PRIVILEGIA NE IRROGANTO di Mauro
Novelli |
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DOSSIER “LAICI & CHIERICI” |
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ARCHIVIO GEN. DEL
DOSSIER |
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l'innovazione
si muove tra comfort e risparmio - francesca gugliotta
( da "Repubblica,
La" del 21-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
illuminazione
degli archi con sorgenti luminose fluorescenti Archi Illuminazione indiretta
con sorgenti luminose fluorescenti per mettere in evidenza gli archi,
caratteristiche storiche dell´edificio luci soffitto Illuminazione diretta con
apparecchi disegnati su misura, equipaggiati con lampade a ioduri metallici con
bruciatore ceramico ad alta efficienza e resa cromatica
Argomenti: Laicita'
Abstract:
questo si
sono incontrati laici e cattolici e questa è l'eredità che ci hanno lasciato i
nostri padri. Noi non moriremo di prudenza». Non moriremo di prudenza, scrisse
Don Primo in uno dei suoi editoriali su Adesso. «Il Partito democratico deve
sopravvivere a noi ha detto il segretario del Pd e questo può essere possibile
solo se recuperiamo quei valori alla base delle nostre culture»
Il
Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad.
( da "Giornale.it,
Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Educazione
cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
Sgarbi:
io ottimo per l'Udc. Ma tratto con la Lega
( da "Corriere
della Sera" del 22-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Io faccio un
uso laico del profilattico». Sarebbe? «Se è un'estranea, mi proteggo». Lei ha
avuto tre figli, da tre donne diverse. «E li ho riconosciuti, lo scriva,
tutti». Perché non ha sposato le loro madri? «Una è morta. L'altra aveva già un
marito. La terza è stata ragionevole, e ha pensato bene di trovare subito un
accordo.
Embrione
INTEGRALISTA ( da "Manifesto, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
anche lui
cattolico ma ancora in possesso di un'etica, se non laica, almeno civica, a
invitare la signora a togliere il banner dalla pagina di posta targata
Provincia di Verona. L'aggiustamento, per quanto non indolore - l'assessora
ricevette parecchi messaggi di solidarietà e ci fu anche qualche presa di posizione
ufficiale dei partiti cattolici come l'
Patologie
dell'intellighentia ( da "EUROPA ON-LINE"
del 22-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Per questo
anche molti cattolici, da Abbagnano a Pampaloni («la mia Cassazione»), erano
entusiasti a suo fianco nella battaglia laica per la libertà. In questi Diari
nota Romano Montanelli non fa né psicanalisi né politica, ma si costruisce
«l'ultimo argomento, quello che chiude definitivamente a suo vantaggio la
discussione col mondo».
Il
Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad
( da "Giornale.it,
Il" del 22-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Educazione
cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
Non
rompo con il Pd Ma mi candido con Sinistra e libertà La scelta di Sergio
Staino: se Sinistra e libertà supera il 4% sarà un bene per me e per tutti
( da "Unita,
L'" del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
autorità
ecclesiastiche e lasciamo a Fini il compito di difendere la laicità dello
Stato..." Beh, questo Bobo la pensa proprio come me, e come me anche lui
crede che una forza genuinamente laica e socialista, che si ricolleghi
idealmente alla grande tradizione della sinistra storica italiana, non debba
assolutamente scomparire, ma, al contrario, debba vivere e crescere a fianco
del PD,
I
messaggi incompresi di Benedetto XVI
( da "Secolo
XIX, Il" del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
anche
cattolici, che desidererebbero procedere attraverso una politica di compromessi
con la società laica. Non a caso, proprio negli scorsi giorni di aprile, l'ex
premier britannico Tony Blair, dopo aver abbracciato la fede cattolica s'è
rivolto a Benedetto XVI chiedendogli di riconsiderare il suo giudizio sui gay «
perché oramai i credenti hanno mentalità più liberale»
Laicità
a rischio integralismo Ma la fede è solo conforto?
( da "Riformista,
Il" del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Laicità a
rischio integralismo Ma la fede è solo conforto? IL SUICIDIO DELLA MODERNITÀ.
Raffaele Iannuzzi nel suo ultimo saggio denuncia il fallimento di chi elegge il
dubbio a metodo ma non lo applica su di sé. Ma il libro non sottolinea che
anche chi crede dovrebbe avere un atteggiamento ugualmente problematico.
L'allenatore,
i figli, l'amante e il cuoco ( da "Manifesto, Il"
del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
siamo un
paese laico, la nostra costituzione è aconfessionale, però quando c'era il
nunzio apostolico, anche Zapatero ha calato le braghe. Da noi è difficile
parlare con la Curia, sono stati terribili con noi, con l'educazione. Ma la
Costituzione è laica, il cattolicesimo non è la religione di stato, però fa
parte della nostra cultura»
Lo
Argomenti: Laicita'
Abstract:
laicismo. I
loro testi più recenti rivendicano per le verità che affermano una qualità
anche morale. In questo modo, il cammino teologico del Novecento (von
Balthasar, Rahner, Congar, ma anche Paolo VI, Giovanni Paolo II e poi Benedetto
XVI) in un certo senso converge con larga parte del cammino del pensiero
filosofico: la riscoperta del grande valore della dignità della persona
Summit
sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno.
( da "Giornale.it,
Il" del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
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cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
se
la capitale laica si divide sull'ora di religione - andrea tarquini berlino
( da "Repubblica,
La" del 24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
rischia di
ricreare il muro tra Ovest e Est Se la capitale laica si divide sull´ora di
religione Da una parte, con la Cdu-Csu, gruppi cattolici, protestanti, ebrei e
musulmani Dall´altra i sostenitori della lezione di etica: "Una materia
che unisce tutti" ANDREA TARQUINI BERLINO dal nostro corrispondente Una
guerra sulla religione a scuola, un Kulturkampf, spacca Berlino e la Germania,
Bersani,
Tremonti e i cardinali Ecco il nuovo club degli antiliberisti
( da "Riformista,
Il" del 24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
L'umanesimo
laico e quello religioso, infatti, «hanno la stessa radice cristiana» e il
contributo che può arrivare dall'Italia, in questo senso, «dovrebbe essere di
valore mondiale». Anche perché l'attuale fase si chiude con «una recessione
senza precedenti».
Caro
Gervaso, lei si è sempre dichiarato un liberale vero senza santi in Paradiso.
N... ( da "Messaggero, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
della laicità
dello Stato. Lo Stato, come diceva Gentile, non può dipendere da nessuna
autorità spirituale, perché lo Stato, il vero Stato, è laico. Lei sostiene, a
proposito di una risposta data a un lettore, che se la diccì non avesse
confuso, e tanto furbescamente identificato il buon cittadino con il buon
cattolico e altrettanto furbescamente confuso il reato con il peccato,
Rosso:
"Scelta intelligente e coraggiosa" I giovani di sinistra: cerimonia
poco laica ( da "Stampa, La"
del 24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
cattolica.
Innanzitutto crediamo che il senso di laicità che è proprio dell'anniversario
della liberazione vada salvaguardato: che bisogno c'era di eliminare l'orazione
finale e di celebrare una messa a fine corteo? Perché non mantenere la vecchia
sceneggiatura che prevedeva una messa in basilica prima del corteo e poi tutti
insieme alla celebrazione storica e laica dei caduti per
L'ottimismo
non paga Sono entrato in alcuni negozi e ho provato a pagare con l'ottimi...
( da "Stampa,
La" del 24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
laici», ma
sarà permesso a un cattolico (meglio a una popolazione cattolica quale ancora
ha l'Italia) di essere fortemente preoccupati? Mi spiego: la barca dell'altro
giorno aveva 300 poveri cristi, algerini, eritrei, somali. E così centinaia e
centinaia di migliaia che arrivano, soprattutto da Paesi islamici se dal mare.
Il
vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute
( da "Giornale.it,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
Buona
Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati
( da "Giornale.it,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
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cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
I
"trafficanti di uomini"
( da "Giornale.it,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
bobo
e il giallo della tessera laicità, dibattito sul caso staino - maria cristina
carratu' ( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
ha detto che
le posizioni più integraliste e clericali siano solo quelle cattoliche? Se
laicità è assenza di pregiudizi, la tradizione comunista non è stata da meno?».
Andare con Vendola, insomma, «non è detto che sia più ?laico´». «Soffro,
difendere davvero la laicità nel Pd non è facile, ma ci provo, perché mai
dovrei tradire la mia biografia politica?
"troppo
laici? no, pluralisti" - torino
( da "Repubblica,
La" del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
TROPPO LAICI?
NO, PLURALISTI" TORINO Cinquemila persone ogni giorno, moltissimi i
giovani, gli stranieri. Giunta a metà del cammino, e dopo il calore che ha
circondato la presenza di tre giorni del Presidente Giorgio Napolitano, la
Biennale della Democrazia può già considerarsi un notevole successo: senza
effetti speciali,
ROMA
Un uomo di chiesa, un cardinale, non deve aver remore a parlare con i politici,
con i q... ( da "Messaggero, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Abbiamo la
consapevolezza di essere parte di un mondo cattolico più vasto, ma non ci
vergogniamo di essere cristiani contrariamente sembra facciano molti», dice. Il
leader centrista ricorda che «naturalmente siamo per uno Stato laico», ma
precisa che questo non ha niente a che fare con la negazione del bisogno di Dio
e della religione, che è naturale per tutti noi».
RISPOSTALa
resistenza non fu opera solo dei comunisti. I comunisti furono tra i più
determinati... ( da "Unita, L'"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
fa finta di
non saperlo ma è stato dal confronto fra le tradizioni cultuali e politiche dei
cattolici democratici che si richiamavano a Don Sturzo e alla Democrazia
Cristiana, dei laici del partito d'azione e dei "rossi" del Partito
Comunista Italiano che sono nate insieme la carta costituzionale e la
dialettica politica su cui si è basata la democrazia politica di questo paese.
VENERDI'
24 Tantestorie FABBRICA DELLE E, CORSO TRAPANI 95, ORE 9,30 Festa finale di
T... ( da "Stampa, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
30 Incontro
"La Turchia tra Europa ed Asia: un secolo tra laicismo ed Islam",
interviene Mario Losano. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Info 011/
5620047. Progetto Salute 2009 OSPEDALE MOLINETTE, CORSO BRAMANTE 88, ORE 18
Incontro "Quale cura per la guarigione?", incontro con Massimo Citro.
ARIO
GERVASUTTI VICENZA. L'UNITà POLITICA DEI CATTOLICI è FINITA. PUNTO. LO
RIPETE... ( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Invece in
Italia si assiste a un paradosso: si ritiene che "laicità" significhi
"neutralizzare i cristiani". Non si può ignorare che i cattolici sono
sempre stati protagonisti nella vita civile dello Stato unitario, e anche
attraverso la Dc hanno garantito la sopravvivenza della democrazia contro le
minacce totalitarie».
Milano,
fischiato il governatore Formigoni Franceschini: "Il nome della festa non
si cambia" ( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
"La
lotta di liberazione è stata opera di diverse famiglie italiane - ha detto
Formigoni - che si sono poi divise con episodi anche dolorosi. Ringraziamo
tutti coloro che si impegnarono nella lotta di liberazione, militari, civili,
artigiani, laici e cattolici, liberali, socialisti e comunisti.
TENTAZIONE
ROSSA PER SILVIO ( da "Stampa, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
E sono stati
tanti: ci sono stati i partigiani cattolici, socialisti, liberali, ma anche una
resistenza comunista a cui il Cavaliere potrebbe addirittura riconoscere il
merito di aver partecipato a questo moto di popolo. Non si sa con quali parole
Berlusconi, divulgatore del libro nero del comunismo, affronterà questo
argomento delicato.
Ora
di etica o religione, Berlino al voto Merkel si schiera con i cattolici
( da "Unita,
L'" del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
cattolici
GHERARDO UGOLINI Etica o religione? La metropoli più laica e secolarizzata
d'Europa (il 60% degli abitanti si dichiara non credente), tradizionalmente
moderna e trasgressiva, fiera delle sue «diversità» a partire dal sindaco gay
Klaus Wowereit, è diventata nelle ultime settimane il teatro di una guerra di
religione in cui gli opposti schieramenti si combattono con slogan
Milano
( da "Riformista,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
cattolica e
laica, e dall'altra parte una inciviltà che parte dalla sinistra». Ma non tutta
"la sinistra" ha fischiato Formigoni (che ha ricevuto qualche segno
di disapprovazione pure da qualche radicale laico dentro la Brigata ebraica). A
recitare la parte che fu di Bertinotti quest'anno è stato Oscar Luigi Scalfaro,
Se
gli intellettuali di sinistra
Argomenti: Laicita'
Abstract:
il
giustizialismo che fa a pugni con la libertà cara agli intellettuali, il
laicismo che nel partito non è omogeneo. Tuttavia... Racconta Vincenzo Cerami
che fu ministro dei Beni culturali del negletto governo-ombra di Veltroni: «Per
mesi avevo preparato un'enorme assemblea della Cultura con migliaia di partecipanti.
e
i fischi ( da "Corriere della Sera"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
3 Il
presidente il discorso e i fischi La replica del governatore Formigoni: una
contestazione preventiva, un comportamento intollerante e fazioso, segno che
lasciatemi dire c'è da una parte una civiltà liberale, cattolica e laica, e
dall'altra parte un'inciviltà che parte dalla sinistra». E poi: «Tutti devono
poter parlare c'è il sacro dovere di difendere la libertà»
Milano,
urla e fischi per zittire Formigoni
( da "Giornale.it,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
è e dal palco
di piazza Duomo ricorda come «la lotta di liberazione non sia stata lotta di
una parte sola», come il contributo «essenziale alla lotta partigiana sia stato
dato anche da laici e cattolici, repubblicani e monarchici, liberali e socialisti».
Virgolettati di una storia nazionale inaccettabile per la piazza.
Senza
titolo ( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
è e dal palco
di piazza Duomo ricorda come «la lotta di liberazione non sia stata lotta di
una parte sola», come il contributo «essenziale alla lotta partigiana sia stato
dato anche da laici e cattolici, repubblicani e monarchici, liberali e
socialisti». Virgolettati di una storia nazionale inaccettabile per la piazza.
Il
Vaticano fa interrompere lo show tv blasfemo in Israele.
( da "Giornale.it,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
Intervista
negazionista di Williamson, caso chiuso
( da "Giornale.it,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
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cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
Requiem
per Eluana con le parole del Concilio
( da "Giornale.it,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
Un
pensiero per Eluana ( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
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articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa
della crisi)
Darwin
e testamento biologico Vercelli "Crocevia del pensiero"
( da "Stampa,
La" del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
sarà il
filosofo e studioso di bioetica ad introdurre i temi dell'indisponibilità della
vita (l'etica cattolica, la vita è un dono) e della sua disponibilità (l'etica
laica, la vita è tua), che saranno poi illustrati da Lucetta Scaraffia, docente
de La Sapienza e giornalista dell'Osservatore romano, e da Armando Masserenti,
filosofo e giornalista del Sole 24 ore.
Otto
per mille ai valdesi "Il 2008 anno record"
( da "Stampa,
La" del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
confessioni
religiose e da laici. «Da un lato deriva dalla simpatia che la nostra chiesa è
capace a suscitare - spiega la pastora Maria Bonafede - dall'altro con il
nostro modo differente dal mondo cattolico di affrontare temi importanti come
il testamento biologico». Ma ci sono almeno altri due aspetti che in questi
anni hanno convinto a indirizzare alla chiesa valdese il contributo dell'
LA
POLEMICA Se il papa difende la corsia preferenziale per chi insegna religione
( da "Manifesto,
Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
laica
italiana - se non si professa "religioso"; anzi
"cattolico". Insomma, hanno trovato un lavoro soprattutto grazie al
papa. Ma il papa, ieri, forse perché era il 25 aprile, aveva proprio tanta
voglia di parlare e perciò ha sottolineato che «l'altissimo numero di coloro
che scelgono di avvalersi di questa disciplina è il segno del valore
insostituibile che essa riveste nel percorso
L'ora
di religione contro quella di etica, chiese all'assalto della scuola
( da "Manifesto,
Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
vogliono
prendersi una rivincita contro i corsi laici di «etica» nelle scuole berlinesi.
Hanno perciò promosso un referendum, per chiedere che i corsi di etica da
obbligatori diventino opzionali, alla pari con l'insegnamento confessionale
delle religioni, che andrebbe «rivalutato»: non più libero insegnamento
facoltativo, ma materia curricolare, con voto in pagella,
Nel
Pd anche la Binetti fa brodo? ( da "Manifesto, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
interamente
rivolto al controllo dello stato sulla vita delle persone in un'accezione di
universalità tipica della chiesa cattolica. Siamo quindi lontanissimi dal
pensiero laico. Procedo nella lettura alla ricerca di un esempio che faccia
vedere, dentro il concreto, un risultato di quest'alchimia pluralista e
dimostri come, in tutti questi anni di coabitazione,
No
all'ora di religione Berlino boccia il referendum dei cattolici
( da "Unita,
L'" del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
vittoria del
fronte laico. Se c'era bisogno di un'ulteriore conferma del fatto che i
cittadini di questa metropoli sono orgogliosi del loro spirito tollerante e
alieno da integralismi e fondamentalismi, questa è arrivata in modo clamoroso
con l'affossamento dell'iniziativa Pro Reli, che mirava a modificare l'attuale
sistema d'insegnamento della religione a scuola introducendo l'
Rischio
pandemia81 morti in Messico ( da "Secolo XIX, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
alcuni
analisti hanno sottolineato che l'ultima volta che le messe sono state
cancellate nel paese - dove l'85% della popolazione è cattolica - è stato
durante la "Guerra Cristera" (1926-1929) che oppose lo Stato laico
emerso dalla rivoluzione e gruppi armati cattolici. Chiusi anche gli zoo,
sospese le lezioni nelle scuole fino al 6 maggio.
Argomenti: Laicita'
Abstract:
«Fini è un
cattolico democratico?». «Per me, sì. E lo sento affine». «Ossia?». «Il Pdl è
un partito laico di ispirazione cristiana, come lo era la Dc. Da cattolico,
obbedisco alla Chiesa. Da politico, no». «È il mondo alla rovescia. I cattolici
conclamati come te contestano il Papa, i laici - vedi Pera, Ferrara,
Se
il papa difende la corsia preferenziale per chi insegna religione
( da "Manifesto,
Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
laica
italiana - se non si professa "religioso"; anzi
"cattolico". Insomma, hanno trovato un lavoro soprattutto grazie al
papa. Ma il papa, ieri, forse perché era il 25 aprile, aveva proprio tanta
voglia di parlare e perciò ha sottolineato che «l'altissimo numero di coloro
che scelgono di avvalersi di questa disciplina è il segno del valore insostituibile
che essa riveste nel percorso
La
teologia dei coleotteri ( da "Foglio, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
teologia
laica”. Nondimeno la chiesa gerarchica dovrebbe comunque urlare all?eresia.
Augias freme per l?incolumità del suo interlocutore (sono entrambi schedati
come “pericolosi” nei dossier delle spie vaticane); teme per la sorte di questo
suo antagonista così mondano da ripetere, come in un precedente suo libro,
Influenza
suina: oltre 100 morti ( da "Tempo, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
ultima volta
che le messe sono state cancellate nel Paese - dove l'85% della popolazione è
cattolica - è stato durante la cosiddetta «Guerra Cristera» (1926-1929) che
oppose lo Stato laico emerso dalla rivoluzione e gruppi armati cattolici. Per
ordine del governo, hanno chiuso anche gli zoo, mentre le lezioni sono state
sospese fino al 6 maggio.
In
mille per l'ultimo abbraccio a Genta
( da "Stampa,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Azione
cattolica e altre associazioni impegnate nell'ambito del mondo del lavoro
(Acli, Ucid, Uciim, Stella Maris Seamen's Club), hanno pensato di dedicare,
venerdì 15 maggio, un incontro di approfondimento sul mondo del lavoro nel suo
aspetto più tragico con la speranza di formare un'opinione pubblica più attenta
al rispetto della sicurezza e della dignità.
Capire
la Turchia Un secolo tra laicismo e Islam
( da "Stampa,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
MERCOLEDI' 29
Capire la Turchia Un secolo tra laicismo e Islam L'Accademia delle Scienze
organizza mercoledì 29 alle ore 17,30 al Circolo dei Lettori di via Bogino 9
una conferenza dedicata alla realtà turca ed al suo legame con l'Europa, dal
titolo «La Turchia tra Europa ed Asia: un secolo tra laicismo ed Islam».
Agenda
Religioni ( da "Stampa, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
LAICO.
Martedì 28 aprile alla Cavallerizza Reale di via Verdi
Concerto
a Sanremo poi doppia trasferta ( da "Stampa, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
gli altri il
2 maggio alle 21 nel Santuario di Santa Maria delle Grazie a Voghera e il 3
maggio alle
Addio
al 25 Aprile E così Berlusconi si è preso anche il 25 Aprile. Tutti i tel...
( da "Stampa,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
otto per
mille in Abruzzo Oggi ho visto l'inizio della pubblicità della Chiesa Cattolica
per l'8 per mille, su una Tv nazionale, mi sono chiesto ma quest'anno non
sarebbe stato meglio convogliare il tutto alla ricostruzione dell'Abruzzo? Pare
tanto difficile pensare una cosa così? Caro Tremonti non avere paura di
scontentare il Vaticano.
Mai
stati con la destra ( da "Stampa, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Per il vero
io sono stato due volte assessore con il Presidente Giovanni Quaglia. Una volta
nel pentapartito in quota Psi, una seconda scelto dal Presidente Quaglia in una
maggioranza di centro con la Lega Nord e una lista da me ispirata di laici,
socialisti e repubblicani.
cosa
vuol dire la salvezza al di fuori della chiesa - vito mancuso
( da "Repubblica,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
è lo statuto
attuale della verità dottrinale cattolica basata sulla tradizione e l´autorità.
Ovvero: è così perché è stato stabilito che è così, e chi l´ha stabilito è più
importante di te e tu devi obbedire. Insegnava Ignazio di Loyola al termine
degli Esercizi spirituali: «Dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che
io vedo bianco lo credo nero,
l'amaca
- michele serra ( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
elettorato
cattolico d´Occidente è molto più laico di tanti ideologi delle "radici
cristiane", e non è disposto a seguirli quando si tratti di spendere in
politica valori così delicatamente privati. Il peso delle gerarchie e la
presenza del Vaticano, ovviamente, rendono più visibile e più ingombrante lo
spirito di restaurazione.
gli
enigmi della politica italiana - marc lazar
( da "Repubblica,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
formato in
larga maggioranza da cattolici praticanti, ma anche da laici: piccoli
imprenditori, liberi professionisti, artigiani e commercianti da un lato, e
dall´altro fasce popolari scarsamente politicizzate e a basso livello di
istruzione, spaventate dalla modernizzazione, dalla globalizzazione,
dall´Europa, dagli stranieri.
"fai
qualcosa di laico" l'8 per mille ai valdesi
( da "Repubblica,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Torino La
moderatora presenta oggi la campagna alla Cavallerizza "Fai qualcosa di
laico" l´8 per mille ai valdesi Destineremo i nostri fondi alla ricerca
sulle cellule staminali, vogliamo incoraggiare una ricerca scientifica davvero
libera Quasi l´8 per cento dei torinesi destina l´8 per mille della sua
contribuzione Irpef alle chiese valdesi e metodiste italiane.
brevi,
schede e richiami 1 ( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
agenzia Mondo
Cattolico di Sicilia e il settimanale Novica. Procura Frode per le divise
Mediconf si difende La società Mediconf replica alle accuse mosse dalla
Procura: «Nessuna frode è stata posta in essere né dalla suddetta società né da
altre facenti capo al Gruppo Bucalo, esprimiamo l'assoluta fiducia nell'operato
della magistratura»
binetti:
"renzi è il pd che vorrei" - ernesto ferrara
( da "Repubblica,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
"Renzi è
il Pd che vorrei" La teodem: fa sintesi tra cultura laica e cattolica.
Matteo: dov´è il problema? ERNESTO FERRARA «Trovo che Matteo Renzi sia una
splendida espressione del Pd che io vorrei. è capace di fare davvero sintesi
tra una cultura cattolica e una laica». Così dice Paola Binetti, deputata
teodem del Pd.
papadopulo
ha chiamato sinisa la formazione non è più tabù - simone monari
( da "Repubblica,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
e che è traspirato
pure in altre parole del suo dopopartita col Genoa, quando il tecnico ha
laicamente ammesso di aver consultato i giocatori sulla formazione da varare.
All´altro capo, Mihajlovic non si è sottratto al dialogo, facendo capire che,
al di là dell´educazione, al Bologna ci tiene e anche al suo lavoro come
lascito utile.
di
Alessandro Calvi Si farà entro l'estate la legge sul testamento biologico
( da "Riformista,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
è stata
l'occasione per una sorta di pride cattolico, con una rivendicazione di valori
cattolici e di capacità di legiferazione laica che è andata di pari passo con
un attacco al laicismo del quale sono stati accusati gli avversari. E tutto più
con l'occhio alle dinamiche interne al centrodestra che alla opposizione.
di
Tommaso Labate Finita la pace, iniziato il congresso
( da "Riformista,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
cattolico
molto apprezzato dai laici (il senatore chirurgo Ignazio Marino) e gli
uomini-macchina del bettinismo, Michele Meta e Roberto Morassut. In platea,
all'Auditorium di Piazza di Pietra (curiosità: lo stesso che Veltroni scelse
sia per festeggiare le primarie 2007 sia per annunciare il suo addio alla
segreteria) arrivano Nicola Zingaretti e il governatore del Lazio Piero
Marrazzo,
Le
vacanze romane del dittatore (e figlio) della Russia Bianca
( da "Riformista,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
degli uniati
cattolici in Ucraina, non possiamo parlale di un incontro». Già, gli uniati
ucraini: fedeli di una Chiesa greco-cattolica che, pur avendo mantenuto le
tradizioni ortodosse, riconosce i dogmi cattolici e il catechismo cattolico, chiamati
con termine dispregiativo «uniati» dai russi, vengono considerati da questi
ultimi come degli invasori in territorio canonico non loro.
L'etica
religiosa non dimentichi il pragmatismo
( da "Riformista,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
in cui chi
nasce a Roma, ha avuto educazione cattolica ed è stato marxista in gioventù -
come me - può anche essere oggi un po' illuminista e un po' buddhista,
prediligere i romanzieri israeliani, adorare la cucina giapponese, ascoltare
musica caraibica. Occidente-Oriente possono realmente comunicare tra loro?
*
CARLI'S WAY ( da "Riformista, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
questa
confessione da qualche uomo politico cattolico: «Il rimorso, caro padre, il
rimorso non mi dà pace. Non ho speso mai una sola parola affinché fossero
applicate le norme antisimiche; mai una sola parola affinché gli edifici
pubblici, le scuole, le case tutte fossero rese sicure. Altri erano i miei
pensieri.
Dove
si documenta Morris quando scrive sul Papa?
( da "Riformista,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
atteggiamento
della Chiesa cattolica verso il popolo e lo Stato ebraico getterà una lunga
ombra sulla visita di Papa Benedetto XVI in Terra Santa». Così scrive Benny
Morris sul Sole 24 Ore di domenica 26 aprile. Molto probabilmente il
pregiudizio e l'approssimazione che continuano a caratterizzare anche
l'atteggiamento di alcuni "storici" getteranno un'
"cosa
vuol dire salvezza - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Ma nel
richiamo di Bianchi alla "storia della salvezza" è in gioco
soprattutto lo statuto della salvezza. Per secoli si è creduto che solo il
cattolicesimo offrisse la salvezza agli uomini e che tutti i non cattolici ne
sarebbero stati esclusi all´insegna dell´assioma "extra ecclesiam nulla
salus" (fuori della Chiesa non c´è salvezza).
Corsa
a Palazzo Vecchio il giorno dei testimonial
( da "Manifesto,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
È capace di
fare davvero sintesi tra una cultura cattolica e una laica. Il partito
democratico che ho in mente assomiglia più a Renzi che ad altre cose. Matteo è
coraggioso, giovane e capace di andare anche controcorrente. Contro un sistema.
Capace di assumere su di sè una responsabilità che va oltre il tempo.
in
AGENDA.. ( da "Manifesto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
università
Statale di Milano insieme a Riccarco Redaelli della Cattolica, Anna Vanzan
dello Iulm e Farian Sabahi dell'università di Torino parla di «Iran, elezioni a
30 anni dalla rivoluzione khomeinista». CRAL , via Bezzecca 24, ore 15,30:
«Servizi sociali a Milano: quale futuro?», convegno e dibattito su piani di
zona, esternalizzazione dei servizi, accreditamento e voucher,
Bocciata
l'ora di religione, a scuola vince l'etica
( da "Manifesto,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Avrebbe
inoltre ridotto il ruolo dell'insegnamento laico dell'etica, che dal 2006 è
materia obbligatoria per tutti, tra i 13 e i 15 anni. Contro il progetto «Pro
religione» (appoggiato dalle chiese evangelica e cattolica, dalla Cdu e dalla
Fdp, e sponsorizzato dai quotidiani del gruppo Springer) hanno votato 365.
L'OTTO
PER MILLE, IL MALIGNO E LA CHIESA CATTOLICA
( da "Manifesto,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
lo Stato
dopo). La Chiesa cattolica riceve circa un miliardo di euro all'anno da parte
dello Stato con incrementi astronomici (più del 100%) rispetto ai primi anni di
funzionamento del sistema; un aumento che non trova riscontro in nessun'altra
voce del bilancio statale e che non è giustificabile in un'epoca di sacrifici
pubblici e privati.
Illuminazione
pubblica, pulizia delle strade, buche pericolose: presentata una ricerca
effettuata su un campione di 601 romani
( da "Messaggero,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Martedì 28
Aprile 2009 Chiudi Illuminazione pubblica, pulizia delle strade, buche
pericolose: presentata una ricerca effettuata su un campione di 601 romani
All'ideologia
vetero femminista non interessano le donne islamiche
( da "EUROPA
ON-LINE" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Libano mi
sembra che i costumi siano felicemente laici e il problema della liberazione
femminile si ponga molto meno, almeno per ora. Insisto quindi nel riproporvi la
domanda alla quale gentilmente avete risposto nella rubrica Lettere del 18
aprile, sul perché teniamo soldati in Afghanistan a veder fucilare giovani o
meno giovani coppie di amanti che tentano di sottrarsi al medioevo.
CITTÀ
DEL VATICANO - Si è presentato in Vaticano tenendo per mano un bimbo biondo che
ha r... ( da "Messaggero, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Sono state
affrontate, inoltre, «alcune problematiche interne del Paese, argomenti
concernenti la Chiesa cattolica in Bielorussia e le prospettive di
approfondimento della collaborazione tra le due parti». Infine, è stata
«rilevata la pacifica convivenza che caratterizza le relazioni tra la comunità
cattolica e ortodossa,
Franceschini
non chiude alla ricandidatura ( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Ma lo statuto
non lo impedisce e sarebbe legittimo». «Un tavolo tutto rosso e tutto laico»,
definisce il consesso del Tempio Enrico Gasbarra, scherzosamente ma non troppo.
Ci sono gli ex diessini Michele Meta e Roberto Morassut e i laicissimi Paola
Concia e Ignazio Marino.
Le
scuole private nella lista dei beni di lusso per il fisco
( da "Corriere
della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
studenti,
alcune della quali laiche: oltre l'Agesc, Fidae, Agidae, Ciofs-Scuola,
Cnos-Fap, Fism, Foe, Msc. E l'Aninsei, l'associazione delle scuole non statali
che è anche iscritta alla Confindustria. «È una cosa molto antipatica: perché
ci dobbiamo difendere dalla presunzione di essere evasori fiscali?
*
QUELLO che sta succedendo in Messico, e più in generale il virus dell'infl...
( da "Messaggero,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
I farmaci per
curarlo ci sono e anche il nostro sistema sanitario con la sua rete di
sorveglianza è ben attrezzato a far frante ad una eventuale pandemia. Purché
però si affronti la cosa con la giusta dose di ragionevolezza. * direttore
Clinica Malattie infettive dell'Università Cattolica Policlinico Agostino
Gemelli
Il
materialismo francescano di padre Gemelli
( da "Corriere
della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Una certa
continuità tra Edoardo Gemelli (il suo nome da laico) e padre Agostino vale
anche in campo politico: «Prima di abbracciare la fede era un socialista
massimalista e da convertito rimase ostile allo Stato liberale. Auspicava una
pacifica rivoluzione cristiana che investisse l'intera società.
IL
MONDO CHE VERRÀ È GIÀ AL MARKET FORUM.
( da "Corriere
della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Università
Cattolica Milano - Fausto Colombo, Professore di Teoria e tecnica dei media e
di Media e politica, Università Cattolica Milano - Domenico De Masi, Professore
di Sociologia del lavoro, Università "La Sapienza" Roma - Ennio
Doris, Presidente Banca Mediolanum - Oscar Giannino, Giornalista - Remo Lucchi,
A.
senza
titolo ( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Università
Cattolica, aula Pio XI, largo Gemelli 1, da oggi a giovedì, dalle 9.30,
ingresso libero POESIA AL FEMMINILE Incontro sull'arte della traduzione in
poesia per la presentazione del libro «Traduzione al femminile», a cura di T,
Kemeny. Con Claudia Azzola, Jutka Csàkànyi e Maria Pia Quintavalla.
L'arroganza
della politica è una brutta malattia
( da "Unita,
L'" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Non è un caso
che in questi ultimi anni il tema della laicità dello Stato - che non è certo
di oggi - sia tornato di attualità. Il punto è che non c'è un approccio laico».
Qual è il paese che da questo punto di vista è più attento quando si tratta di
legiferare sui temi di inizio e fine vita? Marceca : «È un paradosso che si
debba guardare ad altri paesi.
I
rapporti tra una politica considerata troppo invasiva e i temi etici resi
cruciali dalla velocit&#... ( da "Unita, L'"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Non è un caso
che in questi ultimi anni il tema della laicità dello Stato - che non è certo
di oggi - sia tornato di attualità. Il punto è che non c'è un approccio laico».
Qual è il paese che da questo punto di vista è più attento quando si tratta di
legiferare sui temi di inizio e fine vita? Marceca : «È un paradosso che si
debba guardare ad altri paesi.
DA
44 ANNI AL SERVIZIO DEI PIÙ DEBOLI
( da "Corriere
della Sera" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
organizzazione
non governativa italiana laica e indipendente attiva con oltre 150 progetti di
sviluppo ed emergenza in 25 paesi del mondo. Dove vi sono problemi di cibo,
acqua, salute, ambiente, istruzione e rispetto dei diritti umani, COOPI ( tel.
02.3085057 - www.coopi.org) interviene con tutta l'esperienza e le capacità
professionali acquisite in 44 anni di attività.
Insieme
per i terremotati ( da "Tempo, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Il Concerto
straordinario è in collaborazione con l'Insieme Strumentale Serafino Aquilano,
il Conservatorio di Musica di L'Aquila "A. Casella", l'Orchestra da
Camera "B. Marcello" di Teramo, gli Artisti del Coro di Roma e
l'Università Cattolica di Roma.
La
deriva pachistana mette in difficoltà Obama
( da "Tempo,
Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
fitta rete di
madrasse si sta diffondendo tra le masse dei diseredati che finora votavano per
i partiti laici. L'influenza di Al Qaeda, che dopo essere stata cacciata
dall'Afghanistan ha stabilito il suo quartier generale nelle Aree tribali, si
fa sentire sempre di più e si traduce in un numero crescente di attentati
suicidi, che nell'ultimo anno hanno fatto più di duemila morti.
La
Polonia comunista non avrebbe osato tanto
( da "Stampa,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
prefetto
della congregazione per l'educazione cattolica, stigmatizza la circolare
dell'Agenzia delle entrate come un «inammissibile provvedimento senza
precedenti in Europa». Il ministro vaticano dell'Istruzione protesta perché
«ovunque tranne in Italia e in Grecia è lo Stato a pagare la scuola cattolica,
sia nei paesi più liberali come Belgio e Olanda,
Crisi
Roma, Spalletti disertail via degli Special Olympics
( da "Secolo
XIX, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Contribuiscono
500 studenti e 13 insegnati di educazione fisica degli Istituti superiori, Csi,
lega Calcio Uisp, Associazione Nazionale Alpini, Scout Agesci, Pubblica
Assistenza, Spi-Cgil, Velocior, Fic, Consulta comunale disabili, Associazione
Medici Cattolici, Contship Italia Group, Gold X Wheels. Gli atleti sono
ospitati nelle caserme della Marina e dell' Aeronautica. .x/28/0904
UNITA'
D'ITALIA Massimo d'Azeglio Gentiluomo-artista e il Romanticismo storico alla...
( da "Stampa,
La" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Signore del
cielo, Signori della terra, committenze artistiche laiche e religiose a Piobesi
Torinese, Castagnole Piemonte, Carignano. Sabato 20 giugno. Archeologia, arte e
storia sulla strada di Francia. UN itinerario in Valsusa. Domenica 21 giugno.
Alla scoperta dell'antica capitale del Ducato di Savoia.
Cavour
e il suo tempo, così ordiva le sue trame per l'Unità
( da "Stampa,
La" del 28-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Laicita'
Abstract:
il 19 maggio
Oreste Bovio si occuperà de «L'esercito e le operazioni militari»; infine il 25
maggio Umberto Morelli e Luisa Cavallo parleranno di «Cavour per un'Italia
laica in un'Europa unita». Tutte le conferenze del ciclo inizieranno alle ore
18 e saranno ad ingresso libero. Info 011/812.30.23.
Laigueglia
lancia "Mestieranda"la fiera degli antichi mestieri
( da "Secolo
XIX, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
28/04/2009
TACCUINO Oggi, martedì 28 aprile, la Chiesa Cattolica festeggia S. Valeria.
Domani, mercoledì, ricorda S. Caterina da Siena. Il segno zodiacale è quello
del Toro.La fase lunare è in Luna Nuova. FARMACIEA Savona (orario continuato
8.30-19.30) sono di turno le farmacie: Di Via Montenotte via Montenotte 48-r
tel.
USA:100
GIORNI; OBAMA-CATTOLICI,TENSIONI PER UNA LAUREA/ANSA
( da "Secolo
XIX, Il" del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
OBAMA-CATTOLICI,TENSIONI
PER UNA LAUREA/ANSA MOGADISCIO. Una nave da guerra spagnola ha arrestato nove
pirati somali, sospettati di aver attaccato al largo della Somalia, nella notte
tra sabato e domenica, la nave da crociera italiana, Msc Melody, con 1.
A
quale professione si è più portati? La risposta è alla
Argomenti: Laicita'
Abstract:
soluzione in
base alle attitudini con la possibilità di sottoporsi anche a test studiati
dalla Cattolica di Milano e da latri centri di ricerca. «Città dei mestieri»
non è da confondersi con i Centri per l'impiego: «Chi viene da noi è libero e
anonimo -spiega Oliva-. Noi garantiamo l'anonimato, non gestiamo banche dati né
abbiamo il classico incontro tra domanda ed offerta di lavoro.
DRAMMATICO
INCIDENTE IERI MATTINA IN VIA LEONARDI CATTOLICA A BAGNOLI: UNA RAGAZZA DI
QUINDICI ANNI ... ( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Abstract:
Drammatico
incidente ieri mattina in via Leonardi Cattolica a Bagnoli: una ragazza di
quindici anni è rimasta gravemente ferita all'interno di una piccola automobile
senza targa guidata da un amico sedicenne. All'interno della micro auto,
omologata per il trasporto di due persone, viaggiavano in tre: l'autista
sedicenne, un diciottenne e la ragazza di quindici anni.
( da "Repubblica, La"
del 21-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina 39 - Cronaca
LEGUIDE DIREPUBBLICA trend Il lighting designer progetta sorgenti luminose dove
servono. Senza sprechi L´innovazione si muove tra comfort e risparmio
nuovalucesuldesign Il futuro appartiene ai light emitting diode. Per consumi,
dimensioni, durata e alte prestazioni L´importante è usare le lampade in base
all´uso e agli ambienti. Non ci sono regole stabilite a priori Fra molte
polemiche, la decisione è legge: alla fine del prossimo anno la lampadina a
incandescenza scomparirà. Al suo posto le lampade a fluorescenza. E altre luci
su cui sta lavorando la ricerca FRANCESCA GUGLIOTTA (segue dalla prima
dell´inserto) C ome si vede dalle immagini, la luce artificiale garantisce il
comfort visivo e psicologico pur rispettando l´estetica della vecchia struttura
in pietra: un´illuminazione indiretta realizzata con sorgenti fluorescenti per
enfatizzare gli archi, Led color ambra a terra per sottolineare i percorsi,
lenti rifrattive con effetto "a lama di luce" per illuminare le opere
d´arte. Tre luci diverse, a seconda dell´ambiente, per illuminare, evocare la
memoria del luogo e far stare bene le persone. Sono questi gli obiettivi del
lighting designer che da un lato deve puntare al risparmio energetico e
rispetto ambientale, dall´altro al benessere. Allo stato attuale però, in
Italia, non è previsto nessun progetto dell´illuminazione né un suo
responsabile: «nella migliore delle ipotesi è l´architetto che ha progettato la
casa ad affidarsi a un´azienda produttrice di lampadine - continua Coppedè - nel
peggiore dei casi è l´installatore (l´elettricista) che consiglia la forniture
di lampade». A questo panoramico tutt´altro che illuminato del
"progettista bricoleur", si aggiunge l´articolo 2 comma 163 della
Finanziaria 2008 che, in linea con la direttiva europea, sancisce dal 1°
gennaio 2011 la scomparsa della pluricentenaria lampadina a incandescenza
«l´unica in grado di dare una resa di colore ottima in termini estetici e
qualitativi» afferma Cinzia Ferrara, presidente Apil, che aggiunge «deve essere
il mercato a decidere se e quando portare avanti scelte di questa portata come
la messa al bando di un tipo di sorgente luminosa, decisioni normative con
profonde ripercussioni sulla nostra vita e sull´equilibrio energetico
generale». Se da un lato la Comunità europea sancisce la fine del termometro
classico, poiché contiene mercurio, sostanza tossica per l´ambiente e per la
salute, dall´altro canto bandisce la lampadina a incandescenza a favore di
quella fluorescente compatta, a basso consumo energetico ma tutt´altro che
ecologica, in quanto contiene circa 4 milligrammi di mercurio. Un metro e due
misure? Una provocazione fatta dall´Apil che propone un progetto
dell´illuminazione e un suo responsabile, il collaudo dell´impianto e
soprattutto il controllo dei materiali, per evitare le contraffazioni, a tutela
delle aziende. Ma qual è la luce del futuro? Per molti il Led, per i ridotti
consumi e dimensioni, la lunga durata e le elevate prestazioni. Un esempio? Una
casa privata, realizzata da Paola Urbano con Building Engineering, dove
pannelli in tessuto d´acciaio dotati di Led illuminano in modo scenico gli
ambienti. Solo dove e quando serve, senza sprechi. paretediled Sopra, un
dettaglio del progetto di illuminazione in un appartamento privato, realizzato
dall´architetto Paola Urbano dello studio Urbano Lighting di Torino, in
collaborazione con Building Engineering. Nella foto in alto, pannelli della
sala da pranzo illuminati solo a radenza e cucina accesa. Sotto, pannelli in
tessuto d´acciaio illuminati da Led per creare variazioni cromatiche dinamiche
l´esempio Nelle immagini, la trasformazione di un vecchio edificio ottomano di
Instanbul, adibito a deposito di sale, in una moderna agenzia di pubblicità. Il
progetto è stato realizzato dal lighting designer Paola Urbano luci a led Led
color ambra per evocare la memoria del luogo, insieme all´illuminazione
degli archi con sorgenti luminose fluorescenti Archi Illuminazione indiretta
con sorgenti luminose fluorescenti per mettere in evidenza gli archi,
caratteristiche storiche dell´edificio luci soffitto Illuminazione diretta con
apparecchi disegnati su misura, equipaggiati con lampade a ioduri metallici con
bruciatore ceramico ad alta efficienza e resa cromatica
( da "EUROPA ON-LINE"
del 21-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Articolo Sei in
Pagine Dem 15 aprile 2009 «Torneremo a vincere riscoprendo i valori comuni dei
nostri padri» Franceschini a Bozzolo ricorda don Primo Mazzolari a
cinquant'anni dalla morte Correvano domenica i cinquant'anni della morte di don
Primo Mazzolari, sarcedote non conformista attraversato dal fuoco del
radicalismo evangelico che più di una volta la chiesa censurò, prima che
Giovanni XXIII lo riabilitasse ricevendolo in Vaticano. Di lui Paolo VI ebbe
modo di dire: «Aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro.
Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei
profeti». Fu antifascista, partigiano e resistente. Sostenitore del dialogo e
dell'interlocuzione come metodo, fu un duro critico del comunismo ma attento
alle istanze di uguaglianza sociale che animavano chi si diceva comunista
(«combatto il comunismo, amo i comunisti», era solito dire). Morì il 12 aprile
1959. Per ricordarlo, su invito dei giovani del Pd lombardo, Dario Franceschini
ieri da Mantova ha preso un treno (regionale) per Bozzolo, dove Don Primo
esercitò il sacerdozio e da dove scriveva i suoi libri, e gli articoli per
Adesso, la rivista di cui fu fondatore e dalle cui pagine scrisse contro la
povertà, le ingiustizie sociali, per il rinnovamento della chiesa molto prima
del Concilio. Figura di rilievo nel pantheon cattolico democratico che piace
anche a sinistra per la pervasiva e cocciuta insistenza sulla difesa degli
ultimi e dei poveri. Nella piazza del comune, dove ha parlato dopo aver
visitato la sua parocchia e la fondazione dedicata alla sua memoria,
Franceschini lo ha definito «uno dei padri del Pd». «Siamo chiamati tutti ad
attraversare un tempo di grandi scelte ha sottolineato Dobbiamo ricostruire i
valori e combattere la rassegnazione. Per questo si sono
incontrati laici e cattolici e questa è l'eredità che ci hanno lasciato i nostri padri. Noi
non moriremo di prudenza». Non moriremo di prudenza, scrisse Don Primo in uno
dei suoi editoriali su Adesso. «Il Partito democratico deve sopravvivere a noi
ha detto il segretario del Pd e questo può essere possibile solo se recuperiamo
quei valori alla base delle nostre culture». Lo scontro con il
centrodestra rischia di essere perdente quando ruota attorno agli interessi, ma
nel recupero dei valori «possiamo vincere». Don Mazzolari «è sempre stato dalla parte dei poveri, degli umili, degli indifesi e
dei più deboli, e credo che con la crisi economica che incombe la sua sia una
grande lezione ». Perché il tema centrale «non è tanto quello della libertà di,
ma quello della libertà da: dalla miseria, dalla fame, dalla povertà. Bisogna
ritrovare il coraggio di tornare a usare la parola "povertà", di
denunciare che i poveri esistono e che non è accettabile né che ci siano, né
che finiscano in nuove forme di povertà sui cui il sistema dell'informazione
tace e di cui i politici non parlano». Non a caso oggi il segretario Pd
presenterà www.ItaliaNascosta.it, sito promosso dai democratici per dare voce
alle persone e ai problemi del paese che non hanno voce sui media e in tv. Per
Franceschini «dalla crisi si può uscire in due modi: o arrangiandosi con il
rischio di mettere l'una contro l'altra le diverse forme di povertà, oppure
riscoprendo i valori di solidarietà ». Come ora, con l'Abruzzo. Ma c'è un altro
insegnamento di Don Primo che il leader Pd ha voluto ricordare: «L'invito a
sconfiggere la tentazione di chiamarsi fuori». L'impegno politico e sociale
come antidoto contro l'apatia. Rivendicato a parole e testimoniato nei fatti da
questo sacerdote scomodo. La cui vita e i cui valori furono ricordati anche da
Benigno Zaccagnini, quando venne a Bozzolo nel '76, da poco segretario Dc, e
proprio per chiamare i giovani all'impegno in prima persona. Fra quei giovani
c'era anche Franceschini. Fabrizia Bagozzi
( da "Giornale.it, Il"
del 21-04-2009)
Argomenti: Laicita'
La Sala Stampa della
Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi
che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica -
pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto
a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere:
"La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per
assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato.
Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si
tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme,
secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di
una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi
colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene,
ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i
quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di
Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che
è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono
stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma
restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato
davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di
essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di
Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con
il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania,
Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa
confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il
diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la
bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (2
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vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha
replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato
che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che
pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse
già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al
( da "Corriere della Sera"
del 22-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Cronache data: 22/04/2009 - pag: 18 Il personaggio «Non credo nel
matrimonio: è un sacramento, non sarei in grado di rispettarlo» Sgarbi: io
ottimo per l'Udc. Ma tratto con la Lega ROMA Professore, e così alle elezioni
europee si candida per l'Udc... «Va bene, lo so: chiamandomi Vittorio Sgarbi
faccio sempre piuttosto notizia. Però, stavolta, davvero non lo capisco tanto
stupore. In fondo sono il miglior sindaco che l'Udc abbia mai avuto, ho dato
alla mia meravigliosa città siciliana, Salemi, un giusto rango
internazionale... ne parlano tutti... prima Le Figaro, poi due giorni fa il Los
Angeles Times... ». Lei, democristiano. Un'esperienza che le mancava. «Guardi,
non cominci con la storia nauseante del trasformismo: la verità è che siamo
tutti figli della Balena Bianca. È una verità dura da accettare: ma siamo nati,
e moriremo, diccì. E poi, scusi: si sarà accorto, credo, che anche il capo del
Pd è un democristiano, o no?». ( Vittorio Sgarbi, 57 anni, da Ferrara uomo
veramente colto e critico d'arte da tempo ormai definibile anche animale
politico e televisivo risponde al telefonino mentre entra a Roccavaldina,
comune sopra Messina, un luogo che descrive incantevole, con una deliziosa
farmacia ospitata in un palazzo del Cinquecento). Lasciamo stare la farmacia:
lei che si candida per l'Udc provoca, capirà, un mucchio di domande. Per
esempio: i suoi rapporti con la Chiesa? «Ottimi. Ho visto il cardinal Bagnasco
all'Aquila, mi sento spesso con Fisichella». Il Papa. «Il Papa che?». La sua
posizione, per esempio, sui profilattici. «Senta: premesso che la Chiesa fa
sempre bene a esprimere il suo pensiero, io credo che Benedetto XVI avrebbe
fatto meglio a restare su un piano spirituale». E lei? «Io
faccio un uso laico del profilattico». Sarebbe? «Se è un'estranea, mi
proteggo». Lei ha avuto tre figli, da tre donne diverse. «E li ho riconosciuti,
lo scriva, tutti». Perché non ha sposato le loro madri? «Una è morta. L'altra
aveva già un marito. La terza è stata ragionevole, e ha pensato bene di trovare
subito un accordo...». Ragionevole, in che senso?? «Non credo nel
matrimonio». No? «È un sacramento, non sarei in grado di rispettarlo. E poi,
scusi: se fosse una cosa buona, i preti se lo sarebbero tenuti per loro?».
Casini resterà senza fiato. «Ricordo che loro, i più cattolici
del Parlamento, e cioè lui, Berlusconi e Fini sono tutti separati o
divorziati... con Casini, semmai, il problema è un altro». Quale? «M'aspetta a
Roma per fare le foto con gli altri candidati. Solo che io sto trattando, ormai
da giorni, con la Lega». Ma no? «Ma sì. Ho già parlato due volte con Bossi. E
presto incontrerò Calderoli». Candidato con la Lega? E dove? «Nell'Udc, in
fondo, rischio d'essere chiuso. De Mita al Sud, le isole inibite dai comitati
d'affari, Magdi Allam nel Nord-Ovest... l'ideale sarebbe il Nord-Est, ma pure
lì sento di non essere gradito...». Con la Lega, candidato dove? «Per le
europee, al Centro, e per le ammini-- strative, come presidente della provincia
di Rovigo. Non male, eh?». Rovigo? «Una scommessa... arte, quadri, e poi il
Po... io ci faccio lo sci d'acqua, sul Po». Fabrizio Roncone
( da "Manifesto, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Laicita'
altra italia
Embrione INTEGRALISTA Associazioni pro-life, amici di San Patrignano e
tradizionalisti cattolici vicini alla Lega proliferano
grazie ai contributi pubblici per iniziative a favore dei «nuovi nati» e cd di
«ninne nanne». E possono contare sull'impegno senza sosta di Maria Luisa Tezza,
assessora alle Pari opportunità della provincia di Verona, con delega alla
«Vita nascente» nel comune di Zevio LE EMBRIONIADI, PREMIO LETTERARIO CONTRO LA
194 Paola Bonatelli VERONA VERONA A Verona la conoscono tutti perché l'anno
scorso, in occasione delle elezioni politiche, in cui era capolista al Senato
per il collegio Veneto 1 nella lista "Aborto? No grazie", inserì
nella sua pagina di posta elettronica un banner che rimandava al sito
www.fratello embrione.it, in cui si pubblicizzava la campagna lanciata da Web
Radio On the Air «per una moratoria internazionale contro l'aborto». Di lì poi,
si poteva accedere al link "Embrioniadi
( da "EUROPA ON-LINE"
del 22-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Articolo Sei in
Cultura 22 aprile 2009 Patologie dell'intellighentia I "Diari" di
Montanelli sul secondo Novecento senza miti né eroi Si sa che non c'è papa né
re per il suo cameriere privato. E non c'è l'Olimpo del Novecento se a
guardarlo dalla serratura è Indro Montanelli (cent'anni dalla nascita, oggi).
Di tutti gli innumerevoli Numi, nessuno o quasi esce immune da queste 280
pagine, I conti con me stesso Diari 1957-78, Rizzoli, scritte tra la morte di
Longanesi e quella di Moro. Due eventi luttuosi, fra i quali se ne inseriscono
carrettate di altri, che fanno gongolare Il Foglio: sempre a caccia, come certi
confessori d'ospedale, di anime da acquistare in punto di morte. Eppure si sa
che Montanelli non volle funerali religiosi né cerimonie civili e si fece
cremare appena morto (22 luglio 2001) «tante volte a qualcuno venisse l'uzzolo
di autopsie o sadismi consimili» (da Gerbi e Liucci, Montanelli l'anarchico
borghese, Einaudi). Naturalmente, i Diari, presentati e accompagnati da
commenti di Sergio Romano come trait d'union fra le discontinue fasi in cui
furono scritti, sono tutt'altra cosa che un registro dei morti. Sono la
confessione ironica, critica e autocritica, beffarda ma non marinettiana, delle
qualità e dei limiti del "diarista" e dei tanti protagonisti del suo
tempo coi quali interloquiva, messi a nudo non per gusto rococò, come Silvio e
Mara da Panseca, ma per individuare la complessità delle cose oltre la modestia
e la contraddizione dei caratteri. I caratteri dei personaggi sono tutto,
replicava brutalmente agli accademici, che gli contestavano una storiografia
fatta più di caratteri che di avvenimenti. Che non era vero, come non è vera la
speranza fogliesca che cercasse qualcosa oltre la morte (ho paura non di morire
ci ripeteva ma della morte, dell'accanimento parentale, religioso e scientifico
sull'uomo stremato di forze e di volontà). Per questo anche
molti cattolici, da
Abbagnano a Pampaloni («la mia Cassazione»), erano entusiasti a suo fianco
nella battaglia laica per la libertà. In questi Diari nota Romano Montanelli
non fa né psicanalisi né politica, ma si costruisce «l'ultimo argomento, quello
che chiude definitivamente a suo vantaggio la discussione col mondo».
Perché il mondo lo concepisce come campo di battaglie. E il suo gusto, nelle
pause del combattimento, è scoprire quanti don Chisciotte si nascondano non
solo nelle file avverse, comunisti in testa, ma dentro le armature dei cavalieri
della sua tavola rotonda, anticomunisti compresi. Svela senza pietà anche il
proprio chisciottismo, mentre parla della vanità di Spadolini, della perfidia
di Piovene, della superbia intelligente di Barzini, del paternalismo di Cini,
della pigrizia di Panfilo Gentile; o infilza con un affondo i
colleghi-amici-rivali Scalfari, Ottone, Bocca, Afeltra, Mottola, Bettiza,
Ronchey; o "ritocca" le statue di Longanesi, Ansaldo, Montale, La
Malfa, Valiani, Agnelli, Visentini, Fanfani, Carli, Josephine Baker, Berlusconi,
Kissinger, Wally Toscanini, Raimond Aron. Perfino della moglie: «Credo di
essere l'autore italiano che più guadagna non ne sono contento per il denaro,
di cui non so che farmi, e che serve solo a pagare i capricci di Colette (ne ha
tanti)». Pochi i colleghi coi quali è o finge di essere in sintonia. Uno è
Spadolini: «Andiamo d'accordo perché ci compensiamo, lui scrive pensando a
Rumor e a Moro, io pensando al ragionier Brambilla e al cavalier Rossi. E il
Corriere concilia autorevolezza e popolarità". Il Corriere è il suo amore,
i corrieristi il suo cruccio, prima e dopo di Giulia Maria Crespi e Piero
Ottone. A volte si compiace della goliardia di Flaiano («Alle cinque della sera
/ sulla piazza di Matera / da una macchina di lusso / scende Giovannino Russo /
del Corriere della Sera / Alle cinque della sera / sulla piazza di Matera.../
Che carriera»). A volte indulge a una delicata pruderie: «Ci sono anche Dino
Buzzati e la moglie Almerina, 40 anni di differenza, la coppia meglio riuscita.
Lui ha sempre coltivato la speranza di una vita coniugale travagliata, contava
d'essersi messo in casa una puttanella che lo riempisse di corna,... niente per
darle qualche ideuccia lui le ha affrescato la camera da letto con dipinti
pornografici, lei li mostra agli amici ridendone con disarmante pulizia ». E
c'è mamma Rai: «Per la serie "I numeri uno", sono venuti a filmare
una scena in casa mia, per cogliermi dal vero, cioè mentre detto un articolo
alla segretaria Io non ho mai dettato neanche una cartolina, mi scrivo tutto da
solo ma la tv ha le sue verità, cui qualunque altra va sacrificata... In fondo
me lo merito. Ma, rifiutando, avrei lasciato il posto di primo giornalista
d'Italia a un altro. E questo no, mai». Ha paura dei comunisti, anzi dei russi,
che ha visto in Finlandia in Polonia a Vienna a Budapest. In Italia, falliti i
laici, impresentabili i fascisti e le destre, non c'è scampo: «Turatevi il naso
e votate Dc». Ma quanta fatica trovare i soldi per poterlo dire, insomma per
far vivere il Giornale. Il partigiano coltivatore diretto Marcora, «bel
conservatore padano che sta a sinistra per convenienza », gli promette aiuto.
«E mi dice che torna in montagna. E mi ci troverà, gli rispondo. Poi ci
guardiamo: lui dev'essere vicino alla sessantina, io lo sono alla settantina.
Ma su che montagna vogliamo andare?». Conosco la risposta che si dava: la
montagna della volontà, dove si può tirare la vita coi denti e lottare fino
all'ultimo giorno. E qui il vecchio anticrociano («Questo grande uomo lo era
soprattutto nella meschineria », scrive del filosofo, ch'era stato
impietoso per l'uccisione di Gentile), si riconcilia proprio col Croce del
"Soliloquio", quello che si appresta ad affrontare l'ultima ora
impegnato a lavorare come tutte le altre: «Perché in ozio stupido essa non ci
può trovare». Federico Orlando
( da "Giornale.it, Il"
del 22-04-2009)
Argomenti: Laicita'
La Sala Stampa della
Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi
che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica -
pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto
a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere:
"La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per
assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato.
Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si
tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme,
secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di
una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi
colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene,
ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i
quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di
Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che
è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono
stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma
restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato
davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di
essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di
Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con
il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania,
Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa
confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il
diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la
bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di
Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una
lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 23 ) » (4 votes,
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo
polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha
replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione
della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei
confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa
in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro
l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo
che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina
del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne
arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al
( da "Unita, L'" del
23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Non rompo con il Pd
Ma mi candido con Sinistra e libertà La scelta di Sergio Staino: se Sinistra e
libertà supera il 4% sarà un bene per me e per tutti SERGIO STAINO Bobo e Bibi
si guardarono negli occhi con un'espressione visibilmente soddisfatta. «Bravo!»,
dissero poi all'unisono. Quel "bravo" era rivolto al nuovo segretario
del loro partito, Franceschini, che, con grande coraggio, aveva affermato la
sua sostanziale non belligeranza nei confronti dell'uso del preservativo. Ma il
tutto durò una frazione di secondo, finendo immancabilmente in un lungo e
preoccupante silenzio. Toccò a Bobo romperlo: «Ma noi», disse con tono
mestamente retorico, «non eravamo partiti, tanti anni fa, da Wilhelm Reich?»
Dalla totale, splendida e utopica libertà sessuale erano giunti, dopo alcuni
decenni, a gioire perché il loro partito non seguiva il Pontefice sulla strada
della criminalizzazione dei metodi di contraccezione. «C'è qualcosa che non
va», concluse Bibi. Anch'io, come i miei personaggi, penso da tempo che ci sia
qualcosa che non va, che quell'idea che abbiamo chiamato Partito Democratico si
sia arenata su una strada sempre più confusa e contorta. I motivi probabilmente
sono molti, ma quello che oggi mi sembra il più importante è la concreta
impossibilità di tener fede a quel presupposto che stava alla base dell'intera
proposta: lasciare fuori dall'elaborazione politica del Partito le diverse
concezioni filosofiche, marxista e cattolica, che caratterizzavano i gruppi
proponenti la fusione, in quell'attitudine politica che abbiamo visto
concretizzarsi praticamente una sola volta, nello splendido lavoro fatto da
Rosy Bindi e Barbara Pollastrini sui "Dico", e che poi abbiamo visto
dissolversi al vento senza alcuna possibilità di recupero. «Eppure il PD è una
bella idea, sospirò Bibi. Certo», continuò Bobo, «una bellissima idea... se non
fosse arrivato l'oste. Non avevamo fatto i conti con lui». Bibi lo guardò con
aria interrogativa e lui sorrise ironico: «Intendo lui, il Ratzinger. E' ormai
chiaro che ha dichiarato guerra all'Italia... Come si fa a lavorar bene con
degli amici cattolici bombardati ogni giorno dagli
esponenti della Cei?», sospirò, fece un mezzo giro su sé stesso e si gettò
sconfortato nella poltrona. "E i nostri che calano sempre più le
braghe", sospirò nuovamente Bibi. «Per forza», riprese lui, "per
l'unità del Partito! Il punto è proprio questo: per non rovinare il Partito si
propongono e si accettano compromessi che sfociano nel servilismo verso le autorità ecclesiastiche e lasciamo a Fini il compito di difendere
la laicità dello Stato..." Beh, questo Bobo la pensa proprio come me, e
come me anche lui crede che una forza genuinamente laica e socialista, che si
ricolleghi idealmente alla grande tradizione della sinistra storica italiana,
non debba assolutamente scomparire, ma, al contrario, debba vivere e crescere a
fianco del PD, interloquendo con esso per salvaguardarci da smarrimenti
o compromessi che ci farebbero tornare indietro di molti anni. La legge
elettorale che prevede lo sbarramento al 4% ha spinto alcune piccole formazioni
politiche a raggrupparsi per superare questo ostacolo. Mi sembra però che
alcuni di questi piccoli partiti, a me sempre vicini, quelli che hanno dato
vita a "Sinistra e Libertà", abbiano colto quest'oggettiva necessità come
occasione per un discorso più ampio di unità e di proposta politica. Mi sembra
anche che una figura come Nichi Vendola sia efficace sintesi di questa volontà
e per questo ho deciso di dargli un aiuto, candidandomi. Non rompo e non esco
dal PD, mi sento ancora profondamente vicino ai miei compagni e amici di
sempre, perché credo che, se «Sinistra e Libertà» supera il 4%, sarà un gran
bene anche per me e per tutti loro. La scelta
( da "Secolo XIX, Il"
del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
I messaggi
incompresi di Benedetto XVI Benny Lai «Nella Chiesa domina una specie di
disobbedienza sottomessa, o meglio, di sottomissione disobbediente». Così amava
dire papa Montini. Almeno stando a Jean Guitton, lo scrittore francese che
dialogava sovente con lui. Ed è probabile che sia d'accordo con tale giudizio
anche l'attuale pontefice,Benedetto XVI, se non altro perché questa opinione
può riassumere, in un certo senso, gli aspetti più eclatanti dei suoi quattro
anni di pontificato. Un bilancio che inizia appunto nel tardo pomeriggio del 19
aprile 2005 allorché il cardinale Joseph Ratzinger - stando a quanto egli
stesso ha raccontato in un pellegrinaggio tedesco - ancora prima di scegliere
il nome di Benedetto XVI ebbe a pensare: «Quando, lentamente, l'andamento delle
votazioni mi ha fatto capire che, per così dire, la scure sarebbe caduta su di
me, la mia testa ha cominciato a girare. Ero convinto di aver svolto l'opera di
tutta una vita, di poter sperare di finire i miei giorni in tranquillità?ho
detto al Signore: non farmi questo. Disponi di persone più giovani e migliori,
che possono affrontare questo grande compito con tutt'altro slancio e tutt'altra
forza». A quel tempo certo Benedetto XVI ignorava, o forse semplicemente
sottovalutava, la forza mediatica conquistata dagli innumerevoli viaggi del
predecessore Karol Wojtyla; e come anche egli dovesse fare i conti con i media.
Era ancora, seppure vestito di bianco con le pantofole rosse, quel cardinale
dalla pelle e gli occhi chiari che discorreva amabilmente in piazza San Pietro
con chi voleva incontrarlo prima di recarsi nel suo inquisitoriale dicastero.
Le prime afflizioni pubbliche, per così dire, di papa Ratzinger ebbero inizio
durante il viaggio a Ratisbona. Nel citare un testo critico medievale contro
Maometto, per la violenza delle proteste islamiche che ne derivarono. Proteste
condivise anche da qualche ambiente cattolico, da coloro che temevano che la
citazione di papa Benedetto potesse avere serie conseguenze nei rapporti con
l'Islam. Rapporti che peraltro, dopo le opportune precisazioni vaticane,
indussero un certo numero di capi religiosi islamici a sollecitare il Papa a
rafforzare il dialogo tra cristiani e musulmani e al re dell'Arabia Saudita di
compiere una storica visita in Vaticano. La veritàè che Benedetto XVI, a
differenza dei predecessori dei secoli a noi più vicini, è un teologo, uno
studioso che ha una visione religiosa e filosofica basata sulla riaffermazione
intransigente dell'identità cristiana. Da qui la sua pubblica polemica contro
la cultura illuminista radicale e il relativismo imperante in una società
sempre più portata a radicalizzare le sue posizioni. Da qui un sistema di
pensiero organico e coerente esercitato sulla morale sessuale e la bioetica, i
matrimoni omosessuali e l'eutanasia, poco gradito da coloro, anche cattolici, che desidererebbero procedere attraverso una politica di
compromessi con la società laica. Non a caso, proprio negli scorsi giorni di
aprile, l'ex premier britannico Tony Blair, dopo aver abbracciato la fede
cattolica s'è rivolto a Benedetto XVI chiedendogli di riconsiderare il suo
giudizio sui gay « perché oramai i credenti hanno mentalità più liberale».
Cosìè stato sufficiente che durante la visita ad
Auschwitz il Papa parlasse di «un gruppo di criminali» per indicare i nazisti
perché subito qualcuno gli rimproverasse di non aver sufficientemente
sottolineato che la Shoah rappresenta «un crimine contro l'umanità», come disse
alcuni mesi fa a un raduno di capi religiosi ebraici cui annunciò le date del
suo imminente viaggio in Israele. Un annuncio caduto all'indomani della
vivacissima polemica sorta in seguito alla cosiddetta vicenda dei lefebvriani,
che pare esaltare il motto montiniano della sottomissione disobbediente. Era
noto, infatti, che il cardinale Ratzinger non aveva esitato a giudicare severamente
la riforma liturgica voluta da Paolo VI chiedendo - come scrive nella sua
autobiografia - una sorta di "riconciliazione" per essere andato, il
mutamento, "oltre" le decisioni conciliari. Da qui il Motu proprio
con cui Benedetto XVI restituiva validità alla messa in latino e
successivamente, procedendo per gradi la remissione della scomunica di Giovanni
Paolo II ai quattro vescovi creati dall'arcivescovo Marcel Lefebvre, uno dei
quali non aveva esitato a negare pubblicamente l'esistenza della Shoah. Inevitabile
che il passo provocasse un'autentica rivolta dentro e fuori il Vaticano tale da
costringere il Papa a compiere un gesto privo di precedenti, se non altro
nell'età moderna della Chiesa: scrivere ai vescovi (dopo un comunicato vaticano
da lui stesso rivisto se non redatto) per riaffermare che la remissione della
scomunica aveva il valore di un passo in avanti per indurre i lefebvriani a
riconoscere l'autorità del Papa e del concilio. In sostanza, i quatto anni di
pontificato sono ricchi di episodi che molti cattolici
chiamano incidenti di percorso (vedi il recentissimo "no" papale alla
lotta contro l'Aids mediante il preservativo pronunciato sull'aereo per
l'Africa), o rappresentano il modo migliore per un Papa di offrire certezze a
una società avviata verso quello che egli stesso chiamò«il dileggio del
sacro?». Benny Lai è decano dei vaticanisti. 23/04/2009
( da "Riformista, Il"
del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Laicità
a rischio integralismo Ma la fede è solo conforto? IL SUICIDIO DELLA MODERNITÀ.
Raffaele Iannuzzi nel suo ultimo saggio denuncia il fallimento di chi elegge il
dubbio a metodo ma non lo applica su di sé. Ma il libro non sottolinea che
anche chi crede dovrebbe avere un atteggiamento ugualmente problematico. La nostra vita si fonda anche su
premesse anticristiane e spesso evade la realtà (meglio allora i romanzi). di
Filippo La Porta Proviamo a partire dal recente attacco di Ratzinger al suo
connazionale Nietzsche, il quale volle dileggiare, tra l'altro,
"obbedienza" e "umiltà" come sentimenti servili, coltivati
dalla religione cristiana in quanto negatrice della vita. Probabilmente in
questa presa di posizione dell'autore di Così parlò Zarathustra si consuma non
solo una lettura riduttiva del cristianesimo, ma la contraddizione nascosta nel
cuore della modernità, che può condurre a esiti laicamente totalitari. Perché
negare a priori, infatti, che io possa scegliere liberamente di obbedire a una
qualsiasi autorità morale? Perché condannare quell'umiltà che riconosce a se
stessa dei limiti e che non mette l'io al centro di tutto? In nome di un ideale
di personalità ossessivamente rivolta alla autorealizzazione, incurante degli
altri, indifferente alla verità, costretta ogni giorno a ostentare la propria
percussiva "volontà di potenza"? Altro che liberazione! A ben vedere
si tratterebbe di una servitù ben più pesante di qualsiasi cristiana
rassegnazione. Proprio la cultura laica - di cui mi sento parte - dovrebbe
riconoscere un rischio di deriva integralista e settaria: alla fine è pronta a
dubitare di tutto tranne che del proprio stesso dubitare, e spesso sostituisce
alle antiche fedi religiose nuove e più aggressive superstizioni, come la bontà
intrinseca di una crescita economica illimitata o il check-up medico come
illusorio controllo sulla salute. Il merito de Il suicidio della modernità
(Cantagalli, 200 p., euro 14) di Raffaele Iannuzzi consiste nel rilanciare con
una certa verve argomentativa il tema fondamentale di Ratzinger (la nostra
civiltà tradisce se stessa espungendo le proprie radici cristiane), anche
attraverso una fittissima costellazione di autori, a volte citati in modo forse
un po' veloce (più da pamphlet militante che da saggio meditato). Avrei però
una obiezione centrale da fargli. Da un lato ci ricorda che la religione è
soprattutto sfida e rischio (nascendo da una scelta assolutamente libera, e
anzi in ciò paradossalmente è l'ultimo rifugio della genuina laicità),
dall'altro presenta la fede religiosa come l'approdo salvifico a un porto
finalmente protetto, al riparo dai venti minacciosi della scepsi. La fede
dunque non tanto come scommessa e vertigine del singolo quanto come ritualità
collettiva, liturgia, ortodossia che rassicura e consola. Lo spirito critico,
volentieri pugnace e corrosivo, dell'autore si attenua in prossimità della pars
costruens. Ora, se l'ateismo non mi appare come l'unica premessa di una vita
morale autonoma, ho però l'impressione che nella cultura moderna la fede
religiosa si manifesti come qualcosa di molto problematico: è un sentimento
incerto, e anzi tremante e timoroso, come sapeva Kierkegaard. La stessa Chiesa
cattolica non nasconde il suo imbarazzo quando deve confrontarsi con quella
cultura. Il linguaggio dei documenti conciliari, per quanto rivolto ai
credenti, si mostra spesso falso e ritualistico, lontano dal senso comune e
dalle categorie culturali che formano il nostro orizzonte di vita, come ha
osservato tra gli altri Alfonso Berardinelli. Non tanto una preziosa alterità a
questo mondo, quanto una desolante astrattezza scolastica. E ancora: proprio
alcuni degli autori che cita Iannuzzi, come Simone Weil, hanno sottolineato la
difficoltà di compiere una vera esperienza spirituale dentro il cristianesimo
attuale, il quale ha tagliato i ponti con il passato, con la tradizione
dell'antichità, ha quasi smarrito il senso della bellezza del mondo, ha
contaminato l'idea di Dio con l'idea della potenza, ha trasformato abusivamente
l'istituzione ecclesiastica - una creazione pur sempre storica, umana - nel
corpo di Cristo
Dice Iannuzzi che il cristianesimo riempie
di «sapore mistico» la vita. Può darsi che ciò avvenga per qualcuno ma tutto lascia pensare che, almeno
storicamente, il borghese ha bisogno di quel vaporoso, nobilitante aroma
mistico per fare comodamente i suoi affari e per giustificare una sistematica
doppiezza di comportamento. Tutta la nostra vita quotidiana, almeno dal Seicento
e Settecento, si fonda su premesse irreligiose e anticristiane. Le azioni dei
cittadini, almeno sul piano economico, sono indifferenti ai valori. Non sono
buone o cattive ma giuste (se portano al successo) o sbagliate (se lo
impediscono). Il nucleo più eversivo, scandaloso del Vangelo («Se avete trovato
la vostra vita la perderete
») doveva necessariamente essere
depotenziato se si intenda edificare una qualsivoglia, normale convivenza
civile. Dato che il saggio di Iannuzzi costringe polemicamente il lettore - sia egli credente o
laicista - a un rude esame di coscienza, vorrei tentare anch'io una pars
costruens al di là dell'asfissiante paradigma relativista e della celebrazione
retorica del dubbio. Di quale "fede" necessaria stiamo parlando? Non
si può imporre a nessuno una cosa così impalpabile come la fede in Dio.
Possiamo solo decidere di non amare come Dio nessuna entità terrena, imperfetta
e transeunte. Ma allora: non si tratterà della semplice fede nella realtà, oggi
svilita a effetto retorico e "narrazione" tra le altre? San Tommaso,
qui citato, alla realtà ci credeva, e parlava di conoscenza come adeguazione di
cosa e intelletto. Vorrei parafrasare Ivan Karamazov: se la realtà non esiste,
tutto è permesso. Mi sembra che la principale tentazione dell'uomo moderno sia
quella di negare la realtà, e poi di sostituirla con surrogati più
manipolabili. Realtà che, per quanto sfuggente e indefinibile, decide in ultima
istanza della verità di un enunciato. E intendo la realtà come mondo comune ed
esperienza condivisa, come idea di qualcosa che antecede la filosofia, che mi
resiste e mi limita e senza la quale la vita diventa desolazione. Il
nietzscheano "tutto è interpretazione" non significa che tutto è
soggettivo. Rimanda piuttosto alla nostra capacità di trovare un linguaggio
adeguato per esprimere la caotica, ambigua, impura esperienza della
contemporaneità. E qui forse Iannuzzi (ma potremmo dire: anche Ratzinger) si
mostra concentrato esclusivamente sulla filosofia e invece è un po' disattento
nei confronti del romanzo moderno, che quel linguaggio ha spesso saputo
inventare, insieme a una razionalità aperta, dialogica. Se il diavolo è loico e
tende a separare, il genere del romanzo ha invece la vocazione a
connettere.Attraverso una pagina di Proust o di Kafka ritroviamo quella fede
nella realtà, di cui abbiamo bisogno, oltre al senso "religioso" del
destino e alla cognizione del mistero irriducibile della persona. Il teologo
Romano Guardini ha scritto che "conoscere" significa incontrare la
realtà che vive e palpita di fronte a me. Appunto: per conoscere qualche cosa
occorre prima farla esistere, acconsentirvi. L'etica fa esistere l'altro, dà
forma e sostanza al mondo fuori di noi. Credo che il romanzo moderno non ha
fatto altro che dare continuamente realtà a cose, persone, eventi, e in ciò
intrattiene una relazione, sia pure indiretta, con il Bene. 23/04/2009
( da "Manifesto, Il"
del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
L'allenatore, i
figli, l'amante e il cuoco Una commedia spagnola che invita a vivere la vita
con gusto, senza paure e preconcetti. In un paese all'avanguardia, ma con un
retrogusto reazionario: è «Fuori menù» l'esordio di Nacho García Velilla
interpretato dal mostro sacro del cinema Javier Cámara, che guida il gioco tra
i fornelli di un ristorante alla moda, il campo di calcio e la camera da letto
Silvana Silvestri La commedia di Nacho García Velilla Fuera de carta («Fuori
menù») sui nostri schermi da domani e oggi in anteprima, film d'apertura del
festival «Da Sodoma a Hollywood» di Torino è stato un
caso in Spagna dove è uscito quattro mesi fa ed è ancora nelle sale. Dopo aver
vinto al festival di Malaga il premio del pubblico e come miglior attore (il
bravissimo Javier Cámara, puro distillato di sentimento in Parla con me di
Almodóvar, qui frizzante protagonista assoluto) con il solo passaparola è stato il successo della stagione. Per Velilla è un esordio
cinematografico, giovane veterano del piccolo schermo, l'inventore del format
Un medico in famiglia produttore e regista di altre serie di successo come
Aída, 7 vidas. L'atmosfera di Fuori menù ci mostra una Spagna metropolitana di
energia straripante nelle situazioni e nei rapporti umani, dove l'imprevisto è
la regola e ogni elemento nuovo può essere inglobato creativamente: il segreto
in fondo della cucina a cui si dedica il protagonista Maxi (Cámara), cuoco di
gran classe, gay dichiarato dopo un passato da dimenticare con moglie e figli
che ha abbandonato per iniziare la nuova vita. E il destino gli regala un
vicino di casa molto sexy, celebre calciatore argentino (interpretato
dall'attore cileno Benjamin Vicuña, protagonista di Fuga di Pablo Larrain), e
nello stesso tempo i due figli diventati improvvisamente orfani di madre.
Erotismo, tragedia e molta commedia, in un frenetico gioco di personaggi e
situazioni guidate alla perfezione ci fanno dimenticare subito le incertezze
(chiamiamole così) formali del cinema italiano. Personaggi, canzoni e cambi di
scena sono la superficie su cui posano difficili problematiche, rapporti
familiari non risolti, il passato e l'avvenire oscuri: ma intanto ecco che la
vitalità scorre sullo schermo con un gusto tutto spagnolo per la situazione
assurda e l'azione al posto della predica. La Spagna così diversa da noi e dove
parecchi italiani oggi vorrebbero emigrare: «Voi avete molti anni di
democrazia, noi ne abbiamo solo 30, dice Cámara (gli facciamo notare che al 25 aprile
saranno poi solo 64 anni e sugli ultimi ci sarebbe molto da dire), per noi è
molto importante raggiungere presto gli obiettivi che ci proponiamo. Con
Zapatero e la sinistra abbiamo avuto grandi trasformazioni sociali, il
riconoscimento degli omosessuali, l'aiuto domiciliare agli stranieri, i nuovi
architetti, la nuova cucina appunto. Ma la vera Spagna è un'altra, è un paese
machista e conservatore, come lo sono i genitori di Maxi. Le leggi sono una
cosa, la pratica è un'altra. Abbiamo sognato di raggiungere tutto e subito, ma
sotto sotto c'è lo spagnolo di sempre. La cucina in fondo è l'unica cosa che
mette d'accordo gli spagnoli». Velilla aggiunge: «Agli spagnoli è successo
quello che succede ai bambini quando gli si nega qualcosa, una volta avuta la libertà
l'abbiamo colta con voglia, con entusiasmo. Come Maxi che passa dalla
repressione alla libertà totale. Questo passaggio rapido genera confusione, i
personaggi non hanno assimilato il cambiamento, e i genitori non digeriscono la
verità». Al manifesto italiano del film che declama: «Una commedia diversa, più
dissacrante di Almodovar» Velilla replica: «Mi piacciono i film di Almodovar e
lavorare con i suoi attori, ma ogni regista ha il suo linguaggio. Ho una
lunghissima esperienza televisiva, è di tanto tempo fa Un medico in famiglia,
una cosa amabile per un pubblico di massa, che rifletteva la famiglia «per
bene». Qui vogliamo confrontarci con qualcosa di più reale. Sono orgoglioso di
essere paragonato ad Almodovar, ma i linguaggi sono diversi. Visto da fuori il
cinema spagnolo sembra essere solo Almodovar, ma ci sono tanti altri nomi come
Amenabar o Coixet, tanti generi diversi, nuovi horror e thriller, ma non
attraversano le frontiere. Ed oltre ad Almodovar abbiamo anche altri 'padri',
come Fernando Fernan Gomez, Azcona, Bardem e Berlanga. E Buñuel che è un genio
e di geni ce ne sono solo tre o quattro in un secolo». La Spagna che è un paese
cattolico, si comporta in maniera ben diversa dall'Italia in fatto di libertà
dell'individuo: «In Spagna amano il Papa, dice Cámara. Ecco cosa succede:
Zapatero ha ricevuto il nunzio apostolico e ha bloccato la legge sull'aborto,
ha organizzato un pranzo con il re e il nunzio e ha detto che avrebbe rimandato
la legge. Tutti hanno detto: siamo un paese laico, la nostra
costituzione è aconfessionale, però quando c'era il nunzio apostolico, anche
Zapatero ha calato le braghe. Da noi è difficile parlare con la Curia, sono
stati terribili con noi, con l'educazione. Ma la Costituzione è laica, il
cattolicesimo non è la religione di stato, però fa parte della nostra cultura». Un altro elemento
in comune con l'Italia è la passione per il calcio, ed è uno dei pochi film che
affronta il tabù dell'omosessualità dei calciatori: «Io non sono appassionato
di calcio. Il coprotagonista all'inizio doveva essere un torero, ma il calcio è
più universale. Però non mi risultano casi di omosessualità tra calciatori o
toreri». Foto: JAVIER CAMý?RA E LOLA DUEÑAS IN «FUORI MENÙ»; SOTTO, «ANOTHER
GAY SEQUEL: GAYS GONE WILD!» DI TODD STEPHENS,FILM USA, FUORI CONCORSO AL
FESTIVAL
( da "Corriere della Sera"
del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Opinioni data: 23/04/2009 - pag: 38 TERREMOTO, STATO E CHIESA Lo
«scandalo» di amore e verità di LUCA DIOTALLEVI C aro Direttore, con garbo, e
con uno stile che è già una indicazione di soluzione, Michele Salvati su questo
giornale (martedì scorso) si è chiesto: «Perché la Chiesa non accentua questa
sua missione di carità più di quanto, o almeno quanto, essa sottolinea la sua
intransigenza in materia di procreazione assistita o di testamento biologico? »
Salvati si era appena riferito alle iniziative assunte da tante diocesi
italiane e dalla Cei in risposta agli effetti della crisi economica e più
recentemente a quelli del terremoto d'Abruzzo. Sarebbe un peccato non dedicare
attenzione a questa che l'autore definisce una «modesta proposta» (e all'altra
poi non così slegata di imitare in altri settori della pubblica amministrazione
l'esempio positivo dato dalla nostra Protezione civile quando è alle prese con
l'immediato post emergenza). Ovviamente, non ho risposte alla domanda di Salvati,
semplicemente gli affianco un' altra domanda. Non credo che Salvati riproponga
il vecchio schema dell'illuminismo francese: lo Stato
vigila sulla verità e la legge, mentre per la Chiesa e i preti c'è spazio se si
occupano dell'elemosina e dei semplici. Tuttavia, la sua domanda suppone uno
schema secondo il quale amore e verità possono essere dosati a piacimento e
riequilibrati quando serve, come si fa con le quantità di due sostanze
differenti: acqua e vino, sale e pepe. Dunque, l'agire della Chiesa cattolica
in Italia lascia trasparire l'intralcio, o lo scandalo, di un certo legame tra
amore e verità, di una loro non indipendenza reciproca. Ora, mi chiedo se la
comunità civile trarrebbe vantaggio dalla scomparsa di questo scandalo,
scandalo di verità e di amore non reciprocamente indipendenti. Quest'ultima, mi
sembra una domanda più facile, per la quale è forse possibile reperire una
risposta. Se pensiamo a tanti illustri esponenti del pensiero liberal degli
ultimi decenni, basti citare Rorty e Rawls, ci accorgiamo quale coraggioso
cammino hanno intrapreso per liberare la loro iniziale idea di ragione, di
ragione pubblica, da ogni patina di necessaria secolarità, da ogni implicazione
di laicismo. I loro testi più
recenti rivendicano per le verità che affermano una qualità anche morale. In
questo modo, il cammino teologico del Novecento (von Balthasar, Rahner, Congar,
ma anche Paolo VI, Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI) in un certo senso
converge con larga parte del cammino del pensiero filosofico: la riscoperta del
grande valore della dignità della persona umana e della sua libertà. In
tutto ciò c'è davvero una lezione comune: non ce la si fa a praticare un
pensiero rigoroso ma eticamente agnostico, non ce la si fa a riconoscere come
amore una prassi che non accetti il vaglio dalla critica. A me pare questa la
direzione nella quale dobbiamo cercare tutti, cercare ancora. Tanto certa
scolastica è il Papa a dirlo quanto certo laicismo
sono ormai alle nostre spalle. O meglio sono alle spalle degli specialisti, ma
nella società circolano ancora i miti (o gli spettri) dell'amore pura passione
e della verità neutra ed oggettiva. Mi chiedo e me lo chiedo da cittadino:
quale vantaggio potremmo trarre dalla scomparsa dello scandalo che la Chiesa
produce di fronte al grande pubblico praticando e predicando un amore e una
verità che in qualche misura si implicano? E quando è in ballo la scrittura di
leggi? Che ne è allora di questa confortante convergenza? Per opera dei due
ultimi presidenti della Repubblica (Ciampi e Napolitano), siedono oggi nella
Corte costituzionale due scienziati del diritto, di diversissima estrazione
anche disciplinare, che con i loro studi e la loro azione ci indicano allo
stesso tempo un passaggio storico ed un nodo che appare visibile e cruciale
dall'una e dall' altra delle due prospettive appena citate. Il tempo che
viviamo è testimone della fine di una parentesi, che nelle regioni dell'Europa
a sud del Canale della Manica a volte sembrava destinata a durare un'eternità.
Ciò che sta finendo è la parentesi dello «Stato», dello Stato assoluto, quello
che pretendeva di ridurre il diritto alla legge (a differenza di quanto è
avvenuto nei secoli precedenti e di quanto non ha mai smesso di verificarsi in
Gran Bretagna e negli Stati Uniti). Se non contrastiamo il declino dello «Stato
», se lasciamo che tra legge e diritto diminuiscano le distanze ed aumentino le
differenze, se anche in Europa accettiamo di tornare «società aperta» in cui
pubblico non è sinonimo di «Stato», riduciamo la minaccia di una verità (atea o
religiosa, poco importa) che brandisce la legge e quella speculare di una legge
che si sbarazza del diritto e di ogni istanza veritativa esterna. Ma, in fondo,
quale era la prima «modesta proposta» di Salvati? Portare un po' più di specializzazione
e di responsabilità nei singoli comparti della pubblica amministrazione. (Anche
i bambini sanno che Bertolaso è il responsabile della Protezione civile. Ma chi
di noi conosce i nomi dei responsabili di altri e non meno importanti poteri pubblici?)
Ma, del resto, aumentare informazione e potere di scelta dei cittadini-elettori
e aumentare definizione ed imputabilità personale dei poteri pubblici, è un
altro nome per la fine dello «Stato», dello stato ab solutus, di una macchina
enorme e pervasiva sciolta da ogni responsabilità, che possiede la legge e
privatizza la carità. * Sociologo, Università di Roma
( da "Giornale.it, Il"
del 23-04-2009)
Argomenti: Laicita'
La data prevista per
l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la
decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha
messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono
arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei;
Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph
Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a
Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in
favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini
è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa,
Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha
accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla
"cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 5 ) » (No Ratings Yet)
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Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le
dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato
stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le
parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo
direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue
affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa
Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni
politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce
al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di
valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea
di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace
contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne,
afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del
mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti,
la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo
per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato
però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita
menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che
hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche
rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare
quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare
l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia
dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad
esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di
documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole
di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una
lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 37 ) » (7 votes,
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polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha
replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che
pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse
già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al
( da "Repubblica, La"
del 24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina 43 - Esteri I
gruppi "Pro Reli" e quelli "Pro Ethik" domenica si sfidano
sull´ingresso delle confessioni a scuola Uno scontro culturale e politico che
via referendum rischia di ricreare il muro tra Ovest e Est
Se la capitale laica si divide sull´ora di religione Da una parte, con la
Cdu-Csu, gruppi cattolici,
protestanti, ebrei e musulmani Dall´altra i sostenitori della lezione di etica:
"Una materia che unisce tutti" ANDREA TARQUINI BERLINO dal nostro
corrispondente Una guerra sulla religione a scuola, un Kulturkampf, spacca
Berlino e la Germania, e domenica gli elettori della capitale diranno
chi vincerà. Sembra un paradosso, ma proprio la capitale, che è la più laica e
atea tra le grandi città tedesche, è chiamata a decidere quali devono essere il
posto e di fatto il rapporto di forze tra etica non confessionale e religioni
nell´insegnamento e nella società. Lo scontro mobilita partiti, associazioni
civiche, media e vip. E soprattutto polarizza più che mai, divide destra e
sinistra democratiche, a volte con toni da guerra fredda. Il suo esito sarà
rilevante anche in vista delle elezioni politiche di dicembre. Due milioni e
quattrocentomila persone, tanti sono i berlinesi aventi diritto di voto, sono
chiamati a esprimersi al referendum che "Pro Reli", cioè "Per la
religione", un´associazione di base di cattolici,
protestanti, ebrei, musulmani moderati, sostenuta dalla CduCsu della
Cancelliera, ha ottenuto con una raccolta di firme. Sfida il
sindaco-governatore socialdemocratico (Spd) Klaus Wowereit, il quale del
( da "Riformista, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Bersani, Tremonti e
i cardinali Ecco il nuovo club degli antiliberisti INCONTRI. Pierluigi Bersani
discute di modello sociale per il Paese con il cardinale Achille Silvestrini.
Giulio Tremonti dialoga con Angelo Bagnasco, che offre una sua ricetta contro
la recessione. di Paolo Rodari «Eminenza, amici e compagni». È il singolare
incipit del discorso tenuto ieri da Pierluigi Bersani al termine di un
dibattito - organizzato da Nens, l'associazione fondata dallo stesso Bersani e
da Vincenzo Visco - avvenuto a Roma intorno al modello sociale ed economico del
paese. Un dibattito per riflettere sulla genesi dell'attuale crisi economica,
cercarne i motivi e trovare nuove soluzioni. Un dibattito nel quale il
responsabile economico del Pd, sicuro candidato alla segreteria del partito nel
congresso del prossimo ottobre, trova affinità e convergenze con la visione
economica propria della dottrina sociale della Chiesa. L'eminenza presente era
il cardinale Achille Silvestrini. Già, perché riflettere sulla crisi e sul
modello di sviluppo economico che l'ha provocata, significa in qualche modo
affondare il colpo su quella che Bersani ha chiamato «egemonia neoliberista».
Un'egemonia che ha provocato lo sfacelo attuale. Un'egemonia che trova nella
visione sociale cattolica un suo naturale nemico. Tanto che, non a caso, mai
come in queste ore si moltiplicano le convergenze sui temi economici tra i
leader di due mondi storicamente lontani. Convergenze anti-liberiste, in nome
di una svolta sociale appena pochi mesi fa impensabile. Oltre al duetto Bersani-Silvestrini,
l'altro ieri - e l'Osservatore Romano ne ha dato grande rilievo - c'è stato quello Bagnasco-Tremonti in una tavola rotonda
promossa dall'Istituo Aspen, presente anche Enrico Letta. E se non fosse stato per un forfait dell'ultima ora, ieri ce ne sarebbe
dovuto essere un terzo di duetto, ancora fra Tremonti e il cardinale Renato
Raffaele Martino, presidente di Iustitia et Pax, uno dei principali
collaboratori del Papa nella difficile e non ancora compiuta stesura
dell'enciclica dedicata ai temi sociali e alla globalizzazione anche alla luce
della crisi in corso. Il «socialista scandinavo» Tremonti - come lo definisce
Francesco Cossiga - già da qualche mese ha fatto proprio il pensiero della
Chiesa in materia economica. Ciò è avvenuto anzitutto qualche mese fa nella
prolusione tenuta per l'apertura dell'anno accademico dell'università
Cattolica, dove ha citato come profetico in materia economica un testo di
Ratzinger del 1985, Church and Economy in Dialogue, nel quale l'attuale
Pontefice sostiene che l'economia non può essere scissa dall'etica. Ma i
prodromi della svolta tremontiana c'erano già nel libro La paura e la speranza
e, ancora, nella conversione apertamente dichiarata alla triade di mazziniana
memoria «Dio, patria e famiglia». L'altro ieri, le idee del ministro
dell'Economia si sono incrociate con quelle del cardinale Bagnasco. Questi, in
occasione delle varie prolusioni tenute nelle assemblee generali e nei
consiglio della Cei, ha sempre insistito sulle sfide che la crisi economica
pone alla Chiesa. E l'altro ieri, come ha titolato l'Osservatore, ha chiesto la
promozione di «nuove reti di solidarietà contro la miseria e l'esclusione
sociale». All'egemonia neo liberista che pone l'interesse dell'individuo sopra
quello della società, Bagnasco ha contrapposto un nuovo «sistema di welfare»
che privilegi , tramite un'apposita «cabina di regia», la responsabilità di
individui e governanti, la centralità della persona e che abbia una sola
finalità: il bene comune. Superare il neo liberismo significa anche non cadere
in uno dei suoi opposti, il materialismo di Karl Marx. Davanti a Bersani e
Silvestrini, ha sviscerato la cosa anche un interessante intervento di Roberto
Gualtieri dell'Università di Roma. Nella Spe Salvi Benedetto XVI chiede di
superare l'idea materialista che l'uomo sia solo il prodotto di condizioni
economiche. Ma superarla significa mettere al centro di un nuovo modello di
sviluppo la persona e le relazioni tra le persone, e insieme il legame
inscindibile tra dimensione spirituale, morale e materiale. L'ha detto ieri
ancora Bersani: i problemi vanno affrontati con il dialogo «ma anche con
questioni di etica». L'umanesimo laico e quello religioso,
infatti, «hanno la stessa radice cristiana» e il contributo che può arrivare
dall'Italia, in questo senso, «dovrebbe essere di valore mondiale». Anche
perché l'attuale fase si chiude con «una recessione senza precedenti». E
ora sono necessari aggiustamenti su vari piani, che ridefiniscano le regole di
finanza accompagnati da «aggiustamenti dell'economia reale per ridurre le zone
d'ombra e di incertezza», e sarà necessario «costruire mercati interni più
dinamici». Sua eminenza, appunto il cardinale Silvestrini, ha detto che la
crisi è un'occasione anche per la Chiesa. Questa vigila costantemente «su certe
tematiche» e deve farlo con la medesima assiduità anche sull'emergenza
economica. Occorre vigilare perché i problemi economico-finanziari hanno una
genesi profonda che riguarda tutti. 24/04/2009
( da "Messaggero, Il"
del 24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Venerdì 24 Aprile
2009 Chiudi Caro Gervaso, lei si è sempre dichiarato un liberale vero senza
santi in Paradiso. Non manca mai di citare ai suoi lettori il grande
giornalismo, nonché il mio corregionale, di cui vado fiero, Panfilo Gentile, a
proposito della laicità dello Stato. Lo Stato, come diceva
Gentile, non può dipendere da nessuna autorità spirituale, perché lo Stato, il
vero Stato, è laico. Lei sostiene, a proposito di una risposta data a un
lettore, che se la diccì non avesse confuso, e tanto furbescamente identificato
il buon cittadino con il buon cattolico e altrettanto furbescamente confuso il
reato con il peccato, il potere non lo avrebbe, forse, mai perduto. La
domanda che le pongo è la seguente: l'attuale maggioranza di governo,
capeggiata dal suo amico di vecchia data Berlusconi, non le sembra che sia
succube del potere ecclesiastico, e che, come la vecchia diccì, identifica il
buon cittadino con il buon cattolico? Come mai da tutta Europa si è sollevata
una grande protesta contro il Papa quando ha parlato di preservativi (da non
usare perché non risolvono il problema dell'Aids), mentre dalla furbesca
cattolica Italia e dai tanti finti liberali, fra i quali annovero anche lei,
nessuna protesta, tutti zitti con il capo chino davanti alla gerarchia
vaticana? Non le sembra un'evidente contraddizione, una grande anomalia quella
di tacere di fronte alla Santa Romana Chiesa pur di non sperperare qualche voto
dei tanti che, furbescamente, come il nostro Presidente del Consiglio, si
proclamano cattolici? Lei pensa che nel nostro Paese
ci siano ancora dei liberali alla Panfilo Gentile, alla Montanelli, alla Biagi.
Ma mi faccia il piacere... Mario Ruperto Caro Ruperto, non ho mai detto, né
scritto, che questa destra sia liberale e laica, che questa sia la mia destra.
Questa destra, così com'è, non mi piace, ma mi piace ancora meno questa
sinistra. Dovendo scegliere fra la prima e la seconda, scelgo la prima. Dovendo
scegliere tra il fondatore di Forza Italia e del Popolo delle Libertà e il vice
fondatore del Partito Democratico, o di quel che ne resta, se qualcosa ne
resta, scelgo il Cavaliere. Questa destra non mi piace perché, almeno per i
miei gusti, troppo ossequiosa verso la Chiesa (e non quella spirituale, che
rispetto, ma quella temporale, che rispetto un po' meno, anzi, non rispetto
affatto), e quindi troppo confessionale, anche se nel suo calderone c'è di
tutto. Ma vuol mettere questa sinistra, una insalata russa con la maionese
impazzita, piena di vecchi dogmatici cattolici e di
vecchi frattocchioni (da Frattocchie, scuola di mistica comunista) altrettanto
ligi al Verbo. Un Verbo che nessuno più invoca, ma la pasta illiberale resta
anche nei redenti, nei convertiti alla democrazia. La verità che tante volte ho
detto e scritto, e non solo sul Messaggero, è che siamo, a destra e a sinistra,
un popolo di clericali, che tirano l'acqua solo al loro mulino. Ricorda quando
Giovanni Paolo II, il più grande e più moderno Papa del "Medioevo" e
dal Medioevo, fu ricevuto con tutti gli onori dalle Camere riunite? Fu una
genuflessione generale, un coro di consensi e di cerimonie. Lei crede che
qualcuno, a parte il vecchio mariano Oscar Luigi Scalfaro e il grande cardinale
di curia Giulio Andreotti, e pochi altri, gli abbia tributato quegli onori
perché vedeva in lui il vicario di Cristo? Ma mi faccia il piacere (stavolta
glielo dico io). Nel Vicario di Cristo i parlamentari vedevano un poster
elettorale, che ognuno avrebbe sfruttato a proprio uso e consumo, inneggiando
ai valori della famiglia, della fede, della patria e altre balle (balle, sia
chiaro, in bocca a chi strumentalizzò quella visita). A me, tanto per
intenderci, questo Papa non piace. Considero anche Ratzinger un Papa del
"Medioevo", ma senza la grinta pugnace e l'appeal mediatico del
predecessore. Non mi piace, perché freddo, distaccato, anche quando sorride,
intransigente e, se permette (ma lei permette) in molte cose anacronistico. Ma
io non sono né cattolico né apostolico. Sono solo romano perché nato a Roma, e
non mi chieda quando. Come si può dire di no al preservativo, in quelle plaghe
dell'Africa e del mondo dove l'Aids miete più vittime? Indossare il condom può
essere fastidioso, ma nessuno riuscirà a convincermi che non protegge dalle
malattie veneree. Con tutto il rispetto che la Chiesa merita, come ogni
istituzione (e questa è la più antica e venerabile, la più solida e la più
seria), Cristo non era certo un magnate del petrolio o l'amministratore
delegato di una multinazionale, ma un uomo semplice, umile, che predicò verità
rivoluzionarie e per questo coraggiose fino alla temerarietà. Fare il processo
alla ricchezza e celebrare il valore etico della povertà, da parte di chi vive
in un mondo dorato e impreziosito da inestimabili capolavori artistici, mi
sembra un'incongruità. Le catacombe, fino a prova contraria, non erano regge.
Come non lo sono oggi le pievi di campagna, le parrocchie delle grandi
periferie urbane. Non so se mi sono spiegato. Se non ci sono riuscito, peggio
per me. Se non mi ha capito, peggio per lei. atupertu@ilmessaggero.it
( da "Stampa, La" del
24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Rosso: "Scelta
intelligente e coraggiosa" I giovani di sinistra: cerimonia poco laica La
scelta di Fossale di far vedere «Katyn» nell'ambito delle celebrazioni del 25
Aprile ha acceso un serrato dibattito, che abbiamo ospitato nei giorni scorsi e
che trova ospitalità oggi, anche nella rubrica della posta dei lettori a pagina
70. Qui diamo spazio all'intervento dell'on. Roberto Rosso, del Pd, e dei
giovani di sinistra del Mattone Rosso che però non entrano nel merito della
scelta del film, ma contestato la ridotta laicità
della cerimonia in programma domani. Partiamo da Rosso: «In passato - dice -,
pur apprezzando il grande lavoro fatto da Fossale per il rilancio di Vercelli
come città d'arte e cultura, avevo eccepito su alcune delle sue iniziative,
vedi, ad esempio, il Festival di poesia civile. Ma stavolta devo dire che la
sua scelta è stata non solo intelligente, ma anche coraggiosa. E che si è
svolta, a mio avviso, in piena sintonia con il recente pronuciamento
dell'Unione europea che ha inserito tra i totalitarismi, accomunandoli,
fascismo, comunismo e nazismo». Continua Rosso: «Grazie a Fossale, gli studenti
delle superiori hanno potuto vivere una pagina di storia importante raccontata
senza falsità». Ed ecco invece la protesta del Csa Mattone Rosso: «Apprendiamo
- scrivono i giovani - con grande sdegno che quest'anno le celebrazioni in
occasione del 64° della Liberazione dalla dittatura fascista saranno stravolte
nella sostanza. Abbiamo letto, con disappunto, che, al contrario degli altri
anni, il corteo non partirà dalla basilica di S. Andrea per percorrere la città
fino a piazza Camana e siamo venuti a sapere che, all'arrivo del corteo, non si
terrà un'orazione ufficiale, momento cruciale per ricordare il senso di questa
giornata. Verrà invece celebrata una messa cattolica.
Innanzitutto crediamo che il senso di laicità che è proprio dell'anniversario
della liberazione vada salvaguardato: che bisogno c'era di eliminare l'orazione
finale e di celebrare una messa a fine corteo? Perché non mantenere la vecchia
sceneggiatura che prevedeva una messa in basilica prima del corteo e poi tutti
insieme alla celebrazione storica e laica dei caduti per la libertà, che
garantiva le sensibilità di tutti senza forzature e prevaricazioni religiose?
Sappiamo di non essere i soli a pensarla così!». Questa la critica del Mattone
Rosso. E' vero che rispetto agli anni precedenti (ma non allo scorso) la
cerimonia subisce un cambiamento, ma facciamo notare che comunque, l'orazione
«laica» è prevista: la terrà il sindaco Corsaro (su scelta dell'Anpi) e sarà
seguita dalla lettura delle Lettera dalla Resistenza da parte degli studenti.
( da "Stampa, La" del
24-04-2009)
Argomenti: Laicita'
L'ottimismo non paga
Sono entrato in alcuni negozi e ho provato a pagare con l'ottimismo. Non mi
hanno guardato bene, mi hanno chiesto contanti o carta di credito. Ultimamente
nel nostro Paese ciò che non manca è l'elargizione dell'ottimismo e dei
sorrisi. Per carità, va benissimo: uomo allegro il ciel l'aiuta. Ma poi ci
capita di leggere le notizie sui giornali e di ascoltare alla radio e in
televisione le notizie che ci riguardano e forse ti accorgi che l'ottimismo e i
sorrisi non bastano più. Il debito pubblico è arrivato a 1708 miliardi di euro
e gli interessi sul debito sono a 85 miliardi di euro l'anno. Ma non è finita
(l'ottimismo deve fare miracoli) il Fmi ha detto che il debito pubblico nel
2010 raggiungerà il 121% del Pil. Ottimismo aiutaci tu, magari ci mettiamo
anche qualche sorriso. E queste non chiamiamole tasse, ma si dovranno pure
pagare. Terremoto. Serviranno 12 miliardi di euro. Cosa volete che siano 12
miliardi. Gli evasori fiscali mettono da parte 100 miliardi di euro l'anno.
Basterà chiederli a loro. Voi pensate che ce li daranno? E ci sarebbe da
approfondire molto, anzi moltissimo, sulla solidarietà in questo Paese. SERGIO
PAGANI Cristiani ed islamici Non credo che interessi molto ai «laici», ma sarà permesso a un cattolico (meglio a una popolazione
cattolica quale ancora ha l'Italia) di essere fortemente preoccupati? Mi
spiego: la barca dell'altro giorno aveva 300 poveri cristi, algerini, eritrei,
somali. E così centinaia e centinaia di migliaia che arrivano, soprattutto da
Paesi islamici se dal mare. Allora un incremento costante, anzi
esponenziale, di popolazione da assistere certo, ma di religione così diversa e
che si sta imponendo, scalzando anche la nostra piano, piano, non può destare
preoccupazione ai cristiani? E la desta, solo che nessuno ha il coraggio di
dirlo, ma la cosa serpeggia fra la gente, ed anche la Chiesa ne fa un po' le
spese. Per la questione di Malta, certo l'Isola si è comportata malissimo, ma
si pensa a cosa sarebbe successo ad una popolazione di 400 mila cattolici se avessero accettato il continuo giungere di
folle islamiche dal mare? NEVIO NIGRO Azionisti Alitalia presi in giro Feci
l'errore madornale di comprare 5000 azioni Alitalia quando valevano un euro.
Oggi non sono più quotate e nessuno dice a noi piccoli azionisti se mai vedremo
una lira. Lo so che la Borsa è un rischio ma essere trattati così da un governo
mi sembra davvero esagerato. GIANNI ROSSI Dove è finita la geografia? Dando
un'occhiata ai nuovi quadri orari delle scuole professionali non vedo comparire
da alcuna parte la voce «geografia». Al ministero hanno deciso che la suddetta
materia non serve più, almeno per i professionali, quindi gli alberghieri
(indirizzo turistico), i professionali per il commercio etc., non si avvarranno
di alcuno studio geografico. Mi si vuol convincere che la prossima scuola sarà
di «qualità». Penso, anzi ne ho la certezza, che l'attuale ministro ed i suoi
più stretti collaboratori (soprattutto...) non capiscano nulla di didattica e
continuino a vivere in una sorta di «beata ignoranza». ENZO CRISTINA Concerti e
referendum Si parla tanto dei milioni che si spenderanno per il referendum. Poi
si legge che il concerto del Primo maggio costerà almeno
settecentocinquantamila euro. Chiunque pagherà questa bella cifra, perché
invece di spenderla per due canzonette, peraltro trasmesse con tanto di
messaggi politici sulla tv pubblica per ore e ore, non la si dona ai
terremotati abruzzesi? NICOLA TARLO Facciamoci valere con la Tunisia Proprio
oggi si legge che dopo i ricatti della Libia e di Malta, Paesi che
sovvenzioniamo per controllare i flussi migratori (con risultati ben
visibili...), adesso è arrivato il turno della Tunisia, altro Stato che insieme
a tanti «migranti» ci delizia da anni con migliaia di spacciatori e
pregiudicati della peggiore risma. Adesso hanno deciso di non accettare, per
motivi sanitari, i rimpatri dei loro concittadini clandestini. Spero che,
diversamente dal passato, il governo reagisca. Un modo ci starebbe: bloccare i
flussi legali dei tunisini (che hanno diritto ogni anno a migliaia di ingressi
legali). Considerato che non è un Paese grande, considerato che non ci fornisce
petrolio, speriamo che i vari Frattini e Co. si facciano rispettare, altrimenti
la prossima volta anche il Ruanda comincerà a ricattarci o magari l'Eritrea ci
chiederà i danni del periodo coloniale. FILIPPO TARTARO, PARMA I vantaggi
dell'Alta Velocità Ieri mattina ho preso la Freccia Rossa, ossia il treno ad
Alta Velocità fra Torino e Milano. In treno ci hanno detto che per «motivi
tecnici» avrebbe seguito il vecchio percorso (quello che passa da Vercelli) e
che per questo avrebbe avuto un ritardo di 10 minuti, cosa che è in effetti è
avvenuta. Mi chiedo: ma se l'Alta Velocità serve a guadagnare solo dieci minuti
fra Torino e Milano (deduco che siano le fermate intermedie a pesare sui tempi)
che senso ha aver speso tutti questi soldi? Non bastava inserire negli orari
del vecchio treno alcune «navette» Torino-Milano senza fermate intermedie?
GIANNI FERRERO, TORINO Lombardi senza cibo di strada Fra le bizzarrie del
nostro tempo va certo annoverata la singolare legge varata su pressione della
Lega dal Consiglio regionale lombardo che vieta a chi vuole comprare una pizza
a trancio, un gelato (ma il vero obiettivo sono i kebab) di mangiarlo davanti
al negozio. Per motivi di sicurezza, è la giustificazione. E si vieta anche a
gelatai e pizzaioli di montare dehors. Come non essere d'accordo con chi ha promesso
una resistenza enogastronomica, con manifestazioni in questo caso pacifiche
davanti alle gelaterie? MICHELE BREMBATI
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
La data prevista per
l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la
decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha
messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono
arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei;
Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph
Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a
Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in
favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini
è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa,
Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha
accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla
"cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 27 ) » (3 votes, average: 5
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le
dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato
stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le
parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo
direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue
affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa
Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni
politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce
al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di
valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea
di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace
contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne,
afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del
mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti,
la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo
per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato
però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita
menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che
hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche
rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare
quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare
l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia
dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti
all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le
esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere,
un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento
che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione
antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano
rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta
l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul
"Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per
affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad,
separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le
ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a
cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa
Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon
senso". Scritto in Varie Commenti ( 39 ) » (10 votes, average: 4.1 out of
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nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una
nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una
mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito
"inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta
all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La
Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è
da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità
e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle
persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli
ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids
non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è
attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del
nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo
di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
La data prevista per
l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la
decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha
messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono
arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei;
Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph
Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a
Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in
favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini
è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa,
Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha
accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia".
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questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di
Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una
dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole
pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo
direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue
affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa
Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni
politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce
al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di
valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea
di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace
contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne,
afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del
mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti,
la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo
per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato
però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita
menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che
hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche
rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare
quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare
l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia
dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad
esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di
documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole
di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una
lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 39 ) » (10
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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato
ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che
pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse
già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
La data prevista per
l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la
decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha
messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono
arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei;
Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph
Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a
Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in
favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini
è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa,
Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha
accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla
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dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane
una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole
pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo
direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue
affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa
Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni
politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce
al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di
valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea
di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace
contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne,
afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del
mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti,
la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo
per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato
però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita
menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che
hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche
rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare
quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare
l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia
dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad
esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di
documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole
di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una
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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato
ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico
oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a
mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano:
si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che
dal 1983 al
( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina VI - Firenze
Il Pd pronto a espellere il "reo" , ma forse non serve più:
l´iscrizione non risulta Bobo e il giallo della tessera Laicità, dibattito sul
caso Staino Primicerio: "Nella contrapposizione coi cattolici
vedo gran nostalgia di steccati" L´ex portiere potrebbe incassare un 1,5%
in più grazie all´accordo con la Lega MARIA CRISTINA CARRATU´ E adesso il caso
Staino diventa un giallo. Dov´è la tessera di Bobo? Il Pd fiorentino si stava
già preparando a deferire Sergio Staino, «reo» di correre alle europee per
Sinistra e Libertà anziché per il suo partito, al comitato dei garanti,
anticamera dell´espulsione, quando ha scoperto che la sua tessera non c´è. Non
esiste. «Abbiamo frugato dappertutto, nei cassetti delle sezioni e dentro i computer,
ma Sergio non risulta iscritto al Pd» spiega il segretario metropolitano Simone
Naldoni. Possibile? «Non c´è traccia della sua domanda, né del pagamento della
quota». Lui, però, sostiene di essere iscritto eccome: «Alla sezione centro,
dove sono sempre stato anche con i Ds». Non ha la
tessera come prova, è vero, ma solo perché, dice, «non me l´hanno mai spedita».
«Cercheremo ancora, ma mi sembra difficile che abbiamo perso una tessera come
quella di Sergio» replica Naldoni. Una partita non da poco, visto che in gioco
c´è, per l´appunto, la famosa espulsione: «Se non è iscritto» spiega Naldoni,
«è ovvio che può candidarsi con chi vuole». Resterebbe il problema politico
posto da una scelta del genere, ma il partito, se davvero Staino non fosse del
Pd, potrebbe evitare un provvedimento sicuramente impopolare. E intanto intorno
al suo caso si apre il dibattito: dove e come offrire rappresentanza, a
sinistra, alla laicità? Un argomento molto sentito, vedi il motivo ispiratore
della lista di Valdo Spini, vedi, un po´ ovunque, la faticosa ricerca di
candidati laici/cattolici a seconda degli obiettivi, e
vedi anche lo strepitoso successo delle iniziative di Liberi di decidere, che
ieri, al banchino di via Roma, ha raccolto in 4 ore 150 nuovi testamenti
biologici, ora a quota 2.650. «Attenzione, però» avverte Mario Primicerio,
presidente della Fondazione La Pira, «nella contrapposizione drastica di laici
e cattolici io vedo solo una gran nostalgia di
steccati». La sfida del Pd, secondo lui, è ben altra: e cioè «il dialogo, la
costruzione di una cultura nuova contro la cultura delle chiese´,
tutte quante». Gli fa eco Giuseppe Matulli, vicesindaco: «Chi l´ha detto che le
posizioni più integraliste e clericali siano solo quelle cattoliche? Se laicità
è assenza di pregiudizi,
la tradizione comunista non è stata da meno
». Andare con Vendola,
insomma, «non è detto che sia più laico´». «Soffro, difendere davvero la
laicità nel Pd non è facile, ma ci provo, perché mai dovrei tradire la mia
biografia politica?» dice l´oncologo candidato Gianni Amunni. Ma non la pensa così Sandra Bonsanti,
presidente di Libertà e Giustizia: «Il disegno di fare del Pd un partito laico
è fallito e bisogna prenderne atto» dice. «Siccome i diritti fondamentali della
persona non sono sindacabili, a questo punto diventano lecite scelte personali,
a favore del Pd, per provare a cambiarlo da di dentro, o di altre forze che si
ritengono più sensibili al tema». Per Bonsanti, dunque, cacciare Bobo dal Pd
per quello che ha fatto «sarebbe stalinista». Rispetta la scelta di Staino, ma
non la condivide, il direttore di Testimonianze Severino Saccardi: «La laicità
non dovrebbe essere un elemento di rottura» dice, «ma un valore trasversale e
condiviso, e rappresentato ovunque». Parlare di laici e cattolici
contro, Saccardi ne è convinto, «è un impoverimento culturale». Come lo sarebbe
buttare fuori Staino dal Pd: «Con tutti i motivi che ci sarebbero per buttarne
fuori tanti altri
».
( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina 44 - Cultura
Polemica tra "Avvenire" e la Biennale Democrazia "TROPPO LAICI? NO, PLURALISTI" TORINO Cinquemila persone ogni
giorno, moltissimi i giovani, gli stranieri. Giunta a metà del cammino, e dopo
il calore che ha circondato la presenza di tre giorni del Presidente Giorgio
Napolitano, la Biennale della Democrazia può già considerarsi un notevole
successo: senza effetti speciali, con parche concessioni a spettacolo e
intrattenimento, come si addice a un anno di crisi e di risicatissimi bilanci
culturali, la rassegna guidata da Gustavo Zagrebelsky e progettata per invitare
i cittadini a discutere sul significato antico e attuale della democrazia,
appunto, coinvolge e appassiona. E come ogni successo, attira le prime bordate,
come quelle sparate oggi dal quotidiano cattolico Avvenire, che ha accusato la
Biennale di eccessivo laicismo (e facile ottimismo, in
più). La giornata di oggi si annuncia come la più vivace, con temi di rilevanza
etica (testamento biologico e matrimonio omosessuale sono soltanto due tra
questi) e altri più strettamente intrecciati al dibattito politico, come il
confronto che nel pomeriggio (alle 15 nel cortile di palazzo Turinetti, in
piazza San Carlo) vedrà Alessandro Campi, Domenico Fisichella, Marco Revelli e
Franco Sbarberi rispondere alle domande del direttore di Repubblica Ezio Mauro
sul tema «La democrazia della destra, la democrazia della sinistra: un dialogo
tra sordi?». Ma anche tra gli altri i «Discorsi della
biennale» (oggi tocca a Franco Cardini con Ettore Boffano) e i dibattiti aperti
come «Il multiculturalismo è dannoso per le donne?», con Rosi Braidotti, Luce Irigaray, Farian
Sabahi ed Elisabetta Galeotti. E, in serata, la lettura delle Lettere dei
condannati a morte della Resistenza. Il testamento biologico, un tema sul quale
fin da febbraio è stato avviato in vista della Biennale
un esperimento di "democrazia deliberativa" che ha coinvolto oltre
seicento persone a Torino e a Firenze, è al centro dell´attenzione dopo
l´attacco di Avvenire. Nonostante le cautele e l´equilibrio profusi dai
promotori, che fin dalla costituzione del Comitato dei garanti si sono
preoccupati di rappresentare equamente le diverse posizioni sulla fine della
vita, arruolando tra gli altri monsignor Maurizio Calipari della Pontificia
Accademia per la Vita, e la presenza di numerosi esponenti cattolici
e di alcuni religiosi ai tavoli dove oggi si dibatterà sul tema, l´iniziativa
non piace al quotidiano cattolico. La polemica parte dall´allarme lanciato da
Fabrizio Clari, presidente dell´associazione Scienza&Vita di Torino: «Il
documento informativo usato per coinvolgere i cittadini nel dibattito cita casi
emblematici come "la battaglia di Piergiorgio Welby" e dà la
sensazione di un endemico laicismo». Lo
"sbilanciamento" risulterebbe evidente, ma non è questo, secondo
Avvenire, l´unico difetto della Biennale: «Il programma appare confuso, uno
spezzatino di incontri ed eventi». Zagrebelsky non si scompone né, tanto meno,
replica, e si limita a manifestare soddisfazione: «La manifestazione sta
registrando un successo quantitativo per il numero impressionante di persone
che ha invaso in questi giorni i luoghi degli incontri e qualitativo per il
senso di partecipazione, quasi a significare il bisogno che la gente ha oggi di
discutere sui grandi temi della convivenza civile». La parola ora passa al
pubblico, che domani si esprimerà su buona e cattiva morte anche attraverso il
televoto. Dai tavoli di discussione di Torino e di Firenze, infatti, tutti
potranno rispondere ´sì´ o ´no´, col metodo della electronic town duscussion, a
tre domande-chiave sul tipo di legge più condivisa.
( da "Messaggero, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Sabato 25 Aprile
2009 Chiudi di CLAUDIA TERRACINA ROMA Un uomo di chiesa, un cardinale, non deve
aver remore a parlare con i politici, con i quali è legittimo un confronto sui
contenuti. E' appassionato l'intervento del il Patriarca di Venezia, Angelo
Scola, al convegno «I cristiani e la laicità», durante il quale, si è
confrontato con il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, sull'impegno dei cattolici in politica e sui temi etici. «Non mi fa
particolare effetto parlare ai politici - sottolinea il cardinale- come uomini
di chiesa siamo chiamati a parlare a tutti e non dimentichiamo che Paolo VI ha
detto che la politica è la forma più alta di carità. È giusto che un cardinale
possa parlare a dei politici. Ovviamente sui contenuti, non sui problemi
partitici». E per il cardinale, tra i più impegnati sul fronte del dialogo, se,
nel rispetto dei ruoli di ciascuno, ci si pronuncia su come la società civile
debba organizzarsi «è un dato costruttivo, un fenomeno positivo». Dello stesso
parere è il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che, una volta di più,
rivendica il compito che si è assunto il suo partito: «Parlare della vita,
della morte, affrontare i bisogni delle famiglie, che sono temi che emergono
continuamente nel dibattito parlamentare, basta pensare alla legge 40, o al
testamento biologico, e interessano ai cittadini molto più della politica». I cattolici, ma anche i partiti, hanno, dunque, «il dovere di
pronunciarsi sui temi etici», fondamentali nelal vita di ciascuno, e ugualmente
la Chiesa può e deve esprimersi liberamente su questioni «fondamentali come la
vita e la morte». Tuttavia, ribadisce Casini, «l'Udc non rivendica nessuna
primogenitura sulla cristianità in politica. Abbiamo la
consapevolezza di essere parte di un mondo cattolico più vasto, ma non ci
vergogniamo di essere cristiani contrariamente sembra facciano molti», dice. Il
leader centrista ricorda che «naturalmente siamo per uno Stato laico», ma
precisa che questo non ha niente a che fare con la negazione del bisogno di Dio
e della religione, che è naturale per tutti noi». E sottolinea: «In
Europa noi difendiamo l'identità cristiana dell'Italia. Ciò significa difendere
noi stessi la nostra storia le nostre tradizioni e predisporci all'accoglienza
delle diversità anche degli extracomunitari. Chi arriva deve sapere che qui c'è
un Paese pronto a ospitarlo ma che ha regole e tradizioni da far rispettare». E
Rocco Buttiglione riafferma che «i cattolici sono in
prima linea nella difesa della Costituzione che hanno contribuito in modo
determinante a scrivere. Per questo- spiega- accogliamo l'appello del
presidente Napolitano. Limitati cambiamenti che rafforzino nei limiti del
giusto il ruolo del capo del governo sono accettabili. Un cambiamento totale
dell'impianto che tolga la sua centralità al Parlamento e che porti a un potere
isolato, controllato solo dagli elettori una volta ogni cinque anni, no».
Quindi sottolinea che «occorre difendere la Costituzione anche da certi
giudici, che non possono modificare geneticamente la Costituzione, attraverso
sentenze interpretative al di fuori dei principi dei Padri Costituenti. Tra le
minacce odierne alla Costituzione esiste anche quella di una cultura giuridica
forse prevalente la quale ritiene che i giudici abbiano il diritto di fare le
leggi. I casi delle istanze su Eluana Englaro, sulla Legge 40, e ora sui
matrimoni gay a Venezia e alcuni proclami interpretativi sul testamento
biologico -avverte- sono tipica espressione di questo tentativo di stravolgere
surrettiziamente la Costituzione».
( da "Unita, L'" del
25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
RISPOSTALa
resistenza non fu opera solo dei comunisti. I comunisti furono tra i più
determinati e i più coraggiosi in molte delle azioni condotte contro
l'opposizione nazifascista ma non guidarono da soli la resistenza e furono
presto opposizione nel paese uscito dalla Liberazione. La Russa non lo sa o fa finta di non saperlo ma è stato dal confronto fra le tradizioni cultuali e politiche dei cattolici democratici che si
richiamavano a Don Sturzo e alla Democrazia Cristiana, dei laici del partito
d'azione e dei "rossi" del Partito Comunista Italiano che sono nate
insieme la carta costituzionale e la dialettica politica su cui si è basata la
democrazia politica di questo paese. E' proprio a questa dialettica che,
con il congresso di Fiuggi, riuscì ad approdare anche il partito guidato da
Fini. Ripudiando la follia di Salò e la nostalgia del Duce, l'assurdità delle
guerre di conquista in Africa e delle persecuzioni degli ebrei e delle altre
"razze" considerate inferiori da un gruppo di persone le cui idee e
le cui posizioni hanno inutilmente insanguinato l'Europa e il mondo.
( da "Stampa, La" del
25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
VENERDI' 24
Tantestorie FABBRICA DELLE E, CORSO TRAPANI 95, ORE 9,30 Festa finale di
Tantestorie, con le classi che a novembre hanno partecipato alla settimana di
Tantestorie. Info 011/4429858. Life Alignment SUPERCIBARIUS, VIA DOMODOSSOLA 9,
ORE 10-13 Trattamenti Life Alignment, insieme di tecniche di guarigione
energetica che possono aiutare ad allineare la struttura fisica e a bilanciare
i campi energetici del corpo, a cura di Grazia Garfi. Prenotazione necessaria.
Info 335/5819796. Promessi Sposi BIBLIOTECA CIVICA TORINO CENTRO, VIA DELLA
CITTADELLA 5, ORE 11-13 Gruppo di lettura sull'opera di Alessandro Manzoni,
rivolto alle scuole secondarie di secondo grado. Info 011/4429826. Plagio
PALAZZO NUOVO, VIA SANT'OTTAVIO 20, ORE 14,30 Il Prof. Salvo Dell'Arte propone
la lezione - dibattito con case history e interventi di esperti e testimonials
"Il plagio musicale", intervengono dj Ringo e Marta Gerbi. Alunni
sikh DIPARTIMENTO DI STUDI POLITICI, VIA GIOLITTI 33, PRE 15-17 Francesca
Galloni, Psicologa e Dottore di Ricerca in Scienze dell'Educazione, terrà un
seminario dal titolo "Alunni sikh in Italia: percorsi di vita tra scuola
ed extrascuola"; discussant Francesca Gobbo, dell'Università degli Studi
di Torino. Info 011/5160044 o www.fieri.it. Regio dietro le quinte TEATRO
REGIO, PIAZZA CASTELLO 215, ORE 15,30 E 17 "Il Regio dietro le quinte -
itinerari segreti di un grande teatro d'Opera", visita guidata al teatro.
Ingresso 5 euro. Info 011/8815557. Visita guidata GAM, CORSO GALILEO FERRARIS
30, ORE 17 Visita guidata alla mostra "Cronostasi 2". Info
011/4429546. Franca Valeri FELTRINELLI, PIAZZA CLN 251, ORE 18 Incontro con
Franca Valeri, che presenta il libro "Di tanti palpiti. Divertimenti
musicali", nell'occasione verrà presentata anche la nuova edizione di
"Tragedie da ridere". Con Franca Valeri e Patrizia Zappa Mulas
interviene Ferzan Ozpetek. Pasqua romena PIEMONTEUROPA, PIAZZA CARLO FELICE 80,
ORE 18,30 Aperitivo multi-etnico di Piemonteuropa/Associazione 360: la pasqua
ortodossa secondo la tradizione rumena. Modera e introduce la serata Raffaele
D'Amato; interventi di Alida Meles su "La Pasqua in Romania" e di
Marco Calgaro sul tema "Stranieri e legislazione: integrazione e
riforme". Segue degustazione-aperitivo con piatti tipici romeni. Hata yoga
CENTRO STUDI OLISTICI BRAHMA VIDYA, VIA VANDALINO 82/28, ORE 19 Presentazione
del corso di Hata Yoga, a cura del Maestro Vincenzo. Ingresso gratuito, con
dimostrazione pratica, consigliato abbigliamento comodo. Info e prenotazioni
011/4119849 o 334/3145040. Canto gregoriano CHIESA IMMACOLATA CONCEZIONE, VIA
MONTE CORNO 36, ORE 19 "La notazione quadrata, i neumi semplici e
complessi", incontro aperto a tutti coloro che vogliono approfondire la
conoscenza dell'antica vocalità cristiana, conducono Enrico Demaria ed Elena
Vadori. Info 340/8346713. Fantasmi a Torino PALAZZO BAROLO, VIA DELLE ORFANE 7,
ORE 19,50 Un itinerario alla scoperta di noti fantasmi. Costo 10 euro. Info e
prenotazioni 011/853670 o www.barburin.com. Note golose CASCINA ROCCAFRANCA,
VIA RUBINO 45, ORE 20 Serata tra abbinamenti golosi di cibi e birre artigianali
Gilac, con musica dal vivo. Cena con degustazione solo su prenotazione, allo
011/3139665. Info www.cascinaroccafranca.it. Caccia al Teshorus MUSEO DELLE
ANTICHITA' EGIZIE, VIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE 6, ORE 20,10-21,50 Iniziativa,
rivolta a grandi e piccoli, che trasforma le sale del Museo nel teatro di una
coinvolgente caccia al tesoro. Ogni squadra-famiglia è chiamata a risolvere dei
quesiti sulle divinità animali e nell'ultima sala si trovano premi per tutti.
Durata di un'ora, partenze scaglionate ogni 20 minuti. Costo 8 euro. Info e
prenotazioni 011/4406903 o info@museitorino.it. Storytelling ASSOCIAZIONE SULLA
PAROLA, VIA CIBRARIO 28, ORE 21 Appuntamento mensile organizzato dall'Associazione
TeaStoryCat: "Tutto sulle streghe", racconta Silvia Iannazzo. Entrata
libera e prenotazione obbligatoria allo 011/748706. Stadi SHORTBUS, VIA
GAUDENZIO FERRARI 5/I, ORE 21,30 Alfredo Trentalange, Osservatore Arbitri Uefa,
ex arbitro di serie A, presenta "Lo stadio più bello del mondo",
libro di Luca Farinotti. Info www.shortbuscafe.it. SABATO 25 Theta Healing
CENTRO STUDI OLISTICI BRAHMA VIDYA, VIA VANDALINO 82/28, ORE 9,30 Corso di
Theta Healing avanzato. Info e prenotazioni 011/4119849, 334/3145040. Antiche
trame PALAZZO MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 10-13 E 14-17 Iniziativa nata in
collaborazione con l'Istituto Europeo per il Design: il museo espone le
creazioni di abiti e accessori di moda sul tema del velluto elaborati dagli
studenti. Info 011/541111. A casa di Kha MUSEO DELLE ANTICHITA' EGIZIE, VIA
ACCADEMIA DELLE SCIENZE 6, ORE 10,30 Percorso pensato per i più piccoli, che in
compagnia dei genitori verranno accompagnati da esperti egittologi alla
scoperta della vita quotidiana ai tempi dei faraoni. Costo 3,50 euro, è
consigliata la prenotazione. Info 011/4406903 o info@museitorino.it. Costruire
giocando BORGO MEDIEVALE, PARCO DEL VALENTINO, ORE 10,30-12,30 E 15,30-17,30
Per "Costruire giocando - mani e materia" appuntamento col laboratorio
per bambini dai 6 ai 12 anni "Portami con te". Info e prenotazioni
011/4431710. Festa della Liberazione AREA PEDONALE, VIA DI NANNI, ORE 11
Bancarelle per tutta la giornata, alle 16 corteo per le vie del quartiere e a
seguire wall painting e dj set. Alle 18 presentazione del libro del prof.
Brunello Martelli "Il libro dei deportati". Alle 19 selezioni hip hop
e alle 20,30 performance teatrale laboratorio Burn Babylon! Burn!. Alle 22
spettacolo di circo aereo e alle 23 fuochi d'artificio. Insy Loan FELTRINELLI,
PIAZZA CLN 251, ORE 16 Insy Loan presenta "Alla fine di questo libro la
mia vita si autodistruggerà", con l'autore interviene Luca Bianchini.
Visite guidate MAO, VIA SAN DOMENICA 9-11, ORE 11,30 E 16,30 Servizio di visite
guidate, costo 3 euro. Al mattino visita alla galleria Giappone, al pomeriggio
alla galleria Cina. È consigliata la prenotazione. Info 011/4436928. Sabato al
museo ARMERIA REALE, PIAZZA CASTELLO 191, ORE 13-23 Apertura straordinaria con
visita guidata a tema, alle 19, "Il Medagliere Reale e la collezione
numismatica di Carlo Alberto". Ingresso 4 euro, ridotto 2. Presentando il
biglietto, dopo le ore 18 è possibile usufruire della promozione "Un
aperitivo al Caffé Reale", alla caffetteria presso Palazzo Reale, al costo
di 5 euro. Info e prenotazioni 011/5184358. Sentieri e storie CENTRO VISITE
PARCO COLLINA TORINESE, STRADA FUNICOLARE 55, ORE 15,30 Escursione di mezza
giornata nel parco di Superga, in cui a guidarci non sarà semplicemente la
carta dei sentieri ma saranno racconti tratti da libri che ognuno porterà, che
verranno suggeriti, che si incontreranno, che si scambieranno. Info e
prenotazioni 011/8903667. Intorno alla mostra PALAZZO BRICHERASIO, VIA LAGRANGE
20, ORE 15,30-18,30 "Arte bimbo", atelier concepito con l'intento di
far vivere il Museo come uno spazio divertente ed emozionante dove è possibile
scoprire i grandi capolavori dell'arte attraverso il gioco. La merendina è
gentilmente offerta dalla Centrale del Latte di Torino. Info e prenotazioni
011/5711820. Democrazia tecnologica TEATRO GOBETTI, VIA ROSSINI 8, ORE 16-17,30
Panel su "Internet e democrazia deliberativa", esperti italiani e
stranieri discuteranno le interazioni tra processo democratico e Internet.
Visita guidata GAM, CORSO GALILEO FERRARIS 30, ORE 16,30 Visita guidata
"L'Ottocento alla Gam". Info 011/4429546. Fantasmi a Torino PALAZZO
MADAMA, PIAZZA CASTELLO, ORE 19,15 Un itinerario alla scoperta di noti
fantasmi. Costo 10 euro. Info e prenotazioni 011/853670 o www.barburin.com.
DOMENICA 26 Meditazione CENTRO STUDI OLISTICI BRAHMA VIDYA, VIA VANDALINO
82/28, ORE 9 Seminario di meditazione di Osho, conduce Abheeru (Emanuele
Riccobene). Info e iscrizioni 011/4119849 o 334/3145040. Arte alla Tesoriera
PARCO TESORIERA, CORSO FRANCIA 186, ORE 9,30-19 Lungo i viali alberati del
parco espongono i pittori della Tesoriera. Info 348/5469658. Scuola cosmica
VITA UNIVERSALE, VIA LUSERNA DI RORA' 3/A, ORE 10 Incontro "La via del
Discorso della Montagna nel Cristianesimo delle origini è la via
dell'autoconoscenza che porta, passo per passo, più vicino a Dio
nell'interiore. Così venne insegnata da Gesù di Nazareth e così, ancora oggi,
tramite la parola profetica odierna". Ingresso libero. Info 011/4330976.
Mercatino BORGO MEDIEVALE, PARCO DEL VALENTINO, ORE 10-18 Torna il Mercato dei Prodotti
del Paniere, che offre ai visitatori l'opportunità di assaggiare le eccellenze
enogastronomiche della Provincia di Torino. Inoltre il Borgo ospita un'inedita
animazione storica dedicata alla figura del mercenario nel medioevo. Info
011/4431701. Meditazione universale CENTRO DELL'UOMO - ONLUS, VIA SERVAIS 92
INT. 149, ORE 10,30 Il contatto con la Luce e l'Armonia Celestiali: la più
elevata forma di meditazione, alla base delle maggiori filosofie e religioni
mondiali, un'esperienza pratica alla portata di tutti. Info 335/6876189.
Giochiamo con Bes MUSEO DELLE ANTICHITA' EGIZIE, VIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE 6,
ORE 15 Laboratorio "Giochiamo con Bes", dedicato alle famiglie:
itinerario tematico seguito da un'attività di laboratorio, ciascuno della
durata di un'ora. Costo 6 euro + biglietto del Museo. Durante il laboratorio
verrà fornito un foglio di rame a testa, con il quale verrà creato un amuleto
con la tecnica dello sbalzo. I manufatti realizzati saranno lasciati in dono ai
partecipanti. Prenotazioni allo 011/4406903 o a info@museitorino.it. Concerto
della domenica TEATRO SALESIANI CROCETTA, VIA PIAZZI 25, ORE
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
ARIO GERVASUTTI
Vicenza. L'unità politica dei cattolici è finita.
Punto. Lo ripete il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, lo conferma il
Patriarca di Venezia Angelo Scola, accanto al presidente del partito Rocco
Buttiglione. E allora, perché tanta attesa dietro un convegno su «I cristiani e
la politica»? Solo legittima curiosità per la presenza di un cardinale dello
spessore di Scola a un incontro promosso da un partito? No, questo fa parte del
pettegolezzo della politica. Mille persone ieri hanno affollato il teatro di
Vicenza per capire se, posto che la Dc non rinascerà, i cattolici
devono o possono pesare ancora: e le risposte di Casini e di Scola hanno molti
punti in comune. «Noi non ci vergogniamo di essere cristiani - attacca l'ex
presidente della Camera - contrariamente a quel che fanno molti, perché
difendere l'identità significa difendere la nostra storia». Secondo Casini non
c'è nulla di clericale in questa posizione, anzi è la base per la difesa dello
Stato laico. «Noi difendiamo lo Stato laico, perché la laicità non va confusa
con il laicismo di Stato. È la laicità che ci impone
di rifiutare ad esempio il doppiopesismo sulle parole della Chiesa: molti
vorrebbero una Chiesa "politicamente corretta", che dia messaggi
compatibili con le convenienze politiche. Ma la Chiesa non è mica una grande
Ong». Nulla di clericale dunque nella difesa dell'identità cristiana, perché è
il presupposto necessario a qualunque forma di dialogo: «Se non sappiamo chi
siamo noi, come possiamo accogliere il "meticciato di civiltà". Gli
Stati Uniti un secolo fa hanno saputo comunicare agli emigranti italiani un
senso di appartenenza a quel Paese, che noi oggi non sappiamo trasmettere
perché non abbiamo per primi l'orgoglio della nostra identità». Ma per affrontare
questo ed altri temi non è necessaria l'unità politica dei cattolici,
finita con la fine della Dc: «Ne abbiamo preso atto - spiega Casini - ma con
una speranza: che sui temi eticamente sensibili come la famiglia, la vita, la
morte tra i cattolici impegnati in politica venga
prima la difesa dei nostri valori e solo dopo la difesa del partito di
appartenenza. Altrimenti i cattolici saranno
condannati a essere una minoranza permanente in Parlamento». Destino che
ovviamente non è auspicato nemmeno dal Patriarca di Venezia, il quale pesa le
parole e si rivolge alternativamente ai cattolici e ai
non credenti. A questi ultimi ripete che «la Chiesa non ha in mente una
ricristianizzazione della società. Ma anche i cristiani devono poter essere
presenti in una società complessa. Invece in Italia si
assiste a un paradosso: si ritiene che "laicità" significhi
"neutralizzare i cristiani". Non si può ignorare che i cattolici sono sempre stati protagonisti
nella vita civile dello Stato unitario, e anche attraverso la Dc hanno
garantito la sopravvivenza della democrazia contro le minacce totalitarie».
Il punto è: posto che la Dc non c'è più nè più ritornerà, per quali vie si
dovrebbe concretizzare l'impegno politico dei cattolici?
«Non c'è spazio per un partito unico dei cattolici -
spiega Scola - ma nelle cose necessarie, ci vuole unità». E le cose necessarie
sono riassunte in tre filoni: processo di meticciato, bioetica e neuroscienze,
nuovo ordine mondiale. Sul meticciato, processo inevitabile che proprio per
questo va gestito partendo da una riflessione sull'identità culturale e
religiosa degli europei, Scola si è già espresso in passato. Sulla bioetica
definisce «riduttivista» il concetto secondo cui esiste solo ciò che è
conoscibile e dimostrabile mediante la scienza empirica. Il nuovo ordine
mondiale, infine, non potrà costruirsi senza i quattro pilastri di verità,
giustizia, carità e libertà: gli stessi propri dei cattolici
impegnati in politica.
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
n. 99 del 2009-04-25
pagina 0 Milano, fischiato il governatore Formigoni Franceschini: "Il nome
della festa non si cambia" di Redazione Alla manifestazione nazionale di
Milano per il 25 Aprile (foto) contestato il
governatore della Lombardia Roberto Formigoni. Franceschini replica al premier:
"Questa continuerà a chiamarsi festa della Liberazione" Milano -
Com'era prevedibile la contestazione è arrivata. Fischi e urla hanno
accompagnato il discorso del presidente della Regione Lombardia Roberto
Formigoni dal palco di piazza Duomo per il 25 Aprile. Ampi settori della piazza
hanno accompagnato gridando "vergogna, vergogna" lintervento
del governatore, che ha però proseguito il discorso senza mai fermarsi.
Formigoni è stato contestato anche quando è
sceso dal palco dopo lintervento. "Questa è lintolleranza e la faziosità da cui dobbiamo
liberare la società italiana - ha detto Formigoni - cè
una inciviltà che parte dalla sinistra e ancora continua". "Sia la
festa di tutti gli italiani" "Vogliamo che da oggi il 25 Aprile sia
riconosciuta festa di tutti gli italiani, che tutti si riconoscano in questa festa". Lo ha
affermato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che ha
preso la parola alla manifestazione in piazza Duomo, sommerso dai fischi di
gran parte dei presenti. "La lotta di liberazione è
stata opera di diverse famiglie italiane - ha detto Formigoni - che si sono poi
divise con episodi anche dolorosi. Ringraziamo tutti coloro che si impegnarono
nella lotta di liberazione, militari, civili, artigiani, laici e cattolici, liberali, socialisti e
comunisti. La Resistenza non è stata opera di una parte sola, e
sbagliano quelli che hanno voluto mostrare una resistenza figlia di una sola
parte, perchè questo ha portato divisione. Contestata la Brigata ebraica Al
passaggio dello spezzone del corteo milanese del 25 Aprile composto dalla
brigata ebraica, un piccolo gruppo di manifestanti ha iniziato a urlare
"assassini, assassini" chiedendo la "liberazione della
Palestina". La contestazione ha riguardato anche il fatto che il piccolo
settore con le bandiere di Israele e Stati Uniti è accompagnato da alcuni
agenti di polizia. "Vergogna - hanno gridato i contestatori
- venite in corteo con la polizia". Tra i rappresentanti politici presenti
insieme alla brigata ebraica ci sono, tra gli altri, il parlamentare Pd
Emanuele Fiano, figlio di un ex deportato, e il candidato Pdl alla provincia di
Milano Guido Podestà. Franceschini: il nome non si tocca Il segretario del Pd
Dario Franceschini non condivide affatto lidea avanzata dal
premier Silvio Berlusconi
di ribattezzare la festa della Liberazione con il nome di festa della libertà.
"Quel nome lhanno deciso i nostri padri e non si tocca
- ha detto Franceschini parlando con i giornalisti sul palco in piazza Duomo a
Milano - la festa della libertà deve essere tutti i giorni per gli italiani, ma il 25 Aprile
continuerà a chiamarsi festa della Liberazione". Secondo il leader del Pd,
"quest anno il 25 Aprile è tornato un po' simile a quelli prima del
1994 (anno della discesa in campo di Berlusconi, ndr). Oggi Berlusconi nel suo discorso ha
detto cose molto impegnative, ad esempio che la Resistenza deve essere un
valore condiviso". Di Pietro: niente passerelle "Non ritengo corretto
che ci siano persone che si ricordano della festa della liberazione solo oggi e
solo per fare una passerella elettorale. Se vengono invece convinti allora li
rispettiamo". Lo ha affermato il leader dell Italia dei
Valori Antonio Di Pietro durante il corteo di Milano. Di Pietro ha aggiunto:
"E' come la messa di domenica. Le porte della chiesa sono aperte a tutti ma cè
chi partecipa in maniera convinta e chi va solo per vedersi con la fidanzata o
gli amici". Epifani: data dalle verità incontestabili "Il 25 Aprile è
la data punto di partenza per la riconquista della libertà in Italia, per la ricostruzione del Paese, per
porre le basi della Costituzione e per il voto universale". Lo ha detto il
segretario della Cgil Guglielmo Epifani parlando in piazza Duomo. "Sono
tutte verità difficilmente contestabili - ha detto Epifani - si può arrivare
anche tardi a condividere i valori e il significato del 25 Aprile ma quando ci
si arriva li si condivide per sempre e in tutto". Maroni: preservare
memoria della lotta al nazifascismo Per il ministro dellInterno
Roberto Maroni il significato più autentico delle celebrazioni del 25 aprile è quello di tenere
viva la memoria di chi si battè contro la dittatura e loccupazione
nazifascista. "Bisogna preservare la memoria di quegli avvenimenti e della
lotta di liberazione contro il nazifascismo", ha affermato Maroni, che ha preso parte ai
festeggiamenti del 25 aprile nella sua città, a Varese, dove un gruppo di
alunni delle scuole elementari sono stati protagonisti di uno spettacolo
musicale con i canti della Resistenza. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via
G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Stampa, La" del
25-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Augusto Minzolini
TENTAZIONE ROSSA PER SILVIO L'idea suggestiva è circolata in questi giorni e
l'interessato ne ha parlato con i collaboratori più stretti ma non è detto che
alla fine Silvio Berlusconi la lancerà. Fa parte di quelle invenzioni con cui
il Cavaliere supera «impasse» e contraddizioni, facendo un passo in avanti o un
salto nel futuro. Nella sua prima volta alla Festa della Liberazione il
Cavaliere vorrebbe che il 25 aprile diventasse la Festa della Libertà. Un modo
per chiudere finalmente i conti con il passato pensando al futuro. In fondo -
spiega Gaetano Quagliariello, uno dei suoi consiglieri - Berlusconi ha tutti i
titoli per pacificare ciò che è stato ed immaginare il
futuro». Si può dire quel che si vuole, infatti, ma Berlusconi non ha un passato
da dimenticare. Non è stato comunista, né fascista. Il
suo primo approccio alla politica sono stati i manifesti attaccati sui muri per
la Dc nel '48. Quindi ha sempre avuto un atteggiamento laico, non ideologico
verso il 25 Aprile. Ha sempre riconosciuto l'importanza della Resistenza, ne ha
avuto la memoria in famiglia, ma non ne ha mai accettato l'interpretazione
ideologica per incasellare o, addirittura, mummificare il presente. L'ha sempre
considerata un moto di popolo per la riconquista di un diritto naturale come la
libertà. Un moto di popolo come quello che ha spinto oggi gli italiani a
cimentarsi in una gara di solidarietà per soccorrere e aiutare i terremotati
abruzzesi. E non è un caso che il Cavaliere abbia deciso come luogo del suo
primo 25 Aprile Onna, il paesino abruzzese epicentro del sisma, che l'11 giugno
del '44 fu teatro di un massacro ad opera dei nazisti. In questi giorni in cui
si è tanto discusso della sua partecipazione alla festa della Liberazione, il
premier ha tentato, quindi, di darne una sua interpretazione originale.
Riassumendo tutti i passi compiuti da chi ha militato in campi avversi per
arrivare alla pacificazione, ad una Festa condivisa. A partire dalle parole che
l'ex comunista Luciano Violante pronunciò a Montecitorio nel '96: «Dobbiamo
capire i vinti di Salò». Appunto, Berlusconi riconosce e comprende i punti di
vista di tutti. Lo ha spiegato ieri ai suoi che lo hanno aiutato a limare e
rivedere il discorso di oggi: bisogna ricordare quelli che hanno combattuto dalla
parte sbagliata, che sono morti per i loro ideali; ma va riconosciuto
innanzitutto l'impegno di chi di fronte ad un dramma nazionale come la guerra e
l'occupazione nazista, ha reagito per riconquistare il paese alla libertà. E sono stati tanti: ci sono stati i partigiani cattolici, socialisti, liberali, ma
anche una resistenza comunista a cui il Cavaliere potrebbe addirittura
riconoscere il merito di aver partecipato a questo moto di popolo. Non si sa
con quali parole Berlusconi, divulgatore del libro nero del comunismo,
affronterà questo argomento delicato. Magari sarà solo un elenco dei
tanti che hanno avuto un ruolo in un'impresa, come si conviene quando si
consegnano errori e medaglie di ciascuno alla Storia. Ma è un passaggio
importante per chi vuole individuare una memoria comune del passato, in cui si
riconosca l'intero Paese, punto di partenza indispensabile per scrivere un
futuro anch'esso comune che coinvolga tutto il Paese. Di questi argomenti il
Premier ha parlato e discusso in tante occasioni in questi giorni. E la sua
suggestione, quella di passare da una Festa di Liberazione ad una festa della
Libertà, parte dall'idea di aggiornare quel momento importante, di coniugarlo
al presente, superando il carattere «antifascista» che ne ha caratterizzato il
substrato ideologico in un monito più ampio, che contenga in sé gli anticorpi
necessari per fronteggiare tutte le tragedie del secolo scorso e quelle che
sono ancora presenti nel mondo d'oggi, cioè l'«anti-totalitarismo». Non si
tratta solo di un passaggio lessicale ma del tentativo di costruire - come
dicono i suoi consiglieri - «una coscienza nazionale», «un sentimento
nazionale», in cui possano riconoscersi tutti: nella storia non c'è stato solo il fascismo, ma anche lo stalinismo, il regime
sovietico, Pol Pot, Saddam Hussein e tanti altri. Quella coscienza nazionale,
quel sentimento nazionale condiviso, indispensabile per chi vuole modernizzare
il Paese. In fondo la decisione del Cavaliere di partecipare per la prima volta
alle celebrazioni del 25 Aprile sul piano dell'immagine è un modo per tendere
la mano anche a chi l'ha sempre osteggiato e combattuto più come un nemico che
come un avversario. Una premessa essenziale per chi vuole riformare un Paese,
per chi considera necessario e non più eludibile un aggiornamento della sua
Carta Costituzionale, dettato dalla constatazione pragmatica e concreta che in
questi sessant'anni il mondo è cambiato profondamente, che i tempi delle
decisioni per chi vuole davvero incidere nella realtà, cogliere occasioni e fronteggiare
crisi, si sono fatti terribilmente più veloci. Il primo 25 Aprile del Cavaliere
è essenzialmente un atto di fiducia.
( da "Unita, L'" del
26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Ora di etica o
religione, Berlino al voto Merkel si schiera con i cattolici GHERARDO UGOLINI Etica o religione? La metropoli più laica e
secolarizzata d'Europa (il 60% degli abitanti si dichiara non credente),
tradizionalmente moderna e trasgressiva, fiera delle sue «diversità» a partire
dal sindaco gay Klaus Wowereit, è diventata nelle ultime settimane il teatro di
una guerra di religione in cui gli opposti schieramenti si combattono con
slogan e parole d'ordine da guerra fredda che nessuno avrebbe immaginato
vent'anni dopo la caduta del Muro. L'associazione di fedeli La crociata è
partita mesi fa con la nascita dell'iniziativa civica denominata Pro Reli, cioè
«per la religione»: un'associazione di fedeli cattolici
e protestanti, sostenuta dalla Cdu, che si batte perché venga cambiato il
sistema d'insegnamento della religione in vigore nelle scuole di Berlino.
Attualmente gli scolari delle medie e superiori a partire dai tredici anni
frequentano obbligatoriamente lezioni di etica, mentre l'insegnamento della
religione è facoltativo. Questo dispositivo, che costituisce un eccezione rispetto
al modello praticato negli altri Länder tedeschi, è stato
introdotto nel 2006 dalla maggioranza Spd-Linke al governo della città, in
quanto ritenuto il più idoneo per una comunità in cui sono rappresentate decine
di etnie e di confessioni religiose. L'insegnamento di etica è concepito come
una forma di educazione civica che trasmette i valori fondamentali della
costituzione tedesca ed educa alla convivenza pacifica tra cittadini di vario
orientamento e provenienza. I fautori di «Pro Reli» si sono mobilitati contro
questo meccanismo che giudicano penalizzante per la fede cristiana e hanno
raccolto oltre 250mila firme tra i cittadini per introdurre l'obbligo di
scegliere o religione o etica. È precisamente questa la materia del contendere,
su cui oggi si svolge un referendum al quale sono invitati a partecipare oltre
2,4 milioni di berlinesi. E la polemica si è fatta inevitabilmente rovente.
«Votare sì è una questione di libertà», «La fede sposta le montagne», «Libertà
di scelta»: chi gira per le strade della capitale tedesca non può evitare di
imbattersi in megacartelloni con queste frasi scritte a carattere cubitali. La
campagna pubblicitaria di Pro Reli, che ha fatto proseliti anche tra alcuni
gruppi musulmani, è tutta giocata sul concetto di «libertà»: la libertà di
scelta che la sinistra al governo di Berlino avrebbe conculcato imponendo i
corsi di etica a tutti. Dall'altra parte i cartelloni della Spd ribattono con
lo slogan «Etica o religione? Noi le pratichiamo entrambe». Alla vigilia del
referendum ha pensato bene di scendere in campo anche Angela Merkel proclamando
il suo voto a favore di Pro Reli. «Spero che il maggior numero possibile di
cittadini si dichiari a favore dell'insegnamento della religione» ha esortato
la cancelliera. L'opinione pubblica appare divisa sull'argomento, con una
prevalenza del no nei quartieri orientali (ex Ddr) e del sì in quelli
occidentali. Ma il vero pericolo per i referendari è che succeda come lo scorso
anno in occasione della consultazione sulla chiusura dell'aeroporto di
Tempelhof, allorquando i promotori del referendum, pur ottenendo la netta
maggioranza dei voti, non raggiunsero il quorum e di conseguenza il risultato
fu dichiarato nullo. La sfida Qui sta il punto: ai sostenitori di Pro Reli non
sarà sufficiente ottenere più consensi degli altri. Per farcela davvero
bisognerà che per la loro iniziativa votino almeno 612mila cittadini, pari al
25% dei berlinesi aventi diritto. Altrimenti tutto resterà come prima. Oggi
nella capitale tedesca il referendum voluto dall'associazione di fedeli cattolici «Pro Reli». Obiettivo: cancellare l'obbligo di
insegnamento dell'etica nelle scuole introdotto dalla maggioranza Spd-Linke.
( da "Riformista, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Milano Milano. Nel
2006, alla vigilia delle elezioni comunali, a beccarsi una scarica di fischi fu
Letizia Moratti: il padre in carrozzina, ex partigiano, non impietosì per nulla
il popolo della sinistra meneghina in piazza a festeggiare il 25 aprile, festa
di Liberazione dal nazifascismo. Nel 2007, il primo cittadino milanese parlò
dal palco di piazza del Duomo e si beccò un'altra raffica d'insulti, ma Fausto
Bertinotti la abbracciò teneramente per consolarla. Nel 2008 non partecipò
perché "impegnata all'estero". Quest'anno pure, per colpa - informano
dal suo staff - di una brutta influenza. L'assenza dell'ex ministro
dell'Istruzione non placa però le polemiche che piovono ormai consuete sul 25
aprile meneghino. E se il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha
ricordato che «a nessun caduto di qualsiasi parte si può negare rispetto e
pietà», a fare le spese del dissenso è stato questa
volta Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia, che in testa al
gonfalone istituzionale, ha ricevuto bordate di fischi per tutto il percorso
della manifestazione, lungo corso Vittorio Emanuele fino in piazza del Duomo,
durante il discorso dal palco. Tra gli ululati della folla pure qualche frase
spiacevole: «Vattene, vergogna». Il governatore, incassato il colpo, alla fine
ha così commentato: «Nessuna contestazione mi spaventa, ho fatto il '68, ma
questo è un segno intollerante e fazioso, segno che c'è da una parte una
civiltà liberale, cattolica e laica, e dall'altra parte una
inciviltà che parte dalla sinistra». Ma non tutta "la sinistra" ha
fischiato Formigoni (che ha ricevuto qualche segno di disapprovazione pure da
qualche radicale laico dentro la Brigata ebraica). A recitare la parte che fu
di Bertinotti quest'anno è stato Oscar Luigi Scalfaro, ex presidente della Repubblica, tra
i padri della Carta Costituzionale che ha cercato di placare le intemperanze
della folla: «Bisogna avere la pazienza di ascoltare anche quando una persona
non ci piace, questa è la democrazia». Giorgio Merlo del Partito democratico,
ha aggiunto: «I fischi e le contestazioni agli esponenti della destra non fanno
che il gioco della destra stessa». Per Antonio Di Pietro, leader dell'Italia
dei Valori, invece, «oggi è la giornata della Liberazione e non del
"volemose bene", ipocrita e di un giorno solo». Polemiche a parte,
alla manifestazione nazionale di Milano, medaglia d'oro della resistenza,
promossa dall'Associazione nazionale partitgiani italiani (Anpi), hanno
partecipato - secondo la questura - circa 25mila persone. A portare un vessillo
dell'associazione pure la showgirl Alba Parietti. Durante la manifestazione
hanno tenuto banco le frasi pronunciate in mattinata da Silvio Berlusconi sul
"rispetto" ai caduti della Repubblica di Salò. «Bisogna ricordare che
l'altra causa era profondamente sbagliata» ha, però, chiosato Fillippo Penati,
presidente della provincia meneghina. Diversi, poi, gli esponenti politici di
sinistra e centrosinistra in piazza, tra cui Dario Franceschini, che in mattina
era stato a Onna in Baruzzo, Nichi Vendola e Claudio
Fava di Sinistra e Libertà, Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione
Comunista, Anna Finocchiaro, il sindaco di Bologna Sergio Cofferati, Guglielmo
Epifani, leader della Cgil. Di centro destra invece, Guido Podestà, candidato
per il Pdl alla provincia di Milano e Magdi Allam, candidato con l'Udc alle
prossime europee, che insieme hanno sfilato insieme dietro lo striscione della
Brigata Ebraica. E come ogni anno, le bandiere di Israele hanno ricevuto le
contestazioni di alcuni esponenti dei centri sociali milanesi: almeno per
questa volta nessun drappo con la stella di Davide è stato
incendiato. 26/04/2009
( da "Corriere della Sera"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Politica data: 26/04/2009 - pag: 17 Dopo Pressburger e Vattimo L'Idv
alla conquista del mondo della cultura. Magrelli: col Pd così clericale potrei
votarlo Se gli intellettuali di sinistra «scoprono» Di Pietro ROMA C'erano una volta
Argan, Moravia, Natalia Ginzburg, Eduardo, Gino Paoli, Rodotà e Strehler,
ovvero gli intellettuali e gli artisti vicini al Pci, Pds, Ds... Poi venne il
Partito democratico di Walter (Veltroni) e al suo fianco Jovanotti, Veronesi
(Sandro) e Neri Marcorè. Ma ora? Disincanto. Disorientamento, incertezza. Per
qualcuno, anche una tentazione: Antonio Di Pietro e la sua Italia dei Valori.
Da laggiù parte un lontano richiamo, nulla di prepotente. Di Pietro sa come si
guida un trattore, punta su blog e piazze, ma ha colto che cultura e spettacolo
sono fiori all'occhiello e questo nuovo interesse chissà dove lo guiderà.
Alberto Asor Rosa, storico della letteratura, sempre a sinistra del Pd, dice:
«Io Di Pietro non lo voterei mai: non è di sinistra! Ma sento fra gli
intellettuali una corrente di simpatia verso di lui. E' uno che le canta!
Fruisce del silenzio del Pd e della sinistra». Il poeta Valerio Magrelli, che
metteva «a disposizione la sua macchina per le manifestazioni di Prodi e poi di
Veltroni », ha scritto in versi l'addio al Pd un mese e mezzo fa e non torna
indietro «se non vedo i cattolici come Dorina Bianchi con i gradi strappati, la
sciabola spezzata». Ce l'ha «con i clericali, forma di vita letale». Ma è
atterrito dall'idea che lo sconforto porti alla scheda nulla. Voterà, quindi:
«Di Pietro, Vendola, Bonino... Ancora non ho sciolto il dilemma». Andrea
Camilleri, il creatore di Montalbano, dovrebbe avercela con Di Pietro, che ha
rifiutato l'alleanza del-- l'Idv con una sua lista di «Senza partito», e
invece, se l'ex magistrato lo chiama, dispensa consigli e ascolta. Discutono
spesso di politica. Una piccola campagna per inserire qua e là intellettuali
nelle liste Europee, Di Pietro l'ha fatta. Nel Nord Est ha inserito Giorgio
Pressburger, raffinato scrittore e studioso, che aveva sperato in Veltroni e
ora, amaro, dice di lui: «E' caduto nella trappola di Berlusconi ». E ci sono
il filosofo Gianni Vattimo e lo storico Nicola Tranfaglia, già Ds, poi
Comunisti Italiani, e il sociologo Pino Arlacchi e Luisa Capelli, che guida la
casa editrice Meltemi e pubblica Kant, Lévinas e Durkheim: «Pubblico anche
Vattimo. Un giorno mi ha detto: 'Di Pietro cerca donne con esperienza nella
vita culturale italiana'». A seguire, incontro e candidatura «indipendente ». Reclutamento
soffuso, senza invasioni di campo. Anche perché la sensibilità di autori e
pensatori deve superare alcune muraglie: la presunta «grossolanità» di Di
Pietro, il giustizialismo che fa a pugni con la libertà
cara agli intellettuali, il laicismo che nel partito non è omogeneo. Tuttavia... Racconta Vincenzo
Cerami che fu ministro dei Beni culturali del negletto governo-ombra di
Veltroni: «Per mesi avevo preparato un'enorme assemblea della Cultura con
migliaia di partecipanti. La data prevista era il 23 febbraio. Il 17
febbraio Veltroni si è dimesso. Franceschini ha smantellato il governo-ombra e
io sono stato espulso come un corpo estraneo». E ora? «Il mondo della cultura è
in ambasce, tende alla diaspora. Se Di Pietro si mette in moto, in una settimana
si prende tutti. Quel mondo preferisce sempre avere una sponda in Parlamento e
così la sinistra radicale non ha lo stesso appeal del-- l'Idv ». Cerami voterà
ancora Pd alle europee: «Sto alla finestra, però». Ed è ancora fedele all'idea
un Democratico della prima ora come l'attore Massimo Ghini, di questi tempi un
po' avvilito: «Dal Pd non si vede e non si sente più nessuno ». Ghini dice di
stimare Di Pietro: «Incarna l'anima popolare e barricadiera italiana. Certo,
nell'Idv uno parla e gli altri eseguono. Da noi cento parlano e pochi
eseguono». Il sociologo ed ex sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi dice
che «oggi il Pd è come un male minore, me ne accontento ». Si stupisce però
«che fini intellettuali possano seguire Di Pietro per il solo fatto che urli
tanto. La sua impronta culturale è di natura populista e autoritaria. Basti
considerare due questioni dirimenti, immigrati e testamento biologico: su
queste Di Pietro ha assunto posizioni di destra o di sostanziale indifferenza
». Analisi politiche sottili, ma nell'Italia dei Valori le considerazioni sono
più concrete. Ecco il senatore Francesco «Pancho » Pardi: «Assistiamo allo
sdoganamento di Di Pietro. Ad esempio, Pressburger dopo averlo incontrato ha
dichiarato che è meno rozzo di quel che si dice. Ora dovremmo prendere nuove
iniziative per attrarre gli intellettuali, puntando sul terrore di vedere
Berlusconi al Quirinale». Andrea Garibaldi Asor Rosa \\ Di Pietro non lo
voterei mai, ma agli intellettuali piace Cerami \\ Se Di Pietro si attiva, in una
settimana si prende tutti Insieme AntonioDiPietroconGianniVattimo (Fotogramma)
( da "Corriere della Sera"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Cronaca di Milano data: 26/04/2009 - pag: 3 Il
presidente il discorso e i fischi La replica del governatore Formigoni: una
contestazione preventiva, un comportamento intollerante e fazioso, segno che
lasciatemi dire c'è da una parte una civiltà liberale, cattolica e laica, e
dall'altra parte un'inciviltà che parte dalla sinistra». E poi: «Tutti devono
poter parlare c'è il sacro dovere di difendere la libertà»
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
n. 100 del
2009-04-26 pagina 5 Milano, urla e fischi per zittire Formigoni di Redazione Il
governatore lombardo sul palco del Duomo invoca "il rispetto per chi
combattè dalla parte sbagliata" ma viene duramente contestato
dai manifestanti. Franceschini e Penati immobili, solo Scalfaro non ci sta di
Gianandrea Zagato e Stefano Zurlo MilanoFischi e insulti, urla e dileggio.
Fotografia di piazza Duomo che celebra il 25 aprile e vorrebbe zittire Roberto
Formigoni. Nostalgici dellodio, pasdaran dellintolleranza uniti
dalla volontà di continuare a conservare la «proprietà» della manifestazione.
E, allora, niente di
meglio della contestazione pesante al governatore che avrebbe «dovuto girare al
largo», che non «è ospite gradito». Ma Formigoni cè e dal palco
di piazza Duomo ricorda come «la lotta di liberazione non sia stata lotta di
una parte sola», come il contributo «essenziale alla lotta partigiana sia stato dato anche da
laici e cattolici, repubblicani e monarchici,
liberali e socialisti». Virgolettati di una storia nazionale inaccettabile per
la piazza. Antonio
Di Pietro chiosa che non è la «giornata del “volemose bene”», sul palco piovono
gli sputi della sinistra che, ancora una volta, tradisce lo spirito del 25
aprile. Formigoni non si lascia intimorire, alza il tono e spinge sul
microfono: «Una parola voglio dedicarla anche a coloro - e ce ne sono stati -
che in buona fede si impegnarono dallaltra parte, dalla
parte sbagliata, a costoro va il più grande rispetto...». Lintimidazione
della sinistra continua, «...ma il giudizio storico è netto, non dubitabile e
non revisionabile». La piazza però non ascolta e continua a insorgere e a strepitare: le
provocazioni non sono più solo verbali. Filippo Penati, Dario Franceschini and
company avevano garantito sulla bontà dei manifestanti ma ora latitano, non
alzano un dito, nessuno dal palco interviene per stoppare la folla. Anzi, no, cè
Oscar Luigi Scalfaro che si fa avanti e si mette al fianco di Formigoni. Che
fa? Invita al silenzio mettendo lindice davanti alla bocca. Le
contestazioni continuano, Formigoni alza la voce nel microfono: «Gli italiani
hanno imparato a
combattere tutti i totalitarismi, quello nazista e quello fascista così come
quello comunista e stalinista...». Il resto sono altri due minuti di odio e il
finale formigoniano «viva il 25 aprile, viva la libertà e viva lItalia».
A Porta Ticinese,
invece, il presidio della sinistra antagonista del Centro sociale Cox 18 si
risolve in una scampagnata. O poco più. Il nemico, almeno questa volta, non è
Silvio Berlusconi ma, nientemeno, Bava Beccaris, il generale che fece sparare
sulla folla inerme dei milanesi nelle terribili giornate del maggio 1898,
provocando una carneficina. Canti, letture, rievocazioni: i giovani no global
si perdono sui libri di storia inseguendo i moti del 19,
la bomba al Diana, la prosa di Elio Vittorini. Per concentrarsi sulle memorie insanguinate del 1898, i
cannoni che fanno scempio dei milanesi. Lo strano corteo è guidato da un
risciò: seguono i giovani, pochi, qualche bicicletta, un paio di cani. Avanti e
indietro per le vie di Porta Ticinese, lontani, lontanissimi dallattualità. Si parla dei Navigli e del
Duce, poi finalmente si vira verso loggi: qualche battuta
contro Letizia Moratti, lExpo e le speculazioni edilizie. Infine, pane e
salame sul prato di un giardino dedicato a Baden Powell, il fondatore dei boy
scout. Fischi, urla e
sputi sono tutti nella piazza del 25 aprile ufficiale: quello istituzionale. ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
n. 100 del
2009-04-26 pagina 5 Milano, urla e fischi per zittire Formigoni di Redazione Il
governatore lombardo sul palco del Duomo invoca "il rispetto per chi
combattè dalla parte sbagliata" ma viene duramente contestato
dai manifestanti. Franceschini e Penati immobili, solo Scalfaro non ci sta di
Gianandrea Zagato e Stefano Zurlo MilanoFischi e insulti, urla e dileggio.
Fotografia di piazza Duomo che celebra il 25 aprile e vorrebbe zittire Roberto
Formigoni. Nostalgici dellodio, pasdaran dellintolleranza uniti
dalla volontà di continuare a conservare la «proprietà» della manifestazione.
E, allora, niente di meglio della contestazione pesante al governatore che
avrebbe «dovuto girare
al largo», che non «è ospite gradito». Ma Formigoni cè e dal palco
di piazza Duomo ricorda come «la lotta di liberazione non sia stata lotta di
una parte sola», come il contributo «essenziale alla lotta partigiana sia stato dato anche da
laici e cattolici, repubblicani e monarchici,
liberali e socialisti». Virgolettati di una storia nazionale inaccettabile per
la piazza. Antonio
Di Pietro chiosa che non è la «giornata del “volemose bene”», sul palco piovono
gli sputi della sinistra che, ancora una volta, tradisce lo spirito del 25
aprile. Formigoni non si lascia intimorire, alza il tono e spinge sul
microfono: «Una parola voglio dedicarla anche a coloro - e ce ne sono stati -
che in buona fede si impegnarono dallaltra parte, dalla
parte sbagliata, a
costoro va il più grande rispetto...». Lintimidazione della
sinistra continua, «...ma il giudizio storico è netto, non dubitabile e non
revisionabile». La piazza però non ascolta e continua a insorgere e a
strepitare: le provocazioni non sono più solo verbali. Filippo Penati, Dario Franceschini and
company avevano garantito sulla bontà dei manifestanti ma ora latitano, non
alzano un dito, nessuno dal palco interviene per stoppare la folla. Anzi, no, cè
Oscar Luigi Scalfaro che si fa avanti e si mette al fianco di Formigoni. Che fa?
Invita al silenzio mettendo lindice davanti alla bocca. Le
contestazioni continuano, Formigoni alza la voce nel microfono: «Gli italiani
hanno imparato a combattere tutti i totalitarismi, quello nazista e quello
fascista così come
quello comunista e stalinista...». Il resto sono altri due minuti di odio e il
finale formigoniano «viva il 25 aprile, viva la libertà e viva lItalia».
A Porta Ticinese, invece, il presidio della sinistra antagonista del Centro
sociale Cox 18 si risolve
in una scampagnata. O poco più. Il nemico, almeno questa volta, non è Silvio
Berlusconi ma, nientemeno, Bava Beccaris, il generale che fece sparare sulla
folla inerme dei milanesi nelle terribili giornate del maggio 1898, provocando
una carneficina. Canti, letture, rievocazioni: i giovani no global si perdono
sui libri di storia inseguendo i moti del 19, la bomba al Diana,
la prosa di Elio Vittorini. Per concentrarsi sulle memorie insanguinate del
1898, i cannoni che fanno scempio dei milanesi. Lo strano corteo è guidato da un risciò:
seguono i giovani, pochi, qualche bicicletta, un paio di cani. Avanti e
indietro per le vie di Porta Ticinese, lontani, lontanissimi dallattualità.
Si parla dei Navigli e del Duce, poi finalmente si vira verso loggi: qualche battuta contro Letizia
Moratti, lExpo e le speculazioni edilizie. Infine, pane e salame sul prato
di un giardino dedicato a Baden Powell, il fondatore dei boy scout. Fischi,
urla e sputi sono tutti nella piazza del 25 aprile ufficiale: quello istituzionale. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Esce martedì in
libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore
(Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti
testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta
dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in
rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva
fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine):
«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo -
cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima
per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più
profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici
dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una
simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare
l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice
Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A
partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di
Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti,
non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende,
insegnando e predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è
stata impressa nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes,
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sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita
della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la
decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha
messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono
arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei;
Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph
Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a
Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in
favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini
è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa,
Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha
accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia".
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questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di
Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una
dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole
pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo
direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue
affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa
Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni
politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce
al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di
valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea
di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace
contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne,
afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del
mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti,
la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo
per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato
però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita
menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che
hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche
rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare
quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare
l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia
dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere,
un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento
che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione
antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano
rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta
l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul
"Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per
affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad, separare
i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le ragioni degli
altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a cui avremmo
potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa Sede lo ha
fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso".
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Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo
ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota
alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione
votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili"
le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del
Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il
Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da
una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica
amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando
anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione
morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo
che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore -
forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Esce martedì in
libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore
(Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti
testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta
dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in
rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva
fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine):
«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo -
cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima
per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più
profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici
dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una
simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare
l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice
Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A
partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di
Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti,
non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende,
insegnando e predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è
stata impressa nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes,
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"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha
messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono
arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei;
Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph
Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a
Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in
favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini
è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa,
Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo
che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando
della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato
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Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una
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pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo
direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue
affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa
Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni
politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce
al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di
valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea
di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace
contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne,
afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del
mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti,
la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo
per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato
però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita
menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che
hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche
rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare
quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare
l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia
dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad
esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di
documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori.
Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano,
pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a
Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di
Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
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ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che
pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse
già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al
( da "Giornale.it, Il"
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Esce martedì in
libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore
(Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti
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dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in
rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva
fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine):
«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo -
cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima
per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più
profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici
dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una
simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare
l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice
Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A
partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di
Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti,
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"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha
messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono
arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei;
Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph
Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a
Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in
favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini
è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa,
Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha
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direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue
affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa
Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni
politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce
al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di
valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea
di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace
contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne,
afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del
mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti,
la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo
per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato
però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita
menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che
hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche
rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare
quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare
l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia
dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti
all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le
esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere,
un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento
che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione
antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano
rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta
l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul
"Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per
affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad,
separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le
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mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito
"inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta
all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La
Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è
da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità
e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle
persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli
ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids
non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è
attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del
nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo
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libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore
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testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta
dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in
rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva
fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine):
«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo -
cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima
per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più
profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici
dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una
simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare
l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice
Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A
partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di
Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti,
non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende,
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"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha
messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono
arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei;
Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph
Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a
Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in
favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini
è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa,
Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo
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affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa
Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni
politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce
al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di
valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea
di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace
contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne,
afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del
mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti,
la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo
per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato
però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita
menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che
hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche
rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare
quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare
l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia
dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad
esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di
documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole
di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
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Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità
nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della
Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la
battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul
Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di
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( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
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GRANDI
CONVEGNI.APPUNTAMENTI INTERNAZIONALI A MAGGIO Darwin e testamento biologico
Vercelli "Crocevia del pensiero" A confronto Giorello e Daverio
Mancuso, Fornero e Scaraffia [FIRMA]ROBERTA MARTINI VERCELLI Nel bicentenario
della nascita di Darwin, Vercelli sceglie di coniugare la teoria dell'evoluzione
all'arte. E chiama a parlarne filosofi e studiosi come Pietro Corsi, Giulio
Giorello, Angela Madesani, Philippe Daverio. Nell'anno della morte di Eluana
Englaro, Vercelli sceglie di parlare del testamento biologico. E punta sulla
formula della conoscenza, chiamando filosofi, teologi e docenti come Giovanni
Fornero, Lucetta Scarrafia, Vito Mancuso e Armando Massarenti, ad illustrare i
temi della disponibilità e dell'indisponibilità della vita. Sarà un maggio di
grandi convegni e di confronto nella città che da tre anni si propone come
«Crocevia del pensiero». Il primo convegno, il 9 maggio, è appunto il terzo
appuntamento della serie di incontri internazionali organizzati dal Comune.
«Darwin, la scienza, l'arte...l'evoluzione imprescindibile» è un tema forse
unico: come il paradigma scientifico abbia condizionato l'arte e la pittura. A
partire da 15 mila anni fa, quando l'homo sapiens ha tracciato i primi
tentativi di graffiti. Ne discuteranno, in Seminario, a partire dalle 9, Pietro
Corsi, dell'Università di Oxford, considerato il massimo esperto della teoria
dell'evoluzione, Giulio Giorello, docente di filosofia all'Università degli
studi di Milano, la storica e critica d'arte Angela Madesani, il giornalista e
critico d'arte Philippe Daverio. Modera Pino Donghi, della Fondazione Sigma
Tau. A introdurre, Pier Giorgio Fossale, assessore comunale alla Cultura e
presidente dell'Ordine dei medici. L'organizzazione del convegno è infatti
anche dell'Ordine dei medici e della Federazione medici di famiglia.
Emblematica l'immagine dell'invito, che viene da un'opera del museo Borgogna:
una donna (l'arte, la bellezza) trafigge con una freccia il leone (la natura),
che il suo abbraccio ha reso placido. Si occuperà invece del testamento
biologico il convegno nazionale di bioetica organizzato il 23 maggio
dall'Associazione medici cattolici. L'incontro, che
nasce dalla riflessione comune del neo presidente Marzio Grigolon e del
presidente dell'Ordine Fossale, vuole offrire elementi utili su cui fondare
un'opinione in materia. Ancora in Seminario, dalle 9, sarà
il filosofo e studioso di bioetica ad introdurre i temi dell'indisponibilità
della vita (l'etica cattolica, la vita è un dono) e della sua disponibilità
(l'etica laica, la vita è tua), che saranno poi illustrati da Lucetta
Scaraffia, docente de La Sapienza e giornalista dell'Osservatore romano, e da
Armando Masserenti, filosofo e giornalista del Sole 24 ore. La voce del
teologo Vito Mancuso illustrerà invece un terzo paradigma: l'indisponibilità
della vita supportata dalla libertà (la vita non è disponibile ma alcune
tecniche applicate alle vita sì). Modererà Pier Giorgio Fossale, sono previsti
l'intervento di Marzio Grigolon e dell'arcivescovo Enrico Masseroni.
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Argomenti: Laicita'
TORRE PELLICE I
FONDI VENGONO IMPIEGATI PER PROGETTI UMANITARI E RICERCA SCIENTIFICA Martedì
prossimo a Torino verrà indicato come sono stati spesi i soldi ricevuti Otto
per mille ai valdesi "Il 2008 anno record" [FIRMA]ANTONIO GIAIMO
TORRE PELLICE È forse è proprio grazie a quel principio fondamentale,
richiamato con insistenza, di separazione tra lo Stato e la Chiesa, se i
valdesi si sono conquistati la simpatia e la fiducia di 260 mila contribuenti,
che con una firma sulla dichiarazione dei redditi hanno destinato alla chiesa
di Pietro Valdo l'8 per mille. «Lo scorso anno questo importante contributo
destinato alla chiesa valdese e metodista ha raggiunto l'1,6 per cento - spiega
la moderatrice della Tavola Valdese, Maria Bonafede - in questo modo si è determinato
un fondo di 7 milioni d'euro, con un aumento di quasi il 19 per cento rispetto
all'anno precedente». I valdesi e i metodisti in Italia sono appena 30 mila,
quindi buona parte di queste firme sono arrivate da altre confessioni
religiose e da laici. «Da un lato deriva dalla simpatia che la nostra chiesa è
capace a suscitare - spiega la pastora Maria Bonafede - dall'altro con il
nostro modo differente dal mondo cattolico di affrontare temi importanti come
il testamento biologico». Ma ci sono almeno altri due aspetti che in questi
anni hanno convinto a indirizzare alla chiesa valdese il contributo dell'8
per mille: «Neanche un euro viene speso per pagare gli stipendi ai pastori o
per rifare i templi, ma la chiesa distribuisce i fondi per progetti umanitari
in Italia e all'estero o con finalità culturali - continua la moderatrice della
Tavola valdese - e rispondendo a quella necessità di ricerca scientifica che
diventa sempre più importante, quest'anno abbiamo deciso di raddoppiare da 50
mila a 100 mila euro il contributo da assegnare a due progetti di ricerca sulle
cellule staminali, che andranno all'Università statale di Milano per lo studio
sulle cellule embrionali e all'Università S.Orsola di Bologna per la ricerca
sulle cellule adulte». Martedì pomeriggio nella Cavallerizza Reale a Torino
saranno presentati in dettaglio alcuni dei progetti finanziati con l'8 per
mille. Interverranno il teologo Paolo Ricca e il giornalista e politologo Paolo
Naso. Poi sarà la volta del pastore Samuel Kpot che spiegherà il progetto
realizzato nel Togo, mentre la pastora Alessandra Trotta, direttrice del centro
diagonale La Noce di Palermo, illustrerà il suo progetto di integrazione
scolastica fra bambini italiani ed immigrati. La dottoressa Elena Cattaneo
parlerà invece del progetto di ricerca sulle cellule staminali.
( da "Manifesto, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
LA POLEMICA Se il
papa difende la corsia preferenziale per chi insegna religione Giuseppe
Caliceti Tutti ricordiamo come le parole del papa e della Cei, qualche mese fa,
abbiano fatto ritirare al governo di Berlusconi la proposta di tagli alla
scuola privata (spesso cattolica) in Italia. Non sono riusciti a fare tanto
mesi e mesi di proteste di docenti e studenti e genitori fuori e dentro la
famosa Onda anomala anti-Gelmini che, con i suoi tagli ministeriali al
personale e ai fondi, sta mettendo definitivamente in ginocchio e smantellando
la scuola pubblica italiana. Allora forse non è un caso se proprio ieri, 25
aprile 2009, il papa ha pensato bene di dire alcune cose sulla scuola e sulla
libertà. La libertà religiosa, naturalmente. Per esempio, ieri il papa ha
detto: «L'ora di religione è parte integrante della scuola italiana ed è
esempio di "laicità positiva"». Già, certo, perché in passato aveva
già spiegato a tutti gli italiani che esiste anche una «laicità negativa», quella
che non prevede l'insegnamento della religione italiana insegnata da docenti
scelti e selezionati dalla Chiesa nella scuola pubblica italiana. Ma il papa ha
detto anche: «L'insegnamento della religione cattolica è parte integrante della
storia della scuola in Italia». Parte integrante della scuola e della politica
italiana, avrebbe potuto dire in modo più corretto. E ancora: «L'insegnante di
religione costituisce una figura molto importante nel collegio dei docenti». Da
cosa è dimostrato questo? Il papa l'ha capito da questo: il fatto che «con lui
tanti ragazzi si tengano in contatto anche dopo i corsi». È così perché l'ha
detto lui. A ogni modo il papa ha voluto dire tutti questi suoi pensieri
solenni non perché ieri era la 64° Festa del 25 aprile, ma perché si concludeva
in Vaticano il Meeting degli insegnanti di religione promosso dalla Cei, aperto
giovedì scorso dal cardinal Angelo Bagnasco e dal ministro dell'istruzione
Maria Stella Gelmini. Naturalmente, le sue parole sono state lungamente e appassionatamente
applaudite dagli 8mila professori radunati nell'Aula Nervi. Anche perché, come
tutti sappiamo, è difficile che un insegnante di religione possa trovare il
lavoro di insegnante di religione - non in una scuola religiosa, ma nella
scuola laica italiana - se non si professa
"religioso"; anzi "cattolico". Insomma, hanno trovato un
lavoro soprattutto grazie al papa. Ma il papa, ieri, forse perché era il 25
aprile, aveva proprio tanta voglia di parlare e perciò ha sottolineato che
«l'altissimo numero di coloro che scelgono di avvalersi di questa disciplina è
il segno del valore insostituibile che essa riveste nel percorso
formativo e un indice degli elevati livelli di qualità che ha raggiunto». Al
papa non è minimamente saltato in testa che, in Italia, per entrare di ruolo
anche come prof di Lettere o Geografia la cosa migliore, aggirando le
graduatorie, è entrare come docente di religione e poi magari chiedere un
passaggio per insegnare altre materie. Al papa non è venuto neppure in mente
che in Italia gli unici docenti che non sono stati "falciati" dalla
recente riforma Gelmini sono proprio quelli di religione. Che dire di fronte a
questa ingerenza della Chiesa? Di fronte a queste parole offensive per chiunque
non sia un docente di religione?
( da "Manifesto, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
GERMANIA Due milioni
e mezzo di elettori berlinesi chiamati oggi a votare il referendum voluto da cattolici, evangelici e qualche islamico L'ora di religione
contro quella di etica, chiese all'assalto della scuola Guido Ambrosino BERLINO
BERLINO Le schiere evangeliche e cattoliche, con l'appoggio di associazioni
islamiche, vogliono prendersi una rivincita contro i corsi
laici di «etica» nelle scuole berlinesi. Hanno perciò promosso un referendum,
per chiedere che i corsi di etica da obbligatori diventino opzionali, alla pari
con l'insegnamento confessionale delle religioni, che andrebbe «rivalutato»:
non più libero insegnamento facoltativo, ma materia curricolare, con voto in
pagella, come già avviene nella maggioranza dei Länder tedeschi. Su
questa riforma della legge scolastica 2,5 milioni di elettori berlinesi sono
chiamati a votare oggi. La proposta sarà accettata se approvata da una
maggioranza di votanti almeno pari al 25% degli aventi diritto al voto. La
soglia da raggiungere è dunque di 613.355 voti. I corsi di etica sono stati
introdotti nel 2007 come insegnamento obbligatorio in tre classi, la settima,
l'ottava e la nona, per offrire a ragazzi di diverso orientamento religioso o
aconfessionali un'occasione comune di confronto sulle regole della convivenza,
e di riflessione sulle scelte morali. Ai preti di tutte le denominazioni questo
insegnamento è subito apparso sospetto: un'«ingerenza» nel campo dei «valori»,
che notoriamente le chiese preferirebbero monopolizzare. E una scomoda
concorrenza perché, anche tra i ragazzi che nelle sei classi delle elementari
hanno frequentato corsi confessionali di religione, molti li abbandonano nelle
superiori, quando si ritrovano con due ore settimanali in più di etica. Pochi
sono così motivati da restare a scuola con l'insegnate di religione per altre
due ore settimanali (non una come in Italia). Anche per molti genitori
«cristiani», è più importante che i figli facciano sport o che studino
pianoforte. La campagna per raccogliere le firme necessarie alla promozione del
referendum (ne occorrevano 160mila, se ne sono contate 266mila valide, per due
terzi nei quartieri occidentali, dove le chiese sono molto più presenti che nei
quartieri orientali: sebbene il Muro sia caduto da vent'anni, la differenza
resta) si è fatta all'insegna della «libertà di scelta» tra etica e religione.
Questo slogan è fuorviante, perché suggerisce che ora regni un regime di
costrizione. È vero il contrario. Gli scolari sono liberissimi di seguire o non
seguire un corso di religione, anche nei tre anni in cui sono tenuti a seguire
il corso laico di etica. Il comitato Pro Ethik, che fa campagna per il «no»,
obietta che sono proprio gli attivisti confessionali di Pro Reli a voler
introdurre un obbligo di scelta, un aut-aut tra etica e religione. Le classi
verrebbero di nuovo separate, evangelici con gli evangelici, cattolici
con i cattolici, musulmani con i musulmani, mentre a
occuparsi di etica resterebbero gli aconfessionali. Ma quello che preme alle
chiese è soprattutto metter fine all'anomalia di Berlino (nonché di Brema e del
Brandenburgo), dove l'insegnamento della religione non ha rango curricolare.
Vent'anni dopo la caduta del muro vogliono imporre anche qui gli standard
confessionali della «vecchia» Repubblica federale, con insegnanti di religione
assunti e pagati interamente dallo stato (a Berlino i
contributi pubblici coprono solo il 90% dei costi), e con il voto in pagella.
Il merito di aver risparmiato a Berlino il regime concordatario va al generale
sovietico Zukov, che la liberò dai nazisti. Nelle sue «direttive per la
riapertura delle scuole a Berlino» dell'11 giugno 1945 il generale scriveva:
«Tutti i genitori sono liberi di lasciare impartire l'insegnamento della
religione ai loro figli», da parte di docenti scelti dalle comunità religiose,
senza intrusioni dello stato.
( da "Manifesto, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Scritto&Parlato
Nel Pd anche la Binetti fa brodo? Ho letto la recensione elogiativa, di Fedrica
Resta, al libro di Luigi Manconi, intitolato «Un'anima per il Pd», del 17
aprile, in cui si spiega perché questo partito non possa vivere senza l'on.
Paola Binetti. L'assunto mi appassiona e cerco una dimostrazione all'interno
delle righe, dato che uno dei motivi per cui non sono attratta dal Pd sta
precisamente nel fatto che ritengo lesive per le donne e per gli uomini di
questo paese, le posizioni della onorevole. Parlo della sua concezione
dell'omosessualità come «una devianza della personalità». E ancora del fatto
che: «Tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un
istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio
pedofilia». La sua posizione sul caso Welby era stata che «dalle istituzioni
non può arrivare nessuna risposta a Piergiorgio Welby, a parte l'espressione
della piena solidarietà umana». E poi l'onorevole è contraria, anche se la
legge lo consente, a ogni tipo di interruzione di gravidanza. Il suo impegno
politico è, infine, interamente rivolto al controllo dello stato sulla vita delle persone in
un'accezione di universalità tipica della chiesa cattolica. Siamo quindi
lontanissimi dal pensiero laico. Procedo nella lettura alla ricerca di un
esempio che faccia vedere, dentro il concreto, un risultato di quest'alchimia pluralista
e dimostri come, in tutti questi anni di coabitazione, sia avvenuto il
miracolo. Non ne trovo, ma leggo «che la vita non è facile (sic!) ma può essere
bella (sic!) se riesce a coniugare identità e visioni del mondo diverse ...
dando voce a tutti coloro che non si sentono rappresentati dal "pensiero
dominante"». Ma scusate, l'on. Paola Binetti, sulla questione della fine
della vita e dell'autodeterminazione della donna, e degli anticoncezionali, e
dell'omosessualità, non pensa forse in modo dominante? Non capisco. La lieta
recensione non mi dà tregua e si espone a citare dicendo che: «i focolarini, i
comunisti, i riformisti, gli ecologisti, i cattolici
popolari, i radicali, gli extraparlamentari (sic!), i socialisti, il Partito
umanista, l'Opus Dei (se proprio vuole) devono stare nel Pd». Adesso ho capito:
siamo alle solite, alla voglia di stupire, al partito gioioso - perché non di
parte, ma se non è di parte che partito è? - contrapposto alla politica triste,
al pensare positivo, al linguaggio profetico in mancanza di un progetto, alle
suggestioni in mancanza di un pensiero politico, alla ricerca dell'anima dentro
un partito. Niente di nuovo, anche questa volta, e neppure di vecchio. Niente.
Adesso però mi sta venendo un sospetto. Perché il manifesto ammicca invitante?
Eliana Bouchard La passione di Renato Lattes Cara Eliana, ti ho letto con
attenzione, sono totalmente d'accordo con te e penso che sia giusto invitare
Federica Resta e Luigi Manconi a intervenire nella discussione. Per polemica
direi subito che già la parola «partito» significa una parte e non il tutto. E
ancora che quello che propone Manconi mi sembra un partito «onnivoro», mangia
tutto, dove tutte le differenze si sciolgono nel culto di un capo. Il Popolo
della libertà, quello di Berlusconi, è un partito nel quale tutte le differenze
si sciolgono nel culto del capo. Mi viene da aggiungere che Manconi e Resta
sottovalutano il valore delle differenze, quasi a dire che anche la Binetti fa
brodo. Vale ricordare che anche i liberali vogliono un partito con una
fisionomia liberale. Provo a essere meno polemico: un partito non deve essere
il famoso blocco d'acciaio dove tutte le differenze sono annullate, ci deve
essere una dialettica interna, ma convergente a un esito unitario come base
necessaria all'azione politica e culturale di quel partito. Insomma se, come
scrive Manconi - e tu riprendi - «i focolarini, i comunisti, i riformisti, gli
ecologisti, il partito umanista, l'Opus Dei (se proprio vuole) devono stare nel
Partito democratico» questo Partito democratico è piuttosto una Fiera e non so
proprio come si possa pensare che ogni posizione sia espressa in un dibattito
autentico e approfondito, da cui si giunga a una decisione condivisa. Se le
posizioni sono radicalmente diverse e i loro sostenitori stanno insieme in un
partito, l'unico partito possibile è un partito populista o qualunquista con un
capo più o meno carismatico. Cara Eliana sono d'accordo con te, ma quanto al
manifesto che ammicca replico che il manifesto, che vuole avere una sua linea,
non è un partito e lascia spazio alla discussione. Come si possono combattere
idee che non condividiamo se non le facciamo emergere, renderle visibili? Un
caro saluto Valentino Parlato Precisazione Verso le elezioni europee Avremmo
preferito che alle elezioni europee ci fosse stata una sola lista della
sinistra in grado di indicare, di fronte alla drammaticità della crisi
economica e sociale, una prospettiva di cambiamento capace di raccogliere il
disagio e la volontà di lotta espressa dal paese. Occorre che le diverse forze
politiche, che alla sinistra si richiamano, non si mettano nella condizione di
far dipendere dal risultato di questo passaggio elettorale il destino dei loro
differenti progetti politici che avrebbero, invece, meritato un lavoro di
costruzione unitaria e di approfondimento dei fondamenti politici e culturali
di più lunga lena. Ora, tuttavia, è necessario che la sinistra, sebbene divisa,
segnali un'inversione di tendenza rispetto ai risultati delle elezioni
politiche del 2008. Ciò servirebbe al paese, alla costruzione di un'opposizione
larga e efficace al governo della destra, ai suoi propositi anticostituzionali,
alla necessità di offrire un'alternativa alla crisi del Pd che non sia solo la
protesta rappresentata da Idv. Invitiamo perciò i nostri aderenti e tutti
coloro che aspirano a un radicale cambiamento, a impegnarsi per sostenere nella
campagna elettorale le ragioni del voto a sinistra, seguendo ognuno liberamente
i propri orientamenti e le proprie preferenze per le due liste. Il nostro
obiettivo è battere la tendenza all'astensione presente nell'elettorato, che
può essere causata da diversi fattori (non ultimo la crisi economica in corso)
e che ancora una volta potrebbe penalizzare le forze di sinistra. A ciò ci
spinge anche la consapevolezza che solo una sinistra che torni a essere forte e
che trovi le ragioni della propria unità e del proprio pluralismo in nuovi
fondamenti, può riaprire la strada a alleanze sociali e politiche su cui
costruire quella alternativa al governo della destra di cui il paese e le
stesse sorti della democrazia italiana hanno bisogno. Presidenza
dell'Associazione per il rinnovamento della sinistra La passione di Renato
Lattes Intellettuale e sindacalista torinese, Renato Lattes ci ha lasciato.
Militante socialista, abbandonò il Psi con i compagni che diedero vita al
Psiup. Successivamente è stato un protagonista di
primo piano della nuova sinistra, esprimendo la sua generosa militanza nella
Cgil. Da sindacalista della Fiom è stato un
protagonista del sindacato dei consigli e un animatore della sinistra sindacale
insieme a Vittorio Foa, Elio Giovannini, Tonino Lettieri e, a Napoli, Tonino
Chegai. Una generazione di dirigenti politici e sindacali ai quali siamo stati
sempre particolarmente legati da vincoli di amicizia personale e di intense
affinità culturali. Ricordiamo, in particolare, Renato in prima fila nei
soccorsi ai terremotati campani. Non potremo mai dimenticare la passione,
l'intelligenza politica e la dedizione all'emancipazione dei lavoratori di
Renato Lattes. V. Esposito, G. De Santo Precisazione In merito all'articolo di
ieri dal titolo «Senza bagni e nel fango. Ma connessi wi-fi a internet», tengo
a ribadire che si sta facendo tutto il possibile per cercare di aiutare i
cittadini di Onna in questo tragico momento. La pioggia di questi ultimi giorni
ha creato qualche disagio, ma il lavoro dei volontari della protezione civile
non si è mai fermato. I bagni chimici vengono puliti e disinfettati due volte
al giorno e, per il servizio lavanderia, presto verrà allestita un'apposita
tenda. Sulla connessione gratuita wi-fi, tengo poi a precisare che nella
tendopoli sono a disposizione dei cittadini due computer portatili e che presto
ne verranno forniti altri. Ezio Paluzzi, ass. alla sicurezza e alla protezione
civile provincia di Roma Verso le elezioni europee
( da "Unita, L'" del
27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
No all'ora di
religione Berlino boccia il referendum dei cattolici
GHERARDO UGOLINI Il referendum non ha raggiunto il quorum ed è fallito. E chi
ha votato ha detto no. E così la «battaglia sull'ora di religione», combattuta
ieri a Berlino, si è conclusa con una chiara e netta vittoria
del fronte laico. Se c'era bisogno di un'ulteriore conferma del fatto che i
cittadini di questa metropoli sono orgogliosi del loro spirito tollerante e
alieno da integralismi e fondamentalismi, questa è arrivata in modo clamoroso
con l'affossamento dell'iniziativa Pro Reli, che mirava a modificare l'attuale
sistema d'insegnamento della religione a scuola introducendo l'obbligo
di scelta tra ora di religione o di etica. Flop alle urne Solo il 29% degli
aventi diritto si è recata ieri alle urne e tra i votanti solo coloro che hanno
detto «sì» alla proposta di cambiamento sono stati molto meno dei 612mila
necessari per far scattare il quorum. Di conseguenza nelle scuole di Berlino si
continuerà come prima: tutti gli scolari dovranno frequentare obbligatoriamente
le lezioni di etica (intesa come educazione civica e trasmissione dei valori
costituzionali), mentre solo chi lo vorrà potrà facoltativamente seguire l'ora
di religione. Attualmente ben il 70% dei berlinesi in età scolare sceglie di
non avvalersi dell'insegnamento di religione. Fino a ieri la città era invasa
di manifesti e volantini invitanti a mobilitarsi «per la libertà di fede»,
contro «il materialismo imposto dalle sinistre». Toni da crociata Evidentemente
questi toni da guerra fredda, questi slogan da crociata, non piacciono in una
città che come nessun'altra ha vissuto sulla sua pelle il dramma novecentesco
della contrapposizione ideologica. La sconfitta è cocente per Christoph
Lehmann, il quarantaseienne avvocato di successo che un anno fa ha fondato
l'iniziativa Pro Reli e l'ha guidata fino a ieri. Se ce l'avesse fatta avrebbe
con ogni probabilità utilizzato la vittoria per catapultarsi alla guida della
Cdu locale, travolta da scandali finanziari, relegata all'opposizione e in
perenne attesa di un serio rilancio. Ha perso il vescovo della chiesa
evangelica Wolfgang Huber. Hanno perso la Cdu e i liberali della Fdp. E ha
perso Angela Merkel che alla vigilia del voto ha lanciato un appello a votare
in massa per Pro Reli rompendo una tradizione che vuole il cancelliere neutrale
in faccende di politica locale. Vero vincitore dalla consultazione referendaria
è senz'altro il borgomastro Klaus Wowereit, il personaggio che meglio
interpreta il sentimento di forte laicismo in cui si
riconosce la stragrande maggioranza dei berlinesi. Era stato
lui, governatore socialdemocratico alla guida di una maggioranza in cui Spd e
Linke cooperano pragmaticamente e con discreti risultati, a volere che fosse
introdotta etica come materia obbligatoria per tutti i ragazzi. Contro
l'insegnamento dell'etica voluto dalla coalizione Spd-Linke, erano scesi in
campo i gruppi cattolici. Anche la cancelliera Merkel
si era schierata per l'abrogazione. Ma i berlinesi hanno detto no.
( da "Secolo XIX, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Rischio pandemia81
morti in Messico Paura per la febbre suina. Usa, è stato
d'emergenza CITTÀ DEL MESSICO. La domenica nelle principali città del Messico è
come quella tradizionale italiana: la messa, la partita di calcio allo stadio,
la passeggiata in centro. Per questo è sufficiente osservare le immagini di
ieri della capitale (20 milioni di abitanti) per capire la portata di quanto
sta accadendo: chiese aperte, ma niente messe, partite giocate, ma a porte
chiuse. Un'atmosfera spettrale, di quelle che siamo abituati a osservare in
quei film che le tv trasmettono in estate, dove una popolazione si trova a
combattere all'improvviso con vulcani impazziti, meteoriti, glaciazioni,
inondazioni e invasioni di api e cavallette. Ma in Messico nulla è finzione. È
tutto drammaticamente reale. Morti, più di ottanta, contagiati, a migliaia.
Tanta paura. Il virus dell'influenza da suini sta cambiando il volto del Paese:
poca gente in giro, una sorta di lungo coprifuoco, milioni di mascherine utilizzate
come unica arma per evitare quel contagio che può essere, drammaticamente,
banale. Basta parlarsi di fronte, l'uno all'altro. Il governo sconsiglia
perfino di stringersi la mano e salutarsi solo con un cenno. Figuriamoci il
rischio che può rappresentare un bacio o uno starnuto. Nel riconoscere la
gravità dell'influenza, le autorità messicane continuano a ribadire che la rete
ospedaliera del paese ha un sufficiente numero di antivirali tale da debellare
il virus. Ma questo non basta a evitare il diffondersi della paura. E così ieri
a Città del Messico si è vissuta la giornata più silenziosa, tra stadi chiusi,
qualcosa come 550 eventi programmati per la città e tutti annullati, messe
annullate. Per capire quanto sia alta l'emergenza, alcuni
analisti hanno sottolineato che l'ultima volta che le messe sono state
cancellate nel paese - dove l'85% della popolazione è cattolica - è stato durante la "Guerra
Cristera" (1926-1929) che oppose lo Stato laico emerso dalla rivoluzione e
gruppi armati cattolici.
Chiusi anche gli zoo, sospese le lezioni nelle scuole fino al 6 maggio.
E, da oggi, via alla distribuzione gratuita di circa un milione di mascherine
in luoghi affollati, quali metropolitane, treni e stazioni di bus, oltre agli
ospedali e gli altri centri medici. Ma la paura, adesso, si diffonde in tutto
il mondo. Stati Uniti. Negli Usa è stato d'emergenza a
causa dell'influenza provocata dai suini. Lo ha proclamato il governo, pur
precisando che si tratta di una «procedura standard». In un briefing convocato
alla Casa Bianca, il segretario per la Sicurezza Nazionale, Janet Napolitano,
ha precisato che è stata adottato lo stato d'emergenza
sanitaria perché in cinque Stati americani sono stati finora accertati 20 casi:
( da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
n. 17 del 2009-04-27
pagina 11 «Io esalto il governo eppure ho scioperato contro Berlusconi» di
Redazione Il ministro per l'Attuazione del programma: «Ho disertato il Cdm
all'Aquila per contestare la mancata candidatura di Pomicino» Ahi, se anche
Gianfranco Rotondi fa la manfrina vuole dire davvero che il potere trasforma.
Niente di grave intendiamoci. Ma cose che stridono sulla bocca di uno che
conosco da vent'anni come la schiettezza fatta persona, nonostante la sua
democristianità. Invece, nell'intervista se ne esce, qua e là, con frasi tipo,
«nomi no», «si dice il peccato, ecc.» o panzane stratosferiche come: «Tra me e
Casini mai un dissenso», mentre è noto ai sassi che Rotondi uscì dall'Udc
perché non sopportava l'ipocrita prepotenza di Pierferdy. Cos'è successo?
Semplice: Rotondi è oggi ministro per l'Attuazione del programma di governo,
parla in nome della Nazione, deve mostrarsi imparziale, ecc. La parlantina però
non gli manca e si lascia ascoltare. «Vieni», dice quando entro nel suo ufficio
di Piazza Colonna e mi porta alla finestra. «Lì (dirimpetto) c'è Palazzo Chigi
e spio il capo. Là (edificio di lato) ho fatto il rinfresco di nozze. Laggiù
(due palazzi dopo) abito». «Casa e chiesa. Tutto a piedi», osservo. «Questo mi
consente di dire, con facile sparata demagogica, che non uso l'autoblu», ride.
In verità, Rotondi è un viaggiatore forsennato. Per dare più senso al suo
ministero si è inventato Italiaincontri, un giro d'Italia accompagnato da
diversi ministri per illustrare l'attività di governo. Un giorno in Piemonte,
l'altro in Sicilia, accolto tra pifferi e fanfare da sindaci e prefetti, ma
anche da maestranze in sciopero. Rotondi dice la sua, gli altri la loro e
finora tutto bene senza lanci di pomodori. «Facile magnificare un governo
popolare», dico. «Settantatré italiani su 100 si fidano di Berlusconi. Anche
tanti che non lo hanno votato. Lui è il sindaco d'Italia. Noi ministri, gli
assessori». «Come addetto al Programma fai il poliziotto del governo. Rispetta
le promesse?». «In pieno, anche se domandarlo a me è come chiedere
all'acquaiolo se è buona l'acqua. Posso però dirti che l'assillo del Cav è
essere all'altezza del consenso ricevuto». «Punti dolenti?». «Mancano risorse
per dare una svolta immediata al Paese. Il deficit è tra i maggiori del mondo.
La produzione di ricchezza, no. Il rilancio però è certo, solo più lento». «Sei
leader della Dc per le Autonomie, partito lilliput...». «Ero. Il partito è
confluito nel Pdl. Ho portato l'ultima Dc nel Pdl sperando che continui nel
tanto di buono che ha fatto la Dc nella sua storia. Avere chiuso la saracinesca
Dc e averle aperto una nuova prospettiva è il mio titolo nobiliare», dice con
fantasia che rivela il giornalista che fu (ha diretto giornali dc e scritto
libri). «Per protestare contro il Cav che non ha candidato uno dei tuoi, hai
disertato il Cdm dell'Aquila». «Ho puntato i piedi con un giorno di sciopero.
Anche i ministri lo fanno». «Per amore di chi hai fatto il facinoroso?» «Una
giovane promessa: Paolo Cirino Pomicino». «Il Cav ti terrà il broncio». «Passo
per ossequente. Per compensare scalpito». «Ti sei perso l'annuncio del G8 in
Abruzzo». «Un colpo di genio. Peccato non esserci. Ma il torto a Pomicino era
troppo grande». «Ti sei iscritto alla Dc a 15 anni. Oltre a questa sciocchezza
che hai fatto di buono nei tuoi 49 anni?». «Marito felice e padre di tre
bambine. Per l'ultima, due anni, ho preso un accidente in questi giorni».
«Cos'è successo?». «Degna figlia di un politico, è un po' mangiona. Ha
inghiottito una nocciolina rubata alle sorelle che si è infilata nel polmone.
Devo la salvezza alla solitamente vituperata sanità partenopea. Gliel'hanno
estratta al Santobono, il pediatrico di Napoli», e visto che c'è mi mostra la
foto della primogenita. «Quando le dicevano: "Hai la testa di papà", lei
piangeva. Oggi è rassegnata» e sottintende, civettuolo, di non essere una
bellezza. In realtà, Rotondi è un gradevole giovanotto, con (pochi) capelli a
spazzola e una certa somiglianza con Eros Ramazzotti. «Sei un dc sui generis.
Sostieni i matrimoni gay». «Né sui generis, né pro gay. Sono per regolare le
unioni di fatto come già volevano i governi dc degli anni '80. Riconoscere al
convivente il subentro nell'affitto, non lede i diritti della famiglia vera».
«Sul testamento biologico?». «Mi sta bene la legge al Senato. La libertà di
decidere la propria morte, mina il principio dell'indisponibilità della vita».
«Sul caso Englaro, stavi col papà o...». «Con la figlia. Il padre, sia pure con
amore, ha applicato un principio contrario al diritto». «Ti consideri però un
cattolico adulto alla Prodi», osservo basandomi su certe sue uscite non proprio
clericali. «Sono un cattolico democratico. Un tempo era considerato un
atteggiamento di sinistra. Le posizioni di Fini dimostrano che è compatibile
con la destra». «Fini è un cattolico democratico?». «Per
me, sì. E lo sento affine». «Ossia?». «Il Pdl è un partito laico di ispirazione
cristiana, come lo era la Dc. Da cattolico, obbedisco alla Chiesa. Da politico,
no». «È il mondo alla rovescia. I cattolici conclamati come te contestano il Papa, i laici - vedi Pera,
Ferrara, Quagliariello - sono ratzingeriani», osservo. «Il Papa lo
amiamo tutti, tanto più ora che lo sentiamo solo. I laici sembrano più
condiscendenti con Ratzinger perché non vengono dalla Dc». «In che senso?».
«Noi siamo parte della Chiesa e senza reverenze verso le gerarchie. Loro,
forse, sì. Un vescovo chiese a Rumor di mettere nelle liste un suo candidato.
Rumor rispose: "Sì, a patto che io possa nominare qualche parroco".
La cosa finì lì. È la fotografia del rapporto che c'era tra Dc e Chiesa».
Ridiamo ricordando il vecchio Rumor che pareva un pesce lesso e invece sapeva
dire no. Pausa con caffè e biscotti e via. Anche sulla Giustizia sei
eccentrico: vorresti pm eletti. «Un paradosso. Diversi pm sono politicizzati.
Se eletti diventano scopertamente politici e nessuno potrà accusarli di
partigianeria». Sei per il licenziamento dei pm più schierati. Tipo quelli del
processo Andreotti per mafia? «Niente nomi (prima reticenza, ndr). Ci sono pm
che invece dell'ingiustizia, hanno perseguito il nemico politico. Si sono messi
fuori dalle regole e dalla Repubblica. Sono quattro gatti. Se cacciamo loro, ci
risparmiamo la fatica di riformare, almeno in questo ambito, la Giustizia». Il
Csm è complice? «Se li avesse puniti, non si sarebbe creata la frattura tra
opinione pubblica e magistratura. Ora bisogna ricucire. Anche perché molti
magistrati votano per noi». Hai parlato di pm eletti nei partiti che hanno
aiutato. Nomi. «Non ne faccio (e dalli!). Camera e Senato sono pieni di autori
di inchieste che hanno fatto fuori i loro predecessori in Parlamento». Si sono
presi il seggio cacciandoli? «Il prototipo è Di Pietro che scioglie cinque
partiti e ne fa uno suo che occupa il posto di quelli decapitati». Violante
bocciato per la Consulta. Buona cosa? «Mi è dispiaciuto. Violante è migliore
della sua vignetta. Non è l'assassino della Dc, né l'uomo nero della sinistra
giustizialista». Hai lasciato l'Udc per incompatibilità con Casini. «Mai
litigato...». Ma fammi il piacere! «Diciamo così. Io ero dc e berlusconiano.
Lui diceva che bisognava attaccare il Cav. Così me ne sono andato». Casini
vuole fare una neo Dc. «Casini sa che la nuova Dc è il Pdl. Ci manca una
corrente: la sua. Prima o poi verrà. Non credo a un suo accordo con la
sinistra. È di Bologna, conosce i comunisti e non se ne fida. Né loro di lui».
Dici sempre che tornerà all'ovile. I fatti ti danno torto. «In alcune Regioni
abbiamo già fatto accordi con Casini. In altre, li faremo. Intanto l'Udc ci fa
un buon servizio: sequestra voti che andrebbero al Pd. E noi vinciamo». Casini
ha candidato De Mita al Sud, proprio dove c'è l'alleanza con il Pdl. Vedremo
Ciriaco a Villa Certosa dal Cav? «Tra loro non c'è simpatia. Ma essendo
entrambi intellettualmente curiosi, prima o poi si parleranno». Faranno 150
anni in due. «Il governo è impegnato a garantire la sopravvivenza a 120 anni».
Mastella è tornato al Cav. La decenza se n'è andata. «Siamo al governo anche
perché Mastella ha fatto cadere Prodi». L'immobiliarista Di Pietro? «È la
nostra assicurazione sulla vita. Finché c'è lui, la sinistra può scegliere se
mettersi sotto la sua cappella e perdere o perdere divisa. E noi vinciamo».
Franceschini? «Lo conobbi da ragazzo e lo presentai a De Mita che non me ne
ringraziò. Era un dc che aveva già in mente di passare coi comunisti. La sua
parabola è coerente». I cinque ministri migliori? «Cinque sono pochi. Tutti
bravissimi, tranne me». Com'è allora che il Cav non ti caccia? «Sono più
critico con me stesso, di quanto gli altri non lo siano nei miei riguardi». A
chi ti ispiri: De Gasperi o Giolitti? «Mi tengo più basso. Ai miei predecessori
al ministero: Scajola, Pisanu, Caldoro e anche a Santagata, ministro con
Prodi». I terremotati d'Abruzzo avranno un tetto prima dell'inverno? «È un
impegno assoluto». Pronto a dimetterti se non è così? «Sarà così. Ma non
capisco: vuoi le mie dimissioni per avere uno sfollato in più?». © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Manifesto, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
LA POLEMICA Se il
papa difende la corsia preferenziale per chi insegna religione Giuseppe
Caliceti Tutti ricordiamo come le parole del papa e della Cei, qualche mese fa,
abbiano fatto ritirare al governo di Berlusconi la proposta di tagli alla
scuola privata (spesso cattolica) in Italia. Non sono riusciti a fare tanto
mesi e mesi di proteste di docenti e studenti e genitori fuori e dentro la
famosa Onda anomala anti-Gelmini che, con i suoi tagli ministeriali al
personale e ai fondi, sta mettendo definitivamente in ginocchio e smantellando
la scuola pubblica italiana. Allora forse non è un caso se proprio ieri, 25
aprile 2009, il papa ha pensato bene di dire alcune cose sulla scuola e sulla
libertà. La libertà religiosa, naturalmente. Per esempio, ieri il papa ha
detto: «L'ora di religione è parte integrante della scuola italiana ed è esempio
di "laicità positiva"». Già, certo, perché in passato aveva già
spiegato a tutti gli italiani che esiste anche una «laicità negativa», quella
che non prevede l'insegnamento della religione italiana insegnata da docenti
scelti e selezionati dalla Chiesa nella scuola pubblica italiana. Ma il papa ha
detto anche: «L'insegnamento della religione cattolica è parte integrante della
storia della scuola in Italia». Parte integrante della scuola e della politica
italiana, avrebbe potuto dire in modo più corretto. E ancora: «L'insegnante di
religione costituisce una figura molto importante nel collegio dei docenti». Da
cosa è dimostrato questo? Il papa l'ha capito da questo: il fatto che «con lui
tanti ragazzi si tengano in contatto anche dopo i corsi». È così perché l'ha
detto lui. A ogni modo il papa ha voluto dire tutti questi suoi pensieri
solenni non perché ieri era la 64° Festa del 25 aprile, ma perché si concludeva
in Vaticano il Meeting degli insegnanti di religione promosso dalla Cei, aperto
giovedì scorso dal cardinal Angelo Bagnasco e dal ministro dell'istruzione
Maria Stella Gelmini. Naturalmente, le sue parole sono state lungamente e
appassionatamente applaudite dagli 8mila professori radunati nell'Aula Nervi.
Anche perché, come tutti sappiamo, è difficile che un insegnante di religione
possa trovare il lavoro di insegnante di religione - non in una scuola
religiosa, ma nella scuola laica italiana - se non si
professa "religioso"; anzi "cattolico". Insomma, hanno
trovato un lavoro soprattutto grazie al papa. Ma il papa, ieri, forse perché
era il 25 aprile, aveva proprio tanta voglia di parlare e perciò ha
sottolineato che «l'altissimo numero di coloro che scelgono di avvalersi di
questa disciplina è il segno del valore insostituibile che essa riveste nel
percorso formativo e un indice degli elevati livelli di qualità che ha
raggiunto». Al papa non è minimamente saltato in testa che, in Italia, per
entrare di ruolo anche come prof di Lettere o Geografia la cosa migliore,
aggirando le graduatorie, è entrare come docente di religione e poi magari
chiedere un passaggio per insegnare altre materie. Al papa non è venuto neppure
in mente che in Italia gli unici docenti che non sono stati
"falciati" dalla recente riforma Gelmini sono proprio quelli di
religione. Che dire di fronte a questa ingerenza della Chiesa? Di fronte a
queste parole offensive per chiunque non sia un docente di religione?
( da "Foglio, Il" del
27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
27 aprile 2009 La
teologia dei coleotteri Lettura (con occhio olimpico) della "Disputa su
Dio e dintorni" tra Corrado Augias e Vito Mancuso ovvero l'incontro tra un
ateo erudito e un paleocristiano che sbattono le ali nello stesso barattolo di
vetro E impossibile che un ateo erudito e un paleocristiano,
incrociandosi, non si sorridano complici. La stessa febbre chiamata Dio li
affratella in una comunità di destino. Nel caso di Corrado Augias e Vito Mancuso non si può
dire che lintesa produca espressioni identiche nella foto in bianco e nero
sulla quarta di copertina del loro libro, scritto a quattro mani e con
propositi agonistici medievalizzanti: “Disputa su Dio e dintorni”, Mondadori, 269 pagine per 18 euro e 50
centesimi. Ma questo accade perché uno dei due, il teologo Mancuso, ha già
vinto in partenza e rilassa i muscoli; laltro, lerudito
Augias, si contrae nel godimento sensuale della propria sconfitta. Entrambi
sono programmaticamente
fuori posto, ciascuno a modo suo, e appunto per questo interessanti. Mancuso è
un credente acattolico a proprio agio nella chiesa cattolica contemporanea.
Augias rivendica sangue ebraico per parte di madre, denuncia un incontro
traumatico con la religione galilea (certe carezze di un prete), patisce lo
scarto tra la tesi nullista che deve sostenere e la sensibilità con la quale
affronta la pugna. Verrà sedotto e travolto senza clangore di ferri. I due si
trovano fin dallinizio nella scelta di confrontarsi sullorigine
della vita e la sua evoluzione, sul suo compimento e sulla libertà individuale
dincatenarsi a questa o quella sorte, a questa o quella morte. Chiamano
ciò “Dintorni” ed è già il cuore del libro, il giardino in cui la disputa
fiorisce nel dialogo e
finisce per rendere quasi superflua la pars maior che segue, dedicata a “Dio (e
altri misteri)”. Augias muove con generosità, rinuncia alla dissimulazione, non
si mette in guardia, consegna se stesso e il senso dellumano
nel “grande flusso
dellEssere” che non è Dio, non ha trascendenza, non giustifica dogmi
fuori dallorizzonte morale dellio federato al consesso civile. La
legge morale “dentro di sé” è il salvacondotto kantiano opposto alla metafisica
cattolica e alla sua proiezione mondana gerarchizzata, la chiesa vaticana, ed è il frutto di unevoluzione
giocata dalla sorte sulla ruota della casualità. Numerose, classiche e
affidabili – da Darwin ai suoi migliori discendenti – le fonti biologiche e
filosofiche che alimentano la narrazione illuminista di Augias. Ma che vale? Il lettore del
Foglio ha fatto in tempo a familiarizzare con la sottigliezza quieta di
Mancuso, con la sua capacità di argomentare entrando in casa altrui per
riconoscervi il calco negativo della propria. Con Augias va così. Il teologo
raccoglie la medesima sintesi proteica dalla quale originò la vita visibile
cara agli atei evoluzionisti e ne deduce un disegno implicito, “una logica
intrinseca alla natura”, una legge pronta per sedimentarsi nello stesso Essere
eterno, ma “personale, quel Dio interpretato dalle diverse religioni in vario
modo, e dal cristianesimo come amore”. Già la parola amore ha un potere
seduttivo stupefacente, percorre tutto larcobaleno che può
collegare lEros primigenio – forza attrattiva universale – allumanitarismo
contemporaneo. Se poi si stralcia preventivamente la scena del Dio demiurgo che
avrebbe prima creato e poi decotto il brodo primordiale (Genesi 2,7); se si
predilige linfusione del soffio vitale nella polvere per affermare “che lorigine della vita non va
interpretata come un miracolo che scende dallalto, bensì come
una proprietà emergente da una certa configurazione della materia”; se si
riduce a pura questione statistica la necessità interna alla formazione
dellessere uomo e delle sue aspirazioni estetico-spirituali; se si fa questo, e Mancuso fa
proprio questo, si esce dalla lettera del testo rivelato su cui poggia ledificio
giudaico-cristiano ma si entra nellaccampamento avversario e si getta
scompiglio. Stabilito (da un cattolico acattolico) che Dio è materia in ebollizione dotata
di un fine interno, di che discutere oltre? Sicché Augias ripiega subito sulla
violenza mondana: “Penso che la storia della chiesa cattolica è accompagnata da
una serie nutrita di errori e di crimini; la sua pretesa di proclamarsi
portatrice di una morale valida per tutti non è legittima”. Ma qui si fa
appello alla violenza di una chiesa dalla quale Mancuso è filosoficamente
uscito prima ancora di entrare nelle pagine di questo libro. Così la replica diventa
uno sfoggio sereno e compiaciuto di sensatezza convenzionale: la chiesa
gerarchica e la sua dottrina ufficiale stanno da una parte e si ergono come un
male necessario (forzatura interpretativa non peregrina) ma non sufficiente e
anzi più spesso ostativo a che la “verità” dello spirito si dispieghi extra
moenia. Perché dallaltra parte – dice Mancuso – signoreggia
invece la sua “chiesa celeste” animata “dalla tensione interiore verso il bene
e la giustizia” e di conseguenza tutta proiettata verso il mondo, fuori dalla sorella
istituzionale gerarchica: “Se rimanda alla vera chiesa, che è la chiesa
celeste, la chiesa istituzionale è fedele a se stessa, altrimenti no”. Bene, e
che cosa sostiene questa chiesa celeste di cui Mancuso, perfetto discepolo di Carlo
Maria Martini, è qui voce suadente? Per esempio, se Augias dice che i papa boys
lasciano dietro di sé scie imbarazzanti di preservativi, la chiesa celeste
certifica: “1) linsostenibilità della dottrina cattolica
ufficiale sulla contraccezione; 2) la maggior saggezza pratica di questi giovani rispetto ai
dettami ufficiali della dottrina, incapace di fare i conti con la realtà della
vita; 3) che dietro tante manifestazioni religiose di massa, così care al
Vaticano dei nostri tempi, cè spesso ben poca spiritualità”. Siamo al primo
esempio carnale, in fondo nemmeno il più dirimente, e lateo
erudito già va in confusione: “Io sono convinto che sia così, ma ancora una
volta sono cose che dovrei sostenere io, non lei. Lei è un teologo, ancorché
coraggioso e
controcorrente”. Se questo è il focolaio acceso nel castrum di Augias, che
peraltro si difende versandosi addosso pece bollente – “Mi chiedo se i cattolici come lei siano una spina nel fianco per la chiesa
o non la sua foglia di fico” – immaginarsi le fiamme esultanti quando Mancuso
infilza i prelati che hanno negato i funerali a Piergiorgio Welby: “Uno
scandalo di cui i responsabili renderanno conto a Dio”. O quando, a proposito
del caso Eluana Englaro, dice che “una sana teologia” non può non estendere la
libertà “anche alla deliberazione degli uomini sulla propria vita mediante il
principio di autodeterminazione”. O quando il cattolicesimo di Mancuso si
denuda come “ricerca di una spiritualità universale, in grado di far sì che
tutti gli uomini, a prescindere dalle appartenenze religiose, si possano aprire
alla realtà del bene e della giustizia quale valore supremo per cui vivere”;
qualcosa di paragonabile alla “bodhi di cui parla il buddhismo, il satori dello
zen”, una cosa “analoga alla conversione della mente o metanoia di cui parla il
cristianesimo (e non a caso nel cristianesimo primitivo il battesimo veniva
designato proprio photismòs, illuminazione)”. Un passetto ancora e si
giungerebbe alla Noosfera di Theilard de Chardin (assai caro al teologo) o allunità
trascendente delle religioni teorizzata da Frithjof Schuon, lallievo di
quel cattivo incantatore antimoderno chiamato René Guénon. Per sua sorte
Mancuso è un evoluzionista, un uomo modernissimo nella sua fede e nella sua
“teologia laica”. Nondimeno
la chiesa gerarchica dovrebbe comunque urlare alleresia. Augias
freme per lincolumità del suo interlocutore (sono entrambi schedati come
“pericolosi” nei dossier delle spie vaticane); teme per la sorte di questo suo
antagonista così mondano da ripetere, come in un precedente suo libro, “che parlare di unanima
spirituale che prescinda dalla materialità dei corpi dei genitori è pura
mitologia”. Per molto meno in altri tempi si finì al rogo, si dispera vanamente
lateo erudito: “Poiché attraverso questa nostra disputa ho imparato non solo a stimarla, ma
anche a nutrire una viva simpatia per le sue idee, la prego di essere
prudente”. Ma né Gesù né sua madre sfuggono alla spericolatezza di Mancuso,
quando lui nega il dogma dellimmacolata concezione e si rifugia nel ventre di una
madre/materia impersonale più comprensibile agli occhi di un cristianesimo
delle origini che attira molto anche Augias: “Del resto il cristianesimo delle
origini, quello più prossimo alle parole del fondatore, era assai più vicino dellattuale
a molte delle cose che ho detto”. Ma che cosa ha detto Augias, a parte qualche
scappatella troppo ebraicizzante nellinterpretazione cristica, che
Mancuso non abbia accolto, arrotondato, coccolato nellindulgenza e
modellato sul prototipo della promiscuità originaria esibita dal cristianesimo gerosolimitano? Il
cristianesimo dei martiniani che, senza rinunciare alla loro Roma Mammona,
identificano nel deserto mediorientale il traguardo (escatologico perfino) del
proprio magistero, lalfa e lomega della chiesa integrale (non si
butta niente!) che pretendono, con Agostino, essere nata con Abele. Dunque il
mistero Mancuso non è un mistero, povero Augias, è soltanto (e si fa per dire)
eccellenza filosofico-scientifica germinata dal seme dei primi predicatori
della “religio noua” e reincarnata in gente che chiama Dio il caso più o meno
intelligente degli atei e sorride del loro adorato periplo scimmiesco nel quale
riconosce lastuzia della ragion divina sotto forma proteica. Certo poi il
temperamento varia a
seconda delle equazioni personali. Augias conclude la prestazione con un
lirismo fuori misura: “Una volta, allo zoo, ho sentito fortissima la tentazione
di abbracciare il povero corpo peloso, lubrico, inconsapevole di uno scimmione,
e che lui abbracciasse me, annullando in tal gesto di goffa fraternità i
milioni di anni che ci separano”. Mancuso preferisce lultima
stazione evolutiva, lumanità celestiale delle sonate di Bach e quella
terrestre sulla quale proiettarne democraticamente larmonia. La sua teodicea materica ha un
fascino settario. Il suo apparente relativismo metafisico, molti secoli fa,
sarebbe forse andato incontro alla virile richiesta del nostro Quinto Aurelio
Simmaco, il senatore gentile che nellanno 384 dellèra
volgare patrocinò
invano, davanti allimperatore Valentiniano II, la causa per il
ripristino dellAra Victoriae nella Curia Iulia del Foro romano. Diceva
Simmaco: “Guardiamo le medesime stelle, comune è il cielo, un medesimo universo
ci racchiude: che importa con quale dottrina ciascuno ricerca la verità? Non si può giungere fino
a così sublime segreto per mezzo di una sola via”. Mirabile esercizio di
paganesimo (dissimulatorio?) non relativista frustrato dal Camillo Ruini dellepoca,
il vescovo Ambrogio che aveva sequestrato lanima della corte imperiale stanziata a
Milano. I senatori galilei, nella circostanza, non si erano opposti
allambasceria di Simmaco. Forse, perché non insistere, Mancuso avrebbe
fatto sua quella loro insolita liberalità. Avrebbe perduto anche lui, però, come ha già perduto (ma lo sa
benissimo) la contesa domestica con il riverbero terreno del primo fra i dieci
comandamenti da cui tutto discende – “Non avrai altro Dio…” – e con le varie
canonizzazioni succedutesi dal Concilio di Nicea a quello di Trento. Il
Vaticano II al confronto è un collare appena allentato e comunque, oggi, non se
la passa granché bene. Paradossale? Nientaffatto. Il
cattolicesimo comprende in sé come un congegno originario di autodistruzione
che deve tenere sempre sotto controllo, forte di unallucinazione condivisa
coi paleocristiani – lineluttabilità trionfale dellavvento cristico
– ma pure consapevole che il ritorno alle origini desertiche della sua dottrina
coinciderà con lazzeramento della dottrina medesima e con lo sbandamento delle pecorelle al seguito.
Se Mancuso non fosse uno dei volti di questo congegno, non oserebbe tanto:
“Inizio dichiarando che nella dogmatica cattolica cè
qualcosa che non va, e che la causa è data dallimpossibilità logica di
tenere insieme tre assunti,
per essa irrinunciabili: 1) il male cè; 2) Dio non lo vuole;
3) Dio governa”. Deduzione sillogistica: “Se la natura è governata, è governata
sempre. Non si può fare il gioco delle tre carte sulla pelle delle persone. La
ripulitura filosofica del cristianesimo auspicata da Simone
Weil deve iniziare da qui”. Per finire dove? Nel nulla, a meno di accontentarsi
della generica idea di bene “che fa apparire la realtà scandalosa del male” cui
sappella Mancuso. Come stornare allora lo sguardo da quel fine interno, da quella entelechia
cumulativa, come direbbe lellenizzante Mancuso, esibita sottotraccia
da una religione fondata, sì, sulla rivelazione scritta unidimensionale, ma
costretta a rimasticarsela di giorno in giorno pur di non perdersi il mondo circostante? Che non si lasci nulla
al diavolo! Ecco perché, a leggere con occhio olimpico la “Disputa su Dio e
dintorni” tra Augias e Mancuso, se ne ricava pure la sensazione che tanto i due
contendenti fraterni quanto loggetto della loro fraterna contesa
altro non siano che
variopinti coleotteri appena coscienti di sbattere le rispettive ali sulle
pareti interne dello stesso barattolo di vetro trasparente, ermeticamente
chiuso, tremendamente fragile. Come ogni ciclo che va chiudendosi. di
Alessandro Giuli
( da "Tempo, Il" del
27-04-2009)
Argomenti: Laicita'
stampa dal Messico
all'Europa è emergenza sanitaria Influenza suina: oltre 100 morti Un caso in
Spagna, Obama: no allarme Non solo in Messico, dove sono già morte oltre 100
persone, ma anche negli Stati Uniti è stato
d'emergenza a causa dell'influenza provocata dai suini. "In Italia - ha
dichiarato il sottosegretario alla Salute, Fazio - non c'è nessun
rischio". Intanto in Messico sono stati registrati sette nuovi decessi.
(Leggi e commenta) In Messico, un Paese tra i più cattolici
al mondo e amante del calcio, vedere una domenica senza messe e con partite a
porte chiuse capita raramente: è proprio quello che è successo ieri nella
gigantesca capitale del Paese, dove si stanno moltiplicando le misure di
prevenzione per i timori di altri contagi dell'influenza da suini, che ha già
fatto oltre 100 morti, gli ultimi sette decessi registrati nel pomeriggio.
Oltre a venti nuovi casi in cinque Stati Usa. Nella lotta contro l'incubo virus
che la megalopoli messicana (20 milioni di abitanti) sta portando avanti, la
principale novità delle ultime 24 ore è stata proprio l'aumento del numero dei
morti: erano 20 (più altri 48 da accertare), ora i decessi sospetti sono
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
SPOTORNO L'ADDIO
NELLA CHIESA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA In mille per l'ultimo abbraccio a
Genta [FIRMA]AUGUSTO REMBADO SPOTORNO «Il nostro ultimo ricordo assieme risale
a un mese fa quando sei venuto con noi al Santuario di Savona, prima in
processione e poi a cantare con il coro. Questo è il messaggio che ci hai
lasciato: prima hai portato la croce e poi hai cantato. Chi canta prega sempre
due volte, lo sappiamo. Oggi ti preghiamo di darci forza. Canterai sempre con
noi. Ciao Giovanni». E' stato Marco Gervino,
presidente del coro polifonico di Valleggia, a pronunciare queste parole al
termine dei funerali di Giovanni Genta, 53 anni, l'operaio morto in in
unfortunio sul lavoro alle Funivie, che si è svolto ieri alle 15 nella chiesa
dell'Annunziata a Spotorno. Attorno alla famiglia si sono stretti gli amici, i
parenti, molte autorità (presenti, fra gli altri, i sindaci di Savona Federico
Berruti, di Quiliano Nicola Isetta e Spotorno Bruno Marengo, oltre al
presidente dell'autorità portuale Rino Canavese), compagni di lavoro e gran
parte dei componenti del coro e della confraternita di San Sebastiano dove
Genta era impegnato da anni. «Era una persona mite, sempre disponibile e pronto
a una battuta anche con i più giovani», lo ha ricordato Carlo, un altro componente
del coro. La chiesa di Spotorno ha contenuto solo la metà delle circa mille
persone presenti ieri. A presiedere la concelebrazione della Messa, don Mario
Genta, zio di Giovanni. Era presente anche il vescovo Vittorio Lupi. L'omelia è
stata di don Gianpiero Boff. «Morire non è solo un fatto fisico ma anche
sfuggire agli affetti», ha detto il sacerdote. In pochi hanno saputo trattenere
le lacrime. «La vera gioia nasce dalla pace e dalla luce», hanno cantato a fine
cerimonia gli amici del coro di Valleggia. La tragica morte sul lavoro di Genta
ha reso ancora più attuale l'iniziativa dell''Ufficio diocesano per i problemi
sociali e il lavoro che, in collaborazione con l'Azione
cattolica e altre associazioni impegnate nell'ambito del mondo del lavoro
(Acli, Ucid, Uciim, Stella Maris Seamen's Club), hanno pensato di dedicare,
venerdì 15 maggio, un incontro di approfondimento sul mondo del lavoro nel suo
aspetto più tragico con la speranza di formare un'opinione pubblica più attenta
al rispetto della sicurezza e della dignità. Titolo della serata: «Il
volto del lavoro offeso». Il ritrovo è previsto per le ore 17,45, seguito dal
saluto del vescovo Lupi. Inizierà quindi la tavola rotonda, che vedrà la
partecipazione di un rappresentante dell'Inail, di un imprenditore, della
segretaria provinciale della Cisl Maresa Meneghini e del segretario nazionale
del Movimento lavoratori di Azione cattolica, Cristiano Nervegna. Infine,nella
chiesa di san Raffaele al porto si prevede un momento di preghiera in memoria
di tutte le vittime del lavoro.
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
MERCOLEDI'
29 Capire la Turchia Un secolo tra laicismo e Islam
L'Accademia delle Scienze organizza mercoledì 29 alle ore 17,30 al Circolo dei
Lettori di via Bogino 9 una conferenza dedicata alla realtà turca ed al suo
legame con l'Europa, dal titolo «La Turchia tra Europa ed Asia: un secolo tra laicismo ed Islam». La conferenza mira ad illustrare
in maniera ampia e dettagliata la realtà turca attraverso un breve excursus
storico-giuridico incentrato sulle vicissitudini religiose degli ultimi tempi,
in modo da poter comprendere meglio quale siano state le trasformazioni del
tessuto sociale alle quali il popolo turco ha assistito di recente. In
particolare si analizzeranno i punti di contatto e le differenze che sussistono
tra questa realtà ed i due continenti contigui, l'Europa da una parte e l'Asia
dall'altro. A guidare il pubblico in questo viaggio culturale alla scoperta
della Turchia sarà il professor Mario Losano, docente ordinario di Filosofia
del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università del Piemonte
Orientale e docente del Dottorato di Diritto Pubblico dell'Università degli
Studi di Torino. La conferenza si inserisce all'interno del ciclo di incontri
«I Mercoledì dell'Accademia», organizzati dall'Accademia delle Scienze.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Info 011/562.00.47.
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
APPUNTAMENTI,
INCONTRI, CELEBRAZIONI Agenda Religioni A CURA DI DANIELE SILVA PASQUA ROMENA.
Venerdì 24 aprile, presso la sede di PiemontEuropa, piazza Carlo Felice
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
ORCHESTRA SINFONICA
GLI APPUNTAMENTI Concerto a Sanremo poi doppia trasferta Una pianista coreana
di notevole fama per i tre concerti che la Sinfonica di Sanremo si appresta a
tenere. Il primo giovedì alle 16,30 nel Teatro del casinò, gli
altri il 2 maggio alle 21 nel Santuario di Santa Maria delle Grazie a Voghera e
il 3 maggio alle
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Addio al 25 Aprile E
così Berlusconi si è preso anche il 25 Aprile. Tutti i telegiornali hanno
dedicato parecchi minuti al suo intervento, trascurando tutti gli altri e
lasciando pochi spiccioli a tutti quelli che veramente l'hanno vissuto e hanno
pagato di persona. E adesso sappiamo che partigiani e repubblichini sono la
stessa cosa, l'importante è la buona fede. E poi che pena vedere La Russa sul
podio a parlare di libertà in questo giorno. Il fatto è che il fascismo non è
mai stato sconfitto ed oggi grazie a Berlusconi i
fascisti li abbiamo al governo. Addio 25 Aprile! FRANCO ROGGERO (RIVOLI) Le
bandiere per la Resistenza Vivo a Torino. Il 25 Aprile, come ogni volta, ho
esposto la bandiera italiana sul balcone di casa. Mi pare sia il minimo che
possa fare per non lasciare che questa data finisca nell'oblio nelle coscienze
degli italiani. Poi esco a fare un giro nel quartiere, percorro numerose vie,
attraverso corsi importanti, di bandiere neanche l'ombra, neppure davanti alla
scuola che forse, con un gesto anche se simbolico, potrebbe insegnare qualcosa
ai suoi ignari studenti. A questo punto salgo sulla macchina, faccio un giro
più ampio, ecco finalmente una timida bandiera appesa ad un davanzale, dopo
qualche isolato ne scorgo un'altra. In mezzora circa di tragitto, posso contare
ben quattro bandiere, compresa quella della bocciofila. Mi viene spontaneo
pensare alla mia città, quando una sua squadra di calcio vince il campionato o
semplicemente, una partita importante. Le bandiere tappezzano le facciate delle
case, in un tripudio di festosi colori, come se una nuova era stesse per
incominciare. È ben triste pensare che la vittoria di una squadra di calcio,
sia più sentita della vittoria sulla tirannide e la fine di un'orribile guerra.
GIORGIO BIANCHI Giovani superficiali L'altro giorno un Tg ha trasmesso una
seria di interviste con giovani passanti. La domanda era che cosa si festeggia
il 25 Aprile. Nessuno ha saputo rispondere e alcuni si sono limitati a
rallegrarsi di aver vacanza da scuola. Una ragazza sui 18 anni non sapeva
neppure trattarsi del 25 Aprile 1945 e ha sparato '44 e poi '46. Faccio tre
riflessioni: prima, l'intervistatore o chi per esso
non ha dimostrato né sorpresa né rammarico; seconda, mi viene qualche dubbio
sul rigore dell'insegnamento nelle nostre scuole. Terzo, sono esterrefatto per
la mancanza di curiosità, dal torpore mentale, dalla superficialità della
nostra bella gioventù. EMMANUEL ALBY Ringraziamo gli americani Vorrei dire al
lettore Michele Straniero che, avendo all'incirca la sua stessa età, ricordo
perfettamente quando è finita la guerra e la gioia per la Liberazione, ma non
mi ricordo che la si chiamasse «rivoluzione», a parte i comunisti che si
illudevano di averla fatta, o, almeno, cominciata. Vorrei aggiungere che il
motivo per cui per tanti anni molti cittadini, anche democratici, hanno
snobbato i festeggiamenti del 25 Aprile, è che i comunisti si sono appropriati
della festa, a volte perfino con atti di violenza. Fortunatamente la loro
rivoluzione non c'è stata e siamo felici di festeggiare anche noi, ringraziando
con l'occasione gli Americani e gli altri Alleati che veramente ci liberarono.
BATTISTA CAPUTO Un posto per i terremotati Un'idea: se nella caserma della
Finanza ci sono 5 mila posti letto, perché non sistemarvi i terremotati che
stanno nel fango? RENZO FORMENTO L'otto per mille in
Abruzzo Oggi ho visto l'inizio della pubblicità della Chiesa Cattolica per l'8
per mille, su una Tv nazionale, mi sono chiesto ma quest'anno non sarebbe stato meglio convogliare il tutto alla
ricostruzione dell'Abruzzo? Pare tanto difficile pensare una cosa così? Caro
Tremonti non avere paura di scontentare il Vaticano. LUIGI ODDONE,
TORINO Sacrestano con la svastica Da non credente chiedo alla Chiesa come
giustifica che un suo pastore parli del Vangelo che predica «amore per il
prossimo» con al braccio un simbolo, la svastica, che ha seminato «odio e
morte»; in un momento storico come questo dove molti vorrebbero riscrivere la
storia a loro uso e consumo, restare in silenzio su un episodio come questo lo
trovo «imbarazzante». Si dirà che è un caso isolato e che non si può fare di
ogni erba un «fascio», ma segnare una chiara linea di confine tra il «bene ed
il male» credo che per la Chiesa sia un dovere morale che vale sempre. CLAUDIO
GANDOLFI, BOLOGNA Le responsabilità dell'influenza Il Messico è una nazione
molto feconda nel campo della clonazione suina: il risultato sono animali con
difese immunitarie molto ridotte rispetto all'antenato, quindi con molte più
probabilità di contrarre agenti patogeni. È presto comunque per parlare di
responsabilità, di sicuro questo virus si contagia molto più rapidamente
rispetto all'aviaria, inoltre sembra particolarmente compatibile con l'essere
umano. Tuttavia questi ceppi infettivi provengono spesso da Paesi emergenti,
dove la sperimentazione genetica sugli animali domestici non ha efficaci limiti
scientifici; mi auguro che superata l'emergenza venga avviata un'indagine
internazionale per accertare eventuali responsabilità. FABRIZIO VINCI, MESSINA
Un Medioevo prossimo venturo Qualche tempo fa avevo letto che gli epidemiologi
mettevano in allerta perché era possibile lo scoppio di qualche nuova malattia
ancora non conosciuta. Adesso vediamo che forse avevano ragione. Il nostro
mondo è molto meno sicuro di quanto non sembri, io temo un Medioevo prossimo
venturo. GIANNI FERRERO
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Carpani e i
socialisti «Mai stati con la destra» Dal candidato alla presidenza della
Provincia per il Partito socialista, abbiamo ricevuto una lettera di
precisazione che pubblichiamo integralmente. «Stamani (ieri, ndr) sul vostro
giornale, annunciando le candidature, mi si presenta erroneamente come ex
assessore del centrodestra. Per il vero io sono stato due volte assessore con il
Presidente Giovanni Quaglia. Una volta nel pentapartito in quota Psi, una
seconda scelto dal Presidente Quaglia in una maggioranza di centro con la Lega
Nord e una lista da me ispirata di laici, socialisti e repubblicani.
Sono convinto che un socialista non possa stare a destra pena la perdita della
sua identità». Attualmente i candidati a guidare la Provincia sono sette: Marco
Carpani dei socialisti; Paolo Chiarenza de La Destra; Teresio Delfino,
dell'Udc; Ivan di Giambattista, Rifondazione comunista; Gianna Gancia della
Lega con il Pdl; Tullio Ponso dell'Italia dei Valori e Mino Taricco del
aPartito democratico sostenuto dai Moderati. Ma ci sarebbe una ottava
candidatura in arrivo da una formazione torinese.
( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina 1 - Prima
Pagina Cosa vuol dire la salvezza al di fuori della Chiesa VITO MANCUSO Proprio
quando arriva in libreria una raccolta di saggi di Benedetto XVI dal titolo
L´Elogio della coscienza, è interessante chiedersi quale sia oggi la situazione
della coscienza cattolica. Lo spunto mi è dato dall´accusa mossami da Enzo
Bianchi di essere gnostico, un´accusa teologicamente infondata che scambia per
eresia gnostica l´esercizio della libertà di coscienza a livello teologico.
Dietro l´accusa di gnosi verso la mia teologia basata sul primato della
coscienza, c´è lo statuto attuale della verità dottrinale
cattolica basata sulla tradizione e l´autorità. Ovvero: è così perché è stato stabilito che è così, e chi l´ha
stabilito è più importante di te e tu devi obbedire. Insegnava Ignazio di
Loyola al termine degli Esercizi spirituali: «Dobbiamo sempre tenere questo
criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la
Chiesa gerarchica». Ancora oggi la forma della verità cattolica continua a
essere basata sul passato (la tradizione) e sulla forza (l´autorità) e per
questo motivo si accusa di gnosi chi al primo posto nel suo rapporto con la
verità non pone l´autorità ma la coscienza personale, e in fedeltà alla
coscienza dichiara bianco ciò che vede bianco. Un anno fa fu Bruno Forte
sull´Osservatore Romano a definire il mio pensiero "una gnosi di
ritorno". SEGUE A PAGINA 43
( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina 30 - Commenti
L´amaca MICHELE SERRA In Germania il partito che si ispira ai valori cristiani
ha la maggioranza relativa, ed esprime il cancelliere Angela Merkel. Ma è
miseramente naufragato, nel Land di Berlino, il referendum di ispirazione
confessionale (appoggiato anche dalla Merkel) che intendeva rendere
obbligatoria l´ora di religione nelle scuole. Molti elettori della Cdu non sono
andati votare, altri hanno votato "no", e dunque i fautori del
catechismo scolastico si sono rivelati una stretta minoranza. Ne deriva una
lezione che riguarda anche noi italiani: buona parte dell´elettorato
cattolico d´Occidente è molto più laico di tanti ideologi delle "radici
cristiane", e non è disposto a seguirli quando si tratti di spendere in
politica valori così delicatamente privati. Il peso delle gerarchie e la
presenza del Vaticano, ovviamente, rendono più visibile e più ingombrante lo
spirito di restaurazione. Ma anche da noi non è affatto scontato che la
maggioranza dei cattolici sia disposta a farsi massa
di manovra per gli obiettivi dei vescovi. I laici (non credenti e credenti)
dovrebbero farsi un po´ di coraggio, smetterla di sentirsi esuli in patria e
fidarsi delle proprie ragioni. Nel caso Englaro i sondaggi davano perdenti le
posizioni belluine del "partito della vita". Almeno ogni tanto i
sondaggi possono anche servire a migliorare l´umore.
( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina 31 - Commenti
GLI ENIGMI DELLA POLITICA ITALIANA MARC LAZAR Silvio Berlusconi e le difficoltà
della sinistra costituiscono i due grandi enigmi politici italiani. E sono al
centro del recente saggio di Aldo Schiavone, L´Italia contesa (Laterza), che
sta suscitando un dibattito pubblico. Schiavone offre una serie di riflessioni
stimolanti sull´Italia contemporanea, il solo Paese ad aver subìto a un tempo
il grande sconvolgimento tecnologico iniziato oltre due decenni fa, e una crisi
politica di vasta portata. A suo giudizio, Berlusconi è il frutto delle
specificità italiane del XX secolo, e il berlusconismo un´"ideologia di
transizione". Ma la vera originalità provocatoria del libro sta nel fatto
che Aldo Schiavone parla di tutto questo al passato. Per lui il berlusconismo è
in via di sparizione, perché si sta chiudendo il ciclo del liberismo e del
declino della politica apertosi negli Anni 80, e incarnato appunto dall´attuale
presidente del Consiglio. E inoltre perché dalla crisi finanziaria del 2008 e
dalla susseguente crisi economica starebbe per nascere un nuovo ciclo, segnato
dall´imperativo delle regole e del ritorno alla politica. è una profezia che
merita di essere discussa, innanzitutto per ragioni congiunturali: Berlusconi,
come altri leader della destra si pensi ad esempio a Sarkozy
si è immediatamente adattato alla nuova congiuntura economica, erigendosi a grande
protettore di una popolazione fragile e prendendo disinvoltamente a prestito i
temi cari alla sinistra. Ma anche per ragioni più profonde. Il berlusconismo è
caratterizzato dalla combinazione di tre elementi: il tentativo di imporre
un´egemonia culturale; la formazione di un blocco sociale, e infine la
costruzione di un´alleanza politica. L´egemonia culturale trae la sua potenza
dalla plasticità: lungi dall´essere univoca, confinata al liberismo, al
mercato, al privato e alla violazione delle regole, associa in continuazione
elementi contrari, includendo ad esempio oggi la protezione pubblica e la
compassione sociale. Questa plasticità mira a coagulare le diverse componenti
del vasto blocco elettorale del centro-destra, formato in
larga maggioranza da cattolici praticanti, ma anche da laici: piccoli imprenditori, liberi
professionisti, artigiani e commercianti da un lato, e dall´altro fasce
popolari scarsamente politicizzate e a basso livello di istruzione, spaventate
dalla modernizzazione, dalla globalizzazione, dall´Europa, dagli stranieri.
In definitiva, il berlusconismo consiste nell´unificare le destre e una parte
del centro, ieri in una coalizione e oggi nel Pdl, alleandosi al tempo stesso
con la Lega. Senza dubbio il Pdl è fragile, e dipende dalle sorti del suo
creatore. Eppure, oggi più che mai costituisce il partito dominante e
dominatore di un bipartitismo incompleto, che approfitta pienamente della crisi
della sinistra. Una crisi che a sua volta suscita molti interrogativi. Di
fatto, per molto tempo la sinistra italiana, e in particolare il Partito
comunista italiano, aveva esercitato un´attrazione irresistibile sulle altre
formazioni della sinistra europea, ma anche su un gran numero di intellettuali
che oggi stentano a comprendere le sue attuali avversità. Sedotti dal suo
fascino, hanno celebrato il suo ruolo nella Resistenza, il suo antifascismo, la
sua forza politica e sociale, la sua ricchezza intellettuale, la sua
indipendenza da Mosca. E hanno preferito ignorare l´impotenza politica del Pci,
perennemente in minoranza alle elezioni, il suo conformismo, e a partire dagli
Anni 60 anche la sua incapacità di comprendere le trasformazioni in atto nella
società, la sua sordità alle aspirazioni dei giovani, la sua organizzazione
autoritaria e la sua impossibilità di rompere con il sistema comunista
mondiale. Tutto questo ha contribuito, insieme ad altri fattori originati dalla
Dc, a bloccare il sistema politico italiano. Alla fine degli Anni 80, la
decisione di trasformarsi in Pds è stata coraggiosa e opportuna; ma ha comunque
destabilizzato la sinistra italiana, resa orfana non solo dalla crisi del
comunismo, ma anche da quella del socialismo. Dopo la sconfitta del 1994, nel
confronto con Berlusconi, la sinistra ha avviato una manovra sagace:
constatando che non avrebbe mai potuto vincere da sola, ha deciso di allearsi a
una parte del centro, dapprima in una coalizione e più recentemente in seno al
Pd. Ha cercato di legittimarsi prendendo le distanze da interi capitoli della
sua storia, convertendosi al riformismo e dotandosi di una cultura di governo.
Ma il compromesso tra ex comunisti ed ex centristi che è all´origine del Pd ha
dato luogo a un consenso fiacco. E di conseguenza, il Pd trova grandissime
difficoltà ad affermare un´identità, a elaborare un progetto, a estendere il
suo elettorato, a costruire una strategia d´attacco, a rinnovare la sua
leadership. E lascia quindi a Berlusconi un vasto campo libero. Ma allora la
sinistra è davvero, come scrive Aldo Schiavone, nella posizione migliore per
cogliere le opportunità offerte dalla nuova fase storica che si sta aprendo, in
quanto «dispone ancora di più conoscenze, di un pensiero più educato, di un
migliore allenamento alla riflessione» (pag. 76)? In verità, forse per la
sinistra è venuto il momento di chiedersi perché mai non riesca ad attrarre un
maggior numero di elettori, dato che in effetti dispone di talenti molteplici.
Servirebbe un po´ più di umiltà. E anche un maggiore impegno per comprendere
gli sviluppi complessi e contraddittori dell´Italia di oggi; più inventiva per
rispondere alle aspirazioni di rinnovamento che emanano dalla società; più
audacia nell´elaborare proposte per venire incontro ai giovani, alle donne, ai
lavoratori del settore privato, ai precari, agli immigrati; più creatività per una
narrativa che non cerchi di far sognare, o di proporre impossibili utopie, ma
conferisca un senso alla sua azione; più mordente nel confronto con
l´avversario, per valorizzare la propria differenza, ad esempio sulla questione
della laicità; e infine una maggiore apertura al proprio interno, per
consentire ai nuovi venuti e alle giovani generazioni di ampliare
l´aggiornamento e far emergere un leader. Traduzione di Elisabetta Horvat
( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina VII - Torino La moderatora presenta oggi la campagna alla Cavallerizza
"Fai qualcosa di laico" l´8 per mille ai valdesi Destineremo i nostri
fondi alla ricerca sulle cellule staminali, vogliamo incoraggiare una ricerca
scientifica davvero libera Quasi l´8 per cento dei torinesi destina l´8 per
mille della sua contribuzione Irpef alle chiese valdesi e metodiste italiane.
E, oggi, la campagna del 2009 - dal forte slogan «Fai qualcosa di laico» -
verrà presentata in città, alle 18 alla Cavallerizza, dalla moderatora Maria
Bonafede, che guida la Tavola, l´organo esecutivo delle chiese valdesi e
metodiste. Queste chiese evangeliche, le più antiche e autorevoli nel panorama
protestante italiano, non utilizzano i proventi dell´8 per mille a fini di
culto: neppure un euro, insomma, finisce per gli stipendi dei pastori o per
restaurare i (pur bisognosi) edifici religiosi delle valli Pellice e Chisone,
dove sono concentrati i nuclei storici più antichi. Il denaro invece,
sull´impiego del quale viene fornito un puntuale e dettagliato resoconto,
finisce a opere sociali come ospedali e case di riposo, a centri per migranti e
a iniziative culturali, collegate alle chiese ma anche al mondo del
volontariato laico: spulciando nei bilanci degli anni scorsi e nei progetti che
verranno finanziati con la contribuzione relativa alla dichiarazione dei
redditi del 2008 si trovano così il Rifugio Carlo Alberto di Luserna San
Giovanni e altre istituzioni rivolte agli anziani come la Casa delle Diaconesse
di Torre Pellice, il foyer dell´Ywca, antica istituzione evangelica di via San
Secondo a Torino, il Centro di Ascolto di Pinerolo, che si occupa di prima
accoglienza per gli stranieri. Ma il fiore all´occhiello della campagna è,
quest´anno, la ricerca sulle cellule staminali, che oggi vedrà Elena Cattaneo,
scienziata milanese, a fianco della Moderatora nell´illustrare le finalità
dell´appello. L´università Statale di Milano e la Sant´Orsola di Bologna hanno
già usufruito dei finanziamenti, che ora passeranno da
( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Castelvetrano Non
viene assunto incendia il Cefop Per protestare contro la mancata assunzione
all'Ato
( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina IV - Firenze
Binetti: "Renzi è il Pd che vorrei" La teodem: fa
sintesi tra cultura laica e cattolica. Matteo: dov´è il problema? ERNESTO FERRARA
«Trovo che Matteo Renzi sia una splendida espressione del Pd che io vorrei. è
capace di fare davvero sintesi tra una cultura cattolica e una laica». Così
dice Paola Binetti, deputata teodem del Pd. E il termometro del
dibattito torna a salire. Binetti - antiabortista, contraria alle unioni di
fatto, alla procreazione assistita e vicina alle posizioni del Pdl sulla legge
sul testamento biologico - era ieri a Firenze per il convegno "Capolinea e
dintorni. Fine vita e caso Englaro", organizzato dall´associazione Assi in
collaborazione con Scienza e Vita e Movimento per la vita: «Il Pd che io vorrei
assomiglia più a Matteo Renzi che ad altre cose. Matteo è coraggioso, giovane e
capace di andare anche contro corrente, contro un sistema, capace di assumere
su di sé, anche attraverso la sua gioventù, una responsabilità che va oltre il
tempo», ha detto la deputata suscitando un certo imbarazzo negli stessi
ambienti laici del Pd. Lo stesso Renzi è apparso seccato: «Paola Binetti mi
appoggia? Che problema c´è, non vedo la notizia. Lei voleva l´accordo con l´Udc
e lo volevo anch´io ma purtroppo non c´è stato», ha
detto il candidato sindaco del Pd. I due si erano incontrati in treno, ieri
mattina, sul Roma-Firenze. «In viaggio mi ha chiesto per quale circoscrizione
fossi candidato, ho dovuto spiegarle che mi candidavo a sindaco», ha raccontato
Renzi, che ieri ha incassato l´appoggio del gruppo dei Centouno e in serata ha
inaugurato il suo comitato elettorale alla presenza del segretario regionale Pd
Andrea Manciulli, del sindaco uscente Leonardo Domenici e di Giuseppe Civati,
giovane consigliere regionale della Lombardia. «Il Pd si conferma ambiguo sulle
questioni della laicità», attacca la candidata sindaco di
"Perunaltracittà" Ornella De Zordo. «Noi preferiamo il Pd all´americana,
non quello alla vaticana della Binetti e di Renzi», rintuzza il candidato
sindaco Valdo Spini.
( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina X - Bologna
Papadopulo ha chiamato Sinisa la formazione non è più tabù Prima del Genoa una
telefonata senza ipocrisie, per uscire in fretta dalla crisi SIMONE MONARI «Non
chiamerò il mio predecessore, preferisco non farmi influenzare nei giudizi». Quante
volte l´abbiamo sentita, questa frase: un rito nel piccolo mondo antico delle
panchine. Chi subentra evita di sentire chi l´ha preceduto. E i motivi, al di
là del protocollo, sono molteplici. Invidie, gelosie, rapporti non buoni,
orgoglio: una componente, quest´ultima, spesso smisurata in chi pratica quella
professione. Ma ci sono le eccezioni, e Giuseppe Papadopulo è una di queste.
L´aveva detto, il primo giorno, e l´ha fatto. Ha stracciato il cliché, ha
scavalcato con disinvoltura il muro dell´ipocrisia, e ha alzato il telefono per
parlare con Mihajlovic: il Bologna calibrato per battere il Genoa ha cominciato
ad abbozzarlo colloquiando con chi c´era prima di lui. Fra i due il rapporto è
buono e anche se la differenza d´età è evidente, 40 anni il serbo, 61 il
toscano, una forbice che forse rende difficile un rapporto di autentica
amicizia, la stima, quella sì, è reciproca. Le comuni seppur diverse
frequentazioni biancocelesti, per molti ex laziali quasi una seconda pelle,
sicuramente hanno inciso, e che Papadopulo sia stato
un grande ammiratore del Sinisa calciatore è noto. Tra i suoi ricordi, non
stinge una serata dal lontano 1991: allenava il Monopoli, e andò a Bari a
vedersi la finale di Champions che la Stella Rossa, nella quale giocava proprio
Mihajlovic, vinse ai rigori contro l´Olympique Marsiglia. La telefonata c´è
stata martedì scorso. E raggiungere Sinisa non dev´essere stato
semplice, visto che non risponde praticamente mai, come hanno appreso, loro
malgrado, i cronisti di Bologna nei cinque mesi in cui il serbo ha dettato
legge a Casteldebole. Può darsi che avesse il numero in memoria. Cosa si siano
detti, nel dettaglio, non è nemmeno giusto domandarlo, certo è che le nozioni
che un allenatore acquisisce da fuori su un determinato giocatore possono
spesso essere completate da chi, lavorandoci quotidianamente, se ne è fatto un
quadro più globale. Di sicuro, chiamando Sinisa, Papadopulo ha mostrato quel
buon senso che tanti gli hanno sempre riconosciuto, e che è
traspirato pure in altre parole del suo dopopartita col Genoa, quando il
tecnico ha laicamente ammesso di aver consultato i giocatori sulla formazione
da varare. All´altro capo, Mihajlovic non si è sottratto al dialogo, facendo
capire che, al di là dell´educazione, al Bologna ci tiene e anche al suo lavoro
come lascito utile. Di sicuro, se si salverà, Papadopulo, che ovviamente
è a caccia della riconferma, non si isserà sul piedistallo caro ai salvatori
della patria. Ha detto che questa squadra meriterebbe 10 punti in più non per
sminuire quanto fatto dai precedenti allenatori, ma per provare a caricare un
gruppo che ha trovato, al suo arrivo, un po´ frustrato. Se riuscirà a salvare
la pellaccia, applaudita la squadra e omaggiata la proprietà, è presumibile che
un grazie lo riserverà proprio ad Arrigoni e Mihajlovic.
( da "Riformista, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
di Alessandro Calvi
Si farà entro l'estate la legge sul testamento biologico di Alessandro Calvi Si
farà entro l'estate la legge sul testamento biologico. Questo, almeno, prevede
Eugenia Roccella perché, come è ovvio, nei desideri del governo non ci sono
rallentamenti in vista, come invece in molti ritenevano inevitabile con
l'arrivo del fine-vita alla Camera che, ed è anche questa una idea alquanto
diffusa, potrebbe rimettere mano al testo approvato di recente dal Senato. È
ottimista la sottosegretaria al welfare. Come al Senato, però, anche alla
Camera quel testo rischia di incontrare qualche ostacolo, se non altro perché
la situazione nella maggioranza è diversa nei due rami del Parlamento e perché,
almeno sino ad ora, manca qualcosa che rappresenti - come fu il caso di Eluana
Englaro - una spinta per arrivare al traguardo. Così, ieri, un convegno
organizzato dai Cristiano Riformisti di Antonio Mazzocchi, è
stata l'occasione per una sorta di pride cattolico, con una rivendicazione di
valori cattolici e di
capacità di legiferazione laica che è andata di pari passo con un attacco al laicismo del quale sono stati accusati
gli avversari. E tutto più con l'occhio alle dinamiche interne al centrodestra
che alla opposizione. D'altra parte, il parterre riunito da Mazzocchi
era di prim'ordine: Gaetano Quagliariello, Maurizio Gasparri, Alfredo Mantovano
e, appunto, Eugenia Roccella, protagonisti sinora del dibattito nel Pdl, pur se
da posizioni diverse. Dunque, «entro l'estate dovremmo arrivare a una legge»,
ha detto la Roccella, annunciando che il testo sarà incardinato entro la metà
di maggio. «Si stanno semplicemente seguendo i tempi della Camera - ha aggiunto
- e non era certo possibile incardinare il provvedimento prima». D'altra parte,
ha spiegato ancora la Roccella, sono questi «i tempi del Parlamento» e, «se non
si fa una legge, la fa qualcun altro, cioè la magistratura, come si è visto nel
caso Eluana». Per questo, ha concluso, «è un dovere del Parlamento
riappropriarsi del potere legislativo al posto di una magistratura che tende a
tracimare». Di sentenza «eversiva», a proposito di quella della Cassazione sul
caso Englaro, ha parlato Quagliariello, rivendicando da cima a fondo il lavoro
del Senato e dicendosi convinto che la Camera saprà rispettare il lavoro di un
«libero legislatore» che «ha deciso secondo coscienza». Anche Gasparri ha
battuto su questo tasto nel corso di un intervento piuttosto accorato durante
il quale non è mancato un attacco al Secolo d'Italia e un forte riferimento
all'Osservatore Romano. «La presenza della Chiesa incide. Ma noi non siamo
strumento passivo di una volontà clericale», ha detto per rivendicare la
laicità dell'operato del Senato. Quindi, ha avvertito che, seppure «la Camera
discuterà liberamente» sul testamento biologico, «i principi non si possono
stravolgere». «Noi - ha concluso - non vogliamo imporre niente a nessuno ma non
dobbiamo vergognarci: possiamo anche perdere ma non tradiremo ciò in cui
crediamo». A quel punto, anche Mazzocchi ha allentato le briglie, lasciandosi
andare a un esplicito richiamo rivolto ai suoi: «Ci troviamo di fronte a una
società sempre più laica» nella quale se non si è d'accordo con i laici si è
considerati «integralisti». Ma «noi - ha concluso - siamo la maggioranza.
Purtroppo, una maggioranza timida». Infine, è stata la volta di Mantovano che a
tratti è stato particolarmente ruvido con gli
avversari, definiti «giacobini» che «costruiscono, attraverso capziose
interpretazioni della Costituzione, tali e tanti limiti» da azzerare la volontà
del popolo, fino ad esclamare - in risposta alle accuse di integralismo
piovutegli addosso - che: «No, non sono integralista, sono reazionario». Poi,
guardando al lavoro che ci sarà da fare alla Camera sul fine-vita, ha concluso:
«La nostra è una battaglia laica di civiltà che non ha bisogno di nessuna
confessione religiosa di riferimento». Avvertendo, però, che «la legge uscita
dal Senato si può migliorare, certamente, ma non peggiorare». Se le premesse
sono le stesse che hanno accompagnato la conclusione del dibattito in Senato,
si tratta ora di capire sino a dove si può spingere quel «migliorare» invocato
da Mantovano o se, come chiede Gasparri, i principi non si debbano
«stravolgere». Certo, nessuno ieri sembrava convinto che quella uscita dal
Senato fosse una legge da stato etico. E a dirlo fu
Gianfranco Fini. 28/04/2009
( da "Riformista, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
di Tommaso Labate
Finita la pace, iniziato il congresso di Tommaso Labate Finita la pace,
iniziato il congresso. Con Dario Franceschini impegnato nella campagna
elettorale su rotaia (ieri tappa a Salerno), Goffredo Bettini liquida
definitivamente il veltronismo e Veltroni, lavora a una corrente con la
vocazione maggioritaria e apre le ostilità contro il leader del Pd in vista
delle assise autunnali. «Se Bersani o qualcun altro questo è da vedere», dicono
i suoi. «L'unica cosa certa è che non sosterremo Franceschini». L'inventore del
«modello Roma» - che ha rifiutato candidatura alle Europee e ruolo di
coordinatore del partito dopo essere stato depennato
manu franceschiniana dalla casella di capolista - affila le lame. E ieri,
durante un'iniziativa pubblica promossa dalla sua associazione Democratici in
rete, è partito col primo affondo. L'addio a Veltroni viene scandito in maniera
netta. Walter? «Nell'ultima fase mi sembrava più il responsabile mediatore
delle sensibilità di ognuno che il veltroni del Lingotto», dice Bettini. E
ancora: «Veltroni sembrava più il Prodi dell'Unione che il profeta della nuova
Italia. E poi diciamoci la verità: se il compromesso storico ha avuto una sua
tragica grandezza con Moro e Berlignuer, con Bettini, Migliavacca, Franceschini
e Fioroni sarebbe semplicemente grottesco». Al tavolo della presidenza, a
destra e sinistra di Bettini, c'è un'ultralaica (Paola Concia), un
ultracattolico (l'ex presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra), un cattolico molto apprezzato dai laici (il senatore chirurgo
Ignazio Marino) e gli uomini-macchina del bettinismo, Michele Meta e Roberto
Morassut. In platea, all'Auditorium di Piazza di Pietra (curiosità: lo stesso
che Veltroni scelse sia per festeggiare le primarie 2007 sia per annunciare il
suo addio alla segreteria) arrivano Nicola Zingaretti e il governatore del
Lazio Piero Marrazzo, Luigi Zanda e mister Vigilanza Sergio Zavoli,
oltre a Gianni Borgna, l'uomo che da oltre un decennio custodisce le chiavi
della «cultura» a Roma (oggi alla guida dell'Auditorium). Meta prepara il
terreno per l'avviso ai naviganti. «Il modello Roma - è il senso del suo
ragionamento - è quello che anche con la sconfitta del
( da "Riformista, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Le vacanze romane
del dittatore (e figlio) della Russia Bianca INCONTRI. Quattordici anni dopo
l'ultimo viaggio in Europa, Lukashenko arriva in Italia e vede il Papa e
Berlusconi. Vaticano e Governo credono nelle sue aperture. Di certo la visita è
un'occasione per rifarsi una verginità davanti alla comunità internazionale. di
Paolo Rodari Sarà anche un dittatore, Alexander Lukashenko - «l'ultimo
dittatore d'Europa» lo definì Condoleeza Rice -, nessuno lo mette in dubbio, ma
quello che è giunto ieri a Roma sembrava più che altro il capo d'un regime in
cerca di redenzione dopo anni d'isolamento. Come tale, un dittatore degno
d'esser ricevuto dalla principale autorità morale del paese, il Papa, e dal
capo del governo, Silvio Berlusconi (con quest'ultimo anche il ministro degli
Esteri Franco Frattini). Tutti sanno che quello che ha detto ieri il leader
dell'opposizione democratica bielorussa, Aleksander Kozulin, è in parte vero:
Lukashenko cerca semplicemente di «legittimare la sua dittatura». Ma è anche
vero che, negli ultimi mesi, l'ultimo dittatore comunista d'Europa ha avuto un
atteggiamento diverso nei confronti delle rimostranze che da anni avanzano
svariati paesi occidentali, quelli dell'Unione europea in testa, a riguardo
della a-democraticità che si respira in Bielorussia. Questo diverso
atteggiamento conta qualcosa. E vale, per il momento, due incontri di
prestigio, appunto quello col Papa e quello con Berlusconi. Lukashenko, 54
anni, presidente della Bielorussia, si è presentato in Vaticano e in Italia col
figlio Nikola di 5 anni. Un bel effetto. Un effetto cercato. Nikola ha donato
al Pontefice il suo abecedario affinché possa imparare il russo in vista di
un'eventuale visita a Minsk. Una visita che comunque appare improbabile. Per il
Papa andare a Misk significa partire col beneplacito della Chiesa ortodossa
locale. Parte di questa Chiesa dipende direttamente da Mosca e sembra difficile
che il patriarcato possa accettare che il Pontefice atterri su un territorio di
sua giurisdizione. È vero: Lukashenko cerca anche di accreditarsi quale
intermediario tra la Santa Sede e Mosca. Ma a ben vedere è arduo che le due
parti, Mosca e Vaticano, possano accettare che il presidente bielorusso giochi
questo ruolo. Con la fine del pontificato del polacco Wojtyla i rapporti tra la
Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica romana sono migliorati. E se un
incontro tra Benedetto XVI e Kirill mai ci sarà, lo decideranno semplicemente i
due coadiuvati dai rispettivi principali collaboratori. E, infatti, a proposito
di un incontro Papa-Kirill, puntuali sono arrivate ieri parole dalla metropolia
di Minsk e Sluck governata da Filaret, esarca patriarcale di tutta la
Bielorussia. Secondo quanto ha spiegato il suo portavoce, Andrej Petrashkevich,
«le condizioni di un possibile incontro (tra il Papa e Kirill, ndr) rimangono
come dieci anni fa. C'è il problema del proselitismo e degli uniati ucraini.
Finché il Vaticano non decide sulla sorte degli uniati cattolici in Ucraina, non possiamo
parlale di un incontro». Già, gli uniati ucraini: fedeli di una Chiesa
greco-cattolica che, pur avendo mantenuto le tradizioni ortodosse, riconosce i
dogmi cattolici e il
catechismo cattolico, chiamati con termine dispregiativo «uniati» dai russi,
vengono considerati da questi ultimi come degli invasori in territorio canonico
non loro. E per questo rappresentano un grosso ostacolo sulla strada
dell'unione tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Sono passati quattordici
anni da quando la comunità internazionale isolò Lukashenko accusandolo di avere
manipolato le elezioni che lo confermarono al potere nel 1994. Ma oggi, a
quattordici anni di distanza, le cose vanno diversamente. La Bielorussia sembra
voler accettare le spinte europee affinché il paese si avvicini a degli
standard di democraticità minimi. L'Italia, in particolare, intende lavorare
per la difesa dei diritti umani, promuoverli, e incontrare Lukashenko può
essere un'occasione in questo senso. Il prossimo 7 maggio a Praga è in agenda
il Partenariato per l'Est, ovvero la nuova iniziativa di cooperazione Ue con i
paesi ex sovietici: oltre Minsk, ci sono Ucraina, Georgia, Moldova, Azerbaigian
e Armenia. Sarà questo il trampolino di lancio principale che Lukashenko
cercherà di percorrere per ri-accreditarsi agli occhi dell'Europa. La tappa
italiana è in preparazione di Praga. Anche se a Praga Lukashenko probabilmente
invierà semplicemente il suo primo ministro, i 600 milioni di euro messi a
disposizione dai Ventisette per il summit permetteranno alla Bielorussia di
attingere ai finanziamenti Ue ancora oggi ridotti vista l'esclusione di Minsk
dalla politica di vicinato europea. Insomma, un'occasione che, anche grazie al
doppio incontro italiano (Papa e Berlusconi), Lukashenko affronterà con un po'
più di serenità. 28/04/2009
( da "Riformista, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Dialogo e non
violenza Conversazione con l'intellettuale induista L'etica religiosa non
dimentichi il pragmatismo Neelakanta Radhakrishnan. A colloquio con lo studioso
del Mahatma. Il pacifismo oggi? «Una condizione necessaria». I divieti
dell'induismo? «Più flessibili del cristianesimo oscurantista». Un erede?
Daisaku Ikeda. di Filippo La Porta Che significa oggi definirsi non-violenti?
quali conseguenze comporta concretamente? E ancora: l'Oriente può insegnarci
qualcosa di decisivo riguardo a questo punto o è destinato a essere da noi
continuamente frainteso? Venerdì scorso ha tenuto un'affollata conferenza
all'Auditorium romano Neelakanta Radhakrishnan, nato nel Kerala 65 anni fa,
militante per la pace e studioso di fede induista, professore universitario,
commediografo e saggista (40 volumi), direttore e consulente delle principali
istituzioni gandhiane in India. Con Neelakanta Radhakrishnan ho avuto una
conversazione di cui ora riferirò. Voglio prima precisare che delle filosofie
orientali mi considero un conoscitore dilettante, animato però da molta
curiosità, e che l'interesse verso Radhakrishnan riguarda comunque un metodo di
lotta che nel 900 ha costituito l'unica alternativa alla
violenza "emancipativa" del marxismo. Moderatamente etnocentrico
sulla priorità
assoluta della democrazia(inventata in Occidente, per quanto ne dica Amartya
Sen), ho una spiccata simpatia, spero non esoticheggiante, verso il buddhismo.
Per qualcuno cambiare la religione natia è come cambiare la lingua materna:
qualcosa di innaturale. Ma è anche vero che la nostra identità culturale, nella
contemporaneità meticcia, assomiglia sempre più a un variopinto patchwork, in cui chi nasce a Roma, ha avuto educazione cattolica ed è stato marxista in gioventù - come me -
può anche essere oggi un po' illuminista e un po' buddhista, prediligere i
romanzieri israeliani, adorare la cucina giapponese, ascoltare musica
caraibica. Occidente-Oriente possono realmente comunicare tra loro? Dai
tempi dello Zen e della controcultura americana il pensiero orientale
trapiantato in Occidente genera continui equivoci. Mentre la Chiesa condanna i
contraccettivi o l'omosessualità, il buddhismo da noi è come un chewingum ad
uso personale. Ma le religioni orientali vietano qualcosa, prevedono delle
proibizioni? Antica questione. Kipling non credeva al dialogo tra Oriente e
Occidente. Ma da allora qualcosa è cambiato. Lo scontro di civiltà è stato via via declinato in modi diversi. Credo che la
biodiversità - dal punto di vista culturale - vada salvaguardata ma credo anche
che delle nazioni prima o poi ci sbarazzeremo e poi con la globalizzazione le
forme culturali non sono più legate a dei luoghi specifico. Forse ci sono molti
più veri cristiani in Oriente che in Occidente ! Il buddhismo, nato in India, è
fiorito in Sri Lanka e poi lungo la via della seta. Oggi ognuno può scegliere
liberamente la religione a lui più congeniale. Se induismo o buddismo impongono
divieti? La mia impressione è che, al contrario del cristianesimo, intreccino
continuamente punto di vista etico e punto di vista pragmatico. Prenda
l'aborto: sono eticamente contrario perché nega la vita ma non posso non pormi
responsabilmente il problema della sovrappopolazione. Dichiararsi contro i
contraccettivi è oscurantista. La non-violenza non è solo una ideologia ma un
modo di vivere. Ogni giorno io "violento" qualcuno anche solo non
facendolo esistere, come un mendicante lamentoso al semaforo di fronte al quale
volto altrove la testa. Per Aldo Capitini la non-violenza è un impegno costante.
È d'accordo? Sì, è uno stile di vita, anzi direi una visione, una visione
originaria, dalla quale nascono poi tutte le nostre scelte pratiche. Quando
dico che crea valore intendo dire che solo così saremo ricordati per qualcosa
di giusto, lasceremo una memoria di noi positiva. Dà un sapore diverso a tutta
la nostra vita, ad ogni nostro atto quotidiano. Ma oggi si celebra ovunque il
contrario. Diceva amaramente il poeta inglese Auden: «Un uomo morto/che non ha
mai causato morte ad altri/ raramente si merita una statua». Esattamente. Fin
da bambini siamo abituati ad ammirare la forza. Chi sono gli eroi del nostro
tempo? I terroristi, i gangster, i politici spregiudicati e guerrafondai. E poi
ci dicono che la violenza è naturale, che paga, etc. Dunque, dobbiamo invertire
la tendenza e creare un contromovimento sul piano educativo, formativo. Provare
ad ammirare figure storiche non violente, promuovere la pace, che non è tanto
un valore quanto una condizione della convivenza. Eppure la non violenza di
Gandhi funziona solo con un nemico che rispetta le regole. Contro i nazisti
allora e oggi contro il governo cinese, che reprime brutalmente la protesta
tibetana, avrebbe qualche realistica chance? La non-violenza è solo
testimonianza morale o strumento efficace di lotta? Entrambe. A parte il fatto
che gli inglesi erano anche loro brutali, glielo assicuro. Certo tra gli
inglesi si trovavano molti liberali, ma il punto è un altro: secondo me la
non-violenza risveglia ovunque le coscienze, prima o poi. Anche oggi in Cina, o
in tutti quei paesi dove si violano in diritti umani come la Birmania). Pensi
che qualche anno fa ho guidato una marcia non-violenta di 5.000 giovani in
Colombia attraverso la foresta fino al quartier generale delle temibili Farc,
il movimento guerrigliero eversivo che neanche la Cia riusciva a localizzare! E
abbiamo fatto liberare dei sequestrati. Lei è qui per presentare un libro su
Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai associazione laica e importante
scuola buddhista legata all'insegnamento del monaco Nichiren, diffusa in 190
paesi e ong dell'Onu. Secondo lei Ikeda, con la sua filosofia del dialogo,
ispirata a Scheler e Buber è oggi il più degno continuatore di Gandhi? Sì,
direi che si pone in una galleria ideale di spiriti illuminati, non-violenti: Martin
Luther King, Mandela, un'ecologista come Petra Kelly, lo stesso Obama. Ultima
domanda: se io voglio dialogare con te ma tu non vuoi dialogare con me che
debbo fare? Una cosa soltanto: aspettare! Così come Giovanna D'Arco seppe
aspettare che cambiasse il vento sopra il Reno.Poi l'altro cederà, ne sono
certo, come sono certo che oggi c'è il sole. 28/04/2009
( da "Riformista, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
* CARLI'S WAY un
giovane pd e il 25 aprile Caro direttore, sono uno studente quasi diciottene di
Milano, iscritto al Partito democratico in quanto lo considero essere l'unica
casa dei riformisti in grado di poter diventare un giorno, lo spero
enormemente, un partito socialdemocratico. Ho partecipato ai festeggiamenti del
25 aprile insieme ai Giovani democratici. Durante la manifestazione ho notato
più cose che mi hanno fatto riflettere. Gran parte dei manifestanti ci guardavano
quasi come se non c'entrassimo con loro, stesso discorso per i giovani ebraici
che hanno camminato al nostro fianco e, insieme con il solito tripudio di falci
e martello, ho notato varie bandiere palestinesi. Allora mi sono domandato: che
cosa vuol dire essere antifascisti? Vorrà dire essere comunisti, per forza di
sinistra, antisemiti e filopalestinesi? No. Antifascista vuol dire essere
contro quello che nel nostro Paese è stato un regime
totalitario e violento, antifascista vuol dire credere nella democrazia e
questo non esclude il fatto di poter appartenere a partiti non di sinistra per
potersi dire tali. Ma se queste considerazioni le possiamo fare noi giovani,
perché tanti adulti no? Niccolò Bertorelle il cavaliere ha fatto bene Bene ha
fatto Silvio Berlusconi a partecipare alla manifestazione, cosa che ha messo un
punto netto alle strumentalizzazioni della sinistra: perché non avrebbe dovuto
farlo? Un voltagabbana come Fini ha rinnegato tutti principi che ispirano la
destra, ha rinnegato Almirante che lo ha creato, solamente per arrivismo
personale, forse spera che facendo il comunista venga eletto Presidente della
Repubblica? A questo punto Berlusconi che non è stato
mai fascista, come Fini, bene ha fatto a partecipare alla manifestazione del 25
aprile. Giuseppe Pezzella passi avanti democratici Berlusconi a festeggiare il
25 aprile, è un approdo che ogni democratico italiano dovrebbe salutare con
rispetto e con soddisfazione. Giunge in ritardo, vero, ma va anche detto che in
passato avrebbe ricevuto accese contestazioni da parte di chi si ritiene
depositario del diritto di giudicare chi è e chi non è degno di sfilare. Bene
ha fatto Franceschini a esortarlo/incalzarlo, bene ha fatto Berlusconi ad
aderire. Due passi avanti per tutti noi. Paolo Francini auspicabile confessione
Gentile direttore, immagino che in questi giorni qualche sacerdote avrà
ricevuto, a un dipresso, questa confessione da qualche uomo
politico cattolico: «Il rimorso, caro padre, il rimorso non mi dà pace. Non ho
speso mai una sola parola affinché fossero applicate le norme antisimiche; mai
una sola parola affinché gli edifici pubblici, le scuole, le case tutte fossero
rese sicure. Altri erano i miei pensieri. E oggi tutti quei morti e
quelle macerie in Abruzzo, mi tormentano. Non stia a darmi la penitenza, caro
padre, ché so bene io che cosa devo fare. Chiederò scusa pubblicamente agli
italiani, e lascerò per sempre la politica». Poi, il politico cattolico contrito,
avrà dimenticato di eseguire la penitenza. Attilio Doni, Genova 28/04/2009
( da "Riformista, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Dove si documenta
Morris quando scrive sul Papa? Molto probabilmente l'ambivalenza che continua a
caratterizzare l'atteggiamento della Chiesa cattolica verso
il popolo e lo Stato ebraico getterà una lunga ombra sulla visita di Papa
Benedetto XVI in Terra Santa». Così scrive Benny Morris sul Sole 24 Ore di
domenica 26 aprile. Molto probabilmente il pregiudizio e l'approssimazione che
continuano a caratterizzare anche l'atteggiamento di alcuni "storici"
getteranno un'ombra definitiva sull'obiettività con cui questi parlano
della Chiesa cattolica e dei tentativi di dialogo con gli ebrei e con lo Stato
di Israele che hanno contraddistinto gli ultimi Pontefici. Quali rassicurazioni
di serenità e imparzialità di giudizio può infatti dare chi, facendo di
mestiere lo storico, scrive che «Papa Giovanni XXIII si recò in visita in
Israele»? Tutti sanno, almeno tutti coloro che si occupano di queste vicende
sino a scriverene sui quotidiani, che il primo Vescovo di Roma a recarsi nello
Stato ebraico fu Paolo VI nel gennaio 1964. E chissà quale fonte ha consultato
Morris per scrivere poi che «Negli ultimi anni Benedetto XVI ha avviato il
processo di canonizzazione di Pio XII». Non quelle da cui risulta che il 18
ottobre 1967, nove anni dopo la sua morte, ad aprire il processo diocesano per
la causa di beatificazione e canonizzazione fu Paolo VI, il Papa lodato da
Benny Morris in quello stesso articolo perché «pronunciò la dichiarazione
"Nostra Aetate" dove rigettava l'accusa di deicidio, definiva
"gli ebrei" come "carissimi a Dio" e proclamava il
"grande patrimonio spirituale" comune a cristiani ed ebrei». La
"Nostra Aetate" non era un gesto solitario di Paolo VI, ma un
documento del Concilio Vaticano II e infatti il Papa la promulgò «unitamente ai
Padri del Sacro Concilio a perpetua memoria». Definiva quindi, per usare le
parole di Morris «l'atteggiamento della Chiesa cattolica»; ma questa, in fondo,
è un'imprecisione, infierire non sarebbe caritatevole. 28/04/2009
( da "Repubblica, La"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Pagina 43 - Cultura
"COSA VUOL DIRE SALVEZZA La risposta del teologo alle critiche di enzo
bianchi Mancuso: ecco perché non sono gnostico al di fuori della chiesa"
"Si dice che amerei sentirmi eterodosso Ma ciò che desidero è la
trasparenza. E so che certi miei pensieri non sono allineati alla dottrina
ufficiale" "Ogni uomo che vive nello spirito della verità entra nel
divino ed è salvo" "Si scambia per gnosi l´esercizio della libertà di
coscienza" (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Ora Enzo Bianchi su Famiglia cristiana
scrive: "Quanto a Mancuso, teologo che ama definirsi eterodosso, occorre
riconoscere che le domande che pone nei suoi scritti sono urgenti e necessitano
di una risposta da parte della teologia cattolica e della Chiesa, ma, a mio
giudizio, le risoluzioni che propone Mancuso si collocano nello spazio della
gnosi, in cui la storia è di per sé storia di salvezza e in cui non c´è da
parte di Dio, né rivelazione, né grazia". Bianchi continua dicendo che nel
mio ultimo libro (Disputa su Dio e dintorni, insieme a Corrado Augias) vi sono
affermazioni che "correggono la gnosi presente nel precedente"
(L´anima e il suo destino) che però "restano deboli". E conclude:
"Il regno dei cieli non è l´equivalente del regno delle idee di Platone o
del regno dei fini di Kant, come afferma il nostro teologo". Quanto al
fatto che amerei definirmi eterodosso, dico semplicemente che ciò che amo è la
trasparenza, e siccome so che certi miei pensieri non sono allineati alla
dottrina ufficiale, lo dichiaro io per primo, per onestà ai lettori. Tutto qui.
Vorrei però precisare che se talora metto in discussione la dottrina ufficiale
è per amore della coerenza e della logica, perché condivido la prospettiva
secondo cui nel cristianesimo il posto d´onore spetta all´affermazione "in
principio era il logos", e laddove non vedo rispettato il primato del
logos, esercito la mia coscienza perché lo sia. Quanto all´accusa di gnosi,
ripeto a Bianchi ciò che replicai a Forte, cioè che non ha fondamento. Lo
gnosticismo infatti si basa su tre principi fondamentali: 1) è la conoscenza
che salva; 2) questa conoscenza è rivelata a pochi da un inviato divino
rivelatore e redentore; 3) il contenuto della conoscenza è la distanza del
mondo da Dio all´insegna della più acuta contrapposizione materia-spirito. Al
contrario io sostengo che: 1) è la giustizia che salva; 2) la giustizia può
essere attuata da ogni uomo, dentro o fuori la Chiesa, essendo legata alla
logica della creazione; 3) la creazione è il cardine teologico decisivo e tra
materia e spirito non c´è alcuna contrapposizione. Mentre la gnosi è una
dottrina segreta riservata a pochi dalla cui conoscenza dipende la salvezza, io
all´opposto lego la salvezza alla pratica della giustizia, come sostiene Gesù
in Matteo 25 e in numerosi altri passi. Mentre la gnosi consiste in una totale
svalutazione della natura, attribuita a un Dio minore e malvagio, io
all´opposto faccio della creazione il trattato teologico decisivo e
dell´adesione alla sua logica il principio salvifico. Bianchi però dice che
sono gnostico. Perché un tale abbaglio? Perché scambia per gnosi l´esercizio
della libertà di coscienza a livello teologico. Ma nel
richiamo di Bianchi alla "storia della salvezza" è in gioco
soprattutto lo statuto della salvezza. Per secoli si è creduto che solo il
cattolicesimo offrisse la salvezza agli uomini e che tutti i non cattolici ne sarebbero stati esclusi
all´insegna dell´assioma "extra ecclesiam nulla salus" (fuori della
Chiesa non c´è salvezza). So bene che Bianchi non condivide questa
angusta prospettiva, lui che iniziò il suo impegno sul fronte dell´ecumenismo
quando io ancora giocavo all´oratorio, e del resto quasi nessuno nella Chiesa
di oggi la condivide. Mi permetto però di ricordargli questo passo di Simone
Weil: "La credenza che un uomo possa essere salvato fuori della Chiesa
visibile esige che tutti gli elementi della fede siano ripensati daccapo, pena
l´incoerenza completa. Perché l´intero edificio è costruito attorno
all´affermazione contraria, che oggi quasi nessuno oserebbe sostenere. Eppure
non si vuole ancora riconoscere la necessità di una simile revisione. Ci si
sottrae ad essa con miserabili artifizi. Si mascherano le sconnessioni con
saldature fittizie, con salti logici clamorosi". Bianchi non me ne voglia,
ma non posso fare a meno di inserire tra i salti logici clamorosi anche
l´attribuzione di gnosticismo a un pensiero come il mio che ne è il più
convinto avversario. Il punto è esattamente il nesso salvezza-storia. Per la
visione cristiana tradizionale (derivante da san Paolo e difesa da Bianchi) la
salvezza è legata all´evento storico di duemila anni, è storia della salvezza,
ed è quindi inevitabile che tutti coloro che a quel singolo evento storico non
partecipano (cioè la gran parte dell´umanità visto che la specie Homo sapiens
ha origine 160.000 anni fa) ne vengano esclusi. Da qui extra ecclesiam nulla
salus. Non erano cattivi i padri della Chiesa, gli scolastici, i papi e i
monaci che per secoli sostenevano questo assioma. Erano semplicemente coerenti
con l´impostazione che lega la salvezza a una storia particolare. Se infatti la
salvezza viene da una storia particolare, o si partecipa a quella storia
(partecipazione garantita dalla Chiesa e dai suoi sacramenti) o non si è salvi.
La salvezza pensata in dipendenza da un evento storico produce necessariamente
la teologia dell´extra ecclesiam nulla salus. Oggi si rifiuta questa teologia
angusta e si ritiene che la salvezza non sia riservata ai soli cattolici. Perfetto. Ma allora come continuare a sostenere
la dipendenza della salvezza da una storia particolare? Lo si può fare solo a
prezzo di "miserabili artifizi", "saldature fittizie",
"salti logici clamorosi". In realtà, se si vuole parlare con
fondamento della salvezza (cioè della partecipazione all´eternità divina),
occorre superare la superstizione della cronologia e comprendere l´insegnamento
di Gesù: "Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorare in spirito
e verità" (Giovanni 4,24). Vale a dire: ogni essere umano che nella sua
coscienza e nel suo cuore vive nello spirito della verità (la cui esperienza
più alta si chiama pratica del bene e della giustizia) entra nella dimensione
peculiare del divino e quindi è salvo, si tratti di un uomo dell´età della
pietra, di un antico egizio, di un ebreo o di un indù di oggi. In questa prospettiva,
contrariamente alla gnosi e al cristianesimo paolino che sostengono la
necessità per la salvezza di una rivelazione particolare, io sostengo (come
Bianchi rileva esattamente, ma sbagliando nel dire che si tratta di gnosi
perché ne è l´esatto contrario) che ogni momento della storia è capace di
salvezza. E quindi, a differenza di chi lega la salvezza a una storia
particolare, io posso rifiutare in perfetta coerenza la teologia dell´extra
ecclesiam nulla salus in quanto nemica degli uomini e incapace di comprendere
la paternità universale di Dio. Ringrazio infine Enzo Bianchi (illustre collega
all´Università San Raffaele nonché amico da lunga data) per aver riconosciuto
che sollevo domande "urgenti che necessitano di una risposta da parte della
teologia cattolica e della Chiesa", ma sarebbe interessante capire come fa
lui a tenere insieme una salvezza universale con una storia particolare. Perché
una cosa deve essere chiara: dire che "il regno dei cieli non è
l´equivalente del regno delle idee di Platone o del regno dei fini di
Kant" significa riproporre in versione aggiornata la medesima pretesa
ecclesiastica dell´extra ecclesiam nulla salus.
( da "Manifesto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
FIRENZE · In città
Furio Colombo per Spini e Paola Binetti per Renzi Corsa a Palazzo Vecchio il
giorno dei testimonial Riccardo Chiari Le elezioni comunali si avvicinano, i
candidati sindaci presentano i loro testimonial. Così accade che, nello stesso
giorno, arrivino sulla rive dell'Arno due personaggi diventati famosi nelle
ultime stagioni politiche. Da una parte la deputata Paola Binetti, portavoce
dei cosiddetti teocon del Pd, ferma sostenitrice nei fatti dei dettami
vaticani, sia in merito alla fecondazione assistita che sulle unioni civili.
Dall'altra Furio Colombo, una vita - assai intensa - di (gran) giornalista ma
anche di responsabile relazioni esterne in Usa per la Fiat di Gianni Agnelli,
più recentemente direttore dell'Unità, fiero antiberlusconiano e oggi deputato
anche lui del gran partito democratico. Due esponenti del Pd, che sulle
elezioni fiorentine hanno però idee diverse. Con Paola Binetti che applaude
Matteo Renzi, mentre Furio Colombo sostiene Valdo Spini. Precedenza alla
signora, che arriva in città complice un incontro dal titolo "Capolinea e
dintorni. Fine vita e caso Englaro". Quando le chiedono cosa pensi della
corsa a Palazzo Vecchio, lei non si fa pregare: "Trovo che Matteo Renzi
sia una splendida espressione del Pd che io vorrei. È
capace di fare davvero sintesi tra una cultura cattolica e una laica. Il
partito democratico che ho in mente assomiglia più a Renzi che ad altre cose.
Matteo è coraggioso, giovane e capace di andare anche controcorrente. Contro un
sistema. Capace di assumere su di sè una responsabilità che va oltre il tempo.
Ha già dimostrato, negli anni da presidente della Provincia di Firenze, di
essere in grado di riuscire ad ottenere soluzioni di alta mediazione, senza per
questo rinunciare a principi e valori". Sulle capacità di mediazione del
giovin signore di Rignano sull'Arno magari ci sarebbe da discutere, vedi il
caso del licenziamento a freddo nel ferragosto 2005 degli assessori provinciali
Marzia Monciatti e Mauro Romanelli. Comunque sia l'onorevole Binetti non ha
dubbi e, anche da rutelliana, sostiene senza esitazioni il collega di partito e
di corrente. Nel ruolo dell'eretico c'è invece Furio Colombo, ieri in città per
una iniziativa a sostegno del suo candidato sindaco preferito, cioè il
socialista anch'esso eretico (ma lui o gli altri? ndr) Valdo Spini: "Sono
venuto a Firenze per confermare il mio sostegno per Spini - spiega Colombo -
perché mi interessano candidati con un vero passato e un vero curriculum, che
hanno fatto cose importanti per ragioni importanti in cui continuare a
credere". A seguire un passaggio "internazionale" dell'ex
direttore dell'Unità: "A me importa molto, in una città come Firenze che è
costantemente sotto esame - penso a Parigi, penso a New York - che queste
elezioni non appaiano povere e disadorne, come sarebbero state senza la
candidatura di Spini. Una candidatura che restituisce senso politico al voto.
Da un lato contro una destra prepotente e di plastica, dall'altro per riportare
tutto ciò che è sinistra democratica ad essere di nuovo la voce mancante di
tanti cittadini che credono nella Costituzione. Tutto ciò prenderà il posto di
definizioni vaporose e incomprensibili come l'elogio del moderatismo".
Conclusioni: tutto si può dire del Pd, meno che non ci sia una quotidiana,
frizzante e oggettivamente democratica discussione interna su temi grandi e
piccoli della politica e della società. Compreso quale sia il miglior sindaco possibile
per la città del giglio.
( da "Manifesto, Il"
del 28-04-2009)
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in AGENDA UN¼ALTRO
PROVINCIA Massimo Gatti, candidato presidente per la Provincia di Milano della
coalizione «Un'altra provincia» formata da Prc, Pdci, gruppo Dario Fo, si
presenta e presenta la proposta della sua coalizione. CIRCOLO SALVADANEE' ,via
De Amicis 7, ore 20,30 PAROLE E PAGINE CIRCOLO GIORDANO BRUNO , via Bagutta 12,
ore 21: una serata di discussione sulla resistenza partendo dai libri «Diario
di Bulow» e «La mia corsa a tappe- numero
( da "Manifesto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
BERLINO Al
referendum col 51,3% passa il «no» Bocciata l'ora di religione, a scuola vince
l'etica Guido Ambrosino BERLINO «Grazie a Dio!», titola la libertaria
Tageszeitung: il tentativo di rafforzare la presenza delle chiese nella scuola
berlinese è stato respinto. Chiamati a pronunciarsi
con un referendum, gli abitanti della capitale hanno bocciato la proposta di
introdurre l'obbligo di scegliere tra l'insegnamento laico dell'etica o un
corso di religione confessionale, come opzioni alla pari. La proposta avrebbe
rafforzato l'insegnamento della religione, adesso facoltativo, dandogli lo
status di materia curricolare, con voto in pagella e insegnanti di ruolo (ora
sono assunti dalle comunità religiose, il Land contribuisce per il 90% alle
spese). Avrebbe inoltre ridotto il ruolo dell'insegnamento
laico dell'etica, che dal 2006 è materia obbligatoria per tutti, tra i 13 e i
15 anni. Contro il progetto «Pro religione» (appoggiato dalle chiese evangelica
e cattolica, dalla Cdu e dalla Fdp, e sponsorizzato dai quotidiani del gruppo
Springer) hanno votato 365.609 berlinesi (51,3%), a favore 346.199
(48,5%). I no hanno vinto per circa 20mila voti. La grande maggioranza è
rimasta a casa, o ha approfittato della bella giornata per andare a spasso,
forse perché «indifferente», o perché, pur d'accordo col regolamento attuale,
non credeva che convenisse scomodarsi per difenderlo. Dei 2,4 milioni di
iscritti alle liste elettorali, hanno votato solo 713.288, il 29,2%. Neanche le
chiese hanno mobilitato tutto il loro potenziale. I «sì», oltre a soccombere ai
«no», hanno mancato alla grande il quorum. Per vincere occorreva il consenso di
almeno un quarto degli aventi diritto al voto, dunque 611.422 voti: se ne sono
raggiunti poco più della metà. Su cento potenziali elettori, solo 14,2 si sono
pronunciati per avere «più religione» nella scuola. Da sempre sospetta alla
provincia tedesca come capitale «atea», Berlino ha difeso la sua fama. Su 3,4
milioni di abitanti, ben 2,2 milioni, il 65%, dichiarano di non appartenere a
una chiesa. Su scala federale la proporzione è inversa. Su una popolazione di
82,5 milioni, circa il 70% si dice credente (compresi 3,3 milioni di
musulmani). Due terzi dei tedeschi si professano cattolici
o evangelici, rispettivamente 26 e 25,4 milioni. A Berlino le due maggiori
confessioni cristiane comprendono meno di un terzo della popolazione: gli
evangelici il 20% (689.000), i cattolici il 9%
(318.492). Seguiti da 216.270 musulmani (6%), 25.000 cristiani russo-ortodossi,
11.849 ebrei e decine di denominazioni minori. La presenza delle chiese si
concentra nei quartieri occidentali, mentre nei quartieri che vent'anni fa
erano all'est del muro pesa l'eredità areligiosa della Rdt. Così, mentre nei
quartieri occidentali prevalgono i sì, con punte del 66,3% a Zehlendorf o del
60,5% a Charlottenburg, a est stravincono i no, con quote del 78,4% a
Lichtenberg o del 77% a Marzahn. La geografia del voto ricalca il vecchio
tracciato del Muro. Con l'anomalia dell'occidentale Kreuzberg, quartiere
multiculturale e di sinistra, che si comporta come i distretti dell'est,
bocciando «Pro Reli» con il 72,7%. In una città per due terzi agnostica, i
corsi di religione raggiungono meno della metà degli scolari. La scuola, senza
farsi carico del reclutamento degli insegnanti, mette a disposizione le aule a
ogni confessione e «comunità di pensiero» che dia garanzie di continuità e
abbia personalità giuridica. Nel 2008, su un totale di 328.380 allievi, 88.367
seguivano corsi di religione evangelica, 44.758 quelli di etica e educazione civica
organizzati dai laici dell'Unione umanistica, 25.444 i corsi cattolici,
4.471 quelli della Federazione islamica (gli allievi islamici sono molti di
più, ma non tutti si riconoscono nella federazione e mancano ancora insegnanti
qualificati). Ci sono anche corsi ebraici, frequentati da 788 ragazzi, e
buddisti, con 69 allievi. In un panorama così frammentato si sentiva l'esigenza
di un momento di riflessione comune, che mettesse insieme i ragazzi invece di
separarli con criteri confessionali. Da qui - accanto all'insegnamento
confessionale facoltativo - è nato l'esperimento dei corsi di etica, limitato
ai primi tre anni delle superiori. A partire dall'esperienza dei ragazzi («Come
viviamo?« «È giusto il nostro modo di vivere?»), si affrontano sei blocchi tematici:
1. Identità, amicizia e felicità; 2. Libertà, responsabilità e solidarietà; 3.
Discriminazione, violenza e tolleranza; 4. Uguaglianza, diritto e giustizia; 5.
Colpa, dovere e coscienza; 6. Conoscenza, speranza e fede. Fanno da filo
conduttore i diritti dell'uomo e le regole della costituzione.
( da "Manifesto, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
INTERVENTO L'OTTO
PER MILLE, IL MALIGNO E LA CHIESA CATTOLICA Nicola Fiorita Ai tanti piccoli
misteri della nostra vita occorrerà aggiungere quello dell'otto per mille,
oggetto di grandi entusiasmi sin dalla sua nascita e ancora oggi presentato
come un sistema efficace, buono e giusto, quando invece si è rivelato
discriminatorio, inadeguato e del tutto irragionevole. Basterà ricordare che
questo sistema avrebbe potuto garantire un eguale trattamento delle confessioni
religiose e invece esclude tutti i gruppi (dall'Islam alle organizzazioni
ateistiche) che non hanno un'intesa con lo Stato; che esso doveva fondarsi
sulla volontarietà dei contribuenti mentre, al contrario, il gettito viene
ripartito anche in assenza di ogni indicazione da parte del cittadino e,
infine, che la maggior parte dei contribuenti preferisce non esprimere alcuna
scelta, dimostrando così di rifiutare, o di non conoscere, il sistema. Ma c'è
di più: la possibilità per ogni cittadino di destinare allo Stato l'otto per
mille è vanificata dal disinteresse che l'apparato pubblico ha dimostrato verso
queste somme, dall'opacità del loro impiego, dall'incredibile circostanza che
esse vengano a volte utilizzate per finalità religiose. L'incrocio di questi
dati produce un risultato davvero perverso. La progressiva diminuzione di
coloro che barrano la casella dell'otto per mille ha prodotto un vorticoso
aumento dei soldi ricevuti dalla Chiesa cattolica, che riesce a capitalizzare
al massimo (anche in questo settore) l'astensione dei cittadini. In virtù della
ripartizione delle scelte non espresse in proporzione a quelle espresse, la
Chiesa con il 34% di indicazioni in suo favore raccoglie quasi l'87% del
gettito complessivo. Se guardiamo al vangelo («il vostro parlare sia si si, no
no, ciò che è in più viene dal maligno») dobbiamo concludere che dal maligno
provengono circa 500 milioni di euro all'anno, ovvero la differenza che corre
tra quel che riceve in concreto la Chiesa e quel che riceverebbe se il silenzio
del contribuente lasciasse i soldi nelle disponibilità del suo proprietario (il
cittadino prima di pagare l'Irpef, lo Stato dopo). La
Chiesa cattolica riceve circa un miliardo di euro all'anno da parte dello Stato
con incrementi astronomici (più del 100%) rispetto ai primi anni di
funzionamento del sistema; un aumento che non trova riscontro in nessun'altra
voce del bilancio statale e che non è giustificabile in un'epoca di sacrifici
pubblici e privati. A fronte di questa abnorme situazione provo ad
indicare tre rimedi. 1. È opportuno che la Commissione paritetica,
istituzionalmente incaricata di monitorare il funzionamento di questo sistema,
provveda a ridurre la quota dell'Irpef destinata a sostenere i gruppi
religiosi, riportando il sostegno dello Stato a cifre ragionevoli. 2. Poiché le
somme ricevute da tutte le confessioni sono largamente superiori alle loro
necessità sarebbe possibile ipotizzare una moratoria dell'otto per mille,
destinando quest'anno il gettito corrispondente (circa un miliardo e 400
milioni di euro) alle popolazioni abruzzesi. 3. Laddove non fosse possibile
acquisire il consenso delle altre parti, lo Stato potrebbe comunque impegnarsi
a destinare la propria quota di otto per mille al medesimo fine, indicando ai
cittadini la possibilità di indirizzare, attraverso l'apparato pubblico, una
parte delle loro tasse ad uno scopo così meritorio. Il recupero di risorse
consistenti, l'impulso verso una sana concorrenza che intacchi il monopolio
cattolico e la riduzione degli ingenti contributi economici che le gerarchie
ecclesiastiche hanno utilizzato in questi anni per imbrigliare la vitalità del
mondo cattolico e costruire una nuova egemonia sociale sono gli obiettivi che
queste, pur minime, proposte permetterebbero di realizzare senza dover
attendere l'improbabile superamento del sistema vigente.
( da "Messaggero, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Martedì
28 Aprile 2009 Chiudi Illuminazione pubblica, pulizia delle strade, buche
pericolose: presentata una ricerca effettuata su un campione di 601 romani
( da "EUROPA ON-LINE"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Articolo Sei in
Lettere 28 aprile 2009 All'ideologia vetero femminista non interessano le donne
islamiche Cara Europa, domenica i due più diffusi quotidiani del paese hanno
posto il problema della liberazione delle donne dalle oppressioni maschili
dell'Islam, almeno nelle terre (Pakistan, Afghanistan) dove gli occidentali
sono più impegnati militarmente. In Iraq e in Libano mi
sembra che i costumi siano felicemente laici e il problema della liberazione
femminile si ponga molto meno, almeno per ora. Insisto quindi nel riproporvi la
domanda alla quale gentilmente avete risposto nella rubrica Lettere del 18
aprile, sul perché teniamo soldati in Afghanistan a veder fucilare giovani o
meno giovani coppie di amanti che tentano di sottrarsi al medioevo.
Avete avuto riscontro dai politici italiani, Farnesina, Difesa o altro?
ALMERINDA ALESSI, GENOVA Nessun riscontro, cara signora. Ai politici italiani
non glie ne può fregare di meno se le ragazze islamiche vengono deturpate a
scuola col vetriolo (l'analfabetismo è la base di ogni ordine
autoritario-religioso), se alle donne è reso obbligatorio subire lo stupro da
parte dei mariti (accade impunemente anche in Italia, dove nove stupri su dieci
avvengono in famiglia e non finiscono sui giornali); o vengono lapidate o fucilate
se si sottraggono all'autorità paterna o maritale o se commettono adulterio:
anche da noi, fino a qualche decennio fa, c'erano il delitto d'onore, il
carcere per il solo adulterio femminile, lo stupro come delitto contro la
morale e non contro la persona. Voglio dire che, fino alla rivoluzione
femminista, eravamo islamici anche noi. Poi c'è stata la rivoluzione che ha
travolto in pochi anni millenni di schiavismo. Dico millenni perché, ancor
prima delle pruriginose morbosità cristiane, c'erano state quelle greco-
romane: legga, se vuole, l'ultima testimonianza di Eva Canterella (Dammi mille
baci, ed. Feltrinelli), dove al solito Marziale («La moglie, Prisco, sia
soggetta al marito/è la sola eguaglianza possibile fra i due») facevano da
contraltare le cacce ai gladiatori di matrone a Roma e di ragazze a Pompei,
come ci dicono sempre più gli scavi nelle caserme. Tornando alle nostre
femministe, dopo la parentesi di duemila anni fra il Vesuvio e il Sessantotto,
«il movimento femminista è andato in bancarotta», come ha lamentato al Corriere
la celebre Ayaan Hirsi Alì, quarantenne somala naturalizzata olandese,
infibulata a 5 anni, approdata alla libertà occidentale e diventata deputata
dei Paesi Bassi prima che anche questi fossero travolti dalla viltà, sceneggiatrice
del film di Theo Van Gogh, Submission, costato la vita
al regista e la fuga in America dell'ex deputata somalo-olandese. La
generazione femminista dell'Occidente ha conquistato
per se tutte le libertà, grazie al contesto di una rivoluzione sessantottina
partita dagli studenti maschi con la partecipazione di studentesse che non
perdevano gran tempo con la diatriba (successiva) della differenza e della
separatezza. Oggi le femministe hanno smesso di lottare perché, entrate nel
potere, ne sono diventate funzionarie: al più di preoccupano di ulteriori
assetti interni al potere e di conciliare maternità e carriera. Ma, quanto a
riempire le piazze per la libertà di donne che vengono schiavizzate e uccise in
metà del mondo e nei nostri stessi paesi fra gli immigrati, proprio non se ne
parla. E sa perché? Perché l'ideologia che allora mosse le femministe era, come
quella di tutto il Movimento, antioccidentale, anticapitalista, antiborghese e
terzomondista. Ora che contemplano proprio nel terzo mondo il baluardo
dell'antifemminismo e della disuguaglianza sessuale e sociale, non sono più
stimolate alla lotta: una cosa è combattere contro il Sim (Stato imperialista
delle multinazionali) una cosa contro le tribù dell'Asia o dell'Africa, la
sharia, la moschea, il totem. Forza dunque a infibulare, vetrioleggiare,
lapidare, impiccare, fucilare; e magari a spiegare che il "vero
Islam" non è per la violenza alle donne. Non lo fosse il "vero
Cristianesimo". Ma, guarda caso, per duemila anni ce n'è stata senza
limiti. E ce n'è ancora. Federico Orlando
( da "Messaggero, Il"
del 28-04-2009)
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Martedì 28 Aprile
2009 Chiudi CITTÀ DEL VATICANO - Si è presentato in Vaticano tenendo per mano
un bimbo biondo che ha regalato al papa un abbecedario (nella foto), e ha
invitato Benedetto XVI in Bielorussia, «se Dio vorrà». Il presidente bielorusso
Alexander Lukashenko, ateo dichiarato e additato dai critici quale l'ultimo
dittatore dell'ex impero sovietico, ha voluto mostrare oggi al pontefice, nel
suo primo tour diplomatico dopo anni di isolamento, il volto quieto di un padre
e il suo incoraggiamento al dialogo tra cattolici e
ortodossi. Nel corso della visita in programma anche incontri con Berlusconi e
Frattini. Papa Ratzinger gli ha concesso ben venticinque minuti di colloquio
privato, non poco per essere il capo di un piccolo Stato, ma non abbastanza,
tuttavia, per essere interpretato necessariamente come un'apertura di credito.
Il papa, si sa, riceve tutti i capi di Stato, e il comunicato finale non si
sbilancia troppo nei giudizi. Le conversazioni - si legge nella nota ufficiale
diffusa dalla Santa Sede dopo l'incontro - si sono svolte in un «clima
positivo». Al centro dei colloqui - aggiunge la nota - le «questioni attinenti
al rapporto tra fede e ragione e al dialogo interconfessionale e
interculturale», oltre a «temi di carattere internazionale legati alla
promozione della pace e dell'autentico progresso dell'umanità». Sono state affrontate, inoltre, «alcune problematiche interne del
Paese, argomenti concernenti la Chiesa cattolica in Bielorussia e le prospettive
di approfondimento della collaborazione tra le due parti». Infine, è stata
«rilevata la pacifica convivenza che caratterizza le relazioni tra la comunità
cattolica e ortodossa, nonché con le altre confessioni religiose». I cattolici in Bielorussia sono circa il 15 per cento mentre
il 25 per cento della popolazione si dichiara ateo, come in molti paesi ex
comunisti. Il 60 per cento della popolazione è di fede ortodossa, e la chiesa
bielorussa dipende dal Patriarca di tutte le Russie. Lo stesso Lukashenko si è
definito in passato un «ateo ortodosso» e, recentemente, ha dato la sua
disponibilità a fare da intermediario per un incontro tra Benedetto XVI e il
nuovo patriarca di Mosca, Kirill. Un incontro che Lukashenko vorrebbe ospitare
proprio a Minsk, la sua capitale, perché - ha spiegato a suo tempo - «è al
centro dell'Europa» e rappresenta «un'isola di tolleranza tra diverse
religioni». Una proposta, quella di Lukashenko, che non ha entusiasmato la
chiesa ortodossa bielorussa, sul cui giudizio pesa ancora la questione degli
uniati cattolici, da secoli accusati di proselitismo.
Mesi fa il segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, è stato
in Bielorussia a sondare il terreno.
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Politica data: 28/04/2009 - pag: 14 Democratici Bettini torna in campo
alla guida dei veltroniani ex ds: noi con il segretario anche se la nostra
generosità fosse unilaterale Franceschini non chiude alla ricandidatura «Io ancora
leader? Ho già detto no, ma sarebbe legittimo. Colpa mia se va male alle
Europee» ROMA Il treno di Dario Franceschini parte da Eboli, luogo simbolico di
un «Sud tradito da Berlusconi». Una carrozza, però, è rimasta parcheggiata a
Roma, nel tempio di Adriano, là dove si consumò l'addio di Walter Veltroni. A
guidarla è Goffredo Bettini che, insieme a un manipolo di ex diessini, si
toglie qualche sassolino dalla scarpa contro il leader che non lo ha candidato
capolista alle Europee. E che a Porta a Porta, non senza lasciare qualche
margine all'interpretazione, torna sulla sua volontà di non ricandidarsi: «Non
ho cambiato idea. L'ho già detto e non rispondo più a questa domanda. Ma lo statuto non lo impedisce e sarebbe legittimo». «Un tavolo
tutto rosso e tutto laico», definisce il consesso del Tempio Enrico Gasbarra,
scherzosamente ma non troppo. Ci sono gli ex diessini Michele Meta e Roberto
Morassut e i laicissimi Paola Concia e Ignazio Marino. Affiora il dubbio
che, con i «Democratici in rete» di Meta, sia nata una nuova corrente. A
smentirlo, ma anche a evocarlo, ci pensa Gasbarra: «Questa non è una corrente,
ma una riunione di uomini liberi». Ed ecco dunque Bettini, che dichiara rotto
il fronte dei veltroniani: una parte (vedi Tonini) resta fedele a Franceschini,
un'altra, ex diessina, si arma contro «l'egemonia democristiana». Bettini
esordisce con una frecciata: «Lo sforzo di Franceschini va sostenuto con
generosità, anche se dovesse essere unilaterale ». Il tutto, però, con un
occhio al Congresso di ottobre: «Spero che nessuno covi la temerarietà di
volerlo rinviare ancora». Di fronte al «dilagare del populismo berlusconiano »,
servirebbe un partito ambizioso: «Altrimenti meglio tornare ognuno nelle
proprie case». Bettini ripercorre la scommessa veltroniana della «vocazione
maggioritaria», che doveva evitare al Pd di ridursi a «sensale di uno
schieramento variopinto, come accadde ai Ds nell'Unione». Così non è stato, per il peso delle correnti e per lo scarso
tesseramento, «che non è un problema tecnico, ma il frutto di un'impostazione
respingente ». Ma anche perché Veltroni, di cui Bettini è stato
il braccio destro, aveva perso lo slancio: «Nell'ultima fase mi sembrava più il
responsabile mediatore delle sensibilità di ognuno, piuttosto che il Veltroni
del Lingotto. Sembrava più il Prodi dell'Unione che il profeta di una nuova
Italia». Poi un sarcasmo amaro contro il nuovo corso: «Diciamoci la verità: il
compromesso storico ha avuto una sua tragica grandezza con Moro e Berlinguer.
Con Bettini, Migliavacca, Franceschini e Fioroni sarebbe semplicemente
grottesco». Analisi che Franceschini, alle prese con il suo minitour in treno,
non può permettersi, con le elezioni alle porte. Da Eboli, attacca Berlusconi
sul Mezzogiorno: «Il Sud non deve pagare il prezzo della crisi». Poi propone un
piano per 100 mila diplomati e laureati del Mezzogiorno, stage formativi a 400
euro al mese per sei mesi. A «Porta a Porta» Franceschini torna su Di Pietro:
«Smetta di farci la guerra o perderemo ». Per decidere sull'alleanza c'è tempo:
«Decideremo nel 2013». Sulle Europee, risponde alle critiche: «Mi prendo tutta
la responsabilità delle liste e di un risultato negativo ». Poi scherza: «La
voglio sparare grossa come fa Berlusconi: siamo al 94 per cento». Alessandro
Trocino In treno al Sud Bagno di folla ieri per Dario Franceschini alla
stazione di Pontecagnano, in provincia di Salerno (Foto Tanopress)
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Cronache data: 28/04/2009 - pag: 20 Lotta all'evasione Secondo
l'Agenzia delle entrate sono indice di ricchezza Le scuole private nella lista
dei beni di lusso per il fisco I genitori degli istituti cattolici:
è roba da Soviet ROMA Le scuole paritarie insorgono contro il «Decalogo »
antievasione messo a punto dall'Agenzia delle Entrate, che individua nelle
scuole definite «private», un «servizio di lusso», e quindi un indicatore
attendibile di ricchezza. Da controllare con attenzione e confrontare con la
dichiarazione dei redditi, per stanare i ricchi che evadono le tasse, anche con
la ricerca a tappeto di informazioni. Con lo stesso meccanismo, dunque, con cui
la Guardia di finanza, il braccio operativo dell'Agenzia delle Entrate, si
appresta a acquisire i dati dei clienti dei concessionari delle auto di lusso,
dei cantieri navali, ma anche, si legge nella circolare del 9 aprile scorso, di
«porti turistici, circoli esclusivi, centri benessere e agenzie di viaggio». È
solo un affinamento del metodo di analisi degli agenti del fisco, perché i
vecchi parametri del 1992, le banche dati classiche, non tengono il passo della
furbizia in un Paese dove, come ricorda spesso il ministro dell'Economia Giulio
Tremonti, solo 15 mila contribuenti dichiarano più di 300 mila euro, ma si
immatricolano 250 mila auto di lusso all'anno. «Usi e abitudini sono cambiati
», spiega l'Agenzia. «È roba da soviet!» replica Maria Grazia Colombo,
presidente dell'Agesc, l'Associazione dei Genitori delle Scuole Cattoliche. «Ci
devono spiegare innanzitutto cosa intendono per scuole private, un termine che
non ha riferimenti legislativi. Temiamo che pensino alle scuole paritarie»,
insiste la Colombo, «e non capisco, perché queste fanno parte a pieno titolo
del sistema scolastico pubblico. Mettere sullo stesso piano noi con chi
possiede gli yacht è scorretto e discriminante» dice il presidente dell'Agesc.
Il timore, spiega, è che la Circolare dell'Agenzia, «un documento interno,
dischiuda la possibilità di fare controlli a tappeto, con un pregiudizio nei
confronti di genitori che magari fanno grossi sacrifici e che vengono rubricati
come possibili evasori». Per la verità il «Decalogo» dell'Agenzia non fa un
collegamento diretto tra l'accertamento della reale capacità di reddito, da
parte degli agenti del fisco, cui serve come indirizzo operativo, e l'infedeltà
fiscale. Anche se per gli istituti scolastici che riscuotono le rette non ci
vuole molto a fare due più due. «È giusto combattere l'evasione fiscale, ma qui
si sta andando contro un diritto costituzionale, quello della libertà di
educazione dei figli» continua la Colombo. «E dire che chi ci governa sibila ha
messo in piedi un partito che si chiama 'delle Libertà'. O mi sbaglio?». La
presa di posizione è condivisa da tutte le associazioni che rappresentano il
mondo della scuola paritaria. Nove sigle in cui si raccolgono gestori,
genitori, studenti, alcune della quali laiche: oltre
l'Agesc, Fidae, Agidae, Ciofs-Scuola, Cnos-Fap, Fism, Foe, Msc. E l'Aninsei,
l'associazione delle scuole non statali che è anche iscritta alla
Confindustria. «È una cosa molto antipatica: perché ci dobbiamo difendere dalla
presunzione di essere evasori fiscali?» dice il presidente, Luigi
Sepiacci. «Questa circolare suona quasi come una minaccia, e in Italia si sa,
basta un avviso di garanzia per finire sul patibolo». «Nella mia scuola, che è
paritaria, posso dire che solo il 10% delle famiglie ha redditi consistenti.
Moltissime altre, la maggior parte, fanno grandi sacrifici per far studiare i
loro figli. Mi pare una campagna mirata contro di noi» continua Sepiacci. «E
non sarebbe nulla, se non avessimo tutti la sensazione, e anche un po' di
paura, di una macchina fiscale iniqua e inefficiente. Se paghi le tasse non
dovresti avere nulla da temere, ma in Italia anche se le paghi sei martoriato,
perseguitato dalle cartelle pazze». Ma alle Entrate ribadiscono che la
circolare è contro chi evade le tasse. Mario Sensini
( da "Messaggero, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Martedì 28 Aprile
2009 Chiudi di ROBERTO CAUDA* QUELLO che sta succedendo in Messico, e più in
generale il virus dell'influenza suina non deve stupirci. Non siamo infatti di
fronte a qualcosa di assolutamente nuovo davanti al quale non abbiamo nessuna
forma di difesa. Si tratta di un virus che, per quanto nuovo è e rimane pur
sempre un virus influenzale. E non è nemmeno la prima volta che un virus
influenzale passi da un animale, in questo caso il maiale, all'uomo. I virus di
questo tipo vivono abitualmente negli uccelli, nei maiali e anche negli uomini.
E sono anche dei virus che mutano, cambiano cioè la loro struttura molecolare
molto velocemente. Tanto che ogni anno dobbiamo produrre vaccini sempre nuovi
per contrastare i nuovi virus stagionali in circolazione. Anche se poi questa
epidemia messicana si dovesse trasformare in una pandemia, cosa che, occorre
ribadirlo, non è ancora avvenuto, non è detto che si tratti di qualcosa di
devastante, come la spagnola. Sono nato nel 1952 e nel corso della mia vita sono
passato, indenne, attraverso due diverse pandemie: l'asiatica nel 1957 e quella
di Hong Kong del 1968. Quello che stupisce, ripensando a quelle precedenti
pandemie influenzali, è che forse ora c'è una maggiore attenzione da parte dei
media nei confronti di questa epidemia. Un'attenzione che rischia di creare un
eccesso di aspettative che non servono a chiarire esattamente le dimensioni del
fenomeno in atto. Certo non dobbiamo nemmeno commettere l'errore opposto che è
quello di sottovalutare la pericolosità di questa situazione. Una epidemia di
influenza è pur sempre un evento che fa aumentare la mortalità nella
popolazione colpita. Ogni anno, anche in caso di normali epidemie influenzali,
ci sono dei decessi. Nessuno ne parla mai, ma solo per quanto riguarda il
nostro paese si stima un aumento della mortalità attesa tra i 4 e i 5mila
decessi. Questa è la ragione per cui occorre mantenere alta l'attenzione nei
confronti di questa epidemia che viene dal Messico. Occorre però essere
razionali nei confronti di questo virus. Prendere tutte le misure precauzionali
del caso senza però incorrere nella psicosi. Per esempio, quella legata ai
consumi di carne di maiale. Ancora una volta è bene sottolineare che la carne
di maiale non costituisce nessun pericolo per la salute umana. Ci sono però
degli elementi che devono essere chiariti con maggior precisione per poter dare
un giudizio complessivo su quanto sta accadendo realmente in Messico e negli
Stati Uniti. Da un lato c'è quel numero: 110, che sono i decessi registrati
dalle autorità sanitarie di Città del Messico. E' un numero che messo in prima
pagina, certo, fa impressione. Ma visto con gli occhi di un medico non dice
molto. Anzi, dice davvero poco. Non sappiamo infatti se quei morti
rappresentano l'intera popolazione colpita dal virus - e questo sarebbe davvero
preoccupante perché l'indice di mortalità sarebbe molto alto - oppure quelle
110 vittime sono solo una piccola parte della popolazione colpita. Gli oltre
1600 ricoveri registrati in Messico fanno pensare che questa seconda ipotesi
sia la più corretta. Non sappiamo poi se si tratta di persone in piena salute o
di persone già afflitte da complicazioni sanitarie di diversa natura. In attesa
di capire bene cosa succede in Messico, abbiamo dall'altra parte la situazione,
molto più incoraggiante degli Stati Uniti. Qui sono stati registrati 40 casi in
cinque stati diversi dell'Unione. Tutte le persone colpite sono state curate e
guarite e nessuno è morto. Anche i casi segnalati in Scozia e in Spagna, come
in Canada, hanno manifestato lo stesso tipo di
decorso. Allora sembra essere più avvalorata l'ipotesi che ci si trovi di
fronte ad un virus, che pur avendo una buona capacità di trasmissione tra uomo
a uomo, non è così virulento come sembrava in prima battuta. I farmaci per curarlo ci sono e anche il nostro sistema sanitario
con la sua rete di sorveglianza è ben attrezzato a far frante ad una eventuale
pandemia. Purché però si affronti la cosa con la giusta dose di ragionevolezza.
* direttore Clinica Malattie infettive dell'Università Cattolica Policlinico
Agostino Gemelli
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Libri data: 28/04/2009 - pag: 42 Personaggi Convegno a Milano sul
fondatore dell'Università Cattolica a 50 anni dalla scomparsa Il materialismo
francescano di padre Gemelli P arlare di «materialismo cattolico» sembra
assurdo, ma se questa formula (sia pure con il punto interrogativo) dà il
titolo alla prima sessione del convegno che comincia oggi a Milano (ore 9.30)
sulla figura di Agostino Gemelli, una ragione c'è. «Fu Antonio Gramsci a usarla
in riferimento al fondatore dell'Università Cattolica ricorda Maria Bocci,
biografa del monaco per evidenziare la sua attenzione assidua alla ricerca
empirica e ai progressi delle scienze naturali. Curiosamente un giudizio
analogo si trova nei rapporti delle spie che la polizia fascista aveva messo
alle costole di Gemelli: lo accusavano di essere un falso cattolico, estraneo
al misticismo che reputavano inscindibile dalla fede». Il convegno, che si
svolge all'Università del Sacro Cuore, rientra nelle celebrazioni per il cinquantenario
della morte di Gemelli, comprendenti anche un incontro francescano (tenuto
ieri), una mostra (aperta fino al 15 maggio), un concerto (oggi alle 20.45
nell'aula magna della Cattolica). Inoltre domenica è stata inaugurata
l'esposizione permanente degli strumenti che il frate usava nel suo
avanzatissimo laboratorio di psicologia: «I critici commenta Maria Bocci gli
rimproveravano di passare più tempo tra quelle attrezzature che non nella
cappella universitaria. Ma proprio qui sta la specificità di Gemelli: a una
visione filosofica neoscolastica, di sapore medievale, accoppiava un forte
interesse per la modernità, che lo condusse anche a prendere, già sessantenne,
il brevetto di pilota aeronautico». D'altronde Gemelli, prima della clamorosa
conversione a 25 anni, nel 1903, era un medico di formazione positivista. E si
portò dietro quel bagaglio culturale: «Così nota la biografa si spiega anche la
sua scelta francescana. Vedeva nel santo di Assisi una rinuncia alle tentazioni
del mondo che tuttavia non comportava alcun disprezzo verso la realtà
sensibile, ma anzi un grande amore per il creato, che Gemelli voleva indagare
proprio per cogliervi l'impronta di Dio. Nella sua concezione la conoscenza
empirica e la fede s'integravano a vicenda. Non a caso adottava un approccio
scientifico anche di fronte a fenomeni ritenuti prodigiosi, come nel caso di
padre Pio». Una certa continuità tra Edoardo Gemelli (il
suo nome da laico) e padre Agostino vale anche in campo politico: «Prima di
abbracciare la fede era un socialista massimalista e da convertito rimase
ostile allo Stato liberale. Auspicava una pacifica rivoluzione cristiana che
investisse l'intera società. E osservava, preoccupato, che il mondo
cattolico era un grande corpo dalla testa minuscola, cioè aveva un profondo
radicamento popo-- lare, ma era molto debole fra gli intellettuali. Per
rimediare creò l'Università del Sacro Cuore, nel 1921, con l'intento di formare
una classe dirigente capace di prendere in mano lo Stato. Un progetto cui il
fascismo guardava con estrema diffidenza, nonostante gli elogi di Gemelli al
regime». Secondo Maria Bocci, la matrice antiliberale traspare, dopo la guerra,
nei giovani cresciuti alla Cattolica: «Il dossettismo è in gran parte figlio di
Gemelli: ci sono assonanze impressionanti. Lui nel 1919 criticò il Ppi di Luigi
Sturzo perché troppo conciliante verso lo Stato liberale e sordo all'esigenza
di trasformarlo da cima a fondo. E allo stesso modo Giuseppe Dossetti e i suoi
seguaci, nella Dc, avrebbero deplorato la mancanza di un'anima autenticamente
cristiana nella politica di Alcide De Gasperi». Antonio Carioti Padre Agostino
Gemelli (1878-1959) in tuta da aviatore. Il rettore della Cattolica prese il
brevetto di pilota nel 1939
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Spettacoli data: 28/04/2009 - pag: 45 IL MONDO CHE VERRÀ È GIÀ AL
MARKET FORUM. MILANO 29 APRILE 2009 ORE 10.00 LA IV EDIZIONE DEL MEDIOLANUM
MARKET FORUM TI AIUTERÀ A CAPIRE COME LE CRISI EMOTIVE AMPLIFICHINO LE CRISI
REALI. E COME PREPARARTI ALLA RIPRESA NEL MONDO CHE VERRÀ. PALAZZO MEZZANOTTE
IN DIRETTA SU WWW.MEDIOLANUMCHANNEL.TV E MEDIOLANUM CHANNEL - CANALE 803 DI
SKY, DALLE 10.00 ALLE 13.00 PIAZZA DEGLI AFFARI, 6 Interverranno: Aldo Bonomi,
Sociologo-Direttore AASTER - On. Renato Brunetta, Ministro per la Pubblica
Amministrazione e l'Innovazione - Pietro Cafaro, Professore di Storia Economica
e Sociale, Università Cattolica Milano - Fausto Colombo,
Professore di Teoria e tecnica dei media e di Media e politica, Università
Cattolica Milano - Domenico De Masi, Professore di Sociologia del lavoro,
Università "La Sapienza" Roma - Ennio Doris, Presidente Banca
Mediolanum - Oscar Giannino, Giornalista - Remo Lucchi, A.D. Gfk Eurisko
- Massimiliano Magrini, Country Manager Google Italy - Giovanni Palladino,
Economista - Andrea Pamparana, Vicedirettore TG5 - Paolo Panerai, A.D., Vice
Presidente ed Editore Gruppo Class - Mario Platero, Corrispondente del Sole 24
Ore a NY e Caporedattore - Pierluigi Politi, Professore di Psichiatria,
Università di Pavia - Paolo Scaroni, A.D. ENI - Marco Tronchetti Provera,
Presidente Pirelli & C. S.p.A. IN COLLABORAZIONE CON
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Tempo Libero data: 28/04/2009 - pag: 19 Appuntamenti AGOSTINO GEMELLI
Convegno storico «Nel cuore della realtà. Agostino Gemelli e il suo tempo». Tra
i relatori Edoardo Bressan, Assunto Quadrio, Alberto Cova e Lucetta Scaraffia. Università Cattolica, aula Pio XI, largo Gemelli 1, da oggi a
giovedì, dalle 9.30, ingresso libero POESIA AL FEMMINILE Incontro sull'arte
della traduzione in poesia per la presentazione del libro «Traduzione al
femminile», a cura di T, Kemeny. Con Claudia Azzola, Jutka Csàkànyi e Maria Pia
Quintavalla. La casa della Poesia, Palazzina Liberty, largo Marinai
d'Italia 1, ore 21 ARCHITETTURA Manuele Piccardo presenta il suo libro «Lezioni
di paesaggio» (Plug-in). Intervengono Giorgio Falcom Emilio Fantin, Emanuele
Piccardo, Sabrina Ragacci. Mondadori, piazza Duomo 1, alle ore 18 GAD LERNER E
LA SHOAH Incontro con Nedo Fiano, voce della memoria italiana della Shoah,
autore di «Il passato ritorna» (ed. Monti). Ne parla con Gad Lerner.
Feltrinelli, via Manzoni 12, ore 18 L'ECONOMIA NEL 2030 Angus Maddison, storico
dell'economia, presenta il suo saggio «L'economia mondiale dall'anno 1 al 2030.
Un profilo quantitativo e macroeconomico» (PantaRei). Feltrinelli, piazza Duomo
(ang. Galleria), ore 18 ISRAELE Presentazione del libro «Un giorno a
Gerusalemme» di Elisabetta Corrà (Eclissi ed.). Con Ugo Trambaldi e Enrico
Casarini. Spazio Oberdan, viale V. Veneto 2, Milano, ore 18.30 SPIRITUALITÀ
Jacque Vigne presenta il suo libro «Vijayanda, un medico francese in Himalaya.
Diario di un cammino spirituale». Azalai, via G. Giacomo Mora 15, ore 18.30
PARENTOPOLI Nino Luca presenta il suo libro «Parentopoli» (Marsilio), inchiesta
scritto grazie alle centinaia di e-mail spedite da tutte Italia che denunciano
concorsi truccati. Feltrinelli, corso Buenos Aires 33, ore 18 DANAE Ultimo
appuntamento del festival «Danae» con tre repliche (da oggi al 30) dello
spettacolo «Issue. nÚ 1 Milano-Berlino» della compagnia Espz (foto).
LachesiLab, via Porpora 43, ore 21, e13 INGLESE A PRANZO Lezione di inglese a
pranzo con la language Club school. Mondadori, piazza Duomo 1, ore 13-14, liv.
intermedio HEALTH Il duo di Los Angeles Health, formato da Alice Glass e Ethan
Kath, arriva in Italia dopo aver aperto le date americane del tour dei Nine
Inch Nails. La Casa 139, via Ripamonti 139, ore 21.30, e10 ELISIR Il gruppo pop
Elisir presenta l'album «Pere e cioccolato». Feltrinelli, piazza Piemonte 2,
ore 18.30 READING Reading poetico di Maurizio Cucchi, Umberto Fiori, Giancarlo
Pontiggia, con presentazione del primo libro della collana di Raffaelli editore
dedicata alla poesia internazionale. Mama cafè, via Caminadella 7, ore 21
INFERNUM FEST Al Music Drome, «Infernum Fest», rassegna di death metal con
Vital Remains, Order of Ennead e altri. Via Paravia 59, ore 18.30, ingresso e15
( da "Unita, L'" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
L'arroganza della
politica è una brutta malattia I rapporti tra una politica considerata troppo
invasiva e i temi etici resi cruciali dalla velocità del progresso scientifico.
Le difficoltà della professione sanitaria oggi in una società multirazziale, piena
di paure, che una parte della politica cavalca per imporre nuove figure. Come
il medico-spia, obbligato a denunciare i clandestini, o addirittura il
"medico- assassino", colui che, varato il ddl Calabrò, deciderà di
staccare il sondino a un malato terminale. La scarsità, la disomogeneità
territoriale e l'assenza di fondi per gli hospice in un Paese come l'Italia che
pure punta a protrarre artificialmente la vita finché possibile. All'Unità ne
abbiamo discusso con Ignazio Marino, senatore del Pd e chirurgo; Antonino
Guglielmino, ginecologo esperto in riproduzione assistita; Adriana Turriziani,
radioterapista oncologa ed esponente della Società Cure Palliative; Maurizio
Marceca, medico epidemiologo e della Sanità pubblica. L'analisi di quattro
tematiche - il biotestamento, la Legge 40, l'obbligo di denuncia dei
clandestini per i medici, lo stato delle cure
palliative - evidenzia un rapporto difficile tra politica e medicina. È davvero
così? Marino: «Esiste, ma non è un problema solo italiano. È oggettivo, legato
allo sviluppo della scienza più rapido che nei secoli passati. Abbiamo
impiegato centinaia di anni per definire la morte come cessazione del respiro,
altri secoli per stabilire che invece è lo stop del battito cardiaco. Adesso si
è morti con la cessazione irreversibile delle attività cerebrali. Ma è un dato
molto recente, acquisito nel 1968. Il punto è che l'articolo 32 della
Costituzione, che vieta trattamenti sanitari obbligatori, è stato
scritto nel 1947 quando per il legislatore era scontato che le persone
potessero a voce accettare o rifiutare una terapia. Basta considerare che il
primo respiratore artificiale è arrivato solo nel '52 e i primi esperimenti
sulla nutrizione artificiale sono degli anni '60. La velocità del progresso
scientifico è superiore a quella di adeguamento del Parlamento e, forse, della
società». Marceca: «Il tema dell'immigrazione è importante perché diventa
cartina tornasole di come il sistema sanitario reagisce ai mutamenti sociali e
si configura in grado di reagire ai bisogni diffusi. L'approccio della politica
è enfatico, allarmistico, parcellizzato. Per i cittadini è difficile agire sul
processo decisionale influenzato dalle lobby. Ancor più lo è per la comunità di
immigrati, che in realtà ne comprende diverse centinaia. A mio avviso la
politica guarda alla salute come a uno spazio di potere, un mercato. I temi
nascono dal nulla e scompaiono nel nulla. Adesso c'è l'allarme per la febbre
suina che durerà qualche giorno, mentre dimentichiamo la scarsità di organi per
i trapianti, la carenza di emoderivati, l'assistenza domiciliare negata da
molte regioni. Da epidemiologo mi preoccupo di comunicare i problemi della
salute secondo il loro peso specifico. L'Italia nel modo in cui affronta questi
temi può essere considerata un'anomalia? Marino: «Certi Paesi come l'Italia
sono più lenti. Negli Usa il testamento biologico è stato
affrontato in tempi diversi. La California ha scritto la prima normativa nel
1976, un terzo di secolo fa. Da noi non è così. Uno strumento come il
respiratore artificiale è positivo perché può consentire a chi ha un trauma
cranico di essere operato e tornare alla vita di prima. A volte però il
paziente finisce in un limbo senza possibilità di recupero e la legge non sa
come intervenire. I medici lo saprebbero ma non possono perché un magistrato
sarebbe obbligato a indagarli per omicidio volontario. Guglielmino: «In questi
ultimi anni le bio-tecnologie hanno fatto enormi passi in avanti, velocemente:
in Italia l'approccio che la politica ha nei confronti delle tematiche legate
al progresso scientifico è di grande invadenza. Il nostro paese è arrivato al
dibattito - che prima era relegato alla sfera privata degli individui e che ora
ha assunto contorni di carattere pubblico - in modo non adeguato. Non è un caso che in questi ultimi anni il tema della laicità
dello Stato - che non è certo di oggi - sia tornato di attualità. Il punto è
che non c'è un approccio laico». Qual è il paese che da questo punto di vista è
più attento quando si tratta di legiferare sui temi di inizio e fine vita?
Marceca : «È un paradosso che si debba guardare ad altri paesi. Alla
fine degli anni Novanta è stata proprio l'Italia, con la legge Turco-Napolitano
sull'immigrazione, ad essere un punto di riferimento per gli altri, equiparando
gli stranieri residenti nel nostro Paese agli italiani. Turriziani:
«L'Inghilterra e gli Stati Uniti hanno avuto una grande intuizione: investire
nella formazione. Qui da noi ancora oggi tutto il personale impiegato negli
hospice ha come unica formazione quella che deriva dal proprio curriculum
personale. Non esistono corsi ad hoc e non c'è una distribuzione uniforme su
tutto il territorio rendendo così effettiva una diseguaglianza». Marino: «Basta
un esempio. Gli hospice sono 120: 103 sono al Nord, 17 al Sud. In Lombardia ce
ne sono 50, in Sicilia, con una popolazione di 5 milioni di persone, ce ne sono
5. Il diritto alla salute sancito dalla Costituzione è evidentemente violato».
Come deve orientarsi il legislatore quando scrive una legge sui temi cosiddetti
"eticamente sensibili"? Guglielmino: «Sulla legge 40 come sul
testamento biologico la politica dovrebbe avere un approccio
"leggero", dettare linee generali, non scrivere leggi ideologiche. Il
testo sulla fecondazione assistita, che prevede l'obbligo di trattamento
sanitario, è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale. È
evidente che il punto di partenza era sbagliato. SEGUE ALLA PAGINA 30
( da "Unita, L'" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
I rapporti tra una
politica considerata troppo invasiva e i temi etici resi cruciali dalla
velocità del progresso scientifico. Le difficoltà della professione sanitaria
oggi in una società multirazziale, piena di paure, che una parte della politica
cavalca per imporre nuove figure. Come il medico-spia, obbligato a denunciare i
clandestini, o addirittura il "medico- assassino", colui che, varato
il ddl Calabrò, deciderà di staccare il sondino a un malato terminale. La
scarsità, la disomogeneità territoriale e l'assenza di fondi per gli hospice in
un Paese come l'Italia che pure punta a protrarre artificialmente la vita
finché possibile. All'Unità ne abbiamo discusso con Ignazio Marino, senatore
del Pd e chirurgo; Antonino Guglielmino, ginecologo esperto in riproduzione
assistita; Adriana Turriziani, radioterapista oncologa ed esponente della
Società Cure Palliative; Maurizio Marceca, medico epidemiologo e della Sanità
pubblica. L'analisi di quattro tematiche - il biotestamento, la Legge 40,
l'obbligo di denuncia dei clandestini per i medici, lo stato
delle cure palliative - evidenzia un rapporto difficile tra politica e
medicina. È davvero così? Marino: «Esiste, ma non è un problema solo italiano.
È oggettivo, legato allo sviluppo della scienza più rapido che nei secoli
passati. Abbiamo impiegato centinaia di anni per definire la morte come
cessazione del respiro, altri secoli per stabilire che invece è lo stop del
battito cardiaco. Adesso si è morti con la cessazione irreversibile delle
attività cerebrali. Ma è un dato molto recente, acquisito nel 1968. Il punto è
che l'articolo 32 della Costituzione, che vieta trattamenti sanitari
obbligatori, è stato scritto nel 1947 quando per il
legislatore era scontato che le persone potessero a voce accettare o rifiutare
una terapia. Basta considerare che il primo respiratore artificiale è arrivato
solo nel '52 e i primi esperimenti sulla nutrizione artificiale sono degli anni
'60. La velocità del progresso scientifico è superiore a quella di adeguamento
del Parlamento e, forse, della società». Marceca: «Il tema dell'immigrazione è
importante perché diventa cartina tornasole di come il sistema sanitario
reagisce ai mutamenti sociali e si configura in grado di reagire ai bisogni
diffusi. L'approccio della politica è enfatico, allarmistico, parcellizzato.
Per i cittadini è difficile agire sul processo decisionale influenzato dalle
lobby. Ancor più lo è per la comunità di immigrati, che in realtà ne comprende
diverse centinaia. A mio avviso la politica guarda alla salute come a uno
spazio di potere, un mercato. I temi nascono dal nulla e scompaiono nel nulla.
Adesso c'è l'allarme per la febbre suina che durerà qualche giorno, mentre
dimentichiamo la scarsità di organi per i trapianti, la carenza di emoderivati,
l'assistenza domiciliare negata da molte regioni. Da epidemiologo mi preoccupo
di comunicare i problemi della salute secondo il loro peso specifico. L'Italia
nel modo in cui affronta questi temi può essere considerata un'anomalia?
Marino: «Certi Paesi come l'Italia sono più lenti. Negli Usa il testamento
biologico è stato affrontato in tempi diversi. La
California ha scritto la prima normativa nel 1976, un terzo di secolo fa. Da
noi non è così. Uno strumento come il respiratore artificiale è positivo perché
può consentire a chi ha un trauma cranico di essere operato e tornare alla vita
di prima. A volte però il paziente finisce in un limbo senza possibilità di
recupero e la legge non sa come intervenire. I medici lo saprebbero ma non
possono perché un magistrato sarebbe obbligato a indagarli per omicidio
volontario. Guglielmino: «In questi ultimi anni le bio-tecnologie hanno fatto
enormi passi in avanti, velocemente: in Italia l'approccio che la politica ha
nei confronti delle tematiche legate al progresso scientifico è di grande
invadenza. Il nostro paese è arrivato al dibattito - che prima era relegato
alla sfera privata degli individui e che ora ha assunto contorni di carattere
pubblico - in modo non adeguato. Non è un caso che in
questi ultimi anni il tema della laicità dello Stato - che non è certo di oggi
- sia tornato di attualità. Il punto è che non c'è un approccio laico». Qual è
il paese che da questo punto di vista è più attento quando si tratta di
legiferare sui temi di inizio e fine vita? Marceca : «È un paradosso che si
debba guardare ad altri paesi. Alla fine degli anni Novanta è stata
proprio l'Italia, con la legge Turco-Napolitano sull'immigrazione, ad essere un
punto di riferimento per gli altri, equiparando gli stranieri residenti nel
nostro Paese agli italiani. Turriziani: «L'Inghilterra e gli Stati Uniti hanno
avuto una grande intuizione: investire nella formazione. Qui da noi ancora oggi
tutto il personale impiegato negli hospice ha come unica formazione quella che
deriva dal proprio curriculum personale. Non esistono corsi ad hoc e non c'è
una distribuzione uniforme su tutto il territorio rendendo così effettiva una
diseguaglianza». Marino: «Basta un esempio. Gli hospice sono 120: 103 sono al
Nord, 17 al Sud. In Lombardia ce ne sono 50, in Sicilia, con una popolazione di
5 milioni di persone, ce ne sono 5. Il diritto alla salute sancito dalla
Costituzione è evidentemente violato». Come deve orientarsi il legislatore
quando scrive una legge sui temi cosiddetti "eticamente sensibili"?
Guglielmino: «Sulla legge 40 come sul testamento biologico la politica dovrebbe
avere un approccio "leggero", dettare linee generali, non scrivere
leggi ideologiche. Il testo sulla fecondazione assistita, che prevede l'obbligo
di trattamento sanitario, è stata dichiarata illegittima dalla Corte
costituzionale. È evidente che il punto di partenza era sbagliato. SEGUE ALLA
PAGINA 30
( da "Corriere della Sera"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Corriere della Sera
sezione: Pubblicita' data: 28/04/2009 - pag: 13 COOPI: DA 44 ANNI AL SERVIZIO
DEI PIÙ DEBOLI COOPI - Cooperazione Internazionale è un'organizzazione
non governativa italiana laica e indipendente attiva con oltre 150 progetti di
sviluppo ed emergenza in 25 paesi del mondo. Dove vi sono problemi di cibo,
acqua, salute, ambiente, istruzione e rispetto dei diritti umani, COOPI ( tel.
02.3085057 - www.coopi.org) interviene con tutta l'esperienza e le capacità
professionali acquisite in 44 anni di attività. I numeri possono dare la
dimensione esatta del lavoro realizzato in questo periodo: 700 i progetti
portati a termine in 50 Paesi, 50mila gli operatori locali coinvolti, 60
milioni le persone che hanno tratto benefici diretti dalle iniziative di
solidarietà. Obiettivo di COOPI è la riduzione della povertà nel Sud del mondo
con interventi di cooperazione sostenibili nel tempo. Grazie ad una capillare
attività di sensibilizzazione, i progetti vengono attivamente sostenuti da
donatori privati, aziende, fondazioni e volontari. A questi si aggiungono
importanti finanziatori istituzionali, quali Governo italiano, Unione Europea,
Agenzie dell'ONU, Governi europei ed Enti locali. Gli interventi sono gestiti
in stretta collaborazione con i partner locali. Per COOPI infatti, cooperazione
allo sviluppo significa innanzitutto lavorare in partenariato con le comunità
più deboli, perché solo attraverso il dialogo, la collaborazione, la
trasparenza e la corresponsabilità si può combattere efficacemente la povertà e
garantire a tutti pari dignità, diritti e opportunità. COOPI crede da sempre
che il mondo si possa e si debba migliorare e che, per farlo, si debba agire
tutti insieme.
( da "Tempo, Il" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
stampa Conciliazione
Insieme per i terremotati Oggi all'Auditorium della Conciliazione, ore 21.30,
"I Solisti Aquilani", diretti da Vincenzo Mariozzi, si esibiranno in
un concerto straordinario di solidarietà, il cui incasso sarà devoluto a favore
delle aree colpite dal sisma lo scorso 6 aprile. Il programma prevede
l'esecuzione di una delle composizioni corali più note di Wolfgang Amadeus
Mozart, l'Ave Verum Corpus K 618, e dell'ultima celeberrima sua opera, il
Requiem K 626. Insieme ai "Solisti Aquilani" si esibiranno il soprano
Francesca Gavarini, il mezzosoprano Flavia Caniglia, il tenore Anselmo Fabiani,
il basso Antonio Pirozzi. Il Concerto straordinario è in
collaborazione con l'Insieme Strumentale Serafino Aquilano, il Conservatorio di
Musica di L'Aquila "A. Casella", l'Orchestra da Camera "B.
Marcello" di Teramo, gli Artisti del Coro di Roma e l'Università Cattolica
di Roma.
( da "Tempo, Il" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
stampa La deriva
pachistana mette in difficoltà Obama Senza il Pakistan perché lì i guerriglieri
islamisti hanno ripreso a minacciare Kabul hanno le loro basi. Purtroppo, da
entrambi i fronti gli stanno arrivando solo cattive notizie. Il generale
Petraeus, che dopo aver «pacificato» l'Iraq è stato
nominato comandante di tutto il fronte asiatico, ha ammesso che in Afghanistan
la situazione è destinata a peggiorare prima di poter sperare in un
miglioramento; e ora, nonostante le rassicurazioni del presidente Zardari e del
comandante dell'esercito Kayani, Washington paventa addirittura una progressiva
«talebanizzazione» del Pakistan, con ripercussioni drammatiche sia sugli
equilibri dell'Asia meridionale sia sulla lotta al terrorismo. Sintomi
eloquenti delle preoccupazioni americane sono le due visite compiute in aprile
nella regione dal capo di Stato maggiore Mullen e l'accusa di Hillary Clinton
al governo di Islamabad di «avere abdicato dalle sue responsabilità». L'allarme
è dovuto da un lato alla debolezza del governo filoccidentale di Zardari - il
vedovo di Benazir Bhutto - e dall'altro alla graduale avanzata dei Talebani
dalle Aree tribali e dalla Provincia del Nord-Ovest, al confine con
l'Afghanistan, verso il cuore del Paese. Dopo avere preso il controllo del
distretto di Swat, dove con l'acquiescenza del governo hanno imposto e
praticano con ferocia la Sharia, la settimana scorsa hanno invaso quello di
Buner, a soli 100 chilometri della capitale, e nonostante una successiva,
parziale, ritirata militare vi hanno imposto il loro ordine. Né la polizia, né
le forze armate sembrano in grado di resistere all'offensiva e le milizie
locali vengono puntualmente travolte, con l'inevitabile seguito di sanguinose
rappresaglie. Già oggi, i Talebani sembrano in grado di assumere il controllo
della città di Peshawar, attraverso la quale devono passare i rifornimenti
destinati alla NATO in Afghanistan. Stando ai risultati elettorali, in Pakistan
i fondamentalisti sono ancora in netta minoranza, ma l'ideologia talebana,
alimentata dalla crisi economica, da un odio sempre più diffuso verso l'America
e da una fitta rete di madrasse si sta diffondendo tra le
masse dei diseredati che finora votavano per i partiti laici. L'influenza di Al
Qaeda, che dopo essere stata cacciata dall'Afghanistan ha stabilito il suo
quartier generale nelle Aree tribali, si fa sentire sempre di più e si traduce
in un numero crescente di attentati suicidi, che nell'ultimo anno hanno fatto
più di duemila morti. Il principale oppositore di Zardari, Nawaz Sharif
ha già fiutato il vento e si sta avvicinando alle posizioni fondamentaliste. La
deriva del Pakistan sta mettendo Obama in gravi difficoltà. L'invio di 17.000
nuovi soldati americani in Afghanistan rischia infatti di risultare inutile se
i Talebani afghani potranno continuare a contare su un retroterra amico.
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
domande a Zenon
Grocholewsky ministro vaticano «La Polonia comunista non avrebbe osato tanto»
3[FIRMA]GIACOMO GALEAZZI CITTÀ DEL VATICANO «È un'inaudita violazione dei
principi costituzionali e di tutte le convenzioni internazionali. Scegliere la
scuola per i propri figli è un diritto inalienabile dei genitori, non un indice
di ricchezza da equiparare fiscalmente ai beni di lusso». Il cardinale Zenon
Grocholewsky, prefetto della congregazione per l'educazione
cattolica, stigmatizza la circolare dell'Agenzia delle entrate come un
«inammissibile provvedimento senza precedenti in Europa». Il ministro vaticano
dell'Istruzione protesta perché «ovunque tranne in Italia e in Grecia è lo
Stato a pagare la scuola cattolica, sia nei paesi più liberali come Belgio e Olanda,
sia nei paesi ex comunisti come Polonia, Slovacchia e persino l'ortodossa
Romania». Chi manda i figli alle private è ricco e, potenzialmente, un evasore
fiscale? «Mettere la scelta scolastica e la libertà di educazione tra le spese
per i beni superflui è un'assurdità. Investire in conoscenza non è come
spendere per il tempo libero o per oggetti "status symbol". Del
sistema pubblico d'istruzione le scuole paritarie costituiscono una componente
fondamentale e sottoporre la loro funzione ai controlli del fisco è un'offesa
per l'utilità sociale e formativa degli istituti confessionali. Tanto più che è
un obbligo fondamentale dei genitori provvedere a istruire al meglio i figli».
Così l'Italia viola la libertà delle famiglie? «Qui vengono chiamati in causa i
diritti fondamentali dell'uomo. La scuola non è questione di lusso. Mia madre
aveva frequentato soltanto le scuole elementari, ma ripeteva sempre che
preferiva mangiare pane e acqua piuttosto che privarci dell'istruzione». Cosa
preoccupa di più il Vaticano? «Violare in questo modo i diritti allontana
ancora di più l'Italia da tutte le altre nazioni. Come si fa a negare il valore
della formazione? Da ragazzo nella mia Polonia i comunisti avevano chiuso
tutto, io ho fatto appena in tempo a entrare nel seminario minore prima che
arrivasse la polizia. Eravamo in 88 e anche lì la gente stimava la scuola che
dà valori. Si tratta di formazione ed è tanto più grave che la burocrazia se ne
dimentichi in un paese cattolico come l'Italia. In gioco ci sono il riconoscimento
del diritto a una educazione liberamente scelta e il ruolo della famiglia. Le
scuole cattoliche hanno tutti i motivi di lamentarsi. È inconcepibile che
mandare un figlio in un istituto cattolico diventi indice di ricchezza al pari
del possesso di una barca di lusso e di auto costose, dell'abitudine di fare
vacanze in località esclusive o addirittura indicatore di redditi nascosti non
dichiarati».
( da "Secolo XIX, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Crisi Roma,
Spalletti disertail via degli Special Olympics oggi in piazza Cavour SI
inaugura oggi, alle 17.30, nel'agenzai di viaggi del Parco nazionale delle 5
Terre di via Gramsci, la mostra che ricorda i ciclisti spezzini protagonisti
dal 1956 a oggi, che sono riusciti a fare il grande salto, debuttando nella
categoria dei professionisti. La manifestazione, a contorno di altri eventi
nati attorno alla tappa a cronometro Sestri Levante-Riomaggiore, vuole
ricordare questo gruppo di ciclisti che hanno dato tanto lustro al nome del
ciclismo spezzino. A cominciare da Bernucci, Genovesi, Petacchi e Signego che
in questa stagione troveremo al via delle massime competizioni nazionali e
internazionali. In cifre, diremo che dal 1956 a oggi sono stati ventisette i
professionisti spezzini, anche se non tutti sono poi riusciti a cogliere
vittorie e neppure piazzamenti di prestigio. Ma anche loro hanno vissuto giorni
di gloria vivendo sulla propria pelle una stagione da professionisti. Se poi
arrivano anche i risultati, si continua a pedalare, altrimenti il "cavallo
d'acciaio" viene appeso al classico chiodo. Così apriamo citando per primi
quei corridori che, dopo essere passati nella massima categoria, hanno brillato
e colto vittorie anche in campo internazionale, in ordine alfabetico. Graziano
Battistini, due tappe vinte che hanno consentito di conquistare il secondo
posto al Tour de France nel 1960, otto giorni in rosa al Giro e dominatore sul
Passo dello Stelvio nel '65. Lorenzo Bernucci vincitore di una tappa al Tour
nel 2005. E ancora Michele Ferti, un successo al Giro del Marocco del '98.
Insuperabile Alessandro Petacchi con 4 tappe al Tour, 19 nella Vuelta, oltre ad
altri 77 successi in Malesia, Lussemburgo, Polonia, Parigi-Nizza, Aragona,
Valenciana, Svizzera, Inghilterra, Andalusia, Bassa Sassonia,
Portogallo,Turchia, Belgio, Austria e Olanda. Inoltre 63 vittorie in campo
nazionale con 24 tappe al Giro sino a oggi e la Milano-Sanremo del 2005 e da
cinque anni vincitore di seguito della classica di apertura a Donoratico. Un
altro totem Massimo Podenzana, vincitore di una tappa al Tour nel '96, maglia
rosa al Giro per nove giorni e due titoli italiani. Poi Davide Silvestri, una
tappa e vittoria finale nel giro del Cameroun 2006 e Stefano Venturini, 2 tappe
e due classifiche finali a punti nel giro del portogallo 1999 e 2000. A questi
bisogna aggiungere Bruno Landi, vincitore del "Lombardia" nel '53,
l'impresa solitaria di Aurelio Del Rio che domina il passo del Stelvio nel
"Giro" del '56; Renzo Fontona vincitore a Pistoia nel '61; Marco
Franceschini, vincitore a Larciano nell'84 e Giro del Trentino nell'86;
Giuliano Natucci, un successo nella prova del trofeo "Cougnet" nel
1959. Questi i più fortunati, ma da segnalare anche Della Tommasina,
Ferdeghini, Genovesi, Grossi, Lagasco, Lerici, Massa, Michelucci, Musetti,
Petacco, Ricciardi, Scopsi, Signego, Vatteroni e Vignolo hanno gareggiato con i
grandi campioni tenendo sempre alto il nome del ciclismo spezzino. Adriano
Cuffini .x/28/0904 Oggi, nell'agenzia di viaggi del Parco, in via Gramsci,
inaugurazione della mostra dedicata ai campioni delle due ruote .x/28/0904 SI
terrà oggi, alle 20,30, in piazza Cavour la cerimonia di apertura dei giochi di
calcio unificato della IX Special Olympics European Football Week, prevista
inizialmente in piazza del Bastione. Lo spostamento è stato
reso necessario dal maltempo. Invariato il programma con la sfilata di tutte le
delegazioni e degli atleti, circa 450 provenienti anche da San Marino e
Principalto di Monaco, l'arrivo della fiaccola olimpica, l'accensione del
tripode, i saluti delle autorità, il giuramento dell'atleta Special Olympics.
Ospiti d'eccezione Irene Fornaciari e "The Fantomatik Orchestra"
oltre al gruppo di percussioni brasiliane "Banda da rua",
all'Associazione Ginnastica Ritmica La Spezia , al Coro "Fabrizio De
Andrè" diretto da Gloria Clemente, Marco Guano e "I Sbandati".
Luciano Spalletti purtroppo non sarà presente perché coinvolto nella crisi
della Roma. Organizzatori dell'evento sono: Anffas La Spezia, Polisportiva
Spezzina Disabili e Associazione "Orsa Minore". Contribuiscono
500 studenti e 13 insegnati di educazione fisica degli Istituti superiori, Csi,
lega Calcio Uisp, Associazione Nazionale Alpini, Scout Agesci, Pubblica
Assistenza, Spi-Cgil, Velocior, Fic, Consulta comunale disabili, Associazione
Medici Cattolici, Contship Italia Group, Gold X Wheels. Gli atleti sono
ospitati nelle caserme della Marina e dell' Aeronautica. .x/28/0904
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
UNITA' D'ITALIA
Massimo d'Azeglio Gentiluomo-artista e il Romanticismo storico alla Gam.
Martedì 28 aprile e 19 maggio. Strade e pagine Domenica 10 maggio e 7 giugno.
Da Edmondo De Amicis a Piero Gobetti, da Eugenio Montale a Niccolò Tommaseo,
fino ad Arturo Toscanini e Vincenzo Gioberti. L'unità d'Italia e il carcere «Le
Nuove» Martedì 12 e 26 maggio. Costantino Nigra Nella nascente capitale
d'Italia: da studente a braccio destro di Camillo Cavour. Sabato 23 maggio.
Hinc fides Itinerari sabaudi A Carignano e Virle Piemonte. Sabato 23 maggio 19
settembre. Santena, la città di Camillo Benso di Cavour Domenica 24 maggio e 27
settembre. Re Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin Sabato 6 giugno. Il
territorio dell'Antica Abbazia di Fruttuaria Da Montanaro a San Benigno.
Personaggi ed avvenimenti nel periodo dell'Unità d'Italia. Domenica 14 giugno.
I monumenti dedicati agli eroi del Risorgimento Sabato 20 giugno e 12
settembre. Dal Risorgimento all'Italia unita: sulle tele della Gam le donne si
raccontano Giovedì 25 giugno e martedì 20 ottobre. CANTIERI APERTI Asti lungo i
secoli Sabato 23 e 30 maggio. Dai romani all'Ottocento: segni e memorie dal
territorio di Benevagienna Sabato 30 maggio, 27 giugno. Un castello, una
chiesa, un museo Sabato 6 e 27 giugno, 4 luglio. Il castello dei Marchesi di
Saluzzo del XVI secolo a Castellar e l'antica chiesa di San Dalmazzo di Pedona.
Medioevo tra fantasia e realtà Giovedì 11 e 18, 2 luglio. Il castello del
Roccolo, il complesso monumentale medioevale dell'abbazia dei Santi Pietro e
Colombano a Pagno. Paesaggi e architetture lungo i laghi Giovedì 18 giugno, sul
lago d'Orta. Territorio e arte Giovedì 27 agosto. Nell'Alto Monferrato e a
Nizza. Musei e religiosità popolare a Domodossola e dintorniVenerdì 28 agosto.
Fra Tortona ed Alessandria: i monaci, il Papa e l'imperatore Venerdì 28 agosto.
Biellese medievale Sabato 29 agosto .Lungo la Val Sesia: Romagnano e Varallo
Sabato 29 agosto. MUSEI E MONUMENTI Cina ed esotismo al Museo Accorsi Mercoledì
6 e 13 maggio. Alessandria: la cittadella e le sale d'arte Giovedì 7 e 28
maggio, 20 giugno. Percorso nel nuovo Museo diocesano di Torino Venerdì 8
maggio. Alla scoperta del Castello di Malgrà Sabato 9 maggio e 13 giugno. La
Curia Maxima Martedì 12 e 26 maggio Veritas et utilitas». L'Accademia delle
Scienze di TorinoGiovedì 14 e 28 maggio. I tesori del monastero e dell'abbazia
di Casanova Sabato 16 maggio, 6 giugno. Una giornata a Savigliano: Musei da
scoprire Domenica 17 maggio. Il Museo di Antichità di Torino, dal collezionismo
sabaudo alla direzione di Ariodante Fabretti Mercoledì 3 giugno, ore 15. La
Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso e la Via Francigena Sabato 6 giugno.
Mummy: la collezione egiziana G. Marro 100 anni di ricerche Giovedì 11 giugno.
Carcere «Le Nuove» di Torino, tra passato e presente Sabato 13 giugno. La trama
e l'ordito Domenica 14 giugno. Il carro del sole nella corsa del tempo: la
lemniscata a Stupinigi» Domenica 28 giugno. Villa della REgina Sabato 29
agosto. Alfredo d'Andrade, tra invenzione e restauro Domenica 30 agosto. La
chiesa di San Dalmazzo Lunedì 31 agosto. PASSEGGIATE E ITINERARI Tulipani e
vermouth. Dallo stile campestre del castello di Pralormo alla cultura
industriale del Museo Martini & Rossi Giovedì 30 aprile. Viaggiatori antichi
e viaggiatori moderni Domenica 3 maggio. A spasso con la storia. Avigliana
medioevale: il suo borgo, le sue case, le sue chiese, le sue armonie Domenica 3
maggio. Collegno e il suo centro storico Sabato 9 maggio. Torino e Juvarra: la
nascita di una capitale nei diari del Gran Tour Sabato 9 maggio. A spasso per
le aree verdi del centro storico di Torino. Domenica 10 maggio. Il parco di
Villa Abegg, già vigna di Madama Reale. Domenica 10 maggio. Conoscere Pinerolo
Percorso archeologico - architettonico. Domenica 10 maggio. Monferrato: il bel
suol d'Aleramo. Giovedì 14 maggio e 11 giugno. Fede e operosita' in Val di
Lanzo. Venerdì 15 maggio. Il chiostro, la cattedrale e il castello. Obbedienza
e disobbedienza civile e religiosa nella Torino medievale. Venerdì 15 maggio. I
luoghi di Massimo d'Azeglio... e altro. Venerdì 15 maggio. Navi a Torino: la
marina sabauda in città. Sabato 16 maggio e 27 giugno. Storie di donne
protestanti Sabato 16 maggio. La citta' quadrata: Torino romana. Domenica 17
maggio. Cirié e dintorni. Architettura, affreschi e dipinti dal Romanico al
Barocco. Sabato 17 maggio. Ambienti creativi ed inconsueti tra Liberty e New
Gothic in Cit Turin. Domenica 17 maggio. Riccardo Gualino. Cultura, industria e
architettura a Torino negli Anni Venti del Novecento. Sabato 23 maggio. Esclusi
ed emarginati. Minoranze a Torino dopo lo Statuto Albertino. Sabato 23 maggio.
I duevolti di Fossano: Il Medioevo e il Barocco. Sabato 23 maggio. Leumann: Un
villaggio tra passato e presente. Domenica 24 maggio. Trofarello: Itinerario
turistico e paesaggistico in omnibus trainato da cavalli. Domenica 24 maggio.
Torino nello Zodiaco Domenica 24 maggio. La Cavallerizza e il suo borgo Sabato
30 maggio. Abbazia sacra di San Michele e beni abbaziali in Sant'Ambrogio di
Torino visti da Massimo d'Azeglio. Domenica 31 maggio. Arte e natura: Il museo
d'arte contemporanea all'aperto di Maglione e la Riserva naturale della Bessa.
Giovedì 4 giugno. Cultura e spiritualità nella valle del Sangone. Sabato 6
giugno. La moda e la vita quotidiana negli affreschi dell'Alta Valle di Susa.
Sabato 6 giugno. La città quadrata: Torino medievale. Domenica 7 giugno. Caffè
storici di Torino: Ritrovi di passate atmosfere. Dal Bicerin al Mulassano
attraverso le piazze più rappresentative. Martedì 9 giugno. Tra i siti della
Torino olimpica: Il villaggio olimpico e la passerella. Venerdì 12 giugno.
Antichi feudi di Torino: dalla cascina «Il Giajone» al Borgo di Mirafiori.
Sabato 13 giugno. I portici di Torino: dalla piazzetta reale alla «Contrada
della calce» sino ai portici «della fiera». Martedì 16 giugno. Signore del cielo, Signori della terra, committenze artistiche
laiche e religiose a Piobesi Torinese, Castagnole Piemonte, Carignano. Sabato
20 giugno. Archeologia, arte e storia sulla strada di Francia. UN itinerario in
Valsusa. Domenica 21 giugno. Alla scoperta dell'antica capitale del Ducato di
Savoia. Venerdì 26 giugno. Il lavoro e la memoriaSabato 27 giugno. Dal
centro città all'officina dei tram storici di Sassi. Sabato 27 giugno. Le
strade d'acqua e di terra: da Bodingomago alla fortezza di Verrua Savoia.
Domenica 28 giugno. SCIENZA E NATURA La scuola agraria di Lombriasco e l'Oasi
di Cava Ceretto a Carignano. Venerdì 8 maggio. Dai colibrì di Don Franchetti
all'elefante Friz. Sabato 9 maggio. Viaggio nella farmacia piemontese tra il
XVII ed il XIX secolo. Martedì 12 maggio. Il ciclo integrale dell'acqua, Un
contributo alla soluzione dei problemi idrici. Sabato 16 maggio. Il giardino
dei sensi ritrovati Domenica 17 maggio. Di masso in masso lungo la via dei
pellegrini. I massi erratici dell'anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana.
Domenica 17 maggio. Viaggio tra la farmacia storica torinese e quella
ospedaliera attuale. Giovedì 21 maggio. La nuova stazione sotterranea di Torino
Porta Susa. Venerdì 29 maggio. Il ciclo integrale dell'acqua, un contributo
alla soluzione dei problemi idrici. Sabato 30 maggio. Evoluzione e storia della
ferrovia: la stazione di Ponte Mosca e il museo ferroviario di Savigliano.
Sabato 30 maggio. Le strade dell'Orco Sabato 30 maggio. Alla scoperta di
memorie del mondo agricolo artigianale e di quello industriale tra 800 e 900.
Domenica 31 maggio e 21 giugno Tra scienza, storia ed arte nella Torino
ottocentesca: il Museo di Anatomia Umana e il Museo della Frutta. Sabato 6 giugno.
Lo sviluppo del pensiero culturale, scientifico e industriale ad Alpignano.
Giovedì 11 giugno. Testimonianze di vita fossile a Valleandona, di vita
contadina e vita missionaria al Colle Don Bosco. Sabato 13 giugno. Orto
Botanico di Torino: il boschetto e la serra nuova. Martedì 23 giugno (visita al
boschetto); mercoledì 9 settembre (visita alla Serra Nuova).
( da "Stampa, La" del
28-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa,
La)
Argomenti: Laicita'
UN CICLO DI INCONTRI
DEL PANNUNZIO Cavour e il suo tempo, così ordiva le sue trame per l'Unità
DAVIDE PRETTE Nel 2011 Torino sarà il centro dei festeggiamenti per il
centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia; ma se tornassimo indietro
nel tempo di 150 adesso, nel 2009, ci accorgeremmo che il processo storico che
avrebbe portato a quel risultato si era già ampiamente messo in moto. Proprio
in questi giorni di primavera, infatti, il 26 aprile 1859, iniziava la II
Guerra d'Indipendenza: un conflitto durato 3 mesi, al termine del quale il
Regno di Sardegna, alleato con la Francia, avrebbe «strappato» all'Austria la
Lombardia, cedendo però Nizza e la Savoia ai transalpini. Una guerra, quella
contro gli Asburgo, già annunciata dal discorso di Vittorio Emanuele II del 10
gennaio 1859, ricordato come «Il grido di dolore». Finora questo episodio
chiave nella storia del nostro Paese e della nostra regione non è stato oggetto di alcuna commemorazione: ecco perché il
Centro Pannunzio propone un ciclo d'incontri dal titolo «Cavour prepara il
Piemonte alla II Guerra d'Indipendenza». Al centro dell'iniziativa ci sarà,
pertanto, la figura simbolo di quel conflitto, Camillo Benso, diventato primo
ministro di Vittorio Emanuele II nel 1852. Il primo incontro si terrà lunedì 27
aprile nella sede del Centro Pannunzio, in via Maria Vittoria 35h: Giuseppe
Balbiano d'Aramengo parlerà di «Cavour e il suo tempo». Sarà una riflessione
sull'eclettismo del Conte, la cui straordinaria personalità ha lasciato segni
in politica internazionale, politica interna, economia, industria, trasporti e
ovviamente anche nell'organizzazione dell'esercito. Infatti anche i successivi
incontri saranno dedicati alle tante attività intraprese da Camillo Benso
durante il suo incarico di primo ministro: il 4 maggio Francesco Forte si
occuperà de «La gestione dell'economia»; l'11 maggio Giuseppe Balbiano
d'Aramengo tornerà per trattare il tema de «Le infrastrutture dell'economia»; il 19 maggio Oreste Bovio si occuperà de «L'esercito e le
operazioni militari»; infine il 25 maggio Umberto Morelli e Luisa Cavallo
parleranno di «Cavour per un'Italia laica in un'Europa unita». Tutte le
conferenze del ciclo inizieranno alle ore 18 e saranno ad ingresso libero. Info
011/812.30.23.
( da "Secolo XIX, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Laigueglia lancia
"Mestieranda"la fiera degli antichi mestieri l'appuntamento / dal
PRIMO MAGGIO a domenica 3 Laigueglia attende migliaia di persone venerdì 1,
sabato 2 e domenica 3 maggio in occasione della settima edizione della
"Festa di Primavera". All'interno della fiera il pubblico
troverà"Mestieranda", fiera degli Antichi Mestieri, appuntamento con
l'artigianato artistico e tipico nazionale e gli spettacoli musicali e dell'arte
di strada Lungo via Mazzini, e nelle suggestive piazzette del centro storico
che si affacciano sul mare, oltre trenta tra Artigiani ed Artisti allestiranno
le loro "botteghe-laboratorio", nelle quali esporranno i propri
prodotti e dimostreranno al pubblico la lavorazione - mostra mercato nazionale
d'artigianato artistico e tipico. Spettacoli ed intrattenimenti per bambini e
adulti sul mare anche nel prolungamento serale, fino alle ore 23, di venerdì 1
e sabato 2 maggio. Tra gli ospiti della kermesse si potrà incontrare il clown
Bingo che divertirà soprattutto i bambini con uno spettacolo di circo
contemporaneo Gli Afrozekka, gruppo di musica afro, proporranno le loro
canzoni. Ci sarà poi "Skoppio"con due spettacoli basati sulla
giocoleria classica e sulla clowneria e presenterà un susseguirsi di numeri
sempre più spettacolari con vari attrezzi. Da seguire anche le evoluzioni del
mini circo dei saltimbanchi del gruppo "Las Vegas" con i fachiri,
mangiafuoco, incantatori di serpenti e molto altro. Inoltre sarà installato un
grosso gonfiabile per mantenere caldi ed allenati i muscoli con infinite e
divertenti discese. Ci sarà anche uno spazio libero dove chiunque,
professionista o no, potrà presentare un suo spettacolo, discorso, sermone ecc.
per il divertimento proprio e del pubblico. Le prenotazioni sono accolte presso
la segreteria della fiera o telefonando al numero 011/851160. Infine, da
qualche anno Mestieranda - ospita un piccolo gruppo di produttori di alimenti.
Chi vorrà degustare prelibati piatti locali ed assaporare buon vino, potrà
usufruire dei numerosi accoglienti ristoranti situati all'interno del budello
di via Dante. La manifestazione, organizzata dall'Associazione Pro Loco, Comune
e Il Centro, prevede anche uno stand gastronomico all'interno della fiera dove
verranno preparate al momento prelibate frittelle dolci e salate. La fiera
osserverà questi orari. Venerdì 1 maggio dalle 17 alle 23, sabato 2 dalle 10
alle 23 ed infine domenica 3 dalle 10 alle 19. 28/04/2009
TACCUINO Oggi, martedì 28 aprile, la Chiesa Cattolica festeggia S. Valeria.
Domani, mercoledì, ricorda S. Caterina da Siena. Il segno zodiacale è quello
del Toro.La fase lunare è in Luna Nuova. FARMACIEA Savona (orario continuato
8.30-19.30) sono di turno le farmacie: Di Via Montenotte via Montenotte 48-r tel.
019-829.949; Delle Fornaci c.so Vittorio Veneto 126-r tel. 019-804.602; Del
Teatro piazza Diaz 8-r tel. 019-851.923. Servizio notturno (dalle 19.30 alle
8.30): Saettone via Paleocapa 147r - tel. 019-829.803; Fascie via Boselli 24-r
tel. 019-850.555. Di turno in provincia Calizzano: S.Tommaso (24 ore) - tel.
019-79800. Millesimo: Saroldi (24 ore) - tel. 019-565650. Altare: Fumagalli (24
ore) - tel. 019-5899013. Varazze: S.Nazario (8.30-12.30 e 15.30-19.30) - tel.
019-934.662. Celle: Brunetti (8.30-12.30 e 15.30-19.30) - tel. 019-990124.
Albisola: S.Nicolò (8.30-12.30 e 15.30-19.30) - tel. 019-489910. Vado: Scarsi
(8.30-12.30 e 15.30-19.30) - tel. 019-880184. Quiliano: Bermano (8.30-12.30 e
15.30-19.30) - tel. 019-880209. Spotorno: Citriniti (24 ore) - tel. 019-745342.
Finale: Richeri (8.30-21) - tel. 019-601703. Pietra: N.S. Soccorso (8.30-19.30)
- tel. 019-616732. Borghetto: Franchi (8.30-21) - tel. 0182-970038. Ceriale:
Nan (24 ore) - tel. 0182-990032. Albenga: Com. Don Isola (24 ore) - tel.
0182-51701. Casanova: Magliocco(24 ore) - tel. 0182-74381. Alassio: Nazionale
(24 ore) - tel. 0182-640606. Andora: Borgarello (24 ore) - tel. 0182-85040.
FARMATAXI Per la zona da Varigotti a Borghetto dalle 21 la farmacia San
Giovanni di Loano (tel. 019-677171). Per Cairo, Carcare, Altare, Cengio,
Pallare e Mallare comporre i numeri 504013 o 500280; per Vado e Quiliano
827951; Varazze e Celle 019-931010. OSPEDALI Valloria Savona - Centralino tel.
019-84.041. Visite: feriali 12.30-14.30 e 19-20.30 (festivi 13.30-16.30 e 19-20);
Unità coronarica 12.30-13.15 e 18.30-19.15; Astanteria: 12-13 e 17.45-18.45;
Neonatologia: 14.15-14.45 e 16.30-17.30; Nefrologia: 12.30-14 e 18-19 (festivi
14-16.30); Ostetricia: 13.30-15 e 20-20.30 (festivi 14.30-16.30); Semintensiva
cardiologica 13.30-15 e 19.30-20; Rianimazione 14.15-14.45 e 18.30-19;
Obitorio: 8-12 e 15-19. S.Corona di Pietra - Centralino tel. 019-62.301. Orario
visite: feriali 14.30-15.30 e 19.30-20.30; festivi 9.30-11.30 e 14.30-18.
Rianimazione 13.30-14 e 19-19.30; Pronto Soccorso 12-13 e 18-19; Neurochirurgia
14.30-16.30; Unità Terapia Intensiva Coronarica 12.30-13.30, 15-16, 19.15-20;
Malattie infettive 15-17 (festivi 9.30-11 e 15-17); Nido 19.30-20.30; Unità
spinale 11.30-14 e 17.30-21. Ospedale di Cairo - Visite ai degenti delle
divisioni di medicina e chirurgia (tel. 019-50.091): 13-14.30 e 19-20. Ospedale
di Albenga - Centralino tel. 0182-54.61. Orario visite: feriali 14.30-15.30 e
19-20; festivi 14-15.30 e 19-20. MERCATI Lunedì: Savona, Andora, Ceriale e
Finalborgo. Martedì: Mallare, Cengio, Spotorno, Albissola Marina e Borghetto.
Mercoledì: Carcare, Albenga, Varigotti, Albisola Capo, Sassello e Vado.
Giovedì: Cairo, Finale, Mioglia, Noli e Bardineto. Venerdì: Loano, Villanova,
Zuccarello, Altare, Celle e Laigueglia. Sabato: Millesimo, Alassio, Pietra
Ligure e Varazze. Domenica: Sassello (solo l'ultima domenica del mese).
28/04/2009
( da "Secolo XIX, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
USA:100 GIORNI; OBAMA-CATTOLICI,TENSIONI PER UNA LAUREA/ANSA MOGADISCIO. Una nave
da guerra spagnola ha arrestato nove pirati somali, sospettati di aver attaccato al largo della
Somalia, nella notte tra sabato e domenica, la nave da crociera italiana, Msc
Melody, con 1.500 persone a bordo. Lo ha reso noto nella serata di ieri
il ministero della Difesa spagnolo. La fregata spagnola «Numancia», che
incrociava al largo delle acque somale, ha «intercettato un'imbarcazione con
nove persone a bordo che potrebbero essere collegate al tentativo di
abbordaggio della nave da crociera italiana», si legge in una nota del Ministero.
Proprio ieri il capo del gruppo di pirati somali aveva definito l'assalto alla
Melody uno «sfortunato tentativo», un'occasione persa per un salto di qualità
negli arrembaggi. «Purtroppo, per ragioni tecniche non siamo riusciti a
prendere la nave», dice il leader Mohammed Muse in una breve intervista
telefonica con la France Presse dal rifugio dei pirati a Ely, circa 800
chilometri a nord di Mogadiscio. «Sapevamo bene che la cattura di
un'imbarcazione così grande avrebbe rappresentato una nuova tappa per la
pirateria al largo delle coste somale. Ma sfortunatamente loro (l'equipaggio
della Melody, ndr) hanno utilizzato delle buone tecniche e non siamo potuti
montare a bordo», ha detto Muse, aggiungendo che «non era la prima volta che
attaccavamo questo tipo di nave e (ieri notte) eravamo quasi riusciti a
catturarla. L'abbiamo tempestata di proiettili». Dall'attacco dei pirati la
Melody, in viaggio verso le Seychelles, ha riportato solo lievi danni: alcuni
buchi sulla scafo, qualche vetrata rotta, una scialuppa di salvataggio colpita.
A sopraffare i pirati, oltre alla pronta reazione degli uomini israeliani della
sicurezza a bordo, che hanno usato armi e idranti, anche le imponenti
dimensioni della nave da crociera italiana, con la murata dello scafo che si erge
a decine di metri dall'acqua. «L'imbarcazione era troppo imponente - dice
ancora il capo dei pirati - e nell'assalto era coinvolta solo una decina di
pirati. Abbiamo dovuto finalmente desistere dopo 30 minuti». A bordo della Msc
Melody ci sono 991 passeggeri e 536 membri dell'equipaggio. In totale ci sono
134 italiani, 39 dei quali turisti. Al momento dell'attacco la nave si trovava
a 180 miglia a nord di Port Victoria, capitale dell'arcipelago delle
Seychelles. Ora è in trasferimento verso dal Sudafrica in Italia il 7 maggio
prossimo, con tappa nel porto di Napoli e sbarco a Genova il giorno seguente.
Era partita il 17 aprile scorso da Durban. Intanto è stata liberata la Sea
Princess II, petroliera della compagnia di Mumbai Seaprime Marine Management, sequestrata
quasi quattro mesi fa dai pirati nel Golfo di Aden. Lo ha riferito
l'amministratore delegato Deepak Bhandari, aggiungendo che i corsari hanno
permesso alla nave di dirigersi verso Bosasso, il porto sulla costa somala,
dove è attualmente attraccata. La petroliera è stata sequestrata il 2 gennaio
mentre stava attraversando il Golfo di Aden. L'equipaggio di 16 persone è sano
e salvo, ha confermato Bhandari, che ha sentito il comandante. L'ad non ha
confermato se per la liberazione sia stato pagato un riscatto.
Non è chiaro, inoltre, quando l'imbarcazione, il cui proprietario risiede in
Yemen, potrà lasciare la Somalia. E sempre oggi una petroliera yemenita
catturata ieri dai pirati somali è stata ripresa dalle forze dell'ordine
yemenite. Qana, adesso, è in rotta verso il porto di Mokalla, nel sud-est del
paese. Di proprietà delle raffinerie di Aden, la petroliera stava rientrando in
patria vuota dopo un viaggio di consegna. Attualmente, almeno 16 imbarcazioni e
273 marinai sono nelle mani dei pirati somali. Tra questi anche i dieci marinai
italiani della Bucaneer. 28/04/2009
( da "Giornale.it, Il"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
n. 101 del
2009-04-28 pagina 5 A quale professione si è più portati? La risposta è alla
«Città dei mestieri» di Redazione Sorge a Cornigliano un centro gestito da
Comune, Provincia e Università teso ad orientare le persone verso la miglior
attitudine occupazionale «Il lavoro più difficile è orientarsi nel mondo del
lavoro». Quante volte durante un colloquio o alla ricerca di un impiego ci si
sente ripetere questa frase. Scontata, ovvia ma reale perché, soprattutto di questi
tempi, trovare un'occupazione congeniale non è immediato. Tanto che a Genova
esiste una società gestita da Comune, Provincia e Università che ha lo scopo di
orientare le persone a muoversi nel campo delle professioni cercando di
indirizzare la ricerca di un'occupazione o il cambio del lavoro su professioni
specifiche. Si chiama «Città dei Mestieri» ed è un marchio europeo con sedi
nelle principali città d'Europa, un modello che appare vincente tanto che è stato esportato in Sud America. A Genova «Città dei
Mestieri» ha la propria sede a Villa Gentile Bickley di Cornigliano e funziona
sotto tre coordinate: cercare lavoro, scegliere una formazione, orientarsi
nelle scelte. «Lo definirei un dispositivo, si entra nella nostra sede e si ha
un'offerta informativa e una consulenza personalizzata su tutto quello che c'è
da sapere sul mondo del lavoro - racconta Claudio Oliva direttore del centro -.
Ci rivolgiamo non solo ai disoccupati ma anche a chi deve orientarsi per una
scelta formativa come potrebbe essere quella della facoltà universitaria e
anche a chi vuole mettersi in proprio perché possa sapere in anticipo tutti i
passaggi utili per avviare un'impresa o un'attività commerciale». Nel centro di
Cornigliano si adoperano tre operatori fissi coordinati da un direttore a cui
si aggiungono una serie di collaboratori che forniscono assistenza il martedì
dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18, il mercoledì e il giovedì dalle 10 alle
13. Qui vengono studiati diversi percorsi in base ai soggetti che ne fanno
richiesta, si ricercano soluzioni, si offrono ausilii anche dal punto di vista
strumentale visto che la sede è fornita di una biblioteca ed una sala
multimediale. Si cerca di orientare verso la migliore soluzione
in base alle attitudini con la possibilità di sottoporsi anche a test studiati
dalla Cattolica di Milano e da latri centri di ricerca. «Città dei mestieri»
non è da confondersi con i Centri per l'impiego: «Chi viene da noi è libero e
anonimo -spiega Oliva-. Noi garantiamo l'anonimato, non gestiamo banche dati né
abbiamo il classico incontro tra domanda ed offerta di lavoro. La nostra
funzione è differente, lavoriamo per creare delle opportunità che sono poi gli
individui stessi a dover sfruttare». E le opportunità possono essere anche
dirette visto che spesso a confrontarsi con questa realtà sono le imprese che
incontrano candidati nella sede di Cornigliano: «Promuoviamo spesso eventi in
cui aziende del territorio vengono a raccontarci le loro esperienze, spiegano
di quali candidati hanno bisogno, promuovono dei profili e, soprattutto,
ritirano curricula spontanei: sotto di noi passano centinaia di opportunità
occupazionali di cui però non ci occupiamo direttamente», prosegue il
direttore. Dato che «Città dei mestieri» è anche una realtà internazionale
formazione e opportunità sono offerte anche a chi volesse tentare un'esperienza
di studio e lavoro all'estero. Altro informazioni su «Città dei mestieri» sono
reperibili sul sito internet www.cittadeimestieri.genova.it e al numero
010/6480540, il servizio è totalmente gratuito. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI
SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 28-04-2009)
Argomenti: Laicita'
Drammatico
incidente ieri mattina in via Leonardi Cattolica a Bagnoli: una ragazza di
quindici anni è rimasta gravemente ferita all'interno di una piccola automobile
senza targa guidata da un amico sedicenne. All'interno della micro auto,
omologata per il trasporto di due persone, viaggiavano in tre: l'autista
sedicenne, un diciottenne e la ragazza di quindici anni. Il mezzo proveniva da via Cavalleggeri
e, una volta imboccata la strada che conduce verso via Coroglio, è sbandato e
si è capovolto. Allertate dai passanti sono giunte subito le ambulanze che
hanno trasportato i tre giovani al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo.
L'autista e il diciottenne sono stati medicati e dimessi con diagnosi di otto e
dieci giorni. La ragazza, che ha riportato seri traumi alla testa, è rimasta
ricoverata in prognosi riservata. La polizia municipale del reparto
Infortunistica Stradale, diretto dal Tenente Antonio Muriano, è intervenuta sul
luogo dell'incidente ed ha effettuato i rilievi del caso. La piccola vettura è
stata posta sotto sequestro su disposizione del magistrato che è stato immediatamente avvisato dell'accaduto. Secondo una
prima ricostruzione della vicenda, nell'incidente non sarebbe coinvolto nessun
altro mezzo. Con ogni probabilità l'autista della micro auto ha perduto il
controllo a causa della forte velocità. L'automezzo è, infatti, dotato di un
motore di cilindrata 500 che consente di raggiungere i novanta chilometri
orari. Il mezzo potrebbe aver perduto aderenza anche perché c'erano troppe
persone a bordo. Omologata per due passeggeri, l'automobilina lanciata a forte
velocità, potrebbe essersi capottata anche per un semplice movimento troppo
«enfatico» di uno degli occupanti. Sulle cause dell'incidente, comunque, indaga
ancora la municipale. pa. bar.