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 La Repubblica del 16-12-2007 L'america si specchia nel declino degli altri Di Vittorio Zucconi | |||
| La polemica La discussione sulla
  "sfiducia" d'Italia e il ritratto degli Usa WASHINGTON C'è un Paese depresso nel mondo, dove i
  cittadini hanno l'incubo dell'immigrazione, i ponti autostradali crollano,
  ogni bambino nasce con trentamila dollari di debito nazionale ma senza la
  sicurezza di essere vaccinato, la stessa casta politica di vecchioni impopolari e detestati spadroneggia da decenni
  e il 71% degli abitanti non ha fiducia nel futuro. Si chiama Stati Uniti d'America. American
  mucillagine. E' facile dipingere il tramonto degli altri con qualche dato e qualche citazione ben scelta. Il prodotto interno lordo
  americano sta rallentando, al 2,2 per cento (in termini reali) nel trimestre
  ottobre-dicembre 2007, ben al di sotto di quel 3,5%
  previsto dal ministero del Commercio. La Borsa boccheggia e vacilla per
  l'effetto della catastrofe dei mutui immobiliari avrà sulla
  liquidità e sul credito nel 2008. Gli economisti si accapigliano per
  decidere se gli Stati Uniti siano avviati verso l'inflazione, la
  stagflazione, il rallentamento, la stagnazione o la recessione. Nessuno,
  neppure i 17 politicanti che si azzuffano con vacue parole, giaculatorie o
  concorsi di simpatia, per la Casa Bianca ha un'idea nuova, un
  proposta che vada oltre il "fidatevi di me" perché sono meno
  peggio di quell'altro. Il dollaro chiuderà
  l'anno avendo perduto il 40% del proprio valore rispetto alla parità
  iniziale con l'Euro, che fu accolto nel 2002 dagli osservatori americani, New York Times compreso, con
  sarcasmo. Per la prima volta dal 1976, il dollaro canadese, considerato dagli
  statunitensi come danaro buono per giocare a
  Monopoli, ha raggiunto la umiliante parità con il dollaro Usa, uno
  contro uno. La classe politica, "i politici" nel chiacchericcio italiano, è antica e impotente.
  Anche dimenticando benevolmente (noi italiani siamo più generosi) che
  gli Usa rischiano di far la spoletta fra due sole famiglie, i Clinton e i Bush, al governo
  dal 1988 (Bush I, Clinton, Clinton, Bush II, Bush II, forse di
  nuovo una Clinton) oltre il 90% di deputati e
  senatori ha la rielezione assicurata, meno turnover che nel Soviet Supremo d Breznev. L'età media nel Senato degli Stati Uniti
  ha superato i 60 anni. La House, la Camera, il corpo
  giovane e pimpante, i 56 anni. La presidentessa, chiamata qui "Speaker", la signora Nancy
  Pelosi ha 67 anni, mentre il capo gruppo di maggioranza democratica al
  Senato, Harry Reid ne ha
  68. Non ci sono limiti alla rieleggibilità. Nel 2003, mancò
  prematuramente all'affetto dei suoi cari il senatore Strom
  Thurmond. Aveva 101 anni. Se Montecitorio
  e Palazza Madama non raccolgono
  più del 32% del favore degli italiani, essi sono addirittura idoli del
  pubblico al cospetto delle due camere americane, apprezzate soltanto dal 23%
  della gente. George W. Bush, attorno al 32% nell'indice di popolarità
  presso i suoi concittadini, non ha molto da invidiare, né da essere invidiato, rispetto a Romano Prodi. L'indebitamento cresce
  di un miliardo di dollari al giorno e aveva raggiunto,
  ieri, la non trascurabile cifra di 9 mila 175 miliardi di dollari. La immensa ricchezza nazionale che dovrebbe sgocciolare
  verso le categorie in basso, non scorre affatto a valle. L'Italia scandalizza
  il New York Times e
  l'ambasciatore Ronald Spogli con quell'11 per cento di cittadini che annaspano sotto il
  livello della povertà. Ma gli Usa sembrano tollerare benissimo di
  peggio, essendo la percentuale di americani
  ufficialmente in miseria superiore alla nostra, al 12,3 %. In passato fu
  più alta, ma poiché nel frattempo la popolazione è aumentata,
  il numero dei poveri è cresciuto e oggi sono
  36,5 milioni, record storico. Cresciuto è anche il numero di coloro che non hanno alcuna forma di assicurazione
  sanitaria, oggi a 47 milioni di persone, e devono ricorrere ai pronto
  soccorso degli ospedali o alla carità pubblica per qualsiasi malanno,
  dalla bronchite al cancro. Un fatto che aiuta a capire perché gli Stati Uniti
  siano al secondo posto tra le nazioni sviluppate per
  morti neonatali (dietro soltanto la Lettonia) e
  molto lontani, fortunatamente per noi, dall'Italia. Sono realtà
  deprimenti, soprattutto in una nazione che non batte ciglio a stanziare (bilancio 2008) 696 miliardi per la Difesa, ma pone due
  volte il veto presidenziale all'estensione della copertura sanitaria pubblica
  ai bambini perché costerebbe appena 36 miliardi. Rasmussen,
  una casa di ricerche demografiche attendibile, rivela che il 71% dei
  cittadini sentono che l'America "è sulla strada sbagliata",
  un record. Preoccupante sintomo di malaise, di funk, di depressione, questo dato. Coraggio,
  America, alza la testa e non dare ascolto ai giornali e ai sondaggi. Vittorio
  Zucconi |