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Documento inserito il 26-12-2006


 

 

Da voceditalia.it (24-12-2006)

 

Banche: Patti Chiari?



Basilea 2: ennesimo rinvio, per un sistema che dice di voler essere trasparente solo a parole

Milano, 24 dic. - La direttiva europea 2006/48/CE denominata Basilea2 entra in vigore dal 1 gennaio 2007: tra i compiti prefissati ci sarebbe quello di imporre in ambito europeo (comunitario) parametri di valutazione del rischio, da parte delle banche nei confronti della clientela, più rigorosi rispetto agli attuali.
Per la prima volta le banche non solo saranno tenute a controllare il rischio collegato al finanziare realtà quali Parmalat o Finpart, ma dovranno altresì dimostrare di essere loro stesse adeguate internamente per esercitare l’attività di banca, in termini di supporti informatici, organizzazione, norme di governance e sistema di controllo del credito.

Un passo importante per eliminare quelle banche che non hanno capitali sufficienti per investire in innovazione interna e finanziare il sistema produttivo accollandosi rischi ragionevoli; quelle banche soprattutto medio piccole che vivono ancora di clientelismo, che prestano soldi per amicizia o parentela in luogo di sostenere lo sviluppo: e proprio per via di questi lacci e laccioli, si trovano ingessate, impossibilitate a sostenere la richiesta di credito.

I puristi sostengono che le banche dovrebbero fare principalmente il loro mestiere, non dovrebbero vendere assicurazioni nei loro sportelli, far giocare al lotto, o spingere i propri clienti ad accendere conti on-line ove fare operazioni in Borsa; le banche dovrebbero raccogliere il risparmio, pagandone l’interesse e prestare il suddetto risparmio alle imprese per lo sviluppo delle stesse e del paese.
La differenza dell’interesse tra quanto incassato dalle imprese e quanto pagato al cliente, dedotti i propri costi, dovrebbe essere il margine di utile della banca.
E’ più ragionevole sostenere che le banche possano proporre i prodotti migliori che riescono a ideare nell’interesse del cliente in ogni fase congiunturale, a patto che la propria attività di banca tradizionale per il sostegno dello sviluppo delle imprese e del Paese, venga effettuato in via prioritaria e con maggior impegno.

Ci sono banche che da anni, realizzano la maggior parte di utili di esercizio con operazioni cosiddette di "finanza straordinaria": scorporano attività, le vendono realizzando plusvalenze, per poi fondersi nuovamente con parti delle attività scorporate denominate in modo differente.
Altre hanno realizzato utili consigliando ai propri clienti, una prima volta la sottoscrizione di titoli di Stato, quindi Certificati di Deposito dell’Istituto stesso, ed infine fondi comuni di investimento gestiti dalla propria SGR (Società di Gestione del Risparmio), movimentando depositi amministrati, e vendendo in realtà il medesimo “rischio” per il cliente, cambiando confezione e facendosi pagare la propria attività tre volte in termini di commissioni.

La Banca d’Italia con una nota inviata a tutte le banche il 23 ottobre chiede alle banche di avvalersi dell’opzione, prevista dalla direttiva sopraccitata, di adottare il sistema di calcolo previsto dalla direttiva a partire dal 1 gennaio 2008, ossia facendo slittare di un anno l’applicazione della direttiva.
Ma come? La Banca d’Italia dovrebbe essere la prima a consigliare l’adozione di criteri di maggior trasparenza, criteri di valutazione rigidi per le banche al fine di tutelare l’intero sistema economico ed invece “invita le banche a formalizzare la richiesta di rinvio”.

Nella direttiva europea è prevista la facoltà di rinvio, e poiché ovviamente il nuovo sistema risulta penalizzante rispetto al vecchio, per una serie di vincoli di nuova introduzione, la Banca d’Italia suggerisce di rimandare l’adozione dei nuovi criteri, al termine ultimo del 1° gennaio 2008, che dovrà essere adottato da tutte le banche comunitarie.
In pratica, per non penalizzare i primi della classe rispetto ai ritardatari e per concedere tempo utile a quelle banche che malgrado i continui solleciti non si sono attrezzate, si parte tutti insieme tra un anno.

L’atteggiamento sembra simile a quello adottato dal maestro di scuola che avendo un pugno di asini in aula, fa perdere un anno a tutta la classe per attendere l’omogeneizzazione dei cerebri.

Una banca che già ora, applicando i parametri di Basilea2 non fosse in grado di effettuare l’attività di credito senza un robusto aumento di capitale, unito ad un radicale intervento all’organizzazione con ricadute sul conto economico, come potrà nel corso del 2007 serenamente assistere i propri clienti, assumersi i rischi per lo sviluppo del territorio dove ha le filiali? Sarà concentrata a cercare di sopravvivere, a cercare alleanze, a diminuire i rischi di credito, sarà attenta più alle proprie esigenze che a quelle delle imprese e dei propri clienti, e se non è riuscita ad adeguarsi sino ad ora, potrebbe non è essere per motivi di volontà.

Ma quante sono queste banche? Quali sono le banche che se partissero con il nuovo sistema di controllo sarebbero irregolari? Quali sono le banche che per loro incapacità non sono ancora riuscite ad adeguarsi alle regole internazionali? Devono essere numerose se la Banca d’Italia consiglia il rinvio dell’adozione della direttiva: perché non pubblicare l’elenco degli ultimi della classe? Consentirebbe ai clienti di conoscere la serietà del proprio istituto, e le priorità riguardo le attività del 2007: in fondo, a questi signori affidano una cosa banale ma importante, i propri risparmi e la fiducia per il sostegno della propria impresa.

La speranza è che Banca d’Italia in questo 2007 imponga l’adeguamento, in tempi rapidi e con interventi strutturali: solleciti le aggregazioni necessarie per stabilizzare il capitale, riducendo sprechi.
La speranza è che si capisca che un certo feudalesimo premiante per il banchiere della contea, che veicola un voto qualificato - e non solo quello - in molteplici ambiti, è tramontato con l’avvento della BCE (Banca Centrale Europea) e delle regole comunitarie.
La speranza è che si faccia pulizia in un sistema che se vuole essere competitivo con le medesime regole in un´Europa con moneta unica e con parametri unici di controllo, per sopravvivere deve puntare all’eccellenza e non agli esami di recupero, peraltro suggeriti dal Preside.

diablodelicado
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