TestataMN+foto 1

 

HOME                PRIVILEGIA NE IRROGANTO   di Mauro Novelli                 ictus

Documentazione    Documento inserito il   28-12-2011

 

COMMENTO

 

Documenti correlati

 

 

 

Documentazione sul SARDEX (da libreidee.org)

 

Inserimento del 28-12-2011

 

 

Moneta sovrana: facciamo tremare il vero potere mondiale

Scritto il 24/12/11 •

Oltre 700 attivisti italiani per un evento mondiale: imparare i fondamenti della Modern Money Theory direttamente dagli economisti americani che guidarono la “resurrezione” dell’Argentina dopo il disastro del 2001 provocato dalla privatizzazione neoliberista di un’economia subalterna al dollaro. Mai più denaro “privato”, prestato magari a tassi d’usura come fa la Bce dominata dalla Germania. Lorenzo Bini Smaghi, ormai in uscita dall’esecutivo della Banca Centrale Europea, ha clamorosamente smentito Mario Draghi: «E’ inutile nasconderci dietro le regole per evitare di agire», ha dichiarato al “Financial Times”: «Se c’è un pericolo di deflazione e recessione economica, la Bce deve iniettare fondi nel sistema». Esattamente quello che Draghi, sempre al “Financial Times”, ha spiegato che non farà mai: niente aiuti, fin che resterà in piedi l’euro.

Risultato: lo spread fra i Btp decennali e l’analogo “bund” tedesco è tornato a impennarsi, nonostante la presunta credibilità del governo Monti: la soglia Lorenzo Bini Smaghi del 7% dei rendimenti lordi dei nostri titoli di Stato viene guardata con particolare inquietudine, scrive “La Stampa” il 23 dicembre: una volta superato quel livello, Grecia, Irlanda e Portogallo hanno dovuto chiedere aiuti. Alla Bce «sta succedendo qualcosa di serio», dice Paolo Barnard, se a lanciare l’allarme è «un ultras delle politiche neoliberiste dell’Eurozona», come Bini Smaghi, che «viene dalla notoria Scuola di Chicago del mostro neoliberista Milton Friedman». Più denaro da immettere nell’euro-sistema in crisi? Quello compiuto da Bini Smaghi è un autentico salto mortale, aggiunge Barnard nel suo blog, «se di colpo le sue vedute coincidono con le mie, cioè Modern Money Theory».

Lo stesso Barnard, che ha prenotato in Toscana nei prossimi mesi il “dream team” americano dell’economia popolare – sovranità monetaria come condizione basilare per poter avere diritti, democrazia e occupazione – ha sostenuto che la Bce dovrebbe acquistare molti più titoli di Stato dei Paesi nei guai come l’Italia, per fermare il micidiale attacco dei mercati nel panico: «Se un titolo viene molto comprato, il suo tasso d’interesse cala di colpo, e questo significa che lo Stato che lo ha emesso deve pagare molto di meno e indebitarsi molto di meno: i mercati perdono la paura che quello Stato fallisca e non li rimborsi». In una recente puntata di “Matrix” su Canale 5, Barnard ha dichiarato che la Bce poteva e doveva bloccare al 3% il tasso d’interesse pagato da Roma, costretta invece che all’attuale catastrofico 6-7%. Stessa via d’uscita ventilata ora da Bini Smaghi: «E’ importante che la Bce agisca con decisione», ha detto il banchiere al “Financial Times”. «Non escludo un intervento più energetico sul mercato dei titoli dell’Eurozona, magari bloccando i tassi d’interesse di quei titoli o lo Jürgen Starkspread coi titoli tedeschi».

Lo spread, ricorda Barnard, è una misura convenzionale espressa in punti, che indica quanto meno affidabili siano certi titoli di Stato di paesi dell’Eurozona rispetto ai titoli tedeschi, considerati come punto di riferimento per la loro affidabilità: più lo spread dei titoli non-tedeschi è alto, meno sono ritenuti affidabili. Ma non è tutto: Bini Smaghi ora conferma sostanzialmente che l’Eurozona sta precipitando in una pericolosa deflazione della ricchezza, dovuta anche alle politiche di austerità imposte dalla Bce: la banca centrale di Francoforte si rifiuta infatti di usare i propri strumenti monetari per aiutarci, cioè stampare euro per tutti. Sostenere titoli traballanti ed emettere denaro? «Su volere della Germania», aggiunge Barnard, Mario Draghi ha appena «categoricamente escluso» entrambe le opzioni, «di fatto incoraggiando il collasso dell’Eurozona che Berlino cerca ostinatamente per i propri profitti»: secondo molti critici, tra cui Barnard, la Germania punta alla crisi per azzoppare la concorrenza europea dell’export e trasformare l’Europa del Sud in un mercato del lavoro a basso costo.

Non per nulla, aggiunge Barnard, proprio un membro tedesco del comitato esecutivo della Bce, Jürgen Stark, si è appena dimesso facendo «un’isterica tirata contro gli attuali miserrimi acquisti di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea: figuriamoci cosa avrebbe detto della proposta Bini Smaghi». E allora, cosa sta succedendo? E’ presto per dirlo. Ma se un alto funzionario del calibro di Bini Smaghi se ne esce con parole di rottura così violente rispetto al diktat del suo “superiore”, «questo significa come minimo che alla Bce regna il panico per la linea “talebana” dell’ultra-fanatico Draghi al servizio dell’opzione “nucleare” tedesca di politica monetaria europea». A Bini Smaghi è stato affidato l’allarme, peraltro «prontamente raccolto dai mercati», che infatti hanno riportato il tasso sui Btp italiani a Mario Draghiquasi il 7%, cioè «il livello insostenibile che in pochi mesi causa la bancarotta dello Stato».

Traduzione: è come dire che, se anche il vice-capo della centrale nucleare dichiara che bisogna raffreddare i reattori al più presto, allora scatta il “si salvi chi può”, perché significa che nella sala comando c’è una specie di pazzo pericoloso. «Guardate che mica tanti qui stanno capendo che Mario Draghi è uno psicopatico fanatico della “chemioeconomia” che distruggerà le nostre vite di famiglie per altri 40 anni», insiste Barnard: «Smettete di guardare sempre dalla parte sbagliata: non è Monti, è Draghi. E lo fermiamo solo con la Modern Money Theory, altro non c’è». In parole povere: serve una economia democratica,  «dove lo Stato spende la sua moneta sovrana a deficit per creare piena occupazione, pieno Stato Sociale, piena istruzione, pieni alloggi, piene infrastrutture e piena produzione aziendale (quando necessario). Cioè: la maggior fetta della ricchezza per il 99% e non per le élite».

Questa la base teorica della Mmt, la teoria della moneta moderna che tra febbraio e marzo sarà illustrata ai 750 attivisti italiani che hanno finora risposto all’appello lanciato da Barnard, per un seminario di studio destinato a gettare le basi per una vera alternativa alla crisi: hanno già aderito economisti di fama mondiale, del calibro di Michael Hudson, Stephanie Kelton, Marshal Auerback e William Back, ispiratore di “Occupy Wall Street”, mentre Randall Wray potrebbe aggiungersi non appena sarà nota la data dell’evento – un weekend – così come il francese Alain Parguez. «Questo significa avere il “dream team” su Modern Money Theory, su mercati finanziari e Bce, sul crimine di Wall Street e sul “Goldman Sachs crime”». In William Blackagenda: il “colpo di Stato finanziario in Europa” e quello a cui stiamo assistendo giorno per giorno: la fine della democrazia reale.

La democrazia, sottolinea Barnard, non consiste solo nel poter votare in un certo modo piuttosto che in un altro, o poter manifestare, o avere una Costituzione: «La democrazia è prima di tutto avere un lavoro con reddito sicuro, servizi sicuri, case per tutti a prezzi possibili, istruzione per tutti». E, sopra ad ogni altra cosa, «uno Stato che ha una propria moneta, da spendere per tutelare noi, il 99%, senza limiti reali». Uno Stato libero dalla minaccia finanziaria dei super-gruppi privati, attuali padroni della “moneta in prestito”, e disponibile ad agire per salvare il popolo: «Questa è la vera democrazia, cioè cittadini forti, sicuri, non impauriti e dominati dal ricatto economico. Questa democrazia oggi si chiama in un solo modo: economia democratica, basata sulla Modern Money Theory».

Il “colpo di Stato finanziario” pianificato da decenni, quello che ora ci ha travolti, «mira proprio a distruggere quell’economia democratica prima ancora che possa nascere». Per Barnard, il summit sulla Mmt dev’essere «il punto di partenza per salvare l’Italia, il nostro lavoro, la nostra democrazia e i nostri figli». Il “dream team” degli economisti accademici, americani ed europei, è pronto ad animare in Italia un evento di portata mondiale: non chiedono parcelle, ma solo la copertura delle spese (per l’adesione bastano 40 euro, da raccogliere on line attraverso il sito di Barnard). «Da come si prospetta – aggiunge il giornalista, tra i fondatori di “Report” – questo potrebbe essere il maggior evento di attivismo con la Modern Money Theory mai tenuto al mondo», un evento “salva-vite” e “salva-nazione”. «Speriamo: se nascerà in Italia un serio movimento per la Mmt, sarà allora che il “vero potere” inizierà a preoccuparsi, per la prima volta in cinquant’anni».


 

Ostaggi dell’euro: debito e crisi, quello che non ci dicono

Scritto il 22/12/11 •

Tagli, aumenti di tasse, licenziamenti e privatizzazioni dei servizi pubblici sono ormai la quotidianità per la nostra realtà locale come quella nazionale. Ma perché siamo arrivati a questo punto? Quasi nessuno risponde a questa domanda. Ed ecco ciò che viene taciuto dal panorama informativo nazionale, che rappresenta il vero problema dei nostri tempi. E’ fondamentale sapere che l’Italia e gli altri paesi che hanno aderito all’euro hanno perso la propria sovranità monetaria. Ovvero: non hanno più la possibilità di emettere moneta, in quanto la Bce – la banca centrale europea – è l’unica banca centrale al mondo che emette denaro per prestarlo unicamente agli investitori internazionali, come le grandi banche private.

Ed è proprio da queste banche che i paesi dell’Eurozona, come il nostro, devono prendere in prestito il denaro per finanziare i servizi pubblici. Soldi euroche vanno poi restituiti con gli interessi, che oggi si aggirano intorno al 6%, rappresentato dal tasso di rendimento del titoli di Stato come Btp e Bot. Facendo un esempio, se per ogni 100 euro presi in prestito lo Stato deve restituirne 106, quei 6 euro in più li deve necessariamente prendere dalle tasche dei cittadini, aumentando le tasse e tagliando i servizi. Esattamente ciò che sta avvenendo in questi giorni. Ed è quello che avverrà nei prossimi anni, se non ci sarà un ritorno a una moneta sovrana.

Gli Stati a moneta sovrana non hanno l’impellente problema del debito pubblico, proprio per i motivi sopra esposti. Il Giappone, per esempio, ha il debito pubblico più alto del mondo – il doppio di quello dell’Italia – ma non è uno Stato a rischio fallimento e l’inflazione è solo dello 0,4%. Altro caso, l’Argentina: che fino alla crisi del 2001 non aveva sovranità monetaria perché la moneta nazionale, il Peso, era scambiata in rapporto fisso “uno a uno” col dollaro americano. Dopo la crisi, il governo di Buenos Aires decise di riappropriarsi della sovranità monetaria, sganciando la propria moneta dal dollaro. E oggi il paese sudamericano sta crescendo, da una decina d’anni, alla media del +9% del Pil.

(Testo del servizio televisivo sulle vere ragioni della crisi, trasmesso da “Tele Toscana Nord” il 15 dicembre 2011). http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=1SDjZ5RoTx0

 

Sardex, moneta virtuale per l’economia più antica: il baratto

Scritto il 17/12/11 •

Il baratto del nuovo millennio? Si fa con la moneta elettronica. Superare la crisi economica, fare acquisti senza euro, riuscire ad ampliare la propria quota di mercato e ottenere crediti a tasso zero. Non è una missione impossibile, ma l’opportunità offerta da Sardex.net, circuito di credito commerciale che si basa su un innovativo mezzo di pagamento: la moneta complementare locale. Conio che permette alle imprese di comprare e vendere senza spendere euro. Chi si associa ha la possibilità di scambiarsi prodotti che il mercato non riuscirebbe ad assorbire. I pagamenti vengono effettuati in crediti sardex. Un sistema che può affiancarsi a quello tradizionale, dando ossigeno a chi non ha liquidità in cassa.

In questo modo si evitano anche i costi che derivano dall’invenduto. Altri vantaggi: le aziende sono incentivate a fare affari tra loro incrementando il Sardex mercato locale, hanno a disposizione un portale on-line dove “mettere in vetrina” la propria attività più un conto e una carta in crediti commerciali e, infine, possono avvalersi dell’aiuto di un broker. Non esistono banconote sardex, perché si tratta di una moneta riconosciuta solo dalle imprese che si associano al circuito. Un sardex vale un euro, e su questo valore si effettuano le transazioni. I crediti però non sono convertibili in denaro corrente ma solo in prodotti. Quindi se si accumula un attivo di mille sardex non si può pretendere di cambiarli in euro. Si possono solo fare acquisti in prodotti dallo stesso valore. Un po’ come il baratto? «Non esattamente», precisa Gabriele Littera, 26 anni, presidente del cda e responsabile marketing: «Faccio un esempio: con il baratto, un produttore di uova non potrebbe ottenere un cavallo dal valore di duemila euro solo scambiando la sua merce. Quante uova ci vorrebbero? Altra differenza fondamentale è la multilateralità, che non è prevista dal baratto». Quindi, l’ipotetico produttore di uova potrebbe acquistare un cavallo andando a meno duemila sardex: un passivo che compenserebbe cedendo uova per duemila euro a più imprese che ne hanno bisogno. Così come il proprietario degli animali spenderebbe i suoi duemila Sardex di attivo, acquistando qualsiasi altra cosa. Inoltre questo tipo di scambio prevede la multitemporalità: è possibile riscuotere il proprio credito o estinguere il proprio debito in una fase successiva a quella della Il Sardex a battesimo in Sardegnavendita. Tutte le operazioni fatte tramite il circuito Sardex.net sono fatturabili ed entrano nelle voci di bilancio.

E Bankitalia che dice? «Non entra nella partita, perché sono le imprese a farsi credito tra loro», spiega Littera a “Sardinia Innovation

”. Sardex è supportato legalmente dal regolamento interno e dai contratti di affiliazione, firmati e approvati da ciascuna impresa associata. La base legale è quella regolata dal Codice civile, articolo 1552. Tra i clienti “L’Unione Sarda”. Sardex nasce nel 2009 ma comincia a muovere i primi passi nel gennaio 2010. «L’inizio non è stato facile, era necessario che le aziende iniziassero a fare affari tra loro per mettere in moto il meccanismo», racconta Littera. Attualmente, Sardex vanta 400 imprese iscritte e un fatturato in crescita continua. Gli euro entrano in tre occasioni: con la quota d’iscrizione, con quella annuale e con Una conferenza di presentazione del Sardex la commissione sulle transazioni.

«Quello che ci interessa davvero non è tanto guadagnare molto, quanto correggere le storture dell’economia reale», sottolinea il presidente di Sardex, che ha già cinque dipendenti a tempo indeterminato e cinque da stabilizzare. Ci si può associare al circuito solo se si opera in Sardegna. Sono escluse le farmaceutiche, le finanziarie e le rivendite di armi. Il circuito Sardex è ora al centro dell’interesse dell’università di Cagliari e persino del governo dell’Ecuador: il presidente Rafael Correa, che ha rinegoziato il debito con le autorità internazionali, a spedito proprio a Cagliari il governatore della banca centrale ecuadoregna per studiare il modello Sardex, che sarà presto esportato anche nel resto d’Italia. Formula vincente: «Abbiamo un solo interesse: far sì che centinaia di imprese si sostengano a vicenda, a tasso zero».

 

 

Articoli collegati