaz. Due politici che non potrebbero essere
più diversi. Innanzitutto sorge il problema dell'antagonismo uomo-donna: per la
prima volta nella storia di Israele, c'è un confronto
diretto di genere (quando la defunta e non compianta Golda Meir fu eletta primo
ministro nel 1969, dopo la morte improvvisa di Levy Eshkol, non aveva rivali).
Il loro percorso riflette i lati opposti della società israeliana. Mofaz è un
"orientale" nato in Iran, un outsider. Livni è un'ashkenazi nata in Israele, una insider. Ed è anche una "principessa
ereditaria" - suo padre era un capo dell'Irgun e (come il padre di Olmert)
un membro del Knesset. Ma la loro vera diversità sta nelle forze che
rappresentano. Da soldato di carriera, Shaul Mofaz, rappresenta la forza che ha
dominato Israele sin dal suo nascere:
"l'establishment della sicurezza". Un complesso dall' impareggiabile
potere politico, economico,ideologico. Visto che tutti i maggiori partiti
politici sono degenerati in ciniche realtà, prive di ideologia o di reali
programmi politici, l'esercito è ora, dal mio punto di vista, l'unico vero
partito d'Israele. Non è come l'esercito turco o
quello pakistano. E' uno strumento del sistema democratico, totalmente
asservito all'autorità civile. Ma dietro questa facciata c'è molto di più: è un
impero economico che consuma una larga parte del budget annuale di spesa, è un
gruppo di pressione, una lobby politica, un centro ideologico. E', in una
parola, una religione - con la sicurezza come suo unico dio e l'alto comando
come suoi sacerdoti. In Israele non c'è niente che
prevalga sulla sicurezza e quando questa parola viene menzionata tutto il resto
passa in secondo piano. Come quasi tutte le religioni, essa è legata ad
interessi economici. La "industria della sicurezza", con la sua
produzione di armi e altri equipaggiamenti militari, svolge un ruolo centrale
nell'economia israeliana. Lo smisurato impatto sul processo decisionale
politico dell'"establishment della sicurezza" - le forze armate, lo
Shin Bet, il Mossad e la polizia - è sottolineato dal fatto che il capo di
stato maggiore prende parte a tutte le sedute di governo. Lui non detta la
linea del governo - per carità - ma avrebbe un bel coraggio quel politico che
osasse mettersi contro "la rispettabile opinione dell'esercito". Dal momento che Israele è nato nella guerra ed è sempre stato in regime di guerra, è
difficile trovare un qualsiasi aspetto della vita di Israele che non abbia come fine la sicurezza. E nelle questioni relative
alla sicurezza le decisioni finali spettano ovviamente a coloro che della
sicurezza sono i responsabili. Inoltre l'esercito è il solo a governare
i territori occupati (come richiesto dal diritto internazionale). In tale
contesto devono essere considerati i coloni. Loro sono un gruppo di pressione
straordinariamente forte. Molti di loro hanno fondato le colonie
"illegalmente", e nessun colono sarebbe dov'è oggi se non fosse stato
messo lì dall'esercito. In molti casi la simbiosi coloni-soldati è perfetta:
molti ufficiali sono loro stessi coloni. Per un paese in guerra è naturale che
l'esercito forgi anche l'ideologia nazionale. I media collaborano con vero
entusiasmo. Il concetto di pace è un concetto sciocco, buono per deboli ed
effeminati. E' anche un'illusione perniciosa. A dar ulteriore forza a tutto
questo si aggiunge un enorme network di ex-ufficiali. Mentre l'esercito va per
la sua strada, gli ufficiali anziani, che lasciano il servizio attivo in media
a quarant'anni, trovano generalmente le posizioni di rilievo nell'industria,
nella pubblica amministrazione e nei partiti politici, estendendo così la
propria "sfera d'influenza" militare. Ciò significa che moltissime persone
hanno - per usare un eufemismo - un preciso interesse nell'assenza della pace.
Shaul Mofaz incarna tutto questo. Egli appartiene a tale realtà, ha fatto
carriera come generale, capo di stato maggiore e ministro della difesa. Nessuno
ha mai sentito la sua voce esprimere un pensiero originale - ha la mente
completamente plasmata dall'esercito. In tutte le sue attività è stato
affidabile e diligente nella sua mediocrità. Quando ha terminato la sua
carriera militare e si è messo alla ricerca di opportunità nella politica, come
molti suoi predecessori non aveva preferenze particolari. Una persona simile
può facilmente trovare una collocazione nel Labor, nel Likud o nel Kadima, per
non parlare della destra radicale. Il Likud gli offriva le migliori
prospettive. Ma quando la strada là dentro gli fu sbarrata, all'ultimo momento
decise di saltare sul vagone di Ariel Sharon - 24 ore dopo averlo solennemente
escluso. Il dominio militare sugli affari di Israele
ha un effetto sotterraneo: esclude le donne. L'atmosfera machista delle armi
non lascia loro alcuno spazio. Tale problema è stato portato avanti alcuni anni
fa da un gruppo femminista chiamato New Profil e il cui obiettivo era quello di
demilitarizzare la società israeliana. Forse è un caso che il procuratore
generale questa settimana abbia deciso di denunciare proprio questogruppo per
attività anti-militarista, istigazione a rifiutare la chiamata alle armi. La
Livni non è solo un ministro degli esteri, una carica tradizionalmente
disprezzata dall'"establishment della sicurezza": è anche un civile
e, peggio ancora, una donna. Questo rende tentatrice la scelta. In pubblico i
due candidati dicono le stesse cose. Ripetono i soliti mantra. Ma poi ci sono
le agende (quasi) segrete. C'è il fattore razziale, il peccato che non osa
pronunciare il suo nome. Come il fattore razziale nelle elezioni americane, il
fattore "etnico" qui da noi può giocare un ruolo molto maggiore di
quanto non si voglia ammettere. Gli "orientali" tendono a votare per
Mozaf, gli europei - ossia gli ashkenazi - per Livni. Poi c'è il fattore di
genere. Le donne potrebbero tendere a votare per una di loro. E infine c'è il
fattore militare: un voto per Livni è - più o meno consapevolmente - un voto
contro il dominio militare sulla nostra vita. Che genere di personaggio
politico sarebbe un primo ministro Tzipi Livni? Nessuno lo sa e forse non lo sa
neppure lei. Il suo mondo concettuale è sostanzialmente di destra. La sua
visione del mondo è centrata sul concetto di uno stato ebraico. Ebraico nel
senso che gli dava Jabotinski: non in un senso religioso (il pensiero
Jabotinski era assolutamente laico), ma in un senso nazionalista proprio del
secolo XIX. Questo potrebbe portare alla pace basata sulla sincera convinzione
dello schema dei due stati (a cui anche Mofaz fa finta di aderire). Ma io non
ci farei molto conto. Mofaz lo conosciamo bene. Livni non la conosciamo. Questo
oggi potrebbe convincere qualcuno del Kadima a votare per lei. (Traduzione di
Silvana Pedrini).
( da "Riformista, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Guerra
tribale conferma il predominio islamista Hamas e l'ultimo clan di Gaza 11 morti
nello scontro con i Dughmush, mafia della Striscia un tempo protetta Sono
undici i morti a Gaza, provocati nella notte di martedì dall'assalto delle
forze della polizia di Hamas al fortilizio di uno dei clan più potenti di Gaza,
quello dei Dughmush. Assalto deciso da Hamas dopo che poche ore prima un membro
del clan dei Dughmush aveva ucciso un poliziotto nel tentativo di resistere ad
un arresto, e poi il clan aveva rifiutato di consegnare il colpevole alla
polizia. Si tratta di uno degli episodi più cruenti dello scontro tra il
potente clan tribale e Hamas che governa la striscia di Gaza in solitario -
dopo averne cacciato manu militari gli esponenti di Fatah - dal giugno del
2007. Il clan dei Dughmush è l'ultimo clan tribale di una certa consistenza che
ancora resiste al potere di Hamas nella striscia di Gaza, dopo che in agosto
gli ultimi riottosi sono stati convinti con le buone o con le cattive ad
allinearsi al potere islamico. Ma perché uno dei clan più tradizionalmente
vicini ad Hamas, i cui tirapiedi prima del giugno 2007 venivano usati come
killer di esponenti di Fatah - per esempio nell'uccisione di Musa Arafat - e
come manodopera nei lanci di razzi Qassam, oltre che essere il clan ad aver materialmente eseguito il rapimento del caporale
israeliano Gilad Shalit, è oggi in guerra con i protettori e finanziatori di
ieri? La ragione è nel repentino cambiamento dell'equilibrio del potere
originato dalla rotta di Fatah e quindi dal ruolo dei clan tribali. La Striscia
di Gaza è tradizionalmente molto più tribale della Cisgiordania, non solo
perché più isolata, ma anche perché il massiccio arrivo di profughi dal
1948 ne ha segnato le dinamiche politiche, che da allora hanno sempre avuto
come sfondo le tensioni tra gli originari "muatinun" (cittadini) e i
"laji'un" (profughi). Potentissimi e incontrastati fino al 1994, i
clan tribali per lo più originari del luogo hanno conosciuto un
ridimensionamento con l'istituzione dell'Autorità Nazionale Palestinese
prodotta dagli accordi di Oslo. I clan hanno sempre prosperato nella
frammentazione e nel regno della giustizia tribale del "Al-Qàtil
Yùqtal" (chi uccide viene ucciso, la legge del taglione). Ma se la prima
Intifada del 1987 ne ridimensiona il ruolo, la seconda più militarizzata e meno
politica del 2000 invece lo rivitalizza, e sotto questa etichetta cominciano ad
esserci sempre più solo affari criminali e una crescente rete mafiosa e di
contrabbando. I clan imparano a giostrare e a vendere la loro forza
alternativamente al migliore offerente tra Hamas e Fatah. La rottura di questo
equilibrio, che ridà ai clan un ruolo centrale, avviene però in due casi: o
quando i due soggetti politici si mettono d'accordo - e non a caso i Dughmush
sono stati tra i più fieri oppositori degli Accordi della Mecca che diedero
vita ad un purtroppo breve governo di unità nazionale tra Hamas e Fatah nello
scorso anno - oppure quando uno dei due scompare, e fa venir meno la
possibilità di praticare l'andreottiana teoria dei "due forni". Ed è
ciò che è successo nel giugno 2007 con la rotta di Fatah. L'assalto di ieri
dunque risolve e insieme crea un problema per la comunità internazionale e Israele, che dovranno prima o poi misurarsi con l'esplosiva
questione di Gaza, a meno di concepire l'impossibile, cioè sigillare due
milioni di persone e gettare via la chiave. Da una parte esso dà un colpo al
tribalismo anarchico e criminale, e dunque semplifica l'equazione del potere;
dall'altro, con ciò facendo, consolida e rende sempre più centrale Hamas.
Perché è di tutta evidenza che il boicottaggio e l'isolamento di Gaza non hanno
funzionato nel ridimensionarne la presa, ma al contrario l'hanno rafforzata. E
così nel tragico gioco dell'oca mediorientale si torna alla casella uno, e
all'irrisolto quesito di che cosa fare con l'Islam politico radicale. Fabio
Nicolucci 17/09/2008.
( da "Giornale.it, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
N. 222
del 2008-09-17 pagina 0 Israele, ma le le elezioni
anticipate sono dietro l'angolo di R.A. Segre Oggi il partito di maggioranza
relativa Kadima, che guida la zoppicante coalizione governativa israeliana,
sceglie il suo nuovo leader fra due favoriti: il ministro degli Esteri Tzipi
Livni e il ministro dei Trasporti Shaul Mofaz. L'Economist dedica a Livni, ex
membro del partito di destra Likud, cresciuta da genitori di provata fede
nazionalista antibritannica, un'attenzione da super star con titoli
"elettorali" che chiedono di "dare a Livni una chance".
Questo curioso entusiasmo, che fuori da Israele non è
soltanto britannico, è legato alla crescente trasformazione della politica in
teatro: teatro in cui Livni - bella, giovane e notoriamente incorruttibile - ha
buon gioco come simbolo del mondiale fenomeno dell'emergente femminocrazia.
Viene però anche apprezzato il coraggio di una conversione da ardente
sostenitrice del "Grande Israele" all'idea dell'inevitabile spartizione di Eretz Israel, la
terra di Israele, fra Palestina e Israele. Le chance di Tzipi Livni, accusatrice del suo premier
sospettato di corruzione, restano tuttavia in bilico. Anzitutto per il sostegno
che gli elementi più a destra dell'elettorato di Kadima danno al suo avversario
Mofaz, duro militare di origine ebraica orientale, ostile a concessioni
ai palestinesi. In secondo luogo, perché se Livni sarà scelta dagli elettori di
Kadima al posto di Olmert dovrebbe creare un nuovo governo al posto di quello
formalmente caduto con le dimissioni del primo ministro. è un compito difficile
perché non è detto che l'attuale compagine governativa possa essere ricostruita
con la partecipazione dei partiti religiosi opposti a ogni divisione di
Gerusalemme e tradizionalmente misogini. Inoltre, il premier uscente mantiene i
pieni poteri sino alla formazione di un nuovo esecutivo approvato dal
Parlamento. Ehud Olmert accusato dalla polizia di corruzione ma non ancora
incriminato sembra ben deciso a non spianare il terreno al suo successore,
qualunque esso sia. Intende usare del tempo, che le regole istituzionali
israeliane gli danno, per restare alla guida di un governo anche se ormai
non-più-governo con il quale spera di raggiungere con i palestinesi accordi di
principio che tanto Livni quanto Mofaz avranno difficoltà a onorare. Questo
pasticcio fa pensare che nonostante le reticenze dei deputati - soli
autorizzati a decretare la fine della legislazione e lo scioglimento del
Parlamento - a provocare elezioni anticipate, Israele sotto
la spinta di un'opinione pubblica sempre più critica dell'immobilismo
governativo e del comportamento dei partiti venga a trovarsi prima del previsto
davanti a una nuova legislazione. In tal caso, secondo i sondaggi attuali, il
partito Likud guidato da Benjamin Netanyahu trionferebbe in una consultazione
elettorale che difficilmente perdonerebbe tanto a Livni quanto a Mofaz di
essere stati, con Ariel Sharon, dei fedifraghi del Likud. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Opinione, L'" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Oggi è
Mer, 17 Set 2008 Edizione 195 del 17-09-2008 Oggi si votano le primarie nel
partito Kadima per decidere il successore di Olmert Israele, la sfida di Tzipi Livni di Michael Sfaradi Oggi, le elezioni
interne al partito Kadima non solo decideranno chi sarà il nuovo segretario ma
anche chi sostituirà Olmert alla guida del governo israeliano. Sono diversi i
pretendenti ma la lotta sembra ristretta fra Shaul Mofaz, ex Capo di Stato
Maggiore dell'esercito ed ex Ministro della Difesa e attualmente Ministro dei
Lavori Pubblici, e Tzipi Livni che ha ricoperto in passato incarichi
ministeriali ed attualmente è il ministro degli Esteri. Proprio quest'ultima è
stata protagonista di un elettrico faccia a faccia, trasmesso dal primo canale
israeliano, dove ha risposto colpo su colpo alle domande di due famosi
giornalisti politici. Proprio perché i sondaggi sono tutti dalla sua parte,
Tzipi Livni è stata tartassata da decine di domande ma se gli intervistatori
pensavano di avere vita facile si sono dovuti ricredere immediatamente. La
Livni ha difeso con le unghie e con i denti il suo operato, spiegando in quali
condizioni è stata costretta ad operare ed ammettendo che se fosse dipeso da
lei avrebbe fatto cadere il governo Olmert già da parecchio tempo. Ha chiarito
molti aspetti delle decisioni di politica internazionale ed ha risposto con
forza alle domande che hanno spaziato dalla guerra scatenata da Israele, subito dopo il rapimento di Ehud Goldwasser ed
Eldad Regev (bisogna ricordare che lei votò a favore dell'attacco ad Hezbollah come
risposta al rapimento) al futuro dei colloqui di pace (Siria e Palestinesi), al
come affrontare un eventuale Iran con la bomba atomica. In quella mezz'ora di
"fuoco" durante la quale le sono state poste domande anche difficili,
ha saputo dare la sensazione di essere di quella rara "razza" di
politici che dicono quello che pensano e fanno quello che dicono. Se Tzipi
Livni dovesse vincere le primarie del suo partito, Israele
si ritroverà, per la seconda volta nella sua storia, ad essere guidata da una
donna, la prima fu l'indimenticata Golda Meir, della quale ricorda il modo di
parlare di chi ama andare al nocciolo senza girarci intorno, e la chiarezza dei
pensieri. Il suo non sarà un compito facile, perché da una parte dovrà
ricomporre l'attuale maggioranza anche chiamando, se dovesse essere necessario,
il Likud in una compagine di unità nazionale e, dall'altra, convincere una
popolazione stanca e delusa dalla politica che è da tempo alla ricerca di una
classe dirigente formata da persone non implicate in scandali finanziari e che
prima di riempirsi la bocca con sterili colloqui di pace sappia garantire la
sicurezza. Dopo che Sderot è stata per sette anni sotto bombardamento
giornaliero, con Gilad Shalit ancora prigioniero di Hamas e dopo l'uccisione di
sette soldati, il rapimento di Ehud Goldwasser ed Eldad Reghev anche loro
uccisi, con la conseguente guerra del Libano che ha messo a dura prova il Nord
della nazione, tutti si aspettano un nuovo Primo Ministro che agisca e che
sappia riportare fiducia. Tzipi Livni ha dato, almeno a parole, l'impressione
di essere la persona giusta per questo incarico, i fatti diranno se
l'impressione è esatta oppure no.
( da "Giornale.it, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
N. 222
del 2008-09-17 pagina 19 Scontri con clan rivale Hamas rafforza il controllo su
Gaza di Redazione Gaza. Hamas rafforza il suo potere sulla Striscia di Gaza.
Ieri, le forze del movimento islamista che da giugno 2007 controlla il piccolo
territorio costiero, hanno inferto un duro colpo al potente clan familiare dei
Daghmush. L'estesa famiglia, divisa in sostenitori di Fatah e Hamas, è
pesantemente armata e legata al crimine e al potere nella Striscia. Dieci suoi
membri sono stati uccisi (tra loro anche una bambina) in scontri iniziati
lunedì notte. Le forze di Hamas sono entrate in azione dopo che un uomo dei
Daghmush ha ucciso un poliziotto e ne ha ferito un altro. L'assalto al
quartiere Sabra, a Gaza, in cui vive la famiglia, marca un picco nella campagna
di Hamas per contrastare i poteri rivali. Se per molti abitanti di Gaza
l'operazione significa il ripristino dell'ordine, a livello politico sottolinea
la marcia di Hamas verso il completo controllo del territorio. I Daghmush
infatti sono l'ultimo grande e potente clan familiare capace di opporsi agli
islamisti dopo che le forze esecutive in agosto hanno inferto un colpo fatale alla
famiglia Hillis, legata ai rivali politici di Fatah, sconfitti militarmente nel
coup di giugno 2007 e da allora incapaci di riorganizzarsi nella Striscia.
Mumtaz Daghmush, a capo dell'Esercito dell'Islam, una milizia di Gaza che si
ispirerebbe ad Al Qaida, sarebbe stato seriamente ferito nell'azione di ieri. Il suo gruppo era all'origine del sequestro del giornalista della
Bbc, Alan Johnston, nel 2007 e assieme ai Comitati di resistenza popolare aveva
rivendicato nel 2006 il rapimento del caporale israeliano Ghilad Shalit. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano.
( da "Tempo, Il" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Stampa
il corpo d'élite compie trent'anni Nocs, quegli invisibili uomini d'acciaio
"Ho conosciuto i Nocs e mi sono riconciliato con l'umanità". Non c'è
sicuramente miglior dedica agli uomini del Nucleo operativo centrale di
sicurezza della Polizia di Stato. Le parole sono state pronunciate da Dante
Belardinelli, l'imprenditore fiorentino liberato dopo oltre due mesi di
prigionia dai poliziotti "invisibili". Belardinelli è solo uno dei
tanti che devono la libertà e la vita a questi ragazzoni, silenziosi e severi
quando sono in azione, scanzonati e gioviali quando sono liberi dal servizio.
Vite clandestine di agenti che scelgono la specialità più difficile, rischiosa
e soprattutto che li costringe a mettere da parte il loro privato. Uomini con
famiglia a mezzo servizio. "Moglie e figli sono arruolati come noi",
scherza uno di loro a spiegare come prima viene il Nucleo poi tutto il resto.
Senza retorica e con qualche amarezza perchè i tanti sacrifici e la loro alta professionalità
invidiata e stimata dai corpi speciali di tante altre nazioni in testa gli
Yamam israeliani, non riceve il dovuto riconoscimento economico al pari dei
corpi speciali delle altre forze dell'ordine. Un cruccio e un impegno che il
capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli ha preso sulle sue spalle come
un problema di primaria importanza. Ma oggi non c'è posto per l'amarezza, il
Nocs festeggia i suoi trent'anni. Sei lustri durante i quali, in silenzio e
spesso senza apparire, come il loro motto: "silenziosi come la
notte", hanno catturato 237 criminali, di cui 39 sequestratori liberando
numerosi ostaggi. Glorioso il palmares del Nocs: una medaglia d'oro alla
memoria di Samuele Donatoni, ucciso durante un'operazione anti sequestro; 26
medaglie d'argento, 12 da parte del congresso degli Stati Uniti per la
liberazione del generale Dozier, 5 medaglie di bronzo. E ancora 53 promozioni
per meriti speciali. Il Nocs prende vita dopo un tirocinio burocratico nella
primavera del
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Esteri
Pagina 111 Israele. Una donna, l'attuale ministro
degli Esteri, in testa nelle primarie del partito di governo Oggi si vota il
dopo Olmert Israele.. Una donna, l'attuale ministro
degli Esteri, in testa nelle primarie del partito di governo I sondaggi danno
favorita Tzipi Livni col 47% --> I sondaggi danno favorita Tzipi Livni col
47% I candidati sono quattro, solo il ministro dei Trasporti Shaul Mofaz ha
qualche debole possibilità di vincere le primarie di Kadima. Il verdetto
ufficiale del voto si conoscerà solo domani mattina. TEL AVIV Non si avranno
prima della notte tra oggi e domani i risultati delle primarie del partito
centrista israeliano Kadima, il principale della coalizione attualmente al
governo, da cui uscirà la persona che potrebbe guidare il governo israeliano
sino alla fine della legislatura, nel novembre 2010, subentrando al premier
uscente, Ehud Olmert, dimissionario perchè al centro di una serie di scandali e
accusato di corruzione. Su quattro candidati, la grande favorita dai sondaggi,
con il 47 per cento dei voti, è l'attuale ministra degli Esteri Tzipi Livni, 50
anni, che prevedibilmente surclasserà il secondo più favorito, il ministro dei
Trasporti Shaul Mofaz, che alla vigilia avrebbe appena il 28 per cento delle
preferenze. Trascurabili, secondo tutti gli analisti, le possibilità degli
altri due esponenti di Kadima, il ministro degli Interni Meir Shitrit e quello
per la Sicurezza interna Avi Dichter. Se nessuno dei primi due, la Livni o
Mofaz, dovesse ottenere almeno il 40 per cento dei voti, tra una settimana ci
sarà il ballottaggio. Poi il presidente della Repubblica, Shimon Peres,
comincerà le consultazioni per affidare l'incarico di formare il nuovo governo.
Se ciò non dovesse risultare possibile, a causa di mancati equilibri nella
coalizione con gli altri partiti, tra i quali svolge un ruolo cruciale il
religioso Shas, si andrà alle elezioni anticipate. Sino a che un nuovo capo
dell'esecutivo non sarà entrato in carica, comunque, alla guida dello Stato più
nevralgico del Medio Oriente resterà Olmert, un ex falco del Likud (storico
partito della destra) poi passato su posizioni centriste, rispecchiate appunto
dal Kadima, fondato nel 2005 da Ariel Sharon, al quale due anni fa Olmert
subentrò dopo l'ictus che ha ridotto l'ex generale allo stato vegetativo. Se
nonostante la nuova leadership di Kadima non dovessero verificarsi le
condizioni per il proseguimento dell'attuale coalizione e si rendesse
necessario il ricorso alle urne, è probabile che una affermazione della Livni -
da molti più o meno correttamente paragonata a una Golda Meir del Duemila -
sarà stata la classica vittoria di Pirro: perché da un lato gli affari correnti
per i quali Olmert resterà in carica sino al successore si potranno protrarre
anche per qualche mese; dall'altro lato, invece, il partito che prenderebbe il
posto di Kadima al vertice dell'arco costituzionale israeliano sarebbe quasi
certamente il Likud, capeggiato da Benyamin Netanyahu. Un politico che non ha
mai sconfessato la sua natura di falco e il cui partito cavalca la svolta a
destra fatta complessivamente segnare dall'elettorato israeliano.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Esteri
Pagina 111 Parigi. Nessuna dichiarazione ufficiale ma hanno parlato soprattutto
di energia e crisi in Georgia Sarkò e Berlusconi, un incontro-lampo Parigi..
Nessuna dichiarazione ufficiale ma hanno parlato soprattutto di energia e crisi
in Georgia --> PARIGI "Bene, bene, siamo vecchi amici": Silvio
Berlusconi commenta così l'incontro informale avuto ieri sera all'Eliseo con
Nicolas Sarkozy. Sorrisi e strette di mano, al termine dei colloqui, ma niente
dichiarazioni ufficiali da parte dei due leader. Anche se fonti della
presidenza francese hanno indicato tra i temi al centro dell'incontro la crisi
in Georgia, le politiche energetiche, l'immigrazione e la vicenda Alitalia, con
l'apertura del Cavaliere ad un accordo commerciale con Air France. Quasi un'ora
di incontro, nella visita-lampo a Parigi del presidente del Consiglio, per un
bilaterale tra amici di "vecchia data". È stato il fuori programma
del Cavaliere a movimentare la giornata. Berlusconi parla alla platea
dell'associazione ebraica Keren Hayesod dicende che le minacce di Ahmadinejad
contro Israele sono probabilmente solo propaganda, ma
bisogna stare attenti perché anche Adolf Hitler all'inizio fu preso per un
sincero democratico. Un intervento che viene accolto con applausi scroscianti
dai membri dell'organizzazione sionista che ha lo scopo di
promuovere l'arrivo di ebrei in Israele. Berlusconi arriva al Pavillon Gabriel, nel cuore di Parigi a
due passi da Place de la Concorde, per ritirare il premio "Uomo
dell'anno" assegnatogli dall'istituzione ebraica con la motivazione di
essersi distinto nella difesa di Israele. E il premier non ha mancato le aspettative, arrivando a
dire di "sentirsi israeliano". Ma è il passaggio sull'Iran quello che
colpisce di più la platea, che applaude calorosamente il paragone con il
fuerer: "Credo che dovremmo avere tutti la massima attenzione nei
confronti delle follie di chi, magari solo per ragioni politiche interne,
vorrebbe cancellare Israele dalla carta
geografica", è la sua premessa. Un riferimento trasparente al presidente
iraniano Mahmoud Ahmadinejad, anche se il presidente del Consiglio non lo
nomina. Un richiamo implicito, come lo è quello successivo ad Adolf Hitler:
"Già una volta - dice Berlusconi - c'è stato un tal signore che all'inizio
sembrava un democratico e che poi ha fatto quello che ha fatto. E voi purtroppo
sapete a chi mi riferisco...". Un parallelismo che molti tra i presenti
sembrano condividere, annuendo con convinzione. Ma, aggiunge, "guardando
al secolo che abbiamo alle spalle, dobbiamo riconoscere di essere
fortunati". Perché il Novecento "è stato un secolo insanguinato da
due ideologie terribili, comunismo e nazismo. Il primo "credendo di
portare la Gerusalemme celeste in terra" ha causato solo "misera,
terrore e morte nei Paesi dove è andato al potere". Mentre il secondo,
"basandosi sull'assurdo concetto della superiorità razziale, ha provocato
gli istinti più bestiali dell'uomo e tragedie di cui voi siete stati le prime
vittime".
( da "Secolo XIX, Il" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
David
bidussa La corsa ormai certa di Tzipi Livni alla carica di
primo ministro nelle elezioni anticipate in Israele è legata a varie questioni che stanno sul tappeto. Prima di
tutto lo scenario regionale mediorientale. Come sappiamo, oggi la carta
politica del Medio Oriente passa per vari capitali in una ragnatela di
complicati equilibri in cui le politiche non sono più quelle bilaterali proprie
della guerra fredda. Passa per Tripoli una linea di ricomposizione della
carta politica che riguarda non più il conflitto con il terrorismo, ma le molte
strade della soluzione di un conflitto con l'Europa. Contemporaneamente è la
Siria, dall'altra parte, oggi un punto nevralgico della diplomazia che con occhi
preoccupati guarda il Medio Oriente. Passa per Damasco la politica verso
l'Iran, nel tentativo di un dialogo molto complicato, non solo per La questione
nucleare, ma anche perché ancora non è chiaro quale sarà il gioco della Russia
di Vladimir Putin, dopo il conflitto in Georgia, nell'area mediorientale. E
passa ancora per Damasco la regolazione del conflitto complicato e delle
lacerazioni interne del Libano. In tutte queste questioni pesa anche Israele. Vi pesa per le linee di strategia che adotterà e
per come vedrà il suo futuro dentro una carta geografica che è ancora incerta e
sottoposta a molte sollecitazioni. In quel gioco è importante capire anche con
quali partner oggi si tratterebbe di percorrere un pezzo di strada. La parabola
discendente della Gran Bretagna - nella sua partnership con gli Stati Uniti - e
l'ascesa, al suo posto, della Francia di Nicolas Sarkozy nel ruolo di
"apripista" della diplomazia occidentale verso il Medio Oriente non
dicono solo di una nuova grandeur, ma indicano anche che l'asse europeo forse
si sta muovendo. Pur con molte cautele l'Europa - dopo un'assenza che risale a
più di 50 anni fa (l'ultima volta che cercò di pesare in Medio Oriente fu nella
guerra per Suez del novembre 1956 e l'intervento anglo-francese segnò la fine
di una lunga presenza e di un qualsiasi ruolo nella fase post-coloniale) -
torna dunque a pesare per davvero in quell'area, e ha bisogno d individuare
figure per le quali la politica della trattativa abbia credibilità. Almeno su
tre questioni: la definizione di una politica mediterranea in cui è interesse
fondamentale avere quello spazio comune "governabile", dunque
attraversato da una visione comune; l'individuazione di strategie che nei
prossimi anni vorranno dire cooperazione economica ma anche governo di un
sistema di scambio; e infine perché quell'equilibrio del "terrore"
che ancora fino a tre anni fa poteva consentire margini di manovra per
qualcuno, è diventato troppo stretto per molti attori in Medio Oriente. Dunque
lo scenario va verso la composizione dei conflitti di durata. Composizione non
significa soluzione immediata, ma politiche di cooperazione. Il profilo di
Tzipi Livni è tutto interno a questo scenario (certamente molto più dei suo
avversari Avigdor Liebermann e Benyamin Netanyahu) e risponde a questo
groviglio di questioni. Nel dopo-Olmert, dunque, questa scelta consentirebbe di
tenere aperta la partita della trattativa e del confronto. La scelta a suo
favore è anche una garanzia di prosecuzione di una linea che l'ha vista nel
dopo guerra del Libano (nell'estate 2006), esprimere con passione, ma anche con
fermezza, una linea di confronto sia verso i palestinesi, sia verso l'Europa.
Il profilo della sua candidatura, dunque, esprime una continuazione di una
linea politica. Da questo lato Tzipi Livni oggi è la figura che consentirebbe
un passaggio indolore nel dopo-Olmert. Ma non è solo una questione di
continuità. Si riversa nella sua figura politica un elemento che riguarda da
vicino il profilo storico di un Paese. Tzipi Livni è la scelta di continuità di
alcune rotture emotive e politiche definite dalla scelta di abbandonare Gaza
nell'estate del 2005. Una scelta che nella storia politica di Israele non ha voluto dire solo abbandono di una parte dei
territori occupati, ma anche l'uscita dal paradigma ideologico che per
trent'anni ha definito lo scontro politico interno: la destra per i territori
occupati, la sinistra in forma variegata per una restituzione concordata. Nella
scelta di Kadimah il partito fondato e guidato da Ariel Sharon nell'estate 2005
e poi guidato alla mezza vittoria elettorale del marzo 2006 da Ehud Olmert, il
vero politico "nuovo"è sempre stata lei: la figura che indicava la
fuoriuscita dal mito dei "padri fondatori". La convinzione che si
potesse andare oltre la prima generazione. Non è solo per questo, tuttavia, che
Tzipi Livni è oggi una figura che può esprimere, agli occhi di un elettorato
che tre anni fa individuava in Sharon la figura per un rilancio politico
nazionale, il futuro. Dietro quella scelta stava essenzialmente il
riconoscimento - anche oltre i vecchi schieramenti classici destra-sinistra -
di una figura politica che, in nome di un progetto, giocava tutta la sua forza
e "scommetteva sulla politica". Quel tentativo, come sappiamo - non è
riuscito: perché Sharon non ce l'ha fatta fisicamente e si trova oggi in un
qualche letto immobile, dopo il suo ictus, e dopo le molte delusioni
rappresentate da Olmert, dalla guerra in Libano nell'estate 2006 fino alla
questione degli scandali per cui è stato costretto a dimettersi. Oggi Israele, al di là di sapere se avrà un futuro politico (una
domanda su cui pesa l'incognita del nucleare iraniano) continua a domandarsi se
ha una classe dirigente capace di dare forza al suo sogno. Tzipi Livni è anche
l'effetto di questa inquietudine. 18/09/2008 dopo sharonIl ministro esprime il
domani agli occhi degli elettori che vedevano in Sharon la figura per un
rilancio politico nazionale 18/09/2008 sergio luciano Cinquecentocinquantamila
miliardi di dollari: dodici volte il prodotto interno lordo di tutto il mondo.
È questo il livello stratosferico, surreale, raggiunto dal cosiddetto
"valore nozionale" dei derivati finanziari che circolano oggi sul
pianeta: per valore nozionale si deve intendere il valore delle merci, dei titoli,
delle valute cui si riferiscono questi derivati. Ora la domanda è semplice: che
valore reale può mai avere una categoria di titoli mobiliari dal valore
nozionale pari a dodici volte la ricchezza prodotta in un anno dall'intero
mondo? Ovvero: cosa accadrebbe se tutti i proprietari di questi derivati
volessero contemporaneamente rientrare in possesso dei soldi che hanno speso
per comprarli? Da chi se li farebbero dare, dai marziani? Questa cifra
agghiacciante, nota da tempo e riemersa in questi ultimi giorni da capogiro sui
mercati finanziari, dopo il fallimento della banca d'investimenti Lehman
Brothers, basta da sola a far capire quali livelli di follia assoluta aveva
raggiunto, prima della crisi, la finanza cosiddetta "innovativa"
praticata, e predicata, dai guru americani dei mercati. Gli stessi guru che,
cantori del liberismo a oltranza e della forza auto-regolatrice del mercato,
venivano presi a modello da tanti commentatori europei, pronti a biasimare i
costumi delle nostre autorità di controllo e dei nostri intermediari
finanziari. Ora che la crisi è esplosa e ha raggiunto livelli mai toccati nel
secondo dopoguerra, è chiaro che il sistema economico mondiale - cioè, chi più
chi meno, noi tutti - dovrà pagare, e ha appena iniziato a farlo, il conto di
questa demenziale ubriacatura di ricchezza cartacea, di finta ricchezza. Senza
ancora essercene accorti, il conto lo stiamo già pagando, anche quelli tra noi
- noi europei, ad esempio - che non hanno mai investito in derivati e non hanno
mai pensato di farlo. Già. Perché lo stesso sistema bancario che in America, in
Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, e per fortuna molto meno in Germania e quasi
per niente in Francia, Italia e Svizzera aveva fatto monumentali pasticci con i
derivati, oggi corre ai ripari calcando la mano sui clienti "veri" e
"semplici", quelli che chiedono dei prestiti per lavorare, quelli che
scelgono di comprare una casa alla portata del loro reddito e vogliono solo un
piccolo mutuo. Questo genere di cliente sta pagando già colpe non sue, sotto
forma di ogni sorta di maggior costo e minor celerità di espletamento delle
pratiche, perché le banche hanno stretto - anche in Italia - i cordoni della
Borsa. I dati ufficiali dell'ultimo trimestre non sono ancora disponibili ma
anche in Europa, anche in Italia siamo alla stretta creditizia. Le grandi
banche non si fidano più l'una dell'altra e non si finanziano più come prima,
reciprocamente, sul mercato cosiddetto interbancario. Preferiscono chiedere
soldi in prestito direttamente alle banche centrali. E li lesinano, ormai,
anche ai migliori clienti. Figuriamoci a quelli modesti, a quelli ordinari. È
vero che le banche italiane sono rimaste finora sostanzialmente immuni dalla
crisi. Ma come ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi
"naturalmente, se la crisi dovesse diventare sistemica, i rischi di
controparte potrebbero sempre espandersi in tutto il mondo". Nonostante
"finora le posizioni patrimoniali delle banche nell'area euro restino
solide". Ma cosa s'intende per "rischio di controparte"? Semplice:
la Lehman Brothers è fallita a causa di un "buco" di 613 miliardi di
dollari che avrebbe dovuto rimborsare a una serie di creditori. Significa che
in giro per il mercato finanziario ci sono un numero imprecisato di
"controparti", tra cui certamente anche tanti italiani - sia persone
fisiche che, soprattutto, istituzioni finanziarie - che erano creditori di
Lehman e non saranno rimborsati. Saranno colpiti dal "rischio di
controparte", subiranno delle perdite e forse, a loro volta, non riusciranno
a rimborsare alcuni dei loro debiti o tutti. È questo l'effetto-domino negativo
che potrebbe innestarsi, con conseguenze spaventose. Nell'angoscia che le
attanaglia, sull'orlo di una crisi di nervi, le banche di tutto il mondo si
rivalgono sul signor Rossi, piccolo imprenditore che deve soltanto rifinanziare
le proprie fatture; o con mister Smith, che deve comprar casa e ha chiesto un
mutuo. E anche le banche italiane - pur meno malconce di molte colleghe
straniere - si comportano sempre peggio, come se avessero la coda di paglia, se
cioè sapessero che prima o poi le perdite-monstre potrebbero toccare anche a
loro. Per i risparmiatori ma soprattutto per i clienti creditizi delle banche è
più che mai l'ora di aprire bene gli occhi e rileggersi l'elenco dei propri
diritti. Una banca in preda al panico è un interlocutore difficilissimo e
pericoloso. Se si è in possesso di un minimo di capacità negoziale e di potere
contrattuale, è l'ora di far la voce grossa: rifiutare l'aggravio delle
condizioni, riaffermare il proprio diritto a non fornire più garanzie di un
tempo, se necessario cambiare banca. Senza pudori inappropriati: se le banche
italiane (e finora, e speriamo che duri) sono rimaste immuni dalla crisi non è
stato per loro bravura; il merito va, da una parte, ai controlli preventivi più
severi esercitati dalle autorità europee e, dall'altra, a una circostanza in sé
negativa, ovvero l'assoluta marginalità del nostro mercato finanziario, che non
rendeva le nostre banche una controparte appetibile per le operazioni-monstre
che Lehman Brothers e tanti altri istituti anglosassoni costruivano e
sbolognavano poi in giro per il mondo sotto forma di derivati irrecuperabili.
Brave no, quindi, fortunate sì: due buone ragioni per chiedere, per pretendere.
È ora che le banche - italiane comprese - cambino atteggiamento con i clienti e
riducano le vessazioni cui li sottopongono. Non hanno alcun titolo per
continuare, ammesso che continuino, a lavorare come hanno fatto finora. Non
hanno cultura professionale e non hanno concorrenza. Non spetta a noi clienti
aiutarle a superare la crisi globale. A noi il diritto, invece, di difendere i
nostri interessi. Anche a costo di ritirare tutti i soldi e parcheggiarli tre
mesi - come inizia a suggerire più d'uno - sotto la classica mattonella. Sergio
Luciano è direttore di Panorama Economy. 18/09/2008.
( da "Secolo XIX, Il" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Il
dopo-olmert Gerusalemme. Tutti gli exit poll assegnano la vittoria al ministro
degli Esteri, Tzipi Livni. Le elezioni primarie del Kadima, il partito di maggioranza relativa israeliano, si avvierebbero
dunque verso la conferma dei pronostici della vigilia. Alla Livni viene
attribuita una percentuale di voti che oscilla tra il 44 e il 49 per cento.
Dietro di lei il generale a riposo Sahul Mofaz (37-38 per cento). Bassa
l'affluenza alle urne. A poco meno di due ore dalla chiusura dei seggi
aveva votato appena il 40 per cento dei 74mila aventi diritto, e la Livni,
grande favorita per la vittoria finale, ha espresso il suo disappunto,
esortando gli elettori a recarsi alle urne e a "votare con il cuore".
"L'affluenza è insoddisfacente", ha detto la Livni, che ambisce a
diventare la prima premier donna dai tempi di Golda Meir. Suo principale rivale
è il ministro dei Trasporti Sahul Mofaz. Tutti i sondaggi della vigilia, come
detto, davano per favorita la Livni. Ma per evitare un rischioso secondo turno
di ballottaggio dovrà superare il 40% dei consensi: un risultato dunque legato
strettamente al tasso di affluenza. Mofaz, un "falco" che vanta
sostenitori più motivati, afferma di poter raggiungere il 43% dei voti, ma in
realtà punta proprio al ballottaggio dove, con ogni probabilità, raccoglierà il
sostegno dei candidati minori, il ministro per la Pubblica Sicurezza Avi
Dichter e il ministro dell'Interno Meir Sheetrit. 18/09/2008.
( da "Repubblica, La" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Il ministro degli Esteri: Italia mai così in sintonia con Israele
Allarme di Frattini "In Europa si diffonde l'antisemitismo" GIAMPAOLO
CADALANU A PAGINA 14 SEGUE A PAGINA 14.
( da "Repubblica, La" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Kadima sceglie il leader, battuto Mofaz Israele,
la Livni vince le primarie prenderà il posto di Olmert ALBERTO STABILE A PAGINA
10 SEGUE A PAGINA 10.
( da "Repubblica, La" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Livni, una donna per guidare Israele Pronta a succedere a Olmert. "Alle primarie di Kadima hanno
vinto i bravi ragazzi" In serata le sono giunte le congratulazioni del
premier dimissionario ALBERTO STABILE DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME -
Quasi quarant'anni dopo Golda Meir, un'altra donna, il ministro degli Esteri,
Tzipi Livni, sarà con ogni probabilità designata a guidare il governo
israeliano. Le base elettorale di Kadima, il partito di centro voluto da Ariel
Sharon, chiamata a scegliere il successore di Ehud Olmert ha, secondo tutti i
sondaggi delle principali reti televisive, incoronato la Livni con un vantaggio
di circa dieci punti sul suo principale concorrente, il ministro dei Trasporti,
Shaul Mofaz. Costretto ad annunciare le dimissioni a causa delle molte
inchieste per corruzione che lo vedono coinvolto, Olmert esce da questa vicenda
come il vero sconfitto, anche se ieri sera, in un gesto di lealtà, ha
telefonato alla vincitrice per congratularsi. Bisognerà aspettare stamattina
per avere la certezza dei risultati. Lo spoglio delle schede, è cominciato ieri
sera nei 114 seggi distribuiti in tutto il paese e certamente non ci vorrà
molto tempo per scrutinare i voti dei quasi 40 mila iscritti su 74 mila che
sono andati alle urne (alla fine circa il 50 per cento degli aventi diritto).
Ma queste primarie, senza precedenti nella breve storia di Kadima, partito
fondato nel 2005, sono state segnate dall'incertezza che accompagna gli
esperimenti. Tutto è stato inventato in poche settimane. Gli exit poll, croce e
delizia di ogni elezione, sono cominciati a comparire sugli schermi televisivi
ben prima che si chiudessero i seggi. Tuttavia la distanza tra Livni e Mofaz, è
ben oltre il margine d'errore, al punto che la stessa Livni s'è presentata al
suo quartier generale per rivendicare, con una certa vena polemica, il
successo: "Hanno vinto i bravi ragazzi", ha detto, evocando per
contrasto la presenza di galoppini e maneggioni nelle schiere avversarie, cosa
che aveva generato anche un esposto alla procura. Se le proiezioni saranno
dunque confermate, per una volta i sondaggi e le agenzie di rating hanno avuto
ragione. Durante tutta la campagna, mai la supremazia della Livni rispetto ai
suoi concorrenti (oltre a Mofaz erano scesi in campo anche il ministro
dell'Interno Meir Shitreet e il responsabile della Sicurezza Interna, Avi
Dichter) è stata messa in discussione. Semplificando il senso della scelta
compiuta dalla base di Kadima, si può dire che tra la realtà e il mito, il
partito di Sharon ha scelto la realtà, tra la speranza e l'immobilismo, la
speranza. Se Tzipi Livni, nonostante le profonde radici familiari nella destra
nazionalista israeliana è giunta, alla fine di un lungo percorso, ad accettare
la necessità del compromesso, la sua vittoria all'interno di Kadima vuol dire
che il processo di pace con i palestinesi ha buone probabilità di proseguire.
Ma questo appartiene già al giorno dopo. Prima, la signora della diplomazia
israeliana dovrà dimostrare di avere le doti di un politico consumato, cosa che
non tutti gli osservatori sono disposti a concederle, per poter superare
ostacoli che mai ha dovuto fronteggiare nella sua breve carriera politica. A
cominciare dalla formazione di una nuova maggioranza di governo che potrebbe essere
la copia conforme di quella uscente ma potrebbe non esserlo, viste le
pregiudiziali sollevate sin dalla vigilia dal partito ultraortodosso sefardita
Shas. Certa di poter rappresentare un punto di riferimento quanto ad onestà
personale, in un momento della vita israeliana in cui la classe politica ha
dovuto subire severe censure morali, Tzipi Livni ha impostato la sua campagna
sulla discrezione e la cautela. Da oggi dovrà venire allo scoperto, cercando
innanzitutto di convincere quel 50 per cento dell'opinione recalcitrante che al
compromesso coi palestinesi non c'è alternativa. Non è detto che riuscirà. C'è
ancora chi scommette sulle elezioni anticipate e fra questi, in cuor suo, anche
Ehud Olmert. Ieri siamo andati nel seggio di Piskat Zeev, un quartiere di 50
mila abitanti, a Ovest di Gerusalemme, dove avrebbe votato il premier.
Elegante, disinvolto, il primo ministro dimissionario per sua stessa ammissione
non ha voluto dire per chi aveva votato, ma non ha rinunciato alla battuta.
Uscendo e rivolgendosi a noi giornalisti ha detto: "Arrivederci",
pausa, "perché ci rivedremo". "Farò il governo, ma non a
qualsiasi costo" ha detto Tzipi Livni quando le urne stavano per
chiudersi. Come dire che su certi punti di programma e su certi principi non è
disposta a transigere. Ma i suoi amici di partito sarebbero disposti a
rischiare le elezioni?.
( da "Unita, L'" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Secondo gli exit poll la ministra degli esteri di Israele
Tzipi Livni ha vinto le primarie per la leadership di Kadima col 48%. De
Giovannangeli a pag. 10 Primarie in Israele.
( da "Unita, L'" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
"L'Italia
nel mondo non conta più nulla" ROMA"Dobbiamo fare un piccolo atto di umiltà
e prendere atto del fatto che non contiamo più nulla. L'Italia è un paese che è
stato cancellato dagli schermi radar del mondo. Con l'eccezione del nostro
passato, se arrivasse uno tsunami e non ci fosse più l'Italia, nessuno se ne
accorgerebbe". Così il presidente del gruppo Cir, Carlo De Benedetti,
intervenendo al convegno dell'Aspen institute sulle
relazioni tra Italia e Israele. "Recentemente - ha proseguito De Benedetti - sono stato
negli Stati Uniti e per la prima volta da anni nessuno mi ha chiesto nulla su
cosa accade nel nostro paese". Secondo De Benedetti l'arretramento
dell'Italia a livello internazionale dipende "un po' dall'allargamento del
mondo e un po' dal fatto che nessuno, si è posto il problema di cosa
l'Italia vuole fare da grande in un mondo che è cambiato".
( da "Unita, L'" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
/ Roma
Trentaquattro anni dopo Golda Meir , il futuro d'Israele
sembra tornare a tingersi di rosa. Nel segno di Tzipi Livni. Un segno che prova
a tenere assieme, per Israele, tradizione e modernità,
bisogno di normalità e un presente vissuto in trincea. Il segno del cambiamento
possibile. Una sfida dal cui esito dipende il futuro stesso dello Stato
ebraico. Nata 50 anni fa a Tel Aviv, da genitori appartenenti alla destra militante e cresciuta nella convinzione ideologica che lo
Stato di Israele debba
includere l'intera biblica Eretz Israel (Israele+Cisgiordania), il pensiero politico di Tzipora (Tzipi) Livni si
è poi spostato su posizioni più moderate ed è ora identificata col centro
moderato e pragmatico. Ex ufficiale nelle forze armate e poi per quattro anni
nelle file del Mossad, Livni, laureata in legge e madre di due figli, è
entrata nella vita politica nelle file del Likud (centrodestra). Nel 1999 è
eletta alla Knesset per la prima volta. Due anni dopo entra nel primo governo
di Ariel Sharon e da allora è stata titolare di diversi ministeri, seguendo
l'ex premier in coma da oltre due anni anche nella fondazione del partito di
centro Kadima, in una carriera che l'ha portata a diventare una delle 100
persone più influenti del mondo secondo la classifica di Time magazine. Nel
2006 appoggia la decisione di Sharon di lasciare il Likud per dare vita a
Kadima. Lo stesso anno, dopo l'ictus che aveva colpito il popolare premier,
Livni sostiene Olmert alla guida di Kadima. Dopo le elezioni di quell'anno
vinte da Kadima, entra nel governo Olmert come vicepremier e ministro degli
Esteri. In quest'ultima veste partecipa personalmente ai negoziati di pace con
i palestinesi, guidando la delegazione del suo Paese. Dopo che il primo
ministro è stato costretto a dare il via libera alle primarie interne sull'onda
delle accuse di finanziamenti illeciti nell'ambito dello scandalo Talansky,
Livni ha condotto la sua campagna per le primarie puntando soprattutto sul tema
del rinnovamento della politica e la lotta alla corruzione. Ed è proprio
l'onestà in un Paese in cui spesso i dirigenti politici sono rimasti coinvolti
in scandali di corruzione o condotta impropria pare essere la sua arma
migliore, e lei stessa ha dichiarato di voler procedere a "delle correzione
dei cambiamenti per ristabilire la fiducia dell'opinione pubblica nei
politici". Sulla sua onestà i suoi avversari non hanno nulla da
"malignare": non a caso la chiamano Mrs Clean, Signora Pulizia. Non
ha scheletri nell'armadio al contrario di molti suoi colleghi che riempiono
colonne di giornali con i loro scandali quotidiani. "Lei è abbastanza
giovane rispetto agli altri protagonisti della scena politica israeliana. È
stata eletta alla Knesset, pochi anni fa. Non è mai stata sfiorata da inchieste
o accuse di corruzione. La gente vuole personaggi nuovi e trasparenti. Per
questo avrà il consenso alle primarie", afferma Herb Keinon, scrittore e
firma di punta del Jerusalem Post. Sulle questioni chiave del negoziato con i
palestinesi è rimasta cauta, senza esprimersi sulla spinosa questione dello
status di Gerusalemme. Sua è questa citazione: "Non è nostro interesse e
desiderio controllare un altro popolo. Al contrario vogliamo che il popolo
palestinese abbia un suo Stato fattibile, sicuro e prospero. Non è solo un'aspirazione
palestinese ma è anche un interesse di Israele purchè
questo stato non minacci la sua sicurezza". Su un altro problema centrale
di Israele, il programma nucleare iraniano, ritenuto
una minaccia all'esistenza dello Stato, Livni ha detto di privilegiare una
politica di dure sanzioni economiche nei confronti di Teheran, ma senza
escludere l'opzione militare. Ama vestirsi con rigorosi tailleur neri, calzare
scarpe con un tacco leggero, capelli a caschetto, Tzipora si divide tra la casa
e il lavoro, tra decidere l'educazione dei figli e spiegare al mondo perché
occorre isolare l'Iran di Ahmadinejad. Quando può, si rilassa davanti ai
tamburi. E "ritma" il tempo di Israele. Il
suo tempo. u.d.g.
( da "Unita, L'" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Rmare un
nuovo governo. Se avrà la maggioranza sarà la prima premier dopo 34 anni di
Umberto De Giovannangeli LA TENSIONE si scarica con il primo exit poll. Il
sorriso illumina il volto di Tzipi Livni. Tutti i riscontri delle tv israeliane
convergono nelle risultanze: la ministra degli Esteri vince le primarie di
Kadima e rimpiazzerà il premier Ehud Olmert alla guida del partito. I risultati
ufficiali sono previsti per la tarda notte. L'ufficializzazione avverrà oggi.
Ma sulla vittoria della ministra non ci sono dubbi. Gli exit poll vanno tutti
nella stessa direzione: Livni ha vinto sul suo più accreditato sfidante, il
ministro dei Trasporti Shaul Mofaz, con una percentuale superiore a quel 40%
necessario per non dover andare al ballottaggio. Nel quartier generale di
"Tzipi" sorrisi e lacrime di gioia accompagnano ogni exit poll delle
reti televisive: Tv di Stato: Livni 47, Mofaz 37, Dichter 8, Shitrit, 7; Tv,
Canale 2: Livni 48, Mofaz 37, Dichter 7, Shitrit, 7; Tv, Canale 10: Livni 49;
Mofaz 37, Dichter 7, Shitrit, 7; Sito web Kadima: Livni 44, Mofaz 38, Dichter
10, Shitrit, 8. Secondo le emittenti televisive, hanno votato oltre il 50 per
cento dei 74 mila aventi diritto. A cinquant'anni Tzipora "Tzipi"
Livni diviene la donna in politica più potente d'Israele e forse dell'intero Medio Oriente. Attorno a lei si stringono i
giovani, tante le ragazze, che l'hanno accompagnata in questa
"straordinaria avventura". "Tzipi rappresenta il futuro, incarna
la speranza del cambiamento. Ed è bello che Israele si affidi ad una donna", dice Yael, 20 anni, una delle
oltre quattrocento volontarie dei "comitati per Tzipi". Yael
fa festa. Ma per Tzipi Livni la strada che la porterà dalla guida di Kadima
alla poltrona di premier è ancora irta di ostacoli. In base alla legge
elettorale israeliana, il presidente della repubblica Shimon Peres conferirà
subito l'incarico al nuovo capo del principale partito della coalizione. Questi
avrà quindi 42 giorni di tempo per mettere in piedi la compagine del nuovo
gabinetto. Operazione di alta ingegneria politica, dati il numero e la
eterogeneità dei partiti che fanno parte della coalizione, tra i quali sarà
cruciale il ruolo del partito dei religiosi ortodossi Shas. Se in 42 giorni di
consultazioni il capo di Kadima non riuscirà nell'impresa, allora si andrà alle
elezioni anticipate, che si svolgerebbero a dicembre. Di fronte a quest'ultima
ipotesi, però, stando ai sondaggi nazionali degli scorsi mesi ben difficilmente
il Kadima potrebbe mantenersi al vertice dell'arco costituzionale israeliano.
In questa fase, infatti, sarebbe il Likud a occupare la posizione di Kadima,
facendo segnare una svolta a destra alla politica dello Stato più nevralgico
del Medio Oriente. Il nuovo premier, verosimilmente, sarebbe così Beniamin
Netanyahu, elemento di punta dei "falchi". Non si potrebbe escludere,
di fronte a tale evenienza, che Kadima si scinda. Da una parte la Livni, che
manterrebbe le posizioni centriste e forse potrebbe avvicinarsi ai laburisti (operazione
resa però più difficile dalle poche simpatie tra lei e il leader Ehud Barak) e
dall'altra Mofaz, l'elemento meno "liberal" del partito attualmente
al governo, che magari potrebbe essere risucchiato nell'orbita conservatrice di
Netanyahu, tornando nel proprio alveo storico. Nel frattempo, l'attuale premier
- sul quale si è abbattuta una tempesta politico-giudiziaria con accuse di aver
percepito fondi illegali quando era sindaco di Gerusalemme e poi ministro
dell'Industria - benchè abbia promesso di dimettersi resterà in carica per il
disbrigo degli affari correnti. Impegno che però è visto come se fosse nella
pienezza della carica, tanto più che Olmert ha sempre dichiarato esplicitamente
di voler proseguire lui - sino a che gli sarà possibile - i negoziati con i
palestinesi. Forte, in questo, anche del "gradimento" del presidente
dell'Anp Mahmud Abbas (Abu Mazen). Il fallimento dei negoziati attualmente in
corso, continua a ripetere l'ex "falco" Olmert, potrebbe precipitare
di nuovo il Paese nella spirale del terrorismo e farebbe tornare a parlare
dell'ipotesi - dai più aborrita - di uno Stato binazionale,
israelo-palestinese.
( da "Corriere della Sera" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2008-09-18 num: - pag: 1
autore: di DAVIDE FRATTINI categoria: BREVI Israele: la Livni conquista il partito TEL
AVIV - Il ministro degli Esteri Tzipi Livni è nettamente in testa contro il
principale avversario Shaul Mofaz nelle primarie del partito Kadima. Gli altri
due contendenti (Meir Shitrit e Avi Dichter) non avrebbero superato la soglia
del 10%. Da oggi, Livni può lavorare alla nascita di una nuova
coalizione. A PAGINA 17.
( da "Corriere della Sera" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2008-09-18 num: - pag: 17
categoria: REDAZIONALE Convegno Aspen L'attuale ministro degli Esteri: "Sintonia forte con Israele". Il predecessore: "Non dimentichi gli arabi
moderati" "Sfida" Frattini-D'Alema su Stato ebraico e
palestinesi ROMA - Si parla di "Italia, Europa e Israele" nel convegno organizzato dall'Aspen. E in modo plastico,
nella sala conferenze della Farnesina, davanti a esperti internazionali ed
autorevoli esponenti della Comunità ebraica, si sfidano a distanza due
ministri degli Esteri: l'attuale, Franco Frattini, e l'uscente, Massimo
D'Alema. A distanza perché il primo parla all'inizio del convegno e il secondo
alla fine. Ma agli atti restano due discorsi molto diversi tra loro. Frattini,
che fa gli onori di casa, parla di come il governo Berlusconi abbia creato
"una sintonia molto forte con Israele" e
molto diversa da quella esistente "nel recente passato". Denuncia il
fatto che in Europa si sia registrata finora "una diffidenza
inaccettabile" verso lo Stato ebraico. In altre parole,
"l'antisemitismo è ancora diffuso nel nostro continente", compresa
l'Italia. Anche se, secondo l'ambasciatore in Italia, Gideon Meir, che ha
collaborato all'organizzazione del convegno, nel nostro Paese il fenomeno è
"molto marginale". Frattini se la prende anche con la "timidezza
eccessiva di alcuni leader europei rispetto a propositi sconsiderati e
pericolosi, come quello di chi nega l'Olocausto o auspica la distruzione di Israele". L'idea del convegno nasce dai 60 anni dello
Stato nato nel '48, dopo le persecuzioni della seconda guerra mondiale. Per
Frattini "è una scommessa vinta". E l'Europa deve essere un partner
stretegico per Israele. Nota significativa: il
ministro, nel suo discorso, non cita, se non indirettamente, i palestinesi e
non fa un cenno alla presenza dei nostri militari in Libano. Così come aveva
fatto invece la sera prima, con gli stessi interlocutori, Gianfranco Fini. Dopo
Frattini è la volta di un buon numero di diplomatici ed esperti, tra cui il
politologo Edward Luttwak, che lancia un accorato appello all'Unione europea
"perché fermi il programma nucleare iraniano con sanzioni durissime".
Alla fine, ultimo degli oratori nella sessione dedicata alla "pace
possibile ", interviene Massimo D'Alema. Che invece di palestinesi parla
molto. Anzi, parte proprio da loro per incoraggiare gli israeliani ad
appoggiare gli esponenti moderati, primo fra tutti il presidente Abu Mazen:
"Non sostenerli sarebbe suicida perché cancellerebbe gli interlocutori
migliori che abbiamo, forse i migliori che abbiamo mai avuto". Insomma,
bisogna puntare tutto su Annapolis: "Su questi accordi c'è l'impegno
personale del presidente americano George Bush: un fallimento sarebbe
irresponsabile perché offrirebbe su un piatto d'argento ai radicali la
dimostrazione che la pace non è possibile". E aprirebbe la strada a
scenari incontrollabili: "Basta pensare che a Gaza si comincia a parlare
di presenza di Al Qaeda". Frattini aveva sostenuto che un accordo è
possibile, "anche lasciando da parte lo statuto di Gerusalemme".
D'Alema pensa invece che "fare la pace senza affrontare quel nodo è una
pura illusione". E alla fine torna sulla necessità che, una volta giunti a
un vero accordo, ci sia una "forza internazionale" a garantirlo
"nei territori palestinesi e a Gaza". Questa volta non parla solo di
Unione Europa, ma anche di Nato: "Sarebbe una forza di deterrenza in più,
rispetto a quella dello Stato di Israele". Ed è
d'accordo sulla necessità di non far fallire Annapolis anche il sottosegretario
Stefania Craxi, rivelando che il governo italiano "sta già lavorando su un
piano Marshall " per il Medio Oriente. Roberto Zuccolini.
( da "Corriere della Sera" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Esteri - data:
2008-09-18 num: - pag: 17 categoria: REDAZIONALE Esteri La prima
"regina" di Israele
Premier Nata a Kiev, cresciuta negli Usa, Golda Meir (1898-1978) arrivò in
Terrasanta nel 1921. Fu la prima donna premier di Israele
(1969-74).
( da "Corriere della Sera" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-09-18 num: - pag: 13
categoria: REDAZIONALE L'editore De Benedetti: l'Italia non
conta più nulla Al convegno Aspen Institute sui rapporti Europa-Israele Carlo De Benedetti parla
soprattutto dell'Italia, che vede in grave declino: "Dobbiamo fare un
piccolo atto di umiltà e prendere atto che non contiamo più nulla". Per il
presidente del gruppo Espresso bisogna constatare che "il nostro Paese è
cancellato dagli schermi radar del mondo".
( da "Messaggero, Il" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Ato un
sospiro di sollievo. La lobby delle donne esulta. Il ministro degli Esteri, secondo
gli exit poll, ha vinto la corsa per la leadership di Kadima e quando,
probabilmente domenica, Ehud Olmert rassegnerà formalmente le dimissioni, sarà
lei ad aver l'incarico di formare il nuovo governo. I dati forniti dalle tre
reti tivù - a Livni il 48-49 per cento dei voti degli iscritti al partito, a
Mofaz il 38 - difficilmente subiranno cambiamenti sostanziali quando lo
scrutinio sarà completo. Il risultato apparentemente netto ha sorpreso un po'
tutti. Livni era apparsa preoccupata nel tardo pomeriggio di fronte a
un'affluenza ai seggi molto più bassa delle previsioni (appena il trenta per
cento dei 74 mila aventi diritto al voto) tanto che aveva chiesto e ottenuto un
prolungamento di mezz'ora delle votazioni. "Io so di cosa ha bisogno questo
paese" le parole pronunciate dal ministro degli Esteri ieri mattina dopo
aver votato. "Ossia continuare il processo che ci consentirà di
determinare le frontiere d'Israele
in piena sicurezza". Ha poi ricordato come fin dall'inizio aveva
appoggiato la decisione di Ariel Sharon di smantellare tutti gli insediamenti
nella striscia di Gaza e restituire quel territorio ai palestinesi. L'ex
generale, clinicamente morto per un ictus, intendeva chiudere una parte delle
colonie ebraiche in Cisgiordania ma, come per Gaza, prospettava scelte e
azioni del tutto unilaterali e non coordinate con la dirigenza palestinese. A
questa mancanza di coordinamento e di dialogo con il presidente Mahmoud Abbas
si deve, in parte, la presa di potere di Hamas nella striscia. Livni, invece,
intenderebbe proseguire il dialogo avviato da Olmert con Abbas. Contrariamente
al premier uscente, però, e in sintonia con la posizione palestinese ed è alla
ricerca di un accordo su tutti i punti del vasto contenzioso e respinge l'idea
di lasciare per il futuro una trattativa sulle questioni più complicate come lo
status di Gerusalemme. Anche per questa "spinta in avanti", la
formazione del nuovo governo sarà difficile. A sinistra i laburisti dovrebbero
sottoscrivere senza esitazioni una piattaforma di pace. L'incognita è invece
Shas, partito d'ultraortodossi che respinge a priori l'idea stessa di
condividere la città santa con i palestinesi. Da tempo minacciavano Olmert di
uscire dalla coalizione "se soltanto viene pronunciato il nome Gerusalemme"
nel corso dei negoziati bilaterali. E probabilmente, per appoggiare Livni,
chiederanno garanzie precise. "Se lei dovesse cedere al ricatto dei
religiosi - ha minacciato ieri sera un esponente laburista - il nostro partito
potrebbe restare fuori della coalizione". E' ancora presto per fare
previsioni ma sono pochi in Israele a scommettere su
un governo di lunga durata e molti danno per scontate elezioni anticipate
all'inizio dell'anno nuovo. E.S.
( da "Messaggero, Il" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Di ERIC
SALERNO TZIPI Livni ha un viso troppo dolce e femminile, anche quando tira
fuori la sua grinta da avvocato divenuta politico, perché
qualche maschio israeliano, con ammirazione ma anche un tocco di malcelato
disprezzo per le capacità dell'altro sesso, possa un giorno definirla
"premier con le palle" com'era stata etichettata Golda Meir, la prima
donna a occupare la poltrona di primo ministro in Israele e che anni prima Ben Gurion, uno dei padri fondatori,
considerava "l'uomo migliore del suo governo". I tempi sono cambiati,
le realtà anche, ma in un Paese noto per essere tra i più maschilisti
dell'Occidente non molti giurerebbero sulle possibilità per una donna di venir
eletta premier. Golda ottenne quella poltrona per la morte del suo
predecessore, esponente di spicco del partito laburista. Livni spera, ora che
ha superato le primarie di Kadima, di ottenere anche il consenso dei laburisti
e di Shas per presentare un governo nuovo ed evitare, fino al 2010, la sfida
delle urne. Molte attrici, persino Ingrid Bergman, hanno portato sullo schermo
la figura di Golda Meir. Di alcune sarebbe stata fiera. Certamente le starebbe
bene l'ultima interpretazione, quella di Lynn Cohen che nel film di Steven
Spielberg ha ricordato i momenti drammatici quando dopo il massacro degli
atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco dette l'ordine di rintracciare e
uccidere i mandanti dell'attentato e altri leader palestinesi come Wail
Zuweiter, noto poeta e scrittore freddato nell'atrio della sua casa romana
soltanto perché rappresentava il suo popolo in Italia. D'altronde, Meir sosteneva
l'inesistenza del popolo palestinese per dire che gli ebrei erano praticamente
approdati in un territorio, la Palestina, senza
legittimi abitanti. Livni non la pensa così. E guarda poco a Golda Meir nel
modellare il proprio futuro. Lei si considera l'erede politico di Ariel Sharon.
Il "bulldozer", lo chiamavano dopo la guerra dei "sei
giorni" nel 1967 quando respinse le forze egiziane fino al canale di Suez.
E nessuno dimentica il suo ruolo nel massacro di Sabra e Chatila a Beirut.
Livni, però, preferisce guardare agli ultimi anni dello statista che per colpa
di un ictus ha abbandonato il potere nelle mani di Ehud Olmert. E, dice,
intende tendere una "mano ai palestinesi" per chiudere una volta per
sempre il conflitto centenario degli ebrei d'Israele
con il popolo che per Golda non esisteva. Ci riuscirà? E fino a che punto sarà
disposta ad andare? Meir e Olmert (e se ci arriverà Livni) hanno in comune di
essere approdati alla guida del governo senza consultare il popolo. E hanno in
comune la mancanza di esperienza nel campo della sicurezza. Nessuna carriera
militare alle spalle, non la dirigenza di un dicastero come quello della
difesa. Golda Meir si portava addosso l'aura di "nonna degli
israeliani" ma dietro quella immagine rassicurante si mostrava capace di
decisioni difficili. Olmert ha cercato credibilità rispondendo a una mal
calcolata provocazione di Hezbollah con una guerra, quella del Libano, inutile
e disastrosa. E non bastano quei quattro anni come "agente" del
Mossad a migliorare di molto le quotazioni della Livni in un momento in cui Israele, i suoi dirigenti e il suo popolo stanno dibattendo
se attaccare o meno l'Iran con il rischio di scatenare, parole di un ministro
russo, una guerra mondiale.
( da "Messaggero, Il" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Di
CLAUDIO RIZZA ROMA Parli di Israele, dei palestinesi e
della pace che non arriva; di Hamas che ora deve guardarsi da al Qaeda; degli
arabi che temono più l'Iran che gli israeliani; del Libano e della Siria. Più
ne parli e più tutto sembra collegato in un gigantesco domino. Senti il ministro
degli Esteri, Frattini, denunciare come in Europa l'antisemitismo sia ancora
radicato, tanto che bisogna "tenere alta la guardia". E senti l'ex
ministro D'Alema contestare l'opinione di chi in Medio Oriente s'è arreso a una
pace che non arriva, forse impossibile, immaginando il ritorno a un percorso
lento e graduale, contrattaccando: "Il fallimento di Annapolis sarebbe un
dramma, il sostegno alla causa dei radicalismi". Cioé la vittoria di
Hamas, Hezbollah, della Siria e dell'Iran.Alla Farnesina, organizzato
dall'Aspen, va in scena una conferenza internazionale sui rapporti con
Gerusalemme, a 60 anni dalla nascita dello Stato di Israele.
E tutto è in ballo: le primarie tra Mofaz e la Livni, per scegliere il
candidato del Kadima; il dopo Annapolis che langue e allontana la pace; le
paure del mondo arabo; il pericolo di due stati palestinesi invece di uno. C'è
un pessimismo di fondo, molti arabo-israeliani non vedono luce, ma D'Alema
chiude la giornata con un elettroshock. La scelta di Bush su Annapolis, dice, è
stata una mossa importante, una sfida che Olmert ha accettato e portato avanti.
Speriamo che i cambiamenti politici in Israele
rafforzino questa linea, perché Annapolis non deve fallire. "L'alternativa
è drammatica: vi sarebbe il collasso palestinese. A Gaza sta prendendo potere
al Qaeda assumendo posizioni critiche verso Hamas. Gaza potrebbe diventare un
serbatoio qaedista, arriveremmo a rimpiangere Hamas". Poi ancora: "La
leadership di Mahmud Abbas (Abu Mazen) è la migliore che i palestinesi abbiano
mai avuto. E' stato l'unico a criticare Arafat, è il più aperto alla pace.
Rischiare di perderlo è grave. Ed è un rischio grave per Israele che dovrebbe porsi questo
problema". Dunque D'Alema incalza Israele: "Offrano loro un accordo di pace per riunificare sotto una
guida moderata i palestinesi". Affrontando tutti i problemi, Gerusalemme
compresa. E la comunità internazionale dovrebbe farsi carico della questione
delle sicurezza e della costruzione dello Stato palestinese. Come?
D'Alema ripete le sue idee: una forza internazionale a Gaza, a garanzia
dell'accordo sottoscritto; e un "piano Marshall" di aiuti alla Palestina. I soldi degli arabi sono tanti, e poi ci
sarebbero Usa e Ue. La Nato potrebbe garantire Israele
e creare una struttura di cooperazione con i paesi arabi moderati; la Ue farsi
carico dello sviluppo e dell'integrazione economica dell'area. Questo serve per
evitare la disgregazione palestinese. Ma soprattutto "leadership
forti". In attesa che Israele decida i suoi
assetti politici, Frattini ha invitato a cena gli ambasciatori della Lega araba
e oggi sarà in Egitto dal presidente Mubarak e dal collega Abu Geit. Il
sostegno dell'Italia a Israele è uno dei perni della
politica estera del governo. L'ambasciatore israeliano in Italia, Gideon Meir,
ha apprezzato il sostegno di Frattini e confermato l'analisi
sull'antisemitismo: "A volte in Europa vediamo accadere fenomeni di
demonizzazione, delegittimazione e doppio standard nei confronti dello stato di
Israele". Criticare il governo israeliano è
legittimo, ma mischiare questo con l'antisemitismo proprio no.
( da "Opinione, L'" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Oggi è
Gio, 18 Set 2008 Edizione 196 del 18-09-
( da "Voce d'Italia, La" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Esteri Articoli correlati: *Israele
libera 198 prigionieri palestinesi *Israele:
rilasciati 5 palestinesi *Obama: "Rapporto speciale Usa-Israele"
Guarda tutti i correlati.
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
La Livni
vince e succede al premier Olmert MICHELE GIORGIO Gerusalemme. Attesa e
tensione dominavano ieri sera le ore precedenti alla chiusura dei seggi
elettorali, prolungata di mezz'ora per consentire una maggiore affluenza, ma
ben pochi dubitavano del risultato delle primarie di Kadima, il partito di
maggioranza relativa. Senza smentire i sondaggi, la cinquantenne Tzipi Livni,
ministro degli Esteri, prenderà il posto del premier dimissionario Ehud Olmert,
costretto a farsi da parte sotto il peso di inchieste giudiziarie. Unanimi gli
exit poll: la Livni ha superato il ministro dei Trasporti Shaul Mofaz - ex capo
di Stato maggiore, ritenuto un "falco" poco incline al compromesso
con arabi e palestinesi - con oltre dieci punti di margine (49%-37% e 48%-37%).
Nella notte, la Livni ha ricevuto la telefonata dello stesso Olmert e si è poi
proclamata vincitrice: "Si sono imposti i migliori", ha detto
parlando ai suoi sostenitori. Aggiungendo: "Avete fatto un lavoro
straordinario, farò di tutto per non deludervi". Con la Livni si è
congratulata anche il ministro degli Interni Meir Shitrit, che era uno dei
quattro candidati alla guida di Kadima. Dal canto suo il negoziatore
palestinese Saeb Arakat ha espresso la speranza che si aprano dei negoziati di
pace "seri", dopo la vittoria della ministra. Stimata a Washington e
in Europa, apprezzata da molti israeliani per la sua volontà di porre la
"questione morale" alla politica israeliana, la Livni nei panni di
nuovo leader di Kadima sarà chiamata a formare un nuovo governo. Un'impresa non
facile alla luce del clima favorevole nel Paese alle elezioni anticipate ma
che, se conclusa con successo, potrebbe incoronarla primo
premier donna di Israele
dai tempi della "dama di ferro" Golda Meir, che guidò il Paese negli
anni 1969-74. E ora a Tel Aviv si guarda già al dopo voto. In base alla legge
elettorale israeliana, il capo dello stato Shimon Peres conferirà al più presto
l'incarico al nuovo leader di Kadima di formare un nuovo governo. Questi
avrà 42 giorni di tempo per mettere in piedi l'esecutivo. Ma non sarà
un'operazione semplice visto che il partito dei religiosi ortodossi Shas,
chiave di ogni coalizione governativa in Israele,
sembra preferire le elezioni anticipate al governo della Livni, accusata di voler
negoziare con i palestinesi lo status futuro di Gerusalemme. Il voto anticipato
non dispiace anche ad altri partiti della coalizione attuale, tra i quali
quello laburista di Barak, e al Likud (destra) di Netanyahu, che sperano di
raccogliere consensi proprio dalla fragilità di Kadima, un partito giovane,
fondato alla fine del 2005 dall'ex premier Ariel Sharon (tra oltre due anni in
coma profondo) che in appena tre anni di vita ha già cambiato tre leader senza
riuscire realmente a radicarsi nel Paese. Per questo motivo la Livni potrebbe
ritrovarsi non a capo di un governo ma solo di un partito che dovrà preparare
in tutta fretta le elezioni anticipate. Diversi analisti, inoltre, non
escludono che il partito possa dissolversi con la stessa rapidità con cui vide
la luce, e già si diffondono voci di un rientro nei partiti d'origine
(Laburista e Likud) di una parte del gruppo dirigente di Kadima.
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
"L'Italia
ormai conta zero" De Benedetti a Confindustria sindacati e governo: non
abbiamo più credibilità Una strigliata. Di più. Un durissimo attacco. Nel
mirino finisce lo Stivale. Protagonista, l'imprenditore Carlo De Benedetti che
sull'immagine del Belpaese proprio non si risparmia. E non usa mezzi termini.
Lancia strali per l'assoluta scomparsa della credibilità internazionale del
nostro Paese. "Dobbiamo fare un piccolo atto di umiltà - ha detto ieri al
parterre che lo ascoltava durante il suo intervento ad un convegno su Israele organizzato dall'Aspen alla Farnesina - dobbiamo
prendere atto del fatto che ormai davvero non contiamo più nulla". Un
attacco quello di De Benedetti rivolto a tutti. In prima fila, Confindustria,
poi i sindacati e il governo che "non si sono affatto posti il problema di
cosa fare da grandi. L'Italia - ha proseguito - è un Paese che è stato ormai
cancellato dagli schermi radar del mondo". Un'accusa davvero molto dura.
Poi racconta una sua esperienza. "Recentemente sono stato negli Stati
Uniti e cosa davvero unica nel suo genere per la prima volta dopo molti anni
nessuno mi ha chiesto nulla del nostro Paese. Davvero nessuno. Con la sola
eccezione del nostro passato - ha incalzato - sono convinto perciò che se a
questo punto arrivasse uno tsunami nessuno si accorgerebbe che l'Italia non c'è
più. Questo un po' per il processo di allargamento del mondo e un po' perchè
l'Italia non si mai posta il problema in termini reali di cosa fare da grande.
Nessuno - ha ribadito - si è posto questo problema nè la Confindustria, nè i
sindacati nè il governo". E ancora. Carlo De Benedetti parlando
dell'"irrilevanza dell'Italia nel mondo" ha però aggiunto "noi
italiani abbiamo tanti difetti ma almeno siamo simpatici. Individualmente, con
le nostre caratteristiche personali. E siamo a livello singolo un Paese che sa
adattarsi". Parlando poi in particolare dei rapporti con Israele, il manager Carlo De Benedetti ha spiegato che
"in campo economico loro guardano a noi nei termini di come vorrebbero
essere dal punto di vista del management ma avendo loro la consapevolezza di
essere dei leader tecnologici". L'ingegnere ha detto
di avere ormai una grande esperienza di investimenti in Israele: "Sono stato per molti anni
il primo investitore italiano. È un Paese strano ma ha una sua identità morale
e la certezza della propria sopravvivenza. Andare in Israele - ha concluso - è una grande opportunità".
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Esteri Pagina
111 Il ministro degli Esteri supera il rivale Shaul Mofaz. Il difficile compito
di formare un nuovo governo Una donna alla guida di Israele
Il ministro degli Esteri supera il rivale Shaul Mofaz. Il difficile compito di
formare un nuovo governo Tzipi Livni in testa nelle primarie di Kadima -->
Tzipi Livni in testa nelle primarie di Kadima GERUSALEMME Scene di giubilo nel
quartier generale di Tzipi Livni per i risultati degli exit poll che hanno dato
al ministro degli Esteri la vittoria nelle primarie di Kadima con oltre il 40
per cento dei consensi. Ehud Olmert, travolto dagli scandali, è costretto a
dimettersi. "Oggi è stato eletto il nuovo primo ministro" ha
esclamato esultante il ministro Eli Aflalo, membro del partito, che si era
apertamente schierato nel campo della signora Livni. Silenzio invece finora dal
quartier generale di Shaul Mofaz, ministro dei trasporti ed ex ministro della
Difesa, che in queste elezioni era stato il maggiore rivale della Livni.
GOVERNO Le prime reazioni dei partiti sono di prudenza. Il deputato Gilad
Eldan, esponente del Likud (destra), il maggiore partito dell'opposizione dalle
cui file proviene la Livni, prima di seguire Ariel Sharon in Kadima, ha
apertamente escluso che il suo partito possa aderire a un'ampia coalizione di
governo guidata dalla Livni. Il leader dello Shas, partito religioso
ultraortodosso e membro della coalizione di governo, ministro Eli Ishai, ha
detto che il partito non entrerà in un governo Livni se non saranno accolte le
sue richieste in materia di politica sociale e "se vi sarà una svendita di
Gerusalemme". L'esponente laburista Ofir Pines ha affermato che i
laburisti non entreranno a qualunque costo in un governo Livni e chiederanno
nuove linee programmatiche. I laburisti, ha detto, non entreranno in un governo
di stasi e preferiranno andare a elezioni anticipate. PERES In base alla legge
elettorale israeliana, il presidente della repubblica Shimon Peres conferirà
l'incarico al nuovo capo del principale partito della coalizione. Questi avrà
quindi 42 giorni di tempo per mettere in piedi la compagine del nuovo
gabinetto. Operazione di alta ingegneria politica, dati il numero e la
eterogeneità dei partiti che fanno parte della coalizione. Se in 42 giorni di
consultazioni il capo di Kadima non riuscirà nell'impresa, allora si andrà a
dicembre alle elezioni anticipate. LIKUD Di fronte a quest'ultima ipotesi,
però, stando ai sondaggi nazionali degli scorsi mesi ben difficilmente il
Kadima potrebbe mantenersi al vertice dell'arco costituzionale israeliano. In
questa fase, infatti, sarebbe il Likud a occupare la posizione di Kadima,
facendo segnare una svolta a destra alla politica dello Stato più nevralgico
del Medio Oriente. Il nuovo premier sarebbe così Beniamin Netanyahu, elemento
di punta dei falchi. Non si potrebbe escludere, di fronte a tale evenienza, che
Kadima si scinda. Da una parte la Livni, che manterrebbe le posizioni centriste
e forse potrebbe avvicinarsi ai laburisti e dall'altra Mofaz, l'elemento meno
liberal del partito attualmente al governo, che magari potrebbe essere
risucchiato nell'orbita di Netanyahu. OLMERT Nel frattempo Olmert - sul quale
si è abbattuta una tempesta politico-giudiziaria - benché abbia promesso di
dimettersi resterà in carica per gli affari correnti. In serata si è congratulato
telefonicamente con Livni.
( da "Secolo XIX, Il" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Primarie
in israele La leader di Kadima ha tempi stretti per costruire un nuovo
esecutivo. E incombe l'ombra di Natanyahu 19/09/2008 Gerusalemme. "La
responsabilità che mi è stata conferita dal pubblico mi porta ad affrontare
questo lavoro con grandissimo rispetto". Queste le prime parole
pronunciate dal ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni dopo la vittoria
nelle primarie di Kadima. La Livni ha vinto, ma di stretta misura sarà con ogni
probabilità il prossimo primo ministro, dopo le dimissioni di Ehud Olmert : la
nuova Golda Meir, a detta di molti quotidiani internazionali. A conclusione di
una notte in bianco, il conto delle schede nelle urne ha dato alla signora
Livni la vittoria col 43,1% dei voti rispetto al suo principale avversario, il
ministro dei trasporti Shaul Mofaz, al quale è andato il 42%. Quest'ultimo,
dopo aver preso in considerazione la possibilità di chiedere un nuovo conteggio
delle schede, ha deciso di accettare la sconfitta e ha telefonato alla Livni
per farle le congratulazioni di rito. In seguito al risultato il ministro Shaul
Mofaz, ieri in serata, ha annunciato di voler prendere una pausa dalla
politica: "Ho deciso di lasciare la politica, per ora. Voglio riflettere
sul mio futuro, su come potrò aiutare lo Stato di Israele
al meglio, resterò comunque legato a Kadima e appoggerò sempre il mio
partito". Non capita spesso che una signora della politica riesca a
sconfiggere tre uomini, oltre a Mofaz, anche il veterano della politica Meir
Shitrit e un ex capo dello Shabak , Avi Dihter. Ma la Livni c'è riuscita grazie
alla voglia degli israeliani di cambiamento, di una nuova leadership fresca ma
sopratutto pulita. Nata 50 anni fa a Tel Aviv da genitori appartenenti alla destra militante e cresciuta nella convinzione ideologica
che lo Stato di Israele
debba includere l'intera biblica Eretz Israel (Israele e Cisgiordania), il pensiero politico della Livni si è poi
spostato su posizioni più moderate ed è ora identificata col centro moderato e
pragmatico. Ex ufficiale nelle forze armate e poi per quattro anni nelle file
del Mossad, Tzipi Livni, laureata in legge, è stata eletta alla Knesset
per la prima volta nel
( da "Repubblica, La" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Pagina XXI
- Roma La medaglia dei giusti a chi salvò gli ebrei FEDERICA ANGELI (segue
dalla prima di cronaca) La medaglia ai due fratelli è stata
consegnata ieri da un ministro consigliere dell'Ambasciata di Israele in Sinagoga, dove era presente
anche il rabbino emerito di Roma Elio Toaff. "I Fantera hanno compiuto un
atto coraggioso - ha detto ancora Pacifici - che, in un periodo in cui si
vendevano gli ebrei, denunciandoli, per 5mila lire di allora, significava
mettere a rischio la propria vita. Noi gli siamo debitori". Alla
cerimonia ha voluto simbolicamente partecipare l'ex sindaco della capitale e
leader del Pd Walter Veltroni che ha inviato una lettera. "Storie come
questa sono splendide - ha scritto - Nell'Europa dominata dal nazifascismo ci
fu chi scelse di aprire la propria casa e di salvare così migliaia di
vite".
( da "Unita, L'" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Di Maria
Teresa Cinanni MEMORIA, identità, scrittura e soprattutto confronto con l'altro
visto come fonte di ricchezza e crescita. È il filo conduttore del primo festival
internazionale di letteratura ebraica che si svolgerà alla Casa
dell'Architettura a Roma da domani al 24 settembre. Un fe- stival in cui i nomi
noti (Lizzie Doron, Erri De Luca, Lia Levi, Sami Michael) si alterneranno a
quelli dei giovani emergenti, come Nathan Englander, che inaugurerà la rassegna
sabato 20. E dove gli incontri letterari saranno intervallati da concerti
musicali (apre Gabriele Coen con "Jewish experience"), proiezioni di
film (Meduse di Shira Geffen e Etgar Keret in programma per martedì 23
settembre), coinvolgimento delle scuole (il 24 settembre incontreranno gli
scrittori Lia Levi e Shulim Vogelmann) e dal concorso "Con gli occhi del
racconto", indetto dagli organizzatori "per stimolare la
partecipazione del pubblico". "Realizzare questo festival è un po'
realizzare un sogno - ha spiegato il presidente della Comunità ebraica,
Riccardo Pacifici, durante la presentazione ieri in Campidoglio - La proposta è
partita dall'ex delegata comunale alla multietnicità, Franca Coen, proprio durante
le polemiche sorte alla Fiera del libro di Torino e l'abbiamo portata avanti
per far conoscere la profondità della cultura ebraica anche
al di là della Shoah e del conflitto israelo-palestinese". E sul
superamento degli stereotipi si sono soffermati durante la presentazione di
ieri sia i presidenti della Regione e della Provincia, Piero Marrazzo e Nicola
Zingaretti, sia il sindaco Gianni Alemanno che ha sottolineato quanto
"tradizione e identità siano valori portanti della cultura ebraica".
"Una cultura altra, da conoscere al di là dei luoghi comuni" - ha
detto Zingaretti, evidenziando come la conoscenza dell'altro sia "alla
base della convivenza in una società dove non ci si può accontentare della
tolleranza. Conoscere è un modo per non aver paura - ha ribadito il presidente
della Provincia - E paradossalmente la varietà delle metropoli rappresenta
l'unico antidoto ai conflitti".
( da "Unita, L'" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Ga
maggioranza. Ma la destra del Likud vuole elezioni anticipate di Umberto De
Giovannangeli QUATTROCENTOTRENTUNO VOTI. Per un unico, piccolo punto
percentuale, affiancato da uno sparuto decimale, Tzipi Livni ha vinto le
primarie di Kadima. Non è stato il trionfo che sembrava delinearsi la notte
scorsa alla chiusura dei seggi, ma è pur sempre una affermazione che equivale
alla condizione necessaria (ma non sufficiente) per
assumere la guida del governo israeliano; o, se si preferisce, il mezzo obbligato
per raggiungere un fine evidente da tempo, prendere il posto di Ehud Olmert,
travolto da accuse di corruzione e di uso fraudolento di fondi pubblici.
Intanto una prima mossa a sorpresa l'ha fatta ieri sera Shaul Mofaz, il
candidato battuto sul filo di lana, annunciando che si concede una pausa
politica. Nel sorprendente annuncio ai suoi sostenitori Mofaz ha pure detto:
"Non intendo chiedere cariche o compiti di governo o alla Knesset. Resterò
membro di Kadima e continuerò a fare tutto quanto in mio potere a suo
favore". L'ex capo di stato maggiore, ha spiegato di aver maturato questa
decisione dopo essersi consultato con la famiglia. Adesso si attende che Olmert
formalizzi le dimissioni, atto che permetterà al presidente Shimon Peres di
conferire l'incarico alla nuova leader del partito di maggioranza relativa.
Solo allora per Tzipi (come familiarmente la si chiama in Israele)
si metterà in moto il timer politico istituzionale, che nello Stato ebraico è
regolato su 42 giorni. In questo tempo la premier incaricata dovrà dare prova
di essere all'altezza dei bizantinismi che spesso sono alla radice della
politica interna israeliana. Perchè vari fattori indicano che il tempo potrebbe
non giocare a favore della Livni e che in molti si proveranno a gettare sabbia
nel carburatore del suo motore. Il primo è il premier uscente, Olmert. Che
potendo restare in carica per gli affari correnti non avrà così tanta fretta di
passare la mano alla sua collega di partito, con la quale si è congratulato ma
che è noto non avere avuto mai troppo in simpatia. Tanto più che Olmert è
determinato a portare avanti finchè potrà il dialogo faticosamente riallacciato
con l'Anp, col cui presidente Abu Mazen ha instaurato un buon rapporto
personale. Ancor più interessato a far trascorrere i 42 giorni istituzionali
con un nulla di fatto è Benyamin Netanyahu, il leader del Likud, la destra
storica da cui provengono la stessa Livni e Mofaz. Secondo i sondaggi, se si
andasse alle elezioni anticipate ora il Likud passerebbe al primo posto nelle
preferenze di un elettorato sempre più su posizioni di destra. La Livni, forse
per saggiare le reazioni della coalizione, soprattutto il partito religioso
ortodosso Shas, ha detto che vorrebbe cercare di dar vita a un governo di unità
nazionale, associandovi anche il Likud. Ma proprio ieri Netanyahu ha criticato
Kadima asserendo che non ha futuro. Di certo, Tzipi costruisce il suo presente.
All'attacco. La prima mossa intanto l'ha centrata: ha convocato per oggi la
dirigenza del partito, compreso Mofaz. Tzipi si è dunque messa immediatamente
al lavoro per preparare almeno una bozza di coalizione, sempre che Olmert non
traccheggi nelle dimissioni sino alla partenza per New York di Peres, che
mercoledì prossimo parteciperà all'assemblea delle Nazioni Unite e non potrà
quindi conferire alcun incarico per tutta la settimana. Sul fronte palestinese,
reazioni contrastanti. "La signora Livni è intimamente coinvolta nel
processo di pace e perciò pensiamo che continuerà a cercare un'intesa con
noi", dice a l'Unità Saeb Erekat, stretto collaboratore di Abu Mazen,
rallegrandosi per "la scelta del popolo israeliano". Di segno
contrario a Gaza le reazioni del movimento islamico Hamas, per il quale tra la
Livni e Mofaz non c'è nessuna vera differenza. Il premier di fatto di Hamas,
Ismail Haniyeh, ha detto a questo proposito che "tutti i leader israeliani
condividono posizioni ostili al nostro popolo, del quale negano i diritti
soprattutto su Gerusalemme". La Jihad islamica, fazione islamica sostenuta
dall' Iran, ha chiesto al governo di Abu Mazen "di cessare ogni forma di
dialogo e negoziato col nemico israeliano, chiunque lo rappresenti".
( da "Unita, L'" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
"Per
Israele Tzipi è il cambiamento, come Barack" /
Roma Scrittrice e firma di punta di Haaretz, Neri Livneh, ha tratteggiato sul
quotidiano progressista di Tel Aviv un ritratto non formale, ma ricco di
spunti, della donna più potente (politicamente parlando) di
Israele: Tzipi Livni,
ministra degli Esteri, vincitrice, sia pure sul filo di lana, delle primarie di
Kadima. "Più che l'Hillary Clinton d'Israele - osserva - Tzipi Livni può rappresentare per Israele ciò che Barack Obama sta
rappresentando per l'America: la speranza di un cambiamento possibile".
È tempo di accostamenti. È il tempo di Tzipi Livni. C'è chi guarda agli Stati
Uniti e vede nella Livni una sorta di Hillary Clinton israeliana.
"Comprendo l'accostamento di genere, ma non credo che le ragioni del
successo di Tzipi possano trovare spiegazione in quelle che hanno portata
all'ascesa, ma anche alla sconfitta, di Hillary. Soprattutto per quanto
riguarda il rapporto tra pubblico e privato delle due. Tzipi Livni ha custodito
gelosamente la sua sfera privata, evitando qualsiasi politicizzazione, mentre
Hillary ha dovuto fare i conti con un legame che era immediatamente pubblico e
politico. Piuttosto, se accostamenti vanno ricercati, ne trovo più corretto un
altro...". Quale? "Quello con Barack Obama. Non tanto per una
comunanza di idee, quanto per come la Livni e Obama vengono percepiti dalle
rispettive opinioni pubbliche: vale a dire come aria nuova in una politica
vecchia che ripropone sempre gli stessi protagonisti". Sempre a proposito
di accostamenti. Per restare a Israele, c'è quello con
Golda Meir? "Trentaquattro anni dopo, Israele
potrebbe, anche se è molto difficile, riavere un primo ministro donna. Ma il
rapporto tra Tzipi e Golda finisce qui. Su ciò che ha significato Golda Meir
per Israele sono stati scritti decine di libri. Per
Tzipi Livni è ancora troppo presto. C'è però da notare una cosa che va a favore
della Livni...". A cosa si riferisce? "A come sono state scelte. Per
la prima volta nella storia di Israele, una donna è
stata eletta alla guida di un partito. Eletta e non scelta, come lo fu Golda
Meir, da una commissione ristretta. Tzipi Livni ha vinto una concorrenza
agguerrita, che non le ha risparmiato colpi bassi. Una donna ha sconfitto due
generali (Shaul Mofaz e e Avi Dichter, ndr.)- Due uomini che hanno cercato di
farsi forti del loro passato militare, in una chiave molto
"machista", contro una donna "normale". Ma è stata proprio
questa normalità a rappresentare una delle ragioni di maggiore appeal di Tzipi
Livni non solo e tanto rispetto agli iscritti di Kadima, quanto all'opinione
pubblica israeliana che vede in lei la più valida alternativa al ritorno al
potere della destra e del suo leader, Benjamin Netanyahu". Cosa incarna
oggi Tzipi Livni? "Una speranza di cambiamento. Che va verificata,
certamente, ma che esiste. E questo è un bene. Per Israele
e per le donne israeliane che dimostrano di poter conciliare pubblico e
privato. Forse non dovremo attendere ancora tanto tempo per vedere i tre poteri
di Israele - giudiziario, legislativo, esecutivo -
guidati da tre donne. Quello sarà un gran giorno per Israele".
u.d.g.
( da "Manifesto, Il" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Tzipi
Livni "vince" le primarie di Kadima. Ora la sfida
del governo ISRAELE/PALESTINA Z. Schuldiner e M. Giorgio a pagina 10 MILANO |
PAGINA
( da "Messaggero, Il" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Di CARLO
JEAN IERI si sono svolte le elezioni primarie del Kadima il partito che guida
la coalizione al governo in Israele per designare il
candidato che dovrebbe sostituire il premier dimissionario Ehud Olmert,
accusato di corruzione. Vincitrice per pochi centinaia di voti sui 73.500
votanti membri paganti del Kadima è risultata la cinquantenne Tzipi Livni,
attuale ministro degli Esteri. Aveva abbandonato il Likud nel 2005, per fondare
Kadima con Ariel Sharon. Suo padre e sua madre avevano fatto parte dell'Irgun,
il gruppo sionista responsabile di attentati contro le truppe inglesi in Palestina. La Livni aveva lavorato per quattro anni nel
Mossad, come analista di intelligence. Nonostante tali precedenti, è una
moderata. Svolse un ruolo importante per l'approvazione da parte del Knesset il
Parlamento israeliano del ritiro dalla Striscia di Gaza. Non è detto che ce la
faccia a divenire premier. Deve ottenere il sostegno della destra del suo
stesso partito, che non le perdona l'insistenza di voler trattare con i
Palestinesi moderati. Se non riuscisse ad ottenere la maggioranza, entro
ottobre dovrebbero essere tenute nuove elezioni. La nomina della Livni a primo
ministro sarebbe la seconda donna a ricoprire tale incarico; la prima è stata
Golda Meir dovrebbe accelerare il processo di pace. È stata la prima tra gli
esponenti politici di Israele a sostenere che andava
da fatta una differenza fra i guerriglieri che attaccavano i soldati israeliani
ed i terroristi responsabili dell'uccisione di civili. I primi andrebbero
considerati soldati; i secondi criminali. La Livni gode di una buona
credibilità tra i palestinesi per i suoi tentativi di migliorare le condizioni
di vita in Cisgiordania. È poi favorevole a negoziati di pace con la Siria. Non
ha mai drammatizzato la minaccia nucleare iraniana. Il suo rivale il ministro
dei Trasporti Saul Mofaz, già capo di Stato maggiore e ministro della Difesa e
che aveva comandato le Forze armate israeliane durante la Seconda Intifada è
molto più intransigente. Si è comunque congratulato con la Livni per la sua
vittoria, dissociandosi da taluni suoi sostenitori che vogliono fare ricorso
per ricontare i voti. Sa poi benissimo che, se gli israeliani dovessero tornare
alle urne, vincerebbero i moderati. Da buon patriota, sa anche che Israele deve approfittare delle buone condizioni che oggi
esistono per fare la pace con la Siria. È la premessa per quella con i
Palestinesi e per la neutralizzazione dell'Hezbollah in Libano. Se senza
l'Egitto non si può fare la guerra, senza la Siria non è possibile alcuna pace
in Medio Oriente. Negoziati informali fra Israele e Siria sono in corso da quasi
un anno, con la mediazione della Turchia. Il primo ministro turco, Tayyip
Ergogan, si è impegnato personalmente. Trattative formali e dirette fra Siria ed
Israele sono iniziate
qualche mese fa. Vi sono stati già quattro incontri quattro. Un quinto,
previsto per il 18 settembre, è stato rinviato, per la crisi del governo
israeliano. La Livni ne è una sostenitrice convinta. Ha saputo ottenere il
sostegno dell'Arabia Saudita e dell'Egitto. Ma sa che deve concludere nel più
breve tempo possibile. Un accordo israelo-siriano non è contrastato solo
dall'Iran, ma anche da Mosca, seppure per motivi diversi da quelli di Teheran.
L'Iran perderebbe l'alleanza con Damasco e vedrebbe indebolita lo sciita
Hezbollah. Il "ritorno geopolitico" di Mosca interessa anche il Medio
Oriente. La Russia trae vantaggio nel seminare zizzania. Finché la situazione
rimarrà instabile, gli Stati Uniti dovranno continuare a concentrare sforzi e
risorse nella regione. Devono continuare la loro "vacanza"
dall'Europa Orientale e dal Caucaso. Lo si è visto in Georgia. Mosca
continuerebbe ad avere aperta la "finestra di opportunità", apertasi
con l'insabbiamento americano in Iraq. Potrebbe fare nuovi "interventi
umanitari" in Ucraina, Moldavia e Paesi Baltici. L'unica reazione
immediata di Washington potrebbe consistere in ritorsioni finanziarie.
Probabilmente sono già in corso. Un'altra opzione consisterebbe in un blocco
navale della Russia. Tecnicamente sarebbe possibile, data la potenza navale
americana. Politicamente non lo è, per la dipendenza energetica dalla Russia
degli alleati europei, sia per le ambiguità della Spd tedesca: il ventilato
"equilibrio" di Berlino fra Washington e Mosca segnerebbe la fine
della Nato. Gli Usa come al solito si trovano soli. L'outsourcing all'Ue delle
trattative con Mosca per la Georgia non ha prodotto risultati molto brillanti.
Ha confermato solo che l'Europa è un "mito geopolitico". Nel caso
georgiano, gli Usa sono stati lasciati soli anche da Israele.
Gerusalemme non può aspettare. Deve approfittare dei contrasti fra sunniti e
sciiti. Non vuole che Mosca riarmi la Siria. La conclusione di un accordo con
Damasco diventerebbe più difficile. Un forte sostegno russo indurrebbe i
siriani a "rilanciare". Inoltre, con il tempo, la presenza russa in
Medio Oriente si rafforza. Non è un caso che sia stato segnalato l'arrivo a
Beirut di molti agenti dell'Fsb, il successore del Kgb. Palestinesi, Siriani e
l'Hezbollah non costituiscono una minaccia mortale per Israele.
Lo potrebbe essere oltre che il nucleare iraniano l'Egitto qualora fosse
destabilizzato dai Russi il regime di Mubarak. In fin dei conti, Hamas è figlio
dei Fratelli Musulmani. Per questo sembra proprio per insistenza della Livni Israele è stato estremamente cauto nei confronti della
Russia. Già il 5 agosto tre giorni prima dell'inizio del conflitto in Ossezia
del Sud ha sospeso le forniture militari alla Georgia. Può averlo fatto su
richiesta russa, oppure perché aveva intuito che cosa sarebbe avvenuto. Con ciò
gli Israeliani hanno irritato Washington. Se lo possono permettere. La loro
dipendenza dagli Usa rimane elevata sotto il profilo politico e psicologico, ma
marginale economicamente e militarmente. Mosca ha apprezzato la decisione
israeliana e, con il pragmatismo che la contraddistingue, ha subito ricambiato.
La visita in Russia del presidente siriano Assad, andato a chiedere armi
moderne, si è conclusa con un nulla di fatto. Beninteso, i "giochi"
rimangono aperti. Ma, come messo in rilievo nella recente riunione alla
Farnesina dell'Aspen Italia, gli Israeliani hanno ragione ad essere ottimisti.
Non solo perché la loro economia va sorprendentemente bene, ma anche perché
sono aumentate le prospettive di pace. L'elezione della Livni le rendono più
probabili.
( da "Corriere della Sera" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Corriere
della Sera - ROMA - sezione: Tempo Libero - data: 2008-09-19 num: - pag: 16
categoria: REDAZIONALE Inaugurazione Film e libri: si apre domani il primo
Festival della letteratura ebraica Il popolo che ama raccontare Tra gli ospiti
Etgar Keret, Sami Michael e Lizzie Doron Scriveva Franz Kafka che in fondo gli
ebrei non sono pittori, perché non riescono a dare delle cose una
rappresentazione statica, ma le vedono sempre in mutamento. Forse perché il
popolo ebraico è sempre stato protagonista, spesso suo malgrado, di migrazioni
e profondi cambiamenti, pur riuscendo a tenere viva la propria identità. Per
questo gli ebrei sono narratori e per raccontare hanno sempre usato il
linguaggio della letteratura e del cinema. C'è un
personaggio israeliano che incarna contemporaneamente queste due figure. Si
chiama Etgar Keret, ha quarant'anni ed è stato scelto dagli organizzatori del
primo Festival della letteratura ebraica per inaugurare, domani alle 21, la
manifestazione. Keret parlerà del suo film "Meduse" (premio della
critica al festival di Cannes 2007), che ha diretto insieme alla moglie
Shira Geffen, e dei suoi libri, considerati un modello del racconto breve. Il
festival, curato da Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann,
è stato presentato ieri mattina in Campidoglio alla presenza del sindaco Gianni
Alemanno, del presidente della Provincia Piero Marrazzo e di quello della
Regione Nicola Zingaretti: tutti convinti che la manifestazione ha
l'opportunità di far conoscere una cultura troppe volte ridotta a stereotipi.
"L' idea - ha precisato Francesco Marcolini, coordinatore della rassegna -
nasce dalla sfida di creare a Roma il centro promozionale della letteratura
ebraica. Vogelmann spera che il festival riesca aa aprire una finestra sulla
letteratura ebraica, "per mostrare la complessità di un popolo troppe
volte associato solo alla Shoah o al conflitto mediorientale ".
L'assessore comunale alla Cultura, Umberto Croppi, auspica che in futuro la
manifestazione si possa "unire" a quella che si svolge quest'anno
"parallelamente a Tel Aviv" sui dialoghi italo-ebraici. Primo ospite,
a fianco di Keret, sarà lo scrittore newyorkese Nathan Englander, convinto che
"molti hanno paura della letteratura per il potere che ha nel superare i confini".
Tra gli altri protagonisti del festival, non solo grandi autori, ma anche
giovani talenti da tutto il mondo, che hanno contribuito ad arricchire la
tradizione letteraria ebraica. Ci saranno Sami Michael (candidato al Nobel),
Haim Baharier, Stefano Levi della Torre, Roberto Piperno e Lizzie Doron.
Accanto al festival è stato indetto anche un concorso letterario, "Con gli
occhi del racconto", che ha raccolto in un mese più di 300 inediti.
Immagine simbolo del festival. In alto, Sami Michael e, sotto, Etgar Keret Lauretta
Colonnelli Casa dell'Architettura, dal 20 al 24 settembre. Info:06.36005450.
( da "Opinione, L'" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Oggi è
Ven, 19 Set 2008 Edizione 197 del 19-09-2008 Iran Lo show islamofascista di
Ahmadinejad di Giorgio Bastiani Il termine "Islamofascismo" non è
campato per aria. Lo dimostra la conferenza stampa tenuta ieri a Teheran dal
presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che rieccheggia toni mussoliniani e
hitleriani. "Lasciate che approvino nuove sanzioni, così potremo
ringraziare Allah", ha dichiarato Ahmadinejad a proposito della minaccia
di nuove misure sanzionatorie internazionali, che potrebbero essere decise oggi
stesso dal gruppo di negoziatori 5+
( da "Opinione, L'" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Oggi è
Ven, 19 Set 2008 Edizione 197 del 19-09-2008 Intervista a Paolo Bertuccio/
Posti di lavoro per sconfiggere la criminalità di Paolo Della Sala Paolo
Bertuccio è segretario regionale del Pri, partito dalla nobilissima tradizione,
nella Liguria che diede i natali a Giuseppe Mazzini, e nell'Italia di Ugo La
Malfa. Il Pri è stato l'unico partito italiano ad aver
appoggiato Israele anche
negli anni neri del terrorismo palestinese, quando i governi italiani, secondo
autorevolissime testimonianze (il presidente emerito della Repubblica Cossiga),
davano carta bianca ai terroristi che colpivano gli israeliani. Un episodio
quasi da "leggi razziali" che andrebbe discusso. Segretario,
la scorsa settimana L'Opinione ha intervistato il coordinatore regionale di
Forza Italia, on. Scandroglio, il quale ha parlato dell'operato del sindaco di
Chiavari Agostino. Lei risiede a Chiavari, qual è il suo giudizio
sull'amministrazione? Il quadro è sostanzialmente positivo. Come Scandroglio,
sottolineo la necessità di mantenere al livello ottimale la pulizia, i servizi
di vigilanza, la manutenzione urbana. I punti negativi riguardano il mondo
della produzione, la creazione di posti di lavoro, gli investimenti. Per ora
sento parlare di decine di milioni di investimenti nel porto. Va bene, ma l'edilizia,
anche se portuale, non è tutto, in un'economia locale e nazionale bloccata.
Servono posti di lavoro veri. E' questo il primo punto del nostro programma, da
sempre. Oggi sembra quasi che il lavoro non interessi a nessuno, forse si vive
ancora di rendita, ma prima o poi questa finisce. Si pensi al turismo: serve un
rilancio. Pensi che 40 anni fa i nostri albergatori offrivano il rimborso di
tutte le spese di viaggio ai loro ospiti. E' così che hanno creato la ricchezza
che ora ci permette di sopravvivere. La sicurezza in Liguria è un tema caldo.
Quali le sue priorità? Non ci sono priorità: ogni problema è importante. La
creazione di posti di lavoro, se accompagnata dalla diffusione di un'etica del
lavoro, è il fondamento della lotta alla criminalità (ma il diritto/dovere di
"fare carriera" è stato osteggiato dalle sinistre, che hanno colpe
sociali gravissime). La liberalizzazione dell'economia è un modo per offrire a
tutti occasioni di crescita, il che combatte la piaga della droga, che colpisce
la maggioranza dei giovani, privati di dinamica sociale. Bene le iniziative
sulla prostituzione. Finora i sindaci non potevano fare tutto: serviva una
legge nazionale, che è arrivata. Adesso si deve agire in tutto nel Tigullio
senza ipocrisie: il mestiere più antico del mondo può essere praticato in spazi
chiusi, ma deve emergere dall'illegalità. Ciò può avvenire con la creazione di
cooperative e col pagamento delle tasse. Mi meraviglia che il governo Prodi,
che predicava il "paghiamo tutti le tasse", abbia chiuso gli occhi su
quella che è una delle prime fonti di reddito in Italia? Parliamo del
commercio, settore importantissimo a Chiavari e in regione. Il commercio è in
crisi già da tempo. Servono nuove idee e nuovi imprenditori. Aggiungo: servono
nuovi capitali, anche perché fino a qualche anno fa nei negozi di Chiavari
arrivavano i residenti della Fontanabuona, che però ora si sono organizzati
localmente. Il tunnel tra la costa e la Fontanabuona potrà aiutare Rapallo, ma
non il resto del Tigullio e del Levante ligure. Il presidente della Ascom
Bovone ha già più volte lanciato l'allarme, e ora è tempo che l'amministrazione
risponda alle sue richieste, individuando soluzioni urbanistiche nuove,
offrendo facilitazioni a chi opera nel commercio. E' urgente e utile per le
aziende come per i consumatori. Elezioni: si stanno già scaldando i motori di
tutti i partiti? Il quadro parte da una constatazione: lo schieramento di
sinistra è alla fine. Il PD e l'area di Rifondazione non offrono più alcuna
soluzione agli elettori, anzi sono diventati parte del problema. Sono
scandalizzato dagli scempi urbanistici di Sestri Levante e da quello - inaudito
- che si vuole fare a Boccadasse, l'antico porticciolo peschereccio di Genova,
che è destinato alla solita "ristrutturazione" targata Coop rosse,
con costruzione di appartamenti di lusso etc. Questa situazione impone
all'opposizione di cui fa parte il PRI ligure, di muoversi per tempo, senza i
ritardi e la mancanza di coordinamento di altre occasioni. Ne discuteremo con
gli altri partiti quanto prima. Nel frattempo stiamo per lanciare un'iniziativa
importante, un aiuto concreto ai cittadini che non arrivano alla quarta
settimana. Ne riparleremo presto.
( da "Opinione, L'" del 19-09-2008)
Pubblicato anche in: (Opinione, L')
Argomenti: Israele/Palestina
Oggi è
Ven, 19 Set 2008 Edizione 197 del 19-09-2008 Israele Tzipi Livni vince per soli 431 voti e non convince di Michael
Sfaradi Le primarie di Kadima si sono concluse, come era stato previsto, con la
vittoria di Tzipi Livni, ma questa vittoria, al contrario di quello che si
poteva credere alla vigilia, anziché rafforzare il partito creato da Sharon,
potrebbe portare a termine il lavoro iniziato da Olmert e distruggerlo
definitivamente. Le percentuali per un candidato, necessarie ad evitare
il ballottaggio sono del 40%, ma in questo caso, per altro rarissimo, sono in
due i candidati che hanno superato questa soglia: la Livni con il 43,1% e Shaul
Mofaz con il 42%. Questo significa che a conti fatti il segretario del partito,
e di conseguenza chi dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere il nuovo
primo ministro, è stato deciso da 431 voti di differenza. Le primarie avevano
vari obbiettivi come, ad esempio, sostituire in tempi brevi Ehud Olmert,
personaggio da tempo scomodo per Kadima. Dovevano dare l'idea, soprattutto agli
alleati di governo, di un partito sano ed unito che elimina, rinnovandosi, le
mele marce. Dall'analisi del voto, invece, si vedono degli scenari dove è
chiaro che nessuno di questi obbiettivi sia stato raggiunto perché le
percentuali finali mettono in risalto una spaccatura all'interno di Kadima e
questo rende improponibile l'idea di un partito unito, forte e capace di
governare in un momento così delicato come quello attuale. Per Tzipi Livni sarà
difficile, se non impossibile, convincere gli attuali ministri a far parte di
una nuova compagine, e visto che la sua vittoria non è stata schiacciante come
avrebbe dovuto essere, mantenere viva la coalizione diventa una missione
impossibile. I sondaggi danno Kadima in netto calo di preferenze e gli attuali
alleati hanno la forte tentazione di giocare la carta delle elezioni
anticipate. Il Likud (che, secondo i sondaggi, sarebbe il più votato in caso si
tornasse alle urne) per voce del suo segretario Beniamin Netanyahu ha già fatto
sapere che non farà parte di un governo di unità nazionale. Con l'avvicinarsi
delle festività ebraiche, il capodanno lunare (Rosh Ha Shanna), il giorno
dell'espiazione (Kippur) e la festa delle capanne (Sukkot), le consultazioni
per la formazione di un'eventuale nuovo governo potrebbero slittare di almeno
tre settimane e il tempo che la Livni ha per presentare un nuovo governo, con
una maggioranza certa alla Knesset, al presidente Shimon Peres, è limitato per
legge. Nel frattempo Olmert, che aveva assicurato le sue dimissioni
all'indomani del voto alle primarie, rimane indisturbato al suo posto e
continua a fare danni e ad esercitare il potere come se nulla fosse,
continuando, e questo è l'assurdo, i suoi colloqui di pace con Abu Mazen,
l'altra marionetta di questo teatro dei burattini. Le regole della democrazia
dicono che quello che sta succedendo è tutto legale, ma è chiaro che non
possono essere 431 voti di un partito che non ha più il favore popolare a
decidere chi deve guidare il paese e questa è la ragione per cui l'insofferenza
cresce sia nei partiti che nella popolazione.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 19-09-2008)
Argomenti: Israele/Palestina
Esteri
Pagina 113 La vittoria del ministro alle primarie di Kadima è risicata e
formare un nuovo governo non sarà facile Israele, la
Livni è già al lavoro La vittoria del ministro alle primarie di Kadima è
risicata e formare un nuovo governo non sarà facile Il rivale Mozaf annuncia
una pausa dalla politica --> Il rivale Mozaf annuncia una pausa dalla
politica TEL AVIV Per un unico, piccolo punto percentuale, affiancato da uno
sparuto decimale, Tzipi Livni ha vinto le primarie di Kadima. Non è stato il
trionfo che sembrava delinearsi la notte scorsa alla chiusura dei seggi, ma è
pur sempre una affermazione che equivale alla condizione necessaria (ma non
sufficiente) per assumere la guida del governo israeliano; o, se si preferisce,
il mezzo obbligato per raggiungere un fine evidente da tempo, prendere il posto
di Ehud Olmert, travolto da accuse di corruzione e di uso fraudolento di fondi
pubblici. MOFAZ Intanto una prima mossa a sorpresa l'ha fatta questa sera Shaul
Mofaz, il candidato battuto sul filo di lana, annunciando che si concede una
pausa politica. Adesso si attende che Olmert formalizzi le dimissioni, atto che
permetterà al presidente Shimon Peres di conferire l'incarico alla nuova leader
del partito di maggioranza relativa. Solo allora per Tzipi (come familiarmente
la si chiama in Israele) si metterà in moto il timer
politico istituzionale, che nello Stato ebraico è regolato su 42 giorni. In
questo tempo la premier incaricata dovrà dare prova di essere all'altezza dei
bizantinismi che spesso sono alla radice della politica interna israeliana.
Perché vari fattori indicano che il tempo potrebbe non giocare a favore della
Livni e che in molti si proveranno a gettare sabbia nel carburatore del suo
motore. OLMERT Il primo è il premier uscente, Olmert. Che potendo restare in
carica per gli affari correnti (compito mai di pura routine in un paese
cruciale per gli equilibri geopolitici mondiali) non avrà così tanta fretta di
passare la mano alla sua collega di partito, con la quale si è congratulato ma
che è noto non avere avuto mai troppo in simpatia. Tanto più che Olmert è
determinato a portare avanti finchè potrà il dialogo faticosamente riallacciato
con l'Anp, col cui presidente Abu Mazen ha instaurato un buon rapporto
personale. Ancor più interessato a far trascorrere i 42 giorni istituzionali con
un nulla di fatto è Benyamin Netanyahu, il leader del Likud, la destra storica
da cui provengono la stessa Livni e Mofaz. Secondo i sondaggi, se si andasse
alle elezioni anticipate ora il Likud passerebbe al primo posto nelle
preferenze di un elettorato sempre più su posizioni di destra. La Livni, forse
per saggiare le reazioni della coalizione, soprattutto il partito religioso
ortodosso Shas, ha detto che vorrebbe cercare di dar vita a un governo di unità
nazionale, associandovi anche il Likud. Ma proprio ieri Netanyahu ha criticato
Kadima asserendo che non ha futuro. DIRIGENZA Tzipi, la vincitrice arrivata
quasi seconda, la prima mossa intanto l'ha centrata: ha convocato per oggi la
dirigenza del partito, compreso Mofaz, che ha detto di non aspirare a cariche o
compiti di governo o alla Knesset, il parlamento, ma resterà a disposizione del
partito. Tzipi si è dunque messa immediatamente al lavoro per preparare almeno
una bozza di coalizione.