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 La Repubblica
  10-11-2008 La scuola le proteste e la verità sulla
  riforma Mario Pirani Venezia agli albori del Novecento conobbe il primo sciopero generale spontaneo della sua storia. La manifestazione in piazza S. Marco indetta dai nascenti sindacati vide, però, una partecipazione preponderante di donne. La ragione di questa presenza, straordinaria e sorprendente per lŽepoca, risiedeva nel fatto che la protesta era scoppiata per un motivo davvero singolare: una puerpera era stata costretta a partorire, senza soccorso, sui gradini dellŽOspedale Maggiore, allŽaria aperta. Il fatto venne assunto a simbolo di qualcosa di molto più generale: lŽinsopportabilità dellŽassenza, al di fuori delle opere di carità cattoliche, di qualsiasi forma di pubblica assistenza. Il Welfare State era, infatti, al di là da venire. Questo lontanissimo episodio mi è venuto alla mente riflettendo sulla tumultuosa e massiccia protesta del mondo della scuola dilagata in questi giorni in tutta Italia in odio al decreto Gelmini. Eppure quel decreto, tradotto ora in legge, non conteneva minacce tanto dirompenti da giustificarne il crucifige, anche se su un punto ( il maestro unico alle elementari e le diminuzioni di insegnanti che ciò implica) meritava un ripensamento di fondo, di cui parleremo più avanti. LŽavversione al decreto, potenziata dalle prepotenti quanto sciocche minacce berlusconiane, si è invece caricata di ben altri significati (appunto come quel parto davanti allŽospedale) e ha dato alle manifestazioni studentesche motivazioni assai più ampie, pur se confuse, che spaziavano dalle elementari allŽUniversità. Comunque, tra tutte, la più forte, in parte giusta e in parte sbagliata, è stata quella contro tutti i tagli previsti (non dalla Gelmini ma dalla Finanziaria, approvata senza che nessuno fiatasse tre mesi orsono). Di tutto questo si è appropriata lŽopposizione e non è pensabile che facesse altrimenti. Che cosa rivelano le contestazioni contro il ministro la
  verità sulla riforma gelmini e le sue
  spine Nei cortei di questi giorni anche parole dŽordine
  vaghe Ma sul maestro unico le proposte del governo possono essere
  confutate I bambini e le mamme del Nord avranno risorse che saranno decurtate
  al Sud LŽavversione al decreto potenziata dalle prepotenti e sciocche minacce
  berlusconiane (SEGUE DALLA PRIMA P Assurdo, quindi, ogni biasimo sulla carenza di fair play
  riformista, dimostrata in questa contingenza da Walter Veltroni. Quel che per
  contro potrebbe essere rilevata criticamente è lŽassunzione, senza
  beneficio dŽinventario, della proteiforme nebulosa protestataria, rinunciando
  in partenza ad un intervento per darle uno sbocco razionale e positivo,
  interpretando il disagio reale della scuola, ancorché sotteso a slogan
  inconsistenti, studiando e scegliendo obiettivi possibili e immediati, quanto
  prospettando mete di riordino a più lungo termine. Così non
  è stato. Alcun ascolto ha trovato, inoltre, lŽappello di Giorgio
  Napolitano, pronunciato allŽapertura dellŽanno scolastico, perché si
  affrontassero con «senso della misura e realismo le
  questioni più spinose, compresi gli impegni finanziari... LŽItalia -
  specificava per maggior chiarezza il Capo dello Stato - nel suo stesso vitale
  interesse deve ridurre a zero nei prossimi anni il suo deficit pubblico...
  nessuna parte sociale e politica può sfuggire a questo imperativo ed
  esso comporta anche - inutile negarlo - un contenimento della spesa per la
  scuola... lŽobbiettivo non può prevalere su tutti gli altri e va
  formulato, punto per punto, con grande attenzione, in un clima di dialogo. Ma
  ciò non può risolversi nel rifiuto di ogni revisione necessaria
  a fini di risparmio». La risposta non poteva essere più deludente:
  Berlusconi ha inteso lŽinvito al confronto come un incentivo alla minaccia
  poliziesca, Veltroni ha preferito la deriva populista di facile presa ma
  scarsa prospettiva, ribadendo un No preclusivo a tutti i tagli e annunciando
  un discutibilissimo referendum anti-Gelmini,
  peraltro improponibile in materia finanziaria. Per contro era possibile
  avanzare contro proposte convincenti sia sul maestro unico e sugli sprechi,
  elencati voce per voce in un dossier di «TuttoscuolA»,
  lŽottima agenzia indipendente che su Internet monitorizza quotidianamente la
  vita scolastica. Il decreto Gelmini, peraltro, nel suo impianto
  globale si muoveva esplicitamente lungo il solco della correzione di rotta
  già impresso da Fioroni e Bastico, ministro
  e vice ministro del governo Prodi, per riportare un minimo dŽordine e di
  serietà negli studi. Lo prova la lettura degli otto articoli della
  legge che riguardano nellŽordine lŽintroduzione dellŽinsegnamento su
  «Cittadinanza e Costituzione», la conferma della revisione anti-bullismo
  dello Statuto degli studenti, messa a punto da Fioroni con la valutazione in
  pagella e in sede di scrutinio finale del comportamento, un tempo chiamato
  «condotta», la misura in decimi del voto, la necessità di conseguire
  almeno la media del 6 per la promozione e lŽammissione allŽesame di Stato,
  lŽobbligo per gli editori di adottare libri di testo validi per cinque anni,
  così da non costringere le famiglie a continui esborsi per inutili
  aggiornamenti, lŽabilitazione allŽinsegnamento nelle scuole elementari e dellŽinfanzia
  per chi abbia ottenuto la laurea in scienza della formazione primaria, infine
  una modifica delle norme di accesso alle scuole di specializzazione medica.
  Veniamo al contestato articolo sul maestro unico che, in realtà,
  sarebbe più giusto definire come una disposizione sul tempo-scuola,
  ridotto a 24 ore settimanali, come era fino al 1990. Qui incidono i tagli
  destinati a risparmiare su precari-supplenti. Ma, per un giudizio motivato,
  è utile ricordare cosa si proponeva la riforma della mitica ministra Falcucci, dc doc mai abbastanza
  rimpianta. Per ampliare il ventaglio di conoscenze già nellŽetà
  infantile e, ad un tempo, per consentire al più gran numero di madri
  di entrare nel mercato del lavoro, venne deciso di procedere gradualmente e
  attraverso sperimentazioni e verifiche a una modifica radicale, portando
  inizialmente lŽorario normale da  |