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DOSSIER “ISRAELE-PALESTINA. Se scoppia l’intelligenza”

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ARCHIVIO GENERALE  DEL DOSSIER  

TUTTI I DOSSIER


top          ARTICOLI DEL  10 e 11 febbraio 2008      #TOP


 


Report "Israele/Palestina"

 

"Una frangia di imbecilli ma la nostra critica resta" ( da "Stampa, La" del 10-02-2008)

Abstract: caso Israele" con riferimento alla Fiera del Libro, prende le distanze dalle scritte antisemite comparse sui muri del Lingotto ma difende in maniera altrettanto netta la sua posizione. Di più: "La condanna è scontata, ma non vorrei nemmeno che questo episodio fosse strumentalizzato per mettere il silenziatore a tutta la vicenda"

Afghani, sauditi, iracheni, ceceni A Gaza una legione straniera jihadista ( da "Unita, L'" del 10-02-2008)

Abstract: spirito patriottico di partecipare alla lotta contro il nemico israeliano". Ma dalla breccia di Rafah non sono passati solo tremila jihadisti ma anche armi. Tante. Si trattata, sottolinea il rapporto dei servizi dell'Anp (ma una conferma in proposito viene anche dall'intelligence di Tel Aviv), di armamenti sofisticati come razzi a lunga gittata, sistemi antiaereo e sistemi anticarro.

ALLA BERLINALE TRA EBREI E PALESTINESI C'È DI MEZZO IL GIARDINO DEI LIMONI ( da "Unita, L'" del 10-02-2008)

Abstract: una vedova palestinese che possiede un giardino di limoni al confine con il territorio israeliano. Quando un ministro del governo israeliano si fa costruire una villa proprio ai confini con quel giardino, le autorità militari decidono prima di recintarlo e farlo sorvegliare, quindi di estirpare tutti i limoni per il timore che vi si possa nascondere qualche cecchino.

SALEEM ABBOUD ASHKAR <Io, palestinese che batto sul tasto dell'integrazione> pag.1 ( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2008)

Abstract: Come si sente ora che i rapporti fra Israele e Palestina sono ulteriormente degenerati? "Israele è ricca di musica araba, le scuole si Nazareth hanno insegnanti israeliani. La mia vita rispecchia questa situazione e dimostra che vi potrebbero essere possibilità di integrazione e di arricchimento.

SALEEM ABBOUD ASHKAR <Io, palestinese che batto sul tasto dell'integrazione> ( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2008)

Abstract: la città diventò parte dello Stato di Israele" scrive il pianista e direttore Daniel Barenboim nel suo recente volume ormai bestseller La musica sveglia il tempo (Feltrinelli). E proprio Barenboim, che da gennaio è l'unico israeliano al mondo ad avere anche un passaporto palestinese, ha lasciato una traccia indelebile in questo ragazzo che da sette anni vive a Berlino,

Oggi invece nemmeno le minacce di distruzione nucleare lanciate dall'Iran contro Israele sem ( da "Messaggero, Il" del 10-02-2008)

Abstract: Di AURELIO LEPRE Oggi invece nemmeno le minacce di distruzione nucleare lanciate dall'Iran contro Israele sembrano scuotere più di tanto quella parte, per fortuna nettamente minoritaria, della cultura o subcultura di sinistra che attribuisce la crescita dell'odierno antisemitismo alla politica d'Israele. Qual è l'origine storica di questo atteggiamento?

"Semi di pace. Un dialogo tra israeliani e palestinesi": speranza contro la guerra ( da "Liberazione" del 10-02-2008)

Abstract: ebreo israeliano, un'associazione che raccoglie parenti di vittime del conflitto di una parte e dell'altra, le due giovani Majd Jammal, palestinese, e Yarden Ur, ebrea israeliana, che hanno preso parte al progetto "Fiori di pace", Kamal Abu Younis, palestinese, e Orit Kaufman, ebrea israeliana dell'associazione Hand in Hand,

"Semi di pace. Un dialogo tra israeliani e palestinesi" è il progetto di educazione alla pace promosso dalla rivista "Confronti" e giunto alla decima edizione. Da oggi sarà in Ital ( da "Liberazione" del 10-02-2008)

Abstract: ebreo israeliano, un'associazione che raccoglie parenti di vittime del conflitto di una parte e dell'altra, le due giovani Majd Jammal, palestinese, e Yarden Ur, ebrea israeliana, che hanno preso parte al progetto "Fiori di pace", Kamal Abu Younis, palestinese, e Orit Kaufman, ebrea israeliana dell'associazione Hand in Hand,

Sderot, caduti cento razzi Raid su Gaza ( da "Corriere della Sera" del 10-02-2008)

Abstract: caduti cento razzi Raid su Gaza TEL AVIV - Gli ultimi due feriti gravi, due fratelli di 8 e 19 anni, risalgono a ieri sera (sopra, i soccorsi); il numero di razzi lanciati da Gaza sulla città israeliana di Sderot, nel Neghev, ha oltrepassato così i 100 da inizio settimana. La risposta di Israele è stata pronta: in tarda serata un raid aereo sulla.

LA DIFESA DI ISRAELE E L'INGRESSO NELLA NATO ( da "Corriere della Sera" del 10-02-2008)

Abstract: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano LA DIFESA DI ISRAELE E L'INGRESSO NELLA NATO è stato più volte proposto, in questi ultimi tempi, l'ingresso di Israele nella Nato per dare un messaggio chiaro a chi ne vorrebbe la distruzione (Siria, Iran). Se Israele venisse attaccato, gli Usa e l'Ue dovrebbero intervenire ugualmente, anche se non c'è nessun trattato che li obbliga,

Israele-Palestina: un po' d'ottimismo ( da "Manifesto, Il" del 11-02-2008)

Abstract: un villaggio arabo di Israele, per celebrare l'atto fondativo di un organismo che già funziona da oltre un anno e cerca di dare una nuova dimensione al dialogo di sinistra in Israele. Alcuni veterani di Ta'ayush, che fu uno dei pochi gruppi seri e radicali contro l'occupazione israeliana negli anni della seconda intifada, ha avvertito che l'iniziativa era importante però limitata.

Che cosa pensano gli imam di Torino delle scritte contro il Salone del Libro e Israele sui muri del ( da "Stampa, La" del 11-02-2008)

Abstract: ammette di aver sentito alcuni fedeli discutere della scelta di invitare Israele come ospite d'onore ma minimizza perché "sono ben altre le preoccupazioni dei fedeli che il venerdì affollano la nostra moschea". L'U.M.I. non ha ancora un suo rappresentante nella Consulta per l'Islam italiano ma, con i suoi 45 centri a livello nazionale, svolge un ruolo sempre maggiore.

Sciopero sceneggiatori, trovato accordo con le Majors ( da "Quotidiano.net" del 11-02-2008)

Abstract: Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio, è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei d'accordo?Sul selciato della piazza di Pesaro la prima pagina del Carlino del '38 sulle leggi razziali: secondo te va rimossa?

Gaza sotto assedio rischia di diventare una nuova Somalia ( da "Unita, L'" del 11-02-2008)

Abstract: Compreso Israele? "Direi a cominciare da Israele. Occorre prendere atto che la tattica utilizzata da Israele a Gaza non ha funzionato. Il blocco e le sanzioni hanno aggravato ulteriormente le condizioni di vita della popolazione civile senza aver indebolito Hamas.

A complicare il quadro ora ci sono le tensioni tra Israele ed Egitto Mubarak resta il perno di una possibile pace ( da "Unita, L'" del 11-02-2008)

Abstract: Stai consultando l'edizione del "A complicare il quadro ora ci sono le tensioni tra Israele ed Egitto Mubarak resta il perno di una possibile pace".

"gli estremisti non vinceranno librolandia vuole il confronto" - massimo novelli ( da "Repubblica, La" del 11-02-2008)

Abstract: invito a Israele è stata una scelta culturale e non politica Non ci sarà nessuna censura o divieto MASSIMO NOVELLI Una cultura per la pace, uno scambio di opinioni. Non odio o fatwa. è con questo intento che stasera (alle 21) al centro italo-arabo Dar Al Hikma di via Fiocchetto 15, a pochi passi dalla multietnica Porta Palazzo,

La musica unisce israele e palestina - luigi di fronzo ( da "Repubblica, La" del 11-02-2008)

Abstract: Milano IL CONCERTO In Conservatorio il violinista Nikolaj Znaider e il pianista Saleem Abboud Ashkar La musica unisce Israele e Palestina LUIGI DI FRONZO Il primo a spianare la strada al matrimonio artistico fra palestinesi e israeliani, nel 2002, è stato Daniel Barenboim con la nascita della West-Eastern Divan Orchestra che raccoglie tanti giovani strumentisti del Medio Oriente.

Israele e palestinesi, guerra dei censimenti - alberto stabile ( da "Repubblica, La" del 11-02-2008)

Abstract: Israele e palestinesi, guerra dei censimenti Arabi cresciuti del 30%: "Vi sorpassiamo". Gerusalemme: "è falso" Per Gerusalemme quei numeri sono "privi di fondamento". Ed è ancora scontro La differenza si è ridotta ad appena 200mila unità. I dati raccolti da duemila volontari ALBERTO STABILE dal nostro corrispondente GERUSALEMME -

I giochi della diplomazia e lo sport "si sporca" di politica - emanuela audisio ( da "Repubblica, La" del 11-02-2008)

Abstract: rifiutò di combattere contro un israeliano, Ehud Vaks: "Sono solidale con i palestinesi". Il presidente della federazione iraniana di judo promise di ricompensare il gran rifiuto con 94 mila euro. Meglio calpestare lo sport, che l'ideologia politica. Sempre ad Atene il comitato olimpico Usa consigliò ai suoi atleti di diventare invisibili.

<Tre incidenti allarmanti Da voi c'è un asse del male> ( da "Corriere della Sera" del 11-02-2008)

Abstract: Tanto che vertici del mondo ebraico si incontreranno oggi a Washington per formulare una risposta ufficiale e unitaria al Papa. Esprimendo la totale Anti Israele Una delle scritte comparse sui muri del Lingotto di Torino, che a maggio accoglierà la Fiera del libro: sarà proprio Israele il Paese ospite di questa edizione.

I grandi crimini commessi in nome di una bandiera di ALBERTO MELLONI M ontesquieu ( da "Corriere della Sera" del 11-02-2008)

Abstract: psicanalitiche al conflitto israelo-palestinese di un Saramago. Sémelin si concentra dapprima sull'innesco: cioè sull'auto-vittimizzazione che porta persone apparentemente normali a diventare gli assassini del prossimo, nella convinzione - generata politicamente, culturalmente o teologicamente - che l'altro sta finendo di tramare con lo stesso fine.

Rabbia in Israele: <Uccidete i capi di Hamas> ( da "Giornale.it, Il" del 11-02-2008)

Abstract: Israele: "Uccidete i capi di Hamas" di Gian Micalessin - lunedì 11 febbraio 2008, 07:00 Colpire Hamas, liquidarne i capi, restituire a Israele la certezza di saper impartire lezioni esemplari. Il premier Ehud Olmert ora deve agire in fretta, scegliere tra una rischiosa occupazione della Striscia e una serie di assassinii mirati simili a quelli che nel 2004 decapitarono la dirigenza

Rapinano coetaneo a Bari fermati tre minorenni ( da "Quotidiano.net" del 11-02-2008)

Abstract: Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio, è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei d'accordo?Sul selciato della piazza di Pesaro la prima pagina del Carlino del '38 sulle leggi razziali: secondo te va rimossa?

Black list Si indaga su un sito Usa ( da "Tempo, Il" del 11-02-2008)

Abstract: economia e della comunicazione potrebbe essere stato utilizzato come fonte per la pubblicazione di una lista di professori, in maggioranza ebrei, apparsa e poi cancellata dal sito "Il Cannocchiale". Lo sostiene Ronen Solomon, un israeliano specializzatosi nella ricerca di materiale di interesse giornalistico attraverso la analisi delle informazioni via internet.

GERUSALEMME L'ira in Israele ha registrato un forte ( da "Tempo, Il" del 11-02-2008)

Abstract: Stampa GERUSALEMME L'ira in Israele ha registrato un forte ... GERUSALEMME L'ira in Israele ha registrato un forte aumento dopo un fine settimana che ha visto cadere su Sderot e dintorni una quarantina di razzi lanciati da gruppi armati palestinesi a Gaza: l'esplosione di uno di essi ha gravemente ferito due persone, a una delle quali,

Muratore ucciso a fucilate davanti al garage di casa ( da "Quotidiano.net" del 11-02-2008)

Abstract: Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio, è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei d'accordo? LA FOTO DEL GIORNO Nuovo romanticismo La dichiarazione d'amore più bella? Tre donne su cinque non hanno dubbi: l'hanno ricevuta in macchina.

Grillo: "Elezioni anticostituzionali" ( da "Quotidiano.net" del 11-02-2008)

Abstract: Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio, è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei d'accordo? LA FOTO DEL GIORNO Gerusalemme sotto la neve La prima vera nevicata dell'anno ha colto impreparata Gerusalemme.

"Resistere" alla pace ( da "Opinione, L'" del 11-02-2008)

Abstract: operazioni di resistenza" contro Israele e il governo libanese. Il Middle East Media Research Institute ha tradotto una serie di articoli, scritti tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, tratti dal quotidiano di regime "Tashreen" e dal sito Syria-news.com, in cui si esalta la destabilizzazione e si denunciano complotti.


Articoli

"Una frangia di imbecilli ma la nostra critica resta" (sezione: Israele/Palestina)

( da "Stampa, La" del 10-02-2008)

 

Vincenzo Chieppa "Una frangia di imbecilli ma la nostra critica resta" [FIRMA]ALESSANDRO MONDO "Non condivido il merito di quelle scritte. Le ascrivo a una piccola frangia di imbecilli, evidentemente non si rendono conto di quanto una bravata del genere sia controproducente per la battaglia del popolo palestinese". Parola di Vincenzo Chieppa. Il segretario provinciale dei Comunisti italiani, il primo a sollevare il "caso Israele" con riferimento alla Fiera del Libro, prende le distanze dalle scritte antisemite comparse sui muri del Lingotto ma difende in maniera altrettanto netta la sua posizione. Di più: "La condanna è scontata, ma non vorrei nemmeno che questo episodio fosse strumentalizzato per mettere il silenziatore a tutta la vicenda". Quale vicenda? "Da decenni è in atto l'occupazione militare della Palestina da parte dell'esercito israeliano: questo è un fatto. Come è innegabile che ogni giorno vengono calpestati i diritti umani di un intero popolo. Guai se la bravata di qualche scalmanato dovesse impedirci di porre il problema in tutta la sua attualità". Rimpianti, manco a parlarne. "Ci mancherebbe - replica Chieppa -. Non ho mai chiesto di boicottare la Fiera, come ha detto qualcuno in maniera strumentale, ma di assicurare pari dignità anche per gli scrittori palestinesi. È una posizione di cui non mi vergogno. Anzi, la rivendico tuttora". Adesso, però, la polemica innescata da questa e altre prese di posizione si è trasferita sui muri della città. Un brutto segnale per Torino, che spinge il segretario del Pdci a prendere le distanze: "È presumibile che il dibattito delle ultime settimane abbia riportato l'attenzione su quel che sta accadendo dall'altra parte del mondo. Ripeto: condanno fermamente quelle scritte, a patto che non diventino un alibi per stendere il velo su quel che accade in Palestina. Lo sdegno non deve essere a senso unico".

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Afghani, sauditi, iracheni, ceceni A Gaza una legione straniera jihadista (sezione: Israele/Palestina)

( da "Unita, L'" del 10-02-2008)

 

Stai consultando l'edizione del Afghani, sauditi, iracheni, ceceni A Gaza una legione straniera jihadista di Umberto De Giovannangeli SI SONO FORMATI nella "trincea" irachena. Molti provengono dall'Arabia Saudita, altri dai campi profughi del Libano (via Siria), altri ancora sono arrivati in Medio Oriente dalla lontana Cecenia e dall'Afghanistan. Tra di loro vi sono diversi emissari di Al Qaeda, il network terrorista di Osama Bin Laden. Hanno sfruttato la breccia aperta nel muro di confine egiziano per penetrare nella Striscia. Almeno in tremila, solo nelle ultime due settimane. È la "legione straniera" del Jihad in Palestina. A denunciarlo è un rapporto top secret dei servizi di sicurezza palestinesi fedeli al presidente dell'Anp Abu Mazen e al primo ministro Salam Fayyad. L'Unità ha potuto prendere visione del rapporto. La legione straniera è composta totalmente, rileva il rapporto, da "combattenti di religione musulmana, anche se non tutti provengono da Paesi arabi". Molti sarebbero giovani egiziani, mentre non c'è conferma che vi siano pure guerriglieri iraniani o miliziani legati ad Hezbollah. Questa "legione straniera", secondo fonti vicine ad Hamas, "è composta esclusivamente da volontari giunti a Gaza per il solo spirito patriottico di partecipare alla lotta contro il nemico israeliano". Ma dalla breccia di Rafah non sono passati solo tremila jihadisti ma anche armi. Tante. Si trattata, sottolinea il rapporto dei servizi dell'Anp (ma una conferma in proposito viene anche dall'intelligence di Tel Aviv), di armamenti sofisticati come razzi a lunga gittata, sistemi antiaereo e sistemi anticarro. "Siamo riusciti a far entrare razzi del tipo di quelli utilizzati da Hezbollah per distruggere i carri israeliani durante la guerra in Libano", conferma uno dei comandanti delle brigate Al Quds, il braccio armato della Jihad islamica palestinese. E tra i razzi in possesso della "legione straniera" jihadista ci sono anche quelli a lunga gittata Zelzal-2 di fabbricazione iraniana. In un precedente rapporto, era stato denunciato il pericolo che istruttori militari provenienti da Siria e Iran potessero, attraverso i tunnel scavati sotto il confine - ne esistono oltre 200, uno dei quali è lungo oltre 3,5 chilometri - entrare a Gaza per addestrare le milizie palestinesi. Quel pericolo è ora realtà: oggi - sottolinea il documento di cui l'Unità è entrata in possesso - nella Striscia agiscano istruttori iraniani che dipendono dalla Forza al-Quds (corpo speciale dei Pasdaran). I servizi fedeli ad Abu Mazen denunciano le responsabilità di Hamas: da quando, nel giugno scorso, il movimento islamico ha assunto il pieno controllo di Gaza, "ha trasformato la Striscia in un centro per il Jihad globale". Sempre secondo il rapporto top secret, a Gaza stanno gradualmente passando dalla clandestinità alla luce del sole diversi gruppi che si richiamano alla ideologia di Al Qaeda. Finora nessun gruppo armato ha ufficialmente riconosciuto di aver accolto fra le proprie fila miliziani stranieri: "Noi non abbiamo accettato nessun volontario forestiero perché per la nostra lotta bastano i palestinesi", afferma un portavoce delle brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas. Il movimento tuttavia non soltanto vanta solidi legami economici al di fuori del territorio palestinese (come con Siria e Iran), ma prende il suo nome proprio da uno straniero, lo sceicco egiziano Ezzedin al Qassam, che negli Anni Trenta venne in Palestina a combattere gli inglesi e gli ebrei. Prima di allora Al Qassam (cui sono dedicati anche i razzi sparati ogni giorno dalla Striscia di Gaza verso Israele) aveva contribuito a finanziare il tentativo di guerra santa contro gli italiani entrati in Libia (1911). La storia dei movimenti armati palestinesi del resto è ricchissima di stranieri arruolati, e talvolta non si è trattato né di arabi e né di musulmani: Kozo Okamoto, terrorista giapponese membro del cosiddetto "esercito rosso", entrato a far parte del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) fu responsabile della strage compiuta il 30 maggio 1972 all'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv insieme a due suoi connazionali. Okamoto fu l'unico a sopravvivere, e scontò oltre dieci anni in un carcere israeliano prima di essere liberato in uno scambio di prigionieri. Due anni prima invece un nicaraguese, Patrick Arguello, aveva partecipato insieme alla palestinese Leila Khaled e sempre sotto le insegne dell'Fplp, al dirottamento di un aereo di linea della El Al, la compagnia di bandiera israeliana, rimanendo poi ucciso. La storia sembra ora ripetersi, gettando foschi presagi sul futuro in Israele e Palestina. Per Gerusalemme ha rappresentato uno sviluppo strategico allarmante l'abbattimento, il 23 gennaio, del muro di separazione fra Gaza ed Egitto da parte di Hamas. Da allora - secondo l'intelligence dello Stato ebraico - palestinesi armati sono sciamati nel Sinai per compiere attentati, mentre nella Striscia hanno fatto ingresso quantità di armi moderne e consiglieri militari di varia estrazione. Le tecniche di combattimento delle milizie palestinesi sono sempre più simili a quelle degli Hezbollah e forgiate da consiglieri iraniani. L'altro campanello d'allarme è scattato il 4 febbraio quando, dopo un anno di tregua, kamikaze palestinesi sono entrati in azione in un centro commerciale di Dimona, nel sud di Israele. Quell'attentato (tre morti, i due terroristi palestinesi e una donna israeliana, 15 i civili feriti) è stato portato a termine dalle brigate Ezzedin al Qassam, o meglio, da una delle sue cellule inquadrate nella "legione straniera" jihadista. Ma quell'attentato - rivela il rapporto dei servizi palestinesi - rappresenta un salto di qualità nell'azione terroristica non perché ha avuto come obiettivo dei civili, ma per la località scelta: Dimona, la città del Neghev dove Israele custodisce i segreti nucleari. Il messaggio è chiaro: la "legione straniera" punta alla "madre di ogni attentato": una Shoah nucleare.

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ALLA BERLINALE TRA EBREI E PALESTINESI C'È DI MEZZO IL GIARDINO DEI LIMONI (sezione: Israele/Palestina)

( da "Unita, L'" del 10-02-2008)

 

Stai consultando l'edizione del ALLA BERLINALE TRA EBREI E PALESTINESI C'È DI MEZZO "IL GIARDINO DEI LIMONI" Alla Berlinale l'attualità politica emerge in una pellicola della sezione Panorama. E ci mette davanti agli occhi, con uno stile sobrio ma accorato, tutte le durezze della vita quotidiana nel Medio Oriente. In Lemon Tree, che in Italia uscirà col titolo Il giardino dei limoni, il regista israeliano Eran Riklis scrive un nuovo capitolo sui rapporti tra israeliani e palestinesi partendo da una prospettiva tutta al femminile. La protagonista è Salma (Hiam Abbass), una vedova palestinese che possiede un giardino di limoni al confine con il territorio israeliano. Quando un ministro del governo israeliano si fa costruire una villa proprio ai confini con quel giardino, le autorità militari decidono prima di recintarlo e farlo sorvegliare, quindi di estirpare tutti i limoni per il timore che vi si possa nascondere qualche cecchino. L'orgogliosa Salma non si accontenta del misero risarcimento promesso da Gerusalemme e inizia una disperata battaglia legale che porta il caso fino alla Corte Suprema. Anche i giornali si interessano della faccenda e scrivono della "guerra dei limoni" che contrappone palestinesi e israeliani. La pellicola rende con efficacia il pesante clima psicologico di sospetto reciproco e di continua paura per possibili attentati. Alla fine è un'altra donna, la moglie del ministro, l'unico personaggio che si interessa seriamente del dramma della vicina cercando di superare il confine storico-politico oltre che fisico.Gherardo Ugolini.

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SALEEM ABBOUD ASHKAR <Io, palestinese che batto sul tasto dell'integrazione> pag.1 (sezione: Israele/Palestina)

( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2008)

 

SALEEM ABBOUD ASHKAR "Io, palestinese che batto sul tasto dell'integrazione" di Piera Anna Franini - domenica 10 febbraio 2008, 07:00 Cosa rappresenta per lei, Barenboim? "Ho incontrato persone che sono state determinanti per la mia carriera, a partire da Riccardo Muti con cui ho suonato a Milano e a Vienna. Anche a Zubin Mehta devo molto. Barenboim, tuttavia, è stato quasi un padre, mi ha dato lezioni, mi ha invitato a seguire le sue prove, mi ha sempre sostenuto". Se non fosse nato a Nazareth, la sua carriera sarebbe stata diversa. Ci pensa talvolta? "Forse troppo. Mi spiace non aver ricevuto subito un certo tipo di educazione musicale, poi guardo all'aspetto positivo: all'interesse che suscita la mia storia umana". Come si sente ora che i rapporti fra Israele e Palestina sono ulteriormente degenerati? "Israele è ricca di musica araba, le scuole si Nazareth hanno insegnanti israeliani. La mia vita rispecchia questa situazione e dimostra che vi potrebbero essere possibilità di integrazione e di arricchimento. Purtroppo Israele sembra non voler percorrere la giusta via, non c'è un solo uomo del governo che sarei disposto a votare. Ciò non toglie che tanti miei amici siano israeliani".

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SALEEM ABBOUD ASHKAR <Io, palestinese che batto sul tasto dell'integrazione> (sezione: Israele/Palestina)

( da "Giornale.it, Il" del 10-02-2008)

 

SALEEM ABBOUD ASHKAR "Io, palestinese che batto sul tasto dell'integrazione" di Piera Anna Franini - domenica 10 febbraio 2008, 07:00 La musica ha impresso una svolta alla sua vita. È il palestinese Saleem Abboud Ashkar, classe 1976, di Nazareth. Pianista che domani (ore 21), in Conservatorio, suona per le Serate Musicali in coppia con il violinista Nikolaj Znaider. "Nikolaj è un eccezionale violinista ma soprattutto un amico, c'è una sintonia musicale perfetta. Suoniamo assieme dall'estate 2006 e stiamo pianificando una serie di concerti", spiega Ashkar quasi imbarazzato per l'attenzione catalizzata dalla sua figura: artistica e umana. "La sua famiglia fu di quelle che decisero di non andarsene quando, nel 1948, la città diventò parte dello Stato di Israele" scrive il pianista e direttore Daniel Barenboim nel suo recente volume ormai bestseller La musica sveglia il tempo (Feltrinelli). E proprio Barenboim, che da gennaio è l'unico israeliano al mondo ad avere anche un passaporto palestinese, ha lasciato una traccia indelebile in questo ragazzo che da sette anni vive a Berlino, nella stessa città di Barenboim. Strano percorso quello di Ashkar che iniziò a studiare su un pianoforte che il padre aveva barattato con un vecchio furgoncino, apprese i primi rudimenti uno zio libanese e il primo concerto cui assistette era il suo. E poi? "Studiai a Haifa e poi a 13 anni andai a Londra, ma dopo nove mesi decisi di rientrare, non riuscivo a stare lontano da casa". Così optò per l'Accademia di Gerusalemme. "Questa decisione non mi lasciava del tutto soddisfatto, ma era l'unica possibilità che avevo a disposizione. Era un buon compromesso". Studiare in scuole israeliane cosa ha significato per la sua identità palestinese? "È stato un lungo processo. All'inizio vivevo questa scelta in modo conflittuale. Poi ho iniziato a trovare delle risposte che hanno ristrutturato la mia personalità: sento di essere nato due volte". Torna a Nazareth talvolta? "Almeno due volte all'anno, insegno e tengo concerti. Anzi, la casa dei miei genitori si è trasformata in una stazione dove sostano persone che seguono i corsi miei e di mio fratello, violinista. Ormai papà è un ingegnere prestato alla musica".

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Oggi invece nemmeno le minacce di distruzione nucleare lanciate dall'Iran contro Israele sem (sezione: Israele/Palestina)

( da "Messaggero, Il" del 10-02-2008)

 

Di AURELIO LEPRE Oggi invece nemmeno le minacce di distruzione nucleare lanciate dall'Iran contro Israele sembrano scuotere più di tanto quella parte, per fortuna nettamente minoritaria, della cultura o subcultura di sinistra che attribuisce la crescita dell'odierno antisemitismo alla politica d'Israele. Qual è l'origine storica di questo atteggiamento? Se per l'estrema destra si potrebbe risalire a ideologi nazisti o, in misura molto minore, fascisti, per l'estrema sinistra il collegamento dovrebbe essere stabilito con un certo antimperialismo del XX secolo, che non è servito a capire le vicende di quel secolo e può servire ancor meno a comprendere quelle del XXI. Con un'importante differenza: l'antisemitismo ma in questo caso sarebbe forse più corretto dire antiebraismo s'inserisce in un più generale antioccidentalismo. Non a caso l'invettiva contro Israele si accompagna quasi sempre a quella contro Bush o contro i "crimini" che il cristianesimo - e soltanto questa religione - avrebbe commesso nel corso dei secoli, dalle crociate (che comunque, anche se qualcuno se ne dimentica, vennero molto dopo l'invasione della Spagna e della Sicilia da parte degli arabi) alla colonizzazione dell'America. È questo l'aspetto nuovo, e che mi sembra molto pericoloso, dell'antisemitismo. Ovviamente, nemmeno le sue forme più becere potrebbero giustificare una solidarietà assoluta con le azioni del governo israeliano. Ma il giudizio sulla politica estera d'Israele - o di qualsiasi altro popolo - deve essere mantenuto distinto da quello sulla nostra politica interna. Le minacce alla Fiera di Torino e il tentativo di additare alla pubblica esecrazione i docenti ebrei, così come fece il governo fascista quando li espulse dalle università e dalle scuole italiane, non riguardano Israele ma noi, la nostra libertà e la nostra democrazia. Per questo bisogna reagire. La cultura non dovrebbe mai farsi mettere il bavaglio dalle subculture. Purtroppo è già avvenuto nella storia e potrebbe avvenire ancora.

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"Semi di pace. Un dialogo tra israeliani e palestinesi": speranza contro la guerra (sezione: Israele/Palestina)

( da "Liberazione" del 10-02-2008)

 

"Semi di pace. Un dialogo tra israeliani e palestinesi" è il progetto di educazione alla pace promosso dalla rivista "Confronti" e giunto alla decima edizione. Da oggi sarà in Italia un gruppo di israeliani e palestinesi impegnati in diversi progetti di solidarietà, educazione alla pace e dialogo interreligioso. Il gruppo è composto da due rappresentanti dell'organizzazione Parent's Circle, Shireen Essawi, palestinese, e Yonah Bargour, ebreo israeliano, un'associazione che raccoglie parenti di vittime del conflitto di una parte e dell'altra, le due giovani Majd Jammal, palestinese, e Yarden Ur, ebrea israeliana, che hanno preso parte al progetto "Fiori di pace", Kamal Abu Younis, palestinese, e Orit Kaufman, ebrea israeliana dell'associazione Hand in Hand, che ha quattro scuole biculturali e bilingue in Israele. Domani la delegazione sarà a ROMA e sarà ricevuta dal presidente della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti, e alle 14.30 dal presidente del Consiglio provinciale, Adriano Labbucci. Alle 15 conferenza stampa di presentazione nella sala Placido Martini di Palazzo Valentini, sede della Provincia, via IV Novembre 119a. Introduce Gian Mario Gillio, direttore dI "Confronti", intervengono: Orit Kaufman e Kamal Abu Younis di Hand in Hand; Yonah Bargour e Shireen Essawi, di Parents' Circle; Majd Jammal e Yarden Ur, di Fiori di pace, giovani in dialogo; modera Lucia Cuocci, "Confronti". Martedì 12 alle 17 la delegazione sarà nell'Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia in via Pietro Cossa 40. La delegazione mediorientale incontrerà anche studenti, membri di Chiese di diversa denominazione e associazioni impegnate nel dialogo e nella promozione della pace tra le diverse culture. Sono previsti incontri nelle scuole superiori: licei Cavour, Tacito, Plinio e Avogadro. La delegazione si dividerà poi per coppie e visiterà altri luoghi italiani toccando scuole, organizzazioni e istituzioni a Piombino, Grosseto, Cagliari e Verona. Il 13 febbraio quattro di loro partiranno per la città di Lugano dove sono previsti altri incontri con comunità ed istituzioni svizzere. 10/02/2008.

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"Semi di pace. Un dialogo tra israeliani e palestinesi" è il progetto di educazione alla pace promosso dalla rivista "Confronti" e giunto alla decima edizione. Da oggi sarà in Ital (sezione: Israele/Palestina)

( da "Liberazione" del 10-02-2008)

 

"Semi di pace. Un dialogo tra israeliani e palestinesi": speranza contro la guerra "Semi di pace. Un dialogo tra israeliani e palestinesi" è il progetto di educazione alla pace promosso dalla rivista "Confronti" e giunto alla decima edizione. Da oggi sarà in Italia un gruppo di israeliani e palestinesi impegnati in diversi progetti di solidarietà, educazione alla pace e dialogo interreligioso. Il gruppo è composto da due rappresentanti dell'organizzazione Parent's Circle, Shireen Essawi, palestinese, e Yonah Bargour, ebreo israeliano, un'associazione che raccoglie parenti di vittime del conflitto di una parte e dell'altra, le due giovani Majd Jammal, palestinese, e Yarden Ur, ebrea israeliana, che hanno preso parte al progetto "Fiori di pace", Kamal Abu Younis, palestinese, e Orit Kaufman, ebrea israeliana dell'associazione Hand in Hand, che ha quattro scuole biculturali e bilingue in Israele. Domani la delegazione sarà a ROMA e sarà ricevuta dal presidente della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti, e alle 14.30 dal presidente del Consiglio provinciale, Adriano Labbucci. Alle 15 conferenza stampa di presentazione nella sala Placido Martini di Palazzo Valentini, sede della Provincia, via IV Novembre 119a. Introduce Gian Mario Gillio, direttore dI "Confronti", intervengono: Orit Kaufman e Kamal Abu Younis di Hand in Hand; Yonah Bargour e Shireen Essawi, di Parents' Circle; Majd Jammal e Yarden Ur, di Fiori di pace, giovani in dialogo; modera Lucia Cuocci, "Confronti". Martedì 12 alle 17 la delegazione sarà nell'Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia in via Pietro Cossa 40. La delegazione mediorientale incontrerà anche studenti, membri di Chiese di diversa denominazione e associazioni impegnate nel dialogo e nella promozione della pace tra le diverse culture. Sono previsti incontri nelle scuole superiori: licei Cavour, Tacito, Plinio e Avogadro. La delegazione si dividerà poi per coppie e visiterà altri luoghi italiani toccando scuole, organizzazioni e istituzioni a Piombino, Grosseto, Cagliari e Verona. Il 13 febbraio quattro di loro partiranno per la città di Lugano dove sono previsti altri incontri con comunità ed istituzioni svizzere. 10/02/2008.

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Sderot, caduti cento razzi Raid su Gaza (sezione: Israele/Palestina)

( da "Corriere della Sera" del 10-02-2008)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-02-10 num: - pag: 18 categoria: REDAZIONALE L'attacco dei terroristi Sderot, caduti cento razzi Raid su Gaza TEL AVIV - Gli ultimi due feriti gravi, due fratelli di 8 e 19 anni, risalgono a ieri sera (sopra, i soccorsi); il numero di razzi lanciati da Gaza sulla città israeliana di Sderot, nel Neghev, ha oltrepassato così i 100 da inizio settimana. La risposta di Israele è stata pronta: in tarda serata un raid aereo sulla.

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LA DIFESA DI ISRAELE E L'INGRESSO NELLA NATO (sezione: Israele/Palestina)

( da "Corriere della Sera" del 10-02-2008)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2008-02-10 num: - pag: 31 categoria: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano LA DIFESA DI ISRAELE E L'INGRESSO NELLA NATO è stato più volte proposto, in questi ultimi tempi, l'ingresso di Israele nella Nato per dare un messaggio chiaro a chi ne vorrebbe la distruzione (Siria, Iran). Se Israele venisse attaccato, gli Usa e l'Ue dovrebbero intervenire ugualmente, anche se non c'è nessun trattato che li obbliga, in quanto li obbliga la salvaguardia della democrazia e dei valori occidentali. Certo non credo che gli "Stati canaglia" modificherebbero la loro posizione sullo Stato israeliano solo perché questo fa parte della Nato. A mio avviso, l'ingresso di Israele nella Nato peggiorerebbe i processi di pace e la possibilità di dialogare con quei moderati (Egitto, Giordania e Al-Fatah) che si troverebbero a dover dar ragione agli estremisti, dato che Israele è stato ammesso in una organizzazione prettamente militare e tutte le armi del mondo- verrebbe sostenuto- sono pronte a colpire gli arabi. è sbagliata questa mia valutazione? Martino Salomoni martinosalomoni@ tiscali.it Caro Salomoni, C redo che Israele sia perfettamente in grado di difendere se stesso. Non può vincere una guerra asimmetrica, come quella che fece in Libano nell'estate del 2006 contro le formazioni inafferrabili di Hezbollah. Ma può certamente tenere a bada i Paesi vicini e rispondere con il proprio arsenale a una eventuale minaccia atomica iraniana. è improbabile che Stati Uniti e Europa interverrebbero nella guerra con le loro forze armate, ma gli israeliani sanno di poter contare sul sostegno di Washington. Durante il suo recente viaggio in Medio Oriente il presidente Bush ha promesso all'Arabia Saudita forniture militari per 20 miliardi di dollari, ma ha assicurato gli israeliani che il valore del loro pacchetto avrebbe toccato i 30 miliardi. I sussidi e i crediti che gli Stati Uniti garantiscono ogni anno all'Egitto ammontano a un miliardo di dollari, ma quelli riservati a Israele valgono più o meno cinque miliardi. L'ingresso nella Nato, in queste circostanze, non aggiungerebbe molto alla sicurezza di Israele e non sarebbe gradito, probabilmente, neppure al suo governo. Perché dipendere dalle decisioni di una trentina di Paesi quando è possibile contare, come è accaduto in questi ultimi anni, sull'appoggio pressoché incondizionato della maggiore potenza mondiale? Aggiungo che lei non ha torto, caro Salomoni, quando osserva che l'ingresso di Israele nella Nato rafforzerebbe le convinzione di quanti, nel mondo arabo e musulmano, hanno sempre visto nello Stato ebraico una quinta colonna delle vecchie potenze coloniali, una ennesima manifestazione di imperialismo occidentale. Esiste poi un altro aspetto della questione che concerne soprattutto la Nato. Dopo la fine della guerra fredda molti si chiesero se valesse la pena di tenere in vita una organizzazione costituita per difendere le democrazie da un nemico che aveva cessato di esistere. Prevalse la convinzione che la Nato fosse ormai un simbolo dei legami euro- americani e che la sua dissoluzione avrebbe avuto spiacevoli ripercussioni politiche, soprattutto in un momento in cui gli Stati Uniti sembravano avere tentazioni unilateraliste. Ma occorreva assegnarle una nuova missione: un obiettivo che, a giudicare dai risultati, non sembra essere stato raggiunto. Gli americani se ne sono serviti quando rispondeva ai loro interessi (l'operazione Kosovo nel 1999, il continuo allargamento verso est negli anni successivi). Ma nei momenti cruciali hanno preferito agire da soli, salvo chiedere l'intervento della Nato più tardi, quando la situazione era ormai critica e Washington stava scontrandosi con difficoltà impreviste. è accaduto in Iraq e soprattutto in Afghanistan, dove Bush si è rivolto agli alleati allorché il Paese, lungamente trascurato dalla sua amministrazione, stava ricadendo nelle mani dei talebani. Il risultato non è stato positivo. Alcuni membri dell'Alleanza, fra cui l'Italia e la Germania, non sono disposti a inviare le loro truppe nelle zone del sud del Paese dove si combatte. Il Canada ha fatto sapere che intende ritirare i suoi 2.500 uomini dal sud se altri Paesi dell'Alleanza non invieranno nella regione i loro contingenti (la Francia, recentemente, avrebbe accolto l'invito). Il segretario di Stato americano alla Difesa Robert Gates ha mandato un brusco appello al governo tedesco e ha ricevuto un no altrettanto brusco. Complessivamente, dalla fine della guerra fredda, la Nato è servita soprattutto a estendere l'influenza americana in Europa orientale, con grande dispetto della Russia, ma è stata sul piano militare poco efficace. Continua a esistere perché la sua soppressione creerebbe qualche problema, ma non ha ancora trovato la sua missione.

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Israele-Palestina: un po' d'ottimismo (sezione: Israele/Palestina)

( da "Manifesto, Il" del 11-02-2008)

 

Poco prima dell'arrivo di Bush in Israele, tragicomico effetto del dopo Annapolis, è nato Taarabut- Hithabrut, un gruppo misto di israeliani e palestinesi che si propone di rinnovare l'azione politica Zvi Schuldiner Gerusalemme Pochi giorni prima dell'arrivo del presidente Bush in Israele - un effetto tragicomico del dopo Annapolis - era molto difficile trovare qualche ragione per essere ottimisti. Tuttavia ciò non ha impedito che una di queste notti più di 150 attivisti di un nuovo gruppo siano arrivati a Arara, un villaggio arabo di Israele, per celebrare l'atto fondativo di un organismo che già funziona da oltre un anno e cerca di dare una nuova dimensione al dialogo di sinistra in Israele. Alcuni veterani di Ta'ayush, che fu uno dei pochi gruppi seri e radicali contro l'occupazione israeliana negli anni della seconda intifada, ha avvertito che l'iniziativa era importante però limitata. In sostanza il problema della sinistra israeliana - e non solo quella - non poteva più permettersi di azioni sporadiche. La vera sfida oggi è triplice: da un lato è necessario arrivare a una sinistra che non si occupi solo del rinnovamento teorico di fronte all'ideologia dominante del mercato nelle sue varie versioni - inclusa la "socialdemocrazia" neo-liberista - ma anche di azioni concrete. In secondo luogo è necessario passare dalle posizioni pacifiste astratte e idealiste di carattere moralista-umanista a contenuti più politici che implichino anche un'analisi seria dei fattori economico-sociali che influiscano o determinino la questione guerra-pace. In terzo luogo è necessario abbandonare schemi elitisti che hanno allontanato gran parte del popolo dalle iniziati di sinistra. Questo in Israele significa che è necessario trovare i modi non paternalisti che portino a una vera unità d'azione fra ebrei - di ogni tipo ed estrazione etnica, religiosi o non religiosi - e arabi. In Europa l'equivalente sarebbe capire che non si può costruire una vera sinistra soffiando sul fuoco dell'odio etnico e non curandoci degli "altri", di qualsiai tipo o identità. L'entusiasmo dell'incontro di Arara era stato preceduto da diverse azioni che indicavano il nuovo cammino che il gruppo si propone. Attivisti di Taarabut-Hithabrut sono stati in prima fila nella lotta, che continua, contro la cacciata di famiglie arabe dalla parte di Yafo -adiacente a Tel Aviv - che accende la cupidigia di vari "imprenditori" che vogliono liberare la zona dalla gente povera allo scopo di costruire lussuose e care abitazioni per i più ricchi. Non è una sorpresa quindi che gli stessi attivisti abbiano condotto una tenace, per quanto infruttuosa, lotta contro la cacciata da un'altra parte di Tel Aviv abitata da famiglie ebree povere. Anche lì il progetto è semplice: prima lo sloggio e poi i grandi progetti di sviluppo edilizio che hanno riempito le casse del nostri imprenditori. E' stato importante in questo caso vedere alcuni attivisti del Likud residenti nel quartiere, insieme a austeri professori universitari che manifestavano insieme a loro contro gli attacchi della polizia. Il coté politico prevedeva manifestazioni contro Bush e in un convoglio umanitario della sinistra a Gaza. Una delle militanti del Fronte democratico orientale, membro del nuovo direttivo di Taarabut lo spiegava bene prima di essere eletta: il lavoro d'analisi sarò molto complesso ma la base d'azione deve essere semplice. Taarabut comprende non pochi attivisti del fronte del Pc, però evita per il momento di adottare una linea chiara o d'uscire dal Fronte. A differenza del Pc israeliano, in cui l'immensa maggioranza è araba, cosa che gli rende difficoltoso radicarsi nella società israeliabna,, l'atto fondativo e le elezioni per il direttivo hanno mostrato un quadro che fa bene sperare: un terzo dei membri eletti sono palestinesi israeliani e con una forte rappresentanza di donne, di ebrei provenienti dai paesi arabi, studenti e salariati. E' stata un epilogo felice quando Salman Natur, uno dei più prestigiosi intellettuali della sinistra palestinese, ha chiuso l'incontro manifestando una profonda identificazione con il progetto che prendeva il via. Il movimento esige il passaggio da una società coloniale a una società democratica. Il processo di decolonizzazione non si deve fermare al ritiro totale dai territori occupati da Israele nel '67 ma deve mettere fine anche alla colonizzazione interna che porta le comunità di immigrati che arrivano in Israele a un confronto permanente con i palestinesi. Questo deve condurre alla costruzione di uno stato palestinese indipendente e sovrano in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est. Deve terminare la discriminazione culturale degli ebrei provenienti dai paesi arabi cercando l'integrazione in un Medio Oriente libero dalla dominazione imperialista. Sul piano interno è necessario smantellare le strutture discriminatorie e gli effetti del colonialismo culturale che ha colpito la popolazione palestinese di Israele. Questi principi qui riassunti sono anche parte del cammino verso la ricerca di un'uguaglianza sociale ed economica e verso la negazione di un sistema capitalista sfruttatore che rovina l'ambiente, calpesta i più deboli e fa di masse enormi esseri umani di cui si può fare a meno. Questo implica una lotta contro il processo di privatizzazioni dominante in Israele senza che questo significi necessariamente la nazionalizzazione dei beni, tuttavia cercando una nuova socializzazione dei beni pubblici privatizzati, reale e democratica, creando beni sociali, con responsabilità sociale di tutti i settori, con controllo democratico, senza discriminazione fra i diversi settori della società rispetto alla nazionalità, all'origine etnica o a qualsiasi altro fattore. Il movimento cerca un'uguaglianza civile reale e la massima partecipazione politica di tutti i settori per garantire il passaggio a una democrazia reale, all'opposto degli effetti del processo neo-liberista che porta all'alienazione generalizzata di intere collettività. Taarabut-Hithabrut si propone di passare dalla colonizzazione che ha condotto agli insediamenti nei territori occupati nel '67 a un processo di pace reale e una riconciliazione storica che rende necessario conoscere e riconoscere il passato cercando di arrivare al superamento delle ingiustizie. Questo richiede impegni politici basati sul rispetto mutuo di ambedue i popoli e che gli accordi di pace diano risposte reali ai problemi e conducano alla fine vera dell'occupazione del '67. Hithabrut-Taarabut lancia un appello per l'eliminazione del militarismo imperante nella società civile e si manifesta in favore del femminismo. Al posto delle dottrine dominanti nel campo della sicurezza, il movimento chiama a garantire la sicurezza del posto di lavoro, i diritti sociali, la salute pubblica, i diritti dei salariati e degli altri. Utopico? Problematico? Sì. Debole? Sì e no. In questi giorni grigi, quando ancora ci stiamo leccando le ferite del post-sovietismo e della dominazione neo-liberista, dobbiamo tentare di tutto per reincontrarci con una vera politica che implichi il rinnovamento teorico e l'impegno nell'azione politica. Taarabut-Hitahabrut sembra oggi un appello giovane, agile, chiaro diretto verso il futuro. Un altro futuro.

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Che cosa pensano gli imam di Torino delle scritte contro il Salone del Libro e Israele sui muri del (sezione: Israele/Palestina)

( da "Stampa, La" del 11-02-2008)

 

Lingotto? Condividono forse il boicottaggio promosso dall'intellettuale ginevrino Tariq Ramadan? Secondo Abd el Aziz Khounati, imam nella Moschea della Pace in corso Giulio Cesare, "i palestinesi hanno diritto a un loro Stato ma il conflitto con lo Stato ebraico non deve interferire nella vita dei musulmani in Europa". Quarantatré anni, Khounati è presidente dell'U.M.I., l'Unione dei Musulmani in Italia costituita un paio di anni fa e composta in prevalenza da marocchini, che in Piemonte sono 55mila. La sua comunità boicotterà il Salone? "No, non abbiamo alcuna riserva verso gli intellettuali israeliani, anche perché siamo consapevoli che non tutti approvano le politiche del loro governo". Khounati vuole ricordare come proprio il Marocco abbia ospitato migliaia di ebrei cacciati dalla Spagna nel 1492. E, incalzato sulla stretta attualità, ammette di aver sentito alcuni fedeli discutere della scelta di invitare Israele come ospite d'onore ma minimizza perché "sono ben altre le preoccupazioni dei fedeli che il venerdì affollano la nostra moschea". L'U.M.I. non ha ancora un suo rappresentante nella Consulta per l'Islam italiano ma, con i suoi 45 centri a livello nazionale, svolge un ruolo sempre maggiore. Soprattutto nella formazione degli imam, una delle questioni più critiche per l'integrazione: "L'estate scorsa 95 imam provenienti da tutta Italia, ma soprattutto dal Nord, hanno partecipato ai nostri corsi con tre docenti, un avvocato e una giornalista provenienti dal Marocco". Un'esperienza ripetuta alla fine dell'anno, a cui hanno aderito 120 imam che predicano nelle moschee italiane. Proprio per il ruolo che sta svolgendo in Piemonte, stamattina l'imam Khounati sarà tra i relatori del convegno "Valori e virtù nella cittadinanza della Comunità islamica in Piemonte" organizzato presso la Sala delle Colonne nel Palazzo Civico, in piazza Palazzo di Città. Sarà questa l'occasione per presentare la Carta dei Valori della Cittadinanza e dell'Integrazione. Per Khounati la Carta voluta dal ministro degli Interni Giuliano Amato è "un'iniziativa importante perché dà avvio a un discorso costruttivo da parte dello Stato per risolvere i problemi della minoranza musulmana". La Carta è dunque un primo passo verso l'Intesa, fortemente voluta dalla Co.Re.Is., la Comunità religiosa islamica presente al convegno e composta quasi esclusivamente da italiani convertiti all'Islam. Sulla polemica torinese, l'imam della Co.Re.Is. Hamid Distefano ha fatto un intervento venerdì nella Moschea della Pace, in occasione della preghiera, invitando i fedeli a "non confondere il piano imprescindibile del dialogo con le altre comunità religiose con le rivendicazioni ideologiche e le istanze di politica estera che riguardano l'assetto territoriale di due Stati". Sul Salone la Co.Re.Is. ha una posizione molto chiara: "Non lo boicotteremo, tutt'altro: saremo presenti e ci andremo insieme alla comunità ebraica di Milano: il dialogo religioso è una necessità e dobbiamo dare testimonianza di vicinanza fraterna e di apertura culturale", ha dichiarato il vice-presidente Yahya Pallavicini, membro della Consulta per l'Islam e autore del recente saggio "Dentro la moschea. Chi sono, cosa pensano, cosa dicono gli imam italiani" pubblicato dalla Bur. E infine, sempre a proposito di dialogo interreligioso,per iniziativa della Co.Re.Is.,domani sera alle 20.30 farà tappa a Torino il ciclo "Imam e Rabbini: la mistica". Dopo Bruxelles e Siviglia, il Piccolo Regio vedrà protagonisti l'imam Distefano e il rabbino Alberto Somekh. L'incontro tra italiani è sicuramente meno impegnativo rispetto a quello tra un arabo e un ebreo. Ma è un passo da non sottovalutare, soprattutto tenuto conto della collaborazione tra i marocchini dell'U.M.I. e gli italiani della Co.Re.IS.

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Sciopero sceneggiatori, trovato accordo con le Majors (sezione: Israele/Palestina)

( da "Quotidiano.net" del 11-02-2008)

 

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Nel corso di una riunione, la direzione del sindacato (Wga) ha approvato il nuovo contratto stipulato nella notte tra venerdì e sabato con i produttori. I membri del Wga saranno invitati a pronunciarsi nel corso di un voto organizzato all'inizio della settimana per ratificare definitivamente la decisione. La ripresa del lavoro è prevista mercoledì. Segnala ad un amico Tuo nome: Tua email: Nome amico: Email amico: Testo dell'email: Invia una copia anche al tuo indirizzo di posta Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro Cerca su Quotidiano.net nel Web Articoli Eventi --> Foto del giorno --> Foto Video Blog Sondaggi Sport - Basket La Fortezza manda all'Air la finaleSport - Calcio Cambiasso e Suazo in gol Contestato l'arbitro FarinaSport Le colibrì battono Chieri 3-1 e rimangono sole in testaCronaca - Locale Ritorno dalle ferie con la droga Fidanzatini presi all'aeroportoPolitica Berlusconi: "Siamo in vantaggio PdL quasi al 50%, Pd di Prodi al 26%"Gossip "Mia figlia a luci rosse? 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Gaza sotto assedio rischia di diventare una nuova Somalia (sezione: Israele/Palestina)

( da "Unita, L'" del 11-02-2008)

 

Stai consultando l'edizione del MARC OTTE L'inviato speciale della Ue in Medio Oriente lancia l'allarme: la tattica di Israele non funziona, così si rafforza Hamas e si indebolisce il premier palestinese Fayyad "Gaza sotto assedio rischia di diventare una nuova Somalia" di Umberto De Giovannangeli "Proseguire l'assedio trasformerà la Striscia di Gaza in una nuova Somalia e rafforzerà la popolarità di Hamas e degli estremisti, indebolendo il primo ministro palestinese Salam Fayyad. Chi paga il prezzo dell'assedio sono solo i civili palestinesi". Gaza come una Somalia mediorientale. Terra di nessuno, terra di conquista per i signori della guerra. Terra di caos armato. A lanciare l'allarme è Marc Otte, inviato speciale dell'Unione Europea per il Medio Oriente. Il diplomatico belga guarda con preoccupazione al futuro partendo da una allarmata considerazione sul presente: "La tattica utilizzata da Israele a Gaza - rileva Otte - non ha funzionato. L'assedio non è riuscito a buttare a mare Hamas. Il movimento integralista non è stato danneggiato, e come conseguenza vi è solo la crescita della tensione tra Israele e Egitto". L'epicentro della tensione in Palestina era e resta Gaza. Qual è la sua preoccupazione più forte? "C'è il rischio concreto che Gaza si trasformi in una sorta di Somalia mediorientale dove a regnare sia il caos armato. Proseguire l'assedio, una prospettiva che dovrebbe allarmare tutti.". Compreso Israele? "Direi a cominciare da Israele. Occorre prendere atto che la tattica utilizzata da Israele a Gaza non ha funzionato. Il blocco e le sanzioni hanno aggravato ulteriormente le condizioni di vita della popolazione civile senza aver indebolito Hamas. Al contrario, Hamas sembra essersi rafforzato in questa situazione di eterna emergenza mentre a uscire indebolita è la leadership moderata del presidente Abbas e del premier Fayyad". A complicare la situazione c'è stato lo "sfondamento" del muro che segna il confine fra Gaza e l'Egitto. Nei giorni scorsi lei ha avuto modo di incontrare i vertici politici egiziani. Quale impressione ne ha ricavato? "Ho registrato una forte preoccupazione unita alla determinazione di non lasciar peggiorare la situazione. Le autorità egiziane sono pronte ad assumersi le loro responsabilità nell'attuazione di un piano che prevede l'apertura del valico di Rafah e una lotta più serrata al contrabbando di armi. Ma a questo impegno deve corrispondere , è la sottolineatura egiziana, un ripensamento da parte di Israele delle scelte compiute su Gaza. Il che vuol dire, ad esempio, favorire il passaggio del controllo dei valichi di Karni e Sufa (i posti di frontiera tra Israele e la Striscia, ndr.) all'Autorità palestinese, come ha ripetutamente chiesto il primo ministro Fayyad con il sostegno egiziano". Potrebbe bastare questo per rendere meno esplosiva la situazione? "Sarebbe un segnale importante di una responsabilità "triangolare" - Israele, Egitto, Anp - condivisa. Si tratterebbe anche della presa d'atto del fatto che il blocco della Striscia di Gaza imposto da Israele è stato fattore fondamentale per ciò che è poi avvenuto a Rafah: questa è la convinzione manifestatami dal presidente Mubarak e dal generale Soleiman (capo dei servizi di sicurezza egiziani, ndr). A ciò aggiunga che accettare il piano-Fayyad impegnerebbe la dirigenza palestinese in un'azione di contrasto delle milizie responsabili dei continui lanci di razzi Qassam in territorio israeliano. Il presidente Abbas si è detto pronto a far fronte a questo impegno. Perché non metterlo alla prova?". Lei parla della necessità da parte di Israele di ripensare profondamente la politica fin qui adottata per Gaza. Su cosa basa questa necessità? "Sul fatto che la pressione esercitata sulla popolazione civile non ha provocato l'auspicata sollevazione contro Hamas. La gente non ha "gettato a mare" i capi di Hamas. Il blocco ha reso invece più complessa e problematica la situazione sia per Israele che per l'Egitto finendo per creare inutili tensioni fra i due Stati. Un dato tanto più preoccupante se si pensa che l'Egitto con il presidente Mubarak è un perno decisivo per il raggiungimento della pace in Medio Oriente. È davvero giunto il momento per Israele di decidere cosa vuol fare". Quali suggerimenti si sentirebbe di dare al premier israeliano Ehud Olmert e al ministro della Difesa Ehud Barak? "Israele dovrebbe accettare il piano-Fayyad e questo non per un astratto principio di giustizia ma perché è nel suo interesse". Nel senso? "Nel senso che quel piano metterebbe pressioni su Hamas, costringendo i suoi dirigenti a decidere se continuare ad agire in modo tale da impedire la riapertura dei valichi. Ma se Hamas agisse in questo modo, allora sì che scatenerebbe la reazione della popolazione di Gaza. Israele dovrebbe prendere atto che non potrà ottenere nulla di meglio di Salam Fayyad. Mi sembra di capire che l'esercito e lo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno israeliano, ndr.) siamo preoccupati, e con fondati motivi, per la situazione a breve termine. Non sottovaluto questi timori ma penso anche che occorra guardare un po' avanti e questo è il compito della leadership politica". In passato diversi leader europei, ultimo in ordine di tempo il presidente francese Sarkozy, hanno evocato l'ipotesi di una forza internazionale da dislocare a Gaza. È ancora una ipotesi in campo? "È un problema di volontà politica. Il dispiegamento di una forza internazionale potrebbe avvenire rapidamente ma solo dietro l'assenso, non solo formale ma fattivo, da parte del governo israeliano e dell'Autorità palestinese. Siamo in una fase di ascolto ma l'inasprimento della situazione a Gaza allontana questa prospettiva". Nell'assumere l'incarico di inviato speciale dell'Unione Europea per il Medio Oriente, lei affermo di voler contribuire a trasformare le barriere di confine a Gaza in "ponti". "Continuo a lavorare per realizzare questa speranza. Perché la pace fra israeliani e palestinesi non può tagliar fuori la Striscia e la sua popolazione". (ha collaborato Cesare Pavoncello).

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A complicare il quadro ora ci sono le tensioni tra Israele ed Egitto Mubarak resta il perno di una possibile pace (sezione: Israele/Palestina)

( da "Unita, L'" del 11-02-2008)

 

Stai consultando l'edizione del "A complicare il quadro ora ci sono le tensioni tra Israele ed Egitto Mubarak resta il perno di una possibile pace".

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"gli estremisti non vinceranno librolandia vuole il confronto" - massimo novelli (sezione: Israele/Palestina)

( da "Repubblica, La" del 11-02-2008)

 

Pagina II - Torino "Gli estremisti non vinceranno Librolandia vuole il confronto" Stasera "dialogo di pace" con Picchioni e Tawfik lo scrittore Sulla vicenda c'è troppa confusione Temo che qualcuno voglia danneggiare il Salone: io stesso ho già ricevuto diversi pesanti avvertimenti il presidente Al centro italo-arabo Dar Al Hikma ripeterò che l'invito a Israele è stata una scelta culturale e non politica Non ci sarà nessuna censura o divieto MASSIMO NOVELLI Una cultura per la pace, uno scambio di opinioni. Non odio o fatwa. è con questo intento che stasera (alle 21) al centro italo-arabo Dar Al Hikma di via Fiocchetto 15, a pochi passi dalla multietnica Porta Palazzo, Rolando Picchioni, Ernesto Ferrero, gli assessori alla Cultura Gianni Oliva e Fiorenzo Alfieri, discuteranno della contestata prossima edizione della Fiera del libro e della presenza di Israele, l'oggetto della discordia, con l'Unione araba e l'Associazione palestinese Bayader. A Picchioni e allo scrittore iracheno Younis Tawfik, promotore dell'iniziativa, domandiamo: che scopo ha questo incontro? Picchioni: "Invece delle voci sempre più concitate a proposito della Fiera del libro, noi preferiamo ancora discutere, confrontarci, spiegare con la cronologia e con la logica le ragioni delle nostre decisioni. Scelte che, come devo ripetere per l'ennesima volta, sono state dettate soltanto da motivazioni di carattere culturale, non dalla politica o da altro". Tawfik: "Ho avuto l'idea di organizzare la serata perché ho visto troppa confusione sulla vicenda, troppe divisioni, polemiche a dismisura, anche se la maggioranza della comunità islamica e araba torinese vuole partecipare alla fiera e dire la sua. Temo però che le polemiche si ritorcano contro il salone stesso, che lo danneggino, e magari che qualche gruppo estremista faccia una fatwa o minacci qualcosa. Del resto, io stesso ho già ricevuto degli avvertimenti pesanti per le mie posizioni". Da Librolandia ci aspetta un confronto, anche serrato ma civile, tra intellettuali israeliani e arabi, palestinesi. Sarà così? Sarà possibile ragionare? Picchioni: "Certamente che sarò possibile. Come è sempre successo nelle altre venti edizioni della nostra manifestazione. C'è chi mi ha chiesto se alla fiera si potrà parlare delle sanzioni dell'Onu contro Israele. Ho risposto e rispondo: ma è chiaro che si potrà farlo! Da noi non c'è nessun territorio protetto, nessuna censura, nessun divieto". Tawfik: "L'incontro di questa sera va esattamente in quella direzione, sperando che contribuisca a mettere fine alle polemiche. Siamo tutti solidali con i palestinesi, capiamo la loro sofferenza, sappiamo che cosa accade nella Striscia di Gaza. Trasformare tuttavia la Fiera del libro in un luogo di linciaggio, è dannoso. E non rientra oltretutto nella natura del salone, dove tutti devono potere parlare liberamente, compresi gli israeliani, pur esprimendo posizioni diverse o in contrasto. è evidente, insomma, che la Fiera del libro non celebrerà il sessantesimo anniversario della fondazione dello stato di Israele. Chi protesta ha le sue ragioni, ma anche chi aderisce le ha". Chi vincerà? Coloro i quali vogliono boicottare la fiera oppure chi la difende? Picchioni: "Gli estremisti non stanno vincendo, dato che noi non abbiamo cambiato idea sulla partecipazione di Israele. Nello scontro fra la saldezza e la prevaricazione, ha prevalso la nostra saldezza. è ovvio che comprendiamo chi soffre, però la Fiera del libro è il luogo dove parlarne. Noi cerchiamo sempre il dialogo. Lo siamo al punto che non abbiamo denunciato i manifestanti che, nei giorni scorsi, hanno occupato la sede della Fondazione del libro". Tawfik: "Gli estremisti non hanno vinto, infatti la Fiera del libro non ha cambiato il suo programma. Le proteste sono legittime, purché non trascendano nella violenza".

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La musica unisce israele e palestina - luigi di fronzo (sezione: Israele/Palestina)

( da "Repubblica, La" del 11-02-2008)

 

Pagina XVII - Milano IL CONCERTO In Conservatorio il violinista Nikolaj Znaider e il pianista Saleem Abboud Ashkar La musica unisce Israele e Palestina LUIGI DI FRONZO Il primo a spianare la strada al matrimonio artistico fra palestinesi e israeliani, nel 2002, è stato Daniel Barenboim con la nascita della West-Eastern Divan Orchestra che raccoglie tanti giovani strumentisti del Medio Oriente. Tra gli altri progetti, quello di un duo, con uno strabiliante pianista uscito proprio da quella compagine di Barenboim, il 31enne palestinese Saleem Abboud Ashkar, e un violinista fra i più meritevoli della fresca generazione, il 32enne (danese, ma di origini israeliane) Nikolaj Znaider. La piccola formazione da camera, fortemente incoraggiata da grandi direttori come Zubin Mehta e lo stesso Barenboim, il quale dedica proprio alla storia di Ashkar un toccante capitolo del suo ultimo libro, "La musica sveglia il tempo") si presenta per la prima volta in Sala Verdi con un programma di lineare e adamantina bellezza: Beethoven (due Sonate op.12 e op.96), Schoenberg (Fantasia per violino e pianoforte), Schumann (Sonata in re minore). Il concerto comunque ha il suo valore come incontro tra i popoli. Ne sa qualcosa Saleem Abboud Ashkar, nato a Nazareth, studi a Londra. "In un mondo in cui i musicisti si ritirano nel loro guscio come tartarughe, progetti ambiziosi come questo che nasce sulla scia dell'orchestra voluta da Barenboim sono importanti perché danno una speranza per il futuro", dice il pianista. "Nella mia vita non ho mai avuto timore di perdere un'identità, anzi ho sempre creduto e lottato per un'integrazione, anche se per noi palestinesi la strada per raggiungere una certa visibilità nella musica è tutta in salita".

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Israele e palestinesi, guerra dei censimenti - alberto stabile (sezione: Israele/Palestina)

( da "Repubblica, La" del 11-02-2008)

 

Israele e palestinesi, guerra dei censimenti Arabi cresciuti del 30%: "Vi sorpassiamo". Gerusalemme: "è falso" Per Gerusalemme quei numeri sono "privi di fondamento". Ed è ancora scontro La differenza si è ridotta ad appena 200mila unità. I dati raccolti da duemila volontari ALBERTO STABILE dal nostro corrispondente GERUSALEMME - Negli ultimi dieci anni la popolazione dei Territori, compresa Gerusalemme Est, è cresciuta di 870 mila unità, passando da poco meno di 2 milioni e 900 mila del 1997 a poco meno di 3 milioni e 800 mila nel 2006. Se i dati raccolti dal censimento eseguito l'anno scorso dall'Autorità palestinese sono corretti, e in Israele c'è chi ne dubita, questo vuol dire un incremento superiore al 30 per cento dovuto esclusivamente ad un alto tasso di natalità. E poiché da queste parti anche la demografia fa parte dell'armamentario del conflitto, la crescita denunciata dai palestinesi non fa altro che confermare il timore dei vertici politici israeliani verso la cosiddetta "bomba demografica". Il censimento, condotto da 2006 volontari, è stato occasione di polemica tra le due parti. Presentando i primi risultati della ricerca, il direttore dell'ufficio centrale di statistica di Ramallah Loai Shabana ha lamentato la scarsa collaborazione delle autorità israeliane. Mentre a Gaza il censimento è stato condotto sotto l'occhio vigile del Movimento islamico, Hamas, nei Territori è stato eseguito in regime d'occupazione e a Gerusalemme Est, secondo Shabana, è stato in sostanza impedito. Sta di fatto che appare incoerente il dato relativo a Gerusalemme Est dove la popolazione araba, rispetto al '97, sarebbe addirittura diminuita passando da 210 mila a 208 mila. Al contrario, in Cisgiordania e a Gaza, il censimento mostra un vero e proprio boom demografico: maggiore a Gaza, dove la crescita in dieci anni è stata del 45 per cento, minore nella West bank dove il tasso di natalità è più basso e di conseguenza la popolazione è cresciuta "soltanto del 36,7 per cento". "Dati privi di fondamento", ha subito commentato Yoram Ettinger, un ex diplomatico israeliano animatore, con alcuni colleghi americani, di un team di demografi che si sono dati il compito di stabilire l'esatta dimensione della popolazione palestinese. Citando anche un recente studio della Banca mondiale, Ettinger sostiene che i palestinesi hanno gonfiato le cifre: nella West bank sarebbero 1 milione e 600 mila e non 2 milioni e 300 mila e nella Striscia di Gaza vivrebbero un milione e 100 mila persone e non un milione e 400 mila. Secondo un altro esperto, il professore Sergio Della Pergola della Hebrew University, le statistiche mostrerebbero una crescita annuale del 2,66 per cento nell'arco di dieci anni, dal '97 al 2006, e non del 3,3 per cento come affermano i responsabili del censimento. "Secondo le proiezioni pubblicate in anni recenti i palestinesi si aspettavano di superare i quattro milioni di abitanti nel 2007. La differenza di 250 mila in meno sembra riflettere il saldo negativo dell'emigrazione e un certo rallentamento nella natalità", sostiene Della Pergola. Che la crescita dei palestinesi rappresenti una minaccia reale per il carattere ebraico dello Stato d'Israele, vale a dire per uno stato che vuol mantenere all'interno dei suoi confini una salda maggioranza ebraica, è assai discutibile. Se si andrà verso una soluzione del conflitto basata su due stati separati che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza, come recita la formula di George Bush, non si vede come la crescita dei palestinesi possa minacciare lo stato ebraico che continuerà a godere dell'apporto dell'immigrazione. Ma se si considera lo spazio geografico tra il fiume Giordano e il Mediterraneo, dove insistono Israele e i Territori palestinesi, qui la demografia sembra giocare progressivamente a favore della popolazione araba. Se, infatti, ai quasi 3 milioni e 800 mila palestinesi si aggiungono gli oltre un milione e 400 mila arabi israeliani, il totale della popolazione araba assomma a circa 5 milioni e 200 mila, contro i 5 milioni e 400 mila ebrei. Quasi fifty fifty, ma con un tasso di natalità che potrebbe favorire in pochi anni il sorpasso degli arabi.

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I giochi della diplomazia e lo sport "si sporca" di politica - emanuela audisio (sezione: Israele/Palestina)

( da "Repubblica, La" del 11-02-2008)

 

I precedenti I Giochi della diplomazia e lo sport "si sporca" di politica EMANUELA AUDISIO Lo sport olimpico deve irrobustire il corpo del potere, non demolirlo. Guai criticare, meglio concentrarsi sulla gara. Indossate la maschera antismog e non fiatate. Pena di morte, illibertà, censure? Pensate all'avversario, che è meglio. I Cinque Cerchi sono affari di Stato, diplomazie da rispettare, orgogli da lucidare. è lì che le nazioni misurano peso e statura, vecchie e nuove leadership. I Giochi sono sempre più lo specchio di governi e regimi. Devono mostrare virilità, non crepe. Tutti a dire male di Hitler e di Berlino nel '36, tutti a sperare di fare la stessa cosa. Parate colossali e belle figure. Il Cio, governo dello sport mondiale, non vuole commistioni. Organizza sport e sponsor, non competizioni ecosolidali. E se serve omaggiare il paese organizzatore con saluto nazista perché no? Mica è la fine del mondo. La nazionale inglese di calcio lo fece in un'amichevole, vinta 6 a 3, contro la Germania il 14 maggio '38. Era un consiglio del Foreign Office che seguiva la trattative di Churchill. Tanto si sa, lo sport esegue, esangue. Mai destabilizzare, sempre rafforzare. Mai insinuare il dubbio. Non ai Giochi Olimpici che sono una sfilata molto pomposa di paesi, assai suscettibili. Ad Atene nel 2004 un judoka iraniano, Arash Miresmaeili, 23 anni, portabandiera, rifiutò di combattere contro un israeliano, Ehud Vaks: "Sono solidale con i palestinesi". Il presidente della federazione iraniana di judo promise di ricompensare il gran rifiuto con 94 mila euro. Meglio calpestare lo sport, che l'ideologia politica. Sempre ad Atene il comitato olimpico Usa consigliò ai suoi atleti di diventare invisibili. "Vietato indossare divise a stelle e strisce, meglio passare inosservati, il paese organizzatore non ci ama". Così i padroni del mondo si nascosero, cancellarono i loro segni, come profughi indesiderati. Nessuna scritta, nessuna bandiera. Anonima la palazzina al villaggio olimpico, per non essere un bersaglio troppo visibile. Cuba invece ne approfittò per urlare al mondo la sua appartenenza e segnare i suoi confini: due murales con Fidel Castro e Che Guevara che giocavano a scacchi. Lo sport non è politica? Ma dài, compaÑeros, non scherziamo: ecco Fidel e Ernesto pronti a dare scacco matto agli yanqui. Pochi fecero caso nel '68 alla medaglia d'argento dei 200 metri. A Città del Messico i pugni neri di Smith e Carlos svettarono sul podio. Gli occhi erano per la loro protesta, il comitato olimpico statunitense tuonò: la pagheranno. Tommie Smith aveva dominato, John Carlos era terzo. Ribelli per una causa: non volevano più essere considerati americani quando vincevano e negri a casa. Tra loro, secondo classificato, c'era un ragazzo bianco, Peter George Norman, australiano. Aveva l'aria del turista per caso, capitato in una gara e in un momento più grande di lui. Norman aveva una spilla sulla tuta, nessuno ci fece attenzione, invece anche lui contestava. La spilla era dell'Olympic Project for Human Rights. Gli chiesero perché s'impicciava, mica era nero. Rispose che anche l'Australia discriminava chi non fosse bianco. A Smith arrivarono per posta i sacchi di guano inviati dai veri americani: "Vergognati, brutta scimmia, tornatene in Congo". Norman venne sgridato dal comitato olimpico australiano e trattato come una carogna. Corse per 15 volte il tempo di qualificazione ai cento metri e cinque volte quello dei 200, ma non fu scelto per i giochi di Monaco del '72. Doveva essere punito. L'Australia preferì non portare sprinter piuttosto che partecipare con un atleta compromesso con la vita. Peter Norman è morto nel 2006, per un attacco di cuore, e a portare la bara a Melbourne c'erano anche due neri, due ex ragazzi. Sì, Smith e Carlos volarono in Australia per contraccambiare, anche se erano passati 38 anni. Nella convinzione che la gara più bella sia vincere la libertà. E non restare soli. Questo è il vero spirito olimpico: gareggiare al meglio, pensare al meglio, aprirsi al mondo.

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<Tre incidenti allarmanti Da voi c'è un asse del male> (sezione: Israele/Palestina)

( da "Corriere della Sera" del 11-02-2008)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-02-11 num: - pag: 18 categoria: REDAZIONALE Elan Steinberg "Tre incidenti allarmanti Da voi c'è un asse del male" DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - "Negli ultimi anni l'impensabile è di nuovo accaduto. Per questo sono completamente d'accordo con Moshe Kantor: il rischio di una nuova "Notte dei Cristalli" dopo l'escalation di antisemitismo nell'era post 11 settembre diventa sempre più concreto". Parla Elan Steinberg, direttore esecutivo emerito del World Jewish Congress, nonché vicepresidente della più grande associazione di sopravvissuti dell'Olocausto. "Gli ultimi tre incidenti italiani ci allarmano ", spiega Steinberg. "Non parlo solo del blog coi nomi dei presunti professori ebrei e del boicottaggio anti-Israele alla fiera di Torino ma anche della decisione del Papa di resuscitare la preghiera tridentina, che esorta gli ebrei a riconoscere Gesù come messia, se vogliono essere salvati. Ci ha ricatapultati indietro di decenni, distruggendo i ponti ebrei-cattolici faticosamente costruiti dal predecessore ". Il Vaticano ha negato questa tesi. "Il suo responsabile dei rapporti con gli ebrei, il cardinale tedesco Kasper, ha solo aggiunto benzina sul fuoco. Tanto che vertici del mondo ebraico si incontreranno oggi a Washington per formulare una risposta ufficiale e unitaria al Papa. Esprimendo la totale Anti Israele Una delle scritte comparse sui muri del Lingotto di Torino, che a maggio accoglierà la Fiera del libro: sarà proprio Israele il Paese ospite di questa edizione.

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I grandi crimini commessi in nome di una bandiera di ALBERTO MELLONI M ontesquieu (sezione: Israele/Palestina)

( da "Corriere della Sera" del 11-02-2008)

 

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cultura - data: 2008-02-11 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE Il senso dei genocidi I grandi crimini commessi in nome di una bandiera di ALBERTO MELLONI M ontesquieu nel trattato De l'esprit des lois indicava le scelte a disposizione dello Stato conquistatore: annettersi il vinto, dividerlo oppure "sterminarne tutti i cittadini". Di quella che per il filosofo era una opzione conosciamo le fattispecie, dal popolicidio di Babeuf al Metz Yeghern, "il grande crimine" contro gli armeni, il cui oblio sembrava ad Hitler un viatico per la "soluzione finale". Tentato genocidio che "dimenticato" lo fu sempre meno, dalla perpetrazione in poi, in una progressione che ha percorso arte, letteratura, storia e il "cinema" nel senso di Lanzmann. Studiare i genocidi per comparazione è diventato dopo la Shoah un esercizio ambiguo: osceno, se dietro ad esso si nascondono blasfeme contabilità autoassolutorie; necessario, se come fa Purificare e distruggere di Jacques Sémelin (Einaudi), riesce a denudare meccanismi tragicamente "attuali" senza retorica e senza secondi fini. Sémelin mette in parallelo il genocidio nazifascista degli ebrei, quello dei tutsi nel Rwanda, quello dei musulmani nella ex Jugoslavia. Un parallelismo pignolo in cui anche l'autopsia dell'orrore di una vicenda riesce a dire qualcosa dell'altra, senza riduzionismi faciloni d'una cultura che si smacchia la coscienza con poco e senza le estensioni pseudo-psicanalitiche al conflitto israelo-palestinese di un Saramago. Sémelin si concentra dapprima sull'innesco: cioè sull'auto-vittimizzazione che porta persone apparentemente normali a diventare gli assassini del prossimo, nella convinzione - generata politicamente, culturalmente o teologicamente - che l'altro sta finendo di tramare con lo stesso fine. E poi - perché le mani sentono più dell'anima - Sémelin analizza il massacro: il momento nel quale gli assassini si nascondono dietro vocabolari sopportabili (come il lessico del "pubblico servizio", la metafora della "caccia", l'eufemismo dei "pacchi" che a Srebrenica indica i gruppi di uomini da liquidare). Perché il genocida non si chiede mai perché ha " fatto " cose atroci, ma al massimo perché le ha " dovute " fare, in un clima banalmente normale, di cui i tribunali internazionali non riescono ad intercettare i linguaggi, di cui Sémelin dà gli alfabeti e di cui forse un giorno un Lanzmann d'Africa o balcanico ci darà un ritratto dai contorni terribilmente famigliari.

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Rabbia in Israele: <Uccidete i capi di Hamas> (sezione: Israele/Palestina)

( da "Giornale.it, Il" del 11-02-2008)

 

Rabbia in Israele: "Uccidete i capi di Hamas" di Gian Micalessin - lunedì 11 febbraio 2008, 07:00 Colpire Hamas, liquidarne i capi, restituire a Israele la certezza di saper impartire lezioni esemplari. Il premier Ehud Olmert ora deve agire in fretta, scegliere tra una rischiosa occupazione della Striscia e una serie di assassinii mirati simili a quelli che nel 2004 decapitarono la dirigenza di Hamas. Ormai i missili delle formazioni armate palestinesi di Gaza non minacciano soltanto gli abitanti delle cittadine vicine alla Striscia, ma anche il suo esecutivo. Da quando, ieri mattina, due ordigni caduti su Sderot hanno mozzato la gamba di un ragazzino di otto anni e ferito gravemente suo fratello, Olmert è sotto tiro, percepisce la rabbia dei dimostranti riuniti sotto la sua residenza per chiedergli di agire. Le rappresaglie aeree, come quelle che ieri mattina hanno ucciso un comandante di Hamas e distrutto alcuni depositi di armi fondamentalisti, non bastano più. L'indignazione dell'opinione pubblica pretende azioni esemplari capaci di dimostrare che Israele sa ancora incutere paura. Ma un conto è strillare - come fanno l'opposizione e molti ministri - un'altra cosa è, come Olmert ha imparato durante la campagna libanese del 2006, colpire al cuore Hamas evitando un elevato tributo di sangue israeliano e l'indignazione internazionale. "Continueremo a inseguire tutte le entità terroriste, senza nessuna esclusione, colpendo responsabili e mandanti", promette dunque il premier in quello che suona come un monito ai capi di Hamas e un tentativo di contenere l'effervescenza dei propri ministri. "La rabbia - spiega Olmert - non è un piano d'azione che consente di sviluppare un'azione ordinata, sistematica e prolungata". Parole che sembrano privilegiare la scelta degli assassinii mirati a discapito di una pericolosa rioccupazione. Parole che puntano a placare l'esuberanza di quanti chiedono "piogge di fuoco su Gaza" o di chi, come il ministro dell'Interno Meir Sheetrit, non esige soltanto l'assassinio di Ismail Haniyeh, premier e leader politico di Hamas, ma anche la totale distruzione dei quartieri palestinesi da cui partono i missili. E così nell'attesa dell'inevitabile risposta israeliana naufragano anche le speranze di Annapolis. "Fino a quando non cesseranno i lanci di missili da Gaza - ha detto ieri il ministro degli Esteri Tzipi Livni - sarà impossibile arrivare ad uno Stato palestinese".

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Rapinano coetaneo a Bari fermati tre minorenni (sezione: Israele/Palestina)

( da "Quotidiano.net" del 11-02-2008)

 

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Le immediate ricerche hanno portato all'individuazione ed al fermo, del gruppo dei tre, di cui uno ha 13 anni Bari, 9 febbraio 2008 - I militari del secondo Nucleo Operativo Guardia di Finanza di Bari hanno effettuato un "fermo" di polizia giudiziaria nei confronti di tre minorenni con l'accusa di furto ai danni di un loro coetaneo. In particolare, durante un pattugliamento nella centrale via Piccinni, le fiamme gialle hanno notato un ragazzino che cercava insistentemente di attirare la loro attenzione. Alla pattuglia il ragazzino ha raccontato che poco prima alcuni minori gli avevano sottratto l'appareccho MP3 appena acquistato. Le immediate ricerche hanno portato all'individuazione ed al fermo, in Via Sparano, del gruppo dei tre che assieme al ragazzino derubato sono stati accompagnati presso la sede del Comando. L'apparecchio rubato è stato restitutito al legittimo proprietario e due dei minori fermati, rispettivamente di 14 e 16 anni, sono stati accompagnati dai rispettivi genitori e denunciati per furto al Tribunale dei Minori; mentre il terzo, di 13 anni, sarà segnalato all'autorità giudiziaria per i provvedimenti di recupero essendo il ragazzino "non imputabile" per legge. RIMINI Legata e torturata dai compagni. Le immagini su You tube - GUARDA IL CANALE BULLISMO Segnala ad un amico Tuo nome: Tua email: Nome amico: Email amico: Testo dell'email: Invia una copia anche al tuo indirizzo di posta Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro Cerca su Quotidiano.net nel Web Articoli Eventi --> Foto del giorno --> Foto Video Blog Sondaggi Esteri L'ultima minaccia di Chavez: "Espropriamo Parmalat e Nestlè"Cronaca Riprende il processo con 12 testimoni I "pizzini d'amore" di Olindo a RosaSpettacolo Grammy, trionfa la Winehouse Sorpresa: premiato anche ObamaSport - Basket La Fortezza manda all'Air la finaleSport - Calcio Cambiasso e Suazo in gol Contestato l'arbitro FarinaSport Le colibrì battono Chieri 3-1 e rimangono sole in testaCronaca - Locale Ritorno dalle ferie con la droga Fidanzatini presi all'aeroportoPolitica Berlusconi: "Siamo in vantaggio col 50%" Gossip "Mia figlia a luci rosse? Mai"Sport - Locale Calcio La Samb batte il Martina 2-0 e riprende quota in classificaSport - Locale Calcio La sfida dell'Adriatico va agli abruzzesi Ancona ko allo stadio Del ConeroSport - Rugby L'Italia fa soffrire l'Inghilterra Finisce 23-19 per Wilkinson & Co.Cronaca - Locale Contro il guardrail in Tangenziale Muore sul colpo un 42enne Mostra: Carducci e i miti della bellezza'Mondo calcio'TEATRO SOCIALE Stagione di prosa 2007/2008Teatrosanziourbino: Sei brillanti. Giornaliste NovecentoLa Belle Epoque. Arte in Italia 1880-1915Stagione teatrale 2007 / 2008: Le lacrime amare di Petra Von KantProgramma della Stagione di Prosa 2007-2008, Teatro dell'Aquila'Il deficente''Time code', l'omaggio al videoStagione teatrale 2007 / 2008: La Sirena'L'incontro''Le intellettuali', di MolièreMarco Masini in concertoStagione concertistica 2007/ 08: Maria de Buenos AiresFrancesco De Gregori in concerto Al Teatro del Giglio 'Bandiera, ballata per una foglia'Giornata del malato Messa del vescovoGiulio Bosetti a CortonaGigi Porelli nella 'Hall of Fame' di basket'Radici Quadrate' alla galleria il Bisonte --> Quadranga, l'evoluzione del tangaI gol della 22/ma giornata del campionato italiano di calcio di serie AVictoria Beckham versione 'Guantanamo''Parlami d'amore' di Silvio MuccinoSei Nazioni 2008, Italia-InghilterraCoppa Italia: Scavolini ko, La Fortezza in finaleRavenna - Bologna 1-1Londra, incendio nel quartiere CamdenI funerali di Heath LedgerPiero Fassino in visita ad Ancona (8 febbraio 2008)Atalanta-FiorentinaPatti Smith al Festival di BerlinoRIMINI-ASCOLI 3-0La 58esima edizione del Festival di BerlinoLe immagini Squalo bianco salta su una barcaCuba. Studenti criticano duramente il GovernoPd, al via la campagna di VeltroniNel 2007 record di multe per i bolognesiSei Nazioni, l'Italia cerca l'impresa contro l'InghilterraSarkozy: ''Nessun sms alla mia ex Cecilia''Per il film su Bin Laden il regista vuole De NiroValentino e Hamilton: fenomeni a caccia di riscatti (di Leo Turrini)Bimbo sopravvissuto al tornadoCher - 'Half Breed'Cher- 'Believe'Amy Winehouse ai Grammys via satellite, visto negatoBeppe Maniglia illustra il suo programma'Curo il malocchio' e invece li rapinavaAl via la campagna elettorale: il PD corre da solo (di Gabriele Canè) Per il bene del centrosinistra del 10/02/2008 di Francesco Ghidetti La droga dello stupro: otto storie choc del 10/02/2008 di Massimo Pandolfi Juve, capolavoro Ranieri a Udine: ora la Champions è più vicina del 10/02/2008 di Mister X E' il 18 il numero magico del Milan del 10/02/2008 di Enzo Bucchioni I libri della settimana: la migliore Isabel Allende nel diario di famiglia. E poi il caustico Domanin e il filosofo Sgalambro del 10/02/2008 di Rossella Martina La Turchia toglie il divieto di indossare il velo nelle universitàPapa Ratzinger: "L'inferno esiste". Sei d'accordo?Elezioni, secondo te i due maggiori partiti dovrebbero correre da soli?Pensi che Reggio sia una città sicura?Ha fatto bene Valentino Rossi ad accordarsi col Fisco?Cosa pensate della Facoltà di Scienze della comunicazione?Le dieci emergenze per il nuovo governoGiro di vite contro i punkabbestia e i loro cani, sei d'accordo?Per chi voterai alle prossime elezioni?Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio, è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei d'accordo?Sul selciato della piazza di Pesaro la prima pagina del Carlino del '38 sulle leggi razziali: secondo te va rimossa?Prodi sarebbe un buon presidente della Repubblica? LA FOTO DEL GIORNO Nuovo romanticismo La dichiarazione d'amore più bella? Tre donne su cinque non hanno dubbi: l'hanno ricevuta in macchina. Un'indagine rivela che l'automobile si piazza al primo posto dei momenti romantici, distanziati ristorante e panchina del parco LEGGI LA NOTIZIA RICERCA ANNUNCI pubblicità contattaci guadagna con Quotidiano.net fai di Quotidiano.net la tua Homepage aggiungi ai preferiti le news sul tuo pc rss archivio HOME - Copyright (c) 2007 MONRIF NET S.r.l. P.Iva 12741650159, a company of MONRIF GROUP - Informativa al trattamento dei dati personali - Powered by Softec /body>.

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Black list Si indaga su un sito Usa (sezione: Israele/Palestina)

( da "Tempo, Il" del 11-02-2008)

 

Stampa Ebrei nel mirino "Black list" Si indaga su un sito Usa TEL AVIV Un sito web statunitense specializzato nella raccolta sistematica di dati sulla presenza di ebrei nel mondo della politica, dell'economia e della comunicazione potrebbe essere stato utilizzato come fonte per la pubblicazione di una lista di professori, in maggioranza ebrei, apparsa e poi cancellata dal sito "Il Cannocchiale". Lo sostiene Ronen Solomon, un israeliano specializzatosi nella ricerca di materiale di interesse giornalistico attraverso la analisi delle informazioni via internet.

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GERUSALEMME L'ira in Israele ha registrato un forte (sezione: Israele/Palestina)

( da "Tempo, Il" del 11-02-2008)

 

Stampa GERUSALEMME L'ira in Israele ha registrato un forte ... GERUSALEMME L'ira in Israele ha registrato un forte aumento dopo un fine settimana che ha visto cadere su Sderot e dintorni una quarantina di razzi lanciati da gruppi armati palestinesi a Gaza: l'esplosione di uno di essi ha gravemente ferito due persone, a una delle quali, un bambino di otto anni, i medici hanno poi dovuto amputare una gamba. La rabbia degli abitanti di Sderot si è manifestata con i fischi e gli urli con cui hanno accolto ieri all'alba il ministro della difesa, Ehud Barak, in una semifurtiva visita alla città.

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Muratore ucciso a fucilate davanti al garage di casa (sezione: Israele/Palestina)

( da "Quotidiano.net" del 11-02-2008)

 

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Aveva un solo precedente per abuso edilizio Mostra: Carducci e i miti della bellezza'Mondo calcio'TEATRO SOCIALE Stagione di prosa 2007/2008Teatrosanziourbino: Sei brillanti. Giornaliste NovecentoLa Belle Epoque. Arte in Italia 1880-1915Stagione teatrale 2007 / 2008: Le lacrime amare di Petra Von KantProgramma della Stagione di Prosa 2007-2008, Teatro dell'Aquila'Il deficente''Time code', l'omaggio al videoStagione teatrale 2007 / 2008: La Sirena'L'incontro''Le intellettuali', di MolièreMarco Masini in concertoStagione concertistica 2007/ 08: Maria de Buenos AiresFrancesco De Gregori in concerto Richard Avedon 'in mostra' al FormaQuelli che il calcioAl Teatro del Giglio 'Bandiera, ballata per una foglia'Giornata del malato Messa del vescovoGiulio Bosetti a Cortona --> Le nuove pubblicità Ryanair prendono spunto dalla cronacaGrammy Awards 2008La collezione Triumph a BeirutLe immaginiLe immagini del progetto viarioMaceratese - ArroneFiguraccia dell'Ancona contro il PescaraMostra Belle Epoque a Palazzo RoverellaQuadranga, l'evoluzione del tangaI gol della 22/ma giornata del campionato italiano di calcio di serie AVictoria Beckham versione 'Guantanamo''Parlami d'amore' di Silvio MuccinoSei Nazioni 2008, Italia-InghilterraCoppa Italia: Scavolini ko, La Fortezza in finaleRavenna - Bologna 1-1 Il malore di Napolitano a Trento (SKYTG24)NHL, un pattino taglia la gola allo slovacco Richard ZednikLitigio tv tra Mancini e OrdineSqualo bianco salta su una barcaCuba. Studenti criticano duramente il GovernoPd, al via la campagna di VeltroniNel 2007 record di multe per i bolognesiSei Nazioni, l'Italia cerca l'impresa contro l'InghilterraSarkozy: ''Nessun sms alla mia ex Cecilia''Per il film su Bin Laden il regista vuole De NiroValentino e Hamilton: fenomeni a caccia di riscatti (di Leo Turrini)Bimbo sopravvissuto al tornadoCher - 'Half Breed'Cher- 'Believe'Amy Winehouse ai Grammys via satellite, visto negato Farina, l'Inter e gli errori di Collina del 11/02/2008 di Mister X E se domani... del 11/02/2008 di Francesco Ghidetti La droga dello stupro: otto storie choc del 10/02/2008 di Massimo Pandolfi E' il 18 il numero magico del Milan del 10/02/2008 di Enzo Bucchioni I libri della settimana: la migliore Isabel Allende nel diario di famiglia. 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Grillo: "Elezioni anticostituzionali" (sezione: Israele/Palestina)

( da "Quotidiano.net" del 11-02-2008)

 

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Il senatore Udeur, che attaccò in aula il collega Cusumano accusandolo di tradimento, diventa protagonista dell'ultimo spot della compagnia iralndese: "Calma, calma, c'è posto per tutti" Commenta ROMA, 11 febbraio 2008 - dal blog di Beppe Grillo La democrazia può partire solo dal basso. Il nuovo Rinascimento avrà origine nei Comuni. Le liste civiche devono organizzarsi per le elezioni amministrative del 13 aprile 2008. Il blog sosterrà le liste civiche. Beppe Grillo sarà presente nelle città che presenteranno una lista civica. Le elezioni politiche di aprile sono contro la Costituzione. Il cittadino non può scegliere i propri rappresentanti. I concessionari dello Stato non devono fare politica. I referendum non possono essere cancellati. I referendum non possono essere rinviati. Il risultato delle prossime elezioni è nullo. L'informazione è nelle mani dei gruppi economici e dei partiti. La monnezza è di Stato. Beppe Grillo parteciperà al Monnezza Day a Napoli il 23 febbraio insieme a esperti e medici per il rilancio della raccolta differenziata e per la salute dei cittadini. L'informazione è deviata. Beppe Grillo depositerà tre proposte di referendum alla Corte di Cassazione in febbraio. Abolizione dell'ordine dei giornalisti. Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria. Abolizione del Testo Unico sul sistema radiotelevisivo che prostituisce l'informazione agli interessi dei partiti e di Mediaset. Il 25 aprile si voteranno i referendum in tutte le piazze d'Italia. Le proposte di legge popolari per un Parlamento Pulito depositate al Senato sono state ignorate dai nostri dipendenti. Fuori i condannati. Due mandati. Votazione diretta del candidato. Hanno firmato 350.000 italiani. Firme certificate da pubblici ufficiali e dai Comuni di residenza. Mai avvenuto in Italia in un solo giorno. Un lavoro di mesi di migliaia di persone. I partiti hanno occupato la democrazia. I parlamentari non sono eletti, ma nominati. Per essere nominati basta pagare. Un milione di euro un deputato. Tre milioni di euro un senatore. Il conflitto di interessi è un conflitto con il Paese. Per un nuovo Rinascimento. V-day 25 aprile. VERSO IL VOTO Berlusconi: "Siamo al 50%". Veltroni: "Su i salari, giù le tasse" - LA DESTRA Daniela Santanché candidata premier VIDEO Veltroni a Spello (da SkyTg24)Per chi voterai? - Quali sono le emergenze del Paese? - Giusto correre da soli?Le pubblicità Ryanair Commenti Invia commento Segnala ad un amico 11/02/2008 12:06 M, provincia di IM Il mansaniello italico ha capito tutto per i suoi tornaconti, cavalcare l'antipolitica rende e come rende.... 11/02/2008 11:27 M, provincia di MI ...perchè avete inserito questa news in "politica e antipolitica"?????.....sono più antipolitiche le affermazioni del blog di B.G. o il dover votare con una legge non voluta dai cittadini il cui potere secondo la costituzione è sovrano?????..... Sono presenti 2 commenti, invia il tuo commento! Pagine: 1 Email: Sesso: Anno di nascita: Provincia: Commento: Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro consenso al trattamento dei dati I commenti inviati vengono pubblicati solo dopo esser stati approvati dalla redazione Tuo nome: Tua email: Nome amico: Email amico: Testo dell'email: Invia una copia anche al tuo indirizzo di posta Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile CLICCA QUI per generarne un altro Cerca su Quotidiano.net nel Web Articoli Eventi --> Foto del giorno --> Foto Video Blog Sondaggi Cronaca - Locale Guardia giurata rapina due 50enni Spara, ma la pistola non è armataCronaca - Locale Aggredita da extracomunitari Passante la salva da stuproCronaca - Locale Il cuore ha cessato di battere Morta una maceratese di 36 anniCultura La vita violenta del boss Di Lauro nella Napoli degli anni OttantaGossip Charlotte Casiraghi lascia Monaco Trasloco a Berlino per amoreCronaca - Locale Aumentano i giovani in mobilità Il 53 per cento non ha 40 anniCronaca - Locale I vigili urbani sequestrano il cagnolino al mimo di gessoCronaca - Locale Trovato senza vita in casa a 39 anni Potrebbe trattarsi di intossicazionePolitica Grande paura per Napolitano Colpito da malore mentre sta parlando Poi si siede e riprende il suo interventoSport - Rugby Il 'Times' incorona capitan Parisse E' il miglior giocatore del weekendCronaca - Locale Soresina senza pietà, per la Coopsette è arrivata una mazzata micidialeCronaca - Locale A Urbino 'M'illumino di meno' E si spegne la Fortezza AlbornozCronaca - Locale 'La guerra dei Roses' in scena giovedì al Ventidio Basso Mostra: Carducci e i miti della bellezza'Mondo calcio'TEATRO SOCIALE Stagione di prosa 2007/2008Teatrosanziourbino: Sei brillanti. 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E poi il caustico Domanin e il filosofo Sgalambro del 10/02/2008 di Rossella Martina Spal: sei d'accordo con l'esonero di Buglio?Vota il gol più bello della 22esima giornataLa Turchia toglie il divieto di indossare il velo nelle universitàPapa Ratzinger: "L'inferno esiste". Sei d'accordo?Elezioni, secondo te i due maggiori partiti dovrebbero correre da soli?Pensi che Reggio sia una città sicura?Ha fatto bene Valentino Rossi ad accordarsi col Fisco?Cosa pensate della Facoltà di Scienze della comunicazione?Le dieci emergenze per il nuovo governoGiro di vite contro i punkabbestia e i loro cani, sei d'accordo?Per chi voterai alle prossime elezioni?Fiera del libro di Torino dedicata a Israele, sei d'accordo?Calcio, è vero che una partita su due è falsata?Vota il gol più bello della 21esima giornataCollina propone gli arbitri d'area. Sei d'accordo? LA FOTO DEL GIORNO Gerusalemme sotto la neve La prima vera nevicata dell'anno ha colto impreparata Gerusalemme. La città, svegliatasi sotto a una fitta coltre bianca, è rimasta paralizzata: chiuse le scuole, cancellate le lezioni universitarie, trasporto pubblico in tilt RICERCA ANNUNCI pubblicità contattaci guadagna con Quotidiano.net fai di Quotidiano.net la tua Homepage aggiungi ai preferiti le news sul tuo pc rss archivio HOME - Copyright (c) 2007 MONRIF NET S.r.l. P.Iva 12741650159, a company of MONRIF GROUP - Informativa al trattamento dei dati personali - Powered by Softec div>.

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"Resistere" alla pace (sezione: Israele/Palestina)

( da "Opinione, L'" del 11-02-2008)

 

Oggi è Lun, 11 Feb 2008 Edizione 29 del 09-02-2008 La stampa siriana prevedeva un'escalation di destabilizzazione. Che puntualmente sta avvenendo "Resistere" alla pace "Una resistenza araba ha iniziato a consolidarsi sul terreno e a cambiare il corso degli eventi". Così la stampa del regime di Assad esalta Hamas e Hezbollah di Giorgio Bastiani La stampa siriana "prevede" una escalation nelle "operazioni di resistenza" contro Israele e il governo libanese. Il Middle East Media Research Institute ha tradotto una serie di articoli, scritti tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, tratti dal quotidiano di regime "Tashreen" e dal sito Syria-news.com, in cui si esalta la destabilizzazione e si denunciano complotti. Siccome si tratta di organi di stampa governativi, stiamo parlando della posizione ufficiale siriana, non di opinioni in libertà. Sul quotidiano di regime leggiamo che "Gli Arabi sono divisi a causa della pressione americana (...) Ma nonostante questa situazione oscura, una resistenza araba ha iniziato a consolidarsi sul terreno e a cambiare il corso degli eventi". E in un altro articolo, redatto dall'editorialista di "Tashreen" Abdullah Khaled, si legge una tesi ancora più chiara: "I leader di Hezbollah hanno captato informazioni sulla decisione di eliminare i vertici della resistenza in Libano e dell'Intifadah a Gaza. La decisione è stata presa in seguito a un ordine esecutivo firmato dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush (...). Ma la resistenza sa che il rapporto di forze è a suo favore e che tutto il sostegno americano, internazionale e arabo (alla maggioranza libanese, ndr) non può far nulla per ribaltarlo. La resistenza non può sedersi e attendere di essere eliminata". La retorica vittimista e le teorie cospirative che caratterizzano questi articoli, trasformano il processo di pace voluto dagli Stati Uniti e accettato dai governi arabi più moderati in un gigantesco complotto ai danni dei popoli arabi. Gli stessi governi musulmani non allineati alla Siria e all'Iran sono visti come pedine della congiura. In realtà, più che di analisi e di previsioni, questi articoli sono vere e proprie dichiarazioni di intenti. E gli effetti iniziano già a vedersi: da Gaza, la "resistenza" ha ricominciato ad effettuare attentati suicidi, come quello di Dimona del 4 febbraio e ha ripreso il lancio massiccio di razzi Qassam contro il Negev: 22 solo ieri mattina. I miliziani dei Comitati di Resistenza Popolare palestinesi hanno lanciato di nuovo la loro sfida, annunciando che intensificheranno i lanci e invitando gli israeliani a "evacuare" Sderot, per "la loro salvezza e la salvezza dei loro figli". Sull'altro fronte, in Libano, il 7 febbraio, la "resistenza", costituita dai partiti filo-siriani (Hezbollah e i cristiani della fazione del generale Aoun) ha ribadito la sua linea più intransigente: o l'opposizione sarà dotata di un potere di veto nel nuovo governo, oppure non consentirà l'elezione di un nuovo presidente. Col risultato che il "paese dei cedri" è privo di un capo dello stato dal 23 novembre scorso e il rischio di scoppio di una guerra civile (o di una nuova guerra tra Hezbollah e Israele) è, di giorno in giorno, più alto. Il regime di Damasco sta soffiando sul fuoco in entrambe le crisi, elevando il livello di scontro.

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