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Articoli
Burocrazia (218)
Numerosi
i motivi della protesta, dalla crescita dei costi di produzione alla politica
comunitaria e alla troppa burocrazia
( da "Cittadino,
Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
infine
l'asfissiante burocrazia e l'eccesso di adempimenti.Il malcontento degli
agricoltori del corteo è stato raccolto da Mario Vigo: «La politica nazionale
ed europea avrà ricadute pesanti sul settore agricolo anche fra Lodi e Milano -
ha affermato al nostro giornale, seguendo il corteo per le vie di Bologna -.
Il
leader Federico Vecchioni: <Traditi anche dal governo>
( da "Cittadino,
Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ma come fare
se la burocrazia degli uffici, gente che non ha mai visto un campo, ci mette i
bastoni tra le ruote, facendoci pagare tasse ingiuste e limitando la nostra
produzione, a vantaggio di importazioni a volte non sicure?». Gli agricoltori,
è il pensiero di Confagricoltura restano i custodi della tradizione, ma debbono
aprirsi al mercato globale.
"Costretti
a vivere tra sporcizia e cani randagi"
( da "Stampa,
La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
«Mi sono
clamorosamente sbagliato l'anno scorso e ora evito di dare date - ammette
Franzinelli -. Stiamo utilizzando tutti i mezzi possibili per velocizzare lo
spostamento. Ma ho scoperto, mio malgrado, che la burocrazia è veramente
pesante».
Troppi
hanno rinunciato a progetti di filiera
( da "Corriere
delle Alpi" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eccesso di
burocrazia «l'incartamento del piano sta in 3 raccoglitori» e sulle storture di
Avepa «averci a che fare fa venire i brividi», Borsato è invece poco stupito di
come sono andate le cose. Primealpi, associazione che promuove i prodotti
tipici del territorio, ha seguito le pratiche per alcuni casi, come le filiere
delle latterie di Sedico e di Camolino.
La
rabbia e lo sconforto del presidente Alpagotti
( da "Corriere
delle Alpi" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
che ha
appesantito oltremodo la burocrazia sulle aziende agricole e che ci mette più
di un anno per avviare l'istruttoria e i controlli dell'indennità compensativa
e delle misure agro-ambientali legate alla montagna con conseguenti ritardi nei
pagamenti. Chi rimborserà gli agricoltori per il danno subito?
E
i 60 alloggi da assegnare sono ancora senza elettricità
( da "Gazzetta
di Mantova, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
comunale di
via Volta è uno degli esempi più lampanti di come la burocrazia possa mettere i
bastoni fra le ruote ad un progetto di utilità sociale. «Non possiamo
consegnare gli alloggi fino a quando l'Enel non allaccierà i contatori alla
cabina elettrica che abbiamo costruito contestualmente alla realizzazione del
nuovo condominio - dice l'assessore ai lavori pubblici Battù - purtroppo,
Zaia
assume 68 precari, ma a Roma ( da "Tribuna di Treviso, La"
del 20-11-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia.
Ecco perché ritengo giusto che la Lega si opponga a questa iniziativa». Il Pd
gioca quindi d'anticipo: «Mi risulta che questa stabilizzazione fosse voluta
già dall'allora ministro all'agricoltura Alemanno che, evidentemente, ha
continuato a spingere in questa direzione - conclude Giaretta - trovo tuttavia
sbagliato che il destino dei precari dipenda dai padrini e non
Pagare
il condono e restare abusivi ( da "Stampa, La"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
mezzo tra le
lamentele dei cittadini e le lungaggini di una burocrazia lenta, oltre che
pasticciona, il sindaco ricorda che solo sei mesi fa lui stesso aveva promesso
che il calvario di Sagnalonga sarebbe finito in fretta: «Per rimediare
all'errore compiuto dal Comune 60 anni fa, la Regione ci aveva detto che la
sanatoria sarebbe stata la via più semplice e rapida - ricorda Serra -
L'agricoltura
italiana alza la voce ( da "Giornale di Brescia"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Da Brescia
mille imprenditori aderenti all'Upa No all'aumento delle quote latte, meno
burocrazia, sostegno alle imprese. Vecchioni: «Pronti a nuove mobilitazioni»
ieri in piazza VIII Agosto a Bologna" title="Gli imprenditori
agricoli di Confagricoltura ieri in piazza VIII Agosto a Bologna"
onClick="showImage('http://www.giornaledibrescia.
La
Banca del tempo paga i dividendi ora per ora
( da "Arena,
L'" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I servizi offerti
vanno dall'aiuto per piccoli lavori e burocrazia alla cura della persona, dalle
conversazioni in lingue straniere a lezioni di informatica ed altro; dalla
animazione di compleanni a lavori di giardinaggio, organizzazione di gite ed
escursioni, compagnia, lezioni di pittura, babysitteraggio, trasporto.
La
cura del rettore: <TROPPI CORSI inutiliORA PARTONO I TAGLI>
( da "Secolo
XIX, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
di
amministrazione e burocrazia e sugli investimenti edilizi come quello per le
residenze riservate agli studenti. «E' chiaro a tutti quanto l'Università stia
vivendo un momento difficile, tuttavia è importante creare una sinergia tra
l'ateneo, gli studenti e la stessa città di Genova, in modo che i cittadini
possano capire quali sono gli obiettivi e le strategie del mio mandato -
L'Euromed,
Genovae gli inutili antagonismi ( da "Secolo XIX, Il"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
In effetti
anche la burocrazia pubblica in Germania, Paesi Scandinavi e Svizzera si è
trasformata e persino il passaporto si ottiene con una semplice telefonata. La
Spagna, che in quanto a servizi ferroviari fino a una ventina di anni or sono
era rimasta piuttosto indietro rispetto allo standard europeo, oggi ha
raggiunto un livello per noi invidiabile in quanto a regolarità,
sprechi
e burocrazia così muore l'ippodromo
( da "Nuova
Sardegna, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I motivi di
una crisi ignorata per troppo tempo Sprechi e burocrazia così muore l'ippodromo
CHILIVANI. Un mese di sciopero per difendere il diritto di esistere. Le corse
si erano interrotte il 10 ottobre scorso per la protesta proclamata da tutte le
categorie dell'ippica (proprietari, allenatori, fantini) stanche di non
riuscire a farsi ascoltare dai responsabili istituzionali.
sermetra
anti-burocrazia ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I DOCUMENTI
DELLE AUTO Sermetra anti-burocrazia Se Carta di circolazione e Certificato di
proprietà fossero un unico documento (ci stanno pensando anche altri Paesi
europei) non soltanto si razionalizzerebbe un ambito rallentato dalla
burocrazia, ma si taglierebbero costi inutili (circa 150 milioni di euro
l'anno).
riapre
la piscina restano i problemi - dario prestigiacomo
( da "Repubblica,
La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
nelle maglie
della burocrazia comunale DARIO PRESTIGIACOMO Dopo quasi tre settimane, la
piscina comunale di viale del Fante torna a funzionare a pieno regime. Ieri
mattina, i tecnici del Comune hanno dato il via libera alla riapertura della
vasca interna e della palestra, che erano state chiuse a fine ottobre per la
caduta di pezzi di marmo e di calcinacci dalla parte superiore dell´
ma
solo biasotti e pittaluga incassano
( da "Repubblica,
La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
incassano
Quando si dice la burocrazia: i rimborsi elettorali per le elezioni regionali,
come quelle nazionali, vanno ai partiti o alle singole liste e non vengono
assegnati ai gruppi regionali. Lo specificano i funzionari dei partiti che si
occupano delle tesorerie. Il principio della legge, spiegano, è quello dei
rimborsi ai partiti per i costi sostenuti nelle campagne elettorali.
import-export
certificato con l'operatore economico
( da "Nuova
Sardegna, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
export
certificato con l'operatore economico Abbattere i tempi della burocrazia:
questo è l'obbiettivo CAGLIARI. Import-export di semplificazione e agevolazione
doganale. è stato questo il tema del seminario organizzato dalla Direzione
regionale delle dogane e dal Centro servizi per le imprese della Camera di
commercio.
al
giglio lo sport si farà al coperto
( da "Tirreno,
Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
comportato
tanta fatica e tanto impegno a causa di una burocrazia mostruosa, fatta di
leggi sempre più complesse, vincolanti e difficilmente interpretabili». Ed
annuncia, Brothel, che la palestra al Campese «si colloca in un programma che
prevede grande attenzione verso il miglioramento della qualità dei servizi
offerti ai cittadini in generale ed agli studenti e ai giovani ai quali -
venti
minuti per prenotare una visita ( da "Nuova Sardegna, La"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il sistema
sembra strutturato più per soddisfare la burocrazia aziendale che per venire
incontro ai bisogni della gente. «Si ha l'impressione che le impiegate non
abbiano molta dimestichezza con il sistema informatizzato. Per sbrigare una
persona impiegano mediamente dai 15 ai 20 minuti: un'eternità».
milva:
"un'onta lunga 17 anni per quel gioiello della cultura" - antonio di
giacomo ( da "Repubblica, La"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
si riapra al
più presto Milva: "Un´onta lunga 17 anni per quel gioiello della
cultura" Dioguardi: Burocrazia e politica cocktail devastante I
proprietari? Smettano di fare gli affittacamere Solfrizzi: Il ministro è riuscito
in un colpo a realizzare il sogno di vedere la città unita su un obiettivo
ANTONIO DI GIACOMO «Ora basta, per carità.
Velocizzare
contro la crisi ( da "Nazione, La (Livorno)"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
con una
burocrazia, da sempre nel mirino delle imprese, che ha ingessato il sistema
produttivo. Sembra assurdo, ma doveva arrivare questa grande crisi per
risvegliare le amministrazioni dal loro letargo. Perché gli obiettivi che
Provincia e Comuni si sono dati, in questo difficile momento, dovevano far
parte del dna degli enti locali.
<In
via Castel dei Biagini utenti discordi sulle spese>
( da "Nazione,
La (Pistoia)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Se a questo
aggiungiamo che viviamo in un paese in cui la burocrazia regna sovrana e le
leggi si accavallano l?una sull?altra rendendo l?operato di tutti sempre più
difficile e lento, credo che la tattica di scaricare le colpe l?uno sull?altro
sia tanto facile quanto inutile. Via Castel dei Biagini è una delle zone per
cui l?
ribis
chiude: addio alla storica libreria del centro
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
perché
soffocato da molta burocrazia e dalla concorrenza. Oggi i libri escono come
novità in vendita ovunque, anche nei supermercati con sconti fino al 40 per
cento. Una concorrenza difficile da sconfiggere, nonostante i piccoli negozi
come il mio abbiano uno stile diverso, quello fatto di un rapporto quasi
personale con il cliente.
di
ALBERTO VECCHI* CON UN decreto legislativo del febbraio 2008, Pecoraro S...
( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ricorrere ad
accordi di programma per semplificare la burocrazia in campo agricolo. La
vecchia legge permetteva alle aziende agricole di smaltire i rifiuti prodotti
con la propria attività in modo differenziato, a costi estremamente ridotti e
soprattutto con procedure burocratiche minime. Oggi, a causa del decreto, anche
le piccole aziende agricole sono equiparate a una grande industria,
Confagricoltura
in piazza <Finanziaria punitiva>
( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ma siamo
sempre alle prese con una burocrazia asfissiante, le Province sono ancora lì e
i costi della politica salgono». Alle porte c?è una Finanziaria punitiva per le
imprese agricole, con 1 miliardo di nuovi oneri per il costo del lavoro, nuove
tasse (Ici sui fabbricati rurali) e mancato rifinanziamento del Fondo di
solidarietà nazionale.
Trentamila
clandestini in fabbrica <Regolarizziamo prima questi>
( da "Corriere
del Veneto" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
anche se pure
in questo caso i tempi della burocrazia sono in grado di evadere non più di 4-5
mila pratiche. Tutto questo si inserisce in una regione in cui circa l'8% della
popolazione è straniera – con punte del 10% nel Trevigiano – e che ha visto,
tra gennaio e settembre 2008, un aumento delle ore di cassa integrazione del
66,4%.
tarda
la rimozione dei cavi interrati ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ma anche per
le difficoltà dovute alla burocrazia. I ritardi dei lavori sulla Pontebbana
sarebbero alimentati anche dai tempi biblici nella rimozione dei cavi interrati
da parte di Enel, Telecom ed Eni. Lo spostamento, che dovrebbe essere fatto dai
tecnici delle aziende dei servizi, avviene in tempi difficilmente
quantificabili.
Trachea
creata con le staminali Ecco il trapianto senza rigetto
( da "Corriere
della Sera" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
perché
sarebbe scattata la burocrazia per il finanziamento... Altro che 16 ore.
Comincia così la storia del primo trapianto biotech al mondo, effettuato a
Barcellona. Una trentenne colombiana l'operata. Ma il successo è italiano. Il
chirurgo, Paolo Macchiarini — laurea a Pisa, dal '
Veleni:
Regione in aiuto alle piccole imprese
( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia.
Hanno tirato su i capannoni nelle aree inquinate dalle multinazionali e ora
devono anche provvedere di tasca propria agli esborsi, in barba al principio
della legge 471/99, secondo cui chi inquina deve pagare. E le cifre sono da
sballo: alcuni imprenditori saranno costretti a cacciare dal portafoglio fino a
90mila euro per verificare lo stato dei terreni e risanarli.
di
MICHELE NUCCI PERUGIA PER QUALCUNO i conti non tornano. Pe...
( da "Nazione,
La (Umbria)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
energia
elettrica che subisce un deciso ridimensionamento rispetto ai documenti
precedenti». Infine la Giunta non nega la preoccupazione sull?incasso dei
contributi pubblici. Dai diversi ministeri devono arrivare la bellezza di 17,3
milioni di euro. Le pressioni si moltiplicano, ma i tempi della burocrazia sono
quelli che sono.
Burocrazia
( da "Corriere
della Sera" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Corriere
della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-11-20 num: - pag:
7 categoria: BREVI Burocrazia «Si sconta un disordine amministrativo che viene
da lontano assieme a un'inerzia ministeriale»
intervento
da rivedere ( da "Tirreno, Il"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia
regna sovrana (fin troppo!) e le leggi si accavallano l'una sull'altra rendendo
l'operato di tutti sempre più difficile e lento, credo che la tattica di
scaricare le colpe l'uno sull'altro sia tanto facile quanto inutile.
Analizzando la questione, via Castel Biagini è una delle zone per cui
l'amministrazione aveva ricevuto una richiesta di intervento e fatto redigere
Quando
il calcio diventa una Festa ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Tra le
motivazioni metterei anche politica e burocrazia che qui da noi per tanti
aspetti sono sempre state un ostacolo». I RICORDI Dalle idee al calcio vero,
poesia pura: quali sono per Festa i migliori giocatori affrontati? Risposta
secca, senza nessuna esitazione: «Maradona e Van Basten».
Bauernbund
in piazza a Bologna <No ai tagli alle zone montane>
( da "Corriere
Alto Adige" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La battaglia
dei contadini punta su due temi: «Minor burocrazia e investimenti sulle energie
rinnovabili anche nelle aziende agricole. L'adozione dei ticket per la
vendemmia va nella strada giusta della sburocratizzazione». Tutto altoatesino
il problema delle quote latte: «Il ministro Zaia —
Il
primato delle medie imprese ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eccessiva
burocrazia attinente i contratti professionali, un costo del lavoro elevato» e
di elementi di supporto specificatamente indirizzati alle necessità di questo
tipo di aziende. «L'impatto che l'ambiente esterno ha dal punto di vista
legislativo e politico sulla cultura d'impresa delle codiddettte
"Triplees" e il quadro che ne consegue variano molto da Paese a
Paese»
In
Bicocca si studia l'università ( da "Manifesto, Il"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia,
stage, ecc.) e nelle sue diverse forme e fasi. Il Laboratorio mira inoltre a
essere un duplice strumento di partecipazione alla mobilitazione contro le
'riforme' della formazione attuate da Gelmini e Tremonti. Da un lato, vuole
affrontare attraverso riflessioni ed iniziative il discorso mediatico e
politico che schiaccia la questione di ciò che accade all'
PIU'
RISORSE per gli investimenti dei privati, politic...
( da "Resto
del Carlino, Il (Cesena)" del
20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
meno
burocrazia, nuove infrastrutture e riduzione dell?Iva: sono questi gli elementi
centrali su cui si è concentrato il forum sul turismo organizzato da
Confesercenti al Palazzo del Turismo. Armando Casabianca, presidente della
Confesercenti ha proposto al Comune un patto fra associazioni, Gesturist e club
di prodotto,
ROMA
- Non li ha chiamati ambasciatori del made in Italy . Semplicemente, li ha i...
( da "Messaggero,
Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Applausi per
tutti, compresa la Gelmini che ha riaffermato di voler andare avanti con le
riforme sulla scuola. C'è stato un confronto tra politici e imprenditori («non
è stato un piangersi addosso», commenta Matteo Lunelli) i quali hanno chiesto
meno burocrazia.
zaia
assume 68 precari, ma a roma - simonetta zanetti
( da "Mattino
di Padova, Il" del 20-11-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia.
Ecco perché ritengo giusto che la Lega si opponga a questa iniziativa». Il Pd
gioca quindi d'anticipo: «Mi risulta che questa stabilizzazione fosse voluta
già dall'allora ministro all'agricoltura Alemanno che, evidentemente, ha
continuato a spingere in questa direzione - conclude Giaretta - trovo tuttavia
sbagliato che il destino dei precari dipenda dai padrini e non
Rivoluzione
viabilità: in arrivo nuove rotatorie
( da "Corriere
Adriatico" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Colpa della
burocrazia. Sulla carta l'infrastruttura risulta trovarsi in un'area extra
urbana, quindi di competenza anche dell'Anas. Quest'ultima ha imposto pesanti
limiti all'appalto pubblicitario vinto dalla Carifermo per circa centocinquanta
mila Euro.
ANTONIO
PISANI AL RICONOSCIMENTO UFFICIALE DELLE SEI VITTIME GHANESI DELLA STRAGE DI
CASTELVOLTUR... ( da "Mattino, Il (Caserta)"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ultimo
ostacolo posto dalla burocrazia in nome della totale trasparenza. Nessun
supplemento investigativo è infatti all'origine della decisione del pm
Alessandro Milita; sin da subito gli inquirenti avevano accertato e compreso
che i sei immigrati uccisi davanti alla sartoria etnica «Ob ob» il 18 settembre
da un commando composto dai killer dei Casalesi Giuseppe Setola,
SALVATORE
FERRARA CAVA DE' TIRRENI. OSTACOLO PUT (PIANO URBANISTICO TERRITORIALE) PER IL
PRO... ( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
di evitare un
possibile impantanamento nella burocrazia regionale. Infatti, per derogare
dagli attuali saturi indici per il terziario previsti nel Put (tre metri quadri
per abitante), si dovrà chiedere l'approvazione del consiglio regionale, ma i
tempi di realizzazione del progetto, che si aggira sui 60 milioni di euro, si
allungherebbero inesorabilmente,
Attuazione
del programma amministrativo il sindaco relaziona al Consiglio comunale
( da "Sicilia,
La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
oltre 1 ora e
30 minuti il sindaco ha esposto il suo lavoro spaziando dalla burocrazia
comunale ai servizi sociali, dai lavori pubblici allo sport, dalle
manifestazioni culturali ai problemi relativi all'emergenza rifiuti e alla
crisi idrica. «Un intenso anno di lavoro nell'interesse della città portato
avanti con metodi condivisi di onestà, preparazione, correttezza, trasparenza,
Egregio
direttore, Le scrivo in merito alla lettera ...
( da "Gazzettino,
Il (Padova)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
2008 con il
titolo Burocrazia insormontabile per un giovane studente.Poiché la signora usa
espressioni come mancanza di umanità, insipienza documento choc credo sia
opportuno chiarire quali siano i reali termini del problema.Le borse di studio
sono regionali e vengono liquidate sui fondi ministeriali e regionali seguendo,
Zen,
la burocrazia frena l'iter del centro polifunzionale
( da "Sicilia,
La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
la burocrazia
frena l'iter del centro polifunzionale Un complesso sportivo polifunzionale che
da 10 anni fatica a trasformarsi da progetto a realtà bloccato da un iter
burocratico simile ad un labirinto. Il grande progetto della società Nadim, che
dovrebbe essere costruito all'interno del quartiere San Filippo Neri
nell'ambito del Programma Integrato d'
Sant'Antoniochiesa
in oblio ( da "Sicilia, La"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Rivolgo
quindi un richiamo alla burocrazia degli enti nazionali e regionali che hanno
il compito di vigilare sulla perfetta esecuzione dell'opera commissionata ed
accertare le eventuali responsabilità sulla ritardata esecuzione dei lavori».
r. r.
Mutuato
morto, l'Usl presenta il conto ( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il semplice
cittadino neppure immagina quanta burocrazia ci sia dietro ad un decesso. «Ci
sono addirittura delle statistiche ai fini Istat - prosegue il dottor Pisani -
oltre agli elenchi che vengono inviati dai Comuni. Ora, è logico che l'errore
può accadere, ma perchè accusare subito un medico di essere un truffatore?
Nonostante
la grave crisi economica non si deve perdere la fiducia
( da "Gazzettino,
Il (Rovigo)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia,
energia sono i nodi da sciogliere per permettere al Paese di reagire alla
crisi. I rilevamenti dell'Istat non lasciano spazio all'interpretazione e
descrivono una situazione di generalizzata sofferenza delle famiglie. Si fatica
ad arrivare a fine mese e l'incertezza del futuro paralizza le energie.
Ritardi
autorizzativi per impianti fotovoltaici: il TAR Sicilia condanna l'Assessorato
all'Industria Regionale ( da "Blogosfere"
del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
ricetta di Versace contro la crisi">Lusso, meno tasse e una cabina di
regia La ricetta di Versace contro la crisi
( da "Affari
Italiani (Online)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Abbiamo
parlato di burocrazia: in Italia ce n'è troppa e frena le imprese. Abbiamo
parlato della giustizia, perché è necessario anche per le imprese che questa
funzioni. E poi abbiamo parlato di un fatto molto importante: l'Europa è il
mercato più aperto del mondo ed è necessario che anche gli altri lo siano allo
stesso modo.
La
ricetta di Versace contro la crisi">Lusso, meno tasse e una cabina di
regia La ricetta di Versace contro la crisi pag.1
( da "Affari
Italiani (Online)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Paese dove la
burocrazia uccide tutto". Un consiglio al governo contro la crisi?
"Diciamo che la politica deve prendere esempio dalla moda: ritmo,
globalizzazione, meritrocrazia... Se lo facesse, saremmo il primo Paese al
mondo. Però da noi, a differenza di quanto avviene per esempio in Francia, la
moda non è mai stata rispettata e presa in considerazione per quello che
rappresenta"
Tagli
finanziaria: procuratore Vibo, da gennaio procure in tilt
( da "Giornale
di Calabria, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Troppa la
burocrazia, troppi i dinieghi, al punto che si rischia di trovarsi nella morsa
degli estorsori e della stessa burocrazia?. ?Non c?è peggior cosa della mancata
applicazione delle leggi?, ha lamentato anche il presidente della Confindustria
provinciale Franco Arena, parlando di ?
Via
Garibaldi, riapre l'edicola ( da "Trentino"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
«Stiamo
combattendo con la burocrazia - confessa la moglie Anna - ma il Superenalotto
dovrebbe arrivarci a breve, per gli altri servizi vedremo. L'importante è aver
colto quest'occasione, in modo che mio marito si è potuto fermare, dopo anni
passati su un furgone. Così sono finalmente tranquilla».
Politi,
occorre una nuova politica agraria
( da "Italia
Oggi" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il crollo dei
prezzi praticati nei campi e l'opprimente burocrazia, ha ribadito la
Confederazione, «stanno mettendo in ginocchio migliaia di imprese agricole,
molte delle quali ora producono addirittura in perdita. Una situazione che
sembra ignorata dal governo che nella legge finanziaria non ha tenuto nella
debita considerazione i gravi problemi del settore.
Trieste,
un Piano portuale per cambiare marcia
( da "Secolo
XIX, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
sarà la
burocrazia italiana: dopo l'adozione in comitato portuale, il documento dovrà
passare al Consiglio superiore dei lavori pubblici per l'approvazione dei
ministeri competenti. A loro spetterà il compito di fare le osservazioni del
caso, a cui si dovrà rispondere con eventuali modifiche del Piano.
Malati
in casa, l'Asl vuole il censimento
( da "Provincia
Pavese, La" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
quelli che la
burocrazia chiama voucher) che consentono di acquistare servizi di assistenza e
cura a domicilio, significa che non è in grado di raggiungere da solo il medico
o lo specialista, e non è ricoverato in una struttura specializzata, ospedale,
casa di cura o centro specializzato nella gestione di malati cronici che sia.
artigianato
subito la riforma ( da "Centro, Il"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
artigianato
nel bilancio di previsione della Regione, semplificare la burocrazia
amministrativa, destinare i fondi speciali Fas alle micro, piccole e medie
imprese, ridurre l'Irap, sostenere l'accesso al credito rafforzando il sistema
dei consorzi fidi: sono gli interventi per restituire slancio al comparto
secondo la Confartigianato Abruzzo.
invasione
di cinghiali e daini ( da "Tirreno, Il"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
di vecchi
allevatori sono i primi a lasciare perché hanno obiettivamente difficoltà a
tenere il passo della burocrazia mentre i giovani preferiscono scegliere strade
meno complicate. La burocrazia è entrata a gamba tesa su un comparto che ha già
molte limitazioni, e che ora rischia seriamente di scomparire. La nostra
protesta va anche in questa direzione: diminuire la burocrazia».
il
silenzio delle imprese ( da "Nuova Sardegna, La"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è più facile
attaccarsi alla burocrazia piuttosto che rispettare le leggi??. Su questo
versante, Costa richiama l'esempio anglosassone: ??Sapete cosa succede in
Inghilterra quando il titolare di un'azienda commette gravi irregolarità? Ha
finito di lavorare: per gli anni successivi non potrà aprire alcuna attività né
partecipare a società?
migliaia
di aziende rischiano la chiusura ( da "Tirreno, Il"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eccessiva
burocrazia e insufficienza di risorse disponibili». Su questo punto Cia e
Confagricoltura chiedono anche «misure specifiche per l'accesso al credito nel
settore agricolo, e l'accelerazione dei pagamenti dei finanziamenti
comunitari». L'appello è lanciato al Governo e agli enti locali, a Comune,
Prefetto e presidente della Provincia,
TRENTO
- Chiede ancora uno sforzo, e non solo finanziario, alla Provincia,
l'Associazione commercianti al dettaglio del Trentino, preoccupata per la
difficile situazione di molte a ( da "Adige, L'"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
toglieteci un
po' della eccessiva burocrazia che ci asfissia. Ci vuole un patto stretto e
forte, tra cittadini, operatori e banche. Mi piacerebbe che i nostri scontrini
fiscali riportassero il prezzo più l'Iva a parte, perché è giusto che il
cittadino sappia quanto finisce davvero nella cassa del negozio».
affondati
dalla burocrazia - sergio secci ( da "Nuova Sardegna, La"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dalla
burocrazia SERGIO SECCI LA CALETTA. Fra le tante categorie di lavoro in
sciopero o agitazione, non potevano certo mancare i pescatori a far salire la
tensione chiedendo giuste rivendicazioni per una categoria oramai allo stremo
delle forze e lamentando saccheggi alle attrezzature come quella avvenuta
l'altra notte davanti alla marina della caletta dove un pescatore locale,
Un
clic e ogni libro può essere tuo ( da "Giornale.it, Il"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
rimproverato
ai governanti e alle loro burocrazie di degradare l'idea di Europa a direttive,
norme, regolamenti, vissuti dai popoli come una continua, e indebita,
intromissione dall'alto nella vita quotidiana e nelle sovranità nazionali.
L'euroscetticismo è un vento che più di una volta è già girato a tempesta
contro istituzioni che non sono ancora considerate parte del nostro
immaginario,
di
MARCELLO ZANNA* ANCHE IN EMILIA, come in Sicilia, in questi giorni si st...
( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
sbattuti in
prima pagina come responsabili di truffa sono capri espiatori di una burocrazia
inadempiente. La Sicilia ha cinque milioni di abitanti. Cinquantunomila
pazienti deceduti e pagati ai medici in venti anni, equivalgono a circa
duemilacinquecento pazienti all?anno circa. Duemilacinquecento su cinque
milioni, fanno circa il cinque per mille di pazienti deceduti non cancellati.
La
seconda vita del <desaparecido> Germán
( da "Corriere
della Sera" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Salvo poi,
ennesimo errore della burocrazia statale, stabilire nel
la
farsa federalista del centrodestra siciliano - giuseppe lauricella
( da "Repubblica,
La" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia,
delle spese pubbliche e delle tasse, una delle soluzioni potrebbe essere
appunto l´abolizione delle Province, il cui personale andrebbe trasferito ai
Comuni e alle Regioni. Altra considerazione: pur sapendo che la nostra Regione
deve operare in armonia con la Costituzione e secondo i principi di
coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario nazionale,
Capriolo,
il blocco e le domande di un'impresa (
da "Giornale
di Brescia" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Colpa della
burocrazia. E raccontano di una piccola storia di ordinaria disfunzione, di
come - per inghippi che non sempre è facile andare ad individuare - vi sia un
cantiere a Capriolo, che ha avuto tutte le autorizzazioni del caso e nel quale
in parte si è già costruito, ma che è bloccato perché parti della stessa
amministrazione non si coordinano,
L'esempio
dell'azienda <ZH> <Gli infortuni calati del 35%>
( da "Corriere
Alto Adige" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia».
Ribadita anche dall'assessore l'importanza di unità e collaborazione negli
interventi: «La politica deve ovviamente impegnarsi nella promozione di
iniziative che promuovano e sensibilizzino verso la sicurezza, ma importanti
spunti possono arrivare anche soprattutto dalla base, ovvero da coloro che
quotidianamente lavorano affrontando rischi per la propria salute e sicurezza»
E
sul blocco dei flussi Barbiero spacca il Pd
( da "Corriere
del Veneto" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Ciò significa
che la burocrazia non rende questo strumento efficace in termini di quella
programmazione e equilibrio tra domanda e offerta che dovrebbero contribuire a
regolare in modo armonioso e serio la presenza di immigrazione lavorativa nel
nostro paese. La critica senza il contenuto diventa demagogia ed è quanto di
più lontano dal progetto riformista del PD»
Federalismo
sì, ma solo se fa risparmiare ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
uscita dal
modello centralista, con la resistenza che susciterà nelle burocrazie, si
rivelerà certamente più faticosa del previsto. Nei prossimi anni, sapremo anche
se più costosa. salvatore.carrubba@ilsole24ore.com RIFORME AMBIZIOSE Le
Province sopravvivono, ma resta l'obiettivo di una politica più snella di
Salvatore Carrubba
Sulla
chimica rischio burocrazia ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
EUROPA / 1
Sulla chimica rischio burocrazia U n a sfida ambiziosa e un'opportunità da
cogliere, ma contemporaneamente l'ennesima serie di lacci e laccioli che
rappresentano una minaccia per la competitività delle imprese, competitività
già compromessa dai vincoli del "sistema Italia".
I
contributi per l'affitto?Arrivano, burocrazia permettendo
( da "Resto
del Carlino, Il (Rimini)" del
21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Arrivano,
burocrazia permettendo CATTOLICA LE FAMIGLIE BISOGNOSE INCALZANO. L?ASSESSORE:
«QUALCHE GIORNI DI PAZIENZA» LA CRISI si fa sentire, l?anno va a chiudersi e le
tredicesime forse non basteranno per pagare tutte le bollette e le tasse di
fine 2008.
MAI
COME in questi tempi si è fatto un gran parlare dell'Università italiana con
... ( da "Messaggero, Il (Latina)"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il sistema
dei concorsi pubblici - con tutta la conseguente burocrazia - va
definitivamente abolito; si risparmieranno in questo modo soldi e polemiche.
Devono essere le singole Università a scegliere i professori e devono essere i
professori - entro certi limiti - a scegliere i loro più diretti collaboratori.
Le
cascate, una grande ricchezza ( da "Tempo, Il"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
cascate di
Isola del Liri ha sbloccato la burocrazia!». Con questa espressione il
presidente del comitato cittadino «Il fiume Liri e le sue cascate», Ugo
Spalvieri, ha sintetizzato la giornata di studio sul tema «L'uso razionale
della risorsa idrica nella Media Valle del Liri», che si è svolta recentemente nell'abbazia
di San Domenico, per iniziativa dell'assessorato provinciale all'
MAI
COME in questi tempi si è fatto un gran parlare dell'Università italiana con
... ( da "Messaggero, Il (Metropolitana)"
del 21-11-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il sistema
dei concorsi pubblici - con tutta la conseguente burocrazia - va
definitivamente abolito; si risparmieranno in questo modo soldi e polemiche.
Devono essere le singole Università a scegliere i professori e devono essere i
professori - entro certi limiti - a scegliere i loro più diretti collaboratori.
Affari:
giù le tasse">Lusso in crisi, Versace ad Affari: giù le tasse
( da "Affari
Italiani (Online)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Abbiamo
parlato di burocrazia: in Italia ce n'è troppa e frena le imprese. Abbiamo
parlato della giustizia, perché è necessario anche per le imprese che questa
funzioni. E poi abbiamo parlato di un fatto molto importante: l'Europa è il
mercato più aperto del mondo ed è necessario che anche gli altri lo siano allo
stesso modo.
Affari:
giù le tasse">Lusso in crisi, Versace ad Affari: giù le tasse pag.1
( da "Affari
Italiani (Online)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Paese dove la
burocrazia uccide tutto". Un consiglio al governo contro la crisi?
"Diciamo che la politica deve prendere esempio dalla moda: ritmo,
globalizzazione, meritocrazia... Se lo facesse, saremmo il primo Paese al
mondo. Però da noi, a differenza di quanto avviene per esempio in Francia, la
moda non è mai stata rispettata e presa in considerazione per quello che
rappresenta"
Un
clic e il volume è tuo Tutti i capolavori europei
( da "Giornale.it,
Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
rimproverato
ai governanti e alle loro burocrazie di degradare l?idea di Europa a direttive,
norme, regolamenti, vissuti dai popoli come una continua, e indebita,
intromissione dall?alto nella vita quotidiana e nelle sovranità nazionali.
L?euroscetticismo è un vento che più di una volta è già girato a tempesta
contro istituzioni che non sono ancora considerate parte del nostro
immaginario,
Incontro
con le associazioni di categoria ( da "Opinione, L'"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
snellimento
della burocrazia, e chiarificazioni sul futuro. Sulle prime due richieste
Gianni Chiodi ha dato la su parola d?impegno, attraverso la mediazione di uno
strumento di lavoro: un crono-programma sulle cose da mettere in atto nei primi
100 giorni post elettorali, segnalando quali aziende della piccola e media
impresa potranno avere l?
SILVIO
GARATTINI MAI COME IN QUESTI TEMPI SI è FATTO UN GRAN PARLARE DELL'UNIVERSIT...
( da "Mattino,
Il (Benevento)" del 21-11-2008) + 2 altre fonti
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Sembra logico
redigere una serie minima di requisiti per giustificare l'esistenza di
un'Università: quelle che non si adeguano devono essere chiuse, perché non è
giusto illudere gli studenti che le frequentano. Il sistema dei concorsi
pubblici - con tutta la conseguente burocrazia - va definitivamente abolito; si
risparmieranno in questo modo soldi e polemiche. SEGUE A P
Questione-Sud:
è ancora attuale ( da "Denaro, Il"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
delle
burocrazie, la lentezza spesso esasperante delle procedure, i ritardi nella
innovazione e nel decentramento di funzioni, poteri e risorse dalle Regioni
agli Enti Locali alimenta un quadro di inefficienze che concorrono a
determinare, che, "al dualismo economico si aggiunge il dualismo
amministrativo",
Medici
di famiglia la fiducia è all'85% ( da "Giornale di Vicenza.it, Il"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ma avverte
sempre più il peso oneroso di una burocrazia crescente, per cui auspicherebbe
una diversa, più efficiente ed efficace organizzazione, per non sostenere solo
sulle sue spalle il peso, anche psicologico, di pazienti la cui fragilità
sanitaria e la pressione che ne deriva sono in costante aumento in relazione
all'invecchiamento della popolazione.
Medici
di famiglia: la burocrazia impegna il 50% del tempo
( da "SaluteEuropa.it"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
21/11/2008
Medici di famiglia: la burocrazia impegna il 50% del tempo Il medico di
famiglia rischia di venire sommerso dalla burocrazia: questi adempimenti
occupano ben la metà della sua vita professionale. E il carico di lavoro
continua ad aumentare, con il rischio di mettere a repentaglio la qualità.
Non
si discute del malessere della scuola Non si ...
( da "Gazzettino,
Il (Rovigo)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dirigente
scolastico che preso da mille impegni e sommerso dal leviatano della
burocrazia, preferisce rimanere fuori da queste problematiche, preoccupato più
da un lasciar correre, piuttosto che da un intervenire; disposto più a
nascondere che a svelare. Per fortuna non tutti e non tutto è così opaco, senza
profondità. Vi sono colleghi che attraverso un impegno silenzioso e costante,
Vince
il ricorso ma non gli ridanno i soldi
( da "Corriere
Adriatico" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ha raccolto
in questi mesi raccontano di una vicenda dove a farla da padrona è la
burocrazia. Quella più cieca e sorda che ci possa essere, incapace di ammettere
i propri errori. Tanto che, stando a quanto ci ha raccontato il contribuente,
l'agenzia di riscossione sarebbe intenzionata a ricorrere al Tar pur di non
ridare indietro quei soldi.
VINCENZO
SINISCALCHI* TUTTI GLI ARTICOLI IN MEMORIA DI FRANCO NICO OFFRONO LA MISURA DEL
VALORE D... ( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 21-11-2008) + 3 altre fonti
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
quel motorino
su cui si spostava continuamente da una burocrazia all'altra (pilotandolo, tra
l'altro, con il casco regolare quasi a rappresentare il contrasto con la palese
illegalità delle condizioni in cui versano le strade di Napoli!), è disegnato
il percorso di una vita difficile resa tale non dalla mancanza di abnegazione
civica di Franco Nico ma dalle tante incomprensioni,
Raccolta
differenziata Polemiche per il rinvio
( da "Corriere
Adriatico" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Burocrazia e
economia gravano sulla nuova raccolta, anche se il tutto porta ad un ulteriore
slittamento per l'avvio del progetto. Ma non solo l'ambiente è stato al centro
del dibattito comunale, ma anche il teatro Gentile è tornato sulla ribalta
della politica.
Simg:
medici di base "stressati" dalla burocrazia
( da "Sole
24 Ore, Il (Sanità)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dalla
burocrazia Sempre più spesso "vittime" della burocrazia che occupa
ormai quasi la metà della loro vita professionale. È l'identikit del medico di
famiglia tratteggiato dal quinto rapporto nazionale Health Search, che è stato
presentato oggi nel corso del XXV congresso della Simg, la società italiana di
medicina generale.
Salute/
Medici di famiglia: la burocrazia ci toglie 50%
( da "Virgilio
Notizie" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Salute/
Medici di famiglia: la burocrazia ci toglie 50% tempo Aumenta il lavoro, lo
specialista interviene in un caso su 10 postato fa da
Sagre
e Pro loco Realtà che rischiano di ...
( da "Gazzettino,
Il (Pordenone)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Burocrazia:
Siae, Enpals, corretta prassi igienica, collaudo del palco, collaudo del
tendone, permessi.Se siamo sopravissuti a tutto questo, grande preghiera perché
lassù qualcuno trattenga la pioggia fino alla settimana successiva alla
chiusura dei festeggiamenti, stampiamoci un meraviglioso sorriso,
Extracomunitari.
Moratoria per i flussi di ingresso? Ugl: "600mila persone in attesa di
risposte" ( da "Sestopotere.com"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
possibile
umanamente ed economicamente lasciare nel limbo oltre seicentomila persone
colpevoli solamente di essere incappate nelle maglie della burocrazia. Siamo
convinti che sia quanto mai opportuno un provvedimento che acceleri la
procedura di definizione delle pratiche relative all?ultimo decreto flussi”. è
questa la richiesta del presidente del Sei Ugl, Luciano Lagamba. “
Immigrati
/ Ancl Toscana: Quote fissate da legge
( da "Virgilio
Notizie" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
procede con
sconcertante lentezza: questa burocrazia contribuisce a lasciare decine di
migliaia di immigrati senza lavoro e datori di lavoro senza lavoratori, o
peggio può contribuire al proliferare del lavoro nero. Come Consulenti del
Lavoro auspichiamo un intervento normativo teso a modificare il complesso delle
norme regolanti il fenomeno,
CASSAZIONE:
COMUNE RISARCISCA MANCATA SPOSA SE RITARDA NOZZE CON PARTNER IN FIN DI VITA
( da "ITnews.it"
del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
visto che il
compagno non aveva molti giorni di vita, ma per una "rigida
burocrazia" le nozze vennero fissate per il 4 aprile, Franco F. pero'
mori' dieci giorni prima. Da qui la richiesta di Amanda N. di essere risarcita
per la perdita della pensione di reversibilita' e per il danno alla salute in
seguito alla morte del compagno.
Se
il topo è al sesto gradino ( da "Stampa, La"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Perché in
Italia si possono superare steccati e fili spinati, ma la burocrazia no. Mette
tutti al riparo: i topi e gli addetti prudenti. Forse non i disabili ospiti del
centro. Alla fine, però, il quinto gradino è stato superato con un'impalcatura
degna di una grande opera. I topi, intanto, erano già deceduti.
Un
uomo di 43 anni, uno stimato professionista, ha ucciso la moglie avvocato e i
tre figli piccoli e poi si è tolto la vita
( da "Cittadino,
Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché
di una tragedia. È ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice
Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia sino a l'altra sera apparentemente
serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata.
Italkali
sbarca negli States ( da "MF Sicilia"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia
regionale. La società di via Principe Granatelli, a Palermo, ha infatti
concluso un contratto con l'americana Alpha Comm per l'esportazione di salgemma
all'estero. Lunedì prossimo, allo scalo portuale di Porto Empedocle
(Agrigento), è previsto l'arrivo della prima nave, la Pacific Champ, che verrà
caricata di 25 mila tonnellate di salgemma estratto dalla miniera di Realmonte,
Uccide
moglie e tre figli poi si toglie la vita (
da "Giornale
di Brescia" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
la fredda
burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché di una tragedia. È ciò
che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi
chilometri da Verona, di una famiglia sino a giovedì sera apparentemente
serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata.
portogruaro:
una strada lunga 30 anni ( da "Nuova Venezia, La"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
della
burocrazia: oggi possiamo affermare che questa strada, per i soli ritardi
rispetto con cui il progetto è stato condotto, è costata alla comunità il
doppio. A fronte di tutto questo c'è chi sostiene che si debba comunque
festeggiare, confrontandosi con la situazione del nostro Mezzogiorno dove molte
opere pubbliche oltre a non terminarsi si trasformano in macchine mangia soldi.
Uccide
moglie, tre figli e si spara ( da "Secolo XIX, Il"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché
di una tragedia. È ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice
Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia sino a ieri sera
apparentemente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli,
sterminata.
Confagri
e Cia in piazza: il governo si muova!
( da "Italia
Oggi" del 22-11-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
possono
dimenticare elementi negativi come il peso della burocrazia, o i ritardi
dell'Agea, tutti fattori di contesto che diminuiscono la possibilità di
competere. Confagricoltura a Bologna ha anche lanciato una proposta. Utilizzare
i terreni pubblici. «In Italia ci sono 3 milioni di ettari di pubblici, oltre a
1 milione di ettari Sau (Superficie agricola utilizzata) male e sotto-
il
caso ecofridge e il contratto d'area finiscono sul tavolo del ministro scajola
- federico sedda ( da "Nuova Sardegna, La"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
giustificati
con le lungaggini della burocrazia per spostare un traliccio dell'Enel situato
nell'area in cui doveva sorgere lo stabilimento e con il conseguente ritardo
per l'allaccio dell'energia elettrica e della condotta dell'acqua. Le ragioni
dell'azienda, che fa capo all'imprenditore lombardo Giuseppe Aloisi, sono state
sostenute anche dal comitato promotore del Contratto d'
completate
la abbasanta-olbia ( da "Nuova Sardegna, La"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
autorizzazioni
bypassando i diversi livelli di una burocrazia che normalmente opprime con i
suoi tempi le amministrazioni e i cittadini». Ciò è ancora più evidente in tema
di valutazioni di impatto ambientale, per le quali, fa notare il presidente
della Comunità Montana del Goceano, si accelerano le procedure «anche per
lavori basati, sembrerebbe, su progetti non totalmente definiti»
federigi:
la società non può far finta che tutto vada bene
( da "Tirreno,
Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
da una
battaglia che ormai diventa ciclopica nei suoi coinvolgimenti legali e pratici,
ma che non smuove per ora il moloch della burocrazia. «Ora che anche Morales,
assieme alla Corte dei Conti ed al Consiglio di Stato denunciano
l'irretroattività delle tariffe - prosegue Federigi - come si può continuare
così? Francamente, mi pare che il gestore ormai sia in stato confusionale.
Lavoro,
semplificazione all'insegna del risparmio
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
LA MANOVRA
aiuterà le imprese a svecchiare la burocrazia nell'ambito dei rapporti di
lavoro», ha detto Sergio Faini, in apertura dei lavori. «Con un supporto
telematico a disposizione, il controllo sulla corretta applicazione delle norme
da parte delle aziende sarà più efficace - ha sottolineato Pennesi - proprio
perchè più semplice.
La
centrale produrrà anche energia solare
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
impianto la
Sime ha installato anche 31 chilowatt di pannelli fotovoltaici, per produrre
energia elettrica direttamente dal sole. È passato un anno e l'Enel non li ha
ancora allacciati alla rete elettrica. Una burocrazia lumaca che nell'era di
internet non incentiva di certo i privati ad investire nelle fonti energetiche
rinnovabili. P.GOR.
SAN
FELICE EXTRA (VERONA) - Un mazzo di gigli deposto da qualcuno davanti alla
porta a vetri, il contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli
della Procura, e i mille p ( da "Adige, L'"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché
di una tragedia SAN FELICE EXTRA (VERONA) - Un mazzo di gigli deposto da
qualcuno davanti alla porta a vetri, il contrasto dei fiori con la fredda
burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché di una tragedia.
Uccide
la moglie e i tre figli, poi si toglie la vita
( da "Eco
di Bergamo, L'" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura e i mille perché
di una tragedia. È ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice
Extra, vicino a Verona, di una famiglia sino all'altra sera apparentemente
serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata.
la
rivincita di hillary - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica,
La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
scelta per
pilotare la mastodontica burocrazia della sicurezza nazionale ha voluto una
donna di frontiera, una che ha vissuto la propria esperienza alla guida dello
stato più esposto alle onde della immigrazione clandestina dal Messico, senza
tenerezze, ma senza panico demagogico e senza il razzismo xenofobo caro agli
estremisti repubblicani.
Strage
in famiglia senza un perché Verona, un commercialista uccide la moglie e i tre
figli piccoli, poi si toglie la vita. Una tragedia non annunciata e
inspiegabile. La coppia, s ( da "Unita, L'"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perchè
di una tragedia. È ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice
Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia sino a ieri sera
apparentemente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli,
sterminata.
disservizi
o boicottaggio delle varie burocrazie?
( da "Repubblica,
La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Roma
Disservizi o boicottaggio delle varie burocrazie? Penso che sarebbe
interessante sapere se i tanti disservizi pubblici nei vari settori della vita
quotidiana di noi cittadini (dai trasporti, alla manutenzione stradale, al
traffico, alla salute e a tutto resto) siano sempre causati dalla negligenza di
qualche amministratore oppure se esista invece,
L'assedio
dell'illuminazione dei nostri giorni non risparmia nemmeno l'arte
( da "Libertà"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
anno 2005 è
reduce da un' aberrante regolamentazione, imposta dalla solita burocrazia sotto
l'allora governo di Berlusconi, dell'obbligo per gli automobilisti di accendere
i fari in piena giornata. Anche se tale regolamentazione vale solo per auto e
superstrade, il solito andazzo ha portato ad un dilagare dei fari accesi anche
nelle città.
<Troppa
burocrazia ostacola la salute dei nostri pazienti>
( da "Nazione,
La (Firenze)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
13 «Troppa
burocrazia ostacola la salute dei nostri pazienti» I MEDICI DI FAMIGLIA A
CONGRESSO I MEDICI di famiglia passano più tempo tra documenti, pratiche e
prescrizioni che a curare i propri pazienti: almeno il 50% del loro lavoro si
perde nelle lungaggini burocratiche.
Polemica
sul crossodromo ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
visti i
vincoli e la burocrazia per ottenere le autorizzazioni?. ?Non sono contro
l?attività del crossodromo ? continua ? anzi come sindaco, nei primi anni ?80,
ne sono stato promotore, ma rispetto le attività ludiche le priorità sono
altre?. Allo stato, visti i lavori eseguiti pare che sia stata di fatto
spostata (oggi interclusa per la melma del terreno recentemente mosso)
casarin:
fucili contro colombi e cinghiali
( da "Mattino
di Padova, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
anno devono
fare i conti con il flagello degli animali selvatici e i tempi della
burocrazia. Le 235 richieste di risarcimento presentate dagli agricoltori nel
2007 sono superiori al mezzo milione di euro, uno dei dati più alti della regione,
ma la stima complessiva dei danni, denuncia Coldiretti, è di almeno il triplo,
perché molti rinunciano in partenza a chiedere indennizzi che,
Strage
in famiglia: inspiegabile ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perchè
di una tragedia. è ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice
Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia sino a l'altra sera
apparentemente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli,
sterminata.
IL
COMPLESSO della chiesa parrocchiale, della torre campanaria e della canonica
d... ( da "Nazione, La (Umbria)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
integrità del
più antico monumento gualdese possa non poter attendere i tempi della
burocrazia». PER CUI invitava il sindaco «a prendere urgentissimi provvedimenti
per verificare e certificare l´agibilità o meno dell´intera struttura della
chiesa parrocchiale e, eventualmente, a far provvedere all´immediata messa in
sicurezza della stessa».
depuratore
bloccato: la denuncia del comune ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia: è
la denuncia del sindaco di Faedis, Franco Beccari, che intende adire alle vie
legali per tutelare gli interessi dell'ambiente e dei cittadini. «Moltissimi
Comuni della Provincia ? spiega Beccari - hanno problemi di smaltimento delle
acque reflue, spesso esse vengono smaltite attraverso i "pozzi
perdenti" dato che le reti fognarie sono incomplete e nelle borgate isolate
emiliano:
"mi fido di berlusconi" - raffaele lorusso antonio di giacomo
( da "Repubblica,
La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
sia stato
dannatamente sprecato nelle diatribe fra la proprietà, la burocrazia e lo Stato.
Alla fine, almeno, hanno avuto ragione le parole di Adriano: "Non tutte le
cose periranno". Il restauro è compiuto. A proposito, in che termini?».
Una ricostruzione seguendo la filosofia del dov´era e com´era, per quel che è
stato possibile.
rilancio
abitativo da san giobbe a sant'elena
( da "Nuova
Venezia, La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia
PROGRAMMI Alle ex Conterie miniappartamenti La mappa della nuova residenza che
verrà. Presentando il progetto del recupero dell'ex Caserma Manin l'assessore
ai Lavori pubblici Mara Rumiz e il presidente della Fondazione Iuav Marino
Folin hanno fatto il punto sugli altri interventi in programma nei prossimi
anni in città sia per quanto riguarda gli alloggi studenteschi,
spara
a moglie e figli, poi si toglie la vita
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perchè
di una tragedia. È ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice
Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia sino a ieri sera
apparentemente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata.
Crisi
e burocrazia ( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
24 Crisi e
burocrazia La ricetta di Mancin per la ripresa economica TRASPORTI, burocrazia,
energia sono i nodi da sciogliere per permettere al Paese di reagire alla
crisi. I rilevamenti dell?Istat non lasciano spazio all?interpretazione e
descrivono una situazione di generalizzata sofferenza delle famiglie.
Una
corsa contro il tempo che ha portato al suo risultato. Un'altra dimostrazione
che quando vu... ( da "Messaggero, Il (Latina)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
altra
dimostrazione che quando vuole la burocrazia sa superare ogni ostacolo e la
sinergia istituzionale "vince". Un uomo di origine moldava,
regolarmente in Italia, 37 anni, è stato sottoposto a trapianto di fegato ieri
a Pisa, dove è stato trasportato nel giro di un paio d'ore. La chiamata è
arrivata al centro di coordinamento trapianti diretto da Teresa Coluzzi,
Commercianti
e consumatori con l'acqua alla gola, il Natale è in liquidazione. Nonostante...
( da "Messaggero,
Il (Ancona)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Crisi
economica, il presidente Confindustria Vitali chiede «di snellire la
burocrazia, tagliare i costi, rimodulare l'Irap». Mentre Bianconi (BdM)
sottolinea come «le sofferenze delle imprese stanno aumentando in misura
esponenziale». Cocco, Garofalo e Grandi alle pagg. 39, 40 e 48
Vitali:
Contro la crisi meno tasse e burocrazia
( da "Messaggero,
Il (Marche)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Sabato 22
Novembre 2008 Chiudi Vitali: «Contro la crisi meno tasse e burocrazia» Il
convegno Uil. Bianconi (BdM): «Sofferenze in aumento tra le imprese, serve un
piano»
...
l'asse portante dell'economia del paese. Altre iniziative molto importanti che
al pi&#... ( da "Messaggero, Il (Marche)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
molto
semplice per la carenza degli strumenti urbanistici e di regole adeguate nonchè
per la burocrazia che contraddistingue gli enti locali. Una soluzione a medio
termine di tale problema potrebbe consistere nel concedere contributi a fondo
perduto e tassi agevolati a chiunque sia in possesso dei requisiti per
l'acquisto della prima casa ed abbia un livello di reddito molto basso.
ANCONA
- Finalmente il re è nudo. Abbiamo sempre creduto che non si può produrre
ric... ( da "Messaggero, Il (Marche)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Agli enti
locali chiediamo di snellire la burocrazia, di tagliare i costi, di rimodulare
l'Irap che oggi non tiene conto dei costi della manodopera. Ai sindacati di
condividere la nostra visione secondo cui solo se sapremo produrre di più e
meglio potremo essere competitivi. Alle banche di ridurre gli oneri
finanziari».
I
Casalesi sulla ruota di Bucarest ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
i contatti
con gli ex agenti segreti e la facilità con cui corrompevano e corrompono la
burocrazia ha lasciato spalancate le porte di Paesi come Ungheria, Polonia, ma
soprattutto Romania: il nuovo Eldorado dei Casalesi. La ruota della fortuna
gira ora intorno al business dei giochi d'azzardo online, casinò, poker,
lotterie, scommesse e concorsi.
Ammazza
la moglie, 3 figli e si spara ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché
di una tragedia. E' ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San
Felice Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia sino a ieri sera
apparentemente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli,
sterminata.
Bretella,
Debba e tangenziale Pdl preoccupato
( da "Corriere
del Veneto" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il Comune
perda tempo in burocrazia, mentre c'è già il finanziamento». Per accelerare i
tempi il consigliere nonché presidente dell'Ipab Gerardo Meridio si è detto
disponibile a collaborare per gli espropri necessari per realizzare la nuova
viabilità in zona. Buona parte dei terreni circostanti, infatti, è di proprietà
dell'Ipab.
AGRICOLTURA:
CIA, A RISCHIO â SCOMPARSAâ CENTINAIA AZIENDE
( da "Basilicanet.it"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
opprimente
burocrazia. Una situazione che sembra ignorata dal governo - spiega Distefano -
che nella legge finanziaria non ha tenuto nella debita considerazione i gravi
problemi del settore. Né© si intravedono misure propulsive. Si va avanti con
interventi frammentari e non nella logica di una valida politica di sviluppo.
uccide
la moglie, i tre figli e si spara
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché
di una tragedia. È ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice
Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia sino a ieri sera
apparentemente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli,
sterminata.
paolo
santin: la cgil non diventi un partito
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
togliendo
burocrazia, semplificando assunzioni e licenziamenti, e bene hanno fatto
Pascolo e Marchiori a chiedere un ripensamento del sistema degli studi di
settore». Santin accenna poi alla fiscalità di vantaggio per le imprese che, se
il principio passasse, «non mi stupirei di vedere la Cgil e le altre parti
dell'opposizione ad ergersi ad accusatori di questo nuovo scandaloso "
Crisi,
200 mila imprese agricole a rischio chiusura
( da "Sestopotere.com"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
opprimente
burocrazia -segnala la Cia- stanno mettendo in ginocchio migliaia di imprese
agricole, molte delle quali ora producono addirittura in perdita. Una
situazione che sembra ignorata dal governo che nella legge finanziaria non ha
tenuto nella debita considerazione i gravi problemi del settore.
Uccide
moglie e figli e si spara senza un perché
( da "Corriere
Adriatico" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perchè
di una tragedia. E' ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San
Felice Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia sino all'altra sera
apparente mente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli,
sterminata.
SARNO.
DOPO DUE ANNI FRANCESCO MAINARDI LASCIA L'INCARICO DI DIRIGENTE DEL
COMMISSARIATO DI SARNO. A... ( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
aver
velocizzato la burocrazia degli uffici. Per il suo impegno contro la
criminalità locale, l'otto settembre scorso il commissario capo Mainardi è
stato oggetto, assieme ai carabinieri della stazione di Sarno, di un grave
episodio intimidatorio. Una busta contenente quattro proiettili calibro 7,65,
indirizzata al commissariato di Sarno,
napolitano
( da "Sicilia,
La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
rinviata di
ulteriori 45 giorni la riorganizzazione della burocrazia regionale: gli
incarichi dei dirigenti generali sono stati prorogati di un altro mese e mezzo.
Così ha deciso la Giunta regionale, presieduta da Raffaele Lombardo, che si è
riconvocata per lunedì prossimo quando dovrà sostituire due dirigenti generali
che nei prossimi giorni andranno in pensione: Alfredo Liotta (
Spara
alla testa alla moglie e ai figli di 3, 6 e 9 anni, poi si toglie la vita
( da "Sicilia,
La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il contrasto
dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché
di una tragedia. È ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice
Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia sino a giovedì sera
apparentemente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli,
sterminata.
Disabile
ottantenne sconfigge la burocrazia
( da "Gazzettino,
Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Disabile
ottantenne sconfigge la burocrazia Il Consiglio di Stato: illegittima la
delibera regionale che lo esclude da un contributo perchè troppo anziano
MestreLa domanda l'ha presentata comunque per anni, pur sapendo che gliela
avrebbero respinta perché la sua età supera il limite fissato dalla giunta
regionale per aver diritto al sussidio economico previsto dal "
Edilizia
in rosso, 500 posti a rischio ( da "Alto Adige"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
degli appalti
è stato assegnato a ditte locali) e il prossimo passo sarà quello di abbattere
la burocrazia». è proprio quello che chiede Negri: «Per fortuna arriviamo da
anni di crescita sostenuta. Però bisogna reagire subito: oltre agli
investimenti pubblici vanno semplificate le procedure e le banche devono
continuare ad avere fiducia nelle nostre imprese.
La
doppia faccia della sanità: troppi medici, pochi infermieri
( da "Giornale
di Brescia" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
assunzione di
personale paramedico straniero potrebbe rappresentare una soluzione, se
l'eccessiva burocrazia italiana non rendesse tale procedura estremamente
difficile. La sanità rischia il collasso La popolazione italiana è una delle
più vecchie al mondo: quasi il 20% supera i 65 anni e nel 2050 circa l'8% degli
italiani avrà più di 85 anni.
corsi
di formazione, una carta in più ( da "Tirreno, Il"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
nel
linguaggio della burocrazia, a tutte le persone "in età attiva".
Basta presentare una richiesta all'ufficio Formazione professionale e, passato
il vaglio di una commissione esterna di valutazione, si potrà frequentare
gratuitamente un corso presso un'agenzia specializzata, finanziato dal Fondo
sociale europeo.
nella
borgata lontana da tutto l'unico pub è una catapecchia - dario prestigiacomo
( da "Repubblica,
La" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
senza passare
dalla burocrazia, ha messo su una casetta in legno, proprio nel giardino dove
sono installate le quattro giostre del Comune. L´ha arredata di tutto punto,
con bancone bar, tavoli, poltrone e una tv. Infine, con una cisterna e un
generatore di corrente ha installato gli impianti per l´acqua e la luce.
navacchio
fa festa intorno alla caserma ( da "Tirreno, Il"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è la
soddisfazione di vedere quest'opera compiuta, anche se la burocrazia ha, in
parte, rallentato i lavori. Sento il dovere di ringraziare chi si è impegnato
per realizzare la caserma, che, per spazi e strumentazioni, consente un miglior
lavoro dei militari sul territorio. Dando risposta alla richiesta di sicurezza
dei cittadini».
Nessuno
speculi, ma Gelmini si dia da fare
( da "Riformista,
Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Oppressa
dalla burocrazia, soffocata dall'egualitarismo giacobino, sfinita
dall'attivismo riformatore di certi pedagoghi, quella che dovrebbe essere una
delle istituzioni fondamentali della società è da tempo in agonia. Uno stato
che le statistiche internazionali rivelano solo in parte e che l'impegno di
tanti docenti preparati e - nonostante tutto -
ANGELO
CONTE È di pochi giorni fa la notizia che la Whirlpool taglierà 95 dipendenti a
tempo indeterminato presso lo stabilimento di Trento sui circa 650 totali
( da "Adige,
L'" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
essa è spesso
causata dalla mancanza di un vero stato di diritto e dall'oppressione di una
burocrazia cancerogena. In questo il Trentino ha un vantaggio rispetto ad altre
parti d'Italia, sia per una scolarità relativamente migliore, sia per il
fenomeno della cooperazione che favorisce l'imprenditorialità. Il futuro sarà
comunque difficile.
Storie
di tagli: Controsoffitto in pezzi: ho chiuso una nostra scuola
( da "Unita,
L'" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
bisogna tener
conto della burocrazia. Altro esempio: dovevamo mettere in regola un edificio
scolastico per abolire le barriere architettoniche. Facciamo un po' di conti:
non conviene adeguare, meglio abbattere, ricostruire. Si procede in questo modo
e lo Stato ci ha tolto i soldi perché eravamo usciti dal recinto
dell'adeguamento.
di
PATRIZIA PEPPOLONI FOLIGNO L'UMANA PIETA' per i ...
( da "Nazione,
La (Umbria)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ostacolo
della burocrazia. Accade al cimitero di Foligno, il nuovo cimitero, visto che
il vecchio segue ancora le ragioni del cuore. Nella nuova ala del cimitero, di
recente inaugurata, chi avesse un defunto da sistemare nei normali loculi e
volesse portate nello stesso loculo un precedente familiare defunto che sia già
nell?
LA
NUOVA palestra a Giglio Campese sta per essere realtà. <L'apert...
( da "Nazione,
La (Grosseto)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ha comportato
tanta fatica e tanto impegno a causa di una burocrazia mostruosa, dovuta agli
impedimenti posti dall?intreccio di leggi sempre più complesse, vincolanti e
difficilmente interpretabili. La nuova palestra si colloca in un programma che
prevede un attento sviluppo della nostra comunità indirizzato a una migliore
qualità dei servizi offerti ai cittadini,
IL
MONDO degli immigrati visto con gli occhi femminili: gli occhi delle donne
che... ( da "Nazione, La (Firenze)"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
corsi di
alfabetizzazione per le immigrate e sportelli per aiutarle nella burocrazia e
accogliere bambini bisognosi di cure nelle sedi della Croce Rossa. A Firenze
troveranno un tetto dove stare con le famiglie in attesa di guarire nella «Casa
dei bambini di Nicola», un cascinale in fase di ristrutturazione dedicato al
ricordo di Nicola Ciardelli, ucciso in Iraq.
Italia,
troppi medici ma pochi infermieri
( da "Eco
di Bergamo, L'" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eccessiva
burocrazia italiana non rendesse tale procedura estremamente difficile. La
popolazione italiana è una delle più vecchie al mondo: quasi il 20% supera i 65
anni e nel 2050 circa l'8% degli italiani avrà più di 85 anni. Il sistema
sanitario italiano, al momento, afferma l'Ocse, «potrebbe non essere in grado
di far fronte a questi cambiamenti,
)DALLA
PRIMA La sanità a chilometri 0 NEGLI ANNI
( da "Resto
del Carlino, Il (Rimini)" del
23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ma proprio
tutti sono da sempre concordi nel ritenere che la burocrazia rappresenta un
ostacolo così grande, da vanificare spesso la professionalità di chi opera nel
Servizio Sanitario Nazionale. Per tentare di dare una spiegazione, provo a
immaginare una situazione di normale burocrazia che molti cittadini certamente
conoscono e subiscono.
di
ANDREA MARTINI TORINO <È VERO: Rob...
( da "Nazione,
La (Firenze)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
questo dice
tutto sulla rigidità della burocrazia stalinista. La tecnica appresa era utile
ma il rischio era di soffocare. Le cose migliorarono col disgelo e io mi
ritrovai a capo di una commissione. Avrei potuto fare il politico. Preferii il
cinema, la futilità della politica è impressionante.
di
ANDREA MARTINI TORINO <È VERO: Rob...
( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
questo dice
tutto sulla rigidità della burocrazia stalinista. La tecnica appresa era utile
ma il rischio era di soffocare. Le cose migliorarono col disgelo e io mi
ritrovai a capo di una commissione. Avrei potuto fare il politico. Preferii il
cinema, la futilità della politica è impressionante.
BUROCRAZIA
Dal 1981 in attesa di avere la tomba<...
( da "Messaggero,
Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Domenica 23
Novembre 2008 Chiudi BUROCRAZIA Dal
Burocrazia
senza code: inaugurato il PuntoFacile
( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
2008
AMMINISTRAZIONE DOCUMENTI E INFORMAZIONI IN UN UNICO UFFICIO Burocrazia senza
code: inaugurato il PuntoFacile VTORRILE Quattro dipendenti si alterneranno per
gestire il nuovo servizio II In municipio a Torrile è stato creato l'Ufficio
relazioni con il pubblico, simpaticamente chiamato «PuntoFacile». L'apertura è
stata preceduta da specifici corsi di formazione,
Martine
e il ritorno dei vecchi elefanti ( da "Giornale.it, Il"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
con esso, il
sostegno di tutta quanta la tradizionale burocrazia del Partito socialista, che
vede con sospetto e addirittura con timore ogni evoluzione politica in senso
socialdemocratico e che resta ancorata al concetto fondamentale dell'«unità delle
sinistre», ossia del «Fronte popolare» con i comunisti.
nel
nordest la città venezia-mestre tornerà una capitale
( da "Nuova
Venezia, La" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Una
burocrazia impossibile, il problema politico è il meno». E' la macchina che non
funziona? «E' il sistema che non va più: bisogna semplificarlo se vuoi
realizzare qualcosa di significativo. Se no ti devi accontentare di sistemare i
marciapiedi».
L'Italia
affollata di medici ( da "Tempo, Il"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
eccessiva
burocrazia italiana non rendesse tale procedura estremamente difficile. Che la
Penisola abbia medici in abbondanza lo dimostra il fatto che sono più di 600
ogni 100.000 abitanti, nel 2005. I medici appartenenti alla Federazione
nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fno
appello
delle 220 pro loco: la regione non penalizzi i nostri 35 mila volontari non
sono spesa, ma risorsa ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Burocrazia,
reperimento di risorse, ricambio generazionale e diversi altri problemi sono
quotidianamente affrontati dal "popolo" delle pro loco, i cui
dirigenti si sono ritrovati in questo fine settimana ad Arta Terme. Nella
località carnica, infatti, si sta svolgendo il settimo convegno
"residenziale",
Il
paziente innanzitutto: ecco come rilanciare la sanità ligure
( da "Giornale.it,
Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
dell'assenza
di risorse e dell'oppressione della burocrazia. Un'utopia? Non credo poiché
questo è riuscito in regioni come la Toscana e il Piemonte che hanno avuto il
coraggio e la volontà di rivoluzionare il loro sistema sanitario rivolgendo i
loro sforzi al bene dei cittadini. 1) Offrire ai cittadini un servizio
ottimale.
Il
futuro sta nell'innovazione ( da "Nuova Ferrara, La"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La
competizione offrirà, infatti, occasioni di crescita esclusivamente a quei territori
che avranno realizzato processi innovativi rilevanti, miglioramenti tangibili
in tema di burocrazia, infrastrutture ed efficienza complessiva del sistema».
Sos
lanciato dalle pmi ( da "Nuova Ferrara, La"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
- Finanziare
gli investimenti imprenditoriali, anche attraverso un forte appoggio ai
Confidi; - ridefinire gli studi di settore; - detassare gli utili reinvestiti;
- fermare la spirale recessiva, con sostegni di carattere strutturale; -
snellire la burocrazia.
<Ecco
come è arrivato il sì dell'Ue per l'Alitalia>
( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
cosa che si
fa solo in casi estremi, quando un Paese membro non collabora. E certo questo
non era il caso. Se Antonio Tajani avesse ceduto alla pressione non
giustificata della burocrazia comunitaria, Alitalia non esisterebbe più perché,
senza i 300 milioni sarebbe stata costretta a portare i libri in tribunale.
Le
società hanno fame di spazi ( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ma dobbiamo
fare i conti con la burocrazia». Luigi Baldassin, presidente del Calcio
Ogliano, applaude il nuovo palasport ma avverte: «Adesso serve il fattore
umano, cioè le persone che hanno passione e tempo da dedicare al buon
funzionamento delle strutture». Tra le associazioni presenti ierialla Zoppas
Arena non potevano mancare gli arbitri.
<Alla
montagna un terzo dei fondi> ( da "Gazzettino, Il (Belluno)"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
di
burocrazia, hanno una lunga istruttoria, sono caratterizzati da un elevato
costo, in molti casi è impossibile da attuare. Mi viene il dubbio che siano
stati messi così tanti soldi nei progetti di filiera poiché le troppe
complicazioni burocratiche spingono gli interessati a lasciare perdere
favorendo così ben pochi soggetti»
Burocrazia
sconfitta con il trasloco notturno dell'ospedale
( da "Gazzettino,
Il (Vicenza)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
LA NOSTRA
STORIA Burocrazia sconfitta con il trasloco notturno dell'ospedale
BassanoAbbiamo visto che l'ospedale sorto fra via Roma e via Marinali era stato
trasferito, nell'anno 1777, nel convento francescano di piazza s. Francesco
(Garibaldi) ora sede del nostro prezioso museo civico.
Martedì
in Consiglioassestamento al bilancio
( da "Sicilia,
La" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ci troviamo
spesso a combattere contro una burocrazia che uccide - ha detto Giuseppe
Lombardo della Confartigianato - a dover sostenere tassi di interesse
elevatissimi applicate dalle banche e da società private che gestiscono tributi
comunali. Oltre che con l'associazione antiracket ci si dovrebbe venire
incontro anche in tal senso".
UN
INEDITO DEL DUCE SIMILE ALLA CIRCOLARE ANTI-FANNULLONI
( da "Sicilia,
La" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il documento
svela una pagina pressochè sconosciuta della burocrazia fascista. Lo conferma
il professor Livio Antonielli, docente di Storia delle istituzioni politiche
dell'Università degli Studi di Milano. «Il documento è molto curioso. Non penso
che il modo di fare di Mussolini e quello di Brunetta, che nella sostanza sono
uguali, sia quello giusto per migliorare l'efficienza.
ORESTE
MOTTOLA UNA UNICA ASL PER LA PROVINCIA DI SALERNO? SI DELINEA SULLO SCACCHIERE
POLITICO UN... ( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
inutile dare
burocrazia e non garantire salute» dice il sindaco De Luca intervenendo
all'appuntamento settimanale del venerdì su Liratv. Spiega che «gli sprechi
della sanità si annidano nell'apparto delle burocrazie» per cui «se, come io
ritengo, si deve razionalizzare, allora bisogna partire dal numero delle Asl».
Berlusconi:
insulti e bugie dalle tv <Letta al Quirinale? Sarebbe giusto>
( da "Corriere.it"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
saltando
tutte le lentezze della burocrazia». Riguardo al pacchetto anti-crisi, il
presidente del Consiglio ha anche spiegato che «sarà presentato domani alle
parti sociali» e nei giorni successivi ad altri interlocutori. «Riusciremo
probabilmente a renderlo concreto entro la settimana stessa» ha aggiunto il
Cavaliere.
La
Lapam: per le imprese del Frignano liberarsi dei rifiuti è troppo gravoso
( da "Gazzetta
di Modena,La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
sono sommerse
più dalla burocrazia e dall'indifferenza, che dai rifiuti». Attacca così,
Germano Manfredini, il segretario della zona del Frignano di Lapam
Federimpresa, riferendosi ai problemi legati allo smaltimento dei rifiuti
edili. «Il problema rifiuti di cantiere è serio - prosegue - e non solo in
Appennino.
In
altri termini la sua passione per le tesi di volta in volta a priori prescelte
lo induceva ... ( da "Trentino"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia
trentina nel suo complesso e la valentia di tutti i difensori delle parti in
giudizio. Il che, signor Direttore, mi consente di dire che, ferma la
legittimità di ogni critica politica avverso l'attuale disciplina stabilita da
una norma d'attuazione dello Statuto di autonomia, quest'ultima non pare
trovare alcuna significativa conferma nella recente attività del tribunale.
Energia,
nodo fondamentale per lo sviluppo
( da "Tribuna
di Treviso, La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
qualsiasi
ostacolo allo sviluppo e alla competitività del sistema economico e
imprenditoriale, al pari di altri vincoli quali, ad esempio, la burocrazia e le
infrastrutture. La classe dirigente veneta, interpellata a luglio per la
periodica indagine One realizzata dalla Fondazione Nord Est, mette in luce
alcuni aspetti fondamentali relativi alle strategie e alle soluzioni da
adottare.
tra
istituti fatiscenti e burocrazia malata - torino
( da "Repubblica,
La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Prima Pagina
Il rapporto Tra istituti fatiscenti e burocrazia malata TORINO Una su due non
ce la fa. Una su due è potenzialmente a rischio. I tecnici della Protezione
civile disegnano una mappa inquietante: 22.800 scuole pubbliche su 42.000 non
sono a norma. Sono edifici progettati senza tenere conto dei criteri
antisismici in zone dove i terremoti sono frequenti.
Il
crollo a scuola? Tragica fatalità
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è cattiva
burocrazia, cattiva regolazione», perché «manca la verticalizzazione del
controllo». Intanto, Matteoli annuncia interventi urgenti sulle strutture più a
rischio. «I provveditori regionali alle opere pubbliche», fa sapere il ministro
delle Infrastrutture, «svolgeranno un rapido monitoraggio degli istituti
scolastici per verificare le loro reali condizioni di sicurezza.
sicurezza,
l'allarme di bertolaso "un istituto su due è a rischio" - (segue
dalla prima pagina) paolo griseri
( da "Repubblica,
La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
l´allarme di
Bertolaso "Un istituto su due è a rischio" "Troppa burocrazia,
non sappiamo come spendere i soldi" Secondo i nostri calcoli servirebbero
quattro miliardi di euro per rimettere in sesto tutti gli istituti italiani
Dopo San Giuliano stanziati 500 milioni. Ma solo dopo 6 anni quei fondi sono
stati spesi.
energia,
nodo fondamentale per lo sviluppo
( da "Mattino
di Padova, Il" del 24-11-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
qualsiasi
ostacolo allo sviluppo e alla competitività del sistema economico e
imprenditoriale, al pari di altri vincoli quali, ad esempio, la burocrazia e le
infrastrutture. La classe dirigente veneta, interpellata a luglio per la
periodica indagine One realizzata dalla Fondazione Nord Est, mette in luce
alcuni aspetti fondamentali relativi alle strategie e alle soluzioni da
adottare.
riesplode
la polemica sulla zona franca ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
burocrazia
per applicare gli sconti alla pompa «È' tutta colpa della precedente giunta
regionale: ampi territori del Fvg in difficoltà e più poveri» Riesplode la
polemica sulla zona franca Valenti (Pdl): la Valle d'Aosta ha conservato la
benzina agevolata e l'Unione europea non ha preso provvedimenti In caso di
cancellazione ai valdostani andranno 35 milioni per abbattere le spese
la
straordinaria avventura di buzzin lungo le strade ghiacciate della siberia
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ma ci regala
una vita senza stress e senza burocrazia». «Nel museo di Magadan - precisa
Buzzin - è stata consegnata la bandiera della Provincia di Gorizia al direttore
che ha concesso un'intervista». Il direttore ha spostato una vecchia foto e
l'ha sostituita con la bandiera della Provincia di Gorizia, dopo una stretta di
mano e un "sisliva" (buon viaggio).
chiara
zomer Il telefono ha squillato alle 7
( da "Adige,
L'" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ha sostenuto
nelle incombenze che la burocrazia, in simili casi spietata, richiede. E poi è
tornata a casa, ad interrogarsi su un perché che nessuno capirà mai davvero:
«Loro non stavano nemmeno insieme, me lo aveva spiegato lei. Avevano avuto una
storia, ma era già finita. Per lei non aveva significato molto, non ne parlava
come un amore importante.
Difenderò
i contadini indiani ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
la burocrazia
va snellita e servono altre riforme. Ma i fondamentali sono buoni». Osservato
da vicino, questo sorridente 38enne sembra un ossimoro vivente. Il nome che si
porta appresso testimonia di un Paese incapace di rinnovarsi, eppure il suo
candore è una delle grandi novità nel mondo cinico e brutale della politica
indiana.
Ama
il medico tuo ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Oggi il
lavoro del medico è eccessivamente occupato nella burocrazia e
nell'amministrazione e spesso rappresenta uno scudo verso la rancorosità e il
risentimento di chi ritiene di aver subito un torto vero o presunto essendo
ancora i medici i primi terminali di un sistema sanitario in difficoltà. è
inutile poi ricordare che la vita ha un'alfa e un'omega «principio/fine»;
va
alle poste, gli dicono che è morto
( da "Tirreno,
Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
per i misteri
insondabili della burocrazia, invece del morto è stato cancellato dalle liste
il nostro Roberto B., vivo, vegeto e arzillo. Anche se senza pensione. «Mi
hanno assicurato che tornerò a ripredere il mensile - racconta - ma al momento
non mi hanno pagato novembre, non mi pagheranno a dicembre, e neppure la
tredicesima.
Sacconi:
famiglie a basso reddito, aiuti cash
( da "Corriere
della Sera" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
saltando
tutte le lentezze della burocrazia». Per le imprese, ha annunciato ieri il
ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ci sarà anche una «riduzione dell'Ires
relativamente all'incidenza del costo del lavoro», quindi la deducibilità di
parte dell'Irap. Sacconi non ha escluso manovre sull'Iva per rilanciare i
consumi, ma ha aggiunto che su questo tema è necessaria,
Pd,
affondo di Veltroni <Subito un chiarimento>
( da "Corriere
della Sera" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Sembrano
sciocchezze, cavilli, burocrazie. Eppure Fausto Recchia, deputato Pd, esce
infuriato dalla sala dei congressi e spiega che «il segretario regionale del
Lazio può essere eletto da una platea di cinque persone con la maggioranza di
tre. è una deriva pericolosa che coinvolge il partito a tutti i livelli.
La
Pet in ospedale? O paghi 1.400 euro o aspetti
( da "Messaggero,
Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
E la rabbia
di un imprenditore paralizzato dalla burocrazia che ha scritto a "Dillo al
Messaggero" La Pet in ospedale? O paghi 1.400 euro o aspetti Per una
diagnosi si devono aspettare oltre due mesi. E molti preferiscono
"emigrare" dal Lazio in Campania
ROMA
- Scrivo questa lettera per segnalare le enormi difficoltà che deve superare...
( da "Messaggero,
Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
rabbia di
imprenditore paralizzato dalla burocrazia (e non solo) il signore che ha
scritto al nostro giornale. Si chiama Marco Sperone: difende le sue ragioni di
imprenditore, certo, ma dà anche voce a un piccolo esercito di persone come
pochi altri saprebbero fare. Tanto per cominciare, è come se avesse una
portaerei in casa e lo costringessero a giocare con gli aeroplanini di carta.
Più
una bandiera politica che un'imposta indispensabile per ...
( da "Tempo,
Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
ereditario e
la gestione si rivelava talmente complessa e costosa (tra liquidazione,
accertamenti vari e burocrazia) che l'onere per l'Erario si rivelava quasi
superiore all'incasso. Il governo Prodi introdusse la modifica di considerare
ai fini dell'imposta non l'asse ereditario ma il singolo beneficiario. Inoltre
ci sono una serie di franchigie che rendono la tassa più leggera.
In
un clic la burocrazia delle ingiustizie
( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
11 autore:
Due storie emblematiche decise dai minuti In un clic la burocrazia delle
ingiustizie di Carlo Giorgi U na contadina con il foulard annodato sotto il
mento posa di fronte a una casetta intonacata di fresco. «Lei è mia zia –spiega
Lucia,ucrainae badante a Milano, mostrandomi con orgoglio le foto dei cari –
Lendinara
<Farm market, apertura ritardata per colpa della burocrazia>
( da "Resto
del Carlino, Il (Rovigo)" del
24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
apertura
ritardata per colpa della burocrazia» LA COLDIRETTI lendinarese critica
l?amministrazione comunale per la mancata apertura del farm market a Lendinara
che avrebbe dovuto inaugurare sabato, durante il mercato. Il presidente
Giuseppe Benazzo dice: «Contrariamente a quanto annunciato mercoledì scorso
nella conferenza stampa da Ferlin e Viaro,
di
SAVERIO MIGLIARI LE MULTE continuavano ad arrivare, senza sosta, e alla fin...
( da "Resto
del Carlino, Il (R. Emilia)" del
24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
7 aprile le è
arrivata con la celerità tipica della burocrazia: il 28 giugno. Intanto Irene,
nei due mesi e mezzo trascorsi tra le due date, continuava a passare in via
Nobili con il suo scooter 125, sempre dopo le 8 di sera, convinta che si
potesse transitare dopo quell?orario. Peccato che lì le telecamere ztl, a
differenza di quelle in via Allegri, sono accese 24 ore al giorno.
La
casa trasformata in canile, una moschea in cantina: folli storie di cieca
burocrazia ( da "Messaggero, Il"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Lunedì 24
Novembre 2008 Chiudi La casa trasformata in canile, una moschea in cantina:
folli storie di cieca burocrazia
ROMA
Aspetti due anni per fare una Tac, cinque per la prima udienza in tribunale,
senza la ... ( da "Messaggero, Il"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Noi vittime
della burocrazia ci indignamo ma ci abbiamo anche fatto il callo. Si convive
ormai con quel sentimento senza nome, un misto di arrabbiatura e rassegnazione,
di indignazione e impotenza, che nei dizionari non è contemplato ma nella
nostra testa sì. Poi uno legge «Assurdo Italia» (Baldini Castoldi Dalai
editore),
Ex
Claudia cittadella della cultura ( da "Tempo, Il"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
progetto
interviene però la burocrazia con i suoi veti Riccardo Toffoli APRILIA L'ex
Claudia si trasformerà in una «cittadella della cultura». L'intenzione
dell'assessore Augusto Di Lorenzo, che sta lavorando affinché il sito dismesso
a ridosso della Pontina, almeno la facciata che dà verso il parcheggio, sia la
sede delle associazioni culturali presenti sul territorio di Aprilia,
Hanno
la casa ma restano al freddo ( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Lunedì 24
Novembre 2008 Chiudi Una ordinaria storia di burocrazia a Spoleto: quattro
bambini al gelo per colpa di un contatore che non c'è Hanno la casa ma restano
al freddo L'Enel non fa gli allacci e a San Nicolò scatta la solidarietà di
quartiere
Confagricoltura:
<Basta stangate> ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
La burocrazia
è stato un bersaglio chiaro: «I colletti bianchi che lavorano negli uffici non
hanno mai visto un campo - ha ribadito Vecchioni - con i loro obblighi inutili
rischiano di rovinare il settore agricolo: che significa anche famiglie, figli,
futuro, storia, cultura, tradizioni».
Scuole
killer, i soldi c'erano ( da "Stampa, La"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
È stata una
tragica fatalità» Scuole killer, i soldi c'erano Bertolaso: la burocrazia ha
bloccato 500 milioni per la sicurezza Si poteva evitare? Mentre l'inchiesta
della procura di Torino è appena partita, dopo il tragico crollo nella scuola
di Rivoli la polemica non si ferma. Ieri il premier Berlusconi ha detto: «E'
stata una fatalità».
SCUOLA:
BERTOLASO, 1 SU 2 A RISCHIO MA BUROCRAZIA BLOCCA
( da "Virgilio
Notizie" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
1 SU 2 A
RISCHIO MA BUROCRAZIA BLOCCA INTERVENTI postato fa da ASCA ARTICOLI A TEMA
Altri (ASCA) - Roma, 24 nov - Ci sono voluti sei anni per spendere i 500 mln
stanziati per mettere in sicurezza le scuole piu' a rischio. Cosi', Guido
Bertolaso con Repubblica all'indomani del crollo di Rivoli dove ha perso la
vita il 17enne Vito Scafidi.
Scuole
insicure, Pd all'attacco. Gelmini: nessun taglio, 300 milioni per l'edilizia
scolastica ( da "Rai News 24"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
almeno 500
milioni stanziati nel 2003 per la sicurezza non sono stati spesi a causa della
burocrazia". La rabbia della madre della vittima "Qualcuno pagherà
per quello che è successo. Se hanno risarcito i parenti delle vittime della
ThyssenKrupp anch'io ho il diritto di chiedere i danni", grida da parte
sua Cinzia Scafidi, la madre del ragazzo morto con il crollo di Rivoli.
(ACR)
NARDIELLO (PDCI) SU SICUREZZA NELLE SCUOLE
( da "Basilicanet.it"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Meno
burocrazia nelle procedure per dare certezza degli interventi, la messa a norma
delle scuole va inserita nel piano delle grandi opere pubbliche del Governo â?. A
sostenerlo è¨ il vice
presidente del Consiglio regionale, Giacomo Nardiello (Pdci), ricordando che â?
Sicurezza,
l'allarme di Bertolaso "Un istituto su due è a rischio"
( da "KataWeb
News" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
0 commenti Il
capo della Protezione civile: "Troppa burocrazia, non sappiamo come
spendere i soldi" "Dopo San Giuliano stanziati 500 milioni. Ma solo
dopo 6 anni quei fondi sono stati spesi" "Secondo i nostri calcoli
servirebbero 4 miliardi di euro per rimettere in sesto gli istituti
italiani" Paolo Griseri
Sacconi:
<Aiuti cash alle famiglie> ( da "Corriere.it"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
il premier
saltando tutte le lentezze della burocrazia». Per le imprese, ha annunciato
ieri il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ci sarà anche una «riduzione
dell'Ires relativamente all'incidenza del costo del lavoro», quindi la
deducibilità di parte dell'Irap. Sacconi non ha escluso manovre sull'Iva per
rilanciare i consumi, ma ha aggiunto che su questo tema è necessaria,
SCUOLA
KILLER, I SOLDI C'ERANO BERLUSCONI: È STATA UNA FATALITÀ
( da "Wall
Street Italia" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Scuola killer,
i soldi c'erano Berlusconi: è stata una fatalità -->Bertolaso duro: la
burocrazia ha bloccato 500 milioni per la sicurezza. Bufera sul premier.
Bonanni attacca: «Situazione da terzo mondo». AUDIO Travolti all'improvviso E.
MASUELLI / FOTO La tragedia di Rivoli
SICUREZZA,
L'ALLARME DI BERTOLASO "UN ISTITUTO SU DUE È A RISCHIO"
( da "Wall
Street Italia" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Troppa
burocrazia, non sappiamo come spendere i soldi" "Dopo San Giuliano
stanziati 500 milioni. Ma solo dopo 6 anni quei fondi sono stati spesi"
Sicurezza, l'allarme di Bertolaso "Un istituto su due è a rischio"
"Secondo i nostri calcoli servirebbero 4 miliardi di euro per rimettere in
sesto gli istituti italiani" di PAOLO GRISERI (
Carlo
Maria Lomartire ( da "Giornale.it, Il"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Chiunque
vinca ci salvi dalla burocrazia 17-03-2008 - Candidati dalla memoria troppo
corta 10-03-2008 - I boiardi di Stato non sono alla Sea 28-02-2008 - La città è
cambiata: ora va trasformato il ruolo degli agenti 20-02-2008 - Lo spettro di
tante Chinatown 18-02-2008 - MALPENSA la carica dei 50mila Username Password
Hai dimenticato la password?
Scuola,
la tragedia e i fondi mai spesi ( da "Vita non profit online"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il punto
dolente è la burocrazia e cita il caso di San Giuliano (27 bambini morti nel
crollo di una scuola). Ci sono voluti 6 anni; i lavori sono partiti a fine
2007. «Più che un unico commissario per le scuole, sarebbe utile che gli
assessori regionali ai lavori pubblici venissero nominati responsabili alla
sicurezza.
<Il
crollo a scuola? Tragica fatalità>
( da "Brescia
Oggi" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è cattiva
burocrazia, cattiva regolazione», perché «manca la verticalizzazione del
controllo». Intanto, Matteoli annuncia interventi urgenti sulle strutture più a
rischio. «I provveditori regionali alle opere pubbliche», fa sapere il ministro
delle Infrastrutture, «svolgeranno un rapido monitoraggio degli istituti
scolastici per verificare le loro reali condizioni di sicurezza.
<Voglio
mio figlio nella bara qui a casa>
( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è cattiva
burocrazia, cattiva regolazione», perché «manca la verticalizzazione del
controllo». Intanto, Matteoli annuncia interventi urgenti sulle strutture più a
rischio. «I provveditori regionali alle opere pubbliche», fa sapere il ministro
delle Infrastrutture, «svolgeranno un rapido monitoraggio degli istituti
scolastici per verificare le loro reali condizioni di sicurezza.
Il
crollo a scuola? Tragica fatalità
( da "Arena,
L'" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è cattiva
burocrazia, cattiva regolazione», perché «manca la verticalizzazione del
controllo». Intanto, Matteoli annuncia interventi urgenti sulle strutture più a
rischio. «I provveditori regionali alle opere pubbliche», fa sapere il ministro
delle Infrastrutture, «svolgeranno un rapido monitoraggio degli istituti
scolastici per verificare le loro reali condizioni di sicurezza.
<Il
crollo a scuola? Tragica fatalità>
( da "Arena.it,
L'" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
è cattiva
burocrazia, cattiva regolazione», perché «manca la verticalizzazione del
controllo». Intanto, Matteoli annuncia interventi urgenti sulle strutture più a
rischio. «I provveditori regionali alle opere pubbliche», fa sapere il ministro
delle Infrastrutture, «svolgeranno un rapido monitoraggio degli istituti
scolastici per verificare le loro reali condizioni di sicurezza.
Lo
sport trova una nuova casa ( da "Corriere Adriatico"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
presentato
venerdì mattina alla stampa, prevede un campo da calcio, due piscine, 8 campi
da tennis, uno da basket, una palestra, un poligono di tiro ed un maneggio. Se
la burocrazia procederà spedita, già la prossima estate, è la speranza di
Pianeta sport, il cantiere potrebbe essere avviato. PIERPAOLO PIERLEONI,
Interventi
su Sp 49/II e 4/I ( da "Sicilia, La"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
la burocrazia
non c'entra» Da Silvio Galeano, dirigente scolastico del liceo scientifico «A.
Russo Giusti» di Belpasso, riceviamo e pubblichiamo: In merito all'articolo dal
titolo «Tolto a un diversabile l'educatore di una coop» e della precisazione
del dirigente del Servizio Politiche Sociali della Provincia di Catania,
Le
Pro Loco alla Regione: <Non tagliateci i fondi>
( da "Gazzettino,
Il (Pordenone)" del 24-11-2008) + 1 altra fonte
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
spesso
complessa e appesantita da un eccesso di burocrazia, di un'organizzazione di
volontariato, anche quello di cementare lo spirito del movimento. Nota
positiva, infatti, oltre alla sostanziale copertura delle Pro Loco di tutto il
territorio regionale (hanno superato 220, rispetto ai 219 Comuni), anche la
presenza sempre più numerosa di giovani,
IPERTESI
E CORONARICI I FREQUENTATORI DEGLI AMBULATORI
( da "Sicilia,
La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Il medico di
famiglia rischia di venire sommerso dalla burocrazia: questi adempimenti
occupano ben la metà della sua vita professionale. E il carico di lavoro
continua ad aumentare, con il rischio di mettere a repentaglio la qualità. È
questo il quadro che emerge dal quinto rapporto Nazionale Health Search,
presentato al Congresso della Società Italiana di Medicina di famiglia (
Caro
Gazzettino, carenze funzionali e strutturali. Alla ...
( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del 24-11-2008) + 5 altre fonti
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I lavori sono
finanziati senza ponderare i tempi della burocrazia. Si esigono ribassi
insostenibili. La mia denuncia ha un fondamento. Scrivo con cognizione di
causa. Lo faccio da architetto e professore con esperienza trentennale. Ho
avuto modo di conoscere scuole collocate in diversi contesti territoriali.
Il
federalismo non basta c'è la crisi, sparigliamo
( da "Secolo
XIX, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
Le burocrazie,
come ogni organismo, sono spinte da due istinti: quello all'autoconservazione,
e quello alla crescita. Per quanto esse possano essere utili, se la loro
espansione non viene frenata, finiscono per prosciugare le risorse vitali di
una società.
*Infrastrutture,
Valducci: Un "supercommissario" per le Grandi Opere
( da "Velino.it,
Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
frenati
proprio dalla burocrazia e dai tempi lunghi di realizzazione. Soldi che
potrebbero sbloccarsi, dice Valducci, “nel momento in cui si pongono delle
garanzie su questi step e a cui possono poi aggiungersi anche i soldi
pubblici”. Fondamentale per la realizzazione di questa nuova figura, osserva il
presidente della commissione Trasporti,
La
scuola crolla. Letteralmente ( da "AprileOnline.info"
del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Abstract:
I lavori sono
finanziati senza ponderare i tempi della burocrazia. Si esigono ribassi
insostenibili. Non si vigila abbastanza sugli appalti, sui flussi di tangenti e
sulla corretta esecuzione delle opere. Sono rimandati ad oltranza la messa in
sicurezza degli edifici scolastici, concedendo all'edilizia pubblica molto più
di quanto venga tollerato da quella privata.
( da "Cittadino, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
«Costi alle stelle,
non ne possiamo più» Gli agricoltori lodigiani sono scesi in piazza ieri a
Bologna BOLOGNA «Costi su, prezzi giù, ghe la fem pu». È con un pizzico di
ironia che gli agricoltori lodigiani cercano di far fronte alla rabbia di
questi giorni. Il cartello in dialetto sintetizza bene lo stato d'animo con il
quale gli operatori milanesi e lodigiani del settore primario sono scesi ieri mattina
in piazza 8 Agosto a Bologna. La delegazione, di circa un centinaio di persone,
è stata guidata da Mario Vigo, presidente Confagricoltura di Milano e Lodi.I
coltivatori diretti, rappresentati ieri dalla sola sigla di Confagricoltura,
hanno portato in piazza, in un palcoscenico di risonanza nazionale, i motivi
della loro protesta: aumento esponenziale dei costi di produzione (concimi,
carburanti, fitofarmaci); calo costante dei prezzi dei prodotti agricoli (per
il Lodigiano soprattutto grano, mais, latte, carni); tagli agli aiuti Pac,
politica agricola comunitaria, voluti da Bruxelles; applicazione della
direttiva nitrati; rispetto della legge 119 sulle quote latte; tagli della
Finanziaria e mancanza di interventi sul fisco, la previdenza, l'energia, il credito,
le assicurazioni; infine l'asfissiante burocrazia e l'eccesso di adempimenti.Il
malcontento degli agricoltori del corteo è stato raccolto da Mario Vigo: «La
politica nazionale ed europea avrà ricadute pesanti sul settore agricolo anche
fra Lodi e Milano - ha affermato al nostro giornale, seguendo il corteo per le
vie di Bologna -. I costi delle materie prime sono aumentati del 60 per
cento: di contro abbiamo il grano che, alla vendita, crolla del 40 per cento e
il mais che precipita a meno 45 per cento. Per non parlare del latte, a 38
centesimi al litro». Vigo non ha risparmiato critiche all'operato del governo
in carica: «La finanziaria arreca un danno pesantissimo al settore primario -
ha continuato Vigo -. Una nostra delegazione sarà nei prossimi giorni a
Bruxelles, per portare le nostre rimostranze in occasione del tavolo tecnico
con i ministri dell'agricoltura dell'Europa».Per finire la questione, annosa,
delle quote latte: «Ribadiamo nuovamente la nostra posizione: siamo per la
legalità, per i riconoscimenti ai coltivatori onesti e per il rispetto della
legge 119».Le proteste fervono anche nella base. «Il prezzo del latte - spiega
Antonio Boselli, agricoltore di Pieve Fissiraga - è scandalosamente basso: il
consumatore spende 1.50 euro al litro, nelle nostre tasche arrivano 38
centesimi. Vent'anni fa spuntavamo il 60 per cento del prezzo finale. C'era
meno speculazione da parte della grande distribuzione. E lo stesso discorso
vale per il grano: la pasta aumenta, noi percepiamo sempre meno. La catena
speculativa, le bolle finanziarie, gli interessi delle multinazionali,
danneggiano il primo e l'ultimo anello, i coltivatori e le famiglie».Il latte
di Lodi, essendo in via di estinzione i caseifici sul territorio, è destinato
alla grande distribuzione e all'industria. «Ma i partner come Galbani e
Parmalat hanno una forza contrattuale sproporzionata rispetto alla nostra -
continua Boselli - ci mettono alla canna del gas. In più ci sono gli interessi
di chi commercia con i paesi extra Ue: queste massicce importazioni fanno
crollare il nostro potere di vendita, e in più si pongono problemi di qualità e
tracciabilità». Tommaso Bisi, di Mulazzano, aggiunge: «La burocrazia
è demenziale: ogni vitello deve avere un passaporto, neanche agli uomini viene
chiesto! Per non parlare della normativa sui nitrati: da oggi ci tocca tenere
in un registro dove spargiamo i liquami. Siamo costretti a farlo, visto
l'aumento del costo dei concimi. E poi è una tradizione antica, naturale, fa
parte della storia della pianura padana». «Non siamo più padroni delle nostre
merci», rincara la dose Giuseppe Rusconi, di Sant'Angelo». Soluzione? «Non
certo vendere il latte in cascina - rispondono gli operatori -: i mercatini
sono un bel biglietto da visita, ma non risolvono niente. Sono una nicchia».
Trent'anni fa, dicono in molti, il latte veniva venduto a 600 lire, 32
centesimi di oggi. Solo che tutto il resto costa dieci volte di più. «Rimane
solo il riso per spuntare qualche soldo», riflette Antonio Garbelli, produttore
di Zibido San Giacomo. Stefano Rotta
( da "Cittadino, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il leader Federico
Vecchioni: «Traditi anche dal governo» n Olio di oliva 3 euro al litro,
lubrificante per auto 9 euro al litro. Montagna tradita, agricoltura finita.
Coldiretti dove sei, alle bancarelle? Derattizzare i consorzi agrari. Tremonti
dei Paschi. Pac, ci tagliano anche le gambe. E via di questo passo. Il colore,
la fantasia e la bonaria simpatia italica non mancano mai all'appuntamento,
quando in piazza ci sono (parole del presidente nazionale Confagricoltura
Federico Vecchioni) «non i colletti bianchi, ma i lavoratori che si svegliano
alle 5 del mattino». La carica dei 100mila berretti bianchi (20mila secondo la
questura felsinea) ha ridipinto ieri il capoluogo emiliano. Non sono stati
registrati disordini. Anzi: molti bolognesi si sono fermati, incuriositi, mentre
le casse diffondevano in città l'inno di Mameli. Dal palco è intervenuto
Federico Vecchioni, leader di Confagricoltura: «Abbiamo votato un governo che
ora, dopo la campagna elettorale ci sbatte la porta in faccia. Siamo stufi di
promesse. Non vogliamo aiuti, ma neppure penalizzazioni. Vogliamo esser posti
nelle condizioni di essere agricoltori nel 2008, in un contesto di libera
concorrenza. Vogliamo utilizzare la ricerca, macchinari moderni, biotecnologie.
Vogliamo essere "energicoltori", produrre energia pulita. Ma come fare se la burocrazia degli uffici, gente che non ha mai visto un campo, ci mette i
bastoni tra le ruote, facendoci pagare tasse ingiuste e limitando la nostra
produzione, a vantaggio di importazioni a volte non sicure?». Gli agricoltori,
è il pensiero di Confagricoltura restano i custodi della tradizione, ma debbono
aprirsi al mercato globale. «Chilometro zero, uguale cervello zero», è
uno dei loro slogan.
( da "Stampa, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
il caso Lettera
degli abitanti di via Fermi "Costretti a vivere tra sporcizia e cani
randagi" BARBARA COTTAVOZ NOVARA Qui è un vero Bronx. Ci sono liquami che
scorrono per strada, sporcizia, branchi di cani che ti insegono: esco a buttare
la spazzatura con il bastone in mano per scacciarli. E poi feste alle ore più
assurde: decidono i nomadi quando si dorme e quando no»: sono esasperati per davvero
gli abitanti e i titolari delle aziende della zona di via Fermi. Doveva essere
temporaneo ed è lì dal 17 febbraio 2001: «Non ne possiamo più, qui è sempre
peggio». Alcuni residenti hanno scritto una lettera: «La situazione igienica è
sempre più disastrosa: c'è melma maleodorante che costeggia il campo, branchi
di cani rincorrono chiunque passi, sporcizia di ogni genere. Ultimamente il
personale delle Poste e dell'Assa minaccia di non passare più. Qualcuno ha
osato, con molto timore, far denuncia alle Forze dell'ordine per diverse
motivazioni, ma purtroppo senza esito». Le «diverse motivazioni» sono tante:
furti, vetri rotti a sassate, auto dei dipendenti delle aziende con specchietti
rotti e carozzerie rigate con i chiodi: «Una sera uno è uscito dal lavoro e ha
trovato un bambino che ballava sul cofano dell'auto» testimonia un vicino di
casa. Gli abitanti di questa zona di Santa Rita lamentano anche un continuo
viavai di persone. La goccia che ha fatto, di nuovo, traboccare il vaso della
sopportazione è stato l'arrivo di un container lunedì scorso: una roulotte si
era rotta e i nomadi l'hanno sostituita senza avvertire nessuno, nè alla
Polizia municipale nè ai Servizi sociali. «La nostra rabbia - prosegue la
lettera - è sicuramente verso chi non ha impugnato la situazione per chiudere
il campo in tempi brevi: sono passati sette anni e l'amministrazione non ha
scuse a proposito». Gli abitanti sono in continuo contatto con il Comune e più
volte si sono rivolti alla prefettura: «Diamo atto che abbiamo sempre ricevuto
ascolto e attenzione, vediamo gli sforzi che sta facendo il Comune. Ma noi non
ce la facciamo più». Il comandante dei vigili Paolo Cortese riconosce: «La
situazione igienica non è buona, gli abitanti hanno ragione. Stiamo per avviare
un nuovo censimento: alcuni volti nuovi sono persone che erano detenute e ora
sono state scarcerate. Per quanto riguarda i cani abbiamo inserito il microchip
con l'ausilio dei veterinari Asl». Quest'estate è stata acquisita l'area di
Agognate (è costata 100 mila euro) dove sarà trasferito il campo e redatto il
progetto. Ora si tratta di trovare i prefabbricati che sostituiranno le
roulotte: «Contavamo su quelli dismessi dalla Tav ma ci sono problemi di
smontaggio - illustra l'assessore Mauro Franzinelli -. Così ci siamo rivolti
alla Protezione civile. Gli allacciamenti ci sono». I tempi? «Mi sono clamorosamente sbagliato l'anno scorso e ora evito di
dare date - ammette Franzinelli -. Stiamo utilizzando tutti i mezzi possibili
per velocizzare lo spostamento. Ma ho scoperto, mio malgrado, che la burocrazia è veramente pesante».
( da "Corriere delle Alpi" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
di Irene Aliprandi
«Troppi hanno rinunciato a progetti di filiera» Borsato (Primealpi) spiega come
si poteva accumulare punteggio per il Psr BELLUNO. «Le domande erano sbagliate,
ma non tutto è perduto». L'esito dei bandi del Piano di sviluppo rurale ha
riservato delusioni agli agricoltori di montagna, con solo 39 domande
finanziate sulle 116 presentate. La causa, secondo la Regione ma anche per chi
ha avuto un riscontro positivo, starebbe in un errore di fondo: l'aver
sottovalutato la filosofia imposta al Psr dall'Unione Europea, che attribuisce
la priorità a progetti di filiera, cioè alle aziende capaci di lavorare insieme
per un progetto comune. Chi l'ha fatto ha ottenuto i finanziamenti sperati. Ciò
non toglie che il mondo dell'agricoltura sia sottoposto a complicazioni di ogni
tipo. «E' vero, il Psr è una cosa bestiale», spiega Roberto Borsato,
dell'associazione Primealpi, che interviene nella polemica. D'accordo sull'eccesso di burocrazia «l'incartamento del piano sta in 3 raccoglitori» e sulle
storture di Avepa «averci a che fare fa venire i brividi», Borsato è invece
poco stupito di come sono andate le cose. Primealpi, associazione che promuove
i prodotti tipici del territorio, ha seguito le pratiche per alcuni casi, come
le filiere delle latterie di Sedico e di Camolino. Il concetto di
filiera è l'asse portante del Psr in tutte le azioni, ma pochi hanno capito che
unire più aziende sotto lo stesso progetto era indispensabile per accumulare un
punteggio concorrenziale. «Il Psr», spiega ancora Borsato di Primealpi, «è
rigoroso su questo aspetto, perché l'Ue ha abbandonato il vecchio concetto di
finanziamenti a pioggia. Primealpi ha lavorato molto per dare tono e qualità ai
progetti, in modo da aumentare i punteggi, ma alcuni si sono defilati e molti
allevatori hanno perso i contributi. Sapevamo fin dall'inizio, perché avevamo
fatto i conti e perché ce lo avevano spiegato in maniera molto chiara Zaia e
Manzato, che progetti singoli non avrebbero avuto successo. I nostri progetti
di filiera hanno portato a casa finanziamenti per 3,5 milioni di euro. Stiamo
già valutando il bando 2009 con la Regione, io credo che si possa riprovare».
Un paio di esempi: la latteria di Tisoi, presieduta da Orazio Da Rold
(coordinatore comunale di Forza Italia e autore di uno degli attacchi più duri
contro la Regione sul Psr), e la latteria di Vallata Agordina con a capo
Roberto Chissalè (consigliere provinciale del Partito democratico). Con scelte
totalmente legittime le due latterie hanno preferito non costituire le filiere
attorno alla propria attività, ma questo ha comportato punteggi troppo bassi
per le latterie e per gli allevatori che vi fanno riferimento. «Almeno l'80%
delle domande è stato respinto perché non si è tenuto conto della progettualità
di filiera, criterio indispensabile per accedere ai fondi. Qualcuno, prima di
polemizzare, farebbe meglio a informarsi e a vagliare bene i consigli che
riceve». Aggiunge Gianpaolo Bottacin, capogruppo della Lega Nord in Regione,
sottolineando come «da nessun'altra parte, in Europa, gli agricoltori ricevono
finanziamenti pari a quelli di Veneto e bellunese». «Il Psr, come ripetuto ad
ogni incontro sul territorio dal sottoscritto, da Luca Zaia e da Franco
Manzato, ha introdotto dei concetti innovativi che superano la vecchia logica
individualista, per costruire una progettualità territoriale e di filiera»,
spiega Bottacin, «Ma qualcuno non l'ha capito e continua a ragionare secondo i
vecchi schemi, magari seguendo i suggerimenti di qualche politico ancorato al
passato. C'è poi da rimanere stupiti di fronte alle prese di posizione
perlomeno imbarazzanti di qualche addetto ai lavori. Mi piacerebbe anche sapere
dove sono, ora, quei consiglieri regionali della IV Commissione, ripetutamente
usciti sulla stampa dichiarandosi autori di modifiche vantaggiose per la
montagna bellunese. Voglio comunque tranquillizzare il mondo agricolo
bellunese», conclude il capogruppo della Lega Nord, «l'assessore Manzato e io
siamo al lavoro per correggere le domande errate, cercando di farle rientrare
nei criteri previsti dalla progettualità di filiera e con particolare
attenzione all'imprenditoria giovanile».
( da "Corriere delle Alpi" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
La Cia scrive a
Manzato: «Cosa c'entrano le colline?» La rabbia e lo sconforto del presidente
Alpagotti BELLUNO. «Le scrivo per esprimere il mio sconforto e quello dei miei
associati». Il presidente Confederazione italiana agricoltori di Belluno, Mauro
Alpagotti, si unisce alla protesta delle aziende bellunesi e lo fa con una
lettera indirizzata al vicepresidente della Regione Franco Manzato, che ha
anche la delega all'agricoltura. Per Alpagotti le imprese bellunesi non sono
state considerate strategiche, nonostante il loro oggettivo apporto al sistema
montagna. «Quando lunedì mattina ho visto le graduatorie», scrive Alpagotti,
«ho provato un senso di rabbia e d'impotenza nel vedere finanziate aziende
agricole (per lo più vitivinicole) di Vidor, Valdobbiadene, Farra di Soligo,
Refrontolo, Colle Umberto per complessivi 3,1 milioni di euro, ma escluse tutte
quelle aziende che "effettivamente" operano e vivono in montagna,
come quelle di Livinallongo, Enego, Caprino Veronese, Sovramonte, Asiago, Bosco
Chiesanuova che tecnicamente sono state ammesse ma non sono finanziabili perché
le risorse sono esaurite sulla pedemontana. Non voglio chiedere spiegazioni sul
perché ciò si potuto accadere», prosegue Alpagotti. «Conosco già le risposte,
le ho imparate a memoria assieme alle alchimie burocratiche che nascondono la
mancanza di una politica adeguata per la montagna veneta, per il cui futuro
ritengo necessaria una profonda riflessione e inversione di rotta. Per l'oggi
dobbiamo partire da un constatazione evidente: non si possono accomunare le
colline alla montagna; qualcosa non funziona. Situazioni diverse devono trovare
procedimenti diversi, evitando possibili incomprensioni tra i cittadini di
diverse aree della nostra regione. A tutto questo si somma la paradossale
situazione della gestione di Avepa, che ha appesantito
oltremodo la burocrazia
sulle aziende agricole e che ci mette più di un anno per avviare l'istruttoria
e i controlli dell'indennità compensativa e delle misure agro-ambientali legate
alla montagna con conseguenti ritardi nei pagamenti. Chi rimborserà gli
agricoltori per il danno subito? Ciò che è successo non fa altro che
lacerare ancor di più la fragile tela istituzionale che tiene assieme la
montagna con il resto del territorio veneto, generando un ulteriore scollamento
tra quella fetta di stato che lei rappresentate e le genti di montagna, ed è
quindi più comprensibile il perché ci sia chi insiste nel voler passare sotto
l'egida di altre regioni. La rabbia e il senso di impotenza degli agricoltori è
palpabile», conclude, «e mi auguro che la sua presenza all'assessorato
all'agricoltura del Veneto possa creare un proficuo e continuo dialogo politico
istituzionale, che pur nel reciproco rispetto dei ruoli e delle visioni dei
problemi, in vista dei nuovi bandi del Psr possa portare ad una precisa e
puntuale concertazione nel Tavolo verde e al superamento dell'attuale
situazione».
( da "Gazzetta di Mantova, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
E i 60 alloggi da
assegnare sono ancora senza elettricità Sessanta appartamenti popolari nuovi di
zecca pronti per la consegna. Ma gli inquilini devono aspettare, perchè
l'intero condominio è privo di energia elettrica. La vicenda della casa comunale di via Volta è uno degli esempi più lampanti di come la burocrazia possa mettere i bastoni fra
le ruote ad un progetto di utilità sociale. «Non possiamo consegnare gli
alloggi fino a quando l'Enel non allaccierà i contatori alla cabina elettrica
che abbiamo costruito contestualmente alla realizzazione del nuovo condominio -
dice l'assessore ai lavori pubblici Battù - purtroppo, nonostante le
nostre continue sollecitazioni, l'azienda elettrica non ha ancora fatto il
collegamento. Anzia, continua a chiederci nuova documentazione burocratica». E
intanto il tempo passa e quegli appartamenti rimangono vuoti. Una beffa per
quei sessanta potenziali inquilini (fanno parte dei quasi 3.000 in lista
d'attesa per un alloggio in città) che stanno aspettando. Anche questa mattina
si terrà un incontro tra tecncic di via Roma e un legale dell'azienda elettrica
per un'ulteriore verifica sulle documentazioni. «Il problema è che fino a
quando non abbiamo l'energia - dice Battù - non possiamo effettuare i collaudi
degli impianti elettrici e di riscaldamento all'interno della casa». Una
situazione simile si è verificata anche a Cittadella, dove gli alloggi per
anziani costruiti dal Comune non possono ancora essere assegnati per dei lavori
dell'Enel ad una cabina elettrica (lavori in corso).
( da "Tribuna di Treviso, La" del 20-11-2008)
Pubblicato anche in: (Corriere delle Alpi)
Argomenti: Burocrazia
L'appello del
senatore Giaretta (Pd): «Soldi sottratti alle aziende agricole. La Lega fermi
Roma ladrona» Zaia assume 68 precari, ma a Roma Il ministro: «Provvedimento
deciso da chi mi ha preceduto» La manovra del centrodestra costerà tre milioni
di euro SIMONETTA ZANETTI VENEZIA. Se i precari veneti piangono, quelli romani
ridono. A Roma la maggioranza ha proposto un emendamento per stabilizzare 68
lavoratori assumendoli al ministero delle Politiche agricole, sul cui
campanello svetta il nome di Luca Zaia. Una manovra che - se dovesse passare -
sottrarrà al portafoglio del ministro trevigiano 3 milioni di euro destinati
alle imprese di settore. L'emendamento, primo firmatario il senatore Izzo (Fi),
interviene su un atto del Senato (numero 1152) una sorta di provvedimento
omnibus che prevede l'adozione di misure urgenti a sostegno di lavori pubblici,
autotrasporti e agricoltura. Il documento, che passerà in aula la prossima
settimana, prevede la stabilizzazione di 68 unità al ministero delle Politiche
agricole, in deroga alla normativa vigente. «Spero che il ministro, che pure
non ha responsabilità in questa manovra, si opponga - sostiene il senatore del
Pd Paolo Giaretta - in fondo questo è un esempio macroscopico di Roma ladrona,
che esiste e colpisce: invece di asciugare i ministeri si gonfiano con nuove
assunzioni, in deroga alla legge». Il segretario veneto del Pd invoca quindi un
intervento in stile leghista. Sul piatto tornano le disparità territoriali che
vedono il Centrosud godere di privilegi. Dopo i 140 milioni a Catania ed i 500
milioni a Roma, ecco ora tre milioni a sostegno della stabilizzazione dei
precari. Vicenda che, in Veneto, al di là dei portaborse, ha avuto sorti ben
più funeste. «Il Carroccio non può tollerare che tali manovre avvengano sotto
il suo governo diretto - prosegue Giaretta - tanto più che in questo modo si
sottraggono fondi per il sostegno al settore avicolo. Si parla tanto di
federalismo e contenimento dei costi e si tolgono soldi per promuovere
competitività all'agricoltura per assumere ancora personale, finendo per
ingrossare la burocrazia. Ecco
perché ritengo giusto che la Lega si opponga a questa iniziativa». Il Pd gioca
quindi d'anticipo: «Mi risulta che questa stabilizzazione fosse voluta già
dall'allora ministro all'agricoltura Alemanno che, evidentemente, ha continuato
a spingere in questa direzione - conclude Giaretta - trovo tuttavia sbagliato
che il destino dei precari dipenda dai padrini e non ad una specifica
programmazione». Dal canto suo il ministero delle Politiche agricole precisa
che si tratta di "personale idoneo" - ovvero che ha sostenuto e
superato un apposito concorso - e non di comuni "precari", in attesa
da tempo immemore di essere stabilizzati. Dopodiché rispedisce al mittente - in
sequenza Alemanno (An) e De Castro (Pd) - ogni residua responsabilità: «Capisco
il senso di quanto sta dicendo il senatore Giaretta, ma rilevo che questa volta
il Parlamento si deve assumere la responsabilità rispetto ad un provvedimento
che riguarda gestioni recenti e meno recenti e che nulla hanno a che vedere con
la mia» risponde Luca Zaia.
( da "Stampa, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Polemica Le
peripezie dei proprietari a Sagnalonga All'origine un errore del Comune di
Cesana Pagare il condono e restare abusivi FRANCESCO FALCONE CESANA Costruire
uno chalet di dimensioni modeste, ma immerso tra le vette più belle e
incontaminate della Vialattea. Era questo il sogno degli oltre 150 proprietari
di immobili di Sagnalonga e del Colle Bercia, che negli Anni 50 acquistarono
dal Comune di Cesana un pezzo di terra a duemila metri di quota per metter su
casa dove, in inverno, si arriva solo in motoslitta o in seggiovia. Un sogno
che si è trasformato in incubo pochi anni fa: quando, nel 2000, la Regione si è
accorta che un peccato originale (un gravame di uso civico sull'intera zona tra
Cesana e Claviere) rendeva, di fatto, abusivi in casa propria gli acquirenti di
un tempo e i loro eredi. Un abuso che i proprietari avrebbero potuto, e dovuto,
sanare pagando una «multa» di 10-20 mila euro. Fin qui è storia di ieri. Una
storia che almeno 20 di loro pensavano di lasciarsi definitivamente alle spalle
per l'inizio della stagione invernale ormai alle porte: avendo aderito, per
primi, alla procedura di conciliazione proposta due anni fa dalla Regione, con
il benestare del Comune. E invece no, perché da mesi le loro richieste di
regolarizzazione sono ferme negli uffici regionali, inevase. «Nei giorni scorsi
alcuni proprietari sono venuti a chiedermi conto dei ritardi - ammette il
sindaco di Cesana, Roberto Serra -. Ed è stato davvero frustrante dover
rispondere che nemmeno noi sappiamo il perché di tutto questo tempo perso».
Preso in mezzo tra le lamentele dei cittadini e le
lungaggini di una burocrazia lenta, oltre che pasticciona, il sindaco ricorda che solo sei
mesi fa lui stesso aveva promesso che il calvario di Sagnalonga sarebbe finito
in fretta: «Per rimediare all'errore compiuto dal Comune 60 anni fa, la Regione
ci aveva detto che la sanatoria sarebbe stata la via più semplice e rapida -
ricorda Serra -. Come Comune, noi abbiamo fatto quanto dovevamo in tempi
rapidi: accolto le richieste di sanatoria, verificato la congruità delle stime
degli immobili e trasmesso tutto in Regione ad inizio anno». Poi, però, più
nulla si è mosso: «Non abbiamo avuto risposte - conclude Serra -. E sappiamo
che questi ritardi creano disagi enormi a chi vorrebbe vendere lo chalet tra le
piste, o anche solo ristrutturarlo».
( da "Giornale di Brescia" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Edizione: 20/11/2008
testata: Giornale di Brescia sezione:economia L'agricoltura italiana alza la
voce In 100mila a Bologna per la manifestazione nazionale di Confagricoltura. Da Brescia mille imprenditori aderenti all'Upa No all'aumento
delle quote latte, meno burocrazia, sostegno alle imprese. Vecchioni: «Pronti a nuove
mobilitazioni» ieri in piazza VIII Agosto a Bologna" title="Gli
imprenditori agricoli di Confagricoltura ieri in piazza VIII Agosto a
Bologna" onClick="showImage('http://www.giornaledibrescia.it/gdbonline/contenuti/20081120/foto/full_brescia_559.jpg',600,1234)">
Gli imprenditori agricoli di Confagricoltura ieri in piazza VIII Agosto a
Bologna BOLOGNACentomila volte no all'aumento delle quote latte ed
all'applicazione immediata della direttiva nitrati. Centomila volte no alla burocrazia che soffoca le imprese ed ai tagli del budget
comunitario e nazionale destinati all'agricoltura. Centomila è il numero degli
imprenditori, aderenti a Confagricoltura, che hanno sfilato ieri per le strade
di Bologna, facendo sentire la propria voce. «L'agricoltura è la forza del
Paese» ha detto il presidente nazionale, Federico Vecchioni. Dalla nostra
provincia, circa mille agricoltori dell'Upa sono partiti, alle sei del mattino,
per raggiungere il capoluogo emiliano, guidati dai vicepresidenti dell'Upa,
Sergio Visini e Luigi Barbieri, e dal direttore, Annibale Feroldi. Numerosi i
giovani presenti, testimoniando così che il settore non è vecchio e
conservatore, ma chiede di essere valorizzato per la propria importanza
all'interno del sistema economico nazionale. Il corteo è partito da piazza VIII
Agosto, cui ha fatto ritorno, animato da striscioni, fischietti, trombe,
cappellini bianchi e bandiere di tutte le località italiane. Agricoltura è
imprenditorialità Gli agricoltori italiani, con la manifestazione di ieri,
hanno voluto ribadire che i problemi del settore devono essere affrontati con
una logica imprenditoriale. «La terra e le imprese - ha detto Vecchioni - sono
un binomio indissolubile». La protesta, inoltre, aveva un obiettivo dichiarato:
il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, che è impegnato a Bruxelles in
una battaglia (quello per l'incremento della quota latte destinata all'Italia)
che molti produttori non condividono. «La piazza di ieri ha detto un no
assoluto - ha spiegato Feroldi - a un incremento delle quote, che avrebbe come
effetto il deprezzamento di un prodotto che già oggi non riusciamo a vendere ad
un prezzo equo». Confagricoltura, inoltre, chiede il rispetto della legge 119,
a tutela della dignità del 98% di allevatori che hanno rispettato le regole.
No, quindi, a sanatorie per chi ha violato la legge e non ha investito
nell'acquisto di quote, continuando a produrre latte in eccedenza. «Abbiamo
portato a Bologna le istanze del mondo agricolo bresciano - ha continuato il
direttore dell'Upa - chiedendo a gran voce una proroga dell'applicazione della
direttiva nitrati, che rischia di mettere in ginocchio la nostra zootecnia».
Gli imprenditori agricoli che hanno sfilato ieri nella città felsinea hanno
chiesto, inoltre, un chiarimento sull'illegittimità dell'Ici sui fabbricati
rurali (che, se applicata, costerebbe complessivamente alle imprese 800 milioni
di euro). Tra i problemi lamentati vi è poi l'attacco alla libera concorrenza
dei consorzi agrari e l'asfissia del credito per gli investimenti alle imprese.
«Non vogliamo penalizzazioni» La questione di fondo, ha detto Vecchioni in una
piazza VIII Agosto gremita di bandiere bianche, «è che non vogliamo aiuti, ma
neppure penalizzazioni». E invece stanno arrivando tagli pesanti al budget
agricolo dell'Unione europea (mentre l'Italia sembra impegnata solo a chiedere
l'incremento della quota latte) e la Finanziaria per il 2009 non convince.
«Vogliono frugare nelle tasche degli agricoltori - ha incalzato Vecchioni dal
palco - e queste non erano le promesse». Non solo, ha aggiunto Feroldi a
margine della manifestazione, «le imprese sono vittime di una burocrazia che le mette in ginocchio». Quello che gli
agricoltori chiedono al Governo, in termini di sostegno, è la difesa dei
prodotti made in Italy, a fronte di una concorrenza senza esclusione di colpi
che arriva dagli altri Paesi. «Ogni giorno - ha sintetizzato Vecchioni - i
produttori italiani garantiscono una qualità che non ha nessuno». Ecco perché,
ha aggiunto il direttore dell'Unione provinciale agricoltori di Brescia, «è
necessario preoccuparsi per il calo dei prezzi delle carni bovine e suine, di
elevata qualità e prodotte con costi in continua crescita per le imprese.
Infine - ha concluso Feroldi - è bene che il Governo risolva la questione
relativa alla concia delle sementi, altrimenti alla fine dell'inverno ci
saranno ulteriori costi per i produttori. Anche se la vera soluzione, mettendo
da parte falsi ambientalismi, sarebbe utilizzare gli Ogm». Quindici giorni di
tempo Davanti ad una piazza gremita, Vecchioni ha salutato gli agricoltori come
«il popolo che produce ricchezza nel Paese, quelli che non sono fannulloni, che
non stanno negli uffici e che si alzano alle cinque del mattino». Nei prossimi
quindici giorni, ha spiegato il presidente di Confagricoltura, si giocherà il
futuro delle aziende agricole italiane, con la chiusura del negoziato sulla Pac
e i provvedimenti attesi dal Governo nazionale. «C'è il rischio - ha concluso
Vecchioni - che lo Stato mangi ancora una volta i nostri soldi: allora i nostri
trattori arriveranno fino a Roma». «Il Governo ha quindici giorni di tempo -
hanno rimarcato i dirigenti bresciani dell'Upa - per prendere i provvedimenti
necessari: poi la mobilitazione di Confagricoltura sarà permanente e seria, non
così pacifica come quella che si è vista ieri per le strade di Bologna». Come a
dire che siamo solo all'inizio. Guido Lombardi g.lombardi@giornaledibrescia.it
( da "Arena, L'" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Giovedì 20 Novembre
2008 PROVINCIA Pagina 37 PESCHIERA. Cresce il progetto avviato un anno fa: ora
c'è una segreteria all'Informagiovani per accogliere i nuovi «soci-clienti» La
Banca del tempo paga i dividendi «ora per ora» Impiegati, artigiani e anche
professionisti sperimentano lo scambio di servizi e ora vogliono espanderlo
Partita in forma sperimentale nel settembre del 2007, «Ora x Ora», ovvero la
«Banca del tempo» di Peschiera, si presenta adesso ufficialmente per farsi
conoscere e allargare di molto, questo è l'obiettivo, il numero delle adesioni.
«L'idea di costituire una "Banca del tempo" è nata dall'incontro
delle progettualità del Servizio educativo territoriale del Comune, in
particolare del servizio Informagiovani, e di un gruppo di genitori, il Gruppo
"Rullo di Tamburi", già impegnati nel promuovere attività di
aggregazione a favore dei giovani (Cinema per ragazzi) in collaborazione con
l'Associazione di promozione sociale Philos», spiega Cristina Bertucco,
consigliere comunale incaricato al sociale e per le associazioni.
«L'iniziativa», prosegue Bertucco, «è stata accolta favorevolmente dalla nostra
amministrazione per la sua doppia valenza sociale: «Ora x Ora», infatti, non
serve solo a dare risposta a chi ha bisogno di questo tipo di servizio, ma
diventa anche una preziosa occasione per creare una fitta rete di relazioni
sociali sul territorio anche tra persone che non si conoscono e arrivano però a
incontrarsi grazie al fatto di avere saltuariamente bisogno di capacità e
disponibilità diverse dalle proprie». «Si potrebbe semplicemente dire che si
tratta di uno scambio di favori quantificati in ore», precisa Magda Schiff, tra
le promotrici della Banca del tempo arilicense. «L'ora vale 60 minuti per
tutti, indipendentemente dal tipo di lavoro offerto o dalla professione
esercitata. Non si tratta di volontariato, ma di vero e proprio scambio: chi
viene richiesto per un'ora diventa creditore della banca e potrà
"riscuotere" la sua ora quando avrà bisogno di uno dei servizi
offerti da uno qualsiasi degli altri aderenti all'iniziativa». Positivo il
bilancio di questo anno di sperimentazione: i soci attuali sono 17, sia uomini
che donne; tra questi sono rappresentate tutte le età e le categorie
professionali: impiegati, casalinghe, liberi professionisti, operai, artisti,
interpreti, pensionati. I servizi offerti vanno dall'aiuto
per piccoli lavori e burocrazia alla cura della persona, dalle conversazioni in lingue straniere
a lezioni di informatica ed altro; dalla animazione di compleanni a lavori di
giardinaggio, organizzazione di gite ed escursioni, compagnia, lezioni di
pittura, babysitteraggio, trasporto. «Non si tratta di lavoro»,
puntualizza Magda Schiff. «Ogni attività, infatti, va intesa come aiuto una
tantum». A conferma del suo valore come promozione di rete di relazioni, «Ora x
Ora» partecipa attivamente e promuove altre iniziative come il laboratorio
«Arte in bottega» del Progetto giovani comunale. Per permettere la diffusione
dell'attività di «Ora x Ora» sono in corso di realizzazione alcune iniziative
mirate: la divulgazione, a cura dell'amministrazione comunale, attraverso
manifesti e volantini mentre i soci della Banca del Tempo stanno avendo
incontri sul territorio. Per informazioni e iscrizioni ci si può comunque
rivolgere direttamente alla segreteria di «Ora x Ora» che sarà aperta tutti i
venerdì, dalle 17,30 alle 18,30, presso l'Informagiovani di Peschiera (Caserma
d'Artiglieria Porta Verona, telefono: 0456401112).
( da "Secolo XIX, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
La cura del rettore:
«TROPPI CORSI inutiliORA PARTONO I TAGLI» L'annuncio nGENOVA. A partire dal
prossimo gennaio l'Università di Genova attuerà il taglio del dieci per cento
dei corsi di laurea. A darne notizia è il rettore Giacomo Deferrari,
intervenuto ieri durante l'inaugurazione della nuova residenza per studenti in
via Balbi costruita nell'edificio che ospitava l'hotel Milano Terminus. Il
taglio, previsto dal piano di razionalizzazione dell'offerta didattica sulla
base della legge 270, comprenderà anche corsi di laurea attualmente in
programma. «L'obiettivo di questi tagli è la diminuzione dei corsi di laurea
inutili, che contano pochi iscritti e troppi docenti impiegati. È necessario
ottimizzare l'utilizzo delle risorse e, come già illustrato nel mio programma,
un primo passo sarà appunto quello di cancellare quei corsi che servono
unicamente a sfornare nuovi disoccupati - ha spiegato Deferrari che oggi
parteciperà per la prima volta al comitato dei rettori italiani a Roma -.
Questi tagli non lasceranno senza lavoro i docenti interessati che saranno
invece dirottati verso la ricerca, risorsa indispensabile per la rinascita
dell'Università». Il taglio sarà attuato in base alle segnalazioni delle
singole facoltà, che entro il 2 dicembre dovranno fornire indicazioni e
proposte sui corsi che verranno eliminati dall'organo di governo
dell'Università di Genova. In un momento di crisi dell'istruzione italiana, la
reazione dell'ateneo genovese sarà basata anche sulla collaborazione con gli
studenti, sulla semplificazione e ottimizzazione di
amministrazione e burocrazia e sugli investimenti edilizi come quello per le residenze
riservate agli studenti. «E' chiaro a tutti quanto l'Università stia vivendo un
momento difficile, tuttavia è importante creare una sinergia tra l'ateneo, gli
studenti e la stessa città di Genova, in modo che i cittadini possano capire
quali sono gli obiettivi e le strategie del mio mandato - Proprio per
questo motivo a dicembre il rettore presenterà ufficialmente il programma alla
città - In questo modo al termine del mio incarico sarà possibile tracciare un
bilancio sull'operato, valutando i risultati effettivi e le nuove prospettive».
Giacomo Deferrari ha voluto poi sottolineare quanto i tagli all'Università
possano essere controproducenti se effettuati in modo indiscriminato: «Questo
decreto per riformare l'istruzione può ancora migliorare valorizzando gli
atenei più virtuosi e funzionali». Quanto ai giovani universitari protagonisti
delle manifestazioni di protesta di questi giorni, Deferrari sostiene che «le
occupazioni simboliche sono un buon veicolo per esporre il dissenso
sull'incuria subita dall'istruzione negli ultimi anni, tuttavia è importante
fare attenzione ai toni senza esagerare. Il governo ha già mostrato importanti
aperture al confronto». Dopo le dichiarazioni ai cronisti il rettore ha
partecipato all'inaugurazione della residenza per gli studenti in via Balbi,
consegnando le chiavi delle camere ai ragazzi e sottolineando l'importanza di
una Genova capace di attirare studenti da tutto il mondo: «Questo è un esempio
efficace della nostra volontà di migliorare l'università. In un momento di
tagli è importante trovare collaborazioni e nuove sinergie. Esistono molti
edifici inutilizzati, bisogna valorizzare questo patrimonio immobiliare».
Matteo politanò il giudizio"Alcuni servono soltanto a sfornare disoccupati
e vanno eliminati subito" 20/11/2008
( da "Secolo XIX, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
L'Euromed, Genovae
gli inutili antagonismi luigi leone Come una madonna pellegrina, il presidente
della Camera di Commercio genovese, Paolo Odone, va per convegni e appuntamenti
di vario genere ripetendo una litania: «È indispensabile riporre ogni velleità
di antagonismo fra enti, associazioni e singoli protagonisti della vita
pubblica, focalizzando gli obiettivi e perseguendoli mettendosi al loro
servizio come un sol uomo». Smascherano, le parole di Odone, il vero vizio
capitale che imprigiona Genova in un inspiegabile cupio dissolvi: avere la mano
destra perennemente in lite con quella sinistra. Senza alcun riferimento
politico, sia chiaro. Perché, anzi, lo sport più diffuso è esattamente quello
di dividersi (verrebbe da utilizzare ben altra colorita gergalità popolare)
quando si sta nella stessa parrocchia. Politica, associativa, di circolo
sportivo, dopolavoristico o quant'altro elencabile. Prendiamo, ad esempio,
questa storia del Forum Euromediterraneo della Società Civile, che il 13 e il
14 marzo dovrebbe sbarcare a Genova una duecentina di persone (Università,
Camere di Commercio, enti no profit, centri di ricerca, magari commissari e
parlamentari europei), chiamate a discettare di inclusione sociale, ruolo della
donna, pluralismo dell'informazione, energia, cambiamenti climatici. Tutti sul
carro dell'Unione per il Mediterraneo, il "club" varato mesi fa per
la forte volonta del presidente francese Nicolas Sarkozy, e la cui sede è stata
fissata a Barcellona? Macché.L'iniziativa - che fa perno sulla Regione Liguria
guidata da Claudio Burlando e su un ex eurodeputato perennemente in cerca
d'autore, Roberto Speciale, animatore del Centro In Europa che s'accaparra
l'organizzazione dell'appuntamento - è semmai in competizione (se non mirata a
contrastarlo) con il tentativo di portare a Genova una Biennale del
Mediterraneo, ipotesi rimasta sul tappeto dopo che la candidatura per la sede
dell'Ump è naufragata avendo il governo italiano deciso, nel quadro delle
relazioni internazionali, di sostenere la città spagnola. Perché? La semplice
ragione è che se ne sta occupando anche il sindaco, Marta Vincenzi.
Naturalmente, Burlando, Speciale e quant'altri si stracceranno le vesti,
diranno che trattasi della solita forzatura giornalistica, che casomai è un
arricchimento della funzione disegnata per Genova nell'area Euromed, che questa
nostra presa di posizione ha origine nel fatto che l'idea è stata proprio del Secolo
XIX. Sì, la Biennale è intellettualmente figlia di questo giornale e ciò non è
ininfluente nella difesa che se ne fa. Ma il punto non sta qui. Il compito
nostro non è organizzare eventi, bensì informare e fare il "cane da
guardia" rispetto al potere nelle sue diverse declinazioni (promuovendo le
cose ben fatte dalle istituzioni, intese in senso lato, esattamente come si
bacchettano quelle fatte male). Ciò significa non sottrarsi ai doveri dettati
dall'appartenere alla classe dirigente e può condurre anche a formulare dei
suggerimenti. Il sindaco ha raccolto quello della Biennale: se ha sbagliato a
farlo sia perché l'errore sta nel suggerimento - ma nessuna obiezione si è
levata nel merito - e non perché si chiama Marta Vincenzi. Detto con la
leggerezza chi non le ha lesinato critiche: per l'ennesima volta, un
atteggiamento scioccamente antagonista rischia di pregiudicare un'opportunità.
Ancora in troppi, a Genova, non riescono a coltivare l'umiltà di mettersi al
servizio di una buona idea: soprattutto quando viene da altri o quando a
gestirla è qualcuno che si reputa un avversario. Sarebbe tempo di cominciare se
si vogliono dare gambe al futuro della città. leone@ilsecoloxix.it 20/11/2008
Massimo Zamorani Da molto tempo ormai, dalla fine della Seconda guerra
mondiale, i sociologi hanno preconizzato l'avvento della civiltà dei servizi.
Dopo la seconda rivoluzione industriale la società si sarebbe indirizzata verso
il progresso, la diffusione, la dilatazione dei servizi in quanto nuovo settore
economico ma anche sociale. In effetti questo è avvenuto in primis negli Stati
Uniti, sempre all'avanguardia tecnologica e industriale, poi in Europa. In effetti anche la burocrazia pubblica in Germania, Paesi Scandinavi e Svizzera si è
trasformata e persino il passaporto si ottiene con una semplice telefonata. La
Spagna, che in quanto a servizi ferroviari fino a una ventina di anni or sono
era rimasta piuttosto indietro rispetto allo standard europeo, oggi ha
raggiunto un livello per noi invidiabile in quanto a regolarità,
puntualità e comfort. Dalla civiltà dei servizi è rimasta purtroppo assente
l'Italia ed è sufficiente considerare proprio lo stato delle ferrovie per
dedurre l'irrimediabilità di questa assenza. Passiamo alle Poste. Negli anni
Cinquanta la corrispondenza veniva distribuita due volte al giorno e negli anni
Novanta era stata inventata la categoria della posta prioritaria: dietro
pagamento di un francobollo a prezzo superiore, l'utente poteva confidare in un
inoltro più sollecito della corrispondenza. Poi la tariffa maggiorata venne
estesa a tutta la corrispondenza e va da sé che quando tutta la posta diventa
prioritaria è come dire che non ci sono priorità, però la maggiorazione della
tariffa resta stabile. Cittadino-contribuente-elettore buggerato una volta in
più. C'è però dell'altro: l'irregolarità della distribuzione. Può accadere - ed
è accaduto in questi giorni - che per una ragione o per l'altra la posta non
venga recapitata a destinazione per cinque giorni e allora cosa fate?
Telefonate alla segreteria territoriale il cui numero, per noi genovesi, è
010.5755251. Dopo non poche chiamate rimaste senza risposta, ma condite da una
spiacevole e roboante musica, finalmente vi risponde una gentil voce femminile
che si dichiara incompetente ma vi suggerisce di rivolgervi allo 010.8423078. A
questo numero la musica che vi propinano è di livello migliore, ma è senza
soluzione: la melodia ogni tanto si interrompe per assicurarvi che dovete
attendere solamente qualche minuto per ottenere una voce umana in risposta.
Attendete dieci minuti, poi attaccate e richiamate per rimanere in ascolto
ancora un quarto d'ora, ma non succede nulla all'infuori dell'audizione
musicale. Provare per credere. A questo punto vi rendete conto di due cose: il
meccanismo di chiamate con successione di risposte inconcludenti, che vi induce
a schiaccare una snervante sequenza di numeri inutili è stato verosimilmente
concepito per un duplice scopo: evitare di personalizzare le responsabilità e
sbertucciare il cittadino-contribuente-elettore. Altro caso genovese esemplare:
dopo la tempesta di mercoledì 29 ottobre, alcune linee telefoniche sono andate
in avaria con conseguente blocco degli apparecchi, rimasti isolati. La
segnalazione a Infostrada da parte di un utente abbonato a questa societàè
stata ricevuta con assicurazione che nel giro di quattro-cinque giorni il
problema sarebbe stato risolto. In capo ai cinque giorni le richieste di
ripristino della linea sono divenute sempre più pressanti e le risposte sempre
più evasive: «Provvederemo, forse in giornata, è possibile che siate transitati
ad altra società (non vero), un'ispezione richiede ancora altri quattro-cinque
giorni» e via così per tre settimane. Dopodiché la linea ha potuto essere
ripristinata grazie all'intervento di Telecom. Allora la tanto lodata
concorrenza tra società telefoniche a cosa approda? La risposta è sempre la
stessa: a una gara finalizzata a prendere in giro il
cittadino-contribuente-elettore promettendogli servizi migliori a prezzi
convenienti. Il meccanismo è sempre valido: evitare che ci sia un interlocutore
diretto, mettendo l'utente in condizione di non sapere mai cosa gli succede e
come approdare a una soluzione. La storia della civiltà dei servizi si
identifica con la leggenda del sol dell'avvenire, nel quale si deve aver fede,
magari proiettandone i raggi sui figli e sui nipoti. Ciò vale, sempre per
restare a Genova, per tanti altri elementi della vita urbana: dal trasporto
pubblico che va sempre peggio, alle condizioni delle strade sempre più
scassate, dai giardini pubblici sempre più trascurati alle prestazioni
sanitarie sempre più dilazionate nel tempo, dai vigili urbani sempre meno
efficienti ai blocchi stradali sempre più numerosi, dalla sicurezza pubblica
sempre più carente alla nettezza urbana sempre meno netta. C'è chi dice che
l'abolizione della meritocrazia, con conseguente livellamento generale alla
bassa quota e rinuncia a premiare e punire, giochi anche ai fini
dell'incapacità di accedere a quella che in effetti è la moderna civiltà dei
servizi. È un'opinione verosimile. massimozamorani@libero.it 20/11/2008 Basta
guardare le Poste o le Ferrovie per vedere come i contribuenti italiani vengono
buggerati 20/11/2008
( da "Nuova Sardegna, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
I
motivi di una crisi ignorata per troppo tempo Sprechi e burocrazia così muore
l'ippodromo CHILIVANI. Un mese di sciopero per difendere il diritto di
esistere. Le corse si erano interrotte il 10 ottobre scorso per la protesta
proclamata da tutte le categorie dell'ippica (proprietari, allenatori, fantini)
stanche di non riuscire a farsi ascoltare dai responsabili istituzionali. A Chilivani saltò la 33ª edizione
del Gran Premio Regione sarda, corsa ambitissima seppure declassata a soli
9.900 euro di montepremi. All'ippodromo romano di Tordivalle è stato il Derby
del trotto a fare le spese dello sciopero e a San Siro non si sono disputate le
corse classiche di fine stagione, fra cui il Jockey Club. Uno sciopero sofferto
ma sostenuto da forti motivazioni: i segnali provenienti dall'Unire erano
inequivocabili. Il continuo calo del volume delle scommesse che già aveva
indotto - fra agosto e settembre - ad una forte riduzione del numero delle
giornate e delle corse, rendeva necessaria un'ulteriore ridimensionamento del
montepremi. E così il Comitato di crisi costituitosi già da qualche mese, con
l'appoggio compatto di tutti gli operatori professionali, ha proclamato la
serrata a tempo indeterminato. Un mese di proteste, anche clamorose, che hanno
visto blocchi stradali con cavalli ai bordi del raccordo anulare di Roma, o
manifestazioni davanti alle sedi Rai colpevoli di non dare informazione
adeguata, l'incursione nella sede televisiva dell'Unire con blocco delle
dirette delle corse estere, sino all'occupazione del Ministero delle politiche
Agricole, hanno sortito l'effetto sperato. Il ministro Zaia è riuscito a far
accettare la proposta di un emendamento alla legge Finanziaria in discussione
in Parlamento e giovedì 8 novembre è stata finalmente approvata la cosidetta
norma "salva ippica". Hanno votato a favore anche molti parlamentari
dell'opposizione sicchè il testo è stato approvato con 389 voti a favore e
soltanto 6 contrari. L'emendamento ha in primo luogo previsto l'erogazione di
un contributo straordinario di 25 milioni di euro finalizzato a garantire il
montepremi delle corse in calendario per tutto il 2008. Per quanto riguarda il
risanamento del bilancio dell'Unire e per consentire di programmare la stagione
2009 è stata invece ritoccata l'aliquota di prelievo fiscale sul gioco delle
slot machine, aumentandolo di uno 0,7 % che andrà a beneficio dell'ippica. Con
il previsto gettito di 130 milioni di euro, si dovrebbe poter garantire il
montepremi del 2009 e la ristrutturazione della situazione finanziaria
dell'Unire. Anche l'Unire con il suo "silenzio assenso" ha favorito il
buon esito dell'operazione. Governata da un consiglio di amministrazione che è
entrato in carica soltanto a febbraio, appesantita da una burocrazia
lenta e inefficiente, abbandonata dal segretario generale Melzi d'Eril che si è
dimesso nella fase cruciale del ridimensionamento del montepremi, l'Unione
nazionale incremento razze equine sta scontando i tanti errori e le tante
scelte sbagliate che si sono accentuate soprattutto a partire dai primi anni
2000. L'incapacità di ottenere dai concessionari i canoni stabiliti dalle
convenzioni, la lentezza nell'adottare provvedimenti innovativi dei sistemi di
giocata - che dovevano passare al vaglio dell'Amministrazione dei Monopoli di
Stato (altra grande responsabile del progressivo calo delle scommesse, date le
sue lentissime procedure), gli sprechi legati alla gestione corrente e altre
scelte errate ne hanno determinato la crisi finanziaria che, alla fine, non si
poteva più fronteggiare o nascondere. Ma se questa nuova norma di legge ha
ridato speranza agli operatori del settore non mancano preoccupazioni per il
futuro. In primo luogo l'eventuale reazione dei titolari delle slot machine che
potrebbero fare lobby per modificare l'emendamento al Senato. Difficile poi
trovare una soluzione definitiva per l'Unire. C'è chi lo vorrebbe privatizzare
ma, in ogni caso, il ministro Zaia ha preannunciato una seria verifica dei
bilanci ed una sorta di amministrazione controllata sino a quando non sarà
possibile un suo riassetto produttivo. Infine il nodo non più procrastinabile:
una ristrutturazione dei programmi e una drastica riduzione del numero delle
corse. Ciascun ippodromo dovrà rinunciare a qualche giornata ordinaria, ma sarà
un sacrificio che il mondo dell'ippica sembra pronto ad accettare. Diego Satta
( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
I
DOCUMENTI DELLE AUTO Sermetra anti-burocrazia Se Carta di
circolazione e Certificato di proprietà fossero un unico documento (ci stanno
pensando anche altri Paesi europei) non soltanto si razionalizzerebbe un ambito
rallentato dalla burocrazia, ma si taglierebbero costi inutili
(circa 150 milioni di euro l'anno). E' la strada che sta cercando di seguire Sermetra, la più
grande rete italiana di Agenzie di pratiche d'auto (2.400), assieme all'Unasca,
che riunisce le autoscuole. Risultati e progetti sono stati presentati ai
giornalisti Uiga nel corso dell'elezione a Rimini dell'Auto Europa 2009. Tra i
"fiori all'occhiello" i risultati ottenuti in Campania, Lombardia,
Veneto e Marche dove è stato possibile in pochi mesi sanare circa 100 mila
situazioni legate a contenziosi per le tasse auto. L'EcoDoc è un altro servizio
molto apprezzato, in grado di produrre un documento certo sulle caratteristiche
ecologiche del proprio veicolo.
( da "Repubblica, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina XV - Palermo
è ancora inceppato l´iter per un nuovo impianto Riapre la piscina restano i
problemi Il progetto presentato dalla società Nadir per una struttura allo Zen
resta impigliato nelle maglie della burocrazia comunale DARIO PRESTIGIACOMO
Dopo quasi tre settimane, la piscina comunale di viale del Fante torna a
funzionare a pieno regime. Ieri mattina, i tecnici del Comune hanno dato il via
libera alla riapertura della vasca interna e della palestra, che erano state
chiuse a fine ottobre per la caduta di pezzi di marmo e di calcinacci dalla
parte superiore dell´impianto. «Sono stati portati a termine i lavori
per mettere in sicurezza la struttura e ottenere così l´agibilità provvisoria -
spiegano dagli uffici di viale del Fante - Inoltre, è stato rimpiazzato un tubo
dell´impianto di riscaldamento dell´acqua che si era rotto nei giorni scorsi».
La piscina comunale sembra così aver risolto i problemi strutturali e nei
prossimi giorni potrebbe arrivare anche una buona notizia per utenti e
associazioni sportive sul fronte del personale dell´impianto: l´assessorato
allo Sport, infatti, che ha recentemente avuto la delega per la manutenzione
degli impianti sportivi (prima di competenza dell´assessorato al Patrimonio),
sembra aver trovato un accordo con le società di nuoto per risolvere l´annosa
carenza di bagnini. L´iniziativa potrebbe essere annunciata già la prossima
settimana. A prescindere dalle sorti della piscina comunale, restano però
irrisolte le perplessità delle stesse associazioni sportive, che da tempo sono
alla ricerca di soluzioni alternative per portare avanti le loro attività,
senza subire le vicissitudini dell´impianto di viale del Fante, che solo negli
ultimi sei mesi è stato chiuso ben quattro volte. Per questo, la Nadir, una
delle associazioni di nuoto più grandi della città, sta provando da 10 anni a
costruirsi un impianto tutto suo. Per farlo, ha creato una società ad hoc, la
Nadim, che ha a sua volta presentato un progetto all´amministrazione comunale.
Il progetto (un impianto che dovrebbe sorgere vicino il Velodromo, con
palestra, ristorante e due vasche, una corta al coperto e l´altra olimpionica
all´aperto) è stato inserito nel ?98 in un Programma integrato d´intervento
(Pii) del Comune. «Ma da allora - dice Maurizio Caleca, l´architetto che ha
progettato l´impianto - l´iter burocratico si è inceppato più volte. Noi,
intanto, abbiamo già acquistato l´area in cui sarà realizzata la struttura, ma
i lavori, che sarebbero dovuti partire entro il marzo scorso, sono ancora
fermi. I problemi sono essenzialmente due. Da un lato non possiamo posare
neanche un mattone perché, per legge, dobbiamo attendere che partano gli
interventi del Pii di competenza del Comune. Dall´altro, secondo le tabelle
attualmente in vigore, il nostro impianto, che ha un contenuto sociale
riconosciuto, è paragonato a un´impresa commerciale e così dovremmo pagare
circa un milione e 400 mila euro per gli oneri concessori. Cifra che non siamo
disposti a sborsare». La vicenda è complessa, ma la Nadim non è disposta ad
arrendersi: martedì scorso, in una conferenza stampa, ha lanciato un appello
alle istituzioni affinché risolvano la questione in tempi brevi. E per dare
così alla città un nuovo e funzionale impianto.
( da "Repubblica, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina V - Genova I
finanziamenti finiscono nelle casse dei partiti. Due i leader presenti in
consiglio Ma solo Biasotti e Pittaluga incassano Quando si
dice la burocrazia: i
rimborsi elettorali per le elezioni regionali, come quelle nazionali, vanno ai
partiti o alle singole liste e non vengono assegnati ai gruppi regionali. Lo
specificano i funzionari dei partiti che si occupano delle tesorerie. Il
principio della legge, spiegano, è quello dei rimborsi ai partiti per i costi
sostenuti nelle campagne elettorali. Tradotto dal burocratese significa,
per esempio, che né Michele Boffa, capogruppo del pd, né Gabriele Saldo,
capogruppo di Fi, ricevono direttamente un euro di quei rimborsi che invece
vanno alle segreterie regionali dei partiti, del Pd come di Fi, come di An,
della Lega, dei verdi, di Rifondazione del Pdci, dell´Udc. E´ tanto vero che
Michele Boffa, capogruppo del Pd, spiega come il fatto che sia sparito il
gruppo Uniti per l´Ulivo (che si era presentato alle elezioni del 2005) per
trasformarsi in gruppo del Pd, non ha alcuna influenza sui rimborsi elettorali.
«Non conosco il meccanismo rpeciso _ dice _ ma sicuramente quei rimborsi
andranno a Margherita e Ds, i partiti che nel 2005 costituirono la lista Uniti
nell´Ulivo. Prnederanno ciascuno quello che gli spetta e poi tutto lo faranno
confluire nel Pd. Quello che voglio dire è che non ci sono problemi, non esiste
un contenzioso del tipo di quello che si era verificato nell´epoca post-Dc». E
le liste regionali come quella dell´ex governatore Sandro Biasotti o Gente
della Liguria, la lista civica del presidente Claudio Burlando che lo ha
sconfitto nel 2005? Anche nel loro caso i quattrini non vanno al gruppo
consiliare che li rappresenta in Regione ma al movimento in quanto tale. Sandro
Biasotti con la consueta franchezza spiega, ad esempio: «Noi nel 2005 abbiamo
fatto una campagna elettorale molto impegnativa che ci è costata molto. E il
rimborso elettorale non viene pagato in un´unica soluzione, ma viene frazionato
anno, per anno. Il fatto è che tu quei quattrini li hai già spesi e infatti
alla fine siamo tutti esposti con le banche e rientriamo a poco a poco».
Insomma, far politica costa. «Tenere in piedi una lista, un movimento come il
nostro _ dice Biasotti, che ora è deputato _ costa soldi e impegno. Anche
perché la politica e le iniziative non le fai solo in campagna elettorale.
Incontri, convegni, banchetti per incontrare i cittadini, se ne fanno
continuamente». A livello locale, non sarebbero sufficienti i fondi che la
Regione affida ai gruppi per il loro funzionamento? «Movimento e gruppi sono
cose diverse. Non posso spendere i soldi del gruppo regionale per attività
politiche della mia lista».
( da "Nuova Sardegna, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Dogane. Nuova figura
nella rete del commercio estero Import-export certificato
con l'operatore economico Abbattere i tempi della burocrazia: questo è l'obbiettivo CAGLIARI. Import-export di
semplificazione e agevolazione doganale. è stato questo il tema del seminario
organizzato dalla Direzione regionale delle dogane e dal Centro servizi per le
imprese della Camera di commercio. Dopo la presentazione del presidente
del Centro, Sisinnio Fadda, è stata presentata la figura del'Aeo, ovvero
l'authorized economic operator. «Il primo progetto di certificazione doganale
nazionale risale al 2003 - ha detto ga Francesco Pitzurra, coordinatore
regionale Aeo - ma da quest'anno è in vigore il nuovo programma di
certificazione spendibile sull'intero territorio della comunità. Cinque anni fa
era iniziata la certificazione ma la risposta fu molto tiepida da parte del
sistema economico sardo che registrò rispetto alla penisola una media davvero
molto bassa. Solo quattro operatori chiesero la certificazione, nonostante i
vantaggi che ne potevano scaturire». Meno controlli fisici e documentali con
l'intento di abbattere i tempi di sdoganamento e, soprattutto, semplificazione
della burocrazia: sono questi i maggiori vantaggi di
questo nuovo strumento dell'Operatore economico autorizzato, che nasce solo su
impulso delle imprese che decidono di aderire al progetto per usufruire di
benefici, se si è meritevoli e affidabili: «Il progetto comunitario Aeo -
conclude Marcello Demuro, responsabile dell'Area verifiche e controlli della
Direzione regionale delle dogane - nasce anche in seguito a delle richieste di
maggiore sicurezza soprattutto dopo i fatti dell'11 settembre, sulla base del
"wco-safe" elaborato nell'ambito dell'organizzazione mondiale delle
dogane per garantire la sicurezza in senso lato di tutti gli scambi
commerciali. La figura dell'Operatore economico autorizzato agisce nell'ambito
di questo documento e si riferisce a tutti gli attori della catena
internazionale di approvvigionamento». I dettagli e gli aspetti tecnici della
nuova disciplina sono stati illustrati da Antonio Pani, responsabile dell'Area
Verifiche dell'Ufficio delle dogane di via Riva di Ponente. (sc)
( da "Tirreno, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Aperto il cantiere
Al Giglio lo sport si farà al coperto ISOLA DEL GIGLIO. Finalmente ci siamo.
L'apertura del cantiere a Giglio Campese è arrivata ad annunciare che entro la
primavera del 2009 l'isola disporrà di un impianto sportivo comunale coperto,
in grado di consentire a tutti, ed in particolare ai ragazzi delle scuole, di
fare attività motoria in ogni stagione. Nel darne notizia, il sindaco Attilio
Brothel mostra tutta la soddisfazione sua e dell'amministrazione comunale, dato
che considera la palestra come «una di quelle opere pubbliche destinate a
cambiare il volto dell'isola, che ha comportato tanta
fatica e tanto impegno a causa di una burocrazia mostruosa, fatta di leggi sempre più complesse, vincolanti e
difficilmente interpretabili». Ed annuncia, Brothel, che la palestra al Campese
«si colloca in un programma che prevede grande attenzione verso il
miglioramento della qualità dei servizi offerti ai cittadini in generale ed
agli studenti e ai giovani ai quali - aggiunge - diamo un'opportunità in
più per svolgere esercizio fisico e l'attività sportiva, insostituibili fattori
per una crescita armonica». P.T.
( da "Nuova Sardegna, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
di Piero Marongiu
Venti minuti per prenotare una visita Macomer, i tempi allo sportello creano
lunghe file MACOMER. «Ci sono voluti esattamente 19 minuti per fare una
semplice prenotazione di una visita specialistica e una serie di esami. Un'assurdità».
A dirlo è un signore che ha trascorso la mattinata in fila davanti agli
sportelli del Centro di prenotazione unico (Cup) del Distretto sanitario di
Macomer, dipendente dalla Asl 3 di Nuoro. «Questa è la seconda volta che vengo
personalmente, visto che il numero telefonico risulta perennemente occupato».
«L'altro pomeriggio dopo quasi due ore di fila - dice sconfortata un altro
utente - sono dovuto andare via perché dovevo rientrare in paese e rischiavo di
perdere l'autobus, ma è tutti i giorni la stessa cosa. Non si può trattare la
gente in questo modo». Le lamentele delle persone che affollano la sala
d'attesa aumentano. Le due impiegate allo sportello, probabilmente quelle meno
responsabili di questa situazione, sono quelle che si devono subire la rabbia
degli utenti inviperiti. Il sistema sembra strutturato più
per soddisfare la burocrazia aziendale che per venire incontro ai bisogni della gente. «Si ha
l'impressione che le impiegate non abbiano molta dimestichezza con il sistema
informatizzato. Per sbrigare una persona impiegano mediamente dai 15 ai 20
minuti: un'eternità». Tra le persone che affollano la sala d'attesa ci
sono utenti che arrivano dai paesi vicini. Molti sono anziani e anche malati:
qualcuno arriva con il servizio di autonoleggio e, oltre a perdere la mattinata
davanti allo sportello, deve pagare salatamente il tempo d'attesa del
noleggiatore. Una beffa che si va ad aggiungere al disagio. Altri utenti, dopo
un'attesa interminabile, vanno via inviperiti. Chiamare il numero verde di Nuoro
è altrettanto difficile: tempi di attesa lunghissimi, musichetta di sottofondo
e poi la linea cade. Ed è così all'infinito. Provare per credere. Un cartello
del 21 ottobre recita: «Ci scusiamo per i disagi che possono verificarsi
durante il periodo di rodaggio del nuovo servizio. Nel periodo interlocutorio
gli utenti sono ammessi alle visite specialistiche anche se non hanno
regolarizzato il tiket».
( da "Repubblica, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina III - Bari
Ieri Domani La cantante: la famiglia pensa solo al denaro, ora basta indugi, si riapra al più presto Milva: "Un´onta lunga 17 anni per
quel gioiello della cultura" Dioguardi: Burocrazia e politica cocktail
devastante I proprietari? Smettano di fare gli affittacamere Solfrizzi: Il
ministro è riuscito in un colpo a realizzare il sogno di vedere la città unita
su un obiettivo ANTONIO DI GIACOMO «Ora basta, per carità. Prima
l´incendio, poi le contese infinite con i proprietari e adesso la politica. Si
ponga la parola fine a questa ennesima figuraccia all´italiana: il Petruzzelli
deve riaprire». Il monito arriva da Milva, non solo la Rossa che tanti
ricordano ma, soprattutto, la voce regina dei song di Brecht e Weill. Milva,
lei ha cantato ovunque nel mondo. Vuole raccontarci perché le sta a cuore la
sorte del Petruzzelli? «Ne conservo un ricordo fantastico, che risale al 1974.
Venni al politeama con L´opera da tre soldi diretta da Giorgio Strehler. Dopo
tre anni di successi a Milano, ci avventurammo in tournée e facemmo tappa a
Bari. Con me c´era Modugno e quando vedemmo il Petruzzelli ne dicemmo
meraviglie». Cos´aveva di così speciale? «Intanto, la differenza fra il Piccolo
e il Petruzzelli era considerevole. Il politeama era enorme e poi quella cupola
aveva qualcosa di straordinario. Le parole hanno un senso importante e so bene
quali sto usando: il teatro aveva un´acustica a dir poco formidabile nonostante
la vastità degli spazi. Cantammo senza usare nessun microfono, non come si usa
fare oggi che è tutto amplificato. Forse adesso finalmente riapre e, sarò
sincera, mi auguri che adesso tocchi anche a me un ritorno al Petruzzelli».
Immaginiamo che quel ritorno sia già domani: cosa cantererebbe sul palcoscenico
del politeama? «Milva ieri e oggi, per cominciare. Attingerei a piene mani dal
mio repertorio e mi piacerebbe cantare il mio amato Brecht ma anche un altro
grandissimo come Astor Piazzolla». Carla Fracci, Moni Ovadia, Vincenzo Cerami e
Gabriele Lavia, fra gli altri, hanno offerto una propria esibizione anche
gratuita purché il Petruzzelli ricominci a vivere dal 6 dicembre. E Milva? «Ci
verrei sì, ci mancherebbe altro. Non è certo la paga di una sera che cambia la
vita, tanto più quando si è abituati a cachet importanti. Il Petruzzelli poi è
un bene prezioso, un tempio della cultura da restituire alla città e al Paese
intero». Le polemiche fra il governo e l´amministrazione comunale minano però
il rispetto degli impegni presi con la città. «Cose che possono accadere solo
in Italia. Lo si dovrebbe riaprire, passando sopra le cose terrene come la
politica. Sarebbe un gioco sporco non farlo, ingiustificabile direi, dinanzi
all´arte che certo non ha colori politici di sorta. Lo spettacolo deve
continuare, anzi rinascere». La querelle innescata dalla famiglia non ha
aiutato la situazione. «Pensano evidentemente solo al denaro. Hanno avuto fra
le mani un gioiello straordinario, ma non se ne rendono conto: il loro non mi
sembra affatto un comportamento eticamente corretto». Fatto sta che, di lite in
lite, sono passati diciassette anni per la ricostruzione. «Diciassette anni
sono una vergogna. Un´onta che non può continuare ritardando ancora
l´inaugurazione del Petruzzelli».
( da "Nazione, La (Livorno)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
PRIMO PIANO pag. 3
Velocizzare contro la crisi L?incontro tra amministratori, sindacati e
associazioni VELOCIZZARE i pagamenti alle imprese per immettere liquidità nel
sistema produttivo; velocizzare le procedure di autorizzazione; velocizzare le
opere pubbliche locali; sbloccare i fondi sociali europei nel settore della
formazione dei contributi alle assunzioni. ?Velocizzare? è la ricetta sfornata
dall?incontro che si è svolto ieri pomeriggio in Provincia tra amministratori,
sindacati e associazioni di categoria sulle ricadute della crisi economica sul
territorio labronico. I tempi degli enti locali sono biblici, con una burocrazia, da sempre nel mirino delle imprese, che ha ingessato il sistema
produttivo. Sembra assurdo, ma doveva arrivare questa grande crisi per
risvegliare le amministrazioni dal loro letargo. Perché gli obiettivi che
Provincia e Comuni si sono dati, in questo difficile momento, dovevano far
parte del dna degli enti locali. «Faremo un tavolo per seguire la crisi
? dice Kutufà ? e confidiamo negli interventi che la regione sta mettendo in
atto con il mondo del credito. Fidi Toscana ha stanziato 48 milioni di euro per
sostegno delle garanzie, liberando circa 500milioni di euro». Una boccata di
ossigeno nel sistema tra imprese e banche, ora più che mai compromesso.
«Dobbiamo immettere soldi sul territorio ? continua il presidente ? superando
la grande lentezza di certe procedure amministrative. Sarebbe importante che,
in questo fase, gli enti locali venissero liberati dai vincoli delle finanziarie
e dai tetti di stabilità». Gli uffici degli enti locali, Provincia in testa,
dovranno adattarsi alla nuova tempistica e la ragioneria sarà chiamata ad
allentare le maglie della borsa. «Anche con la frusta, se necessario»
sdrammatizza Kutufà, notoriamente attento alle spese. Sembra davvero una lotta
contro il tempo, per sostenere le migliaia di persone che, con questa crisi,
perderanno il posto di lavoro. Michela Berti
( da "Nazione, La (Pistoia)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
AGLIANA/MONTALE/QUARRATA/SERRAVALLE
pag. 15 «In via Castel dei Biagini utenti discordi sulle spese» QUARRATA Il
sindaco di Quarrata interviene sulla vicenda sollevata dal consigliere Daniele
Ferranti (Forza Italia) riguardo ai servizi mancanti in via Castel dei Biagini.
«IN PRIMO luogo dobbiamo prendere tutti atto che l?epoca che stiamo vivendo non
è semplice per nessuno: se da una parte le famiglie incontrano sempre più
difficoltà, purtroppo è la situazione dell?Italia tutta che è di disagio, e
anche le amministrazioni comunali non hanno risorse sufficienti a coprire le
esigenze crescenti della collettività. Se a questo aggiungiamo che viviamo in
un paese in cui la burocrazia regna sovrana e le leggi
si accavallano l?una sull?altra rendendo l?operato di tutti sempre più
difficile e lento, credo che la tattica di scaricare le colpe l?uno sull?altro
sia tanto facile quanto inutile. Via Castel dei Biagini è una delle zone per
cui l?amministrazione aveva ricevuto una richiesta d?intervento e fatto
preparare i relativi preventivi di spesa. Il Comune è disponibile a intervenire
con la compartecipazione alle spese di allacciamento anche da parte dei
cittadini interessati. Capisco che chiediamo uno sforzo ai cittadini, ma lo
sforzo è comune e a tale riguardo la stessa Banca di Vignole era disponibile a
concedere finanziamenti a tasso agevolato per favorire un intervento che già a
medio termine è vantaggioso per il risparmio dei cittadini. «Purtroppo a fronte
di tanti abitanti favorevoli e disponibili a intraprendere insieme questo
percorso, tanti non hanno dato la disponibilità, mettendoci nelle condizioni di
non poter intervenire subito come avevamo pensato. Con questo comprendo bene le
difficoltà di coloro che probabilmente non hanno potuto dare la propria
adesione. Per questo come amministrazione stiamo già provvedendo a rivedere
tutte le situazioni, zona per zona e via per via, per capire se ci sono
situazioni in cui con un piccolo sforzo in più, si può dare avvio ai lavori.
«Quello che però risulta antipatico è che la questione di via Castel dei
Biagini venga trattata come un caso particolare rispetto a tante altre
situazioni analoghe in questo senso. Mi dispiace che il consigliere Ferranti,
abitando nella strada portata all?attenzione del consiglio comunale, l?abbia
preso come un fatto personale, perché così non è purtroppo; e dico ?purtroppo?
perché tante altre sono le zone e le vie della città che si trovano nella
stessa identica situazione di via Castel dei Biagini». Sabrina Sergio Gori
sindaco di Quarrata
( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il punto vendita di
via Canciani, aperto da oltre 50 anni, è specializzato nella didattica per le
scuole ed è stato punto di riferimento per generazioni di studenti udinesi
Ribis chiude: addio alla storica libreria del centro La titolare: è una
decisione sofferta, ho qualche contatto per la cessione ma finora senza esito
Una vendita promozionale con sconti su tutti i volumi. Forse un omaggio ai clienti,
un gesto per salutarli. Perché tra qualche mese la libreria Ribis abbasserà le
serrande, definitivamente. Chiuderà così un altro tra i negozi storici del
centro, inaugurato oltre mezzo secolo fa, passato dalla famiglia Bruni alla
Ribis e, infine, 26 anni fa rilevato da Annamaria Balduzzi. È proprio lei ad
annunciare i prossimi mesi di sconti, passo per traghettare la libreria alla
fine dell'attività. «È stata una decisione sofferta, ma necessaria - spiega la
Balduzzi - perché motivi personali non mi consento più di portare avanti questo
impegno». Inaugurata nel 1956, l'attuale titolare ne assunse la gestione a 38
anni, quasi per caso. «Allora ci fu quella possibilità che, assieme a una socia
- racconta la Balduzzi -, decisi di cogliere. Ma è stata una scommessa, visto
che venivo da un settore completamente diverso, e poi è diventata un vera
passione». Dopo 26 anni passati tra volumi e clienti, la proprietaria, che
sciolta la società da tre anni segue l'attività da sola, narra aneddoti vissuti
tra gli scaffali del negozio o cambiamenti nei gusti letterari. «Siamo stati
tra i primi a organizzare gli incontri di lettura per i bambini - ricorda - o
ad andare nelle scuole, tra gli alunni, per presentare le novità per ragazzi.
All'inizio infatti eravamo specializzati nella vendita di volumi didattici per
insegnanti e per bambini, poi abbiamo allargato l'offerta. E se molti anni fa i
clienti cercavano soprattutto letture leggere, adesso le letture più richieste
sono quelle impegnate». Oltre ai motivi personali, però, nella decisione della
Balduzzi hanno inciso anche le difficoltà commerciali degli ultimi anni. «Ormai
il lavoro della libreria sta diventando insostenibile - afferma - perché soffocato da molta burocrazia e dalla concorrenza. Oggi i libri escono come novità in vendita
ovunque, anche nei supermercati con sconti fino al 40 per cento. Una
concorrenza difficile da sconfiggere, nonostante i piccoli negozi come il mio
abbiano uno stile diverso, quello fatto di un rapporto quasi personale con il
cliente. Non basta». Una spiegazione che lascia poche speranze
all'apertura di una nuova libreria o a una nuova gestione della Ribis. «Ho
avuto doversi contatti, ma finora nessuno con esiti positivi. Mi piacerebbe -
conferma la Balduzzi - che la libreria restasse aperta, mi pare però non ci
siano le condizioni perché ciò avvenga. Ma, non si sa mai». Martedì, dunque,
parte la vendita promozionale con sconti del 20 per cento su tutti i libri. E
gli sconti proseguiranno fino ai primi mesi del prossimo anno. Il tempo poi di
trovare un'acquirente e la Ribis chiuderà. Anna Buttazzoni
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del
20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
LETTERE E COMMENTI
pag. 35 di ALBERTO VECCHI* CON UN decreto legislativo del febbraio 2008,
Pecoraro S... di ALBERTO VECCHI* CON UN decreto legislativo del febbraio 2008,
Pecoraro Scanio ha cancellato la possibilità per le Province virtuose di ricorrere ad accordi di programma per semplificare la burocrazia in campo agricolo. La vecchia
legge permetteva alle aziende agricole di smaltire i rifiuti prodotti con la
propria attività in modo differenziato, a costi estremamente ridotti e
soprattutto con procedure burocratiche minime. Oggi, a causa del decreto, anche
le piccole aziende agricole sono equiparate a una grande industria, e
quindi gli agricoltori dovranno avere registri, documenti di trasporto,
dichiarazione di fine anno, iscrizione ad albi vari. Le associazioni di
categoria hanno quantificato in oltre 3 milioni di euro i costi burocratici per
le aziende agricole, per la sola tenuta dei registri obbligatori, oltre a 1,5
milioni di euro di costi aggiuntivi per il trasporto individuale da parte di
ditte specializzate, o in alternativa una cifra addirittura superiore per
l?adeguamento dei mezzi aziendali per il trasporto e l?iscrizione ad un
apposito albo. Negli ultimi otto anni non si è mai applicata la procedura
imposta da Pecoraro Scanio e c?è stato un risparmio di oltre 35 milioni di euro
di costi burocratici per le nostre aziende agricole. Gli agricoltori infatti
portavano una volta al mese il prodotto da smaltire a un centro autorizzato,
dove c?erano dei mezzi autorizzati allo smaltimento che ritiravano il prodotto
e lo portavano in discarica. Tutto molto semplice. Concordo dunque pienamente
con Confagricoltura, Cia e Copagri che, considerato il grave momento di crisi
economica del paese, reputano assurda e ingiustificata l?abolizione di
procedure già collaudate e verificate. Purtroppo sia le Province, a esclusione
di Rimini, sia la Regione Emilia-Romagna non vogliono intervenire per aiutare
il mondo agricolo limitandosi a scaricare le responsabilità sul decreto. Vi è
inoltre un?ulteriore tegola per le aziende agricole, cioè l?obbligo di
sostenere un apposito corso per il rinnovo del patentino per l?utilizzo dei
fitofarmaci, corso che graverà per oltre 500.000 euro sugli agricoltori. La
politica deve assumersi le proprie responsabilità attraverso scelte che vadano
nella direzione della salvaguardia dell?ambiente, attraverso norme e regole
semplici e facilmente applicabili. * Consigliere regionale An/Pdl
dell?Emilia-Romagna
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del
20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
ECONOMIA E FINANZA
pag. 28 Confagricoltura in piazza «Finanziaria punitiva» Decine di migliaia da
tutta Italia sfilano a Bologna di LORENZO FRASSOLDATI ? BOLOGNA ? FISCO,
previdenza, latte, olio, tabacco, cereali, ortofrutta. E? un lungo cahier de
doleances quello presentato al governo dal presidente di Confagricoltura,
Federico Vecchioni, dal palco di piazza VIIII agosto a Bologna davanti ad
alcune decine di migliaia di agricoltori giunti da ogni parte d?Italia.
«Berlusconi rispetti questa piazza, non si dimentichi dell?agricoltura, forza
reale del Paese. Molti di noi ? ricorda Vecchioni - hanno creduto alle promesse
elettorali di Berlusconi sulla modernizzazione del paese. Ma siamo sempre alle
prese con una burocrazia asfissiante, le Province sono
ancora lì e i costi della politica salgono». Alle porte c?è una Finanziaria
punitiva per le imprese agricole, con 1 miliardo di nuovi oneri per il costo
del lavoro, nuove tasse (Ici sui fabbricati rurali) e mancato rifinanziamento
del Fondo di solidarietà nazionale. «Apprezziamo lo sforzo del Governo nell?
intervenire con misure anti-recessione, ricordiamo però che ci sono anche le
imprese agricole in crisi. Siamo stanchi di essere considerati solo in campagna
elettorale». In una notte «si trovano 300 milioni per Alitalia, poi si viene
frugare nelle nostre tasche proprio mentre tutti i settori agricoli stanno
entrando in crisi: dai cereali all?olio d?oliva (crollato a 3 euro/litro), dal
vino alla carne. Non erano queste le promesse. Siamo stufi di pagare e basta».
Non è solo una protesta questa di Confagricoltura, ma una rivendicazione di
piena dignità economica per un settore «che dà lavoro a più di un milione di
persone», che ogni giorno fa qualità e made in Italy «anche se queste cose non
ci vengono pagate», che esporta vino, ortofrutta, formaggi in tutto il mondo
anche se «tutti, perfino Mario Capanna, ogni giorno ci spiegano cosa e come
dobbiamo produrre. OGGI ci si chiede di sfamare il mondo, domani di fare solo
qualità, ecosostenibile, ecocompatibile, chilometri zero, cervello zero»,
ironizza il n.1 di Confagricoltura. Al ministro Zaia (a Bruxelles per la
trattativa sulla Pac, dove si è recato anche Vecchioni dopo la manifestazione,
ndr.) diciamo che non potremo accettare che si porti a casa un aumento delle quote
latte da distribuire tra coloro che non hanno rispettato le regole». Oggi a
Roma davanti alla Camera manifesterà un?altra confederazione agricola, la Cia,
che ha espresso pieno sostegno all?iniziativa di Confagricoltura. «Non
accetteremo una Finanziaria vessatoria ? conclude Vecchioni ?. Siamo pronti a
portare a Roma i nostri trattori». Image: 20081120/foto/6129.jpg
( da "Corriere del Veneto" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Corriere del Veneto
- PADOVA - sezione: PRIMOPIANO - data: 2008-11-20 num: - pag: 2 categoria:
REDAZIONALE Trentamila clandestini in fabbrica «Regolarizziamo prima questi» Le
stime di Veneto Lavoro, un esercito senza permesso Il pasionario Cgil:
«Fermiamo i nuovi arrivi anche per loro» VENEZIA — Domande, quote assegnate,
nullaosta. E' su questi tre passaggi che si gioca la procedura di ingresso e
regolarizzazione di un lavoratore straniero in Italia ed è sulle disfunzioni
burocratiche che si radica una buona parte dei disagi correlati ad una non
voluta posizione di clandestino. Secondo i dati del Ministero dell'Interno la
provincia veneta che nel 2007 ha registrato il maggior numero di domande di
personale da fuori confine è Verona, con 21 mila unità, seguita da Vicenza
(18.200), Treviso (16.800), Venezia (15.600) e Padova (15.300). Questo a fronte
di quote assegnate da Roma comprese fra 3 e 4 mila e tali, dunque, da lasciare
allo «scoperto » in ciascuna provincia dai 12 mila ai 15 mila potenziali
lavoratori richiesti da aziende e famiglie. Lavoratori che però tanto
potenziali non sono perchè l'agenzia regionale Veneto Lavoro stima che almeno
la metà di essi si trovi già sul territorio e stia di fatto operando nelle
aziende del manifatturiero, dell'edilizia o nelle abitazioni private in qualità
di assistenti domestiche. «A questi che ci sono e lavorano occorre dare una
risposta prima di fissare nuovi flussi per decreto – insiste il segretario Cgil
di Treviso, Paolino Barbiero, al centro dell'attenzione in questi giorni per la
sua proposta di bloccare gli ingressi – e se vogliamo chiamare sanatoria lo
strumento con cui li si regolarizza chiamiamola pure. I nomi non mi interessano,
dietro i numeri ci sono persone che quasi sempre lavorano e che devono uscire
da una posizione illegale». A livello regionale, secondo una stima a spanne di
Veneto Lavoro, i lavoratori non regolari potrebbero essere vicini alle 30 mila
unità e di questi la metà circa è rappresentato dalle badanti. Si tratta
peraltro di soggetti a forte rischio di espulsione dato che le accelerazioni
impresse negli ultimi tempi all'allontanamento dei clandestini ha fatto sì che
in una provincia come Treviso gli immigrati irregolari rispediti in patria
siano vicini alle mille unità solo dal 1 gennaio 2008. «La discussione
innescata serva almeno a ragionare sul problema – aggiunge Barbiero – perchè le
piccole imprese stanno licenziando e gli stranieri che restano senza impiego
difficilmente ne troveranno uno nei sei mesi successivi, limite di legge
massimo prima dell'espulsione. Stranieri e donne sono i segmenti deboli sui
quali dobbiamo assolutamente concentrarci, anche se per le ultime occorre
riconoscere che c'è una rete di protezione maggiore». Ad appesantire il quadro
dell'immigrazione vi sono anche le lentezze con cui gli uffici preposti
riescono ad evadere le domande che rientrano nel pacchetto delle quote. La
percentuale di nulla osta rilasciati rispetto alle quote assegnate oscilla tra
un minimo del 50% a Treviso ed un massimo del 72,5% a Vicenza. Oltre a questi,
per la nostra regione vanno computate alcune migliaia di lavoratori stagionali,
circa 10 mila secondo le quote, anche se pure in questo
caso i tempi della burocrazia sono in grado di evadere non più di 4-5 mila pratiche. Tutto
questo si inserisce in una regione in cui circa l'8% della popolazione è
straniera – con punte del 10% nel Trevigiano – e che ha visto, tra gennaio e
settembre 2008, un aumento delle ore di cassa integrazione del 66,4%. Le
persone in cerca di lavoro in Veneto di età compresa fra i 45 ed i 63 anni sono
circa 33 mila ma non si è ancora osservato un «ritorno» di manodopera italiana
in settori lasciati in mano agli immigrati come la concia, la macellazione o
certi segmenti dell'agricoltura. Gianni Favero \\ Paolino Barbiero La
discussione che si è innescata sullo stop ai flussi serva a trovare una
soluzione
( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 3 - Pordenone
Tarda la rimozione dei cavi interrati Il mancato intervento di Enel, Telecom ed
Eni allunga i tempi del cantiere PONTEBBANA A OSTACOLI La messa in sicurezza si
rende necessaria per evitare che possano essere tranciati Sono lievitati anche
i costi relativi all'intervento: da 12 milioni di euro si è passati a oltre 20
milioni Più che una strada, un percorso a ostacoli. E non soltanto per la
presenza dei cantieri, ma anche per le difficoltà dovute
alla burocrazia. I ritardi
dei lavori sulla Pontebbana sarebbero alimentati anche dai tempi biblici nella
rimozione dei cavi interrati da parte di Enel, Telecom ed Eni. Lo spostamento,
che dovrebbe essere fatto dai tecnici delle aziende dei servizi, avviene in
tempi difficilmente quantificabili. Ancora una volta il problema è il
"quando". Un avverbio e un interrogativo che accompagna la storia dei
lavori sulla statale 13. All'altezza della rotonda di Piandipan, uno dei nodi
cruciali di un cantiere che quotidianamente crea disagi agli utenti, sono
previsti lavori di interramento della statale (ragione per cui durante il
giorno si vedono pochi operai in superficie). Lavori che, però, non possono
seguire semplicemente i tempi dell'impresa, ma devono fare i conti con altri
fattori. Uno di questi è proprio lo spostamento in sicurezza dei cavi che si
trovano sottoterra: gas, luce, telefono. Non sarebbe la prima volta che durante
i lavori vengono tranciati per errore i conduttori delle utenze, con il
conseguente rischio di blackout e disservizi alla popolazione. Per questa
ragione l'Anas preferisce che a svolgere questo tipo di lavori non siano le
aziende di costruzione, bensì i tecnici della società che gestiscono i servizi.
La prassi vuole che l'impresa avverta per tempo i tecnici delle compagnie di
gas, luce e telefono per richiedere un intervento in cantiere in modo da
consentire il proseguimento dei lavori. E' sufficiente, però, che la società di
turno non risponda nell'immediato per accumulare ritardi. Così sarebbe accaduto
anche in questo caso: la domanda è stata presentata parecchie settimane fa, ma
dei tecnici delle società interessate non s'è vista ombra. Il cammino per
arrivare al completamento sembra in salita. I lavori, se tutto andrà come
previsto, si concluderanno in un anno. Mancano ancora le complanari tra Ponte
Meduna e la rotonda di Piandipan, le opere per garantire la sicurezza idraulica
dell'area. Sono lievitati i tempi, ma anche i costi dell'intervento: si è
passati da 12 milioni di euro dell'importo di assegnazione della gara, a fine
2004, a 20 milioni 200 mila, e l'impresa ne chiede altri 3. E sono lievitati,
naturalmente, i disagi di chi quotidianamente percorre l'asse della Pontebbana
tra Casarsa e Pordenone. Basti pensare - come ha ricordato il presidente
dell'Anas, Pietro Ciucci - che sono oltre mille 800 i movimenti ogni ora nei
momenti di punta nei due sensi di marcia del nodo d'ingresso a est di Pordenone
e Cordenons. E con l'inevitabile slalom tra i cantieri, in quelle stesse ore,
quei veicoli diventano un unico serpentone. Martina Milia
( da "Corriere della Sera" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2008-11-20 num: - pag: 30 categoria:
REDAZIONALE Nuove frontiere La paziente, una trentenne, potrà fare a meno dei
farmaci Trachea creata con le staminali Ecco il trapianto senza rigetto Prima
operazione a Barcellona di un medico italiano Volo vietato per le cellule
staminali all'aeroporto di Bristol I ricercatori costretti ad affittare un jet
MILANO — Il primo trapianto al mondo di una trachea «rigenerata » da cellule
staminali del ricevente e quindi a zero rischi di rigetto ha rischiato di
saltare a causa della compagnia aerea low cost EasyJet che si è rifiutata di
trasportare le cellule staminali madre da Bristol (Gran Bretagna) a Barcellona
(Spagna). Così racconta la Bbc. «Materiale biologico? Pericoloso». La sicurezza
innanzitutto. I ricercatori inglesi hanno pensato allora di portarle in auto a
Barcellona: «Troppo tempo». Oltre le 16 ore sarebbero andate in fumo le
cellule, il trapianto e anni di lavoro. E allora Martin Birchall, il capo
équipe, ha tagliato corto: ha pagato un jet privato di tasca sua. Quattordici
mila sterline (quasi 16.700 euro). Poi rimborsate dall'ospedale di Bristol. E
se Birchall fosse stato al verde come spesso accade ai ricercatori? Tutto in
fumo, perché sarebbe scattata la burocrazia per il finanziamento... Altro che 16 ore. Comincia così la
storia del primo trapianto biotech al mondo, effettuato a Barcellona. Una
trentenne colombiana l'operata. Ma il successo è italiano. Il chirurgo, Paolo
Macchiarini — laurea a Pisa, dal '91 in Spagna —, è un «cervello » in
fuga. L'idea è padovana. Claudia Castillo, colombiana, 30 anni, madre di due
bambini, da giugno ha una trachea nuova. La sua era stata «bucata» dalla
tubercolosi. Avrebbe dovuto perdere un polmone, il sinistro, per sopravvivere.
Invece gli italiani l'hanno salvata. L'équipe di Macchiarini, che dirige la
Chirurgia toracica della Clinica di Barcellona, ha finalizzato il lavoro dei
laboratori del Politecnico di Milano e delle università di Bris tol e Padova. I
bioingegneri dei tessuti, usando le cellule staminali del midollo osseo e
quelle epiteliali della ricevente, hanno «fabbricato » per lei una trachea «su
misura». Ne è stata presa una da una donatrice cadavere, è stata ripulita da
tutte le sue cellule, poi sulla «matrice porosa» così ottenuta sono state
«spalmate » le cellule di Claudia. Il mix biotech, oltre a essere trachea
funzionante, ha «mascherato » l'unica parte estranea alla donna: quella matrice
di trachea del donatore che così non innesca reazioni di rigetto. Niente
rigetto, niente farmaci immu
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
20-11-2008)
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Provincia di Sassari
Pagina 7040 Porto Torres. Bonifiche gravose: società al collasso dopo il no del
ministero Veleni: Regione in aiuto alle piccole imprese Porto Torres..
Bonifiche gravose: società al collasso dopo il no del ministero --> Il
soccorso per evitare la chiusura delle aziende della Nurra potrebbe arrivare
dalla Regione: l'amministrazione di Viale Trento sembra infatti pronta a farsi
carico delle costose analisi dei terreni e della messa in sicurezza che il
ministero dell'Ambiente ha caricato sulle spalle delle piccole e medie imprese
artigianali inserite nel perimetro delle zone da bonificare. Servono almeno due
milioni per pagare le caratterizzazioni ed evitare il baratro. Il direttore del
dicastero verde, Gianfranco Mascazzini, non sembra disposto a fare un passo
indietro. Il decreto non si tocca: i 6,7 milioni dell'accordo di programma non
possono andare ai privati come rimborso spese e ad aprire i portafogli devono
pensarci i proprietari delle attività racchiuse nel sito d'interesse nazionale
per le bonifiche vasto 4600 ettari. Si tratta di aziende incolpevoli per
l'inquinamento delle industrie del passato che hanno violato in lungo e in
largo il territorio, scaricando per terra e in acqua un mix di veleni. Le
piccole imprese si trovano a subire gli effetti negativi della burocrazia. Hanno tirato su i capannoni
nelle aree inquinate dalle multinazionali e ora devono anche provvedere di
tasca propria agli esborsi, in barba al principio della legge 471/99, secondo
cui chi inquina deve pagare. E le cifre sono da sballo: alcuni imprenditori
saranno costretti a cacciare dal portafoglio fino a 90mila euro per verificare
lo stato dei terreni e risanarli. Anche le aziende nautiche, quelle di
energie alternative, le industrie farmaceutiche e di ricerca in campo
ambientale, interessate inizialmente a prendere casa a Porto Torres, potrebbero
fare marcia indietro e scegliere altri lidi. Con un risultato disarmante per
un'area in crisi profonda a causa della possibile chiusura del petrolchimico:
la creazione di un nuovo sviluppo alternativo e di tanti posti di lavoro
andrebbe a farsi benedire. L'incontro di qualche giorno fa fra il massimo
burocrate del ministero e l'assessore regionale all'Ambiente, Cicito Morittu,
si è concluso con un nulla di fatto. A questo punto in Regione vogliono
scongiurare la nuova mannaia: si attingerà dalla finanziaria per mettere al
riparo dal collasso definitivo più di novanta aziende in ginocchio. (s. s.)
( da "Nazione, La (Umbria)" del 20-11-2008)
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CRONACA PERUGIA pag.
6 di MICHELE NUCCI ? PERUGIA ? PER QUALCUNO i conti non tornano. Pe... di
MICHELE NUCCI ? PERUGIA ? PER QUALCUNO i conti non tornano. Per il Comune e la
Minimetrò spa sì. La previsione 2008 parla chiaro: l?investimento
sull?infrastruttura aumenta di 3,3 milioni di euro rispetto all?anno scorso. Da
94,9 milioni si passa a 98,3. E si tratta di denaro che non serve alla gestione
della minimetropolitana, ma a completarla. L?ultima delibera approvata dalla
Giunta, che è servita poi a dare l?ok nell?assemblea dei soci (Palazzo dei
Priori è l?azionista di controllo della Minimetrò spa), spiega perché le spese
sono cresciute. Ottocentomila euro servono per «l?accordo bonario riserve
Leitner», mentre ammonta a 1,4 milioni la stima per le opere necessarie a
ridurre il rumore delle carrozze e delle funi. UN ALTRO milione e centomila
euro, invece, sono stati tirati fuori per i lavori ordinati dai vari Ministeri
competenti e per il miglioramento e la sicurezza dell?impianto. Naturalmente
per la giunta il piano proposto è ok. Nel senso che le giustificazioni portate
per l?aumento dei costi sono state giudicate appropriate. Le critiche, invece,
da parte degli oppositiori si sprecano. Nel budget presentato alla Giunta e poi
approvato dall?assemblea dei soci, la società di Pian di Massiano ha anche
indicato quali saranno alla fine dell?anno i ricavi: 12 milioni e 825mila euro.
9,1 milioni verranno tirati fuori dal Comune mentre dai biglietti arriverranno
1.720.000 euro e dalla pubblicità un po? di più: 2 milioni. SUGLI INCASSI dei
biglietti il calcolo è complesso. Per ogni euro pagato dall?utente, infatti, il
ricavo è un po? inferiore. Prima di tutto c?è da scorporare l?Iva e si scende
già a 91 centesimi. A questo c?è da aggiungere un?altra riduzione del 30 per
cento legata a biglietti multipli e abbonamenti. A questo punto il ricavo netto
scende a 0,63 centesimi. Per i passeggeri provenienti da altri mezzi pubblici,
l?incasso scende a 0,30 centesimi. La media è dunque di 46 centesimi, che
moltiplicato per 5 milioni e 615mila utenti (questa era la previsione annuale
dei passeggeri anche se nel 2008 c?è un mese in meno visto che le carrozze
hanno iniziato a girare a febbraio) dà 2 milioni e 600mila euro. Insomma alla
fine di questo 2008 il Comune tirerà fuori più soldi del previsto. LA RELAZIONE
dello scorso anno, infatti, parlava di 6,9 milioni che sono invece saliti di
2,2 milioni e che verranno recuperati dallo stanziamento dei residui di
bilancio dell?anno passato. Il mobility manager, Leonardo Naldini, nella sua
relazione ha rilevato che comunque «i costi di esercizio sono in linea con le
previsioni espresse nei Piani economici finanziari degli anni precedenti».
Anche se mette in evidenza che ci saranno dei costi in più per la gestione
«dovuti a garantire il perfetto funzionamento del Minimetrò». QUESTA FASE è
prevedibile duri cinque anni. Naldini non può non registrare che «le capacità
professionali degli operatori Apm, dal punto di vista della manutenzione, non
siano ancora ottimali e che è quindi necessario l?intervento diretto del
costruttore», la Leitner appunto. Il mobility manager, infine, mette in
evidenza che ci sono state anche delle significative economie, come ad esempio
«il risparmio del costo dell?energia elettrica che subisce un deciso ridimensionamento
rispetto ai documenti precedenti». Infine la Giunta non nega la preoccupazione
sull?incasso dei contributi pubblici. Dai diversi ministeri devono arrivare la
bellezza di 17,3 milioni di euro. Le pressioni si moltiplicano, ma i tempi
della burocrazia sono quelli che sono.
( da "Corriere della Sera" del 20-11-2008)
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Corriere
della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2008-11-20 num: - pag:
7 categoria: BREVI Burocrazia «Si sconta un disordine amministrativo che viene
da lontano assieme a un'inerzia ministeriale»
( da "Tirreno, Il" del 20-11-2008)
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VIA CASTEL BIAGINI
INTERVENTO DA RIVEDERE Rispetto alla questione dei servizi mancanti in via
Castel Biagini e in altre zone del territorio, credo che dovremmo evitare le
facili soluzioni, spiegando come stanno effettivamente le cose. In primo luogo,
dobbiamo prendere tutti atto che l'epoca che stiamo vivendo non è semplice per
nessuno: se da una parte le famiglie incontrano sempre più difficoltà,
purtroppo è la situazione dell'Italia tutta che è di disagio, e anche le
amministrazioni comunali non hanno risorse sufficienti a coprire le esigenze
crescenti della collettività. Se a questo aggiungiamo che viviamo in un paese
in cui la burocrazia regna sovrana
(fin troppo!) e le leggi si accavallano l'una sull'altra rendendo l'operato di
tutti sempre più difficile e lento, credo che la tattica di scaricare le colpe
l'uno sull'altro sia tanto facile quanto inutile. Analizzando la questione, via
Castel Biagini è una delle zone per cui l'amministrazione aveva ricevuto una
richiesta di intervento e fatto redigere i preventivi di spesa
necessari. Come in tante altre situazioni, il Comune è disponibile a fare
l'intervento con la compartecipazione alle spese di allacciamento anche da
parte dei cittadini interessati. Capisco che chiediamo uno sforzo ai cittadini,
ma lo sforzo è comune e a tale riguardo la stessa Banca di Credito Cooperativo
di Vignole si era resa disponibile e concedere ai cittadini interessati
finanziamenti a tasso agevolato, nell'ottica di favorire un intervento, che già
a medio termine è vantaggioso per il risparmio dei cittadini. Purtroppo, a
fronte di tanti abitanti favorevoli e disponibili a intraprendere insieme
questo percorso, tanti non hanno dato la disponibilità, mettendoci nelle
condizioni di non poter intervenire subito come avevamo pensato. Con questo
comprendo bene le difficoltà di coloro che probabilmente non hanno potuto dare
la propria adesione. Per questo, come amministrazione stiamo già provvedendo a
rivedere tutte le situazioni, zona per zona e via per via, per capire se ci
sono situazioni in cui con un piccolo sforzo in più, si può dare avvio ai
lavori. Quello che, però, mi permetta il consigliere Ferranti, risulta
antipatico, è che la questione di via Castel dei Biagini, sia trattata come un
caso particolare rispetto a tante altre situazioni analoghe in questo senso. Mi
dispiace che il consigliere, essendo anche residente della strada portata
all'attenzione del consiglio, l'abbia preso come un fatto personale, perché
così non è purtroppo; e dico "purtroppo" perché tante altre sono le
zone e le vie della città che si trovano nella stessa identica situazione di
via Castel Biagini. Sabrina Sergio Gori sindaco di Quarrata
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sport Pagina 10059
Quando il calcio diventa una Festa L'ex difensore del Cagliari rilancia la
sfida col Sanluri --> L'ex difensore del Cagliari rilancia la sfida col
Sanluri Quante vite ha Gianluca Festa? Da qualunque angolazione lo si guardi in
campo e fuori, questo possente difensore di Monserrato non sembra conoscere la
vecchiaia sportiva. Quante pagine di calcio, quante storie da raccontare.
Tante, tantissime esperienze vissute, ma ancora tante altre da vivere. Uno dei
monumenti del calcio isolano non ne vuole sapere di dire basta e all'inizio
della nuova stagione calcistica si è inventato una nuova avventura. Missione
Sanluri: l'idea di Festa è la stessa di tre appassionati di calcio. Un'idea,
quella di Gianluca, sposata con gli imprenditori Paolo, Salvatore e Piero
Pilloni. «Tutto è cominciato per caso», racconta Festa. «Un giorno sono
arrivati nell'azienda di articoli sportivi di cui sono socio e mi hanno fatto
la proposta. Io avevo appena lasciato il Tavolara e ho accettato. Prima per
gioco, poi con entusiasmo». Non un'idea da giocatore alla fine della carriera,
ma un progetto voluto e sentito, un programma che punta a portare il Medio
Campidano nel mondo del professionismo calcistico. L'idea dei Pilloni, infatti,
è quella di costruire una sorta di cittadella sportiva e di farla crescere di
pari passo con le imprese del Sanluri, che per ora sta andando forte in
Eccellenza, dopo aver brillato in Promozione. LA NUOVA SCOMMESSA Ecco il nuovo
bivio del difensore di Monserrato, l'uomo che ha conosciuto da pioniere il
calcio inglese, ma anche lo stesso che è passato dalla C alla A, giocando prima
con Provitali e poi con Francescoli. Festa, adorato dai tifosi del Boro, e
capace di brillare in mezzo alla difesa dell'Inter. Sempre bravo a
reinventarsi, prima a Cagliari nell'anno magico della promozione in A con Zola,
poi al Quadrivio per Goveani, pupillo dei sostenitori barbaricini. Ogni pagina
della sua vita può esser letta con interesse e entusiasmo. E le pagine sono
tante, innumerevoli: quel che più stupisce è che Gianluca ha deciso di
scriverne tante altre. Con la scelta del Tavolara la sua vita sportiva sembrava
essere arrivata ad un bivio definitivo. Smettere, cambiare o continuare? Festa
ha continuato, l'avventura non gli è piaciuta ma è riuscito immediatamente a
ricominciare, scoprendosi sempre sulla cresta dell'onda. «Sono molto contento»,
continua Festa alla fine dell'ennesima gara vinta nel torneo di Eccellenza «va
tutto bene perché mi sto divertendo e questo è l'aspetto più importante di
questa mia nuova vita». LA CARRIERA Tante promozioni alle spalle (con Cagliari,
Portsmouth e Nuorese), in tutte le categorie alle quali ha partecipato, questa
potrebbe l'ennesima. «Sì, ma non ci penso più di tanto. Ripeto», insiste
Gianluca, figlio di un falegname che ancora si diverte ad andare a vedere il
"pargolo" giocare «voglio solo divertirmi». Fisico da canottiere,
bicipiti da culturista, in mezzo all'area Gianluca fa ancora la sua figura. Gli
attaccanti avversari, ultimi quelli dell'Ittiri, non avranno sentito
particolari timori reverenziali, ma il suo vocione in mezzo all'area e quei
movimenti a comandare la retroguardia biancorossa sono serviti ad evitare il
ritorno della squadra allenata dall'ex Parma Hervatin. Gianluca fa spallucce e
sorride, la sagacia tattica conta anche in un campo meno importante come quello
di Eccellenza. «Invecchio anche io, sia chiaro», dice «ma qui l'allenamento,
l'impegno e il fisico contano meno di altri fattori, come ad esempio, appunto,
l'esperienza». LA FUGA DAL TAVOLARA Prima del Sanluri il Tavolara, 15 gare in
serie D, poi la fuga. Ma che cosa è successo a Olbia? «Sicuramente l'esperienza
peggiore della mia carriera. Il problema non era l'allenatore, perché con
Vittorio Pusceddu siamo amici. Il problema è stato l'ambiente. Diciamo che non
mi sono trovato bene. Nessun rancore, comunque». Adesso questa nuova scelta,
perché l'Eccellenza e non una realtà più importante? «Perché il Sanluri è una
società emergente e gli obiettivi sono importanti. Le proposte dei dirigenti mi
sono piaciute immediatamente». Dal presente al passato, altro capitolo dolce
amaro, la Nuorese, che vive giorni difficili: «Mi dispiace molto», sottolinea
Festa, cuor di leone, ma con un animo tenero, nonostante la rottura finale con
Goveani «non è stato piacevole vedere sprofondare la società dopo quello che
abbiamo costruito in tre anni. Di sicuro abbiamo compiuto un miracolo sportivo.
Adesso invece devono ricominciare dalla Promozione, non è bello. Dirigenti
incapaci? Non lo direi mai», dice sorridendo il numero sei del Sanluri. «A
Nuoro ho ancora tanti amici». Crisi economica mondiale a parte, il calcio
inglese tira sempre (Mourinho docet), mentre quello italiano fa fatica.
Motivazioni? «Lo spirito di fondo è diverso», spiega Festa, che nella terra
d'Albione ha vissuto per parecchio tempo, imparando ad apprezzare la lealtà
anglosassone nella competizione. «In Inghilterra c'è più sportività, il resto
lo fa il business. Gli stadi sono bellissimi e di proprietà delle società. Tra le motivazioni metterei anche politica e burocrazia che qui da noi per tanti
aspetti sono sempre state un ostacolo». I RICORDI Dalle idee al calcio vero,
poesia pura: quali sono per Festa i migliori giocatori affrontati? Risposta
secca, senza nessuna esitazione: «Maradona e Van Basten». E adesso? «Mi
piace tantissimo Ibrahimovic, ha grandi numeri e poi è un combattente». Una
vita nei campi, tantissimi momenti particolari, quali gli anni più belli:
«Pochi dubbi», ammette orgogliosamente il giocatore, «i primi di Cagliari, nei
quali ho conosciuto il calcio vero, conquistando tanti successi e entrando in
contatto con dei campioni indimenticabili. Fantastico», aggiunge «l'anno del
sesto posto in serie A con Mazzone, quello che ci regalò l'Uefa. Non me lo
dimenticherò mai». DALLA C ALLA A Ci arrivò con gli Orrù, con l'attuale tecnico
della Juve Claudio Ranieri, quello era un Cagliari che sapeva parlare al cuore
della gente, e non solo sotto l'aspetto sportivo, proprio come fu in grado di
fare quello di Scopigno. Festa, Pulga, lo stesso Ranieri, Valentini e tanti
altri giocatori andarono a solidarizzare con i minatori di Montevecchio durante
l'ultimo sciopero a pozzo Amsicora. «Eravamo un gruppo incredibile. C'era gente
come Fraccescoli, Ranieri, Ielpo, uomini veri, con un'educazione e un
atteggiamento che non ho più trovato. Le nostre vittorie erano importanti, non
c'è dubbio, ma c'è anche da dire che quelli erano personaggi in grado di saper
persuadere e suggestionare non solo i tifosi, ma anche la gente comune. Sì»,
insiste Festa «per molti in quegli anni siamo stati un simbolo. E passare, dopo
aver corso il rischio di sparire nell'anonimato dei dilettanti, dalla serie C
alla A, riuscendo anche a salvarci dopo una partenza disastrosa, ci ha
aiutato». UNO SU TUTTI Chiusura con l'erede. Ma per Giancluca, difensore
d'altri tempi, è difficile andare a pescare un nome tra i ragazzi di oggi, così
diversi dai giocatori degli anni Ottanta e Novanta. «Il calcio, ma anche le
persone sono cambiate. I difensori di un tempo sono sempre più rari. Non vedo
in giro calciatori con le mie caratteristiche. I difensori del mio tempo
stavano più attenti alla marcatura a uomo, adesso anche a livello giovanile ti
insegnano a marcare a zona». Festa ci pensa e cambia idea. «Ma un ragazzo
interessante c'è e per certi versi mi assomiglia pure», conclude. «Sì, mi piace
molto Chiellini, della Juventus, un bravo ragazzo e già un grande difensore.
Uno dei pochi». Proprio come Festa. Uno dei pochissimi. FEDERICO FONNESU
( da "Corriere Alto Adige" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Corriere dell'Alto
Adige - BOLZANO - sezione: ECONOMIA - data: 2008-11-20 num: - pag: 9 categoria:
REDAZIONALE Agricoltura Mayr: il governo mette a rischio l'intero settore
Bauernbund in piazza a Bologna «No ai tagli alle zone montane» BOLZANO — C'era
anche una delegazione del Bauernbund, guidata dal presidente Georg Mayr e dal
direttore Siegfried Rinner, alla manifestazione di ieri a Bologna organizzata
da Confagricoltura. La pattuglia sudtirolese si è presentata con lo striscione
«No ai tagli alle zone montane ». Il presidente Mayr spiega: «Confagricoltura
ha riunito 20mila persone in piazza per dire stop ai tagli voluti da questo
governo. La posta in gioco è di quasi 500 milioni di euro di tagli, tema al
quale noi contadini di montagna uniamo la battaglia contro l'aumento delle
quote latte che rischia di far sparire la zootecnica in alta quota. Con i tagli
previsti dal governo, l'economia agricola provinciale perderebbe almeno 30
milioni di euro di sostegno. Siamo preoccupati, in particolare, per l'abolizione
delle agevolazioni sugli oneri sociali e sull'assicurazione antigrandine, oltre
che per il fondo di solidarietà per le condizioni atmosferiche negative». Il
direttore Rinner aggiunge: «I tagli decisi sul piano di sviluppo delle zone
rurali andranno a danno dell'intero Paese. Si mettono a rischio centinaia di
milioni di euro di cofinanziamento europeo». La battaglia
dei contadini punta su due temi: «Minor burocrazia e investimenti sulle energie rinnovabili anche nelle aziende
agricole. L'adozione dei ticket per la vendemmia va nella strada giusta della
sburocratizzazione». Tutto altoatesino il problema delle quote latte: «Il
ministro Zaia — sottolinea Mayr — ritiene saggio per l'Italia un aumento
delle quote, dimenticando che aumenteranno anche le produzioni di Germania e
Olanda, che immetteranno sempre più latte nel nostro mercato. Il latte delle
zone alpine, però, diventerebbe troppo costoso. Siamo pronti a manifestare a
Bruxelles con i colleghi di Tirolo e Baviera». F. E. Corteo La delegazione
altoatesina sfila con Confagricoltura
( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2008-11-20 - pag: 25 autore: Competitività.
Studio Ernst & Young sui risultati finanziari delle aziende di cinque Paesi
europei Il primato delle medie imprese Nel periodo 2004-2006 il valore aggiunto
è cresciuto del 74% Franco Vergnano MILANO «In Italia esistono 433 aziende
"virtuose" di mediograndi dimensioni che mostrano un profondo spirito
imprenditoriale ». Lo afferma il professor Bernardo Bertoldi, docente a Torino
e all'Escp-Eap. Il dato emerge da un confronto europeo, reso noto ieri, che ha
preso in considerazione le performance delle società di Italia, Francia, Gran
Bretagna, Germania e Spagna. Dal rapporto è emerso quindi che in Europa, o per
lo meno nei cinque Paesi considerati, esiste un congruo numero di imprese che
hanno performance decisamente superiori a quelle dei loro concorrenti. Quali i
motivi? I ricercatori, dopo aver intervistato un campione di ben 55
amministratori delegati hanno individuato pareccchi neologismi. Il primo è che
questo tipo di imprese sono «mindset» verso il business, seguendo cioè una
definizione del 2000 dell'esperto Stevenson. In secondo luogo queste società
sono state chiamate con un neologismo: «European entrepreneurial enterprise »,
a loro volta raccolto in una sigla chiamata «Triplees». «L'approfondita ricerca
sul campo – racconta Bernardo Bertoldi, tra gli estensori del rapporto e
responsabile del Centro di Torino per l'imprenditorialità – dimostra che la
mentalità imprenditoriale non è solo della persona, del grande imprenditore, ma
può essere anche un approccio manageriale. E questo atteggiamento può essere
diffuso nell'organizzazione ed avere un impatto positivo sui risultati
aziendali. Le cosiddette "Triplees" sono la speranza dell'economia
reale contro la crisi, della quale risentiranno ma da cui potranno uscire
cogliendo nuove opportunità; quale ad esempio un miglior accesso a risorse di
talento che abbandoneranno il mondo della finanza». Dall'analisi quantitativa
effettuata dai ricercatori, che hanno visto lo studio finanziato dalla Ernst
& Young, emerge che quasi tutte le imprese chiamate "Triplees"
hanno caratteristiche omogenee nei Paesi considerati nello studio, mentre
variano gli ostacoli di mercato da affrontare nei differenti Paesi: «L'Italia,
ad esempio – sottolinea Bertoldi – si connota per una decisa rigidità del
mercato del lavoro dovuta a un'eccessiva burocrazia attinente i contratti
professionali, un costo del lavoro elevato» e di elementi di supporto
specificatamente indirizzati alle necessità di questo tipo di aziende.
«L'impatto che l'ambiente esterno ha dal punto di vista legislativo e politico
sulla cultura d'impresa delle codiddettte "Triplees" e il quadro che
ne consegue variano molto da Paese a Paese» commenta Paolo Zocchi,
partner Ernst & Young e responsabile italiano Strategic growth markets. Ma
vediamo i numeri. Queste società hanno in genere performance molto buone. Ecco
qualche dato, analizzato sui bilanci degli ultimi tre anni ( le statistiche
sono ferme al 2006). Tutte queste società presentano una crescita media del
business di almeno il 33%; investono sul loro sviluppo una percentuale analoga
(sempre su base triennale) del loro fatturato e sanno tenere sotto controllo il
bilancio, specialmente a livello di Ebit, nel senso che la somma di questo
indicatore finanziario, positiva o negativa, è almeno uguale a zero, sempre
tenendo come riferimento un tempo compreso tra il 2004 e il 2006.
L'eccezionalità delle performance di queste imprese ed il loro forte spirito
imprenditoriale hanno trovato conferma, raccontano i ricercatori, nelle
successive indagini quantitative. A testimonianza degli straordinari risultati
economico-finanziari ottenuti appunto dalla "Triplees", i ricercatori
sottolineano anche, tra le altre cose, come queste società abbiano fatto
registrare: una crescita del valore aggiunto del 74% (+11% sulle altre
concorrenti), un aumento del fatturato del 77% (+10% sempre nei confronti dei
competitor) e un incremento del numero di dipendenti del 56% (+10%). Pur
costituendo, poi, solamente il 17,5% del totale delle 13.611 aziende Ue
medio-grandi considerate, le cosiddette "Triplees" hanno generato il
52%dell'aumento totale del valore aggiunto delle società con cui sono state
confrontate e l'83% dell'incremento totale dell'Ebitda. Infine, nel 2006 il
ritorno percentuale sul capitale investito per le "Triplees" è stato
del 33%, mentre nel caso delle altre società si è fermato al 13 per cento. Il
carattere imprenditoriale delle "Triplees" viene evidenziato anche da
una correlazione positiva tra la generazione dei flussi di cassa, da una parte,
e il numero di dipendenti e gli asset, dall'altra. franco
.vergnano@ilsole24ore.com L'ANALISI I ricercatori: «Queste realtà potranno
reagire meglio alla crisi attingendo ai talenti che abbandoneranno il mondo
della finanza»
( da "Manifesto, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
In Bicocca si studia
l'università Il processo di costruzione, di accumulo e di comunicazione di
sapere svolge un ruolo cruciale in tutte le dinamiche sociali - politiche,
economiche, espressive, relazionali etc. L'università è uno dei luoghi
strutturalmente designati a questo ruolo. Il lavoro che vi si svolge è vitale.
Ma quale lavoro, in quale sistema? Benché sia fatto spesso oggetto di critiche
e dibattiti, il lavoro universitario resta poco analizzato nella sua realtà
quotidiana. Questo Laboratorio apre una riflessione e un dibattito
interdisciplinare sui processi di produzione e trasmissione di sapere in ambito
accademico. Lo fa interrogandosi su ciò che è di fatto il lavoro
dell'universitario/a nelle sue diverse attività (ricerca, insegnamento,
apprendimento, burocrazia, stage,
ecc.) e nelle sue diverse forme e fasi. Il Laboratorio mira inoltre a essere un
duplice strumento di partecipazione alla mobilitazione contro le 'riforme'
della formazione attuate da Gelmini e Tremonti. Da un lato, vuole affrontare
attraverso riflessioni ed iniziative il discorso mediatico e politico che
schiaccia la questione di ciò che accade all'interno delle università
sul leitmotiv baroni/cervelli-infuga. Dall'altro, vuole essere un contributo di
elaborazione, organizzazione e proposta a un più ampio progetto di riforma dell'università
"dal basso" - dove i diretti interessati abbiano voce. L'incontro
nasce dal seminario di etnografia del lavoro ma vuole trasformarsi in un
laboratorio aperto a tutti coloro che desiderano partecipare e costruire questo
e successivi laboratori di discussione e azione sul lavoro universitario.
Appuntamento alle ore 10 in aula U6.31. Seminario di Etnografi a del Lavoro,
Dottorandi/e, Assegnisti/e, Ricercatori/trici di Antropologia Bicocca
( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)" del
20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
CESENATICO pag. 9
PIU? RISORSE per gli investimenti dei privati, politic... PIU? RISORSE per gli
investimenti dei privati, politiche del lavoro più flessibili, meno burocrazia, nuove infrastrutture e riduzione dell?Iva: sono
questi gli elementi centrali su cui si è concentrato il forum sul turismo
organizzato da Confesercenti al Palazzo del Turismo. Armando Casabianca,
presidente della Confesercenti ha proposto al Comune un patto fra associazioni,
Gesturist e club di prodotto, mentre alla Regione chiede sostegni economici e
servizi per la viabilità. Gianni Della Motta, presidente di Asshotel, rivendica
tempi di attesa più brevi per le pratiche e propone un incontro con i
dipendenti pubblici. Riccardo Vincenzi, vice presidente nazionale del sindacato
dei bagnini di Confesercenti, ha riproposto la questione dell?aumento dei canoni
demaniali, mentre la commerciante Fiorella Calisesi chiede la possibilità di
ricorrere alle assunzioni degli apprendisti stagionali e un sistema per
calmierare i prezzi degli affitti. DAL CANTO loro i politici, per bocca del
sindaco Nivardo Panzavolta ha annunciato un piano straordinario di promozione
turistica con il coinvolgimento dei privati, un?azione per semplificare la burocrazia negli enti sovra comunali per dare risposte in
tempi più brevi. Ci sarà un?accelerazione sui progetti dei nuovi grandi alberghi
e il sostegno alle piccole imprese che presentano progetti di riqualificazione,
attraverso il nuovo Piano strutturale comunale. L?assessore provinciale Luciana
Garbuglia ha dichiarato l?impegno a sostenere la riqualificazione delle imprese
e progetti pubblici per la viabilità e la qualità urbana. Il consigliere
regionale Damiano Zoffoli ha detto che da Bologna sono garantiti 20 milioni di
euro per la promozione, 4 milioni per il servizio di garanzia dei fidi. Il
consigliere regionale Paolo Lucchi ha dichiarato che in Regione si sta
lavorando per le assunzioni degli apprendisti stagionali; per quanto riguarda
l?aumento dei canoni demaniali l?Emilia Romagna si opporrà ad incrementi troppo
onerosi, mentre nei fondi pubblici destinati alla promozione, Lucchi ha
assicurato risorse anche per i piccoli club di prodotto e i progetti
innovativi. Giacomo Mascellani
( da "Messaggero, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Giovedì 20 Novembre
2008 Chiudi di FABRIZIO RIZZI ROMA - Non li ha chiamati ambasciatori del «made
in Italy». Semplicemente, li ha indicati come esponenti «dell'Italia del fare».
Silvio Berlusconi ha accolto così, tra gli affreschi di Villa Madama, un
centinaio di imprenditori, riuniti nell'associazione «Altagamma», moda, design,
alimentare. «Datemi suggerimenti, io vi illustro tutto quel che stiamo
facendo..». Con un messaggio di ottimismo, il premier ha parlato del «momento
non facile» che attraversa il Paese. Ma si è detto convinto che sia
«superabile», d'altronde l'Italia «non sta reagendo male». Il sistema delle
banche, ha spiegato, «è solido, molto solido, non ha avuto bisogno di iniezioni
di liquidità». Ed ha ribadito la necessità di aiutare con più denari l'economia
reale. «Ho chiesto di non far venire meno la linea di credito agli imprenditori
e mettere somme nuove a dispozione di piccole e medie imprese». Ha assicurato
che grazie agli incontri bilaterali, come con il cancelliere Angela Merkel a
Trieste, si punta ad «aumentare gli scambi commerciali». Se in politica estera
è impegnato a un incontro, in Italia, tra il presidente Barack Obama ed il
russo, Medvedev, al fine di recuperare lo spirito di Pratica di Mare, ha
rivolto al nuovo capo della Casa Bianca un «augurio». «Speriamo che possa ben
operare». L'agenda internazionale resta prioritaria per Berlusconi,
imprenditore tra imprenditori, il quale ha rivendicato risultati lusinghieri
anche sul fronte interno. Come a Napoli, «dove lo Stato è tornato a fare lo
Stato, da gennaio inizierà ad operare il termovalorizzatore di Acerra». Se fino
a qualche tempo, la vicenda Alitalia costituiva un punto di crisi, ora «è in
via di risoluzione». Quindi ha mostrato in video la nuova «Università della
libertà», dove insegneranno Tony Blair, George Bush ed altri ex capi di Stato,
che aprirà i battenti a marzo, vicino ad Arcore. Prima della chiusura, ha
regalato ai presenti una medaglia con la sua firma. Molti nomi
dell'imprenditoria, Leonardo Ferragamo, Santo Versace, Andrea Illy, Bernabò
Bocca, Matteo e Gino Lunelli, Paolo Zegna, Gaetano e Matteo Marzotto, Carla
Fendi, Trapani (Bulgari), Andrea Della Valle. «Altagamma» ha ottenuto un
appoggio dal governo per la promozione dell'Italia nel mondo (compresa quella
nell'alimentare). Ben sette i ministri presenti, Tremonti (che si è fermato
solo per l'aperativo), Alfano, Carfagna, Gelmini, Matteoli, Fitto, Sacconi,
Bondi. Cena con menù tricolore, brindisi con spumante Ferrari. I ministri hanno
esposto i programmi fatti. Applausi per tutti, compresa la
Gelmini che ha riaffermato di voler andare avanti con le riforme sulla scuola.
C'è stato un confronto tra politici e imprenditori («non è stato un piangersi
addosso», commenta Matteo Lunelli) i quali hanno chiesto meno burocrazia.
( da "Mattino di Padova, Il" del 20-11-2008)
Pubblicato anche in: (Nuova Venezia, La)
Argomenti: Burocrazia
L'appello del
senatore Giaretta (Pd): «Soldi sottratti alle aziende agricole. La Lega fermi
Roma ladrona» Zaia assume 68 precari, ma a Roma Il ministro: «Provvedimento
deciso da chi mi ha preceduto» La manovra del centrodestra costerà tre milioni
di euro SIMONETTA ZANETTI VENEZIA. Se i precari veneti piangono, quelli romani
ridono. A Roma la maggioranza ha proposto un emendamento per stabilizzare 68
lavoratori assumendoli al ministero delle Politiche agricole, sul cui
campanello svetta il nome di Luca Zaia. Una manovra che - se dovesse passare -
sottrarrà al portafoglio del ministro trevigiano 3 milioni di euro destinati
alle imprese di settore. L'emendamento, primo firmatario il senatore Izzo (Fi),
interviene su un atto del Senato (numero 1152) una sorta di provvedimento
omnibus che prevede l'adozione di misure urgenti a sostegno di lavori pubblici,
autotrasporti e agricoltura. Il documento, che passerà in aula la prossima
settimana, prevede la stabilizzazione di 68 unità al ministero delle Politiche
agricole, in deroga alla normativa vigente. «Spero che il ministro, che pure
non ha responsabilità in questa manovra, si opponga - sostiene il senatore del
Pd Paolo Giaretta - in fondo questo è un esempio macroscopico di Roma ladrona,
che esiste e colpisce: invece di asciugare i ministeri si gonfiano con nuove
assunzioni, in deroga alla legge». Il segretario veneto del Pd invoca quindi un
intervento in stile leghista. Sul piatto tornano le disparità territoriali che
vedono il Centrosud godere di privilegi. Dopo i 140 milioni a Catania ed i 500
milioni a Roma, ecco ora tre milioni a sostegno della stabilizzazione dei
precari. Vicenda che, in Veneto, al di là dei portaborse, ha avuto sorti ben
più funeste. «Il Carroccio non può tollerare che tali manovre avvengano sotto
il suo governo diretto - prosegue Giaretta - tanto più che in questo modo si
sottraggono fondi per il sostegno al settore avicolo. Si parla tanto di
federalismo e contenimento dei costi e si tolgono soldi per promuovere
competitività all'agricoltura per assumere ancora personale, finendo per
ingrossare la burocrazia. Ecco
perché ritengo giusto che la Lega si opponga a questa iniziativa». Il Pd gioca
quindi d'anticipo: «Mi risulta che questa stabilizzazione fosse voluta già
dall'allora ministro all'agricoltura Alemanno che, evidentemente, ha continuato
a spingere in questa direzione - conclude Giaretta - trovo tuttavia sbagliato
che il destino dei precari dipenda dai padrini e non ad una specifica
programmazione». Dal canto suo il ministero delle Politiche agricole precisa
che si tratta di "personale idoneo" - ovvero che ha sostenuto e
superato un apposito concorso - e non di comuni "precari", in attesa da
tempo immemore di essere stabilizzati. Dopodiché rispedisce al mittente - in
sequenza Alemanno (An) e De Castro (Pd) - ogni residua responsabilità: «Capisco
il senso di quanto sta dicendo il senatore Giaretta, ma rilevo che questa volta
il Parlamento si deve assumere la responsabilità rispetto ad un provvedimento
che riguarda gestioni recenti e meno recenti e che nulla hanno a che vedere con
la mia» risponde Luca Zaia.
( da "Corriere Adriatico" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
L'assessore
Scendoni: "A Paludi vorremmo creare un vero e proprio svincolo simile a
quello del casello di Porto San Giorgio" A Santa Petronilla, San Tommaso,
nel centro urbano di Campiglione e a Girola nei pressi della Mezzina
Rivoluzione viabilità: in arrivo nuove rotatorie FERMO - Giro giro tondo ', la
vecchia filastrocca per bambini diventerà il tormentone della viabilità
fermana. Parola d'ordine: rotatorie. La lista dei nuovi interventi è lunga e fa
prevedere una piccola rivoluzione. Impegnati nel progetto, per i rispettivi
tratti di competenza, sono il Comune di Fermo e la Provincia di Ascoli. Da non
tralasciare anche i ritocchi estetici che riguardano le opere già esistenti. Un
viaggio per i principali quartieri della città che inizia dalla curiosa vicenda
della rotonda di Santa Maria a Mare, di fronte al casello dell'autostrada. Come
per quelle di San Francesco e del cimitero, il Comune ha voluto puntare sulla
collaborazione dei privati per la realizzazione e manutenzione di opere
d'abbellimento. Fino a qui tutto bene. Mentre il Comune di Porto San Giorgio si
è sbizzarrito tra fontane e scritte, sulla rotonda fermana non si è visto
ancora nulla. Colpa della burocrazia. Sulla carta l'infrastruttura risulta trovarsi in un'area extra
urbana, quindi di competenza anche dell'Anas. Quest'ultima ha imposto pesanti
limiti all'appalto pubblicitario vinto dalla Carifermo per circa centocinquanta
mila Euro. L'assessore all'Ambiente Edgardo Romagnoli garantisce:
"risolveremo la questione al più presto". Restando in tema
d'interventi estetici, entro la fine dell'anno la rotonda del Tirassegno verrà
terminata. Da anni l'opera è rimasta incompiuta con due strisce di cemento,
ammuffito con il tempo, che di certo non erano il massimo. "Anche in
questo caso prosegue Romagnoli - ci stiamo muovendo per il suo completamento
con la realizzazione di un mosaico decorativo". Ma passiamo ora alle
novità vere e proprie. Un elenco di cui l'assessore ai Lavori Pubblici del
Comune di Fermo Maurizio Scendoni va più che fiero. Tutti interventi mirati
soprattutto alla sicurezza. La novità più grande interesserà l'incrocio di
Santa Petronilla con la Provinciale Fermo - Porto San Giorgio. "Il
progetto è ormai in uno stadio avanzato - spiega Scendoni scompariranno i
semafori che verranno sostituiti da una rotonda. Soluzione che migliorerà la
viabilità e scongiurerà il rischio incidenti". Il costo dell'intervento è
di circa duecento mila Euro e i lavori dovrebbero iniziare la prossima
primavera. Altro intervento comunale, anche a seguito degli ultimi fatti di
cronaca, interesserà il bivio di San Marco alle Paludi con la Statale Adriatica
in zona San Tommaso. "In questo caso prosegue Scendoni si tratta di
un'azione ben più complessa, che vede anche la collaborazione dell'Anas. Stiamo
parlando della creazione di un vero e proprio svincolo simile a quello del
casello A14 di Porto San Giorgio, con corsie protette per indirizzare il flusso
del traffico. La cosa è in fase di studio e prevede l'utilizzo dei fondi per la
sicurezza stradale". Per quel che riguarda la Provincia di Ascoli, due
sono gli interventi da segnalare. Il primo, ormai imminente, è la realizzazione
della nuova rotatoria nel centro urbano di Campiglione. "L'opera è inclusa
nel project financig Santarelli, quello che ha visto sorgere il centro
commerciale Girasole - spiega l'assessore alle infrastrutture Renzo Offidani -
il progetto è stato approvato come anche la variante urbanistica". Costo:
duecentocinquanta mila Euro circa. Ultima novità riguarda la zona industriale
Girola: "la provincia ha acconsentito alla richiesta, finanziata dal
Consorzio Industriali Girola, di una rotatoria per immettersi sulla Mezzina
direttamente dalla nuova area industriale fermana". Novità in vista anche
per la circonvallazione fermana dal Tenna all'Ete. PAOLO PAOLETTI ,
( da "Mattino, Il (Caserta)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
ANTONIO PISANI Al
riconoscimento ufficiale delle sei vittime ghanesi della strage di
Castelvolturno, effettuato mercoledì 12 novembre, non era presente un delegato
della Procura di Napoli; per questo, il pubblico ministero della Dda Alessandro
Milita (titolare dell'inchiesta sulla strage) ha negato il nulla osta per
liberare e far tornare in patria, una volta per tutte, le salme. Che dovranno
essere nuovamente riconosciute, alla presenza di un pubblico ufficiale, forse
un esponente delle forze dell'ordine, indicato proprio da Milita. Al magistrato
non è bastata la presenza all'obitorio di Caserta, otto giorni fa, del
funzionario della prefettura Michele Granato, del numero due dell'Ambasciata
ghanese Jonathan K Bartles, del delegato del governatore Bassolino Domenico
Pinto, dell'assessore del comune di Castelvolturno Rosalba Scafuro e,
chiaramente, di parenti e amici delle vittime: tra oggi e domani, dovranno
tutti ritornare alla sala mortuaria dove le salme giacciono ormai da sessantadue
giorni. Si tratta di una semplice formalità, forse l'ultimo
ostacolo posto dalla burocrazia in nome della totale trasparenza. Nessun supplemento
investigativo è infatti all'origine della decisione del pm Alessandro Milita;
sin da subito gli inquirenti avevano accertato e compreso che i sei immigrati
uccisi davanti alla sartoria etnica «Ob ob» il 18 settembre da un commando
composto dai killer dei Casalesi Giuseppe Setola, Giovanni Letizia e
Oreste Spagnuolo, erano vittime innocenti, senza precedenti penali, al massimo
clandestini ma con un lavoro. Almeno in quattro avevano dato generalità false,
dichiarandosi togolesi o liberiani, nel primo caso perché effettivamente
originari del Togo ma residenti in un enclave in terra ghanese, o per avere più
facilmente un permesso per motivi umanitari (in Liberia c'era fino a pochi anni
fa una guerra civile). Circostanza che l'Ambasciata ha però chiarito: Alex
Geemes, Cristopher Adams, Samuel Kwakou, Alaij Ababa, nomi inventati circolati
però sui giornali nei giorni seguenti alla strage, sono stati identificati con
l'aiuto di amici e parenti: erano tutti ghanesi.
( da "Mattino, Il (Salerno)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
SALVATORE FERRARA
Cava de' Tirreni. Ostacolo Put (piano urbanistico territoriale) per il
programma di riqualificazione urbana dell'area dell'ex Di Mauro.
L'avveniristico e costosissimo progetto di riconversione, affidato dai nuovi
proprietari (gruppo Cavamarket), all'architetto giapponese Kengo Kuma, ha
ricevuto una battuta d'arresto da una recente verifica dell'anagrafe edilizia,
richiesta per la redazione del nuovo Puc (piano urbano comunale), affidato al
gruppo di lavoro coordinato dall'architetto Carlo Gasparrini. In pratica, dai
dati arrivati dalla rilevazione, gli uffici tecnici comunali si sono accorti
che gli attuali parametri urbanistici non consentono più margini per realizzare
nuove volumetrie da destinare al settore terziario; in crisi quindi tutto il
piano d'azione della famiglia Della Monica che, al posto delle rotative delle
fallite arti grafiche, ha previsto il ritorno a Cava del quartier generale
della holding, ma anche uffici, negozi, ristorante, sala conferenze, teatro,
attività ludiche e parcheggi. A sciogliere i nodi arrivati al pettine è stato
chiamato il professore Alessandro Dal Piaz, che dovrà esprimere un parere sulla
possibilità che il previsto progetto di variante possa derogare dall'attuale
Put, considerato che si tratta della riconversione di un immobile esistente, ed
in caso contrario, quale iter procedurale occorre seguire per ottemperare ai
parametri che al momento bloccano la realizzazione di nuove attività terziarie.
Si cerca, in sintesi, di evitare un possibile
impantanamento nella burocrazia regionale. Infatti, per derogare dagli attuali saturi indici per
il terziario previsti nel Put (tre metri quadri per abitante), si dovrà
chiedere l'approvazione del consiglio regionale, ma i tempi di realizzazione
del progetto, che si aggira sui 60 milioni di euro, si allungherebbero
inesorabilmente, con non poche ricadute in termini economici per il
gruppo Cavamarket. Dall'amministrazione comunale tutto il sostegno per
proseguire celermente, anche nel caso in cui si debba passare per la Regione.
Il Comune crede nel progetto dell'architetto Kengo Kuma, che consentirà di
riqualificare non solo l'area della vecchia fabbrica, ma l'intero quartiere,
con un'opera di grande attrazione per tutta la città, in attesa che si sblocchi
anche l'area dell'ex manifattura di viale Crispi, dopo lo stop al progetto
presentato dal gruppo Maccaferri che prevedeva, un albergo, abitazioni,
parcheggi ed uffici.
( da "Sicilia, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
favara Attuazione
del programma amministrativo il sindaco relaziona al Consiglio comunale Favara.
(g.mo.) - La relazione annuale sullo stato di attuazione del programma e
sull'attività svolta è stata presentata dal sindaco Russello al Consiglio
comunale. Un corposo fascicolo di oltre 150 pagine per un totale di circa 25
mila parole. Una relazione minuziosa, certosina, che però qualche consigliere,
non ha esitato a definire «senz'anima». La relazione ha raccolto l'attività
svolta da Russello e della sua amministrazione nel periodo 1 giugno 2007 al 31
maggio 2008, cioè quando ancora non era scoppiata la crisi politica che lo ha
poi allontanato dalla sua maggioranza di centrodestra. Per oltre
1 ora e 30 minuti il sindaco ha esposto il suo lavoro spaziando dalla burocrazia comunale ai servizi sociali,
dai lavori pubblici allo sport, dalle manifestazioni culturali ai problemi
relativi all'emergenza rifiuti e alla crisi idrica. «Un intenso anno di lavoro
nell'interesse della città portato avanti con metodi condivisi di onestà,
preparazione, correttezza, trasparenza, passione civile ed etica - ha
detto il sindaco - assieme a tutti coloro che mi hanno collaborato, che
ringrazio». Russello ha evidenziato il lavoro svolto per la redazione del Prg,
«frutto di un lavoro corale e condiviso»; ed anche di altri importati lavori
pubblici alcuni già conclusi altri in itinere. Distratti i consiglieri comunali
durante la sua esposizione, ma bipartisan i giudizi negativi. Luigi Sferrazza,
capogruppo del, Pd: «Un mero elenco di atti e statistiche senza un'anima». Più
drastico Antonio Valenti del Mpa: «Si rasenta il ridicolo con l'elencazione dei
matrimoni celebrati e delle lettere spedite. C'è pochezza di contenuti poiché
da parte sua è mancato il collegamento con il consiglio comunale per attuare il
programma». Giovanni Mossuto del Pd: «E' la conferma del fallimento di
Russello, sfociato poi nella crisi politica». Santo Pitruzzella, Fi: «Se il
lavoro, come lei dice, è stato fatto bene per quale motivo allora la sua
inversione di rotta e la nomina di una nuova giunta sganciata dai partiti».
( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Egregio direttore,
Le scrivo in merito alla lettera ... Egregio direttore,Le scrivo in merito alla
lettera della Sig.ra Rita Miotto pubblicata nella rubrica Telefonate al
Gazzettino del 08.11.2008 con il titolo Burocrazia
insormontabile per un giovane studente.Poiché la signora usa espressioni come
mancanza di umanità, insipienza documento choc credo sia opportuno chiarire
quali siano i reali termini del problema.Le borse di studio sono regionali e
vengono liquidate sui fondi ministeriali e regionali seguendo,
obbligatoriamente, una normativa nazionale (DPCM sul Diritto allo studio) e
regionale (DGR che viene emanato ogni anno). In altre parole, l'Università
esegue solo il lavoro di distribuzione, per conto della Regione, applicando una
normativa sulla quale non ha alcun potere discrezionale.Ne consegue che, anche
se a livello personale possiamo ovviamente comprendere le situazioni difficili
che si presentano, né noi né i responsabili degli uffici preposti possiamo in
alcun modo far deroghe o eccezioni. Nel caso particolare ciò che fa fede è lo
stato di famiglia rilasciato dal Comune e le condizioni alle quali
l'interessato può costituire nucleo a sé ai fini della borsa di studio sono
chiaramente espressi nella normativa citata prima (nucleo a sé da almeno 2
anni, reddito minimo dimostrabile).Dunque, come dicevo, nemmeno il funzionario
preposto all'Ufficio Borse di studio può prendere in considerazione i singoli
casi umani. Sono previste dalla normativa alcune possibili eccezioni in caso,
ad esempio, di gravi malattie e, per valutare la documentazione prodotta dagli
interessati, c'è un'apposita commissione nella quale siedono, a garanzia del
fatto che la valutazione sia sempre la più favorevole allo studente, i
rappresentati degli studenti nel Consiglio di Amministrazione dell'Ateneo.
Concludo dicendo che viene spesso ricordato agli studenti che vi sono controlli
della Guardia di Finanza proprio per far loro presente che hanno la piena
responsabilità di ciò che dichiarano, dato che i benefici che ottengono sono a
carico della società e quindi del contribuente.Guido Scutariprorettore al
Diritto allo studio
( da "Sicilia, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
IMPIANTISTICA. Dal
'98 il complesso sportivo della società Nadim è in attesa dei permessi per la
costruzione. Morici: «Speriamo di superare tutti i problemi» Zen, la burocrazia
frena l'iter del centro polifunzionale Un complesso sportivo polifunzionale che
da 10 anni fatica a trasformarsi da progetto a realtà bloccato da un iter
burocratico simile ad un labirinto. Il grande progetto della società Nadim, che
dovrebbe essere costruito all'interno del quartiere San Filippo Neri
nell'ambito del Programma Integrato d'Intervento, è attualmente fermo.
Dal 1998 a oggi si sono succeduti già quattro dirigenti responsabili del Comune
che hanno ogni volta cambiato il modo di interpretare le vaghe regole dei
P.I.I. ed i limiti entro cui muoversi. Due le questioni da risolvere per
iniziare i lavori. Il decreto di proroga per i progetti integrati di
riqualificazione del territorio con firma congiunta del sindaco e del
presidente della Regione. Oltre alla proroga, ancora lontana senza motivi
specifici, un altro problema è quello della convenzione nella quale vanno
ancora definiti gli oneri concessori dovuti, pari a zero euro ai sensi
dell'articolo 9 lettera «f» della legge 10/77 e non di 1.400.000 secondo le
tabelle in vigore, su cui dovrebbe deliberare il Consiglio comunale. Il
complesso sportivo, che ha già ricevuto l'ok da Federnuoto e del Coni
regionale, avrà una piscina scoperta di 50 metri con dieci corsie e una tribuna
coperta con 546 posti a sedere; una piscina di 25 metri con copertura
scorrevole e tribuna con 280 posti a sedere; un'altra piscina coperta di 14
metri; una palestra con campo di pallavolo omologabile e utilizzabile per
l'attività ginnica; spogliatoi maschili, femminili e per bambini; un centro di
medicina sportiva, una infermeria, un ascensore per disabili e scale di
sicurezza esterne. L'intera struttura, unica perchè può ospitare gare nazionali
sia all'interno che all'esterno, sarà circondato da alberi di origine
mediterranea. Il parcheggio avrà superficie impermeabile e le acque piovane
saranno convogliate nei disoleatori prima di arrivare nella fognatura. «Un
impianto unico che darà lavoro stabile a circa 100 persone e sarà a
disposizione di 5 mila persone compresi disabili e scuole dello Zen - afferma
Giuseppe Morici -. Già da gennaio potremmo cominciare a costruire. Speriamo di
superare presto tutti i problemi e iniziare i lavori». FRANCESCO TRUPIA
( da "Sicilia, La" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
ferla Sant'Antonio
chiesa in oblio Ferla. L'Ugl invia una richiesta di chiarimenti sul fermo dei
lavori di Sant'Antonio: una missiva al ministro Sandro Bondi e al Genio civile
fa da apripista a successive azioni. Il pressing è del sindacalista Antonino
Galioto, che chiede certezze. «Di certo - afferma - si conosce solo la data
d'inizio dei lavori, settembre 2006, e la fine prevista per aprile 2008. Alla
data odierna nessuno conosce quali siano le eventuali
motivazioni-giustificazioni della sospensione dei lavori; poi c'è anche un
dovere verso la cittadinanza». Secondo il sindacalista «nessuno pare voglia
tenere in giusta considerazione i credenti del Comune di Ferla e cosa per essi
significhi il culto religioso». E non solo: «Assistiamo a un altro paradosso:
oggi si parla di sicurezza, ma si può constatare come gran parte della
struttura sia ingabbiata con sistemi superati e non a norma. Una situazione che
con il passare del tempo tende a creare maggiori danni, con la possibilità del
formarsi di nuove crepe». L'appello: «Occorre senso di responsabilità -
conclude - dobbiamo tutti ricordare cosa rappresentino opere come questa per il
nostro patrimonio. Invito chi ha responsabilità a non cercare di fare terra
bruciata intorno alle opere pubbliche». Da qui l'istanza d'una convocazione di
conferenza dei servizi per far conoscere pubblicamente le motivazione del
ritardo riguardanti la consegna dei lavori ultimati così come da progetto.
Ritardo nei lavori che, certamente, fa lievitare il costo dell'opera; e anche
se detti finanziamenti vengono da leggi speciali e dalla Comunità Europea non è
consentito, per i tempi che viviamo, utilizzare finanziamenti aggravando il costo
economico dell'opera. Ecco perché bisogna far chiarezza ed in fretta. Rivolgo quindi un richiamo alla burocrazia degli enti nazionali e regionali che hanno il compito di
vigilare sulla perfetta esecuzione dell'opera commissionata ed accertare le
eventuali responsabilità sulla ritardata esecuzione dei lavori». r. r.
( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il medico di base di
Fontanelle, Pisani, si è visto recapitare una lettera in cui si chiedeva di
restituire 1300 euro Mutuato morto, l'Usl presenta il conto La vicenda nasce da
un errore burocratico per una comunicazione non recepita nove anni fa
Fontanelle «Anche nel trevigiano si curano le persone morte. Così come avviene
in Sicilia. Scrivetelo bene in grande, mi raccomando» esordisce il dottor
Giovanni Pisani, medico di famiglia, il quale nei giorni scorsi si è visto
recapitare una lettera dell'Usl 9 che l'ha fatto trasalire. L'azienda sanitaria
gli chiedeva di restituire qualcosa come 1.290 euro, somma che il medico
avrebbe indebitamente percepito per non aver comunicato all'Usl la morte di una
sua paziente, avvenuta nel 1999. «Grazie per avermi dato del truffatore -
sottolinea Pisani ironico - un'offesa che fa ancor più male quando penso a come
seguo i miei pazienti. Che diventa ancor più pesante dopo che ho scoperto che
lettere simili, richiedenti cifre ben maggiori, sono state recapitate a diversi
miei colleghi. Professionisti che conosco e che reputo scrupolosi, attenti nel
seguire i loro malati, altro che truffatori». Passato il primo momento di
sconcerto e indignazione, il dottor Pisani ha deciso di andare a fondo della
questione. Per prima cosa si è informato: «Non spetta al medico curante
comunicare all'Usl 9 il decesso dei propri malati» sottolinea Pisani. Forte
della sua passata esperienza di sindaco ha pensato al municipio, vedendoci
giusto. «Mi sono recato all'Ufficio Anagrafe e ringrazio di cuore la signora
Lorenza Cescon per la collaborazione. I Comuni hanno l'obbligo ogni mese di
comunicare all'Usl i decessi dei cittadini. La signora Cescon ha trovato il fax
del 1999 all'Usl, nel quale risultava ben evidente il nominativo della mia paziente
deceduta. Dunque la comunicazione era stata fatta. Mi chiedo perchè l'Usl non
l'abbia recepita». Il semplice cittadino neppure immagina
quanta burocrazia ci sia
dietro ad un decesso. «Ci sono addirittura delle statistiche ai fini Istat -
prosegue il dottor Pisani - oltre agli elenchi che vengono inviati dai Comuni.
Ora, è logico che l'errore può accadere, ma perchè accusare subito un medico di
essere un truffatore? È un danno d'immagine davvero notevole. Più d'un
paziente è venuto a chiedermi: ma dottor Pisani, fate anche voi come hanno
fatto in Sicilia? Sono parole che fanno male. Siamo stati tra i primissimi, nel
Veneto, insieme ad altri due colleghi, ad avviare la medicina di base di
gruppo. Dei nostri assistiti conosciamo tutto, a volte mentre sto in
ambulatorio riconosco dal colpo di tosse chi è seduto in sala d'aspetto.
Ricevere lettere del genere fa male, quando tutto dipende dal fatto che l'Usl
non ha recepito i dati comunicati». Il dottor Pisani si è subito messo in
contatto con il rappresentante dei medici di famiglia, il dottor Brunello
Gorini. Quest'ultimo, avendo ricevuto altre segnalazioni in proposito, si era
già attivato con l'Usl 9. Della serie: la procedura burocratica verrà
sistemata, nella stragrande maggioranza dei casi si è trattato proprio di un
errore. «Prima di inviare lettere del genere - conclude Pisani - andava fatto
un ulteriore controllo. Far sentire un medico un truffatore è davvero
spiacevole. Vediamole poi queste cifre: percepiamo 4 euro ad assistito, somma
dalla quale bisogna togliere l'affitto dell'ambulatorio, le spese di gestione,
l'infermiera e così via».Annalisa Fregonese
( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
L?INTERVENTO
Nonostante la grave crisi economica non si deve perdere la fiducia di Flavio
Mancin * Trasporti, burocrazia,
energia sono i nodi da sciogliere per permettere al Paese di reagire alla
crisi. I rilevamenti dell'Istat non lasciano spazio all'interpretazione e
descrivono una situazione di generalizzata sofferenza delle famiglie. Si fatica
ad arrivare a fine mese e l'incertezza del futuro paralizza le energie.
Ma se è evidente che di crisi profonda si tratta, è altrettanto evidente quanto
necessario che in tempi di recessione non si perda la fiducia. Atteggiamento da
incoscienti? Non credo. A leggere i dati economici che riguardano la Nazione si
impara, ad esempio, che l'export dei prodotti italiani nel primo semestre del
2008 è cresciuto di un più 6\% rispetto allo stesso periodo del 2007. La quota
delle esportazioni italiane verso la Russia, la Cina ed il Brasile, sono
aumentate in modo significativo soprattutto se confrontate con gli altri paesi
dell'Europa. Le nostre aziende sono diventate fornitrici di macchinari per le
industrie dei paesi emergenti come l'India e la Cina. Per qualcuno i successi
del processo di internazionalizzazione delle nostre aziende potrebbero sembrare
poca cosa rispetto alla crisi finanziaria internazionale che da Wall Street sta
investendo tutto il mondo occidentale. Ma rappresentano comunque la speranza di
una nuova e più forte rinascita.Solo un paio d'anni fa, in occasione di una
giornata dell'economia, il presidente della Camera di commercio, riferendosi ai
dati relativi all'occupazione e all'economia della provincia, annunciava
l'uscita dal cono d'ombra'. La percezione più diffusa è che oggi in quel cono
d'ombra' la provincia di Rovigo ci stia rientrando insieme con il resto
dell'Italia e del mondo occidentale.Per non farsi trascinare dalla corrente del
pessimismo, è bene, allora, fare delle giuste precisazioni. La prima doverosa
puntualizzazione è che l'attuale crisi è prima di tutto finanziaria e può,
almeno in Italia, diventare industriale nel caso in cui le banche
restringessero il credito alle aziende. Per ora la situazione pare essere sotto
controllo. Inoltre, per arginare ancora di più il pericolo e dare respiro alle
aziende, le Associazioni di categoria hanno già da tempo introdotto i consorzi
di affidamento del credito ( che è necessario incentivare). Si tratta, oggi più
che mai, di opportunità importanti e di una sostegno fondamentale per le nostre
aziende .Fatte le dovute precisazioni, rispetto ad un crisi tanto minacciosa
occorre armarsi di forza e di fiducia e di tutti quegli strumenti utili a
sostenere il nostro tessuto imprenditoriale fatto di media e piccola impresa,
spesso a conduzione familiare. Molti sono i nodi che ci bloccano e che
impediscono di crescere. I trasporti costano in Italia un 12\% in più rispetto
gli altri paesi. Paghiamo, infatti, un ritardo infrastrutturale di decenni.
L'Italia che lavora e che produce ha bisogno di strade, ponti, ferrovie, aerei
e aereoporti che funzionano.Accanto alla questione dei trasporti, è necessario
sburocratizzare il sistema e soprattutto rendere efficiente tutto l'apparato
dei servizi pubblici e dei servizi alle imprese. Le lungaggini costano troppo
in termini di perdite e di opportunità mancate. Bene fa, allora, il Governo con
il ministro Brunetta ad aver scelto la linea dura nei confronti dei
fannulloni'. Non si tratta di individuare un capro espiatorio ad una situazione
anchilosata, ma di iniziare a scegliere una politica che mette davvero il
cittadino al centro. Scongiurare la paralisi del sistema paese significa anche
affrontare una volta per tutte la questione energetica. Un costo superiore del
30\% rispetto alla spesa energetica degli altri paesi rende abbastanza evidente
il nostro stato di sofferenza e danneggia le imprese, il mercato e le famiglie.
La differenziazione delle fonti, la valorizzazione delle bioenergie sono un
buon punto di partenza. Ma è tempo di assumersi anche delle responsabilità in
merito alla scelte energetiche del futuro.Credo non esista crisi che non
preluda ad una ripresa. Ma sono altrettanto convinto che la ripresa economica
ci sarà se sapremo crearne le condizioni. A livello nazionale come a livello locale
non c'è più tempo per le contrapposizioni dialettiche ed ideologiche. Servono
idee chiare, progetti e il coraggio di agire.* consigliere comunale Pdl
( da "Blogosfere" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Nov 0820 Ritardi
autorizzativi per impianti fotovoltaici: il TAR Sicilia condanna l'Assessorato
all'Industria Regionale Pubblicato da Mario Delfino alle 16:00 in Burocrazia, Fotovoltaico Normal 0 14 Proprio qualche giorno
fa, nel corso dell'intervista rilasciata a Blogosfere, accennavo alla reazione
non sempre adeguata da parte delle Amministrazioni alla crescente richiesta di
fotovoltaico in Italia. E' stata pubblicata, in proposito, una sentenza del
Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Sicilia che condanna
l'Assessorato all'Industria Regionale per il proprio silenzio susseguente alla
richiesta di Autorizzazione Unica per la realizzazione ad Agrigento di un
impianto fotovoltaico da 50 kW. Ma cosa era successo? Normal 0 14 Il vincitore
del ricorso aveva presentato domanda di ammissione alle Tariffe Incentivanti,
secondo il vecchio Conto Energia, disciplinato dal DM 28 luglio 2005 ed aveva
ottenuto risposta positiva il 5 aprile 2006. Era stata presentata, quindi, la
richiesta di Autorizzazione Unica all'Assessorato Regionale all'Industria
siciliano in data 1 febbraio 2007. L'Amministrazione aveva ricevuto tale
richiesta il giorno 5 febbraio. Da quel momento, doveva avviarsi un
procedimento finalizzato al rilascio dell'Autorizzazione Unica. Tempo massimo
stabilito dalla legge (D.Lgs 387/2003, art. 12, comma 4)? 180 giorni.
Attenzione alle date, ora. Il 16 ottobre 2007, abbondantemente scaduto il
termine di 180 giorni previsto dall'art. 12 citato, l'Assessorato indiceva la
Conferenza dei Servizi ai fini del rilascio dell'Autorizzazione Unica. Tutto
risolto? Neanche per idea. Perché alla Conferenza, tenutasi il giorno 5
novembre, non erano presenti tutte le Amministrazioni invitate. Quindi niente
Autorizzazione. Arriviamo, così, al 21 febbraio 2008, data della nota con la
quale il ricorrente chiedeva all'Assessorato di provvedere, emanando la determinazione
conclusiva del procedimento, ai fini del rilascio dell'Autorizzazione Unica.
Reazioni da parte dell'Assessorato? Silenzio. Fino a quando, non è stato
presentato ricorso al TAR che ha condannato, con sentenza n. 1277/ 2008
l'Amministrazione Siciliana. Il TAR ha sentenziato l'illegittimità del silenzio
rifiuto impugnato e dichiara l'obbligo dell'Assessorato Regionale all'Industria
di provvedere sulle istanze presentate dal ricorrente in data 01.02.2007 e
21.02.2008, entro il termine di novanta giorni dalla comunicazione in via
amministrativa ovvero dalla notificazione a cura di parte della presente
sentenza. Ciao. A presto. Si ringrazia: - giustizia-amministrativa.it
( da "Affari Italiani (Online)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lusso/ "Meno
tasse e una cabina di regia". La ricetta di Versace contro la crisi
Giovedí 20.11.2008 16:37 Meno tasse alle imprese che esportano e una cabina di
regia dedicata alla promozione del made in Italy. Questo il menù che, tra una
portata e l'altra, ieri sera a Villa Madama, i rappresentati del lusso italiano
hanno presentato al premier Silvio Berlusconi e ai suoi ministri. Lo racconta
ad Affaritaliani.it Santo Versace, deputato del Pdl che, assieme ai colleghi di
Altagamma Leonardo Ferragamo, Paolo Zegna, Carla Fendi, Bernabò Bocca, Matteo
Marzotto, Andrea Della Valle e Matteo Cordero di Montezemolo, ha partecipato
all'incontro. Guai a chiamarlo lusso però. Per Versace il made in Italy non è
altro che "l'industria del bello, della creatività, dell'innovazione".
E la politica dovrebbe prendere esempio. Perché la crisi c'è ma si può
superare. Ma le regole devono essere uguali per tutti. L'INTERVISTA Una cena a
base di crisi e strategie quella di ieri sera. Di cosa in particolare avete
discusso? "Abbiamo parlato di burocrazia: in Italia ce n'è troppa e
frena le imprese. Abbiamo parlato della giustizia, perché è necessario anche
per le imprese che questa funzioni. E poi abbiamo parlato di un fatto molto
importante: l'Europa è il mercato più aperto del mondo ed è necessario che
anche gli altri lo siano allo stesso modo. Basta con gli ostacoli che
penalizzano le nostre imprese: la parola d'ordine deve essere
'reciprocità'". E a Berlusconi cosa avete chiesto? "Una cosa molto
importante, che già era contenuta in un ordine del giorno da me presentato in
ottobre e approvato all'unanimità, ovvero una fiscalità di vantaggio per le
imprese che esportano. Così come avviene in Danimarca e in altri Paesi. Perché
le aziende che sono sul mercato mondiale devono avere i team migliori (e quindi
ben pagati), strutture idonee in tutto il mondo e devono fare tanta
rappresentanza e promozione. E invece, per dirne una: in alcuni casi le spese
di rappresentanza non sono neppure detraibili al cento per cento. Insomma
vogliamo che il sistema fiscale, che non solo non favorisce le imprese ma in
alcuni casi le danneggia, cambi". E avete chiesto anche una struttura ad
hoc collegata direttamente alla presidenza del Consiglio che possa rilanciare
il made in Italy? "Sì, in Italia c'è infatti una dispersione, tra enti e
paraenti, che non ci giova. Tra ambasciate, istituti di commercio estero,
regioni, camere di commercio... c'è troppa dispersione. Ci vuole una cabina di
regia che invece di sperperare i soldi in sovrastrutture si occupi seriamente
di una reale promozione del made in Italy". Chi vede alla guida di questa
cabina di regia? "Il nome non è importante. Ciò che conta è che siano
scelte le persone migliori. Come è avvenuto con la nomina di Mario Resca alla
direzione dei musei italiani". pagina successiva >>
( da "Affari Italiani (Online)" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lusso/ "Meno
tasse e una cabina di regia". La ricetta di Versace contro la crisi
Giovedí 20.11.2008 16:37 Cabina di regia a parte, le previsioni per il 2008 e
il 2009 restano nere... "Per carità non parliamo di previsioni nere.
Bisogna cambiare mentalità: quando si parla di crisi o di recessioni si deve
prendere tutto con freddezza, bisogna essere attenti e ragionare. Guai a
piangersi addosso. Pensiamo ai nostri genitori e ai nostri nonni nel 1945 e
torniamo ad essere guerrieri. Dobbiamo armarci dell'ottimismo del fare. E così
supereremo ogni crisi". Internet può aiutare? "Certamente, il
commercio online sta crescendo molto e migliora costantemente. Ma è anche vero
che in questa situazione la Rete da sola non può risolvere le cose". Su
quali Paesi puntate in questo periodo? "Puntiamo molto sulla Cina e
l'india. Ma i mercati vanno tutti rispettati. Sono molto importanti anche il
Medio Oriente, il Brasile, la Russia e i Paesi dell'Est... Anche perché se su
un mercato ti va male, ti sostiene un altro. Ma soprattutto nessuno deve
commettere l'errore di smettere di investire in Europa e negli Usa. Insomma,
nessuna piazza va mollata". Però il governo vi deve aiutare "Sì,
dobbiamo fare gruppo, fare sistema, così come già avviene tra le tante aziende
di Altagamma. E in effetti questo esecutivo ha ascoltato tutte le nostre
richieste i nostri consigli... E' molto attento. Anche se l'Italia è un Paese dove la burocrazia uccide tutto". Un consiglio al governo contro la crisi?
"Diciamo che la politica deve prendere esempio dalla moda: ritmo,
globalizzazione, meritrocrazia... Se lo facesse, saremmo il primo Paese al
mondo. Però da noi, a differenza di quanto avviene per esempio in Francia, la
moda non è mai stata rispettata e presa in considerazione per quello che
rappresenta". < < pagina precedente
( da "Giornale di Calabria, Il" del 20-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Tagli finanziaria:
procuratore Vibo, da gennaio procure in tilt VIBO VALENTIA. ?A causa dei tagli
della finanziaria nel settore giustizia a partire dal prossimo gennaio saremo
alla bancarotta. E ad entrare per prime in tilt saranno le procure, già in
affanno per delle ?scoperture? per un terzo delle stesse. Se poi si aggiunge
che la legge Mastella non permette di applicare i giovani magistrati, non vedo
come si possa parlare di lotta alla mafia?. A denunciarlo è il neo procuratore
di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, intervenuto al convegno su racket, usura e
testimoni di giustizia organizzato in occasione dell?arrivo in città della
?carovana antimafie?. Nella Procura di Vibo - ha spiegato il magistrato -
?tanto per fare un esempio, i più anziani hanno già chiesto il trasferimento.
Stando così le cose, non vedo pertanto come si possa andare avanti, come si
possa appunto combattere la ?ndranghita di cui tanto si parla e che nel
vibonese annovera una tra le più potenti cosche sia in armi sia in economia?.
Per Marisa Manzini, sostituto alla Dda di Catanzaro, l?80% dei commercianti è
in mano all?usura, ?ma grazie ad alcuni testimoni di giustizia, si stanno
aprendo delle brecce?. Poche e sempre di meno, invece, i dati delle denunce
relative al fenomeno delle estorsioni a cui sono sottoposti gran parte degli
imprenditori. E tutto ciò è dovuto al fatto, come ha denunciato l?avvocato
Giovanna Fronte, del comitato provinciale di Libera, che la legge antiracket
?non funziona?. ?Una cosa è la legge sulla carta - ha fatto osservare - altra
cosa è quando deve essere applicata, specie nella parte che riguarda le
cosiddette ?intimidazioni ambientali?. Troppa la burocrazia,
troppi i dinieghi, al punto che si rischia di trovarsi nella morsa degli
estorsori e della stessa burocrazia?. ?Non c?è peggior
cosa della mancata applicazione delle leggi?, ha lamentato anche il presidente
della Confindustria provinciale Franco Arena, parlando di ?non certezza della
pena? e citando come esempio ?coloro che hanno denunciato gli estorsori e che
poco dopo se li sono visti di nuovo tra i piedi più baldi di prima?. (20-11-08)
( da "Trentino" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Via Garibaldi,
riapre l'edicola Paolo e Anna Comper i titolari: domenica rinfresco per i
clienti TRENTO. Dopo due settimane di chiusura, riapre il tabacchino di via
Garibaldi, con nuovo look e nuovi titolari. Sono Paolo Comper e sua moglie
Anna, che hanno riaperto ieri l'esercizio pubblico in posizione strategica,
alla confluenza di piazza Duomo e piazza Pasi. La rivendita è completamente
rinnovata, dall'arredo al bancone, ed ha acquisito un aspetto più accogliente,
grazie anche alle luci più decise e all'imbiancatura alle pareti, lasciando a
vista le vecchie travi di legno al soffitto. Paolo Comper annuncia che a breve
spera di poter fornire i servizi Enalotto, Lotto, Gratta e Vinci, fotocopie e
fax e ricariche telefoniche. «Stiamo combattendo con la burocrazia - confessa la moglie Anna -
ma il Superenalotto dovrebbe arrivarci a breve, per gli altri servizi vedremo.
L'importante è aver colto quest'occasione, in modo che mio marito si è potuto
fermare, dopo anni passati su un furgone. Così sono finalmente tranquilla».
Racconta Paolo Comper che la decisione di intraprendere la nuova professione è
stata presa per una scelta di vita. «Lavoravo come rappresentante della Motta -
spiega - portando in giro gelati, ma alla lunga è un lavoro pesante. Ora spero
di fermarmi un po', abbiamo colto l'occasione al volo e eccoci qui». Il più
entusiasta della nuova situazione è il figlio della coppia, Andrea, 7 anni
(insieme alla più piccola Francesca, di 4 anni), che da dietro il banco vuole
toccare tutto e occuparsi di tutto. «Dopo la scuola - spiega la mamma - vuole
passare sempre qui, per lui è il divertimento massimo». A conclusione della
prima giornata, il bilancio sembra positivo, anche se i titolari non hanno
termini di paragone per giudicare se l'incasso è più o meno positivo. Il
tabacchino è aperto dalle 6.15 alle 12.30 e dalle 14 alle 19, dal lunedì al
sabato e, visto il Natale incombente, anche le domeniche di dicembre, quelle
d'oro. Intanto questa domenica, ci sarà un buffet offerto ai clienti, dalle ore
11 alle 12.
( da "Italia Oggi" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
ItaliaOggi
ItaliaOggi - Agricoltura Numero 277, pag. 13 del 21/11/2008
Autore: Visualizza la pagina in PDF sit-in della cia a
roma in piazza montecitorio Politi, occorre una nuova politica agraria
«L'agricoltura italiana sta attraversando uno dei più difficili momenti della
sua più recente storia. Le risposte del governo per fronteggiare questa
preoccupante situazione di crisi sono state, finora, parziali, riduttive o
sbagliate. Crediamo che sia illusorio fare affidamento solo sulle virtù
regolatrici del mercato. Non serve una medicina miracolistica, ma non bastano
interventi frammentari. Occorrono subito fatti concreti e misure straordinarie.
Ma quello che serve di più è un progetto di politica agraria. E questo è
compito della Conferenza nazionale sull'agricoltura e lo sviluppo rurale». Così
il presidente della Cia, Giuseppe Politi, ha parlato nel corso del sit-in a
Roma, in piazza Montecitorio davanti alla camera dei deputati, che ha concluso
la mobilitazione della Confederazione italiana agricoltori, che in queste
ultime settimane si è sviluppata sull'intero territorio nazionale, con più di
mille iniziative e manifestazioni in 100 capoluoghi di provincia e in oltre 800
comuni. «è necessaria», secondo il presidente della Cia, «una rinnovata
politica agraria nazionale. Per troppi anni, le sorti dell'agricoltura sono
state, sostanzialmente, affidate alla Pac e alle capacità imprenditoriali degli
agricoltori. Parlare di progetto per l'agricoltura vuol dire porre al centro
dello sviluppo le imprese e gli imprenditori agricoli». «La nostra», ha
concluso Politi, «è stata, pertanto, una grande mobilitazione che ha coinvolto
migliaia di agricoltori in tutto il paese. Obiettivo prioritario è quello di
sollecitare le necessarie modifiche alla finanziaria, in particolare la proroga
degli sgravi contributivi Inps e il ripristino del Fondo di solidarietà contro
le calamità naturali e dei finanziamenti per il Piano irriguo, ma anche
interventi straordinari a sostegno delle imprese. Il tutto per arrivare
finalmente a una nuova politica agraria nazionale». In occasione del sit le
imprese della Cia hanno lanciato il loro grido d'allarme: «lo scenario
drammatico che potrebbe verificarsi per l'agricoltura italiana se non si
interviene con validi e tempestivi interventi», prevede oltre 200 mila imprese
agricole a rischio chiusura; taglio del 25% dell'agroalimentare made in Italy
di qualità; calo del 15% dell'export e del 10% dell'occupazione nel settore;
rincari tra il 3 e il 5% dei prodotti alimentari. Infatti, i pesanti costi di
produzione, gli aumenti degli oneri sociali e delle assicurazioni, il
caro-denaro e il difficile accesso al credito bancario, il
crollo dei prezzi praticati nei campi e l'opprimente burocrazia, ha ribadito la Confederazione, «stanno mettendo in ginocchio
migliaia di imprese agricole, molte delle quali ora producono addirittura in
perdita. Una situazione che sembra ignorata dal governo che nella legge
finanziaria non ha tenuto nella debita considerazione i gravi problemi del settore.
Né si intravedono misure propulsive. Si va avanti con interventi frammentari e
non nella logica di una valida politica di sviluppo. E così lo scenario futuro
si fa sempre più oscuro». Oltre alla chiusura di aziende, specie quelle che
operano in zone di montagna e aree svantaggiate, si verificherà un «taglio»
netto delle nostre produzioni agricole e con la conseguente invasione
dall'estero. «I risultati sarebbero due: acquisteremo prodotti di qualità
scadente e forte impennata dei prezzi per i consumatori. Non solo. Il settore
vedrà diminuire l'occupazione e il calo produttivo determinerà una flessione
del nostro export agroalimentare, oggi fiore all'occhiello del «made in Italy»
di qualità».
( da "Secolo XIX, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Trieste, un Piano
portuale per cambiare marcia il prp presentato ieri dal presidente boniciolli
Tra i principali obiettivi c'è la rinascita del business crocieristico. Lo
scalo poi vuole passare dai 300.000 teu attuali ad oltre 3 milioni 21/11/2008
trieste. Dopo oltre cinquant'anni il porto di Trieste si prepara ad adottare un
nuovo Piano regolatore, destinato a rivoluzionare il waterfront cittadino e a
rilanciare lo scalo giuliano a livello europeo, con ricadute importanti non
solo a livello di traffici, ma anche sul fronte delle attività turistiche e del
trasporto passeggeri. Il documento, atteso da anni, è stato presentato
ufficialmente ieri mattina al Comitato portuale dal presidente dell'Authority
giuliana, Claudio Boniciolli, che ha sottolineato l'importanza di dotare il
porto di uno strumento «senza il quale qualsiasi opera non potrà essere
proposta, finanziata o realizzata». Punti chiave di quello che sarà il porto di
Trieste del futuro sono il raddoppio del Molo Settimo, con spazi molto più ampi
per accogliere i container in arrivo, l'imbonimento di un'area tra i moli
Quinto e Sesto, che verranno ampliati e potenziati per creare un terminal merci
varie, la realizzazione della nuova Piattaforma logistica, dalla quale si
staglierà il nuovo multifunzionale Molo Ottavo. E ancora, la creazione di un
moderno terminal per traghetti ro-ro, l'allungamento del molo Bersaglieri e il
potenziamento della Stazione Marittima per rilanciare il settore crocieristico,
in piena crisi dopo l'addio di Costa Crociere ed Msc. «Il nostro obiettivo nel
lungo periodo - ha spiegato il presidente Boniciolli - è quello di avere, una
volta completate tutte le opere previste nel Piano, un traffico di tre milioni
di teu (attualmente sono circa 300mila, ndr). Puntiamo anche a un aumento
consistente di merci varie e di alcune derrate che contraddistinguono il porto
di Trieste, come il caffè. Contiamo, inoltre, una volta superata la fase di
recessione, di arrivare anche a un notevole potenziamento delle attività
turistiche e di passeggeri». Gli obiettivi sono stati condivisi all'unanimità
dal comitato portuale, che ora sarà chiamato a votare il Piano tra gennaio e
febbraio 2009. «È stata apprezzata soprattutto la filosofia di pragmatismo e di
grande flessibilità del Piano stesso - ha continuato il presidente
dell'Authority -. Flessibilità in particolar modo importante per evitare che
ogni singola variazione della linea di costa sia soggetta ad una nuova variante
dell'intero Piano. Ciò consentirà agli operatori nazionali ed internazionali
che investiranno nel porto di Trieste di operare con agilità risparmiando tempo
e denaro». L'unico ostacolo, ora, (reperimento dei fondi per le opere a parte),
sarà la burocrazia italiana: dopo l'adozione in comitato portuale, il documento
dovrà passare al Consiglio superiore dei lavori pubblici per l'approvazione dei
ministeri competenti. A loro spetterà il compito di fare le osservazioni del
caso, a cui si dovrà rispondere con eventuali modifiche del Piano.
Quindi, lo strumento normativo sarà rispedito alla Regione Friuli Venezia
Giulia, la cui approvazione ne sancirà definitivamente l'applicazione nel porto
di Trieste. Un iter che solitamente ha una durata non inferiore ai due anni e
che il presidente Claudio Boniciolli vuole abbattere drasticamente: «Il Paese
afferma sempre che il Nord Est è un trampolino di lancio fondamentale verso
l'Est europeo: alla luce di questo chiediamo una corsia preferenziale per
arrivare all'approvazione del documento in tempi ragionevoli. Un appello che
facciamo alla politica locale e a quella nazionale, anche in virtù del fatto
che l'attuale piano regolatore risale al 1957». Elisa Lenarduzzi 21/11/2008
( da "Provincia Pavese, La" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
di Stefano Romano
Malati in casa, l'Asl vuole il censimento In aumento i casi di giovani vittime
di incidenti stradali Le famiglie alle prese con spese mediche e assistenza
VOGHERA. Del caso di Eluana Englaro sono piene le prime pagine, e la vicenda
del tortonese Max Ferrauto, in coma da 17 anni e assistito in casa, muove le
coscienze. Ma quanti sono i malati cronici inchiodati ad un letto? Scoprirlo
non è semplice: tanto che perfino la commissione sanità del Senato, dopo un
anno di ricerche, non è ancora riuscita ad avere dalle Regioni dati definitivi.
L'Asl di Pavia si sta muovendo ed ha iniziato a raccogliere dati sul numero dei
malati cronici che hanno bisogno, in una struttura specializzata o a domicilio,
di cure costanti per vivere. O per sopravvivere. Scavando un po' nei fascicoli
dei servizi sociali del Comune di Voghera, però, qualche certezza almeno su
quello che accade nel microcosmo vogherese si riesce ad avere. In città sono
circa 70 i malati «non autonomi» che hanno accesso all'assistenza domiciliare.
A questi si devono aggiungere i 150 malati circa che, sempre in condizioni di
non autosufficienza, vivono nei 24 Comuni che compongono il distretto
socio-sanitario che fa riferimento a Voghera (sostanzialmente i paesi
dell'hinterland della città e la valle Staffora) e ricevono i voucher per
l'assistenza domiciliare. Si sta parlando di circa 200 persone: senza pretese
di precisione statistica, qualcosa come due abitanti ogni mille. Attenzione: se
il malato non autosufficiente riceve i buoni (quelli che la
burocrazia chiama voucher)
che consentono di acquistare servizi di assistenza e cura a domicilio,
significa che non è in grado di raggiungere da solo il medico o lo specialista,
e non è ricoverato in una struttura specializzata, ospedale, casa di cura o
centro specializzato nella gestione di malati cronici che sia.
«Ovviamente non tutti questi casi sono gravi come quelli di Eluana o di Max
Ferrauto, il ragazzo di Tortona in coma assisistito in casa da 17 anni - spiega
il dirigente del settore servizi sociali del Comune, Domenico Marrapodi, che è
anche responsabile del piano sanitario di zona -. Il parametro d'accesso ai
voucher sociali, comunque, è la "non autonomia", ovvero la necessità
di cure costanti per una patologia, normalmente cronica, che per diversi motivi
viene gestita in casa invece che in una struttura sanitaria specializzata».
Gran parte di questi casi, ovviamente, riguardano anziani: sempre più numerosi
in un territorio che, dati Istat, conta più di un ultra-65enne ogni quattro
abitanti. «Sono in aumento, però, i casi che riguardano giovani vittime di
incidenti di vario tipo - spiegano all'Asl -. E sono in amento anche i casi di
cronicizzazione in seguito a malattie degenerative». In altre parole: sono
sempre di più i malati che sopravvivono per anni a malattie che fino a poco
tempo fa portavano alla morte in tempi rapidissimi. Scegliere di assistere a
casa un malato cronico significa mettere in conto fatica fisica e un impegno
costante, 24 ore al giorno senza week-end o ferie. Ma anche spese notevoli. E
quanto metteno a disposizione le casse pubbliche? «Il budget a disposizione per
il 2008 per il piano di zona che fa riferimento a Voghera è stato di 310mila
euro», spiegano in Comune. Ovvero una media di poco più di 1.500 euro per ogni
famiglia che sceglie di assistere a casa un malato "liberando" un
posto in ospedale.
( da "Centro, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 15 - Regione
Artigianato «Subito la riforma» PESCARA. Attribuire più risorse per l'artigianato nel bilancio di previsione della Regione,
semplificare la burocrazia
amministrativa, destinare i fondi speciali Fas alle micro, piccole e medie
imprese, ridurre l'Irap, sostenere l'accesso al credito rafforzando il sistema
dei consorzi fidi: sono gli interventi per restituire slancio al comparto
secondo la Confartigianato Abruzzo. «Bisogna eliminare ogni freno alla
competitività delle imprese - dichiara il segretario regionale, Daniele
Giangiulli - e impegnarci a sostenere tutto ciò che rappresenta stabilità e
garanzia reale per gli artigiani, in un contesto di oggettiva difficoltà. Dai
primi tre trimestri 2008 emerge che il segno negativo caratterizza l'andamento
del settore in tutte le province. Secondo Unioncamere, le aziende sono
diminuite dell'8,6% rispetto all'anno scorso, le imprese cancellate sono
aumentate del 6,6%». Le attuali politiche regionali, secondo Confartigianato,
sono «insufficienti e discontinue. Da oltre dodici anni - prosegue Giangiulli -
attendiamo l'approvazione del nuovo Testo Unico.
( da "Tirreno, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 3 - Cecina
Invasione di cinghiali e daini Gravi danni alle coltivazioni, agricoltori sul
piede di guerra Oggi la Coldiretti incontra il Presidente della Provincia
VOLTERRA. Si sono decuplicati negli ultimi dieci anni, con pesanti conseguenze
sulle coltivazioni in primis e poi sulla sicurezza della popolazione. Sono
soprattutto la valle del Berignone e l'area di Monterufoli le zone maggiormente
flagellate da cinghiali e daini. «Bisogna riscrivere le regole con una legge
speciale che consenta abbattimento selettivo, prelevamento degli esemplari in
esubero e prolungamento della caccia. Solo così questi fenomeni potranno essere
contrastati», spara Fabrizio Filippi, presidente della Coldiretti.
Dall'emergenza cinghiali alla crisi profonda della zootecnia passando per la
tutela della filiera agroalimentare e ai farmer's market. Sono questi i
principali temi che spingeranno gli agricoltori del volterrano alla grande
mobilitazione organizzata da Coldiretti Pisa a Firenze il 27 novembre contro la
Regione Toscana. Saranno un migliaia i coltivatori di Volterra e dintorni che
sciopereranno per un giorno lasciando campi, serre e stalle silenziosi. Intanto
oggi il presidente dell'organizzazione agricola incontra il presidente della
provincia e il sindaco di Pisa. «Chiediamo una tutela reale del sistema
agroalimenate toscano e pisano. Il ri sarcimento non ripaga i danni biologici e
lo stress di subire una tale perdita. Da qui anche la nostra decisione di
abbandonare in segno di protesta i tavoli degli ambiti territoriali di caccia».
L'altro tema del Coldiretti-Day sarà la difesa della zootecnia; un comparto che
nel volterrano negli ultimi anni si è quasi dimezzato e sta vivendo una delle
crisi più profonde della sua storia. L'eccessivo peso della burocrazia
e delle restrizioni sanitarie infatti, hanno giocato un ruolo cruciale per
questo antico comparto un tempo fatto soltanto di pascoli e capi, ma oggi
gravato da scartoffie e faldoni: «Per allevare vacche, pecore e cavalli vanno aggiornati
ogni giorno una ventina di registri - spiega il presidente provinciale - le
generazioni di vecchi allevatori sono i primi a lasciare
perché hanno obiettivamente difficoltà a tenere il passo della burocrazia mentre i giovani preferiscono
scegliere strade meno complicate. La burocrazia è entrata a gamba tesa su un comparto che ha già molte
limitazioni, e che ora rischia seriamente di scomparire. La nostra protesta va
anche in questa direzione: diminuire la burocrazia». Ma c'è anche la tutela della filiera agroalimentare e i
farmer's market, i mercatini esclusivi degli agricoltori. «La filiera corta è
la risposta al caro vita. I passaggi dalla produzione al consumatore fanno
lievitare i prezzi in maniera sproporzionata. I centesimi diventano euro e in
un periodo di forte difficoltà e contrazione pericolosa dei consumi si deve
poter dare l'alternativa al cittadino. La nostra associazione punta a questo
strumento messo in atto dai mercati degli agricoltori per allentare la presa
sul portafogli e per permettere alle aziende agricole di produrre e vendere
direttamente. Portiamo a Firenze - conclude Filippi - le difficoltà
dell'agricoltura del volterrano e di tutta la Provincia. E' una mobilitazione
storica. L'agricoltura non era mai stata così compatta. Agricoltori - invita
alla mobilitazione - sfilate al nostro fianco». F.S.
( da "Nuova Sardegna, La" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
ENZO COSTA
SEGRETARIO DELLA CGIL Il silenzio delle imprese CAGLIARI. ??Negli ultimi mesi
abbiamo inviato ai call center 39 richieste di incontro. Quanti hanno risposto?
Nessuno??. Parola di Enzo Costa, segretario della Camera del lavoro, che
prosegue: ??Da tempo conduciamo una campagna educativa che non è focalizzata
alla repressione, ma al confronto, eppure mancano gli interlocutori. Questo è
dovuto anche al fatto che, nel nostro Paese, è più facile attaccarsi alla burocrazia piuttosto che rispettare le leggi??. Su questo
versante, Costa richiama l'esempio anglosassone: ??Sapete cosa succede in
Inghilterra quando il titolare di un'azienda commette gravi irregolarità? Ha
finito di lavorare: per gli anni successivi non potrà aprire alcuna attività né
partecipare a società??. In Italia si intesta tutto alla suocera e si continua
a sfruttare persone ricattabili che ??sono licenziate - conclude Costa - anche
dopo l'iscrizione al sindacato??.
( da "Tirreno, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Agricoltura.
Organizzazioni di categoria in allarme Migliaia di aziende rischiano la
chiusura Domani alla Sala Eden un incontro per parlare di costi, mercati e
Finanziaria GROSSETO. Allarme agricoltura. In provincia di Grosseto migliaia di
aziende rischiano di chiudere per colpa di una crisi senza precedenti. A
lanciare l'sos i vertici di Cia e Confagricoltura, che per domattina hanno
organizzato una manifestazione alla sala Eden, a partire dalle 10,30: sarà un
incontro con gli associati, i coltivatori e gli imprenditori agricoli per
discutere sull'andamento dei mercati, la Finanziaria e l'aumento vorticoso dei
costi di produzione agricola, che strozzano la categoria. «Meno reddito per le
imprese e più costi al cittadino», questo il messaggio coniato da Cia e
Confagricoltura per esprimere una crisi a livello nazionale e locale. In
provincia di Grosseto ci sono 17mila aziende agricole, e «molte potrebbero
chiudere per l'impennata dei costi di produzione e il calo del reddito», dicono
Giancarlo Innocenti (Cia) e Diana Theodoli Pallini (Confagricoltura). I
problemi riguardano sia il coltivatore che il consumatore. Tra il 2000 e il
2008 il reddito degli agricoltori è sceso del 18%, mentre i prezzi degli
alimenti al consumo sono saliti del 28. Il costo del grano è sceso del 46%
mentre la pasta è salita del 30. I costi dei fertilizzanti sono aumentati,
nell'ultimo anno, del 70%, e problemi seri sono sul fronte del gasolio
agricolo. E' insomma il momento di dichiarare guerra ai costi, che
all'agricoltore fanno guadagnare meno e sborsare di più. «Le scelte operate dal
Governo non aiutano», chiosano Cia e Congafricoltura. La Finanziaria potrebbe
non rifinanziare il fondo irriguo e quello contro le calamità, e non rinnovare
la riduzione di contributi per le aziende che operano in aree montane o
svantaggiate, cosa che interessa molto la provincia di Grosseto specie per il settore
zootecnico. Anche il Psr (piano sviluppo rurale) non ha prodotto i risultati
sperati, caratterizzandosi per «farraginosità e prolissità, eccessiva burocrazia e insufficienza di risorse disponibili». Su questo punto Cia e
Confagricoltura chiedono anche «misure specifiche per l'accesso al credito nel
settore agricolo, e l'accelerazione dei pagamenti dei finanziamenti
comunitari». L'appello è lanciato al Governo e agli enti locali, a Comune,
Prefetto e presidente della Provincia, che Cia e Confagricolura incontreranno
oggi stesso, per consegnare un documento. Resta estranea all'iniziativa la
Coldiretti, che già in sede regionale ha abbandonato il tavolo di lavoro sul
prezzo del latte ovino, avviato insieme a Cia e Confagricoltura. «E' il
tradimento di un iter portato avanti insieme da mesi», dicono. E riguardo alla
protesta agricola, cui ancora Coldiretti non parteciperà: «riteniamo - dice
Innocenti - che per la portata dei problemi gravi che abbiamo di fronte, non
presentarsi compatti sia un errore». Elisabetta Giorgi
( da "Adige, L'" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
TRENTO - Chiede
ancora uno sforzo, e non solo finanziario, alla Provincia, l'Associazione
commercianti al dettaglio del Trentino, preoccupata per la difficile situazione
di molte aziende associate TRENTO - Chiede ancora uno sforzo, e non solo
finanziario, alla Provincia, l'Associazione commercianti al dettaglio del
Trentino, preoccupata per la difficile situazione di molte aziende associate.
Bene, dice il presidente Massimo Piffer, che sia stata accolta la proposta di
un fondo speciale a sostegno delle piccole imprese in difficoltà. Ma bisogna
fare di più e pensare soprattutto ai piccoli negozi dei centri storici, dove i
titolari non hanno un impiegato amministrativo che possa dedicarsi alla
preparazione della complessa documentazione richiesta per accedere alle
facilitazioni sui mutui e che rischiano di essere esclusi dal novero delle 1500
aziende che - si calcola - avranno fatto domanda entro fine mese. Il consiglio
direttivo dei dettaglianti ha fatto il punto con Sergio Anzelini, direttore di
Confidimpresa, oltre che con Franco Pezzin ed Elisabetta Zanon. «Ulteriori
risorse - chiede Piffer - costanti e distribuite in maniera equilibrata nei
vari comparti. Si pensi alle piccole imprese nei 223 centri storici del
Trentino, ragioniamo sulle metrature, sul numero di addetti». Come va il
penultimo mese di questo anno terribile?«Si fa molta fatica, siamo in piena
stagnazione. Speriamo che vengano la neve e la gente: se non arrivano i
turisti, rischiamo sulla rotazione delle merci, sballiamo con le scorte,
corriamo il pericolo di non star dentro nei fidi. Noi ce la mettiamo tutta, ma
i costi non li riusciamo più a controllare, le entrate non bastano. Gli studi
di settore vanno ritarati tutti: la luce dieci anni fa costava un terzo». È un
appello al ministro delle finanze. «Ma anche alla Provincia e ai Comuni -
insiste Piffer - che ci devono alleggerire le tasse indirette: chi ha qualche
espositore davanti al negozio non può continuare a pagare il plateatico. E, per
favore, toglieteci un po' della eccessiva burocrazia che ci asfissia. Ci vuole un
patto stretto e forte, tra cittadini, operatori e banche. Mi piacerebbe che i
nostri scontrini fiscali riportassero il prezzo più l'Iva a parte, perché è
giusto che il cittadino sappia quanto finisce davvero nella cassa del negozio».
21/11/2008
( da "Nuova Sardegna, La" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
La Caletta.
Durissima protesta dei piccoli pescatori Affondati dalla burocrazia SERGIO SECCI LA CALETTA. Fra
le tante categorie di lavoro in sciopero o agitazione, non potevano certo
mancare i pescatori a far salire la tensione chiedendo giuste rivendicazioni
per una categoria oramai allo stremo delle forze e lamentando saccheggi alle
attrezzature come quella avvenuta l'altra notte davanti alla marina della
caletta dove un pescatore locale, a cui, un peschereccio che praticava
lo strascico a distanza inferiore al consentito, ha portato via l'intera
attrezzatura da pesca lasciandolo praticamente senza sostentamento. Ma andiamo
con ordine, ad accendere la miccia è ancora una volta sono i rappresentanti
locali della Cigl che lamentano la burocratizzazione delle capitanerie di porto
e la loro eccessiva fiscalità. «Da dieci anni a questa parte - spiega il
delegato sindacale per la piccola pesca Francesco Loi - assistiamo ad
un'eccessiva perdita del nostro tempo per adeguarci a tutte le normative
emanate da stato, regione e comunità europea. Andare per mare è diventato
oramai impossibile perché ai pescatori si richiedono montagne di documentazione
spesso inutile come gli attestati di nozioni sul pronto soccorso o super radio
tecnologiche quando noi, gli operatori della piccola pesca, non ci allontaniamo
mai dalla costa e per metterci in contatto con familiari e mezzi di soccorso,
basta un semplice cellulare». Per non parlare poi dei problemi legati alle trafile
che occorre fare quando scade la documentazione di bordo «Non certo per nostra
negligenza ma forse per carenza di personale, o eccessiva burocrazia,
occorre recarsi più volte negli uffici e sino a quando tutto non è a posto, non
si può riprendere il mare con ovvie ripercussioni» gli fa eco un altro lupo di
mare. «E' impossibile andare avanti cosi - riprende Loi - chiediamo quindi
ufficialmente una pubblica riunione con i vertici della capitaneria di porto di
Olbia e gli amministratori locali per trovare la maniera di snellire le
procedure e farci lavorare regolarmente». Oltre al fenomeno dell'abusivismo di
cui si è discusso qualche mese fa, c'è poi da segnalare un altro grave problema
che assilla la marineria, ovvero il poco rispetto della cosa altrui. «la notte
scorsa - dice Pasquale Carta proprietario di una piccola imbarcazione - ho
perso l'intera attrezzatura circa venti grosse nasse da posta che
rappresentavano tutto il mio capitale».
( da "Giornale.it, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
n. 279 del
2008-11-21 pagina 16 Un clic e ogni libro può essere tuo di Redazione L'Europa
è una biblioteca infinita È nata sul web la raccolta dei capolavori del sapere
del vecchio continente Milioni di volumi, spartiti e dipinti in versione
digitale e gratis per tutti Il 20 novembre sarà ricordato, speriamo, come un
giorno rivoluzionario per il nostro continente, per la sua stessa ragion
d'essere politica e storica: è arrivata Europeana. E c'è da dire: finalmente.
Tecnicamente, Europeana è un network tematico, ovvero una rete immensa di
contenuti, appresi dalle fonti più disparate - musei, centri culturali,
gallerie, archivi, biblioteche - e messi a disposizione dell'utente. A un primo
sguardo, l'impostazione grafica è severa, ma è quella snellezza della forma che
ti spinge a lasciar perdere i fronzoli per concentrarti su un frutto
ghiottissimo offerto dalle nuove possibilità tecnologiche: in pratica,
significa avere sotto le mani un portale che ti permette di accedere on line a
due milioni di opere del patrimonio culturale europeo, riprodotte in formato
digitale e disponibili in ventitré lingue. Da ieri, chiunque di noi potrà consultare
con estrema facilità una quantità sterminata di libri, audio, film, foto,
quadri, mappe, manoscritti, giornali e documenti d'archivio, costruendosi il
proprio percorso mediante cui avventurarsi in questo progetto carico di
speranze, che mette in scacco qualche luogo comune del pessimismo tecnologico.
Guardiamo Europeana anche da un'ottica politica. Se l'europeismo oggi ha ancora
una quantità residuale di forze, realizzazioni come questa sono un ottimo
carburante per fare un po' di strada in avanti. E infatti: cosa ci siamo
raccontati fino a oggi e cosa continuiamo a pensare, peraltro con fondate
motivazioni? Che l'Europa era un freddo progetto tecnocratico, privo di anima e
di profondità storica, algido e distante come i palazzoni di Bruxelles, opaco e
respingente come i vetri oscuri di quei palazzoni. Abbiamo rimproverato
ai governanti e alle loro burocrazie di degradare l'idea di Europa a direttive,
norme, regolamenti, vissuti dai popoli come una continua, e indebita,
intromissione dall'alto nella vita quotidiana e nelle sovranità nazionali.
L'euroscetticismo è un vento che più di una volta è già girato a tempesta
contro istituzioni che non sono ancora considerate parte del nostro
immaginario, della nostra visione della politica e della nostra identità
culturale. Ecco, Europeana da questo punto di vista può, potrebbe rappresentare
un salto di livello e un'inversione di tendenza. Per diverse ragioni. Forse per
la prima volta, questa megabiblioteca digitale ci spinge a farla finita una
volta per tutte con la convinzione che l'identità comune dell'Europa vada creata,
inventata, costruita sopra e contro la storia culturale dello spirito europeo.
Qui si adotta un principio completamente opposto: si parte dal basso, da quello
che c'è, da ciò che la storia europea ci ha consegnato sotto forma di
creatività e creazione artistica, i capolavori della pittura e della
letteratura, le avanguardie artistiche, i classici del pensiero politico, la
storia sociale e del costume, l'informazione giornalistica, Dante e Mary Quant,
Céline e Fellini, in una giusta contaminazione tra «alto» e «basso» culturale,
tra cultura scientifica e culture popolari. E qui sta la differenza rispetto a
progetti analoghi di archivi mondiali del sapere, per cui si sono già sprecati
i paragoni con la Biblioteca di Babele di J. L. Borges dove «tutti gli uomini
si sentirono padroni di un tesoro intatto e segreto» o con l'impossibile
Biblioteca universale di un racconto di Kurd Lasswitz, formata da un numero di
libri pari a 10 elevato a due milioni: Europeana ha dei confini, qui si vuole
raccogliere, in una sorta di gigantesca memoria collettiva, solamente
(solamente!) la storia dell'Europa. Più di quanto qualsiasi visionario o
qualsiasi storico avrebbe mai potuto sperare, fino a pochi anni fa. La
tecnologia, in questo caso, diventa non un ostacolo ma un valore aggiunto, un
booster delle radici culturali. E c'è un altro dato positivo di novità. I due
milioni di documenti, che arriveranno a otto nel giro di un paio di anni, non
restano chiusi nella torre d'avorio di qualche consorteria intellettuale o
nelle remote stanze di edifici irraggiungibili ma vengono liberati nella Rete,
e condivisi in quella particolare forma di nuovo comunitarismo su base
tecnologica che Manuell Castells pone alla base delle nuove identità sociali.
Su Europeana non si scaricano solo contenuti, si ha la possibilità di creare o
aggregarsi a gruppi di discussione sull'autore o l'argomento che più ci
interessa, con grande facilità. È, potenzialmente, anche un esperimento di
democrazia digitale. Potenzialmente, va detto. Perché il vero successo di
questa iniziativa si misurerà tanto sul continuo allargamento del suo magazzino
di contenuti quanto sulla capacità di diventare uno strumento di
popolarizzazione della cultura, utilizzato da milioni di utenti. Se è facile
prevedere che il primo obiettivo sarà raggiunto con facilità, sul secondo punto
è doveroso andare cauti. Da oggi, però, per avere un'idea più chiara
dell'Europa, basta anche accendere il computer. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI
SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del
21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
LETTERE E COMMENTI
pag. 36 di MARCELLO ZANNA* ANCHE IN EMILIA, come in Sicilia, in questi giorni
si st... di MARCELLO ZANNA* ANCHE IN EMILIA, come in Sicilia, in questi giorni
si stanno recuperando quote di pazienti deceduti pagate per anni ai medici di famiglia
per errore degli uffici anagrafe e delle Ausl. Nella maggior parte dei casi, i
medici non erano nemmeno al corrente di tali pazienti nei loro elenchi. Tocca
agli uffici comunali dell?anagrafe, infatti, comunicare tempestivamente alle
Asl il decesso degli assistiti. Ai medici, solo ai medici tutte le colpe della
disorganizzazione burocratica italiana. Ad essere chiamati a restituire tali
quote dovrebbero essere i dipendenti dell?anagrafe che non li hanno mai
cancellati. Mi spiego: il medico di famiglia è pagato a forfait poche decine di
euro all?anno per ogni assistito. Alcuni assistiti, tuttavia, il medico non li
vede mai, mentre altri sono sempre in studio. Spesso, in caso di morte
improvvisa di un assistito, il medico non viene allertato, e lo viene a sapere
solo quando vede che tale assistito è stato cancellato dai suoi elenchi. Se non
viene cancellato, il medico può supporre che tale assistito sia ancora vivo e
vegeto. In Sicilia come in altre realtà, i medici sbattuti in prima pagina come
responsabili di truffa sono capri espiatori di una burocrazia
inadempiente. La Sicilia ha cinque milioni di abitanti. Cinquantunomila
pazienti deceduti e pagati ai medici in venti anni, equivalgono a circa
duemilacinquecento pazienti all?anno circa. Duemilacinquecento su cinque
milioni, fanno circa il cinque per mille di pazienti deceduti non cancellati.
Ogni medico, in definitiva, ogni anno si ritrovava con circa tre pazienti
deceduti su un elenco di millecinquecento pazienti. Pensate che sia facile per
un medico, trovare un paziente deceduto che magari non hai mai visto, in mezzo
a un elenco di millecinquecento persone che viene spedito una volta all?anno e
che il più delle volte si dà per scontato? I medici ormai non hanno nemmeno più
voglia di combattere perché, oltre a non veder mai riconosciute pubblicamente
le importanti funzioni che svolgono, vengono invece di continuo accusati di
tutti i mali della sanità italiana, mali che invece sono quasi sempre da
ascrivere ai livelli politici e burocratici del Sistema Sanitario nazionale.
Detto questo, non voglio sembrare il difensore di chi specula sulla
disorganizzazione della burocrazia. Certamente c?è
anche il medico che ha approfittato di questa situazione. Anche i dipendenti e
i dirigenti degli uffici anagrafe però dovrebbero pagare. I medici sono stufi
di essere il capro espiatorio di una classe politica e di una burocrazia incapace di assumersi le proprie responsabilità
nella gestione delle risorse. *Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani
( da "Corriere della Sera" del 21-11-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Esteri - data: 2008-11-21 num: - pag: 16 categoria:
REDAZIONALE Cile La rabbia dei parenti delle vittime: «Non permetteremo che la
nostra tragedia sia ridicolizzata da questo caso» La seconda vita del
«desaparecido» GermÁn La «vedova» percepiva una pensione, lui era in Argentina
con un'altra donna Scomparso sì, ma per sfuggire a moglie e figli. Non è un
desaparecido GermÁn Cofré, non nel senso dei tremila che hanno trovato la morte
dopo la prigionia e le torture del regime di Pinochet in Cile. I suoi resti non
sono in una fossa comune, il suo nome non avrebbe dovuto essere inciso nel
monumento delle vittime nel cimitero di Santiago. Perché GermÁn Cofré è vivo e
vegeto, ricomparso nel paesino natale de La Cisterna dopo 35 anni di vita
parallela dall'altra parte delle Ande, Mendoza, Argentina. Un'altra moglie, un
altro lavoro, un'altra identità. Mentre in Cile la vedova (morta l'anno scorso)
percepiva la pensione versata ai parenti degli scomparsi. E' la stessa Associazione
dei familiari di detenuti desaparecidos a denunciare lo «scandalo», dopo che
uno dei figli l'aveva segnalato alla sezione diritti umani del ministero degli
Interni. «Per noi è gravissimo», dice la presidente Lorena Pizarro. Anni e anni
di battaglie, dal colpo di stato dell'11 settembre '73 fino al periodo della
lenta transizione alla democrazia (dopo il '90), rischiano di essere messi in
ridicolo da un ex impiegato comunale che ha colto l'occasione della dittatura
per mollare pargoli e consorte. Lustri a cercare i propri mariti e a farsi
dileggiare dalla polizia («Saranno scappati con un'altra»), per scoprire che un
fedifrago nella lista c'era davvero. «Non permetteremo che la nostra tragedia
sia gettata nel fango », s'arrabbia Lorena, che al telefono da Santiago ci
tiene a precisare: «Questo caso di scomparsa non era mai stato segnalato da
noi. La vedova si è rivolta allo Stato che ha creduto alla sua denuncia;
secondo, la famiglia non ha mai partecipato alle nostre iniziative». Terzo:
adesso «andranno accertate le responsabilità ». «Situazione da chiarire »,
concorda la presidente della Commissione parlamentare per i diritti umani,
Karla Rubilar, che annuncia una sessione speciale la prima settimana di
dicembre. La dittatura, però, almeno al principio della storia del signor
Cofré, ha un ruolo. Il 24 settembre '73, due settimane dopo l'assalto alla
Moneda e il suicidio di Allende, il giovane GermÁn, allora trentenne, viene
arrestato illegalmente, nella prima violenta ondata repressiva. La ricostruzione,
così come raccontata dalla famiglia, compariva fino a qualche giorno fa nelle
schede raccolte dall'Ong Memoria Viva. Militante comunista, quando la mattina
alle otto si reca al lavoro Cofré viene messo in guardia dai colleghi: i
militari lo cercano. Rientra a casa, due ore dopo dieci uomini circondano
l'abitazione, entrano e lo portano via a bordo di un camion. Fin qui il
racconto è confermato da testimoni. E' nella seconda parte che sorgono i dubbi.
In base alla scheda del caso Cofré, la moglie viene a sapere che l'uomo è stato
condotto alla base aerea di El Bosque. Va a cercarlo lì, ma non le permettono
di vederlo. Ci riprova quasi per un anno, finché nell'agosto del 1974 non le
dicono che il marito è stato trasferito in un carcere comune. Ed è l'ultima informazione
che riceve. Una vicina però, la signora Margarita Rivera Monsalve, racconta al
quotidiano argentino La NaciÓn che in realtà Cofré sarebbe tornato a casa già
due giorni dopo l'arresto. E poi, nel '75, si sarebbe messo in viaggio con tre
compagni oltre le Ande. Versione che avrebbe confermato lo stesso Cofré: «Andai
in Argentina a cercare lavoro, non rientrai perché non esistevano garanzie di
sicurezza ». Della sua inclusione nell'elenco delle vittime non ne avrebbe
saputo nulla, sostiene. Né del suo funerale, nel '95, quando i suoi resti
furono rinvenuti nella fossa comune denominata Patio 29. Salvo
poi, ennesimo errore della burocrazia statale, stabilire nel 2006, in seguito a un'analisi sollecitata
dall'associazione dei familiari, che tra quei 130 corpi di desaparecidos il suo
non c'era. Ritorno A destra, GermÁn Cofré, «desaparecido» ritrovato al suo
ritorno in Cile. Sopra, il monumento alle vittime di Pinochet: c'è anche
il nome di Cofré. A sinistra, la sua tomba: vuota Alessandra Coppola
( da "Repubblica, La" del 21-11-2008)
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Pagina XXIII -
Palermo LA FARSA FEDERALISTA DEL CENTRODESTRA SICILIANO GIUSEPPE LAURICELLA C
alderoli è riuscito a convincere anche coloro che avrebbero avuto tutto da
perdere, ovvero le amministrazioni meno efficienti. Come appunto la Sicilia.
Ciò è stato possibile perché, al di là della ipotetica efficacia del «costo
standard» che dovrebbe condurre a una maggiore efficienza e responsabilità
gestionale, si potrebbe delineare un paradosso, a seconda del modello o
parametro che si sceglierà: infatti, stabilito il costo medio delle prestazioni
e dei servizi, chi si troverà a un livello più basso dovrà essere sorretto per
raggiungerlo; chi si troverà a un livello più alto dovrà intervenire con
risorse proprie per mantenere il proprio livello alto. Il ddl Calderoli non
dice nulla su questo. Peraltro, nel calcolo dei costi, non si considera il
livello di evasione fiscale, anche sul piano delle attività della criminalità
organizzata, che, certamente, può alterare i parametri. Al di là degli annunci
del Pdl in campagna elettorale, credo che oggi tutte le forze di maggioranza e
opposizione dovrebbero mostrare più coraggio politico e propositivo, peraltro
sapendo di trovare un sicuro consenso diffuso nella collettività. Mi riferisco
per esempio al tema della Provincia. Un ente intermedio non più giustificato
che viene tenuto in vita ? per volontà trasversale ? solo per l´esigenza di
spazi politici. Sostenerne l´abolizione, non limitandola ai soli casi di
istituzione di aree metropolitane, aiuterebbe anche il percorso federale.
Infatti se ? come ha detto Antonio Martino ? «la devoluzione della capacità
impositiva agli enti locali (Comuni e Province) avverrà senza ridurne
drasticamente il numero, il trasferimento delle competenze (inevitabile
contropartita) comporterà un aumento del numero dei dipendenti degli enti
locali». Quindi, per evitare che il federalismo fiscale comporti aumento della burocrazia, delle spese pubbliche e
delle tasse, una delle soluzioni potrebbe essere appunto l´abolizione delle
Province, il cui personale andrebbe trasferito ai Comuni e alle Regioni. Altra
considerazione: pur sapendo che la nostra Regione deve operare in armonia con
la Costituzione e secondo i principi di coordinamento della finanza pubblica e
del sistema tributario nazionale, va ricordato che ogni modifica statale
che riguardi il sistema fiscale siciliano dovrà essere condiviso dalla Regione
(con le norme di attuazione) o, comunque, potrà essere ammessa se si rivelerà
vantaggiosa per la Sicilia. Lo ha sottolineato la Conferenza delle Regioni e
delle Province autonome, lo ha previsto la legge costituzionale 3 del 2001, lo
ha ribadito la Corte costituzionale con la recente sentenza 102 del 2008. E lo
ha confermato lo stesso disegno di legge-delega Calderoli. Ciò significa che la
Regione Sicilia dovrà partecipare, d´intesa con lo Stato, alla definizione
delle norme di attuazione garantendo così la sua condivisione nelle scelte che
si opereranno. Il testo della bozza di legge-delega presentato dal governo
nazionale prevedeva (per rabbonire il presidente Lombardo) l´idea di stabilire
«forme di fiscalità di sviluppo». Lo stesso Calderoli aveva però subito
precisato che la fiscalità di sviluppo (o cosiddetta «di vantaggio») non
avrebbe potuto essere garantita se non con il consenso dell´Unione europea.
Calderoli ha «dimenticato» di richiamare una recente sentenza della Corte di
giustizia europea, che ha operato una espressa apertura in ordine alle misure
fiscali agevolative. E, in ogni caso, sia la bozza che il ddl Calderoli pongono
come condizione per tali aperture l´attuazione piena dello Statuto, che molti
guardano con forti riserve per gli effetti che potrebbe avere sul bilancio
della Regione (condurrebbe ad un saldo negativo di 5 miliardi di euro).
Evidentemente, le perplessità hanno raggiunto anche il governo nazionale, che si
è affrettato a far scomparire dal disegno di legge-delega presentato ora al
Senato ogni riferimento alla fiscalità di sviluppo. Segno evidente di una
volontà contraria a un federalismo fiscale serio e vero. A dimostrazione di
ciò, basterebbe osservare che nel 2006 Parlamento europeo e Commissione hanno
presentato una bozza di riforma che prevede, per la prima volta, l´introduzione
di forme di fiscalità di sviluppo per le Regioni più arretrate. Così come
basterebbe ricordare che la stessa Corte di giustizia europea ha riconosciuto
la compatibilità delle misure fiscali agevolative con il diritto comunitario.
Anzi, la Corte riconosce l´applicabilità di tali misure solo agli enti
territoriali interni, diversi dallo Stato ma a condizione che tali enti (come le
Regioni) abbiano piena autonomia sotto tre profili: istituzionale, decisionale
e finanziario. Insomma, la Corte ci dice che solo di fronte a un federalismo
vero e serio, che non permette gli aiuti di Stato, si possono consentire misure
quali la fiscalità di vantaggio. Pertanto, una proposta di riforma che aspira a
realizzare un federalismo vero e serio deve presentare anche tale strumento.
L´averlo addirittura eliminato dal disegno di legge del governo dimostra, per
un verso, un´assoluta mancanza di considerazione nei confronti della richiesta
avanzata dal presidente Lombardo e, dall´altro, la consapevolezza di non volere
un vero e serio federalismo (anche fiscale). Penso che per la Sicilia il
problema fondamentale non sia l´esistenza o meno del federalismo fiscale ma,
piuttosto, una seria e corretta gestione delle risorse, che alla Regione già
oggi non mancano. Se il federalismo servirà a portare misure e strumenti capaci
di «costringere» la politica a una buona e sana amministrazione, la riforma
sarà utile. In caso contrario il federalismo servirà solo ad amplificare i
problemi. In questo contesto la sostanziale inerzia dell´opposizione finisce
con l´assecondare una gestione distorta delle risorse della Sicilia e una
cattiva amministrazione. Salvaguardare l´autonomia della Regione siciliana
significa obbligarla a funzionare bene e nell´interesse generale, eliminando
l´insopportabile politica della gestione del bisogno. L´autore è docente di
Diritto pubblico all´Università di Palermo
( da "Giornale di Brescia" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Edizione: 21/11/2008
testata: Giornale di Brescia sezione:economia Capriolo, il blocco e le domande
di un'impresa La Obiettivo Project ha avuto l'ok dal Comune per realizzare
nuove costruzioni. Ma non riesce a partire Isaia Agosti CAPRIOLO Una telefonata
in redazione. Arriva dalla bergamasca, da Curno, quartier generale della
Agogroup, società che ha sede oltre l'Oglio ma che fa capo ad un bresciano -
Isaia Agosti - e che nel bresciano opera. Qui siamo fermi, dicono. Colpa della burocrazia. E raccontano di una piccola storia di ordinaria disfunzione, di
come - per inghippi che non sempre è facile andare ad individuare - vi sia un
cantiere a Capriolo, che ha avuto tutte le autorizzazioni del caso e nel quale
in parte si è già costruito, ma che è bloccato perché parti della stessa
amministrazione non si coordinano, dimenticando che anche i ritardi
pesano sui conti di una impresa; anzi: che un cantiere fermo pesa il doppio
perché un po' di investimenti si sono fatti ma la possibilità del rientro si
allunga nel tempo. La storia del cantiere di Capriolo la si era raccontata un
anno e mezzo fa, quando venne presentata l'iniziativa che avrebbe dovuto
portare alla realizzazione di una sorta di miniquartiere a Capriolo, sulla
strada che porta ad Adro, in via Mioletta, con la realizzazione di circa 150
unità abitative e una struttura turistico-ricettiva con un investimento
complessivo superiore ai 40 milioni. Si firmano le convenzioni con il Comune
che chiede e ottiene una decina di appartamenti da destinare a edilizia popolare.
Come può capitare in questi casi, aperti i cantieri della lottizzazione, da una
parte e dall'altra si fanno richieste di modifiche rispetto ai piani originari.
Il Comune chiede il rafforzamento della rete fognaria e cambia la destinazione
degli alloggi: non più popolari ma a libera vendita; la Provincia, da parte
sua, chiede una rotatoria più ampia prefigurando un aumento dei costi iniziali
da 70 a 260mila euro. La Obiettivo Project della Agogroup (che sta realizzando
l'intervento in partnership con la bergamasca Obiettivo Spa di Torre Boldone),
da parte sua chiede di modificare la parte della convenzione relativa al
progetto della struttura ricettiva con trasformazione in residenziale e piccolo
commercio (massimo 150 metri quadrati per negozio). In mezzo ci sono i soliti
tira e molla ma si arriva, alla fine del settembre scorso, al dunque: la giunta
approva l'insieme delle proposte di intervento presentate dalla società
costruttrice. A questo punto verrebbe da dire: pronti via. Ma non è così. Ed è
qui, su questi ritardi, che nascono le perplessità della società che
danneggiano certamente la Obiettivo Project e probabilmente il Comune e i
cittadini perché finché non si sblocca la situazione non verrà realizzata la
rotatoria e gli alloggi comunali non saranno completati. Ma perché non si
parte? Qui entriamo un po' sulle sabbie mobili. Agosti riconosce che
l'assessore Vittorio Faletti fa il possibile, nondimeno non si parte. E qui si
torna agli inizi, alle domande che in questi casi ci si pone: «Perché - dicono
all'impresa - se ogni cosa è a posto e concordata con gli amministratori, gli
uffici comunali non danno il via libera; a chi giova il fatto di tenere
bloccata una iniziativa economica che, soprattutto di questi tempi di crisi,
dovrebbe semmai essere favorita?
( da "Corriere Alto Adige" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Corriere dell'Alto
Adige - BOLZANO - sezione: PRIMOPIANO - data: 2008-11-21 num: - pag: 2
categoria: REDAZIONALE La campagna Mussner plaude: azioni concrete dalla base
L'esempio dell'azienda «ZH» «Gli infortuni calati del 35%» BOLZANO — Parte
domani una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza nei cantieri promossa
dalla ditta edile ZH. «La sicurezza sul lavoro è il nostro obiettivo primario»,
annunciano gli organizzatori. I manifesti dell'iniziativa contro i rischi di
infortunio sul lavoro saranno visibili in prossimità dei cantieri e una
massiccia attività di sensibilizzazione verrà fatta attraverso la stampa.
«Affinché la cultura della sicurezza si faccia strada tra tutti i lavoratori è
innanzitutto indispensabile avviare una efficiente collaborazione tra le pari
coinvolte — spiega Werner Zimmerhofer, direttore di ZH — noi, in quanto datori
di lavoro, abbiamo l'obbligo di investire in sicurezza e dotare tutti i nostri
dipendenti dei più idonei dispositivi di protezione individuale affinché
possano lavorare in piena sicurezza. Ma non basta. Sono gli stessi lavoratori
che devono cambiare il loro approccio alla sicurezza ». La ditta edile ZH è
impegnata attualmente in ben un'ottantina di cantieri in Italia, Austria e
Svizzera con oltre 500 dipendenti. Da tempo investe in sicurezza e ha visto
nell'ultimo anno una diminuzione degli infortuni del 35%. «Ritengo
indispensabile che le istituzioni agiscano in prima linea per promuovere la
salute e la sicurezza dei lavoratori — spiega l'assessore Florian Mussner — ciò
che tutti si aspettano sono delle azioni concrete, immediatamente attuabili,
che non rimangano pura burocrazia».
Ribadita anche dall'assessore l'importanza di unità e collaborazione negli
interventi: «La politica deve ovviamente impegnarsi nella promozione di
iniziative che promuovano e sensibilizzino verso la sicurezza, ma importanti
spunti possono arrivare anche soprattutto dalla base, ovvero da coloro che
quotidianamente lavorano affrontando rischi per la propria salute e sicurezza»,
dice l'assessore. Sempre in tema di sicurezza, la ripartizione Lavoro della
Provincia ha organizzato ieri il convegno «L'infortunio: imparare dagli errori
». Parola d'ordine: «Gli sbagli purtroppo ci sono, e alle volte possono essere
fatali — ha detto il direttore di ripartizione, Helmut Sinn, nell'occasione— è
importante verificarne e capirne le cause per evitare di ripeterli». V. C.
( da "Corriere del Veneto" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Corriere del Veneto
- TREVISO - sezione: TREVISO - data: 2008-11-21 num: - pag: 8 categoria:
REDAZIONALE La polemica Contestato l'intervento di Bottacin E sul blocco dei
flussi Barbiero spacca il Pd TREVISO — I sindacati ricuciono i rapporti ma a
sfrangiarsi sulla discussione sui «flussi si-flussi no» innescata da Paolino
Barbiero è intanto il Pd trevigiano. Non per quanto ha detto il segretario Cgil
ma per quanto ha scritto ieri di lui Diego Bottacin. Il consigliere regionale,
in un intervento affidato ai quotidiani, aveva attribuito a Barbiero
l'intenzione neanche troppo nascosta di ricercare, con il suo appello a
bloccare i nuovi ingressi di immigrati, approvazione fra gli iscritti Cgil che
votano Lega. Parole che, per il consigliere comunale Giovanni Tonella,
«meritano un doveroso chiarimento politico. Declassare il senso della proposta
del segretario generale della Camera del Lavoro di Treviso sui flussi
d'ingresso degli stranieri ad una manovra funzionale a recuperare consenso tra
i lavoratori leghisti è una maniera riduttiva e miope di valutare la
situazione. A star fuori dalla realtà è Bottacin, non Barbiero ». Enrico
Quarello, segretario provinciale Pd, rileva da parte sua che Barbiero ha
registrato «una grande preoccupazione diffusa e in forte sintonia con la
popolazione trevigiana, che se non affrontata e sviscerata in modo serio e in
anticipo rischia di generare vere repulsioni culturali a sfondo populista e
razzista. Per questo non vedo appiattimenti di Barbiero sulla Lega, anzi non
vedo perché si debba regalare alla Lega il primato ed il vanto di esplicitare,
magari in modo superficiale, ciò che in modo diffuso la maggior parte dei trevigiani
sente e vede con preoccupazione ». Per Quarello, insomma, «il tema dei flussi
va riaffrontato, non è certo un vanto l'analisi critica di chi evidenzia come i
flussi servano a regolarizzare la presenza di molti immigrati che oggi sono già
presenti nel territorio. Ciò significa che la burocrazia non rende questo strumento
efficace in termini di quella programmazione e equilibrio tra domanda e offerta
che dovrebbero contribuire a regolare in modo armonioso e serio la presenza di
immigrazione lavorativa nel nostro paese. La critica senza il contenuto diventa
demagogia ed è quanto di più lontano dal progetto riformista del PD».
Per cercare di ricomporre le fila interviene da Montecitorio anche Simonetta
Rubinato. «Barbiero corre il rischio, ponendo un falso problema, di aiutare la
Lega a nascondere quelli veri. E' necessario certo tener conto che la domanda
di manodopera straniera è calata, ma il problema vero non è il blocco dei
flussi, bensì la riforma del meccanismo degli ingressi previsto dalla legge
BossiFini che crea clandestinità. Ciò detto evitiamo le polemiche ed elaboriamo
insieme delle proposte serie ed efficaci ». G.F. \\ Quarello: non vedo
appiattimenti sulla Lega, anzi. Il tema dei flussi va affrontato
( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2008-11-21 - pag: 16 autore: CRITICAMENTE
... Federalismo sì, ma solo se fa risparmiare L a Lega si è dichiarata ieri non
preoccupata dei tempi non rapidissimi che si preannunciano per l'esame in
Parlamento del federalismo. Evidentemente, non teme manovre dilatorie: auspica
anzi un esame approfondito, che certamente sarebbe opportuno. Del resto, sono
stati in tanti, negli ultimi anni, a invocare un alleggerimento dell'assetto
centralista. Addirittura, in certi ambienti del centro-sinistra si era più
volte adombrata la possibilità di costituire un Pd del Nord, o della Lombardia;
e dall'altra parte, ci aveva pure provato Roberto Formigoni, salvo essere
stoppato dalla sua maggioranza. Il federalismo, insomma, non solo è ormai
difficile da fermare; ma va colto come una grande opportunità per tagliare le
unghie al centralismo e per restituire responsabilità ai livelli locali: non
solo ai politici, ma anche agli elettori che potranno esercitare il controllo
democratico che spetta loro con cognizione di causa, proprio per la maggiore
contiguità alle sedi dove si prendono le decisioni che li riguardano. Occorre
perciò che il federalismo nasca bene, e si dimostri capace di raggiungere gli
obiettivi che la gente si attende: più controllo, appunto; più trasparenza; più
efficienza; meno tasse. E su questi punti sono state assai puntuali le
osservazioni che, da ultimo, ha presentato al Senato la Banca d'Italia, per
bocca del suo vicedirettore generale, Ignazio Visco. Non torno sui contenuti di
tale testimonianza, già esposti su queste colonne da Rossella Bocciarelli. Mi
limito a ribadire la responsabilità che Regioni ed Enti locali si dovranno
assumere quando il federalismo sarà in funzione. E a sottolineare come si stia
già perdendo l'occasione alla quale proprio la Banca d'Italia richiama, quella
di «evitare duplicazioni di funzioni e di semplificare i livelli di governo».
Naturalmente, l'occasione sprecata è quella di non aver voluto abrogare (magari
in tempi medi, per consentire a tutti un onorevole pensionamento) le Province.
Eppure sarebbe stata una scelta popolare, come mi dimostrano alcune
segnalazioni ricevute nelle settimane scorse da parte dei lettori: dalla
raccolta di firme organizzata da un comitato ad hoc (www.aboliamoleprovince.it);
all'iniziativa di cui mi ha scritto il Sindaco di Maltignano contro la
divisione (e prevedibile raddoppio) della provincia di Ascoli Piceno. Insomma i
cittadini si rendono conto che non basta federalizzare per razionalizzare; ma
proprio su questo insiste la Banca d'Italia, quando ricorda che, negli anni
recenti, l'aumento maggiore della spesa pubblica si è verificata proprio a
livello locale; che l'obiettivo irrinunciabile deve rimanere quello del
pareggio di bilancio; e che «l'aumento dei margini di autonomia impositiva»
deve risultare neutrale rispetto al carico fiscale complessivo, ossia deve
corrispondere a un taglio, come prevede peraltro il disegno di legge, delle
imposte erariali. A fronte della scelta, già presa, di non ridurre i livelli di
governo, non resta dunque che sperare che il federalismo prossimo venturo
riesca a raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si pone: imbrigliare la spesa,
fornire ai cittadini servizi migliori, assicurare funzioni perequative tra le
varie aree del Paese, responsabilizzare la politica. L'assetto federale
potrebbe anche rivelarsi vincente; ma l'uscita dal modello
centralista, con la resistenza che susciterà nelle burocrazie, si rivelerà
certamente più faticosa del previsto. Nei prossimi anni, sapremo anche se più
costosa. salvatore.carrubba@ilsole24ore.com RIFORME AMBIZIOSE Le Province
sopravvivono, ma resta l'obiettivo di una politica più snella di Salvatore
Carrubba
( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2008-11-21 - pag: 16 autore: ... EUROPA / 1 Sulla chimica rischio burocrazia U n a sfida ambiziosa e un'opportunità da cogliere, ma
contemporaneamente l'ennesima serie di lacci e laccioli che rappresentano una
minaccia per la competitività delle imprese, competitività già compromessa dai
vincoli del "sistema Italia". Questo è il Reach, il regolamento
europeo sulla chimica ilquale, dopounafaseditransizionechescatteràil1Ú
dicembre, entreràdefinitivamenteinvigoreil1Úgennaio in tutta Europa. Il
regolamento Reach impone la registrazione europea di tutti i composti chimici,
per difendere i consumatori e l'ambiente.Questo regolamento chiede gravosi
adempimenti. La struttura della chimica italiana è basata su un dimensionamento
contenuto delle imprese, dove ogni appesantimento burocratico è una grave mina
alla competitività. Su questo nuovo balzello cartaceo imposto dall'Europa ben
informate sono le imprese chimiche. Ma ne sanno ancora davvero poco, e non
vogliono saperne di più, gran parte dei clienti della chimica, gli
utilizzatori, che appartengono ai più disparati comparti produttivi. Eppure
rischiano anche loro. è importante che si preparino ad affrontare questa nuova
sfida. Burocratica, purtroppo.
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del
21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
CATTOLICA E VALCONCA
pag. 17 I contributi per l?affitto?Arrivano, burocrazia
permettendo CATTOLICA LE FAMIGLIE BISOGNOSE INCALZANO. L?ASSESSORE: «QUALCHE
GIORNI DI PAZIENZA» LA CRISI si fa sentire, l?anno va a chiudersi e le
tredicesime forse non basteranno per pagare tutte le bollette e le tasse di
fine 2008. E così anche il ritardo per eventuali contributi sull?affitto della
casa può esasperare gli animi. Diverse famiglie a Cattolica lamentano scarse
informazioni e ritardi ingiustificati, ma ora i chiarimenti arrivano
direttamente dall?assessore ai Servizi Sociali Salvatore Epiceno. «I contributi
arriveranno - assicura l?assessore - ma serve tempo per sbrigare tutte le operazioni
burocratiche necessarie. Credo qualche giorno ancora e poi partiranno
direttamente i bonifici. Entro dicembre tutto sarà risolto. I soldi ci sono, il
Comune ha fatto la sua parte per non diminuire la quota dell?anno scorso
nonostante i tagli dello Stato che sono stati ancor maggiori dell?anno scorso.
Alle famiglie dico di stare tranquille, a dicembre tutto andrà a regime, stiamo
lavorando per loro» . Certo è che in tanti attendono tali aiuti e si parla di
oltre 170 famiglie con oltre 100 in lista anche per un appartamento popolare.
lu.pi. Image: 20081121/foto/8925.jpg
( da "Messaggero, Il (Latina)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Venerdì 21 Novembre
2008 Chiudi di SILVIO GARATTINI MAI COME in questi tempi si è fatto un gran
parlare dell'Università italiana con toni spesso contradditori. In realtà i
nodi di cinquant'anni di mancate riforme si stanno mostrando in tutta la loro
gravità e qualsiasi soluzione è destinata ad essere impopolare proprio nel
mondo universitario che fra l'altro ha in Parlamento una fortissima
rappresentanza. Non esistono bacchette magiche; ma vi sono alcuni aspetti che
potrebbero nel tempo modificare favorevolmente il ruolo dell'Università, che
oggi appare nel suo complesso difficilmente difendibile. Tuttavia se si vuole
seriamente pensare ad inserire dei cambiamenti sostanziali bisogna coinvolgere
nella formulazione anche persone estranee all'Università. Alcuni suggerimenti
sono già stati espressi, ma in sostanza bisogna ricorrere a ricercatori,
industriali, uomini di cultura, managers che abbiano conoscenze e credibilità
per indicare la via da percorrere. Poche cose possono essere fatte nel breve
termine, ma alcune linee di tendenza possono essere identificate. Vi sono in
Italia troppe Università e troppe localizzazioni. Sembra logico redigere una
serie minima di requisiti per giustificare l'esistenza di un'Università: quelle
che non si adeguano devono essere chiuse, perché non è giusto illudere gli
studenti che le frequentano. Il sistema dei concorsi
pubblici - con tutta la conseguente burocrazia - va definitivamente abolito; si risparmieranno in questo modo
soldi e polemiche. Devono essere le singole Università a scegliere i professori
e devono essere i professori - entro certi limiti - a scegliere i loro più
diretti collaboratori. Abbiamo oggi nelle Università un esercito fatto
più di generali che di soldati: una situazione paradossale. Gli insulti al
merito degli attuali concorsi non continueranno nell'Università futura se si
porranno due semplici provvedimenti: l'abolizione del valore legale della
laurea e il finanziamento pubblico sulla base dei risultati. I risultati in
questo modo non saranno il numero degli studenti presenti o promossi, ma la
percentuale degli studenti che otterrà una validazione degli studi effettuati
attraverso un esame di Stato. Dopo qualche anno diverrà chiaro quali siano le
Università o le facoltà universitarie che hanno realizzato la migliore
formazione.
( da "Tempo, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
stampa Isola del
Liri Bilancio del convegno sulle risorse idriche della valle Le cascate, una
grande ricchezza Diego Mancini ISOLA DEL LIRI «La bellezza delle cascate di Isola del Liri ha sbloccato la burocrazia!». Con questa espressione il
presidente del comitato cittadino «Il fiume Liri e le sue cascate», Ugo
Spalvieri, ha sintetizzato la giornata di studio sul tema «L'uso razionale
della risorsa idrica nella Media Valle del Liri», che si è svolta recentemente
nell'abbazia di San Domenico, per iniziativa dell'assessorato provinciale all'ambiente.
«Un evento straordinario che si è concluso con un bilancio sicuramente positivo
- ha dichiarato Ugo Spalvieri - considerata la notevole partecipazione e la
qualità dell'informazione che ne è derivata. La presenza dei rappresentanti
degli enti locali e delle autorità preposte alla pianificazione delle azioni
per la tutela e salvaguardia del patrimonio naturale di Isola del Liri, i
riferimenti tecnici proposti dai docenti delle università territoriali
intervenuti e le interessanti proposte delle associazioni ambientaliste ne
hanno arricchito il contenuto, già esclusivo per il suo genere. Resterà nei
nostri cuori il generoso sforzo dialettico della dott.ssa Vera Corbelli,
segretaria dell'Autorità di Bacino "Liri-Garigliano e Volturno" che,
in uno dei suoi accreditati interventi, ha quasi smarrito la veste
istituzionale e, con l'entusiasmo di chi crede profondamente nella propria
missione, ha incitato tutti gli intervenuti a una seria presa di coscienza
sull'importanza delle tematiche ambientali, sollecitando attività operative non
più rinviabili». Il presidente del comitato cittadino ha poi commentato
positivamente la nota del sindaco di Isola del Liri Vincenzo Quadrini, del
vice-sindaco e assessore al turismo Luciano Duro e dell'assessore all'ambiente
Stefano Palimgiani e indirizzata ai proprietari delle centrali idroelettriche
ubicate a monte delle Cascate e all'Agenzia regionale per la difesa del suolo, con
cui si richiedono notizie e copia delle preliminari autorizzazioni, concesse
dalle autorità competenti, necessarie per la costruzione della cordolatura
trasversale posizionata nel contesto del «Monumento naturale», ritenuta
antiestetica e di sicuro ostacolo al naturale deflusso del fiume Liri.
( da "Messaggero, Il (Metropolitana)" del
21-11-2008)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il)
Argomenti: Burocrazia
Venerdì 21 Novembre
2008 Chiudi di SILVIO GARATTINI MAI COME in questi tempi si è fatto un gran
parlare dell'Università italiana con toni spesso contradditori. In realtà i
nodi di cinquant'anni di mancate riforme si stanno mostrando in tutta la loro
gravità e qualsiasi soluzione è destinata ad essere impopolare proprio nel
mondo universitario che fra l'altro ha in Parlamento una fortissima rappresentanza.
Non esistono bacchette magiche; ma vi sono alcuni aspetti che potrebbero nel
tempo modificare favorevolmente il ruolo dell'Università, che oggi appare nel
suo complesso difficilmente difendibile. Tuttavia se si vuole seriamente
pensare ad inserire dei cambiamenti sostanziali bisogna coinvolgere nella
formulazione anche persone estranee all'Università. Alcuni suggerimenti sono
già stati espressi, ma in sostanza bisogna ricorrere a ricercatori,
industriali, uomini di cultura, managers che abbiano conoscenze e credibilità
per indicare la via da percorrere. Poche cose possono essere fatte nel breve
termine, ma alcune linee di tendenza possono essere identificate. Vi sono in
Italia troppe Università e troppe localizzazioni. Sembra logico redigere una
serie minima di requisiti per giustificare l'esistenza di un'Università: quelle
che non si adeguano devono essere chiuse, perché non è giusto illudere gli
studenti che le frequentano. Il sistema dei concorsi
pubblici - con tutta la conseguente burocrazia - va definitivamente abolito; si risparmieranno in questo modo
soldi e polemiche. Devono essere le singole Università a scegliere i professori
e devono essere i professori - entro certi limiti - a scegliere i loro più
diretti collaboratori. Abbiamo oggi nelle Università un esercito fatto
più di generali che di soldati: una situazione paradossale. Gli insulti al
merito degli attuali concorsi non continueranno nell'Università futura se si
porranno due semplici provvedimenti: l'abolizione del valore legale della laurea
e il finanziamento pubblico sulla base dei risultati. I risultati in questo
modo non saranno il numero degli studenti presenti o promossi, ma la
percentuale degli studenti che otterrà una validazione degli studi effettuati
attraverso un esame di Stato. Dopo qualche anno diverrà chiaro quali siano le
Università o le facoltà universitarie che hanno realizzato la migliore
formazione. Bisogna creare all'interno dell'Università una struttura che non
riproponga clientelismi e impossibilità di governare. I Consigli
d'Amministrazione devono essere l'organo primario; i professori esprimono terne
di preferenza fra cui è il Consiglio d'Amministrazione che sceglie il Rettore e
i Presidi di Facoltà. Questa impostazione avrebbe il vantaggio di evitare che i
"controllati" divengano anche i "controllori" di chi li
deve governare. Occorre anche stabilire un iter ben definito per la carriera
dei giovani, in modo da evitare l'obbligo di assunzione dei cosiddetti
"precari". Dopo un certo numero di anni chi non ottiene una posizione
di professore ordinario o associato deve uscire dal sistema per permettere un
salutare ricambio. Si deve evitare la moltiplicazione delle cattedre che in
medicina ha raggiunto il suo livello massimo: le cattedre disciplinari o
multidisciplinari devono essere poche, ma devono essere in grado di organizzare
gli insegnamenti. Ad esempio una sola cattedra per ogni facoltà, ma molti
"associati" per l'insegnamento a piccoli gruppi di studenti. Le
Università devono essere autonome - con alcuni limiti - in modo da poter
utilizzare nel modo migliore le risorse economiche messe a disposizione dal
Ministero competente ed eventualmente dai privati. All'autonomia deve però
corrispondere un controllo fatto da un'organizzazione esterna, possibilmente
internazionale che giudichi il lavoro svolto dalle Università e dia un
giudizio: non si tratta di realizzare una classifica a punteggio, ma di
raggruppare le Università sulla base delle performance effettuate, una
classifica che ovviamente può cambiare nel tempo. Un ultimo commento riguarda
la definizione del ruolo dell'Università. Non vi è dubbio che il ruolo
principale sia quello dell'insegnamento avanzato per la formazione della classe
dirigente del Paese, intendendo per dirigenti non solo i responsabili
d'azienda, ma tutti coloro che concorrono a rappresentare nei vari aspetti
culturali, economici e professionali il "motore" di un Paese.
L'insegnamento è oggi spesso una "sine cura", invece deve essere
continuamente ripensato - non solo dai singoli professori, ma dalle facoltà -
in rapporto con i progressi delle conoscenze. Occorre abbandonare il sistema
delle lezioni frontali per puntare sullo studio autonomo, fornendo seminari e
consulenze; quando pertinente è importante far sì che lo studio teorico sia
accompagnato dalla possibilità di esercitazioni individuali, una carenza quasi
globale dell'Università italiana, specialmente, ma non solo, per le facoltà
scientifiche. In questo senso il 3 del "3 + 2" va trasferito
dall'Università ad altre strutture più adatte alla formazione professionale di
breve termine. Per compiere una funzione didattica approfondita ed aggiornata
va sostenuta la ricerca, purché non sia un'attività dissociata dalle finalità
universitarie che sono primariamente di tipo formativo. In altre parole occorre
evitare che una riforma universitaria si identifichi anche con una soluzione
dei problemi della ricerca scientifica. I problemi della ricerca coinvolgono
l'Università, ma non riguardano solo l'Università, dato che ormai nel nostro
Paese sono numerose le strutture pubbliche, private non-profit e industriali
che attendono ormai da troppo tempo un'adeguata attenzione e sufficienti
risorse per essere alla base del progresso culturale ed economico. Sono quindi
molte le cose da fare, ma bisogna iniziare il cammino con idee chiare senza dar
troppo ascolto alla "piazza", che spesso tende a difendere magari
inconsciamente interessi corporativi.
( da "Affari Italiani (Online)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lusso/ "Meno
tasse e una cabina di regia". La ricetta di Versace contro la crisi
Giovedí 20.11.2008 18:37 Meno tasse alle imprese che esportano e una cabina di
regia dedicata alla promozione del made in Italy. Questo il menù che, tra una
portata e l'altra, ieri sera a Villa Madama, i rappresentati del lusso italiano
hanno presentato al premier Silvio Berlusconi e ai suoi ministri. Lo racconta
ad Affaritaliani.it Santo Versace, deputato del Pdl che, assieme ai colleghi di
Altagamma Leonardo Ferragamo, Paolo Zegna, Carla Fendi, Bernabò Bocca, Matteo
Marzotto, Andrea Della Valle e Matteo Cordero di Montezemolo, ha partecipato
all'incontro. Guai a chiamarlo lusso però. Per Versace il made in Italy non è
altro che "l'industria del bello, della creatività, dell'innovazione".
E la politica dovrebbe prendere esempio. Perché la crisi c'è ma si può
superare. Ma le regole devono essere uguali per tutti. L'INTERVISTA Una cena a
base di crisi e strategie quella di ieri sera. Di cosa in particolare avete
discusso? "Abbiamo parlato di burocrazia: in Italia ce n'è troppa e
frena le imprese. Abbiamo parlato della giustizia, perché è necessario anche
per le imprese che questa funzioni. E poi abbiamo parlato di un fatto molto
importante: l'Europa è il mercato più aperto del mondo ed è necessario che
anche gli altri lo siano allo stesso modo. Basta con gli ostacoli che
penalizzano le nostre imprese: la parola d'ordine deve essere
'reciprocità'". E a Berlusconi cosa avete chiesto? "Una cosa molto
importante, che già era contenuta in un ordine del giorno da me presentato in
ottobre e approvato all'unanimità, ovvero una fiscalità di vantaggio per le
imprese che esportano. Così come avviene in Danimarca e in altri Paesi. Perché
le aziende che sono sul mercato mondiale devono avere i team migliori (e quindi
ben pagati), strutture idonee in tutto il mondo e devono fare tanta
rappresentanza e promozione. E invece, per dirne una: in alcuni casi le spese
di rappresentanza non sono neppure detraibili al cento per cento. Insomma
vogliamo che il sistema fiscale, che non solo non favorisce le imprese ma in
alcuni casi le danneggia, cambi". E avete chiesto anche una struttura ad
hoc collegata direttamente alla presidenza del Consiglio che possa rilanciare
il made in Italy? "Sì, in Italia c'è infatti una dispersione, tra enti e
paraenti, che non ci giova. Tra ambasciate, istituti di commercio estero,
regioni, camere di commercio... c'è troppa dispersione. Ci vuole una cabina di
regia che invece di sperperare i soldi in sovrastrutture si occupi seriamente
di una reale promozione del made in Italy". Chi vede alla guida di questa
cabina di regia? "Il nome non è importante. Ciò che conta è che siano
scelte le persone migliori. Come è avvenuto con la nomina di Mario Resca alla
direzione dei musei italiani". pagina successiva >>
( da "Affari Italiani (Online)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lusso/ "Meno
tasse e una cabina di regia". La ricetta di Versace contro la crisi
Giovedí 20.11.2008 18:37 Cabina di regia a parte, le previsioni per il 2008 e
il 2009 restano nere... "Per carità non parliamo di previsioni nere.
Bisogna cambiare mentalità: quando si parla di crisi o di recessioni si deve
prendere tutto con freddezza, bisogna essere attenti e ragionare. Guai a
piangersi addosso. Pensiamo ai nostri genitori e ai nostri nonni nel 1945 e
torniamo ad essere guerrieri. Dobbiamo armarci dell'ottimismo del fare. E così
supereremo ogni crisi". Internet può aiutare? "Certamente, il
commercio online sta crescendo molto e migliora costantemente. Ma è anche vero
che in questa situazione la Rete da sola non può risolvere le cose". Su
quali Paesi puntate in questo periodo? "Puntiamo molto sulla Cina e
l'india. Ma i mercati vanno tutti rispettati. Sono molto importanti anche il
Medio Oriente, il Brasile, la Russia e i Paesi dell'Est... Anche perché se su
un mercato ti va male, ti sostiene un altro. Ma soprattutto nessuno deve
commettere l'errore di smettere di investire in Europa e negli Usa. Insomma,
nessuna piazza va mollata". Però il governo vi deve aiutare "Sì,
dobbiamo fare gruppo, fare sistema, così come già avviene tra le tante aziende
di Altagamma. E in effetti questo esecutivo ha ascoltato tutte le nostre
richieste i nostri consigli... E' molto attento. Anche se l'Italia è un Paese dove la burocrazia uccide tutto". Un consiglio al governo contro la crisi?
"Diciamo che la politica deve prendere esempio dalla moda: ritmo,
globalizzazione, meritocrazia... Se lo facesse, saremmo il primo Paese al
mondo. Però da noi, a differenza di quanto avviene per esempio in Francia, la
moda non è mai stata rispettata e presa in considerazione per quello che rappresenta".
< < pagina precedente
( da "Giornale.it, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
n. 279 del
2008-11-21 pagina 16 Un clic e il volume è tuo Tutti i capolavori europei di
Angelo Mellone L?Europa è una biblioteca infinita. è nata sul web la raccolta
dei capolavori del sapere del vecchio continente Milioni di volumi, spartiti e
dipinti in versione digitale e gratis per tutti Roma - Il 20 novembre sarà
ricordato, speriamo, come un giorno rivoluzionario per il nostro continente,
per la sua stessa ragion d?essere politica e storica: è arrivata Europeana. E
c?è da dire: finalmente. Tecnicamente, Europeana è un network tematico, ovvero
una rete immensa di contenuti, appresi dalle fonti più disparate - musei,
centri culturali, gallerie, archivi, biblioteche - e messi a disposizione
dell?utente. A un primo sguardo, l?impostazione grafica è severa, ma è quella
snellezza della forma che ti spinge a lasciar perdere i fronzoli per
concentrarti su un frutto ghiottissimo offerto dalle nuove possibilità
tecnologiche: in pratica, significa avere sotto le mani un portale che ti
permette di accedere on line a due milioni di opere del patrimonio culturale
europeo, riprodotte in formato digitale e disponibili in ventitré lingue. Da
ieri, chiunque di noi potrà consultare con estrema facilità una quantità
sterminata di libri, audio, film, foto, quadri, mappe, manoscritti, giornali e
documenti d?archivio, costruendosi il proprio percorso mediante cui
avventurarsi in questo progetto carico di speranze, che mette in scacco qualche
luogo comune del pessimismo tecnologico. Guardiamo Europeana anche da un?ottica
politica. Se l?europeismo oggi ha ancora una quantità residuale di forze,
realizzazioni come questa sono un ottimo carburante per fare un po? di strada
in avanti. E infatti: cosa ci siamo raccontati fino a oggi e cosa continuiamo a
pensare, peraltro con fondate motivazioni? Che l?Europa era un freddo progetto
tecnocratico, privo di anima e di profondità storica, algido e distante come i
palazzoni di Bruxelles, opaco e respingente come i vetri oscuri di quei
palazzoni. Abbiamo rimproverato ai governanti e alle loro burocrazie di
degradare l?idea di Europa a direttive, norme, regolamenti, vissuti dai popoli
come una continua, e indebita, intromissione dall?alto nella vita quotidiana e
nelle sovranità nazionali. L?euroscetticismo è un vento che più di una volta è
già girato a tempesta contro istituzioni che non sono ancora considerate parte
del nostro immaginario, della nostra visione della politica e della nostra
identità culturale. Ecco, Europeana da questo punto di vista può, potrebbe
rappresentare un salto di livello e un?inversione di tendenza. Per diverse
ragioni. Forse per la prima volta, questa megabiblioteca digitale ci spinge a
farla finita una volta per tutte con la convinzione che l?identità comune
dell?Europa vada creata, inventata, costruita sopra e contro la storia
culturale dello spirito europeo. Qui si adotta un principio completamente
opposto: si parte dal basso, da quello che c?è, da ciò che la storia europea ci
ha consegnato sotto forma di creatività e creazione artistica, i capolavori
della pittura e della letteratura, le avanguardie artistiche, i classici del
pensiero politico, la storia sociale e del costume, l?informazione
giornalistica, Dante e Mary Quant, Céline e Fellini, in una giusta
contaminazione tra «alto» e «basso» culturale, tra cultura scientifica e
culture popolari. E qui sta la differenza rispetto a progetti analoghi di
archivi mondiali del sapere, per cui si sono già sprecati i paragoni con la
Biblioteca di Babele di J. L. Borges dove «tutti gli uomini si sentirono
padroni di un tesoro intatto e segreto» o con l?impossibile Biblioteca
universale di un racconto di Kurd Lasswitz, formata da un numero di libri pari
a 10 elevato a due milioni: Europeana ha dei confini, qui si vuole raccogliere,
in una sorta di gigantesca memoria collettiva, solamente (solamente!) la storia
dell?Europa. Più di quanto qualsiasi visionario o qualsiasi storico avrebbe mai
potuto sperare, fino a pochi anni fa. La tecnologia, in questo caso, diventa
non un ostacolo ma un valore aggiunto, un booster delle radici culturali. E c?è
un altro dato positivo di novità. I due milioni di documenti, che arriveranno a
otto nel giro di un paio di anni, non restano chiusi nella torre d?avorio di
qualche consorteria intellettuale o nelle remote stanze di edifici
irraggiungibili ma vengono liberati nella Rete, e condivisi in quella
particolare forma di nuovo comunitarismo su base tecnologica che Manuell
Castells pone alla base delle nuove identità sociali. Su Europeana non si
scaricano solo contenuti, si ha la possibilità di creare o aggregarsi a gruppi
di discussione sull?autore o l?argomento che più ci interessa, con grande
facilità. è, potenzialmente, anche un esperimento di democrazia digitale.
Potenzialmente, va detto. Perché il vero successo di questa iniziativa si
misurerà tanto sul continuo allargamento del suo magazzino di contenuti quanto
sulla capacità di diventare uno strumento di popolarizzazione della cultura,
utilizzato da milioni di utenti. Se è facile prevedere che il primo obiettivo
sarà raggiunto con facilità, sul secondo punto è doveroso andare cauti. Da
oggi, però, per avere un?idea più chiara dell?Europa, basta anche accendere il
computer. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Opinione, L'" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Oggi è Ven, 21 Nov
2008 Edizione 251 del 21-11-2008 CANDIDATI & IMPRESE: Api-edil e
Confindustria Incontro con le associazioni di categoria di Antìpodo Martedì
scorso a Pescara c?è stato un altro meeting tra due dei candidati alla
presidenza della Regione Abruzzo e due associazioni di categoria. Carlo
Costantini (Idv-Pd) e Gianni Chiodi (Pdl), hanno incontrato in un dibattito
pubblico l?Api-edil di Pescara, l?associazione di costruttori, e gli
imprenditori di Confindustria Abruzzo. Presenti per gli edili pescaresi, il
presidente Lucio Sabatini ed il consigliere Gianfranco Forcucci. Le due
categorie imprenditoriali hanno avuto in sintesi richieste comuni. Tre i punti
più gettonati: un più facile e rapido accesso al credito, snellimento della burocrazia, e chiarificazioni sul futuro. Sulle prime due
richieste Gianni Chiodi ha dato la su parola d?impegno, attraverso la mediazione
di uno strumento di lavoro: un crono-programma sulle cose da mettere in atto
nei primi 100 giorni post elettorali, segnalando quali aziende della piccola e
media impresa potranno avere l?accesso veloce al credito, e quali altre
dovranno attendere. Sulla prima richiesta il candidato del Pdl è stato invece
tassativo: di miracoli non se ne potranno fare. Come a voler significare che di
illusioni non si campa. Costantini viceversa ha posto l?accento sul premio
verso chi saprà approfittare dei numerosi finanziamenti in corso poiché molti
di questi negli anni precedenti sono andati perduti.
( da "Mattino, Il (Benevento)" del 21-11-2008)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Salerno)) (Mattino, Il
(City))
Argomenti: Burocrazia
Silvio Garattini Mai
come in questi tempi si è fatto un gran parlare dell'Università italiana con
toni spesso contradditori. In realtà i nodi di cinquant'anni di mancate riforme
si stanno mostrando in tutta la loro gravità e qualsiasi soluzione è destinata
a essere impopolare proprio nel mondo universitario che tra l'altro ha in
Parlamento una fortissima rappresentanza. Non esistono bacchette magiche; ma vi
sono alcuni aspetti che potrebbero nel tempo modificare favorevolmente il ruolo
dell'Università, che oggi appare nel suo complesso difficilmente difendibile.
Tuttavia, se si vuole seriamente pensare a inserire dei cambiamenti sostanziali
bisogna coinvolgere nella formulazione anche persone estranee all'Università.
Alcuni suggerimenti sono già stati espressi, ma in sostanza bisogna ricorrere a
ricercatori, industriali, uomini di cultura, manager che abbiano conoscenze e
credibilità per indicare la via da percorrere. Poche cose possono essere fatte
nel breve termine, ma alcune linee di tendenza possono essere identificate. Vi
sono in Italia troppe Università e troppe localizzazioni. Sembra
logico redigere una serie minima di requisiti per giustificare l'esistenza di
un'Università: quelle che non si adeguano devono essere chiuse, perché non è
giusto illudere gli studenti che le frequentano. Il sistema dei concorsi
pubblici - con tutta la conseguente burocrazia - va definitivamente abolito; si risparmieranno in questo modo
soldi e polemiche. SEGUE A PAGINA 10
( da "Denaro, Il" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Enti Locali &
Cittadini autonomie Questione-Sud: è ancora attuale Ma ora è il momento di
passare dalle discussioni alle scelte concrete Nando Morra Una discussione
senza infingimenti sul divenire del Mezzogiorno non è più rinviabile. E'
imposta dalle cose. Con l'autorevolezza di un "meridionalista
storico" e, al tempo stesso, moderno ed innovativo, Alfredo Reichlin ha
posto l'esigenza assoluta di rimettere il Mezzogiorno al centro della agenda
politica. La analisi-denuncia, di elevato spessore culturale e politico, è
secca e rigorosa. "Il ceto politico meridionale, non è innocente",
scrive Reichlin. E' purtroppo vero. Da qui bisogna partire. Ma non è il solo
punto da affrontare. C'è bisogno di una discussione senza veli, schietta, dura.
Certo, la riflessione deve necessariamente e in primo luogo, investire gli
attori della politica, soprattutto i meridionali. Ma non basta. La analisi
riguarda e deve riguardare le forze della cultura, i partiti, il Sindacato, il
mondo produttivo. Un dato non secondario riguarda governi e istituzioni. Si
riparte, dunque. E' necessario in particolare in tempi di federalismo da
costruire e di preoccupanti fasi oscure nelle quali naviga il processo politico
e istituzionale. Ed anche in tempi di recessione. Un confronto sui nodi dello
scenario e della governance territoriale, sulle riforme e lo sviluppo del
Mezzogiorno. Sulle Riforme istituzionali, il "sistema paese" è
bloccato da oltre dieci anni. Le innovazioni avviate non hanno, infatti,
disegnato il federalismo dell'unità nella diversità sostenuto dalle Autonomie
Locali. Oggi è all'ordine del giorno l'assetto del "Federalismo
fiscale". E' un punto delicato. Se non c'è equilibrio si può ancora
dividere il paese tra Regioni ricche e Regioni povere, mettere in discussione i
"diritti di cittadinanza" (salute, scuola, servizi, ecc.), accentuare
gli squilibri economici e sociali. Sul federalismo e, soprattutto sul
federalismo fiscale, sull'assetto e sul futuro del paese, si scontrano due
concezioni e due politiche. Il Mezzogiorno è vitalmente interessato a
contrastare ogni posizione che punti ad accentuare le divaricazioni Nord-Sud
approfondendo il solco tra "regioni ricche", con Città, Comuni e
cittadini di serie A, dove si vive, si produce, si studia, si lavora, si è
assistiti ad alti livelli di servizi e di civiltà e "regioni povere",
con Città, Comuni e cittadini di serie B, dove il livello di vivibilità e di
welfare e la stessa azione dei governi locali è in funzione del Pil individuale
e territoriale o dei kw installati sul territorio. Già questo unico punto, al
tempo stesso culturale, sociale e politico, sottolinea l'esigenza e, dunque,
l'obiettivo di un cambiamento delle politiche nazionali. Urge ed è necessaria,
dunque, una profonda discontinuità nella politica economica, finanziaria ed
industriale del governo, delle forze produttive e nella stessa azione delle
Regioni e degli Enti Locali, per affermare una nuova equazione: Mezzogiorno
uguale "risorsa" per lo sviluppo del paese, per il Mediterraneo, per
l'Europa. Ed è sbagliato e fuorviante identificare una "questione
settentrionale" sulla base dei risultati elettorali delle amministrative.
Urge ed è necessario riflettere criticamente per innovare profondamente l'approccio
culturale e politico sui termini attuali della "questione
meridionale" per delineare un programma di sviluppo per il Mezzogiorno.
Ogni ritardo è irresponsabilità verso il Paese e verso il Sud. Aprire una nuova
fase deve essere anche obiettivo e compito delle istituzioni del governo
territoriale. Regioni, Province, Città, Comuni sono sollecitati a nuove, più
significative responsabilità. Il governo dovrà fare la sua parte e fino in
fondo. Ma è anche dovere istituzionale e politico delle Regioni e degli Enti
Locali, unire alle sollecitazioni verso il governo e la stessa U.E. mettere in
campo un forte impegno per innovare strategie e obiettivi, semplificare metodi,
dare incisività e tempestività ed elevare la produttività amministrativa del
governo locale, elevare la qualità progettuale ed operativa, la capacità
realizzativa e di spesa, per concorrere ai programmi UE ed alla dotazione delle
risorse finanziarie. L'allargamento dell'Europa ed il ruolo nuovo che il Sud
deve assolvere in rapporto all'Italia, al Mediterraneo, alla stessa Europa,
impongono una svolta netta, una scelta di qualità nell'azione generale del, nel
e per il Mezzogiorno. Al tempo stesso, la regionalizzazione da un lato e
l'Europa dall'altro, impongono al Mezzogiorno di oggi un nuovo modo di pensare,
di essere, di agire. La stessa capacità progettuale operativa delle Regioni e
del sistema delle Autonomie Locali del Mezzogiorno, in particolare nel campo
degli investimenti produttivi e delle politiche sociali, è pesantemente
condizionata dagli effetti a catena innescati dal continuo taglio dei
trasferimenti e dalle conseguenze della Finanziaria. Da Napoli alle altre città
del Sud, è in atto una robusta ripresa della emigrazione di giovani (circa
70.000 all'anno) con alto tasso di scolarizzazione, donne ed uomini, verso le
regioni del Nord. Le Regioni del Mezzogiorno sono attestate al 57 per cento del
reddito pro-capite di quelle del Centro-Nord. Si sconta un divario interno che
è il più alto d'Europa. Il Sud è investito dall'acutizzarsi dei fenomeni di criminalità
organizzata, di attacco agli Amministratori locali, di malessere sociale che
determina un quadro inquietante e grave che taglieggia l'economia, comprime lo
sviluppo ed investe diritti primari dei cittadini come la sicurezza urbana e la
vivibilità nelle città. Il Sud cambia, la "questione-Sud" resta. Non
si tratta solo di una "questione" culturale tra "vecchio" e
"nuovo" meridionalismo. E' un dato oggettivo con rilevanti
implicazioni politiche, istituzionali, economiche e sociali che non investono e
non condizionano soltanto il Mezzogiorno. Investono e condizionano il futuro
del paese. E' un tema di fondo per la società nazionale sul quale c'è
l'esigenza di un ripensamento culturale e politico sul ruolo, sulla funzione,
sulle prospettive del Sud e, dunque, di Regioni, Province e Comuni meridionali,
in rapporto all'Italia, al Mediterraneo, all'Europa. Si è nel pieno della
"Seconda Fase" della politica di coesione e della nuova
programmazione comunitaria 2006-2013. Il Mezzogiorno, anche per le opportunità
promosse dall'UE, si deve attrezzare a vivere le sfide del prossimo decennio:
area di libero scambio nel Mediterraneo, allargamento dell'Ue, sviluppo
scientifico e tecnologico, infrastrutturazioni e "reti". E' possibile
e necessario, pertanto, non solo parlare di "nuovo meridionalismo", o
forse, di "euromeridionalismo", ma ha un senso ancora più profondo
una riflessione sul Mezzogiorno che tenga conto di quanto il suo sviluppo e la
sua crescita siano ormai indissolubilmente legati al contesto comunitario ed al
rapporto con il Mediterraneo. Ed anche al rinnovamento della politica e dei
suoi protagonisti. Si deve partire da due dati. Primo. Superfluo riproporre un
rosario di dati: uno per tutti. Il Sud è fermo dal 1997. Secondo. Il Sud non è
più un'area da "assistere". C'è altro e di radicalmente diverso da
fare. La logica dell'"intervento straordinario", o nuovi modelli che
affrontino soltanto le ricorrenti emergenze senza incidere sui nodi storici e
di fondo che determinano la dissociazione socio-economica dall'Italia e
dall'Europa non servono né al Mezzogiorno, né al paese. Il Mezzogiorno è una
realtà complessa e dinamica, dove problemi, arretratezza e nodi strutturali
coesistono con territori, amministrazioni locali e forze imprenditoriali,
capaci di inventare forme di sviluppo avanzati ed originali con aree e settori
produttivi e della ricerca di assoluta eccellenza, con enormi potenzialità
endogene che non ottimizzate e non sistematizzate ne frenano il decollo e non
innescano processi di sviluppo autopropulsivi. Con significative eccezioni,
anche il sistema delle Autonomie e la Pa, con il peso della recente
legislazione federalista, delle burocrazie, la lentezza
spesso esasperante delle procedure, i ritardi nella innovazione e nel
decentramento di funzioni, poteri e risorse dalle Regioni agli Enti Locali
alimenta un quadro di inefficienze che concorrono a determinare, che, "al
dualismo economico si aggiunge il dualismo amministrativo",
alimentando anche per questo, l'allargamento del divario Nord-Sud. E' questa
una responsabilità primaria e ineludibile della politica e dei politici
meridionali. del 21-11-2008 num.
( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Venerdì 21 Novembre
2008 LA RICERCA. I risultati di due sondaggi sul rapporto con i pazienti Medici
di famiglia la fiducia è all?85% La stragrande maggioranza dei cittadini è
soddisfatta per la competenza e le cure Due recenti ricerche sui medici
di famiglia e i pazienti estese a tutto il territorio nazionale hanno ?sondato?
la fiducia quale elemento fondamentale del rapporto nell'assistenza primaria.
La prima, affidata alla Swg, ha riguardato un sondaggio effettuato su un
campione di popolazione e la seconda, realizzata dal Centro Studi Nazionale
della Fimmg, la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, un sondaggio
su un campione di medici di famiglia. L'oggetto principale delle ricerche è la
fiducia tra il paziente e il medico di famiglia, le reciproche percezioni, i
modi in cui entrambi si vedono e si relazionano. Il medico di famiglia
rappresenta il primo contatto del cittadino con il Servizio Sanitario Nazionale
ed è assiduamente frequentato. Dalle risposte dei cittadini emerge che il 10 -
17% si fa visitare dal medico di famiglia una volta ogni 2 - 3 mesi (4 - 6
volte all'anno), il 24 - 30% una volta ogni 4 - 6 mesi (2 - 3 volte all'anno),
con percentuali crescenti in relazione al progredire dell'età anagrafica. Se
oltre a questi dati si considerano le visite domiciliari, l'assistenza
programmata domiciliare, l'assistenza domiciliare integrata ai pazienti affetti
da malattie croniche invalidanti o terminali, le consultazioni telefoniche, le
richieste di pareri, il numero rilevante di ricette a vario titolo emesse, le
certificazioni, le vaccinazioni antinfluenzali, risulta di tutta evidenza che
il servizio erogato dal medico di famiglia è altamente richiesto. Soddisfazione
e fiducia sono assai alte nella popolazione; a questo proposito è utile
riportare qualche dato di sintesi: l'84,5% dei cittadini dichiara che il suo
medico di famiglia risponde alle attese; l'81% che il medico si interessa a lui
come persona; il 78% che il medico si preoccupa delle sue esigenze di paziente;
l'81,2% che il medico lo visita con attenzione; l'87,2% che il suo medico è
competente; l'83, % che il medico fa tutto quanto il possibile per risolvere i
suoi problemi; l'87,4% che ha fiducia nel suo medico di famiglia. Medici e
cittadini ritengono ?la fiducia" il pilastro portante del loro rapporto,
hanno opinioni coerenti, esprimono analoghe tendenze.Si tratta di un rapporto
relazionale vissuto direttamente, faccia a faccia, senza intermediari, del quale
il cittadino è soddisfatto. Anche il medico di famiglia è soddisfatto, ma avverte sempre più il peso oneroso di una burocrazia crescente, per cui
auspicherebbe una diversa, più efficiente ed efficace organizzazione, per non
sostenere solo sulle sue spalle il peso, anche psicologico, di pazienti la cui
fragilità sanitaria e la pressione che ne deriva sono in costante aumento in
relazione all'invecchiamento della popolazione. Silvio Regis medico di
famiglia
( da "SaluteEuropa.it" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
21/11/2008
Medici di famiglia: la burocrazia impegna il 50% del tempo Il medico
di famiglia rischia di venire sommerso dalla burocrazia: questi
adempimenti occupano ben la metà della sua vita professionale. E il carico di
lavoro continua ad aumentare, con il rischio di mettere a repentaglio la
qualità. È
questo il quadro che emerge dal quinto rapporto Nazionale Health Search,
presentato oggi al Congresso della Società Italiana di Medicina di famiglia
(SIMG) in corso a Firenze. "Negli ultimi due decenni è enormemente
cresciuta la pressione per elevare l'efficienza dei sistemi sanitari a fronte
di risorse sempre più limitate ha spiegato il presidente della SIMG Claudio
Cricelli -. La tensione al cambiamento si esercita su tutte le componenti del
sistema, ma senza dubbio i medici di famiglia sono quelli che più la avvertono:
nella doppia veste di organizzatori ed erogatori di servizi di assistenza, sono
tenuti a garantire l'appropriatezza e l'efficacia, e a controllare i costi.
Sempre più spesso, quindi, hanno la necessità di confrontare la propria
attività con standard predefiniti, secondo i principi del governo clinico
basati sulle evidenze scientifiche disponibili e sulla pratica, anche per
razionalizzare risorse e tempo". L'utilizzo sistematico del database
Health Search ha permesso a SIMG di ottenere un'attuale e competa fotografia
dei bisogni di salute in Italia: l'ipertensione rappresenta la patologia che
causa il maggior numero di visite ambulatoriali (15,3%) seguita da diabete
mellito (4,8%) e dislipidemie (3,1%). Le persone affette da malattia coronarica
sono quelle che si recano con maggiore frequenza presso il proprio medico ma
sorprende anche l'alta percentuale di visite ambulatoriali per i malati di
epilessia (6,2 visite/anno), di patologie della tiroide (6 visite/anno) e di
glaucoma (4,5 visite/anno). Diversi studi hanno dimostrato che il medico di
famiglia visita nel corso di un anno il 65% della propria popolazione di
assistiti e nel corso di 3 anni circa il 95%. Inoltre, contribuisce nell'arco
dei 12 mesi al 65% del consumo complessivo di farmaci: su 100 visite, oltre 70
terminano con una prescrizione farmaceutica, circa 30 con una richiesta di
accertamento diagnostico-strumentale ed oltre 10 con una richiesta di visita
specialistica. L'intero rapporto può essere consultato nel sito web di Health
Search www.healthsearch.it Un numero sempre maggiore di medici di medicina
generale utilizza programmi informatici per la gestione dei pazienti nella
normale pratica clinica. Il sistema Health Search, sviluppato da SIMG e attivo
da oltre 10 anni, riunisce attualmente 850 professionisti, analizza 7 aree
cliniche, con oltre 50 indicatori di processo, 9 di esito intermedio e 16 di
appropriatezza terapeutica. I risultati sono concordi con le informazioni
ricavate dall'ISTAT e dall'Osservatorio Nazionale sul Consumo dei Medicinali
(OSMED). "Per la prima volta i medici diventano attori protagonisti di un
processo globale di miglioramento continuo dell'assistenza ha continuato
Cricelli -. Questo sistema si basa sulle evidenze scientifiche più aggiornate e
sul confronto nel tempo dei risultati di cura e consente di individuare, nella
gestione delle principali malattie croniche, i problemi su cui eventualmente
intervenire con correttivi. Ma ci permette anche di cogliere l'andamento di
alcune grandi patologie e di ipotizzarne le cause". Dai dati riportati nel
V Rapporto emerge, ad esempio, un trend crescente nella prevalenza di
ipertensione che varia dal 18,4% al 22,0% del 2007, con stime sensibilmente
maggiori nelle donne (19,8% nel 2003 vs. 23,2% nel 2007) rispetto agli uomini
(16,8% nel 2003 vs. 20,8% nel 2007). Dalle analisi effettuate, si registra per
molte patologie un costante aumento di prevalenza, determinato da vari fattori,
compresa la capacità del medico di famiglia di diagnosi anticipate, in presenza
di sintomi precoci. Oltre all'ipertensione, nel corso degli anni 2003-2007
l'ictus è passato dall'1,9% al 2,5%, il diabete mellito di tipo II dal 5% al
6,2%, la depressione maggiore dal 3% al 4,3%. Un altro aspetto interessante è
l'analisi per area geografica: mentre l'ictus ischemico prevale al nord (nord-est:
3,5% vs. isole: 2,2%) così come la depressione (nord-est: 5,6% vs. sud e isole:
3,7%), la prevalenza di diabete mellito tipo 2 (isole: 7,7% vs. nord-est:
5,8%), BPCO (sud: 4,0% vs. nord-ovest e nord-est: 2,5%) e artrosi (sud: 24,2%
vs. nord-ovest: 16,1%) mostra un andamento inverso. "Questo rapporto può
rappresentare uno strumento di aggregazione, di discussione e di confronto tra
i medici e con il mondo della sanità, dell'economia e della scienza. Materiale
che offre alla SIMG e a tutta la medicina generale la base di sviluppo di
ipotesi di lavoro, di nuovi modelli organizzativi, di infinite opportunità di
innovazione e ricerca. Ritengo che la chiave di lettura di questo rapporto ha
concluso il presidente Cricelli - sia profondamente innovativa e costituisca un
momento di riflessione per tutti coloro coinvolti nella programmazione
sanitaria del nostro Paese".
( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Non si discute del
malessere della scuola Non si ... Non si discutedel malesseredella scuolaNon si
sono ancora spenti, mi pare, i fermenti causati dalle illusioni o delusioni
dovuti all'approvazione del decreto Gelmini, ovvero del ministro della Pubblica
istruzione, che tanto hanno mosso studenti, insegnanti e in generale il
personale della scuola,alla ricerca di dimostrare l'infondatezza e l'inutilità
di queste idee. Si sa che ogni cambiamento, piccolo o grande che sia, sconvolge
vecchie e consolidate situazioni. Il nuovo fa sempre paura. I molti aspetti del
decreto non convincono e troppo veloce è trascorso il tempo fra sterili
discussioni e periodi di completa inattività e abbandono della scuola. Eppure
in questi giorni non ho letto o ascoltato, da parte degli addetti ai lavori,
forze sindacali o politiche, interventi che entrassero nel merito del
malessere, portandolo in superficie insieme con il marcio che affligge, a volte
irreparabilmente, non solo la struttura scolastica, ma le coscienze che
all'interno vi lavorano. Gli insegnanti sono tanti e malpagati, ma molti fanno
di tutto per non meritarsi quel poco a loro destinato. Altri, invece,
preferiscono intraprendere, con la compiacenza di qualche incauto dirigente e
il provvido aiuto di qualche collega, sentieri che conducono verso orizzonti
mai ben definiti, situazioni spurie. Una volta scoperti dimostrano subito la
più ampia estraneità. Sono situazioni che, spesso, non hanno la necessaria
approvazione degli organi collegiali competenti, oppure laddove essa esiste, è
stata ottenuta in difformità a quanto dichiarato, per cui ciò che viene
approvato è diverso da ciò che viene realizzato. È questo il caso degli
innumerevoli, spesso sconvolgenti progetti, ai quali vengono sottoposti inermi
e disattenti studenti. La vita quotidiana di un allievo e di un docente
trascorre in un disperato disorientamento che, molte volte, si tramuta in una
sorprendente gratificazione per entrambi, che vedono così il niente prendere
forma e consistenza. Ecco quindi susseguirsi: spettacoli teatrali, mostre,
musei, tornei di calcio, calcetto, pallavolo, conferenze per l'orientamento,
incontri con esperti sulla droga alcol e tabacco, scrittori, viaggi d'istruzione
con relativi preparativi, cineforum, progetto ambiente, sicurezza, giustizia,
accoglienza, legalità, patentino, vado sicuro, vado a piedi, vado in
macchina... Progetti, progetti, progetti... Dimenticavo! Esiste anche il
progetto sostegno: non si sa a chi è rivolto, se a un alunno in difficoltà o a
una classe numerosa: importante che per esso qualcuno percepisca qualcosa. Non
tutte, fortunatamente, ma parecchie di queste iniziative si rivelano quasi
sempre inutili e dispendiose, perché sottraggono preziose risorse economiche
che potrebbero essere diversamente e convenientemente finalizzate verso scopi
migliori. Esse, invece, concorrono prevalentemente ad arrotondare le precarie
retribuzioni di un gruppo, più o meno ristretto, di insegnanti che invocando la
sempre auspicabile autonomia, male interpretata e peggio gestita, si compiace
del lavoro didattico diverso al quale hanno contribuito, forse come
protagonisti. C'è chi prende troppo e chi prende nulla o poco! Il troppo non
sempre è giustificato da un reale sovraccarico di lavoro e di attribuzione di
responsabilità. Gli incarichi scolastici e le attività progettuali andrebbero
pubblicizzati negli organi collegiali preposti che hanno il compito, oltre che
dell'approvazione, quello più delicato, ma essenziale, del controllo e della
verifica. Invece vengono tacitamente omessi, probabilmente in buona fede,
andando a privilegiare pochi colleghi, vicini a chi gestisce l'organizzazione
scolastica, piuttosto che permettere a tutti di accedere a tali opportunità. La
responsabilità, si sa, è sempre del dirigente scolastico
che preso da mille impegni e sommerso dal leviatano della burocrazia, preferisce rimanere fuori da
queste problematiche, preoccupato più da un lasciar correre, piuttosto che da
un intervenire; disposto più a nascondere che a svelare. Per fortuna non tutti
e non tutto è così opaco, senza profondità. Vi sono colleghi che attraverso un
impegno silenzioso e costante, adempiono ogni giorno alla loro missione
con pazienza, fiducia, passione e coraggio. Non possiamo permetterci che queste
persone, ultimo baluardo di speranza, cedano al disinteresse verso
l'istituzione scolastica, risorsa preziosa di educazione e di formazione per i
nostri ragazzi.Sergio MagonRovigoIl monumentoai Cadutivicino ai rifiutiIl giorno
8 novembre, in occasione del 90. anniversario della Prima guerra mondiale
ricordato solennemente a Corbola, alla presenza delle autorità comunali, dei
rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d'arma, del parroco
eccetera, è stato inaugurato un nuovo monumento ai Caduti, come riportato anche
nell'articolo apparso su questo quotidiano.Iniziativa lodevole e molto buona,
peccato che il cippo in onore dei Caduti sia stato messo in posizione alquanto
infelice.Infatti l'amministrazione locale, ha pensato bene di
"nasconderlo" in fianco al municipio tra i cassonetti dei rifiuti
tossici e un porta biciclette, anziché posizionarlo in mezzo a piazza Martiri
come sarebbe stato più giusto e logico, in modo da poter essere visibile e da
monito per non dimenticare gli orrori delle guerre, a tutti i cittadini senza
andarne alla ricerca.Andrea TivelliCorbola
( da "Corriere Adriatico" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Un contribuente
costretto a pagare a Equitalia anche bolli di uno scooter rubatogli venti anni
fa Vince il ricorso ma non gli ridanno i soldi ANCONA - Vince il ricorso
presentato al giudice di pace ma Equitalia Marche, l'agenzia incaricata di
effettuare la riscossione dei tributi anche per conto della Regione, per ora si
rifiuta di restituirgli quei 1.550 euro da lui indebitamente pagati circa
cinque mesi fa. Perchè, fanno sapere dallo sportello anconetano di Equitalia,
in via Palestro, "la cancellazione della cartella esattoriale dipende
direttamente dalla Regione e solo l'ente preposto può effettuare lo sgravio, un
atto necessario per la restituzione dei soldi". Nonostante tutto ha
dell'assurdo la disavventura capitata a un camionista di 35 anni, residente a
Camerata Picena. Le carte che L.M. ha raccolto in questi
mesi raccontano di una vicenda dove a farla da padrona è la burocrazia. Quella più cieca e sorda che
ci possa essere, incapace di ammettere i propri errori. Tanto che, stando a
quanto ci ha raccontato il contribuente, l'agenzia di riscossione sarebbe
intenzionata a ricorrere al Tar pur di non ridare indietro quei soldi.
Una battaglia legale dai risvolti beffardi. Da una parte sarebbe uno spreco di
soldi pubblici, considerato che con un appello al Tar se ne vanno almeno 3.500
euro in spese legali, più del doppio dell'importo conteso. Dall'altra
diventerebbe un ulteriore salasso per il contribuente, costretto a ricorrere a
un avvocato per riavere indietro dei soldi che in realtà sono suoi. La paradossale
vicenda che vede coinvolto il camionista di Camerata Picena inizia nel giugno
scorso, quando a casa sua bussa un'agente di Equitalia Marche. Gli consegna una
raccomandata contenente la cartella esattoriale, con cui gli viene ordinato di
pagare 1.551 euro. L'ingiunzione si riferisce a una serie di bolli auto, tra
cui quello del '98 per la sua Alfa Romeo e soprattutto quelli della sua vecchia
Vespa, per un periodo di nove anni, dall'88 al '97. Il colmo è che il mezzo a
due ruote gli era stato rubato proprio nell'estate dell'88 a Portonovo, un
furto regolarmente denunciato ai carabinieri. Non basta. Nella cartella
esattoriale c'è anche una multa per divieto di sosta sanzionata quando l'uomo
era ancora proprietario dell'Alfa Romeo da lui regolarmente pagata a suo tempo.
"Successivamente mi è arrivata anche una diffida - dice il contribuente -.
Avevo quindici giorni di tempo per pagare. Sono andato anche ad Ancona, allo
sportello di Equitalia. Mi hanno detto che senza la sospensione della diffida
da parte del giudice di pace, lo sarebbero andati avanti lo stesso". La
beffa è che la sentenza del giudice di pace non può arrivare in tempi così
brevi. "A quel punto - rileva il contribuente - per non rischiare di
ritrovarmi ipotecata la casa, sono stato costretto a pagare, sebbene avessi
tutti i documenti che attestavano il pagamento del bollo auto e della multa,
oltre alla denuncia fatta ai carabinieri per la vespa che mi era stata
rubata". Ora però, a distanza di qualche mese, con in mano la liberatoria
della Regione e soprattutto la sentenza del giudice di pace che gli ha dato
ragione, l'uomo si ritrova a cozzare sul muro di gomma dell'agenzia di
riscossione. Tanto che è costretto a metterci l'avvocato per riavere indietro
quei soldi. "Da come ho capito Equitalia ha intenzione di ricorrere al Tar
- dice il contribuente -. Significa che spenderanno almeno 3.500 euro solo per
le spese legali. Soldi della collettività sperperati in questo modo. E' una
cosa vergognosa". Allo sportello anconetano di Equitalia Marche, fanno
sapere che lo sgravio può essere concesso solo dalla Regione, il referente che
ha titolarità del credito. I responsabili dell'agenzia di riscossione sono
comunque disponibili a incontrare direttamente il contribuente per risolvere il
contenzioso. MIRCO DONATI,
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 21-11-2008)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento)) (Mattino,
Il (Circondario Sud2)) (Mattino, Il (Circondario Sud1))
Argomenti: Burocrazia
VINCENZO
SINISCALCHI* Tutti gli articoli in memoria di Franco Nico offrono la misura del
valore di questo artista poliedrico, generoso, instancabile nella sua sovrumana
capacità di lavoro creativo. Intendo, tuttavia, aggiungere al ritratto che di
Nico è stato fatto un mio forte appello perché a Franco Nico venga finalmente
resa giustizia dalla nostra città e dagli addetti alla «industria culturale».
La morte tragica di Franco Nico, infatti, appare l'epilogo di una esistenza
davvero eroica che egli con la moglie, e poi con i figli, ha condotto per
sopravvivere anno per anno ad una serie di inenarrabili emarginazioni alle
quali è riuscito a far fronte soltanto aggrappandosi ad una forte vocazione di
artista e ad una leggendaria capacità di sopportazione tesa a superare le
difficoltà incontrate nello sviluppo del suo gioiello: quel teatro Sancarluccio
che è un vanto della nostra città. Nella tragedia della morte di Franco Nico,
sbalzato da quel motorino su cui si spostava continuamente
da una burocrazia all'altra
(pilotandolo, tra l'altro, con il casco regolare quasi a rappresentare il
contrasto con la palese illegalità delle condizioni in cui versano le strade di
Napoli!), è disegnato il percorso di una vita difficile resa tale non dalla
mancanza di abnegazione civica di Franco Nico ma dalle tante incomprensioni,
dai dinieghi, dalle indifferenze di cui, pur con grande garbo, egli a volte si
doleva. Aggiungo che pochi giorni or sono ho voluto assistere al Sancarluccio
ad una rappresentazione teatrale molto interessante. Franco ne è stato felice
e, al termine, con una punta di malinconia, mi ha voluto trattenere per farmi
ascoltare una sua composizione musicale intitolata provvisoriamente «La ballata
di Edimburgo». Ripensandoci, ora, mi commuovo perché appariva evidente che quel
testo rappresentava la scoperta di una grande città che a tutto il teatro
(quello povero e quello ricco) aveva saputo dare uno sviluppo degno di una
attenzione mondiale tanto da attrarvi la figlia. Ebbene: quella «ballata»
diventi auspicio affinché non Edimburgo ma la nostra e la sua Napoli possa dare
una risposta diversa e solidale nei confronti del maestro scomparso e della sua
famiglia d'arte aiutando il Sancarluccio a continuare anche senza quella
rischiosa frenesia quotidiana di Franco Nico per andare e venire sul motorino
tra fossi, dissesti e insidie di ogni tipo fino ad incrociare la morte. Chiedo
troppo alle autorità amministrative, agli enti teatrali, agli assessorati
competenti se auspico di costruire una proposta di avvenire non più precario
per Pina Cipriani, per i figli e per il teatro Sancarluccio nel ricordo, non
solamente rituale, del povero artista scomparso? * Membro laico del Csm
( da "Corriere Adriatico" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Contestata anche la
gestione del teatro Raccolta differenziata Polemiche per il rinvio FABRIANO
Slitta nuovamente l'inizio della raccolta differenziata. La comunicazione
arriva all'inizio della seduta del consiglio comunale di ieri e a sollevare la
questione è Angelo Tini. "Da una delibera di giunta e secondo quanto
dibattuto in questa sala osserva il consigliere comunale dell'Udc eravamo tutti
d'accordo a far iniziare la raccolta differenziata. La data approvata era stata
quella del primo settembre ed ora mi chiedo come mai nulla è ancora iniziato e
alla gente non sia stato spiegato il perché. C'è bisogno che l'assessore dia
una spiegazione su questa vicenda". E il responsabile del verde cittadino
non tarda a dare le sue motivazioni. "La raccolta porta a porta spiega
l'assessore Mario Paglialunga (nella foto) - è slittata per due ordini di
motivi. Il primo è quello finanziario. L'operazione costerà al comune 600.000
euro in più oltre ai soldi che sono già stati stanziati. Se non troviamo come
coprire la cifra, la raccolta differenziata porta a porta potrebbe comportare
un incremento delle bollette degli utenti del 35% e in questo periodo non mi
sembra auspicabile. Per evitare ogni incremento, ci siamo quindi mossi al fine
di ridurre il più possibile i costi. A riguardo abbiamo cercato degli sponsor
per i cassonetti e per i sacchetti oltre che abbiamo trattato con Cir 33 per
abbassare i costi. Il secondo motivo è che si è dovuto modificare lo statuto di
Anconambiente per ottemperare alle direttive europee". Burocrazia e economia gravano sulla nuova raccolta, anche se il
tutto porta ad un ulteriore slittamento per l'avvio del progetto. Ma non solo
l'ambiente è stato al centro del dibattito comunale, ma anche il teatro Gentile
è tornato sulla ribalta della politica. A sollevare la questione
l'approvazione dello stanziamento dei fondi per pagare la stagione di prosa. Un
polverone che vede tutti d'accordo nell'assegnazione al Sistina, ma molti
contrari sulle sezioni di bilancio da cui si è prelevato il denaro necessario.
"Mi chiedo come si possano reperire i fondi commenta il consigliere Guido
Latini della lista Carmenati per Fabriano togliendoli alle attività musicali,
al turismo o ai trasporti pubblici". Polemica che comunque si esaurisce
dopo un'oretta con l'approvazione della delibera e il consiglio comunale che
prosegue senza molti intoppi affrontando le varie mozioni e gli ordini del
giorno fino ad ora di cena. ROSITA FATTORE ,
( da "Sole 24 Ore, Il (Sanità)" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Indietro 21 novembre
2008 Simg: medici di base "stressati" dalla burocrazia Sempre più spesso
"vittime" della burocrazia che occupa ormai quasi la metà della loro vita professionale. È
l'identikit del medico di famiglia tratteggiato dal quinto rapporto nazionale
Health Search, che è stato presentato oggi nel corso del XXV congresso della
Simg, la società italiana di medicina generale. Il sistema Health
Search, sviluppato da Simg attivo da oltre 10 anni, riunisce attualmente 850
professionisti, analizza 7 aree cliniche, con oltre 50 indicatori di processo,
9 di esito intermedio e 16 di appropriatezza terapeutica. «Negli ultimi due
decenni é enormemente cresciuta la pressione per elevare l'efficienza dei
sistemi sanitari a fronte di risorse sempre più limitate - ha spiegato il
presidente della Simg, Claudio Cricelli -. La tensione al cambiamento si
esercita su tutte le componenti del sistema, ma senza dubbioi medici di
famiglia sono quelli che più la avvertono: nella doppia veste di organizzatori
ed erogatori di servizi di assistenza, sono tenuti a garantire l'appropriatezza
e l'efficacia, e a controllare i costi. Sempre più spesso, quindi, hanno la
necessità di confrontare la propria attività con standard predefiniti, secondo
i principi del governo clinico basati sulle evidenze scientifiche disponibili e
sulla pratica, anche per razionalizzare risorse e tempo». Per il medico di base,
quindi, crescono sempre più le incombenze di carattere burocratico. Ma dalla
Simg arriva una possibile ricetta. Per limitare questo fenomeno è necessario,
dicono a gran voce, puntare sull'informatizzazione esullo scambio di dati in
rete con gli altri professionisti coinvolti nell'assistenza: specialisti,
farmacisti, Asl. Ciò eviterebbe al paziente di doversi recare dal medico di
famiglia anche per semplici necessità burocratiche. I numeri d'altro canto sono
eloquenti. Diversi studi sottolineano infatti che il medico di famiglia visita
nel corso di un anno il 65% della propria popolazione di assistiti e nel corso
di 3 anni circa il 95%. Inoltre, il Mmg contribuisce nell'arco dei 12 mesi al
65% del consumo complessivo di farmaci: su 100 visite, oltre 70 terminano con
una prescrizione farmaceutica, circa 30 con una richiesta di accertamento
diagnostico-strumentale e oltre 10 con una richiesta di visita specialistica.
Ma quali sono le cause che spingono il cittadino a rivolgersi al Mmg? Secondo
la Simg al primo posto spicca l'ipertensione (15,3%), seguita da diabete
mellito (4,8%) e dislipidemie (3,1%). Le persone affette da malattia coronarica
sono quelle che si recano con maggiore frequenza presso il proprio medico ma
colpisce anche l'alta percentuale di visite ambulatoriali per i malati di
epilessia (6,2 visite/anno), di patologie della tiroide (6 visite/anno) e di
glaucoma (4,5 visite/anno). Dai dati riportati emerge poi un trend crescente
nella prevalenza di ipertensione che varia dal 18,4% al 22,0% del 2007, con
stime sensibilmente maggiori nelle donne (19,8% nel 2003 vs. 23,2% nel 2007)
rispetto agli uomini (16,8% nel 2003 vs. 20,8% nel 2007). Dalle analisi
effettuate si registra inoltre per molte patologie un costante aumento di
prevalenza, determinato da vari fattori, compresa la capacità del medico di
famiglia di diagnosi anticipate, in presenza di sintomi precoci. Oltre
all'ipertensione, nel corso degli anni 2003-2007, l'ictus é passato dall'1,9%
al 2,5%, il diabete mellito di tipo II dal 5% al 6,2%, la depressione maggiore
dal 3% al 4,3%. La banca dati disegna infine una mappa delle patologie per area
geografica: mentre l'ictus ischemico prevale al nord (nord-est: 3,5% vs. isole:
2,2%) così come la depressione (nord-est: 5,6% vs. sud e isole: 3,7%), la
prevalenza di diabete mellito tipo 2 (isole: 7,7% vs. nord-est: 5,8%), Bpco
(sud: 4,0% vs. nord-ovest e nord-est: 2,5%) e artrosi (sud: 24,2% vs.
nord-ovest: 16,1%) mostra un andamento inverso. (Ce.Do.) Indietro
( da "Virgilio Notizie" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Salute/
Medici di famiglia: la burocrazia ci toglie 50% tempo Aumenta il
lavoro, lo specialista interviene in un caso su 10 postato fa da APCOM ARTICOLI
A TEMA Altri Roma, 21 nov. (Apcom) - Il medico di famiglia rischia di venire
sommerso dalla burocrazia: questi adempimenti occupano ben
la metà della sua vita professionale. E il carico di lavoro continua ad aumentare, con il
rischio di mettere a repentaglio la qualità. È questo il quadro che emerge dal
quinto rapporto Nazionale Health Search, presentato oggi al Congresso della
Società Italiana di Medicina di famiglia (Simg) in corso a Firenze. "Negli
ultimi due decenni è enormemente cresciuta la pressione per elevare
l'efficienza dei sistemi sanitari a fronte di risorse sempre più limitate -
spiega il presidente della Simg Claudio Cricelli -. La tensione al cambiamento
si esercita su tutte le componenti del sistema, ma senza dubbio i medici di
famiglia sono quelli che più la avvertono: nella doppia veste di organizzatori
ed erogatori di servizi di assistenza, sono tenuti a garantire l'appropriatezza
e l'efficacia, e a controllare i costi. Sempre più spesso, quindi, hanno la
necessità di confrontare la propria attività con standard predefiniti, secondo
i principi del governo clinico basati sulle evidenze scientifiche disponibili e
sulla pratica, anche per razionalizzare risorse e tempo". L'utilizzo
sistematico del database Health Search ha permesso a SIMG di ottenere
un'attuale e competa fotografia dei bisogni di salute in Italia: l'ipertensione
rappresenta la patologia che causa il maggior numero di visite ambulatoriali
(15,3%) seguita da diabete mellito (4,8%) e dislipidemie (3,1%). Le persone
affette da malattia coronarica sono quelle che si recano con maggiore frequenza
presso il proprio medico ma sorprende anche l'alta percentuale di visite ambulatoriali
per i malati di epilessia (6,2 visite/anno), di patologie della tiroide (6
visite/anno) e di glaucoma (4,5 visite/anno). Diversi studi hanno dimostrato
che il medico di famiglia visita nel corso di un anno il 65% della propria
popolazione di assistiti e nel corso di 3 anni circa il 95%. Inoltre,
contribuisce nell'arco dei 12 mesi al 65% del consumo complessivo di farmaci:
su 100 visite, oltre 70 terminano con una prescrizione farmaceutica, circa 30
con una richiesta di accertamento diagnostico-strumentale ed oltre 10 con una
richiesta di visita specialistica. Ancora, un numero sempre maggiore di medici
di medicina generale utilizza programmi informatici per la gestione dei
pazienti nella normale pratica clinica. Il sistema Health Search, sviluppato da
Simg e attivo da oltre 10 anni, riunisce attualmente 850 professionisti,
analizza 7 aree cliniche, con oltre 50 indicatori di processo, 9 di esito
intermedio e 16 di appropriatezza terapeutica. Dai dati riportati nel V
Rapporto emerge, ad esempio, un trend crescente nella prevalenza di
ipertensione che varia dal 18,4% al 22,0% del 2007, con stime sensibilmente
maggiori nelle donne (19,8% nel 2003 vs. 23,2% nel 2007) rispetto agli uomini
(16,8% nel 2003 vs. 20,8% nel 2007). Dalle analisi effettuate, si registra per
molte patologie un costante aumento di prevalenza, determinato da vari fattori,
compresa la capacità del medico di famiglia di diagnosi anticipate, in presenza
di sintomi precoci. Oltre all'ipertensione, nel corso degli anni 2003-2007
l'ictus è passato dall'1,9% al 2,5%, il diabete mellito di tipo II dal 5% al
6,2%, la depressione maggiore dal 3% al 4,3%. Un altro aspetto interessante è
l'analisi per area geografica: mentre l'ictus ischemico prevale al nord
(nord-est: 3,5% vs. isole: 2,2%) così come la depressione (nord-est: 5,6% vs.
sud e isole: 3,7%), la prevalenza di diabete mellito tipo 2 (isole: 7,7% vs.
nord-est: 5,8%), Bpco (sud: 4,0% vs. nord-ovest e nord-est: 2,5%) e artrosi
(sud: 24,2% vs. nord-ovest: 16,1%) mostra un andamento inverso.
( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del
21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sagre e Pro loco
Realtà che rischiano di ... Sagre e Pro locoRealtà che rischianodi scomparireIn
questi giorni mi è capitato di leggere un invito all'Assemblea annuale delle
organizzazioni di volontariato, promosso dalla Regione Friuli Venezia Giulia,
con un titolo davvero significativo: "Volontariato Centralità dell'impegno
solidale e gratuito". Da quasi due anni ho tolto il vestito di Presidente
di una Pro loco locale, pur mantenendo i contatti e un discreto impegno
nell'attuale organizzazione. Appartenere ad una Pro loco, o più nobilmente ad
un'Associazione nazionale alpini o a un'associazione Avis, Aido e qualsiasi
altra realtà territoriale, significa avvalersi delle prestazioni personali
volontarie e totalmente gratuite dei propri soci, per conseguire gli scopi
organizzativi, senza fini di lucro. Non voglio addentrarmi in realtà che, pur
rispettando molto, seguo solo da spettatrice esterna. Approfitto, però, dello
strumento offerto da questo quotidiano per una riflessione, proprio da ex
Presidente di una Pro loco.In queste fredde giornate d'inverno difficile
ripercorrere le serate trascorse all'aperto, a mangiare polenta e costa
innaffiata con dell'ottimo vino; eppure, in queste fredde giornate di inizio
inverno, la macchina organizzativa è già all'opera e, spesso, non ha mai smesso
di funzionare.Consultiamo il calendario per fissare la data dell'appuntamento
principale della Pro loco: la sagra; contattiamo gruppi e intrattenimenti,
valutiamo attentamente un'alternativa per i bambini, diamo le conferme a
quell'opuscolo informativo a cui nessuno riesce a rinunciare. Valutiamo se il
menù proposto cattura l'interesse del pubblico. Ripartiamo dalle critiche della
scorsa edizione e valutiamo attentamente come organizzare la cucina, acquistare
nuove attrezzature, modificare, migliorare o ampliare la zona lavoro. Siamo
solo a novembre. Ampia considerazione sui fornitori: dalla carne, alla polenta,
dalla birra, allo sgroppino, passando dalle patatine e senza dimenticare il
formaggio.Ricordiamoci del tendone da prenotare, i gruppi elettrogeni, i bagni
chimici e gli estintori. E, intanto, si avvicina l'avventura: con grande
capacità imprenditoriale, due lacrime e santa pazienza, a caccia di sponsor. I
manifesti: efficaci, di grande effetto, pieni di informazioni e, soprattutto,
super economici. Burocrazia: Siae, Enpals, corretta prassi
igienica, collaudo del palco, collaudo del tendone, permessi.Se siamo
sopravissuti a tutto questo, grande preghiera perché lassù qualcuno trattenga
la pioggia fino alla settimana successiva alla chiusura dei festeggiamenti,
stampiamoci un meraviglioso sorriso, infiliamoci la maglietta che lo
sponsor ci ha regalato per promuovere la propria attività, e andiamo a fare le
patatine. Dino apri la baracca. In ogni associazione esiste un signor Dino. Il
signor Dino, che dimentica se stesso, la casa o la famiglia per essere
totalmente a disposizione di questo progetto. Un umile e importante colonna che
non cerca gli applausi alla fine del film, ma lui, il film l'ha costruito.In
cucina, non manca nessuno? Attenzione alle patatine: se sono bruciacchiate la
signora Maria potrebbe arrabbiarsi! Ci appelliamo all'ironia per non
dimenticare i tanti e tanti problemi che queste associazioni devono
fronteggiare.Impegni organizzativi notevoli, crescente concorrenza delle realtà
vicine, gente sempre più insoddisfatta, costi a volte insostenibili e
contributi che risentono sempre e sempre di più della congiuntura economica. Se
a tutto questo uniamo una dannosa concomitanza e sovrapposizione di eventi
difficilmente tutelata dalle amministrazioni locali, celebriamo sempre più
spesso la perdita di importanti (proprio perché sani e storici) momenti di
aggregazione.Leggiamo ora un messaggio positivo che la Regione, attraverso il
vicepresidente e assessore Luca Ciriani, ha voluto dare all'organizzazione
territoriale di grandi eventi.Non perdiamo l'occasione per fare un'importante
riflessione sul territorio.Sonia TrevisanVisinale di PasianoTino, dignitàe
sentimentodi un umileIl falegname Tino, dopo tanta sofferenza, ci ha lasciati
così, quasi con la voglia di non far sapere il suo dramma. Ecco, sono dentro
una chiesetta di campagna, fuori dal mondo, in una giornata baciata da un sole
brillante.Ci sono donne col velo nero, uomini vestiti con giacca e cravatta,
come per una festa. Da tempo non vedevo a un funerale vesti scure, un
raccoglimento assoluto, una partecipazione semplice, ma intensa. C'è un po' più
avanti l'ultimo figlio di Tino, disabile e sempre sorridente, come in un mondo
di fiaba. Egli crede che il papà sia festeggiato; non capisce che non lo vedrà
più. Si gira, mi guarda e sta per chiedermi qualcosa. La mamma lo zittisce; ma
io mi sono ricordata che desidera sempre da me un'automobilina. Il giorno prima
l'avevo trovata fra i giocattoli di mio nipotino e l'avevo messa in borsetta.
Il figlio di Tino continua a girarsi verso di me e io, in punta di piedi mi
avvicino e gli offro la macchinina.Miracolo! Il ragazzo si calma, gioisce e, in
mezzo a tanto dolore, è l'unico ad essere felice. Se Tino dal mondo dei più
vede ancora quel figlio tanto amato, sorride anche lui.Anni orsono, quasi con
pudore, mentre a casa mia sistemava qualche mobile, mi aveva accennato a questo
ragazzo. Mi aveva testualmente detto: «Da lei so che potrò portarlo, ma non da
altri. Da poco ho l'automobile e mio figlio si diverte molto quando guido».
Tino, sta tranquillo; nessuno abbandonerà la tua famiglia! Tu eri quasi
analfabeta, ma avevi tanta dignità e tanto sentimento. Nella tua povertà mi hai
insegnato il valore dei veri sentimenti, della modestia, dell'onestà e dell'accettazione
alle sofferenze che la vita spesso ti regala come un dono che non vorresti mai
accettare.Laura Casucci RossiPordenone
( da "Sestopotere.com" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Extracomunitari.
Moratoria per i flussi di ingresso? Ugl: "600mila persone in attesa di
risposte" (21/11/2008 12:50) | (Sesto Potere) - Roma - 21 novembre 2008
-“Non è possibile umanamente ed economicamente lasciare nel limbo oltre
seicentomila persone colpevoli solamente di essere incappate nelle maglie della
burocrazia. Siamo convinti che sia quanto mai
opportuno un provvedimento che acceleri la procedura di definizione delle
pratiche relative all?ultimo decreto flussi”. è questa la richiesta del
presidente del Sei Ugl, Luciano Lagamba. “Non vogliamo una regolarizzazione
generalizzata – spiega – ma risposte certe, positive o negative che siano, per
i datori di lavoro che hanno provveduto ad inoltrare nei tempi e nei modi
dovuti la domanda di regolarizzazione del rapporto di lavoro. In uno stato di
diritto, il cittadino può giustamente pretendere il rispetto delle regole ed è
quello che chiediamo anche noi come organizzazione sindacale che tutela i
cittadini immigrati nel nostro Paese”. “Da parte nostra – conclude Luciano
Lagamba – siamo assolutamente disponibili a collaborare per assicurare un
disbrigo veloce della grande massa di pratiche rimaste inevase, un fenomeno che
colpisce tutte le province con numeri che confermano la probabile
sottovalutazione della complessità della procedura messa in atto. Si pensi, ad
esempio, che a Mantova le domande in attesa di definizione sono più del 96 per
cento, a Milano poco meno del 93 e a Roma quasi il 90”.
( da "Virgilio Notizie" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Immigrati / Ancl
Toscana: Quote fissate da legge insufficienti "Così si contribuisce al
proliferare del lavoro nero" postato fa da APCOM ARTICOLI A TEMA Altri
Pistoia, 21 nov. (Apcom) - Le quote fissate dalla legge sui flussi migratori,
con 170mila ingressi disponibili rispetto alle 729mila richieste presentate,
sono insufficienti: lo ha affermato Alessandro Signorini, presidente dell'Ancl
Toscana, al primo congresso dell'associazione dei consulenti del lavoro, a
Monsummano Terme, in provincia di Pistoia. "L'evasione delle domande - ha
proseguito - procede con sconcertante lentezza: questa burocrazia contribuisce a lasciare
decine di migliaia di immigrati senza lavoro e datori di lavoro senza
lavoratori, o peggio può contribuire al proliferare del lavoro nero. Come
Consulenti del Lavoro auspichiamo un intervento normativo teso a modificare il
complesso delle norme regolanti il fenomeno, compresa l'esclusione di un
secondo click-day". Secondo un'indagine su un campione di mille consulenti,
realizzata dalla Fondazione studi consulenti del lavoro e illustrata oggi dal
presidente Rosario De Luca, il 34% dei professionisti interpellati ritiene le
difficoltà burocratiche ad avere il permesso la causa principale del lavoro
extracomunitario irregolare. Ricordando che i lavoratori stranieri occupati in
Toscana sono passati dai 63.810 del 2000 agli 195.406 del 2007 (dei quali poco
meno di 30mila sono badanti), e che nel 2050 si prevede che gli stranieri
saranno il 21% della popolazione regionale, Signorini ha ricordato che
"nel 2007 in Toscana, ogni dieci nuovi assunti sette erano
stranieri", sottolineando il ruolo dei consulenti del lavoro come
"cultori dell'applicazione delle regole di legge e contrattuali
nell'ambito del rapporto di lavoro dipendente e non solo, portatori di una
cultura di rispetto reciproco fra le parti, di trasparenza e legalità".
( da "ITnews.it" del 21-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Roma, 21 nov. -
(Adnkronos) - Il comune e' tenuto a risarcire la mancata sposa se ritarda a
celebrare il matrimonio con un partner che e' in fin di vita. Lo sottolinea la
Cassazione (Terza sezione civile, sentenza 27407), che ha riconosciuto ad una
signora della capitale, Amanda N., il risarcimento dei danni patiti per la
mancata celebrazione del matrimonio con Franco F., il compagno in fin di vita
che aveva gia' dato il suo consenso alle nozze, deceduto dieci giorni prima che
il comune di Roma suggellasse l'unione di fatto con Amanda. La donna, il 4
marzo del 1996 aveva insistito affinche' il matrimonio venisse celebrato
"nel piu' breve tempo possibile" visto che il
compagno non aveva molti giorni di vita, ma per una "rigida burocrazia" le nozze vennero fissate
per il 4 aprile, Franco F. pero' mori' dieci giorni prima. Da qui la richiesta
di Amanda N. di essere risarcita per la perdita della pensione di
reversibilita' e per il danno alla salute in seguito alla morte del compagno.
( da "Stampa, La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Ferruccio Sansa Se
il topo è al sesto gradino E se il topo arriva al sesto gradino? I roditori di
Venezia lo hanno imparato: per sopravvivere non basta scavare un buco nel
formaggio. No, l'importante - in Italia - è trovare buchi tra leggi e
regolamenti. Così alla Asl veneziana pare si sia sviluppata una nuova specie
animale: il mus burocraticus. All'apparenza è la classica pantegana, un topone
di mezzo chilo, ma la sua specialità è la conoscenza del diritto. Nella Asl,
infatti, gli addetti alla derattizzazione per inseguire le loro prede possono
salire al massimo cinque gradini. Non uno di più, glielo impedisce il
regolamento. Giusto, soprattutto in un Paese poco attento alla sicurezza dei
lavoratori. Ma se il topo si nasconde appena un piolo più in alto, allora può
prosperare indisturbato e felice. Del resto anche i roditori ormai lo sanno, in
Italia sono tassative solo le norme che prevedono i diritti. E dire che stiamo
parlando di un centro diurno per disabili, dove, da mesi, si convive con vermi
e topi. Due, in particolare, sono andati ad abitare in un sottotetto, protetti
da questa immunità diplomatica: oltre il quinto gradino è terra franca. Perché in Italia si possono superare steccati e fili spinati, ma
la burocrazia no. Mette
tutti al riparo: i topi e gli addetti prudenti. Forse non i disabili ospiti del
centro. Alla fine, però, il quinto gradino è stato superato con un'impalcatura
degna di una grande opera. I topi, intanto, erano già deceduti. Adesso
la Asl pretenderà il certificato di morte.
( da "Cittadino, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Tragedia a Verona,
una famiglia distrutta Nessun messaggio in casa, restano un mistero i motivi
del gesto SAN FELICE EXTRA Un mazzo di gigli deposto da qualcuno davanti alla
porta a vetri, il contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e
i mille perché di una tragedia. È ciò che resta, davanti a una sobria
abitazione di San Felice Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia
sino a l'altra sera apparentemente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e
tre figli, sterminata.Pochi minuti sono bastati a un commercialista di
43 anni, Alessandro Mariacci, per stroncare con un colpo di pistola alla fronte
le vite della moglie, coetanea, Maria Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e
dei suoi tre figli maschi, Jacopo, Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro
scene che sembrano altrettante esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi
uomini della polizia («sono cose che ti distruggono umanamente» ha detto il
questore Vincenzo Stingone). Un piano di morte portato a termine dal capofamiglia
con fredda lucidità, prima di rivolgere l'arma contro la sua testa e premere
per l'ultima volta il grilletto.Un raptus omicida sul quale ora tutti si
interrogano, a cominciare dalla squadra mobile di Verona che conduce le
indagini, coordinate dal pm Pietro Pascucci. E sono gli stessi investigatori a
passare al setaccio ogni possibile movente. Ma al momento paiono avere in mano
solo ipotesi, congetture, nulla di concreto. L'omicida non ha lasciato nulla
per spiegare il suo folle gesto, né una lettera né altri messaggi, neppure sui
computer. Non sembra spiegare le ragioni della strage la pista di una possibile
grave malattia dell'uomo. Mariacci aveva avuto un tumore ad un testicolo nove
anni fa, patologia che però aveva superato del tutto, avendo avuto dopo altri
due figli. L'omicidio-suicidio è avvenuto giovedì sera ed è stato scoperto ieri
mattina dalla collaboratrice domestica, una signora originaria dell'est europeo
che era stata l'ultima poco prima delle 19 di giovedì, a vedere «riunita e tranquilla»
la famiglia. È stata lei sotto choc a dare l'allarme alla polizia. Agli agenti
si è parata davanti la scena di una delle più gravi stragi familiari degli
ultimi anni: un massacro. La donna, in tuta da ginnastica, e il piccolo Jacopo,
in pigiama, erano morti nella taverna della casa ricavata nell'interrato. La
moglie era riversa sul divano, su di lei una ferita ad un braccio, segno forse
di un tentativo estremo di difesa, quindi il foro in fronte, il colpo mortale.
Accanto a lei sul pavimento il bimbo di appena tre anni. L'uomo è quindi
risalito sino al primo piano: è entrato nella cameretta di Jacopo e Nicolò, 9 e
6 anni, uccidendoli nel sonno. Il professionista ha quindi completato la strage
nella camera matrimoniale: per farla finita, un colpo alla tempia. Accanto al
suo cadavere due pistole semiautomatiche, una delle quali con il cane alzato
entrambe detenute regolarmente. Mariacci era laureato in legge e in economia e
commercio; originario di Piacenza era a Verona da molti anni tanto da
frequentare il liceo scaligero Scipione Maffei dove aveva conosciuto la donna
che sarebbe poi divenuta sua moglie. Orfano dei genitori, scomparsi in un
incidente automobilistico, dall'età di sei anni, l'uomo era titolare con un
socio di un avviato studio nel cuore di Verona antica; era specializzato in
economia tributaria. Sul portone del suo ufficio anche la targa di Maria
Bottagisio che lasciata da qualche anno l'attività di civilista collaborava
saltuariamente con il marito.Vincenzo Beni
( da "MF Sicilia" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
MIFI Sicilia Numero
233 pag. 1 del 22/11/2008 | Indietro Italkali sbarca negli
States Di Paolo Picone accordo con la società Alpha Comm per l'esportazione del
salgemma Commessa milionaria per l'azienda siciliana di sali alcalini. Lunedì
24 in arrivo la nave Pacific Champ. Primo carico da 25 mila tonnellate.
Destinazione, le zone dei laghi salati vicino al Canada. Resta al palo il
progetto di estrazione della kainite Una commessa milionaria per l'Italkali ed
una boccata di ossigeno per una impresa che ancora resta bloccata dalla burocrazia regionale. La società di via
Principe Granatelli, a Palermo, ha infatti concluso un contratto con
l'americana Alpha Comm per l'esportazione di salgemma all'estero. Lunedì
prossimo, allo scalo portuale di Porto Empedocle (Agrigento), è previsto
l'arrivo della prima nave, la Pacific Champ, che verrà caricata di 25 mila tonnellate
di salgemma estratto dalla miniera di Realmonte, per poi dirigersi nelle
zone dei laghi salati, al confine del Canada. Il carico delle navi avverrà una
volta al mese, garantendo quindi un nuovo spiraglio per la crescita del mercato
siciliano del salgemma. Si tratta di un grosso investimento che dà la
possibilità di rivitalizzare l'attività mineraria con un impulso economico che
garantisce la promozione dell'Italkali oltreoceano. Una boccata per la società
di sali alcalini e per la miniera di Realmonte diretta da Calogero Schembri.
Mentre per il presidente dell'Italkali, Francesco Morgante, «grazie ad un
costante sviluppo degli standard di tecnologia produttiva e alla gestione di
una possente struttura logistica ed economica, l'Italkali ha conquistato il
ruolo di azienda tra le più solide e affidabili del mercato internazionale».
Non solo. «Vendiamo mediamente in un anno 1.300.000 tonnellate di sale,
prodotte per la quasi totalità negli stabilimenti siciliani», continua
Morgante, «circa il 30% della produzione è destinata ai mercati esteri. Da qui
l'importanza di questo accordo con la società americana Alpha Comm». I ricavi
di vendita dell'Italkali, società italiana sali alcalini costituita nel 1980
con il compito specifico di assumere la gestione degli impianti di produzione
del solfato, hanno raggiunto nel mercato interno e nelle esportazioni il
massimo storico degli ultimi 10 anni. L'incremento complessivo è stato del
13,8%. L'incremento sull'estero del 14,4%. Con una movimentazione media annua
di 1,7 milioni di tonnellate di prodotti la società ha sviluppato una possente
ed agile struttura logistica capace nello stesso tempo di muovere grandi volumi
di traffico e di offrire un puntuale e nello stesso tempo capillare servizio di
distribuzione alla clientela. Grazie al punto imbarco a gestione diretta, cioè
il terminale marittimo di Porto Empedocle, viene alimentato il traffico via
nave, diretto sia all'estero sia ai diversi magazzini portuali dislocati
nell'Italia del Nord. La miniera di Realmonte, infine, è in attesa di attivare
un progetto pilota per l'estrazione della kainite, un minerale che ha nel
centro agrigentino un bacino vastissimo e che, opportunamente trasformato,
diventa un fertilizzante di ottima qualità. Ma anche un minerale su cui da
tempo hanno messo gli occhi alcuni colossi industriali tedeschi e francesi,
leader in Europa del comparto chimico minerario. Solo che fino ad oggi ogni
possibilità di sfruttamento è stata bloccata da una serie di rinvii burocratici
e politici. Il progetto di estrazione della kainite contenuta nei sali della
miniera di Realmonte da utilizzare nella produzione di concimi per le colture
biologiche, infatti, può essere una risposta immediata alla grave crisi
occupazionale della provincia di Agrigento. Ma il progetto indicato
dall'Italkali e da un decreto dell'allora assessore regionale che prevedeva la
dismissione delle quote societarie in mano alla Regione siciliana (tramite
l'Ems), già nel 2001, non è mai decollato. (riproduzione riservata)
( da "Giornale di Brescia" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Edizione: 22/11/2008
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Tragedia a Verona Famiglia
annientata Uccide moglie e tre figli poi si toglie la vita Inspiegabile gesto
di un commercialista di 43 anni. La strage compiuta a colpi di pistola. Ieri mattina
la domestica ha trovato i cinque corpi il corpo di una delle cinque vittime
della strage compiuta a Verona da un commercialista" title="Alcuni
addetti di un'impresa specializzata caricano su un furgone mortuario la bara
con il corpo di una delle cinque vittime della strage compiuta a Verona da un
commercialista"
onClick="showImage('http://www.giornaledibrescia.it/gdbonline/contenuti/20081122/foto/full_brescia_86.jpg',600,275)">
Alcuni addetti di un'impresa specializzata caricano su un furgone mortuario la
bara con il corpo di una delle cinque vittime della strage compiuta a Verona da
un commercialista VERONAUn mazzo di gigli davanti alla porta a vetri, la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché di una tragedia. È
ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi
chilometri da Verona, di una famiglia sino a giovedì sera apparentemente
serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata.
Pochi minuti sono bastati a un commercialista di 43 anni, Alessandro Mariacci,
per stroncare con un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie,
coetanea, Maria Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli
maschi, Jacopo, Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene che sembrano
altrettante esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi uomini della polizia
(«sono cose che ti distruggono umanamente» ha detto il questore Vincenzo
Stingone). Un piano di morte portato a termine dal capofamiglia con fredda
lucidità, prima di rivolgere l'arma contro la sua testa e premere per l'ultima
volta il grilletto. Un raptus omicida sul quale ora tutti si interrogano, a
cominciare dalla squadra mobile di Verona che conduce le indagini, coordinate
dal pm Pietro Pascucci. E sono gli stessi investigatori a passare al setaccio
ogni possibile movente. Ma al momento paiono avere in mano solo ipotesi.
L'omicida non ha lasciato nulla per spiegare il suo gesto, né una lettera né
messaggi sui computer. Non sembra spiegare le ragioni della strage una
possibile grave malattia dell'uomo. Mariacci aveva avuto un tumore ad un
testicolo 9 anni fa, patologia che però aveva superato del tutto, avendo avuto
dopo altri due figli. E neppure un motivo passionale o una crisi sarebbero
all'origine della tragedia. L'omicidio-suicidio è avvenuto giovedì sera ed è
stato scoperto ieri dalla collaboratrice domestica, una signora dell'est
europeo che era stata l'ultima poco prima delle 19, a vedere «riunita e
tranquilla» la famiglia. È stata lei dare l'allarme alla polizia. Agli agenti si
è parata davanti la scena di una delle più gravi stragi familiari degli ultimi
anni: la donna, in tuta da ginnastica, ed il piccolo Jacopo, in pigiama, erano
morti nella taverna. La moglie era riversa sul divano, su di lei una ferita ad
un braccio, segno forse di un tentativo estremo di difesa, quindi il foro in
fronte, il colpo mortale. Accanto a lei sul pavimento il bimbo di appena tre
anni: riverso sui soldatini con cui stava giocando. L'uomo è quindi salito sino
al primo piano: è entrato nella cameretta di Jacopo e Nicolò, 9 e 6 anni,
uccidendoli nel sonno. Il professionista è quindi andato nella camera
matrimoniale per farla finita, un colpo alla tempia. Accanto al suo cadavere
due pistole semiautomatiche, entrambe detenute regolarmente. Mariacci era laureato
in legge e in economia e commercio; originario di Piacenza era a Verona da
molti anni tanto da frequentare il liceo scaligero Maffei dove aveva conosciuto
la donna che sarebbe poi divenuta sua moglie. Orfano dei genitori, scomparsi in
un incidente automobilistico, dall'età di sei anni, era titolare con un socio
di un avviato studio nel cuore di Verona antica; era specializzato in economia
tributaria. Sul portone del suo ufficio anche la targa di Maria Bottagisio che
lasciata da qualche anno l'attività di civilista collaborava saltuariamente con
il marito.
( da "Nuova Venezia, La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 15 - Altre
PORTOGRUARO: UNA STRADA LUNGA 30 ANNI SEGUE DALLA PRIMA Ricordo ancora il
sentimento di scoraggiamento del Comune attorno a questa vicenda quando ho
iniziato a occuparmene nel 2000 appena nominato assessore regionale alla
Viabilità. Dopo anni di blocchi, di azzeramento delle risorse, di lacci e
lacciuoli derivati da problemi spesso minimali o da microscopici interessi
particolari, vi era un generale senso di rassegnazione, misurabile anche negli
amministratori. Ci sono voluti anni per riannodare il filo del dialogo e
rimettere in gioco i progetti giacenti nei vari uffici romani: ricordo le
riunioni con i vari ministri alle Infrastrutture per mantenere ferma la
certezza dei finanziamenti su quest'opera. Opera che nel frattempo è stata per buona
parte rivista rispetto al progetto originario, per tener presente
dell'evoluzione del territorio che in trent'anni ovviamente non può congelare
le legittime esigenze di sviluppo. Il lavoro ha quindi dovuto tener conto dei
costi da rivedere, di progetti da riformulare e precisare, del valore delle
materie prime nel frattempo lievitate, di complicanze della
burocrazia: oggi possiamo
affermare che questa strada, per i soli ritardi rispetto con cui il progetto è
stato condotto, è costata alla comunità il doppio. A fronte di tutto questo c'è
chi sostiene che si debba comunque festeggiare, confrontandosi con la
situazione del nostro Mezzogiorno dove molte opere pubbliche oltre a non
terminarsi si trasformano in macchine mangia soldi. Nei tavoli romani
Portogruaro è stata imposta dalla Regione del Veneto rispetto ad altre opere
presentate dalle altre perché avevamo in tasca la cantierabilità dell'opera,
eravamo alla fine del percorso amministrativo: in una parola eravamo pronti,
avevamo lavorato bene prima. Giungere preparati ha un costo politico che non
tutti gli amministratori sono contenti di sobbarcarsi: significa in primo luogo
decidere in tempi brevi, anche se questo significa affrontare il pressing dei
comitati e delle amministrazioni locali. Significa affrontare le iniziative
della politica - si badi, anche interne - con comitati sorti ad hoc per frenare
un lavoro già difficile. Significa insomma anche mettere in gioco il proprio
consenso personale, come nel caso del Passante di Mestre. Oggi però quella che
è diventata funzionale è un'opera essenziale per l'intero Veneto orientale. I
benefici economici per i cittadini e le imprese legati al suo utilizzo, daranno
il giusto merito al lungo lavoro intrapreso. La variante alla Ss 14 si
inserisce soprattutto in un nuovo e adeguato sistema di infrastrutture che
consente a questa porzione della provincia di essere all'avanguardia rispetto
agli standard europei. Ricordo ancora quando nel 2002 la conclusione della
tangenziale era stata bollata come la «solita promessa elettorale». Ora i fatti
parlano da soli. In questi anni la Regione ha investito ingenti risorse
sull'ammodernamento della viabilità del territorio, sia con interventi mirati
alla risoluzione di situazioni pericolose (i famosi punti neri della viabilità locale),
che con l'avvio di opere attese da lungo tempo. Solo per fare qualche esempio,
nel territorio è partita la procedura per l'assegnazione dei lavori in project
financing del nuovo casello autostradale di Alvisopoli con il nuovo
collegamento a Bibione. La nuova tangenziale di San Stino è oramai in avanzata
fase di realizzazione, mentre stanno partendo le procedure per l'affidamento
dei lavori della bretella Ceggia-Cessalto. Riguardo alla mobilità su rotaia,
stanno per essere impegnati oltre due milioni di euro di finanziamenti
regionali per la nuova stazione ferroviaria di Portogruaro e la realizzazione
della stazione della metropolitana di superficie. La stessa viabilità dei
comuni vicini è stata oggetto di una serie di interventi mirati, tesi soprattutto
alla messa in sicurezza di arterie di grande scorrimento come ad esempio la
strada regionale 64, il cui sedime da Portogruaro a Treviso è stato oramai
quasi completamente allargato e messo in sicurezza. Insomma, complementare alla
tangenziale vi è un articolato sistema di opere infrastrutturali che sta
rendendo questo territorio davvero pronto al confronto su scenari
internazionali. Renato Chisso * assessore regionale alle Infrastrutture
( da "Secolo XIX, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Uccide moglie, tre
figli e si spara tragedia a verona Ancora un mistero il motivo per cui un
commercialista di 43 anni ha pianificato la strage VERONA. Un mazzo di gigli
deposto da qualcuno davanti alla porta a vetri, il
contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché di una tragedia. È
ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi
chilometri da Verona, di una famiglia sino a ieri sera apparentemente serena,
felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata. Pochi minuti
sono bastati a un commercialista di 43 anni, Alessandro Mariacci, per stroncare
con un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie, coetanea, Maria
Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli maschi, Jacopo,
Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene che sembrano altrettante
esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi uomini della polizia («Sono cose
che ti distruggono umanamente», ha detto il questore Vincenzo Stingone). Un
piano di morte portato a termine dal capofamiglia con fredda lucidità, prima di
rivolgere l'arma contro la sua testa e premere per l'ultima volta il grilletto.
Un raptus omicida sul quale ora tutti si interrogano, a cominciare dagli
investigatori della squadra mobile di Verona che conducono le indagini,
coordinate dal pm Pietro Pascucci. E sono gli stessi investigatori a passare al
setaccio ogni possibile movente. Ma al momento paiono avere in mano solo
ipotesi, congetture, nulla di concreto. L'omicida non ha lasciato nulla per
spiegare il suo folle gesto, né una lettera né altri messaggi, neppure sui
computer. Non sembra spiegare le ragioni della strage la pista di una possibile
grave malattia dell'uomo. Mariacci aveva avuto un tumore ad un testicolo nove
anni fa, patologia che però aveva superato del tutto, avendo avuto dopo altri
due figli. E neppure un motivo passionale o una crisi coniugale sarebbero
all'origine della tragedia. «Qualcosa potrebbe averlo sconvolto - dice un
collega - e per questo lui potrebbe aver "temuto" per la sua
famiglia». L'omicidio-suicidio è avvenuto giovedì sera sera ed è stato scoperto
ieri mattina dalla collaboratrice domestica, una signora originaria dell'est
europeo che era stata l'ultima, giovedì poco prima delle 19, a vedere «riunita
e tranquilla» la famiglia. È stata lei sotto choc a dare l'allarme alla
polizia. Agli agenti si è parata davanti la scena di una delle più gravi stragi
familiari degli ultimi anni: quasi un massacro "all'americana". La
donna, in tuta da ginnastica, ed il piccolo Jacopo, in pigiama, erano morti
nella taverna della casa ricavata nell'interrato. La moglie era riversa sul divano,
su di lei una ferita ad un braccio, segno forse di un tentativo estremo di
difesa. Quindi il foro in fronte, il colpo mortale. Accanto a lei, sul
pavimento, il bimbo di appena tre anni: fulminato dal padre, è caduto riverso
sul piccolo esercito di soldatini con il quale stava probabilmente giocando.
L'uomo è quindi risalito sino al primo piano: è entrato nella cameretta di
Jacopo e Nicolò, 9 e 6 anni, uccidendoli nel sonno. Il professionista ha quindi
completato la strage nella camera matrimoniale: per farla finita, un colpo alla
tempia. Accanto al suo cadavere due pistole semiautomatiche, una delle quali
con il cane alzato entrambe detenute regolarmente. Il commercialista era un
appassionato di tiro, e qualche volta si recava al poligono per tenersi in
allenamento. La polizia non esclude che l'uomo abbia usato entrambe le pistole,
ma solo lo Stub, il particolare esame scientifico che indica residui di polvere
da sparo, potrà confermarlo. Secondo le prime indicazioni la tragedia sarebbe
avvenuta tra le 22.30 e le 23 di giovedì sera. Alcuni vicini, ascoltati in
questura, avrebbero raccontato di aver sentito, proprio intorno a quell'ora,
dei colpi secchi, ma non di averci fatto particolarmente caso. Mariacci era
laureato in legge e in economia e commercio. Originario di Piacenza era a
Verona da molti anni tanto da frequentare il liceo scaligero Scipione Maffei
dove aveva conosciuto la donna che sarebbe poi divenuta sua moglie. Orfano dei
genitori, scomparsi in un incidente automobilistico, dall'età di sei anni,
l'uomo era titolare con un socio di un avviato studio nel cuore di Verona
antica; era specializzato in economia tributaria. Sul portone del suo ufficio
anche la targa di Maria Bottagisio che, lasciata da qualche anno l'attività di
civilista, collaborava saltuariamente con il marito. Fra le diverse
considerazioni, la strage di Verona ripropone il tema delle armi. Almeno
quattro milioni di famiglie italiane, infatti, sono "armate",
possiedono, cioè, almeno una pistola. È quanto viene rilevato nel Rapporto 2008
dell'Eurispes. L'Eurispes parla di un vero e proprio «arsenale bellico
parallelo» presente nelle case italiane: sono infatti circa 10 milioni le armi
legali nel Paese. Vincenzo Beni (Ansa) 22/11/2008 I precedenti più gravi
22/11/2008 15 ottobre 2002 8 morti 22/11/2008 14 agosto 2000 5 morti 22/11/2008
21 giugno 2000 5 morti 22/11/2008 14 maggio 1998 5 morti 22/11/2008 A Chieri
(To) un uomo di 40 anni, armato fino ai denti, entra in casa della ex moglie e
la uccide. Poi uccide due vicini di casa che si trovavano lì per caso, un'altra
donna che lavorava lì vicino, la suocera, due cognati e, alla fine, si suicida
sparandosi in bocca 22/11/2008 A Bolzaneto (Ge) un pensionato di 60 anni malato
di tumore uccide con un fucile da caccia la moglie e il figlio. Poi, prima di
suicidarsi, ammazza anche una vicina di casa e suo figlio handicappato
22/11/2008 A Palma di Montechiaro (Ag) un uomo di 51 anni uccide a colpi di
pistola la moglie, le figlie di 25 e 22 anni, la madre (80 anni), e ferisce il
fratello. Poi si suicida con la stessa pistola 22/11/2008 A Lomellina (Pv) una
donna di 35 anni uccide a colpi di pistola 4 persone: l'ex marito, il
convivente, la madre e una cugina. La donna ferisce anche la figlioletta della
cugina, di 3 anni, e si suicida 22/11/2008 Il moventeNell'appartamento gli
investigatori non hanno trovato alcun messaggio di spiegazione 22/11/2008
( da "Italia Oggi" del 22-11-2008)
Pubblicato anche in: (Italia Oggi (Agricoltura Oggi))
Argomenti: Burocrazia
ItaliaOggi
ItaliaOggi - Attualità Numero 278, pag. 22 del 22/11/2008
Autore: Andrea Settefonti Visualizza la pagina in PDF Confagri e
Cia in piazza: il governo si muova! Non chiedono aiuti, ma sollecitano il
governo a varare misure che diano loro la possibilità di continuare a lavorare
e a guadagnare in maniera dignitosa e vogliono che l'esecutivo non dimentichi
l'importanza del ruolo dell'agricoltura. E che, soprattutto, mantenga le
promesse fatte. è il popolo degli agricoltori di Confagricoltura che mercoledì
scorso è sceso in piazza a Bologna per manifestare «un malessere generale che
noi abbiamo l'obbligo di denunciare», ha detto il presidente dell'associazione
Federico Vecchioni. Al grido di «Noi la terra, noi le imprese» circa 100 mila
imprenditori agricoli hanno marciato per dire no all'Ici sui fabbricati rurali
e ai nuovi oneri e per chiedere specifiche misure anti-crisi. «L'aumento dei
costi di produzione e la perdita di produttività del settore», ha continuato
Vecchioni, «pesano sul comparto agricolo per 5,5 miliardi di euro». Ma non c'è
soltanto questo. I tagli previsti dalla Finanziaria «peseranno per 500 milioni
di euro sul Mipaaf, ben il 25,6% in meno di risorse». A questo si aggiungono il
mancato rinnovo della fiscalizzazione per la montagna e le zone svantaggiate e
del finanziamento del Fondo di solidarietà nazionale cui si somma la questione
Ici, «una tassa assolutamente illegittima che se venisse applicata costerebbe
alle imprese agricole 800 mila euro». E poi non si possono
dimenticare elementi negativi come il peso della burocrazia, o i ritardi dell'Agea, tutti fattori di contesto che
diminuiscono la possibilità di competere. Confagricoltura a Bologna ha anche
lanciato una proposta. Utilizzare i terreni pubblici. «In Italia ci sono 3
milioni di ettari di pubblici, oltre a 1 milione di ettari Sau (Superficie
agricola utilizzata) male e sotto-utilizzati. Perché non privatizziamo
quei terreni pubblici come si vuol fare con le spiagge? Agli imprenditori
agricoli si chiede di crescere, questa potrebbe rappresentare un'opportunità».
La protesta di Confagricoltura si è incrociata e integrata con quella di Cia,
che giovedì ha manifestato davanti a Montecitorio ma che ha visto la
mobilitazione in tutta Italia con 400 mila firme a sostegno delle
rivendicazioni dei produttori agricoli. L'agricoltura rischia il tracollo, per
questo occorrono fatti concreti subito. « Le risposte del governo per
fronteggiare questa preoccupante situazione di crisi sono state, finora,
parziali, riduttive o sbagliate», ha commentato il presidente della Cia,
Giuseppe Politi. «Crediamo che sia illusorio fare affidamento solo sulle virtù
regolatrici del mercato. Quello che serve è soprattutto un progetto di politica
agraria». Tra le proposte della Cia, ripristinare la dotazione di 230 milioni
sul fondo di solidarietà nazionale, concedere la proroga degli sgravi
contributivi per il triennio 2009-2011 e confermare la dotazione del piano
irriguo nazionale. Per quanto riguarda il pacchetto di misure straordinarie, la
Cia chiede, tra l'altro, di estendere a tutte le attività agricole e
zootecniche l'accisa zero per il gasolio, la riduzione al 4% dell'aliquota Iva
sui carburanti al 31 dicembre 2009 e la riduzione del 50% delle aliquote Iva
per l'acquisto di beni e servizi e su alcuni prodotti, come il vino.
( da "Nuova Sardegna, La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Ottana. Intervento
di Massidda Il caso Ecofridge e il Contratto d'area finiscono sul tavolo del
ministro Scajola FEDERICO SEDDA OTTANA. La situazione della Ecofridge,
l'azienda del Contratto d'area di Ottana a cui il ministero dello Sviluppo
economico ha revocato i finanziamenti per i ritardi nell'investimento
nonostante abbia giustificato i ritardi con fattori esterni all'impresa, finirà
ancora una volta sul tavolo del ministero. Ad annunciare un intervento presso
il ministro Scajola è il senatore del Pdl, Pier Giorgio Massidda. «Mi auguro -
dice il parlamentare sardo - che sia ancora possibile fare qualcosa per la
salvezza degli attuali dieci occupati e per il lavoro degli altri trenta
previsti». Secondo quanto sostenuto in un documento inviato al governo lo
scorso aprile da sindacati e Confindustria, le difficoltà dell'azienda, che
produce apparecchiature refrigeranti, sono state provocate da ostacoli
oggettivi che hanno impedito l'avvio della produzione nei tempi indicati dalla
tabella di marcia. In particolare, i ritardi sono stati giustificati
con le lungaggini della burocrazia per spostare un traliccio dell'Enel situato nell'area in cui
doveva sorgere lo stabilimento e con il conseguente ritardo per l'allaccio
dell'energia elettrica e della condotta dell'acqua. Le ragioni dell'azienda,
che fa capo all'imprenditore lombardo Giuseppe Aloisi, sono state sostenute
anche dal comitato promotore del Contratto d'area che, tramite il
responsabile unico Roberto Deriu, ha chiesto al ministero di riconsiderare le
mutate condizioni operative della Ecofridge, che, nel frattempo, era entrata in
produzione assumendo undici lavoratori. Finora, però, la revoca dei contributi
non è stata annullata. L'attività è andata avanti con le risorse investite
dall'imprenditore di Gallarate che, per fare fronte all'investimento, ha
ipotecato persino la propria abitazione. Ora si spera nell'intervento del
senatore Pier Giorgio Massidda che, al di là della vicenda per certi versi
paradossale della Ecofridge, critica la gestione del Contratto d'area. «Troppo
spesso - dice - ci si è preoccupati di sventolare numeri di aziende aperte
piuttosto che verificare l'effettiva capacità di mantenerle in vita. Invito,
comunque, i dipendenti delle aziende e i disoccupati della Sardegna centrale a
ricercare i responsabili del disastroso risultato del Contratto d'area non in
chi, come il governo, deve fare rispettare le regole, ma in coloro che, con disinvoltura,
hanno cercato il consenso attraverso la promessa di occupazione che si è poi si
è rivelata inesistente o inconsistente».
( da "Nuova Sardegna, La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 38 - Sassari
«Completate la Abbasanta-Olbia» L'appello del presidente della comunità montana
Piero Molotzu BONO Eterne incompiute BONO. Mentre in vista del G8 il nord
Sardegna diventa un cantiere, pare a troppi che questo eccezionale avvenimento
stia distogliendo l'attenzione degli amministratori dalle tante opere ancora
incompiute. Tra queste, quella che più attira l'attenzione dei cittadini e
degli amministratori del territorio è l'ormai famigerata strada
Abbasanta-Olbia, di cui si attende la realizzazione dell'ultimo tratto. A
prendere posizione in favore di un pronto completamento dell'arteria questa
volta è Piero Molotzu, presidente della rinata Comunità Montana del Goceano e
sindaco di Bono. Nei giorni scorsi egli ha infatti indirizzato una nota
all'assessore regionale ai lavori pubblici Carlo Mannoni, a quello all'ambiente
Cicito Morittu e al presidente della Provincia di Sassari Alessandra Giudici.
Nel suo appello egli lamenta la scarsa attenzione della Regione e della
Provincia di Sassari nei confronti del completamento dell'arteria. Una strada
progettata da decenni che, come ricorda Molotzu, era stata pensata «per rompere
l'isolamento del centro Sardegna, quindi anche del Goceano, sia nella
direttrice per il porto e l'aeroporto di Olbia sia verso il capoluogo di
regione Cagliari». Il ritardo nel completamento, causato dalla lentezza delle
procedure di valutazione di impatto ambientale, stride, secondo Piero Molotzu,
con la contemporanea frenesia che caratterizza le opere legate al G8. «Tutti
gli organismi preposti o che a qualsiasi titolo concorrono all'organizzazione
dell'evento - lamenta Molotzu - rilasciano a tempo di record le necessarie autorizzazioni bypassando i diversi livelli di una burocrazia che normalmente opprime con i
suoi tempi le amministrazioni e i cittadini». Ciò è ancora più evidente in tema
di valutazioni di impatto ambientale, per le quali, fa notare il presidente
della Comunità Montana del Goceano, si accelerano le procedure «anche per
lavori basati, sembrerebbe, su progetti non totalmente definiti». Queste
dimostrazioni di buona lena stridono, secondo Molotzu, con i proverbiali «tempi
biblici» della normale burocrazia. Un sistema
farraginoso che tiene fermi ormai da oltre due anni i lavori di completamento
dell'arteria, che pure hanno già copertura finanziaria. Il tutto in attesa del
sospirato foglio di Via (valutazione di impatto ambientale) e con i ritardi
dovuti in un primo tempo al «lungo tira e molla» tra le province di Sassari e
Olbia. «Senza contare - ricorda Molotzu - che dopo il Via occorrerà la
redazione di un progetto esecutivo», che allungherà ancora di più i tempi. «Non
contestiamo il G8 - conclude Molotzu - che comunque con i suoi interventi
rafforza un'area già economicamente forte. è però evidente che il nostro
territorio attende ed esige un atto di giustizia sociale che tarda ad arrivare.
Alla giunta regionale chiediamo pertanto, come amministratori del territorio,
che dia un segnale forte a quest'area, dove per affermare il diritto ad
amministrare e per dare ai cittadini le attese e giuste risposte occorre
compiere sforzi ciclopici». (b.m.)
( da "Tirreno, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 12 -
Viareggio Federigi: «La società non può far finta che tutto vada bene» FORTE.
«La Regione Toscana, pena la perdita di consensi e fiducia dei cittadini, non
può continuare a far finta che tutto vada bene all'Ato ed a Gaia, e anche
aldilà delle vicende di ricapitalizzazione del gestore del servizio idrico
integrato, non può ormai nascondersi più dietro paraventi inesistenti. E la
riprova che materia di contenzioso c'è, sono ormai anche le numerose prese di
posizione del Difensore civico della Toscana, Giorgio Morales». Non ha peli
sulla lingua il portavoce del Comitato difesa del cittadino, Arnaldo Federigi,
estenuato, ma non domo, da una battaglia che ormai diventa
ciclopica nei suoi coinvolgimenti legali e pratici, ma che non smuove per ora
il moloch della burocrazia.
«Ora che anche Morales, assieme alla Corte dei Conti ed al Consiglio di Stato
denunciano l'irretroattività delle tariffe - prosegue Federigi - come si può
continuare così? Francamente, mi pare che il gestore ormai sia in stato
confusionale. Proprio in questi giorni stanno arrivando le mazzate dei
conguagli ai titolari di seconde case, che qui al Forte assommano anche
l'ingiustizia (ndr., denunciata pure da Morales) del consumo forfettario,
spesso peraltro irrisorio, visto che si tratta di case abitate pochissimo
nell'anno. E arrivano bollette di residenti nella prima casa senza contatore,
con cose assurde». «Si espone in fattura, infatti, la cifra che verrà
restituita all'utente - continua il portavoce - e si dice che sarà restituita
con la prossima bolletta, poi in calce si elencano le ultime due fatture che
risultano insolute e a molti che praticano l'autoriduzione risulta come non
pagata per intero l'ultima bolletta del 27 ottobre, mentre Gaia doveva quanto
meno detrarre la cifra che gli è stata versata dagli autoriducenti». «Ma c'è di
meglio - dice Federigi - perché nella fattura le sanzioni per gli importi a suo
tempo autoridotti vengono esposte per intero e non viene sottratta, come,
invece, sarebbe logico e opportuno, la quota parte di sanzioni non dovute sulle
cifre che vengono restituite dalla stessa Gaia per maggiore fatturazione
antecedente. Insomma - conclude - ci ridanno indietro dei soldi relativi a
consumi fatturati in eccesso, ma sembra continuino a farsi pagare per intero le
multe anche sui soldi restituiti! Se non è stato confusionale questo».
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
IL CONVEGNO. In Cdc
obiettivo puntato sulle nuove regole per i rapporti azienda-dipendenti Lavoro,
semplificazione all'insegna del risparmio di Andrea Podestani Semplificazione e
risparmio. A questo puntano le nuove regole del ministero del Lavoro, che stanno
per innescare una rivoluzione informatica in grado di far risparmiare - questo
è l'auspicio - circa 4 miliardi di euro alle imprese italiane in costi
burocratici. Una novità al centro ieri, in Cdc, dell'incontro organizzato
dall'Ordine (presieduto da Sergio Faini) e dall'Associazione dei consulenti del
lavoro di Brescia (Alberto Paderi è il leader); protagonisti Paolo Pennesi,
direttore generale del ministero, Giuseppe Mongelli e Paolo Vettori,
rispettivamente funzionario e direttore dell'Ufficio provinciale del lavoro. I
VANTAGGI concreti e tangibili si avvertiranno dal gennaio 2009, quando
entreranno definitivamente in vigore le nuove norme disposizioni (frutto anche
del supporto dei consulenti del lavoro), destinate a regolare in maniera più
precisa i rapporti di lavoro, in particolar modo per quanto riguarda presenze e
paghe. Due le novità principali, anche nel segno della telematica: saranno
aboliti i precedenti cartacei, come il libro «matricola» (finalizzato a
registrare l'assunzione dei lavoratori) e il libro «presenze». In secondo
luogo, gli aggiornamenti dello stato degli elenchi, seguiranno una scadenza
mensile, anche se le imprese saranno comunque indirizzate a comunicare
l'avvenuta assunzione di un nuovo addetto entro il giorno precedente l'ingresso
in azienda, contattando direttamente il relativo Centro per l'impiego. «LA MANOVRA aiuterà le imprese a svecchiare la burocrazia nell'ambito dei rapporti di
lavoro», ha detto Sergio Faini, in apertura dei lavori. «Con un supporto
telematico a disposizione, il controllo sulla corretta applicazione delle norme
da parte delle aziende sarà più efficace - ha sottolineato Pennesi - proprio
perchè più semplice. Strumenti e innovazioni risulteranno utili per
fluidificare al massimo i rapporti tra le realtà produttive e le
amministrazioni competenti».
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
provincia pag. 31 La
centrale produrrà anche energia solare Alta tecnologia, bassi consumi. Potrebbe
essere questo lo slogan del teleriscaldamento di Dello. L'ACQUA IMPIEGATA per
raffreddare il cogeneratore da 5,1 megawatt installato accanto all'azienda
siderurgica Hayes Lemmerz dalla Sime di Crema, finisce nei tubi che arrivano
direttamente nei termosifoni delle singole abitazioni. La temperatura
dell'acqua si alza anche grazie ai fumi di scarico dell'impianto. I tubi
installati sono ad alta coibentazione, e la dispersione calorica è inferiore al
3%. Così nelle 500 abitazioni delle famiglie del paese arriveranno 5 milioni di
kilowatt termici non utilizzati dalla multinazionale dei cerchi in lega che sta
vivendo un periodo di forte crisi legato al crollo del mercato dell'auto. I
CONTRATTI durano 10 anni, poi possono essere disdetti. Tra 25 anni l'intera
rete verrà ceduta al comune di Dello. Il riscaldamento invernale funziona in
continuo: il cogeneratore Sime (motore Roll Royce) brucia 6,5 milioni di metri
cubi di metano l'anno, un rendimento del 45% ma con il teleriscaldamento verrà
sfruttato anche il 55% di energia termica. FUNZIONA 24 ORE al giorno sette
giorni su sette e produce 5100 chilowattora elettrici (ovvero 5,1 megawattora)
e 3800 kw termici. Sime compra metano dalla rete Snam, lo brucia per produrre
elettricità, che rivende ad Hayes Lemmerz, la quale a sua volta trae guadagno
rispetto ai precedenti acquisti di elettricità da Enel. Piccolo particolare:
nell'impianto la Sime ha installato anche 31 chilowatt di
pannelli fotovoltaici, per produrre energia elettrica direttamente dal sole. È
passato un anno e l'Enel non li ha ancora allacciati alla rete elettrica. Una burocrazia lumaca che nell'era di
internet non incentiva di certo i privati ad investire nelle fonti energetiche
rinnovabili. P.GOR.
( da "Adige, L'" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
SAN FELICE EXTRA
(VERONA) - Un mazzo di gigli deposto da qualcuno davanti alla porta a vetri, il contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché di una tragedia SAN
FELICE EXTRA (VERONA) - Un mazzo di gigli deposto da qualcuno davanti alla
porta a vetri, il contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché di una tragedia.
E' ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi
chilometri da Verona, di una famiglia sino a giovedì sera apparentemente
serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata. Pochi
minuti sono bastati a un commercialista di 43 anni. Alessandro Mariacci, per
stroncare con un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie, coetanea,
Maria Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli maschi,
Jacopo, Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene che sembrano
altrettante esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi uomini della polizia
(«sono cose che ti distruggono umanamente» ha detto il questore Vincenzo
Stingone). Un piano di morte portato a termine dal capofamiglia con fredda
lucidità, prima di rivolgere l'arma contro la sua testa e premere per l'ultima
volta il grilletto. Un raptus omicida sul quale ora tutti si interrogano, a
cominciare dalla squadra mobile di Verona che conduce le indagini, coordinate
dal pm Pietro Pascucci. E sono gli stessi investigatori a passare al setaccio
ogni possibile movente. Ma al momento paiono avere in mano solo ipotesi,
congetture, nulla di concreto. L'omicida non ha lasciato nulla per spiegare il
suo folle gesto, né una lettera né altri messaggi, neppure sui computer. Non
sembra spiegare le ragioni della strage la pista di una possibile grave
malattia dell'uomo. Mariacci aveva avuto un tumore ad un testicolo nove anni
fa, patologia che però aveva superato del tutto, avendo avuto dopo altri due
figli. E neppure un motivo passionale o una crisi coniugale sarebbero
all'origine della tragedia. «Qualcosa potrebbe averlo sconvolto - dice un
collega - e per questo lui potrebbe aver 'temuto' per la sua famiglia».
L'omicidio-suicidio è avvenuto giovedì sera ed è stato scoperto stamani dalla
collaboratrice domestica, una signora originaria dell'est europeo che era stata
l'ultima ieri poco prima delle 19, a vedere «riunita e tranquilla» la famiglia.
E' stata lei sotto choc a dare l'allarme alla polizia. Agli agenti si è parata
davanti la scena di una delle più gravi stragi familiari degli ultimi anni:
quasi un massacro «all'americana». La donna, in tuta da ginnastica, ed il
piccolo Jacopo, in pigiama, erano morti nella taverna della casa ricavata
nell'interrato. La moglie era riversa sul divano, su di lei una ferita ad un
braccio, segno forse di un tentativo estremo di difesa, quindi il foro in
fronte, il colpo mortale. Accanto a lei sul pavimento il bimbo di appena tre
anni: fulminato dal padre, è caduto riverso sul piccolo esercito di soldatini
con il quale stava giocando. L'uomo è quindi risalito sino al primo piano: è
entrato nella cameretta di Jacopo e Nicolò, 9 e 6 anni, uccidendoli nel sonno.
Il professionista ha quindi completato la strage nella camera matrimoniale: per
farla finita, un colpo alla tempia. Accanto al suo cadavere due pistole
semiautomatiche, una delle quali con il cane alzato entrambe detenute
regolarmente. L'uomo era un appassionato di tiro, e qualche volta si recava al
poligono per tenersi in allenamento. La polizia non esclude che l'uomo abbia
usato entra mbe le pistole, ma solo lo Stub potrà confermarlo. Secondo le prime
indicazioni la tragedia sarebbe avvenuta tra le 22.30 e le 23 di giovedì sera.
Alcuni vicini ascoltati in questura avrebbero detto di aver sentito intorno a
quell'ora dei colpi secchi, ma non di averci fatto particolarmente caso.
Mariacci era laureato in legge e in economia e commercio; originario di
Piacenza era a Verona da molti anni tanto da frequentare il liceo scaligero
Scipione Maffei dove aveva conosciuto la donna che sarebbe poi divenuta sua moglie.
Orfano dei genitori, scomparsi in un incidente automobilistico, dall'età di sei
anni, l'uomo era titolare con un socio di un avviato studio nel cuore di Verona
antica; era specializzato in economia tributaria. Sul portone del suo ufficio
anche la targa di Maria Bottagisio che lasciata da qualche anno l'attività di
civilista collaborava saltuariamente con il marito. 22/11/2008
( da "Eco di Bergamo, L'" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Uccide la moglie e i
tre figli, poi si toglie la vita Tragedia a Verona, commercialista stermina la
famiglia a colpi d'arma da fuoco: i piccoli avevano tre, sei e nove anni Buio
sui motivi della strage. L'uomo ha usato due pistole: la moglie e uno dei bimbi
colpiti in taverna, gli altri nel letto SAN FELICE EXTRA (VERONA) Un mazzo di
gigli deposto da qualcuno davanti alla porta a vetri, il
contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura e i mille perché di una tragedia. È
ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, vicino a
Verona, di una famiglia sino all'altra sera apparentemente serena, felice. Una
famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata. Pochi minuti sono
bastati a un commercialista di 43 anni, Alessandro Mariacci, per stroncare con
un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie, coetanea, Maria Riccarda
Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli maschi, Jacopo, Nicolò e Filippo
di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene che sembrano altrettante esecuzioni, tanto da
sconvolgere gli stessi uomini della polizia. è mistero sul «movente» Un raptus
omicida sul quale ora tutti si interrogano, a cominciare dalla Squadra mobile
di Verona che conduce le indagini, coordinate dal pubblico ministero Pietro
Pascucci. E sono gli stessi investigatori a passare al setaccio ogni possibile
movente. Ma al momento paiono avere in mano solo ipotesi. L'omicida non ha
lasciato nulla per spiegare il suo folle gesto, né una lettera, né altri
messaggi, neppure sui computer. Non sembra spiegare le ragioni della strage la
pista di una possibile grave malattia dell'uomo. Mariacci aveva avuto un tumore
a un testicolo nove anni fa, superato del tutto. E neppure un motivo passionale
o una crisi coniugale sarebbero all'origine della tragedia. «Qualcosa potrebbe
averlo sconvolto ? dice un collega ? e per questo lui potrebbe aver temuto per
la sua famiglia». L'omicidio-suicidio è avvenuto giovedì sera ed è stato
scoperto ieri mattina dalla collaboratrice domestica, una signora originaria
dell'Est europeo che era stata l'ultima giovedì, verso le 19, a vedere «riunita
e tranquilla» la famiglia. È stata lei, sotto choc, a dare l'allarme. Agli
agenti si è parata davanti la scena di una delle più gravi stragi familiari
degli ultimi anni: la donna, in tuta da ginnastica, e il piccolo Jacopo, in
pigiama, erano morti nella taverna. La moglie era riversa sul divano, su di lei
una ferita a un braccio, segno forse di un tentativo estremo di difesa, quindi
il foro in fronte, il colpo mortale. uno dei figli stava giocando con i
soldatini Accanto a lei, sul pavimento, il bimbo di tre anni: fulminato dal
padre, è caduto riverso sul piccolo esercito di soldatini con il quale stava
giocando. L'uomo è quindi risalito sino al primo piano: è entrato nella
cameretta di Jacopo e Nicolò, 9 e 6 anni, uccidendoli nel sonno. Il
professionista ha quindi completato la strage nella camera matrimoniale: per
farla finita, un colpo alla tempia. Accanto al suo cadavere due pistole
semiautomatiche, entrambe detenute regolarmente. L'uomo era un appassionato di
tiro e qualche volta si recava al poligono. La polizia non esclude che l'uomo
abbia usato entrambe le pistole, ma solo lo stub potrà confermarlo. Secondo le
prime indicazioni, la tragedia si sarebbe consumata tra le 22,30 e le 23.
Alcuni vicini avrebbero detto di aver sentito intorno a quell'ora dei colpi
secchi, ma non di averci fatto particolarmente caso. Mariacci era laureato in
Legge e in Economia e commercio; originario di Piacenza, era a Verona da molti
anni, tanto da aver frequentato il liceo scaligero «Scipione Maffei», dove
aveva conosciuto la donna che sarebbe poi divenuta sua moglie. Orfano dei
genitori, scomparsi in un incidente automobilistico, dall'età di sei anni,
l'uomo era titolare con un socio di un avviato studio nel cuore di Verona
antica; era specializzato in economia tributaria. Sul portone del suo ufficio
anche la targa di Maria Bottagisio che, lasciata da qualche anno l'attività di
civilista, collaborava saltuariamente con il marito. Vincenzo Beni
( da "Repubblica, La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 35 - Commenti
LA RIVINCITA DI HILLARY (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Hillary Clinton sarà il
Segretario di Stato e il giovane governatore della Federal Reserve di New York
Tim Geithner (anche lui, come Barack, classe ´61) andrà al Tesoro, due notizie
che hanno resuscitato all´undicesima ora la Borsa che stava sprofondando verso
l´ennesimo venerdì nero. Della senatrice Clinton sarà la poltrona più
importante, quarta nell´ordine di successione al Presidente in caso di tragedia
multiple, ora che i dubbi sui finanziatori dell´ingombrante marito (200 mila
"benefattori") sono stati chiariti e il presidente eletto ordinerà al
partito di saldare i sette milioni di debiti personali contratti dalla Clinton
per finanziare la propria campagna. Suo sarà il volto della politica estera
americana per i prossimi quattro anni che avrà in Obama il leader globale e
carismatico che il mondo attende con enormi aspettative e nella senatrice
Clinton colei che dovrà interpretare la nuova leadership nella fatica quotidiana
della diplomazia. Di Timothy Geithner, che aveva guidato il braccio newyorkese
del complesso di banche nel sistema della Federal Reserve, sarà la poltrona più
scomoda, quella di segretario al Tesoro, il ministro che eredita il collasso
della finanza americana e l´agonia della grande industria automobilistica, ma
il cui nome, come quello della Clinton alla guida della diplomazia, ha
iniettato una dose di speranza a Wall Street. Geithner è anche lui un figlio
della nidiata di clintoniani oggi riportati al potere proprio da colui che ha
battuto il "Clan Clinton" nelle primarie, di quegli uomini e donne
che volarono tra abilità e fortuna, sulle ali del boom anni ?90 dopo la
recessione Bush nel 1990 e che quindi rinverdiscono la speranza di una uscita
dalla cupa galleria nella quale Wall Street, l´industria e i consumi si sono
smarriti. è stato lui, dalla Fed di New York, a lavorare strettamente alla fine
dell´estate con il presidente del sistema bancario centrale, Bernanke e con il
ministro al quale succederà, Paulson, per quei tentativi di salvataggio che
culminarono nei 700 miliardi votati dal Congresso. Il recupero massiccio dei
clintoniani riportati nel governo, e l´astuzia della nomina della Clinton che
la elimina come possibile avversaria e concorrente futura cooptandola «dentro
la tenda», è altro esempio di quel cinismo "soft", di quel
machiavellismo realistico che Obama e la sua squadra stanno esibendo. La
proposta della Segreteria di Stato alla Clinton era infatti la classica
«offerta che non si può rifiutare», certamente un incarico infinitamente più
eccitante e più gratificante del mediocre e spesso oscuro lavoro nelle aule del
Senato che avrebbe atteso Hillary Clinton per gli anni a venire. Ma proprio dal
ventre sempre torbido del Parlamento, lei avrebbe potuto manovrare all´interno
della schiacciante maggioranza democratica per condizionare, pilotare o
sabotare le iniziative e la strategia del Capo dello Stato. Fu quello che
accadde, 30 anni or sono, all´ingenuo presidente Carter, senza alcuna esperienza
politica, che consumò le proprie energie battagliando con il proprio partito
riottoso. Obama, figlio della politica parlamentare, prima nell´assemblea
dell´Illinois e poi nel Senato a Washington si sta muovendo, con nomine di
spietati manovratori di corridoio come il suo capo di gabinetto, Rahn Emanuel,
e con ammiccamenti verso i repubblicani, per tenere al guinzaglio i propri
amici ufficiali, i democratici, esaltati da un trionfo elettorale che sta per
dar loro una maggioranza schiacciante, almeno fino alle elezioni del 2010. Con
Geithner nel "team" porta un uomo che, dalla Fed di New York, ha
lavorato ora dopo ora, flebo dopo flebo, nell´unità coronarica della finanza
americana, manovrando le trasfusioni di credito e di liquidità. Con Janet
Napolitano, la governatrice dell´Arizona (lo stato di John McCain) scelta per pilotare la mastodontica burocrazia della sicurezza nazionale ha voluto una donna di frontiera, una
che ha vissuto la propria esperienza alla guida dello stato più esposto alle
onde della immigrazione clandestina dal Messico, senza tenerezze, ma senza
panico demagogico e senza il razzismo xenofobo caro agli estremisti
repubblicani. E con Eric Holder al ministero della Giustizia ha voluto
un altro ex clintoniano (era sottosegretario) ma anche lui afroamericano, un
segnale si "fratelli di colore" che la giustizia americana non sarà
più accecata dalle prevenzioni e dagli stereotipi razziali. E alla Cia si parla
di un duro, di un falco, dopo le bizzarre nomine bushiste, mentre alla Difesa
dovrebbe restare quel Bob Gates ereditato da Bush, ma ben diverso dal
cervellotico e incompetente "Rummy" Rumsfleld. Un governo realmente
trasversale, con elementi bipartisan e uno sguardo alla competenza, prima che
al nepotismo e alle clientele che tormentarono l´amministrazione Bush. Con
Hillary in squadra, ha reclutato una donna di enorme esperienza e forza, molto
vicina all´establishment moderato della politica estera americana,
definitivamente rigettando il fanatismo "neocon"; ha assorbito il sempre
temibile e potente "Clan Clinton"; ha eliminato una futura rivale
(Hillary, oggi 61enne avrebbe quasi 70 anni alle elezioni del 2016). C´è già,
naturalmente, qualche lamento fra i "progressisti" schizzinosi e gli
eterni delusi della sinistra, fra coloro che ignorano che i sogni, per
realizzarsi, devono scuotersi e aprire gli occhi alle realtà della politica.
( da "Unita, L'" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Strage in famiglia
senza un perché Verona, un commercialista uccide la moglie e i tre figli
piccoli, poi si toglie la vita. Una tragedia non annunciata e inspiegabile. La
coppia, sembra, non avesse problemi Un mazzo di gigli deposto da qualcuno
davanti alla porta a vetri, il contrasto dei fiori con la
fredda burocrazia dei
sigilli della Procura, e i mille perchè di una tragedia. È ciò che resta,
davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi chilometri da
Verona, di una famiglia sino a ieri sera apparentemente serena, felice. Una
famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata. Pochi minuti sono
bastati a un commercialista di 43 anni. Alessandro Mariacci, per stroncare con
un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie, coetanea, Maria Riccarda
Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli maschi, Jacopo, Nicolò e
Filippo di 3, 6 e 9 anni. Un piano di morte portato a termine dal capofamiglia
con fredda lucidità, prima di rivolgere l'arma contro la sua testa e premere
per l'ultima volta il grilletto. Un raptus omicida sul quale ora tutti si
interrogano, a cominciare dalla squadra mobile di Verona che conduce le
indagini, coordinate dal pm Pietro Pascucci. E sono gli stessi investigatori a
passare al setaccio ogni possibile movente. Ma al momento paiono avere in mano
solo ipotesi, congetture, nulla di concreto. L'omicida non ha lasciato nulla
per spiegare il suo folle gesto, né una lettera né altri messaggi, neppure sui
computer. L'omicidio-suicidio è avvenuto giovedì sera ed è stato scoperto ieri
mattina dalla collaboratrice domestica che ha dato l'allarme. Agli agenti si è
parata davanti la scena di una delle più gravi stragi familiari degli ultimi
anni: quasi un massacro "all'americana". La donna, in tuta da
ginnastica, ed il piccolo Jacopo, in pigiama, erano morti nella taverna della
casa ricavata nell'interrato. La moglie era riversa sul divano, su di lei una
ferita ad un braccio, segno forse di un tentativo estremo di difesa, quindi il
foro in fronte, il colpo mortale. Accanto a lei sul pavimento il bimbo di
appena tre anni: fulminato dal padre, è caduto riverso sul piccolo esercito di
soldatini con il quale stava giocando. L'uomo è quindi risalito sino al primo
piano: è entrato nella cameretta di Jacopo e Nicolò, 9 e 6 anni, uccidendoli
nel sonno. Il professionista ha quindi completato la strage nella camera
matrimoniale: per farla finita, un colpo alla tempia. Accanto al suo cadavere
due pistole semiautomatiche, una delle quali con il cane alzato entrambe
detenute regolarmente. L'uomo era un appassionato di tiro, e qualche volta si
recava al poligono per tenersi in allenamento. La polizia non esclude che
l'uomo abbia usato entrambe le pistole, ma solo lo Stub potrà confermarlo.
Secondo le prime indicazioni la tragedia sarebbe avvenuta tra le 22.30 e le 23
di giovedì. Alcuni vicini ascoltati in questura avrebbero detto di aver sentito
intorno a quell'ora dei colpi secchi, ma non di averci fatto particolarmente
caso. Mariacci era laureato in legge e in economia e commercio; originario di
Piacenza era a Verona da molti anni tanto da frequentare il liceo scaligero
Scipione Maffei dove aveva conosciuto la donna che sarebbe poi divenuta sua
moglie. L'uomo era titolare con un socio di un avviato studio nel cuore di
Verona antica.
( da "Repubblica, La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina I - Roma Disservizi o boicottaggio delle varie burocrazie? Penso che
sarebbe interessante sapere se i tanti disservizi pubblici nei vari settori
della vita quotidiana di noi cittadini (dai trasporti, alla manutenzione
stradale, al traffico, alla salute e a tutto resto) siano sempre causati dalla
negligenza di qualche amministratore oppure se esista invece, a volte,
uno sfondo conflittuale di boicottaggio tra apparato burocratico e apparato
degli eletti. Allo scopo finale di manipolare il consenso. Domenico Ciardulli
( da "Libertà" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
L'assedio
dell'illuminazione dei nostri giorni non risparmia nemmeno l'arte di GIORGIO
DUHR Il proliferare di segnali, richiami luministici di tipo postmoderno,
sempre più aggressivi e pungenti sta trasformando la nostra percezione sempre
più in un continuo incalzare di effetti-choc. Con la nuova illuminazione del
piano superiore, c'è un effetto Halloween anche a Palazzo Farnese. Intendiamoci
, ben venga ogni tentativo di valorizzazione delle opere d'arte, ma troppo
spesso si prescinde dal fatto che questo di solito non è un problema di
impianti tecnici, bensì di impostazione culturale attenzione conoscitiva.
Troppo spesso si pretende di dover dare nuova luce all'arte, confondendo luce
con illuminazione, mentre la luce che ci vorrebbe è quella di una sensibilità
maggiore al quotidiano verso i tesori troppo poco conosciuti. Le ombre da
fugare non sono, almeno non in primo e neanche in secondo piano, penombre
troppo spesse negli ambienti museali, nei palazzi e nelle chiese, ma sono
quelle della nostra incapacità e del nostro analfabetismo non solo di percepire
e di guardare, ma anche solo di vedere le opere che ci sono e quando ci sono.
E' un'incapacità dovuta ad un impoverimento del vedere che peraltro va
crescendo. E va crescendo anche proprio per il fatto che ovunque si va
sostituendo il vedere normale con un vedere sempre più artificiale, sempre più
digitale, sempre più da cyberspace. Ormai siamo sommersi ovunque da vetrine e
anche interni sempre più illuminati a giorno, più che a giorno, da fari e
riflettori pungenti, di modo che l'emergenza inquinamento visivo, che ci ha in
tutte le città ormai da tempo scippato di poter vedere la luna e le stelle e il
cielo notturno 'al naturale, ormai si sdoppia con un'emergenza visiva -
luministica in piena giornata. L'Italia dall'anno 2005 è
reduce da un' aberrante regolamentazione, imposta dalla solita burocrazia sotto l'allora governo di
Berlusconi, dell'obbligo per gli automobilisti di accendere i fari in piena
giornata. Anche se tale regolamentazione vale solo per auto e superstrade, il
solito andazzo ha portato ad un dilagare dei fari accesi anche nelle città.
Così ci troviamo esposti ad un dilagare di fari pungenti e abbaglianti lungo
tutto l'arco della giornata che fanno malissimo alle nostre pupille e che
naturalmente si sommano alla dilagante illuminazione pungente nei supermercati,
nei bar, negli uffici in un quadro 'clinico ' di emergenza ormai totale per i
nostri occhi. Ormai c'è, come ulteriore peggioramento, pure il dilagare dei
lampeggianti a luce pulsata su pannelli e fari digitali che ci sbattono in
frenetica velocità scatti abbaglianti a raffica come da una mitra. Eppure a
tutt 'oggi si attende invano la voce dei politici , o un intervento delle Asl a
difesa della salute dei nostri occhi. D'altronde c'è poco da aspettarsi se
addirittura i farmacisti, dai quali per la loro delicata professione si
dovrebbe pretendere un minimo di sensibilità , sono tra i principali promotori
delle raffiche di luce pulsata? Si cerca di giustificare i fari accesi anche in
piena giornata, col cielo azzurro, col sole smagliante che non sono altro che un
malcostume barbarico, con l'argomento che aumenterebbero la 'sicurezza del
traffico '. Ma che sicurezza può essere questa che comporta la messa a
repentaglio della salute dei nostri occhi, già sempre più incalzati da schermi
di ogni genere? Ma è argomento fasullo pure sul piano tecnico, quello dell'
aumento della sicurezza di guidare: se uno al volante vede un'auto illuminata
venire incontro a distanza, non è mica indotto a moderare la velocità, che è
causa principale, anzi principalissima degli incidenti. Solo quando si devono
fare i conti con la luce e le condizioni atmosferiche normali, ci si regola più
o meno istintivamente su un senso di prudenza che induce ad andar cauti. Ed
ecco cascarci addosso luce alogena-allucinogena ormai pure in Palazzo Farnese.
Ma i quadri antichi sono concepiti per ambienti intonati il più possibile con
l' illuminazione naturale. La mentalità dell'impiantistica da lumino-ludoteca ,
diciamo come metafora la 'mentalità Enel' che ormai si sostituisce sempre più
all' illuminazione culturale , vuole che si 'valorizzi ' le opere antiche come
se fossero merci in vetrine da supermercato. Ora hanno quindi messo tante fasce
e scatolette - di inquietante foggia, anche se ormai diffusissima, foggia da
imitazioni di alveare in grigio-metallico, sembrano cose confezionate da
extraterrestri, pure nei saloni superiori di Palazzo Farnese. Per poter
illuminare 'meglio ' i quadri si sono compromesse le condizioni della
luminosità data dall'architettura stessa dei grandi saloni. Convengo che alcune
tele si possono vedere davvero un pochino meglio di prima - ma a che prezzo :
devi proprio fare slalom e sgattaiolare per trovare finalmente un angolo - uno
solo per ogni quadro, a scapito della molteplicità di scorci di cui spesso sono
intessuti i quadri antichi - dove riesci a guardarlo per intero senza subire
interferenze dalle schiere dei fari che ti fendono gli occhi dall'alto. In
cambio di questo dubbio beneficio - i quadri vogliono avere sempre un che di
provvisorietà che fa parte della loro poesia, non vogliono essere esposti ad
una luce frontale - e vogliono essere guardate da più angolature - risulta
sciupato tutto l'ambiente. Le file dei faretti di stampo marziano - cyberspace
-discoteca in effetti sono piazzate sotto la linea d'innesto delle volte ,
creando una netta e pesante lacerazione tra i soffitti affrescati e gli spazi a
terra. Ma signori, avete dimenticato che proprio gli affreschi nei soffitti
sono pure opere pittoriche, peraltro le uniche superstite nelle ambienti
superiori? Ma come vi è potuto venire in mente di tagliare, frapponendo tra i
soffitti/affreschi e lo spazio al di sotto questi orpelli avveniristici,
l'unità dei saloni? In tal modo, per dotare, col pretesto di 'valorizzare ', le
sale di queste pacchianerie del resto supercosto- se , se ne è rovinata l'unità
architettonica e scenografica. Per salvare il salvabile bisognerebbe spegnerne
subito due terzi, per provvedere poi al più presto ad una rimozione totale
dello scempio. Forse si è voluto venire incontro a delle segnalazioni da parte
di visitatori frettolosi, condizionati dalla sovrailluminazione dilagante che
hanno reclamato per il presunto 'troppo buio '. E' così facile fare reclami del
genere subito sfornabili come le pizze al trancio per darsi l' aria di persone
interessate all' arte, mentre non si ha nient'altro da dire? Del resto la
facilità e la faciloneria con cui si lanciano reclami del genere sono il
pendant del non sapere assolutamente niente sulle traversie subite dal
monumento, nella fattispecie Palazzo Farnese, le condizioni drammatiche in cui
era ridotto ancora solo cinquant'anni fa e la lunga, paziente e mirabile opera
di recupero e valorizzazione che l'ha portato a ritrovare la sua antica dignità
, facendone un monumento faro di Piacenza, opera che senza il prodigarsi del
senatore Spigaroli e di altri personaggi dotati di grande senso civico non
sarebbe stata possibile. Se i responsabili delle scelte di illuminoteca
avessero tenuto presente la storia e la 'biografia ' del palazzo, forse non
avrebbero fatto ricorso a questa novità. E' davvero segno di drammatico declino
culturale se addetti alla cultura si precipitano ad esaudire quel genere di
segnalazioni del tutto gratuite, succubi della 'cultura ' di illuminazione dei
centri commerciali. Almeno hanno lasciato in pace le sale inferiori, così si ha
modo di accorgersi del contrasto tra l'illuminazione discreta, rispettosa che
c'è lì (tranne nella sala del modello del palazzo , illuminata troppo pungente
da tempo) e il clamoroso stridore in alto. Proviamo solo un momento ad
immaginarci che oserebbe fare una cosa del genere anche nella stupenda saletta
dedicata a Paolo III con gli stucchi e gli affreschi del Ricci ? E quanti
splendidi dipinti nelle chiese piacentine si sarebbero potuti restaurare con
quei soldi usati solo per rovinarci gli occhi e lacerare le scenografie? Vorrei
appellarmi al Senatore Spigaroli, nume tutelare del grandioso palazzo per cui
si è prodigato e sta continuando a prodigarsi, di non ammettere che questa
intromissione postmoderna possa continuare a violare la dignità di Palazzo
Farnese! 22/11/2008
( da "Nazione, La (Firenze)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
CRONACA FIRENZE pag.
13 «Troppa burocrazia ostacola la salute dei nostri pazienti» I MEDICI DI FAMIGLIA A
CONGRESSO I MEDICI di famiglia passano più tempo tra documenti, pratiche e
prescrizioni che a curare i propri pazienti: almeno il 50% del loro lavoro si
perde nelle lungaggini burocratiche. «Mettiamo a rischio la salute dei
nostri assistiti», denunciano i dottori di medicina generale della Simg che
oggi chiudono il loro 25esimo congresso nazionale a Firenze. «Solo per curare
un paziente cronico, dobbiamo fare decine di ricette, quando basterebbe
semplificare la procedura». E poi i medici di famiglia rischiano lo stress: «In
questi ultimi 20 anni riceviamo continue richieste per incrementare
l?efficienza dei servizi, per garantire l?appropriatezza delle analisi
richieste, per dare terapie ad alta efficacia. Ma allo stesso tempo dobbiamo
guardare al portafoglio, risparmiare il più possibile». Durante il congresso,
la Simg ha presentato l?«Health Search», un database che fotografa la salute
dei cittadini. Si scopre che la maggior parte di coloro che si rivolgono al
medico di famiglia soffre di ipertensione (15,3% dei casi). Seguono, nella
graduatoria del database, i pazienti con diabete mellito (4,8%) e con
dislipidemie (3,1%). Tra coloro che vanno di più dal medico durante l?anno, i
primi in classifica sono le persone affette da malattie coronariche, ma
chiedono di essere spesso visitati anche i malati di epilessia, tiroide e
glaucoma. Nel corso di un anno solare il medico di famiglia visita solo il 65%
dei propri assistiti, che arriva a quota 95% nel corso di un triennio. M. P.
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del
22-11-2008)
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SCANDIANO E ZONA
DELLE CERAMICHE pag. 22 Polemica sul crossodromo Campani: «E? tra i siti più
tutelati della Regione» L?area dove sono in corso lavori per la realizzazione
del crossodromo di BRUNO DALLARI ? CASTELLARANO ? CHE SIA STATA una
movimentazione eccezionale di terreno, quella avvenuta nella zona del
crossodromo di Rio Rocca, pare fuori di dubbio. Lo stesso corso del rio sarebbe
stato spostato e della cosa pare se ne stia occupando anche la Forestale, che
avrebbe chiesto chiarimenti al comune. Sono stati in diversi i cittadini che,
visti i lavori, hanno allertato i diversi enti di controllo, nonché informato
sindaco e consiglieri comunali di Castellarano. Gian Pietro Campani, leader di
minoranza, ricorda come questa zona sia ?fra i siti più tutelati dalla Regione.
Sono state espiantate tutte le attività estrattive (fatta eccezione per una
cava di argilla, ndr) e vietata ogni qualsiasi modificazione del territorio?.
In previsione, forse, di creare la zona a parco protetto. Eppure qualcuno
avrebbe potuto comunque operare, senza considerare che ?appena si muove
qualcosa la gente segnala?. E le segnalazioni sono arrivate. ?Penso ? dice
Campani ? che la movimentazione del terreno nei pressi del crossodromo sia
stata una fase anticipatoria dei lavori di sistemazione del bacino, che
l?Amministrazione comunale ha previsto?. ?Se così non fosse ? continua ? mi
pare sia necessario chiedere il motivo per il quale si sia inteso privilegiare
alcuni a scapito di altri. In un momento di così grave situazione economica,
credo occorra prestare attenzione alle attività produttive. Se un contadino
volesse semmai fare un vigneto o costruire una tettoia per il ricovero degli
animali avrebbe vita difficile, visti i vincoli e la burocrazia
per ottenere le autorizzazioni?. ?Non sono contro l?attività del crossodromo ?
continua ? anzi come sindaco, nei primi anni ?80, ne sono stato promotore, ma
rispetto le attività ludiche le priorità sono altre?. Allo stato, visti i
lavori eseguiti pare che sia stata di fatto spostata (oggi interclusa per la
melma del terreno recentemente mosso) anche la strada che congiunge con Casa
Ferri. Era stata costruita negli anni ?50 grazie ai ?cantieri lavoro? dando
sbocco a quella che allora era zona isolata. Poi il Rio Rocca sarebbe stato
spostato dal suo naturale alveo e diversi altri lavori di modifica dei luoghi
compiuti potrebbero apparire dai precisi accertamenti che gli enti di controllo
faranno. La valle di Rio Rocca viene considerata da diversi come meritevole a
diventare Parco naturalistico.
( da "Mattino di Padova, Il" del 22-11-2008)
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Pagina 37 -
Provincia Casarin: «Fucili contro colombi e cinghiali» Vuole riaprire la caccia
come risposta a Coldiretti che lamenta i danni patiti sui Colli CINTO EUGANEO.
Lotta senza esclusione di colpi alle nutrie e ai colombi che devastano i campi,
piani di abbattimento e polizze assicurative per tutelare le imprese agricole
dai danni dei cinghiali sui Colli. A chiederlo è la Coldiretti, i cui
imprenditori ogni anno devono fare i conti con il flagello
degli animali selvatici e i tempi della burocrazia. Le 235 richieste di risarcimento presentate dagli agricoltori
nel 2007 sono superiori al mezzo milione di euro, uno dei dati più alti della
regione, ma la stima complessiva dei danni, denuncia Coldiretti, è di almeno il
triplo, perché molti rinunciano in partenza a chiedere indennizzi che,
quando va bene, arrivano a coprire il 30 per cento delle perdite. «Diciamoci la
verità - ha affermato il direttore di Coldiretti Water Luchetta a Saccolongo -
questi risarcimenti sono demotivanti. Contro i cinghiali i chiusini non
bastano, così come si è rivelato inefficiente qualsiasi metodo di prevenzione.
Vogliamo che questi animali diventino una specie tipica dei Colli? E' tempo di
finirla con chiacchiere e ipocrisie, servono misure drastiche. Anzitutto un
piano di abbattimento anche in deroga ai tempi e ai vincoli della caccia,
inoltre uno stanziamento da parte del Parco per polizze assicurative. Per
nutrie e colombi, invece, chiediamo tabula rasa, senza ulteriori indugi». Di
fronte a una platea di 200 agricoltori, il presidente della Provincia Vittorio
Casarin ha annunciato contromisure più incisive sia per i cinghiali che per gli
altri animali selvatici. A cominciare dai colombi, per i quali entro l'anno
arriverà l'ok all'abbattimento con il fucile. «Per quanto riguarda le nutrie -
ha aggiunto Casarin - con le gabbie possiamo catturare diecimila esemplari, ma
non basta. Anche in questo caso non sono pregiudizialmente contrario all'uso
del fucile, in fondo si perderebbero meno tempo e denaro». Per quanto riguarda
i cinghiali è auspicata la caccia di selezione, ma i vincoli del Parco Colli
rendono tutto più difficile. «Dobbiamo confrontarci a breve con la Regione che
deve concedere il nulla osta - ha ribadito il presidente della Provincia -
Cambiare la legge del Parco è un'impresa, ormai però il territorio non regge la
presenza di almeno duemila cinghiali».
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
22-11-2008)
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CRONACHE 22-11-2008
Cronache VERONA ALESSANDRO MARIACCI, COMMERCIALISTA ORIGINARIO DI PIACENZA, HA
UCCISO LA MOGLIE E I TRE FIGLI. POI SI E' TOLTO LA VITA Strage in famiglia:
inspiegabile Il folle gesto sembra non avere un perché. I coniugi erano
apparentemente felici. L'uomo deteneva due pistole VERONA II Un mazzo di gigli
deposto da qualcuno davanti alla porta a vetri, il
contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perchè di una tragedia. è
ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi
chilometri da Verona, di una famiglia sino a l'altra sera apparentemente
serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata.
Pochi minuti sono bastati a un commercialista di 43 anni. Alessandro Mariacci,
per stroncare con un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie,
coetanea, Maria Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli
maschi, Jacopo, Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene che sembrano
altrettante esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi uomini della polizia
(«sono cose che ti distruggono umanamente» ha detto il questore Vincenzo
Stingone). Un piano di morte portato a termine dal capofamiglia con fredda
lucidità, prima di rivolgere l'arma contro la sua testa e premere per l'ultima
volta il grilletto. Un raptus omicida sul quale ora tutti si interrogano, a
cominciare dalla squadra mobile di Verona che conduce le indagini, coordinate
dal pm Pietro Pascucci. E sono gli stessi investigatori a passare al setaccio
ogni possibile movente. Ma al momento paiono avere in mano solo ipotesi,
congetture, nulla di concreto. L'omicida non ha lasciato nulla per spiegare il
suo folle gesto, né una lettera né altri messaggi, neppure sui computer. Non
sembra spiegare le ragioni della strage la pista di una possibile grave
malattia dell'uomo. Mariacci aveva avuto un tumore ad un testicolo nove anni
fa, patologia che però aveva superato del tutto, avendo avuto dopo altri due
figli. E neppure un motivo passionale o una crisi coniugale sarebbero
all'origine della tragedia. L'omicidio-suicidio è avvenuto l'altra sera ed è
stato scoperto ieri mattina dalla collaboratrice domestica. è stata lei sotto
choc a dare l'allarme alla polizia. Agli agenti si è parata davanti la scena di
una delle più gravi stragi familiari degli ultimi anni: quasi un massacro
«all'americana». La donna, in tuta da ginnastica, ed il piccolo Jacopo, in
pigiama, erano morti nella taverna della casa ricavata nell'interrato. La
moglie era riversa sul divano, su di lei una ferita ad un braccio, segno forse
di un tentativo estremo di difesa, quindi il foro in fronte, il colpo mortale.
Accanto a lei sul pavimento il bimbo di appena tre anni: fulminato dal padre, è
caduto riverso sul piccolo esercito di soldatini con il quale stava giocando.
L'uomo è quindi risalito sino al primo piano: è entrato nella cameretta di
Jacopo e Nicolò, 9 e 6 anni, uccidendoli nel sonno. Il professionista ha quindi
completato la strage nella camera matrimoniale: per farla finita, un colpo alla
tempia. Accanto al suo cadavere due pistole semiautomatiche, una delle quali
con il cane alzato entrambe detenute regolarmente. L'uomo era un appassionato
di tiro, e qualche volta si recava al poligono. Secondo le prime indicazioni la
tragedia sarebbe avvenuta tra le 22.30 e le 23 dell'altra sera. Alcuni vicini
avrebbero detto di aver sentito intorno a quell'ora dei colpi secchi, ma non di
averci fatto caso. Mariacci era laureato in legge e in economia e commercio;
originario di Piacenza era a Verona da molti anni tanto da frequentare il liceo
scaligero Scipione Maffei dove aveva conosciuto la futura moglie. Orfano dei
genitori, scomparsi in un incidente, dall'età di sei anni, l'uomo era
contitolare di uno studio nel cuore di Verona antica. Sul portone del anche la
targa di Maria Bottagisio che collaborava saltuariamente con il marito. Strage
Alessandro Mariacci e Maria Riccarda Carrara Bottagisio. ANSA
( da "Nazione, La (Umbria)" del 22-11-2008)
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GUBBIO / GUALDO /
NOCERA pag. 11 IL COMPLESSO della chiesa parrocchiale, della torre campanaria e
della canonica d... IL COMPLESSO della chiesa parrocchiale, della torre
campanaria e della canonica della frazione di San Facondino sono totalmente
inagibili. La causa è stata individuata in un dissesto statico avvenuto nella
zona. Il provvedimento è ufficiale: lo ha adottato il sindaco Angelo
Scassellati (nella foto) con una propria ordinanza, che ha certificato
l?inagibilità totale ed ha stabilito che la parete della casa del parroco deve
essere subito messa in sicurezza per «impedire ogni possibile pericolo a
salvaguardia della pubblica e privata incolumità». IL PROVVEDIMENTO è stato
adottato a seguito della segnalazione arrivata da parte del consigliere della
minoranza Nuovo Rosone-Udc, Walter Biagiotti, con una lettera ufficiale nella
quale segnalava la presenza di crepe sempre più evidenti ed allarmanti su tutta
la struttura. «Tutto ciò ? diceva ? si è evidenziato dalla scorso mese di
agosto. Il parroco, don Michele Zullato, si era attivato rivolgendosi ad un
tecnico del Comune, che ? riferiva lo stesso consigliere al sindaco ? affronta
la questione dal punto di vista squisitamente burocratico. Biagiotti affermava:
«Vista l´entità delle crepe e la rapidità con le quali si stanno espandendo,
pur non volendo assumere il ruolo di tecnico, credo che esista il concreto
rischio che l´integrità del più antico monumento gualdese
possa non poter attendere i tempi della burocrazia». PER CUI invitava il sindaco «a prendere urgentissimi
provvedimenti per verificare e certificare l´agibilità o meno dell´intera
struttura della chiesa parrocchiale e, eventualmente, a far provvedere
all´immediata messa in sicurezza della stessa». Ora si dovranno prendere
decisioni sugli interventi da effettuare. A.C.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 22-11-2008)
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Pagina 12 - Udine
Depuratore bloccato: la denuncia del Comune FAEDIS FAEDIS. Depuratore fermo da
oltre un anno a causa della burocrazia: è la denuncia
del sindaco di Faedis, Franco Beccari, che intende adire alle vie legali per
tutelare gli interessi dell'ambiente e dei cittadini. «Moltissimi Comuni della
Provincia ? spiega Beccari - hanno problemi di smaltimento delle acque reflue,
spesso esse vengono smaltite attraverso i "pozzi perdenti" dato che
le reti fognarie sono incomplete e nelle borgate isolate mancano i depuratori.
La causa principale di questa situazione è la mancanza dei mezzi finanziari per
la costruzione di questi impianti, ma non solo. Quando un Comune come Faedis
riesce a trovare i finanziamenti per completare significativi lotti di rete fognaria
con relativo depuratore, ad assegnare a un professionista la progettazione e a
realizzare l'impianto si fa di tutto per ritardare la messa in funzione. Anche
due anni solo per il rilascio della necessaria autorizzazione allo scarico
delle acque del depuratore. A Faedis è già successo più volte, ma quanto sta
succedendo per il depuratore di Campeglio è incredibile. Il Comune ha terminato
i lavori di costruzione del depuratore oltre 2 anni fa, ha inviato alla
Provincia la richiesta di autorizzazione allo scarico il 16 Febbraio 2007, ma
l'autorizzazione non è stata ancora concessa. La "tecnica" per
ritardare l'autorizzazione è stata quella di chiedere a più riprese
documentazione integrativa. Poi è partito lo scaricabarile tra Provincia, Arpa
e gestore della rete fognaria. A nulla sono valse le telefonate e gli
interventi per sbloccare la situazione. Ognuno dei tre enti coinvolti continua
a rispondermi che i tempi lunghi sono causati dagli altri due» conclude
Beccari. Le apparecchiature elettromeccaniche del depuratore si rovinano
restando ferme e sarà quindi necessario sostituirle o quantomeno ripararle
quando finalmente ci arriverà l'autorizzazione. Il Comune non intende subire
passivamente: «Chi pagherà - interroga Beccari - per questi danni? È mia intenzione
affidare a un legale la questione perché si ponga termine alla mala gestione
che ci provoca ingenti danni economici e seri problemi ambientali». Barbara
Cimbaro
( da "Repubblica, La" del 22-11-2008)
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Pagina III - Bari Il
contenzioso La critica Mentre Costantino presenta un esposto L´invito Il
premier è un puntiglio del ministro Bondi che non ricorda quanto accaduto alla
Fenice di Venezia con l´apertura provvisoria Il presidente sarà a Bari il 6
dicembre? Potrebbe anticipare e verificare di persona la situazione del
cantiere Dieci anni fa l´attore e regista tenne un recital tra le rovine e
interpretò le Memorie di Adriano Emiliano: "Mi fido di Berlusconi" La
class action è già firmata da 130 cittadini Petruzzelli, l´appello del sindaco:
venga lui a controllare i lavori Albertazzi: "Rinvio senza senso sono pronto
a recitare Dante" "Beato colui che riuscirà a rimuovere queste
pastoie burocratiche" RAFFAELE LORUSSO ANTONIO DI GIACOMO Anche Silvio
Berlusconi sarà a Bari il 6 dicembre. Il capo del governo - così si apprende in
ambienti romani - parteciperebbe, insieme con il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, alla cerimonia di consegna della Chiesa Russa al
Patriarcato di Mosca. Altra tappa della visita potrebbe essere il Teatro
Petruzzelli. Dove, com´è noto, il ministro per i Beni culturali, Sandro Bondi,
insieme con Raffaele Fitto, accompagnerà il capo dello Stato. Si tratterà di un
sopralluogo a quello che, per il ministero, è ancora un cantiere e lo sarà fino
a quando non si saranno concluse le procedure di collaudo. Il sindaco Michele
Emiliano si augura però che il premier faccia un blitz in città prima del 6
dicembre. «Lo invito a venire subito - dice - Avrebbe così modo di rendersi
conto che il Teatro Petruzzelli è pronto e che non ci sono ragioni per tenerlo
chiuso. Mi fido di lui: se venisse a Bari subito, potrebbe convincere tutti a
riaprire il Teatro il 6 dicembre». Il braccio di ferro fra il sindaco e il
ministro dei Beni culturali si è trasformato ieri in un acceso ping pong
radiofonico fra lo stesso Emiliano e Simeone Di Cagno Abbrescia, suo prossimo
avversario in campagna elettorale. Messi faccia a faccia da Radio città futura,
i due sfidanti per la poltrona di primo cittadino hanno esposto ciascuno la
propria tesi. «è sconcertante - ha detto Emiliano - che ci sia un´opera
pubblica già pronta, ma che per uno strano diktat del ministro Bondi non si
possa riaprire. Non credo che sia una questione politica, anche perché quella
della prossima campagna elettorale sarebbe una motivazione demenziale, la
maniera migliore per la destra per perdere le elezioni. Piuttosto, si tratta di
un puntiglio assurdo, assorbito dal ministro Bondi, che non si rende conto che
la Fenice di Venezia fu inaugurata e poi rimase chiusa per un anno per portare
a termine i lavori. C´è una città con il cuore spezzato perché il 6 dicembre la
statua di San Nicola non potrà entrare nel Teatro». Simeone Di Cagno Abbrescia,
dal canto suo, ha ribadito la propria posizione. «è sbagliato buttarla in
politica - ha spiegato - La fine dei lavori è stata scambiata con l´entrata in
funzione del Teatro. Invece, bisogna dare il tempo a chi deve effettuare i
collaudi e i controlli sulla sicurezza di lavorare in assoluta tranquillità e
senza pressioni. Bisogna poi risolvere gli aspetti giuridici derivanti da
quell´esproprio sciagurato». Emiliano è apparso contrariato. «Quando dovrebbe
riaprire il Petruzzelli, onorevole?», ha domandato. «Non tocca a me decidere»,
ha ribattuto Di Cagno Abbrescia. Anche se il teatro non sarà inaugurato il 6
dicembre, la mobilitazione del mondo della cultura e dei cittadini continua. Il
"Comitato 6 Dicembre" ha organizzato per lunedì 24 novembre una
veglia di musica davanti al Teatro. L´iniziativa sarà presentata questa
mattina. Vi hanno già aderito il violinista Francesco D´Orazio, che si esibirà
con il proprio quartetto, Roberto Ottaviano e il coro di voci bianche del
conservatorio "Niccolò Piccinni" di Bari. è anche prevista
l´esibizione di un gruppo gospel. «Non tutte le cose periranno. Si
restaureranno le nostre statue infrante». Parole pronunciate da Giorgio Albertazzi,
dieci anni fa, quando l´attore e regista tenne un recital in quel che restava
del Petruzzelli. «Parole dalle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar»
spiega l´artista. Albertazzi, vuole raccontarci quella giornata al politeama?
«Tenni una lettura fra le rovine del teatro. Era il 1999 e mi chiamarono per
"inaugurare" un pezzo del Petruzzelli. Ovvero la cupola appena
restaurata. Fu una grande emozione, tuttavia, tornare fra quelle rovine, gli
spettatori assiepati tutt´intorno alla men peggio». S´era già esibito al
Petruzzelli, quand´era ancora integro? «No, perché ogni volta che m´è capitato
di portare un mio spettacolo a Bari sono stato al Piccinni, più tradizionale
casa della prosa. Eppure conoscevo il Petruzzelli abbastanza bene, ma da spettatore».
Le sue memorie dalla platea? «Era gestito alla grande. Si spendeva molto
denaro, questo sì, ma le scelte erano davvero buone». Al punto da spingerla a
mettersi in viaggio per venire al Petruzzelli. «Già. Mi ricordo che venni ad
applaudire il divino Nurejev e che, insieme con Anna Proclemer, scendemmo a
Bari per ascoltare il concerto di Liza Minnelli». Com´era, durante la sua prima
vita, il politeama? «Un teatro bellissimo. E lo dico prima che da teatrante con
gli occhi dell´architetto che sono, in virtù degli studi fatti. è collocato,
peraltro, in una posizione meravigliosa e si tratta di un gioiello
architettonico. Il suo incendio non ha mai smesso di colpirmi, anche per la
dolosità: un evento che, di per sé, costituisce già materia per uno spettacolo».
Cosa dicono l´artista e l´architetto Albertazzi dei tempi della ricostruzione?
«Diciassette anni rappresentano un´assurdità, anche perché ci sarebbe da
chiedersi quanto siano durati realmente i lavori e quanto tempo, invece, sia stato dannatamente sprecato nelle diatribe fra la proprietà,
la burocrazia e lo Stato.
Alla fine, almeno, hanno avuto ragione le parole di Adriano: "Non tutte le
cose periranno". Il restauro è compiuto. A proposito, in che termini?».
Una ricostruzione seguendo la filosofia del dov´era e com´era, per quel che è
stato possibile. «Bene, una scelta giusta. Com´è accaduto per la stessa
Fenice a Venezia, d´altra parte». Fatto sta che la famiglia Messeni rivendica
oggi il possesso dei locali attigui al teatro, un tempo affittati a negozi, a
dispetto di un progetto che ha immaginato quegli spazi funzionali al
Petruzzelli. «Mi pare più opportuna questa seconda ipotesi. Non perché sia
aprioristicamente contrario all´aggregazione di altre attività nel contesto di
un teatro, ma in nome del buon senso. Mi auguro che lo Stato e gli enti locali
vigilino in questo senso». Fosse facile. C´è una guerra in atto fra il
ministero per i Beni culturali e il Comune che mette a rischio l´inaugurazione
del 6 dicembre, fissata da anni nel giorno di San Nicola. «Non vedo il perché
di un rinvio. Se c´è una promessa va onorata. Tanto più se il teatro è pronto,
così come mi è dato di sapere». Sembrerebbe una querelle fra opposti
schieramenti politici. «Come sempre la politica si conferma una sovrastruttura
deprimente. Non è possibile un braccio di ferro su tutto: beato colui che
riuscirà a rimuovere queste pastoie burocratiche e di profitto dal Paese. Spero
solo che Bondi si convinca ad aprire il 6 dicembre». E un suo debutto sul
palcoscenico del nuovo Petruzzelli? «Mi piacerebbe molto. Potrei venire a dire
Dante». Anche gratis? «Certo. Se può servire alla riapertura del teatro, ben
volentieri». Sul Teatro Petruzzelli è in atto una campagna che sta
disorientando l´opinione pubblica, con frode alla pubblica fede. Lo affermano,
in un esposto alla Procura della Repubblica, l´avvocato Michele Costantino e la
signora Vittoria Messeni Nemagna, comproprietaria del Teatro. «Valgano - si
legge nell´esposto - quali indecorosi esempi di abuso della credulità popolare,
le dichiarazioni secondo cui lo stanziamento di fondi pubblici per il recupero
del Teatro Petruzzelli avrebbe avuto l´effetto di trasformare in bene pubblico
il teatro che è di appartenenza privata». Secondo l´avvocato Costantino e la
signora Vittoria Messeni Nemagna vanno nella stessa direzione «la class action
e i sondaggi per conoscere chi è favorevole alla riapertura il 6 dicembre». Non
solo. I due firmatari ritengono che nei comportamenti dei pubblici
amministratori, a cominciare dal sindaco, possano ravvisarsi gli estremi
dell´ipotesi del reato di abuso d´ufficio. I comportamenti sarebbero «connotati
da reiterazione e pervicacia, dal coinvolgimento popolare artatamente attivato
(vedi esposizione della statua San Nicola) per evidenti finalità di propaganda
politica nell´imminenza della tornata per l´elezione del sindaco di Bari
(evento questo, denso di significato politico ma anche foriero di vantaggi
patrimoniali)». L´avvocato Costantino e la sua assistita ribadiscono che non
ricorrono i requisiti previsti dalla legge per inaugurare il teatro. «è bene -
osservano - che i cittadini siano informati delle relazioni che intercorrono
fra l´utilizzazione di un bene culturale e gli affari privati che realizzano
interessi trasversali di pochissime persone e che tale tipo di informazione
fosse la conseguenza di un intervento della magistratura, teso a ripristinare
l´osservanza delle regole». E intanto sono 130 i cittadini che hanno aderito
alla class action, lanciata da tre avvocati baresi Luigi Paccione, Alessio
Carlucci e Nicola Favia che chiedono la sospensione dell´erogazione dei fondi
pubblici per la ricostruzione del Petruzzelli. E sono numerosi anche coloro che
hanno annunciato la volontà di sottoscrivere la class action. «Ci sono stati
molti consensi alla nostra iniziativa» dice l´avvocato Alessio Carlucci.
Nessuna risposta, invece, è arrivata dal ministero per i Beni culturali o dal
Comune al quale i tre legali hanno scritto.
( da "Nuova Venezia, La" del 22-11-2008)
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Pagina 19 - Cronaca
Rilancio abitativo da San Giobbe a Sant'Elena Alloggi per giovani e residenti,
difficile gara per i finanziamenti e la burocrazia PROGRAMMI Alle ex Conterie miniappartamenti La mappa della nuova
residenza che verrà. Presentando il progetto del recupero dell'ex Caserma Manin
l'assessore ai Lavori pubblici Mara Rumiz e il presidente della Fondazione Iuav
Marino Folin hanno fatto il punto sugli altri interventi in programma nei
prossimi anni in città sia per quanto riguarda gli alloggi studenteschi,
sia per quelli riservati ai residenti in social housing, offerti con affitto a
prezzi calmierato. Conterie doppio uso - Parte dell'ex fabbrica del vetro di
Murano è da tempo destinata a diventare sede di residenze universitarie ma - ha
spiegato ieri Rumiz - c'è la perplessità dei rettori di Ca' Foscari e Iuav che
la collocazione sull'isola possa essa penalizzante per gli studenti. Per questo
l'intenzione del Comune, affidata a Edilvenezia, è quella di realizzare
miniappartamenti che possano essere utilizzati sia da residenti, sia da
studenti. Il nuovo polo di San Giobbe - Folin ha anche accennato al nuovo polo
della residenza studentesca che dovrà sorgere a San Giobbe, annesso alla
Facoltà di Economia di Ca' Foscari, da realizzare in project financing, con la
Fondazione di Venezia nel ruolo di capofila. Si tratta di 270 posti-letto
nell'area dell'ex macello - ciascuno dei quali provvisto di servizio e angolo
cottura - con un investimento di circa 20 milioni di euro, che saranno però
recuperati attraverso gli affitti, a circa 400 euro al mese. «Per realizzare il
progetto - ha spiegato Folin - sarà creata una società ad hoc». Scalera e Stucky
- «E' già partito - ha spiegato l'assessore Rumiz - il progetto di Acqua Marcia
per il recupero dell'area ex Scalera, dove saranno ricavati anche alloggi
affidati e gestiti dal Comune che li venderà a un prezzo prefissato di tremila
euro al metro quadro». L'intero accordo prevede la realizzazione di 42
appartamenti: di questi, 2 diventeranno di proprietà del Comune, mentre altri
19 saranno venduti a prezzo convenzionato ai Veneziani. Quelli invenduti
torneranno nella disponibilità di Acqua Marcia, che li rivenderà a prezzo di
mercato, così come farà con gli altri 21 nuovi alloggi che edificherà. Nel
patrimonio immobiliare di Ca' Farsetti entreranno poi a far parte anche altri
16 appartamenti realizzati nell'area dello Stucky. In tutto sono una sessantina
i nuovi alloggi previsti nella zona». Dalla Celestia a Sant'Elena - Sempre con
la formula del social housing e in collaborazione con l'Arsenale Venezia spa,
il Comune realizzerà nei prossimi anni un altro grosso quantitativo di alloggi
tra l'Arsenale e Sant'Elena. «Si partirà con la zona della Celestia - ha
spiegato l'assessore, dove in area demaniale, saranno realizzati una settantina
di nuovi alloggi. Il secondo intervento riguarderà poi l'area di San Pietro di
Castello e, infine, l'area degli ex cantieri Actv di Sant'Elena, non appena
sarà avvenuto il trasferimento dell'azienda con uffici e strutture al
Tronchetto. In tutto, in questa parte della città è prevista la realizzazione
di circa 300 alloggi che dovrebbero contribuire ad alleviare di molto il problema
della casa a Venezia». (e.t.) GIUDECCA. Alla Scalera e allo Stucky saranno
ricavati altri 60 alloggi. in parte venditi ai veneziani al prezzo
convenzionato di 3 mila euro al metro quadro.
( da "Messaggero Veneto, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 6 - Attualità
Spara a moglie e figli, poi si toglie la vita I piccoli avevano 3, 6 e 9 anni.
La donna ha tentato di difendersi: colpita alla testa ORRORE A VERONA Strage in
un quartiere residenziale alla periferia della città scaligera Lui
commercialista, lei avvocato: ancora misteriose le cause VERONA. Un mazzo di
gigli deposto da qualcuno davanti alla porta a vetri, il
contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perchè di una tragedia. È
ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi
chilometri da Verona, di una famiglia sino a ieri sera apparentemente serena,
felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata. Pochi minuti
sono bastati a un commercialista di 43 anni, Alessandro Mariacci, per stroncare
con un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie, coetanea, Maria
Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli maschi, Jacopo,
Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene che sembrano altrettante
esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi uomini della polizia («Sono cose
che ti distruggono umanamente» ha detto il questore Vincenzo Stingone). Un
piano di morte portato a termine dal capofamiglia con fredda lucidità, prima di
rivolgere l'arma contro la sua testa e premere per l'ultima volta il grilletto.
Un raptus omicida sul quale ora tutti si interrogano, a cominciare dalla
squadra mobile di Verona che conduce le indagini, coordinate dal pm Pietro
Pascucci. E sono gli stessi investigatori a passare al setaccio ogni possibile
movente. Ma al momento paiono avere in mano solo ipotesi, congetture, nulla di
concreto. L'omicida non ha lasciato nulla per spiegare il suo folle gesto, nè
una lettera nè altri messaggi, neppure sui computer. Non sembra spiegare le
ragioni della strage la pista di una possibile grave malattia dell'uomo.
Mariacci aveva avuto un tumore a un testicolo nove anni fa, patologia che però
aveva superato del tutto, avendo avuto dopo altri due figli. E neppure un
motivo passionale o una crisi coniugale sarebbero all'origine della tragedia.
«Qualcosa potrebbe averlo sconvolto - dice un collega - e per questo lui
potrebbe aver 'temutò per la sua famiglia». L'omicidio-suicidio è avvenuto
giovedì sera ed è stato scoperto ieri mattina dalla collaboratrice domestica, una
signora originaria dell'est europeo che era stata l'ultima poco prima delle 19,
a vedere «riunita e tranquilla» la famiglia. È stata lei sotto choc a dare
l'allarme alla polizia. Agli agenti si è parata davanti la scena di una delle
più gravi stragi familiari degli ultimi anni. La donna, in tuta da ginnastica,
e il piccolo Jacopo, in pigiama, erano morti nella taverna della casa ricavata
nell'interrato. La moglie era riversa sul divano, su di lei una ferita a un
braccio, segno forse di un tentativo estremo di difesa, quindi il foro in
fronte, il colpo mortale. Accanto a lei sul pavimento il bimbo di appena tre
anni: fulminato dal padre, è caduto riverso sul piccolo esercito di soldatini
con il quale stava giocando. L'uomo è quindi risalito sino al primo piano: è
entrato nella cameretta di Jacopo e Nicolò, 9 e 6 anni, uccidendoli nel sonno.
Il professionista ha quindi completato la strage nella camera matrimoniale: per
farla finita, un colpo alla tempia. Accanto al suo cadavere due pistole
semiautomatiche, una delle quali con il cane alzato entrambe detenute
regolarmente. L'uomo era un appassionato di tiro, e qualche volta si recava al
poligono per tenersi in allenamento. La polizia non esclude che l'uomo abbia
usato entrambe le pistole, ma solo lo Stub potrà confermarlo. Secondo le prime
indicazioni la tragedia sarebbe avvenuta tra le 22,30 e le 23 di giovedì sera.
Alcuni vicini ascoltati in questura avrebbero detto di aver sentito intorno a
quell'ora dei colpi secchi, ma non di averci fatto particolarmente caso.
Mariacci era laureato in legge e in economia e commercio; originario di
Piacenza, era a Verona da molti anni tanto da frequentare il liceo scaligero
Scipione Maffei dove aveva conosciuto la donna che sarebbe poi divenuta sua
moglie. Orfano dei genitori, scomparsi in un incidente automobilistico,
dall'età di sei anni, l'uomo era titolare con un socio di un avviato studio nel
cuore di Verona antica; era specializzato in economia tributaria. Sul portone
del suo ufficio anche la targa di Maria Bottagisio che lasciata da qualche anno
l'attività di civilista collaborava saltuariamente con il marito.
( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del
22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
ROVIGO AGENDA pag.
24 Crisi e burocrazia La ricetta di Mancin per la
ripresa economica TRASPORTI, burocrazia, energia sono
i nodi da sciogliere per permettere al Paese di reagire alla crisi. I
rilevamenti dell?Istat non lasciano spazio all?interpretazione e descrivono una
situazione di generalizzata sofferenza delle famiglie. Si fatica ad arrivare a
fine mese e l?incertezza del futuro paralizza le energie. Ma se è evidente che
di crisi profonda si tratta, è altrettanto evidente quanto necessario che in
tempi di recessione non si perda la fiducia. Atteggiamento da incoscienti? Non
credo. A leggere i dati economici che riguardano la Nazione si impara, ad
esempio, che l?export dei prodotti italiani nel primo semestre del 2008 è cresciuto
di un più 6% rispetto allo stesso periodo del 2007. La quota delle esportazioni
italiane verso la Russia, la Cina ed il Brasile, sono aumentate in modo
significativo soprattutto se confrontate con gli altri paesi dell?Europa. Le
nostre aziende sono diventate fornitrici di macchinari per le industrie dei
paesi emergenti come l?India e la Cina. Per qualcuno i successi del processo di
internazionalizzazione delle nostre aziende potrebbero sembrare poca cosa
rispetto alla crisi finanziaria internazionale che da Wall Street sta
investendo tutto il mondo occidentale. Ma rappresentano comunque la speranza di
una nuova e più forte rinascita. Solo un paio d?anni fa, in occasione di una
giornata dell?economia, il presidente della Camera di Commercio di Rovigo, riferendosi
ai dati relativi all?occupazione e all?economia della provincia, annunciava
l?uscita dal ?cono d?ombra?. La percezione più diffusa è che oggi in quel ?cono
d?ombra? la provincia di Rovigo ci stia rientrando insieme con il resto
dell?Italia e del mondo occidentale. Per non farsi trascinare dalla corrente
del pessimismo, è bene, allora, fare delle giuste precisazioni. La prima
doverosa puntualizzazione è che l?attuale crisi è prima di tutto finanziaria e
può, almeno in Italia, diventare industriale nel caso in cui le banche
restringessero il credito alle aziende. Per ora la situazione pare essere sotto
controllo. Inoltre, per arginare ancora di più il pericolo e dare respiro alle
aziende, le Associazioni di categoria hanno già da tempo introdotto i consorzi
di affidamento del credito ( che è necessario incentivare). Si tratta, oggi più
che mai, di opportunità importanti e di una sostegno fondamentale per le nostre
aziende. Fatte le dovute precisazioni, rispetto ad un crisi tanto minacciosa
occorre armarsi di forza e di fiducia e di tutti quegli strumenti utili a
sostenere il nostro tessuto imprenditoriale fatto di media e piccola impresa,
spesso a conduzione familiare. Molti sono i nodi che ci bloccano e che
impediscono di crescere. I trasporti costano in Italia un 12% in più rispetto
gli altri paesi. Paghiamo, infatti, un ritardo infrastrutturale di decenni.
Scongiurare la paralisi del sistema paese significa anche affrontare una volta
per tutte la questione energetica. Un costo superiore del 30% rispetto alla
spesa energetica degli altri paesi rende abbastanza evidente il nostro stato di
sofferenza e danneggia le imprese, il mercato e le famiglie. La ripresa
economica ci sarà se sapremo crearne le condizioni. Flavio Mancin
( da "Messaggero, Il (Latina)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sabato 22 Novembre
2008 Chiudi Una corsa contro il tempo che ha portato al suo risultato. Un'altra dimostrazione che quando vuole la burocrazia sa superare ogni ostacolo e la sinergia istituzionale
"vince". Un uomo di origine moldava, regolarmente in Italia, 37 anni,
è stato sottoposto a trapianto di fegato ieri a Pisa, dove è stato trasportato
nel giro di un paio d'ore. La chiamata è arrivata al centro di coordinamento
trapianti diretto da Teresa Coluzzi, l'uomo era ricoverato da qualche
giorno in chirurgia per una cirrosi epatica virale che gli causava una forte
emorragia. Le speranze di salvarlo erano ridotte all'osso ma ieri è arrivata la
disponibilità del fegato e si è attivata una "macchina" già
sperimentata in passato. La direzione medica di presidio ha fatto preparare la
documentazione a tempo di record, dall'Ares 118 hanno attivato l'eliambulanza,
è partita la richiesta per il trasferimento a Pisa con i mezzi dell'Aeronautica
militare, mentre il paziente era seguito minuto per minuto da personale della
chirurgia e del centro trapianti. E' sorta una difficoltà perché il paziente,
pur regolare, non è italiano ma alla fine è stata superata anche quella con
l'autorizzazione a effettuare il viaggio in elicottero nonostante le condizioni
meteo avverse. Alla corsa contro il tempo, perfettamente riuscita, si unisce
anche un esempio di solidarietà. L'associazione trapiantati "Sesè
Caldarini" ha sostenuto economicamente la moglie dell'uomo - unico ad
avere reddito - in questi giorni e l'ha accompagnata a Pisa per poter assistere
il marito.
( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sabato 22 Novembre
2008 Chiudi Commercianti e consumatori con l'acqua alla gola, il Natale è in
liquidazione. Nonostante lo stop alle promozioni imposto dalla legge durante il
mese di dicembre, una decina di negozi del centro anticipano i saldi di gennaio
scontando la merce per la chiusura dell'attività o per il cambio di gestione. Crisi economica, il presidente Confindustria Vitali chiede «di
snellire la burocrazia,
tagliare i costi, rimodulare l'Irap». Mentre Bianconi (BdM) sottolinea come «le
sofferenze delle imprese stanno aumentando in misura esponenziale». Cocco,
Garofalo e Grandi alle pagg. 39, 40 e 48
( da "Messaggero, Il (Marche)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sabato
22 Novembre 2008 Chiudi Vitali: «Contro la crisi meno tasse e burocrazia» Il convegno
Uil. Bianconi (BdM): «Sofferenze in aumento tra le imprese, serve un piano»
( da "Messaggero, Il (Marche)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sabato 22 Novembre
2008 Chiudi di PIETRO SANTARELLI ... l'asse portante dell'economia del paese.
Altre iniziative molto importanti che al più presto devono decollare sono gli
investimenti per le opere pubbliche, tra l'altro necessarie, una programmazione
chiara e condivisa per la creazione di energie rinnovabili e da ultimo lo
sviluppo di un adeguato piano abitativo nazionale. Per quanto riguarda
l'abitativo in Italia, ad oggi si stima una necessità a livello sociale di
circa 600.000 alloggi senza contare le esigenze del mondo universitario. Il
governo ha annunciato che risolverà il problema, ma considerando che tale
problematica è al centro dell'attenzione da oltre venti anni senza che sia mai
stata trovata una soluzione appropriata, a mio avviso ciò non sarà molto semplice per la carenza degli strumenti urbanistici e di
regole adeguate nonchè per la burocrazia che contraddistingue gli enti locali. Una soluzione a medio
termine di tale problema potrebbe consistere nel concedere contributi a fondo
perduto e tassi agevolati a chiunque sia in possesso dei requisiti per
l'acquisto della prima casa ed abbia un livello di reddito molto basso.
Così facendo si concederebbero maggiori possibilità di accesso al mercato
privato e si creerebbero i presupposti per una ripresa produttiva del settore e
dell'indotto. Da ultimo una precisazione che mi sembra doverosa. Il luogo
comune dei mercati immobiliari con prezzi troppo elevati ha bisogno di essere
chiarito per non incorrere in valutazioni troppo generiche e spesso errate. Mi
spiego meglio. Prezzi molto alti possiamo riscontrarli nei centri storici delle
grandi città come Roma, Firenze, Milano, Bologna, Venezia, ecc. ma nelle
periferie di queste stesse città i prezzi delle nuove costruzioni, realizzate
nel rispetto delle leggi vigenti, vanno dai 1.500 ai 2500 euro al mq così come
nei capoluoghi di provincia di minori dimensioni come Perugia, Ancona, Bari,
Pescara. Come imprenditore di lunga esperienza concludo dicendo che il momento
è difficile, ma con l'impegno e il sacrificio di tutti l'Azienda Italia saprà
fare sicuramente bene attraverso strategie più serie, concrete e solide per il
futuro.
( da "Messaggero, Il (Marche)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sabato 22 Novembre
2008 Chiudi di CLAUDIA GRANDI ANCONA - «Finalmente il re è nudo. Abbiamo sempre
creduto che non si può produrre ricchezza girando le carte, bensì solo
lavorando. Ed è quello che nelle Marche abbiamo sempre fatto». Il presidente di
Confindustria Marche, Federico Vitali, guarda alla crisi economico-finanziaria
con timore, ma con la consapevolezza che il sistema marchigiano basato
sull'economia reale sarà in grado di «resistere anche questa volta». Il re nudo
di cui Vitali ha parlato ieri nel corso del convegno "Il mondo trema,
l'Europa frena, l'Italia che fa? E le Marche?" organizzato ad Ancona dalla
Uil Marche con il centro studi Economia reale del senatore Mario Baldassarri, è
la finanza. Ed ora che dalla finanza lo tsunami sta raggiungendo anche
l'economia reale, Vitali chiede il supporto delle istituzioni, Regione
(presente ieri con l'assessore alle Attività produttive, Gianni Giaccaglia) e
Governo (con il sottosegretario al ministero del Lavoro, Pasquale Viespoli).
«Potremo resistere - ha proseguito il presidente di Confindustria - se il mondo
politico e le istituzioni ci aiuteranno. Agli enti locali
chiediamo di snellire la burocrazia, di tagliare i costi, di rimodulare l'Irap che oggi non tiene
conto dei costi della manodopera. Ai sindacati di condividere la nostra visione
secondo cui solo se sapremo produrre di più e meglio potremo essere
competitivi. Alle banche di ridurre gli oneri finanziari». L'appello di
Vitali, in quest'ultimo caso, è stato lanciato al direttore generale di Banca
delle Marche, Massimo Bianconi, presente ieri al convegno in rappresentanza
degli istituti di credito. «Serve - ha detto Bianconi - una sintonia di progetto
tra le banche e le associazioni degli imprenditori per capire quali imprese
hanno bisogno di ristrutturare, quali hanno la capacità di espandersi.
Purtroppo, in questa fase, le sofferenze stanno aumentando in misura
esponenziale. A preoccuparci è anche la tenuta dei Confidi». E per affrontare
le difficoltà del sistema economico-produttivo marchigiano la Regione torna a
ribadire, come già fato giovedì in occasione della Conferenza unificata alla
presenza del presidente del Consiglio Berlusconi, la necessità di un maggior
coordinamento tra le strategie regionali e quelle nazionali. «I territori - ha
detto ieri Giaccaglia - si sono attivati con maggior rapidità rispetto al
Governo per avviare misure anti-crisi. D'ora in avanti sarà necessaria una
convergenza tra i due livelli istituzionali».. Respinge l'accusa di ritardi, il
sottosegretario Viespoli. «Solo per le Marche - ha rilevato - il Governo ha
stanziato 5 milioni, in aggiunta ai 6 già erogati nel corso del 2008, per
l'attivazione di strumenti di sostegno al reddito per i lavoratori delle
aziende in crisi».
( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2008-11-22 - pag: 13 autore: I Casalesi
sulla «ruota» di Bucarest In Romania e all'Est investimenti concentrati nei
giochi online, casinò e lotterie Roberto Galullo CASAL DI PRINCIPE. Dal nostro
inviato I l nome della fabbrica di bottiglie in plastica per acque minerali:
solo il nome mancava per chiedere la collaborazione della magistratura spagnola
e tentare di sottrarre un gioiello al ricchissimo tesoro disseminato per il
mondo dal clan dei Casalesi. L'interrogatorio metteva di fronte un colletto
bianco – anzi bianchissimo – e un dirigente delle Forze dell'ordine che da una
vita spende la propria vita per dare la caccia alle famiglie Schiavone,
Bidognetti, Jovine, Russo, Diana, Zagaria e il resto del gotha di una struttura
verticistica e riservata, molto più simile a Cosanostra che non ai clan
camorristici napoletani, polverizzati, guasconi e appariscenti. «Quel nome –
confida al Sole 24 Ore in una stanza d'albergo quel dirigente, che parla per la
prima volta solo con la promessa di non esistere agli occhi del mondo – non me
lo ha fatto. Sapeva che se me lo avesse detto sarebbe stato ucciso. Che quella
fabbrica fosse dei Casalesi lo sapeva solo lui, il contabile immacolato, e chi
gli aveva messo in mano la valigia con i soldi ». Il clan dei Casalesi che, con
molte probabilità, è proprietario dell'azienda spagnola di bottiglie in Pvc, è
quello che fa capo alla famiglia di Francesco Schiavone. Le Forze dell'ordine
non si arrenderanno e continueranno a stringere il cerchio intorno ai boss
casalesi in casa propria, dove i boss si sentono al sicuro («Quando dovevo
uccidere qualcuno – racconta al Sole 24 Ore un sicario del clan,ora
collaboratore –mi appostavo per settimane, mesi a casa sua e, come un
cacciatore, aspettavo che la preda arrivasse. Arrivava sempre.») ma è chiaro
ormai che il business di Gomorra è senza confini. Anzi: dopo aver bruciato la
Campania e affumicato il Centro-Nord, da anni i Casalesi inquinano mezzo mondo
anche grazie ai lunghi sonni d'investigatori e inquirenti (Dea americana a
parte). La Penisola Iberica è un terreno già seminato: si tratta solo di
raccogliere e continuare a seminare. Una messe garantita ogni anno: immobili,
aziende agricole, alberghi, ville, negozi di lusso e tanto traffico di droga.
«I Casalesi –spiega senza tanti giri di parole Lucio Di Pietro, memoria storica
della lotta alla camorra in Direzione nazionale antimafia e ora procuratore
generale a Salerno –si muovono secondo regole e schemi imprenditoriali. Non
seguono il mercato: lo anticipano e lo condizionano». «Lo spirito
imprenditoriale dei Casalesi – conferma il colonnello della Guardia di finanza
Giuseppe Bottillo, per anni a capo del Comando provinciale di Napoli –è stato
ereditato da Antonio Bardellino e dall'antica tradizione del contrabbando di
sigarette ». è il mercato che li spinse nell'Est ancora prima che crollasse il
Muro di Berlino. «Prima degli altri – continua Di Pietro – capirono che sarebbe
crollato un mondo, ma sarebbe rimasta in piedi una struttura di ex agenti
segreti e di milioni di armi con cui arricchirsi subito». Fu un'epoca d'oro: la
vendita dei kalashnikov nella metà del mondo in guerra era appannaggio dei
Casalesi. Il filone d'oro è stato prosciugato, anche se tracce di lanciagranate
e lanciamissili nelle mani dei clan, di tanto in tanto, carsicamente ritornano
e preoccupano. Ma quanto ha reso il business delle armi? «Una stima è
impossibile – dice Di Pietro – ma parliamo di centinaia di milioni e man mano
che prosciugavano di armi una nazione dell'Est Europa, passavano a quella
vicina». Questa riserva di denaro pronto da investire non è stata la sola cosa
preziosa che l'ex blocco comunista ha lasciato in eredità ai Casalesi: i contatti con gli ex agenti segreti e la facilità con cui
corrompevano e corrompono la burocrazia ha lasciato spalancate le porte di Paesi come Ungheria, Polonia,
ma soprattutto Romania: il nuovo Eldorado dei Casalesi. La ruota della fortuna
gira ora intorno al business dei giochi d'azzardo online, casinò, poker,
lotterie, scommesse e concorsi. Nei Paesi dell'Est è più facile ottenere
licenze per i server: poche domande, guadagni assicurati e mazzette per molti.
I Casalesi si arricchiscono dunque- attraverso la proprietà diretta o intestata
a prestanome locali - sulle puntate che vengono effettuate (spesso
illegalmente) da tutto il mondo nei server registrati in Romania e nella rete
dei Paesi dell'Est. Un business clone di quello attivo in Campania e anche in
altre parti d'Italia dove i clan hanno la gestione diretta di decine di sale bingo,
sale e concessioni per i giochi d'abilità a distanza con vincite in denaro,
nelle quali riescono anche a violare la piattaforma dei Monopoli di Stato e
puntare anche all'estero, nonostante il continuo aggiornamento del software
italiano. La Romania è nel mirino degli investigatori anche perché i Casalesi
hanno diverse fabbriche ( a partire da quelle tessili)nell'area di Timisoara.
Tre anni fa fu intercettato un rumeno all'aeroporto di Milano Linate. Da alcuni
" pizzini" che il boss Francesco Schiavone, alias
"Cicciarello", cugino di "Sandokan", gli aveva affidato e
che doveva consegnare a parenti e sodali, si scoprì che il clan aveva fabbriche
di scarpe. Ma seguendo poi quella e altre tracce, gli investigatori scoprirono
una rete di affari immobiliari degli Schiavone e di Giuseppe Russo in Polonia e
Francoforte, con ristoranti e molte abitazioni di proprietà. La Romania non è
solo poker online e fabbriche, ma anche gigantesche aziende agricole nelle
quali si produce il latte di bufala campana: con quali garanzie? Si ha anche
notizia di laboratori grafici artigianali che producono etichette false per
certificare come genuine e a norma di legge le mozzarelle vendute poi in mezzo
mondo. Non solo Francia, insomma, dove Vincenzo Zagaria e Aldo De Simone (fratello
del pentito Dario, spietato killer), con la compiacenza d'imprese
apparentemente pulite, fino a pochi anni fa esportava enormi quantità
contraffatte di derivati del latte e burro chimico. Ma indagini in corso
raccontano che quei traffici sono ripresi. Passato prossimo o remoto degli
affari dei Casalesi sono anche il Brasile di Antonio Bardellino, ucciso nel
luglio 1988 a Rio de Janeiro e, dall'altra parte dell'Oceano, il Portogallo,
dove nel 1991 fu ucciso Mario Jovine, presunto assassino dell'ex sodale
Bardellino, che aveva casa a Burgos. Brasile, Portogallo, Francia, la Cina dei
falsi e del traffico dei rifiuti, la Svizzera per il riciclaggio in banca del
denaro sporco, Olanda e Belgio per lo snodo del narcotraffico europeo, persino
la Scozia dove ad Aberdeen la famiglia camorristica La Torre di Mondragone si è
arricchita anche girando con i propri prodotti le fiere enogastronomiche
europee, sono solo realtà da consolidare.«L'insediamento dei Casalesi – spiega
Di Pietro – crea delle comunità che portano capitali, creano lavoro e lavano
denaro ». E gli affari-come per la 'ndrangheta –ruotano quasi sempre intorno a
una pizza o una mozzarella, serviti nei ristoranti dei prestanome, immacolati
solo per i clienti. I nuovi affari- agevolati da professionisti insospettabili-
sono anche in Germania (dove le autorità si sono parzialmente svegliate solo
dopo la stragedella 'ndrangheta a Duisburg). Qui i Casalesi, a partire dal clan
Zagaria, prima infiltrano e poi rilevano imprese decotte o in crisi. Puntano in
Borsa a Francoforte con coperture e prestanomi difficili da scoprire. In questo
momento di recessione poi, è facile per i clan immettere liquidità: nelle crisi
mondiali le mafie non conoscono mai crisi, semmai le benedicono.I capitali –
per quanto ora aggrediti in Italia con continui sequestri e confische – sono di
dimensioni impensabili. Nel triennio '98-2000, solo per citare un caso, la
famiglia Bidognetti guadagnava dai traffici illeciti 25 milioni netti
all'anno.Una montagna disoldi da gestire e investire senza confini. Ad esempio
nella droga. Furbi e scaltri, i Casalesi sanno riconoscere lo strapotere della
'ndrangheta grazie all'asse con i narcos colombiani e così,senza disdegnare
ricchi traffici con il Sudamerica dopo aver concordato il via libera delle
'ndrine, fanno rotta verso Nigeria e Albania, Paesi "veicolo"
dall'Asia e dall'Africa ma anche produttori di nicchie ricercate e
pregiatissime, a partire dalla cannabis. La capitale regionale dei traffici dei
Casalesi è Castel Volturno dove – non a caso –il 18 settembre c'è stata una
strage e dove è perenne lo scontro con la mafia nera che spesso non sta ai
patti per la sua forza e per i terminali che, dalla capitale Lagos, si
ramificano in tutto il mondo. Castel Volturno fa asse con Tirana, capitale dell'Albania,
nazione nella quale è stata messa a punto una fertilizzazione in acqua della
cannabis che rende oro ai trafficanti. I Casalesi la smistano in tutta Italia,
a partire da Calabria e Sicilia dove sembra particolarmente apprezzata. L'asse
con Tirana dove la corruzione è a livelli alti come a Lagos, vale anche per il
traffico di donne da avviare alla prostituzione e di macchine rubate in tutta
Europa. Sull'impero dei Casalesi, come su quello di Carlo V e su quello della
'ndrangheta, non tramonta mai il sole, anche se ancora, in qualche parte del
mondo, qualcuno si sorprende che i clan campani erano pronti a investire nella
ricostruzione dell'area del World Trade Center a New York: l'ombelico del mondo
anche per Gomorra. roberto.galullo@ilsole24ore.com http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com
NEW E OLD ECONOMY Fabbriche tessili, di scarpe, immobili, attività commerciali
e aziende agricole restano fondamentali accanto ai nuovi business
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Cronaca Italiana
Pagina 109 Ammazza la moglie, 3 figli e si spara Spietata esecuzione, sulle
vittime un colpo di pistola alla testa --> Spietata esecuzione, sulle
vittime un colpo di pistola alla testa Famiglia sterminata giovedì notte: a
dare l'allarme è stata ieri mattina la donna delle pulizie. Due pistole accanto
al corpo dell'uomo. VERONA Un mazzo di gigli deposto da qualcuno davanti alla
porta a vetri, il contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e
i mille perché di una tragedia. E' ciò che resta, davanti a una sobria
abitazione di San Felice Extra, a pochi chilometri da Verona, di una famiglia
sino a ieri sera apparentemente serena, felice. Una famiglia, padre, madre e
tre figli, sterminata. Pochi minuti sono bastati a un commercialista di
43 anni, Alessandro Mariacci, per stroncare con un colpo di pistola alla fronte
le vite della moglie, coetanea, Maria Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e
dei suoi tre figli maschi, Jacopo, Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene
che sembrano altrettante esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi uomini
della polizia («sono cose che ti distruggono umanamente» ha detto il questore
Vincenzo Stingone). Un piano di morte portato a termine dal capofamiglia con
fredda lucidità, prima di rivolgere l'arma contro la sua testa e premere per
l'ultima volta il grilletto. Un raptus omicida sul quale ora tutti si
interrogano, a cominciare dalla squadra mobile di Verona che conduce le
indagini, coordinate dal pm Pietro Pascucci. E sono gli stessi investigatori a
passare al setaccio ogni possibile movente. Ma al momento paiono avere in mano
solo ipotesi, congetture, nulla di concreto. L'omicida non ha lasciato nulla
per spiegare il suo folle gesto, né una lettera né altri messaggi, neppure sui
computer. Non sembra spiegare le ragioni della strage la pista di una possibile
grave malattia dell'uomo. Mariacci aveva avuto un tumore ad un testicolo nove
anni fa, patologia che però aveva superato del tutto, avendo avuto dopo altri
due figli. E neppure un motivo passionale o una crisi coniugale sarebbero
all'origine della tragedia. L'omicidio-suicidio è avvenuto giovedì sera ed è
stato scoperto ieri mattina dalla collaboratrice domestica, una signora
originaria dell'est europeo che era stata l'ultima avant'ieri poco prima delle
19, a vedere «riunita e tranquilla» la famiglia. E' stata lei sotto choc a dare
l'allarme alla polizia. Agli agenti si è parata davanti la scena di una delle
più gravi stragi familiari degli ultimi anni: quasi un massacro all'americana.
La donna, in tuta da ginnastica, ed il piccolo Jacopo, in pigiama, erano morti
nella taverna della casa ricavata nell'interrato. La moglie era riversa sul
divano, su di lei una ferita ad un braccio, segno forse di un tentativo estremo
di difesa, quindi il foro in fronte, il colpo mortale. Accanto a lei sul
pavimento il bimbo di appena tre anni: fulminato dal padre, è caduto riverso
sul piccolo esercito di soldatini con il quale stava giocando. L'uomo è quindi
risalito sino al primo piano: è entrato nella cameretta di Jacopo e Nicolò, 9 e
6 anni, uccidendoli nel sonno. Il professionista ha quindi completato la strage
nella camera matrimoniale: per farla finita, un colpo alla tempia. Accanto al
suo cadavere due pistole semiautomatiche, una delle quali con il cane alzato,
entrambe detenute regolarmente. L'uomo era un appassionato di tiro, e qualche
volta si recava al poligono per tenersi in allenamento. La polizia non esclude
che l'uomo abbia usato entrambe le pistole, ma solo lo Stub potrà confermarlo.
Secondo le prime indicazioni la tragedia sarebbe avvenuta tra le 22.30 e le 23.
Alcuni vicini ascoltati in questura avrebbero detto di aver sentito intorno a
quell'ora dei colpi secchi, ma non di averci fatto particolarmente caso.
Mariacci era laureato in legge e in economia e commercio; originario di
Piacenza era a Verona da molti anni tanto da frequentare il liceo scaligero
Scipione Maffei dove aveva conosciuto la donna che sarebbe poi divenuta sua
moglie. Orfano dei genitori, scomparsi in un incidente automobilistico,
dall'età di sei anni, l'uomo era titolare con un socio di un avviato studio nel
cuore di Verona antica; era specializzato in economia tributaria. Sul portone
del suo ufficio anche la targa di Maria Bottagisio che lasciata da qualche anno
l'attività di civilista collaborava con il marito.
( da "Corriere del Veneto" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Corriere del Veneto
- VICENZA - sezione: VICENZA2A - data: 2008-11-22 num: - pag: 13 categoria:
REDAZIONALE Confronto Con l'assessore Bretella, Debba e tangenziale Pdl
preoccupato VICENZA – Preoccupati per le loro «creature » i consiglieri
comunali del Pdl chiedono a che punto siano tre opere cruciali per la viabilità
vicentina: la bretella della provinciale 46, i ponti di Debba e la tangenziale
Nord. è di ieri un incontro tra alcuni rappresentanti dell'opposizione in Sala
Bernarda e l'assessore provinciale alla Viabilità Costantino Toniolo. «Si
tratta di tre progetti – ha affermato il consigliere Marco Zocca, ex assessore
all'urbanistica della Giunta HÜllweck – nati e cresciuti durante il nostro
mandato. L'approccio della nuova amministrazione è ora un po' preoccupante».
L'assessore provinciale ha assicurato che, dopo l'accordo raggiunto la
settimana scorsa tra i Comuni di Vicenza, Costabissara e la Provincia sulla
nuova strada da viale del Sole al Moracchino e da Costabissara a Castelnovo,
verrà concluso in Giunta l'iter. Poi la palla passerà al Comune per gli
espropri e la variante urbanistica. «Ci sembra che la Provincia stia lavorando
molto bene – ha sottolineato il consigliere del Pdl Maurizio Franzina -,
invece, notiamo inerzie da parte del Comune di Vicenza. è interesse della città
che si chiuda la circonvallazione». Secondo il consigliere Francesco Rucco
l'atteggiamento dell'amministrazione Variati è «ostruzionistico. Non capiscono
– ha avvisato – che la viabilità è sulla buona strada verso il collasso». Per
quanto riguarda i ponti di Debba, invece, la critica è che «il Comune perda tempo in burocrazia, mentre c'è già il finanziamento». Per accelerare i tempi il
consigliere nonché presidente dell'Ipab Gerardo Meridio si è detto disponibile
a collaborare per gli espropri necessari per realizzare la nuova viabilità in
zona. Buona parte dei terreni circostanti, infatti, è di proprietà dell'Ipab.
Elfrida Ragazzo
( da "Basilicanet.it" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
AGRICOLTURA: CIA, A
RISCHIO â??SCOMPARSAâ? CENTINAIA AZIENDE 22/11/2008 10.40.57 [Basilicata] Alle
circa mille imprese agricole lucane â??scomparseâ? tra il 2007 e il 2008 se ne
potrebbero aggiungere, entro il primo trimestre 2009, altre centinaia. A
lanciare il grido di allarme è¨ la Cia-Confederazione italiana agricoltori che
da oltre una settimana ha avviato in Basilicata iniziative di mobilitazione
sotto lo slogan â??Ora i fatti. Gli agricoltori chiedono misure immediate ed
efficaciâ?. Le oltre 50 assemblee territoriali e comunali che si sono svolte
alla presenza di centinaia di agricoltori, la forte presenza della delegazione
lucana al sit-in davanti al Parlamento â?? è¨ il primo bilancio della
mobilitazione tracciato dal presidente regionale della Cia Donato Distefano â??
testimoniano una rinnovata volontà del mondo agricolo a rimettere al
centro dellâ??agenda politica nazionale e regionale i problemi più¹ urgenti che
sono rappresentati dai pesanti costi di produzione, dagli aumenti degli oneri
sociali e delle assicurazioni, dal caro-denaro e dal difficile accesso al
credito bancario, dal crollo dei prezzi praticati nei campi e dallâ??opprimente burocrazia. Una situazione che sembra ignorata dal governo - spiega
Distefano - che nella legge finanziaria non ha tenuto nella debita
considerazione i gravi problemi del settore. Né© si intravedono misure
propulsive. Si va avanti con interventi frammentari e non nella logica di una
valida politica di sviluppo. E così¬ lo scenario futuro -avverte il
presidente della Cia- si fa sempre più¹ oscuro. Senza interventi incisivi e
finalizzati ad una riduzione dei costi che oggi comprimono le capacità
imprenditoriali, si corre il pericolo di un tracollo che avrà effetti
devastanti per lâ??intero sistema economico. Oltre alla chiusura di aziende,
specie quelle che operano in zone di montagna e aree svantaggiate, si
verificherà un â??taglioâ? netto delle nostre produzioni agricole e con
la conseguente invasione dallâ??estero. BAS 02
( da "Messaggero Veneto, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 1 - Prima
Pagina Uccide la moglie, i tre figli e si spara ORRORE NEL VERONESE VERONA. Un
mazzo di gigli deposto da qualcuno davanti alla porta a vetri, il contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché di una tragedia. È
ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi
chilometri da Verona, di una famiglia sino a ieri sera apparentemente serena,
felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata. Pochi minuti
sono bastati a un commercialista di 43 anni. Alessandro Mariacci, per stroncare
con un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie, coetanea, Maria
Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli maschi, Jacopo,
Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene che sembrano altrettante
esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi uomini della polizia («sono cose
che ti distruggono umanamente» ha detto il questore Vincenzo Stingone). I
SERVIZI A PAGINA 6
( da "Messaggero Veneto, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Dopo l'annuncio
della mobilitazione Paolo Santin: «La Cgil non diventi un partito» «In questo
momento di difficoltà dovrebbe emergere con forza il senso di responsabilità di
un paese. Con la volontà di guardare avanti, di mettere le mani su ciò che non
funziona, di operare pragmaticamente verso le riforme necessarie - considera il
consigliere regionale del Pdl Paolo Santin -. La piccola impresa vuole
lavorare, mantenere i lavoratori e magari assumerne di nuovi, ma per far questo
necessita di aiuti concreti e non di parole, togliendo burocrazia, semplificando assunzioni e
licenziamenti, e bene hanno fatto Pascolo e Marchiori a chiedere un
ripensamento del sistema degli studi di settore». Santin accenna poi alla
fiscalità di vantaggio per le imprese che, se il principio passasse, «non mi
stupirei di vedere la Cgil e le altre parti dell'opposizione ad ergersi ad
accusatori di questo nuovo scandaloso "inciucio" tra mondo
della produzione e politica!». Rilancia l'esponente del centro-destra i
contratti territoriali, ovviamente diversificati, e conclude definendo
«vergognoso» l'utilizzo della recessione «come strumento di attacco politico»
da parte della Cgil. «La Cgil si è trasformata da sindacato a opposizione
politica dell'attuale maggioranza» e nelle sue azioni «emerge con evidenza la
ricerca del nemico e della lotta di classe. A chi giova la linea del no, senza
se e senza ma?». (e.d.g.)
( da "Sestopotere.com" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Crisi, 200 mila
imprese agricole a rischio chiusura (22/11/2008 09:31) | (Sesto Potere) - Roma
- 22 novembre 2008 - Oltre 200 mila imprese agricole a rischio chiusura;
“taglio” del 25 per cento dell?agroalimentare “made in Italy” di qualità; calo
del 15 per cento dell?export e del 10 per cento dell?occupazione nel settore;
rincari tra il 3 e il 5 per cento dei prodotti alimentari. Questo lo scenario
drammatico che potrebbe verificarsi per l?agricoltura italiana se non si
interviene con validi e tempestivi interventi. A lanciare il grido di allarme è
la Cia-Confederazione italiana agricoltori che giovedì ha tenuto un grande
sit-in a Roma, davanti alla Camera dei deputati, con la partecipazione di
migliaia di produttori agricoli provenienti da tutta Italia. Manifestazione che
ha concluso la mobilitazione che si è svolta sull?intero territorio nazionale
sotto lo slogan “Ora i fatti. Gli agricoltori chiedono misure immediate ed
efficaci”. I pesanti costi di produzione, gli aumenti degli oneri sociali e
delle assicurazioni, il caro-denaro e il difficile accesso al credito bancario,
il crollo dei prezzi praticati nei campi e l?opprimente burocrazia -segnala la Cia- stanno
mettendo in ginocchio migliaia di imprese agricole, molte delle quali ora
producono addirittura in perdita. Una situazione che sembra ignorata dal
governo che nella legge finanziaria non ha tenuto nella debita considerazione i
gravi problemi del settore. Né si intravedono misure propulsive. Si va
avanti con interventi frammentari e non nella logica di una valida politica di
sviluppo. E così lo scenario futuro -avverte la Cia- si fa sempre più oscuro.
Senza interventi incisivi e finalizzati ad una riduzione dei costi che oggi
comprimono le capacità imprenditoriali, si corre il pericolo di un tracollo che
avrà effetti devastanti per l?intero sistema economico. Oltre alla chiusura di
aziende, specie quelle che operano in zone di montagna e aree svantaggiate, si
verificherà un “taglio” netto delle nostre produzioni agricole e con la
conseguente invasione dall?estero. I risultati sarebbero due: acquisteremo
prodotti di qualità scadente e forte impennata dei prezzi per i consumatori.
Non solo. Il settore vedrà diminuire l?occupazione e il calo produttivo
determinerà una flessione del nostro export agroalimentare, oggi fiore
all?occhiello del “made in Italy” di qualità. Davanti alla continua crescita
dei costi, divenuti veramente onerosi, e alle difficoltà di ordine economico,
al momento, non ci sono alternative. L?agricoltura -sostiene la Cia- è
destinata a registrare nuove pesanti contrazioni. D?altra parte, sia le stime
sull?annata agraria 2008 e il dato del valore aggiunto agricolo nel terzo
trimestre dell?anno, parlano chiaro. Dicono che il rischio recessione non è
affatto remoto e che per gli agricoltori si prospetta un futuro alquanto
incerto, con prospettive veramente preoccupanti. Ecco perché la Cia si è
mobilitata in tutto il territorio nazionale. L?obiettivo è quello di richiamare
l?attenzione sulle pressanti questioni agricole e di individuare un progetto
nuovo che, finalmente, conduca il settore sul sentiero dello sviluppo e della
competitività.
( da "Corriere Adriatico" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
L'omicida-
suicidanon ha lasciato nulla per spiegare il suo gesto né lettere né altri
messaggi Uccide moglie e figli e si spara senza un perché Un commercialista
veronese di 43 anni fa una strage in un condominio vicino a Verona SAN FELICE
EXTRA - Un mazzo di gigli deposto da qualcuno davanti alla porta a vetri, il contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perchè di una tragedia. E'
ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi
chilometri da Verona, di una famiglia sino all'altra sera apparente mente
serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata.
Pochi minuti sono bastati a un commercialista di 43 anni, Alessandro Mariacci,
per stroncare con un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie,
coetanea, Maria Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli maschi,
Jacopo, Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene che sembrano
altrettante esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi uomini della polizia.
Un piano di morte portato a termine dal capofamiglia con fredda lucidità, prima
di rivolgere l'arma contro la sua testa e premere per l'ultima volta il
grilletto. Un raptus omicida sul quale ora tutti si interrogano, a cominciare
dalla squadra mobile di Verona che conduce le indagini, coordinate dal pm
Pietro Pascucci. E sono gli stessi investigatori a passare al setaccio ogni
possibile movente. Ma al momento paiono avere in mano solo ipotesi, congetture,
nulla di concreto. L'omicida non ha lasciato nulla per spiegare il suo folle
gesto, nè una lettera nè altri messaggi, neppure sui computer. Non sembra spiegare
le ragioni della strage la pista di una possibile grave malattia dell'uomo.
Mariacci aveva avuto un tumore ad un testicolo nove anni fa, patologia che però
aveva superato del tutto, avendo avuto dopo altri due figli. E neppure un
motivo passionale o una crisi coniugale sarebbero all'origine della tragedia.
"Qualcosa potrebbe averlo sconvolto - dice un collega - e per questo lui
potrebbe aver temuto per la sua famiglia". L'omicidio-suicidio è avvenuto
l'altra sera ed è stato scoperto ieri dalla collaboratrice domestica, una
signora originaria dell'est europeo che era stata l'ultima ieri poco prima
delle 19, a vedere "riunita e tranquilla" la famiglia. E' stata lei
sotto choc a dare l'allarme alla polizia. Agli agenti si è parata davanti la scena
di una delle più gravi stragi familiari degli ultimi anni: quasi un massacro
"all'americana". La donna, in tuta da ginnastica, ed il piccolo
Jacopo, in pigiama, erano morti nella taverna della casa ricavata
nell'interrato. La moglie era riversa sul divano, su di lei una ferita ad un
braccio, segno forse di un tentativo estremo di difesa, quindi il foro in
fronte, il colpo mortale. Accanto a lei sul pavimento il bimbo di appena tre
anni: fulminato dal padre, è caduto riverso sul piccolo esercito di soldatini
con il quale stava giocando. L'uomo è quindi risalito sino al primo piano: è
entrato nella cameretta di Jacopo e Nicolò, 9 e 6 anni, uccidendoli nel sonno.
Il professionista ha quindi completato la strage nella camera matrimoniale: per
farla finita, un colpo alla tempia. Accanto al suo cadavere due pistole
semiautomatiche, una delle quali con il cane alzato entrambe detenute
regolarmente. La polizia non esclude che l'uomo abbia usato entrambe le
pistole, ma solo lo Stub potrà confermarlo. Mariacci era laureato in legge e in
economia e commercio; originario di Piacenza era a Verona da molti anni tanto
da frequentare il liceo scaligero Scipione Maffei dove aveva conosciuto la
donna che sarebbe poi divenuta sua moglie. L'uomo era titolare con un socio di
un avviato studio di economia tributaria. Sul portone del suo ufficio anche la
targa di Maria Bottagisio che lasciata da qualche anno l'attività dicivilista
collaborava saltuariamente con il marito VINCENZO BENI ,
( da "Mattino, Il (Salerno)" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sarno. Dopo due anni
Francesco Mainardi lascia l'incarico di dirigente del commissariato di Sarno.
Al suo posto arriverà il vicequestore aggiunto, Arturo Iannuzzi. La notizia
circolava già da tempo, ma da ieri è ufficiale. Da lunedì Mainardi andrà a
lavorare alla squadra mobile di Salerno. Originario di Angri, era arrivato a
Sarno il 3 luglio del 2006, al posto di Sabatino Fortunato. Il suo successore,
Iannuzzi, è invece originario della provincia di Avellino e proviene dalla
questura di Salerno. Nei due anni in cui ha diretto il commissariato di Sarno,
Mainardi ha ottenuto importanti risultati nella lotta alla microcriminalità e
nell'azione di contrasto ai fenomeni dello spaccio e dell'immigrazione
clandestina. Tra gli obiettivi di cui va fiero, aver
velocizzato la burocrazia
degli uffici. Per il suo impegno contro la criminalità locale, l'otto settembre
scorso il commissario capo Mainardi è stato oggetto, assieme ai carabinieri
della stazione di Sarno, di un grave episodio intimidatorio. Una busta
contenente quattro proiettili calibro 7,65, indirizzata al commissariato di
Sarno, fu intercettata al centro smistamento delle poste di Napoli. Un
episodio inquietante sul quale le indagini delle forze dell'ordine e della
magistratura antimafia per individuare gli autori o l'autore sono ancora in corso.
antonio orza
( da "Sicilia, La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
napolitano Lillo
Miceli Palermo. E' stata rinviata di ulteriori 45 giorni la
riorganizzazione della burocrazia regionale: gli incarichi dei dirigenti generali sono stati
prorogati di un altro mese e mezzo. Così ha deciso la Giunta regionale,
presieduta da Raffaele Lombardo, che si è riconvocata per lunedì prossimo
quando dovrà sostituire due dirigenti generali che nei prossimi giorni andranno
in pensione: Alfredo Liotta (Presidenza) e Luigi Castellucci (Sanità).
Non sono previste nuove nomine, ma i due dipartimenti saranno assegnati ad
interim. Insomma, non ci saranno «rivoluzioni» fino alla chiusa di Agenda 2000.
Nel frattempo, l'Ars dovrebbe approvare il disegno di legge che riduce i
dipartimenti da 39 a 29 e ridisegna le competenze assessoriali. Ma questa
seconda parte entrerà in vigore nel 2010. In questa direzione va il compito
assegnato all'assessore Michele Cimino di coordinare l'attività del
dipartimento Bilancio e del dipartimento Programmazione. L'obiettivo è quello
di razionalizzare gli interventi ed evitare che si intreccino finanziamenti
effettuati con risorse regionali e finanziamenti derivanti dal Por 2007-2013.
Utilizzare al meglio le risorse europee è un imperativo categorico. Per fare
fronte alla crisi finanziaria dell'«Ato 3» di Palermo, la giunta ha autorizzato
l'assessore agli Enti locali, Francesco Scoma, a procedere ad un'anticipazione
finanziaria, a valere sul fondo di rotazione. Nel corso della stessa seduta, la
giunta ha anche deciso di presentare un doppio ricorso alla Corte
Costituzionale. Il primo riguarda la presunta illegittimità dell'art. 3 del
cosiddetto «Decreto Gelmini» che obbliga regioni ed enti locali, entro il 30
novembre di ogni anno, ad approvare i piani di ridimensionamento scolastico,
pena il commissariamento. Una norma che sarebbe in netto contrasto con lo Statuto
speciale siciliano. «La Regione - ha rilevato l'assessore alla Pubblica
istruzione, Antonello Antinoro - si oppone all'unanimità al ridimensionamento
scolastico perché la Sicilia paga un presso troppo alto». Il secondo ricorso,
invece, è relativo alla richiesta di atti sul servizio 118 dal parte della
Corte dei conti alla commissione Sanità dell'Ars. Un'iniziativa che viola le
prerogative del Parlamento siciliano. Ma i problemi da affrontare sul piano
politico e legislativo sono molteplici. E' necessario urgentemente approvare
alcune misure anti-crisi per evitare che la debole economia isolana sia
travolta dalla congiuntura internazionale. Per il presidente della Regione,
Raffaele Lombardo, si annuncia un vero e proprio tour de force che inizierà
questo pomeriggio a Catania dove incontrerà i segretari regionali di Cgil, Cisl
e Uil. «Avanzeremo proposte - ha detto Maurizio Bernava, segretario di
Cisl-Sicilia - per il monitoraggio immediato dei punti di crisi; chiederemo che
la programmazione Ue 2007-2013 sia basata su un provvedimento antispeculativo
che impedisca il "prendi i soldi e scappa"». Nei prossimi giorni, il
presidente della Regione Lombardo incontrerà i rappresentanti del mondo
produttivo e, poi, i dirigenti degli istituti di credito che hanno sportelli in
Sicilia. La commissione Bilancio dell'Ars, presieduta da Riccardo Savona, ha
audito il direttore di Confindustria-Sicilia, Giovanni Catalano, che ha
tracciato il debole quadro dell'economia siciliana che è anteriore
all'esplosione della crisi dei mercati finanziari.
( da "Sicilia, La" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Spara alla testa
alla moglie e ai figli di 3, 6 e 9 anni, poi si toglie la vita Vincenzo Beni
Verona. Un mazzo di gigli deposto da qualcuno davanti alla porta a vetri, il contrasto dei fiori con la fredda burocrazia dei sigilli della Procura, e i mille perché di una tragedia. È
ciò che resta, davanti a una sobria abitazione di San Felice Extra, a pochi
chilometri da Verona, di una famiglia sino a giovedì sera apparentemente
serena, felice. Una famiglia, padre, madre e tre figli, sterminata.
Pochi minuti sono bastati a un commercialista di 43 anni, Alessandro Mariacci,
per stroncare con un colpo di pistola alla fronte le vite della moglie,
coetanea, Maria Riccarda Carrara Bottagisio, avvocato, e dei suoi tre figli
maschi, Jacopo, Nicolò e Filippo di 3, 6 e 9 anni. Quattro scene che sembrano
altrettante esecuzioni, tanto da sconvolgere gli stessi uomini della polizia
(«sono cose che ti distruggono umanamente» ha detto il questore Vincenzo
Stingone). Un piano di morte portato a termine dal capofamiglia con fredda
lucidità, prima di rivolgere l'arma contro la sua testa e premere per l'ultima
volta il grilletto. Un raptus omicida sul quale ora tutti si interrogano, a
cominciare dalla squadra mobile di Verona che conduce le indagini, coordinate
dal pm Pietro Pascucci. E sono gli stessi investigatori a passare al setaccio
ogni possibile movente. Ma al momento paiono avere in mano solo ipotesi.
L'omicida non ha lasciato nulla per spiegare il suo folle gesto, né una lettera
né altri messaggi, neppure sui computer. Non sembra spiegare le ragioni della
strage la pista di una possibile grave malattia dell'uomo. Mariacci aveva avuto
un tumore ad un testicolo nove anni fa, patologia che però aveva superato del
tutto, avendo avuto dopo altri due figli. E neppure un motivo passionale o una
crisi coniugale sarebbero all'origine della tragedia. «Qualcosa potrebbe averlo
sconvolto - dice un collega - e per questo lui potrebbe aver ?temuto? per la
sua famiglia». L'omicidio-suicidio è avvenuto giovedì sera ed è stato scoperto
ieri dalla collaboratrice domestica, che era stata l'ultima ieri poco prima
delle 19, a vedere «riunita e tranquilla» la famiglia. È stata lei sotto choc a
dare l'allarme alla polizia. Agli agenti si è parata davanti la scena di una
delle più gravi stragi familiari degli ultimi anni: quasi un massacro
?all'americana?. La donna, in tuta da ginnastica, e il piccolo Jacopo, in
pigiama, erano morti nella taverna della casa ricavata nell'interrato. La
moglie era riversa sul divano, su di lei una ferita ad un braccio, segno forse
di un tentativo estremo di difesa, quindi il foro in fronte, il colpo mortale.
Accanto a lei sul pavimento il bimbo di appena tre anni: fulminato dal padre, è
caduto riverso sul piccolo esercito di soldatini con il quale stava giocando.
L'uomo è quindi risalito sino al primo piano: è entrato nella cameretta di
Jacopo e Nicolò, 9 e 6 anni, uccidendoli nel sonno. Il professionista ha quindi
completato la strage nella camera matrimoniale: per farla finita, un colpo alla
tempia. Accanto al suo cadavere due pistole semiautomatiche, una delle quali
con il cane alzato entrambe detenute regolarmente. L'uomo era un appassionato
di tiro, e qualche volta si recava al poligono per tenersi in allenamento. La
polizia non esclude che l'uomo abbia usato entrambe le pistole, ma solo lo Stub
potrà confermarlo. Secondo le prime indicazioni la tragedia sarebbe avvenuta
tra le 22.30 e le 23 dell'altroieri. Alcuni vicini ascoltati in questura
avrebbero detto di aver sentito intorno a quell'ora dei colpi secchi, ma non di
averci fatto particolarmente caso. Mariacci era laureato in Legge e in Economia
e commercio; originario di Piacenza era a Verona da molti anni tanto da
frequentare il liceo scaligero Scipione Maffei dove aveva conosciuto la donna
che sarebbe poi divenuta sua moglie. Orfano dei genitori, scomparsi in un
incidente automobilistico, dall'età di sei anni, l'uomo era titolare con un
socio di un avviato studio nel cuore di Verona antica; era specializzato in
economia tributaria. Sul portone del suo ufficio anche la targa di Maria
Bottagisio che lasciata da qualche anno l'attività di civilista collaborava
saltuariamente con il marito.
( da "Gazzettino, Il" del 22-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Disabile
ottantenne sconfigge la burocrazia Il Consiglio di Stato: illegittima
la delibera regionale che lo esclude da un contributo perchè troppo anziano
MestreLa domanda l'ha presentata comunque per anni, pur sapendo che gliela
avrebbero respinta perché la sua età supera il limite fissato dalla giunta
regionale per aver diritto al sussidio economico previsto dal "progetto di vita indipendente dei
disabili portatori di grave handicap". «Sapevo che era solo questione di
tempo - spiega - perché quella norma è chiaramente iniqua quando restringe a
chi ha fra i 18 e i 64 anni la possibilità di ottenere l'emolumento».E il tempo
gli ha dato ragione visto che che il Consiglio di Stato ha accolto il suo
ricorso straordinario al Presidente della Repubblica con una sentenza che
dichiara nulla la delibera impugnata proprio nella parte riguardante il
criterio anagrafico.Una piccola grande vittoria per Umberto Guido Colecchia
(nella foto), residente in viale San Marco, per 37 anni dipendente pubblico,
prima come vigile urbano, impiegato all'anagrafe e all'ufficio tributi, per poi
passare al settore igiene dell'Ulss e andare in pensione nel 1992 e diplomarsi
geometra - ci tiene a precisare - insieme al figlio nello stesso giorno.«Ho un
carattere battagliero e non mi rassegno facilmente né alle difficoltà legate al
trascorrere dell'esistenza, né tanto meno a quelle che considero delle
ingiustizie burocratiche. Ho passato gli ottant'anni lo scorso ottobre, sono
costretto su una sedia a rotelle elettrica, ma sono in grado di gestirmi
appieno nel quotidiano insieme a mia moglie: dalla spesa, al riordino della
casa, al pagamento delle bollette. Qualcuno mi deve pur chiarire - esorta
Umberto Guido Colecchia - il motivo per cui non posso beneficiare di un
sostegno economico pari a circa mille euro al mese semplicemente perché ho la
"colpa" di essere troppo vecchio».E i massimi giudici amministrativi
la pensano come lui scrivendo che «la limitazione, sicuramente non ha una
spiegazione razionale, atteso che anche persone disabili che hanno già superato
il 64.mo anno di età possono essere capaci di gestirsi da soli nell'ambito
delle previsioni assistenziali in questione, preferendo l'assistenza indiretta
a quella diretta».Il "progetto vita indipendente" varato all'interno
delle politiche sociali regionali ha proprio lo scopo di garantire l'autonomia
alle persone con disabilità permanente nello svolgimento di una o più funzioni
essenziali non superabili con ausili tecnici, realizzando anche dei programmi
di aiuto su misura, gestiti in forma appunto indiretta, con verifica delle
prestazioni erogate e della loro efficacia.Monica Andolfatto
( da "Alto Adige" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
In calo ordini e
fatturato, costruttori e sindacati chiedono aiuto alla Provincia Edilizia in
rosso, 500 posti a rischio Repetto: piano straordinario per le opere pubbliche
e legge urbanistica più flessibile MIRCO MARCHIODI BOLZANO. Pochi giorni fa la
Monier di Chienes ha messo in mobilità 12 dipendenti. Secondo i sindacati,
saranno i primi di una lunga serie: «I posti a rischio sono 500», dice Michele
Buonerba della Cisl. Vittorio Repetto, presidente della Cassa edile che ieri ha
premiato gli iscritti più fedeli, conferma la crisi che si farà sentire
all'inizio del 2009. Diverse le richieste di aiuto alla Provincia. Ieri la
Cassa edile ha festeggiato operai e imprese iscritti da 30 anni all'ente
paritetico formato da costruttori e sindacati. «Ma in questo particolare
periodo di crisi economica - ha ricordato il presidente della Cassa edile
Vittorio Repetto - questa festa assume anche un valore simbolico. Il nostro
settore conta oltre 17 mila lavoratori e più di duemila imprese, produce l'8%
del Pil provinciale. Senza contare che per ogni lavoratore del settore edile ce
ne sono tre impiegati nell'indotto. Però siamo in difficoltà: è necessario che
la nostra classe dirigente - Provincia in testa - predisponga a breve un grande
piano di opere pubbliche rivedendo anche le regolamentazioni urbanistiche che
devono essere più flessibili ed attente alle esigenze diverse dei vari Comuni».
A dare l'idea della crisi, ecco i numeri snocciolati dal vicepresidente della
Cassa edile Maurizio D'Aurelio: «L'indice dei prodotti impiegati in edilizia è
sceso dell'8,2% in un anno, le compravendite di abitazioni del 14%, il
fatturato del 18,5%. Occorrono misure straordinarie per uscire da questo
momento». Josef Negri, segretario generale del collegio edile, conferma il
"momento no": «Gli appalti sono in calo e la fiducia delle imprese
sta scendendo. Molte stanno pensando che, se la situazione nei prossimi mesi
non cambierà, dovranno ricorrere a riduzioni del personale». Negri non vuole
fare numeri, ma ci pensa il segretario provinciale degli edili all'interno
della Cisl Michele Buonerba: «Ci sono 15 aziende che da agosto sono in arretrato
con gli stipendi. Altre cinque aziende hanno già fatto richiesta al ministero
per poter applicare i contratti di solidarietà ai loro dipendenti,
complessivamente circa 250: significa che tutti mantengono l'impiego, anche se
con orari di lavoro ridotto. La situazione è però destinata a peggiorare una
volta che finirà la cassa integrazione invernale: a marzo potremmo perdere 500
posti di lavoro». Repetto non smentisce il dato («i sindacati hanno una visione
più puntuale della situazione»), ma prevede che la crisi si abbatterà qualche
mese più tardi, indicativamente a maggio. «Ma è una crisi che si può
attenuare», è convinto. L'invito a muoversi è rivolto soprattutto alla
Provincia. «In un periodo come questo è essenziale l'investimento pubblico.
Inoltre servono piani urbanistici più flessibili». La replica dell'assessore ai
lavori pubblici Florian Mussner è immediata: «Anche nel 2009 dovremmo avere a
disposizione 240 milioni di euro per portare avanti il nostro programma. In
questi anni abbiamo fatto di tutto per mantenere questi soldi in provincia
(oltre il 95% degli appalti è stato assegnato a ditte
locali) e il prossimo passo sarà quello di abbattere la burocrazia». è proprio quello che chiede
Negri: «Per fortuna arriviamo da anni di crescita sostenuta. Però bisogna
reagire subito: oltre agli investimenti pubblici vanno semplificate le
procedure e le banche devono continuare ad avere fiducia nelle nostre imprese.
Questo momento di crisi durerà almeno un anno, ma sono ottimista: possiamo
uscirne più forti di prima».
( da "Giornale di Brescia" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Edizione: 23/11/2008
testata: Giornale di Brescia sezione:economia La doppia faccia della sanità:
troppi medici, pochi infermieri Secondo uno studio dell'Ocse, In Italia mancano
60.000 infermieri mentre abbondano i medici ROMAL'Italia è il Paese dei camici
bianchi, con il più alto numero al mondo di medici per abitanti, mentre c'è
carenza cronica di infermieri, figure professionali sempre meno reperibili sul
mercato. Una situazione che rischia di avere gravi ripercussioni sul sistema
pubblico di assistenza e che va dunque «risolta al più presto». A fotografare
l'emergenza è il Rapporto Ocse 2008 sulle risorse umane italiane in ambito
sanitario, che avverte: l'assunzione di personale
paramedico straniero potrebbe rappresentare una soluzione, se l'eccessiva burocrazia italiana non rendesse tale
procedura estremamente difficile. La sanità rischia il collasso La popolazione
italiana è una delle più vecchie al mondo: quasi il 20% supera i 65 anni e nel
2050 circa l'8% degli italiani avrà più di 85 anni. Il sistema sanitario
italiano, al momento, afferma l'Ocse, «potrebbe non essere in grado di far
fronte a questi cambiamenti, in particolare per quanto riguarda l'assunzione
del personale paramedico». Si calcola infatti che la carenza di infermieri,
soprattutto al Nord, aumenti ogni anno a causa dello squilibrio tra i
pensionamenti (17.000 l'anno) e le assunzioni (8.000 l'anno). L'Italia ha il
più alto numero al mondo di medici per abitante: più di 600 ogni 100.000
abitanti nel 2005. I medici appartenenti alla Federazione nazionale degli ordini
dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) sono circa 370 mila, di cui
un terzo lavora negli istituti pubblici. Inoltre, secondo l'Ocse, la
competizione tra medici nel settore pubblico è molto alta e spesso i più
giovani devono aspettare a lungo prima di ritagliarsi un posto di lavoro.
D'altra parte, l'Ocse sottolinea come il mercato del lavoro italiano in ambito
sanitario soffra di una «cronica mancanza di fondi, scarse opportunità di
carriera e nepotismo, risultando poco attraente per professionisti stranieri».
Il settore infermieristico deve far fronte al problema opposto. L'Italia ha
meno infermieri che dottori (348.415 nel 2005), la maggior parte dei quali
(70%) lavora in strutture pubbliche. Secondo la Federazione collegi infermieri
(Ipasvi), nel 2006 la carenza era di circa 60.000 unità. Servirebbero gli
stranieri, ma... La carenza di infermieri, sottolinea l'Ocse, «potrebbe essere
in parte colmata dall'assunzione di personale estero. Ma a causa della
competizione con altri Paesi, che offrono salari più alti e condizioni di
lavoro migliori, il numero di infermieri stranieri in Italia è ancora molto
basso: 6.730 nel 2005, di cui un terzo proveniente dall'Unione europea». Gli
infermieri che arrivano hanno mediamente tra i 20 e i 39 anni e provengono da
Romania (60%) e Polonia (25%). Malgrado la forte domanda, l'Italia, conclude
l'Ocse, «rimane un Paese poco attraente per gli infermieri stranieri: lo
stipendio non è competitivo (circa 1.600 euro al mese), le politiche di
immigrazione sono sfavorevoli e la scarsa diffusione della lingua italiana
all'estero rende la comunicazione più difficile».
( da "Tirreno, Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 1 - Grosseto
Corsi di formazione, una carta in più Circa il 40 per cento dei diplomati trova
un'occupazione FAME DI LAVORO GROSSETO. Trovare lavoro? Il periodo non è dei
più facili ma le opportunità di riuscirci possono aumentare molto se ci si
professionalizza attraverso la formazione. è quello che suggerisce la Provincia
di Grosseto con corsi e progetti rivolti a chi si affaccia per la prima volta
sul mondo del lavoro, ma anche ai disoccupati e alle categorie protette; nel linguaggio della burocrazia, a tutte le persone "in età attiva". Basta presentare
una richiesta all'ufficio Formazione professionale e, passato il vaglio di una
commissione esterna di valutazione, si potrà frequentare gratuitamente un corso
presso un'agenzia specializzata, finanziato dal Fondo sociale europeo. E
dalla guida subacquea al tecnico informatico, dalla sarta all'esperto in
risparmio energetico ed energie rinnovabili, le opportunità di crescita sono
molte. Tante, però, sono anche le domande. I disoccupati che hanno fatto
richiesta nel 2008 sono ben 575 dei quali solo 172 hanno poi potuto seguire i
corsi. Nel gruppo di richieste, le domande pervenute da cittadini
extracomunitari sono poco più di un centinaio mentre 30 sono arrivate da
ragazzi che hanno abbandonato la scuola prima di aver finito il percorso di
studi. Un altro capitolo è quello dei laureati in cerca di impiego. Per loro
occorre presentare un progetto in cui specificano il percorso che intendono
seguire e spiegano in che modo le nuove competenze possono aiutarli a trovare
un lavoro. Nel 2008 le domande fatte da chi è appena uscito dall'università
sono state 89, per un totale di 77 posti disponibili. In entrambi i casi le
richieste fatte da donne sono di gran lunga superiori a quelle presentate dagli
uomini: 481 contro 94 nel gruppo dei disoccupati, 64 contro 22 in quello dei
laureati. «Un dato - spiega Paola Parmeggiani, dirigente del settore Formazione
professionale della Provincia - che deve far riflettere sulle difficoltà che
sempre più spesso le donne incontrano a inserirsi nel mondo del lavoro». E che,
per essere arginato, ha bisogno di un grosso investimento. «Il finanziamento
europeo per il periodo 2007-2012 - spiega ancora Parmeggiani - ammonta a quasi
30 milioni di euro. Di questi soldi, il 28 per cento è destinato ai centri per
l'impiego e il restante 72 per cento, più o meno 21 milioni di euro, serve per
finanziare i corsi». Circa 4 milioni di euro all'anno vengono dunque spesi
dall'Unione Europea per incentivare il lavoro nella provincia di Grosseto, con
un investimento massimo di 3 mila euro a singola richiesta. Ma, attenzione, non
si tratta di un ufficio di collocamento. «è importante - precisa Parmeggiani -
che chi presenta la domanda di partecipazione sappia in anticipo che
frequentare un corso non significa trovare automaticamente lavoro. I corsi
servono solo a dare quella preparazione tecnica che la scuola e l'università
non possono offrire, ma che in tanti casi può fare la differenza». In sostanza,
chi si iscrive ha davanti a sé un periodo di studio che va dai sei mesi a un
anno e mezzo, con un monte ore da 200 a 1200. Dando un'occhiata alle cifre, nel
periodo dal 2000 al 2003 su 100 ammessi alla formazione, solo la metà ha
portato a termine il corso e tra questi hanno trovato un'occupazione in 34, di
cui solo 9 con contratto a tempo determinato. Cifre di poco superiori nel
triennio 2004 - 2007: 100 gli ammessi, 59 i formati, 44 gli occupati. Francesca
Ferri
( da "Repubblica, La" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina XII - Palermo
L´occupazione La piazza Nella borgata lontana da tutto l´unico pub è una
catapecchia Il luogo cult dei ragazzi creato da un ex detenuto Falsomiele I
luoghi di ritrovo sono un´osteria un bar e un circolo il campo di calcio adesso
è chiuso DARIO PRESTIGIACOMO Dalla stazione centrale a qui non c´è più di un
quarto d´ora d´auto. Ma qui la distanza dal resto della città non si misura con
i tempi di percorrenza o con i metri. Lo sanno tutti, nella vecchia piazza di
Falsomiele, che Palermo è più lontana di quanto possa indicare qualsiasi
cartina stradale. Qui le istituzioni non arrivano, se non con i presidi
scolastici, e la legge, se proprio deve farsi vedere, preferisce farlo al di
fuori della larga cerchia di case popolari che racchiudono la piazza. Qui
vigono altre regole, quelle che i residenti si sono dati nel tempo, per via di
un´autonomia conquistata più con la disperazione del disagio che con la
prepotenza della piccola criminalità. Che c´è, come testimoniano le cronache
che parlano di spaccio di droga e di arresti di pusher giovani e giovanissimi.
E fa pensare vedere scorrazzare indisturbati nugoli di ragazzini senza casco in
sella a costosi scooter, nuovi fiammanti, in un quartiere così povero. Del
resto, nella piazza vigili non se ne sono mai visti, nonostante nel giro di
pochi metri si alternino un asilo, una scuola materna e una media. «Mancano i
vigili e la segnaletica stradale. Semafori non ce ne sono. Qui in piazza
attraversare è sempre un pericolo», lamenta un pensionato senza distogliere lo
sguardo dalle carte, mentre gioca a briscola nell´unico punto di ritrovo per
gli anziani, che si trova in via del Cigno, alle spalle della piazza. Un
circolo con due tavoli su cui dalla mattina al pomeriggio ci si sfida a carte,
proteggendosi dal freddo e dal caldo, a seconda della stagione. In alternativa,
ci sono un´osteria e un bar. Per il resto, la vita della piazza scorre tra i
pochi negozi rimasti: un alimentari, un panificio, un tabacchino, una
friggitoria e un negozio di fiori. «Prima qui era pieno di attività commerciali
- racconta Andrea Gulemi, presidente della terza circoscrizione - Ma gli
esercenti hanno preferito trasferirsi altrove». La maggior parte di loro si è
spostata nei pressi di via dell´Orsa minore, la zona-bene del quartiere, dove
anche la chiesa ha sede, in un moderno edificio lontano dall´architettura delle
case popolari e da chi vi abita, stando a quanto si dice, polemicamente, in
piazza. A presidiare il vecchio cuore di Falsomiele sono rimasti gli ambulanti,
che vendono pesce, frutta e caldarroste. E i ragazzi, dalla mattina a tarda sera,
davanti al bar o alla sala giochi. «Scrivilo che qui lavoro non ce n´è. Non ce
lo vogliono dare perché gli conviene che ci scanniamo per 50 centesimi», dice
Totò, con parole di fuoco e un´espressione serafica. Lui è uscito dal carcere
qualche tempo fa grazie all´indulto. «Ma nessuno, una volta fuori, mi ha
spiegato come evitare di tornarci - spiega - lo Stato si è fatto bello con noi,
i politici vengono qui a ogni elezione a farci promesse. Ma me lo spiega come
posso chiedere un lavoro onesto con i precedenti che ho?» Un breve giro intorno
alla piazza basta a comprendere che a Falsomiele poco o nulla è stato fatto per
loro, per i giovani. Gli spazi ci sono, ma non vengono sfruttati. Un campo di
calcio costruito dal Comune è stato presto abbandonato. E la stessa sorte
sarebbe toccata al piccolo parco giochi sistemato di fronte alla scuola
materna, se non fosse intervenuto in suo soccorso Gioacchino Arizzi, meglio
noto come «fratello Gino». In un luogo in cui né la parrocchia, né la rete di
assistenza sociale arrivano, è lui il vero punto di riferimento per i giovani
di Falsomiele. Cinque anni fa, senza passare dalla burocrazia, ha messo su una casetta in
legno, proprio nel giardino dove sono installate le quattro giostre del Comune.
L´ha arredata di tutto punto, con bancone bar, tavoli, poltrone e una tv.
Infine, con una cisterna e un generatore di corrente ha installato gli impianti
per l´acqua e la luce. Così è nato il primo pub nella storia della
piazza di Falsomiele. Anche se chiamarlo pub è riduttivo, visto che nel
pomeriggio il locale viene preso d´assalto dai bambini. «Questo è il loro unico
punto di ritrovo lontano dai pericoli della strada - spiega Gino - Se sono qui,
è principalmente per loro. Sono io che ogni giorno mi occupo della manutenzione
delle giostre, che porto il mio pony per farli giocare, che mi prodigo per
organizzare le feste di compleanno, quando i genitori non hanno i soldi per
farlo. Se avessi aspettato le istituzioni, loro avrebbero perso anche questa
piccola oasi». E in effetti, il "pub" è pieno di ragazzini e il parco
giochi è in perfette condizioni. Anche le vicine scuole sembrano aver giovato
della presenza di questo locale. «Le maestre mi vogliono bene - dice - perché
da quando ho aperto, le scuole non sono state più vandalizzate». La vita di
Gino non è stata semplice e lui stesso non nasconde il suo passato. «Nel mio
cammino ho incontrato mafia e droga - racconta - Ma poi, vent´anni fa, ho
conosciuto Dio e da quel momento ho deciso di cambiare». La sua fede è
testimoniata dalla scritte sui pannelli posti all´ingresso e sul bancone del
bar. «Dio è amore», si legge. E in questo luogo anomalo, dove sacro e profano
si mischiano, anche i ragazzi più grandi hanno imparato a rispettare le regole
di «fratello Gino». «Qui la droga non entra - spiega - La polizia lo sa e per
questo non ho avuto mai noie. E quando la sera guardo i giovani divertirsi,
scorgo nei loro occhi la speranza di un futuro diverso, la voglia di trovare
una via d´uscita. Come ho fatto io». Già, perché nella piazza di Falsomiele,
vigono altre regole, la burocrazia non arriva. E
paradossalmente, non sempre è un male.
( da "Tirreno, Il" del 23-11-2008)
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Pagina 9 - Pisa
Navacchio fa festa intorno alla caserma Operativa da tempo, è stata inaugurata
ieri la sede dei carabinieri CASCINA. Cerimonia partecipata per l'inaugurazione
della caserma dei carabinieri di Navacchio. Alla presenza del colonnello
Edoardo Lepre, comandante del comando provinciale dell'Arma di Pisa, del
sindaco del comune di Cascina, Moreno Franceschini, e del prefetto di Pisa,
Benedetto Basile, un taglio del nastro a lungo atteso. «Abbiamo seguito il progetto
per sei anni - ha spiegato Franceschini -. C'è la
soddisfazione di vedere quest'opera compiuta, anche se la burocrazia ha, in parte, rallentato i
lavori. Sento il dovere di ringraziare chi si è impegnato per realizzare la
caserma, che, per spazi e strumentazioni, consente un miglior lavoro dei
militari sul territorio. Dando risposta alla richiesta di sicurezza dei
cittadini». Soddisfatto anche il colonnello Lepre che ha sottolineato il
valore del lavoro dei carabinieri sul territorio e quanto questo sia
apprezzato. Un apprezzamento dimostrato anche dall'inaugurazione, a cui ha
partecipato un numero di cittadini oltre le attese. La cerimonia è stata anche
accompagnata dall'esibizione della fanfara della scuola sottufficiali di
Firenze e da un picchetto di militari dell'arma in alta uniforme. Presenti
all'inaugurazione della caserma, intitolata a Salvo D'Acquisto, i
rappresentanti di tutte le stazioni dei carabinieri della provincia e delle
associazioni combattentistiche e d'arma. A fianco dell'edificio quattro alloggi
per i militari. E la costruzione, oltre essere sede per l'attività operativa
dei carabinieri di Navacchio (comandati dal maresciallo Massimo Nucci) e ora
anche di Riglione, ospiterà anche l'associazione dei carabinieri in congedo. Un
sodalizio con oltre centosettanta iscritti, che si impegna per la continuità
tra le vecchie e le nuove generazioni dei militari dell'Arma.
( da "Riformista, Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Nessuno speculi, ma
Gelmini si dia da fare segue dalla prima È accaduto in un istituto che dalle
foto appare ben tenuto e con aule pulite e spaziose. Poco lontano dalla
civilissima Torino. A un passo dalla città che ancora oggi non dimentica di
essere stata la capitale di un regno che si vantava dell'efficienza e
dell'onestà dei propri funzionari pubblici. Nei prossimi giorni capiremo meglio
quale è stata la dinamica di questa incredibile disgrazia, e se ci sono state
responsabilità da parte di chi dovrebbe assicurarsi che le scuole siano un
luogo sicuro e accogliente per i nostri bambini e adolescenti. Nel frattempo
non possiamo fare altro che assistere attoniti a una nuova tragedia. Senza
parole per il dolore di una famiglia. Consapevoli che nessuna spiegazione può
placare la rabbia di chi apprende che, in un giorno come tanti altri, ha perso
un figlio perché il soffitto della scuola è crollato. Oltretutto, ciò accade
proprio quando di scuola si discute animatamente da settimane. Sarebbe
superficiale e indegno di un paese civile approfittare di questa circostanza
per attaccare il ministro della pubblica istruzione in carica. Maria Stella
Gelmini è solo da qualche mese alla guida di un ministero che ha sofferto di
decenni di attenzione selettiva e strumentale da parte di governi sia di destra
sia di sinistra. La scuola è stata vittima dello scontro ideologico. Trascurata
per la colpevole mancanza di visione delle nostra classe dirigente. Oppressa dalla burocrazia, soffocata dall'egualitarismo giacobino, sfinita dall'attivismo
riformatore di certi pedagoghi, quella che dovrebbe essere una delle
istituzioni fondamentali della società è da tempo in agonia. Uno stato che le
statistiche internazionali rivelano solo in parte e che l'impegno di tanti
docenti preparati e - nonostante tutto - pieni di entusiasmo non riesce
ad arrestare. Che fare? L'abbiamo già scritto in passato, e lo ripetiamo oggi.
L'istruzione nel nostro paese ha bisogno di un ritorno all'essenziale.
"Back to Basics", dovrebbe essere lo slogan di una legislatura
bipartisan per invertire la tendenza al declino della scuola italiana. Va bene
il ritorno ai voti e al grembiule. Probabilmente anche quello al maestro unico.
Ma non è possibile andare avanti soltanto con iniziative che - per quanto
condivisibili - sono ispirate soprattutto dalla necessità di far quadrare i
bilanci a ogni costo. Se i tagli sono necessari lo sono anche gli investimenti.
A cominciare da quelli nelle strutture che talvolta sono fatiscenti e spesso
prive di ciò che altrove è ritenuto essenziale (per esempio, quante scuole
italiane hanno una biblioteca degna di questo nome? Un laboratorio per
l'insegnamento delle scienze naturali? Una palestra attrezzata? Una piscina?).
C'è chi ha accusato la Gelmini di una volontà restauratrice. Bene, il ministro
prenda alla lettera questa critica e mostri di essere davvero capace di
restaurare la scuola italiana. A cominciare dagli spazi fisici e dalle
attrezzature. Per garantire sicurezza a chi ci lavora e studia e serenità ai
genitori. Mostri che le sue prime iniziative non sono soltanto l'abile
tentativo di trasformare una necessità in virtù ma il primo passo di un
progetto di lungo periodo: restituire dignità e autorevolezza alla scuola
italiana. Su questa strada Maria Stella Gelmini può cercare un dialogo
costruttivo con i riformisti. Magari cominciando con il coinvolgerli, anche con
ruoli di responsabilità, nella gestione del dicastero da cui dipende - più che
da tanti altri, e certo più che dalla commissione di vigilanza RAI - il futuro
di questo paese. Dopo le elezioni statunitensi il ministro ha dichiarato di
ispirarsi a Obama. Mostri che è vero nominando tra i suoi collaboratori anche
esponenti significativi della cultura riformista che si riconoscono
politicamente nel partito democratico. Faccia un gesto di coraggio,
scommettendo nella forza delle idee piuttosto che in quella della
comunicazione. Mario Ricciardi 23/11/2008
( da "Adige, L'" del 23-11-2008)
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ANGELO CONTE È di
pochi giorni fa la notizia che la Whirlpool taglierà 95 dipendenti a tempo
indeterminato presso lo stabilimento di Trento sui circa 650 totali ANGELO
CONTE È di pochi giorni fa la notizia che la Whirlpool taglierà 95 dipendenti a
tempo indeterminato presso lo stabilimento di Trento sui circa 650 totali.
Fabbriche come quella di Spini, dipendenti da multinazionali e senza un proprio
centro di ricerca, potranno sopravvivere anche in futuro in Trentino? Se sì,
come: aumentando la produttività, i valori aggiunti dei prodotti? «È un
fenomeno fisiologico che in tempi di crisi le aziende facciano roccaforte
intorno ai centri di produzione essenziali. Essere più produttivi non sempre
garantisce la soppravvivenza all'interno di un'azienda. Spesso unità altamente
produttive vengono sacrificate ad una ragione superiore di sopravvivenza di
sistema. Delle unità dinamiche e finanziariamente indipendenti hanno maggior
probabilità di sopravvivenza in una fase di depressione prolungata che delle unità
dipendenti amministrativamente da centri decisionali lontani. La migliore
garanzia di sopravvivenza è uno stretto rapporto con la propria clientela
diretta ed una clientela ben diversificata». In provincia il settore
industriale è piuttosto forte con oltre 30mila addetti su un totale di 228mila
occupati. Sul breve periodo dobbiamo attenderci una sforbiciata nei posti di
lavoro? «Nell'Occidente, con i nostri alti costi sociali, l'economia
industriale può sopravvivere solo se si riposiziona continuamente ai più alti
livelli tecnologici. Nella produzione di macchinari per esempio, l'Italia si
trova talora schiacciata fra la Cina e Taiwan da una parte (grossi volumi a
basso prezzo) e la Germania (alta qualità). Nei settori però dove l'Italia ha
mantenuto l'innovazione ripetitiva non solo si difende, ma domina. Per quanto
concerna la disoccupazione, a livello globale il primo settore colpito è quello
finanziario. L'industria e i servizi pare debbano accusare i più grossi colpi
nella seconda metà 2009 ed inizi 2010. Gli ammortizzatori sociali saranno
probabilmente inadeguati in Paesi come la Francia, la Germania (ed un po' meno
l'Italia) dove la rigidità del mercato del lavoro e la perduta abitudine a
trasferimenti settoriali e geografici dei lavoratori rendono la trasformazione
necessaria ancora più difficile. Anche per questo il dollaro sale, perché si
pensa che gli Stati Uniti siano più flessibili e quindi possano uscire per
primi dalla crisi». In quali settori il pericolo è maggiore? «Tutti i settori
con domanda elastica sono a rischio. L'unico vero settore a domanda inelastica
è la sanità. Io ho sempre sostenuto la necessità in Trentino di un partenariato
fra strutture private e pubbliche per offrire servizi remunerati anche a
pazienti di altri territori, così come si fa con successo da tempo in altri
Paesi ad alta competenza medica, chirurgica e di riabilitazione. Altri settori
a domanda attualmente relativamente inelastica sono l'acqua e l'energia». La
Provincia ha acquistato il capannone Whirlpool e il terreno per oltre 70
milioni di euro. Immettere risorse nell'immobiliare e non per spesa per
investimenti è una soluzione che in futuro può ancora essere percorribile? In
quali ambiti secondo lei occorrerà spingere come impegno pubblico e privato per
garantire al Trentino di non perdere ulteriormente ricchezza (il reddito pro
capite a parità di potere d'acquisto dal 2000 in poi è calato rispetto al trend
dell'Europa a 27)? «Ritengo da sempre che il Trentino, con una superficie
utilizzabile molto ridotta, a causa delle montagne, debba utilizzare il suo
patrimonio territoriale ed immobiliare in maniera molto efficiente. Localizzare
un'azienda a basso valore aggiunto vuol dire impedire la localizzazione di una
ad alto valore aggiunto. Non c'è spazio per lo spreco, a meno di voler
cementificare le valli e le montagne. Se il settore privato manca di idee, ben
venga un intervento intelligente da parte del settore pubblico. L'ideologia non
c'entra. Quello che importa è il risultato». In provincia di Trento la ricchezza
è presente (si stimano depositi per ciascuna famiglia pari a circa 80mila euro)
ma esistono fasce che iniziano a fare fatica. Lo strumento fiscale e dei
contributi alle spese delle famiglie può essere un modo per redistribuire il
reddito tra le varie fasce sociali? «La ridistribuzione sociale del reddito
tramite lo strumento fiscale è spesso indispensabile alla sopravvivenza delle
famiglie a basso reddito, ma non crea ricchezza. Siamo onesti: la necessità di
una forte ridistribuzione fiscale testimonia il fallimento delle politiche di
scolarizzazione, nel pubblico, e dell'imprenditoria, nel privato. La mancanza
di una vocazione imprenditoriale non è un fenomeno naturale, essa è spesso causata dalla mancanza di un vero stato di diritto
e dall'oppressione di una burocrazia cancerogena. In questo il Trentino ha un vantaggio rispetto ad
altre parti d'Italia, sia per una scolarità relativamente migliore, sia per il
fenomeno della cooperazione che favorisce l'imprenditorialità. Il futuro sarà
comunque difficile. In positivo: il fatto che i trentini abbiano in
generale un'attitudine positiva ed accogliente rispetto agli immigrati
avvantaggerà la nostra provincia in termini di produttività». Dobbiamo
aspettarci un aumento della disoccupazione anche in Trentino nel 2009? La
ripresa secondo lei quando ci sarà in Italia e in Trentino? «La ripresa in
Trentino non può precedere di molto la ripresa globale. A livello
dell'Occidente una ripresa sostenibile ci sarà solo quando ci si renderà conto
che un modello economico improduttivo sostenuto solo da un'alta leva
finanziaria non può durare. L'Occidente non può continuare a vivere sulla
produttività dei cinesi e dei Paesi emergenti, come se avessimo un diritto
divino a farci mantenere. Anche le politiche energetiche debbono cambiare
radicalmente. Quei politici che predicano il protezionismo e cercano di rendere
gli elettori ciechi alla realtà non faranno altro che avvicinare il giorno del
giudizio (economico) e rendere l'adattamento ad un nuovo modello più penoso».
23/11/2008
( da "Unita, L'" del 23-11-2008)
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Storie di tagli:
«Controsoffitto in pezzi: ho chiuso una nostra scuola» «È tutto sulle spalle
dei Comuni, nonostante la legge affidi manutenzione e adeguamenti delle scuole
allo Stato». Giorni fa Fabio Sturani è stato costretto a chiuderne una: il
controsoffitto veniva giù... Commossa, anzi «particolarmente commossa», come
sottolineava ieri una premurosa agenzia, il ministro Gelmini. Comprensibile: la
tragedia di Rivoli non ammette tentennamenti. La domanda è la seguente: era
particolarmente commossa la stessa signora ministro mentre accettava che il suo
governo cancellasse del tutto ogni impegno statale a sostegno del
rimodernamento e della messa in garanzia degli edifici scolastici in questo
paese? Mentre ci tormentiamo, lasciamoci sconsolare dal racconto di uno dei
tanti sindaci italiani alle prese con le conseguenze di questo anacoluto di
Stato. Si chiama Fabio Sturani, è il primo cittadino di Ancona ed è anche
vicepresidente dell'Anci, l'associazione dei comuni d'Italia. «Storia fresca -
racconta - sono stato costretto a chiudere due scuole nel giro di un mese...».
E che sarà successo? «Problemi di stabilità in un caso; nel secondo, ho pensato
bene di tagliare la testa al toro dopo che era venuto giù un pezzo, piccolo
finché si vuole, di controsoffitto di una classe». Ma allora c'è una epidemia
di controsoffitti cadenti...«Normale, purtroppo. Siamo in piena emergenza e da
tempo. Ma è meglio far vedere dei fatti, per farsi capire. Negli ultimi cinque
anni, ad Ancona, centomila abitanti, abbiamo investito 25 milioni di euro nella
scuola. Di questi 25, uno e quattrocentomila sono venuti dallo Stato, dai fondi
della legge 23. Due sono venuti dai privati, banche in special modo e il resto
è tutto impegno comunale». E dove starà lo strano? «Il fatto è che secondo la
legge 23 questi soldi dovrebbero essere messi a disposizione dallo Stato che
invece...e così il carico scivola sostanzialmente sulle spalle dei Comuni».
Sarà questa la famosa autonomia locale? «Devo dire che la precedente
Finanziaria aveva deciso di mettere in campo oltre cento milioni di euro, parlo
di quella del 2007, governo Prodi. Ma nella Finanziaria del 2008 non c'è un
euro, voce assente, fine giochi. Alla fine, se te la prendi a cuore, e non hai
alternative anche perché fai i conti col codice penale, la questione del
rimodernamento, dell'adeguamento, della manutenzione diventa una delle
principali voci di investimento del Comune...». Disponibilità finanziaria e
volontà politica: la chiave è tutta qui? «No, bisogna tener
conto della burocrazia.
Altro esempio: dovevamo mettere in regola un edificio scolastico per abolire le
barriere architettoniche. Facciamo un po' di conti: non conviene adeguare,
meglio abbattere, ricostruire. Si procede in questo modo e lo Stato ci ha tolto
i soldi perché eravamo usciti dal recinto dell'adeguamento. Era il tempo
del primo governo Prodi. Abbiamo dovuto provvedere noi a tutto, ci si
industria. Si abbatte una scuola che sta male in piedi - lo abbiamo fatto,
storia vera - destiniamo parzialmente l'area alla nuova edificazione, facciamo
costruire alloggi per le giovani coppie e con i soldi degli oneri di
urbanizzazione tiriamo su una nuova scuola materna...». Qualcuno sa cosa deve
costare al nostro paese togliere dall'ansia milioni di ragazzi e famiglie
costretti ad accettare questa pazzesca quota di rischio in classe? «Lo sappiamo
noi: ci vorrebbe una intera finanziaria, non meno di quattro miliardi di euro».
Chissà come si commuove la Gelmini. TONI JOP ROMA tjop@unita.it
( da "Nazione, La (Umbria)" del 23-11-2008)
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FOLIGNO pag. 14 di
PATRIZIA PEPPOLONI ? FOLIGNO ? L?UMANA PIETA? per i ... di PATRIZIA PEPPOLONI ?
FOLIGNO ? L?UMANA PIETA? per i defunti ha ancora un senso di questi tempi?
Senza indulgere nel qualunquismo di un facile «no», la risposta si incaglia
nell?ostacolo della burocrazia. Accade al cimitero di
Foligno, il nuovo cimitero, visto che il vecchio segue ancora le ragioni del
cuore. Nella nuova ala del cimitero, di recente inaugurata, chi avesse un
defunto da sistemare nei normali loculi e volesse portate nello stesso loculo
un precedente familiare defunto che sia già nell?ossario, non lo può fare. La
lamentela arriva da alcuni cittadini già alle prese col problema, che si sono
visti rispondere «no» alla richiesta di ricongiungere i propri cari estinti in un?unica
tomba. Una richiesta che spesso accompagna gli ultimi giorni di vita di tante
persone, che quando sentono le forze lasciarli esprimono il desiderio di
giacere per sempre accanto alle persone che hanno amato in vita. Mariti con le
mogli, madri e padri con i figli: desideri legittimi anche quando non
codificati o codificabili. Cosa accade, dunque, nel nuovo cimitero, da non
rendere possibile certe semplici richieste?. Il problema è che ci sono due
referenti diversi: le tombe normali sono gestite da una società, di fronte ci
sono gli ossari, per i quali referente è il Comune. PER COMPRENDERE l?inghippo
bisogna fare un passo indietro e tornare al vecchio cimitero, dove queste
pietose ricongiunzioni sono invece ancora possibili: quel che accade è che di fronte
ad una richiesa di questo genere si chiede ai parenti dei defunti un
corrispettivo pari ad un 25% del prezzo del loculo e la cosa è possibile.
Questo nel vecchio cimitero. Diverso nel nuovo, dove il problema, in qualche
modo è legato al pagamento. Il paradosso che si viene a creare ha
dell?incredibile: in pratica se si paga il citato 25%, che comunque va versato,
alla società che gestisce i loculi normali non va bene perchè il corrispettivo
legato all?ossario, di pertinenza del Comune, andrebbe versato a quest?ultimo.
Se si paga invece il Comune, allora la cassettina del caro estinto più
retrodatato dovrebbe andare nell?ossario e un trasferimento nella tomba grande
sarebbe in qualche modo un arbitrio. Sarebbe come pagare il soggetto A per
qualcosa che poi fa il soggetto B. E se «A» e «B», Comune e società in questo
caso, si parlassero? Se trovassero un modo per dirimere l?arcano? Per ora,
lamentano i cittadini, la palude della burocrazia ha
inghiottito la soluzione. Una soluzione che si fatica a pensare che possa
essere così difficile da trovare. Anche perchè, alla fine, nessuno dei
cittadini che hanno sollevato il problema si rifiuta di pagare il citato 25%
del prezzo del loculo, per avere il «privilegio» di far riposare vicini magari
un marito e una moglie che avevano espresso questo desiderio. Ed è incredibile
che non si riesca a chiarire a chi pagare per rendere possibile la cosa e come
superare ostacoli che, seppur formalmente esistenti, non sembrano davvero
insormontabili.
( da "Nazione, La (Grosseto)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
COSTA / ISOLE pag.
15 LA NUOVA palestra a Giglio Campese sta per essere realtà. «L?apert... LA
NUOVA palestra a Giglio Campese sta per essere realtà. «L?apertura del cantiere
per la nuova palestra ? commenta il sindaco Attilio Brothel ? , delocalizzata
all?interno degli impianti sportivi, smentisce tutte le dicerie e le malelingue
che parlavano di un?opera che non sarebbe stata mai realizzata». Così anche il
Giglio disporrà, prevedibilmente entro il mese di giugno del prossimo anno, di
un impianto sportivo comunale coperto, permettendo a tutti, compresi ovviamente
i ragazzi delle scuole, di poter praticare le discipline sportive. Un motivo di
orgoglio e di soddisfazione per l?amministrazione comunale. «LA PALESTRA ?
aggiunge Brothel ? è una di quelle opere pubbliche destinate a cambiare il
volto della nostra isola, ha comportato tanta fatica e tanto impegno a causa di
una burocrazia mostruosa, dovuta agli impedimenti
posti dall?intreccio di leggi sempre più complesse, vincolanti e difficilmente
interpretabili. La nuova palestra si colloca in un programma che prevede un
attento sviluppo della nostra comunità indirizzato a una migliore qualità dei
servizi offerti ai cittadini, testimoniando la particolare attenzione che
poniamo nei confronti degli studenti e dei giovani».
( da "Nazione, La (Firenze)" del 23-11-2008)
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CRONACA FIRENZE pag.
7 IL MONDO degli immigrati visto con gli occhi femminili: gli occhi delle donne
che... IL MONDO degli immigrati visto con gli occhi femminili: gli occhi delle
donne che sono costrette a trasferirsi in un paese diverso portandosi dietro un
disagio fatto di guerra, violenza, privazioni. E gli occhi delle donne che le
aiutano a integrarsi, a superare la difficoltà, a vivere in un nuovo paese. Gli
sguardi si incrociano nella quotidianità delle volontarie della Croce Rossa, le
più adatte ad occuparsi del problema immigrazione. Ieri 100 di loro si sono
interrogate sul ruolo svolto dalla donna nell?organizzazione. Come ha spiegato
la psicoterapeuta Alessandra Petrone, direttrice dell?Istituto Miriam Polster,
le immigrate hanno più difficoltà di adattamento nella nuova società. Provano
disagi maggiori causato dalle violenze subite. Ludovica Lucifero, commissario
nazionale del comitato femminile della Croce Rossa, ha annunciato che saranno
realizzati corsi di formazione per le volontarie per aiutare le immigrate,
creando una rete di intervento nel Mediterraneo in collaborazione con le altre
associazioni. «La nostra capillarità è una grande risorsa da mettere al
servizio degli altri» ha detto l?avvocato Francesco Rocca, neo commissario
della Croce Rossa italiana che ha indicato come primo obiettivo del suo nuovo
mandato la stabilizzazione dei 1900 precari. I PROSSIMI progetti delle
volontarie sono ambiziosi: corsi di alfabetizzazione per le
immigrate e sportelli per aiutarle nella burocrazia e accogliere bambini bisognosi di cure nelle sedi della Croce
Rossa. A Firenze troveranno un tetto dove stare con le famiglie in attesa di
guarire nella «Casa dei bambini di Nicola», un cascinale in fase di
ristrutturazione dedicato al ricordo di Nicola Ciardelli, ucciso in Iraq.
Dell?organizzazione si è parlato anche nel convegno «Evoluzione del movimento e
del diritto internazionale umanitario», patrocinato dalla Provincia. «Si
respira una nuovo clima nelle relazioni internazionali ? ha detto il presidente
Matteo Renzi - con una forte attesa nei confronti di Obama: credo che gli
interventi umanitari troveranno una eco più profonda, come una componente
essenziale e non aggiuntiva del diritto internazionale». M.P.
( da "Eco di Bergamo, L'" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Italia, troppi
medici ma pochi infermieri L'Italia è il paese dei camici bianchi, con il più
alto numero al mondo di medici per abitanti, mentre è carenza cronica di
infermieri, figure professionali sempre meno reperibili sul mercato. A
fotografare l'emergenza è il Rapporto Ocse (Organizzazione per la cooperazione
e lo sviluppo economico) 2008 sulle risorse umane italiane in ambito sanitario,
che avverte: l'assunzione di personale paramedico straniero potrebbe
rappresentare una soluzione, se l'eccessiva burocrazia italiana non rendesse tale
procedura estremamente difficile. La popolazione italiana è una delle più
vecchie al mondo: quasi il 20% supera i 65 anni e nel 2050 circa l'8% degli
italiani avrà più di 85 anni. Il sistema sanitario italiano, al momento,
afferma l'Ocse, «potrebbe non essere in grado di far fronte a questi
cambiamenti, in particolare per quanto riguarda l'assunzione del
personale paramedico». Si calcola infatti che la carenza di infermieri,
soprattutto al Nord, aumenti ogni anno a causa dello squilibrio tra i
pensionamenti (17.000 l'anno) e le assunzioni (ottomila l'anno). Viceversa,
l'Italia ha il più alto numero al mondo di medici per abitante: più di seicento
ogni centomila abitanti nel 2005.
( da "Resto del Carlino, Il (Rimini)" del
23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
RIMINI AGENDA pag.
25 )DALLA PRIMA La sanità a chilometri 0 NEGLI ANNI sessanta ero il ?Medico
della Mutua?, negli anni settanta e ottanta un ?Medico Generico?o ?Ordinatore
di Spesa...sic...sic?, fino ad arrivare al moderno Medico specialista in
Medicina Generale, passando per un anonimo e negletto ?Medico di Base? e un più
confidenziale ?Medico di Famiglia?. Ho vissuto tutti i cambiamenti insiti nelle
diverse definizioni e sono contento di come sono andate le cose in questi 30
anni. Tutto o quasi è cambiato, migliorato. Quasi tutto. L?unica cosa che è
rimasta la stessa, se non nella forma almeno nella sostanza, è il peso della burocrazia che assilla in pari misura sia il cittadino che
il medico. Ad aggravare la sensazione di oppressione c?è la consapevolezza
della inutilità, se non della stupidità di certe regole burocratiche. Il bello
è che tutti, ma proprio tutti sono da sempre concordi nel
ritenere che la burocrazia
rappresenta un ostacolo così grande, da vanificare spesso la professionalità di
chi opera nel Servizio Sanitario Nazionale. Per tentare di dare una
spiegazione, provo a immaginare una situazione di normale burocrazia che molti cittadini
certamente conoscono e subiscono. La sig.ra Antonietta accompagna il
marito dal medico di famiglia per un problemino. Il marito comincia a dare
segni di cedimento e l?Antonietta si preoccupa. Il medico, dopo la visita,
consiglia una visita specialistica e rilascia l?impegnativa (quella rossa).
Recatasi al Cup l?Antonietta prenota la visita. Lo specialista richiede una
serie di accertamenti e quindi un successiva visita di controllo. L?Antonietta,
sempre trascinandosi dietro il consorte, si reca presso il Cup per prenotare
gli accertamenti prescritti dallo specialista, ma incontra la signora burocrazia. ?E no, cara signora, Lei non ha l?impegnativa
del suo medico, quella rossa, e non possiamo prenotare nulla? ?Ma ho la
richiesta dello specialista, che a quanto ne so dovrebbe valere quanto, se non
di più di quella del medico di base? replica l?Antonietta. ?Purtroppo, signora,
ci vuole l?impegnativa rossa?. L?Antonietta non capisce ma si adegua. Carica il
marito in macchina e si reca dal proprio medico. Dopo un?attesa di un?ora
riesce a farsi trascrivere da proprio medico le richieste dello specialista sul
regolamentare ed insostituibile foglietto rosso. Finalmente ha l?Impegnativa. A
proposito, lo specialista ha anche prenotato la visita di controllo per il
giorno tot alle ore tot. (molto efficiente, non tutti lo fanno) Non è che
magari ci vuole l?impegnativa anche per la visita di controllo già prenotata ?
No, no, pensa la nostra Antonietta, sarebbe troppo stupido e così non chiede
l?impegnativa per il controllo al proprio medico. Ricarica il marito in
macchina e si reca di nuovo al Cup. Peccato che quel pomeriggio è chiuso.
Pazienza, il giorno dopo, chiedendo un?altra giornata di permesso al lavoro,
riesce a prenotare quanto richiesto dallo specialista. Tutto bene allora. E no.
Purtroppo gli appuntamenti per gli accertamenti sono successivi a quello della
visita di controllo prenotata direttamente dallo specialista. Come fare? La
cortese impiegata del Cup suggerisce uno stratagemma che più furbo non si può.
?Senta signora, Lei vada dal suo medico di famiglia e si faccia scrivere
URGENTE, o almeno PRIORITARIA sulla impegnativa, così risolve il problema?
Detto fatto, l?Antonietta, parcheggiato il marito dalla suocera, torna del suo
medico di famiglia e, passando avanti a tutti i pazienti in sala di attesa,
infilando la testa nell?ambulatorio, chiede che il medico aggiunga le paroline
magiche Urgente o almeno Prioritaria. Stenderei un velo pietoso su quanto
potrebbe avvenire fra la sig.ra Antonietta e il suo medico e passerei a volo di
uccello alla fase conclusiva. La sig. Antonietta, infilati tutti gli
accertamenti effettuati in una capace borsa di plastica, trascina il marito
alla visita di controllo già prenotata dallo stesso specialista. Ricordate? Il
giorno tot alle ore tot. Puntuale si presenta in ambulatorio e dice il nome del
marito all?infermiera che si occupa di ricevere i pazienti. ?Il dottore la
riceverà subito, vuole darmi l?impegnativa?? ?Senta- replica l?Antonietta
trattenendosi a stento- Il dottore specialista mi ha prenotato direttamente la
visita per oggi a questa precisa ora, come può ben vedere dal foglio che mi ha
rilasciato e pertanto non riesco a capire che cosa voglia ancora Lei.....?
?Veda, mia cara signora, il foglio che mi sventola sotto il naso non è l?
IMPEGNATIVA, ma solo un appuntamento preso dallo specialista che non basta per
effettuare la visita. Per questa ci vuole assolutamente l?IMPEGNATIVA, ovvero
quel foglietto rosso che le DEVE fare il suo medico curante? ?Senta, mia cara
signorina, il mio medico di famiglia adesso è chissadove e poi, fino a prova
contraria, il mio medico curante per questo particolare problema è lo
specialista. Se lui mi ha dato l?appuntamento sarà anche in grado di scrivere
l?impegnativa sul foglietto rosso, o no ?? ?Veda, mia cara signora, lo
specialista non può farle l?impegnativa sul foglietto rosso perché non ha il
programma, il computer, la stampante per farlo. Non vuole mica che lo
specialista scriva con la penna ? ? Non sia mai. Come postilla vorrei ricordare
che da 10 anni è in vigore una legge regionale che dice: ?Onde evitare che il
paziente torni dal proprio medico di famiglia, lo specialista è tenuto a prescrivere
direttamente le ulteriori indagini che ritenga utili per rispondere al problema
clinico? E, aggiungo io, l?Azienda ha fornito ai propri specialisti/ospedalieri
gli strumenti per osservare questa semplice norma, ovvero computer stampanti e
programmi. Manca solo un po? di buona volontà. dott. Giancarlo Ambrosini )VIA
ROMA Ma il Lungomare non deve chiudere LEGGIAMO sul Carlino
dell?ufficializzazione del completamento entro 2 anni di via Roma per quanto
riguarda il tratto riminese. Ne siamo lieti. Da decenni attendiamo la
realizzazione di una terza arteria di collegamento Rimini-Riccione. D?altra
parte invitiamo chi lo voglia fare a percorrere in territorio riccionese la
suddetta arteria: troverà all?altezza di Spontricciolo 2 minuscole rotonde
espressamente disegnate per non facilitare il transito dei bus turistici e, a
seguire, costeggerà la linea ferroviaria fino a sbucare in via Ceccarini. Non è
il massimo ma siamo comunque soddisfatti, meglio non si poteva fare. Grosse
contrarietà però continuiamo a manifestarle quando sentiamo che questa nuova
arteria dovrebbe supplire alla interruzione della strada litoranea tra Miramare
e Riccione al fine di garantire al futuro Polo del Benessere una permeabilità
monte mare adeguata alla valenza dell?opera in atto. Ancora una volta
sollecitiamo da parte di tutti la massima attenzione ai futuri sviluppi.
Maurizio Berlini Associazione Miramare Wiva
( da "Nazione, La (Firenze)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
CULTURA &
SPETTACOLI pag. 33 di ANDREA MARTINI ? TORINO ? «È VERO: Rob... di ANDREA
MARTINI ? TORINO ? «È VERO: Robert Redford avrebbe dovuto essere il
protagonista di Rosemary?s baby. Dovette rinunziare per un contenzioso con la
Paramount e mi dispiacque molto. Una citazione della produzione arrivò a
Redford proprio mentre, a tavola, discutevamo sul film. Cassavetes era molto
meno adatto al ruolo ma dovetti accontentarmi». Nanni Moretti, grande
ammiratore del regista-attore d?origine greca, a cui ha dedicato una
retrospettiva a Torino lo scorso anno, trasale per sobbalzare poco dopo quando
Polanski va giù duro su di uno dei pilastri della cultura cinematografica
morettiana «la Nouvelle Vague non mi ha mai interessato, quei film sono
inguardabili». Moretti si compiace d?essere accanto, almeno fisicamente, a uno
dei grandi del cinema viventi che, oltretutto, a freschezza e prontezza di
spirito non gli è da meno. Lo interroga diligentemente; spesso, con l?aria di
niente, sembra volergli rubare qualche segreto del mestiere. Insomma Nanni
lavora per sé ma sa anche che la platea adorante non sdegna la sua mediazione.
Anzi l?accetta. Nanni ha predisposto una scaletta che ripete la genesi di un
film: dalla sceneggiatura all?uscita in sala. Si potrebbe pensare a una
lezioncina noiosa; invece grazie alla generosa duttilità di Polanski e
all?autoironia di Nanni le due ore dell?incontro filano via veloci. «Scolpito
nel marmo della scuola di Lodz c?era il motto di Lenin: il cinema è l?arma più
importante; questo dice tutto sulla rigidità della burocrazia stalinista. La tecnica
appresa era utile ma il rischio era di soffocare. Le cose migliorarono col
disgelo e io mi ritrovai a capo di una commissione. Avrei potuto fare il
politico. Preferii il cinema, la futilità della politica è impressionante.
Per questo rifuggo dalle ideologie». Ma a Nanni sta a cuore il doppio ruolo di
regista e attore di Roman, che è il principale punto di contatto tra loro. «Già
in Il coltello nell?acqua avrei voluto recitare ma la produzione statale
polacca non volle; in seguito l?ho fatto quando mi è sembrato necessario. Per
esempio mi piaceva essere l?assistente ingenuo del professore Abronsius in Per
favore non mordermi sul collo e mi trovavo perfettamente a mio agio in
Inquilino del terzo piano. Ho recitato anche per il cinema italiano. In Italia
sono stato interprete per Tornatore e ho trovato il cinema italiano diverso dai
tempi felici di Che. È scomparsa la passione di un tempo, soprattutto da voi».
Chissà perché si sorvola sui grandi film hollywoodiani. Si parla piuttosto di
angosce e di paure. «Io non ho angoscia sul set né dopo ? rivolgendosi a uno
stupito Moretti ?. Sono solo consapevole di essere l?unico ad avere a cuore,
sopra ogni altra cosa il film: tutti gli altri, pur bravi e appassionati, hanno
la loro vita e i loro impegni e mentre per me il film continua per loro finisce
al tramonto di ogni giorno». IL SETTANTENNE Polanski non sembra patire il
logorio cinematografico del più giovane collega. Non ci sta a entrare nel
magmatico groviglio creativo di Nanni. Resta l?impressione di un?amicizia nata
in Caos Calmo dove Roman era Steiner. Appuntamento a Torino il prossimo anno
quando Polanski avrà terminato The Ghost, il film tratto dal romanzo di Robert
Harris.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del
23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
CULTURA E SPETTACOLI
pag. 33 di ANDREA MARTINI ? TORINO ? «È VERO: Rob... di ANDREA MARTINI ? TORINO
? «È VERO: Robert Redford avrebbe dovuto essere il protagonista di Rosemary?s
baby. Dovette rinunziare per un contenzioso con la Paramount e mi dispiacque
molto. Una citazione della produzione arrivò a Redford proprio mentre, a
tavola, discutevamo sul film. Cassavetes era molto meno adatto al ruolo ma
dovetti accontentarmi». Nanni Moretti, grande ammiratore del regista-attore
d?origine greca, a cui ha dedicato una retrospettiva a Torino lo scorso anno,
trasale per sobbalzare poco dopo quando Polanski va giù duro su di uno dei
pilastri della cultura cinematografica morettiana «la Nouvelle Vague non mi ha
mai interessato, quei film sono inguardabili». Moretti si compiace d?essere
accanto, almeno fisicamente, a uno dei grandi del cinema viventi che,
oltretutto, a freschezza e prontezza di spirito non gli è da meno. Lo interroga
diligentemente; spesso, con l?aria di niente, sembra volergli rubare qualche
segreto del mestiere. Insomma Nanni lavora per sé ma sa anche che la platea
adorante non sdegna la sua mediazione. Anzi l?accetta. Nanni ha predisposto una
scaletta che ripete la genesi di un film: dalla sceneggiatura all?uscita in
sala. Si potrebbe pensare a una lezioncina noiosa; invece grazie alla generosa
duttilità di Polanski e all?autoironia di Nanni le due ore dell?incontro filano
via veloci. «Scolpito nel marmo della scuola di Lodz c?era il motto di Lenin:
il cinema è l?arma più importante; questo dice tutto sulla
rigidità della burocrazia
stalinista. La tecnica appresa era utile ma il rischio era di soffocare. Le
cose migliorarono col disgelo e io mi ritrovai a capo di una commissione. Avrei
potuto fare il politico. Preferii il cinema, la futilità della politica è
impressionante. Per questo rifuggo dalle ideologie». Ma a Nanni sta a
cuore il doppio ruolo di regista e attore di Roman, che è il principale punto
di contatto tra loro. «Già in Il coltello nell?acqua avrei voluto recitare ma
la produzione statale polacca non volle; in seguito l?ho fatto quando mi è
sembrato necessario. Per esempio mi piaceva essere l?assistente ingenuo del
professore Abronsius in Per favore non mordermi sul collo e mi trovavo
perfettamente a mio agio in Inquilino del terzo piano. Ho recitato anche per il
cinema italiano. In Italia sono stato interprete per Tornatore e ho trovato il
cinema italiano diverso dai tempi felici di Che. È scomparsa la passione di un
tempo, soprattutto da voi». Chissà perché si sorvola sui grandi film
hollywoodiani. Si parla piuttosto di angosce e di paure. «Io non ho angoscia
sul set né dopo ? rivolgendosi a uno stupito Moretti ?. Sono solo consapevole
di essere l?unico ad avere a cuore, sopra ogni altra cosa il film: tutti gli
altri, pur bravi e appassionati, hanno la loro vita e i loro impegni e mentre
per me il film continua per loro finisce al tramonto di ogni giorno». IL
SETTANTENNE Polanski non sembra patire il logorio cinematografico del più
giovane collega. Non ci sta a entrare nel magmatico groviglio creativo di
Nanni. Resta l?impressione di un?amicizia nata in Caos Calmo dove Roman era
Steiner. Appuntamento a Torino il prossimo anno quando Polanski avrà terminato
The Ghost, il film tratto dal romanzo di Robert Harris.
( da "Messaggero, Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Domenica
23 Novembre 2008 Chiudi BUROCRAZIA Dal 1981 in attesa di avere la tomba In
questo periodo in cui le tasse, le poste, le case, l'inflazione, ci rendono
difficile il vivere, il morire è ancora più difficile. Non faccio un caso solo
personale, ma lo riporto anche a titolo esplicativo di una situazione generale. Dal 1981 ho fatto domanda al
Comune di Roma di una concessione per una tomba a terra al Verano: sto ancora
aspettando (benché dai giornali abbia saputo che altri con domande posteriori
alla mia hanno ottenuto). A Roma, al nuovo cimitero Laurentino, fatta la
domanda in data 10.3.2003 bisogna attendere ancora anni per ottenere la
concessione e la costruzione di una piccola tomba a terra. Dopodiché bisogna
attendere altri anni perché venga data l'autorizzazione alla costruzione della
tomba. Da ciò se ne deduce che a Roma è vietato morire. O forse, visto che Roma
ha assegnato la competenza dei cimiteri all'Ama, competente anche per la
"monnezza", è un invito a utilizzare i cassonetti? Signor Sindaco, le
chiederei di sollecitare chi di competenza a rendere un po' più sollecita la
soluzione di queste pratiche. Paolo Latini AURELIA Via di Brava, strada da
allargare Quante lapidi dobbiamo ancora contare in via di Brava (verso
l'Aurelia), strada interna stretta e piena di curve con i guardrail laterali
coperti da erbacce alte e quindi non visibili alle macchine e moto, specie di
notte? I finanziamenti per allargare la strada erano stati stanziati dalla
Regione ai tempi dell'allora presidente Storace. Che fine hanno fatto? Quando
piove si allaga tutta, non essendoci ai lati le cunette si copre di fango, due
pullman o camion è meglio che non s'incontrano, altrimenti devono fare la conta
per passare. Francesco PIAZZA GONDAR Ripristinate la fermata abolita Circa un mese
fa sul segnale della fermata prima di piazza Gondar (direzione Monte Sacro)
venne applicato un cartello: "La fermata verrà abolita". Preoccupati,
noi anziani ci siamo rivolti all'azienda comunale di trasporti e ci è stato
risposto che nessuno sapeva nulla di quel cartello e, anzi, dopo qualche
giorno, è sparito. Improvvisamente, circa una settimana fa, la fermata è stata
abolita e spostata a metà viale Libia. Ciò con gravi disagi per chi abita in
piazza Gondar, viale Etiopia (c'è la coincidenza con la fermata della linea Fm1
per Fiumicino), viale Somalia, praticamente in tutto il quartiere Africano.
Immaginate quando piove, il disagio per anziani, handicappati costretti a
percorrere anche cento metri a piedi. In proposito, qualcuno si è fatto
promotore di raccogliere firme per una petizione e chiedere che tutto venga
ripristinato come era prima. Una soluzione sarebbe spostare lo stop per i bus
all'inizio del cavalcavia delle Valli. Sembra che arretrare la fermata sia
stato fatto per agevolare la viabilità, aperta da qualche tempo, anche al
traffico privato. Ma chi è il genio che ha preso l'iniziativa con i lavori che
occupano metà della strada e con il viavai di mezzi pesanti di lavoro? Un
gruppo di anziani della zona AUTOBUS Domande ignorate dai controllori
Sull'autobus 85 direzione Colli Albani numero 1298 delle ore 10.50 del 22
novembre, quattro controllori, pur muniti di apparecchio per il controllo delle
tessere, non effettuavano nessun controllo. Solo quando ho fatto presente il
fatto, la gentile controllatrice ha effettuato il controllo alla mia tessera
mensile. Le ho chiesto perché non venisse effettuato il controllo su tutti i
passeggeri. Non ha risposto, però è intervenuto uno dei controllori dicendomi
di stare calmo e per tutta risposta alle mie domande scendevano tutti alla
penultima fermata di via Taranto. Claudio Del Pin LUCE Monumenti nell'oscurità
Vorrei segnalare la rottura di molti punti luce dei monumenti di Roma. Il
Pantheon è solo parzialmente illuminato sia davanti che dietro, il Colosseo
idem, l'obelisco di piazza di Spagna è completamente spento, il Palatino è al
buio da anni così come il Foro romano eccetera... Ma non ci sono squadre che si
occupano della manutenzione degli impianti di illuminazione monumenti? Marco
Marzelli ARDEATINA Urge semaforo Segnaliamo le insidie e i pericoli esistenti
al Km. 12 della via Ardeatina, con le note difficoltà di accesso al presidio
Asl al civico 1227, alle contigue scuole materne pubbliche e private, al
santuario del Divino Amore. La zona è priva, nonostante i continui insediamenti
pubblici e privati, della necessaria vigilanza e del controllo urbano. In tale
tratto di strada non esistono semafori di alcun tipo per la sicurezza e
l'incolumità dei pedoni, dei bambini, degli anziani e delle migliaia di pellegrini
e turisti che visitano il santuario del Divino Amore. Sollecitiamo l'intervento
del Municipio XII e dei Vigili urbani per abbattere almeno il negativo e noto
primato di Roma per numero di incidenti stradali nelle zone urbane e sulle
strisce pedonali. Lettera firmata
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
PROVINCIA 23-11-2008 AMMINISTRAZIONE DOCUMENTI E INFORMAZIONI IN UN UNICO UFFICIO
Burocrazia senza code: inaugurato il PuntoFacile VTORRILE Quattro dipendenti si
alterneranno per gestire il nuovo servizio II In municipio a Torrile è stato
creato l'Ufficio relazioni con il pubblico, simpaticamente chiamato
«PuntoFacile». L'apertura è stata preceduta da specifici corsi di formazione,
coordinati da Pietro Massobrio, direttore generale dell'Unione Terre Verdiane.
I quattro dipendenti che si avvicenderanno sono stati preparati per lavorare
secondo nuovi modelli organizzativi e per fornire risposte veloci e appropriate
alle questioni poste su qualunque settore. Contemporaneamente, tutti gli uffici
municipali sono stati coinvolti nel decollo dell'Urp partecipando alla
formazione della banca dati on line e all'elaborazione delle procedure da
conferire al nuovo sportello. Il vantaggio più evidente per i cittadini è
quello di poter ottenere tutti i documenti e le informazioni utili da un unico
operatore evitando così di dover fare diverse code in più uffici comunali.
Aumenta, inoltre, l'orario di apertura al pubblico, visto che gli operatori di
PuntoFacile sono a disposizione per quattro giorni (lunedì, martedì, mercoledì
e venerdì) dalle 7,30 alle 13,30, il giovedì dalle 7,30 alle 18,30 con orario
continuato e il sabato dalle 8 alle 12,30. I cittadini possono inoltre ritirare
a PuntoFacile le schede informative già predisposte sui singoli procedimenti
(contributi sull'affitto, assegnazione alloggi edilizia pubblica, documenti
passaporto) nelle quali vengono specificati i requisiti richiesti, la
documentazione necessaria, il termine di presentazione, gli eventuali costi e
la normativa di riferimento accelerando ulteriormente i tempi di accesso ai
servizi. Pietro Massobrio, a pochi giorni dall'inaugurazione del PuntoFacile ha
commentato: «Questo modo di lavorare che ha coinvolto in parte più o meno
significativa tutti i settori, sarà lo stimolo in un ente locale per lavorare
in modo moderno. L'Urp è la dimostrazione che anche nel pubblico si può avere
un'inno - vazione». PuntoFacile può erogare da ogni postazione i servizi
gestiti precedentemente dallo sportello anagrafe, scuola e sociale, oppure
rilasciare i moduli finora disponibili solo negli uffici del settore ambiente,
finanziario e nell'ufficio della polizia municipale. «Lo scoglio più difficile
da superare - ha aggiunto il sindaco Giovanni Buttarelli - è stato quello di
modificare il modo di lavorare dei dipendenti dell'En - te per andare verso
un'innova - zione importante. Chi dentro al Comune oggi pensa di poter svolgere
il proprio lavoro solo dentro il suo ufficio e senza avere la volontà di fare
squadra ha sbagliato indirizzo perché il futuro è indirizzato verso le attività
svolte in team e la riqualificazione dei dipendenti». C.D.C. Municipio
L'interno del nuovo PuntoFacile.
( da "Giornale.it, Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
n. 281 del
2008-11-23 pagina 11 Martine e il ritorno dei vecchi elefanti di Redazione La
biografia di Martine Aubry, scritta nel 2002 dal politologo francese Philippe
Alexandre, s'intitola «La Dame des 35 heures», ossia «La Signora delle 35 ore».
Ecco il segno lascito nella storia francese dalla figlia di Jacques Delors, che
nel 1998, quand'era ministro del Lavoro nel governo di Lionel Jospin, ha
realizzato la legge più rigida e più autoritaria che si possa immaginare in
materia di diritto del lavoro: l'imposizione della riduzione dell'orario a
parità di stipendio. Questa è la dimostrazione evidente di come Martine Aubry
incarni ormai da decenni l'idea di un socialismo dogmatico ben più di quella di
una moderna socialdemocrazia alla Willy Brandt o alla Tony Blair. Nessuna
socialdemocrazia ha infatti mai avuto l'idea di imporre una riduzione del
genere dell'orario lavorativo settimanale al di fuori di ogni concertazione tra
le parti sociali. In occasione della «guerra delle due rose», che nei giorni
scorsi l'ha vista contrapposta a Ségolène Royal, la «Signora delle 35 ore» ha
ritrovato il suo spirito dogmatico e, con esso, il sostegno
di tutta quanta la tradizionale burocrazia del Partito socialista, che vede con sospetto e addirittura con
timore ogni evoluzione politica in senso socialdemocratico e che resta ancorata
al concetto fondamentale dell'«unità delle sinistre», ossia del «Fronte
popolare» con i comunisti. In pratica tutti i dirigenti storici del
Partito socialista francese - soprannominati «gli elefanti», nel gergo politico
transalpino - hanno sostenuto Martine Aubry perché hanno visto nascere dietro
Ségolène Royal una spinta al rinnovamento e all'apertura. Meglio tornare al
passato e riaffermare - come hanno fatto uno dopo l'altro in questi giorni i principali
leader socialisti - la «necessità di restare ancorati alle radici di sinistra
del partito». Insomma, la necessità di non cambiare nulla della tradizionale
rigidità politica. Ben quattro ex primi ministri socialisti hanno appoggiato la
candidatura di Martine Aubry alla segreteria del partito: Pierre Mauroy (che
guidò il governo dal 1981 al 1984), Laurent Fabius (1984-86), Michel Rocard
(1988-91) e Lionel Jospin (1997-2002). Degli altri due soli primi ministri
socialisti della Quinta Repubblica, la signora Edith Cresson ha oggi una
posizione defilata e l'ex sindacalista Pierre Bérégovoy s'è suicidato con un
colpo di pistola alla tempia il primo maggio 1993 dopo una sconfitta
elettorale. Michel Rocard è arrivato al punto di dire che sarebbe uscito dal partito
se Ségolène Royal fosse diventata segretaria. Tra gli «elefanti» che hanno
voltato le spalle a Ségolène Royal c'è persino il padre dei suoi quattro figli:
quel François Hollande che lei conobbe sui banchi dell'Ena (la prestigiosa
École nationale d'Administration) e con cui ha vissuto fino all'inizio dello
scorso anno. Hollande è il segretario uscente del partito. Avrebbe potuto
assumere una posizione imparziale, ma ha preferito sostenere la candidatura di
Martine Aubry a scapito di quella della sua ex compagna, con cui non si era mai
sposato. La «carica degli elefanti» dimostra che la burocrazia
socialista non ha mai digerito la popolarità che alla fine del 2006 consentì a
Ségolène di farsi nominare candidata ufficiale del partito alle elezioni presidenziali,
che l'hanno poi vista sconfitta al ballottaggio da Nicolas Sarkozy. Adesso il
risentimento anti-Royal viene a galla e nessun metodo viene risparmiato pur di
consentire il successo degli «elefanti». Intervistata venerdì dalla rete
televisiva BFM, la Aubry è arrivata al punto di vantare i meriti di suo padre
Jacques Delors. Una candidatura «nel nome del padre». In realtà gli «elefanti»
che hanno sostenuto la Aubry sono tra loro profondamente divisi su un tema
fondamentale: l'Europa. Delors è stato presidente della Commissione europea e
la Aubry è per l'integrazione comunitaria, ma le sinistre del partito, e in
particolare Laurent Fabius, hanno votato «no» al referendum del 2005 sulla
Costituzione europea. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 -
20123 Milano
( da "Nuova Venezia, La" del 23-11-2008)
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Pagina 18 - Cronaca
NEL NORDEST «La città Venezia-Mestre tornerà una capitale» Un centrosinistra
allargato all'Udc («Ne ho già parlato con Casini») e alle civiche, con Verdi e
socialisti, ma senza Rifondazione e Pdci. Un ceto politico da rinnovare, con un
Pd «sciolto nel sociale» e radicato nel territorio. E poi un bilancio
dell'amministrazione e delle «cose fatte», a un anno dalle elezioni per il
rinnovo di Ca' Farsetti. Un quadro della politica nazionale e
dell'amministrazione emerge dal forum che si è svolto nella redazione della
«Nuova», a San Lio, con il sindaco Massimo Cacciari che per oltre un'ora ha
risposto alle domande del direttore Antonello Francica e dei giornalisti. Si è
parlato di Provinciali, Europee di primavera, Comunali del 2010. «Una cosa è
sicura, io non mi ricandido», dice Cacciari, «ma lavorerò perché si trovi un
candidato che incarni la vera novità e la città del futuro che stiamo
costruendo». Il prossimo sindaco sarà scelto con le primarie. Candidature prima
dell'estate, voto in ottobre 2009. Sindaco Cacciari, manca poco più di un anno
alla fine del suo mandato. Quali sono le cose più importanti che vedremo
realizzate? «Sono soprattutto i grandi progetti di cui si sta parlando. Il
Quadrante di Tessera, con il nuovo stadio, il terminal e il nuovo Casinò; il
palacongressi del Lido e le case a Sant'Elena, il recupero del vallone
Moranzani e l'avvio del recupero delle aree di Marghera. Poi il museo di
Mestre, l'area dell'ex Umberto I e i cantieri di via Torino. Infine, il primo
mattone per la nuova piazza Barche». Qualche progetto sarà anche concluso. «Il
people mover di sicuro, e speriamo anche la risistemazione di piazzale Roma. Ma
purtroppo per i progetti complessi i tempi sono pazzeschi. Ci ho messo due anni
per fare l'accordo su Tessera con la Save e la Regione, un anno e mezzo per il
Vallone Moranzani, 4 anni per il Lido. Ogni progetto che prevede la
concertazione di più enti allunga i tempi. Una burocrazia impossibile, il problema
politico è il meno». E' la macchina che non funziona? «E' il sistema che non va
più: bisogna semplificarlo se vuoi realizzare qualcosa di significativo. Se no
ti devi accontentare di sistemare i marciapiedi». E' un problema di
soldi? «Non per i grandi progetti che ho citato, già finanziati. Per la
manutenzione invece i soldi sono sempre meno». Adesso c'è un ministro per la
Semplificazione. Ma la situazione non migliora. «C'è un terrore atavico al
decentramento delle responsabilità. E dopo Tangentopoli la pulsione
centralistica è aumentata. Per accelerare devi responsabilizzare, altrimenti i
tempi diventano pazzeschi e in ogni momento c'è lo stop. A Venezia la
situazione è ancora peggiore». Il Passante invece è filato via liscio. «Ma per
piacere. Il problema era velocizzare il traffico in quell'area. Se avesse potuto
decidere uno solo il problema sarebbe risolto da sei anni. Io avrei fatto il
tunnel, Galan avrebbe fatto subito il Passante. Invece siamo andati per le
lunghe». Insomma non funziona. «Se c'è un'opera complessa dobbiamo chiedere il
commissario, altrimenti si blocca tutto. Siamo arrivati a questo punto, lo
dovremo chiedere anche per il Lido, per qualunque cosa. E' la resa della
democrazia». Per fare in fretta non si rischia di ignorare le istanze che
vengono dal basso? «Io voglio responsabilità precise. Il medico che sbaglia
paga, se sbudella il paziente va in galera. Ma mica lo posso fermare prima
dell'intervento. Lasciamolo fare e poi vedremo. Bisogna smetterla con questa
mentalità controllistica e centralistica che blocca tutto». Venezia è la città
dei commissari. Fenice, moto ondoso, fanghi, Passante. Solo il Mose non ha
avuto il commissario. «Ma quello è l'esempio più deciso di commissariamento. Ha
deciso uno solo, lo Stato». La voce del Comune è stata ignorata. «Ma almeno
hanno fatto. Secondo me hanno sbagliato, io l'ho detto, ho votato contro. Ma in
questo modo si è deciso. Se avrò ragione, e mi auguro di no, spero che qualcuno
paghi i danni e si prenda le sue responsabilità». Ma la strada per fare le
opere non può essere quella del commissario. «E' evidente, questa è
un'abdicazione a ogni democrazia, si elimina il dibattito. Ma bisogna
responsabilizzare». Qualche esempio. «In materia Urbanistica oggi decide la
Regione. Bisogna che in alcune materie specifiche come l'organizzazione del
territorio e la fiscalità ci sia l'autonomia completa dei comuni. Poi chi
sbaglia paga». Alla luce degli ultimi avvenimenti lei crede ancora nel
federalismo? «E' la nostra ultima spiaggia. Il sistema non funziona più, e così
non si può continuare. Bisogna inventarsi qualcosa di nuovo, delegare». Non
sarà un'ulteriore moltiplicazione di spesa? «Se è regionalismo sicuramente sì.
Non è pensabile che invece di chiedere allo Stato chiediamo alle regioni. Deve
passare questa logica di responsabilizzare i comuni nel reperimento delle
risorse. Altrimenti si blocca tutto». Come sarà Venezia tra dieci anni? «Sono
molto ottimista su questo. Ci sono molte realizzazioni in corso, si stanno
avviando progetti di straordinartia importanza per miliardi di euro
d'investimenti. Mestre sarà un asse fondamentale, di lì passerà il mondo.
Abbiamo grandi possibilità». Venezia e Mestre insieme? «Ovvio. Anzi,
Venezia-Mestre con il trattino perché le due città sono una cosa sola dal punto
di vista amministrativo. Questo è ormai assodata, separare le due città non ha
alcun senso. A Mestre lo sviluppo e la città storica, lungi dall'essere un
ostacolo, è un branch eccezionale». C'è il problema del turismo invadente e
dello spopolamento. «Il vero problema della città storica è di manutenzione e
di tutela. In questo anche il turismo riveste un ruolo fondamentale. E'
successo anche altrove, a Siviglia con l'Expo. Nel Barrio gotico di Barcellonma
mica ci sono gli uffici». Ma siamo attrezzati per affrontare l'invasione?
«Certo che no, soprattutto se arriveranno cinque milioni di turisti in più, i
cinesi, gli indiani». Colpa del Comune che non ha fatto i terminal? «Forse. Ma
anche i terminal non bastano. Il turista ha sempre meno tempo, e l'idea che
venga a Venezia senza andare a San Marco è ridicola». Allora che si fa?
«Bisogna pensare qualcosa di drastico. Chi viene e non prenota viene massacrato
sul piano tariffario. Il numero chiuso non è pensabile. L'unico strumento reale
in un'economia di mercato è aumentare drasticamente il valore della merce che,
come Venezia, gode di una domanda così pazzesca. Governare i flussi». Se ne
parla da vent'anni almeno. «Ma adesso abbiamo gli strumenti tecnologici per
farlo. Puntiamo a un turismo di stralusso, ricco, che porti soldi e ingombri
poco». A che punto siamo? «C'è l'accordo con le categorie, gli albergatori in
testa, che sono più disposte a mettersi insieme per avere un servizio piuttosto
che contribuire con finanziamenti a fondo perduto. Dobbiamo vedere in questo
nuovo sistema di prenotazioni, a cui sta lavorando il vicesindaco Vianello,
quanto sarà l'aggio per il Comune». Il Comune si sostituirà alle agenzie di
viaggio? «Bisogna centralizzare il sistema. Anche se i tour operator, è chiaro,
non saranno certo eliminati. Ma anche loro sanno che conviene a tutti aderire.
Intanto partiamo, poi quantificheremo la resa». Cosa cambierà il Passante nella
vita di veneziani e mestrini? «Può cambiare poco o tantissimo. Tantissimo se
assumeremo pieno potere sulla tangenziale, che deve diventare una strada urbana
Porto e bonifiche. A che punto siamo? Il porto rivendica l'utilizzo di aree
dismesse per pontenziare la parte commerciale. «Se pensiamo a cos'era Marghera
quindici anni fa molte cose sono state fatte. Oggi almeno non si inquina più.
Quanto alle aree, la linea del Comune praticata in modo indisucutibile è
questa: le aree di Marghera devono restare anche a produzione industriale e
chimica. Ineos chiude qui e apre in Germania, mica in Africa. Esiste anche la
chimica pulita. In ogni caso il Comune non sarà mai d'accordo con progetti che
vadano a sbaraccare la produzione industriale e chimica per far posto ad
altro». La Sirma è già sbaraccata. «Non è vero. Stiamo trovando un acquirente
per i refrattari. E, ripeto, faremo di tutto perché quelle attività non
chiudano». Il vero problema è il costo della bonifica. «Appunto. La bonifica
deve essere in funzione dell'utilizzo. Un conto è se sopra ai terreni inquinati
ci faccio un asilo nido, un altro se ci va un parcheggio per Tir». SEGUE A
PAGINA 19
( da "Tempo, Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
stampa Rapporto
L'Ocse propone di assumere i paramedici all'estero L'Italia affollata di medici
ma senza infermieri L'Italia è il Paese dei camici bianchi, con il più alto
numero al mondo di medici per abitanti, mentre è carenza cronica di infermieri,
figure professionali sempre meno reperibili sul mercato. A fotografare
l'emergenza è il Rapporto Ocse 2008 sulle risorse umane italiane in ambito
sanitario, che avverte: l'assunzione di personale paramedico straniero potrebbe
rappresentare una soluzione, se l'eccessiva burocrazia italiana non rendesse tale
procedura estremamente difficile. Che la Penisola abbia medici in abbondanza lo
dimostra il fatto che sono più di 600 ogni 100.000 abitanti, nel 2005. I medici
appartenenti alla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e
degli odontoiatri (Fnomceo) sono circa 370 mila, di cui un terzo lavora
negli istituti pubblici. Inoltre, secondo l'Ocse, la competizione tra medici
nel settore pubblico è molto alta e spesso i più giovani devono aspettare a
lungo prima di ritagliarsi un posto di lavoro. Il settore infermieristico,
invece, deve far fronte al problema opposto. L'Italia ha meno infermieri che
dottori (348.415 nel 2005), la maggior parte dei quali (70%) lavora in
strutture pubbliche. La carenza di infermieri, sottolinea l'Ocse, «potrebbe
essere in parte colmata dall'assunzione di personale proveniente dall'estero.
Ma a causa della competizione con altri Paesi, che offrono salari più alti e
condizioni di lavoro migliori, e delle complesse politiche di immigrazione, il
numero di infermieri stranieri in Italia è ancora molto basso: 6730 nel 2005,
di cui un terzo proveniente dall'Unione europea». Gli infermieri che arrivano
in Italia hanno mediamente tra i 20 e i 39 anni e provengono generalmente da
Romania (60%) e Polonia (25%). Le assunzioni dall'estero possono essere
facilitate tramite contatti diretti tra le istituzioni. La Spagna per esempio,
che presenta un esubero di infermieri, ha un accordo con l'Italia. L'unico
accordo che coinvolge direttamente le autorità nazionali è quello che l'Italia
ha con la Tunisia tramite il ministero del Welfare. Malgrado la forte domanda
di personale paramedico, l'Italia, conclude l'Ocse, «rimane un Paese poco
attraente per gli infermieri stranieri: lo stipendio non è competitivo (circa
1600 euro al mese), le politiche di immigrazione sono sfavorevoli e la scarsa
diffusione della lingua italiana all'estero rende la comunicazione più
difficile».
( da "Messaggero Veneto, Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
IL CONVEGNO DI ARTA
Appello delle 220 pro loco: la Regione non penalizzi i nostri 35 mila volontari
non sono spesa, ma risorsa ARTA. Il volontariato in tempi di difficoltà economica
rappresenta una leva sociale e culturale che dev'essere valorizzata. Burocrazia, reperimento di risorse, ricambio generazionale e
diversi altri problemi sono quotidianamente affrontati dal "popolo"
delle pro loco, i cui dirigenti si sono ritrovati in questo fine settimana ad
Arta Terme. Nella località carnica, infatti, si sta svolgendo il settimo
convegno "residenziale", vale a dire una full immersion
durante il quale si affrontano sia aspetti tecnici legati alla gestione delle
associazioni, sia elementi di aspetto strategico per tutto il movimento.
«Giusto e doveroso il contenimento della spesa pubblica - ha commentato il
presidente regionale, Flavio Barbina -, ma stiamo attenti a tagliare i rami
secchi, non quelli verdi. Il sistema delle Pro Loco, forte in Friuli Venezia
Giulia di 220 sodalizi sul territorio e di oltre 35 mila volontari, ha
dimostrato in tutti questi anni di essere moltiplicatore delle risorse
pubbliche. Ogni euro che Comuni, Province e Regione erogano al nostro
movimento, grazie all'impegno dei volontari, il risultato per la comunità vale
dieci». Ampio spazio, durante i valori che si tengono nell'hotel Gardel di
Piano d'Arta e che stanno impegnando oltre 150 persone, è stato dedicato nella
prima giornata ai rapporti con la Siae. Unità di trattamento su tutto il
territorio nazionale, evitando confuse interpretazioni dei singoli mandatari, è
stata auspicata dal rappresentante Unpli, Mario Barone. Gli aspetti fiscali,
poi, sono stati affrontati da Salvatore Olivierio, revisore dei conti
dell'Unione nazionale. In particolare, è stato chiarito il trattamento fiscale
delle diverse tipologie di contributi erogati dalle amministrazioni comunali e
la liquidazione dei compensi di natura occasionale. È al termine delle lezioni,
però, che il popolo delle Pro Loco dimostra il valore aggiunto del
volontariato. La natura "residenziale" del convegno, infatti, crea
occasioni di confronto informale tra le diverse esperienze, scambi di
informazioni, getta le basi di possibili collaborazioni, ma crea anche semplici
momenti di divertimento e condivisione dei valori alla base del volontariato.
All'iniziativa delle Pro Loco del Friuli Venezia Giulia è presente il
presidente nazionale dell'Unpli, Claudio Nardocci, che ha voluto così
rinsaldare un senso di appartenenza che accomuna in Italia oltre 5 mila 500
associazioni. Sarà proprio lui a tenere l'ultima relazione del convegno, in
programma questa mattina e che affronta un tema spesso delicato per i
rappresentanti delle singole associazioni, piccole e grandi: la comunicazione
in pubblico. Infatti, i volontari delle Pro Loco sono sempre stati più bravi a
fare che a parlare. «Non è un difetto - anticipa Nardocci -, ma oltre a
organizzare belle iniziative, dobbiamo anche saperle raccontare».
( da "Giornale.it, Il" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
n. 281 del
2008-11-23 pagina 4 Il paziente innanzitutto: ecco come rilanciare la sanità
ligure di Redazione Offrire ai cittadini un servizio ottimale, contenere la
spesa senza togliere nulla all'assistenza, gratificare il lavoro degli
operatori La riorganizzazione dell'ematologia ligure è una necessità impellente
nel contesto di una riorganizzazione di tutta la sanità in Liguria. L'impegno
comune degli Amministratori sanitari, degli operatori e degli utenti deve
essere quello di riportarla a un livello competitivo rispetto alle regioni di
confine consentendo: 1) ai pazienti liguri di poter essere curati presso la
propria regione in maniera ottimale senza essere costretti all'emigrazione. 2)
agli Amministratori di contenere la spesa pubblica offrendo nel contempo ai
cittadini un servizio adeguato alle loro aspettative, costantemente aggiornato
e dinamico. 3) agli operatori sanitari di essere gratificati dell'attività
svolta, di poter agire in scienza e coscienza senza lo stress della mancanza di
personale, dell'assenza di risorse e dell'oppressione della
burocrazia. Un'utopia? Non
credo poiché questo è riuscito in regioni come la Toscana e il Piemonte che
hanno avuto il coraggio e la volontà di rivoluzionare il loro sistema sanitario
rivolgendo i loro sforzi al bene dei cittadini. 1) Offrire ai cittadini un
servizio ottimale. È indispensabile che il paziente possa scegliere la
struttura sanitaria che ritiene più idonea alla tipologia della propria
patologia. Su che base viene operata una scelta? Generalmente il paziente si
affida ai consigli del medico di base, ma spesso la scelta è condizionata dai
tempi di attesa necessari per poter programmare visite ed esami, dalla
difficoltà di contattare la struttura prescelta, dall'accoglienza iniziale che
gli viene riservata, in altre parole alla buona organizzazione interna del
reparto ricevente. Spesso il Medico Curante conosce un collega della struttura
e affida il paziente alle cure del medico specifico e non dell'equipe operante
nella struttura. Questo si verifica poiché l'equipe non è compatta, ogni
singolo caso viene seguito dal singolo medico e vi è scarsa discussione
collegiale di ogni singolo paziente. I protocolli terapeutici sono generalmente
comuni, ma l'approccio al paziente assai eterogeneo. Per migliorare il servizio
offerto al paziente sarebbe utile discutere collegialmente medici ed infermieri
ogni singolo caso clinico per condividere il percorso clinico-terapeutico
nell'intento di una ottimizzazione dello stesso. Per fare questo è
indispensabile un numero di operatori ageduato alle richiesta di assistenza e
alla complessità della patologia. Ci vuole poi una preparazione adeguata degli
operatori alla comunicazione con il paziente e infine un'organizzazione interna
da parte dell'unità operativa che sia in grado di ricavare il tempo necessario
per le discussioni collegiali dei pazienti. 2) Contenere la spesa sanitaria
senza incidere negativamente sulla qualità dell'assistenza. Il contenimento
della spesa sanitaria è correlato ad una riorganizzazione centrale che consenta
una visione globale della spesa sanitaria superando i clientelismi e le
esigenze dei singoli a favore di una organizzazione unitaria dell'ematologia
ligure. Magari con l'istituzione di un Dipartimento Regionale di Ematologia
costituito dai centri di eccellenza ovvero la Divisione Ospedaliera, la
Cattedra universitaria, il Centro trapianti di cellule staminali e i Day
Hospital-Ambulatori e delle strutture ambulatoriali e/o di degenza dei maggiori
ospedali liguri allo scopo di programmare e discutere protocolli terapeutici
comuni per offrire ai pazienti un trattamento uniforme in tutta la Regione,
aderire uniformemente a protocolli terapeutici che consentono di offrire al
paziente trattamenti con farmaci innovativi senza gravare sul servizio
sanitario e l'inutile ripetizione di percorsi terapeutici o la pletora di
indagini o l'eccesso di terapia. La stesura di linee guida regionali, per i
percorsi diagnostici e terapeutici per le principali patologie ematologiche, da
parte dei rappresentanti dei centri di eccellenza, sulla falsa riga di quanto è
stato fatto in alcune delle regioni limitrofe come la Toscana, il Piemonte e la
Lombardia. Ovviamente l'utilizzazione delle linee guida e l'inserimento dei
pazienti nei protocolli terapeutici dovrà essere supportato da una «Rete
Ematologica» che potrà essere gestita dalla Regione Liguria supportata da uno
specialista ematologo. 3) Gratificazione degli operatori sanitari. Questo punto
è particolarmente importante per garantire un servizio ottimale per il
paziente. La gratificazione vuol dire consentire all'operatore di svolgere la
propria attività in maniera serena, rispettando i periodi di riposo,
consentendo ampi spazi alla discussione collegiale dei casi clinici e
dell'organizzazione del lavoro, aumentando gli spazi riservati all'attività
clinica per la cura dei pazienti e affidando a personale appositamente dedicato
l'imponente e crescente mole di lavoro burocratico. La burocrazia
è importante per il controllo centrale, ma distoglie l'operatore dalla sua
«mission», che è quella di assistere e curare il paziente in scienza e
coscienza, ricordando che la scienza viene acquisita con l'applicazione, lo
studio, il confronto e la discussione, tutte cose che richiedono tempo e
serenità. Responsabile Sanità Unione a Sinistra e Sinistra Europea © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Nuova Ferrara, La" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il futuro sta
nell'innovazione «Il tema della qualità dello sviluppo è oggi centrale, sia
sotto il profilo della sua sostenibilità, sia per l'insieme dei fattori che
contribuiscono alla competitività di un sistema territoriale, e in primo luogo
il livello di coesione e tenore di vita della società». A sostenerlo è Paolo
Govoni, presidente provinciale Cna, convinto che la qualità sociale sia alla
base dello sviluppo economico e della stessa competitività delle piccole
imprese, che nel tessuto sociale hanno le proprie radici vitali. A questo tema
complesso è dedicato il prossimo Meeting dell'Innovazione Cna, che si svolgerà
tra il 4 e il 6 dicembre a Ferrara, nel corso del quale sarà presentato il
primo Rapporto sulle imprese socialmente responsabili della provincia di
Ferrara. «Il tema dell'innovazione - sottolinea Govoni - riguarda non solo le
imprese, ma tutto il sistema territoriale: la sua efficienza, la capacità di
risposta alle domande diffuse di una società ed economia in profondo
cambiamento, attraverso la valorizzazione delle sue migliori risorse. Imprese
competitive, in un territorio competitivo. E' questa la sfida che attende
ciascuno di noi in questa fase: istituzioni, forze economiche e sociali,
imprese, mondo della scuola e dell'università. La nostra Associazione ne è
profondamente convinta e su questo terreno si è molto impegnata negli ultimi
anni». In primo luogo, dunque, Cna sollecita un progetto di sviluppo su alcuni
terreni fondamentali, largamente condiviso tra i principali protagonisti della
nostra realtà locale. La stessa crisi economica accelera questa esigenza,
attorno alla quale, purtroppo, a giudizio di Govoni, non vi è ancora la
necessaria consapevolezza. «Auspico una accelerazione da questo punto di vista.
E' più che mai urgente l'adozione di una comune strategia per il rilancio
competitivo del nostro territorio. Questa crisi ha sviluppi dei quali si fatica
ancora a comprendere la portata. Questa realtà ci obbliga a individuare scelte
innovative attraverso un lavoro di squadra, rivolte ad affrontare i difficili
problemi della fase attuale, ma soprattutto tese a cogliere i segnali di
ripresa quando si presenteranno. La competizione offrirà,
infatti, occasioni di crescita esclusivamente a quei territori che avranno
realizzato processi innovativi rilevanti, miglioramenti tangibili in tema di burocrazia, infrastrutture ed efficienza
complessiva del sistema».
( da "Nuova Ferrara, La" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sos lanciato dalle
pmi Confesercenti Ferrara lancia un sos, una richiesta di aiuto al Governo, ma
non solo. La domanda è rivolta anche alle Amministrazioni locali, affinchè
possano fare fronte comune con l'associazione e sostenere le aziende in questo
difficile momento di recessione. Le piccole e medie imprese stanno soffrendo,
hanno la necessità di avere molte cose. Alcune esigenze sono improrogabili, non
si possono più rimandare. Ecco le più urgenti. - Finanziare
gli investimenti imprenditoriali, anche attraverso un forte appoggio ai
Confidi; - ridefinire gli studi di settore; - detassare gli utili reinvestiti;
- fermare la spirale recessiva, con sostegni di carattere strutturale; -
snellire la burocrazia.
( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Domenica 23 Novembre
2008 BRUXELLES. Il capo di gabinetto del commissario Antonio Tajani,
vicepresidente Ue, ha seguito in prima linea la trattativa con le autorità
italiane «Ecco come è arrivato il sì dell?Ue per l?Alitalia» Il vicentino
Preto: «In Italia potrà operare una nuova compagnia privata più piccola, ma
competitiva. Il prestito ponte però dovrà essere restituito» Sia Colaninno che
Passera mi hanno colpito per la determinazione nel raggiungere gli obiettivi
Abbiamo anche dato il via libera a un aiuto di Stato per Alpi Eagles: la
Regione darà 17 milioni Maria Ronconi È uno dei protagonisti del
via libera della Commissione europea alla vendita di Alitalia deciso la scorsa
settimana. Antonio Preto, vicentino originario di Valdagno, è capo di gabinetto
del commissario europeo ai Trasporti, Antonio Tajani. I membri del gabinetto
del vicepresidente della Commissione europea Tajani sono, oltre a Preto che è
appunto il capo, Diego Canga Fano (è il vice-capo di gabinetto), Arianna
Tannini, Johann Colsman, Mattia Pellegrini, Massimo Baldinato e Silvia
Bartolini (con loro nello staff figurano anche Fabio Pirotta, portavoce, e
Andrea Maresi, press officer). Antonio Preto insieme ai suoi collaboratori (tra
cui c?è anche un altro vicentino, Massimo Baldinato) ha coordinato per conto
del commissario Tajani l'intera procedura comunitaria, inclusi i rapporti con
le autorità italiane. Accetta l?intervista nel suo ufficio di Bruxelles, al
dodicesimo piano di Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea e centro
della tecnocrazia comunitaria. Soddisfatto, immagino dell'esito della
trattativa Alitalia ? Certo, quella del via libera è stata una giornata
importante per l'Italia. La Commissione europea ha espresso un giudizio molto
positivo sull'operazione di vendita di Alitalia, voluta dal nostro Governo. In
Italia potrà operare una nuova compagnia, interamente privata, in grado di
competere su un mercato europeo difficile come quello del trasporto aereo. Non
dimentichiamo poi che un'operazione di questa complessità è stata costruita in
tempi brevissimi, nel pieno rispetto delle regole europee. Le decisioni prese
dicono che: a) se la vendita degli assets di Alitalia sarà realizzata al prezzo
di mercato, l'operazione non comporterà aiuti di Stato; b) non c'é continuità
tra Alitalia e Cai; c) gli eventuali aiuti di Stato che Alitalia avesse
ricevuto in passato, non possono essere ascritti alla responsabilità
patrimoniale di Cai. E il prestito ponte da 300 milioni? Si tratta di un aiuto
di Stato incompatibile con il Trattato: dovrà essere recuperato dallo Stato
italiano. Essendovi discontinuità economica tra Alitalia spa e la nuova
compagnia, sarà Alitalia a doversi fare carico della restituzione dell'aiuto di
Stato. La vendita degli assets della Compagnia a prezzo di mercato rappresenta
l'unica possibilità reale che Alitalia incassi abbastanza per poter restituire
allo Stato italiano il prestito erogato. E chi ci garantirà che la vendita sarà
a prezzo di mercato? La procedura di amministrazione straordinaria prevede l'intervento
di esperti indipendenti - Banca Leonardo e Banca Rothschild - che dovranno
stabilire il prezzo di mercato. Inoltre abbiamo concordato con l'Italia la
nomina di un ?Monitoring trustee? totalmente indipendente che dovrà vigilare
affinchè la decisione della Commissione sia rispettata, ed in particolare dovrà
accertare che il prezzo di vendita sia realmente il prezzo di mercato. E ne
farà rapporto poi alla Commissione europea. E nel caso in cui il prezzo di
vendita non fosse quello di mercato? Allora dovremmo aprire una procedura di
investigazione, perché vorrebbe dire che l'Italia, vendendo ad un prezzo
inferiore a quello di mercato, sta dando un aiuto di Stato a Cai. Cai
acquisterà la parte più importante di Alitalia Fly? L'offerta di Cai riguarda
solo il 69% dell'attuale capacità di Alitalia in materia di trasporto
passeggeri. Avremo una compagnia più piccola, dunque, il che consentirà ad
altri operatori di occupare lo spazio lasciato libero, e avremo maggiore
concorrenza. Tra l'altro nei giorni scorsi abbiamo dato il via libera anche ad
un aiuto di Stato a favore di Alpi Eagles. La Regione Veneto potrà erogare i 17
milioni di euro già stanziati e cosí la compagnia veneta potrà tornare a
volare. Un altro concorrente sul mercato italiano. E i lavoratori di Alitalia?
Le notizie che abbiamo sono buone. Cai avrà bisogno di 12.500 lavoratori. Per
noi era imperativo che vi fosse piena discontinuità, dunque i lavoratori di
Alitalia non passeranno direttamente alla nuova compagnia, ma potranno essere
assunti dal mercato del lavoro con nuovi contratti, e un nuovo status
giuridico. Il passaggio diretto sarebbe stato un indice inequivocabile di
continuità, proprio ció che doveva essere evitato. Immagino che comunque non
sia stato facile arrivare queste decisioni? Il processo è stato breve, in
pratica l'operazione è durata solo 2 mesi e mezzo. Il negoziato con le autorità
italiane è stato spesso difficile, ma la collaborazione sempre leale ed aperta.
Senza questo non saremmo riusciti nell'intento. Si trattava infatti di
coordinare l'attività delle autorità italiane competenti, in particolare i
ministeri dell'Economia, dei Trasporti, dello Sviluppo Economico, del Welfare,
l'Enac, e l'offerta di Cai con la costruzione della decisione in sede
comunitaria. Determinante è stato il sottosegretario alla Presidenza del
consiglio Gianni Letta. Il suo rispetto per le istituzioni, la sua capacità di
mediazione, ma anche la sua autorevolezza nel momento delle decisioni sono
state fondamentali. In questi mesi ha avuto contatti con i principali
protagonisti, che impressione ne ha ricavato? Sia Corrado Passera che Roberto
Colaninno mi hanno colpito per la grande determinazione nel raggiungere gli
obiettivi e per l'attenzione agli aspetti europei dell'intera vicenda. Ricordo
che Passera ci disse già a luglio: ?Se superiamo la fase critica, le grandi
compagnie aeree europee ci faranno la corte?. È esattamente ció che sta
avvenendo in queste ore. Colaninno è un vero imprenditore che vuole portare la
nuova compagnia al successo, utilizzando tutti i fattori competitivi del
sistema Italia. Ci disse: ?Voglio il via libera della Commissione. Non posso
investire e chiedere di investire se non vi è la certezza che operiamo in piena
conformità con il diritto comunitario?. E qual è stato il momento più difficile
della trattativa? Il momento più difficile è stato a giugno, quando la
Direzione generale dei Trasporti voleva obbligare l'Italia a recuperare
immediatamente i 300 milioni, cosa che si fa solo in casi
estremi, quando un Paese membro non collabora. E certo questo non era il caso.
Se Antonio Tajani avesse ceduto alla pressione non giustificata della burocrazia comunitaria, Alitalia non
esisterebbe più perché, senza i 300 milioni sarebbe stata costretta a portare i
libri in tribunale.
( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Le società hanno
fame di spazi Il lamento dal mondo del calcio: «Pochi campi per mille iscritti,
è tempo di fare qualcosa» Conegliano(l. a.) «Bene la Zoppas Arena, ma perché
Conegliano sia una vera città dello sport manca ancora qualcosa». Tanti sorrisi
ieri tra gli oltre mille atleti coneglianesi che, dagli scacchi al karate
passando per la danza, hanno affollato il palasport di Campolongo nel giorno
della sua inaugurazione. Ma, a sentire i rappresentanti di alcune società
locali, soprattutto calcistiche, non è tutto oro quel che luccica: «Vent'anni
fa qui c'era un'ottima cittadella del calcio, oggi è la peggiore della
provincia afferma Denis Fiorin, dirigente dell'Union Csv speriamo che dopo il
palazzetto e i campi di rugby e baseball si pensi al calcio, che a Conegliano
conta 6 società e 1000 iscritti, e che si preveda la costruzione di impianti
calcistici a norma». E sono tempi duri anche per il football parrocchiale:
«Noi, purtroppo, non possiamo contare su alcuna struttura comunale spiega
Michele Fiorot, vicepresidente del Calcio Lourdes logisticamente siamo presi male.
Abbiamo bisogno di strutture, l'amministrazione comunale sembra che si stia
dando da fare per aiutarci, ma dobbiamo fare i conti con la
burocrazia». Luigi
Baldassin, presidente del Calcio Ogliano, applaude il nuovo palasport ma
avverte: «Adesso serve il fattore umano, cioè le persone che hanno passione e
tempo da dedicare al buon funzionamento delle strutture». Tra le associazioni
presenti ierialla Zoppas Arena non potevano mancare gli arbitri. Secondo
Michele Battistella, presidente della locale sezione Aia che conta ben 125
iscritti, in città manca ancora una struttura che possa accogliere le società
sportive, un condominio con sedi e sale riunioni dimensionate per tutte le
associazioni, che in città sono molto ramificate. Questo a volte fa disperdere le
energie.Tornando agli sport indoor, per il vicepresidente della Vigor Basket
(220 iscritti) Marco Dall'Arche ci vorrebbero in città altre palestre
polifunzionali e orari più flessibili. Gli spazi sono quelli che sono, i
ragazzini sono tanti, arrivano anche da paesi limitrofi e gli orari sono sempre
stringati e tra doposcuola e tempo prolungato è sempre più difficile per loro
fare sport.E ieri è stata festa doppia per l'asd Amatori calcio polisportiva
Campolongo: «Siamo nati giusto 20 anni fa ricorda il presidente Mariangelo
Godeas dal 1988 giochiamo a calcio amatoriale a 11. Abbiamo vinto 2 titoli
provinciali di categoria e creato manifestazioni importanti come il Memorial
Day, giunto alla nona edizione, e il trofeo Fumagalli nell'ambito della festa
dello sport. Oggi abbiamo 40 tesserati, e in 20 anni da noi sono passati circa
300 atleti».
( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sul Piano di
sviluppo rurale interviene il ministro, ma non spiega perchè il Bellunese è una
realtà penalizzata «Alla montagna un terzo dei fondi» Zaia: «Quel piano l?ho
fatto io: su 914 milioni il 34,4 per cento è destinato ai monti» AgordoNon ci
stanno gli agricoltori ed allevatori di montagna. Dopo le risposte di politici
ed amministratori non sono per nulla soddisfatti di come si stanno evolvendo i
fatti in relazione ai contributi del Piano di Sviluppo Rurale. Mauro De Martin,
gestore di Malga Stia (Canale d'Agordo), ribadisce: «La nostra non è una
polemica come alcuni politici stanno tentando di far credere, piuttosto una
difesa di un diritto acquisito per legge».Vi si accusa però di non aver fatto
le domande per i contributi nel modo opportuno, ad esempio Gianpaolo Bottaccin
della Lega ha rimarcato che molti hanno ascoltato i "vecchi"
politici.«Le nostre domande sono state ammesse dall'Avepa. I nostri colleghi
della Pedemontana hanno visto soddisfatte le loro attese, perché noi qui in
montagna dobbiamo aggregarci predisponendo progetti di filiera?».I progetti di
filiera non sono graditi?«Sono "bestie" di burocrazia, hanno una lunga istruttoria,
sono caratterizzati da un elevato costo, in molti casi è impossibile da
attuare. Mi viene il dubbio che siano stati messi così tanti soldi nei progetti
di filiera poiché le troppe complicazioni burocratiche spingono gli interessati
a lasciare perdere favorendo così ben pochi soggetti».Quindi voi avete
ragionato su vecchi schemi?«Mi sembra un'affermazione insolente - dice De
Martin - noi agricoltori ci limitiamo a constatare che il sistema ha
distribuito male il denaro pubblico. Non mi spiego tra l'altro perché le
aziende della Pedemontana abbiano avuto i contributi senza le filiere mentre la
misura M121 è una misura individuale tanto per la parte bassa che per la parte
alta della regione».Cosa non vi piace di questa misura?«Dal sito internet
dell'Avepa tutti possono vedere le graduatorie per rendersi conto come le
aziende di pianura (ulivi, vigneti, serre etc.) si siano viste assegnare 40
punti (a 200 metri sul mare) contro i 22 punti delle aziende anche a 1600
metri, quindi in montagna».Cosa chiedete?«La politica deve semplificare le cose
non complicarle. La Regione ha sbagliato, deve rimediare al danno, pagando le
domande non finanziate, recuperando i fondi all'interno del Psr, magari proprio
dalle filiere, visto che su 100 milioni di stanziamento in provincia
arriveranno solo 4,5 milioni di euro alla Lattebusche, unico progetto di
filiera bellunese finanziato. Vogliamo un incontro chiarificatore con
l'assessore Manzato».Quindi nessuna polemica?«No - conclude - vogliamo solo
difendere i nostri diritti, non vogliamo essere tranquilizzati da lunghi
discorsi, bensì dalla risoluzione dei problemi».Mirko Mezzacasa
( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
LA
NOSTRA STORIA Burocrazia sconfitta con il trasloco notturno dell'ospedale
BassanoAbbiamo visto che l'ospedale sorto fra via Roma e via Marinali era stato
trasferito, nell'anno 1777, nel convento francescano di piazza s. Francesco
(Garibaldi) ora sede del nostro prezioso museo civico.Domenico Vittorelli, in una sua
guida del 1833, descrive i chiostri della chiesa di s. Francesco elencando
minutamente tutti gli affreschi in essi contenuti tra cui una stanza a pian
terreno, e che serviva un tempo di cappella a s. Antonio Abate (ora sala
Chini). Descrive, inoltre, tutti i dipinti a fresco ed i quadri ad olio
esistenti nelle stanze che servono ad uso della Direzione dell'OspitaleGià due
anni prima il nostro G.B. Verci aveva cominciato a raccogliere, o comunque ad
elencare, alcune opere che avrebbero dovuto costituire una pubblica Galleria
d'arte, da lui ritenuta indispensabile per una comunità come quella bassanese.I
locali dell'ospedale, intanto, si arricchivano di opere d'arte date dai
cittadini bassanesi che, con queste donazioni, intendevano sovvenire ai bisogni
del nosocomio cittadino. Dalla vicina chiesetta dedicata a s. Bernardino (ora
diventata sala di lettura per gli studenti), l'ospedale aveva acquisito, oltre
che del Guariento, tele di Dario da Treviso e di Francesco Da Ponte (Compianto
sul Cristo morto), ma già nella loggia del Comune di piazzetta dei Signori era
stato raccolto un consistente numero di opere che andranno a formare,poi, il
primo ed importante, nucleo della pinacoteca bassanese.Ben presto (1806) le
sale dell'ospedale di s. Francesco si erano rivelate insufficienti dato il
continuo aumento dei ricoveri di malati bisognosi . In soccorso alle nuove
esigenze di maggiori posti letto nella struttura ospedaliera, era avvenuto un
fatto nuovo: il vicerè Eugenio aveva concesso l'autorizzazione al trasferimento
dell'ospedale nei locali del convento dei Riformati, in viale delle Fosse,
abolito per decreto napoleonico. Come è purtroppo noto, non c'è strada più
lenta della burocrazia. I locali dell'ex convento dei
Riformati erano disponibili ma, nonostante le interminabili riunioni fra
amministrazione comunale e quella dell'ospedale di s. Francesco, non si
riusciva ad effettuare il trasferimento a causa dei soliti cavilli legali. Per sbloccare
la situazione era necessario un atto di forza ma nessuno trovava il coraggio di
metterlo in atto dato che, avrebbe dovuto effettuarlo sotto la propria
responsabilità e a suo rischio.Le cronache d'epoca registrano quello che
potrebbe definirsi un coraggioso atto d'amore. Il primario dell'ospedale dr.
Pietro Agostinelli, considerate le condizioni in cui versavano i suoi malati,
date le opportune istruzioni ai ricoverati che potevano autonomamente
camminare, nella notte del 16 novembre 1831, con l'aiuto degli infermieri e di
volontari, provvide al trasferimento di suppellettili e ammalati nei chiostri
dell'ex convento di viale delle Fosse.In una notte aveva sbloccato la
situazione di stallo che si era venuta a creare fra le due amministrazioni
senza avere alcun permesso da parte delle autorità preposte.Come succede
sempre, il fatto divise la popolazione bassanese che, senza rischiare in
proprio e, forse, solamente per amore della polemica, si divise in due
schieramenti. Con le stesse argomentazioni c'erano coloro che approvavano la
decisione presa dal primario e coloro, che usandole all'incontrario,
condannavano il suo operato. Le autorità denunciarono il dr. Agostinelli e lo
sospesero immediatamente dal servizio. Il primo febbraio dell'anno successivo,
però, il medico venne riabilitato ed integrato in servizio nel nuovo ospedale.A
parte l'esigenza di avere un primario in ospedale, è da ritenere che la
decisione di rimetterlo in servizio, con la corresponsione delle competenze che
gli erano state sospese, è da ritenere una risoluzione presa con velocità
sconosciuta per una pratica burocratica.Ruggero Remonato
( da "Sicilia, La" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Milena Martedì in
Consiglio assestamento al bilancio Niscemi. Proficuo ieri mattina l'incontro
che si è svolto a Palazzo di città ed in cui il sindaco Giovanni Di Martino ha
incontrato i rappresentanti delle associazioni agricole, dei commercianti,
degli artigiani e le confederazioni sindacali, al fine di avviare tutte le
procedure relative alla costituzione di un'associazione antiracket.
Un'iniziativa - quella di riunirsi in un comune piano di lotta e di contrasto
al racket delle estorsioni - che in passato si è cercato più volte di
intraprendere in città e che poi, a dire il vero, è sempre sfumata più che
altro per il timore generale di esporsi contro le organizzazioni criminali che
cercano continuamente di imporre il pagamento del "pizzo" alle
attività produttive. Clima di omertà e paura che nel corso degli anni, così
come è stato fatto rilevare dal primo cittadino a tutti i rappresentanti delle
varie associazioni di categoria partecipanti all'incontro, non ha fermato
l'inquietante escalation degli attentati incendiari notturni compiuti ai danni
di imprenditori agricoli, imprese artigiane, commercianti e negozianti. Una
proposta, quella dell'istituzione di un'associazione antiracket, che in seguito
al continuo verificarsi di fenomeni criminosi, è stata ripresa nuovamente
dall'Amministrazione e dal Consiglio comunale. All'incontro di ieri mattina
infatti, hanno partecipato l'assessore comunale allo Sviluppo economico e
all'Agricoltura Salvatore Amato, l'assessore alla Legalità Nunzio Pardo, il
capo ripartizione comunale sviluppo economico Massimo Arena ed i rappresentanti
delle associazioni di categoria della Confartigianato, della Cna, dell'Unione
artigiani, della Confesercenti di Niscemi e di Caltanissetta, della
Confcommercio, dell'Unione provinciale agricoltori, della Coldiretti, dello
Sportello verde Soat, dell'Unione consumatori, della Condotta agraria, della
Federazione nazionale agricoltori e dei sindacati Cgil, Cisl e Uil. "Non è
più possibile - ha detto il sindaco Giovanni Di Martino nel suo discorso
introduttivo - tollerare che una sparuta minoranza di criminali possa
continuare a mettere economicamente in ginocchio la città e senza che le
istituzioni e le categorie produttive siano in grado di reagire. E' provato in
altre realtà che tutte le volte in cui gli operatori economici sono riusciti a
mettersi insieme, hanno costituito una forza contro il racket e conseguito
ottimi risultati. I criminali - ha aggiunto il primo cittadino - contano
prevalentemente sulla debolezza e solitudine delle loro vittime, ma insieme
possiamo farcela, anche perché ci sono delle leggi che risarciscono gli
operatori economici danneggiati". Un primo passo per la costituzione di
un'associazione antiracket in città che nel corso dell'incontro è stato
recepito positivamente dai rappresentanti delle associazioni di categoria, ma
con l'esternazione di una serie di preoccupazioni: "ci
troviamo spesso a combattere contro una burocrazia che uccide - ha detto Giuseppe Lombardo della Confartigianato -
a dover sostenere tassi di interesse elevatissimi applicate dalle banche e da
società private che gestiscono tributi comunali. Oltre che con l'associazione
antiracket ci si dovrebbe venire incontro anche in tal senso".
Critica anche Giusi Lupo, della Confcommercio, che ha puntualizzato il fatto
che la criminalità va combattuta prevalentemente con la creazione di
opportunità di lavoro e che la proposta di istituzione di un'associazione
antiracket va presa seriamente in considerazione e che non va strumentalizzata
come passerella politica. Il sindaco Giovanni Di Martino, a taleriguardo, ha
chiarito che non intende proporre la costituzione di un'associazione antiracket
preconfezionata e finalizzata a passerelle politiche, ma con l'adesione vera e
sentita di tutti gli operatori economici. La riunione si è conclusa con
l'impegno dei rappresentanti delle associazioni di categoria di recepire in
ambito associativo le eventuali adesioni degli operatori economici alla
proposta di costituzione di un'associazione antiracket per poi passare alla
fase operativa dell'iniziativa. Alberto Drago
( da "Sicilia, La" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
UN INEDITO DEL DUCE
SIMILE ALLA CIRCOLARE ANTI-FANNULLONI Roma. «...Alle 8 chi non è già al suo
tavolo di lavoro ha perduto la giornata con le relative conseguenze. Alt. Farò
controllare quanto sopra. Alt». Firmato: Mussolini. È quanto si legge nel
documento inedito che sembra proprio una circolare anti-fannulloni in piena
regola. La firma però non è quella del ministro Renato Brunetta ma quella,
scritta tutta in maiuscolo, di Benito Mussolini e la data è il 19 maggio 1941.
Il documento è una fotocopia, di proprietà dell'editore comasco Aldo Nicoli,
proveniente dall'archivio di Michele Moretti (1908-1995), l'ex partigiano che
fece parte del commando che giustiziò Benito Mussolini a Giulino di Mezzegra il
28 aprile 1945. L'originale, secondo la ricostruzione de «La Provincia di
Como», apparteneva alle carte di Giusto Perretta, il fondatore dell'Istituto
per la storia del movimento di Liberazione di Como. Il testo completo del
telegramma mussoliniano, citato nella circolare recita: «È ormai diventato un
sistema quello adottato da ufficiali e funzionari che consiste nell'avviarsi
all'ufficio alle 8, il che significa essere al tavolo di lavoro non prima delle
8 e 15 e forse più tardi. Alt. Esigo che questa deplorevole abitudine tipica
manifestazione di quel pressapochismo deleteria tara del carattere di troppi
italiani abbia immediatamente a cessare. Alt. Alle 8 chi non è già al suo
tavolo di lavoro ha perduto la giornata con le relative conseguenze. Alt. Farò
controllare quanto sopra. Alt. Firmato: Mussolini». Oltre a indicare un
singolare «corso e ricorso» storico, il documento svela una
pagina pressochè sconosciuta della burocrazia fascista. Lo conferma il professor Livio Antonielli, docente di
Storia delle istituzioni politiche dell'Università degli Studi di Milano. «Il
documento è molto curioso. Non penso che il modo di fare di Mussolini e quello
di Brunetta, che nella sostanza sono uguali, sia quello giusto per migliorare
l'efficienza. Un telegramma come quello del duce è nello spirito del
periodo, dà molta visibilità e consenso, ma si scolla dalla realtà».
( da "Mattino, Il (Salerno)" del 23-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
ORESTE MOTTOLA Una
unica Asl per la provincia di Salerno? Si delinea sullo scacchiere politico una
nuova guerra di posizione alla vigila della discussione del piano per il
rientro dal deficit sanitario. Da una parte De Luca, favorevole alla
istituzione di una sola Asl; dall'altra parte i sindaci del sud della
provincia, attestati sull'ipotesi di due Asl così come previsto dal piano anti
deficit. «Basta una sola Asl per l'intera provincia, inutile
dare burocrazia e non
garantire salute» dice il sindaco De Luca intervenendo all'appuntamento
settimanale del venerdì su Liratv. Spiega che «gli sprechi della sanità si
annidano nell'apparto delle burocrazie» per cui «se, come io ritengo, si deve
razionalizzare, allora bisogna partire dal numero delle Asl». E chi non
condivide questa impostazione «vuole soltanto perpetrare la logica - ha
insistito il sindaco - della spartizione che genera clientele e inefficienza».
A distanza le repliche. «Ma De Luca conosce la provincia? Temiamo di no. E il
problema non è di ordinaria burocrazia o di funzioni
elefantiache ma di rispetto dei territori e dei cittadini, oltre che di
snellimento delle funzioni» ribatte Cristoforo Cobucci, presidente del comitato
dei sindaci dell'Asl Salerno 3, già direttore sanitario dell'Asl di Vallo dove
un tempo c'era l'ex Usl che finì ai vertici della sanità pubblica nazionale
negli anni Ottanta (risultò una delle Usl italiane in grado di funzionare meglio
per l'efficienza della macchina amministrativa e sanitaria). «L'Asl per me è il
numero verde attraverso il quale prenoto la mia visita specialistica. Mo' o mi
rispondono da Vallo della Lucania o da Salerno a me non importa. Se troverò gli
ambulatori ai soliti posti e non toccano il complesso dei servizi al cittadino
accorpino pure», così Mario Cammarota, animatore della cittadinanza attiva nel
campo della salute, sintetizza la questione dell'Asl unica. De Luca ne parla
oggi. Antonio Cuomo, da consigliere regionale, la presentò in una riunione
dell'anno scorso del consiglio comunale di Battipaglia. Ora il sindaco di
Salerno l'ha fatta sua e spuntano adesioni e dissensi. L'Asl, soprattutto nel
Cilento, è una seconda provincia, quasi un fattore di identità culturale.
Dietro alle questioni di campanile si nascondono però la concretezza di centri
decisionali e di spesa che sono l'essenza del potere politico locale. Il primo
ad opporsi all'ipotesi di una sola Asl era stato venerdì scorso il presidente
della comunità montana Valdiano, Paolo Imparato. «Io sono nettamente contrario
all'ipotesi di una sola Asl nel salernitano - dice Girolamo Auricchio, sindaco
di Roccadaspide e capofila della Valle del Calore - Io non vorrei che la
battaglia contro il napolicentrismo si trasformi nella certificazione del
salernocentrismo. Sono d'accordo con De Luca che bisogna risparmiare burocrazia, carrozzoni, e via di questo passo. Ma io sono
almeno tre anni che non riesco a buttare giù quei carrozzoni salernitani per la
gestione delle acque, bilanci in rosso, deficit occultati. Ora sull'ipotesi
dell'Asl unica, il sud della provincia è pronto a ribellarsi». Da Roccadaspide
a Vallo della Lucania dove Luigi Cobellis, sindaco del capoluogo cilentano,
utilizza gli stessi argomenti per contrastare l'ipotesi. Primo, dice Cobellis,
mentre si punta allo snellimento delle procedure «si torna ad addossare
all'utenza le distanze». Secondo, «il vago riferimento alla burocrazia
è un criterio vago e populista, come se le funzioni di governo fossero un che
di superfluo se non dannoso».
( da "Corriere.it" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
«Villari, Situazione
kafkiana». la Replica del diretto inteREssato: io personaggio reale Berlusconi:
insulti e bugie dalle tv «Letta al Quirinale? Sarebbe giusto» Rai: «Passaparola
tra i conduttori contro di me». Poi lancia il sottosegretario al Colle. Affondo
sui giudici Silvio Berlusconi (Inside) MILANO - Silvio Berlusconi a tutto campo
nella domenica trascorsa in Abruzzo per sostenere il candidato del Pdl alla
presidenza della Regione Gianni Chiodi. Il presidente del Consiglio,
all'attacco sulla Rai («sembra che ci sia un passaparola da parte di tutti i
conduttori che stanno a sinistra di fare convergere sul premier prese in giro e
a volte insulti, oltraggi e molto spesso menzogne»), non ha evitato di tornare
sulla vicenda della Vigilanza, e, tra il serio e il faceto, ha lanciato il
sottosegretario Gianni Letta come successore di Giorgio Napolitano al Colle.
ATTACCO ALLA RAI - «Ci sono sempre di mezzo io - ha puntualizzato il premier
parlando di tv -, sempre attaccato in malo modo. Sono fenomeni che tutti
possono verificare guardando la tv. Quanto a trasmissioni come Ballarò, Porta a
Porta, Annozero e Primo Piano ho pregato ministri e sottosegretari di non
prestarsi a risse - ha aggiunto - cosa contraria agli interessi dei conduttori
che dalla rissa aumentano gli ascolti, ma non dignitosa per chi ha
responsabilità di governo». Poi il premier ha apostrofando quella che si è
venuta a creare con l'elezione di Riccardo Villari alla presidenza, come «una
situazione kafkiana». Una battuta che il diretto interessato non ha lasciato
cadere nel vuoto: «Kafka? Io mi sento un personaggio reale, posso giudicare
quello che succede come sorprendete ma io non sono cambiato, mi sento un uomo
del Pd e soprattutto un uomo delle istituzioni» ha detto Villari. MANI PULITE -
Nel comizio poi Berlusconi ha ricordato la stagione di Mani pulite. «Nel '92 la
magistratura - ha detto - iniziò un'azione verso i cinque partiti democratici
che, pur con molti errori, erano riusciti a garantire per 50 anni progresso e
benessere». Nessun riferimento esplicito, almeno in questo passaggio ad Antonio
Di Pietro, che però il premier ha nominato in un momento successivo del suo
intervento. Al nome del leader dell'Italia dei Valori la platea ha reagito con
dei fischi e il Cavaliere ha commentato: «Intervento sgraziato ma efficace».
LETTA, LE INFRASTRUTTURE E LA CRISI - «Se volete Gianni Letta presidente della
Repubblica mi sembra una cosa giustissima» ha detto Silvio Berlusconi,
rispondendo a una sollecitazione in tal senso di una delle persone presenti al
comizio in corso al Palacongressi di Montesilvano. Poi il premier ha affrontato
anche la questione infrastrutture annunciando che il governo ha «trovato il
sistema per decidere le opere da fare e cominciare subito i lavori. Nel
prossimo consiglio dei Ministri - ha detto Berlusconi - vareremo 16 miliardi
per le infrastrutture da iniziare subito. Opere da cominciare da subito, saltando tutte le lentezze della burocrazia». Riguardo al pacchetto anti-crisi, il presidente del Consiglio
ha anche spiegato che «sarà presentato domani alle parti sociali» e nei giorni
successivi ad altri interlocutori. «Riusciremo probabilmente a renderlo
concreto entro la settimana stessa» ha aggiunto il Cavaliere. Silvio
Berlusconi e il premier russo Medvedev: fu durante la visita al Cremlino che il
Cavaliere definè Obama «bello e abbronzato» (Ansa) L'«ABBRONZATURA» DI OBAMA -
Nuovo riferimento anche alla battuta su Obama, che all'indomani della sua
vittoria alle presidenziali Usa definì «bello, giovane e abbronzato» -
spiegando che «il mio complimento al presidente Obama è stato un pò invidioso.
Tutti vorremmo essere abbronzati come Naomi Campbell e Obama...». Silvio
Berlusconi parla ad una conferenza stampa al teatro Massimo de L'Aquila a
sostegno di Gianni Chiodi, candidato del Pdl alla regione Abruzzo. Il Cavaliere
torna a precisare il senso delle sue frasi sul nuovo presidente degli Stati
Uniti, ripetendo che si trattava di un complimento e poi fa una nuova battuta,
prendendo spunto dalla modella Campbell. «L'OPPOSIZIONE? CANTA IL PESSIMISMO» -
Il leader del Pdl è poi tornato ad attaccare il centrosinistra: «Questa
opposizione - ha detto - è ben lontana dal modello americano che in questo
momento di crisi si unisce al blocco della maggioranza .Tutti i giorni con noi,
sembra di essere sempre in campagna elettorale. Questo comportamento influisce
ad aumentare un clima di sfiducia nel Paes ema il premier non si lascia
influenzare da questa opposizione e va avanti diritto con fiducia». Per
Berlusconi «la canzone quotidiana dell'opposizione è il pessimismo, mentre
servirebbe aver fiducia e infondere ottimismo». stampa |
( da "Gazzetta di Modena,La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
La Lapam: per le
imprese del Frignano liberarsi dei rifiuti è troppo gravoso «Le imprese del
Frignano, sono sommerse più dalla burocrazia e dall'indifferenza, che dai rifiuti». Attacca così, Germano
Manfredini, il segretario della zona del Frignano di Lapam Federimpresa,
riferendosi ai problemi legati allo smaltimento dei rifiuti edili. «Il problema
rifiuti di cantiere è serio - prosegue - e non solo in Appennino. Anche
un piccolo artigiano, per poter trasportare il materiale di risulta, deve
richiedere l'autorizzazione all'Albo Gestori Rifiuti di Bologna, che ha un
costo di circa 400 euro. Ogni anno poi l'autorizzazione deve essere rinnovata
pagando una tassa di 50 euro. Quindi l'impresa si deve munire di un formulario
da compilare per ogni trasporto e i rifiuti possono essere conferiti ad una
stazione di riciclaggio autorizzata. Il problema fu da noi sollevato fin dagli
anni 80, poi ripreso in incontri con le amministrazioni. Le amministrazioni
comunali non hanno mosso un dito per risolvere questo problema. Può essere
economicamente sostenibile che un edile debba trasportare una carretta di
inerti per decine di chilometri per poterli conferire in modo regolare?
Sicuramente no. E allora assistiamo all'abbandono dei rifiuti in micro
discariche abusive, che si trovano un po' ovunque. Chi è pizzicato sa quanto
sono gravose le contravvenzioni. A Pievepelago e a Pavullo operano due ditte
autorizzate, ma negli altri comuni il servizio è inesistente. Lapam propone una
soluzione per tamponare l'emergenza: si autorizzino le imprese a conferire i
rifiuti nelle isole ecologiche, che ora sono riservate ai soli privati. Chi
invece si è espresso per stazioni di riciclaggio a livello di bacino, cioè
sovracomunali, persegue la solita politica che ha portato ad una
polverizzazione dei servizi nei piccoli comuni montani che ha visto, negli
ultimi 20 anni, la soppressione di scuole, ospedali, collocamento». (g.cap.)
( da "Trentino" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
In altri termini la
sua passione per le tesi di volta in volta a priori prescelte lo induceva ...
In altri termini la sua passione per le tesi di volta in volta a priori
prescelte lo induceva a trascurare ogni altro argomento. Ho, infatti,
l'impressione che l'Avvocato Ceruti, che ha peraltro dato atto che le
statistiche di questo Tribunale così vivacemente commentate non erano state
consultate da noi, ma assunte da sole notizie di stampa, sia incorso in un
analogo infortunio, posto che i ricorsi accolti nel corrente anno fino al 19
novembre 2008 nei confronti della sola Provincia autonoma sono stati 14, mentre
quelli respinti sono stati 33; altri 24 ricorsi sono stati definiti con formule
diverse per cessata materia del contendere, sopravvenuta carenza d'interesse,
difetto di giurisdizione o per questioni preliminari in rito. Per i ricorsi
proposti, poi, congiuntamente avverso provvedimenti di enti locali e della
Provincia autonoma quelli accolti sono stati 8 e quelli respinti 12, mentre i
residui 24 sono stati definiti con esiti analoghi a quelli sopra indicati.
Infine, con riferimento alla totalità dei ricorsi proposti alla stessa data,
riguardanti la Provincia autonoma a qualsiasi diverso titolo convenuta in
giudizio, quelli accolti sono stati 22 e quelli respinti 45, mentre sono 47
quelli conclusisi con altre formule. *** In definitiva il panorama non pare
profilarsi così desolante come quello apparso all'Avvocato Ceruti sulla base
delle notizie da lui assunte, senza considerare l'efficienza e la preparazione
della burocrazia trentina nel suo
complesso e la valentia di tutti i difensori delle parti in giudizio. Il che,
signor Direttore, mi consente di dire che, ferma la legittimità di ogni critica
politica avverso l'attuale disciplina stabilita da una norma d'attuazione dello
Statuto di autonomia, quest'ultima non pare trovare alcuna significativa
conferma nella recente attività del tribunale. In disparte restando
l'episodio attualmente all'esame in sede disciplinare, che ha visto come
protagonista uno dei due giudici non togati qui in servizio, invito dunque
fermamente ogni interessato ad appuntare la più pungente critica avverso le
motivazioni addotte a sostegno delle sentenze e delle ordinanze cautelari
depositate, che si ritengano espressioni di parzialità nei confronti della
Provincia autonoma e, in particolare, della pronuncia con la quale nel luglio
scorso il problema della composizione di questo tribunale è stato diffusamente
analizzato sul piano giuridico, trovando di essa conferma sia nella giurisprudenza
della Corte costituzionale sia in quella della Corte europea dei diritti
dell'uomo di Strasburgo. *** Per questo aspetto alcuna osservazione è stata da
allora elevata sulla stampa o in altra sede, per cui la tematica evocata resta
necessariamente astretta all'agone del pubblico, democratico dibattito in
Trentino, mentre il Tribunale confida, quanto all'esistenza della sua
imparzialità, nei propri migliori giudici, che sono in ogni udienza ed altra
occasione processuale esclusivamente gli Avvocati nell'esercizio del loro
impegnativo mandato difensivo, ivi compresi quelli della locale Avvocatura
distrettuale dello Stato e degli Uffici legali della Provincia autonoma e di
ogni altro ente pubblico. Francesco Mariuzzo * presidente Trga di Trento
( da "Tribuna di Treviso, La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Silvia Oliva: per
essere efficace, la politica di settore deve riuscire a trovare unità di
obiettivi anche a livello europeo «Energia, nodo fondamentale per lo sviluppo»
A Nord Est sono tutti concordi: è prioritario garantire all'industria fonti
sicure La crisi finanziaria internazionale e la riduzione del costo delle
materie prime energetiche sembrano aver ridimensionato la centralità della
questione «energia» nel dibattito politico ed economico. Tuttavia, tale
tematica rimane per il nostro paese una questione strutturale di assoluto
rilievo sulla quale è necessario agire tempestivamente per rimuovere qualsiasi ostacolo allo sviluppo e alla competitività del sistema
economico e imprenditoriale, al pari di altri vincoli quali, ad esempio, la burocrazia e le infrastrutture. La
classe dirigente veneta, interpellata a luglio per la periodica indagine One
realizzata dalla Fondazione Nord Est, mette in luce alcuni aspetti fondamentali
relativi alle strategie e alle soluzioni da adottare. In primo luogo la
necessità di dotarsi di un'efficiente politica energetica che deve essere tale
a livello nazionale ma che, traguardando i confini italiani, deve trovare
un'unitarietà a livello europeo, pur in considerazione delle esigenze e delle
problematiche di ogni singolo stato. In secondo luogo, l'importanza, al fine di
assicurarsi un approvvigionamento energetico sicuro e a costi stabili nel lungo
periodo, di non escludere nessuna fonte - dal nucleare, al gas, dal carbone
pulito alle energie rinnovabili - diversificando il più possibile. Questa
indicazione, condivisa dal 55,3% degli intervistati, sottolinea l'esigenza di
percorrere una strada che non tralasci nessuna possibilità al fine di garantire
un buon livello di autosufficienza energetica, ma che non trascuri l'importanza
di investire in ricerca nelle fonti rinnovabili nella consapevolezza che la
scarsità delle riserve mondiali di petrolio e gas naturale avrà inevitabilmente
ricadute negative sul costo dell'energia. Questo doppio binario di intervento è
ben esplicitato nella spaccatura del campione tra chi indica come fonte prioritaria
su cui puntare la ripresa del nucleare (20,3%) e chi, viceversa, evidenzia la
necessità di cominciare a focalizzarsi sulle fonti rinnovabili con investimenti
di vasta scala (23,0%). Queste ultime, inoltre, appaiono nelle opinioni degli
intervistati quelle che incontrerebbero minori opposizioni da parte delle
popolazioni delle province sul cui territorio fossero realizzati degli impianti
per la produzione di energia. Infatti, per la quota maggioritaria del campione
(46,6%) l'ipotesi di realizzazione di una centrale idroelettrica o di impianti
per fonti rinnovabili sarebbe comunque accettata. Viceversa, per i
termovalorizzatori e per i rigassificatori l'opinione è che troverebbero
l'accordo della popolazione locale solo qualora ne venisse garantita preventivamente
la sicurezza. Diverso, invece, l'atteggiamento per quanto riguarda gli impianti
termoelettrici per i quali l'accettazione appare condizionata dalla garanzia di
poter ottenere sconti nelle tariffe applicate per il territorio interessato
all'intervento. Infine, gli intervistati fanno emergere principalmente (57,8%)
la consapevolezza che un investimento in termini di costruzione di una centrale
nucleare incontrerebbe da parte dei cittadini un netto rifiuto. Un ulteriore
38%, tuttavia, ritiene che una preventiva garanzia di sicurezza renderebbe
accettabile anche nuovo impianto nucleare. Tali legittimi vincoli di
accettabilità che devono trovare risposta da parte del mondo istituzionale,
tuttavia, sono tenuti a confrontarsi con il fatto che il vantaggio dei bassi
costi energetici che le imprese italiane stanno sperimentando in questi mesi è
solo temporaneo. Esso, infatti, è destinato ad esaurirsi con la ripresa
dell'economia mondiale che vedrà incrementarsi la produzione e quindi la
richiesta di energia, con ricadute negative rilevanti su un'economia italiana
ancora fortemente non autosufficiente dal punto di vista del mercato
energetico. (*) Fondazione Nord Est
( da "Repubblica, La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 1 - Prima Pagina Il rapporto Tra istituti fatiscenti e burocrazia malata TORINO Una su due non
ce la fa. Una su due è potenzialmente a rischio. I tecnici della Protezione
civile disegnano una mappa inquietante: 22.800 scuole pubbliche su 42.000 non
sono a norma. Sono edifici progettati senza tenere conto dei criteri
antisismici in zone dove i terremoti sono frequenti. SEGUE A PAGINA 4
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
LA MORTE DI VITO
SCAFIDI. Il ministro delle Infrastrutture Matteoli annuncia interventi urgenti
sugli edifici a rischio «Il crollo a scuola? Tragica fatalità» ROMA «Una
drammatica fatalità». Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
definisce il crollo del controsoffitto che nella scuola di Rivoli (Torino) è
costato la vita al diciassettenne Vito Scafidi, scatenando le reazioni
indignate di politici come Storace («Parlare di fatalità è una bestemmia») e
Ferrero («Berlusconi si dovrebbe assumere le sue responsabilità e smetterla di
parlare di fatalità laddove invece c'è incuria»), e le critiche
dell'opposizione, che chiede conto dei tagli all'edilizia scolastica. Intanto,
il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli annuncia un «rapido
monitoraggio» della sicurezza degli edifici scolastici, e il sottosegretario
Guido Bertolaso sollecita più fondi. La sicurezza nelle scuole, dice
Berlusconi, «è una condizione minima di fondo, ed è vero che esistono
condizioni in diversi istituti scolastici in cui manca. È una responsabilità
delle Province, ma noi abbiamo già dato il via a un'azione nei mesi passati con
Bertolaso, individuando un primo lotto di cento scuole da sottoporre a
verifiche non soltanto strutturali ma globali. Abbiamo inserito nella
Finanziaria», sostiene, «un importo di alcuni milioni di euro». Le scuole degli
interventi «appartengono soprattutto a zone sismiche, ma il lavoro da fare è
molto più elevato. Mi sembra di ricordare che sono 2.500 le scuole su cui
intervenire». A Rivoli, però, «si è trattato di una fatalità». L'opposizione va
all'attacco: «Non si fanno proclami dopo le tragedie», dice Stefano Pedica
(Idv). «Si chiede scusa per l'irresponsabilità di un governo che pensa sempre
di parlare dopo. Sono anni che chiediamo un controllo delle strutture, non solo
quelle scolastiche, e non ci hanno mai ascoltato». Maria Coscia, responsabile
scuola del Pd, chiede che «le autorità accertino l'esistenza di eventuali
responsabilità» nel crollo nel liceo e che il governo ripristini «i fondi per
la sicurezza degli edifici scolastici, tagliati in Finanziaria». Per Paolo
Ferrero, segretario di Rifondazion comunistae, «se si tagliano le risorse per
fare le manutenzioni ma poi alla fine nessuno fa le verifiche, capitano anche
queste cose». Il ministro Brunetta trova il modo di dare la colpa alla
confusione burocratica e al lassismo: «Spesso i siti scolastici, con una
legislazione complicata e complessa», sostiene, «non dipendono dallo Stato ma
da Comuni, Regioni e Province a seconda della tipologia dei plessi scolastici».
E questa «è cattiva burocrazia, cattiva regolazione», perché «manca la verticalizzazione del
controllo». Intanto, Matteoli annuncia interventi urgenti sulle strutture più a
rischio. «I provveditori regionali alle opere pubbliche», fa sapere il ministro
delle Infrastrutture, «svolgeranno un rapido monitoraggio degli istituti
scolastici per verificare le loro reali condizioni di sicurezza. Il
monitoraggio consentirà di individuare le situazioni di pericolo che
necessitano di interventi urgenti. A questo scopo, nella legge obiettivo sono
allocati circa 250-300 milioni di euro che il ministero dell'Istruzione potrà
utilizzare». Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, conclude,
«collaborerà con quello dell'Istruzione per evitare che si ripetano altre
tragedie inaccettabili». E Bertolaso dice che per la messa in sicurezza degli
edifici a rischio «servono ulteriori finanziamenti», ma «non siamo all'anno
zero. C'è già un gruppo che sta elaborando dati per intervenire». «È triste
constatare che la scuola diventi luogo del pericolo e della morte», dice
l'arcivescovo di Torino Severino Poletto, incontrando i familiari dei feriti,
che stanno meglio. Andrea, il più grave, dovrà subire un'altra operazione, dopo
la quale si farà una valutazione neurologica. Il rischio è che resti
paralizzato agli arti inferiori. «Voglio che mio figlio venga a darci l'ultimo
saluto a casa nostra, non in ospedale. Voglio vestirlo io, voglio la bara
aperta qui da noi». Cinzia, la madre di Vito, rivolge l'appello in un messaggio
video al presidente Giorgio Napolitano. E ieri, un'ottantina di studenti ha
fatto irruzione nel cinema Massimo, una delle sale in cui si proiettano i film
del Torino Film Festival. Gli studenti hanno interrotto un film, invitando gli
spettatori a unirsi alla loro protesta. «Non posso stigmatizzare quello che è
avvenuto», dice il direttore del Torino Film Festival Nanni Moretti, «perché
anche noi siamo in lutto per quello che è successo a Rivoli». Gli studenti sono
poi sfilati in un corteo spontaneo. Intanto, la Rete degli studenti ha deciso
un'ora di astensione dalle lezioni. E lunedì e martedì si andrà a a lezione con
il lutto al braccio. A Rivoli, un migliaio di persone ha fatto una fiaccolata
per Vito Scafidi.
( da "Repubblica, La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 4 - Cronaca
Gli investimenti Lo scandalo Sicurezza, l´allarme di
Bertolaso "Un istituto su due è a rischio" "Troppa burocrazia, non sappiamo come spendere i
soldi" Secondo i nostri calcoli servirebbero quattro miliardi di euro per
rimettere in sesto tutti gli istituti italiani Dopo San Giuliano stanziati 500
milioni. Ma solo dopo 6 anni quei fondi sono stati spesi. Uno scandalo (SEGUE
DALLA PRIMA PAGINA) PAOLO GRISERI Un elenco di cui non fanno parte licei come
quello di Rivoli, che non è in zona sismica, dove si è verificata la tragedia
di sabato. Mariastella Gelmini ha promesso di intervenire subito sulle 100
scuole più a rischio. L´elenco, dicono alla Protezione civile, si sta definendo
in questi giorni. E si capisce che non verrà reso noto per evitare di
moltiplicare la paura. Ma quanto costa rimettere in sesto tutte le scuole
italiane? Guido Bertolaso, sottosegretario alla Protezione civile, allarga le
braccia: «Secondo i nostri calcoli ci vogliono 4 miliardi di euro. Sa qual è il
problema principale? Se oggi ci fossero tutti insieme, quei soldi non sapremmo
come spenderli». Un paradosso: è la storia di questi anni a confermarlo. Per
spiegare l´assurdità Bertolaso parte da un drammatico ricordo personale: «Non
dimenticherò mai la notte di San Giuliano, il 31 ottobre del 2002. Ero là con i
soccorritori. Il vigile del fuoco davanti a me estraeva i corpi da sotto le
macerie. Diceva solo ´vivo´ quando c´era qualche speranza di salvare un
bambino. Non ce l´hanno fatta in 27. Quella notte ci siamo detti tutti che non
si poteva accettare quella tragedia senza reagire». Tra il 2002 e il 2003
vennero stanziati 500 milioni di euro «ma solo all´inizio di quest´anno quei
fondi sono stati spesi concretamente». Sei anni, uno scandalo. Il
sottosegretario racconta: «Prima abbiamo dovuto attendere che i due ministeri
competenti, quello della Pubblica istruzione e quello dei Lavori Pubblici, si mettessero
d´accordo sui criteri per scegliere le scuole da ristrutturare. Poi è stato
necessario il via libera del Cipe. Poi la palla è passata alle Regioni, alle
Province, ai Comuni e alle Province autonome. Così i lavori sono partiti tra la
fine del 2007 e l´inizio di quest´anno. Lei ha idea che cosa succederebbe se
arrivassero domani i 4 miliardi necessari?». La scorciatoia per superare le
lungaggini ci sarebbe. Proporla a Bertolaso, commissario per i rifiuti di
Napoli, è scontato. Ma il sottosegretario non ci sta. Parafrasa Brecht: «Beato
il paese che non ha bisogno di commissari». E spiega: «Più che un unico
commissario per le scuole, sarebbe utile che gli assessori regionali ai lavori
pubblici venissero nominati responsabili della sicurezza. Se si individua un
responsabile in ogni regione i tempi si accorciano». L´altro accorgimento «è
quello che si sta seguendo: invece di un unico stanziamento si tratta di
destinare una quota significativa ogni anno per precedere gradualmente alla
messa in sicurezza delle scuole». Dal 2002 a oggi sono state censite 3.000
scuole sulle 57 mila italiane (a quelle pubbliche vanno aggiunte le 15 mila
private). E gran parte di quelle 3.000 scuole sono a norma solo per il 30-40
per cento dello standard previsto dalle leggi. Un quadro preoccupante. Tra
tante cifre Bertolaso sintetizza: «Dovremmo poter intervenire in tempi brevi su
almeno 15 mila scuole per metterle in sicurezza. Ma non possiamo mai abbassare
la guardia. Quella di Rivoli non è una scuola fatiscente: forse non sarebbe mai
rientrata nei nostri elenchi».
( da "Mattino di Padova, Il" del 24-11-2008)
Pubblicato anche in: (Nuova Venezia, La)
Argomenti: Burocrazia
Silvia Oliva: per
essere efficace, la politica di settore deve riuscire a trovare unità di
obiettivi anche a livello europeo «Energia, nodo fondamentale per lo sviluppo»
A Nord Est sono tutti concordi: è prioritario garantire all'industria fonti
sicure La crisi finanziaria internazionale e la riduzione del costo delle
materie prime energetiche sembrano aver ridimensionato la centralità della
questione «energia» nel dibattito politico ed economico. Tuttavia, tale tematica
rimane per il nostro paese una questione strutturale di assoluto rilievo sulla
quale è necessario agire tempestivamente per rimuovere qualsiasi
ostacolo allo sviluppo e alla competitività del sistema economico e
imprenditoriale, al pari di altri vincoli quali, ad esempio, la burocrazia e le infrastrutture. La
classe dirigente veneta, interpellata a luglio per la periodica indagine One
realizzata dalla Fondazione Nord Est, mette in luce alcuni aspetti fondamentali
relativi alle strategie e alle soluzioni da adottare. In primo luogo la
necessità di dotarsi di un'efficiente politica energetica che deve essere tale
a livello nazionale ma che, traguardando i confini italiani, deve trovare
un'unitarietà a livello europeo, pur in considerazione delle esigenze e delle
problematiche di ogni singolo stato. In secondo luogo, l'importanza, al fine di
assicurarsi un approvvigionamento energetico sicuro e a costi stabili nel lungo
periodo, di non escludere nessuna fonte - dal nucleare, al gas, dal carbone
pulito alle energie rinnovabili - diversificando il più possibile. Questa
indicazione, condivisa dal 55,3% degli intervistati, sottolinea l'esigenza di
percorrere una strada che non tralasci nessuna possibilità al fine di garantire
un buon livello di autosufficienza energetica, ma che non trascuri l'importanza
di investire in ricerca nelle fonti rinnovabili nella consapevolezza che la
scarsità delle riserve mondiali di petrolio e gas naturale avrà inevitabilmente
ricadute negative sul costo dell'energia. Questo doppio binario di intervento è
ben esplicitato nella spaccatura del campione tra chi indica come fonte
prioritaria su cui puntare la ripresa del nucleare (20,3%) e chi, viceversa,
evidenzia la necessità di cominciare a focalizzarsi sulle fonti rinnovabili con
investimenti di vasta scala (23,0%). Queste ultime, inoltre, appaiono nelle
opinioni degli intervistati quelle che incontrerebbero minori opposizioni da
parte delle popolazioni delle province sul cui territorio fossero realizzati
degli impianti per la produzione di energia. Infatti, per la quota
maggioritaria del campione (46,6%) l'ipotesi di realizzazione di una centrale
idroelettrica o di impianti per fonti rinnovabili sarebbe comunque accettata.
Viceversa, per i termovalorizzatori e per i rigassificatori l'opinione è che
troverebbero l'accordo della popolazione locale solo qualora ne venisse
garantita preventivamente la sicurezza. Diverso, invece, l'atteggiamento per
quanto riguarda gli impianti termoelettrici per i quali l'accettazione appare
condizionata dalla garanzia di poter ottenere sconti nelle tariffe applicate
per il territorio interessato all'intervento. Infine, gli intervistati fanno
emergere principalmente (57,8%) la consapevolezza che un investimento in
termini di costruzione di una centrale nucleare incontrerebbe da parte dei
cittadini un netto rifiuto. Un ulteriore 38%, tuttavia, ritiene che una
preventiva garanzia di sicurezza renderebbe accettabile anche nuovo impianto
nucleare. Tali legittimi vincoli di accettabilità che devono trovare risposta
da parte del mondo istituzionale, tuttavia, sono tenuti a confrontarsi con il
fatto che il vantaggio dei bassi costi energetici che le imprese italiane
stanno sperimentando in questi mesi è solo temporaneo. Esso, infatti, è
destinato ad esaurirsi con la ripresa dell'economia mondiale che vedrà
incrementarsi la produzione e quindi la richiesta di energia, con ricadute
negative rilevanti su un'economia italiana ancora fortemente non
autosufficiente dal punto di vista del mercato energetico. (*) Fondazione Nord
Est
( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Intanto oggi a
Trieste sarà discussa la modifica alla legge sui carburanti che dovrebbe
eliminare parte della burocrazia
per applicare gli sconti alla pompa «È' tutta colpa della precedente giunta
regionale: ampi territori del Fvg in difficoltà e più poveri» Riesplode la
polemica sulla zona franca Valenti (Pdl): la Valle d'Aosta ha conservato la
benzina agevolata e l'Unione europea non ha preso provvedimenti In caso di
cancellazione ai valdostani andranno 35 milioni per abbattere le spese
delle bollette Sarà discussa oggi, in consiglio regionale, la modifica alla
legge riguardante il settore dei carburanti, che dovrebbe eliminare parte della
burocrazia per l'attuazione degli sconti alla pompa
che pesa soprattutto sui benzinai. Con i provvedimenti in discussione, che
saranno illustrati in aula dal consigliere relatore di maggioranza, Paride
Cargnelutti, anche i gestori dei distributori goriziani si avvantaggeranno.
Questo perché riceveranno in tempi più brevi le somme relative agli sconti
praticati agli automobilisti. Mentre si discutono queste norme scoppia, però,
una nuova polemica. Ad accenderla il consigliere regionale del Popolo delle
libertà, Gaetano Valenti: «Nei giorni scorsi ero a Roma - riferisce - e ho
avuto modo di parlare con esponenti politici di primo piano della Valle
d'Aosta, i quali mi hanno riferito che la Regione continua ad avere il regime
di zona franca e, con ogni probabilità, continueranno a conservarlo per tutto
il 2009, così come sarebbe dovuto accadere anche per l'Isontino e il resto del
territorio del Friuli Venezia Giulia, se non fosse intervenuto l'allora
presidente della giunta regionale Riccardo Illy, con la sciagurata decisione di
eliminare la zona franca in Friuli Venezia Giulia. Mi è stato confermato dagli
esponenti della Valle d'Aosta che dall'Unione europea non è giunto alcun
provvedimento drastico e, quindi, loro vanno avanti trattando, nel frattempo,
non soltanto un'uscita morbida, ma anche il mantenimento dei fondi che oggi
vengono incamerati a livello istituzionale con la zona franca». Valenti
evidenzia che «per la Valle d'Aosta si tratta di 35 milioni di euro che, questi
gli accordi che si stanno definendo, all'esaurimento della zona franca saranno
comunque mantenuti sul territorio e serviranno per l'abbattimento delle
bollette energetiche di famiglie e imprese». Il consigliere del Popolo delle
libertà si dice molto arrabbiato per queste notizie, «ma, ovviamente, non con
gli amministratori della Valle d'Aosta, che hanno semplicemente fatto il loro
dovere, ovvero difendere gli interessi della gente di quei territori. Sono
invece arrabbiato con chi, nella precedente legislatura, ha governato il Friuli
Venezia Giulia senza fare altrettanto. Anzi, la cancellazione del regime di
zona franca non soltanto ha messo irreversibilmente in ginocchio alcune
categorie, i benzinai in primis, ma anche gli autotrasportatori che sono dovuti
"emigrare" in Slovenia. Ha creato grosse difficoltà alle famiglie
che, in un momento già molto difficile per i bilanci, si sono viste aumentare
considerevolmente i costi per il pieno e per le bollette del gas. Al punto che
- rimarca Valenti - oltre il 50% degli automobilisti della fascia confinaria ha
preso la via della Slovenia per fare rifornimento. L'unico risultato, quindi, è
stato quello d'impoverire ampi territori del Friuli Venezia Giulia, mettendo in
difficoltà famiglie e imprese arricchendo, invece, il settore petrolifero e
commerciale della Slovenia. E tutto mentre in Valle d'Aosta continuano a godere
della zona franca. Dio ci scampi dai presunti amministratori
"illuminati"!». Patrizia Artico
( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
CORMÒNS La
straordinaria avventura di Buzzin lungo le strade ghiacciate della Siberia
CORMÒNS. Oltre duemila chilometri: il contatto con Adalberto Buzzin avviene
dall'estremo Nord dopo aver percorso la famosa Strada delle ossa, la via verso
la porta dell'inferno. «Dopo 25 giorni di neve e ghiaccio - ha riferito il
viaggiatore cormonese con la passione per la Siberia - e temperature che si
aggiravano tra i -25° e i -45° sono rientrato alla base. Completato il
reportage che mi ha visto percorrere la famosa Strada delle ossa costruita dai
prigionieri politici e comuni ai tempi di Stalin; di 2.020 km, andata e
ritorno, che mi ha portato a Magadan, la porta dell'inferno». Buzzin rileva che
«a queste latitudini la vita è molto dura e difficile. Storie, avventure e
aneddoti si perdono in queste strade dimenticate da tutti; ciò che resta di
questa avventura sono le panoramiche stupende, la gente cordiale e ospitale, i
villaggi abbandonati, la pista insidiosa di ghiaccio perenne che non ammette
distrazioni di alcun genere, quei camionisti salvati che erano finiti dentro il
lago ghiacciato; il cacciatore di volpi artiche; le renne selvagge che per
pochi minuti seguivano l'auto in cerca di cibo». Un mix d'emozione e avventura
ha caratterizzato il viaggio del cormonese in queste terre estreme. «I pochi
villaggi abitati offrono poco: una casa del popolo per dormire, o meglio
riposare, un magazzino dove vendono un po' di tutto, abbonda sempre la vodka,
immancabile compagna delle lunghe notti invernali, pesce congelato, biscotti,
tè e lardo, poche altre cose. Chiedendo ai locali come fanno a vivere per 8-9
mesi l'anno in pieno inverno, rispondono sorridendo: siamo nati qua, la natura
è bellissima, il lavoro non manca (vedi miniere), i giovani sono scappati via,
qualcuno torna e dice che la città è bruttissima, noi viviamo in sinergia col
nostro ambiente che ci porta via tanto, ma ci regala una vita
senza stress e senza burocrazia». «Nel museo di Magadan - precisa Buzzin - è stata consegnata la
bandiera della Provincia di Gorizia al direttore che ha concesso
un'intervista». Il direttore ha spostato una vecchia foto e l'ha sostituita con
la bandiera della Provincia di Gorizia, dopo una stretta di mano e un
"sisliva" (buon viaggio). «Il problema freddo non è da
sottovalutare - ha scritto il viaggiatore -: le apparecchiature fotografiche
vanno in tilt, bisogna fotografare con i guanti altrimenti le mani si attaccano
al metallo, pochi scatti, quelli che servono poi la macchina si blocca e tutto
si ferma, come il silenzio che mi circonda, magico, irreale, ma vero e
costante. Un giorno a uno dei pochi bivi, dove si trova il carburante, il
benzinaio mi ha chiesto vodka. Lui tranquillamente a -45° è uscito in maniche
corte, ha ringraziato ed è tornato nel suo box, un vecchio container che serve
da cucina, letto e ufficio. Questa è la Siberia, dove tutto sembra impossibile,
ma la vita continua, in maniera lenta e tranquilla. Il grande freddo? Loro
dicono: basta coprirsi, mangiare molto e bere un buon bicchiere di vodka...
Risata fragorosa, la solita pacca sulla spalla e la solita raccomandazione: non
guidate di notte, la pista diventa buia, i km sembrano doppi e poi ti perdi le
panoramiche che solo noi abbiamo». Di quest'avventura verrà fatto un libro
fotografico con il racconto di quei tanto fantastici quanto
"impossibili" duemila km di ghiaccio e freddo, dove il sole non
scalda mai. Mara Bon
( da "Adige, L'" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
chiara zomer Il
telefono ha squillato alle 7 chiara zomer Il telefono ha squillato alle 7.30 a
casa di Luisa Graziola, la zia di Ilenia. Erano i carabinieri che la
convocavano in caserma. E lei è precipitata nello spazio di pochi minuti in un
incubo di quelli che non ti aspetti: «Mi hanno detto che era accaduta una cosa
tremenda. Poi mi hanno spiegato». Racconta come se ancora facesse fatica a
crederci, Luisa. Perché già è dura pensare che la vita ti abbia portato via una
nipote. Ma sentire che se n'è andata in quel modo è al di là dell'immaginabile:
«Ho subito chiesto se si trattava di un incidente - spiega - ma quando mi hanno
detto come stavano le cose, ho iniziato a pensare a come sarei riuscita a dirlo
ai suoi genitori. Proprio a loro, che già hanno sopportato tanto». Già, perché
la sorte si è accanita, con la famiglia di Paolo Graziola. Solo qualche anno fa
Luca, l'altro figlio, è rimasto vittima di un incidente per colpa del quale ha
perso l'uso delle gambe. E adesso questa. «È troppo grossa, è troppo grossa»
ripete Luisa, alla quale è pure toccato l'ingrato compito del riconoscimento.
Ha accompagnato il fratello e l'ha sostenuto nelle
incombenze che la burocrazia, in simili casi spietata, richiede. E poi è tornata a casa, ad
interrogarsi su un perché che nessuno capirà mai davvero: «Loro non stavano
nemmeno insieme, me lo aveva spiegato lei. Avevano avuto una storia, ma era già
finita. Per lei non aveva significato molto, non ne parlava come un amore
importante. Su questo era stata chiara proprio qualche settimana fa.
Davanti alle mie domande, lei aveva sorriso: "No zia, mi sa che resto da
sola, perché sono stufa di fare la psicologa. Voglio pensare a me, non ai
problemi di un'altra persona". Così aveva detto». Ma Carlos non era
sparito. S'era fatto vivo più volte, pure a casa. cercando di ricucire un
rapporto ormai irrecuperabile. «La settimana scorsa è arrivato, era il giorno
del suo compleanno - ricorda Luisa - aveva portato dei fiori. Ma quando Ilenia
ha capito che si trattava di lui ha sbuffato ed è scesa a parlargli. Pochi
minuti, poi è salita e mi ha detto: "Lo vedi zia, gli uomini sono tutti
uguali, adesso dice che non riesce a vivere senza di me". Ma non era
preoccupata né spaventata. Di questo mi sarei accorta. Anche i messaggi che arrivavano,
non la facevano arrabbiare né la inquietavano. Non ha mai immaginato che
potesse capitare qualcosa di brutto». E invece adesso è da qualche parte dove
gli abbracci non arrivano. E ai familiari non resta che il ricordo di quel
sorriso aperto verso la vita. Perché Ilenia, lo dicono tutti quelli che l'hanno
conosciuta, era un vulcano, una persona che abbracciava la vita con
l'entusiasmo dei bambini e la consapevolezza di chi sa quello che vuole. «Non
so come spiegare, era straordinaria - ricorda Luisa, aprendo la porta su una
quotidianità che sa di affetti sinceri - aperta, solare, sempre pronta a
fermarsi a fare due chiacchiere con qualcuno, sempre piena di attività e cose
da fare. E sempre piena di attenzioni verso gli altri. Veniva sempre qui dalla
nonna. Ogni sabato, arrivava e le portava la spesa. A me piaceva quando
arrivava qui, perché riempiva la stanza. Sia lei che suo fratello Luca, due
persone solari. Lui, soprattutto, ci ha insegnato a vivere. A tutti quanti noi.
E lei anche in momenti difficili è stata una colonna per la sua famiglia». Sì
perché Ilenia la sua vita l'ha portata lontano da Nogaredo abbastanza in
fretta. Le amicizie erano altrove, poi gli studi. Per un periodo ha vissuto
fuori casa, a Sacco prima e a Trento poi. Ma il legame con la famiglia non si è
mai spezzato, anzi. Perché quella della giovane ricercatrice è una famiglia
unita. Che ha dimostrato già in passato di essere capace di stringersi per
sopportare una vita a volte ingiusta. «Ma questa è troppo grossa, troppo»
ripete la zia Luisa. E con lei lo ribadisce l'altra zia, la sorella della mamma
di Ilenia. Quella che spesso accoglieva le confidenze della giovane nipote: «A
me diceva tutto. Per questo so che non era spaventata, né agitata per questo
ragazzo. Non l'ha mai considerato un pericolo. È che lei è troppo buona. È
stata uccisa dalla sua disponibilità verso gli altri. Perché lei era così, non
importava chi bussava alla porta, lei apriva, non importava che lingua parlassi
o da dove venissi, lei apriva. E appena poteva metteva la mano nel portafoglio
per gli altri. Tutti gli altri. È questo che l'ha tradita. Si fidava della
gente perché lei era buona. E non si è accorta di chi aveva vicino. Uno che ha
premeditato quello che ha fatto, uno che è uscito di casa nascondendo un
coltello». E qui si ferma, la zia di Ilenia. Perché pensare a cosa può essere
accaduto, a come possa essere successo, è troppo dura. «Ricordate solo la sua
voglia di vivere, il suo amore per gli altri e per la vita», ripete. Poi entra
nella villetta della sorella, tirandosi dietro il cancello. Su, in casa, c'è
una famiglia che ha bisogno di un abbraccio. Perché ha perso una figlia e non
ha più nemmeno qualcuno su cui scaricare la rabbia. Non ha più nemmeno la
speranza di avere giustizia. 24/11/2008
( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2008-11-23 - pag: 8 autore: INTERVISTA Leader del Partito
del Congresso Rahul Gandhi «Difenderò i contadini indiani» Il figlio di Sonia
accusa le grandi imprese di essere troppo aggressive Marco Masciaga AMRITSAR
(PUNJAB) Lo scalcinato aeroporto di una città nel Nordovest dell'India può sembrare
un posto insolito in cui darsi appuntamento con Rahul Gandhi, l'erede politico
della dinastia che ha governato l'India per quasi 38 dei suoi 61 anni di
storia. Eppure, dovendo parlare delle trasformazioni in corso nel Paese, lo
scalo di Amritsar non è privo di suggestioni: il terminal pare sul punto di
crollare, ma basta alzare lo sguardo verso il cielo per ammirare lo scheletro
della struttura avvenieristica che presto lo inghiottirà. «Come vede, il Paese
sta cambiando spiega compiaciuto Gandhi, uno dei due figli di Rajiv, l'ex primo
ministro assassinato nel 1991, e di Sonia, l'italiana che 10 anni fa ne ha
raccolto l'eredità politica - le infrastrutture devono migliorare, la burocrazia
va snellita e servono altre riforme. Ma i fondamentali sono buoni». Osservato
da vicino, questo sorridente 38enne sembra un ossimoro vivente. Il nome che si
porta appresso testimonia di un Paese incapace di rinnovarsi, eppure il suo
candore è una delle grandi novità nel mondo cinico e brutale della politica
indiana. Gli abiti che indossa, un paio di sandali scuri e il kurta
pajama bianco che per decenni sono stati la divisa del Partito del Congresso,
rimandano a un'epoca lontana: nata da un impasto irripetibile di orgoglio,
modestia e isolamento. Il BlackBerry che gli ronza in tasca sembra essere lì
per ricordargli che il Paese è cambiato e che la sua salvezza oggi dipende
dalla sua capacità di integrarsi, in tempo reale, con il resto del mondo. Tra
pochi mesi l'Indiaeleggerà il suo 18esimo primo ministro. Si sente pronto? Voi
giornalisti non fate che parlare di questa cosa... In questo momento mi sto
occupando di riorganizzare le federazione giovanile del partito. Credo che il
primo ministro Manmohan Singh sia un eccellente candidato premier. Eppure lei
ha trascorso gli ultimi mesi viaggiando attraverso il Paese, villaggio per
villaggio, come se volesse presentarsi agli elettori. L'ho fatto perché in
India ci sono posti da cui non si riesce a far sentire la propria voce. Ci sono
persone che non sono integrate né nel sistema economico, né in quello politico.
E per andare incontro a loro è necessario abbandonare i sentieri più battuti.
In alcuni villaggi mi sono anche fermato a dormire: l'hofatto quando ho capito
che, per molti indiani, casa propria è ancora l'unico luogo dove ci si sente
liberi di dire ciò che si pensa, senza paura. Cos'altro ha imparato? Ho
imparato che in India coesistono visioni del mondo molto diverse dalla mia e
dalla sua. Qui vivono popolazioni tribali che non conoscono, letteralmente, il
concetto di proprietà. E siccome l'India appartiene a tutti gli indiani sono
convinto che anche le loro voci vadano ascoltate. Il tema dei conflitti tra
contadini e imprese in cerca di risorse naturali è sempre più attuale. Lei da
che parte sta? Credo che il mio compito come uomo politico sia quello di
ascoltare e proteggere i più deboli. Quando c'è uno scontro tra un'impresa e
gli abitanti di un villaggio è perché una delle due parti non sta ricevendo ciò
che gli spetta. è l'ingordigia che porta al conflitto. La soluzione è semplice:
basterebbe introdurre un elemento di fairness, dicorrettezza. Lo Stato
dell'Haryana, dove chi cede un terreno diventa azionista dell'azienda che vi
sorgerà, ha indicato una possibile via. Mi creda: i contadini non sono nemici
dell'industrializzazione. Gli basta non restare con nulla in mano. La
corruzione di politici e burocrati di certo non li aiuta ad avere fiducia nel
prossimo. Perché in questo l'India non riesce a cambiare? L'India non è tutta
così. Se io le dicessi che l'Europa è corrotta lei, giustamente, mi accuserebbe
di grossolaneria. Bene, noi indiani siamo il triplo di voi europei: vuol dire
che l'India non può essere dipinta con un solo pennello. Ci sono Stati con grandi
problemi di governance come l'Uttar Pradesh e il Bihar e altri, penso al
Karnataka, al Kerala, all'Andhra Pradesh, dove la situazione è molto migliore.
Purtroppo non sempre è possibile intervenire a livello centrale senza rischiare
di violare la Costituzione. Quando dice che c'è ancora molto da fare sul piano
delle riforme e delle infrastrutture riconosce che il Paese sta scontando il
fatto di essersi aperto al resto del mondo troppo tardi? No. Credo che negli
anni Cinquanta, Sessanta e Settanta l'India non possedesse gli strumenti per
poter abbracciare l'economia di mercato. Se vuole sapere cosa penso delle
riforme del 1984 e del 1991 le dico che erano la cosa giusta da fare. Se mi
chiede se penso che il Paese debba continuare su questa strada le dico: sì,
dobbiamo assolutamente andare avanti. Ma se crede che abbiamo commesso un
errore ad aspettare tutto questo tempo le dico che forse si sta sbagliando.
masciaga@gmail.com LA GUERRA DEGLI ESPROPRI «Gli agricoltori non sono nemici
dell'industrializzazione, ma non vogliono perdere la terra e restare a mani
vuote Bisogna saper ascoltare tutti» AP/LA PRESSE Toccherà a lui? Sonia Gandhi,
presidente del Partito del Congresso, con il figlio Rahul, indicato come
possibile premier in caso di vittoria elettorale
( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il Sole-24 Ore
sezione: CORRISPONDENZA E INCONTRI data: 2008-11-23 - pag: 34 autore: FERMO
POSTA Ama il medico tuo ono d'accordo con il professor Dionigi quando (nel suo
articolo pubblicato sulla Domenica del 9 novembre), citando l'evangelista Luca
si domanda chi sia il nostro prossimo. Per il racconto evangelico è colui che
ha avuto compassione dell'indigente; ancora più recentemente Salvatore Natoli
ci ricorda che tra Gerusalemme e Gerico, «solo 27 km», anche oggi possiamo
trovare qualcuno per cui «farsi prossimo». In modo del tutto originale, poi,
Dionigi include fra il "prossimo" anche la figura del medico. La
maggior parte dei medici della mia generazione ha scelto questa professione per
svariati motivi. Solidità economica, prestigio sociale, appartenenza familiare
e «last but not least» per fornire aiuto ai sofferenti, per aiutarli, come dice
il Poeta, a «ritornare a rivedere le stelle», cioè a risalire verso una
migliore qualità di vita e se possibile la guarigione. In Chi è il mio
prossimo?, Sofri ci ricorda che non c'è solo il prossimo negletto dalla società
attuale, prossimo che non è stato da noi scelto. Ma perché oggi il medico deve
essere considerato dal paziente come suo prossimo e ha bisogno egli stesso di
pietas? Nei secoli il medico ha svolto il ruolo di consolatore rassicurante sia
verso i malati, sia verso i familiari, quasi come un guardiano del faro in un
mare in tempesta, sia quando la tempesta è dentro di sé, sia soprattutto quando
la società mostra una particolare turbolenza come oggi. Ciò, forse proprio per
la sua capacità di capire, capere, prendere dentro il disagio del bisognoso,
anche di quello ritenuto lontano, di includere l'altro. Oggi
il lavoro del medico è eccessivamente occupato nella burocrazia e nell'amministrazione e spesso rappresenta uno scudo verso la
rancorosità e il risentimento di chi ritiene di aver subito un torto vero o
presunto essendo ancora i medici i primi terminali di un sistema sanitario in
difficoltà. è inutile poi ricordare che la vita ha un'alfa e un'omega
«principio/fine»; il compito di noi medici sarebbe quello di rendere
accettabili le conseguenze del dolore, se possibile eliminarlo, prolungare la
vita stessa affinché questa sia decente, ma anche aiutare per una dignitosa
uscita di scena. La tecnologia che ci ha sommerso, non porta con sé
l'immortalità, che per altro viene richiesta a chi compie atti medici. Perché
oggi noi medici siamo diventati prossimo per i nostri pazienti e sentiamo
enormemente il bisogno di pietas? Ma se questi aspetti sono estremamente utili
a rendere ancora più umano il nostro lavoro, forse non sarebbe vano chiederci
il perché di questa storica rivoluzione o meglio pseudo-rivoluzione? S L a
lettera, così appropriatae partecipata, più che una risposta sollecita
ulteriori riflessioni.Intenzionalmente –e non senza una qualche concessione al
paradosso –ho inserito il medico fra le figure del prossimo di cui prenderci
cura nel segno della pietas (la stessa cosa direi nei confronti di un'altra
categoria –altrettanto socialmente rilevante e decisiva– quella degli
insegnanti, cui si continua a chiedere sacrificioe abnegazione). Credo chea
nessuno sfugga che fino a qualche lustro fa il medico godeva di una conclamata
gratificazione professionale, sociale ed economica. Ora invece, da un lato
l'ipertrofia burocratica,la tirannia del budget, la produttività clinica come
unico parametro di valutazione;dall'altro la quotidiana insistenza mediatica
sui fenomeni di malasanità e il facile ricorso alle vie giudiziarie secondo gli
eccessi della suing culture aggravano, svilisconoe compromettono quello che è
il lavoro più importante e più difficile del mondo. Responsabilità Massimo
Campieri - Bologna tuttavia, egli dovrà lasciare a sé la penultima parola, ad
altri l'ultima. Il mio intento, più semplice e circoscritto, è quello di
rilevare una preoccupazione: il paziente è il prossimo per eccellenza, e
nessuna tecnologia potrà mai sostituire il rapporto diretto, la sympatheia,
«l'alleanza terapeutica col paziente» (Benedetto XVI). Ma vorrei altresì
ricordare che non c'è solo la deontologia del medico verso il malato: ci deve
essere anche quella del malato e dei suoi cari verso il medico. Siamo nel regno
dell'equilibrio personale e professionale, psichico e morale, scientifico e
umano. Mi piace ricordare l'etimologia che della medicina dava Isidoro: «il
nome della medicina deriva da modus, che significa giusta misura... l'eccesso,
infatti, è fonte non di salute, ma di pericolo» ( Origini 4, 2, 1 nomen autem
Medicinae a modo, id est temperamento... Immoderatio enim omnis non salutem,
sed periculum affert). Il modus, la misura. Quello che oggi manca. immensa: il
medico presiede alla nascita e alla morte, e molti prima e più che a Dio
mettono la propria vita nelle sue mani. Egli deve occuparsi non solo della
biologia, della zoe, della vita qua vivimus («il principio del quale viviamo»)
ma anche della biografia, del bios, della vita quam vivimus («l'esistenza che
viviamo»).Non solo della malattia ma anche del malato: compito pregiudicato
talvolta da un approccio superspecialistico che, pur consentendo risultati
scientifici importanti, rischia tuttavia di dimenticare quell'insieme che si
chiama persona. Ma anche potere immenso, quello evocato dal camice bianco:
spesso usato male, perché padrone non solo della vita ma anche del portafoglio
dei pazienti. Il tema è di proporzioni immense e si dovrebbe allargare ad altre
considerazioni: non fa ben sperare questo Paese che snobba la ricerca
biomedica, riduce i fondi per la Sanità, ne cassa il relativo ministero; senza
dire delle questioni di bioetica che come macigni incombono in particolare sul
medico, a proposito dei quali, Ivano Dionigi
( da "Tirreno, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Pagina 16 -
Viareggio Va alle Poste, gli dicono che è morto Carrara: era andato a
riscuotere la pensione. Un caso di omonimia CARRARA. Va alle poste per
riscuotere la pensione e scopre di essere morto. Da pochi giorni, ma morto. Il
classico della stupidità burocratica è andato in scena alcuni giorni fa in
città. Il presunto dipartito, il signor Roberto B., è un pensionato che, in
realtà sta benissimo. Anche se prima di raccontare la storia fa tutti gli
scongiuri e i "toccaferro" del caso. Alla base del clamoroso disguido
un banale (e abbastanza spiacevole) caso di omonimia. Tutto comincia giovedì
scorso: è il 20, giorno di pagamento della pensione. Il signor Roberto, come
ogni mese, si presenta allo sportello dell'ufficio di Poste Italiane per
ritirare il mensile. Dopo circa mezz'ora di attesa (questo è normale), consegna
all'impiegata il libretto per incassare l'importo. L'addetta fa i dovuti
controlli, non trova il suo nome; ricontrolla, non lo trova ancora: «Sono
spiacente, signore, ma la pensione non le spetta: il suo nominativo non risulta
nell'elenco dei pensionati». Roberto è un po' scocciato e parecchio
meravigliato. Fa presente all'impiegata che sono anni che, il 20 di ogni mese,
si presenta a riscuotere la pensione. «Ed oggi come mai - insiste - sono
scomparso dall'elenco?» L'impiegata non sa cosa rispondere e consiglia al
pensionato di rivolgersi all' Inps. Roberto non perde tempo, si reca
immediatamente al palazzone dell'Istituto nazionale delle pensioni e parla con
uno degli impiegati. A cui chiede, ovviamente, per quale ragione all'ufficio
postale non gli hanno pagato il suo mensile. Dopo una breve ricerca fra
tabulati e computer, l'impiegato esce con la sua risposta definitiva: il signor
Roberto B. pensionato, è deceduto alcuni giorni fa. Quindi, non può percepire
la pensione. Anche il dipendente Inps, in verità, è perplesso: Roberto B. lo ha
di fronte agli occhi. Eppure, secondo le carte, è deceduto e la comunicazione
del decesso è pervenuta all'Inps dall'ufficio comunale. Il nostro, a quel punto,
lascia l'Inps per dirigersi come una furia a palazzo comunale. Dal municipio
arriva però anche il chiarimento. Si accerta, cioè, che alcuni giorni prima era
effettivamente deceduto un altro Roberto B. Ma, per i
misteri insondabili della burocrazia, invece del morto è stato cancellato dalle liste il nostro
Roberto B., vivo, vegeto e arzillo. Anche se senza pensione. «Mi hanno
assicurato che tornerò a ripredere il mensile - racconta - ma al momento non mi
hanno pagato novembre, non mi pagheranno a dicembre, e neppure la tredicesima.
Riscuoterò il tutto il 20 gennaio. Vi sembra giusto? Per me è una vergogna».
( da "Corriere della Sera" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2008-11-24 num: - pag: 8 categoria:
REDAZIONALE Sacconi: famiglie a basso reddito, aiuti cash Il premier: spazio ai
consumi, 16 miliardi subito per le infrastrutture. Cgil: 400 mila precari a
rischio Berlusconi: trovato il sistema per velocizzare la spesa. Si deve
tornare a consumare. Oggi l'incontro con i sindacati ROMA — Il governo è pronto
a varare il pacchetto anti-crisi con le misure per garantire il credito
all'economia, gli investimenti nelle infrastrutture, gli aiuti per le imprese e
le famiglie più povere da distribuire in «denaro », che oggi sarà presentato
alle parti sociali ed approvato in settimana. Un pacchetto che potrebbe fare fronte
anche all'allarme lanciato dalla Cgil ieri sulla possibilità che 400 mila
precari restino senza lavoro entro l'anno. Il presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, tuttavia, è convinto che il vero fattore determinante per l'esito
della crisi sarà l'atteggiamento dei consumatori. E attacca l'opposizione e la
tv che diffondono pessimismo. «Sono i consumatori gli arbitri della situazione.
Abbiamo visto che con la crisi per le banche non cambia niente e per le imprese
non cambia niente, ma se le famiglie si fanno prendere dall'atmosfera di
catastrofe che il centrosinistra propugna e di cui si parla continuamente in
tv, allora si avrà davvero la crisi» ha detto ieri il presidente del Consiglio,
tornando a sollecitare misure per frenare la speculazione in Borsa. L'asse
portante del piano del governo saranno gli investimenti nelle infrastrutture.
«Ci sono 16 miliardi da spendere e abbiamo trovato il sistema per cominciare
subito i lavori — ha detto il premier — saltando tutte le
lentezze della burocrazia».
Per le imprese, ha annunciato ieri il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi,
ci sarà anche una «riduzione dell'Ires relativamente all'incidenza del costo
del lavoro», quindi la deducibilità di parte dell'Irap. Sacconi non ha escluso
manovre sull'Iva per rilanciare i consumi, ma ha aggiunto che su questo tema è
necessaria, prima, una concertazione a livello europeo. Per le famiglie,
ha aggiunto Sacconi, l'intervento sarà concentrato sui nuclei familiari
numerosi, sui pensionati con unico reddito e i disoccupati. «Non sarà un bonus
fiscale» ha detto Sacconi lasciando intendere che degli aiuti beneficeranno
anche gli "incapienti", ovvero chi ha redditi talmente bassi che già
non paga tasse. «Sarà un trasferimento, un contributo al reddito. Insomma, denaro
fresco». Mario Sensini
( da "Corriere della Sera" del 24-11-2008)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Politica - data: 2008-11-24 num: - pag: 13 categoria:
REDAZIONALE Partito diviso Domani al coordinamento il segretario all'attacco
Pd, affondo di Veltroni «Subito un chiarimento» Il «suo» Morassut vince nel
Lazio, ricorso dei dalemiani Il coordinatore Bettini per ora festeggia: «C'è
grande soddisfazione». Il neo eletto pensa a «nuove alleanze con Udc e Idv»
ROMA — Neanche un'elezione con il 73 per cento delle preferenze risparmia al Pd
l'ennesima battaglia interna: dalemiani di qua, in un angolo, veltroniani di
là, sul palco a sorridere. Morassut è il nuovo segretario del Lazio, ma la
platea è danneggiata: e i dalemiani neanche simulano, minacciano ricorsi.
Walter Veltroni, a questo punto, dice ai suoi che certo non vuole il congresso
ma «un chiarimento nel partito» sì. E l'occasione è davvero vicina: domani,
martedì, al coordinamento. In serata, invece, schivato l'attacco dalemiano,
Goffredo Bettini non rilascia dichiarazioni: pronuncia solo due parole per
spiegare che quel suo sorriso è il minimo, vista la «grande soddisfazione». Il
nuovo segretario del Lazio del Pd, Roberto Morassut, è stato per sette anni
assessore della giunta Veltroni: all'hotel Ergife, a metà pomeriggio, l'esito è
scontato. Non si candida Gianni Cuperlo (il prescelto di D'Alema), non si
presenta Giovanni Bachelet (Bindi). Ma alcuni, in sala, proprio non si
rassegnano. Per fare un esempio: Claudio Mancini, assessore regionale di rito
dalemiano. Ecco lui annuncia battaglie a colpi di carte da bollo. Dice, pieno
di risentimento: «Il regolamento è stato approvato senza avere nemmeno il
numero legale. Faremo una verifica e se ci saranno le condizioni presenteremo
ricorso». A questo si arriva per l'elezione del segretario del Lazio: ai
ricorsi. Il regolamento citato da Mancini è quello per l'elezione del nuovo
segretario: i dalemiani — emendamenti firmati da Mancini e Scalise — cercano di
introdurre il quorum, metà più uno degli aventi diritto e non la metà più uno
dei presenti. Sembrano sciocchezze, cavilli, burocrazie.
Eppure Fausto Recchia, deputato Pd, esce infuriato dalla sala dei congressi e
spiega che «il segretario regionale del Lazio può essere eletto da una platea
di cinque persone con la maggioranza di tre. è una deriva pericolosa che coinvolge
il partito a tutti i livelli. è stata presa una decisione grave che
indebolisce sia il partito sia il segretario eletto ». Anche Gianni Cuperlo ha
una sua idea al riguardo: «Una maggioranza qualificata sarebbe meglio, sempre.
Ma non voglio parlare né fare polemica, per favore ». Certo, ci mancherebbe. Ma
la verità è chiarissima: la battaglia nel Pd va avanti da tempo — come detto
con i nomi di Cuperlo e Bachelet, anche se poi, conti alla mano, non c'è uno
che provi a sfidare il veltroniano Morassut eletto con 264 favorevoli, 54
contrari, 40 tra bianche e nulle — ecco, la battaglia va avanti nel Pd laziale,
ed è, inevitabilmente, sintesi spietata di ciò che accade nel partito.
Veltroniani contro dalemiani, non se ne esce. Enrico Letta, in un'intervista al
Corriere, aveva provato a far notare che «se tutto il Pd dovesse dividersi tra
opposte fazioni l'intero progetto fallirebbe ». Ecco ciò che è accaduto a Roma,
ieri pomeriggio: Morassut festeggia l'elezione — propone «nuove alleanze con
Udc e Idv», incassa i complimenti di Enrico Gasbarra «perché Morassut è il
segnale di una nuova fase», immagina «un nuovo centrosinistra» — e però intorno
a lui, lì nelle ultime file della sala che applaude al nuovo segretario, ecco
lì ci sono quelli cupi, in disparte, riuniti in piccoli capannelli, a studiare
le carte per presentare ricorsi. Alessandro Capponi Strategie e posizioni Nella
foto grande il nuovo segretario del Lazio del Pd, Roberto Morassut, con Walter
Veltroni. Nel tondo Gianni Cuperlo con Massimo D'Alema
( da "Messaggero, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì 24 Novembre
2008 Chiudi L'urgenza dei malati di cancro e i ritardi della sanità laziale. E la rabbia di un imprenditore paralizzato dalla burocrazia che ha scritto a "Dillo
al Messaggero" La Pet in ospedale? O paghi 1.400 euro o aspetti Per una
diagnosi si devono aspettare oltre due mesi. E molti preferiscono
"emigrare" dal Lazio in Campania
( da "Messaggero, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì 24 Novembre
2008 Chiudi di NINO CIRILLO ROMA - «Scrivo questa lettera per segnalare le
enormi difficoltà che deve superare un cittadino della Regione Lazio cui è
stato diagnosticato un tumore...». E' con queste scarne righe che si apre un
altro baratro, l'incipt di un altro drammatico capitolo dell'infinito italico
romanzo «O paghi o aspetti». «Nel caos totale che regna nell'amministrazione
regionale -denuncia chi ha deciso di rivolgersi con nome e cognome a Dillo al
Messaggero- non è mai stato affrontato il problema di come assistere i
cittadini affetti da una grave malattia». Diremo più giù chi è questo signore,
per ora fermiamoci al bubbone che fa esplodere. Si chiama Pet, Tomografia a
Emissione di Positroni, ed è una tecnica di diagnostica nucleare, la più
avanzata per la cura dei tumori. E' l'unica che permette -lo spieghiamo con un
linguaggio da profani- di individuare solo le cellule vive del tumore e quindi
di curare solo quelle, evitando danni incalcolabili e inutili per il fisico del
malato. E allora guardiamo cosa accade al povero paziente: se non ha soldi da
spendere, restando nel Lazio, per fare questa Pet ha una lista d'attesa media
di un paio di mesi. Ma per un potenziale malato di tumore potrebbero essere
decisivi. Se invece ha qualche soldo da parte può percorrere la strada
dell'"intra moenia": l'accertamento, cioè, viene effettuato
privatamente in ospedale e costa tra i 1.200 e 1.400 euro. E non si aspetta
neanche un giorno. Terza opzione, il viaggio all'"estero": Roma e il
Lazio pullulano omai di pullmini che ti prendono, ti portano in Campania o in
Lombardia -le mete più ambite- e ti riportano a casa con la Pet fatta. Uno
strazio per parenti e accompagnatori, oltre che per i malati. Andiamo a vedere
da vicino questo sconcio. Nel Lazio, anzi a Roma perché fuori della Capitale
non c'è niente, ci sono solo dei centri pubblici che offrono questo tipo di
diagnosi: due al Gemelli, una a Torvergata, una al Sant'Andrea e la quinta al
Nuovo Regina Elena. Dicono le indagini specializzate che il Lazio avrebbe
bisogno di dodici postazioni, sette in più delle attuali, ma di aprire ai
privati non se ne parla. Ed è qui che entra in gioco, che mescola il dramma di
migliaia di malati -si calcola che quattromila l'anno viaggino dal Lazio in
cerca di una Pet nel resto d'Italia- con la sua rabbia di
imprenditore paralizzato dalla burocrazia (e non solo) il signore che ha scritto al nostro giornale. Si
chiama Marco Sperone: difende le sue ragioni di imprenditore, certo, ma dà
anche voce a un piccolo esercito di persone come pochi altri saprebbero fare.
Tanto per cominciare, è come se avesse una portaerei in casa e lo
costringessero a giocare con gli aeroplanini di carta. Perché lui,
imprenditore romano nel settore sanitario, titolare della Usi, con cinquento
dipedenti sul libro paga, la portaerei ce l'ha, l'ha comprata ormai tre anni fa
per due milioni e mezzo di euro ma deve tenerla chiusa a chiave, inutilizzata,
in attesa che qualcuno alla Regione Lazio si decida ad autorizzarlo ad
accendere i motori. Questa portaerei si chiama proprio Pet. Lui la tiene a
prendere polvere nella Casa di cura «Marco Polo» all'Ostiense. Compreso un
acceleratore nucleare che se solo la Pet potesse cominciare a funzionare
avrebbe appunto il compito di lanciare fasci estremamente mirati di radiazioni
e quindi di garantire le cure di cui parlavamo, cure con il minimo di
conseguenze collaterali. «In tre anni -riepiloga Sperone- sa cosa riuscito ad
avere? Solo l'autorizzazione per l'utilizzo del farmaco radioattivo previsto
dalla Pet, il farmaco sì e il macchinario ancora no, come in una beffa ben
orchestrata. Di accreditamento, poi, che è il termine oggi usato per le vecchie
convenzioni, neanche a parlarne. Vogliono che tutto questo settore di cura
rimanga negli ospedali pubblici». Sarebbe da dire: che male c'è? E invece
l'imprenditore mette in guardia, lui che tra questa faccende ci è nato, visto
che il padre e la madre, per primi, aprirono un piccolo laboratorio di analisi
dalle parti di Piazza Bologna, nel lontano 1953: «Attenti, perché quando si
chiudono così clamorosamente le porte ai privati, può voler dire che si
vogliono far continuare i peggiori traffici proprio nel pubblico». E rincara la
dose: «Sa quanto trattengono le Asl per una visita intra moenia? Appena il 2
per cento, il resto va al medico. Sa quanto diamo noi privati al medico? Non il
98, ma il 20-30 per cento, che poi è la somma più congrua per questa
prestazione. Ecco come si sbancano i bilanci pubblici...». La sua «Marco Polo»
è specializzata esclusivamente nelle cure oncologiche, unico esempio privato
nel Lazio. Con un provvedimento del 17 settembre la Regione gli ha confermato i
50 posti letto convenzionati, annunciando che non ci sarebbero stati tagli a
«strutture monospecialistiche» come quella. Con un altro provvedimento, il 17
novembre, gli hanno tagliato, invece, 13 di quei 50 posti. Giusto per fargli
capire che aria tirava. Questo cinquantenne romano che ama la corsa e la
montagana -è stato anche sulla vetta del Kilimangiaro- insiste fino alla noia
per smontare convinzioni davvero diffuse: «Si spinge in maniera così esagerata
sul pubblico perche è lì che c'è il vero business. Strano a dirsi, ma è così.
Vuole un ultimo esempio? Prenda le pellicole radiografiche, quelle che
consegniamo ai pazienti dopo ogni esame. A noi privati praticano un ribasso
nell'acquisto del 65-75 per cento del listino. Gli ospedali pubblici si
accontentano del 40 per cento. E lo fanno con i soldi nostri, i soldi di tutti
noi che paghiamo le tasse».
( da "Tempo, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
stampa Più una
bandiera politica che un'imposta indispensabile per ... Più una bandiera
politica che un'imposta indispensabile per le casse dello Stato. Si riassume
con queste poche parole la storia della tassa di successione, abrogata dal
governo Berlusconi nel 2001 e poi rintrodotta da Prodi nel collegato alla
Finanziaria 2007. Il gettito, ammettono anche alla Agenzia delle Entrate non è
di quelli che mancando manderebbero in tilt i conti pubblici. E allora giacchè
si parla tanto di abbassare le tasse per rilanciare i consumi e questo era uno
dei pilastri del programma del governo Berlusconi, allora perchè non rimettere
nel cassetto la tassa di successione. Così com'è in vigore, tra franchigie e
l'individuazione di una serie di situazioni particolari, non porta un grande
gettito. Nel 2001, prima che venisse spazzata via da Berlusconi che aveva fatto
della lotta alla pressione fiscale il totem della sua vittoria elettorale,
l'imposta fruttava 948 milioni di euro. Nel 2007, prima che venisse rintrodotta
dal governo Prodi, nelle vesti di moralizzatore fiscale, aveva dato 123 milioni.
Ora, nel 2008, secondo il preconsuntivo dell'Agenzia delle Entrate, si
attendono 254 milioni. Da gennaio a settembre di questo anno sono arrivati
all'Erario 186 milioni. Si dirà che togliere l'imposta non risolverebbe i
problemi di tanti italiani alle prese con la quarta settimana, ma di certo
sarebbe un segnale che le promesse elettorali, quelle compatibili con le
esigenze di bilancio pubblico, si mantengono. Quando Prodi la rintrodusse parlò
di giustizia sociale, di scure sui grandi patrimoni. Ma di fatto se andiamo a
vedere la nuova versione voluta dall'allora premier di centrosinistra la soglia
era stata alzata a tal punto che nella morsa prodiana restavano veramente pochi
contribuenti. L'imposta nella formulazione precedente a quella data da Prodi prendeva
in considerazione l'asse ereditario e la gestione si
rivelava talmente complessa e costosa (tra liquidazione, accertamenti vari e burocrazia) che l'onere per l'Erario si
rivelava quasi superiore all'incasso. Il governo Prodi introdusse la modifica
di considerare ai fini dell'imposta non l'asse ereditario ma il singolo
beneficiario. Inoltre ci sono una serie di franchigie che rendono la tassa più
leggera. Ad esempio nel caso di passaggio di un bene in linea diretta a
un coniuge o al figlio, sul valore complessivo netto eccedente per ciascun
beneficiario 1 milioni di euro, si applica l'aliquota del 4%. Il che significa
che fino a 1 milioni di euro non si paga nulla. La cifra sale a 2 milioni se i
beneficiari sono due e così via. Nel caso di un fratello o di una sorella il
tetto è di 100 mila euro e l'aliquota è del 6%. Inoltre la Finanziaria 2007 ha
introdotto una franchigia di 1.500.000 euro per i beneficiari portatori di
handicap a prescindere dal legame di parentela. La vecchia imposta di
successione prevedeva una franchigia prima fino a 30 milioni di lire poi
portata a 60 e infine a 120 milioni. Quando nel 2001 Berlusconi decise di
spazzare via la tassa diede questa motivazione: «L'intento è di semplificare
gli adempimenti e istituire un regime favorevole per i trasferimenti in cui il
vincolo di parentela è più stretto per facilitare il passaggio dentro le
famiglie». Una spiegazione che a ben vedere, sarebbe proprio attuale. L.D.P.
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: PRIMO PIANO data: 2008-11-24 - pag: 11
autore: Due storie emblematiche decise dai minuti In un clic la burocrazia delle ingiustizie di Carlo
Giorgi U na contadina con il foulard annodato sotto il mento posa di fronte a
una casetta intonacata di fresco. «Lei è mia zia –spiega Lucia,ucrainae badante
a Milano, mostrandomi con orgoglio le foto dei cari –.E questa casa è il
motivo per cui nonostante tutto rimango ancora qui: la sto pagando con il mio
lavoro in Italia». Lucia è una delle migliaia di badanti straniere che ha
partecipato al decreto flussi 2007. Il 18 dicembre dello scorso anno, clic day
riservato alle badanti, la sua pratica è stata accettata dal server del
ministero dell'Interno alle ore 8.34:molto tardi nella fila delle richieste
partite da Milano, per avere la certezza di rientrare nel decreto 2007. Oggi,
secondo il ministero, a quasi un anno di distanza dall'invio,la sua pratica è
ancora all'esame del Dipartimento provinciale del lavoro. E Luciaè bloccata in
Italia senza sapere esattamente quale sarà il suo futuro. «Ogni mattina le
prime parole che dico alla persona che assisto sono: voglio tornare a casa
–racconta Lucia –;sono arrivata nel 2003 e non ho mai faticatoa trovare lavoro.
Nonostante questo, da quattro anni non posso tornare in Ucraina e spesso,
quando giro per la città, temo di venire bloccata per un controllo ed essere
mandata via. Invece devo rimanere qui perché la mia famiglia laggiù dipende da
me. Non riesco a capire perché non possiamo vivere in pace, visto che tutti
sanno che siamo quie che lavoriamo nelle famiglie. Ora mi attacco alla speranza
di rientrare nel decreto 2008». Nel terno al lotto del clic day 2007 Irma,
badante del Salvador, è stata più fortunata: la sua domanda infatti è stata
accettata dal server del Ministero alle ore 8.02, tra le prime in assoluto.
«Così il 16 luglio scorso, mentre ero in vacanza con i coniugi che assisto,mi è
arrivato l'avviso che potevo recarmi all'ambasciata italiana nel mio Paese per
ritirare il visto –racconta Irma –.Non ho potuto abbandonare subito il lavoro;
ma a metà ottobre sono finalmente riuscita a partire, trovando i soldi per il
viaggio che è molto costoso. Adesso sono tornata con il visto rilasciato
dall'ambasciata e la Prefettura mi ha convocato per un colloquioa gennaio 2009.
Quello che non trovo giusto però è che il mio permesso sarà datato a partire
dal rilascio del visto, avvenuto il 10 novembre scorso; mentre il documento
forse mi verrà consegnato a gennaio. Così potrò godere di un permesso in regola
solo per meno di dieci mesi. E poi dovrò ripartire con la pratica del rinnovo».
Quando le badanti, faticosamente, rientrano nel mercato regolare del lavoro
italiano, per loro le occasioni non mancano: «Ho ottenuto il permesso con la
sanatoria del '98 –racconta Patricia,peruviana –. Assistevo un anziano e, nella
clinica in cui era ricoverato mi hanno suggerito di seguire un corso per
infermiera. Miè sembrata una buona idea: dal 2003 al 2006 ho frequentato la
scuola e oggi lavoro come infermiera in una struttura milanese».
( da "Resto del Carlino, Il (Rovigo)" del
24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
ROVIGO E PROVINCIA
pag. 27 Lendinara «Farm market, apertura ritardata per colpa della burocrazia» LA COLDIRETTI lendinarese critica
l?amministrazione comunale per la mancata apertura del farm market a Lendinara
che avrebbe dovuto inaugurare sabato, durante il mercato. Il presidente
Giuseppe Benazzo dice: «Contrariamente a quanto annunciato mercoledì scorso
nella conferenza stampa da Ferlin e Viaro, il farm market non è stato aperto
per questioni burocratiche. Questioni non ben precisate, pare si tratti di
delibere che, non si sa perchè, non sono state mandate avanti». «Da parte
nostra ? continua il presidente ? possiamo solo scusarci con i cittadini
lendinaresi, però noi avevamo avuto da Ferlin e Viaro la garanzia che il farm
market avrebbe potuto essere allestito. Ci auguriamo che questi problemi
vengano rapidamente superati e che la cosa possa andare in porto quanto prima:
Lendinara è l?unico centro interessato dai progetti ad essere rimasto
indietro».
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del
24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
VETRINA REGGIO pag.
23 di SAVERIO MIGLIARI LE MULTE continuavano ad arrivare, senza sosta, e alla
fin... di SAVERIO MIGLIARI LE MULTE continuavano ad arrivare, senza sosta, e
alla fine se ne sono accumulate 10. Irene Torreggiani, 19 anni, dovrebbe pagare
800 euro al Comune per avere commesso 10 volte la stessa infrazione. Testarda?
No. La notifica della prima infrazione commessa il 7 aprile le è arrivata con
la celerità tipica della burocrazia: il 28 giugno.
Intanto Irene, nei due mesi e mezzo trascorsi tra le due date, continuava a
passare in via Nobili con il suo scooter 125, sempre dopo le 8 di sera,
convinta che si potesse transitare dopo quell?orario. Peccato che lì le
telecamere ztl, a differenza di quelle in via Allegri, sono accese 24 ore al
giorno. «MA IO non contesto l?infrazione ? spiega la 19enne studentessa ?
tant?è che le prime tre multe le ho già pagate. Ma quando ho scoperto che me ne
dovevano arrivare altre 7 allora mi sono un attimo alterata (è un eufemismo).
Ma scusate: se le multe hanno il significato di adeguare un comportamento
stradale errato, allora mi dovevano spedire la notifica prima, di modo che potessi
imparare dal mio errore». Ma Irene lamenta anche un comportamento scorretto da
parte degli agenti sul posto: «Tutte le volte che passavo c?erano le automobili
della Municipale ? racconta la ragazza ? ma mai che mi abbiano fermata per
spiegarmi il nuovo divieto». ORA alla 19enne reggiana non resta altro che
ricorrere dal giudice di pace. Lei è una di quei 7mila reggiani che stanno
intasando il palazzo di giustizia. Il primo ricorso Irene l?ha fatto il 22
settembre e l?udienza è stata fissata per la fine di settembre dell?anno
prossimo. Ecco cosa si legge sulla motivazione del ricorso: «Si ritiene che,
dato il notevole ritardo intercorso tra la prima infrazione e la rispettiva
notifica, non sia stato possibile, da parte della sottoscritta, adeguare il comportamento
errato».
( da "Messaggero, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì
24 Novembre 2008 Chiudi La casa trasformata in canile, una moschea in cantina:
folli storie di cieca burocrazia
( da "Messaggero, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì 24 Novembre
2008 Chiudi di CLAUDIO RIZZA ROMA Aspetti due anni per fare una Tac, cinque per
la prima udienza in tribunale, senza la speranza d'avere una sentenza, e non
parliamo delle odissee per una multa già pagata. Noi
vittime della burocrazia ci
indignamo ma ci abbiamo anche fatto il callo. Si convive ormai con quel
sentimento senza nome, un misto di arrabbiatura e rassegnazione, di
indignazione e impotenza, che nei dizionari non è contemplato ma nella nostra
testa sì. Poi uno legge «Assurdo Italia» (Baldini Castoldi Dalai editore),
ascolta le 18 storie incredibili che Andrea Vianello ha raccolto conducendo Mi
Manda Raitre e, improvvisamente, pluff, ci si sente fortunati. Fortunatissimi.
Perché, al confronto, scopriamo che non ci è successo quasi niente. Nella riffa
più amara che lo Stato abbia mai inventato, "Gioca alla Burocrazia
Cieca", non abbiamo vinto, dunque c'è andata bene. C'è gente innocente che
s'è rovinata la vita, e l'ha anche persa, per combattere un torto,
un'ingiustizia, una madornale svista e pretendere giustizia. Un esempio lieve,
così per gradire: avete una casetta con giardino vicino Roma, la mettete su
bene e la affittate. Ma l'affittuario, che sembrava così perbene, non vi paga
una lira, riempie la casa di cani, ventidue che diventano trenta, poi quaranta,
e in sei mesi la distruggono riempiendola di escrementi. Fosse un canile
sarebbe il grand hotel. Piuttosto una porcilaia. Guerra legale, in soli sei
mesi ottenete lo sfratto. Il signore cinofilo sloggia ma lascia i cani: non ha
soldi e non sa dove portarli. Credevate d'aver vinto, invece siete fritti. Che
dice il codice civile? Che i proprietari, cioé voi, dovete badare ai cani,
«custodire i beni mobili». Sindaco, canili, enti locali, associazioni, tutti si
girano dall'altra parte. Solo un miracolo, a quel punto, vi può salvare. Oppure
può succedere che vi scoprano un tumore ad un rene. Che vi operino per fortuna
si campa anche con un rene solo e che mandino l'organo malato al laboratorio
per scoprire di che tumore si tratti e scegliere la cura. Ma l'organo scompare.
Era lì, fotografato sul tavolo operatorio, ma è svanito. Due mesi dopo vi
chiama il primario imbarazzato: «Il suo rene è andato perso». Poi si è «persa»
la cartella clinica e pure l'ospedale: il paziente è rimasto solo e abbandonato,
se non c'era prova del suo rene nessuno poteva fare o dire più nulla, addio.
Gli è rimasta la compagnia di carte bollate e avvocati. E quella di una
trasmissione tv che difende i super sfigati dagli effetti collaterali
dell'assurdo. Potreste poi, pensando ai vicini rumorosi che vi rompono le
scatole, paragonarvi a quella coppia di anziani che vive da una vita con una
cabina elettrica dentro casa; oppure scoprire che nel vostro condominio è nata
una moschea abusiva. Potreste anche scoprire che vostro marito s'è risposato
negli Usa con il beneplacito del nostro consolato. Insommam, potreste sentirvi
veramente fortunati. Ne sopportate tante, ma quelle follie da Guinness ancora
non vi sono capitate.
( da "Tempo, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
stampa L'assessore
Augusto Di Lorenzo accelera sulla riconversione del sito e nel vecchio
stabilimento sono iniziate le prime attività Ex Claudia cittadella della
cultura Aprilia A frenare il progetto interviene però la burocrazia con i suoi veti Riccardo
Toffoli APRILIA L'ex Claudia si trasformerà in una «cittadella della cultura».
L'intenzione dell'assessore Augusto Di Lorenzo, che sta lavorando affinché il
sito dismesso a ridosso della Pontina, almeno la facciata che dà verso il
parcheggio, sia la sede delle associazioni culturali presenti sul territorio di
Aprilia, è chiara. Il primo incontro con l'assessore regionale alla
cultura e spettacolo, Giulia Rodano, già si è tenuto la scorsa settimana. E
l'impegno dell'assessore a finanziare la riconversione per ora c'è. «Fare
dell'ex Claudia il polo culturale di Aprilia - ci spiega Di Lorenzo - è questo
il sogno che vorrei si realizzasse in pochissimo tempo». Fatto sta che qualcosa
già si è mosso. La Compagnia Teatro Finestra ha trasformato un locale dell'ex
Claudia in un vero e proprio teatrino contemporaneo da circa 90 posti. Si fanno
prove, generali esperimenti teatrali di arte contemporanea. Ora opererà lì
anche l'associazione culturale La Freccia, che ha ottenuto dalla giunta in
comodato d'uso un locale e che presenterà all'ex Claudia una serie di
spettacoli finanziati dalla Regione ed inseriti nel programma regionale delle
«officine culturali». «La Freccia - continua Di Lorenzo - si è spostata all'ex
Claudia anche perché si devono tenere all'ex mattatoio dei lavori per
consentire la realizzazione di uffici. L'occasione è stata propizia per
iniziare il percorso della cittadella culturale con la Regione Lazio». Peccato,
però, che gli intenti sono frenati dalla burocrazia.
Per il resposabile del settore sport Marco Patella e per il dirigente Vincenzo
Cucciardi è ancora presto. I due tecnici hanno emesso provvedimento negativo al
comodato d'uso. Il primo perché lo stabile dell'ex Claudia non è stato ancora
formalmente consegnato al Comune. Ci sono ancora disguidi burocratici dovuti
alla gestione dell'ex azienda speciale del Comune, la Servizi Culturali, che è
stata chiusa ma le cui pratiche sono lungi dall'essere terminate. Cucciardi,
invece, non solo ha ricordato le motivazioni di Patella, ma ha scritto che è
incompatibile con la destinazione d'uso. Si esprime parere nagativo, si legge,
«per la incompatibilità della destinazione d'uso dell'immobile, cui, il mero
intento di riconversione non è, di per sè, sufficiente a renderlo
immediatamente disponibile agli scopi dell'associazione». «Problemi burocratici
che cercheremo di risolvere - commenta Di Lorenzo - accelerando le pratiche di
consegna dell'immobile». Insomma un progetto che nonostante tutti i buoni
propositi dell'assessore molto dinamico sulla cultura, rischia di arenarsi
prima di nascere.
( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì
24 Novembre 2008 Chiudi Una ordinaria storia di burocrazia a Spoleto:
quattro bambini al gelo per colpa di un contatore che non c'è Hanno la casa ma
restano al freddo L'Enel non fa gli allacci e a San Nicolò scatta la
solidarietà di quartiere
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
AGRICOLTURA
24-11-2008 PROTESTA VECCHIONI: NON TOLLEREREMO PENALIZZAZIONI. BONAZZI: STANCHI
DI UNA SITUAZIONE PRECARIA Confagricoltura: «Basta stangate» Costi impazziti e
prezzi in picchiata: in tanti al raduno nazionale a Bologna Stefano Rotta II
Asfissiati da costi impazziti, poco incentivati da prezzi in picchiata, 250
agricoltori parmigiani sono scesi in piazza a Bologna nei giorni scorsi, in
occasione della manifestazione nazionale indetta da Confagricoltura. Alla guida
del manipolo, attrezzato con bandiere bianco verdi e striscioni, il
vicepresidente Confagricoltura dell'Emilia Romagna e presidente dell'Unione
Agricoltori di Parma, Lorenzo Bonazzi. Alla guida del corteo, un possente
trattore John Deere con le bandiere di Confagricoltura. «Non siamo qui per
manifestare di principio contro il governo - ha spiegato Bonazzi, seguendo il
corteo degli agricoltori parmigiani - ma per denunciare la situazione precaria
del settore: legato alla stagionalità, con tutti i suoi rischi e le fasi
alterne, a cui si vanno aggiungere i tagli della finanziaria ». Bonazzi ha
sottolineato il fattore clima: «Esempio della stagionalità, sono anche gli
imprevisti metereologici: non è possibile tagliare il fondo di solidarietà
nazionale, che funge da assicurazione per le calamità naturali. Economia e
clima insieme, in congiuntura negativa, possono far malissimo all'agricoltura,
anche alla produzione del Parmigiano Reggiano». Sulla stessa linea il leader
nazionale di Confagricoltura, Federico Vecchioni, intervenuto dal palco di
fronte a 20mila agricoltori (fonte Questura, ben di più secondo gli
organizzatori): «Siamo un mondo tutto italiano che produce ricchezza: in cambio
abbiamo ricevuto, dopo le promesse elettorali, solo stangate. Non ci aspettiamo
aiuti: ma non tollereremo penalizzazioni. Abbiamo bisogno di infrastrutture per
essere agricoltori nel 2008, altro che mercatini». Su questo punto, Vecchioni
non ha dimostrato dubbi: «Gli agricoltori sono moderni professionisti dei
campi: hanno bisogno di poter fruire della ricerca, come per le biotecnologie».
La burocrazia è stato un bersaglio chiaro: «I colletti bianchi che lavorano
negli uffici non hanno mai visto un campo - ha ribadito Vecchioni - con i loro
obblighi inutili rischiano di rovinare il settore agricolo: che significa anche
famiglie, figli, futuro, storia, cultura, tradizioni». Manifestazione Da
Parma sono arrivati 25O agricoltori.
( da "Stampa, La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Dopo il crollo di
Rivoli fiaccolata di protesta di studenti e famiglie. Berlusconi: «È stata una tragica fatalità» Scuole killer, i soldi c'erano
Bertolaso: la burocrazia ha
bloccato 500 milioni per la sicurezza Si poteva evitare? Mentre l'inchiesta
della procura di Torino è appena partita, dopo il tragico crollo nella scuola
di Rivoli la polemica non si ferma. Ieri il premier Berlusconi ha detto: «E'
stata una fatalità». Ma studenti e famiglie non sono d'accordo e ieri
nella cittadina alle porte di Torino hanno sfilato in tremila con una
fiaccolata. Protesta anche al Torino Film Festival. E Bertolaso,
sottosegretario alla Protezione Civile, rivela a «La Stampa»: «Almeno 500
milioni stanziati nel 2003 per la sicurezza non sono stati spesi a causa della burocrazia». Grignetti, Milone, Sapegno e Zanotti DA PAGINA
2 A PAGINA 5
( da "Virgilio Notizie" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
SCUOLA: BERTOLASO, 1 SU 2 A RISCHIO MA BUROCRAZIA BLOCCA INTERVENTI postato fa da
ASCA ARTICOLI A TEMA Altri (ASCA) - Roma, 24 nov - Ci sono voluti sei anni per
spendere i 500 mln stanziati per mettere in sicurezza le scuole piu' a rischio.
Cosi', Guido Bertolaso con Repubblica all'indomani del crollo di Rivoli dove ha
perso la vita il 17enne Vito Scafidi. ''Non dimentichero' mai la notte
di San Giuliano, il 31 ottobre del 2002. - ricorda - Ero la' con i
soccorritori. Il vigile del fuoco davanti a me estraeva i corpi da sotto le
macerie. Diceva solo 'vivo' quando c'era qualche speranza di salvare un
bambino. Non ce l'hanno fatta in 27. Quella notte ci siamo detti tutti che non
si poteva accettare quella tragedia senza reagire''. Tra il 2002 e il 2003
vennero stanziati 500 milioni di euro ''ma solo all'inizio di quest'anno quei
fondi sono stati spesi concretamente''. Sei anni, uno scandalo. Il
sottosegretario racconta: ''Prima abbiamo dovuto attendere che i due ministeri
competenti, quello della Pubblica istruzione e quello dei Lavori Pubblici, si
mettessero d'accordo sui criteri per scegliere le scuole da ristrutturare. Poi
e' stato necessario il via libera del Cipe. Poi la palla e' passata alle
Regioni, alle Province, ai Comuni e alle Province autonome. Cosi' i lavori sono
partiti tra la fine del 2007 e l'inizio di quest'anno''. Secondo la mappa della
Protezione civile una scuola su due e' potenzialmente a rischio: 22.800 scuole
pubbliche su 42.000 non sono a norma. Sono edifici progettati senza tenere
conto dei criteri antisismici in zone dove i terremoti sono frequenti. E
secondo Bertolaso, per rimettere in sesto le scuole italiane ''ci vogliono 4
miliardi di euro'', ma avverte, ''''Se oggi ci fossero tutti insieme, quei
soldi non sapremmo come spenderli''. Un paradosso: e' la storia di questi anni
a confermarlo. ''Piu' che un unico commissario per le scuole - spiega - sarebbe
utile che gli assessori regionali ai lavori pubblici venissero nominati
responsabili della sicurezza. Se si individua un responsabile in ogni regione i
tempi si accorciano''. L'altro accorgimento ''e' quello che si sta seguendo:
invece di un unico stanziamento si tratta di destinare una quota significativa
ogni anno per precedere gradualmente alla messa in sicurezza delle scuole''.
Dal 2002 a oggi sono state censite 3.000 scuole sulle 57 mila italiane (a
quelle pubbliche vanno aggiunte le 15 mila private). E gran parte di quelle
3.000 scuole sono a norma solo per il 30-40 per cento dello standard previsto
dalle leggi. ''Dovremmo - spiega Bertolaso - poter intervenire in tempi brevi
su almeno 15 mila scuole per metterle in sicurezza. Ma non possiamo mai
abbassare la guardia. Quella di Rivoli non e' una scuola fatiscente: forse non
sarebbe mai rientrata nei nostri elenchi''.
( da "Rai News 24" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Roma | 24 novembre
2008 Scuole insicure, Pd all'attacco. Gelmini: nessun taglio, 300 milioni per
l'edilizia scolastica L'aula crollata al 'Darwin' di Rivoli Mentre parte
l'inchiesta della procura di Torino dopo il tragico crollo nella scuola di
Rivoli, la polemica non si ferma. Silvio Berlusconi parla di
"fatalità", studenti e famiglie ieri hanno animato una fiaccolata di
protesta e un centinaio di studenti hanno 'ccupato' il Torino Film Festival.
'Il presidente del Consiglio se la prende col destino' Per l'Unità anche questa
volta sul banco degli imputati, dopo le dichiarazioni di ieri, c'è il premier
Silvio Berlusconi. Il ministro ombra del Pd all' Istruzione Garavaglia,
intervistata, contesta la versione del presidente del Consiglio: "Non mi
risulta che ci sia stato un terremoto o una valanga. Nessuno può scaricarsi
così la coscienza. Il Parlamento istituisca una commissione d' inchiesta sull'
edilizia scolastica". E sostiene come solo grazie al Pd via sia nel
decreto Gelmini un articolo riguardante la sicurezza nelle scuole, laddove la
Finanziaria taglia invece i fondi in materia. 'Scuole killer, i soldi c' erano'
Sulla prima pagina della Stampa l'intervista al sottosegretario alla Protezione
Civile Bertolaso, che rivela che "almeno 500 milioni
stanziati nel 2003 per la sicurezza non sono stati spesi a causa della burocrazia". La rabbia della madre
della vittima "Qualcuno pagherà per quello che è successo. Se hanno
risarcito i parenti delle vittime della ThyssenKrupp anch'io ho il diritto di chiedere
i danni", grida da parte sua Cinzia Scafidi, la madre del ragazzo morto
con il crollo di Rivoli. "Anche quello di mio figlio era un lavoro
- sottolinea la donna- la scuola era il suo lavoro e lì dentro è morto a soli
17 anni. Qualcuno quindi dovrà rispondere di questo. La provincia, lo Stato,
non lo so". Sicurezza nelle scuole, è emergenza nazionale Dopo il crollo
nella scuola di Rivoli, il ministro della Pubblica istruzione, Maria Stella
Gelmini, intervistata dal Messaggero e dal Giornale parla dei problemi e delle
risorse da mobilitare per l'edilizia scolastica. Il ministro rigetta le accuse
dell'opposizione alla maggioranza di aver proceduto con tagli proprio sui fondi
riservati alla sicurezza scolastica: "Non è così, anzi è vero il contrario
- dice al Messaggero - Se si va a vedere l'articolo 7bis del decreto
ministeriale l'edilizia scolastica è tra le infrastrutture strategiche da
finanziare con il Cipe. Segno che si era perfettamente consapevoli della
situazione". Ci sono 300 milioni già ripartiti nel 2008 ed altrettanti ce
ne saranno nel 2009. Con il capo della protezione civile Guido Bertolaso,
continua Gelmini, "abbiamo varato una task force e pianificato un
intervento per le prime cento scuole" più a rischio. Entro gennaio, spiega
il ministro al Giornale, sarà pronta una 'mappatura' completa delle scuole e
con quella 'sotto gli occhi io avrò le idee chiare su quali e quante scuole è
necessario intervenire immediatamente. L'Italia è un Paese che spende per il
superfluo e poi manca del necessario".
( da "Basilicanet.it" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
NARDIELLO (PDCI) SU
SICUREZZA NELLE SCUOLE 24/11/2008 08.08.04 [Basilicata] (ACR) - â??Dopo il
gravissimo crollo nella scuola del Torinese con la giovanissima vittima non
possiamo certamente stare tranquilli limitandoci a registrare che tutti gli
istituti scolastici in Basilicata possiedono il certificato di agibilità
statica. Non basta: è¨ necessario portare a termine un'anagrafe dettagliata
della situazione delle strutture scolastiche sapendo che i rischi durante le
lezioni sono numerosi e non limitati alla sola manutenzione ordinaria e straordinaria
degli edifici. Meno burocrazia nelle procedure per
dare certezza degli interventi, la messa a norma delle scuole va inserita nel
piano delle grandi opere pubbliche del Governo â?. A sostenerlo è¨ il vice
presidente del Consiglio regionale, Giacomo Nardiello (Pdci), ricordando che
â??il Consiglio ha assolto in parte il suo compito con l'approvazione nel mese
di giugno scorso del Piano Annuale 2008 e del Quarto Piano Triennale 2007/2009
relativo alla ripartizione dei finanziamenti a favore delle Regioni per
lâ??attivazione dei Piani di Edilizia Scolastica (Legge 23/96)â?. â??Nello
specifico â?? ricorda Nardiello - sono stati ripartiti complessivamente
4.280.000 euro di cui il 62 per cento alla Provincia di Potenza ed il 38 per
cento alla Provincia di Matera. Nellâ??ambito delle due Province, tali somme
sono destinate ad interventi di edilizia scolastica nelle scuole materne,
elementari e medie inferiori di competenza dei Comuni nella scuole medie
superiori di competenza delle Ammnistrazioni provinciali. Si tratta â??
aggiunge â?? di finanziamenti significativi finalizzati alla messa a norma e
allâ??adeguamento delle preesistenti strutture scolastiche alla normativa in
materia di agibilità , sicurezza ed igiene e allâ??eliminazione delle
barriere architettoniche, in attuazione del â??Patto per la Sicurezzaâ??
sottoscritto tra la Regione Basilicata ed il Ministero della Pubblica
Istruzione. Ben diverso è¨ l'atteggiamento del Governo che, invece, attraverso
il decreto-Gelmini ha programmato nuovi tagli sino a 150 milioni di euro anche
ai programmi di sicurezza nella scuolaâ?. â??Occorre perciò² un impegno
generale maggiore per la sicurezza nelle scuole - ribadisce Nardiello - che
coinvolga tutti: i dirigenti scolastici nel rispettare gli adempimenti previsti
per la sicurezza, gli Enti locali nel garantire la messa a norma degli istituti
di loro proprietà , il Governo nel riattivare i finanziamenti destinati
allâ??edilizia scolastica, il ministro dellâ??Istruzione nellâ??istituire
lâ??Anagrafe delle scuole, il sindacato nel potenziare il proprio impegno verso
questo settore attraverso il coinvolgimento dei rappresentanti sindacali dei
lavoratori e delle Rsuâ?. (dt )
( da "KataWeb News" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sicurezza, l'allarme
di Bertolaso "Un istituto su due è a rischio" 24 novembre 2008 alle
07:17 — Fonte: Cronaca">repubblica.it — 0 commenti
Il capo della Protezione civile: "Troppa burocrazia, non sappiamo come spendere i soldi" "Dopo San
Giuliano stanziati 500 milioni. Ma solo dopo 6 anni quei fondi sono stati
spesi" "Secondo i nostri calcoli servirebbero 4 miliardi di euro per
rimettere in sesto gli istituti italiani" Paolo Griseri
( da "Corriere.it" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
le misure anticrisi
del governo Sacconi: «Aiuti cash alle famiglie» Il premier: spazio ai consumi,
16 miliardi subito per le infrastrutture. Cgil: 400 mila precari a rischio ROMA
Il governo è pronto a varare il pacchetto anti-crisi con le misure per
garantire il credito all'economia, gli investimenti nelle infrastrutture, gli
aiuti per le imprese e le famiglie più povere da distribuire in «denaro », che
oggi sarà presentato alle parti sociali ed approvato in settimana. Un pacchetto
che potrebbe fare fronte anche all'allarme lanciato dalla Cgil ieri sulla
possibilità che 400 mila precari restino senza lavoro entro l'anno. Il
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, tuttavia, è convinto che il vero
fattore determinante per l'esito della crisi sarà l'atteggiamento dei consumatori.
E attacca l'opposizione e la tv che diffondono pessimismo. «Sono i consumatori
gli arbitri della situazione. Abbiamo visto che con la crisi per le banche non
cambia niente e per le imprese non cambia niente, ma se le famiglie si fanno
prendere dall'atmosfera di catastrofe che il centrosinistra propugna e di cui
si parla continuamente in tv, allora si avrà davvero la crisi» ha detto ieri il
presidente del Consiglio, tornando a sollecitare misure per frenare la
speculazione in Borsa. L'asse portante del piano del governo saranno gli
investimenti nelle infrastrutture. «Ci sono 16 miliardi da spendere e abbiamo
trovato il sistema per cominciare subito i lavori ha detto il
premier saltando tutte le lentezze della burocrazia». Per le imprese, ha annunciato ieri il ministro del Welfare,
Maurizio Sacconi, ci sarà anche una «riduzione dell'Ires relativamente
all'incidenza del costo del lavoro», quindi la deducibilità di parte dell'Irap.
Sacconi non ha escluso manovre sull'Iva per rilanciare i consumi, ma ha
aggiunto che su questo tema è necessaria, prima, una concertazione a
livello europeo. Per le famiglie, ha aggiunto Sacconi, l'intervento sarà
concentrato sui nuclei familiari numerosi, sui pensionati con unico reddito e i
disoccupati. «Non sarà un bonus fiscale» ha detto Sacconi lasciando intendere
che degli aiuti beneficeranno anche gli "incapienti", ovvero chi ha
redditi talmente bassi che già non paga tasse. «Sarà un trasferimento, un
contributo al reddito. Insomma, denaro fresco». Mario Sensini stampa |
( da "Wall Street Italia" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Scuola killer, i
soldi c'erano Berlusconi: è stata una fatalità -->Bertolaso duro: la burocrazia ha bloccato 500 milioni per la sicurezza. Bufera
sul premier. Bonanni attacca: «Situazione da terzo mondo». AUDIO Travolti
all'improvviso E. MASUELLI / FOTO La tragedia di Rivoli
( da "Wall Street Italia" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Sicurezza, l'allarme
di Bertolaso "Un istituto su due è a rischio" -->Il capo della
Protezione civile: "Troppa burocrazia, non sappiamo come spendere i soldi" "Dopo San
Giuliano stanziati 500 milioni. Ma solo dopo 6 anni quei fondi sono stati
spesi" Sicurezza, l'allarme di Bertolaso "Un istituto su due è a
rischio" "Secondo i nostri calcoli servirebbero 4 miliardi di euro per
rimettere in sesto gli istituti italiani" di PAOLO GRISERI (07:13
24/11/2008)
( da "Giornale.it, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
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( da "Vita non profit online" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Scuola, la tragedia
e i fondi mai spesi Reading time: 3 minutes --> di Franco Bomprezzi -
pubblicato il 24 Novembre 2008 alle 12:01 La tragedia di Torino porta alla
ribalta un dato gravissimo Il crollo nella scuola di Torino ha fatto venire in
superficie un dato drammatico: i fondi stanziati in Italia dopo la tragedia di
S.Giuliano di Puglia nel 2003 non sono ancora stati spesi. Il ministro Gelmini
chiede più fondi per la manutenzione scolastica, mentre il presidente del
consiglio Berlusconi parla di “fatalità”. Ecco come i giornali di oggi
approfondiscono l?argomento. E inoltre la rassegna stampa oggi si occupa di:
Professione operatore Ong Volontariato Fundraising Accanimento terapeutico Aiuti
alle famiglie India e cattolici Affari cinesi Affari romeni "Scuola,
scontro sulla sicurezza". Il titolo di Repubblica in centro pagina si
riferisce alla rabbia dopo la tragedie che è costata la vita a Vito studente
liceale. I suoi compagni hanno bloccato il Festival di Torino e il suo
direttore, Nanni Moretti, dice: «Li capisco. Anche noi siamo in lutto». Tre
pagine di cronaca cominciando con Meo Ponte: "Torino, rabbia dopo il
crollo, bloccato il festival del cinema". Il quale riferisce le reazioni
dal vivo e online (una colpisce in particolare: «come possiamo crepare in
fabbrica se ci ammazzate prima?»). A far lievitare la rabbia le parole di
Berlusconi dall'Aquila («è una drammatica fatalità»). Fra le reazioni quella di
Bonanni, Cisl: «bisognerebbe mobilitarsi tutti senza distinzioni politiche e
ideologiche. Il sindacato ha più volte denunciato la situazione fatiscente
degli edifici scolastici». Raffaele Guariniello, procuratore aggiunto di
Torino, ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo. Al di
là della cronaca (sono 4000 i messaggi online di studenti), Paolo Griseri fa il
punto sulla "Sicurezza, l'allarme di Bertolaso «Un istituto su due è a
rischio»". Dice il sottosegretario alla Protezione civile «secondo i
nostri calcoli ci vogliono 4 miliardi di euro», ma il paradosso aggiunge è che
se anche i soldi ci fossero non si saprebbe come spenderli. Il punto dolente è la burocrazia e cita il caso di San Giuliano (27 bambini morti nel crollo di
una scuola). Ci sono voluti 6 anni; i lavori sono partiti a fine 2007. «Più che
un unico commissario per le scuole, sarebbe utile che gli assessori regionali
ai lavori pubblici venissero nominati responsabili alla sicurezza. Se si
individua un responsabile in ogni regione i tempi si accorciano»; l'altro
accorgimento: destinare una quota significativa ogni anno per mettere in
sicurezza le scuole (al posto dell'unico stanziamento, sul quale poi le
discussioni sono infinite). Sono circa 15mila gli istituti che abbisognano di
interventi. Il Corriere della Sera spara in prima la vicenda della scuola dando
risalto a Berlusconi che parla di una «fatalità». Scattano subito le polemiche,
con affermazioni estreme come quelle di Bonanni («le scuole italiane sono da
terzo mondo») e quelle di Pedica dell?Idv che ritiene “il governo responsabile
della morte dello studente”. La Gelmini afferma: «Il governo sposti i fondi
dalla spesa corrente alla sicurezza». La ministra aveva ricevuto i vertici di
Legambiente che le avevano portato il rapporto sulle scuole sicure, discutendone
a lungo con loro. Anche i pompieri dicono la loro: le legge sulla messa in
sicurezza degli edifici scolatici, approvata dopo la tragedia degli angeli di
San Giuliano, è ferma da sei anni. "Chi balla sui calcinacci della
scuola" è il titolo d'apertura de il Giornale che ospita un'intervista
alla Gelmini, che sulla sicurezza afferma: «è una priorità, nessun taglio». Il
ministro afferma di essersi incontrata mesi fa con i responsabili di
Legambiente, associazione autrice dell'indagine sullo stato dell'edilizia
scolastica. Alla Lega che chiede la creazione di una task force la Gelmini
risponde che è già «operativa ed è quella messa in piede con Guido Bertolaso».
Anzi il ministro alla domanda "quando ha incontrato i dirigenti scolastici
le avevano segnalato qualche situazione a rischio?" «No. Sono stata io a
sollevare il tema della sicurezza e a decidere di chiamare Bertolaso». Infine
l'annuncio: « A gennaio sarà pronta l'anagrafe degli edifici scolastici, già
stanziati 600 milioni di euro e cercherò di convertire alcuni capitoli di
bilancio di fondi europei per l'edilizia scolastica». Il direttore del
Giornale, Mario Giordano, scrive un lungo editoriale, il titolo chiarisce il
suo pensiero "Quelli che non vogliono le riforme e ballano sulle rovine
della scuola" . Intervista a Antonio Saitta, presidente della Provincia di
Torino che dice «Non è questione solo di fondi, ma di vincoli che impediscono
di spendere i soldi. Si era fatto tutto quello che era necessario, è un
incidente che non si poteva prevedere». Avvenire di domenica dedica al fatto
pagina 4 e 5. "Se stare in classe diventa un rischio" è il titolo
provocatorio di un fondo che restituisce una fotografia dell'agibilità delle
scuole italiane: il 51% degli edifici non ha il certificato di agibilità
statica, il 73% non è in possesso dei requisiti necessari per a prevenzione
antincendi, nel 37% dei casi non ci sono scale di sicurezza. Non stupisce che
«da anni, nelle aule italiane avviene mediamente un incidente ogni 20 o 30
giorni. Nel 2007 si sono fatti male 90.478 studenti e 12.912 insegnati/bidelli.
Oltretutto il decreto Gelmini all'articolo 7bis ha ridotto del 50% i
finanziamenti del piano straordinario per sicurezza antisismica nato dopo il
crollo della scuola di San Giuliano. Oltre al profondo rammarico del presidente
Giorgio Napolitano, la famiglia Scafidi ha incassato la solidarietà di
Schifani, di Fini, di Matteoli ( a Torino per un incontro sulla Tav). Per Enzo
Ghigo, coordinatore piemontese Pdl «le cause del crollo andranno accertate
nelle sedi competenti. Ma ora non è il momento delle polemiche». Ma i sindacati
putano il dito contro i tagli alla scuola. Dura anche l'Unione degli studenti:
«Siamo scandalizzati e continuiamo ancora una volta a chiedere un piano
straordinario di investimenti per l'edilizia scolastica». "Scuole killer,
i soldi c'erano" è il titolo con cui apre oggi La Stampa, che ha ottenuto
una rivelazione di Guido Bertolaso, sottosegretario alla Protezione Civile:
«almeno 500 milioni stanziati nel 2003 per la sicurezza non sono stati spesi a
causa della burocrazia». Accanto alla cronaca sul
crollo nel liceo di Rivoli, il quotidiano di Torino spiega come sono andate le
cose sul fronte dei fondi per la sicurezza degli edifici scolastici. Nel 2003,
dopo la tragedia del crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, ci fu uno
stanziamento del governo di 500 milioni di euro per mettere a norma le scuole.
Ma ad oggi questi soldi non sono ancora stati spesi. Perché? «Prima si fa una
commissione per studiare le priorità e così passano due anni, poi si arriva
alle Regioni e si ricomincia con i tavoli tecnici e con gli enti locali che
discutono come dividere i soldi» spiega Bertolaso, «molte volte non si bada
nemmeno alle priorità e alle urgenze reali, ma solo alle convenienze politiche.
Intanto così sono passati altri due anni. A questo punto i lavori vengono
assegnati alle Regioni, che a loro volta cominceranno a fare i progetti e gli
appalti. Solo che nel frattempo si è arrivati dal 2003 al 2008 senza avere
realizzato qualcosa». La soluzione proposta da Bertolaso è di individuare in
ogni regione un responsabile, «che si faccia carico anche delle spese di
investimento stabilite dallo Stato, in modo da evitare lungaggini assurde».
Alla Gelmini il sottosegretario alla Protezione Civile ha proposto di
costituire una task force operativa «per individuare subito le prime cento
scuole a rischio su cui cominciare a lavorare». E inoltre sui quotidiani di
oggi: Professione operatore Ong Italia Oggi – “L'operatore delle ONG, una
professione difficile” a pag 59: verrà presentata a Milano la nuova ricerca del
settore. Quello dell'operatore delle Ong di respiro internazionale è un
mestiere difficile ma in crescita. Di questo se ne parlerà giovedì 27 novembre
presso la Banca Popolare di Milano di via San Paolo alle ore 16. In un mondo
povero di eroi, il cooperante può sembrare l'ultimo cavaliere errante sempre
pronto a intervenire per aiutare a proteggere. In realtà, chi fa il cooperante,
è costretto è consapevole di doversi confrontare con standard internazionali
più che elevati. Diventare un operatore delle ONG internazionali, richiede un
impegno costante, sia per il continuo aggiornamento, sia per la necessità di
adeguare le proprie scelte di vita alle opportunità professionali. Anche dal
punto di vista professionale servono figure in grado di indirizzare il proprio
ruolo tecnico verso la consulenza, la formazione e la valutazione di attività
realizzate da partner locali, piuttosto che tecnici direttamente operativi. Nei
ruoli manageriali poi, sempre più richiesti, necessitano professionisti capaci
di gestire progetti complessi. La ricerca è basata sull'analisi dei dati
raccolti dalla SISCOS nel 2006 che ha permesso di individuare qualche linea di
tendenza.: dal 1976 al 2006 vi è stato un incremento progressivo degli
operatori nelle Ong; la forma di collaborazione più utilizzata è quella del
contratto di collaborazione a progetto; la maggioranza dei contratti di
collaborazione stipulati è breve (1-5 mesi) Nonostante ciò, nel 2006 la
cooperazione italiana ha offerto un impiego di almeno un anno a 1009 persone;
il numero delle aspettative utilizzate da dipendenti pubblici è in diminuzione;
il numero totale di operatori è aumentato complessivamente dell'1,6% passando
da 6.156 espatriati nel 2006 a 6253 nel 2007. La presenza di questi
collaboratori è indice dell'internazionalizzazione e della
professionalizzazione del settore delle ONG. Volontariato Avvenire -
"Volontariato, Milano Capitale" (pag. 11 dell'inserto). Quasi 60mila
le persone al servizio degli altri in oltre mille enti. Più della metà ha oltre
54 anni, con titoli di studio elevati, in media impegnati 4 ore alla settimana.
E fanno risparmiare alla società oltre 100 milioni di euro Fundraising Il Sole
24 Ore - Apertura della pagina volontariato dedicata al fundraising face to
face, ancora di salvezza per i tempi difficili che viviamo. Si punta quindi su
banchetti, cene o eventi di beneficenza, tutto quello insomma che consente di
incontrare direttamente il potenziale donatore. Esame di bilancio per Gvc, un
mezzo disastro: entrate in calo e più oneri di gestione. Però in effetti alla
voce “marketing, raccolta fondi, promozione” spicca un bello 0... Quindi
difficile avere più entrate, no? Accanimento terapeutico Il Giornale - In
copertina Mario Cervi ricorda la vicenda del «medico Nadia Battajon che ha
raccontato di aver sospeso le terapie a un bambino di 5 giorni affetto da gravi
malformazioni senza speranza di ripresa, con il consenso della madre. E riporta
le parole del vescovo di Treviso «dobbiamo fare luce su cosa è successo. La
vita è indisponibile». A questo punto Cervi si chiede se si possa trattare il
caso di Treviso come quello Englaro e risponde che no: «altrimenti si rischia
di battersi non a favore della vita, ma delle sofferenze superflue. L'eutanasia
non c'entra e un'altra cosa ancora è l'accanimento terapeutico. L'ombra di un
abuso che somiglia a un crimine incomberebbe su ciò che fa una neonatologa
sospendendo la terapia a una creaturina condannata. L'eccesso di zelo guasta
anche le migliori cause» . A pagina 20 la figlia di Nino Manfredi racconta: “su
mio padre ci fu accanimento terapeutico”. Repubblica - Segnaliamo il recosonto
di Caterina Pasolini: "Così i medici si sono accaniti contro mio padre
Nino Manfredi". A parlare è Roberta Manfredi (produttrice di un film che
racconta la storia di un ragazzo svegliatosi dal coma dopo un mese, andrà in
onda su Raiuno). Rievoca l'ultimo anno di vita del popolare attore. Per tre
volte salvato in extremis e sottoposto ad accanimento terapeutico. Lui non avrebbe
voluto, dice la figlia, noi abbiamo tentato ma nessuno ci ha ascoltato. «Ci
vuole una legge sul testamento biologico». Difende il coraggio del papà di
Eluana e aggiunge: «Credo in Dio, ma proprio lui ci ha dato il libero arbitrio,
il diritto di decidere sulla nostra vita». Aiuti alle famiglie Repubblica - Il
secondo tema forte (che merita l'apertura in prima: "Aiuti cash alle
famiglie ma a rischio 400mila precari") è ovviamente la crisi. Sui suoi
effetti nel mondo dei precari, c'è l'allarme della Cgil di cui si riferisce a
pagina 6: 400mila entro Natale, ma i posti a rischio sono un milione. E per
loro non ci sono ammortizzatori. Sacconi annuncia che i provvedimenti per le
famiglie saranno rapidi (ma anche che non saranno detassate le tredicesime: costerebbe
trai 6 e gli 8 miliardi, che non ci sono). In appoggio il dossier spiega dove
sono (regione per regione) i posti atipici. In totale sono 4,5 milioni di
lavoratori che hanno contratti variamente flessibili. Il governo studia forme
di sussidio (partendo dagli 800mila che hanno un solo committente e che quindi
sono più esposti). (A proposito del sostegno alle famiglie, a Brescia hanno
deciso di dare i bonus bebè solo agli italiani, escludendo gli stranieri in
regola. Molto critico il vescovo e il Pd). India e cattolici Avvenire – “In
India premi dagli estremisti indù a chi uccide i cattolici". Denuncia di
alcune organizzazioni: tagli in denaro e alimenti sulla vita dei religiosi.
Anche donne-soldato "addestrate" alla caccia dei fedeli. L'aggravarsi
della situazione ha spinto il governo indiano a creare un reparto speciale
delle forze di sicurezza. Affari cinesi Il Giornale - I cinesi che lavorano in
Italia mandano i soldi in Oriente, 1,6 miliardi, e Chinatown fa affari d'oro.
In 7 anni le rimesse cresciute del 900 per cento. Affari romeni Avvenire -
Nell'inserto Milano sette a pag 9 l'articolo "I romeni «emergenti»".
In Lombardia, rappresentano la comunità straniera più numerosa e aumentano le
imprese realizzate da loro: secondo i dati della Camera di commercio di Milano
- Infocamere - Stock View, nel 2007, in Italia si contano 26.838 ditte
individuali con titolare romeno, un quinto delle quali in Lombardia (5.123).
Dal 2004 ad oggi hanno registrato un incremento del 143% in Italia, del 144% in
Lombardia e del 94% nella provincia di Milano.
( da "Brescia Oggi" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì 24 Novembre
2008 LA MORTE DI VITO SCAFIDI. Il ministro delle Infrastrutture Matteoli
annuncia interventi urgenti sugli edifici a rischio «Il crollo a scuola?
Tragica fatalità» Berlusconi commenta così la tragedia che è costata la vita di
un diciassettenne Le opposizioni indignate Storace: «Le sue sono bestemmie»
Ferrero (Prc): si assuma le sue responsabilità, questa è incuria Il ferito più
grave dovrà essere ri-operato, rischia la paralisi Le due ragazze stanno meglio
«Voglio mio figlio nella bara qui a casa» ROMA «Una drammatica
fatalità». Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi definisce il
crollo del controsoffitto che nella scuola di Rivoli (Torino) è costato la vita
al diciassettenne Vito Scafidi, scatenando le reazioni indignate di politici
come Storace («Parlare di fatalità è una bestemmia») e Ferrero («Berlusconi si
dovrebbe assumere le sue responsabilità e smetterla di parlare di fatalità
laddove invece c?è incuria»), e le critiche dell?opposizione, che chiede conto
dei tagli all?edilizia scolastica. Intanto, il ministro delle Infrastrutture
Altero Matteoli annuncia un «rapido monitoraggio» della sicurezza degli edifici
scolastici, e il sottosegretario Guido Bertolaso sollecita più fondi. La
sicurezza nelle scuole, dice Berlusconi, «è una condizione minima di fondo, ed
è vero che esistono condizioni in diversi istituti scolastici in cui manca. È
una responsabilità delle Province, ma noi abbiamo già dato il via a un?azione
nei mesi passati con Bertolaso, individuando un primo lotto di cento scuole da
sottoporre a verifiche non soltanto strutturali ma globali. Abbiamo inserito
nella Finanziaria», sostiene, «un importo di alcuni milioni di euro». Le scuole
degli interventi «appartengono soprattutto a zone sismiche, ma il lavoro da
fare è molto più elevato. Mi sembra di ricordare che sono 2.500 le scuole su
cui intervenire». A Rivoli, però, «si è trattato di una fatalità».
L?opposizione va all?attacco: «Non si fanno proclami dopo le tragedie», dice
Stefano Pedica (Idv). «Si chiede scusa per l?irresponsabilità di un governo che
pensa sempre di parlare dopo. Sono anni che chiediamo un controllo delle
strutture, non solo quelle scolastiche, e non ci hanno mai ascoltato». Maria
Coscia, responsabile scuola del Pd, chiede che «le autorità accertino
l?esistenza di eventuali responsabilità» nel crollo nel liceo e che il governo
ripristini «i fondi per la sicurezza degli edifici scolastici, tagliati in
Finanziaria». Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazion comunistae, «se si
tagliano le risorse per fare le manutenzioni ma poi alla fine nessuno fa le
verifiche, capitano anche queste cose». Il ministro Brunetta trova il modo di
dare la colpa alla confusione burocratica e al lassismo: «Spesso i siti
scolastici, con una legislazione complicata e complessa», sostiene, «non dipendono
dallo Stato ma da Comuni, Regioni e Province a seconda della tipologia dei
plessi scolastici». E questa «è cattiva burocrazia, cattiva regolazione», perché
«manca la verticalizzazione del controllo». Intanto, Matteoli annuncia
interventi urgenti sulle strutture più a rischio. «I provveditori regionali
alle opere pubbliche», fa sapere il ministro delle Infrastrutture, «svolgeranno
un rapido monitoraggio degli istituti scolastici per verificare le loro reali
condizioni di sicurezza. Il monitoraggio consentirà di individuare le
situazioni di pericolo che necessitano di interventi urgenti. A questo scopo,
nella legge obiettivo sono allocati circa 250-300 milioni di euro che il
ministero dell?Istruzione potrà utilizzare». Il ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti, conclude, «collaborerà con quello dell?Istruzione per evitare
che si ripetano altre tragedie inaccettabili». E Bertolaso dice che per la
messa in sicurezza degli edifici a rischio «servono ulteriori finanziamenti»,
ma «non siamo all?anno zero. C?è già un gruppo che sta elaborando dati per
intervenire». «È triste constatare che la scuola diventi luogo del pericolo e
della morte», dice l?arcivescovo di Torino Severino Poletto, incontrando i familiari
dei feriti, che stanno meglio. Andrea, il più grave, dovrà subire un?altra
operazione, dopo la quale si farà una valutazione neurologica. Il rischio è che
resti paralizzato agli arti inferiori.
( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì 24 Novembre
2008 LA MORTE DI VITO SCAFIDI. Il ministro delle Infrastrutture Matteoli
annuncia interventi urgenti sugli edifici a rischio «Il crollo a scuola?
Tragica fatalità» Berlusconi commenta così la tragedia che è costata la vita di
un diciassettenne Le opposizioni indignate Storace: «Le sue sono bestemmie»
Ferrero (Prc): si assuma le sue responsabilità, questa è incuria Il ferito più
grave dovrà essere ri-operato, rischia la paralisi Le due ragazze stanno meglio
«Voglio mio figlio nella bara qui a casa» ROMA «Una drammatica
fatalità». Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi definisce il
crollo del controsoffitto che nella scuola di Rivoli (Torino) è costato la vita
al diciassettenne Vito Scafidi, scatenando le reazioni indignate di politici
come Storace («Parlare di fatalità è una bestemmia») e Ferrero («Berlusconi si
dovrebbe assumere le sue responsabilità e smetterla di parlare di fatalità
laddove invece c?è incuria»), e le critiche dell?opposizione, che chiede conto
dei tagli all?edilizia scolastica. Intanto, il ministro delle Infrastrutture
Altero Matteoli annuncia un «rapido monitoraggio» della sicurezza degli edifici
scolastici, e il sottosegretario Guido Bertolaso sollecita più fondi. La
sicurezza nelle scuole, dice Berlusconi, «è una condizione minima di fondo, ed
è vero che esistono condizioni in diversi istituti scolastici in cui manca. È
una responsabilità delle Province, ma noi abbiamo già dato il via a un?azione
nei mesi passati con Bertolaso, individuando un primo lotto di cento scuole da
sottoporre a verifiche non soltanto strutturali ma globali. Abbiamo inserito nella
Finanziaria», sostiene, «un importo di alcuni milioni di euro». Le scuole degli
interventi «appartengono soprattutto a zone sismiche, ma il lavoro da fare è
molto più elevato. Mi sembra di ricordare che sono 2.500 le scuole su cui
intervenire». A Rivoli, però, «si è trattato di una fatalità». L?opposizione va
all?attacco: «Non si fanno proclami dopo le tragedie», dice Stefano Pedica
(Idv). «Si chiede scusa per l?irresponsabilità di un governo che pensa sempre
di parlare dopo. Sono anni che chiediamo un controllo delle strutture, non solo
quelle scolastiche, e non ci hanno mai ascoltato». Maria Coscia, responsabile
scuola del Pd, chiede che «le autorità accertino l?esistenza di eventuali
responsabilità» nel crollo nel liceo e che il governo ripristini «i fondi per
la sicurezza degli edifici scolastici, tagliati in Finanziaria». Per Paolo
Ferrero, segretario di Rifondazion comunistae, «se si tagliano le risorse per
fare le manutenzioni ma poi alla fine nessuno fa le verifiche, capitano anche
queste cose». Il ministro Brunetta trova il modo di dare la colpa alla
confusione burocratica e al lassismo: «Spesso i siti scolastici, con una
legislazione complicata e complessa», sostiene, «non dipendono dallo Stato ma
da Comuni, Regioni e Province a seconda della tipologia dei plessi scolastici».
E questa «è cattiva burocrazia, cattiva regolazione», perché «manca la verticalizzazione del
controllo». Intanto, Matteoli annuncia interventi urgenti sulle strutture più a
rischio. «I provveditori regionali alle opere pubbliche», fa sapere il ministro
delle Infrastrutture, «svolgeranno un rapido monitoraggio degli istituti
scolastici per verificare le loro reali condizioni di sicurezza. Il
monitoraggio consentirà di individuare le situazioni di pericolo che
necessitano di interventi urgenti. A questo scopo, nella legge obiettivo sono
allocati circa 250-300 milioni di euro che il ministero dell?Istruzione potrà
utilizzare». Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, conclude,
«collaborerà con quello dell?Istruzione per evitare che si ripetano altre
tragedie inaccettabili». E Bertolaso dice che per la messa in sicurezza degli
edifici a rischio «servono ulteriori finanziamenti», ma «non siamo all?anno
zero. C?è già un gruppo che sta elaborando dati per intervenire». «È triste
constatare che la scuola diventi luogo del pericolo e della morte», dice
l?arcivescovo di Torino Severino Poletto, incontrando i familiari dei feriti,
che stanno meglio. Andrea, il più grave, dovrà subire un?altra operazione, dopo
la quale si farà una valutazione neurologica. Il rischio è che resti
paralizzato agli arti inferiori. «Voglio che mio figlio venga a darci
l?ultimo saluto a casa nostra, non in ospedale. Voglio vestirlo io, voglio la
bara aperta qui da noi». Cinzia, la madre di Vito, rivolge l?appello in un
messaggio video al presidente Giorgio Napolitano. E ieri, un?ottantina di
studenti ha fatto irruzione nel cinema Massimo, una delle sale in cui si
proiettano i film del Torino Film Festival. Gli studenti hanno interrotto un
film, invitando gli spettatori a unirsi alla loro protesta. «Non posso
stigmatizzare quello che è avvenuto», dice il direttore del Torino Film
Festival Nanni Moretti, «perché anche noi siamo in lutto per quello che è
successo a Rivoli». Gli studenti sono poi sfilati in un corteo spontaneo.
Intanto, la Rete degli studenti ha deciso un?ora di astensione dalle lezioni. E
lunedì e martedì si andrà a a lezione con il lutto al braccio. A Rivoli, un
migliaio di persone ha fatto una fiaccolata per Vito Scafidi.
( da "Arena, L'" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Lunedì 24 Novembre
2008 NAZIONALE Pagina 4 LA MORTE DI VITO SCAFIDI. Il ministro delle
Infrastrutture Matteoli annuncia interventi urgenti sugli edifici a rischio «Il
crollo a scuola? Tragica fatalità» Berlusconi commenta così la tragedia che è
costata la vita di un diciassettenne Le opposizioni indignate ROMA «Una
drammatica fatalità». Così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
definisce il crollo del controsoffitto che nella scuola di Rivoli (Torino) è
costato la vita al diciassettenne Vito Scafidi, scatenando le reazioni
indignate di politici come Storace («Parlare di fatalità è una bestemmia») e
Ferrero («Berlusconi si dovrebbe assumere le sue responsabilità e smetterla di
parlare di fatalità laddove invece c'è incuria»), e le critiche dell'opposizione,
che chiede conto dei tagli all'edilizia scolastica. Intanto, il ministro delle
Infrastrutture Altero Matteoli annuncia un «rapido monitoraggio» della
sicurezza degli edifici scolastici, e il sottosegretario Guido Bertolaso
sollecita più fondi. La sicurezza nelle scuole, dice Berlusconi, «è una
condizione minima di fondo, ed è vero che esistono condizioni in diversi
istituti scolastici in cui manca. È una responsabilità delle Province, ma noi
abbiamo già dato il via a un'azione nei mesi passati con Bertolaso,
individuando un primo lotto di cento scuole da sottoporre a verifiche non
soltanto strutturali ma globali. Abbiamo inserito nella Finanziaria», sostiene,
«un importo di alcuni milioni di euro». Le scuole degli interventi
«appartengono soprattutto a zone sismiche, ma il lavoro da fare è molto più
elevato. Mi sembra di ricordare che sono 2.500 le scuole su cui intervenire». A
Rivoli, però, «si è trattato di una fatalità». L'opposizione va all'attacco:
«Non si fanno proclami dopo le tragedie», dice Stefano Pedica (Idv). «Si chiede
scusa per l'irresponsabilità di un governo che pensa sempre di parlare dopo.
Sono anni che chiediamo un controllo delle strutture, non solo quelle
scolastiche, e non ci hanno mai ascoltato». Maria Coscia, responsabile scuola
del Pd, chiede che «le autorità accertino l'esistenza di eventuali
responsabilità» nel crollo nel liceo e che il governo ripristini «i fondi per
la sicurezza degli edifici scolastici, tagliati in Finanziaria». Per Paolo
Ferrero, segretario di Rifondazion comunistae, «se si tagliano le risorse per
fare le manutenzioni ma poi alla fine nessuno fa le verifiche, capitano anche
queste cose». Il ministro Brunetta trova il modo di dare la colpa alla
confusione burocratica e al lassismo: «Spesso i siti scolastici, con una
legislazione complicata e complessa», sostiene, «non dipendono dallo Stato ma
da Comuni, Regioni e Province a seconda della tipologia dei plessi scolastici».
E questa «è cattiva burocrazia, cattiva regolazione», perché «manca la verticalizzazione del
controllo». Intanto, Matteoli annuncia interventi urgenti sulle strutture più a
rischio. «I provveditori regionali alle opere pubbliche», fa sapere il ministro
delle Infrastrutture, «svolgeranno un rapido monitoraggio degli istituti
scolastici per verificare le loro reali condizioni di sicurezza. Il
monitoraggio consentirà di individuare le situazioni di pericolo che
necessitano di interventi urgenti. A questo scopo, nella legge obiettivo sono
allocati circa 250-300 milioni di euro che il ministero dell'Istruzione potrà
utilizzare». Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, conclude,
«collaborerà con quello dell'Istruzione per evitare che si ripetano altre
tragedie inaccettabili». E Bertolaso dice che per la messa in sicurezza degli
edifici a rischio «servono ulteriori finanziamenti», ma «non siamo all'anno
zero. C'è già un gruppo che sta elaborando dati per intervenire». «È triste
constatare che la scuola diventi luogo del pericolo e della morte», dice
l'arcivescovo di Torino Severino Poletto, incontrando i familiari dei feriti,
che stanno meglio. Andrea, il più grave, dovrà subire un'altra operazione, dopo
la quale si farà una valutazione neurologica. Il rischio è che resti
paralizzato agli arti inferiori. «Voglio che mio figlio venga a darci l'ultimo saluto
a casa nostra, non in ospedale. Voglio vestirlo io, voglio la bara aperta qui
da noi». Cinzia, la madre di Vito, rivolge l'appello in un messaggio video al
presidente Giorgio Napolitano. E ieri, un'ottantina di studenti ha fatto
irruzione nel cinema Massimo, una delle sale in cui si proiettano i film del
Torino Film Festival. Gli studenti hanno interrotto un film, invitando gli
spettatori a unirsi alla loro protesta. «Non posso stigmatizzare quello che è
avvenuto», dice il direttore del Torino Film Festival Nanni Moretti, «perché
anche noi siamo in lutto per quello che è successo a Rivoli». Gli studenti sono
poi sfilati in un corteo spontaneo. Intanto, la Rete degli studenti ha deciso
un'ora di astensione dalle lezioni. E lunedì e martedì si andrà a a lezione con
il lutto al braccio. A Rivoli, un migliaio di persone ha fatto una fiaccolata
per Vito Scafidi.
( da "Arena.it, L'" del 24-11-2008)
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«Il crollo a scuola?
Tragica fatalità» LA MORTE DI VITO SCAFIDI. Il ministro delle Infrastrutture
Matteoli annuncia interventi urgenti sugli edifici a rischio Berlusconi
commenta così la tragedia che è costata la vita di un diciassettenne Le
opposizioni indignate 24/11/2008 rss e-mail print Il padre e la madre di Vito
Scafidi alla fiaccolata di ieri a Rivoli ROMA «Una drammatica fatalità». Così
il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi definisce il crollo del
controsoffitto che nella scuola di Rivoli (Torino) è costato la vita al
diciassettenne Vito Scafidi, scatenando le reazioni indignate di politici come
Storace («Parlare di fatalità è una bestemmia») e Ferrero («Berlusconi si
dovrebbe assumere le sue responsabilità e smetterla di parlare di fatalità
laddove invece c'è incuria»), e le critiche dell'opposizione, che chiede conto
dei tagli all'edilizia scolastica. Intanto, il ministro delle Infrastrutture
Altero Matteoli annuncia un «rapido monitoraggio» della sicurezza degli edifici
scolastici, e il sottosegretario Guido Bertolaso sollecita più fondi. La
sicurezza nelle scuole, dice Berlusconi, «è una condizione minima di fondo, ed
è vero che esistono condizioni in diversi istituti scolastici in cui manca. È
una responsabilità delle Province, ma noi abbiamo già dato il via a un'azione
nei mesi passati con Bertolaso, individuando un primo lotto di cento scuole da
sottoporre a verifiche non soltanto strutturali ma globali. Abbiamo inserito
nella Finanziaria», sostiene, «un importo di alcuni milioni di euro». Le scuole
degli interventi «appartengono soprattutto a zone sismiche, ma il lavoro da
fare è molto più elevato. Mi sembra di ricordare che sono 2.500 le scuole su
cui intervenire». A Rivoli, però, «si è trattato di una fatalità».
L'opposizione va all'attacco: «Non si fanno proclami dopo le tragedie», dice
Stefano Pedica (Idv). «Si chiede scusa per l'irresponsabilità di un governo che
pensa sempre di parlare dopo. Sono anni che chiediamo un controllo delle
strutture, non solo quelle scolastiche, e non ci hanno mai ascoltato». Maria
Coscia, responsabile scuola del Pd, chiede che «le autorità accertino
l'esistenza di eventuali responsabilità» nel crollo nel liceo e che il governo
ripristini «i fondi per la sicurezza degli edifici scolastici, tagliati in
Finanziaria». Per Paolo Ferrero, segretario di Rifondazion comunistae, «se si
tagliano le risorse per fare le manutenzioni ma poi alla fine nessuno fa le
verifiche, capitano anche queste cose». Il ministro Brunetta trova il modo di
dare la colpa alla confusione burocratica e al lassismo: «Spesso i siti
scolastici, con una legislazione complicata e complessa», sostiene, «non
dipendono dallo Stato ma da Comuni, Regioni e Province a seconda della
tipologia dei plessi scolastici». E questa «è cattiva burocrazia, cattiva regolazione», perché
«manca la verticalizzazione del controllo». Intanto, Matteoli annuncia
interventi urgenti sulle strutture più a rischio. «I provveditori regionali
alle opere pubbliche», fa sapere il ministro delle Infrastrutture, «svolgeranno
un rapido monitoraggio degli istituti scolastici per verificare le loro reali
condizioni di sicurezza. Il monitoraggio consentirà di individuare le
situazioni di pericolo che necessitano di interventi urgenti. A questo scopo,
nella legge obiettivo sono allocati circa 250-300 milioni di euro che il
ministero dell'Istruzione potrà utilizzare». Il ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti, conclude, «collaborerà con quello dell'Istruzione per evitare
che si ripetano altre tragedie inaccettabili». E Bertolaso dice che per la
messa in sicurezza degli edifici a rischio «servono ulteriori finanziamenti»,
ma «non siamo all'anno zero. C'è già un gruppo che sta elaborando dati per
intervenire». «È triste constatare che la scuola diventi luogo del pericolo e
della morte», dice l'arcivescovo di Torino Severino Poletto, incontrando i
familiari dei feriti, che stanno meglio. Andrea, il più grave, dovrà subire
un'altra operazione, dopo la quale si farà una valutazione neurologica. Il
rischio è che resti paralizzato agli arti inferiori. «Voglio che mio figlio
venga a darci l'ultimo saluto a casa nostra, non in ospedale. Voglio vestirlo
io, voglio la bara aperta qui da noi». Cinzia, la madre di Vito, rivolge
l'appello in un messaggio video al presidente Giorgio Napolitano. E ieri,
un'ottantina di studenti ha fatto irruzione nel cinema Massimo, una delle sale
in cui si proiettano i film del Torino Film Festival. Gli studenti hanno
interrotto un film, invitando gli spettatori a unirsi alla loro protesta. «Non
posso stigmatizzare quello che è avvenuto», dice il direttore del Torino Film
Festival Nanni Moretti, «perché anche noi siamo in lutto per quello che è
successo a Rivoli». Gli studenti sono poi sfilati in un corteo spontaneo.
Intanto, la Rete degli studenti ha deciso un'ora di astensione dalle lezioni. E
lunedì e martedì si andrà a a lezione con il lutto al braccio. A Rivoli, un
migliaio di persone ha fatto una fiaccolata per Vito Scafidi.
( da "Corriere Adriatico" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
L'assessore Concetti
"La previsioneè inserita anche all'interno del Piano regolatore quindinon
servirebbe alcuna variante L'impatto volumetrico sarebbe inoltremolto
contenuto" In maggioranza si parlerà del centro da realizzare nell'area
della Villa dei preti Lo sport trova una nuova casa SANT'ELPIDIO A MARE Si
parlerà questa sera in una riunione di maggioranza del progetto per la
realizzazione di un centro polisportivo a Sant'Elpidio a Mare nell'area della
"Villa dei preti", lungo strada Pozzetto. Un incontro che servirà a
discutere dei passi da compiere da parte dell'Amministrazione comunale per la
realizzazione di un ambizioso intervento da parte di privati su un'area da 12
ettari. "L'area in questione è già prevista per attività di questo genere
all'interno del Piano regolatore spiega l'assessore all'urbanistica Danilo
Concetti quindi non richiederebbe alcuna variante. L'impatto volumetrico
sarebbe contenuto, stiamo parlando di tutti impianti sportivi. Il progetto è
interessantissimo, ci sono un paio di questioni tecniche sulle quali si dovrà
discutere in maggioranza lunedì sera. In caso di parere favorevole, credo che
si potrà passare all'approvazione di questo progetto in Consiglio comunale
entro la prima metà di dicembre". A carico dell'Amministrazione comunale
non ci sarebbe in sostanza alcun onere. La realizzazione del centro polisportivo
sarà totalmente a carico della società Pianeta Sport, che usufruirà di un
consistente contributo da parte del Coni, al quale il progetto è già stato
presentato tempo. Il Comune dovrà risolvere però alcuni problemi. Quello più
rilevante riguarda Strada Pozzetto, la via lungo la quale nascerà la
polisportiva, un'arteria secondaria di campagna che allo stato attuale non ha
certo le caratteristiche per sopportare il consistente traffico che con un
impianto simile si verrebbe a creare. Sarà necessario un allargamento della
sede stradale, con terreni di privati che andrebbero espropriati. In questo
senso è possibile che il Comune, se approverà il progetto di Pianeta sport, si
impegni poi all'espropriazione per il miglioramento della viabilità, che
sarebbe poi coperto economicamente dagli stessi privati. Altra questione di cui
si discuterà in maggioranza riguarda la questione della riqualificazione
ambientale, obiettivo che deve essere perseguito da una progettazione di questo
tipo. Un ostacolo che si dovrebbe aggirare senza particolari difficoltà, viste
le caratteristiche di basso impatto ambientale, utilizzo di energie pulite e
valorizzazione del verde che si vogliono realizzare nel nuovo centro.
L'impianto sportivo, proposto dall'imprenditore monturanese Orlando Andrenacci,
presentato venerdì mattina alla stampa, prevede un campo da
calcio, due piscine, 8 campi da tennis, uno da basket, una palestra, un
poligono di tiro ed un maneggio. Se la burocrazia procederà spedita, già la prossima estate, è la speranza di
Pianeta sport, il cantiere potrebbe essere avviato. PIERPAOLO PIERLEONI,
( da "Sicilia, La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
S. Venerina.
Sopralluogo dell'assessore provinciale alla Viabilità Interventi su Sp 49/II e
4/I «Studente diversabile, la burocrazia non c'entra» Da Silvio Galeano, dirigente scolastico del liceo
scientifico «A. Russo Giusti» di Belpasso, riceviamo e pubblichiamo: In merito
all'articolo dal titolo «Tolto a un diversabile l'educatore di una coop» e
della precisazione del dirigente del Servizio Politiche Sociali della Provincia
di Catania, dott. Giovanni Ferrera, dal titolo «Diversabile senza
assistenza. La Provincia diffida la cooperativa», ho il dovere di precisare
quanto segue: 1) Confermo che dal 18 settembre 2008 il servizio preposto dalla
Provincia attende che la famiglia indichi il nominativo dell'assistente
igienico-sanitario (nel caso specifico un vero e proprio «assistente alla
postura»); 2) Confermo che la Cooperativa Braille2000, su finanziamento del
Comune di S. Pietro Clarenza, ha predisposto un progetto individualizzato per
l'allievo in questione finalizzato alla «assistenza domiciliare»; 3) In quanto
dirigente scolastico, ho chiesto che a essere presente in classe fosse un
assistente igienico-sanitario e non un «assistente domiciliare» che non ne ha
titolo, a tutela sia dell'addetto della Cooperativa che dell'amministrazione
scolastica, in merito alle responsabilità assicurative e civili, oltre che a
mere esigenze didattiche; 4) Che nella classe, fra l'altro, opera il docente di
sostegno nominato dall'U.S.P. con un rapporto 1/1 per l'allievo in questione;
5) Che nella medesima classe è presente anche un secondo allievo diversabile
con un ulteriore docente di sostegno (rapporto 1/1) e, pertanto, le figure che
affiancano ciascun docente titolare degli insegnamenti liceali sono tre (due
docenti di sostegno + un assistente alla postura); 6) Che è opportuno che
l'«assistente domiciliare» svolga il suo lavoro nel domicilio familiare per
favorire la preparazione dei compiti a casa, mentre, durante il tempo
scolastico, è altrettanto opportuno che l'assistente-educatore svolga il suo
compito di sostegno dell'alunno senza interferire con l'attività didattica; 7)
Che, in questo caso, non sono necessarie le «lotte» dei genitori contro la burocrazia, né le denunce ai carabinieri, basterebbe
accettare il servizio offerto dalla Provincia fin dal 18 settembre. Infatti, il
bandolo della matassa sta tutto in un «non detto» che finora non è mai stato
riportato: la famiglia desidera che la medesima persona che svolge l'assistenza
domiciliare (6 o più ore giornaliere) cumuli tale assistenza con quella
scolastica (5 ore) e si sottoponga, pertanto, a un servizio complessivo di
11-12 ore giornaliere, pretendendo che la Cooperativa dia il doppio incarico e
la doppia qualifica. Di fronte a un Comune che finanzia un progetto
d'assistenza domiciliare, di fronte a una Provincia che provvede
tempestivamente a predisporre l'assistenza scolastica e ad un Ufficio
Scolastico Provinciale che riconosce un docente di sostegno al massimo delle
ore consentite dall'attuale normativa, perché scadere nel luogo comune della
«lotta» contro la burocrazia e l'insensibilità delle
istituzioni? La famiglia deve solo indicare la persona, a sua scelta, che abbia
titolo ad assistere il ragazzo durante il tempo scolastico. Il liceo
scientifico «A. Russo Giusti» di Belpasso, pertanto, attende che Andrea ritorni
a frequentare garantendogli quell'affetto e quell'ammirazione di cui tutti i
docenti del Consiglio di classe sono fautori e testimoni.
( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del
24-11-2008)
Pubblicato anche in: (Gazzettino, Il (Udine))
Argomenti: Burocrazia
Conclusa ad Arta
Terme la tre giorni di formazione per i dirigenti dell?associazione presente in
tutti i Comuni Le Pro Loco alla Regione: «Non tagliateci i fondi» Si è conclusa
ieri ad Arta Terme la tre giorni che ha visto impegnati oltre 150 dirigenti di Pro
Loco in un corso di formazione full immersion.Un appuntamento annuale, giunto
alla settima edizione, che ha lo scopo oltre che dare le necessarie indicazioni
nella gestione, spesso complessa e appesantita da un
eccesso di burocrazia, di
un'organizzazione di volontariato, anche quello di cementare lo spirito del
movimento. Nota positiva, infatti, oltre alla sostanziale copertura delle Pro
Loco di tutto il territorio regionale (hanno superato 220, rispetto ai 219
Comuni), anche la presenza sempre più numerosa di giovani, anche nei
posti di vertice delle singole Pro Loco.Ieri mattina è intervenuto il
presidente nazionale Unpli, Claudio Nardocci, che ha affrontato un tema
"spinoso" per i volontari: la comunicazione in pubblico. Molto
spesso, infatti, le donne e gli uomini Pro Loco hanno maggiore dimestichezza
nell'allestimento di una manifestazione che in un discorso ufficiale dal palco.
In maniera tutt'altro che cattedratica, Nardocci ha così illustrato le tecniche
e i "segreti" per affrontare con serenità un uditorio, passaggio
spesso fondamentale per presentare in maniera adeguata quando fanno le Pro Loco
e soprattutto i loro valori.«Giusto e doveroso il contenimento della spesa
pubblica - ha ricordato nella tre giorni il presidente regionale, Flavio Barbina
- ma stiamo attenti a tagliare i rami secchi, non quelli verdi. Il sistema
delle Pro Loco, forte in Friuli Venezia Giulia di 220 sodalizi sul territorio e
di oltre 35mila volontari, ha dimostrato in tutti questi anni di essere
moltiplicatore delle risorse pubbliche. Ogni euro che Comuni, Provincie e
Regione erogano al nostro movimento, grazie all'impegno dei volontari, il
risultato per la comunità è vale dieci».
( da "Sicilia, La" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
IPERTESI E
CORONARICI I FREQUENTATORI DEGLI AMBULATORI Il medico di
famiglia rischia di venire sommerso dalla burocrazia: questi adempimenti occupano ben la metà della sua vita
professionale. E il carico di lavoro continua ad aumentare, con il rischio di
mettere a repentaglio la qualità. È questo il quadro che emerge dal quinto
rapporto Nazionale Health Search, presentato al Congresso della Società
Italiana di Medicina di famiglia (Simg) in corso a Firenze. ?Negli
ultimi due decenni è enormemente cresciuta la pressione per elevare
l'efficienza dei sistemi sanitari a fronte di risorse sempre più limitate ?
spiega il presidente della Simg Claudio Cricelli -. La tensione al cambiamento
si esercita su tutte le componenti del sistema, ma senza dubbio i medici di
famiglia sono quelli che più la avvertono: nella doppia veste di organizzatori
ed erogatori di servizi di assistenza, sono tenuti a garantire l'appropriatezza
e l'efficacia, e a controllare i costi. Sempre più spesso, quindi, hanno la
necessità di confrontare la propria attività con standard predefiniti, secondo
i principi del governo clinico basati sulle evidenze scientifiche disponibili e
sulla pratica, anche per razionalizzare risorse e tempo?. L'utilizzo
sistematico del database Health Search ha permesso a Simg di ottenere
un'attuale e competa fotografia dei bisogni di salute in Italia: l'ipertensione
rappresenta la patologia che causa il maggior numero di visite ambulatoriali
(15,3%) seguita da diabete mellito (4,8%) e dislipidemie (3,1%). Le persone
affette da malattia coronarica sono quelle che si recano con maggiore frequenza
presso il proprio medico ma sorprende anche l'alta percentuale di visite
ambulatoriali per i malati di epilessia (6,2 visite/anno), di patologie della
tiroide (6 visite/anno) e di glaucoma (4,5 visite/anno). Diversi studi hanno
dimostrato che il medico di famiglia visita nel corso di un anno il 65% della
propria popolazione di assistiti e nel corso di 3 anni circa il 95%. Inoltre,
contribuisce nell'arco dei 12 mesi al 65% del consumo complessivo di farmaci:
su 100 visite, oltre 70 terminano con una prescrizione farmaceutica, circa 30
con una richiesta di accertamento diagnostico-strumentale ed oltre 10 con una
richiesta di visita specialistica. Un numero sempre maggiore di medici di
medicina generale utilizza programmi informatici per la gestione dei pazienti
nella normale pratica clinica. Il sistema Health Search, sviluppato da Simg e
attivo da oltre 10 anni, riunisce attualmente 850 professionisti, analizza 7
aree cliniche, con oltre 50 indicatori di processo, 9 di esito intermedio e 16
di appropriatezza terapeutica. I risultati sono concordi con le informazioni
ricavate dall'Istat e dall'Osservatorio Nazionale sul Consumo dei Medicinali
(Osmed). ?Per la prima volta i medici diventano attori protagonisti di un
processo globale di miglioramento continuo dell'assistenza ? continua Cricelli
-. Questo sistema si basa sulle evidenze scientifiche più aggiornate e sul
confronto nel tempo dei risultati di cura e consente di individuare, nella
gestione delle principali malattie croniche, i problemi su cui eventualmente
intervenire con correttivi. Ma ci permette anche di cogliere l'andamento di
alcune grandi patologie e di ipotizzarne le cause?. Dai dati riportati nel
rapporto emerge, a esempio, un trend crescente nella prevalenza di ipertensione
che varia dal 18,4% al 22,0% del 2007, con stime sensibilmente maggiori nelle
donne (19,8% nel 2003 e 23,2% nel 2007) rispetto agli uomini (16,8% nel 2003
vs. 20,8% nel 2007). Dalle analisi effettuate, si registra per molte patologie
un costante aumento di prevalenza, determinato da vari fattori, compresa la
capacità del medico di famiglia di diagnosi anticipate, in presenza di sintomi
precoci. Oltre all'ipertensione l'ictus è passato dall'1,9% al 2,5%, il diabete
mellito di tipo II dal 5% al 6,2%, la depressione maggiore dal 3% al 4,3%. ANGELO
TORRISI
( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 24-11-2008)
Pubblicato anche in: (Gazzettino, Il (Vicenza))
(Gazzettino, Il (Rovigo)) (Gazzettino, Il (Padova)) (Gazzettino, Il
(Pordenone)) (Gazzettino, Il (Udine))
Argomenti: Burocrazia
Caro Gazzettino,
carenze funzionali e strutturali. Alla ... Caro Gazzettino,carenze funzionali e
strutturali. Alla scuola italiana manca tutto. Colpa dell'inettitudine politica
e della superficialità amministrativa dei ministri dell'istruzione. Ma
soprattutto dell'ottusa miopia di premier e ministri dell'economia. E così le
nostre scuole, di ogni ordine e grado, crollano. E non solo metaforicamente
nelle classifiche OCSE ma, purtroppo, anche materialmente. Per l'uno e l'altro
crollo, il ceto politico ha parole e solo parole. Denigratorie per chi ci
lavora o di cordoglio per chi ci muore. A Torino come a San Giuliano di Puglia.
Oggi come ieri. Se la nostra fosse una democrazia reale, chi governa
risponderebbe delle proprie responsabilità politiche o penali. Per il danno
procurato ad intere generazioni ed al Paese nel suo insieme oppure per omicidio
colposo. Da anni nel comparto scuola - governare fa solo rima con tagliare.
Tagli eccessivi investono l'ordinario: dalla conduzione didattica (scuole,
tempo, aule, cattedre) alla manutenzione delle strutture. Per l'edilizia
scolastica si fa poco e male. I lavori sono finanziati
senza ponderare i tempi della burocrazia. Si esigono ribassi insostenibili. La mia denuncia ha un
fondamento. Scrivo con cognizione di causa. Lo faccio da architetto e
professore con esperienza trentennale. Ho avuto modo di conoscere scuole collocate
in diversi contesti territoriali. Troppo spesso mi sono imbattuto in
strutture fatiscenti ed inadeguate sul piano strutturale ed impiantistico,
nelle quali erano disattese le più elementari norme di sicurezza. Poche quelle
idonee. Gravi e quotidiani i rischi per l'incolumità di quanti frequentano e
lavorano in quegli edifici. Il risultato? Tutti si sentono esenti da
responsabilità. Quando ci scappano i morti il polverone mediatico confonde e
non chiarisce... Magari con l'intermezzo di qualche commemorazione.Gianfranco
Pignatelli(g.pignatelli@tiscalinet.it)
( da "Secolo XIX, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il federalismo non
basta c'è la crisi, sparigliamo carlo stagnaro Il federalismo fiscale vittima
della crisi? Almeno temporaneamente, pare proprio di sì. È infatti ormai chiaro
che non sarà possibile, per il Parlamento, approvare la riforma entro Natale,
come aveva più volte auspicato il ministro della Semplificazione, Roberto
Calderoli. Ma la recessione non è l'unico ostacolo: resta tutto da sciogliere
il nodo politico interno al centrodestra, con la doppia spaccatura tra
"sudisti" e "nordisti" e il timore del Pdl di essere
elettoralmente cannibalizzato, nelle regioni settentrionali, dalla Lega Nord.
Il fatto è che la bozza Calderoli, pur contenendo una serie di spunti
interessanti, non costituisce quella profonda riorganizzazione istituzionale che,
dai primi anni Novanta, è tra le priorità sempre dichiarate e mai realmente
affrontate della politica italiana. Il disegno leghista introduce cambiamenti
spesso condivisibili, che vanno nella direzione di un'onesta razionalizzazione
della spesa pubblica. Il passaggio ai costi standard, per esempio, può essere
uno strumento efficace per tagliare le inefficienze, specie in quei settori -
come la sanità? dove è talvolta complicato identificarle e rimuoverle.
Analogamente, la valorizzazione di Regioni, Province e Comuni può avvicinare ai
cittadini le decisioni di spesa, rendendole al tempo stesso più trasparenti e
più controllabili. Tuttavia, manca una chiara definizione di quale possa o
debba essere l'autonomia tributaria di questi soggetti. Se il loro finanziamento
è demandato largamente alla compartecipazione al gettito di imposte nazionali,
potrebbe sortire addirittura l'effetto opposto a quello desiderato: come hanno
evidenziato sia la Corte dei conti, sia i tecnici del Senato, separando la
fonte del prelievo (lo Stato) da chi beneficia del gettito (gli enti locali),
si crea un incentivo perverso per questi ultimi a investire in iniziative
clientelari, allo scopo di procacciare voti e soddisfare i gruppi di pressione.
Inoltre, il trasferimento di risorse in periferia crea un vuoto al centro, che
in qualche modo dovrà essere colmato. L'esperienza dell'Ici è, da questo punto
di vista, eloquente: per quanto odiosa fosse una tassa sulla casa, quanto meno
essa era un elemento di responsabilizzazione dei sindaci, che venivano chiamati
a rispondere non solo di come utilizzavano i soldi pubblici, ma anche di quanti
ne raccoglievano. In un certo senso, allora, l'allungamento dei tempi per
l'approvazione del disegno di legge Calderoli apre una finestra d'opportunità
per una riforma che sia, al tempo stesso, più incisiva e più razionale. E che,
soprattutto, prenda di petto non già la questione della razionalizzazione dei
costi, quanto quella più generale del ripensamento del Paese. Il federalismo
non è una forma di decentramento, ma un modello alternativo di organizzazione
politica, in virtù del quale ciascuno dei soggetti che prende parte al patto
federale dispone di una sua propria sfera di sovranità. Un federalismo ben
funzionante mette in competizione i diversi territori. Nel lungo termine ci si
aspetta che esso abbia lo stesso effetto della concorrenza nel mercato, cioè
far emergere e premiare le soluzioni migliori - che combinano minor prelievo
fiscale con servizi pubblici più efficienti. Ora, questo implica una rivoluzione,
che non può non investire la stessa articolazione politica del Paese. Alcuni
enti andranno potenziati - per esempio i Comuni e le Regioni - altri ridotti o
addirittura aboliti (come le province). Néè detto che, gattopardescamente, se
tutto cambia tutto debba restare come prima: la sfida di rifondare il Paese va
percorsa fino in fondo. Franco Monteverde ha lanciato, col suo saggio
"Limonte" (De Ferrari), una provocazione intelligente: e se
decidessimo di fondere la Liguria al Piemonte? La provocazione va ben al di là
del caso specifico e chiama in causa un equivoco consolidato. Cioè: i confini e
le meccaniche istituzionali non sono una fatalità, ma un accidente della
Storia. La vita dei vivi non dovrebbe essere interamente condizionata dalle decisioni
dei morti: se quello che abbiamo ereditato smette di funzionare, o funziona
meno bene che in passato, allora si può e si deve riflettere su come cambiarlo.
Come la società si è fatta liquida, riflette Monteverde, così deve accadere per
le istituzioni: «Se si vuole far uscire la società civile da una condizione di
scollamento e di subordinazione nei confronti delle istituzioni e degli
apparati pubblici» occorre «provocare un'interruzione istituzionale? Il Limonte
sarebbe appunto una cesura attraverso la quale dare sfogo alla creatività che è
già presente e attiva». L'analisi di Monteverde muove dal presupposto che
l'Italia è dominata non solo dalla casta dei politici, ma anche da un'altra
casta, più grigia e più robusta: quella dei burocrati. Le
burocrazie, come ogni organismo, sono spinte da due istinti: quello
all'autoconservazione, e quello alla crescita. Per quanto esse possano essere
utili, se la loro espansione non viene frenata, finiscono per prosciugare le
risorse vitali di una società. Ma un Paese che non ha il coraggio di
cambiare, è destinato a cadere vittima della bulimia amministrativa.
Sparigliare le carte, rovesciare i rapporti di forza, creare centri di potere
alternativi tra di loro è un modo per ricostruire un equilibrio che noi abbiamo
perso da tempo. Il Limonte vuol dire questo, e più in generale il cuneo
federalista s'inserisce all'interno di questa dinamica. Bisogna, però, aver
rispetto per le parole, e non chiamare federalismo quel che federalismo non è,
come il progetto di Calderoli. Per quanto utile e dignitoso, esso è un
tentativo di gestire meglio l'esistente. È un palliativo, forse un
antidolorifico, ma non rappresenta una cura per il male italiano. Per quello,
ci vuole qualcos'altro. Ci vuole la fantasia, anche istituzionale, al potere.
carlo.stagnaro@brunoleoni.it 24/11/2008
( da "Velino.it, Il" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. POL -
*Infrastrutture, Valducci: Un "supercommissario" per le Grandi Opere
Roma, 24 nov (Velino) - Un “supercommissario” per le infrastrutture in grado di
abbattere i tempi di realizzazione delle opere e degli iter autorizzativi. è la
proposta lanciata dal presidente della commissione Trasporti della Camera Mario
Valducci (Pdl) per rilanciare le Grandi Opere nel nostro paese. “L?ho chiamato
il ?relizzatore? – ha detto Valducci al VELINO -. Si tratta di una figura alle
dirette dipendenze del presidente del Consiglio, magari da utilizzare per opere
con una soglia minima di investimento di 100 milioni di euro che permetta di
ridurre i tempi di realizzazione e quelli dei percorsi autorizzativi,
specialmente di fronte a eventi straordinari come quelli di questo periodo”.
Secondo Valducci ci sono moltissimi gruppi privati che hanno a disposizione
miliardi di euro da investire nelle Grandi Opere, frenati
proprio dalla burocrazia e
dai tempi lunghi di realizzazione. Soldi che potrebbero sbloccarsi, dice
Valducci, “nel momento in cui si pongono delle garanzie su questi step e a cui
possono poi aggiungersi anche i soldi pubblici”. Fondamentale per la realizzazione
di questa nuova figura, osserva il presidente della commissione Trasporti,
“è il rispetto delle regole e norme più stringenti che garantiscano il lavoro
del ?supercommissario? per un periodo temporaneo”. Bisogna, chiarisce Valducci,
“mettere la museruola ai ricorsi davanti al Tar e al Consiglio di Stato” ed
“evitare i ripensamenti delle regioni e degli enti locali che molte volte
intervengono su progetti già approvati” per “garantire tempi certi”. Opere che
possono essere non solo produttive ma anche molto remunerative “come quelle
delle telecomunicazione sulle quali la IX commissione sta concludendo
un?indagine conoscitiva e che possono portare benefici anche per i
consumatori”, conclude Valducci. (Alessandro Sperandio) 24 nov 2008 18:01
( da "AprileOnline.info" del 24-11-2008)
Argomenti: Burocrazia
La scuola crolla.
Letteralmente Gianfranco Pignatelli*, 24 novembre 2008, 12:48 La testimonianza
Da anni governare il settore fa solo rima con tagliare. Dalla conduzione
didattica (tempo, aule, cattedre) alla manutenzione delle strutture. In
compenso non si controllano gli sprechi delle risorse per progetti didattici di
dubbia utilità e non si vigila sulla correttezza di appalti e realizzazione di
opere Carenze funzionali e strutturali. Alla scuola italiana manca tutto. Colpa
dell'inettitudine politica e della superficialità amministrativa dei ministri
dell'Istruzione. Ma soprattutto dell'ottusa miopia di premier e ministri
dell'Economia. E così le nostre scuole, di ogni ordine e grado, crollano. E non
solo metaforicamente nelle classifiche OCSE ma, purtroppo, anche materialmente.
Per l'uno e l'altro crollo, il ceto politico ha parole e solo parole.
Denigratorie per chi ci lavora o di cordoglio per chi ci muore. A Torino come a
San Giuliano di Puglia. Oggi come ieri. Se la nostra fosse una democrazia
reale, chi governa risponderebbe delle proprie responsabilità politiche o
penali. Per il danno procurato ad intere generazioni ed al Paese nel suo
insieme oppure per omicidio colposo. Da anni nel comparto scuola governare fa
solo rima con tagliare. Tagli eccessivi investono l'ordinario: dalla conduzione
didattica (scuole, tempo, aule, cattedre) alla manutenzione delle strutture. In
compenso non si controllano gli sprechi delle risorse per progetti didattici di
dubbia utilità, che rimpinguano le tasche dei dirigenti scolastici e di taluni
insegnanti. Per l'edilizia scolastica si fa poco e male. I
lavori sono finanziati senza ponderare i tempi della burocrazia. Si esigono ribassi insostenibili. Non si vigila abbastanza
sugli appalti, sui flussi di tangenti e sulla corretta esecuzione delle opere.
Sono rimandati ad oltranza la messa in sicurezza degli edifici scolastici,
concedendo all'edilizia pubblica molto più di quanto venga tollerato da quella
privata. Di questo, magari se ne parla nei collegi dei docenti o nei consigli
d'istituto. Qualche volta si verbalizza pure, ma poi rimane tutto lettera
morta. La mia denuncia ha un fondamento. Scrivo con cognizione di causa. Lo
faccio da architetto e professore con esperienza trentennale. Ho avuto modo di
conoscere scuole collocate in diversi contesti territoriali. Troppo spesso mi
sono imbattuto in strutture fatiscenti ed inadeguate sul piano strutturale ed
impiantistico, nelle quali erano disattese le più elementari norme di
sicurezza. Poche quelle idonee. Gravi e quotidiani i rischi per l'incolumità di
quanti frequentano e lavorano in quegli edifici. Dagli infortuni alla
insalubrità dei luoghi, fino all'assenza delle più elementari norme igieniche e
sanitarie. Nelle scuole italiane c'è di tutto. Mancano i controlli e, chi dovrebbe
vigilare ed agire, s'appella alla mancanza di risorse. Il risultato? Tutti si
sentono esenti da responsabilità. Tutti si lagnano e nessuno agisce. Quando ci
scappano i morti il polverone mediatico confonde e non chiarisce. I concorsi di
colpa, le connivenze ed il velo di omertà fanno il resto. La magistratura
indaga, i periti accertano tutto ed il suo contrario. Il solo risultato è la
dilatazione dei tempi, l'assoluzione se non sia subentrata già la prescrizione.
Poi tutto riprende, come prima en anche peggio. Magari confidando in questo o
quel santo protettore che ci risparmi da tutti i possibili danni procurati
dalla sciatteria di sempre. Voto dopo voto, taglio dopo taglio, spreco dopo
spreco, incuria dopo incuria, insabbiamento dopo insabbiamento. Magari con
l'intermezzo di qualche commemorazione. Rituale anche questa, ovviamente.
*Professore e architetto