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 Il Gazzettino
  (Padova) 1-8-2008 La Garanzie Nord Est (GNE) voleva diventare una banca a spese degli
  istituti di credito. Ultimata la prima tornata di interrogatori degli
  indagati della cooperativa che ha tentato di truffare la BCC . di Lino Lava. Una banca. In grado di finanziare grosse operazioni economiche sia in
  Italia, sia all'estero. A questo volevano mirare gli amministratori di
  "Garanzie Nord Est", la cooperativa per azioni al centro di uno
  scandalo finanziario che ha coinvolto anche la Banca di credito cooperativo
  dell'Alta Padovana. Insomma, un megaprogetto che prevedeva di ottenre finanziamenti milionari dagli istituti di credito
  senza uno straccio di garanzia. Sì, nei bilanci della cooperativa per
  azioni figuravano capitali per oltre cento milioni di euro. Ma erano cose
  inesistenti. I consuntivi erano completamente falsi. Il pubblico ministero
  Paolo Luca, che coordina il lavoro degli investigatori del Nucleo di polizia
  tributaria della Guardia di Finanza, ha finito una prima tornata di
  interrogatori. Ha sentito anche Giusepope De Luca,
  che secondo l'accusa era il "cervello" della presunta associazione
  per delinquere."Garanzia Collettiva Fidi,
  società cooperativa a responsabilità limitata, Fidicasa". Si chiamava così all'inizio. Era
  stata fondata con lo scopo di sostenere il finanziamento alle piccole imprese
  artigiane padovane. Insomma, una piccola società di garanzia fidi. In
  grado di poter aiutare il parrucchiere che doveva ristrutturare il negozio.
  Ma, alla fine 2004, i due maggiori indagati, Giuseppe De Luca e Giovanni
  Giordani, hanno trasformato la piccola cooperativa in una cooperativa per
  azioni "Garanzie Nord Est". Il fine? "Erogatrice di garanzie
  collettive dei fidi, di attività di controgaranzie eco-garanzie dei
  fidi e di tutti i servizi connessi, compreso il rilascio di garanzie reali e
  personali nei confronti della grande imprenditoria veneta, nazionale e estera
  con la disponibilità del Coordinamento nazionale associazione
  imprenditori". Il fiore all'occhiello era stata l'entrata nella
  società di Lorenzo Antonio Necci, ex
  presidente delle Ferrovie, manager dai forti agganci politico-economici.
  Insomma, tutto faceva pensare ad una società che voleva operare in
  grande stile. Ma il pubblico ministero Luca ipotizza esattamente l'opposto.
  Sostiene che "Garanzie Nord Est" si presentava con una facciata
  apparentemente regolare, ma di fatto era un
  contenitore vuoto. L'esposizione nei bilanci di un elevato potenziale
  patrimoniale economico e finanziario aveva il fine di poter agire nel settore
  del credito e del mercato finanziario nell'ambito del territorio nazionale e
  comunitario, così da accedere più facilmente al mondo
  creditizio bancario. Il patrimonio, però, era inesistente. E la vera
  finalità, sostiene l'accusa, era di ingannare banche italiane e estere
  e enti pubblici. In merito al primo finanziamento di 10 milioni di euro che
  la Banca di Credito Cooperativo dell'Alta padovana ha concesso alla
  cooperativa per azioni, il pubblico ministero Luca accusa il direttore Naurizio Loro di averlo concesso senza le garanzie reali.
  Quanto alla richiesta del secondo finanziamento, quello di 30 milioni non
  andato a buon fine, la società lo chiedeva sulla base di una garanzia
  di un imputato tedesco, che aveva esibito un deposito di 30 milioni di
  dollari alla Deutsche Bank.
  Ma la banca tedesca, il 28 novembre 2005, aveva inviato una mail all'istituto
  di credito dell'Alta Padovana per sconfessare la garanzia. La
  "Garanzie Nord Est" voleva realmente puntare in alto. Nel
  giugno 2006 si era offerta di garantire un finanziamento di 50 milioni di
  euro alla spagnola "Inversiones Refisa sl", di Lorenzo Macebo Sanz, allora presidente
  del Real Madrid. Ma l'affare non è andato in
  porto. La banca spagnola coinvolta voleva reali garanzie. E la cooperativa
  per azioni padovana non è stata in grado di fornirle. |