|     La Stampa 2-2-2008   Banca
  Popolare Emilia Romagna, un "errore" da 4,2 miliardi Una cifra
  colossale alla voce «grandi rischi». La banca: uno sbaglio   LUCA FORNOVO   Si allarga la cerchia degli indagati dell’inchiesta
  romana sulla tentata scalata di Unipol
  a Bnl. Nel registro della procura capitolina
  figurano anche l’ad di Bper,
  Guido Leoni, Andrea Nattino, dirigente di Banca Finnat e l’ex ad di Sviluppo Italia, Massimo Caputi e il numero uno di Leonardo Capital Fund, Stefano Roma. I reati per loro ipotizzati sono, a
  vario titolo, l’aggiotaggio informativo e quello manipolativo. In tutto gli indagati dell’inchiesta roman,
  partita tre anni fa quando era in corso la lotta tra la spagnola Bbva e Unipol per il controllo
  di Bnl, sono ventinove. Per indagare ancora i
  magistrati hanno chiesto una proroga di sei mesi alle
  indagini.U fficialmente
  è «un errore di stampa». Ma quei
  «Grandi rischi» da 4,2 miliardi fanno paura. Non è davvero un buon
  momento per la Banca popolare dell’Emilia Romagna (Bper).
  Dopo la fronda organizzata dall’Associazione azionisti per lo Sviluppo della Bper, che ha sferrato un attacco frontale al vertice
  della banca, o meglio al suo amministratore delegato Guido Leoni, una nuova
  tegola si è abbatttuta sull’istituto
  cooperativo.
 Nelle note esplicative e integrative del bilancio semestrale al 30 giugno 2007
   a pagina 144(pubblicato sul sito Internet
  www.bper.it), sotto la voce «Grandi rischi» (che indicano un’esposizione
  superiore al 10% del patrimonio di vigilanza) emerge un dato a dir poco allarmante: Bper è
  esposta verso un singolo cliente per 4.257 milioni. Una
  cifra che supera persino il valore attuale di Bper
  in Borsa: 3.760 milioni.
 
 Ma come è possibile? Che
  ci sia di mezzo un trader romagnolo, stile Jerome Kerviel, così
  affamato di derivati come fossero tortellini? Spigolature a parte, il dubbio
  sembra davvero eccessivo tanto più che Leoni dirige con rigore Bper da circa 15 anni. Ma qualche dato desta, comunque, un po’ di perplessità presso la platea
  degli investitori. Per esempio, dal bilancio semestrale della popolare
  emiliana risulta un ampio ricorso agli strumenti finanziari:
  alla fine del giugno scorso le attività finanziarie detenute per la
  negoziazione erano di 4.456 milioni. Sarà una casualità, ma è una cifra che si avvicina a quella dei «Grandi
  rischi». A ciò si può aggiungere che dalla semestrale al 30
  giugno 2007 di Italease (pagina 138) risulta che la
  banca, un tempo guidata da Massimo Faenza (attualmente in carcere, ora l’ad
  è Massimo Mazzega) ha un debito di 544
  milioni verso Bper. Peraltro, la banca diretta da
  Leoni è anche azionista di Italease con una
  quota del 7,4% del capitale.
 
 Ma i dubbi sui «Grandi rischi» che, per qualche
  verso potrebbero assumere i contorni del giallo, vengono
  smorzati da Bper come un semplice errore. Un errore
  madornale, pacchiano per una società quotata in Borsa. «Quei 4.257
  milioni sono un errore di stampa - precisa il
  portavoce di Bper alla Stampa - e si riferiscono al
  patrimonio di vigilanza (un aggregato che misura la capacità della
  banca di sopperire ai rischi, ndr). I «Grandi
  rischi» ammontano, invece a 582 milioni e non sono attribuibili in alcun modo
  a Italease, ma a un primario gruppo non bancario».
  Spulciando, però, l’ultima relazione semestrale di Bper
  (pagina 148) si scopre che in realtà il patrimonio di vigilanza di Bper è di 4.235 milioni. Una cifra che, seppur di poco, non combacia esattamente con quei
  4.257 milioni citati da Bper. Un altro
  errore? Purtroppo sì. Dalla banca replicano che i 4.257 milioni erano
  una stima precedente del patrimonio di vigilanza.
 
 «Errori macroscopici che al più presto
  verranno corretti», si giustifica il portavoce di Bper.
  E il revisore che dice? Deloitte,
  che il 16 ottobre scorso ha certificato la semestrale e anche le note
  esplicative e integrative, prende le distanze.
  Dall’ufficio stampa della multinazionale della revisione
  fanno sapere che «sulla relazione semestrale di Bper,
  redatta secondo i principi contabili internazionali e il regolamento Consob, è stata svolta una revisione contabile
  limitata, che non si estende quindi a tutte le informazioni di dettaglio
  richieste da Banca d’Italia con riferimento al bilancio annuale». Tra queste
  informazioni, pertanto, non rientrano il patrimonio di vigilanza e i grandi
  rischi, oggetti dell’errore. Interpellate dalla Stampa, Consob e Banca d’Italia in questo momento preferiscono
  non fornire alcun commento.
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