| GARANTE
  PRIVACY Comunicato
  stampa del 2-9-2008 Marketing telefonico:
  scattano i divieti del Garante alle chiamate indesiderate. Stop del
  Garante privacy al marketing selvaggio e alle telefonate promozionali
  indesiderate. L’Autorità - con alcuni provvedimenti di cui è
  stato relatore Mauro Paissan - ha vietato ad alcune
  società specializzate nella creazione e nella vendita di banche dati
  (Ammiro Partners, Consodata
  e Telextra), l’ulteriore trattamento di dati
  personali di milioni di utenti. I dati, nello specifico
  numeri telefonici, erano stati raccolti e utilizzati illecitamente,
  senza cioè aver informato gli interessati e senza che questi avessero
  fornito uno specifico consenso alla cessione delle loro informazioni
  personali ad altre società.
 Il divieto è scattato anche per altre aziende, come Wind, Fastweb,
  Tiscali e Sky, che hanno acquistato da queste società i data base allo
  scopo di poter contattare gli utenti e promuovere i loro prodotti e servizi
  tramite call center.
 “Se qualcuno vuole entrare in casa nostra – commenta Paissan – deve bussare. Così, se qualcuno
  vuole chiamarci per vendere un prodotto o un servizio, deve avere il nostro
  consenso per usare il nostro numero telefonico. Il Garante vuole difendere i
  cittadini che si sentono molestati da telefonate non desiderate. In questo modo si tutelano anche gli operatori di telemarketing
  che si comportano correttamente”.
 Ai provvedimenti inibitori si è giunti dopo ripetuti richiami e
  ispezioni, effettuate sia presso le società
  che avevano formato i data base e venduto i dati sia presso operatori
  telefonici e aziende che li avevano acquistati e i call
  center che contattavano gli utenti. Numerosi sono stati gli abbonati che
  hanno segnalato al Garante la ricezione di chiamate promozionali indesiderate
  effettuate da e per conto di diversi operatori telefonici o aziende che
  promuovevano beni o servizi. Dalle verifiche effettuate presso le
  società che hanno fornito i data base è emerso che i dati degli
  utenti erano stati raccolti e ceduti a terzi senza informare gli interessati,
  o informandoli in maniera inadeguata, e senza un loro preventivo specifico
  consenso. Una delle società, peraltro, offriva sul proprio sito i dati
  di oltre 15 milioni di famiglie italiane suddivise per redditi e stili di
  vita, senza che gli interessati fossero stati informati o avessero dato il
  loro assenso alla comunicazione dei dati a terzi.
 Da parte loro le aziende e le compagnie telefoniche che hanno acquistato i
  dati e li hanno utilizzati a fini di marketing telefonico (il cosiddetto teleselling), non si sono preoccupate di accertare, come
  prevede invece la disciplina sulla protezione dei dati, che gli abbonati
  avessero acconsentito alla comunicazione dei propri dati e al loro uso a fini
  commerciali.
 La mancata inosservanza del divieto dell’Autorità espone anche a
  sanzioni penali.
 
 Roma, 2 settembre 2008
                 |