|     SULLA
  GIUSTIZIA E SUL SITEMA GIUDIZIARIO.     Indice: 
 - 1) La Stampa  6/7/2008 (6:43) - LA POLEMICA Magistrati,
  proclamata l'agitazione. Le toghe contro il governo, nel mirino la
  blocca-processi e i tagli delle risorse. Pdl all'attacco: sono faziosi e
  militanti. Lega Nord in pressing per il dialogo. 1   - 2) La Repubblica 5-7-2008
  Giustizia, toghe in agitazione "Vogliono distruggere il sistema".
  Protesta dell'Anm per le norme del governo sulla sospensione dei processi,
  intercettazioni, taglio di risorse e stipendi. "Ulteriore svilimento
  della funzione giudiziaria". L'Associazione: "Intervento
  peggiorativo senza precedenti". Calderoli: "Li
  incontrerò" Cicchitto: "Azione dai risvolti politici".
  Di Pietro: "Riflettano i commentatori prezzolati" 2   - 3) Il Corriere della Sera
  (5-7-2008) L'associazione nazionale dei magistrati decide lo stato di
  agitazione. Scatta
  la protesta dei giudici. Nel mirino la sospensione dei processi, le
  disposizioni sulle intercettazioni e il taglio di risorse e stipendi 3   
  
     ROMAI magistrati italiani, da stasera, entrano in stato di agitazione e si
  riservano l’adozione di altre misure per protestare contro gli interventi del
  Governo nel settore della giustizia. Tra queste la sospensione dei processi,
  le disposizioni sulle intercettazioni, il taglio delle risorse al settore
  giustizia e il taglio degli stipendi introdotto dall’art.69 del dl 112
  (cosiddetto decreto manovra). L’Anm ha, inoltre, convocato in seduta
  permanente il comitato direttivo centrale.
 Le toghe criticano, tra l’altro, la «drastica» riduzione delle risorse
  destinate alla giustizia con il taglio del 40% degli stanziamenti e il blocco
  delle assunzioni del personale amministrativo«. Per
  quanto riguarda il taglio delle retribuzioni introdotto dall’Art. 69 del
  decreto manovra si segnala come ciò costituisca «l’ulteriore
  svilimento della funzione giudiziaria».
 
 La reazione del Pdl
 Secondo Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia, «con
  le sue decisioni e le sue minacce, l’Anm si conferma una vera e propria curva
  militante, politicizzata e faziosa, più dedita a combattere una
  battaglia di parte che non a tutelare gli interessi di tutti i cittadini. Ma
  gli italiani hanno capito: e i sondaggi dimostrano che la credibilità
  della magistratura organizzata è giunta a livelli minimi». Sulla
  stessa linea Fabrizio Cicchitto: «È
  difficile non pensare che questa agitazione dei magistrati, decisa a
  maggioranza da tre correnti su quattro, non abbia risvolti politici», ragiona
  il presidente dei deputati del Pdl.
 
 La
  Lega spinge per il dialogo
 Su una diversa sponda la Lega. Bossi, da una manifestazione ad Arcore
  ribadisce che la Lega vuole il dialogo sulle riforme, anche se è
  pronta alla lotta. «C’è troppo bordello», ammonisce il Senatur, sottolineando che se si continua così il
  rischio è che Veltroni abbia ragione a prevedere una fine prematura
  del Governo. E a confermare la pervicace volontà di dialogo del
  Carroccio è anche Roberto Calderoli: «Chiederò
  un incontro all’Anm - fa sapere - per esporre le nostre ragioni e sentire le
  loro. Voglio il dialogo. Siamo tutti sulla stessa barca e rischiamo di fare
  la fine del Titanic».
 
 Di
  Pietro: scelte disastrose
 Quanto alle opposizioni, sia Pd che Idv respingono
  le accuse di faziosità politica rivolte ai magistrati dal Pdl. «Non è solo un diritto ma un dovere da parte
  dell’associazione dei magistrati - dice Antonio Di Pietro - segnalare per
  tempo le conseguenze disastrose e irrimediabili» delle scelte del governo.
 
  
       ROMA - Toghe in agitazione a oltranza. L'associazione nazionale magistrati ha deciso la linea
  dura contro gli interventi del governo nel settore della giustizia. Tra
  queste la sospensione dei processi, le disposizioni sulle intercettazioni, il
  taglio delle risorse al settore giustizia e il taglio degli stipendi
  introdotto dall'art.69 del dl 112 (cosiddetto decreto manovra). "Si va verso la distruzione del sistema giustizia" commenta il
  presidente dell'Anm Luca Palamara. "Agitazione
  dai risvolti politici", ribatte Fabrizio Cicchitto,
  presidente dei deputati del Pdl. Dura replica di Di Pietro: "Riflettano i soliti commentatori
  prezzolati prima di accusare l'Anm". Il leghista Castelli non chiude al
  dialogo: "Voglio capire le ragioni dei magistrati".
 Se l'articolo 69 (quello sulla riduzione delle retribuzioni) non sarà
  cancellato, i giudici sono pronti al blocco delle udienze e allo sciopero
  delle "supplenze", compiti che non spettano ai magistrati, ma che
  da loro vengono svolti in assenza di personale specializzato.
 
 Il parlamentino delle toghe, a maggioranza, ha deliberato "lo stato di
  agitazione, riservando l'adozione di ogni misura di protesta alla luce
  dell'evoluzione del quadro normativo" con la convocazione permanente del
  comitato direttivo centrale "per seguire costantemente gli sviluppi
  degli interventi sul sistema retributivo".
 Il documento è stato approvato a larga maggioranza dagli esponenti di Unicost, Magistratura democratica e Movimento per la
  giustizia. Magistratura indipendente, la corrente più moderata delle
  toghe, ha votato un suo documento anch'esso fortemente critico nei confronti
  della classe politica.
 Secondo l'Anm, "la generalizzata sospensione dei
  processi in corso per fatti puniti con pena inferiore ai 10 anni e commessi
  prima del giugno 2002, oltre a ledere i diritti delle parti lese e a creare
  ingiustificate disparità di trattamento, comporterà gravissime
  disfunzioni del processo penale. Inoltre - scrivono
  ancora i magistrati - le disposizioni contenute nel disegno di legge in
  materia di intercettazioni ridurrebbero drasticamente l'efficacia dell'azione
  di contrasto all'illegalità".
 
 Ma in particolare i magistrati criticano la
  "drastica" riduzione delle risorse destinate alla giustizia con il
  taglio del 40% degli stanziamenti e il blocco delle assunzioni del personale
  amministrativo". Per quanto riguarda il taglio delle retribuzioni
  introdotto dall'articolo 69 del decreto manovra si segnala come ciò
  costituisca "l'ulteriore svilimento della funzione giudiziaria e una
  penalizzazione dei più giovani".
 "Un intervento peggiorativo senza precedenti sulla struttura del
  trattamento retributivo dei magistrati", dice il documento dell'Anm. Un
  peggioramento che "indurrà la sostanziale paralisi del
  funzionamento del sistema e l'ulteriore svilimento della funzione
  giudiziaria".
 "La gravissima situazione di disfunzione degli uffici giudiziari e di
  disagio dei magistrati che vi lavorano impone un incisivo impegno di denuncia
  e di protesta: a questo scopo l'Anm delibera di adottare iniziative dirette a
  rappresentare all'opinione pubblica la grave situazione in cui versa la
  giurisdizione e a ribadire le proposte capaci di dare risposte ai bisogni di
  giustizia".
 Per il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, "i magistrati
  stanno semplicemente e doverosamente difendendo come ultima frontiera della
  democrazia italiana il diritto costituzionale di ogni cittadino di avere un
  giudice per far valere i provvedimenti". E a Fabrizio Cicchitto che parla di "risvolti politici"
  dell'agitazione, l'ex pm lancia un duro attacco: "Riflettano i soliti
  commentatori prezzolati prima di accusare l'Anm".
 
 Intanto la Lega sembra non voler abbandonare la linea della
  trattativa: "Questa settimana chiederò un incontro con i
  rappresentanti dell'Anm per comprendere e far comprendere le rispettive
  posizioni. Noi della Lega vogliamo trovare un filo
  di dialogo", dice Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione
  normativa. E per quanto riguarda la proposta
  dell'esponente del carroccio, ovvero il cosidetto
  'Lodo Calderoli' (eliminare il blocca-processi per
  sostituirlo con uno scudo di un anno per le alte cariche dello stato),
  "la nostra proposta - dice - intendo sottoporla in primis all'Anm,
  voglio far capire che siamo tutti sulla stessa barca. Per capirci, non è il caso che ognuno continui a suonare
  il suo strumento, altrimenti si rischia di fare la fine del Titanic".
 
 (5 luglio
  2008)
   
  
     ROMA - I magistrati italiani, da sabato sera, hanno deciso di entrare in
  stato di agitazione e si riservano l'adozione di altre misure per protestare
  contro gli interventi del Governo nel settore della giustizia. Tra queste la
  sospensione dei processi, le disposizioni sulle intercettazioni, il taglio
  delle risorse al settore giustizia e il taglio degli stipendi introdotto
  dall'art.69 del dl 112 (cosiddetto decreto manovra). L'Anm ha, inoltre,
  convocato in seduta permanente il comitato direttivo centrale.  I MOTIVI DELLA PROTESTA - L'Anm critica, tra l'altro, la «drastica»
  riduzione delle risorse destinate alla giustizia con il taglio del 40% degli
  stanziamenti e il blocco delle assunzioni del personale amministrativo«. Per quanto riguarda il taglio delle retribuzioni
  introdotto dall'Art. 69 del decreto manovra si segnala come ciò
  costituisca «l'ulteriore svilimento della funzione giudiziaria». In proposito
  si rileva come «la dichiarazione di esponenti dell'esecutivo di voler
  circoscrivere le conseguenze negative della norma, non fa venire meno la
  preoccupazione per l'ennesimo intervento di riduzione degli stipendi dei
  magistrati e la necessità di denuncia della complessiva situazione
  estremamente penalizzante per l'efficacia della giurisdizione e per la
  dignità del lavoro dei magistrati». Per questo l'Anm chiede che sia
  cancellata tale disposizione «e che sia prima di tutto ripristinato il
  normale trattamento economico dei magistrati». Infine l'Anm spiega che «la
  gravissima situazione di disfunzione degli uffici giudiziari e di disagio dei
  magistrati che vi lavorano impone un incisivo impegno di denuncia e di
  protesta: a questo scopo l'Anm delibera di adottare iniziative dirette a
  rappresentare all'opinione pubblica la grave situazione in cui versa la giurisdizione
  e a ribadire le proposte capaci di dare risposte ai bisogni di giustizia».  CRITICA ANCHE MAGISTRATURA INDIPENDENTE - Anche Magistratura
  Indipendente, la corrente più moderata delle toghe l'unica a non avere
  incarichi nella giunta dell'Anm, si è mostrata fortemente critica nei
  confronti della classe politica, prendendo atto che «ad oggi le questioni
  più direttamente rilevanti per interventi organici di riforma
  strutturale del sistema giudiziario sono rimaste sullo sfondo: i tagli
  prefigurati delle risorse «renderanno sostanzialmente impossibile - rileva la
  corrente più moderata delle toghe - la quotidiana amministrazione
  della giustizia impedendo la rapida trattazione dei processi».  CICCHITTO: «RISVOLTI POLITICI» - «E’ difficile non pensare che questa
  agitazione dei magistrati, decisa a maggioranza da tre correnti su quattro,
  non abbia risvolti politici» ha detto Fabrizio Cicchitto,
  presidente dei deputati del Popolo della libertà.  CALDEROLI: «INCONTRO CON L'ANM» - «Questa settimana
  chiederò un incontro con i rappresentanti dell'Anm per comprendere e
  far comprendere le rispettive posizioni. Noi della Lega vogliamo trovare un
  filo di dialogo» ha detto il ministro Roberto
  Calderoli commentando la scelta dell'associazione nazionale dei magistrati di
  proclamare lo stato di agitazione contro gli interventi del governo. Nessuno
  scontro, quindi? «Credo di non essere persona cui
  può essere imputato di non accettare lo scontro, se necessario. Ma
  prima di andare a scontrarmi - risponde l'esponente del Carroccio - voglio
  capire quali sono le posizioni». E la sua proposta, quella che ora chiamano
  "Lodo Calderoli" (eliminare il blocca-processi per sostituirlo con uno scudo di
  un anno per le alte cariche dello stato) è ancora in piedi? «La nostra proposta - replica - intendo sottoporla in
  primis all'Anm, voglio far capire che siamo tutti sulla stessa barca. Per
  capirci, non è il caso che ognuno continui a suonare il suo strumento,
  altrimenti si rischia di fare la fine del Titanic». 05 luglio 2008
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