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Documento d’interesse   Inserito il 2-3-2009


 

 

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Il Sole 24 Ore 1-3-2009

Europa dell'Est, i Paesi più a rischio e le società europee maggiormente esposte

di Fabio Pavesi

 

Rischia di essere una nuova tempesta, che si va a sommare al quadro già di per sé cupo dell'economia e della finanza mondiali. Lo smottamento dei Paesi dell'Est Europa, al centro del vertice Ue di domenica, è una situazione assai grave. Basta scorrere qualche indicatore macro-economico di quell'area per renderesene conto.

Secondo un recente studio di Credit Suisse nella classifica dei Paesi a più alta vulnerabilità ben 9 Stati sui primi 14 appartengono proprio a quella fetta di mondo. Bulgaria, Lituania ed Estonia dovrebbero mostrare quest'anno un deficit corrente assai pronunciato. Attestato al 18% del Pil per la Bulgaria; al 15% per la Lituania e al 5% per l'Estonia. Anche Romania e Lettonia vedranno i loro conti dissestati con una stima per il 2009 di un buco delle partite correnti equivalente all'11% per la Romania e del 6% per il paese baltico.

Ungheria, Polonia, Ucraina dovrebbero attestarsi su un deficit del 4-5%. Ma non è solo la condizione dei conti pubblici a preoccupare. Queste economie risentono profondamente del contributo estero alla crescita del prodotto interno. Basti pensare che in media l'area deve agli investimenti oltre frontiera il 50% della ricchezza prodotta con i picchi dell'Ungheria dove il contributo derivante dall'estero conta per il 99% del Pil. E la caduta impressionante delle valute locali ha, secondo gli analisti di Credit Suisse, ulteriormente accresciuto questa dipendenza che sfora ormai quota 134% per l'Ungheria, arriva al 69% per la Romania e al 77% per la Polonia.
Escludendo la Russia, l'ammontare delle risorse estere per l'area dell'Europa dell'Est tocca la cifra dei mille miliardi di dollari, di cui 200 miliardi in scadenza nel corso del 2009.

Non solo. La tenuta del Pil è in forte contrazione. Per l'area Emea le stime indicano per il 2009 una riduzione della crescita dall'1,6% precedentemente stimato a solo lo 0,4% con Ungheria, Turchia e Ucraina che soffriranno assai più della media. Se il quadro macro-economico appare in violento deterioramento è ovvio che si valutino le conseguenze per gli investitori. Gli analisti di Credit Suisse giudicano il quadro delle Borse per l'immediato futuro particolarmente preoccupante e consigliano di stare lontani da quelle società che hanno un parte importante del loro giro d'affari realizzato in quei Paesi (vedi tabella sotto).

Nell'elenco di chi rischia di più, per il forte peso nell'area, figura il Gotha della finanza e dell'industria dell'Europa Occidentale. Da Erste Group la capofila con il 65% dei suoi ricavi che vengono dall'Est alle Telecom con il drappello di Telekom Austria; Telenor; TeliaSonera fino a Deutsche e France Telecom rispettivamente con il 25% dei ricavi e il 17%. Tra le banche spicca Allied Irish (35% dei ricavi fatti nell'Est Europa) l'italiana Unicredit con il 32% del giro d'affari che proviene dall'area seguita da Dexia (14%); Seb e IntesaSanpaolo (12%). Nutrita la pattuglia dei titoli automobilistici con Renault al primo posto: fattura il 20% dei suoi ricavi nell'Est del Continente. Volkswagen, Peugeot e Fiat seguono con cifre intorno al 10%.

Esposizione a est

Società

Ricavi % realizzati nell'Est Europa su totale ricavi

Erste Group Bk

65 %

Telekom Austria

39 %

Telenor Asa

39 %

Teliasonera

39 %

Allied Irish Bank

35 %

Unicredit

32 %

Deutsche Telekom

25 %

Renault

20 %

France Telecom

17 %

Henkel

15 %

Groupe Danone

15 %

Dexia

14 %

Seb

13 %

Tesco

13 %

Intesa Sanpaolo

12 %

Baiersdorf

12 %

Volkswagen

11 %

Sandvik 

10 %

Peugeot

9 %

Fiat

9 %