|         Da Virgilio Notizie   Luci e ombre sul vaccino anti-influenzale Gli specialisti prevedono quest'inverno un'epidemia
  influenzale particolarmente intensa e i medici consigliano il ricorso al
  vaccino. Ma non tutti sono d'accordo   Pubblicato il 24/11/08 in Scienze e tecnologie       A Natale, è
  stato annunciato che dai 5 ai 7 milioni di italiani potrebbero rimanere a letto con l'australiana. Non si tratta di una dolce
  compagnia, ma di quella annunciata come la più aggressiva influenza degli ultimi anni, attribuibile a
  un virus che si suppone provenga, appunto, dall'Australia.
 Il vaccino è raccomandato dalle istituzioni a tutte
  le categorie a rischio, alle quali viene offerto gratuitamente, quale
  "arma principale per la prevenzione". Nella fattispecie, la
  campagna si rivolge ai soggetti più fragili, cioè adulti con più di 65 anni,
  bambini di età superiore ai
  6
  mesi, ragazzi e adulti affetti
  da patologie croniche.
 Gli antivirali risultano essere un'importante arma a disposizione del medico
  per ridurre i sintomi dell'influenza e i giorni
  di malattia, costati nel
  2006 secondo uno studio promosso da Federanziani, al Servizio
  sanitario nazionale, famiglie, Inps e datori di lavoro, quasi 3 miliardi di euro.
 Da qui l'appello dell'Oms e dei medici di famiglia della Società Italiana di Medicina Generale (Simg): italiani vaccinatevi, non sottovalutate
  il problema.
 
 Ma la teoria della vaccinazione a tappeto solleva anche qualche
  perplessità. Paladino del fronte antivaccinale è il dottor Roberto Gava, medico specializzato
  in Cardiologia, Farmacologia Clinica e Tossicologia Medica, che in un
  articolo dall'emblematico titolo Seminare la paura per raccogliere nuovi
  guadagni dalle persone sane? scrive: «Anche in questo autunno assistiamo
  silenziosi a una massiccia propaganda
  a favore della vaccinazione antinfluenzale, basata non certo sui dati
  scientifici, ma sulla nostra emotività...».
 A detta del medico, il vaccino antinfluenzale avrebbe una «scarsissima
  efficacia clinica» poiché nei casi in cui riesce ad essere efficace, evita solo la malattia influenzale causata
  dal virus identificato e non le
  sindromi influenzali causate da altri virus. «Studi epidemiologici molto
  ben documentati» prosegue lo specialista «ci insegnano che solo il 9% di quelle che noi
  chiamiamo "influenze" sono causate dal virus influenzale vero e proprio e quindi solo queste (anzi, solo
  una loro parte) potranno essere prevenute dalla vaccinazione antinfluenzale».
 
 Secondo Gava, inoltre, il vaccino non solo permette di ottenere scarsi risultati, ma potrebbe col
  tempo rivelarsi anche dannoso. E
  spiega perché: «Il virus influenzale è un virus soggetto a molte e facili mutazioni (è per questo
  che ogni anno ci sono sempre nuovi ceppi virali). Una delle principali cause
  inducenti le mutazioni è la circolazione del virus in un ambiente ‘ostile’ che in questo caso
  è rappresentato dagli individui che sono già stati vaccinati,
  costringendo così il virus alla mutazione per semplici meccanismi darwiniani di adattamento.
  Più ci si vaccina più si creano ceppi virali mutati e quindi
  maggiore è la probabilità di selezionare prima o poi dei ceppi virali particolarmente patogeni
  e pertanto sempre più pericolosi. La pericolosità
  dell’influenza allora crescerà e l’industria farmaceutica coglierà questa occasione per
  spaventarci sempre di più e indurci a vaccinarci più ancora e
  questo indurrà un circolo
  vizioso sempre più pericoloso e patogeno per noi e sempre
  più redditizio per la stessa industria farmaceutica».
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