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Report "Giustizia"  18-22 maggio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: Giustizia

Semifinali Pero-Campolongo e S. Gaetano-Fontane ( da "Tribuna di Treviso, La" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: RESANA - SAN GAETANO: 0 - 2 CSM RESANA: Furlan, Fagan, Tosetto, Agello, Barrichello, Rigo, Barban, Giacobbi, Simionato, Ruffato, Fabbian. All. Fabbrin. SAN GAETANO: Quagliotto, Caeran, Scarpa, Zago, Camozzato, Pederiva, Levorato, Callegari (35'st Favero), Peveri, Canonico (10'st Possamai), Di Gravina (40'st Magagnin).

 ( da "Tempo, Il" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: anche dopo che la Corte Costituzionale, il Consiglio di Stato ed il Coviri ne avevano dichiarato l'illegittimità) Potrei andare avanti ancora per molto, ma le classifiche del sole 24 ore, che posizionano puntualmente Frosinone agli ultimi posti a livello nazionale per qualità della vita sono molto più eloquenti e, certamente,

I concessionari pagano il conto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM Worldwide, ciascuno dei dealer di Gm e Chrysler ha venduto nel 2008 poco più di 200 vetture contro le 322 di un punto vendita Ford e le 1.380 dei concessionari Toyota. La scelta di Chrysler di andare in amministrazione controllata permette ora alla futura alleata di Fiat di alleggerire questa parte dei costi: questa settimana Chrysler ha chiesto al giudice fallimentare di New

Oreste Ferri L'Economist ci aveva già provato Negli ultimi giorni il quotidi... ( da "Unita, L'" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale che scardina una parte dell'impianto della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita ritenendola, per alcuni significativi aspetti, incostituzionale. È un giorno importante per molti italiani che, loro malgrado, si sono trovati a combattere con problematiche legate alla sterilità cercando un aiuto nella tecniche di procreazione medicalmente assistita.

FAMIGLIA: IN ITALIA PROMESSE CHE NON VENGONO MANTENUTE. I GENITORI NE RISENTONO E ANCHE I FIGLI ( da "marketpress.info" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: sistema fiscale giudicato incostituzionale e discriminatorio per ben tre volte dalla Corte Costituzionale non sia ritenuto primario è in netta contraddizione?. Il Moige quindi ribadisce la necessità di azioni concrete a favore dei genitori e dei figli, in primis con l?introduzione del quoziente familiare e in parallelo con la predisposizioni di un ventaglio di azioni che prevedano l?

Cartelle mute illegittime se precedenti a giugno 2008 ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale. Con quell'ultima decisione, come si ricorderà, è stata dichiarata la legittimità costituzionale dell'articolo 36, comma 4-ter, del Dl 248/07 dove si prevede, da un lato, che le cartelle di pagamento contengano, a pena di nullità, l'indicazione del responsabile del procedimento di iscrizione a ruolo e di quello di emissione e di notificazione delle cartelle;

Presupposti necessari per il risarcimento del danno da ritardo della P.A. ( da "AltaLex" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: invasivi dei diritti soggettivi del privato ed espunti dalla giurisdizione amministrativa in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n. 204 del 2004 (cfr. Cons. Stato, Ad. Plenaria, n. 7 del 15 settembre 2005; Tar Lazio, Roma, sez. III quater, 31 marzo 2008, n. 2704; Tar Piemonte, sez. I, 20 novembre 2008, n. 2901). Il TAR, inoltre, specifica che il danno da ritardo non ha un?

Infertilità: ora la cura è libera ( da "Corriere.it" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale ha de­terminato in questa com­plessa materia. Evidentemente basandosi su principi «forti», ma quali esattamente? TUTELA DELL'EMBRIONE - «Il principio cardine cui si è ispirata la Corte è cha la tutela dell'em­brione anziché assoluta (co­me previsto dalla legge 40, ndr), deve essere limitata dalla necessità di trovare un giusto bilanciamento con la tutela delle

Il mal francese di Internet contagia l'Europa LA DEMOCRAZIA ONLINE/ La "mano pesante" del governo transalpino influenza le decisioni che Bruxelles sta per prendere, e il popolo del ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Finirà davanti alla corte costituzionale francese. Sta trovando chi spinge per qualche brutta imitazione in Italia col varo di una legge che badi solo agli interessi di produttori, major della musica e padroni di tv. C?è chi dice che violerà la privacy e metterà i presupposti perché questa violazione venga estesa in modo sistematico in tutta Europa.

Albenga:gli argomenti del consiglio comunale di mercoledì 20 ( da "Savona news" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: tesa a conoscere le implicazioni che deriveranno dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 10.10.2008. Mozione a firma del Consigliere Guarnieri tesa alla ricerca di soluzione per contrastare le problematiche occupazionali, economiche ed ambientali che da tempo interessano lo stabilimento farmaceutico Cav.

18/05/2009 13:21 GIUSTIZIA: ROIA (CSM), TOGHE ELETTE DAL POPOLO? PROPOSTA CONTRADDITTORIA E SENZA SENSO ( da "ITnews.it" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Questo il commento del togato di Unicost al Csm, Fabio Roia, alla proposta del ministro delle Riforme e segretario federale della Lega Nord Umberto Bossi di magistrati eletti dal popolo. Roia sottolinea come avere dei magistrati su elezione popolare comporterebbe una ''manifestazione del consenso e dunque una politicizzazione delle toghe all'eccesso.

Sicurezza, Fio.Psd contro attacco alle persone senza dimora ( da "Sanremo news" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ora si chiede lo stralcio al Senato, altrimenti si farà ricorso sino alla Corte costituzionale Diritti costituzionali compromessi. Una minaccia pendente sulla condizione abitativa di milioni di cittadini. Una volontà di registrazione dalle dubbie finalità, oltre che prevedibilmente inefficace. L?articolo 42 prevede che l?

CATANZARO: CSM RINVIA PROCESSO DISCIPLINARE A EX PM DE MAGISTRIS ( da "ITnews.it" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: udienza che era fissata per domani davanti al Csm riguardante il procedimento disciplinare a carico dell'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Il motivo dello slittamento, l'impedimento del suo difensore, il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. Nell'udienza di domani era in programma l'audizione dell'ex consulente tecnico di De Magistris,

Cine va fi comisarul european al Romaniei? ( da "Romania Libera" del 18-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: iar disputele sale cu CSM sau cu Parlamentul (acuzat in corpore de PDL ca ar incuraja coruptia) s-au prelungit si in mandatul Predoiu. Alti critici i-au reprosat ca modificarea Legii raspunderii ministeriale in 2005 le-a permis unor fosti demnitari precum Adrian Nastase sa intarzie si mai mult un verdict al Justitiei.

( da "Corriere.it" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: potere giudiziario». Palamara poi aggiunge: «È vero che ci sono sistemi che prevedono l'elezione dei magistrati direttamente dal popolo, come in America per quanto riguarda i Pm distrettuali, ma deve considerarsi che siamo di fronte a sistemi completamente diversi da quello nostro e che di conseguenza rendono impossibile prendere singoli pezzi di un sistema e trasportarli in un altro»

Errore della Regione, pagheranno i dipendenti ( da "Corriere delle Alpi" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: avrebbe dovuto far dirimere la questione alla Corte costituzionale, che avrebbe deciso le competenze. Oppure avrebbe dovuto far approvare al consiglio regionale una legge, attendendo che fosse il governo a chiedere di far dirimere la questione alla Consulta». E intanto il tempo passa e all'Usl il clima si fa sempre più teso.

cure e mense per i clandestini, la destra insorge ( da "Tirreno, Il" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e dovrebbe approvare) una legge che prevede cure mediche, mensa e un letto anche per i clandestini, che il presidente Martini ha proposto di chiamare «stranieri irregolari». Una legge che farà discutere con il centrodestra che darà battaglia fino in fondo. Non è esclusa l'impugnazione alla Corte costituzionale. MARIO LANCISI a pagina

ROMA Quando Fini separa la sfera religiosa da quella temporale non fa altro che riaffermare... ( da "Stampa, La" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La sentenza sulla laicità della Corte costituzionale chiarisce in modo illuminante la separazione dei piani, specificando però che indubbiamente in Italia abbiamo una cultura permeata dalla religione più diffusa del paese, cioè il cattolicesimo. E ciò non inficia il principio di laicità».

il governo li caccia, la toscana li cura - mario lancisi ( da "Tirreno, Il" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la legge della Regione farà discutere e non è esclusa l'impugnazione presso la Corte costituzionale da parte del governo. Intanto la destra annuncia battaglia. «Con la legge che la maggioranza regionale di centrosinistra si appresta ad approvare, la Toscana rischia di diventare l'Eldorado di tutta la clandestinità e illegalità, nazionale ed europea.

Creato in Italia il virus anti-tumore ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 8 maggio della sentenza della Corte Costituzionale del 31 marzo scorso, che ha dichiarato parzialmente illegittimo il testo della Legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita. Tali temi (tra cui la tavola rotonda: Una nuova legge 40?) verranno dibattuti a Bologna nel convegno Aggiornamenti in tema di Procreazione medicalmente assistita e diagnosi prenatale'

Appropriazione indebita Gul rinviato a giudizio ( da "Corriere della Sera" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Il caso risale al 1998: il Partito del Benessere era stato sciolto dalla Corte Costituzionale per attività antilaiche, ma era riuscito a ottenere lo stesso alcuni finanziamenti pubblici. «Secondo la Costituzione, il presidente turco può essere processato solo se imputato di alto tradimento», ha replicato il portavoce.

Esame avvocato: il voto numerico non è sufficiente ad integrare la motivazione ( da "AltaLex" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: intervento di una importante decisione della Corte costituzionale (Corte cost. ord. 14 novembre 2005 n. 419), l?orientamento è stato riaffermato da sentenze più recenti della Sezione (T.A.R. Puglia Lecce sez. I 20 novembre 2008 n. 3375; 21 dicembre 2006 n. 6055 e 6056), sulla base di una struttura argomentativa estremamente aggiornata che può essere richiamata anche in questa sede,

"Agì per l'impunità del premier" ( da "Affari Italiani (Online)" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data, dall'altro ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico". Dallo stesso procedimento è stata stralciata la posizione di Berlusconi in attesa che la corte costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano. tags: Silvio Berlusconi David Mills avvocato giudici

Sentenza Mills, 376 pagine di accuse "Falso test per impunità a Berlusconi" ( da "Repubblica.it" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: premier era stata stralciata il 4 ottobre 2008 in attesa che la corte costituzionale decida sulla legittimità del lodo Alfano, la legge che garantisce l'immunità alle massime cariche dello Stato, fra le quali il presidente del Consiglio. Secondo la ricostruzione della procura di Milano, pm Fabio De Pasquale: Mills, legale inglese e creatore del sistema off-shore usato da Fininvest,

Savona: rimborsi agli utenti non allacciati alla fognatura ( da "Savona news" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: cittadini è legata ad una recente sentenza specifica della Corte Costituzionale che tra l?altro prevede non solo rimborso ma anche l?esonero dal pagamento della tassa in questione per i cittadini interessati?. L?assessore Martino ha anche sottolineato, nella sua veste di assessore allo sport, l?impiego di un investimento da 145 mila euro per la sistemazione di alcuni impianti sportivi.

I giudici: . ( da "Corriere.it" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Dal medesimo procedimento la posizione di Silvio Berlusconi è stata stralciata in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso. stampa |

Il Cavaliere impunito ( da "Repubblica.it" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: e ora sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale. Perché dietro la formula enfatica che dà il titolo al Lodo Alfano (cioè la "sospensione dei processi per le Alte Cariche dello Stato") è chiaro a tutti che l'unica carica da salvare era ed è la sua. "Riferirò in Parlamento", annuncia ora Berlusconi.

Processo Mills, dall'ammissione dell'avvocato al Lodo Alfano che salva Berlusconi ( da "Repubblica.it" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale decida sulla legittimità del lodo Alfano, la legge che garantisce l'immunità alle massime cariche dello Stato, fra le quali il presidente del Consiglio. L'intera vicenda andrà in prescrizione nel febbraio del 2010. Una volta depositate le motivazioni inizierà una vera e propria corsa contro il tempo per arrivare alla sentenza definitiva della Cassazione entro

I giudici: Mills corrotto da Berlusconi Il premier: ( da "Corriere.it" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Silvio Berlusconi è stata stralciata in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso. REAZIONI - Immediate le reazioni politiche. Antonio Di Pietro, ospite su Radio due della trasmissione «28 minuti» condotta da Barbara Palombelli:

Tagli alla Scuola, la protesta emiliana a Roma ( da "Sestopotere.com" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Romagna ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale), mettendo a rischio lo stesso diritto di accesso all?istruzione, nonché il presidio sociale e culturale che le scuole rappresentano per tali aree; - di individuare soluzioni adeguate rispetto al personale ATA, la cui drammatica riduzione mette a rischio il normale funzionamento delle scuole;

"Mills corrotto dal premier" Ira Berlusconi: uno scandalo ( da "Corriere.it" del 19-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Dal processo Mills è stata stralciata la posizione di Silvio Berlusconi, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso. «NESSUN VERSAMENTO» - «Ci sarà un appello, ci sarà un altro giudice e io sono sereno.

La farmacia è del farmacista ( da "Corriere delle Alpi" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Una sentenza della Corte costituzionale europea La farmacia è del farmacista BELLUNO. Il giudice della Corte costituzionale europea ha stabilito che la proprietà della farmacia può essere soltanto del farmacista. Esclusa quindi la possibilità, come richiedeva il caso che era stato portato all'attenzione dallo Stato italiano,

Fiera e benedizione delle rose per la tradizione di Santa Rita ( da "Stampa, La" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: spiegando che in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale, «e' necessario provvedere al rimborso delle somme incassate per un servizio non svolto». Il caso è quello del canone di depurazione delle acque pagato da tutti i savonesi, compresi quelli che non essendo allacciati alla rete fognaria non godevano evidentemente del servizio.

Lodo Alfano, lo delle polemiche ( da "Corriere.it" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: decisione in autunno Sarà nuovamente la Corte Costituzionale a decidere il destino dei processi a carico del premier Silvio Berlusconi. Come già fu nel 2004 per il «lodo Schifani», vale a dire lo «scudo» processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte bocciò in toto determinando la ripresa del processo Sme, la Consulta tornerà a pronunciarsi sulla legittimità del nuovo «

D'Ambrosio indignato La gente si svegli ( da "Tribuna di Treviso, La" del 20-05-2009) + 4 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: Sul lodo Alfano però pende ancora il giudizio della Corte costituzionale. Potrebbe cambiare qualcosa? «Non sappiamo come deciderà ma ricordo le parole di un ex presidente di Cassazione e della Corte Costituzionale che in commissione ci implorò di non approvare la legge che avrebbe fatto scendere la nostra democrazia in uno degli ultimi posti.

l'ira del cavaliere sui magistrati "una sentenza scandalosa in parlamento dirò ciò che penso" - gianluca luzi ( da "Repubblica, La" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: potrebbe arrivare dalla Corte costituzionale che dopo l´estate deciderà sulla sorte del Lodo Alfano. Arriva così un attacco diretto al magistrato Nicoletta Gandus che il premier ritiene prevenuta nei suoi confronti. E alla domanda della giornalista dell´Unità che gli chiede perché, se convinto della propria estraneità, non si vuole sottoporre al processo rinunciando al Lodo Alfano,

un leader in fuga dalla verità - giuseppe d'avanzo (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: se la Corte Costituzionale dovesse cancellare per incostituzionalità lo scudo immunitario, le norme sulla prescrizione che si è approvato uccideranno nella culla il processo. Promette che in parlamento «dirà finalmente quel che pensa di certa magistratura», come se non conoscessimo la litania da quindici anni.

il pd: "il premier si faccia processare" - giovanna casadio ( da "Repubblica, La" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: su cui si deve ancora pronunciare la Corte costituzionale. Il giudizio di Dario Franceshini, il segretario dei Democratici, è tagliente: «La sentenza dimostra in modo purtroppo incontestabile il coinvolgimento del presidente del Consiglio e che la "legge Alfano" è stata fatta apposta per sottrarre Berlusconi al giudizio a cui sono sottoposti tutti i normali cittadini italiani»

Le motivazioni accusano Silvio ( da "Italia Oggi" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: decisone della Corte Costituzionale sul lodo Alfano. Il presidente della Consulta Francesco Amirante infatti non ha ancora fissato la data dell'udienza per discutere le questioni di legittimità sollevate nei confronti della legge che sospende i processi per le quattro più alte cariche dello Stato, in attesa che tutte e tre le cause in questione a carico del presidente del consiglio,

NEO - DEM Meno moduli di Stato e più libertà in Abruzzo ( da "Italia Oggi" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale 155/1995), nega qualsiasi possibilità di iniziativa privata per fare residenze di qualità, espropria ettari di orti dei residenti confinanti con terreni già di proprietà comunale che restano invece intatti. Un mega-piano confuso anche sul piano delle motivazioni urbanistiche, assai generiche e modeste,

d'ambrosio indignato la gente si svegli - nicola corda ( da "Tirreno, Il" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Sul lodo Alfano però pende ancora il giudizio della Corte costituzionale. Potrebbe cambiare qualcosa? «Non sappiamo come deciderà ma ricordo le parole di un ex presidente di Cassazione e della Corte Costituzionale che in commissione ci implorò di non approvare la legge che avrebbe fatto scendere la nostra democrazia in uno degli ultimi posti.

si è sottratto al processo con il lodo alfano ( da "Tirreno, Il" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: se la legge è costituzionale Nel 2004 la prima decisione su un tema analogo ROMA. Sarà nuovamente la Corte Costituzionale a decidere il destino dei processi a carico del premier Silvio Berlusconi. Come già fu nel 2004 per il "lodo Schifani", vale a dire lo "scudo" processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte bocciò in toto determinando la ripresa del processo Sme,

cure ai clandestini, l'approvazione slitta ( da "Tirreno, Il" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: presentazione di un ricorso alla Corte costituzionale da parte del governo in caso di approvazione della legge toscana sull'immigrazione. Il centrodestra è infatti deciso a combattere una battaglia senza esclusione di colpi contro la legge regionale: «Sarà un preciso dovere del Pdl - ha dichiarato il coordinatore regionale Massimo Parisi - qualora la legge dovesse entrare in vigore,

incostituzionale? non vedo perché - carlo bartoli ( da "Tirreno, Il" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: impianto normativo difficilmente potrà essere messo in discussione dalla Corte costituzionale nel caso che il governo voglia proporre un ricorso di legittimità costituzionale. Questo il parere di Emanuele Rossi, docente di diritto costituzionale alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. La Regione Toscana ha travalicato le proprie competenze, come accusa l'opposizione di centrodestra?

Toscana, assistenza anche ai clandestini ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: hanno fatto sapere che chiederanno a Berlusconi di ricorrere alla Corte Costituzionale. E che raccoglieranno firme per un referendum abrogativo. Al centro di questa battaglia che si combatte in Consiglio regionale ci sono molte norme contestate. Ma il cuore del problema è nell'enunciazione di principio, dove si dice «che tutte le persone dimoranti nel territorio regionale,

CARLO Azeglio Ciampi, Presidente emerito della Repubblica italiana,... ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Presidente emerito della Corte costituzionale. Quest'ultimo terrà una significativa lectio dal titolo: Dimmi, Pericle, sapresti dirmi che cosa è la legge?'. Gli Onafifetti, gruppo locale di cabaret, canteranno La badoglieide'. Nel pomeriggio, dalle ore 17 alle 20, l'Aula Magna dell'Università di Jesi ospiterà la tavola rotonda dal titolo: I valori e le battaglie di un laico del Novecento'

G ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: caso la Corte costituzionale. La Liguria è ovviamente una delle Regioni più colpite perché, stante l'orografia, molti stabilimenti sono in muratura e quindi incamerati. Tutte le associazioni di categoria hanno disperatamente cercato di convincere il Governo che la normativa era ingiusta e rendeva impossibile la sopravvivenza di molte imprese turistiche e hanno raggiunto un accordo,

Mills corrotto dal premier ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: posizione fu stralciata in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sulla legittimità del Lodo Alfano, lo scudo varato dal Governo per sospendere i processi alle quattro più alte cariche dello Stato (la decisione non è stata ancora fissata). Di fronte a un reato come la corruzione giudiziaria (a "concorso necessario"), era inevitabile che i giudici si spingessero a valutare (

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Per il Sadirs c'è una sola strada da percorrere: l'impugnazione della norma davanti alla Corte costituzionale. «Diversamente - chiude Melis - la disparità di trattamento tra lavoratori non può che portare all'apertura di contenziosi all'interno dell'amministrazione». ALESSANDRA CARTA

L' effetto ( da "Corriere della Sera" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: a settembre passerà all'esame della Corte costituzionale. E fa ripartire con virulenza l'attacco del centrosinistra, stavolta in modo compatto. Da Antonio Di Pietro al Pd, a Rifondazione, fioccano richieste di dimissioni e minacce di impeachment; si fa notare al premier che senza il provvedimento anche lui sarebbe stato condannato.

Il conto fantasma La motivazione non spiega da dove sia giunto quel denaro e rinvia alcuni atti al pm ( da "Stampa, La" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ancora il vaglio della corte Costituzionale e che comunque impedirà probabilmente per sempre che Berlusconi venga mai chiamato a rispondere delle accuse che, come in un gioco di specchi, riverberano dalla sentenza Mills. Un contesto che inizialmente è lo stesso Mills a rivelare confessando, prima ai suoi consulenti fiscali poi agli stessi magistrati della Procura che lo indagano,

La Corte decide in autunno. Ma il reato è già prescritto ( da "Manifesto, Il" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: La Corte decide in autunno. Ma il reato è già prescritto La data ancora non c'è, ma sulla legittimità del Lodo Alfano, la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello stato, la Corte costituzionale dovrebbe decidere non prima dell'autunno.

Giù le mani dal capo Ho l'Italia con me ( da "Manifesto, Il" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Questo nel caso la Corte costituzionale dichiarasse incostituzionale il lodo. E comunque il reato andrebbe prescritto. Il cavaliere non rischia altre condanne. Utilizzerà però le motivazioni della sentenza per alzare il polverone in parlamento. La decisione di ieri non è solo frutto della rabbia di un momento.

( da "Secolo XIX, Il" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: oppure se la Corte costituzionale (chiamata a pronunciarsi nei prossimi mesi) annullerà il Lodo Alfano giudicandolo in contrasto con la Costituzione. Il reato, ricordano i giudici, fu commesso a Milano, Londra e Ginevra (i luoghi delle deposizioni ritenute false e quello del pagamento dei 600 mila dollari) fino al 29 febbraio 2000.

Un leader in fuga dalla verità ( da "Repubblica.it" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: se la Corte Costituzionale dovesse cancellare per incostituzionalità lo scudo immunitario, le norme sulla prescrizione che si è approvato uccideranno nella culla il processo. Promette che in parlamento "dirà finalmente quel che pensa di certa magistratura", come se non conoscessimo la litania da quindici anni.

Riesplode la tempesta Mills ( da "Corriere.it" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Dal processo Mills è stata stralciata la posizione di Silvio Berlusconi, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso. «NESSUN VERSAMENTO» - «Ci sarà un appello, ci sarà un altro giudice e io sono sereno.

Giù le mani dal capo ( da "Manifesto, Il" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Questo nel caso la Corte costituzionale dichiarasse incostituzionale il lodo. E comunque il reato andrebbe prescritto. Il cavaliere non rischia altre condanne. Utilizzerà però le motivazioni della sentenza per alzare il polverone in parlamento. La decisione di ieri non è solo frutto della rabbia di un momento.

Abu Omar, processo va avanti. Respinta revoca ordine arresti Cia ( da "Reuters Italia" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: L'11 marzo scorso la Corte Costituzionale, dirimendo un conflitto di attribuzione fra governo e magistratura, aveva stabilito che la procura di Milano non poteva utilizzare i documenti coperti da segreto di Stato, eliminando in sostanza dal dibattimento alcuni degli atti che ne hanno consentito il rinvio a giudizio.>

Abu Omar, il processo va avanti Prodi e Berlusconi non testimoniano ( da "Corriere.it" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: L'11 marzo scorso la Corte Costituzionale, dirimendo un conflitto di attribuzione fra governo e magistratura, aveva stabilito che la procura di Milano non poteva utilizzare i documenti coperti da segreto di Stato, eliminando in sostanza dal dibattimento alcuni degli atti che ne hanno consentito il rinvio a giudizio.

TERRORISMO: GIUDICE MILANO, NO A TESTI BERLUSCONI E PRODI A PROCESSO ABU OMAR ( da "ITnews.it" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: stato definito dalla Corte Costituzionale, Silvio Berlusconi e Romano Prodi, come altri testi citati dalle difese nell'ambito del processo milanese sul sequestro di Abu Omar, non saranno piu' convocati e ascoltati perche' ritenuti, a questo punto, 'superflui'. Lo ha deciso il giudice monocratico di Milano Oscar Magi, che,

Abu Omar, il processo va avanti. E Pollari... ( da "Affari Italiani (Online)" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: la sentenza della Corte Costituzionale sul Segreto di Stato. Il giudice ha anche respinto sia le richieste di proscioglimento immediato degli imputati sia quelle di restituzione degli atti alla Procura per far ripartire dall'inizio il procedimento. Magi ha inoltre rigettato la richiesta di revoca dell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti degli agenti della Cia latitanti,

Sono tre i ricorsisul ( da "Sicilia, La" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: scudo processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte Costituzionale bocciò «in toto», determinando la ripresa del processo Sme, la Consulta tornerà a pronunciarsi sulla legittimità del nuovo lodo, ribattezzato col nome del Guardasigilli, Alfano (nella foto). I tre ricorsi arrivati alla Corte saranno presi in esame dopo la pausa estiva, secondo alcune indiscrezioni.

Abu Omar, processo va avanti. No revoca arresti Cia ( da "Reuters Italia" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: rispettarsi i principi affermati dalla Corte Costituzionale e ovviamente questo comporterà un particolare sforzo anche da parte del pubblico ministero nella raccolta delle prove future", ha aggiunto il procuratore. Magi, rigettando la richiesta di proscioglimento presentata dalle difese di tutti gli imputati e respingendo la richiesta di annullamento del decreto di rinvio a giudizio,

Abu Omar, il processo va avanti Prodi e Berlusconi non saranno in aula ( da "Repubblica.it" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: dovrà rispettare i limiti probatori imposti dalla Corte Costituzionale che aveva annullato alcuni atti processuali. No quindi al proscioglimento degli imputati per carenza di elementi di prova, no alla dichiarazione di non doversi procedere per l'esistenza del segreto di Stato, e no anche alla richiesta di annnullare l'ordinanza di rinvio a giudizio e di rinviare gli atti al pm.

CSM, acuzat ca evita sa vorbeasca de magistratii colaboratori ai Securitatii ( da "Romania Libera" del 20-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Dar persoana respectiva fusese numita in CSM inainte ca legea Monica Macovei sa fie adoptata, asa incat CSM-ul a crezut de cuviinta sa lase lucrurile asa cum sunt, argumentand ca legea nu poate fi retroactiva. A fost vadit insa ca CSM-ul n-a asumat acest tip de exigenta moral-politica ca o norma de regula interna, iar in aceste conditii reforma este intr-adevar dificila"

Abu Omar, il processo riparte. Ma è in salita ( da "Manifesto, Il" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: necessaria a interpretare la sentenza della Corte costituzionale sul segreto di stato. Non ha accolto la tesi delle difese, che chiedevano di disporre il proscioglimento di tutti gli imputati, tra cui l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari. Ma ha anche stabilito che, così come ha stabilito la Consulta, «l'opposizione del segreto di Stato da parte del governo obbliga i pubblici ufficiali,

Rivoluzione giustizia Ora il governo ha fretta ( da "Stampa, La" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è una sentenza della Corte Costituzionale in questo senso, oggi esiste solo una sentenza Mills di primo grado. Ci sarà una sentenza definitiva, se fanno le corse contro il tempo, tra un anno e mezzo. Nel frattempo interverrà la prescrizione. E di certo una prescrizione per Mills non si potrebbe utilizzare in un processo a Silvio Berlusconi.

Ddl intercettazioni. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: intercettazioni degli 007 sono sopravvissute persino alla mannaia della Corte costituzionale che ha fortemente esteso il segreto di Stato (con l'emendamento, il processo non ci sarebbe). La norma-Caliendo va a modificare quanto stabilito dalla riforma dei servizi del 2007. Spataro ricorda che durante l'iter parlamentare di quella legge era stato proposto un analogo avviso al premier,

Abu Omar. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo «sbarramento » del segreto di Stato alzato dalla Corte costituzionale non lo impedisce. Mercoledì, quindi, la parola passerà agli imputati, a cominciare da Niccolò Pollari, ex capo del Sismi (ora Aiese) accusato di aver collaborato al rapimento insieme aD altri 007 italiani e a 26 agenti della Cia (latitanti).

Il processo Abu Omar perde pezzi No a Berlusconi e Prodi testimoni ( da "Corriere della Sera" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ieri ha preso atto che la Corte Costituzionale ha dato del segreto di Stato un'interpretazione «estensiva» per la quale «in qualche modo il rapporto di collaborazione tra servizi segreti italiani e stranieri costituisce sempre una possibile copertura alla realizzazione di un qualsiasi fatto illecito, che rischia di non essere compiutamente ricostruibile in sede giudiziaria»

La (strana) campagna di Sicilia Centrodestra contro il Lombardo ( da "Corriere della Sera" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: voleva che io ricorressi contro quella impugnazione davanti alla Corte costituzionale. Io gli ho risposto: no, no, no». Botta di Cascio: «Stiamo valutando dopo il commissariamento dello Iacp, se ci sono le condizioni per denunciare Lombardo alla Procura della Repubblica per abuso di potere». Risposta del governatore: «Credo che nel Pdl stia facendosi strada un delirio di onnipotenza.

Se c'è il corrotto c'è anche il corruttore ( da "Unita, L'" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Sul lodo Alfano si deve pronunciare la Corte Costituzionale. «L'illegittimità costituzionale è probabile, se la Corte è coerente con la sentenza per il lodo Maccanico-Schifani. L'aspetto più macroscopico è che, data la materia, la tutela del processo e quella della carica istituzionale, ci sarebbe voluta una legge costituzionale».

Il padre che non può riconoscere il figlio nel Paese respingente ( da "Unita, L'" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: soggiorno alla donna incinta o che abbia partorito da meno di sei mesi e (per la sentenza 376/2000 della Corte Costituzionale) al marito di lei. Si ostina a non tener conto però, quella maggioranza, del fatto che l'art. 9 dello stesso DPR impone per il rilascio di ogni permesso di soggiorno (salvi i pochi casi tassativamente elencati) che lo straniero sia in possesso di passaporto.

"Gli italiani in Europa lavorano troppo poco" ( da "Stampa, La" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ambito del segreto di Stato così come delimitato dalla Corte Costituzionale». Insomma, sarebbero testi superflui. Anche gli imputati, oltre ai testi, potranno opporre il segreto di Stato, aveva detto la Corte Costituzionale. E Magi, ovviamente, dice che così sarà. Anche perché alla prossima udienza è fissato l'interrogatorio degli imputati.

Guida in stato di ebbrezza e utilizzabilità processuale dei prelievi ematici ( da "AltaLex" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: della Corte costituzionale la sentenza n. 238 del 19962. Pur trattandosi, infatti, di una decisione che avente riguardo la norma afferente i poteri del giudice in materia di perizia (art. 224 c.p.p.), la presa di posizione della Corte Costituzionale produsse, comunque, tutta una serie di effetti in punto di diritto che non rimasero circoscritti allo spettro tipicamente codici stico.

Provincia: ( da "Sannio Online, Il" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha interpellato la Corte dei Conti sezione della Campania in merito alla sentenza della Corte Costituzionale, numero 335 del 10 ottobre 2008, in relazione alla tassa di depurazione. Nello specifico, il primo cittadino ha chiesto di conoscere l?orientamento della stessa in merito alla problematica concernente la sentenza su citata,

Franceschini: ( da "Corriere.it" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM - Lo scontro giudici- Berlusconi potrebbe però presto spostarsi al Consiglio superiore della magistratura. Dopo l'attacco del premier ai giudici del processo Mills, si va verso il probabile intervento del Csm sul caso. Alcuni togati vorrebbero l'apertura di una nuova pratica a tutela dei magistrati del processo;

abu omar, avanti col processo ma resta il segreto di stato ( da "Repubblica, La" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: i limiti imposti dalla decisione della Corte Costituzionale nel processo «impediscono al generale Pollari di dimostrare la propria estraneità». E anche la rinuncia alle testimonianze di Romano Prodi e Silvio Berlusconi, pregiudicherebbe la linea difensiva. «Sia Berlusconi che Prodi - ha concluso Madia - potevano dimostrare l´estraneità del generale in questa vicenda.

Rivoluzione della giustizia adesso il governo ha fretta ( da "Stampaweb, La" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è una sentenza della Corte Costituzionale in questo senso, oggi esiste solo una sentenza Mills di primo grado. Ci sarà una sentenza definitiva, se fanno le corse contro il tempo, tra un anno e mezzo. Nel frattempo interverrà la prescrizione. E di certo una prescrizione per Mills non si potrebbe utilizzare in un processo a Silvio Berlusconi.

Inca un magistrat din dosarul Gorbunov exclus din bransa ( da "Romania Libera" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: a fost si ea exclusa din magistratura pe 29 aprilie de CSM. Toti ceilalti magistrati cercetati de CSM in acest caz au fost revocati din functiile de conducere. Tribunalul Dolj a fost instanta care a decis eliberarea pe motive medicale a lui Serghei Gorbunov, iar Parchetul de pe langa Tribunalul Dolj nu a atacat aceasta decizie.

Norma ue contraria ai 3 schiaffi ( da "superEva notizie" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: opposizione si appella alla Corte costituzionale,[...] L'Unione Europea definisce l'accesso ad internet un vero e proprio diritto. In Francia, sulla base di questa emendamento Ue, l'opposizione si appella alla Corte costituzionale, affinche' venga cambiata la norma approvata qualche giorno fa contro la pirateria online, la Lci (Loi Creation et Internet)

Procurorul din cazul Gorbunov, dat afara ( da "Romania Libera" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: a fost si ea exclusa din magistratura pe 29 aprilie de CSM. Toti ceilalti magistrati cercetati de CSM in acest caz au fost revocati din functiile de conducere. Tribunalul Dolj a fost instanta care a decis eliberarea pe motive medicale a lui Serghei Gorbunov, iar Parchetul de pe langa Tribunalul Dolj nu a atacat aceasta decizie.

Conflict deschis intre CSM si ministrul Justitie ( da "Romania Libera" del 21-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ministerul Justitiei are propriile politici si viziuni si a tinut cont intotdeauna de parerile Ministerului Public si ale CSM. Am spus si saptamana trecuta ca nu este primul pas al CSM spre o confruntare cu MJ. CSM a avut astfel de confruntari si cu ministerele anterioare si asta da de gandit. CSM incearca aceasta confruntare pentru a-si castiga credibilitatea in fata magistratilor.

Lodo Alfano, il Colle risponde a Grillo ( da "Corriere.it" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 2004 con cui la Corte costituzionale dichiarò l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge n. 140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Stato". Nella stessa comunicazione si rilevò che, per quanto compete al capo dello Stato in questa fase, il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei ministri "

Fra Cavaliere e toghe riparte uno scontro segnato dalle incognite ( da "Corriere.it" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: oppure se il corpo a corpo appena ripreso fra palazzo Chigi e potere giudiziario sia l'inizio di qualcosa di peggio e di più duraturo. Per il momento si indovina solo che se Silvio Berlusconi riferirà al Parlamento come aveva annunciato a caldo, lo farà dopo le elezioni europee del 6 e 7 giugno: magari rafforzato dal voto.

La (strana) campagna di Sicilia Centrodestra contro il Lombardo ( da "Corriere.it" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: che io ricorressi contro quella impugnazione davanti alla Corte costituzionale. Io gli ho ri­sposto: no, no, no». Botta di Cascio: «Stiamo valutando dopo il commissariamento dello Iacp, se ci sono le condizioni per denuncia­re Lombardo alla Procura della Repub­blica per abuso di potere». Risposta del governatore: «Credo che nel Pdl stia facendosi strada un delirio di on­nipotenza.

Salute mentale, inaugurato il centro Treviso Nord ( da "Tribuna di Treviso, La" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: In questo momento il CSM segue più di 1200 cittadini residenti. Sono circa 300 le persone che ogni anno chiedono aiuto per la prima volta e che necessitano di periodi di cura. Vi vengono svolte visite psichiatriche e psicologiche per persone maggiorenni che presentano problemi clinici di depressione, disturbi d'ansia, psicosi schizofreniche,

Doppio canone fognario Arriva il difensore civico ( da "Tribuna di Treviso, La" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge Galli e successive modifiche nonché l'articolo 155 del decreto legislativo 152 del 2006, poiché ha ritenuto tali disposizioni irragionevoli in quelle parti in cui asseriscono che la quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione è dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista

Il Governo impugna la Finanziaria provinciale ( da "Trentino" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Risulta difficile capire come il governo si metta a impugnare davanti alla Corte Costituzionale una legge finanziaria su una questione di lana caprina come questa». Se la Consulta dovesse accogliere il punto di vista del governo, sarebbe una mazzata non secondaria per l'agricoltura trentina che dovrebbe, visto che la riduzione dell'1 per cento ammonta a circa 5 milioni e mezzo di euro.

Se è innocente lo dimostri ( da "Trentino" del 22-05-2009) + 3 altre fonti
Argomenti: Giustizia

Abstract: firmato senza attender la Corte costituzionale e perché lo ha firmato sapendo che era una fotocopia del già bocciato lodo Schifani. Il Quirinale ha replicato ricordando tutti i passi seguiti nella vicenda, ricordando che il «controllo ultimo sulla legittimità delle leggi è affidato alla Corte costituzionale alla quale l'ordinamento non consente la richiesta di pareri preventivi»

lega di a: no ad abete commissario vuole un ex avvocato di berlusconi ( da "Repubblica, La" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Durante la riunione della A, è stato fatto il nome di un possibile commissario che avrebbe il gradimento della nuova Lega: Romano Vaccarella, ex membro della Corte Costituzionale in quota centrodestra e avvocato civilista di Silvio Berlusconi in diversi procedimenti. (stefano scacchi)

no del governo alla legge che vuole favorire le donne ( da "Repubblica, La" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: varate dal consiglio regionale No del governo alla legge che vuole favorire le donne Il governo ha impugnato la legge elettorale della Campania per vizi di forma e nel merito, poiché obbliga a dare voti di preferenza a generi diversi, con l´obiettivo di favorire l´elezione delle donne. Ciarlo (Pd): rilievi pretestuosi. Deciderà la Corte costituzionale. PATRIZIA CAPUA A PAGINA II

"posizione inconsistente i rilievi sono pretestuosi" ( da "Repubblica, La" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte Costituzionale Listino del presidente Pietro Ciarlo, capogruppo Pd in consiglio regionale, contesta la scelta di Palazzo Chigi "Posizione inconsistente i rilievi sono pretestuosi" La Corte impiegherà cinque o sei mesi per decidere, sono convinto che respingerà il ricorso dell´esecutivo Il centrodestra difende a spada tratta il listino perché Berlusconi vuole indicare i possibili

regione, il governo impugna la nuova legge elettorale - patrizia capua ( da "Repubblica, La" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: è da vedere come la Corte costituzionale valuterà questa eccezione di incostituzionalità. La Corte si pronuncerà, i tempi possono essere relativamente brevi. è una prospettazione che mi sembra nuova e c´è una parte dei costituzionalisti che avanza qualche dubbio sulla legittimità, ritenendo che la presenza femminile vada certamente incentivata,

Accertamento dal capufficio ( da "Italia Oggi" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: legittimità si è pronunciata recentemente la Corte costituzionale con l'ordinanza n. 377 del 9 dicembre 2007. I giudici regionali romani hanno fondato la loro decisione sull'attenta analisi dello stesso articolo 42 del dpr n. 600/1973 avendo riguardo, in particolare, al fatto che l'accertamento anziché dal titolare dell'Ufficio, fosse stato sottoscritto da un direttore tributario.

Roma Capitale, serve il dialogo ( da "Italia Oggi" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale non ha mancato di sottolineare ripetutamente. Per non dire, poi, dei possibili contrasti con il principio della competenza generale esclusiva prevista dal comma 4 dello stesso articolo 117.Va riconosciuto, però, che il legislatore delle norme su Roma capitale sembra aver avuto sufficiente consapevolezza del potenziale conflitto che da una non meditata attuazione

Memorial Garrone: premio Calamandrei a Ciampi e Zagrebelsky ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: al teatro Pergolesi Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, terrà una «lectio magistralis» dal titolo: «Dimmi, Pericle, mi sapresti dire che cosa è la legge?». Parteciperà anche Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica, condizioni di salute permettendo. Ad ascoltarlo oltre 500 maturandi.

Le considerazioni con cui accompagna la richiesta tendono obbiettivamente a spingere il Capo d... ( da "Unita, L'" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: 24 del 2004 con cui la Corte costituzionale dichiarò l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge n. 140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Statò. Nella stessa comunicazione - prosegue il Quirinale - si rilevò che, per quanto compete al Capo dello Stato in questa fase,

LA CONSULTA dopo l'estate può sbloccare il processo ( da "Unita, L'" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: LA CONSULTA dopo l'estate può sbloccare il processo Il presidente della Corte Costituzionale Amirante non ha ancora emanato il decreto per la fissazione della data per l'esame del Lodo Alfano. La causa sarà dibattuta dopo l'estate. Nel caso di bocciatura del Lodo Alfano il processo Mills potrebbe ripartire.

Il Quirinale a Grillo: ( da "Tempo, Il" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Napolitano ha firmato il Lodo Alfano perché la legge rispondeva alle condizioni poste dalla Corte Costituzionale nel 2004. Quella sentenza è stata il «punto di riferimento» seguito da Napolitano e la sussistenza delle condizioni indicate dalla Consulta è stata «la bussola» seguita dal presidente. Così il Quirinale risponde a Beppe Grillo che nel suo blog gli rivolge cinque domande.

I l governo Berlusconi apre due nuovi fronti di scontro col Trentino ( da "Adige, L'" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale, per conflitto di competenza, due articoli della legge finanziaria di assestamento 2009, nonché la legge regionale istitutiva del Comune di Ledro, che tocca dunque anche la Regione. Per quanto riguarda la finanziaria, il governo contesta la riduzione dall'1,9% allo 0,9% dell'aliquota dell'Irap rispetto a quella fissata a livello statale per le imprese e le coop

Si apre un nuovo fronte di scontro tra il governo Berlusconi e la Provincia di Trento ( da "Adige, L'" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: ha impugnato davanti alla Corte costituzionale, per conflitto di competenza, due articoli della legge finanziaria di assestamento 2009, approvata nel marzo scorso, nonché la legge regionale ( vedi cronaca di Riva ) istitutiva del Comune di Ledro, che tocca dunque anche la Regione Trentino Alto Adige.

Berlusconi: Giudici estremisti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Ma è sulla revisione del sistema giudiziario che il premier si mostra più che mai determinato. «Metteremo tutto il nostro impegno nella riforma della giustizia penale e non ci fermeremo fino al-la divisione delle carriere ».Un'accelerazione che il Governo doveva avere già deciso nei giorni scorsi, visto che mercoledì sera il ministro della Giustizia,

Lodo Alfano, bussola è la Consulta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: rilievi della sentenza con cui la Corte costituzionale bocciò, nel 2003, il Lodo Schifani: la Corte «non sancì» che la sospensione dei processi alle alte cariche dello Stato dovesse essere disposta con legge costituzionale e, inoltre, giudicò «apprezzabile» la tutela a cui era rivolto il Lodo, cioè «il sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche »

E il Quirinale rispose a Grillo sul blog: Consulta, la mia bussola ( da "Corriere della Sera" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: il controllo ultimo sulla legittimità delle leggi è affidato alla Corte costituzionale, alla quale contrariamente a quanto da lei assunto l'ordinamento non prevede la richiesta, da parte del presidente o di chiunque altro, di alcun parere preventivo». Insomma: è la Consulta il giudice delle leggi, ciò che dovrebbe almeno spostare il bersaglio di Grillo.

Grillo-Colle, sono botte ( da "Manifesto, Il" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Corte costituzionale sul Lodo Schifani, prima approvato e poi bocciato dalla Consulta nel 2004: «La Corte giudicò un interesse apprezzabile la tutela del bene costituito dalla assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche, rilevando che tale interesse ''può essere tutelato in armonia con i princìpi fondamentali dello Stato di diritto,

I pericoli del muro contro muro ( da "Corriere della Sera" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: perché la legge rispondeva alle condizioni chieste dalla Corte Costituzionale nel 2004, unico suo «punto di riferimento». Per paradosso, quella Costituzione che Berlusconi è accusato di deformare e stravolgere, appare un ingombro anche ai suoi avversari nel momento in cui il capo dello Stato la addita come bussola neutrale, oggettiva.

La Maddalena, i lavori continueranno ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: soldi isolani verranno riassegnati in un apposito fondo della presidenza del Consiglio», sottolinea il senatore del Pd Francesco Sanna, che ha definito «incredibile» la nuova formulazione dell'articolo 17. Sanna invita il presidente della Regione a impugnare il decreto legge davanti alla Corte Costituzionale. ENRICO PILIA

Corte d'appello, incontro di studi ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Cronaca di Cagliari Pagina 1021 Corte d'appello, incontro di studi --> Un incontro di studi sull'incidente di costituzionalità è in programma oggi pomeriggio e domani mattina nell'Aula Magna della Corte d'Appello. L'incontro è organizzato dalla Camera penale della Sardegna e dall'Osservatorio del foro di Cagliari.

se è innocente lo dimostri ( da "Tirreno, Il" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: firmato senza attender la Corte costituzionale e perché lo ha firmato sapendo che era una fotocopia del già bocciato lodo Schifani. Il Quirinale ha replicato ricordando tutti i passi seguiti nella vicenda, ricordando che il «controllo ultimo sulla legittimità delle leggi è affidato alla Corte costituzionale alla quale l'ordinamento non consente la richiesta di pareri preventivi»

Presa rusa: R.Moldova a deschis "frontul romanesc" ( da "Romania Libera" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: de a contracara concurenta UE in aceasta regiune si de a stopa la granitele moldovene extinderea NATO spre Est. Din aceeasi categorie: Conflict deschis intre CSM si ministrul JustitieLukoil a scumpit benzina si motorina cu 2 bani/litruBoc a explicat criteriile de selectie a bancilor pentru "Prima casa" Voteaza

GIUSTIZIA: CSM, AUMENTATA L'ATTIVITA' DELLA SEZIONE DISCIPLINARE DOPO RIFORMA ORDINAMENTO ( da "ITnews.it" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: Lo riferisce lo stesso Csm, in una nota, sottolineando che "al rilevante incremento dei procedimenti disciplinari sopravvenuti, la Sezione ha fatto fronte con le udienze ordinarie, a cadenza settimanale, e con numerose udienze straordinarie".

Canali: presto la legge di riforma delle nomine ( da "Italia Sera" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: composta da esperti quali ex giudici della Corte Costituzionale, magistrati a riposo delle supreme magistrature e professori universitari. Per la nomina dei direttori generali il Presidente della Regione chiederà alla commissione di indicargli tre nomi tratti dall?elenco, e sceglierà fra questi tre.

Il nuovo consiglio direttivodell'associazione Hera onlus ( da "Sicilia, La" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: L'assemblea ha espresso soddisfazione per la recente sentenza della Corte Costituzionale e ha anche fatto il punto sulle iniziative dell'associazione per modificare e migliorare ulteriormente la Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita.

Politica: Il Governo impugna la legge elettorale regionale ( da "Sannio Online, Il" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: si rivolge alla Corte Costituzionale. Sollevate questioni di legittimità relative alle competenze e all?elettorato attivo e passivo... Il Consiglio dei ministri ha impugnato, su proposta del ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, la legge elettorale approvata lo scorso 12 marzo dal Consiglio regionale campano.

Oina nu vrea sa moara ( da "Romania Libera" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: CSM Rm. Sarat, Victoria Surdila Greci (Braila), Pamira Sibiu, Crasna Gorj, Spicu Horia Constanta si Viata Noua Olteni (Teleorman). "In general, ma declar multumit, dar terenul a lasat de dorit si rog autoritatile locale sa faca demersuri pentru imbunatatirea si amenajarea bazei sportive, ca sa putem organiza competitii importante si cu alte prilejuri intr-

"Immigrati, il ddl sicurezza obbliga i medici a fare la spia" ( da "Repubblica.it" del 22-05-2009)
Argomenti: Giustizia

Abstract: fossero denunciati e a garantire supporto sino alla Corte Costituzionale. Non possiamo chiedere che vadano contro una legge - conclude Lusenti - ma che si regolino in base alla Costituzione e al codice deontologico". "La richiesta che fanno i medici di una norma espressa che li esenti dal dover denunciare gli immigrati clandestini è apodittica e razzista" afferma Matteo Brigandì,


Articoli

Semifinali Pero-Campolongo e S. Gaetano-Fontane (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Semifinali Pero-Campolongo e S. Gaetano-Fontane Una disattenzione e l'Evolution cede al Ponte Crepaldo: domenica a Chiarano la resa dei conti CIMAPIAVE - CAMPOLONGO: 0 - 1 CIMAPIAVE: Tomietto, Todesco, Quaggio, Pozzobon (30'st Manzaro), Girardi (15'st Callegaro), Lorenzon, Cazziolati (35'pt Capellazzo), Zuliani, Amadio, Paqualin, Filippin. All. Cimitan. CAMPOLONGO: Spinazzè, Caselli, Piai, Campodall'Orto, Volpato, Ceolin, De Paoli (35'st Ros), Da Lozzo, Uremovic (35'st El Hattab), Armellin (40'st Frare), Zanchetta. All. Tonon. ARBITRO: Lorenzin di Castelfranco. RETE: 25'st Campodall'Orto. NOTE: espulso a gara terminata Piai. CIMADOLMO. La rasoiata di Campodall'Orto al 25' della ripresa regala la qualificazione al Campolongo, che disputerà la semifinale tra sette giorni contro l'Ardita Pero. Al Cimapiave sarebbe bastato un pareggio ma è stata un'impresa impossibile. ARDITA PERO - SANTA GIUSTINA: 3 - 1 ARDITA PERO: Guerretta, Scanferla, Carretta (28'st Girotto), Fornasier, Bardin (3'st Piovesan), Simion, Moro, Targhetta, Berto (44'st Zampieri), Trevisi (34'st Pavan), Zabotti. All. Crespan. S. GIUSTINA: Dal Col, Herri, Diego Collodel, Scottà (41'st Luca Collodel), De Priori, Zanchettin (22'st Tonio), Dell'Agiustina, Zanette (18'st Segatto), Birro (7'st Stet), Grava, Tomasella (32'st Coly). All. De Nardi. ARBITRO: Trisolini di Treviso. RETI: 8'-11'-30' st Berto, 9'st Grava. BREDA DI PIAVE. Berto, in giornata di grazia, prende per mano la propria squadra e la guida dritta alla semifinale di domenica col Campolongo. Succede tutto nella ripresa, tra l'8' e il 30': fa tutto Berto, con Grava che segna il pari. RESANA - SAN GAETANO: 0 - 2 CSM RESANA: Furlan, Fagan, Tosetto, Agello, Barrichello, Rigo, Barban, Giacobbi, Simionato, Ruffato, Fabbian. All. Fabbrin. SAN GAETANO: Quagliotto, Caeran, Scarpa, Zago, Camozzato, Pederiva, Levorato, Callegari (35'st Favero), Peveri, Canonico (10'st Possamai), Di Gravina (40'st Magagnin). All. Favaro. ARBITRO: Bardin di Conegliano. RETI: 10' pt Pederiva, 30' pt Callegari. RESANA. San Gaetano vince e accede alla semifinale playoff. Troverà il Fontane che ha superato la Rovere. Succede tutto nel primo tempo: Pederiva-Gravina gli autori delle due reti. La reazione del Resana non è incisiva e nella ripresa il San Gaetano si limita ad amministrare il risultato.

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 (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa La replica Iannarilli risponde a Scalia «Ho fatto davvero tanto per il nostro territorio» «Solo Scalia non si è accorto di quello che ho fatto per il nostro territorio: i cittadini, infatti, hanno dimostrato di saperlo benissimo e di apprezzarlo, in ogni tornata elettorale». Iannarilli replica così alle critiche mossegli da Scalia. «Per rinfrescargli la memoria - prosegue – gli ricordo che nei cinque anni durante i quali ho ricoperto l'incarico di assessore regionale all'agricoltura, il Lazio è diventata la prima Regione in Italia per utilizzo dei fondi comunitari nel settore, e la quarta in Europa. A beneficiarne, ovviamente, sono stati gli agricoltori, anche quelli della provincia di Frosinone, oltre che l'intero territorio, che ha potuto contare su importanti opportunità di sviluppo. Tanto per fare un altro esempio, inoltre, sempre in quel periodo, ho cercato di dare soluzione ad uno spinoso problema che affligge gli allevatori con una legge relativa allo smaltimento delle carcasse animali. Consiglio poi a Scalia di chiedere lumi, in tal senso, agli agricoltori della provincia, anche per confrontare i risultati ottenuti dal sottoscritto con quelli conseguiti, invece, negli ultimi 5 anni, da Marrazzo e dall'assessore Valentini. Sono sicuro che riceverebbe risposte per lui davvero poco gradite. Non riesco però a ricordare cosa abbia fatto Scalia per il nostro territorio. Non mi risulta, infatti, che sia riuscito a risolvere qualcuno dei problemi dei cittadini, né ad attuare un solo progetto per lo sviluppo di questa provincia. Anzi, se la vogliamo dire tutta, ha politicamente svenduto l'aeroporto a Viterbo per una poltrona da assessore regionale. A questo possiamo aggiungere una lunga serie di incompiute, tra cui spicca sicuramente l'interporto, ancora fermo dopo 18 anni, con un consiglio di amministrazione che costa 40 mila Euro l'anno. Per non parlare, poi, dell'inesistenza di politiche efficaci e di controlli per l'ambiente (come dimostra ampiamente la catastrofica situazione in cui versano la valle del Sacco e i nostri fiumi), e della scandalosa situazione relativa alla gestione del servizio idrico (dove il centrosinistra ha avallato l'aumento delle tariffe a danno dei cittadini, anche dopo che la Corte Costituzionale, il Consiglio di Stato ed il Coviri ne avevano dichiarato l'illegittimità) Potrei andare avanti ancora per molto, ma le classifiche del sole 24 ore, che posizionano puntualmente Frosinone agli ultimi posti a livello nazionale per qualità della vita sono molto più eloquenti e, certamente, oggettive e super partes».

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I concessionari pagano il conto (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-17 - pag: 5 autore: I concessionari pagano il conto Gm e Chrysler tagliano il 10% dei dealer per recuperare efficienza Andrea Malan Un monovolume Chrysler Town & Country (da noi si chiama Grand Voyager) a 17.500 dollari, meno di 13mila euro; e una Jeep Liberty a 16 mila (neppure 12mila euro). La pubblicità in bella evidenza su sito del "Detroit News" la dice lunga sulla crisi della Chrysler e quella dei suoi concessionari: il Town & Country più economico costa di listino 26mila dollari (circa 20mila euro), e da noi il Grand Voyager parte da 40mila euro... Con i margini di profitto sotto zero sia per le aziende che per i concessionari, l'ipertrofia della rete è stata per anni uno dei fattori della scarsa competitività delle case automobilistiche americane. Nata negli anni del boom, la loro rete di concessionari è rimasta capillare nonostante il progressivo calo delle vendite, anche per effetto di una serie di leggi dei singoli Stati americani che rendono complesso e costoso rescindere i contratti. Il risultato è che all'inizio di quest'anno le (ex) Big Three di Detroit avevano circa due terzi dei 20mila concessionari Usa, pur con una quota pari a circa metà del mercato nel 2008; secondo uno studio della CSM Worldwide, ciascuno dei dealer di Gm e Chrysler ha venduto nel 2008 poco più di 200 vetture contro le 322 di un punto vendita Ford e le 1.380 dei concessionari Toyota. La scelta di Chrysler di andare in amministrazione controllata permette ora alla futura alleata di Fiat di alleggerire questa parte dei costi: questa settimana Chrysler ha chiesto al giudice fallimentare di New York di poter tagliare quasi 800 dei suoi oltre 3.200 concessionari. La stessa strada verrà seguita dalla General Motors, la quale (pur non avendo ancora portato i libri in tribunale) ha anticipato l'intenzione di ridurre il numero di punti vendita di 1.100 rispetto ai 6.200 che aveva all'inizio dell'anno: l'azienda ha inviato una lettera ai concessionari interessati, informandoli che «la relazione contrattuale non verrà rinnovata a dopo l'ottobre 2010». «Senza il Chapter 11 – ha però avvertito Mark LaNeve, responsabile vendite della Gm – sarà difficile mettere in pratica i tagli. Non abbiamo intenzione di avviare una battaglia legale». Secondo alcuni tale battaglia potrebbe però essere inevitabile se qualche rivenditore facesse causa prima del deposito dei libri. Un altro dei motivi dell'ipertrofia delle reti di vendita dei costruttori Usa era il gran numero di marchi: General Motors ne aveva fino a poco tempo fa nove, a fronte dei due di Honda e Nissan e dei tre di Toyota. La cessione o chiusura di Saturn, Hummer, Saab dovrebbe contribuire per altre 500 unità allo snellimento della struttura. I quasi 2mila tagli annunciati in settimana da General Motorse Chrysler corrispondono al 10% della rete, e dovrebbero comportare la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Secondo la Nada, l'associazione dei concessionari, i soli tagli alla Gm porteranno all'eliminazione di 63mila posti. Gm del resto, impegnata nei frenetici negoziati anche con obbligazionisti e sindacati, deve mostrare loro che la ristrutturazione richiede sacrifici a tutti. Anche Ford – l'unica delle tre grandi a non aver chiesto l'aiuto dei contribuenti – ha avviato un processo di sfoltimento della rete: da fine 2005 il numero dei suoi dealer è sceso del 16% a circa 3.700, soprattutto per il consolidamento di quelli delle grandi aree urbane. Il timore di Ford è ora che le due rivali approfittino della maggiore libertà di manovra concessa loro dalle procedure fallimentari per uscire con una rete più competitiva. Pochi problemi dovrebbero invece avere le rivali giapponesi, che operano con strutture molto più snelle. © RIPRODUZIONE RISERVATA DECISIONI OBBLIGATE Lo sfoltimento annunciato da General Motors comporta la perdita di 63mila posti L'alleata del Lingotto snellisce di oltre un terzo Chiudono i concessionari. Stanley Balzekas (nella foto), proprietario di una concessionaria Chrysler a Chicago, subito dopo aver ricevuto la notizia che la casa produttrice interromperà il contratto di franchising con la sua società. AFP

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Oreste Ferri L'Economist ci aveva già provato Negli ultimi giorni il quotidi... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Oreste Ferri L'Economist ci aveva già provato Negli ultimi giorni il quotidiano la Repubblica ha tentato di porre alcune domande al premier sulla "serata di compleanno" di una signorina napoletana. Nel luglio 2003 L'Economist pose alcune domande alla stessa persona e precisamente: 1) Con che frequenza, semmai lo ha fatto, ha parlato con mister Mills; 2) Come è possibile che lei non sia a conoscenza delle tangenti pagate agli ispettori della Guardia di finanza che chiusero un occhio sulla Mondadori; 3) In attesa della definizione dei processi d'appello, che conclusioni si possono trarre da queste tre sentenze se non che lei ha commissionato il pagamento della tangente al signor Metta per suo diretto personale vantaggio; 4) Il 17 giugno 2003 lei ha affermato: «... ho già avuto l'opportunità di dire pubblicamente ciò che sapevo sull'attività di Pacifico, che egli gestiva una sorta di ufficio di importazione-esportazione di denaro intorno agli uffici del tribunale di Roma frequentato da impiegati del tribunale, da giudici e da avvocati». Quando lo apprese? Per tutta risposta l'Economist ricevette una querela; a Repubblica, venerdì, solo una valanga di insulti. Sandro Di Blasi I settimanali scandalistici? Tutti con lui! Ieri ho avuto casualmente modo di osservare in edicola la sfilata delle copertine dei principali settimanali scandalistici e femminili di questa settimana. È un'impressionante sintesi di cosa significhi nel concreto «potere mediatico». Ovunque, anche se con parole e immagini diverse e adatte ai target di riferimento dei periodici, si traggono le seguenti conclusioni: Berlusconi ha alle spalle una vita da uomo di successo e le sue «abitudini» personali ne fanno un simpatico guascone galante, più che un uomo inaffidabile e moralmente discutibile; la moglie è una donna dura, irrigidita nella sua altera determinazione di divorziare; i figli pregano la madre di ripensarci...I commenti credo siano inutili, ma sarebbe interessante pubblicare fianco a fianco le copertine in questione. Se si aggiungono i messaggi televisivi, il quadro di manipolazione mediatica è completo. La cosa più disperante, però, sta nella probabile soddisfazione dei/delle manipolati/e. Gianni Zampieri In memoria di Nabruka Mimuni Nella notte tra il 6 e il 7 maggio, nel Centro di Identificazione e Espulsione (Cie) di Ponte Galeria a Roma una donna si è impiccata nei bagni. Si chiamava Nabruka Mimuni, era una immigrata tunisina in Italia da 20 anni. Quel giorno avrebbe dovuto essere deportata ma ha scelto di morire dove aveva deciso di vivere. Nabruka è stata uccisa dalle leggi razziste della democrazia italiana. Poco più di dieci anni fa una legge dello Stato istituì le prigioni per migranti, i Centri come quello dove è morta Nabruka. In tanti sono stati uccisi da quella legge: migliaia e migliaia inghiottiti dal mare dove viaggiano le carrette dei senza carte. A questa barbarie legalizzata ho risposto il 5 luglio 2008 con la mia obiezione di coscienza per i diritti umani. Ilaria Barontini Una sentenza buona Il 13 maggio 2009, sulla Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la sentenza della Corte Costituzionale che scardina una parte dell'impianto della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita ritenendola, per alcuni significativi aspetti, incostituzionale. È un giorno importante per molti italiani che, loro malgrado, si sono trovati a combattere con problematiche legate alla sterilità cercando un aiuto nella tecniche di procreazione medicalmente assistita. Donne e uomini che per anni si sono visti negare uno dei diritti fondamentali della vita, quello della libertà di scelta e di cura, e che, grazie alla legge 40, sono stati caricati di dolori, fatiche e delusioni ancora più grandi. Per chi soffre problemi di infertilità e di sterilità avere dei figli è difficile, non sempre è possibile. La procreazione assistita può essere una strada da provare, sempre faticosa e dai risultati incerti. Chi sceglie l'aiuto della procreazione assistita, oggi, con questa sentenza, può contare su una legge più accettabile che potrà consentire risultati migliori grazie all'applicazione di tecniche mediche secondo scienza e coscienza e non secondo una norma incompetente in materia e lesiva dei diritti delle persone, primo fra tutti il diritto alla salute. Laura ravetto I tacchi alti e i capelli biondi Gentile Direttore, vorrei esprimere qualche considerazione su quanto scritto nella rubrica «Fronte del video» dalla sig.ra Maria Novella Oppo, visto che, sebbene in parte, anche io vi sono chiamata in causa. Cominciamo con il biondo. Stento a capire quale possa essere il significato da riconnettere, politicamente e giornalisticamente parlando, al colore dei capelli. Passiamo ai tacchi. D'accordo che la politica è anche immagine, ma credo che nessuno di quelli che con me erano in trasmissione a parlare di immigrazione e sicurezza avrebbe mai sperato o voluto porre in risalto le calzature. Sono stata abituata a pensare (non solo di me, ovvio) che il corpo sia sostenuto dalle scarpe e i concetti dalla testa. Infine il tema cruciale che vedo preoccupa la giornalista: Berlusconi. Capisco la frustrazione di chi vorrebbe che si dicesse sempre qualcosa di sinistra sul Presidente del Consiglio. Però processi alle intenzioni altrui fondati sui propri codici ideologici o politici, quelli no. Io, nelle liste per le elezioni europee, ci sono entrata su richiesta del partito, quale responsabile comunicazione e propaganda del Pdl. Non corro per un seggio (sono già parlamentare alla Camera), bensì per sostenere programmi e liste del progetto Pdl in cui credo. Chi mi conosce (e forse anche la giornalista in questione, visto che ha giustamente rilevato la spigolosità del mio carattere) sa che non ho remore o piaggerie tra le mie corde. Perciò mi si creda, se mi viene chiesto un giudizio sul Capo del Governo, mi viene spontaneo evocarne le caratteristiche che ne sintetizzano la figura: sono queste sue qualità a garantire a lui un successo e consenso che nessun altro premier ha mai avuto e al nostro paese quella stabilità di governo e incisività di azione che sono necessarie per la crescita e lo sviluppo. Cordialmente. Vedo che la signora Ravetto conferma, in maniera molto prolissa rispetto alle poche righe che le avevo dedicato, quello che ho scritto di lei e quindi non capisco che cosa voglia puntualizzare: ripete che Berlusconi non è criticabile e si riconosce «puntuta». Invece, chissà perché, fa fatica ad ammettere di essere bionda e di portare i tacchi alti (inquadrati dal regista, forse comunista). Ma questo è un suo problema. A meno che tacchi alti e capelli, all'interno del Pdl, non siano tabù che non bisogna neppure sfiorare, in quanto punti deboli del capo. m.n.o.

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FAMIGLIA: IN ITALIA PROMESSE CHE NON VENGONO MANTENUTE. I GENITORI NE RISENTONO E ANCHE I FIGLI (sezione: Giustizia)

( da "marketpress.info" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Lunedì 18 Maggio 2009 FAMIGLIA: IN ITALIA PROMESSE CHE NON VENGONO MANTENUTE. I GENITORI NE RISENTONO E ANCHE I FIGLI Roma, 18 maggio 2009 - In occasione della Giornata internazionale della Famiglia il Moige – Movimento Italiano Genitori punta il dito contro le difficoltà che vivono le famiglie italiane, sia in termini economici che di servizi. “Purtroppo la famiglia rappresenta sempre un cavallo di battaglia durante le campagne elettorali, ma poi viene troppo spesso dimenticata” afferma Maria Rita Munizzi, Presidente Nazionale del Moige “Il quoziente familiare è stato più volte garantito dai politici ma poi puntualmente accantonato a causa di altre azioni che risultano sempre più importanti. ” Prosegue Munizzi “Se la centralità della famiglia all’interno della nostra società non viene mai messa in discussione, il fatto che modificare un sistema fiscale giudicato incostituzionale e discriminatorio per ben tre volte dalla Corte Costituzionale non sia ritenuto primario è in netta contraddizione”. Il Moige quindi ribadisce la necessità di azioni concrete a favore dei genitori e dei figli, in primis con l’introduzione del quoziente familiare e in parallelo con la predisposizioni di un ventaglio di azioni che prevedano l’accessibilità dei servizi a sostegno della genitorialità e l’approvazione di provvedimenti inerenti la conciliazione dei tempi famiglia e lavoro. “Chiediamo alle Istituzioni un aiuto vero e concreto verso i genitori e le famiglie italiane, guardando alle best practice che spiccano sul territorio europeo, in particolare alla Francia che in pochi anni con una politica articolata basata sul quoziente e su sostegni alle madri è riuscita a diventare il Paese in Europa con il più alto tasso di natalità. ” . <<BACK

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Cartelle mute illegittime se precedenti a giugno 2008 (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: FISCO E SENTENZE data: 2009-05-18 - pag: 40 autore: Ctp. Atti e validità Cartelle mute illegittime se precedenti a giugno 2008 Domenico Carnimeo Sono illegittime, e come tali devono essere "annullate", le cartelle di pagamento prive della sottoscrizione o dell'indicazione del responsabile del procedimento. La Ctr Puglia, con la sentenza n. 63/9/09, rimette in discussione una questione che in molti consideravano definitivamente risolta dopo la sentenza n. 58/09 della Corte costituzionale. Con quell'ultima decisione, come si ricorderà, è stata dichiarata la legittimità costituzionale dell'articolo 36, comma 4-ter, del Dl 248/07 dove si prevede, da un lato, che le cartelle di pagamento contengano, a pena di nullità, l'indicazione del responsabile del procedimento di iscrizione a ruolo e di quello di emissione e di notificazione delle cartelle; dall'altro, che la stessa disposizione si applichi ai ruoli consegnati agli agenti della riscossione a decorrere dal 1Ú giugno 2008 e che la mancata indicazione di quei responsabili nelle cartelle relative ai ruoli consegnati prima di tale data non è causa di nullità delle stesse. Di qui il sospetto, da più parti sollevato, che la norma contenga una sanatoria degli atti già emanati e che determini un'ingiustificata disparità di trattamento tra i contribuenti, a parità di condizioni, soltanto in ragione della diversa data di consegna del ruolo. La Consulta, come abbiamo detto, ha "salvato" quella disposizione e ha escluso che, prima della sua emanazione, la mancata indicazione del responsabile del procedimento abbia determinato la nullità della cartella di pagamento. La questione, perciò, sembrava definitivamente chiusa. I giudici pugliesi, però, non la pensano così. A loro parere, infatti, con la sentenza n. 58/09 la Consulta ha fissato il principio secondo cui le cartelle di pagamento "mute", relative ai ruoli consegnati prima del 1Ú giugno 2008, non sono affette da "nullità" in assenza di un'espressa previsione normativa in tal senso, questo non implica, tuttavia, che quelle cartelle debbano ritenersi comunque " legittime". Nell'ordinamento ammini-strativo, ha sottolineato il collegio, le forme di invalidità degli atti sono riconducibili a due tipologie: da un lato «la nullità, di carattere assoluto, non sanabile, non soggetta a prescrizione e rilevabiled'ufficio dal giudice»; dall'altro «l'annullabilità,sanzione meno grave, che attiene ad un vizio di legittimitàdell'atto amministrativo che può comunque portare alla caducazione dell'atto impugnato». Ebbene, prosegue la Ctr pugliese, secondo i principi generali, le cartelle di pagamento, che sono certamente atti amministrativi, se privi di sottoscrizione o del responsabile del procedimento, non si sottraggono alla censura di annullabilità. Tali principi, infatti, sono certamente coerenti con quanto ha stabilito la Corte costituzionale nell'ordinanza n. 377/07 e nella recente sentenza n. 58 del 2009, dove, pur ritenendo non applicabile alle " vecchie" cartelle di pagamento la sanzione della nullità, non è stata esclusa la sanzione meno grave dell'annullabilità delle cartelle prive di sottoscrizione o dell'indicazione del responsabile del procedimento. Per altro, concludono i giudici, il sistema delle garanzie previsto dalla legge n. 212/00 (Statuto del Contribuente), e in particolare dall'articolo 7, comma 2, secondo cui «le cartelle di pagamento devono tassativamente indicare il responsabile del procedimento », recupera l'esigenza di protezione degli interessi del contribuente e, quindi, l'invalidità delle cartelle di pagamento prive di sottoscrizione o dell'indicazione di quel responsabile. Insomma la questione è tutt'altro che chiusa. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Presupposti necessari per il risarcimento del danno da ritardo della P.A. (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Presupposti necessari per il risarcimento del danno da ritardo della P.A. TAR Lazio-Roma, sez. II bis, sentenza 16.03.2009 n° 2694 (Francesco Logiudice) Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Il TAR capitolino affronta, con la pronuncia in rassegna, la tematica concernente i presupposti che devono necessariamente sussistere affinché possa essere accolta una domanda di risarcimento del danno nei confronti della P.A., nel caso di ritardo nel rilascio di provvedimenti amministrativi. Nel caso di specie, la società ricorrente sostiene di avere titolo alla tutela risarcitoria per l’illegittimo ritardo nel rilascio della concessione edilizia evidenziando come l’istanza sia stata definita a distanza di un lungo lasso di tempo e che le argomentazioni sollevate dall’Amministrazione nel corso del procedimento sulla complessità giuridica del caso, peraltro, non sussisterebbero. Il Collegio, in primis, ricorda che nel nostro diritto positivo non è previsto, allo stato attuale della legislazione, un meccanismo riparatore dei danni causati dal ritardo procedimentale in sé e per sé considerato. A questo proposito, la giurisprudenza amministrativa ha precisato che in presenza del mancato tempestivo soddisfacimento dell’obbligo dell’Autorità amministrativa di assolvere adempimenti pubblicistici, aventi ad oggetto lo svolgimento di funzioni amministrative, si è al cospetto di interessi legittimi pretensivi del privato, la cui tutela ricade, per loro intrinseca natura, nella giurisdizione del giudice amministrativo (e, trattandosi della materia urbanistica-edilizia, nella sua giurisdizione esclusiva); come tali esulano dai meri "comportamenti" della P.A. invasivi dei diritti soggettivi del privato ed espunti dalla giurisdizione amministrativa in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale n. 204 del 2004 (cfr. Cons. Stato, Ad. Plenaria, n. 7 del 15 settembre 2005; Tar Lazio, Roma, sez. III quater, 31 marzo 2008, n. 2704; Tar Piemonte, sez. I, 20 novembre 2008, n. 2901). Il TAR, inoltre, specifica che il danno da ritardo non ha un’autonomia strutturale rispetto alla fattispecie procedimentale da cui scaturisce ed è legato inscindibilmente alla positiva finalizzazione di quest’ultima, essendo essenziale, per integrare la fattispecie, il giudizio di imputabilità soggettiva, quantomeno a titolo di colpa, dell’apparato amministrativo procedente. A sostegno di quanto affermato il GA richiama l’orientamento dell’ Ad. Plen. n. 7/2005, con il quale il Supremo Consesso aveva stabilito che non è risarcibile il danno da ritardo "puro" quando sia disancorato dalla dimostrazione giudiziale della meritevolezza di tutela dell’interesse pretensivo fatto valere e quando la P.A. abbia adottato con notevole ritardo un provvedimento negativo rimasto inoppugnato. Completando l’iter logico - argomentativo, il G.A. aggiunge che l’azione di risarcimento da ritardo della P.A., pur ammessa in astratto e rientrante nell’alveo del danno da lesione di interessi legittimi, in applicazione del principio dell’atipicità dell’illecito civile, deve essere ricondotta nell’ambito dell’art.2043 cod. civ., per l’identificazione degli elementi costitutivi dell’illecito, e a quello del successivo art. 2236 cod. civ., per delineare i confini della responsabilità. E quindi, detta azione di risarcibilità del danno, inquadrandosi nella sua natura "extracontrattuale", comporta che il bene della vita conseguito in modo differito sia avvenuto per il fatto altrui, quanto meno colpevole. E’ pacifico, per giurisprudenza ormai costante, che non è sufficiente la illegittimità (del provvedimento o) dell’inerzia amministrativa per ritenere integrata una fattispecie di responsabilità aquiliana della P.A., essendo essenziale ad integrare la fattispecie il giudizio di imputabilità soggettiva, quantomeno a titolo di colpa dell’apparato amministrativo procedente (cfr. da ultimo, Cons. Stato, sez. V, 8 settembre 2008, n. 4242; idem, 2 marzo 2009, n. 1162). Sicchè, per riconoscere la fondatezza della domanda così avanzata, è necessario che il difettoso funzionamento dell’apparato pubblico sia riconducibile ad un comportamento negligente o ad una volontà di nuocere o si ponga in contrasto con le prescrizioni di legalità, imparzialità e buon andamento previste dall’art.97 della Cost., non essendo ex se riconducibile al superamento dei termini di conclusione del procedimento in violazione dell’art. 4 della L. n. 493 del 1993, data la natura acceleratoria degli stessi. (cfr.Cons. Stato, sez. VI, 30 dicembre 2005, n. 7623; Tar Lombardia, Milano, sez. III,17 gennaio 2007, n. 71; Tar Lazio, Roma, sez. III quater, 31 marzo 2008, n. 2704; Tar Piemonte, sez. I, cit. n. 2901/2008). Il Collegio conclude evidenziando che il risarcimento del danno da ritardo, attesa la sua natura extracontrattuale, richiede la prova della quantificazione dello stesso con riferimento sia al danno emergente che al lucro cessante, in quanto elementi costitutivi della relativa domanda, ai sensi dell’art. 2697 cod. civ. . Per di più, non va sottaciuto che nel caso specifico di domanda di risarcimento dei danni per il ritardo nel rilascio della concessione edilizia, il danno è da farsi conseguire, comunque, alla concreta esecuzione dell’opera, non essendo di per sé sufficiente il riconoscimento tardivo del titolo di legittimazione edificatoria (cfr. Tar Sicilia, Catania, sez. I, 3 luglio 2007, n. 1158). Dichiara, pertanto, inammissibile la richiesta di risarcimento del danno da ritardo che sia sommaria e sia stata effettuata indicando una cifra forfetaria e generica del danno subito, senza fornire specifici elementi di prova, la cui indicazione grava sulla parte richiedente il risarcimento. (Altalex, 18 maggio 2009. Nota di Francesco Logiudice) Amministrativo | Responsabilità della pubblica amministrazione T.A.R. Lazio - Roma Sezione II bis Sentenza 4 dicembre 2008 - 16 marzo 2009, n. 2694 Massima e Testo Integrale Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |

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Infertilità: ora la cura è libera (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

IL CASO Infertilità: ora la cura è libera La Consulta ha ribaltato la legge 40: quali regole per fecondazione assistita e diagnosi preimpianto MILANO - Basta con gli «emigranti per un figlio», i «paradisi del­la provetta» e quant'altro il linguaggio giornalistico si è inventato in questi cinque anni per descrivere il disa­gio delle coppie infertili in cerca del bebè altrove. Una recentissima sentenza della Corte costituzionale ha ribal­tato gran parte dei divieti della legge 40 sulla feconda­zione assistita (no alla crea­zione di più di tre embrioni, no al congelamento, no alle indagini genetiche sull'em­brione), riallineando l'Italia alla maggior parte degli pae­si europei. I punti chiave del cambia­mento sono la possibilità di fecondare tutti gli embrioni che si ritiene necessario, di trasferirne in utero quanti sembra utile per ottenere la gravidanza e di congelare gli altri per eventuali successivi tentativi. Ma si apre anche la strada alla diagnosi preim­pianto (per farlo sono neces­sari diversi embrioni) in ca­so di malattie genetiche, messa all'indice dalla legisla­zione varata cinque anni fa. Uno scenario nuovo che dovrebbe arrestare la fuga al­l'estero delle coppie con pro­blemi di fertilità e permette­re ai centri che operano nel­l'ambito della fecondazione assistita di lavorare con una certa tranquillità. Ma non era di tranquillità l'atteggia­mento prevalente fra gli spe­cialisti riuniti a Roma pochi giorni fa; sembravano, piut­tosto, preoccupati di capire meglio che cosa diventa leci­to e cosa è ragionevole aspet­tarsi nel prossimo futuro. Lo hanno fatto con giuri­sti esperti in materia in un convegno organizzato dalla Società italiana di fertilità e sterilità a Palazzo Marini. La libertà ritrovata fa paura ha detto qualcuno , cosa comprensibile visto il ribal­tamento che la sentenza del­la Corte costituzionale ha de­terminato in questa com­plessa materia. Evidentemente basandosi su principi «forti», ma quali esattamente? TUTELA DELL'EMBRIONE - «Il principio cardine cui si è ispirata la Corte è cha la tutela dell'em­brione anziché assoluta (co­me previsto dalla legge 40, ndr), deve essere limitata dalla necessità di trovare un giusto bilanciamento con la tutela delle esigenze di pro­creazione ha spiegato Ma­rilisa D'Amico, ordinario di diritto costituzionale all'uni­versità Statale di Milano . In sostanza si 'affievolisce' la tutela dell'embrione per assicurare possibilità concre­te di gravidanza. La Corte ha quindi stabilito che una cop­pia ha diritto al trattamento più adatto nel suo singolo caso, concordato con il me­dico che si assume piena­mente la responsabilità del­la strategia scelta. Va comun­que precisato che la decisio­ne della Corte è una senten­za 'manipolativa' che riscri­ve la legge per renderla com­patibile con la Costituzione; ha, perciò, un valore incon­futabile. Non troveranno spazio perciò ipotesi come quelle ventilate dal Movi­mento per la Vita, che alla sentenza vuole contrappor­re la 'tutela giuridica del­l'embrione' ». «Il legislatore di fatto ave­va considerato la donna co­me mero strumento di pro­creazione e aveva annullato completamente la figura del medico e la sostanza dell'at­to terapeutico: ora gli ridà autonomia e libertà di offri­re alla coppia il trattamento che ritiene più idoneo pre­cisa l'avvocato fiorentino Maria Paola Costantini . Che cosa succederà adesso? Il ministero dovrà stilare nuove linee guida che armo­nizzino il testo della legge 40 con la presa di posizione del­la Corte costituzionale». E la diagnosi preimpian­to? Già una serie di pronun­ciamenti del Tribunale di Ca­gliari e del Tar del Lazio, in seguito a richieste di diagno­si genetiche pre-impianto per gravi malattie eredita­rie, aveva aperto la strada al­la sua fattibilità in Italia. «Ora, con questa sentenza, la Corte ha dichiarato illegit­time le limitazioni al nume­ro di di embrioni producibi­li e alla crioconservazione, rendendola finalmente pra­ticabile ». precisa Marilisa D'Amico. In sostanza non ci sono più limiti agli esami per co­noscere lo stato di salute dell'embrione e, una volta effettuata la diagnosi geneti­ca prima dell'impianto, è possibile congelare gli em­brioni malati trasferendo in utero soltanto quelli sani o, al massimo, portatori sani della malattia (per lo più si tratta di talassemia e di fi­brosi cistica). IL RUOLO DEL MEDICO - Si tratta in conclusione di una piccola rivoluzione che riporta sulla scena il medico come figura «forte» delle scelte di cura e enfatizza il patto terapeutico fra lui e le pazienti. «Paradossalmente, da domani per noi medici il lavoro diventa più difficile; utilizzare tre ovociti e trasfe­rire gli embrioni formati è si­curamente più semplice che capire le reali necessità caso per caso afferma Andrea Borini, direttore scientifico del centro Tecnobios di Bolo­gna . Non è possibile ipo­tizzare il numero 'giusto' di embrioni che bisogna crea­re. Si dovrà tornare ad utiliz­zare una serie di parametri, quale l'età della donna e i tentativi infruttuosi prece­denti. Spero, però, che non si arrivi al paradosso oppo­sto, che le coppie infertili considerino più attraenti i centri che utilizzeranno mol­ti ovociti». Come dire: dopo i danni della carestia, il rischio è che si punti un po' troppo sul­l'abbondanza. Vedremo.. Franca Porciani stampa |

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Il mal francese di Internet contagia l'Europa LA DEMOCRAZIA ONLINE/ La "mano pesante" del governo transalpino influenza le decisioni che Bruxelles sta per prendere, e il popolo del (sezione: Giustizia)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

MULTIMEDIA pag. 31 Il mal francese di Internet contagia l’Europa LA DEMOCRAZIA ONLINE/ La "mano pesante" del governo transalpino influenza le decisioni che Bruxelles sta per prendere, e il popolo della rete è in rivolta VITTORIO ZAMBARDINO Diventerà argomento di campagna elettorale europea. Finirà davanti alla corte costituzionale francese. Sta trovando chi spinge per qualche brutta imitazione in Italia col varo di una legge che badi solo agli interessi di produttori, major della musica e padroni di tv. C’è chi dice che violerà la privacy e metterà i presupposti perché questa violazione venga estesa in modo sistematico in tutta Europa. Ma soprattutto è destinata a scombussolare ulteriormente il processo decisionale dell’Unione sul Telecoms Package, la megadirettiva di sistema delle tlc destinata a governare nel continente per i prossimi anni. E che oggi si ritrova tra i piedi una strana vicenda di libertà. Come se la libertà avesse qualcosa a che fare con frequenze, connessioni e questioni lobbistiche. Pare proprio di sì. Tutte queste sono parte delle conseguenze che discendono dall’approvazione da parte del parlamento francese della legge che istituisce lo sceriffo digitale Hadopi contro i download illegali. L’istituzione della Haute Autorité pour la Diffusion des Œuvres et la Protection des Droits sur Internet (Hadopi, appunto) porterà ad uno scontro duro e ampio nel continente sui diritti degli utenti Internet. La legge approvata prevede la "risposta graduale" contro i download illegali di contenuti audio e video. L’Hadopi manderà due ammonizioni al sospettato e poi lo priverà della connessione web. Cosa c’è che non va in quel testo? Tre cose: 1) Procedura sommaria: si passa dall’intercettazione di polizia dell’attività illegale al provvedimento punitivo senza passare per un processo. 2) Procedura invasiva esposta alla possibilità di commettere abusi: per individuare il comportamento illecito bisogna seguire e analizzare in profondità tutto il traffico delle persone sospettate, anche di coloro che vivono o lavorano col sospettato, considerato che la tecnologia p2p, che permette i download, non è necessariamente adoperata per scopi non leciti. Come altro avvengono le telefonate su Internet? C’è un altro aspetto che viene denunciato: in paesi dove l’amministrazione statale è più soggetta a problemi di costi, come l’Italia, potrebbe succedere che le indagini siano portate "chiavi in mano", sotto forma di denuncia, da investigatori che operano per conto delle associazioni dei produttori. 3) Proceduratrampolino della censura: dentro la sua logica vi è la creazione di una white list di un elenco di siti consentiti, all’interno dei quali non si svolgono attività illecite. Di fatto un elenco di contenuti autorizzati: è ciò che avviene in Italia per le scommesse. Chi stila la lista? L’occidente come la Cina? La legge francese apre uno scontro a dimensione europea. Spostiamo l’attenzione sulla direttiva Telecom Package, la legge quadro all’interno della quale ogni paese dovrebbe strutturare il governo della democrazia elettronica. La storia ha un punto di svolta recente, inizio maggio, quando il Parlamento europeo ha votato, poco prima di sciogliersi per le elezioni, l’emendamento 138. La connessione Internet fa parte dell’esercizio della libertà di espressione delle persone. Staccarla o meno può essere oggetto solo di un procedimento penale e non di procedimenti amministrativi. Nella direttiva entra a far parte un principio di diritto. Ma non è finita. In aprile un gruppo di associazioni che si occupano della difesa dei diritti degli utenti manda una lettera aperta al Parlamento europeo. Non vi si parla di diritto d’autore ma della mano libera che il pacchetto Telecom darebbe ai fornitori di accesso Internet in fatto di tariffe, qualità del servizio, diritti di precedenza nel traffico. Tutte violazioni secondo i mittenti della neutralità della rete, espressione di gergo carissima all’opinione pubblica americana, dietro la quale c’è un principio elementare: che la rete deve rimanere "stupida", non scegliere tra i dati che trasmette, perché se sceglie fra i dati lo fa in base ad un’opzione commerciale o politica che crea disparità nel mercato e dà spazio a nuovi doganieri e intermediazioni. L’obiezione qui è comprensibile: e cosa c’entra tutto questo con la lotta alla pirateria e agli scaricatori selvaggi? Perché mai un cittadino che va a votare alle elezioni (e magari scarica film da internet) dovrebbe anche pensare di avere qualche "vested interest" nella neutralità della rete? Lo spiega in modo chiaro Jacques Attali, in una intervista reperibile su YouTube registrata in aprile mentre infuriavano le polemiche in Francia sulla legge Hadopi. Il capo della commissione bipartisan insediata dal presidente Sarkozy per "pensare" il futuro, vi sostiene l’inapplicabilità della legge antipirateria per la sua carenza di logica economica. Poiché argomenta Attali – l’intrattenimento è informazione e formazione, remunerare i produttori di queste attività è possibile all’interno dei vasti profitti che da sempre le compagnie telefoniche realizzano fornendo l’accesso alla rete web. Apparentemente "parassitario", il ragionamento di Attali porta alla luce la vera causa della pirateria. La rete, semplicemente, non è gratuita. Perché non lo è mai stato l’accesso. L’affermazione, diffusa tra produttori e major, che su internet "non ci sono soldi" è falsa. I soldi ci sono, perché chiunque usi internet paga per farlo. Che quel denaro entri tutto in una sola tasca è altrettanto vero. Forse sono quelli i conti da rifare. Prima che l’assurdo diventi legge. v.zambardino@repubblica.it Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Albenga:gli argomenti del consiglio comunale di mercoledì 20 (sezione: Giustizia)

( da "Savona news" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Albenga:gli argomenti del consiglio comunale di mercoledì 20 Mercoledì 20 maggio alle 19.30 il consiglio comunale di Albenga si riunirà per discutere il seguente ordine del giorno: Comunicazioni del Sindaco e della Giunta Comunale. Interrogazione, a firma del Consigliere Barbero, in merito all’esposizione di bandiere in via Enrico d’Aste. Richiesta di intitolazione di una strada ad Enzo Tortora (Su richiesta da parte dei Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Zunino e Distilo). Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Distilo, Schneck, Barbero, Geddo e Vannucci, intesa ad approfondire le problematiche conseguenti l’immissione nella rete del civico acquedotto di acqua emunta dai pozzi di Regione Negiaire. Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Vannucci, Distilo e Schneck, intesa a conoscere lo stato di fatto del progetto di spostamento a monte della tratta ferroviaria Finale Ligure – Andora. Interrogazione/interpellanza, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere la volontà o meno all’incremento dei posteggi a pagamento. Interrogazione/interpellanza, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere di tempi di realizzazione di campetto in terra battuta, nel compendio della zona sportiva di Viale Olimpia. Richiesta di intitolazione di una strada agli “Azzurri d’Italia” (Su richiesta da parte dei Consiglieri Zunino, Barbero, Geddo, Vannucci e Distilo). Mozione, a firma dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Barbero, Geddo e Schneck intesa ad approfondire le problematiche di ordine pubblico nelle adiacenze dell’ex zona ospedaliera ed in altre parti del territorio comunale. Stato economico finanziario della società “Isola Gallinara” – Provvedimenti conseguenti. – (Su richiesta da parte dei Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Distilo e Zunino). Stato economico finanziario della società “Palazzo Oddo” – Provvedimenti conseguenti. – (Su richiesta da parte dei Consiglieri Barbero, Geddo, Guarnieri, Savorè, Schneck, Vannucci, Distilo e Zunino). Ordine del giorno in materia di tutela delle risorse idriche. – (Su richiesta da parte del Consigliere Tonarelli). Interrogazione/interpellanza, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere le iniziative poste in essere per fronteggiare la prevista cessazione di attività della discarica rifiuti solidi urbani di Magliolo. Interrogazione, a firma del Consigliere Vannucci, tesa a conoscere le implicazioni che deriveranno dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 10.10.2008. Mozione a firma del Consigliere Guarnieri tesa alla ricerca di soluzione per contrastare le problematiche occupazionali, economiche ed ambientali che da tempo interessano lo stabilimento farmaceutico Cav. G. Testa. Destino e prospettive per squadra agonistica di pallanuoto – Interrogazione a firma dei Consiglieri Barbero, Geddo, Distilo, Pollio, Vannucci, Schneck, Zunino, Guarnieri e Savorè. Attivazione di corsi per la formazione di tecnici manutentori aeronautici presso l’Istituto Tecnico Industriale Statale – Interpellanza a firma dei Consiglieri Zunino, Barbero, Distilo, Geddo, Pollio e Vannucci. Trasferimento degli uffici del “S.E.R.T.” dall’attuale sede di Via Vecchia Morella – Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri, Savorè, Barbero, Distilo, Schneck, Geddo, Pollio e Vannucci). Interrogazione a firma del Consigliere Barbero tesa a conoscere l’offerta di servizi resa dall’Asilo Nido Comunale “Roberto di Ferro”. Approvazione ordine del giorno a sostegno dell’attività della sede staccata del Tribunale. Approvazione ordine del giorno a sostegno della operatività della Clinica San Michele. Attività di manutenzione del patrimonio arboreo posto in fregio al Viale Italia. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Richiesta di rivisitazione del sistema di raccolta delle aree ecologiche. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Pianificazione ed utilizzo delle risorse di organico operanti presso il Comando Polizia Municipale. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Mozione tesa alla revoca della delega relativa al turismo ed alle manifestazioni turistiche, in capo all’Assessore Verrazzani. (Su richiesta da parte dei Consiglieri Guarnieri e Savorè). Ordine del giorno teso a considerare l’opportunità di accorpare Referendum popolare con le consultazioni elettorali per prossimo giugno 2009. – (Su richiesta da parte del Consigliere Rovere). Approvazione rendiconto di gestione anno 2008. Ratifica, ai sensi dell'art. 175 - comma 4° - del D. lgs 18.08.2000 n. 267 della deliberazione della Giunta Comunale n. 154 del 12.05.2009 avente ad oggetto: "Variazione al bilancio di previsione 2009." Programma unitario di valorizzazione (P.U.V.) dei beni compresi in Liguria nel territorio del Comune di Albenga – Approvazione documento di indirizzo per la fattibilità degli interventi. Atto di indirizzo per realizzazione di un programma di edilizia sociale e residenziale in regione Rapalline mediante alienazione, sub conditione, con permuta e conguaglio in denaro di proprietà comunali e proprietà ARTE. Approvazione regolamento per la disciplina della videosorveglianza. Approvazione modifiche al Regolamento di Polizia Urbana. UNIAGRA s.c.r.l. – Ripiano perdite esercizi pregressi ed anno 2008. Società Aeroporto di Villanova d’Albenga spa – Approvazione aumento di capitale sociale, con esclusione del diritto di opzione ai sensi dell’art. 2441 – comma 5 – del Codice Civile, a favore di soggetto privato, con conseguente modifica dell’Art. 6 dello Statuto sociale – Modifica agli Artt. 2, 5, 13, 14, 15, 17, 18, 19 e 22 dello Statuto ed introduzione dell’Art. 29 allo Statuto stesso. Strumento Urbanistico Attuativo di iniziativa privata ricadente in Ambito Urbanistico C7 – Zona Urbanistica CR2 – del vigente P.R.G., presentato in data 28.07.2008 dalla Sig.ra MAGLIO Ivana ed adottato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 15 del 26.02.2009 – Presa d’atto mancata presentazione di osservazioni e/o opposizioni.

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18/05/2009 13:21 GIUSTIZIA: ROIA (CSM), TOGHE ELETTE DAL POPOLO? PROPOSTA CONTRADDITTORIA E SENZA SENSO (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 18 mag. - (Adnkronos) - ''Non si capisce il senso della proposta di Bossi, alla luce dei principi costituzionali e delle opinioni culturali che vogliono i magistrati non politicizzati''. Questo il commento del togato di Unicost al Csm, Fabio Roia, alla proposta del ministro delle Riforme e segretario federale della Lega Nord Umberto Bossi di magistrati eletti dal popolo. Roia sottolinea come avere dei magistrati su elezione popolare comporterebbe una ''manifestazione del consenso e dunque una politicizzazione delle toghe all'eccesso. A mio parere in contraddizione a cio' che questa parte politica ha sostenuto finora, contraria ad una magistratura politicizzata''.

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Sicurezza, Fio.Psd contro attacco alle persone senza dimora (sezione: Giustizia)

( da "Sanremo news" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Sicurezza, Fio.Psd contro attacco alle persone senza dimora La Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora (Fio.PSD) esprime sconcerto e condanna per l’approvazione, da parte della Camera dei deputati, del disegno di legge sulla sicurezza, all’interno del quale sono contenute due norme che interessano la realtà delle persone senza dimora e gravemente emarginate. A tal proposito invia un comunicato dove spiega la sua posizione. "Nel pacchetto sicurezza due norme che compromettono l’iscrizione all’anagrafe e sottopongono a schedatura soggetti già esclusi e vulnerabili. Siti listati a lutto: ora si chiede lo stralcio al Senato, altrimenti si farà ricorso sino alla Corte costituzionale Diritti costituzionali compromessi. Una minaccia pendente sulla condizione abitativa di milioni di cittadini. Una volontà di registrazione dalle dubbie finalità, oltre che prevedibilmente inefficace. L’articolo 42 prevede che l’iscrizione all’anagrafe di un cittadino sia subordinata all’accertamento, da parte dei comuni, dell’esistenza di determinati requisiti igienico-sanitari del luogo di abitazione. La norma rischia di mettere in crisi i sistemi di accertamento dei comuni italiani e di creare serie difficoltà ai titolari dei 2,1 milioni di abitazioni precarie esistenti nel nostro paese. Ma soprattutto vanificherà, di fatto, la possibilità che i comuni riconoscano la residenza anagrafica a decine di migliaia di persone senza dimora, che si troverebbero di conseguenza private della possibilità di godere di diritti fondamentali (accesso al sistema sanitario, ai servizi sociali, alle liste per una casa popolare, ecc). L’articolo 50 introduce invece un registro delle persone senza dimora, istituito presso il ministero dell’interno: l’iscrizione al registro, oltre a denotare un’inquietante volontà di controllo, comporterà una deprecabile condizione di stigma di cui saranno vittima persone già fragili e vulnerabili, e potrebbe avere implicazioni negative anche sulla loro fruizione di servizi e aiuti pubblici. Per evidenziare la sua totale avversità alle due norme, Fio.PSD ha listato a lutto, nella mattinata di oggi, giovedì 14 maggio, il suo sito internet, e ha chiesto di fare altrettanto ai 78 soci (tra organizzazioni non profit ed enti locali) aderenti alla federazione. L’invito è esteso a tutti coloro che vogliono aderire: l’iniziativa segnala la “morte dei diritti” cui vengono condannate, in virtù di una discutibile volontà politica di rassicurazione dell’opinione pubblica, migliaia di persone che sono, come ha segnalato una recente campagna di Fio.PSD e dei giornali di strada italiani, 'residenti della repubblica' a tutti gli effetti, non scarti umani da escludere ulteriormente e da schedare come 'naturalmente criminali'. La mobilitazione contro il 'pacchetto sicurezza' non si fermerà però ai simboli. Il direttivo di Fio.PSD, riunito a Genova questa mattina, ha deciso di chiedere ad autorevoli costituzionalisti di supportare l’azione che, in tutta Italia, condurrà (insieme ad altri soggetti e ad associazioni di avvocati di strada) per presentare ricorsi contro l’eventuale esclusione di persone senza dimora dalle anagrafi comunali. I ricorsi potranno spingersi sino alla sede più elevata, cioè la Corte costituzionale. Fio.PSD è infatti convinta della incostituzionalità della norma stabilita dall’articolo 42, come ha sostenuto nell’audizione svoltasi ad aprile di fronte alla commissione Giustizia e affari istituzionali della Camera. Molti deputati, di maggioranza e minoranza, hanno fatto propria questa preoccupazione, come dimostrano gli atti dell’audizione e dei lavori successivi. Ma purtroppo l’esito del voto, in aula, non ha rispecchiato quella convinzione diffusa. Fio.PSD auspica ora che nelle sedi parlamentari prevalga la ragione e ribadisce l’invito, in vista dell’ulteriore esame del disegno di legge da parte del Senato, a stralciare dal testo gli articoli 42 e 50. Se ciò non avverrà, promette di dare battaglia, nelle opportune sedi giuridiche e istituzionali, per difendere diritti fondamentali e costituzionali che nessuna convinzione politica e nessuna ragione di consenso può mettere a repentaglio".

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CATANZARO: CSM RINVIA PROCESSO DISCIPLINARE A EX PM DE MAGISTRIS (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 18 mag. - (Adnkronos) - E' stata rinviata a data da definirsi l'udienza che era fissata per domani davanti al Csm riguardante il procedimento disciplinare a carico dell'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Il motivo dello slittamento, l'impedimento del suo difensore, il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. Nell'udienza di domani era in programma l'audizione dell'ex consulente tecnico di De Magistris, ora candidato alle europee con l'Italia de valori, Gioacchino Genchi.

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Cine va fi comisarul european al Romaniei? (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 18-05-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Cine va fi comisarul european al Romaniei? Andreea Nicolae, Elena Vijulie, sef departament Marti, 19 Mai 2009 » Pentru prima data, Romania isi poate negocia din timp un portofoliu influent in Comisia Europeana. Jocurile politice virulente fac presedintia sa prefere un independent. Cei implicati in negocierile interne sustin la unison ca discutia privind nominalizarea unui comisar european de catre Romania este prematura inaintea datei de 7 iunie. Totusi, exista cativa posibili candidati cu sanse mai mari de a ajunge la Bruxelles intr-un astfel de post. Monica Macovei (PDL) si Adrian Severin (PSD) sunt adversari directi in aceasta confruntare. "Reducerea fondurilor a devenit un joc in Romania. Inclusiv Monica Macovei a inveninat Romania cu argumente neadevarate. (…) Calea spre sanctiuni este deschisa de lucrarea antiromaneasca a unor colegi din politica romaneasca, care gasesc la Bruxelles urechi dispuse sa-i asculte", a declarat Severin, cap de lista numarul 1 la europarlamentare pentru PSD. "Severin, in Parlamentul European, se comporta ca avocatul lui Adrian Nastase si cauta sa-l salveze de la orice proces. (…) Cei din PSD nu sunt credibili acolo, la Bruxelles, pentru ca ei au mintit ani de zile si au adus Romaniei stegulete rosii pe Justitie", a replicat Monica Macovei, anuland verbal influenta de care se foloseste PSD in grupul socialist din PE. Cu o buna reputatie europeana, Monica Macovei stie ca structurile europene sunt un teren in care regulile negocierii sunt infinit mai stricte decat in tara. si admite ca in aceasta privinta mai are de invatat: "Mi-am dezvoltat tenacitatea, puterea, incapatanarea , capacitatea de a nu renunta alaturi de prietenii din organizatiile civice. Voi face politica europeana la fel cum am facut politica in Romania in perioada cand am fost ministru al Justitiei. Voi invata sa negociez mai bine", a declarat ea recent. In ciuda reputatiei de diplomat, Adrian Severin are in CV declaratii mult prea transante pentru gustul unei Uniuni Europene confruntate nu numai cu criza economica, ci si cu riscul ca si Tratatul de la Lisabona sa ramana neadoptat, asa cum a esuat mai vechiul Tratat Constitutional. Dupa respingerea de catre Irlanda prin referendum a Tratatului de la Lisabona, in iunie 2008, Adrian Severin a declarat nici mai mult, nici mai putin ca Uniunea Europeana ar trebui sa se gandeasca la un mecanism legal si politic prin care astfel de tari sa se desprinda de comunitatea europeana. Cu alte cuvinte, ca Lisabona (2007) nu numai ca nu a fost un progres, ci duce la dispersarea statelor membre. Alaturi de cei doi viitori europarlamentari, au fost vehiculate si nume precum Theodor Stolojan, numarul 1 pe listele PDL, sau Renate Weber (numarul 3 PNL), care a facut figura foarte buna in precedenta legislatura in Grupul ALDE si nu numai. Criteriile care stau insa la baza unei alegeri cu mari sanse de succes au orientat insa presedintia spre un independent. In raportul diplomatic semnat de ambasadorul Austriei la Bucuresti, se spune ca la intalnirea de saptamana trecuta cu ambasadorii statelor membre, Traian Basescu a spus ca avand cea de-a treia suprafata agricola din UE dupa Franta si Spania, de 4,5 milioane de hectare, Romania s-ar califica cel mai bine pentru un comisar pentru agricultura. Declaratia este rezultatul unei conjuncturi diplomatice la nivel european. Acest post – unul dintre cele mai importante in Comisie – nu ajunge niciodata in portofoliul Frantei sau Germaniei pentru ca acest lucru ar crea un dezechilibru intre cei mari. Potrivit cutumei europene, comisarul pe agricultura provine intotdeauna dintr-o tara de importanta medie sau mica in domeniu. Desemnarea lui Dacian Ciolos este, se pare, sprijinita de Franta (presedintele Basescu s-a intalnit ieri cu presedintele Sarkozy la Paris) si poate fi sprijinita si de Polonia, care saluta cu entuziasm orice voce avizata a Agriculturii rasaritene. Traian Basescu a luat probabil in calcul si eventualele disensiuni in coalitia de guvernamant pe care le-ar crea desemnarea unui candidat dintr-o tabara sau alta. Jocurile nu sunt insa facute. O alta cutuma spune ca guvernele statelor membre pot trimite la Bruxelles o lista cu pana la trei candidati, astfel incat negocierile politice intre cele mai importante grupuri politice sa poata fi mai flexibile. Desemnarea comisarilor europeni Actuala Comisie Europeana, condusa de portughezul Jose Manuel Barroso, are mandat pana pe 31 octombrie 2009, iar noua Comisie trebuie aleasa in termen de sase luni de la europarlamentare. Inainte de a fi elucidat "misterul" numelor noilor comisari, se stabileste cine va conduce CE in urmatorii cinci ani. Propunerea vine de la Consiliul European, care reuneste sefii de stat sau de guvern ai tarilor membre UE, iar pentru aprobarea ei este nevoie de votul majoritatii eurodeputatilor. Daca nu se intruneste majoritatea, va fi prezentata o noua propunere in maximum o luna. Odata ales, presedintele Comisiei Europene trece la formarea echipei sale, alegandu-si comisarii din listele inaintate de tarile Uniunii. Pana acum a functionat ca regula formularea a trei propuneri de catre fiecare tara. Urmeaza audierea dupa criterii extrem de severe a candidatilor. Echipa selectata de presedintele Comisiei trebuie sa primeasca apoi atat aprobarea Consiliului, cat si pe cea a Parlamentului European. Portofoliile sunt stabilite si impartite de presedintele CE si nu este obligatoriu ca ele sa corespunda directoratelor generale (departamentelor) actuale. Conduita si referinte impecabile Politicienii care doresc sa devina comisari europeni trebuie sa respecte o regula clara: "Membrii Comisiei nu solicita si nu accepta instructiuni din partea vreunui guvern, institutie, organ, oficiu sau agentie si trebuie sa se abtina de la orice act incompatibil cu functiile lor sau cu indeplinirea sarcinilor lor". Pentru o demnitate de asemenea rang, veniturile si beneficiile sunt pe masura. De pe 1 iulie 2008, salariul de baza al unui comisar european este de 19.909,89 euro pe luna. La instalare, comisarul are dreptul la o prima constand din doua salarii lunare. In plus, primeste alocatii lunare pentru cazare (15% din salariu) si divertisment (607 euro). In momentul parasirii postului, comisarul primeste echivalentul unui salariu, iar timp de trei ani i se plateste o alocatie care variaza intre 40 si 65% din salariul de baza, in functie de perioada petrecuta in functie. Tot proportional cu lungimea mandatului i se calculeaza si pensia, la implinirea varstei de 65 de ani. In schimb, potrivit Codului de conduita al comisarilor europeni, acestora le este interzisa orice alta activitate profesionala, inclusiv publicarea regulata de articole in presa. Le este permis doar sa tina cursuri despre integrarea europeana si sa participe la conferinte, fara sa accepte insa onorarii pentru participare. Tot interzisa este primirea de cadouri cu o valoare mai mare de 150 de euro. De-a lungul timpului, au fost si candidati respinsi sau care s-au retras in urma criticilor aparute. Cel mai sonor este cazul lui Rocco Butiglione, propus de Italia pentru pozitia de comisar pe Justitie si Afaceri Interne. Acesta a fost nevoit sa se retraga dupa ce a declarat ca homosexualitatea este un pacat, iar femeile care au copii trebuie sa fie maritate. Probleme au intampinat si alti comisari din actuala echipa Barroso. Laszlo Kovacs a fost mutat de la Energie la Taxe, dupa ce i s-a reprosat competenta insuficienta in primul domeniu. Apoi, candidatura Ingridei Udre (Letonia) a fost inlocuita cu cea a lui Andris Piebalgs, dupa ce s-a aflat ca doamna Udre a considerat necesar sa fie insotita de stilistul personal in vizitele sale oficiale. Erorile de discurs au atarnat greu si in cazul lui Vosganian, prima propunere a Romaniei pentru functia de comisar european. Acesta declarase ca va reprezenta la Bruxelles PNL si doctrina liberala si ca isi doreste un portofoliu pe Cultura sau Finante. Un tehnocrat ignorat la Bucuresti Ministru al Agriculturii in Guvernul Tariceanu, Dacian Ciolos si-a construit o cariera de tehnocrat in ciuda presiunilor exercitate asupra sa de a intra intr-un partid sau altul. In 2002-2003 a lucrat la Delegatia Comisiei Europene pe fondurile Sapard, iar intre 2005 si 2007 a fost reprezentantul Romaniei in Comitetul Special Agricol la Consiliul European. Sub ministeriatul lui Gheorghe Flutur a devenit subsecretar de stat pentru Afaceri Europene. Calin Popescu Tariceanu l-a numit ministru in octombrie 2007. Rigorile coalitiei PDL-PSD l-au scos insa pe Dacian Ciolos din ecuatia Administratiei de la Bucuresti, Ministerul Agriculturii, condus de Ilie Sarbu, cheltuind timp si bani pentru a demonstra ca predecesorul sau a fost incompetent. In februarie 2009, Dacian Ciolos a fost numit director al Comisiei Europene la Directia Generala Agricultura si Dezvoltare Rurala. Directoratul pe care il conduce se ocupa de verificarea proiectelor de dezvoltare rurala din Belgia, Cipru, Danemarca, Franta, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Luxemburg, Olanda, Malta, Marea Britanie, Polonia, Ungaria. Romania nu poate face parte din portofoliul lui Dacian Ciolos. O emblema anticoruptie Monica Macovei s-a alaturat oficial PDL o data cu inscrierea pe listele acestui partid pentru alegerile europarlamentare. Ea a preluat portofoliul Justitiei in decembrie 2004, un moment critic pentru aderarea Romaniei la UE. Dupa ruptura intervenita in Alianta D.A. in 2007, Monica Macovei a devenit consilier in probleme anticoruptie al premierului Macedoniei, candidata la aderare, printr-un contract care tine de Ministerul de Externe britanic. Cunoscuta pentru temperamentul vulcanic, Monica Macovei si-a castigat fie prieteni foarte influenti, de la presedintele Basescu la comisarul european pe Justitie, italianul Franco Frattini (PPE), fie adversari consecventi. Atacurile celor cercetati de DNA au devenit un loc comun, iar disputele sale cu CSM sau cu Parlamentul (acuzat in corpore de PDL ca ar incuraja coruptia) s-au prelungit si in mandatul Predoiu. Alti critici i-au reprosat ca modificarea Legii raspunderii ministeriale in 2005 le-a permis unor fosti demnitari precum Adrian Nastase sa intarzie si mai mult un verdict al Justitiei. Un diplomat cu vechi aspiratii Reprezentativ pentru latura reformatoare din PSD, Adrian Severin si-a construit imaginea unui diplomat regional a carui experienta merita folosita de nivelurile mai inalte ale birocratiei europene. Ascensiunea sa europeana a inceput in 2000, cand a devenit presedinte al Adunarii Parlamentare a OSCE, apoi raportor special al ONU pentru situatia drepturilor omului din Belarus. In precedenta legislatura in Parlamentul European, Adrian Severin a fost seful Delegatiei PSD si a devenit singurul europarlamentar roman care a obtinut sefia unei delegatii PE. Este vorba de jumatatea PE din Comisia de cooperare UE-Ucraina. In Parlamentul European, inca din 2005-2006, cand romanii nu aveau decat rol de observator, Adrian Severin si-a constituit o retea bine inchegata de relatii in Grupul Socialist din PE. El se poate folosi de ajutorul lor inclusiv in controverse interne, inclusiv cele care privesc politizarea sau nu a DNA si a luptei impotriva coruptiei. Din aceeasi categorie: Conflictul dintre Patriciu si Voiculescu a ajuns la CNAZambaccian 1 merge mai departePSD ataca PDL pe toate fronturile Voteaza

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(sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

L'associazione nazionale magistrati insorge contro la proposta di Umberto Bossi «Magistrati eletti dal popolo? Così si calpesta la Costituzione» «Difficile immaginare l'avvio di certe inchieste se il pm fosse strettamente legato al potere politico» ROMA - Insorgono le toghe italiane, per bocca del presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara alla proposta del leader della lega Nord Umberto Bossi di una magistratura eletta dal popolo. Magistrati eletti? Così si calpesta la Costituzione e non si garantisce l'indipendenza della magistratura dal potere politico a garanzia dei cittadini, dice Palamara. «La Costituzione, su questo punto, va tutelata evitando qualsiasi discriminazione». A Palamara fa eco il segretario dell'associazione Giuseppe Cascini: «L'Italia è un Paese che tutto il mondo guarda con attenzione e rispetto per la capacità che ha avuto la magistratura italiana di contrastare fenomeni come la corruzione della politica, la mafia, il terrorismo e i loro legami con centri di potere più o meno occulti. E questo è stato possibile grazie all'elevato livello di professionalità e di indipendenza dei magistrati italiani. Certamente è difficile immaginare che certe inchieste potessero solo essere avviate in un sistema in cui il pm fosse stato strettamente legato al potere politico». PERCHÉ NO - Per Palamara, la proposta di Bossi «non tiene conto di quanto previsto dalla Costituzione per realizzare la più ampia professionalità e indipendenza della magistratura a garanzia dei cittadini. Cioè - spiega - tramite la previsione di un concorso selettivo e non tramite una elezione popolare che, inevitabilmente, comporterebbe una politicizzazione della nomina e quindi del potere giudiziario». Palamara poi aggiunge: «È vero che ci sono sistemi che prevedono l'elezione dei magistrati direttamente dal popolo, come in America per quanto riguarda i Pm distrettuali, ma deve considerarsi che siamo di fronte a sistemi completamente diversi da quello nostro e che di conseguenza rendono impossibile prendere singoli pezzi di un sistema e trasportarli in un altro». In questo modo, secondo il presidente dell'Anm «inevitabilmente avremmo un pubblico ministero espressione di una singola parte e quindi quella garanzia di indipendenza andrebbe persa. La funzione giudiziaria non può dipendere dalla provenienza regionale di un magistrato». REAZIONI - Non mancano ovviamente le reazioni politiche. Niccolò Ghedini (Pdl) ad "Affaritaliani.it" afferma: «Bisogna andare avanti con giudizio» sostiene. «Quella dei pm votati dai cittadini - prosegue il consigliere giuridico (nonché avvocato) del premier - non è un'idea della Lega, è un'idea che l'avvocatura e il mondo liberale portano avanti da quarant'anni. Io che sono venticinque anni che faccio politica sulla giustizia ho sempre portato avanti questa ipotesi, ovvero far sì che ci sia una maggiore partecipazione del popolo alla gestione della giustizia». Posizione contraria da parte di Federico Palomba, deputato dell'Italia dei Valori e vicepresidente della commissione giustizia alla Camera: «L'Idv è per l'affrancamento della giustizia da ogni dipendenza politica. Siamo, pertanto, fermamente contrari alla proposta di Bossi, di fare eleggere i magistrati dal popolo». «Tale proposta - aggiunge Palomba - oltre ad andare contro la Costituzione, darebbe luogo ad una magistratura fortemente politicizzata, l'esatto contrario di ciò cui noi e i cittadini tutti aspiriamo». Anche per Donatella Ferranti, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, «gli esponenti del governo, progressivamente e a turno, tentano di erodere i principi fondamentali della Costituzione che garantiscono i diritti e l'uguaglianza dei cittadini di fronte alle legge». stampa |

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Errore della Regione, pagheranno i dipendenti (sezione: Giustizia)

( da "Corriere delle Alpi" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

«Errore della Regione, pagheranno i dipendenti» Levorato (Uil): «La delibera non ha valore di legge: o si ritira o si va in giudizio» BELLUNO. Nel giro di qualche giorno dovrebbe arrivare la presa di posizione della Regione, o meglio del segretario regionale della sanità Giancarlo Ruscitti. E' quest'ultimo, infatti, ad occuparsi della denuncia della procura della Corte dei conti e della conseguente messa in mora di 174 dipendenti per aver percepito indennità illegittime nelle commissioni di invalidità o di concorso. «Sono fiducioso», dice il direttore generale dell'Usl 1, Ermanno Angonese, «conosco la sensibilità di Ruscitti, anche perchè abbiamo agito seguendo una delibera regionale». Ma che valore ha la delibera regionale? Praticamente nessuno, visto che deve fare i conti con una legge dello Stato che prevede il principio di omnicomprensività dello stipendio. «Una delibera regionale non ha alcuna valenza nei confronti di una legge», dice Piero Levorato, della Uil regionale. «E l'interpretazione della norma data dal Veneto con la delibera cozza con la norma nazionale». In materia di rapporti di lavoro, come nel caso specifico, a modificare una legge dello Stato può essere soltanto un'altra legge statale oppure il contratto nazionale del comparto. A questo punto per la Regione ci sono due possibili soluzioni. Difficili entrambe, come sanno bene gli uffici veneziani che da mesi derogano la decisione, tenendo in ansia i lavoratori coinvolti in questa vicenda soltanto per aver aderito in buona fede ad una richiesta dell'aziend; ma anche la stessa Usl, che non sa, a questo punto, come venirne fuori. «O ritira la delibera, riconoscendo l'errore e quindi la vicenda giudiziaria cade addosso interamente ai lavoratori, oppure si costituisce in giudizio e lascia a un giudice la facoltà di decidere se la sua interpretazione della legge può essere accolta o meno», precisa Levorato, che aggiunge: «In questi casi, visto che sulla materia sanitaria c'è una concorrenza tra Stato e Regione, il Veneto, prima di qualsiasi azione, avrebbe dovuto far dirimere la questione alla Corte costituzionale, che avrebbe deciso le competenze. Oppure avrebbe dovuto far approvare al consiglio regionale una legge, attendendo che fosse il governo a chiedere di far dirimere la questione alla Consulta». E intanto il tempo passa e all'Usl il clima si fa sempre più teso. Tutti sono preoccupati per l'esito che potrà avere la vicenda, soprattutto nei confronti dei lavoratori. E proprio per questo il direttore generale Ermanno Angonese si dice pronto a fare «qualsiasi cosa, naturalmente lecita e in mio potere, per salvaguardare i dipendenti, affinchè non debbano restituire neanche un centesimo di quello che hanno percepito per un'attività che hanno svolto». Paola Dall'Anese

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cure e mense per i clandestini, la destra insorge (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Regione. Oggi il dibattito Cure e mense per i clandestini, la destra insorge FIRENZE. Mentre il governo nazionale respinge gli immigrati la Toscana va controcorrente. Oggi il consiglio regionale discuterà (e dovrebbe approvare) una legge che prevede cure mediche, mensa e un letto anche per i clandestini, che il presidente Martini ha proposto di chiamare «stranieri irregolari». Una legge che farà discutere con il centrodestra che darà battaglia fino in fondo. Non è esclusa l'impugnazione alla Corte costituzionale. MARIO LANCISI a pagina 3

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ROMA Quando Fini separa la sfera religiosa da quella temporale non fa altro che riaffermare... (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA «Quando Fini separa la sfera religiosa da quella temporale non fa altro che riaffermare un principio fondante del Concilio Vaticano II. La distinzione di ambiti tra Stato e Chiesa è un caposaldo anche della nostra Costituzione». A difendere Gianfranco Fini è il «cattolico adulto» del Pd, Pierluigi Castagnetti che dall'opposizione è disposto a «riconoscere al presidente della Camera il lodevole intento di svelenire lo scontro laici-cattolici sui temi bioetici», pur esortandolo a «non privare la religione della possibilità di formare le coscienze anche dei parlamentari». Condivide l'appello che ha rivolto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a favore della laicità delle Camere? Si inserisce in un solco già tracciato dal leader della destra. «Sono d'accordo con Fini sulla necessaria separazione degli ambiti tra Chiesa e Stato come stabilito dall'articolo sette della Costituzione. Il problema, però, è non introdurre l'impossibilità che la religione possa influenzare la cultura del paese e di conseguenza non venga considerata un'interferenza sull'attività delle Camere. La sentenza sulla laicità della Corte costituzionale chiarisce in modo illuminante la separazione dei piani, specificando però che indubbiamente in Italia abbiamo una cultura permeata dalla religione più diffusa del paese, cioè il cattolicesimo. E ciò non inficia il principio di laicità». Cosa trova di "cattolicamente accettabile" nell'intervento del presidente della Camera? «Fini ha ragione ad invocare pacatezza del confronto sulla bioetica nelle Camere. Abbiamo tutti bisogno di spogliare il dibattito parlamentare dagli ideologismi che si sono costruiti attorno ai due versanti, sia quello clericale sia quello laicista. A me sta a cuore che non si arrivi a ritenere che la religione non abbia titolo di esprimersi però non bisogna farne una clava da brandire nella contesa politica. Ed è impossibile dare torto a Fini sul fatto che finora è accaduto esattamente questo».\

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il governo li caccia, la toscana li cura - mario lancisi (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 3 - Attualità Il governo li caccia, la Toscana li cura Anche mensa e posto letto ai clandestini, oggi bagarre in Regione Il piano di Martini: tessera sanitaria e tanti altri diritti MARIO LANCISI FIRENZE. Mentre il governo nazionale respinge gli immigrati in mare, istituisce le ronde e consente ai medici di denunciare i clandestini, la Toscana va controcorrente. Oggi il consiglio regionale discuterà (e dovrebbe approvare a maggioranza) una legge che prevede le cure mediche, la mensa e un letto anche per i clandestini, che il presidente Claudio Martini ha proposto di chiamare «stranieri irregolari». L'Eldorado dei clandestini. Ma al di là del lessico, la legge della Regione farà discutere e non è esclusa l'impugnazione presso la Corte costituzionale da parte del governo. Intanto la destra annuncia battaglia. «Con la legge che la maggioranza regionale di centrosinistra si appresta ad approvare, la Toscana rischia di diventare l'Eldorado di tutta la clandestinità e illegalità, nazionale ed europea. Una prospettiva che ostacoleremo in ogni modo nell'interesse della Toscana e della sicurezza dei cittadini», fa sapere Alberto Magnolfi, capogruppo di Forza Italia-Pdl. Bandiera elettorale. A poco meno di venti giorni dal voto amministrativo e europeo, la legge sugli immigrati rischia di diventare un cavallo di battaglia del Pdl nella sua sfida alla Toscana rossa. Non a caso Magnolfi agita la bandiera della sicurezza e snocciola i dati della criminalità: «In Toscana oltre il 30% dei condannati è straniero. Prato è la città toscana con il maggior numero di clandestini (16 ogni 1000 abitanti) seguita da Firenze (14), Pisa (12) e Arezzo (11)», fa sapere Magnolfi. E Marcella Amadio, consigliere di An-Pdl, aggiunge: «E' da sinistra irresponsabile tentare di legittimare ciò che legittimo non è, per di più attraverso una somma di 2 milioni di euro che sarebbe molto più efficace impiegare per le ormai putroppo numerose sacche di povertà». Dal voto alla casa. La proposta di legge non riguarda tanto i clandestini, quanto soprattutto gli stranieri regolari, per i quali prevede una serie di diritti come i servizi sanitari, il diritto al voto (anche se su questo punto l'ultima parola spetterà al Parlamento), l'accesso alla casa e alle politiche abitative, prevedendo la possibilità di accedere ai bandi per l'assegnazione degli alloggi, le misure di rispetto delle varie religioni negli ospedali, nei cimiteri, in luoghi di culto adeguati, per la macellazione della carne. E poi iniziative culturali, centri di informazione e insegnamento della lingua italiana. Cure per i clandestini. Ma ovviamente a fare più discutere sono le misure per gli immigrati irregolari: cure, mensa e un letto (nei periodi invernali). In particolare la proposta di legge prevede che con la tessera Stp (Straniero temporaneamente presente), attualmente rilasciata agli irregolari quando vengono ricoverati negli ospedali, un immigrato anche senza il permesso di soggiorno possa essere curato. La Stp diventa una sorta di tessera sanitaria. Utile non solo per le emergenze, ma anche per le normali cure. Prevenzione sanitaria. Alla base di questo allargamento dell'uso della Stp non c'è solo una ragione umanitaria. Gianni Salvadori, assessore alla sicurezza sociale e ideatore della legge, spiega che c'è anche una ragione di prevenzione: troppi malati di tubercolosi non vanno in ospedale perché temono di essere rispediti a casa. Ma il rischio è questi malati clandestini possano infettare anche i cittadini regolari. «Non siamo questurini». In Parlamento è stato approvata una norma nel decreto sicurezza che prevede la denuncia da parte dei medici dei malati clandestini. «Una mostruosità perché trasforma i medici in questurini. Si dice che non abbiamo l'obbligo. Falso. In quanto pubblici ufficiali noi siamo obbligati a denunciare gli irregolari, ma a questa norma ci opporremo. Su questo tutti i medici sono uniti», protesta il presidente dell'ordine dei medici Antonio Panti. Intanto segni di disagio e di aperta ostilità al decreto di sicurezza del governo arrivano anche dalla Chiesa. Si annunciano in diverse diocesi iniziative contro ronde, respingimenti in mare e denuncia dei clandestini. Proprio sull'appoggio dei cattolici fa molto affidamento il governo toscano.

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Creato in Italia il virus anti-tumore (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

MEDICINA E SALUTE pag. 35 Creato in Italia il virus anti-tumore LA STERILITÀ non è da sottovalutare. Si stima, infatti, che il 10 per cento delle coppie abbia tale problema e che oltre 55mila (stando ai dati del 2007) si rivolgano ogni anno a uno dei 342 centri pubblici o privati italiani di procreazione assistita. Non mancano, poi, le coppie che, invece, si affidano a centri esteri, arrivate a quota 10mila nel 2008. Ma si presume che le prospettive cambieranno dopo la pubblicazione l'8 maggio della sentenza della Corte Costituzionale del 31 marzo scorso, che ha dichiarato parzialmente illegittimo il testo della Legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita. Tali temi (tra cui la tavola rotonda: Una nuova legge 40?) verranno dibattuti a Bologna nel convegno Aggiornamenti in tema di Procreazione medicalmente assistita e diagnosi prenatale' promosso dal centro di Ginecologia e Medicina della riproduzione GynePro, venerdì e sabato al Royal hotel Carlton (via Montebello, 8). Interverranno il preside e il vicepreside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bologna, Sergio Stefoni e Giovanni Mazzotti, il presidente dell'Ordine dei medici del capoluogo emiliano Giancarlo Pizza, i professori Marco Filicori, direttore Centri medici GynePro e Gianluigi Pilu (Università di Bologna).

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Appropriazione indebita Gul rinviato a giudizio (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 19/05/2009 - pag: 19 Il presidente turco Appropriazione indebita Gul rinviato a giudizio ANKARA Il tribunale penale di Ankara ha chiesto che Abdullah Gul (nella foto) sia processato per appropriazione indebita di fondi. Il caso risale al 1998: il Partito del Benessere era stato sciolto dalla Corte Costituzionale per attività antilaiche, ma era riuscito a ottenere lo stesso alcuni finanziamenti pubblici. «Secondo la Costituzione, il presidente turco può essere processato solo se imputato di alto tradimento», ha replicato il portavoce. Gul è accusato di aver falsificato dei documenti, in quello che è stato soprannominato «lo scandalo dei trilioni persi». I giudici hanno deciso per il rinvio a giudizio, anche se il procuratore aveva chiesto il proscioglimento. «E' previsto dalla la legge e dalla Costituzione della Repubblica Turca: chiunque può essere sottoposto a un processo», hanno scritto nelle motivazioni. La decisione finale spetta adesso a una corte d'Appello.

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Esame avvocato: il voto numerico non è sufficiente ad integrare la motivazione (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Esame avvocato: il voto numerico non è sufficiente ad integrare la motivazione TAR Puglia-Lecce, sez. I, sentenza 23.04.2009 n° 746 (Alfredo Matranga) Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Esame avvocato: il solo voto numerico non è sufficiente ad integrare la motivazione. E’ questo il principio con cui il Tar Lecce ha ribadito il proprio costante orientamento in materia di esame per l’abilitazione forense affermando, contrariamente a quanto più volte statuito dal Consiglio di Stato, che la valutazione degli elaborati d’esame o di concorso in forma meramente numerica è assolutamente insufficiente ad integrare l’obbligo di motivazione previsto dall’art. 3, l. 7 agosto 1990 n. 241, nelle ipotesi in cui i criteri generali di valutazione degli elaborati siano stati predeterminati in maniera tale da attribuire alla Commissione un rilevante spazio di apprezzamento che deve poter essere “controllato” dai partecipanti alla procedura selettiva ed in definitiva, dall’intera collettività. (Altalex, 19 maggio 2009. Nota di Nota di Alfredo Matranga) T.A.R. Puglia - Lecce Sezione I Sentenza 23 aprile 2009, n. 746 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Puglia Lecce - Sezione Prima ha pronunciato la presente SENTENZA Sul ricorso numero di registro generale 1341 del 2008, proposto da: B. M., rappresentata e difesa dall'avv. Giuseppe Rascazzo, con domicilio eletto presso Giuseppe Rascazzo in Lecce, via Templari 10; contro Ministero della Giustizia, Commissione Esami Avvocato c/o Corte D'Appello Catanzaro, Commissione Esame di Avvocato Presso Corte d’Appello di Lecce, rappresentati e difesi dall'Avvocatura Distrettuale, domiciliata per legge in Lecce, via F.Rubichi 23; per l'annullamento previa sospensione dell'efficacia, del verbale n. 85, comunicato il 16.6.2008 e redatto nella seduta del 7.3.2008 dalla Sottocommissione presso la Corte d’Appello di Lecce, nella parte in cui attribuisce alle tre prove scritte della ricorrente un punteggio insufficiente, pari complessivamente a 81 punti; del conseguenziale elenco degli ammessi alle prove orali, sessione 2007, degli esami di abilitazione alla professione di avvocato, relativamente alla Corte d’Appello di Catanzaro e nella parte in cui esclude la ricorrente e della nota 12.6.2008 con cui si comunica tale esclusione; di ogni altro atto o provvedimento preordinato, collegato o conseguenziale ed in particolare, dei criteri fissati dalla predetta Sottocommissione con verbale n. 16 dell’11.1.2008 per la valutazione degli elaborati. Visto il ricorso con i relativi allegati; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Ministero della Giustizia; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Commissione Esami Avvocato c/o Corte D'Appello Catanzaro; Visto l'atto di costituzione in giudizio di Commissione Esame di Avvocato presso Corte D'Appello Lecce; Viste le memorie difensive; Visti tutti gli atti della causa; Relatore nell'udienza pubblica del giorno 25/03/2009 il dott. Luigi Viola uditi altresì, l’Avv. Rascazzo per la ricorrente e l’Avv. dello Stato Pedone per l’Amministrazione resistente; Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue: FATTO La ricorrente partecipava alla sessione 2007 degli esami di abilitazione all’esercizio della professione di Avvocato, presso la Corte d’Appello di Catanzaro, effettuando le relative prove scritte. In data 16.6.2008, riceveva comunicazione da parte della Corte d’Appello di Catanzaro della mancata ammissione alle prove orali, per effetto dell’attribuzione agli elaborati d’esame, da parte della III Sottocommissione presso la Corte d’Appello di Lecce, del giudizio complessivo di 81 (25 per la prova di diritto civile, 28 per la prova di diritto penale e 28 per l’atto giudiziario in diritto civile); a seguito dell’esercizio del diritto di accesso, constatava altresì come la valutazione degli elaborati d’esame fosse stata effettuata in termini puramente numerici. I provvedimenti meglio specificati in epigrafe erano impugnati dalla ricorrente per: 1) violazione art. 3 l. 241 del 1990, difetto assoluto di motivazione; 2) violazione delle norme in materia di valutazione degli elaborati nelle prove concorsuali, violazione dei criteri generali fissati nella seduta del 20.12.2007 dalla Commissione centrale presso il Ministero della Giustizia, eccesso di potere per errore nei presupposti, difetto di istruttoria, illogicità, contraddittorietà. Si costituivano in giudizio le Amministrazioni intimate. Alla camera di consiglio del 24 settembre 2008, la Sezione accoglieva, con l’ordinanza n. 845, l’istanza cautelare presentata dalla ricorrente, ordinando alla Commissione, in diversa composizione, di procedere al riesame delle prove scritte, <>; con ordinanza 16 dicembre 2008 n. 6692, la Quarta Sezione del Consiglio di Stato accoglieva però l’appello proposto dall’Amministrazione ed annullava la decisione cautelare del T.A.R., ritenendo di poter confermare le proprie precedenti decisioni cautelari. All'udienza del 25 marzo 2009 il ricorso passava quindi in decisione. DIRITTO Il ricorso è fondato e deve pertanto essere accolto. Ormai da lungo tempo (ed in particolare, da T.A.R. Puglia Lecce, sez. I, 14 giugno 1996, n. 510), la giurisprudenza della Sezione segue un percorso argomentativo che ritiene la valutazione degli elaborati d’esame o di concorso in forma meramente numerica assolutamente insufficiente ad integrare l’obbligo di motivazione previsto dall’art. 3 della l. 7 agosto 1990 n. 241, nelle ipotesi in cui i criteri generali di valutazione degli elaborati siano stati predeterminati in maniera tale da attribuire alla Commissione un rilevante spazio di apprezzamento (spazio di apprezzamento che manca, ovviamente, nelle ipotesi di criteri di valutazione formulati con riferimento a questionari a risposta predeterminata o ad altri sistemi “vincolati” di valutazione) che deve poter essere “controllato” dai partecipanti alla procedura selettiva ed in definitiva, dall’intera collettività. Dopo l’intervento di una importante decisione della Corte costituzionale (Corte cost. ord. 14 novembre 2005 n. 419), l’orientamento è stato riaffermato da sentenze più recenti della Sezione (T.A.R. Puglia Lecce sez. I 20 novembre 2008 n. 3375; 21 dicembre 2006 n. 6055 e 6056), sulla base di una struttura argomentativa estremamente aggiornata che può essere richiamata anche in questa sede, in funzione motivazionale della presente decisione: <costituzionale, così motivando: - “1. – L’illegittimità dell’impugnato giudizio negativo viene denunciata nel ricorso sotto molteplici profili; ritiene il Collegio che tra questi debba essere prioritariamente definito quello concernente il difetto di motivazione. Ciò in quanto il fine perseguito dalla ricorrente è, insieme alla caducazione degli atti impugnati, la rinnovazione del giudizio sulle sue prove scritte; rispetto a tale obiettivo, la decisione sulla censura relativa al profilo motivazionale risulta centrale, non solo ai fini dell’invocato annullamento del giudizio negativo già formulato (stante il carattere tipicamente assorbente, rispetto alle altre censure, del vizio di carenza di motivazione), ma anche e soprattutto ai fini conformativi dell’attività che la Pubblica Amministrazione sarebbe chiamata a svolgere nell’eventualità di un accoglimento del gravame, essendo evidente che, in tale ipotesi, la Commissione dovrebbe, in diversa composizione, procedere ad un nuovo esame delle prove scritte della ricorrente, fornendo congrua motivazione del nuovo giudizio, esplicitata da significative formule verbali; e ciò a prescindere da eventuali lacune degli elaborati, poiché l’enunciazione, ancorché sintetica, delle ragioni di un giudizio non positivo corrisponde al generalissimo precetto di clare loqui, (costituente di per sé un preminente valore fornito di garanzia costituzionale ex artt. 97 e 2 della Carta Fondamentale), consentendo al candidato un adeguato riscontro tra il contenuto della prova svolta e la sua negativa valutazione: il che può alternativamente condurre ad una consapevole reazione in sede giurisdizionale ovvero all’accettazione dell’esito negativo, visto anche in funzione di aiuto e di indirizzo per le scelte future. 2. – Sostiene, in proposito, la ricorrente che il detto giudizio negativo, espresso esclusivamente in forma numerica, attraverso voti, contrasta con il principio generale enunciato dall’art. 3, comma 1, della Legge 7 agosto 1990, n. 241, a tenore del quale: “ogni provvedimento amministrativo, compresi quelli concernenti l’organizzazione amministrativa, lo svolgimento dei pubblici concorsi ed il personale, deve essere motivato, salvo che nelle ipotesi previste dal comma 2. La motivazione deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell’amministrazione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria”. La questione dell’integrale applicabilità della norma citata agli esami di abilitazione all’esercizio della professione forense è stata oggetto di ripetuto esame da parte del Consiglio di Stato il quale ha elaborato in proposito un orientamento secondo cui, anche dopo l’entrata in vigore della l. n. 241 del 1990, l’onere di motivazione dei giudizi concernenti prove scritte ed orali di un concorso pubblico o di un esame di abilitazione è sufficientemente adempiuto con l’attribuzione di un punteggio alfanumerico, configurandosi quest’ultimo come formula sintetica, ma eloquente, che esterna adeguatamente la valutazione tecnica della commissione e contiene in sé la sua stessa motivazione, senza bisogno di ulteriori spiegazioni e chiarimenti. Si è inoltre precisato che l’art. 3, comma 1, della l. n. 241 del 1990 si riferisce all’attività amministrativa provvedimentale e non all’attività di giudizio conseguente a valutazione, quale è, appunto, quella relativa all’attribuzione di un punteggio alla preparazione culturale o tecnica del candidato. Detti principi possono dirsi assolutamente pacifici nella giurisprudenza del Giudice d’Appello, essendo stati ribaditi, da ultimo, tra le tante, dalle seguenti decisioni: C.d.S., IV Sez., 1 febbraio 2001, n. 367; id. 12 marzo 2001, n. 1366; id. 29 ottobre 2001, n. 5635; id. 27 maggio 2002, n. 2926; id. 1 marzo 2003, n. 1162; id. 8 luglio 2003, n. 4084; id. 17 dicembre 2003, n. 8320; id. 4 maggio 2004, n. 2748; id. 4 maggio 2004, n. 2745; id. 7 maggio 2004, n. 2881; id. 7 maggio 2004, n. 2863; id. 7 maggio 2004, n. 2846; id. 19 luglio 2004, n. 5175. A scalfire tale consolidato orientamento non vale la diversa tesi sostenuta dalla Sesta Sezione del Consiglio di Stato, secondo cui le commissioni esaminatrici, in mancanza di criteri generali di valutazione sufficientemente puntuali ed analitici, sono tenute a rendere percepibile l’iter logico seguito nell’attribuzione del punteggio, se non attraverso diffuse esternazioni relative al contenuto delle prove, quanto meno mediante taluni elementi che concorrano ad integrare e chiarire la valenza del punteggio, esternando le ragioni dell’apprezzamento sinteticamente espresso con l’indicazione numerica (cfr. Sez. IV, 30 aprile 2003, n. 2331; id. 13 febbraio 2004, n. 558; id. 22 giugno 2004, n. 4409; si veda anche, Cons. Stato, Sez. V, 28 giugno 2004, n. 4782). Ed invero, a parte il rilievo che nessuna delle pronunce da ultimo citate riguarda l’esame di abilitazione all’esercizio della professione di avvocato, osserva il Collegio che trattasi di precedenti isolati e comunque non univoci, essendo stati smentiti da coeve decisioni della medesima Sezione Sesta (cfr., Sez. VI, 17 febbraio 2004, n. 659); onde, allo stato, non è possibile sostenere un revirement in materia del Consiglio di Stato, come dimostrato anche dalla circostanza che la questione circa la sufficienza del punteggio numerico per gli elaborati relativi alle prove scritte dell’esame di avvocato non è stata deferita all’Adunanza Plenaria ex art. 45, comma 2, R.D. 26 giugno 1924, n. 1054; di talché deve escludersi che sul punto che qui interessa siano sorti apprezzabili contrasti giurisprudenziali, tali da incrinare il pacifico orientamento di cui si è detto. Si deve, dunque, riconoscere che, in seno alla giurisprudenza del Consiglio di Stato, si è affermato il principio per cui l’art. 3, comma 1, della l. n. 241 del 1990 (alla luce del quale vanno interpretate le disposizioni sull’esame di avvocato contenute nel R.D. 22 gennaio 1934, n. 37 e, in particolare, quelle di cui agli artt. 17 bis e 23 che utilizzano il termine “punteggio”) esclude dall’obbligo di puntuale motivazione i giudizi espressi in sede di valutazione delle prove dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense; e che tale principio giurisprudenziale si è così stabilmente consolidato da acquisire i connotati del “diritto vivente”, nel senso che le norme suddette vigono nel nostro ordinamento nella versione e con il contenuto precettivo ad esse assegnato dalla su riferita giurisprudenza del Consiglio di Stato, al punto che non ne è ipotizzabile una modifica senza l’intervento del Legislatore o della Corte Costituzionale. A tale proposito, osserva il Collegio che in data 3 luglio 2001 è stata presentata alla Camera dei Deputati una proposta di legge (contraddistinta dal n. 1160, ed oggi assorbita dall’approvazione del più organico disegno di modifica ed integrazione della L. n. 241 del 1990 di cui al progetto di legge n. 3890 – B) che intendeva modificare il testo del comma 1 dell’art. 3 della legge n. 241 del 1990 (secondo l’interpretazione offertane dal Consiglio di Stato) in modo da estendere anche alle commissioni di esame per l’abilitazione all’esercizio della professione forense “l’obbligo di motivare per iscritto le valutazioni degli elaborati”; ciò che, evidentemente, conferma la natura di “diritto vivente” acquisita dal su riferito orientamento del Giudice d’Appello. 3. - L’interpretazione del citato art. 3 seguita dal Consiglio di Stato appare sospettabile di illegittimità costituzionale, per cui non resta al Collegio che prospettare ex officio tali dubbi alla Corte Costituzionale, conformemente a quel consolidato indirizzo della giurisprudenza del Giudice delle Leggi, secondo cui, in presenza di un diritto vivente non condiviso dal Giudice a quo perché ritenuto costituzionalmente illegittimo, questi ha la facoltà di optare tra l’adozione, sempre consentita, di una diversa interpretazione, oppure –adeguandosi al diritto vivente- la proposizione della questione davanti alla Corte Costituzionale (cfr., ex plurimis, Corte Cost., sentt. n. 350/1997; 307/1996; 345/1995). Nel caso in esame il Collegio dubita della conformità a determinate norme costituzionali dell’indirizzo interpretativo dell’art. 3 della legge n. 241/1990 uniformemente seguito dal Consiglio di Stato in rapporto alla formulazione ed alla motivazione dei giudizi relativi ad esami di abilitazione professionale (con specifico riguardo agli esami per accedere alla professione di avvocato). In particolare tali dubbi si prospettano: 3.1 – in relazione all’art. 3 della Costituzione perché non appare ragionevole, nel contesto della legge generale sul procedimento amministrativo, una disposizione normativa che, mentre consacra il generale principio dell’obbligo di motivazione, tra l’altro facendo specifico riferimento a “lo svolgimento dei pubblici concorsi”, ne esclude, al contempo, l’applicazione a categorie di atti (nella specie i giudizi nell’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense) rispetto ai quali l’esigenza dei destinatari di conoscere, attraverso un’idonea motivazione, le concrete ragioni poste a fondamento della loro adozione non è diversa, né minore di quella dei soggetti interessati agli altri atti e provvedimenti amministrativi; se del caso egualmente esprimenti valutazioni di natura tecnica, sicuramente vincolati all’osservanza della norma, atteso che il diritto alla trasparenza dell’agire amministrativo e la garanzia di effettività del sindacato giurisdizionale non variano certo in funzione della tipologia di atto adottato dalla pubblica amministrazione; 3.2 – in relazione agli art. 24 e 113 della Costituzione; ed invero le valutazioni affidate dalla legge alle commissioni esaminatrici in subiecta materia, si risolvono in una attività che, pur comportando scelte discrezionali su base tecnica, si atteggia non diversamente da qualunque attività valutativa che debba fondarsi su parametri prestabiliti (nel caso di specie di natura giuridica) ed è suscettibile, quindi, di essere sindacata, in sede di legittimità, da parte del Giudice Amministrativo, sia per vizi logici sia per errore di fatto, sia per travisamento dei presupposti, sia per difetto di istruttoria sia, infine, per cattiva applicazione delle regole tecniche di riferimento. Orbene il controllo della ragionevolezza, della coerenza e della logicità delle valutazioni della commissione d’esame risulta precluso (o quanto meno reso sommamente difficoltoso) di fronte al mero dato numerico del voto ed in assenza, quindi, di una sia pur sintetica esternazione delle ragioni che hanno indotto la Commissione alla formulazione di un giudizio di segno negativo, tenuto anche conto dell’estrema genericità che, di prassi, connota i criteri di valutazione che vengono stabiliti dalle commissioni esaminatrici; ne consegue che la tutela così consentita dall’ordinamento all’aspirante avvocato si riduce al solo riscontro di profili estrinseci e formali, quali quelli inerenti al rispetto delle garanzie connesse alla collegialità dell’organo giudicante ed alla sua composizione, con una cospicua riduzione del tasso di effettività della tutela giurisdizionale in sede di giudizio di legittimità davanti al Giudice Amministrativo; 3.3 – in relazione all’art. 97 della Costituzione poiché la sottrazione di una categoria di atti all’obbligo di motivazione appare confliggente sia con il principio di imparzialità (evidentemente meno garantito da un giudizio espresso in forma soltanto numerica), sia con il principio di buon andamento dell’amministrazione, che in un ordinamento modernamente democratico postula anche la piena trasparenza dell’azione amministrativa; né le esigenze di snellezza e di speditezza del procedimento di correzione degli elaborati, pur riconducibili al principio di buon andamento ex art. 97 della Costituzione, possono essere ritenute prevalenti rispetto all’inderogabile necessità di assicurare il più corretto rapporto tra il cittadino e l’amministrazione pubblica, essendo esse diversamente tutelabili attraverso un’applicazione del principio dell’obbligo di motivazione ragionevole e proporzionata alla tipologia delle prove di esame per l’accesso alla professione forense: ed invero, la mera sottolineatura dei brani censurati o l’indicazione succinta delle parti della prova contenenti lacune, inesattezze o errori non paiono rappresentare, anche nell’esame d’avvocato, solitamente caratterizzato da un elevatissimo numero di candidati, un comportamento inesigibile da parte dei componenti delle (sotto) commissioni giudicatrici. 4. – In subordine, ove si ritenga conforme al dato normativo l’interpretazione dell’art. 3 della Legge n. 241/1990, quale risulta dal “diritto vivente” formatosi attraverso le decisioni del Consiglio di Stato rese sulla questione che riguarda il presente giudizio, il Collegio prospetta l’illegittimità del medesimo art. 3, in rapporto ai parametri costituzionali più sopra richiamati e per le ragioni già illustrate. 5. – Le questioni che precedono appaiono al Collegio non manifestamente infondate e sicuramente rilevanti nel presente giudizio, perché dalla loro risoluzione dipende l’accoglimento o meno del ricorso sotto il ” (ord. n. 1051/04).]…[denunziato profilo del difetto di motivazione. 4.- La Corte, tuttavia, con ordinanza n. 419/05, dichiarava la manifesta inammissibilità della questione di legittimità dell’art. 3 della legge 7 agosto 1990, n. 241, sollevata in relazione agli artt. 3, 24, 97 e 113 della Costituzione, con la seguente motivazione: “Considerato che il Tribunale amministrativo regionale per la Puglia, sezione staccata di Lecce, ha sollevato, in riferimento agli artt. 3, 24, 97 e 113 della Costituzione, questione di legittimità costituzionale dell’art. 3 della legge 7 agosto 1990, n. 241, alla luce dell’interpretazione di detta disposizione fornita dalla giurisprudenza amministrativa in pronunce, che il rimettente reputa “diritto vivente”, che hanno escluso l’obbligo di esplicita motivazione per i giudizi espressi in sede di valutazione degli esami di abilitazione professionale; che il Tribunale amministrativo regionale chiede sostanzialmente una pronuncia sulla conformità a Costituzione di tale indirizzo interpretativo, con riguardo ai principi costituzionali di cui alle disposizioni sopra indicate; che i giudizi, aventi ad oggetto identica norma, vanno riuniti e decisi con unica pronuncia; che identica questione è già stata ritenuta manifestamente inammissibile da questa Corte, con l’ordinanza n. 466 del 2000, “perché essa non è in realtà diretta a risolvere un dubbio di legittimità costituzionale, ma si traduce piuttosto in un improprio tentativo di ottenere l’avallo di questa Corte a favore di una determinata interpretazione della norma, attività, questa, rimessa al giudice di merito”; che, successivamente, questa Corte, con ordinanza n. 233 del 2001, ha nuovamente dichiarato manifestamente inammissibile la stessa questione, in considerazione del fatto che il rimettente avrebbe voluto “estendere l’obbligo di motivazione ai giudizi espressi in sede di valutazione delle prove d’esame per l’iscrizione all’albo degli avvocati”, ma non avrebbe tratto “le conseguenze applicative dell’interpretazione che egli considera conforme ai parametri costituzionali, deducendo l’esistenza della giurisprudenza del Consiglio di Stato, che segue l’interpretazione da lui non condivisa”, osservando come “nulla impedisce al rimettente di adottare l’interpretazione da lui ritenuta corretta alla luce dei parametri costituzionali”; che non sussistono ragioni per discostarsi dal richiamato orientamento, tenuto conto che nel frattempo la giurisprudenza amministrativa ha mostrato di fornire un panorama ulteriormente articolato di possibili soluzioni interpretative, spaziando dalla tesi che esclude l’applicabilità del censurato art. 3 alle operazioni di mero giudizio conseguenti a valutazioni tecniche, in quanto attività in tesi non provvedimentali, a quella che invece ritiene applicabile l’obbligo di motivazione previsto dalla disposizione censurata anche ai giudizi valutativi; che all’interno di tale ultimo indirizzo possono poi individuarsi tre diverse posizioni, a seconda che si ritenga l’attribuzione di un punteggio numerico una valida ed idonea espressione motivatoria del giudizio valutativo, ovvero che si escluda tale idoneità, o ancora che si rifiuti una prospettiva aprioristica, per risolvere la questione in relazione alle peculiarità della singola fattispecie, e segnatamente alla relazione intercorrente fra l’estensione dei criteri valutativi prestabiliti dalla commissione esaminatrice ed il carattere più o meno analitico del giudizio sulle prove di esame; …..che pertanto va confermato il richiamato orientamento di questa Corte, tanto più in presenza delle riportate evoluzioni del panorama giurisprudenziale, che consentono al giudice di adottare una delle (plurime) interpretazioni che ritenga conforme agli invocati parametri costituzionali”. 5.- Tanto esposto, il T.a.r. ritiene che il ricorso sia fondato. 5.1 Per un verso, difatti, si è visto come il giudice delle leggi, con l’ordinanza suddetta, abbia dichiarato la manifesta inammissibilità della questione sollevata proprio “in presenza delle riportate evoluzioni del panorama giurisprudenziale, che consentono al giudice di adottare una delle (plurime) interpretazioni che ritenga conforme agli invocati parametri costituzionali”, e, per altro verso, nelle citate ordinanze cautelare e di rimessione alla stessa Corte Costituzionale, si sono già diffusamente indicate le ragioni per le quali, in aderenza ad una lettura dell’art. 3 l. 241/90 conforme alle previsioni degli artt. 3, 24, 97 e 113 Cost., non può reputarsi legittimo, con riferimento ad esami di abilitazione professionale -e con specifico riguardo a quelli per accedere alla professione di avvocato-, un giudizio negativo espresso in forma numerica, e dunque esclusivamente attraverso voti: richiamate dunque tali ragioni quali parti integranti di questa motivazione, il ricorso va in definitiva accolto>> (T.A.R. Puglia Lecce sez. I 20 novembre 2008, n. 3375; 21 dicembre 2006, n. 6055 e 6056). Il quadro motivazionale sopra richiamato non è poi stato modificato dall’intervento della recente decisione 30 gennaio 2009, n. 20 della Corte costituzionale; la sentenza del Giudice delle leggi si è, infatti, limitata a constatare come l’orientamento tendente a considerare sufficiente la valutazione in termini esclusivamente numerici delle prove di idoneità si sia ormai consolidato nella giurisprudenza del Consiglio di Stato e ad escludere che l’attuale strutturazione delle norme contrasti con alcuni parametri costituzionali (gli artt. 24, 11 e 113 della Costituzione, relativi solo all<>); con tutta evidenza, si tratta, quindi, di una decisione che non può esplicare efficacia preclusiva della potestà del giudice amministrativo di interpretare le norme che regolamentano la fattispecie (interpretazione che, come è già stato rilevato, conduce a ritenere assolutamente insufficiente, alla luce della previsione dell’art. 3 della l. 7 agosto 1990, n. 241 e dei criteri di valutazione fissati dalle Sottocommissioni, una valutazione delle prove di idoneità professionale in termini puramente numerici). In definitiva, anche il presente ricorso deve pertanto essere accolto e deve essere disposto l’annullamento degli atti impugnati; il giudizio di valutazione degli elaborati dovrà pertanto essere integralmente rinnovato, sulla base dei criteri indicati in sentenza e ad opera della stessa Sottocommissione in diversa composizione o di una diversa Sottocommissione d’esame. Le spese di giudizio devono essere poste a carico delle Amministrazioni resistenti e liquidate, in mancanza di nota spese, in complessivi € 1.500,00 (millecinquecento/00). P.Q.M. Il Tribunale amministrativo regionale della Puglia, I Sezione di Lecce, definitivamente pronunciando sul ricorso in premessa lo accoglie, come da motivazione e, per l'effetto, dispone l’annullamento degli atti impugnati. Condanna le Amministrazioni resistenti alla corresponsione in favore della ricorrente della somma di € 1.500,00 (millecinquecento/00), a titolo di spese del giudizio. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Lecce nella camera di consiglio del giorno 25/03/2009 con l'intervento dei Magistrati: Aldo Ravalli, Presidente Luigi Viola, Consigliere, Estensore Massimo Santini, Referendario DEPOSITATA IN SEGRETERIA IL 23/04/2009. Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |

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"Agì per l'impunità del premier" (sezione: Giustizia)

( da "Affari Italiani (Online)" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Politica David Mills "agì per l'impunità del premier" Martedí 19.05.2009 12:30 L'avvocato britannico David Mills è stato condannato a Milano a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari agì "da falso testimone "per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati". E' questo uno dei passaggi delle motivazioni, circa 400 pagine, della sentenza con la quale il tribunale di Milano ha condannato il legale inglese a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari. Mills "ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data, dall'altro ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico". Dallo stesso procedimento è stata stralciata la posizione di Berlusconi in attesa che la corte costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano. tags: Silvio Berlusconi David Mills avvocato giudici

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Sentenza Mills, 376 pagine di accuse "Falso test per impunità a Berlusconi" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

MILANO - Trecentosettantasei pagine. Sono le motivazioni della sentenza con la quale i giudici della decima sezione penale del tribunale di Milano, hanno condannato David Mills a quattro anni e sei mesi di reclusione, per concorso in corruzione in atti giudiziari con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una sentenza destinata a riaprire lo scontro sulla giustizia e sulle leggi 'ad personam', visto che la posizione del premier era stata stralciata il 4 ottobre 2008 in attesa che la corte costituzionale decida sulla legittimità del lodo Alfano, la legge che garantisce l'immunità alle massime cariche dello Stato, fra le quali il presidente del Consiglio. Secondo la ricostruzione della procura di Milano, pm Fabio De Pasquale: Mills, legale inglese e creatore del sistema off-shore usato da Fininvest, sarebbe stato comprato "con almeno 600 mila dollari" da Silvio Berlusconi affinché testimoniasse il falso in due processi, All Iberian e tangenti alla Gdf, in cui il premier era imputato alla fine degli anni '90. David Mills, si legge, "ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data, dall'altro ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico". Mills era stato condannato anche a risarcire con 250 mila euro la presidenza del Consiglio dei ministri costituita come parte civile. L'intera vicenda andrà in prescrizione nel febbraio del 2010. Una volta depositate le motivazioni inizierà una vera e propria corsa contro il tempo per arrivare alla sentenza definitiva della Cassazione entro quella data. Le possibilità che il fatto non si prescriva prima appaiono minime. OAS_RICH('Middle'); (19 maggio 2009

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Savona: rimborsi agli utenti non allacciati alla fognatura (sezione: Giustizia)

( da "Savona news" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Savona: rimborsi agli utenti non allacciati alla fognatura E’ stato deciso dall’assessorato al Bilancio di Palazzo Sisto il rimborso agli utenti che risiedono in abitazioni collinari non allacciate alla rete fognaria del canone previsto per il servizio di pubblica fognatura per il periodo compreso tra il 3 ottobre 2000 e il 30 giugno 2007.” Al momento le richieste di rimborsi – spiega l’assessore Luca Martino – non sono numerose. Nei nostri uffici ne sono pervenute 5 ma siamo abbastanza certi che nel tempo ne arriveranno un numero sicuramente maggiore. Questa opportunità di restituzione delle somme già versate dai cittadini è legata ad una recente sentenza specifica della Corte Costituzionale che tra l’altro prevede non solo rimborso ma anche l’esonero dal pagamento della tassa in questione per i cittadini interessati”. L’assessore Martino ha anche sottolineato, nella sua veste di assessore allo sport, l’impiego di un investimento da 145 mila euro per la sistemazione di alcuni impianti sportivi. La sua attenzione si focalizza in particolare sul campo sportivo della Fontanassa nel quale saranno sgomberati i detriti derivanti da una frana verificatasi un po’ di tempo fa e sarà anche innalzato un muro di protezione. Sarà realizzata la pista per il salto in lungo e saranno sistemati anche gli spogliatoi. Il residuo verrà utilizzato per acquisto di materiale sportivo laddove è necessario. “ Di questa somma – ha proseguito Martino – 100 mila euro sono parte del Bilancio e altri 45 mila euro sono stati stanziati dalla Regione. L’anello che doveva sorgere intorno alla pista del campo della Fontanassa non sarà costruito per il costo assai elevato di realizzazione: 500 mila euro. Tra l’altro abbiamo anche dato un contributo da 10 mila euro alla società Bocciofila Rebagliati che due anni fa ewra stata distrutta da un incendio.

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I giudici: . (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Le motivazioni della sentenza. Il premier: «riferirò in parlamento» I giudici di Milano: «L'avvocato Mills fu corrotto da Silvio Berlusconi» L'avvocato inglese condannato a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari: agì «da falso testimone» MILANO - Sono state depositate a Milano le 400 pagine delle motivazioni che hanno portato alla condanna dell'avvocato inglese David Mills a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari. Agì «da falso testimone» - si legge nelle motivazioni di condanna -«per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati. Dall'altro lato (Mills) ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico». Dopo la notizia, il presidente del Consiglio ha assicurato che riferirà in Parlamento. LA VICENDA - Al centro del procedimento c'è l'accusa secondo cui Berlusconi nel 1997 avrebbe fatto inviare 600.000 dollari a Mills come ricompensa per non aver rivelato in due processi (All Iberian e quello sulla corruzione nella Guardia di Finanza), in qualità di testimone e quindi con l'obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla, le informazioni su due società off- shore usate da Mediaset, secondo la procura, per creare fondi neri. Dal medesimo procedimento la posizione di Silvio Berlusconi è stata stralciata in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso. stampa |

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Il Cavaliere impunito (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Come il morto che afferra il vivo, il fantasma della giustizia trascina ancora una volta Silvio Berlusconi nell'abisso. La pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna dell'avvocato Mills, nel processo per corruzione in atti giudiziari che vede implicato anche il presidente del Consiglio, sarebbe il "de profundis" per qualunque uomo politico, in qualunque paese normale. Non così in Italia. Questo è un Paese dove un'osservazione così banale diventa paradossalmente impronunciabile in Transatlantico o sui media (persino per l'afona opposizione di centrosinistra) pena la squalifica nei gironi infernali dell'"antiberlusconismo" o del "giustizialismo". Questo è un Paese dove il premier ha risolto tanta parte dei suoi antichi guai giudiziari con leggi ad personam che gli hanno consentito proscioglimenti a colpi di prescrizione, e che si è protetto dall'ultima pendenza grazie allo scudo del Lodo Alfano, imposto a maggioranza poco meno di un anno fa, quasi come "atto fondativo" della nuova legislatura. Ora, di quell'ennesimo colpo di spugna preventivo si comprende appieno la ragion d'essere. Secondo i giudici milanesi, l'avvocato inglese incassò 600 mila dollari dal gruppo Fininvest per testimoniare il falso nei processi per le tangenti alla Guardia di Finanza e All Iberian. "Mentì per consentire a Berlusconi l'impunità", recita un passaggio delle 400 pagine delle motivazioni. Un'accusa gravissima. Una prova schiacciante. Dalla quale il Cavaliere, guardandosi bene dal difendersi nel processo, ha preferito svicolare grazie al salvacondotto di un'altra legge ritagliata su misura, e ora sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale. Perché dietro la formula enfatica che dà il titolo al Lodo Alfano (cioè la "sospensione dei processi per le Alte Cariche dello Stato") è chiaro a tutti che l'unica carica da salvare era ed è la sua. "Riferirò in Parlamento", annuncia ora Berlusconi. Bontà sua. Pronuncerà l'ennesima, violenta invettiva contro le toghe rosse e la magistratura comunista, "cancro da estirpare" nell'Impero delle Libertà. E invece basterebbe pronunciare una sola parola, quella che non ascolteremo mai: dimissioni. OAS_RICH('Middle'); (19 maggio 2009

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Processo Mills, dall'ammissione dell'avvocato al Lodo Alfano che salva Berlusconi (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

MILANO - David Mills è un avvocato d'affari inglese. Secondo l'accusa, ricevette 600 mila dollari da Berlusconi (per "bramosia di denaro", ma anche per una sorta di "sudditanza professionale ed economica" nei confronti del principale azionista del gruppo Fininvest). Soldi che servirono per tacere quanto sapeva nei processi, celebrati alla fine degli anni Novanta, per le mazzette alle Fiamme Gialle e All Iberian. In particolare, sempre secondo l'accusa, l'avvocato avrebbe taciuto il reale assetto societario di due società off-shore attraverso le quali sarebbe stata realizzata l'appropriazione indebita oggetto del processo principale. Ma, paradossalmente, furono proprio le sue parole ad aprire il filone d'inchiesta sulla corruzione giudiziaria. Mills, in veste di testimone, fu così riconvocato il 18 luglio del 2004, quando al pm De Pasquale disse (a verbale) di aver ricevuto i 600mila dollari per aver "tenuto mister B. (Silvio Berlusconi, ndr) fuori dal mare di guai in cui l'avrei buttato se avessi detto tutta la verità". Una dichiarazione che l'interessato, però, cercò di ritrattare poco dopo, forse rendendosi conto del reale peso delle sue parole. Con una lettera inviata alla procura milanese, il legale inglese infatti si rimangiò tutto, sostenendo questa volta di aver fornito la prima versione perché pressato dalle domande dei magistrati milanesi. Nella sua nuova verità indicava l'armatore napoletano Diego Attanasio - e non più il Cavaliere - come il reale mittente di quella somma. De Pasquale, però, aveva nel frattempo raccolto altre prove che mise in tavola durante il processo. Come le confidenze che Mills aveva lasciato al suo consulente, Bob Drennan, al quale si era rivolto per evitare di finire nelle grinfie del severissimo fisco inglese. OAS_RICH('Middle'); A Drennan, nel febbraio di 5 anni fa, Mills aveva infatti scritto una lettera in cui dava la stessa versione sull'origine dei 600mila dollari, ovvero che erano soldi del gruppo Fininvest. Il resto si svolge tutto nelle aule giudiziarie. La decisione di rinviare a giudizio il premier fu presa il 30 ottobre del 2006 dal gup Fabio Paparella che, con la stessa accusa, mandò a giudizio anche Mills. Si trattò, in sintesi, di un'inchiesta stralcio rispetto al filone principale relativo alle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset. Il 5 aprile 2007, la Cassazione bocciò il ricorso della difesa di Berlusconi per la ricusazione del gup milanese. E a giugno anche il ricorso di Mills per la ricusazione fu giudicato inammissibile dagli stessi giudici. Dopo altri ricorsi respinti, la posizione del premier è stata stralciata il 4 ottobre 2008, in attesa che la Corte costituzionale decida sulla legittimità del lodo Alfano, la legge che garantisce l'immunità alle massime cariche dello Stato, fra le quali il presidente del Consiglio. L'intera vicenda andrà in prescrizione nel febbraio del 2010. Una volta depositate le motivazioni inizierà una vera e propria corsa contro il tempo per arrivare alla sentenza definitiva della Cassazione entro quella data. Le possibilità che il fatto non si prescriva prima appaiono minime. (19 maggio 2009

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I giudici: Mills corrotto da Berlusconi Il premier: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Le motivazioni della sentenza. Il premier: «riferirò in parlamento» I giudici di Milano: «L'avvocato Mills fu corrotto da Silvio Berlusconi» L'avvocato inglese condannato a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari: agì «da falso testimone» MILANO - Sono state depositate a Milano le 400 pagine delle motivazioni che hanno portato alla condanna dell'avvocato inglese David Mills a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari. Agì «da falso testimone» - si legge nelle motivazioni di condanna -«per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati. Dall'altro lato (Mills) ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico». Dopo la notizia, il presidente del Consiglio ha assicurato che riferirà in Parlamento. LA VICENDA - Al centro del procedimento c'è l'accusa secondo cui Berlusconi nel 1997 avrebbe fatto inviare 600.000 dollari a Mills come ricompensa per non aver rivelato in due processi (All Iberian e quello sulla corruzione nella Guardia di Finanza), in qualità di testimone e quindi con l'obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla, le informazioni su due società off- shore usate da Mediaset, secondo la procura, per creare fondi neri. Si legge in un passaggio: «Il fulcro della reticenza di David Mills in ciascuna delle sue deposizioni sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società off-shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti». E poi continua: «David Mills ha ricevuto enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali, da Fininvest e da Silvio Berlusconi, fin dagli anni 1995 - 1996, e quindi da un'epoca anteriore a quella delle sue deposizioni nei procedimenti tenuti a Milano» che vedevano imputato il premier. Dal medesimo procedimento la posizione di Silvio Berlusconi è stata stralciata in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso. REAZIONI - Immediate le reazioni politiche. Antonio Di Pietro, ospite su Radio due della trasmissione «28 minuti» condotta da Barbara Palombelli: «Il problema non è Mills, che è un testimone che ha detto il falso, dice la sentenza, il grave è che lo ha fatto per consentire a Silvio Berlusconi, cioè al nostro presidente del Consiglio, e alla Fininvest, il massimo organo di informazione privata, l'impunità dalle accuse o almeno il mantenimento di ingenti profitti realizzati attaverso i compimento di operazioni illecite. La sentenza dice che Berlusconi ha fatto operazioni illecite, ha pagato la corruzione di Mills, e che quindi Berlusconi, se non ci fosse stato il lodo Alfano, sarebbe stato condannato anche lui per questi reati». Poi l'invito a Silvio Berlusconi a rinunciare all'immunità del lodo Alfano e a farsi processare, altrimenti, secondo il leader dell'Idv, dovrebbe dimettersi subito. Il segretario del Pd, Dario Franceschini esorta Berlusconi a dire in Parlamento: «io rinuncio ai privilegi del lodo Alfano e mi sottopongo a un giudizio come tutti i normali cittadini». A Radio Radicale, invece, il deputato del Pdl Giancarlo Lehner commentando le motivazioni della condanna ha detto: «Questa è una condanna a Berlusconi». «Il lessico della sentenza - spiega Lehner - appartiene ad una sentenza della Santa Inquisizione alla quale si ispira il rito ambrosiano quando ci si occupa di Berlusconi o di persone a lui vicine, una sentenza scritta con rabbia contro l'eretico». È come se il giudice avesse condannato Berlusconi per interposta persona? «Certo- risponde Lehner - Questa è una condanna a Berlusconi, tant'è che gran parte della motivazione attiene a Berlusconi e non a Mills. Questa sentenza è l'ennesima vergogna perché è un comizio, non una motivazione che spiega la condanna di Mills ma che attacca in maniera furibonda il nostro premier». - Di Pietro: «Il Paese non può essere governato da un corruttore» - Ghedini: «Una sentenza basata sul nulla» stampa |

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Tagli alla Scuola, la protesta emiliana a Roma (sezione: Giustizia)

( da "Sestopotere.com" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Tagli alla Scuola, la protesta emiliana a Roma (19/5/2009 16:56) | (Sesto Potere) - Piacenza - 19 maggio 2009 - Dopo la recente presa di posizione della CRAL dell’Emilia-Romagna (la Conferenza che riunisce la Regione, le 9 province e tutti i comuni), domani, mercoledì 20 maggio, una delegazione degli enti locali della Regione si recherà a Roma per protestare contro il taglio degli organici della scuola e sostenere le legittime richieste delle famiglie, degli studenti e dei dirigenti scolastici. Infatti, nonostante il continuo aumento di studenti nelle scuole emiliano-romagnole, le crescenti esigenze di scuola dell’infanzia e di educazione degli adulti, per l’a.s. 2009/10 il Ministro Gelmini prevede oltre 1600 unità di personale scolastico in meno nella nostra regione rispetto all’attuale anno scolastico. Proprio domani a Piacenza è previsto un confronto con l’Amministrazione Scolastica, insieme ai dirigenti scolastici interessati ed ai comuni coinvolti, per verificare la situazione delle nuove istituzioni di scuole dell’infanzia e per il completamento orario di quelle funzionanti part-time. Per questo motivo l’Assessore Provinciale al Sistema Scolastico Fernando Tribi resterà a Piacenza ma la voce del territorio, con il documento che sintetizza le rivendicazioni locali, arriverà ugualmente a Roma: prima in viale Trastevere (sede del Ministero dell’Istruzione) alle ore 11.30, e poi alla Camera dei Deputati alle ore 14, tramite l’Assessore all’Istruzione del Comune di Fiorenzuola d’Arda Nicoletta Barbieri, membro della Conferenza Provinciale di Coordinamento delle Politiche Scolastiche. Insieme agli altri amministratori dell’Emilia-Romagna l’Assessore Barbieri avanzerà al Ministro le richieste in materia di organici e di attenzione al sistema della scuola pubblica, e poi incontrerà i parlamentari eletti in Regione che si sono dichiarati disponibili a sostenere questa vertenza. Tra questi ha annunciato la partecipazione all’iniziativa anche l’On. Paola De Micheli. A seguire il documento CRAL del 4 maggio e le richieste per il territorio piacentino. ORDINE DEL GIORNO La Conferenza Regione-Autonomie locali della Regione Emilia-Romagna visto il regolamento attuativo dell’art. 64 D.L. 25.6.2008 n. 112 convertito nella legge 6.8.2008 n. 133, approvato dal Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2009 (peraltro non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale); regolamento che comporta tagli di organici per il prossimo anno scolastico, che prevedono la riduzione a livello nazionale di 42102 posti (riduzione da realizzare in due distinte fasi di determinazione dell’organico di diritto e dell’adeguamento alla situazione di fatto, per le quali è prevista rispettivamente una riduzione di 31485 e 10617 posti); visto inoltre che i provvedimenti del Governo prevedono anche una riduzione del personale ATA nel prossimo triennio scolastico pari a 44.500 unità; preso atto in specifico che nell’ambito di quanto sopra indicato, per l’Emilia-Romagna è prevista per l’anno scolastico 2009/2010 una riduzione complessiva per l’organico dei docenti di 1637 posti; considerato - che in Emilia-Romagna, anche grazie all’impegno profuso dagli Enti locali e dalla Regione in termini di importanti disponibilità di risorse umane ed economiche, è stato realizzato nel tempo un sistema scolastico di qualità che vanta, secondo tutte le rilevazioni nazionali ed internazionali, eccellenze e alti standard qualitativi, ed è caratterizzato da una ampia e diffusa rete di scuole dell’infanzia, dall’estensione del tempo scuola (in conseguenza non solo di esigenze sociali, ma di una specifica scelta educativa), da alti livelli di scolarizzazione superiore, da forte sostegno all’integrazione scolastica degli studenti disabili ed al positivo inserimento degli studenti stranieri, dall’attenzione alle esigenze occupazionali, in particolare femminili, da una forte integrazione tra formazione e istruzione; - che nel sistema scolastico sono stati fatti investimenti significativi che hanno consentito di realizzare un sistema educativo e formativo, nelle scuole di ogni ordine e grado, che è solido, capillare e coerente rispetto ai fabbisogni, sia sul piano ‘quantitativo’ che sul piano ‘qualitativo’, grazie anche all’intervento degli Enti locali nell’edilizia scolastica e a favore della qualificazione del sistema, nonché al lavoro svolto in collaborazione con le autonomie scolastiche della Regione Emilia-Romagna; - che l’alto livello di benessere sociale ed economico è profondamente correlato alla qualità del sistema scolastico e formativo e che il sistema non deve essere indebolito, in particolare nella fase attuale, nel pieno di una crisi economica senza precedenti, se si vogliono difendere i diritti di cittadinanza e preparare un futuro sicuro ai giovani; - che sia più che mai strategico investire sul sapere e sulla risorsa umana, nell’immediato perché consente la qualificazione o la riqualificazione dei lavoratori e delle lavoratrici sospesi o espulsi dal lavoro, successivamente perché consentirà al nostro Paese di competere nel nuovo scenario globale nella fase di ripresa; - che le politiche adottate in Emilia-Romagna hanno consentito al sistema scolastico regionale di raggiungere i livelli più alti negli indici dei rapporti alunni/classe, alunni/docenti e dei parametri di dimensionamento nel panorama nazionale, realizzando ogni razionalizzazione possibile del sistema; - che le politiche relative alla scuola e alla formazione non si limitano ai giovani in età scolare, ma devono tenere conto della complessità della società attuale e della necessità di investire nel sapere per qualificare anche gli adulti, tra cui, in considerazione della trasformazione sociale e dei flussi migratori in corso, gli immigrati; - che i tagli comporterebbero inevitabilmente una riduzione dell’estensione e della qualità del servizio, ora particolarmente elevato, tanto più che a) cresce la richiesta di un tempo scuola esteso, come dimostra la richiesta prevalente dei genitori di iscrivere i figli alla scuola primaria optando per le 30 o le 40 ore (i due modelli organizzativi che raccolgono quasi l’unanimità dei consensi tra le famiglie emiliano-romagnole); b) aumenta in ambito regionale, per l’a.s. 2009-2010 (confermando la tendenza alla crescita costante già rilevata nell’ultimo quinquennio), il numero degli iscritti a scuola, con oltre 6.000 alunni in più rispetto allo scorso anno; c) aumenta la presenza di giovani immigrati che richiedono particolari modalità di gestione della didattica, in modo da garantire una piena integrazione; d) aumenta l’accesso degli alunni disabili alla scuola secondaria superiore e, in generale, si consolida l’alta percentuale di allievi con bisogni educativi speciali presenti nelle scuole dell’Emilia-Romagna, con la conseguente esigenza di docenti di sostegno in grado di assicurare il successo formativo; ritenuto - che, in questo quadro, la riduzione di 1.637 posti nella pianta organica degli insegnanti della Regione Emilia-Romagna sia un colpo gravissimo al sistema scolastico regionale, soprattutto in relazione al forte incremento di iscritti ed al rapporto alunni/classi più alto d’Italia; valutata - la legittima e giustificata preoccupazione che emerge tra le autonomie locali, come documentano gli atti deliberati dalle Conferenze Provinciali di Coordinamento in merito all’applicazione delle norme ministeriali sugli organici per l’a.s. 2009/2010; - la forte preoccupazione diffusa tra famiglie, mondo della scuola e studenti per i tagli operati dal Governo nel prossimo triennio scolastico e per la situazione di difficoltà economica in cui versano le istituzioni scolastiche italiane per la mancanza di fondi; - la permanenza di incertezze sul quadro normativo di riferimento, particolarmente per ciò che riguarda le scuole superiori, che costituiscono un’ulteriore ragione di preoccupazione per le famiglie e il mondo della scuola; esprime forte preoccupazione per la riduzione significativa di risorse in organico prevista per l’Emilia-Romagna che crea le condizioni per dequalificare di fatto il sistema scolastico regionale e compromettere la possibilità di dare applicazione corretta alle normative sulla sicurezza, determinando nelle scuole la formazione di classi con un alto numero di alunni; ritiene - che la scuola italiana non possa sopportare il taglio di 42.100 insegnanti e che tale scelta comprometta la qualità del sistema dell’istruzione nazionale e riduca la possibilità di competere nella società della conoscenza; conferma l’impegno di Regione ed Autonomie Locali per la collaborazione con le Autonomie Scolastiche per l’efficacia dell’azione educativa e formativa, sostenendo le iniziative previste nei Piani dell’Offerta Formativa (POF) e contribuendo all’allargamento dei sistemi di relazione con il territorio; chiede al Governo - di riconsiderare le attuali politiche, che comportano inevitabilmente una riduzione di efficacia e qualità del sistema scolastico; - che siano garantite le risorse di organico per consentire il corretto funzionamento del sistema scolastico e per dare riposta alle aspettative delle famiglie e ai bisogni degli studenti; va, in particolare, assicurata la generalizzazione della scuola dell’infanzia per soddisfare tutte le richieste, anche considerati i consistenti investimenti attivati dagli Enti Locali; - che siano garantite risorse adeguate alle autonomie scolastiche per consentire il normale funzionamento degli istituti e siano risolte le situazioni pregresse; - che sia consolidata per l’a.s. 2009/2010 l’offerta formativa per come si è strutturata negli anni grazie alla costruzione di rapporti interistituzionali che hanno visto la scuola e le istituzioni locali investire intelligenze e significative risorse nel sistema di istruzione; - che vengano garantiti i livelli di funzionamento consolidati dei servizi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado; - che vi siano le condizioni per dare risposta positiva alla crescente domanda di tempo pieno da parte delle famiglie emiliano-romagnole; - che siano assicurate attenzione e risorse per le realtà scolastiche della montagna, che ancor più delle altre risentiranno dei tagli (secondo le previsioni della normativa citata in premessa, contro la quale la Regione Emilia-Romagna ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale), mettendo a rischio lo stesso diritto di accesso all’istruzione, nonché il presidio sociale e culturale che le scuole rappresentano per tali aree; - di individuare soluzioni adeguate rispetto al personale ATA, la cui drammatica riduzione mette a rischio il normale funzionamento delle scuole; - di trovare soluzioni certe alla condizione di precarietà di una parte importante del personale della scuola che verrà espulsa dal lavoro, in conseguenza dei tagli operati, e che si troverà priva di ammortizzatori sociali; - di riservare una speciale attenzione all’istruzione degli adulti che registra una tendenza in aumento nelle iscrizioni; dà mandato al Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani di continuare a farsi interprete delle considerazioni e delle richieste del presente documento presso le opportune sedi di confronto interistituzionale; trasmette il presente odg alle Associazioni nazionali degli Enti locali - ANCI, UPI, UNCEM, Lega autonomie – affinché possano rappresentare nelle sedi di confronto interistituzionali le istanze e le richieste in esso contenute. ORGANICI DEL PERSONALE DOCENTE DELLA PROVINCIA DI PIACENZA RICHIESTE / FABBISOGNO PER L’A.S.2009/10 Scuola dell’infanzia Occorrono 24 posti, di cui 20 da destinare alle nuove istituzioni di sezioni di scuola dell’infanzia statali richieste congiuntamente da Comuni e Istituzioni Scolastiche (10), e 4 posti servono per i completamenti orari di quelle attualmente funzionanti part-time. Diversamente oltre 250 famiglie restano senza scuola per i propri figli e circa 100 si devono accontentare del part-time. Scuola Primaria Siamo in presenza di 113 alunni in più rispetto all’attuale anno scolastico (11397 / 11284). Occorrono almeno altri 10 posti, per attivare le 20 classi a tempo pieno richieste dalle famiglie e non autorizzate in organico di diritto. Scuola Secondaria di 1^ grado Siamo in presenza di 143 alunni in più rispetto all’attuale anno scolastico (7127 / 6984), eppure sono stati tagliati 26 posti che chiediamo di ripristinare, anche per evitare l’aumento delle pluriclassi Scuola Secondaria di 2^ grado Siamo in presenza di 261 alunni in più rispetto all’attuale anno scolastico (10896 / 10635). Il Ministero prevede un taglio di 14 classi (oltre ad aumentare il numero delle classi articolate), che comporterebbero una perdita secca di 28 docenti. La richiesta è di autorizzare tutte le classi proposte dalle scuole (e validate dal sistema, e perciò in regola con le norme sulle iscrizioni), senza tagli degli insegnanti. Educazione Adulti Occorrono almeno 20 posti, sia per rafforzare i CTP (alfabetizzazione stranieri e licenza media), sia per avviare tutte le prime classi dei corsi serali (al momento è autorizzata soltanto la 1^ classe dell’I.T.G. Tramello mentre I.T.C. Romagnosi, Istituto Raineri-Marcora e Istituto Tecnico Marconi sono privi di docenti per l’avvio di nuove classi) A.T.A. Blocco dei tagli del personale-tecnico-amministrativo previsti dal decreto ministeriale in corso di emanazione e che a Piacenza potrebbe coinvolgere diverse decine di lavoratori già dal prossimo anno scolastico.

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"Mills corrotto dal premier" Ira Berlusconi: uno scandalo (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 19-05-2009)

Argomenti: Giustizia

DEPOSITATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA. IL Cavaliere: «in aula dirò cosa penso dei giudici» "Mills fu corrotto da Berlusconi" L'ira del premier:«Sentenza scandalosa» L'avvocato inglese condannato a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari: agì «da falso testimone» MILANO - «È una sentenza semplicemente scandalosa, contraria alla realtà, come sono certamente sicuro sarà accertato in appello per quanto riguarda il signor Mills». In conferenza all'Aquila, Silvio Berlusconi rompe il silenzio, durato una mattinata, sulla sentenza di condanna dell'avvocato inglese David Mills che lo vede coinvolto. Il premier scandisce la parola «scandalosa» riferendosi a quelle 400 pagine di motivazioni depositate in giornata (scarica in pdf) che hanno portato alla condanna di Mills a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari. Agì «da falso testimone» - si legge nelle motivazioni di condanna -«per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati. Dall'altro lato (Mills) ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico». LA VICENDA - Al centro del procedimento che riguarda Mills c'è l'accusa secondo cui il legale inglese tra il 1996 e il 1997 avrebbe incassato da Silvio Berlusconi 600.000 dollari come ricompensa per non aver rivelato in due processi (All Iberian e quello sulla corruzione nella Guardia di Finanza, con Mills in qualità di testimone e quindi con l'obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla), le informazioni su due società off- shore usate da Mediaset, secondo la procura, per creare fondi neri. Si legge in un passaggio delle motivazioni: «Il fulcro della reticenza di David Mills in ciascuna delle sue deposizioni sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società off-shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti». E poi ancora: «David Mills ha ricevuto enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali, da Fininvest e da Silvio Berlusconi, fin dagli anni 1995 - 1996, e quindi da un'epoca anteriore a quella delle sue deposizioni nei procedimenti tenuti a Milano» che vedevano imputato il premier. Dal processo Mills è stata stralciata la posizione di Silvio Berlusconi, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso. «NESSUN VERSAMENTO» - «Ci sarà un appello, ci sarà un altro giudice e io sono sereno. Se c'è un fatto indiscutibile è che non c'è stato alcun versamento di nessuno al signor Mills» si è difeso il premier dall'Aquila. «Da questi giudici - ha aggiunto il premier riferendosi a Nicoletta Gandus - non mi farò processare. Quando il processo riprenderà con altri giudici dimostrerò la mia totale estraneità» ha chiarito il premier. «Durante il processo è stato spiegato chi aveva dato i soldi, è stato individuato il tragitto dei soldi, sono state individuate le azioni fatte da Mills su questi soldi e il fisco inglese ha costretto il signor Mills a pagare imposte, considerando questa entrata un suo compenso professionale. Se fosse stata una donazione, il signor Mills non avrebbe dovuto pagare alcuna imposta. E se questo non vi basta...» ha anche spiegato il Cavaliere. Berlusconi ha confermato l'intenzione (già annunciata in mattinata) di riferire in Parlamento sulla vicenda. «In quella sede - ha spiegato il Cavaliere - dirò finalmente quanto da tempo penso a proposito di certa magistratura». - Di Pietro: «Il Paese non può essere governato da un corruttore» - Ghedini: «Una sentenza basata sul nulla» REAZIONI - Le 400 pagine scritte da giudici di Milano sul caso Mills tengono banco nel dibattito politico. Il Pd chiede al premier di rinunciare al lodo Alfano. Berlusconi «venga in Parlamento, ma venga a dire: 'io rinuncio ai privilegi del lodo Alfano e mi sottopongo a un giudizio come tutti i normali cittadini"» sostiene il leader dei democratici Dario Franceschini. «Non capisco perché Silvio Berlusconi abbia scelto di andare in Parlamento. Sarebbe dovuto andare in tribunale per accettare di essere processato e chiarire le accuse che gli vengono rivolte. A questo punto sono preoccupato che la seduta in Parlamento diventi una gazzarra contro la magistratura. Questo sarebbe intollerabile» rincara la dose Massimo D'Alema. «Ora si capisce il motivo del Lodo Alfano» aggiunge l'esponente Pd. «Berlusconi è un corruttore giudiziario che si è fatto una legge per non farsi processare, rinunci all'immunità del Lodo Alfano o si dimetta» è la posizione del leader dell'Idv Antonio Di Pietro. Spazza il terreno da ogni equivoco Niccolò Ghedini (Pdl), ascoltato consigliere giuridico del premier: Berlusconi non rinuncerà all'immunità, altrimenti «per un anno anziché stare a governare dovrebbe stare in aula a difendersi». Pdl e Lega fanno quadrato attorno al presidente del Consiglio, chiedendo un no secco alle strumentalizzazioni e piena difesa del premier. Per Sandro Bondi coordinatore nazionale del Pdl, «ancora una volta teoremi giudiziari tanto infondati quanto perseguiti con ostinazione intervengono, specialmente alla vigilia di appuntamenti elettorali, a condizionare e turbare pesantemente la vita politica italiana». «COSE INVENTATE»- La conferenza stampa all'Aquila è stata per il premier anche un'occasione per attaccare l'opposizione («sconfitta, divisa e annullata si attacca a cose di questo tipo in modo vergognoso come ha fatto con il caso delle "veline", che non sono mai esistite») e sfogarsi con la stampa. Sul presidente del Consiglio «sono state scritte cose inventate di sana pianta», ha sottolineato Berlusconi riferendosi al «caso veline» e a Noemi Letizia. Duro scontro tra il premier e la cronista dell'Unità Claudia Fusani. La giornalista chiede a Berlusconi se, dopo le motivazioni della sentenza Mills, non sia il caso di farsi processare e quindi di congelare il lodo Alfano. «Con questi giudici non si può fare» esplode. «Il processo c'è ed è a Mills. Ci sarà un appello, ci sarà un altro giudice ed io sono sereno. Quando il processo riprenderà ci sarà una assoluzione assoluta». La Fusani insiste: si faccia processare. Berlusconi alza moltissimo la voce: «Su questa cosa mi infurio. Lo posso giurare sui miei figli. Non perdo tempo a risponderle. Me ne vado o sennò se ne va lei. Questa cosa mi fa infuriare, è come se mi dicessero che non mi chiamo Silvio Berlusconi». stampa |

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La farmacia è del farmacista (sezione: Giustizia)

( da "Corriere delle Alpi" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Una sentenza della Corte costituzionale europea La farmacia è del farmacista BELLUNO. Il giudice della Corte costituzionale europea ha stabilito che la proprietà della farmacia può essere soltanto del farmacista. Esclusa quindi la possibilità, come richiedeva il caso che era stato portato all'attenzione dallo Stato italiano, di acquisto da parte di una multinazionale o di una società della grande distribuzione. Soddisfazione da parte del segretario di Federfarma veneto nonchè presidente dell'associazione nella provincia di Belluno, Roberto Grubissa. «Questo sarà un grande beneficio per gli utenti, perchè così saranno più tutelati e potranno sempre avere la certezza. Si tratta di una sentenza che cambia molte cose e che dà più forza a quello che da tempo come associazione che raccoglie i farmacisti andiamo dicendo: cioè che per garantire il servizio alla popolazione la farmacia deve essere di proprietà soltanto della figura professionale».

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Fiera e benedizione delle rose per la tradizione di Santa Rita (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

SAVONA VENERDI' L'INTERO QIARTIERE DIVENTA ISOLA PEDONALE Zone periferiche Fiera e benedizione delle rose per la tradizione di Santa Rita Il Comune restituisce il canone di depurazione incassato per sbaglio L'elenco di vie e piazze dove saranno rimosse le auto SAVONA Quartiere di Santa Rita: attenti a non lasciare l'auto parcheggiata i zona. Il rischio di vedersela rimuovere è concreto. Si sta preparando la tradizionale festa di Santa Rita, che si tramuterà, da venerdì 22, in una grande fiera-mercato con bancarelle sistemate in tutte le vie del quartiere omonimo. Ma già da oggi sarà bene fare attenzione a dove si lascia l'auto, perché venerdì 22 potrebbe essere troppo tardi per trovare un qualsiasi spazio libero dove parcheggiare. la festa di Santa Rita attira sempre migliaia di fedeli in particolare per riti della benedizione delle rose. Per tutta la giornata di venerdì saranno vigenti divieti di sosta e transito lungo il perimetro tra le seguenti vie e piazze. Piazza della Consolazione, piazza Galilei, via Collodi, via De Amicis, via Pascoli, via Tasso, via Aleardi, via Bono, via Carducci, via Leopardi. L'intero perimetro e l'area fieristica saranno presidiati da personale della Polizia municipale. Sarà comunque lasciato libero un «corridoio» nel tratto compreso tra piazza Galilei e via Matilde Serao onde consentire il transito di ambulanze agli ambulatori Asl. I divieti avranno vigore sino oltre le ore 21 di venerdì onde permettere il successivo intervento di lavaggio e pulizia di strade e piazze da parte del personale dell'Ata. Il giorno di Santa Rita, per i savonesi è soprattutto la festa delle rose, da far benedire nella chiesina di piazza della Consolazione e da conservare in casa tutto l'anno, un po' come si fa con l'ulivo benedetto della domenica delle Palme. I savonesi, e non solo quelli del quartiere, sono particolarmente affezionati a questa tradizione e per tutta la giornata la chiesa di S. Rita, dove ieri gli operai stavano lavorando intensamente per rimuovere le ultime impalcature dopo i lavori di restauro, viene letteralmente presa d'assalto per la benedizione delle rose. Il Comune effettuerà il rimborso dei canoni di depurazione indebitamente acquisiti fra il 2000 e il 2007. Lo ha annunciato l'assessore al Bilancio Luca Martino, spiegando che in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale, «e' necessario provvedere al rimborso delle somme incassate per un servizio non svolto». Il caso è quello del canone di depurazione delle acque pagato da tutti i savonesi, compresi quelli che non essendo allacciati alla rete fognaria non godevano evidentemente del servizio. «Al momento abbiamo ricevuto 5 richieste di rimborso ma faremo fronte a tutti i casi che si sono verificati fra il 2000 e il 2007 - dice Martino -. Si tratta di un provvedimento di equità, dal momento che gli abitanti delle case sparse o delle zone periferiche non sono allacciati alle condotte delle fognature e che quindi i liquami non vengono trattati dal depuratore. I rimborsi ammontano a circa 15 euro l'anno. Riteniamo che i casi possano arrivare a 500».

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Lodo Alfano, lo delle polemiche (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

GIUSTIZIA Lodo Alfano, lo «scudo» delle polemiche Tre ricorsi alla Consulta, la decisione in autunno Sarà nuovamente la Corte Costituzionale a decidere il destino dei processi a carico del premier Silvio Berlusconi. Come già fu nel 2004 per il «lodo Schifani», vale a dire lo «scudo» processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte bocciò in toto determinando la ripresa del processo Sme, la Consulta tornerà a pronunciarsi sulla legittimità del nuovo «lodo», ribattezzato col nome del Guardasigilli Alfano. I tre ricorsi arrivati alla Corte saranno presi in esame dopo la pausa estiva, probabilmente tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, secondo alcune indiscrezioni. Il presidente della Consulta, Francesco Amirante, che nel 2004 scrisse le motivazioni della sentenza di illegittimità del lodo Schifani, non ha ancora fissato la data dell'udienza. La prima questione di legittimità del lodo Alfano è stata sollevata dai giudici della prima sezione del tribunale di Milano, davanti ai quali si celebra il processo per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset con Berlusconi tra gli imputati. Il secondo ricorso è dei giudici della decima sezione del Tribunale di Milano che, dopo aver stralciato la posizione di Berlusconi e investito l'Alta Corte, hanno condannato a 4 anni e 6 mesi l'avvocato inglese David Mills, coimputato del premier, per corruzione in atti giudiziari. La terza causa è arrivata alla Consulta dal gip di Roma Orlando Villoni nell'ambito del procedimento che vede indagato Berlusconi per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura. Tutti e tre i ricorsi muovono rilievi sostanzialmente simili: innanzitutto che il lodo Alfano, nel sospendere i processi penali per reati extrafunzionali commessi dalle quattro più alte cariche (presidente della Repubblica, presidenti di Senato e Camera, presidente del Consiglio), viola l'articolo 138 della Costituzione perchè introduce con una legge ordinaria e non costituzionale una «garanzia aggiuntiva» «in deroga alla generale disciplina in vigore per tutti i cittadini». E ancora: il 'lodò viola l'art 3 della della Carta, vale a dire l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla giurisdizione penale, nonché i principi dell'obbligatorietà dell'azione penale (art.112) e del giusto processo (art.111). Nel ricorso alla Consulta presentato dal collegio presieduto dal giudice Nicoletta Gandus, ricusata dal premier, è inoltre aggiunto che il lodo, per la sua «generale e automatica» sospensione del procedimento penale per reati extrafunzionali di cui il premier è imputato, comporta una violazione dell'art 96 della Costituzione: se infatti per i reati commessi nell'esercizio delle funzioni il presidente del Consiglio e i ministri sono accomunati dalla necessità di una preventiva autorizzazione delle Camere, ciò non vale per i reati extrafunzionali dal momento che il 'lodò tutela solo il premier. La bussola della prossima decisione della Corte sarà senza dubbio la sua precedente pronuncia del 2004: allora la Consulta bocciò la legge perché «generale, automatica e di durata non determinata». Tuttavia la Corte indicò come «un interesse apprezzabile» quello di «tutelare il sereno svolgimento delle funzioni» delle alte cariche dello Stato; interesse che, si sottolineava, «può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale». Come dire: l'obiettivo non era censurabile ma il «lodo Schifani» era scritto male. Ansa stampa |

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D'Ambrosio indignato La gente si svegli (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 20-05-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino) (Gazzetta di Modena,La) (Gazzetta di Mantova, La) (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Giustizia

D'Ambrosio indignato «La gente si svegli» NICOLA CORDA ROMA. «Ora la gente si deve svegliare, c'è bisogno di una reazione forte». L'ex giudice e senatore del Pd Gerardo D'Ambrosio non usa mezzi termini per commentare la sentenza Mills, anche se non si mostra per nulla stupito. Senatore, lei dice che già si sapeva? «Era una cosa scontata, se non ci fosse stato il processo Mills non ci sarebbe stato neppure il Lodo Alfano, non ce n'era bisogno. Anche il modo con cui si è arrivati alla legge è chiaro che è stata fatta in funzione di quel processo. Noi lo abbiamo osteggiato perché in nessun altro Stato esiste un tipo di immunità che va al di là del mandato».... La maggioranza però ha sempre sostenuto che l'immunità per le massime cariche dello Stato c'è in tutte le democrazie. «Non in tutte, in qualcuna. Ma in ogni caso è completamente diverso il comportamento da parte di chi ricopre una carica pubblica. Se si è sospettati di un reato abbastanza grave come la corruzione ci si dimette, oppure non ci si presenta neppure per determinate cariche. Ciò che stupisce e che questa anomalia sia solo nel nostro paese e che tutto ciò avvenga con grande tranquillità, così come le leggi ad personam varate nell'altra legislatura». Sul lodo Alfano però pende ancora il giudizio della Corte costituzionale. Potrebbe cambiare qualcosa? «Non sappiamo come deciderà ma ricordo le parole di un ex presidente di Cassazione e della Corte Costituzionale che in commissione ci implorò di non approvare la legge che avrebbe fatto scendere la nostra democrazia in uno degli ultimi posti. Questa vicenda mi colpì molto». Non servirà neppure che venga in Parlamento a riferire come ha annunciato lo stesso premier? «E cosa vuole che racconti? Ci dirà quello che vuole lui, ci darà delle giustificazioni, mica ci dimostrerà dei fatti o delle spiegazioni dal punto di vista giudiziale. E' vero che si tratta sempre di un giudizio di primo grado e dunque c'è presunzione di non colpevolezza ma è pur sempre una sentenza che si basa su fatti che sono stati accertati giudizialmente». I legali del premier dicono però che il teorema della corruzione sarebbe stato smontato nel dibattimento. «Infatti loro adesso nel disegno di legge 1440, proprio perché la prima ricusazione era stata respinta, hanno inserito dei nuovi motivi per ricusare i giudici. Quello di aver espresso giudizi politici la Cassazione lo ha sempre escluso, ma ora cambiano la legge. In Italia con questa maggioranza è possibile tutto. Sono molto preoccupato per quello che sta accadendo. La gente si sta disinteressando della politica e non si accorge di quello che sta accadendo».

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l'ira del cavaliere sui magistrati "una sentenza scandalosa in parlamento dirò ciò che penso" - gianluca luzi (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 3 - Interni L´ira del Cavaliere sui magistrati "Una sentenza scandalosa in Parlamento dirò ciò che penso" GIANLUCA LUZI dal nostro inviato L´AQUILA - «è una sentenza semplicemente scandalosa», scandisce Berlusconi. Per di più uscita alla vigilia delle elezioni Europee «in modo puntualmente programmato». «è mia intenzione intervenire in Parlamento sulla sentenza Mills appena avrò tempo. E in quella sede dirò finalmente quello che da tempo penso a proposito di certa magistratura». Manca poco alle diciannove nella caserma di Coppito, quartier generale della ricostruzione. Il presidente della Commissione Europea Barroso è stato appena salutato. Berlusconi torna nella saletta della conferenza stampa e scatena la sua furia. Che sarebbe andato in Parlamento per dire la sua sulla sentenza del tribunale di Milano che lo chiama direttamente in causa nella condanna dell´avvocato inglese, lo aveva annunciato già ieri mattina inaugurando il reparto di un ospedale a San Donato Milanese. Ma al pomeriggio la rabbia deve essere montata di parecchie spanne, tanto è stato virulento lo sfogo del presidente del Consiglio. Contro i giudici, contro la stampa che «si dovrebbe vergognare», contro Di Pietro «pericoloso per la democrazia. Mi fa orrore» e contro l´opposizione che «è stata sconfitta sul piano delle cose concrete ed è completamente annullata. Si attacca a queste cose come ha già fatto sul caso veline, che non sono mai esistite». Ma di farsi processare per il caso Mills, Berlusconi non ha la minima intenzione. E non solo - come aveva detto il suo avvocato-deputato Ghedini - perché le sedute lo distoglierebbero dai compiti di governo. Ma proprio perché «con questi giudici non si può, quando il processo riprenderà con altri giudici dimostrerò la mia totale estraneità, ma da questi giudici non mi farò processare». Una mossa dettata anche dai timori di un´altra "imboscata" che potrebbe arrivare dalla Corte costituzionale che dopo l´estate deciderà sulla sorte del Lodo Alfano. Arriva così un attacco diretto al magistrato Nicoletta Gandus che il premier ritiene prevenuta nei suoi confronti. E alla domanda della giornalista dell´Unità che gli chiede perché, se convinto della propria estraneità, non si vuole sottoporre al processo rinunciando al Lodo Alfano, Berlusconi ripete che «il processo c´è. è un processo a Mills, ci sarà un appello: con questi giudici non si può fare. Io - aggiunge Berlusconi accalorandosi - sono assolutamente sereno. Quando il processo riprenderà non ho nessuna esitazione a dire che ci sarà un´assoluzione assoluta», perché «è un fatto indiscutibile che non c´è stato nessun versamento di nessuno al signor Mills». Nel consueto look informale con girocollo scuro sotto la giacca, Berlusconi appare tirato in viso, un po´ pallido, persino i capelli perdono l´abituale compostezza. Il tono è tagliente: «Durante il processo è stato spiegato chi aveva dato i soldi - incalza Berlusconi - è stato individuato il tragitto dei soldi e sono state individuate le azioni che Mills ha fatto con quei soldi e il fisco inglese ha costretto il signor Mills a pagare le imposte, considerando queste entrate come un compenso professionale. Se fosse stata una donazione Mills non avrebbe dovuto pagare alcuna imposta. Se questo non vi basta, non vi basta la presa di posizione di uno Stato a riguardo, allora non so...». Il Cavaliere è veramente arrabbiato: «Io su questa cosa mi infurio - si accalora Berlusconi con la giornalista dell´Unità - e siccome posso giurare sui miei figli, non le rispondo più, perché lei ha una posizione pregiudiziale. Sto lavorando tanto, pensate che voglia perdere altro tempo? Sono già stati fatti 102 processi, ho speso 200 milioni in consulenze e avvocati. Non perdo tempo a rispondere, questa cosa mi fa infuriare. è come se mi dicessero che non mi chiamo Silvio Berlusconi. Avevamo ricusato questo giudice - aggiunge riferendosi alla Gandus - che in tutte le situazioni si è messo in piazza per criticare l´operato del Governo. è una cosa scandalosa, vedrete cosa dirò in Parlamento». Non ha voluto anticipare di più, il presidente del consiglio, ma certamente sarà l´occasione, oltre che per scagliarsi contro le «toghe rosse», sua ossessione da quando è sceso in politica, anche per rilanciare la riforma radicale della Giustizia con la separazione degli ordinamenti e i pm sullo stesso piano degli avvocati della difesa. Non solo. L´assedio dei magistrati, i processi «ingiusti» diventeranno presto il centro della campagna elettorale. Il Cavaliere sa che questo è un terreno sempre vincente per lui. Cavalcare il sentimento "anti-magistrati" e schiacciare il Pd su Antonio Di Pietro. E in più "nascondere" i temi più sensibili: la crisi economica e il caso Noemi-Veronica. Intanto coglie l´occasione per rinnovare un duro attacco a Di Pietro: «Il signore che guida l´Italia dei valori è un soggetto pericoloso per la democrazia e mi fa orrore». E per quanto riguarda l´Idv Berlusconi affonda il colpo: «Sono dei valori mobiliari».

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un leader in fuga dalla verità - giuseppe d'avanzo (segue dalla prima pagina) (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 33 - Commenti UN LEADER IN FUGA DALLA VERITà modello nordcoreano GIUSEPPE D´AVANZO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Le leggi ad personam, è vero, sono un lacerto dell´anomalia italiana che trova il suo perno nel conflitto di interessi, ma la legislazione immunitaria del premier è soltanto un segmento della questione che oggi l´Italia e l´Europa hanno davanti agli occhi. Le ragioni della condanna di David Mills (il testimone corrotto dal capo del governo) chiamano in causa anche altro, come ha sempre avuto chiaro anche il presidente del consiglio. Nel corso del tempo, il premier ha affrontato il caso "All Iberian/Mills" con parole definitive, con impegni che, se fosse coerente, oggi appaiono temerari: «Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non conoscevo neppure l´esistenza. Sfido chiunque a dimostrare il contrario» (Ansa, 23 novembre 1999, ore 15,17). Nove anni dopo, Berlusconi è a Bruxelles, al vertice europeo dei capi di Stato e di governo. Ripete: «Non conoscevo Mills, lo giuro sui miei cinque figli. Se fosse vero, mi ritirerei dalla vita politica, lascerei l´Italia» (Il sole24ore.com; Ansa, 20 giugno 2008, ore 15,47). è stato lo stesso Berlusconi a intrecciare consapevolmente in un unico destino il suo futuro di leader politico, «responsabile di fronte agli elettori», e il suo passato di imprenditore di successo. Quindi, ancora una volta, creando un confine indefinibile tra pubblico e privato. Se ne comprende il motivo perché, nell´ideologia del premier, il suo successo personale è insieme la promessa di sviluppo del Paese. I suoi soldi sono la garanzia della sua politica; sono il canone ineliminabile della «società dell´incanto» che lo beatifica; quasi la condizione necessaria della continua performance spettacolare che sovrappone ricchezza e infallibilità. Otto anni fa questo giornale, dando conto di un documento di una società internazionale di revisione contabile (Kpmg) che svelava l´esistenza di un «comparto estero riservato della Fininvest», chiedeva al premier di rispondere a qualche domanda «non giudiziaria, tanto meno penale, neppure contabile: soltanto di buon senso. Perché questi segreti, e questi misteri? Perché questo traffico riservato e nascosto? Perché questo muoversi nell´ombra? Il vero nucleo politico, ma prima ancora culturale, della questione sta qui perché l´imprenditorialità, l´efficienza, l´homo faber, la costruzione dell´impero ? in una parola, i soldi ? sono il corpo mistico dell´ideologia berlusconiana» (Repubblica, 11 aprile 2001). Berlusconi se la cavò come sempre dandosi alla fuga. Andò a farsi intervistare senza contraddittorio a Porta a porta per dire: «All Iberian? Galassia off-shore della Fininvest? Assolute falsità». La scena oggi è mutata in modo radicale. Se il processo "All Iberian" (condanna e poi prescrizione) aveva concluso in Cassazione che «non emerge negli atti processuali l´estraneità dell´imputato», le motivazioni della sentenza che ha condannato David Mills ci raccontano il coinvolgimento «diretto e personale» di Silvio Berlusconi nella creazione e nella gestione di «64 società estere offshore del group B very discreet della Fininvest». Le creò David Mills per conto e nell´interesse di Berlusconi e, in due occasioni (processi a Craxi e alle "fiamme gialle" corrotte), Mills mentì in aula per tener lontano Berlusconi dai guai, da quella galassia di cui l´avvocato inglese si attribuì la paternità ricevendone in cambio «enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali», come si legge nella sentenza. è la conclusione che ha reso necessaria l´immunità. Berlusconi temeva questo esito perché, una volta dimostrato il suo governo personale sulle 64 società off-shore, si può oggi dare risposta alle domande di otto anni fa, luce a quasi tutti i misteri della sua avventura imprenditoriale. Si può comprendere come è nato l´impero del Biscione e con quali pratiche. Lungo i sentieri del «group B very discreet della Fininvest» sono transitati quasi mille miliardi di lire di fondi neri; i 21 miliardi che hanno ricompensato Bettino Craxi per l´approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi (trasformati in Cct) destinati non si sa a chi (se non si vuole dar credito a un testimone che ha riferito come «i politici costano molto? ed è in discussione la legge Mammì»). E ancora, il finanziamento estero su estero a favore di Giulio Malgara, presidente dell´Upa (l´associazione che raccoglie gli inserzionisti pubblicitari) e dell´Auditel (la società che rileva gli ascolti televisivi); la proprietà abusiva di Tele+ (violava le norme antitrust italiane, per nasconderla furono corrotte le "fiamme gialle"); il controllo illegale dell´86 per cento di Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l´acquisto fittizio di azioni per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche; la risorse destinate poi da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma; gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato, favorirono le scalate a Standa, Mondadori, Rinascente. Sono le connessioni e la memoria che sbriciolano il «corpo mistico» dell´ideologia berlusconiana: al fondo della fortuna del premier, ci sono evasione fiscale e bilanci taroccati, c´è la corruzione della politica, delle burocrazie della sicurezza, di giudici e testimoni; la manipolazione delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in Europa. Questo è il quadro che dovrebbe convincere Berlusconi ad affrontare con coraggio, in pubblico e in parlamento, la sua crisi di credibilità, la decadenza anche internazionale della sua reputazione. Magari con un colpo d´ala rinunciando all´impunità e accettando un processo rapido. Non accadrà. Il premier non sembra comprendere una necessità che interpella il suo privato e il suo ufficio pubblico, l´immagine stessa del Paese dinanzi al mondo. Prigioniero di un ostinato narcisismo e convinto della sua invincibilità, pensa che un bluff o qualche favola o una nuova nebbia mediatica possano salvarlo ancora una volta. Dice che non si farà processare da questi giudici e sa che non saranno «questi giudici» a processarlo. Sa che non ci sarà, per lui, alcun processo perché l´immunità lo protegge. Come sa che, se la Corte Costituzionale dovesse cancellare per incostituzionalità lo scudo immunitario, le norme sulla prescrizione che si è approvato uccideranno nella culla il processo. Promette che in parlamento «dirà finalmente quel che pensa di certa magistratura», come se non conoscessimo la litania da quindici anni. Finge di non sapere che ci si attende da lui non uno "spettacolo", ma una risposta per le sue manovre corruttive, i metodi delle sue imprese, i sistemi del suo governo autoreferenziale e privatistico. S´aggrappa al solito refrain, «gli italiani sono con me», come se il consenso lo liberasse da ogni vincolo, da ogni dovere, da ogni onere. Soltanto un potere che si ritiene "irresponsabile" può continuare a tacere. Quel che si scorge in Italia oggi ? e non soltanto in Italia ? è un leader in fuga dalla sua storia, dal suo presente, dalle sue responsabilità. Un leader che non vuole rispondere perché, semplicemente, non può farlo.

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il pd: "il premier si faccia processare" - giovanna casadio (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 4 - Interni Il Pd: "Il premier si faccia processare" Di Pietro: si dimetta o impeachment. Casini: positivo che si spieghi in Parlamento Le reazioni GIOVANNA CASADIO ROMA - La questione è sempre la stessa: Berlusconi mente o dice la verità? è il corruttore di David Mills oppure no? L´opposizione attacca. Il Pd e i dipietristi chiedono al premier di rispondere a queste semplici domande ma in un tribunale, rinunciando perciò all´immunità che gli è garantita dal "lodo Alfano", la legge "ad personam" su cui si deve ancora pronunciare la Corte costituzionale. Il giudizio di Dario Franceshini, il segretario dei Democratici, è tagliente: «La sentenza dimostra in modo purtroppo incontestabile il coinvolgimento del presidente del Consiglio e che la "legge Alfano" è stata fatta apposta per sottrarre Berlusconi al giudizio a cui sono sottoposti tutti i normali cittadini italiani». C´è sul muro delle aule dei tribunali, ricorda il leader del Pd, «la scritta "la legge è uguale per tutti" : Berlusconi la rispetti venendo in Parlamento ma a dire "rinuncio ai privilegi del lodo Alfano"». E Antonio Di Pietro, il leader di Idv, chiede le dimissioni o l´impeachment del Cavaliere: «Insistiamo su questo, non è antidemocratica Idv, lo è lui stesso: xenofobo, piduista, fascista e adesso anche corruttore, si dimetta e non venga in Parlamento solo ad offendere i giudici che hanno fatto il loro mestiere». Toni surriscaldati e scambio di accuse. Alla ripresa dei lavori d´aula, nel primo pomeriggio a Montecitorio poco dopo le motivazioni della sentenza Mills, Antonello Soro il capogruppo dei Democratici chiede la parola sulla vicenda: «Ci sono ombre gravi, Berlusconi difenda in tribunale la reputazione sua e dell´Italia». Subito dopo, il dipietrista Massimo Donadi: «In un paese civile il premier sarebbe costretto alle dimissioni». Ad apprezzare l´annuncio di Berlusconi è il leader dell´Udc, Pier Ferdinando Casini: «è un gesto di responsabilità, bene che venga a riferire in Parlamento». Ma per Massimo D´Alema ad esempio, assai meglio sarebbe se rispondesse «in tribunale non in Parlamento: sarebbe infatti intollerabile una seduta di gazzarra contro la magistratura». è il timore di tutti nell´opposizione, che il premier cioè scateni l´ira di Dio nelle aule parlamentari sviando dal merito della vicenda di corruzione. Del resto, quando si presenterà alle Camere? Berlusconi risponde: «Quando avrò tempo» e il pd Luigi Zanda denuncia: «Per queste parole ci aspettiamo la protesta dei presidenti Fini e Schifani». La maggioranza, Pdl e Lega, fanno quadrato e accusano l´opposizione: «Torna l´uso politico della giustizia». «Gli attacchi saranno un boomerang». C´è invece una semplice evidenza per la vice presidente della Camera Rosy Bindi: «Ci sono accuse gravissi e imbarazzanti nella vita del premier delle quali deve rispondere in sede giudiziaria e politica, non pensi di essere l´imperatore». Il popolare Pierluigi Castagnetti tuttavia teme che «questa situazione non aiuti noi, ma lui e Di Pietro».

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Le motivazioni accusano Silvio (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 20/05/2009 - pag: 4 autore: di Paolo Silvestrelli Berlusconi si avvale del lodo Alfano e annuncia che parlerà davanti al Parlamento Le motivazioni accusano Silvio Sentenza Mills, il legale condannato. E si scatena il finimondo David Mills è stato condannato dal tribunale di Milano a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari per operazioni societarie e finanziarie illecite in concorso con il premier Silvio Berlusconi il cui processo è fermo in attesa della decisione della Consulta sul lodo Alfano.Il premier, in seguito alle pubblicazioni della sentenza, ha annunciato che riferirà in Parlamento la sua posizione.Le motivazioni della condanna del legale britannico, per diversi anni consulente della Fininivest e marito di un ex ministro del governo inglese, deciso lo scorso 17 febbraio, secondo la decima sezione del tribunale di Milano sono riconducibili al fatto che «Mills ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità delle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento di operazioni societarie e finanziate illecite perseguendo contemporaneamente il proprio vantaggio economico».Secondo la ricostruzione dei pm, «l'esito dei procedimenti a carico di Berlusconi» con riferimento alle vicende All Iberian e alle tangenti alla Guardia di Finanza, «dipendeva anche dalla testimonianza di Mills». La condotta di Mills, accusato di reticenza nei processi in cui era imputato Berlusconi, secondo i giudici, «era dettata dalla necessità di distanziare la persona di Silvio Berlusconi dalle società off shore, al fine di eludere il fisco e la normativa antitrust consentendo il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero».La reticenza di Mills sarebbe emersa «in ciascuna delle sue deposizioni riconducendo solo genericamente a Fininvest e non alla persona di Silvio Berlusconi la proprietà delle società off shore in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti». Nella sentenza scritta dai giudici milanesi, Mills avrebbe ricevuto enormi somme di denaro estranee alle sue parcelle professionali da Fininvest fin dagli anni 1995-1996» e inoltre avrebbe ricevuto «almeno 600 mila dollari» ritenuti «il prezzo della corruzione » per dire il falso e « l'artificiosa tanto opaca modalità di trasferimento dei soldi ai conti di Mills» è per i giudici indicativa dell'illeceità della complessiva operazione». Dall'opposizione è arrivata la richiesta di rinuciare al lodo Alfano e farsi processare ma l'avvocato del premier Nicolò Ghedini ha già annunciato che non lo farà «perché si negherebbe la possibilità di espletare in maniera completa il suo mandato poiché per un processo fatto bene e sentire tutti i teste della difesa ci vorrebbero 50 udienze oltre a quelle già fatte». Il premier, alle accuse che lo vogliono «corruttore» ha risposto: «È una sentenza scandalosa e andrò in Parlamento a dire cosa penso dei giudici». Già in passato infatti Berlusconi ha ricusato il presidente della decima sezione del tribunale di Milano Nicoletta Gandus riguardo il processo Mills, poiché secondo l'istanza di ricusazione del premier, la Gandus avrebbe in passato rilasciato dichiarazioni che attesterebbero una «inimicizia grave» nei sui confronti «con posizioni pubbliche di netto e violento contrasto contro il precedente governo».Intanto, potrebbe slittare a dopo l'estate la decisone della Corte Costituzionale sul lodo Alfano. Il presidente della Consulta Francesco Amirante infatti non ha ancora fissato la data dell'udienza per discutere le questioni di legittimità sollevate nei confronti della legge che sospende i processi per le quattro più alte cariche dello Stato, in attesa che tutte e tre le cause in questione a carico del presidente del consiglio, vengano depositate.

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NEO - DEM Meno moduli di Stato e più libertà in Abruzzo (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 20/05/2009 - pag: 8 autore: di Pierluigi Mantini NEO - DEM Meno moduli di Stato e più libertà in Abruzzo In Abruzzo si apre una nuova fase, dall'urgenza dell'emergenza al governo dell'emergenza e del futuro. Le scosse sembrano diminuire, dalla lunga condizione di terremoto si è tecnicamente ora nella fase di “sciame sismico”. Con cautela, sulla base dell'esperienza scientifica, si può iniziare a pensare e a programmare il vero obiettivo: quello del rientro, del ritorno ad una dolorosa e difficile normalità. Può apparire velleitario o addirittura provocatorio parlare di “rientro”, in una condizione segnata da molte macerie e non solo materiali. Certo non si può pensare ad un ritorno ad una quasi normalità, anche se talvolta, da qualche spicchio di terra, il rigoglio della natura o lo speciale rosa del tramonto dietro il Gran Sasso possono concedere l'illusione che poco sia cambiato. È l'illusione di un momento, perché lo sgomento che accompagna le persone trova una sua brusca conferma appena lo sguardo incrocia le gru altissime che spuntano dal centro storico blindato o le macchie blu delle tende tra il verde dei campi. Eppure, dinanzi alla drammaticità eloquente dei fatti, c'è qualcosa che non ci convince nel gigantismo dell'intervento pubblico in atto. Gigantismo mediatico, di promesse, di presenze politiche, di Capi di Stato del G8, di espropri. L'aquilano ferito, ma non abbattuto, come il motto “nec recisa recedit” che campeggia nella Caserma della Guardia di Finanza, sembra perplesso ed estraniato dinanzi a questa girandola di numeri e di effetti speciali. Però, mentre si affollano le visite di strani personaggi di servizi di sicurezza di mezzo mondo e procedono alacremente i lavori per il G8, ci sono alcuni fatti che non si vedono. Il decreto legge in via di conversione al Senato è stato migliorato ma non si vedono ancora coperture efficienti delle risorse né liquidità. Gli indennizzi per le attività produttive sono incerti e ancora affidati ai “crediti di imposta”, inutili per attività che avranno ben poco “debito di imposta” e inadeguate a rigenerare il tessuto produttivo. Non c'è la “zona franca” o comunque un regime anche parziale di detassazione che possa attrarre investimenti e risorse. Non è chiara la gestione delle gare e degli affidamenti e crescono i primi pericolosi sospetti. Gli albergatori della costa, che ospitano 35.000 aquilani (20.000 in alberghi e il resto in residence, villaggi, campeggi, bed and breakfast) non hanno ancora ricevuto il pagamento delle due prime fatture e nulla sanno circa l'orizzonte temporale di questa permanenza che ovviamente incide pesantemente sui flussi turistici, con notevoli danni indiretti anche per la stagione 2010. La nuova convenzione tra albergatori e Protezione Civile dovrà dare certezze. Ma ciò che turba i cittadini del terremoto è il maxipiano di esproprio che si è abbattuto in questi giorni sul territorio. Un piano di espropri gigantesco, che occupa valli e pianure meravigliose, con un disegno spesso contradditorio che non bada alla “proporzione tra il sacrificio dei privati e l'interesse pubblico” (Corte Costituzionale 155/1995), nega qualsiasi possibilità di iniziativa privata per fare residenze di qualità, espropria ettari di orti dei residenti confinanti con terreni già di proprietà comunale che restano invece intatti. Un mega-piano confuso anche sul piano delle motivazioni urbanistiche, assai generiche e modeste, che si autodefinisce ora “piano esecutivo ad iniziativa pubblica”, ora “piano strategico”, soggetto a nuove revisioni e intese e che prevede una densità bassissima (inferiore a 150 abitanti per ettaro), con un enorme consumo di territorio. Gli errori tecnici sono notevoli ma qui è sufficiente sottolineare due questioni. La prima è che, poiché non si tratta di alloggi provvisori ma di “moduli abitativi durevoli”, ossia di interi nuovi quartieri e centri urbani, dovrebbe essere chiaro che le città non sono costruite dal pubblico ma dai privati. Con le professionalità dei privati, i developer, i fondi istituzionali e privati, la cultura urbanistica e architettonica con indirizzi e controlli pubblici. Si sta tentando di fare il contrario, di costruire L'Aquila del futuro secondo un disegno imperialista di moduli pubblici.La seconda questione è collegata alla prima e consiste nell'eccesso di casette ossia nel sovradimensionamento dell'offerta. Dai sopralluoghi fatti al 17 maggio risulta inagibile circa il 30% degli edifici (sommando le categorie E e F) ossia poco più di dodicimila edifici. Ma non tutte sono “prime abitazioni” e non è affatto preciso il fabbisogno reale. C'è chi ha una seconda casa, chi preferisce trasferirsi per qualche anno in un'altra città, chi più semplicemente accetta l'ospitalità di un parente… E poi ci sono 1000/1500 appartamenti sfitti nel comune di L'Aquila e costruttori e proprietari lodevolmente intendono metterli a disposizione, attraverso un fondo. E ci sono migliaia di appartamenti sfitti nella provincia, che pure potrebbero essere utilizzati e dopo settembre tornano liberi gli alberghi… Sono stati interpellati gli aquilani su cosa preferiscono fare della loro vita e del loro futuro? Preferiscono attendere il tempo necessario e tornare alla loro città o vogliono vivere il resto della loro vita nei “moduli abitativi” di Stato? O preferiscono poter scegliere tra soluzioni e offerte diverse?Grazie a tutti, ora a L'Aquila vogliamo meno Stato e più libertà.

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d'ambrosio indignato la gente si svegli - nicola corda (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 5 - Attualità D'Ambrosio indignato «La gente si svegli» NICOLA CORDA ROMA. «Ora la gente si deve svegliare, c'è bisogno di una reazione forte». L'ex giudice e senatore del Pd Gerardo D'Ambrosio non usa mezzi termini per commentare la sentenza Mills, anche se non si mostra per nulla stupito. Senatore, lei dice che già si sapeva? «Era una cosa scontata, se non ci fosse stato il processo Mills non ci sarebbe stato neppure il Lodo Alfano, non ce n'era bisogno. Anche il modo con cui si è arrivati alla legge è chiaro che è stata fatta in funzione di quel processo. Noi lo abbiamo osteggiato perché in nessun altro Stato esiste un tipo di immunità che va al di là del mandato».... La maggioranza però ha sempre sostenuto che l'immunità per le massime cariche dello Stato c'è in tutte le democrazie. «Non in tutte, in qualcuna. Ma in ogni caso è completamente diverso il comportamento da parte di chi ricopre una carica pubblica. Se si è sospettati di un reato abbastanza grave come la corruzione ci si dimette, oppure non ci si presenta neppure per determinate cariche. Ciò che stupisce e che questa anomalia sia solo nel nostro paese e che tutto ciò avvenga con grande tranquillità, così come le leggi ad personam varate nell'altra legislatura». Sul lodo Alfano però pende ancora il giudizio della Corte costituzionale. Potrebbe cambiare qualcosa? «Non sappiamo come deciderà ma ricordo le parole di un ex presidente di Cassazione e della Corte Costituzionale che in commissione ci implorò di non approvare la legge che avrebbe fatto scendere la nostra democrazia in uno degli ultimi posti. Questa vicenda mi colpì molto». Non servirà neppure che venga in Parlamento a riferire come ha annunciato lo stesso premier? «E cosa vuole che racconti? Ci dirà quello che vuole lui, ci darà delle giustificazioni, mica ci dimostrerà dei fatti o delle spiegazioni dal punto di vista giudiziale. E' vero che si tratta sempre di un giudizio di primo grado e dunque c'è presunzione di non colpevolezza ma è pur sempre una sentenza che si basa su fatti che sono stati accertati giudizialmente». I legali del premier dicono però che il teorema della corruzione sarebbe stato smontato nel dibattimento. «Infatti loro adesso nel disegno di legge 1440, proprio perché la prima ricusazione era stata respinta, hanno inserito dei nuovi motivi per ricusare i giudici. Quello di aver espresso giudizi politici la Cassazione lo ha sempre escluso, ma ora cambiano la legge. In Italia con questa maggioranza è possibile tutto. Sono molto preoccupato per quello che sta accadendo. La gente si sta disinteressando della politica e non si accorge di quello che sta accadendo».

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si è sottratto al processo con il lodo alfano (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 5 - Attualità Si è sottratto al processo con il lodo Alfano Ma in autunno la Consulta stabilirà se la legge è costituzionale Nel 2004 la prima decisione su un tema analogo ROMA. Sarà nuovamente la Corte Costituzionale a decidere il destino dei processi a carico del premier Silvio Berlusconi. Come già fu nel 2004 per il "lodo Schifani", vale a dire lo "scudo" processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte bocciò in toto determinando la ripresa del processo Sme, la Consulta tornerà a pronunciarsi sulla legittimità del nuovo "lodo", ribattezzato col nome del Guardasigilli Alfano. I tre ricorsi arrivati alla Corte saranno presi in esame dopo la pausa estiva, probabilmente tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, secondo alcune indiscrezioni. Il presidente della Consulta, Francesco Amirante, che nel 2004 scrisse le motivazioni della sentenza di illegittimità del "lodo Schifani", non ha ancora fissato la data dell'udienza. La prima questione di legittimità del "lodo Alfano" è stata sollevata dai giudici della prima sezione del tribunale di Milano, davanti ai quali si celebra il processo per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti televisivi da parte di Mediaset con Berlusconi tra gli imputati. Il secondo ricorso è dei giudici della decima sezione del Tribunale di Milano che, dopo aver stralciato la posizione di Berlusconi e investito l'Alta Corte, hanno condannato a 4 anni e 6 mesi l'avvocato inglese David Mills, coimputato del premier, per corruzione in atti giudiziari. La terza causa è arrivata alla Consulta dal gip di Roma Orlando Villoni nell'ambito del procedimento che vede indagato Berlusconi per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura. Tutti e tre i ricorsi muovono rilievi sostanzialmente simili: innanzitutto che il lodo "Alfano", nel sospendere i processi penali per reati extrafunzionali commessi dalle quattro più alte cariche (presidente della Repubblica, presidenti di Senato e Camera, presidente del Consiglio), viola l'articolo 138 della Costituzione perché introduce con una legge ordinaria e non costituzionale una «garanzia aggiuntiva» «in deroga alla generale disciplina in vigore per tutti i cittadini». E ancora: il "lodo" viola l'articolo 3 della Carta, vale a dire l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla giurisdizione penale, nonchè i principi dell'obbligatorietà dell'azione penale (art. 112) e del giusto processo (art. 111). Nel ricorso alla Consulta presentato dal collegio presieduto dal giudice Nicoletta Gandus, ricusata dal premier, è inoltre aggiunto che il "lodo", per la sua «generale e automatica» sospensione del procedimento penale per reati extrafunzionali di cui il premier è imputato, comporta una violazione dell'art 96 della Costituzione: se infatti per i reati commessi nell'esercizio delle funzioni il presidente del Consiglio e i ministri sono accomunati dalla necessità di una preventiva autorizzazione delle Camere, ciò non vale per i reati extrafunzionali dal momento che il "lodo" tutela solo il premier. Nel 2004 la Consulta si è pronunciata su un "lodo" bocciando la legge perché «generale, automatica e di durata non determinata». Tuttavia la Corte indicò come «un interesse apprezzabile» quello di «tutelare il sereno svolgimento delle funzioni» delle alte cariche dello Stato; interesse che, si sottolineava, «può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale». Come dire: l'obiettivo non era censurabile ma il "lodo Schifani" era scritto male.

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cure ai clandestini, l'approvazione slitta (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il sì del Consiglio regionale è previsto per oggi. L'opposizione decisa a dar battaglia, non si esclude il referendum Cure ai clandestini, l'approvazione slitta Dibattito infuocato, il centrodestra annuncia 67 emendamenti FIRENZE. Al termine di un lungo dibattito, il consiglio regionale ha rinviato alla seduta odierna la conclusione dell'esame della proposta di legge regionale sulle «Norme per l'accoglienza, l'integrazione e la tutela dei cittadini stranieri». La discussione e il voto sui numerosi emendamenti presentati e su alcuni atti collegati sono stati dunque rimandati. Tra le misure più contestate della proposta di legge, il fatto che tutte le «persone dimoranti» nel territorio regionale, «anche se prive di titolo di soggiorno», e quindi i clandestini, possano fruire degli «interventi socio-assistenziali urgenti e indifferibili, necessari per garantire il rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti ad ogni persona in base alla Costituzione ed alle norme internazionali». L'opposizione ha preannunciato la presentazione di 67 emendamenti al testo della legge nel tentativo di bloccarne l'approvazione e la seduta di oggi si preannuncia tempestosa. Il centrodestra si dichiara infatti favorevole a una «solidarità senza fughe in avanti», mentre la maggioranza è compatta nel sostenere questa legge. Numerosi gli esponenti del centrodestra che si sono augurati la presentazione di un ricorso alla Corte costituzionale da parte del governo in caso di approvazione della legge toscana sull'immigrazione. Il centrodestra è infatti deciso a combattere una battaglia senza esclusione di colpi contro la legge regionale: «Sarà un preciso dovere del Pdl - ha dichiarato il coordinatore regionale Massimo Parisi - qualora la legge dovesse entrare in vigore, attivare tutti gli strumenti di democrazia diretta regionali, ivi compreso il referendum, per far fronte alla miopia ideologica di Martini».

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incostituzionale? non vedo perché - carlo bartoli (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 7 - Attualità «Incostituzionale? Non vedo perché» Il giurista Rossi: la Regione ha competenza nel campo del sociale «Anche le norme nazionali garantiscono i diritti della persona che sono inviolabili» CARLO BARTOLI FIRENZE. La legge toscana sull'immigrazione potrà forse essere contestata su singoli aspetti, ma l'impianto normativo difficilmente potrà essere messo in discussione dalla Corte costituzionale nel caso che il governo voglia proporre un ricorso di legittimità costituzionale. Questo il parere di Emanuele Rossi, docente di diritto costituzionale alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. La Regione Toscana ha travalicato le proprie competenze, come accusa l'opposizione di centrodestra? «Direi che nella Costituzione i rispettivi campi sono ben definiti. Lo Stato ha competenza esclusiva in materia di immigrazione e la Regione in quella delle politiche sociali in generale e tra queste ultime rientrano molti interventi riguardanti gli immigrati. In altri termini, allo Stato spetta stabilire quali sono i requisiti e i documenti necessari per entrare in Italia, per rimanervi, per svolgere un'attività. Alle Regioni competono le politiche sociali. Questa distinzione, come abbiamo evidenziato nella consulenza che come Sant'Anna ci è stata richiesta dalla Regione, è netta ed è stata confermata da varie sentenze della Corte costituzionale che ha legittimato quelle amministrazioni regionali che avevano approvato delle leggi in materia di assistenza agli immigrati». Sono molte le Regioni che hanno legiferato in questo campo? Come mai si parla tanto solo del provvedimento della Toscana? «Molte Regioni hanno approvato norme in singoli ambiti di intervento. Diverse altre hanno leggi generali sulle politiche per gli immigrati, come ad esempio il Lazio e l'Emilia Romagna». C'è chi dice che la Toscana diverrà una sorta di Bengodi per i clandestini a cui fornisce assistenza sanitaria gratuita. E vero? «Le norme nazionali, ossia il testo unico sull'immigrazione, prevedono già oggi che allo straniero, comunque presente sul territorio, vengano assicurati i diritti fondamentali della persona umana previsti dalle norme generali, dalle convenzioni e dai principi del diritto internazionale. In varie occasioni, la Corte costituzionale ha ribadito che i diritti inviolabili spettano a ogni persona in quanto essere umano e non in qualità di membro di una comunità politica. Quando sono in gioco i diritti inviolabili, il principio di uguaglianza non tollera discriminazioni tra cittadini e stranieri. Non a caso, il testo unico attualmente in vigore prevede che anche agli irregolari siano assicurate le "cure sanitarie urgenti e comunque essenziali"». Ma la legge che la Regione si appresta a varare non forza la Bossi-Fini ampliando eccessivamente l'assistenza sanitaria agli irregolari e facendo dell'"Stp" una sorta di tessera sanitaria ad uso dei clandestini? «E' un allargamento che non travalica le competenze regionali, non a caso la legge toscana utilizza le stesse espressioni del testo unico; anche le vaccinazioni e la medicina preventiva sono previste in esso. La stessa tessera "Stp" data cioè allo "straniero temporaneamente presente" già oggi viene rilasciata agli irregolari». Garantire vitto e alloggio a chi non è in regola non è in contraddizione con la legge nazionale? «Mense, ricoveri per senza tetto, sostegno al soddisfacimento dei bisogni primari sono di competenza delle Regioni, anche nei confronti degli immigrati».

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Toscana, assistenza anche ai clandestini (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

PRIMO PIANO pag. 8 Toscana, assistenza anche ai clandestini LA LEGGE SOSTEGNO SOCIALE E SANITARIO A CHI NON HA IL PERMESSO DI SOGGIORNO di SANDRO BENNUCCI FIRENZE «ALMENO per ora siamo riusciti a fermare lo sbarco dei clandestini in Toscana presentando una montagna di emendamenti», annuncia Maurizio Dinelli, lucchese, consigliere regionale di Forza Italia-Pdl. «Missione compiuta», aggiunge Marcella Amadio, pisana, An-Pdl. Niente barconi sull'Arno. Il momentaneo stop è alla legge regionale che vuol garantire assistenza sanitaria, ma anche casa e avviamento al lavoro agli immigrati senza permesso di soggiorno. Cioè ai clandestini. Una legge proposta da Claudio Martini e dalla sua giunta di centrosinistra sostenuta da Rifondazione, da sempre prodiga di provvedimenti contrari a quelli del governo Berlusconi, che però, ieri sera, non è passata. Voto rimandato a stamani. L'ostruzionismo del centrodestra si è concretizzato con 67 emendamenti del Pdl e 3 dell'Udc. MA C'E' dell'altro. Alberto Magnolfi e Rossella Angiolini (Forza-ItaliaPdl) hanno fatto sapere che chiederanno a Berlusconi di ricorrere alla Corte Costituzionale. E che raccoglieranno firme per un referendum abrogativo. Al centro di questa battaglia che si combatte in Consiglio regionale ci sono molte norme contestate. Ma il cuore del problema è nell'enunciazione di principio, dove si dice «che tutte le persone dimoranti nel territorio regionale, anche se prive di permesso di soggiorno possono fruire d'interventi socio-assistenziali urgenti e indifferebili, necessari per garantire il rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti a ogni persona in base alla Costituzione e alle norme internazionali». Si stamperanno informazioni per i clandestini e non manca l'accesso ai bandi per le case di edilizia popolare. Ma non basta. L'apertura della Regione Toscana agli immigrati anche non in regola è a tutto tondo. E provoca perplessità nei toscani, non solo fra quelli vicini al centrodestra. Perchè si prevede «la valorizzazione dei titoli professionali acquisiti nel paese d'origine». Garantite poi l'assistenza religiosa in carceri e ospedali, la professione di culto. Eppoi, vecchio proposito inserito nello Statuto del 2004, l'estensione del diritto di voto. ALLE preoccupazioni di chi ha tempestato con e-mail di protesta il sito della Regione, il presidente Claudio Martini ha risposto: «La clandestinità si combatte con le regole. Tetto, cibo e assistenza sanitaria non si negano a nessuno». Stamani la legge passerà. Tuttavia Dinelli, infervorato dalla battaglia, replica: «Ci batteremo in aula, a Roma e ovunque perchè la Toscana non diventi l'oasi dell'illegalità».

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CARLO Azeglio Ciampi, Presidente emerito della Repubblica italiana,... (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ANCONA GIORNO E NOTTE pag. 21 CARLO Azeglio Ciampi, Presidente emerito della Repubblica italiana,... CARLO Azeglio Ciampi, Presidente emerito della Repubblica italiana, sabato sarà al Teatro Pergolesi di Jesi per ricevere il Premio Calamandrei 2009, nell'ambito del Memorial Alessandro Galante Garrone'. A trattenerlo potrebbero essere solo motivi di salute. Il Comune di Jesi assegnerà anche la cittadinanza onoraria a Galante Garrone. Sabato mattina la vedova del grande antifascista, magistrato e storico del Risorgimento, la 93enne Maria Teresa Peretti Griva, riceverà la pergamena che sancisce ufficialmente la jesinità' di Galante Garrone, già jesino di adozione per essere giunto nella città di Pergolesi nel 1996 a presentare il terzo volume della collana Quaderni del Calamandrei', per essere ritornato nel 1999 a ricevere il Premio Calamandrei, e per essere stato il presidente onorario dello stesso Centro Studi Piero Calamandrei'. A Jesi arriverà anche Lucia Ajmone Marsan, novantenne, una delle partigiane che furono veramente attive' nella Resistenza, tanto da eseguire un'azione su ordine diretto di Galante Garrone. La sua testimonianza sarà particolarmente significativa. La giornata di sabato, organizzata per celebrare i cento anni della nascita di questo grande italiano, antifascista resistente e membro del Cln Piemonte, inizierà alle ore 10.30. Oltre a Ciampi, riceverà il Premio Calamandrei 2009 anche Gustavo Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte costituzionale. Quest'ultimo terrà una significativa lectio dal titolo: Dimmi, Pericle, sapresti dirmi che cosa è la legge?'. Gli Onafifetti, gruppo locale di cabaret, canteranno La badoglieide'. Nel pomeriggio, dalle ore 17 alle 20, l'Aula Magna dell'Università di Jesi ospiterà la tavola rotonda dal titolo: I valori e le battaglie di un laico del Novecento', con lo stesso Zagrebelsky, Ezio Mauro, Alfredo Viterbo, Camilla Bergamaschi, Silvia Calamandrei, Carlo Augusto Viano, Massimo Salvadori. A coordinare l'incontro sarà Paolo Borgna. In serata (ore 21.30), ritorno al Pergolesi per la rappresentazione, in prima nazionale, dello spettacolo Il funerale di Neruda - Garofani rossi per Pablo', allestito da Assemblea Teatro di Torino, reduce dai successi della critica internazionale che lo ha seguito nel tour di dicembre in Cile.

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G (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Nord-Ovest sezione: ISTITUZIONI (Bandi E appalti)) data: 2009-05-20 - pag: 30 autore: G li stabilimenti balneari stanno vivendo un momento di enorme difficoltà e in primo piano c'é il problema dei canoni demaniali. La normativa, modificata nel 2007, prevede che le pertinenze demaniali incamerate allo Stato nelle quali si svolga una attività commerciale accessoria rispetto allo stabilimento (bar, ristorante, boutique ecc.) paghino un canone annuo pari a 6,5 volte i canoni mensili "di mercato" rilevati dall'Osservatorio mobiliare italiano (Omi). Questo crea storture incredibili: intanto chi apre solo per quattro mesi paga comunque 6,5 mesi, oltre a pagare l'Ici e la manutenzione straordinaria che, sul mercato, vengono pagati dal proprietario dell'immobile. Ma il peggio è che si viene a creare un aumento dei canoni assurdo che, in alcuni casi, arriva al 1.300%, mentre in altri casi è solo del 5%: se l'attività commerciale è in muratura si paga da 100 a 300 euro al mq, a seconda della zona, se invece è in legno si pagano circa 4 euro al mq, indipendentemente dalla zona. è evidente l'assurdità della normativa, recentemente ravvisata anche dal Tribunale di Sanremo, che ha investito del caso la Corte costituzionale. La Liguria è ovviamente una delle Regioni più colpite perché, stante l'orografia, molti stabilimenti sono in muratura e quindi incamerati. Tutte le associazioni di categoria hanno disperatamente cercato di convincere il Governo che la normativa era ingiusta e rendeva impossibile la sopravvivenza di molte imprese turistiche e hanno raggiunto un accordo, firmato il 25 novembre scorso, per rinviare a settembre 2009 gli ordini di introito e, nel frattempo, modificare i canoni in modo che fossero più equamente distribuiti, fermo restando l'introito complessivo per lo Stato. Però il rinvio non è mai diventato legge e ancora oggi gli stabilimenti vivono nel terrore di vedere arrivare gli ordini di introito del 2009. Nel frattempo si è aperto un contenzioso, con centinaia di ricorsi presso l'Autorità giudiziaria. Oltre al problema dei canoni esiste, ed è sempre più grave, il problema dell'erosione delle spiagge, per la cui difesa, costosissimae iper-burocratizzata, è impensabile che si faccia affidamento ai soli concessionari, che ormai non possono più permettersi nessun investimento. Su tutto questo pende poi la spada di Damocle della crisi economica, cha ha già portato l'anno scorso a una riduzione del 10-15% degli incassi e che solo a settembre sapremo quantificare. Però qualcuno ottimista c'è ancora: l'Agenzia delle entrate ha preparato una completa revisione dello studio di settore degli stabilimenti balneari: il nuovo studio mediamente "impone" un maggior ricavo del 10%, ricorrendo a una matematica da brivido, che poco ha a che vedere con la «cluster analysis». Claudio Galli SINDACATO ITALIANO BALNEARI Presidente Sib Genova

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Mills corrotto dal premier (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-20 - pag: 18 autore: Processo di Milano. Depositata la sentenza di condanna dell'avvocato inglese: mentì per l'impunità al Cavaliere «Mills corrotto dal premier» I giudici: i 600mila dollari ricevuti nel 2000 furono sborsati da Fininvest Donatella Stasio MILANO C'erano Silvio Berlusconi e il Gruppo Fininvest dietro la «falsa testimonianza» dell'avvocato inglese David Mills nei processi milanesi riguardanti il gruppo televisivo, quello sulla corruzione della Guardia di Finanza e All Iberian. Mills mentì e fu reticente «per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse scrivono i giudici di Milano, presieduti da Nicoletta Gandus- o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento » di «operazioni societarie e finanziarie illecite », oltre che «per perseguire il proprio ingente vantaggio economico». Nel 2000, «dopo che aveva svolto i suoi compiti»,l'avvocato inglese-per anni consulente della Fininveste creatore del sistema di società off shore collegate alle aziende di proprietà del premier - intascò i 600mila dollari promessigli l'anno prima dal manager Fininvest Carlo Bernasconi,deceduto l'anno dopo. E Bernasconi era «persona che agiva in nome e per conto di Silvio Berlusconi ». Corrotto e corruttore. Non c'è alcuna "reticenza" nelle 373 pagine della sentenza- depositata ieri- con cui i giudici della decima sezione del Tribunale di Milano hanno condannato David Mills a 4 anni e sei mesi e a 250mila euro di risarcimento danni alla Presidenza del Consiglio (costituitasi parte civile). Nessuna reticenza a indicare Berlusconi come corruttore dell'avvocato inglese anche se Berlusconi, formalmente, non è più parte di questo processo perché, nello scorso autunno, la sua posizione fu stralciata in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sulla legittimità del Lodo Alfano, lo scudo varato dal Governo per sospendere i processi alle quattro più alte cariche dello Stato (la decisione non è stata ancora fissata). Di fronte a un reato come la corruzione giudiziaria (a "concorso necessario"), era inevitabile che i giudici si spingessero a valutare (sia pure indirettamente) anche la posizione del concorrente, ovvero del premier. Che, nelle affermazioni del Tribunale, appare senza ombra di dubbio il corruttore di Mills. Il Tribunale parla di prove «incontrovertibili » che dimostrano la fondatezza delle accuse. I giudici ricordano anzitutto che, nel processo per la corruzione nella Guardia di Finanza, è stata accertata in via definitiva la corruzione delle Fiamme gialle per non svolgere approfondite indagini sulle società del Gruppo Fininvest e per non farne emergere la reale proprietà, ma non sono stati ritenuti sufficienti gli indizi del collegamento diretto tra i funzionari corrotti e Berlusconi, al contrario di quello con un altro dirigente Fininvest, Salvatore Sciascia, condannato in via definitiva. In quel processo, Mills ha «omesso di dichiarare», pur se interrogato, che la proprietà delle società off shore del Fininvest B Group «faceva capo direttamente e personalmente a Berlusconi »; ha «omesso di riferire» la telefonata con Berlusconi nella notte di giovedì 23 novembre '95, «sulla società All Iberian e sul finanziamento illegale di 10 miliardi di lire erogato da Berlusconi tramite All Iberian a Bettino Craxi »; inoltre, ha detto «il falso » sul compenso di circa un milione e mezzo di sterline ricevuto una tantum nel ' 96 a seguito di accordi con Berlusconi, qualificato come «dividendi» e tenuto bloccato fino al 2000 in un deposito bancario. Quanto al processo All Iberian, i giudici ricordano che l'illecito finanziamento a Craxi da parte di Fininvest, tramite All Iberian, è definitivamente provato «visto che la condanna di primo grado dei vertici della società, e fra essi di Silvio Berlusconi, nonè stata riformata nel merito, ma per intervenuta prescrizione»; ebbene, Mills ha «eluso» le «domande sulla proprietà delle società off shore». «Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni - scrive il Tribunale - sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società off shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti». Quella reticenza («l'osservanza dell'accordo ») gli è stata pagata 600mila dollari; la somma cercò di essere nascosta con «un'artificiosa, tanto opaca, quanto raffinata modalità di trasferimento » ai conti di Mills, «di per sé indicativa della illiceità della complessiva operazione»: un «lungo viaggio nel tempo e negli spazi di volta in volta creati nei contenitori finanziari (che in questo processo sono stati chiamati "brocche" o scatoloni, che potrebbero comunque definirsi centrifughe di lavatrici) prima di arrivare al corrotto, nel marzo 2000». LE ACCUSE DEL TRIBUNALE «Dal legale reticenza o falsa testimonianza per consentire di mantenere ingenti profitti alla società oltre che per il proprio vantaggio economico» LODO ALFANO Il procedimento sul presidente del Consiglio resta sospeso in attesa che la Consulta si pronunci sulle tutele per le alte cariche REUTERS Processo All Iberian. Il legale inglese David Mills è stato condannato a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari

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(sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Primo Piano Pagina 105 La denuncia. Luciano Melis, segretario del Sadirs: violate le norme contrattuali e della Costituzione, Cappellacci blocchi i contratti» «Alla Regione assunti amici dei politici» La denuncia.. Luciano Melis, segretario del Sadirs: violate le norme contrattuali e della Costituzione, Cappellacci blocchi i contratti» --> Bisogna scorrere l'articolo 1 della Finanziaria 2009 sino al comma 54. È lì che comincia la «porcheria bipartisan votata dal Consiglio», dichiara Luciano Melis, segretario del Sadirs, il sindacato autonomo dei dipendenti regionali. «La massima assemblea sarda - è l'attacco - ha deciso di assumere gli amici dei politici, quelli che lavorano nei gruppi consiliari. Entrano in Regione senza fare alcun concorso pubblico». Nel mirino di Melis non ci sono tanto i lavoratori miracolati («non è colpa loro»), quanto maggioranza e opposizione: «Hanno violato le norme contrattuali e la Costituzione, accogliendo una proposta dell'onorevole Luciano Uras (Sinistra e libertà), primo firmatario dell'emendamento». I sei commi della polemica sono già finiti sulla posta elettronica del ministro Renato Brunetta, a cui il Sadirs chiede di annullarli, avviando la procedura di impugnazione davanti alla Consulta. LA VICENDA Dunque, la pianta organica della Regione si allarga, grazie a una norma votata dal Consiglio. Ma il sindacato guidato da Melis non ci sta. «Per lavorare nella pubblica amministrazione, bisogna fare un concorso. I partiti di destra e di sinistra, invece, hanno creato un corsia preferenziale. Non è accettabile». Di fatto, le assunzioni sono scattate il 14 maggio, quando la Finanziaria è entrata in vigore (lo stesso giorno in cui è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Sardegna, come disposto all'articolo 6). «Ci risulta - continua Melis - che saranno messe sotto contratto tra le 22 e le 25 persone, tutte impiegate nei gruppi consiliari». Peraltro, passando al setaccio i commi in questione, si legge: «Al predetto personale, che è inquadrato, anche in sovrannumero, nel ruolo unico regionale e immediatamente assegnato agli uffici, si applica il contratto dei lavorato collettivo per i dipendenti della Regione e degli enti strumentali». In buona sostanza, «vengono riconosciute loro le indennità riservate ai lavoratori del Consiglio («tecnicamente assegno ad personam non riassorbibile»). «Migliaia di euro in più ogni anno», va avanti il segretario. LE RICHIESTE Proprio su questo fronte, Melis non lo manda a dire: «Se si accetta il principio di estendere le indennità agli amici dei politici, vuol dire lo stesso trattamento deve essere riservato a tutti i dipendenti regionali». Melis assicura: «Non si tratta di una provocazione, ma è una richiesta formale, su cui attendiamo una risposta». Non finisce qui. Ricostruito lo scenario della querelle, il Sadirs fa partire l'affondo. «Chiunque abbia approvato questa norma, si deve vergognare. A noi risulta che il primo firmatario dell'emendamento sia il consigliere Uras. Questa legislatura doveva rappresentare la discontinuità con la giunta Soru, quando decine di persone sono state assunte senza concorso. Purtroppo il copione continua a ripetersi». Melis lancia un appello al presidente Cappellacci: «Non sappiamo nemmeno se il governatore fosse in Aula, al momento del voto. Ma confidiamo nella sua sensibilità e coerenza governativa, perché blocchi i contratti. Intanto gli chiediamo un incontro urgente». AL MINISTRO In attesa di capire cosa succederà in Consiglio, il sindacato ha informato il ministro Brunetta (Pubblica amministrazione). «Il Governo nazionale deve impugnare la norma, nel rispetto delle leggi e della Costituzione. Si parla di riorganizzazione della macchina amministrativa, per aumentare efficienza e trasparenza. Mi sembra che lo scandaloso voto bipartisan del Consiglio si muova in direzione opposta». Melis chiude con un'ultima osservazione: «Spero che il ministro ci risponda, ci aspettiamo un provvedimento formale da parte del Governo». Per il Sadirs c'è una sola strada da percorrere: l'impugnazione della norma davanti alla Corte costituzionale. «Diversamente - chiude Melis - la disparità di trattamento tra lavoratori non può che portare all'apertura di contenziosi all'interno dell'amministrazione». ALESSANDRA CARTA

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L' effetto (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 20/05/2009 - pag: 5 La Nota di Massimo Franco I timori di una ricaduta sul piano internazionale L' effetto politico delle motivazioni della sentenza di Milano sul caso Mills è, in sé, già pesante. Ma per misurare l'ira di Silvio Berlusconi bisogna aggiungere la tensione familiare vissuta dal premier nelle ultime settimane. Solo con questa doppia lettura si può capire l'irritazione contro «certa magistratura» ed alcuni giornali; la sua volontà di evitare i giudici milanesi; ma anche la consapevolezza dei danni che questo provoca sul piano internazionale. L'impegno di Berlusconi a riferire in Parlamento lascia dunque prevedere un attacco alle procure, all'opposizione, e a chi avrebbe alimentato la saga delle «veline». Niccolò Ghedini, il suo difensore, sostiene che la decisione del tribunale era prevista. La condanna dell'avvocato inglese David Mills, accusato di falsa testimonianza dietro compenso per favorire la Fininvest non stupisce la maggioranza. Viene iscritta nel capitolo della «giustizia ad orologeria» che scatterebbe ad ogni elezione. E alla fine non intaccherà le probabilità di successo del governo. Ma, per quanto scontata, la decisione della magistratura sta già avendo conseguenze. E non soltanto perché Berlusconi la definisce «scandalosa ». La condanna riapre la polemica sul lodo Alfano che sospende i processi contro le alte cariche dello Stato: a settembre passerà all'esame della Corte costituzionale. E fa ripartire con virulenza l'attacco del centrosinistra, stavolta in modo compatto. Da Antonio Di Pietro al Pd, a Rifondazione, fioccano richieste di dimissioni e minacce di impeachment; si fa notare al premier che senza il provvedimento anche lui sarebbe stato condannato. Insomma, è rissa, sovrastata di nuovo da una vicenda giudiziaria. Si conferma l'archiviazione di una fase nella quale il centrosinistra aveva rinunciato ad attaccare Berlusconi sul piano processuale, considerandolo una scorciatoia inutile. Ma nel medio periodo, la sentenza Mills rischia di aumentare anche le tensioni fra centrodestra e procure. L'annuncio berlusconiano di presentarsi in Parlamento, prelude ad altre tensioni. Anche perché Pdl e Lega sono compatti sul lodo Alfano: se non esistesse, dicono, Berlusconi sarebbe stato inghiottito dai processi, ed il Paese dall'ingovernabilità. Ma sullo sfondo si scorge l'impatto sul premier dell'amicizia con la famiglia di Noemi Letizia: la ragazza napoletana, e che ha scatenato l'ira pubblica della moglie Veronica Lario. L'ombra lunga e opaca di quella storia condiziona il leader del Pdl. Non intacca la sua popolarità. Forse, però, sta mettendo a dura prova i suoi nervi. «Dovrò fare uno sforzo per far passare la realtà sul piano internazionale», ha ammesso ieri all'Aquila. «Il danno lo sapremo riparare, ma c'è stato». Non era del tutto chiaro se alludesse alle «veline» o alla sentenza; o ad entrambe. \\ La sentenza potrà anche aumentare le tensioni tra Pdl e procure

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Il conto fantasma La motivazione non spiega da dove sia giunto quel denaro e rinvia alcuni atti al pm (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

GIUSTIZIA LA SENTENZA MILLS Il conto fantasma La motivazione non spiega da dove sia giunto quel denaro e rinvia alcuni atti al pm [FIRMA]PAOLO COLONNELLO MILANO Non ci voleva poi molto a scoprirlo: se c'è un corrotto dev'esserci per forza anche un corruttore. E, nella logica della sentenza che nel febbraio scorso ha portato alla condanna dell'avvocato d'affari inglese David Mills (4 anni e 8 mesi) per corruzione in atti giudiziari, il corruttore non poteva che essere Silvio Berlusconi. Così scrivono, senza troppe sorprese, i giudici della decima sezione penale presieduta da Nicoletta Gandus, il presidente di sezione che Berlusconi e i suoi avvocati hanno tentato, senza riuscirci, di ricusare. Consegnando così alla storia un paradosso giudiziario: un premier virtualmente condannato ma ingiudicabile. La motivazione di oltre 350 pagine è prodromica a una inevitabile constatazione: sebbene l'immunità del Lodo Alfano lo abbia sottratto al suo giudice naturale, Berlusconi rimane pur sempre il convitato di pietra di questo processo, la leva del contestato reato di corruzione. L'uomo che avrebbe pagato una somma di circa 600 mila dollari per garantirsi una testimonianza edulcorata del suo consulente durante i primi processi di corruzione alla Gdf e per il conto off shore All Iberian, entrambi del 1996. Testimonianze che secondo i giudici appaiono «quanto meno reticenti» ed «elusive». «Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni (in quei processi, ndr), sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società off shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti». Così come, ragionano i giudici risalendo a ritroso nella tormentata storia giudiziaria del premier, è stata provata la costellazione di società off shore inglesi «costituite per conto della Fininvest e finanziate tramite il conto Principal Finance»», che porta alla proprietà di Century One e Universal One, le due società off shore di Marina e Piersilvio Berlusconi inventate da Mills, nelle quali «ogni decisione in ordine a tali società poteva essere presa solo da Silvio Berlusconi». E' proprio la salvaguardia di questa complicata architettura finanziaria, messa in piedi da Mills, che fa dell'avvocato inglese il complice "perfetto", al quale lasciare in gestione perfino perfino una parte degli utili del dividendo Horizon, 10 miliardi di lire, diventate poi 6 per la voracità dei soci di studio dello stesso Mills. E' questa la somma, secondo i giudici, che sta alla base del peccato originale che induce Mills, nell'ottica di poter disporre per sempre di quei soldi secondo una promessa ricevuta da Berlusconi («il reale, originario proprietario della somma»), a presentarsi in Italia nel 1996 per rendere falsa testimonianza nei processi che lo avevano coinvolto. «Ed è chiaro che Bernasconi - il manager Fininvest ormai defunto cui Mills attribuisce in un secondo tempo la responsabilità della vicenda - non aveva alcun proprio motivo per determinarsi a un regalo di tale entità». Si muove in questo contesto la vicenda che porta inzialmente sul banco degli imputati entrambi i protagonisti, poi separati da una legge che attende ancora il vaglio della corte Costituzionale e che comunque impedirà probabilmente per sempre che Berlusconi venga mai chiamato a rispondere delle accuse che, come in un gioco di specchi, riverberano dalla sentenza Mills. Un contesto che inizialmente è lo stesso Mills a rivelare confessando, prima ai suoi consulenti fiscali poi agli stessi magistrati della Procura che lo indagano, di aver ricevuto un "regalo" di 600 mila dollari da "Mister B.", per cavarlo dai guai nei processi. Confessione ritrattata a distanza di qualche mese e riarrangiata con almeno 4 versioni differenti, l'ultima delle quali, "sposata" anche dalla difesa del Cavaliere: quel denaro arrivò da un pasticcio di conti messo in piedi per l'imprenditore napoletano Diego Attanasio. Il quale comunque ha sempre negato. Di più: per i giudici è «matematicamente smentita l'ipotesi che la somma provenisse da Attanasio». Si legge nella motivazione: «Il cosiddetto regalo pervenuto a Mills altro non è stato che la dazione di una somma in cui si fondono una parte di quanto pattuito sotto condizione anni prima ed una parte di quanto promessogli in sostituzione della quota prelevata dai soci e per ulteriori disagi». Ma da chi e da quale conto effettivamente quei soldi sono arrivati, è un nodo che nemmeno la sentenza riesce sciogliere. Tanto da decretare, per un ulteriore approfondimento, il rinvio di alcuni atti al pm. E consegnando così a Berlusconi una nuova formidabile arma per gridare alla persecuzione.

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La Corte decide in autunno. Ma il reato è già prescritto (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

La Corte decide in autunno. Ma il reato è già prescritto La data ancora non c'è, ma sulla legittimità del Lodo Alfano, la legge che sospende i processi nei confronti delle quattro più alte cariche dello stato, la Corte costituzionale dovrebbe decidere non prima dell'autunno. I 'ruoli' di giugno, ovvero l'ordine in cui devono essere trattate le cause dall'alta corte, sono ormai tutti assegnati e la ripresa dei lavori, dopo la pausa estiva, è prevista il 23 settembre. Tre le cause che riguardano la sospensione di altrettanti procedimenti a carico del premier Silvio Berlusconi: le prime due riguardano i ricorsi dei giudici di Milano dinanzi ai quali il premier è imputato per il processo Mills e per quello sui diritti televisivi Mediaset. La terza, la più recente, arrivata alla corte lo scorso gennaio, è la questione di legittimità sollevata dal gip di Roma nell'ambito della presunta vicenda della compravendita di alcuni senatori, la scorsa legislatura. In ogni caso, e cioè qualsiasi sia la decisione della consulta a proposito della costituzionalità del Lodo Alfano, l'effetto concreto sulla fedina penale del premier sarebbe nullo, almeno sul processo Mills. Il reato è infatti già decaduto, grazie alla legge che ha accorciato i tempi della prescrizione, la ex Cirielli, anche detta 'salva Previti'. Che nel caso specifico si dispone a salvare anche Berlusconi.

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Giù le mani dal capo Ho l'Italia con me (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

VINCERE Silvio Berlusconi non accetta domande, sentenze o critiche. Va all'assalto dei giornalisti: «Vergognatevi». Dei giudici: «Scandalosi». E della minoranza: «Pericolosa». Annuncia un discorso in parlamento «quando avrò tempo». Sarà un comizio in piena campagna elettorale che adesso preoccupa l'opposizione: «Dovrebbe farsi processare, rinunciare all'immunità o dimettersi» Giù le mani dal capo «Ho l'Italia con me» Andrea Fabozzi ROMA ROMA «Gli italiani sono con me, con me». Al 74,8% secondo l'ultimo sondaggio che giusto ieri ha sbattuto in faccia a chi voleva fargli una domanda. Noemi e adesso Mills: Silvio Berlusconi non risponde. E, annuncia, non si farà processare. Dice proprio così, ma non è Moro e non difende la Dc. Difende se stesso: «Non mi farò processare da questi giudici». Sono i giudici della decima sezione del tribunale di Milano presieduta da Nicoletta Gandus che Berlusconi ha tentato invano di ricusare. Quelli che hanno scritto nelle motivazioni della sentenza di condanna per corruzione dell'avvocato inglese David Mills (4 anni e sei mesi) che il corruttore fu Silvio Berlusconi. «Una sentenza scandalosa e contraria alla realtà» secondo il furioso presidente del Consiglio. Che ieri messo davanti ai giornalisti a L'Aquila è partito per un affondo finale contro tutto quello che sa di opposizione, stampa e tribunali in cima alla lista. L'affondo continuerà in parlamento. Berlusconi ha deciso che parlerà alla camera. Per dire «finalmente quanto penso da tempo di certa magistratura». Un comizio che si annuncia durissimo. A ridosso delle elezioni europee. «Ci andrò quando avrò tempo», fa sapere. Messaggio alla stampa Il presidente del Consiglio punta il dito contro i giornalisti. «Vergognatevi» scandisce nervoso. Ce l'ha con l'inviato di Repubblica, Gianluca Luzi, che gli ricorda le dieci domande senza risposta che quel giornale ha fatto sul caso Noemi. «Non rispondo - dice il primo ministro -, se Repubblica cambiasse atteggiamento potremmo trovare un accordo ma adesso non rispondo. Ho già detto che siete malati di invidia personale e odio politico. Lo riconfermo in pieno». E il cavaliere se la prende anche con l'inviata dell'Unità, Claudia Fusani, che chiede perché non si fa processare: «Non perdo tempo a risponderle. Me ne vado o se ne va lei. Questa cosa mi fa infuriare, è come se mi dicessero che non mi chiamo Silvio Berlusconi». Fuori dal controllo il presidente del Consiglio alza la voce: «Questo non è un attentato alla libertà di stampa. Cadete nel ridicolo quando dite che in Italia non c'è liberta e che il premier ha capacità di interferire sulla libera stampa. Volete Scherzare? All'esterno certe affermazioni vengono prese per vere. E questo fa male al paese, e a tutti gli italiani». Il premier furioso provoca la risposta del sindacato dei giornalisti: «Si scusi o cominceremo a pensare che le conferenze stampa si faranno senza stampa». Avviso ai magistrati «Quando il processo riprenderà ci sarà un'assoluzione assoluta. È un fatto indiscutibile che non c'è stato nessun versamento al signor Mills». A questo punto il premier fa uno sforzo di autocontrollo e prova a spiegare: «Durante il processo è stato individuato il tragitto dei soldi e sono state individuate le azioni che Mills ha fatto con quei soldi, il fisco inglese lo ha costretto a pagare le imposte, considerando quelle entrate come un compenso professionale. Se fosse stata una donazione Mills non avrebbe dovuto pagare nessuna imposta. Se non vi basta la presa di posizione di uno stato, allora non so». Ma le cose non stanno così. Berlusconi confonde la parcella da 4 miliardi e 700 milioni di lire ricevuta dallo studio di Mills con i 600 mila dollari pagati direttamente all'avvocato d'affari: soldi nascosti agli altri componenti dello studio che per i giudici sono una prova della corruzione. E il premier agita le acque anche sui giudici: la sua posizione è già sottratta al collegio presieduto dalla Gandus in forza del lodo Alfano. Se il processo dovesse riprendere contro di lui a giudicarlo sarebbero in ogni caso altre toghe. Questo nel caso la Corte costituzionale dichiarasse incostituzionale il lodo. E comunque il reato andrebbe prescritto. Il cavaliere non rischia altre condanne. Utilizzerà però le motivazioni della sentenza per alzare il polverone in parlamento. La decisione di ieri non è solo frutto della rabbia di un momento. Il cavaliere è convinto che lo scontro sulla giustizia accresce la sua popolarità. E già prepara il discorso - la sua verità sulla magistratura politicizzata - da sganciare alla camera nel momento di massimo ascolto elettorale. Lo farà «quando avrò tempo», affermazione che non piace al presidente della camera Fini invitato, insieme al più malleabile presidente del senato Schifani, dal senatore del Pd Zanda a reagire all'«insulto al parlamento». E Berlusconi in parlamento comincia a preoccupare le opposizioni. Se l'Udc Casini aveva addirittura applaudito alla scelta del premier considerandola «un gesto di responsabilità istituzionale», Massimo D'Alema dice di non capire perché il cavaliere abbia scelto il parlamento: «Doveva andare in tribunale per accettare di essere processato e chiarire le accuse che gli vengono rivolte. A questo punto sono preoccupato che la seduta alla camera diventi una gazzarra contro la magistratura». Di Pietro e Pd protestano Il segretario del Pd invita invece il premier ad andare in parlamento, ma per dire che rinuncia alla protezione del lodo Alfano. La sentenza, secondo Franceschini, «dimostra in modo purtroppo incontestabile il coinvolgimento del presidente del Consiglio e dimostra allo stesso modo che la legge Alfano è stata fatta apposta per sottrarlo al giudizio a cui sono sottoposti tutti gli italiani». Di Pietro, accusato dal cavaliere di essere un «soggetto pericoloso per la democrazia», replica definendo il primo ministro «xenofobo, piduista, fascista e adesso anche corruttore». Secondo il leader dell'Italia dei valori il presidente del Consiglio a questo punto deve dimettersi o rinunciare al privilegio del lodo Alfano. Altrimenti i dipietristi annunciano una procedura di impeachment contro il capo del governo che però nel sistema italiano non c'è.

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(sezione: Giustizia)

( da "Secolo XIX, Il" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

«Mills corrotto da Berlusconi» Avvocato condannato, le motivazioni. Il premier: andrò in aula quando avrò tempo «SEICENTOMILA DOLLARI PER DIRE IL FALSO NEI PROCESSI» 20/05/2009 marco peschiera SOCIETÀ off-shore della Fininvest nei paradisi fiscali, finanziamenti illegali per 10 miliardi al segretario del Psi Bettino Craxi, trasferimenti di benefici societari occulti a Marina e Piersilvio Berlusconi. Su tutto questo l'avvocato inglese David Mills ha taciuto o ha mentito di fronte ai giudici per coprire il nome di Silvio Berlusconi. In cambio delle sue falsità e delle sue reticenze, l'avvocato ricevette un "regalo" di 600 mila dollari, versatigli dal manager della Fininvest Carlo Bernasconi su disposizione dello stesso Silvio Berlusconi. Questo, in estrema sintesi, il significato della sentenza emessa lo scorso febbraio dal tribunale di Milano e motivata ieri in un documento di quasi 400 pagine che riassume la lunghissima e travagliata storia del processo. Corrotto e corruttore. David Mills è stato corrotto, e per questo condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere. Quello che i giudici considerano il corruttore, Silvio Berlusconi, non è stato giudicato perché nel frattempo il Parlamento, con il cosiddetto Lodo Alfano, ha disposto la sospensione di ogni processo nei confronti delle quattro più alte cariche dello Stato: presidente della Repubblica, del Senato, della Camera e del Consiglio dei ministri. Silvio Berlusconi, come è noto, è presidente del Consiglio dei ministri. Il processo per la parte che lo riguarda potrà riprendere solo in due casi: quando non sarà più tra le quattro alte cariche, oppure se la Corte costituzionale (chiamata a pronunciarsi nei prossimi mesi) annullerà il Lodo Alfano giudicandolo in contrasto con la Costituzione. Il reato, ricordano i giudici, fu commesso a Milano, Londra e Ginevra (i luoghi delle deposizioni ritenute false e quello del pagamento dei 600 mila dollari) fino al 29 febbraio 2000. Ma le radici del processo Mills sono ancora più lontane, risalgono ad altre inchieste e altri processi istruiti contro Silvio Berlusconi: quello per corruzione nella Guardia di Finanza e quello denominato "All Iberian", dal nome della società del gruppo Fininvest con sede nelle isole britanniche. false testimonianze. Scrivono i giudici nella motivazione: «Egli (l'avvocato Mills, ndr) ha certamente agito da falso testimone, da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al Gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse o, almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute sino a quella data; dall'altro, ha contemporaneamente perseguito il proprio ingente vantaggio economico». In particolare, nel processo per la corruzione nella Guardia di Finanza, Mills ha «omesso di dichiarare che la proprietà delle società off-shore del Fininvest B Group faceva capo direttamente e personalmente a Silvio Berlusconi»; ha «omesso di riferire la circostanza del colloquio telefonico con Silvio Berlusconi nella notte di giovedì 23 novembre 1995, avente quale argomento la società All Iberian e il finanziamento illegale di 10 miliardi di lire erogato da Berlusconi tramite All Iberian a Bettino Craxi»; ha «dichiarato circostanze false in ordine al compenso di circa un milione e mezzo di sterline ricevuto una tantum nel 1996 a seguito di accordi con Silvio Berlusconi - compenso qualificato come "dividend" e tenuto bloccato fino al 2000 in un deposito bancario». Nel Processo All Iberian, scrivono ancora i giudici, Mills in veste di testimone (quindi tenuto a dire la verità e a non tacere nulla) ha evitato di rispondere «alle domande sulla proprietà delle società offshore» e inoltre «non ha riferito che beneficial owners delle società Century One e Universal One, in forza di accordi di trust stipulati dallo stesso Mills, erano Marina e Piersilvio Berlusconi». La lettera che scotta. A innescare il processo, in modo incauto, fu lo stesso Mills in una lettera scritta al suo commercialista il 2 febbraio 2004. Da molti anni percepiva dalla Fininvest parcelle (regolari) che i giudici definiscono «enormi», ma in quel momento era preoccupato per le verifiche del fisco britannico sui suoi conti correnti: cercava la maniera di giustificare il versamento occulto di quei 600 mila dollari che i giudici considerano un «premio» per le sue false testimonianze. Al commercialista, Mills spiegò così l'origine di quell'entrata: «Io mi sono tenuto in stretto contatto con le persone di B. e loro conoscevano la mia situazione (...) sapevano bene che la modalità con la quale io avevo reso la mia testimonianza (non ho mentito ma ho superato passaggi difficili, per usare un eufemismo) avesse tenuto Mr B. fuori da un sacco di problemi che gli sarebbero ricaduti addosso se solo avessi detto tutto quello che sapevo». «All'incirca alla fine del 1999 - scrisse ancora Mills - mi fu detto che avrei ricevuto dei soldi, che avrei potuto considerare come un prestito a lungo termine o un regalo. 600.000 dollari furono messi in un hedge fund e mi fu detto che sarebbero stati a mia disposizione, se ne avessi avuto bisogno (...). Per ragioni loro proprie (io in quel momento ero ancora un testimone dell'accusa ma la mia testimonianza era già stata resa), era necessario che tutto fosse fatto con discrezione (...) Consideravo il pagamento come un regalo. Di cos'altro poteva trattarsi?». Nel corso del processo, Mills ha ritrattato il contenuto della lettera. Quel denaro, spiegò, non veniva da Bernasconi per conto di Berlusconi, ma era il pagamento da parte di un imprenditore, Diego Attanasio. I giudici non hanno creduto alla nuova versione, tra l'altro smentita dallo stesso Attanasio, e in sentenza ribadiscono: «I 600 mila dollari, promessi nel `99 e avuti nel 2000, dopo che aveva svolto il suo compito, provenivano da Carlo Bernasconi» il quale era «persona che agiva in nome e per conto di Silvio Berlusconi». Carlo Bernasconi, da sempre considerato uno degli amici più stretti di Berlusconi, morì nel 2001. I giudici ricostruiscono anche i tortuosi percorsi finanziari del "regalo" di Bernasconi a Mills: si cercò di tenere nascosta quella somma con «un'artificiosa, tanto opaca quanto raffinata, modalità di trasferimento». Una modalità che è«di per sé indicativa della illiceità della complessiva operazione», e che utilizzò«spazi di volta in volta creati nei contenitori finanziari (che in questo processo sono stati chiamati "brocche" o scatoloni, che potrebbero comunque chiamarsi centrifughe di lavatrici) prima di arrivare al corrotto nel marzo del 2000...». Le conclusioni. Per i giudici, Mills ha mentito o è stato quantomeno reticente nei due processi: «Nel primo, "Guardia di Finanza", è stato accertato, in maniera definitiva il fatto storico di cui lì si trattava: che cioé la Guardia di Finanza era stata corrotta e che le somme erano state pagate affinché non venissero svolte approfondite indagini in ordine alle società del Gruppo Fininvest e non ne emergesse la reale proprietà, e che l'azione era stata commessa al fine di eludere le disposizioni della legge Mammì in tema di concentrazione di mezzi di diffusione di massa». I giudici ricordano comunque che in quel processo non fu provato un legame diretto tra Silvio Berlusconi e i finanzieri corrotti, ma fu invece condannato (a 2 anni e 6 mesi) il manager finanziario della Fininvest, Salvatore Sciascia. Ex ufficiale della Guardia di Finanza, Sciascia era diventato direttore dei servizi fiscali della Fininvest. Attualmente è senatore del Popolo della Libertà. Nel secondo processo, "All Iberian", «i fatti relativi all'illecito finanziamento a Bettino Craxi da parte di Fininvest tramite All Iberian sono definitivamente provati, visto che la sentenza di primo grado, di condanna dei vertici della società e fra essi di Silvio Berlusconi, non è stata riformata nel merito, ma per intervenuta prescrizione». Nel motivare l'entità della condanna a carico di Mills, i giudici (presieduti da Nicoletta Gandus, che Berlusconi tentò invano di ricusare) sottolineano «l'oggettiva gravità della condotta, di assoluta rilevanza nei procedimenti in cui è stata posta in essere, anche in ragione della qualità e del numero dei reati» giudicati in quei due processi. Da Mills vi fu un'«inflessibile determinazione» nel progettare e commettere il reato, la cui «assoluta rilevanza»è motivata anche dal «ruolo istituzionale di alcuni dei soggetti imputati nei procedimenti penali in cui David Mills rendeva falsa testimonianza». 20/05/2009 il prezzo del silenzio«Mills ricevette i soldi da Carlo Bernasconi in nome e per conto di Berlusconi» 20/05/2009 Lo stralcio 30 ottobre 2006 20/05/2009 La posizione di Mills Secondo l'accusa 20/05/2009 La modifica dell'accusa 14 dicembre 2007 20/05/2009 Silvio Berlusconi e l'avvocato inglese David Mills sono rinviati a giudizio per concorso in corruzione in atti giudiziari nell'ambito dell'inchiesta Mediaset del 2001 20/05/2009 L'avvocato avrebbe rilasciato false dichiarazioni in due processi milanesi (GdF il 20/11/97 e All Iberian il 12/12/98) in cambio di 600 mila dollari provenienti da Berlusconi 20/05/2009 Il pm De Pasquale afferma che il reato sarebbe stato commesso non più il 2 febbraio 1998, ma il 29 febbraio 2000, allungandola prescrizione dal 2008 al 2010 20/05/2009 Il no alla ricusazione 17 luglio 2008 20/05/2009 la Sospensione 4 ottobre 2008 20/05/2009 La sentenza per Mills 17 febbraio 2009 20/05/2009 La Corte d'Appello di Milano respinge l'istanza con cui Berlusconi aveva ricusato il giudice Nicoletta Gandus per "grave inimicizia nei confronti dell'imputato" 20/05/2009 I giudici di Milano che hanno indagato sull'avvocato inglese trasmettono gli atti alla Consulta perché esprima una valutazione sulla legittimità costituzionale del Lodo Alfano 20/05/2009 L'avvocato inglese è condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione per corruzione in atti giudiziari. Le motivazioni: Mills agì da falso testimone per l'impunità di Berlusconi 20/05/2009

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Un leader in fuga dalla verità (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

È giusto ricordare che, se Silvio Berlusconi non si fosse fabbricato l'immunità con la "legge Alfano", sarebbe stato condannato come corruttore di un testimone che ha protetto dinanzi ai giudici le illegalità del patron della Fininvest. Condizione non nuova per Berlusconi, salvato in altre occasioni da norme che egli stesso si è fatto approvare da un parlamento gregario. Le leggi ad personam, è vero, sono un lacerto dell'anomalia italiana che trova il suo perno nel conflitto di interessi, ma la legislazione immunitaria del premier è soltanto un segmento della questione che oggi l'Italia e l'Europa hanno davanti agli occhi. Le ragioni della condanna di David Mills (il testimone corrotto dal capo del governo) chiamano in causa anche altro, come ha sempre avuto chiaro anche il presidente del consiglio. Nel corso del tempo, il premier ha affrontato il caso "All Iberian/Mills" con parole definitive, con impegni che, se fosse coerente, oggi appaiono temerari: "Ho dichiarato pubblicamente, nella mia qualità di leader politico responsabile quindi di fronte agli elettori, che di questa All Iberian non conoscevo neppure l'esistenza. Sfido chiunque a dimostrare il contrario" (Ansa, 23 novembre 1999, ore 15,17). Nove anni dopo, Berlusconi è a Bruxelles, al vertice europeo dei capi di Stato e di governo. Ripete: "Non conoscevo Mills, lo giuro sui miei cinque figli. Se fosse vero, mi ritirerei dalla vita politica, lascerei l'Italia" (Il sole24ore. com; Ansa, 20 giugno 2008, ore 15,47). È stato lo stesso Berlusconi a intrecciare consapevolmente in un unico destino il suo futuro di leader politico, "responsabile di fronte agli elettori", e il suo passato di imprenditore di successo. Quindi, ancora una volta, creando un confine indefinibile tra pubblico e privato. Se ne comprende il motivo perché, nell'ideologia del premier, il suo successo personale è insieme la promessa di sviluppo del Paese. I suoi soldi sono la garanzia della sua politica; sono il canone ineliminabile della "società dell'incanto" che lo beatifica; quasi la condizione necessaria della continua performance spettacolare che sovrappone ricchezza e infallibilità. OAS_RICH('Middle'); Otto anni fa questo giornale, dando conto di un documento di una società internazionale di revisione contabile (Kpmg) che svelava l'esistenza di un "comparto estero riservato della Fininvest", chiedeva al premier di rispondere a qualche domanda "non giudiziaria, tanto meno penale, neppure contabile: soltanto di buon senso. Perché questi segreti, e questi misteri? Perché questo traffico riservato e nascosto? Perché questo muoversi nell'ombra? Il vero nucleo politico, ma prima ancora culturale, della questione sta qui perché l'imprenditorialità, l'efficienza, l'homo faber, la costruzione dell'impero ? in una parola, i soldi ? sono il corpo mistico dell'ideologia berlusconiana" (Repubblica, 11 aprile 2001). Berlusconi se la cavò come sempre dandosi alla fuga. Andò a farsi intervistare senza contraddittorio a Porta a porta per dire: "All Iberian? Galassia off-shore della Fininvest? Assolute falsità". La scena oggi è mutata in modo radicale. Se il processo "All Iberian" (condanna e poi prescrizione) aveva concluso in Cassazione che "non emerge negli atti processuali l'estraneità dell'imputato", le motivazioni della sentenza che ha condannato David Mills ci raccontano il coinvolgimento "diretto e personale" di Silvio Berlusconi nella creazione e nella gestione di "64 società estere offshore del group B very discreet della Fininvest". Le creò David Mills per conto e nell'interesse di Berlusconi e, in due occasioni (processi a Craxi e alle "fiamme gialle" corrotte), Mills mentì in aula per tener lontano Berlusconi dai guai, da quella galassia di cui l'avvocato inglese si attribuì la paternità ricevendone in cambio "enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali", come si legge nella sentenza. È la conclusione che ha reso necessaria l'immunità. Berlusconi temeva questo esito perché, una volta dimostrato il suo governo personale sulle 64 società off-shore, si può oggi dare risposta alle domande di otto anni fa, luce a quasi tutti i misteri della sua avventura imprenditoriale. Si può comprendere come è nato l'impero del Biscione e con quali pratiche. Lungo i sentieri del "group B very discreet della Fininvest" sono transitati quasi mille miliardi di lire di fondi neri; i 21 miliardi che hanno ricompensato Bettino Craxi per l'approvazione della legge Mammì; i 91 miliardi (trasformati in Cct) destinati non si sa a chi (se non si vuole dar credito a un testimone che ha riferito come "i politici costano molto? ed è in discussione la legge Mammì"). E ancora, il finanziamento estero su estero a favore di Giulio Malgara, presidente dell'Upa (l'associazione che raccoglie gli inserzionisti pubblicitari) e dell'Auditel (la società che rileva gli ascolti televisivi); la proprietà abusiva di Tele+ (violava le norme antitrust italiane, per nasconderla furono corrotte le "fiamme gialle"); il controllo illegale dell'86 per cento di Telecinco (in disprezzo delle leggi spagnole); l'acquisto fittizio di azioni per conto del tycoon Leo Kirch contrario alle leggi antitrust tedesche; la risorse destinate poi da Cesare Previti alla corruzione dei giudici di Roma; gli acquisti di pacchetti azionari che, in violazione delle regole di mercato, favorirono le scalate a Standa, Mondadori, Rinascente. Sono le connessioni e la memoria che sbriciolano il "corpo mistico" dell'ideologia berlusconiana: al fondo della fortuna del premier, ci sono evasione fiscale e bilanci taroccati, c'è la corruzione della politica, delle burocrazie della sicurezza, di giudici e testimoni; la manipolazione delle leggi che regolano il mercato e il risparmio in Italia e in Europa. Questo è il quadro che dovrebbe convincere Berlusconi ad affrontare con coraggio, in pubblico e in parlamento, la sua crisi di credibilità, la decadenza anche internazionale della sua reputazione. Magari con un colpo d'ala rinunciando all'impunità e accettando un processo rapido. Non accadrà. Il premier non sembra comprendere una necessità che interpella il suo privato e il suo ufficio pubblico, l'immagine stessa del Paese dinanzi al mondo. Prigioniero di un ostinato narcisismo e convinto della sua invincibilità, pensa che un bluff o qualche favola o una nuova nebbia mediatica possano salvarlo ancora una volta. Dice che non si farà processare da questi giudici e sa che non saranno "questi giudici" a processarlo. Sa che non ci sarà, per lui, alcun processo perché l'immunità lo protegge. Come sa che, se la Corte Costituzionale dovesse cancellare per incostituzionalità lo scudo immunitario, le norme sulla prescrizione che si è approvato uccideranno nella culla il processo. Promette che in parlamento "dirà finalmente quel che pensa di certa magistratura", come se non conoscessimo la litania da quindici anni. Finge di non sapere che ci si attende da lui non uno "spettacolo", ma una risposta per le sue manovre corruttive, i metodi delle sue imprese, i sistemi del suo governo autoreferenziale e privatistico. S'aggrappa al solito refrain, "gli italiani sono con me", come se il consenso lo liberasse da ogni vincolo, da ogni dovere, da ogni onere. Soltanto un potere che si ritiene "irresponsabile" può continuare a tacere. Quel che si scorge in Italia oggi ? e non soltanto in Italia ? è un leader in fuga dalla sua storia, dal suo presente, dalle sue responsabilità. Un leader che non vuole rispondere perché, semplicemente, non può farlo. (20 maggio 2009

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Riesplode la tempesta Mills (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

DEPOSITATE LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA. IL Cavaliere: «in aula dirò cosa penso dei giudici» I giudici: "Mills mentì per Berlusconi" L'ira del premier:«Sentenza scandalosa» L'avvocato inglese condannato a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari: agì «da falso testimone» MILANO - «È una sentenza semplicemente scandalosa, contraria alla realtà, come sono certamente sicuro sarà accertato in appello per quanto riguarda il signor Mills». In conferenza all'Aquila, Silvio Berlusconi rompe il silenzio, durato una mattinata, sulla sentenza di condanna dell'avvocato inglese David Mills che lo vede coinvolto. Il premier scandisce la parola «scandalosa» riferendosi a quelle 400 pagine di motivazioni depositate in giornata (scarica in pdf) che hanno portato alla condanna di Mills a 4 anni e 6 mesi per corruzione in atti giudiziari. Agì «da falso testimone» - si legge nelle motivazioni di condanna -«per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l'impunità dalle accuse, o almeno, il mantenimento degli ingenti profitti realizzati. Dall'altro lato (Mills) ha contemporaneamente perseguito il proprio vantaggio economico». LA VICENDA - Al centro del procedimento che riguarda Mills c'è l'accusa secondo cui il legale inglese tra il 1996 e il 1997 avrebbe incassato da Silvio Berlusconi 600.000 dollari come ricompensa per non aver rivelato in due processi (All Iberian e quello sulla corruzione nella Guardia di Finanza, con Mills in qualità di testimone e quindi con l'obbligo di legge di dire il vero e non tacere nulla), le informazioni su due società off- shore usate da Mediaset, secondo la procura, per creare fondi neri. Si legge in un passaggio delle motivazioni: «Il fulcro della reticenza di David Mills in ciascuna delle sue deposizioni sta nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest e non alla persona di Silvio Berlusconi, la proprietà delle società off-shore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti». E poi ancora: «David Mills ha ricevuto enormi somme di denaro, estranee alle sue parcelle professionali, da Fininvest e da Silvio Berlusconi, fin dagli anni 1995 - 1996, e quindi da un'epoca anteriore a quella delle sue deposizioni nei procedimenti tenuti a Milano» che vedevano imputato il premier. Dal processo Mills è stata stralciata la posizione di Silvio Berlusconi, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sulla legittimità del lodo Alfano riguardante le quattro più alte cariche dello Stato. Il dibattimento nei confronti di Berlusconi è quindi stato sospeso. «NESSUN VERSAMENTO» - «Ci sarà un appello, ci sarà un altro giudice e io sono sereno. Se c'è un fatto indiscutibile è che non c'è stato alcun versamento di nessuno al signor Mills» si è difeso il premier dall'Aquila. «Da questi giudici - ha aggiunto il premier riferendosi a Nicoletta Gandus - non mi farò processare. Quando il processo riprenderà con altri giudici dimostrerò la mia totale estraneità» ha chiarito il premier. «Durante il processo è stato spiegato chi aveva dato i soldi, è stato individuato il tragitto dei soldi, sono state individuate le azioni fatte da Mills su questi soldi e il fisco inglese ha costretto il signor Mills a pagare imposte, considerando questa entrata un suo compenso professionale. Se fosse stata una donazione, il signor Mills non avrebbe dovuto pagare alcuna imposta. E se questo non vi basta...» ha anche spiegato il Cavaliere. Berlusconi ha confermato l'intenzione (già annunciata in mattinata) di riferire in Parlamento sulla vicenda. «In quella sede - ha spiegato il Cavaliere - dirò finalmente quanto da tempo penso a proposito di certa magistratura». - Di Pietro: «Il Paese non può essere governato da un corruttore» - Ghedini: «Una sentenza basata sul nulla» REAZIONI - Le 400 pagine scritte da giudici di Milano sul caso Mills tengono banco nel dibattito politico. Il Pd chiede al premier di rinunciare al lodo Alfano. Berlusconi «venga in Parlamento, ma venga a dire: 'io rinuncio ai privilegi del lodo Alfano e mi sottopongo a un giudizio come tutti i normali cittadini"» sostiene il leader dei democratici Dario Franceschini. «Non capisco perché Silvio Berlusconi abbia scelto di andare in Parlamento. Sarebbe dovuto andare in tribunale per accettare di essere processato e chiarire le accuse che gli vengono rivolte. A questo punto sono preoccupato che la seduta in Parlamento diventi una gazzarra contro la magistratura. Questo sarebbe intollerabile» rincara la dose Massimo D'Alema. «Ora si capisce il motivo del Lodo Alfano» aggiunge l'esponente Pd. «Berlusconi è un corruttore giudiziario che si è fatto una legge per non farsi processare, rinunci all'immunità del Lodo Alfano o si dimetta» è la posizione del leader dell'Idv Antonio Di Pietro. Spazza il terreno da ogni equivoco Niccolò Ghedini (Pdl), ascoltato consigliere giuridico del premier: Berlusconi non rinuncerà all'immunità, altrimenti «per un anno anziché stare a governare dovrebbe stare in aula a difendersi». Pdl e Lega fanno quadrato attorno al presidente del Consiglio, chiedendo un no secco alle strumentalizzazioni e piena difesa del premier. Per Sandro Bondi coordinatore nazionale del Pdl, «ancora una volta teoremi giudiziari tanto infondati quanto perseguiti con ostinazione intervengono, specialmente alla vigilia di appuntamenti elettorali, a condizionare e turbare pesantemente la vita politica italiana». «COSE INVENTATE»- La conferenza stampa all'Aquila è stata per il premier anche un'occasione per attaccare l'opposizione («sconfitta, divisa e annullata si attacca a cose di questo tipo in modo vergognoso come ha fatto con il caso delle "veline", che non sono mai esistite») e sfogarsi con la stampa. Sul presidente del Consiglio «sono state scritte cose inventate di sana pianta», ha sottolineato Berlusconi riferendosi al «caso veline» e a Noemi Letizia. Duro scontro tra il premier e la cronista dell'Unità Claudia Fusani. La giornalista chiede a Berlusconi se, dopo le motivazioni della sentenza Mills, non sia il caso di farsi processare e quindi di congelare il lodo Alfano. «Con questi giudici non si può fare» esplode. «Il processo c'è ed è a Mills. Ci sarà un appello, ci sarà un altro giudice ed io sono sereno. Quando il processo riprenderà ci sarà una assoluzione assoluta». La Fusani insiste: si faccia processare. Berlusconi alza moltissimo la voce: «Su questa cosa mi infurio. Lo posso giurare sui miei figli. Non perdo tempo a risponderle. Me ne vado o sennò se ne va lei. Questa cosa mi fa infuriare, è come se mi dicessero che non mi chiamo Silvio Berlusconi». stampa |

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Giù le mani dal capo (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

VINCERE Giù le mani dal capo «Ho l'Italia con me» Silvio Berlusconi non accetta domande, sentenze o critiche. Va all'assalto dei giornalisti: «Vergognatevi». Dei giudici: «Scandalosi». E della minoranza: «Pericolosa». Annuncia un discorso in parlamento «quando avrò tempo». Sarà un comizio in piena campagna elettorale che adesso preoccupa l'opposizione: «Dovrebbe farsi processare, rinunciare all'immunità o dimettersi» Andrea Fabozzi ROMA «Gli italiani sono con me, con me». Al 74,8% secondo l'ultimo sondaggio che giusto ieri ha sbattuto in faccia a chi voleva fargli una domanda. Noemi e adesso Mills: Silvio Berlusconi non risponde. E, annuncia, non si farà processare. Dice proprio così, ma non è Moro e non difende la Dc. Difende se stesso: «Non mi farò processare da questi giudici». Sono i giudici della decima sezione del tribunale di Milano presieduta da Nicoletta Gandus che Berlusconi ha tentato invano di ricusare. Quelli che hanno scritto nelle motivazioni della sentenza di condanna per corruzione dell'avvocato inglese David Mills (4 anni e sei mesi) che il corruttore fu Silvio Berlusconi. «Una sentenza scandalosa e contraria alla realtà» secondo il furioso presidente del Consiglio. Che ieri messo davanti ai giornalisti a L'Aquila è partito per un affondo finale contro tutto quello che sa di opposizione, stampa e tribunali in cima alla lista. L'affondo continuerà in parlamento. Berlusconi ha deciso che parlerà alla camera. Per dire «finalmente quanto penso da tempo di certa magistratura». Un comizio che si annuncia durissimo. A ridosso delle elezioni europee. «Ci andrò quando avrò tempo», fa sapere. Messaggio alla stampa Il presidente del Consiglio punta il dito contro i giornalisti. «Vergognatevi» scandisce nervoso. Ce l'ha con l'inviato di Repubblica, Gianluca Luzi, che gli ricorda le dieci domande senza risposta che quel giornale ha fatto sul caso Noemi. «Non rispondo - dice il primo ministro -, se Repubblica cambiasse atteggiamento potremmo trovare un accordo ma adesso non rispondo. Ho già detto che siete malati di invidia personale e odio politico. Lo riconfermo in pieno». E il cavaliere se la prende anche con l'inviata dell'Unità, Claudia Fusani, che chiede perché non si fa processare: «Non perdo tempo a risponderle. Me ne vado o se ne va lei. Questa cosa mi fa infuriare, è come se mi dicessero che non mi chiamo Silvio Berlusconi». Fuori dal controllo il presidente del Consiglio alza la voce: «Questo non è un attentato alla libertà di stampa. Cadete nel ridicolo quando dite che in Italia non c'è liberta e che il premier ha capacità di interferire sulla libera stampa. Volete Scherzare? All'esterno certe affermazioni vengono prese per vere. E questo fa male al paese, e a tutti gli italiani». Il premier furioso provoca la risposta del sindacato dei giornalisti: «Si scusi o cominceremo a pensare che le conferenze stampa si faranno senza stampa». Avviso ai magistrati «Quando il processo riprenderà ci sarà un'assoluzione assoluta. È un fatto indiscutibile che non c'è stato nessun versamento al signor Mills». A questo punto il premier fa uno sforzo di autocontrollo e prova a spiegare: «Durante il processo è stato individuato il tragitto dei soldi e sono state individuate le azioni che Mills ha fatto con quei soldi, il fisco inglese lo ha costretto a pagare le imposte, considerando quelle entrate come un compenso professionale. Se fosse stata una donazione Mills non avrebbe dovuto pagare nessuna imposta. Se non vi basta la presa di posizione di uno stato, allora non so». Ma le cose non stanno così. Berlusconi confonde la parcella da 4 miliardi e 700 milioni di lire ricevuta dallo studio di Mills con i 600 mila dollari pagati direttamente all'avvocato d'affari: soldi nascosti agli altri componenti dello studio che per i giudici sono una prova della corruzione. E il premier agita le acque anche sui giudici: la sua posizione è già sottratta al collegio presieduto dalla Gandus in forza del lodo Alfano. Se il processo dovesse riprendere contro di lui a giudicarlo sarebbero in ogni caso altre toghe. Questo nel caso la Corte costituzionale dichiarasse incostituzionale il lodo. E comunque il reato andrebbe prescritto. Il cavaliere non rischia altre condanne. Utilizzerà però le motivazioni della sentenza per alzare il polverone in parlamento. La decisione di ieri non è solo frutto della rabbia di un momento. Il cavaliere è convinto che lo scontro sulla giustizia accresce la sua popolarità. E già prepara il discorso - la sua verità sulla magistratura politicizzata - da sganciare alla camera nel momento di massimo ascolto elettorale. Lo farà «quando avrò tempo», affermazione che non piace al presidente della camera Fini invitato, insieme al più malleabile presidente del senato Schifani, dal senatore del Pd Zanda a reagire all'«insulto al parlamento». E Berlusconi in parlamento comincia a preoccupare le opposizioni. Se l'Udc Casini aveva addirittura applaudito alla scelta del premier considerandola «un gesto di responsabilità istituzionale», Massimo D'Alema dice di non capire perché il cavaliere abbia scelto il parlamento: «Doveva andare in tribunale per accettare di essere processato e chiarire le accuse che gli vengono rivolte. A questo punto sono preoccupato che la seduta alla camera diventi una gazzarra contro la magistratura». Di Pietro e Pd protestano Il segretario del Pd invita invece il premier ad andare in parlamento, ma per dire che rinuncia alla protezione del lodo Alfano. La sentenza, secondo Franceschini, «dimostra in modo purtroppo incontestabile il coinvolgimento del presidente del Consiglio e dimostra allo stesso modo che la legge Alfano è stata fatta apposta per sottrarlo al giudizio a cui sono sottoposti tutti gli italiani». Di Pietro, accusato dal cavaliere di essere un «soggetto pericoloso per la democrazia», replica definendo il primo ministro «xenofobo, piduista, fascista e adesso anche corruttore». Secondo il leader dell'Italia dei valori il presidente del Consiglio a questo punto deve dimettersi o rinunciare al privilegio del lodo Alfano. Altrimenti i dipietristi annunciano una procedura di impeachment contro il capo del governo che però nel sistema italiano non c'è.>

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Abu Omar, processo va avanti. Respinta revoca ordine arresti Cia (sezione: Giustizia)

( da "Reuters Italia" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

MILANO (Reuters) - Il giudice di Milano Oscar Magi, davanti al quale si celebra il processo a carico di 33 imputati fra i quali l'ex direttore del Sismi e 26 presunti agenti americani della Cia, per il rapimento dell'ex imam del centro islamico milanese Abu Omar, ha deciso oggi che il procedimento proseguirà per tutti gli accusati. Il giudice, leggendo in aula la sua decisione, ha inoltre respinto la richiesta di revoca delle ordinanze d'arresto per gli agenti stranieri. Ordinanze che non sono peraltro mai state eseguite finora. Oscar Magi, rigettando la richiesta di proscioglimento presentata dalle difese di tutti gli imputati e respingendo la richiesta di annullamento del decreto di rinvio a giudizio, ha però accolto parzialmente la richiesta di inutilizzabilità di alcune prove, nei limiti indicati dalla sentenza della Consulta. L'11 marzo scorso la Corte Costituzionale, dirimendo un conflitto di attribuzione fra governo e magistratura, aveva stabilito che la procura di Milano non poteva utilizzare i documenti coperti da segreto di Stato, eliminando in sostanza dal dibattimento alcuni degli atti che ne hanno consentito il rinvio a giudizio. In seguito alla decisione della Consulta le difese avevano chiesto l'assoluzione degli imputati, mentre procura e parte civile avevano chiesto la prosecuzione del processo.

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Abu Omar, il processo va avanti Prodi e Berlusconi non testimoniano (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Prodi e Berlusconi no saranno ascoltati come testimoni Abu Omar, il processo va avanti Respinta la richiesta di revoca delle ordinanze d'arresto per gli agenti stranieri della Cia. MILANO - Il giudice di Milano Oscar Magi, davanti al quale si celebra il processo a carico di 33 imputati -- fra i quali l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari e 26 presunti agenti americani della Cia -- per il rapimento nel 2003 dell'ex imam del centro islamico milanese Abu Omar, ha deciso che il procedimento proseguirà per tutti gli accusati. Il giudice, leggendo in aula la sua decisione, ha inoltre respinto la richiesta di revoca delle ordinanze d'arresto per gli agenti stranieri. Ordinanze che non sono peraltro mai state eseguite finora, anche a causa del fatto che i due governi che si sono succeduti nel corso della vicenda non hanno dato corso alla procedura per la richiesta di estradizione avanzata dalla procura. Nel suo provvedimento, il giudice milanese, respingendo le istanze delle difese, ha anche stabilito che non saranno convocati come testimoni Silvio Berlusconi e Romano Prodi, in qualità di presidenti del Consiglio in carica durante il fatto e le diverse fasi dell'inchiesta Magi, rigettando la richiesta di proscioglimento presentata dalle difese di tutti gli imputati e respingendo la richiesta di annullamento del decreto di rinvio a giudizio, ha però accolto parzialmente la richiesta di inutilizzabilità di alcune prove, nei limiti indicati dalla sentenza della Consulta. L'11 marzo scorso la Corte Costituzionale, dirimendo un conflitto di attribuzione fra governo e magistratura, aveva stabilito che la procura di Milano non poteva utilizzare i documenti coperti da segreto di Stato, eliminando in sostanza dal dibattimento alcuni degli atti che ne hanno consentito il rinvio a giudizio. «PROCESSO SU UN BINARIO MORTO» - In seguito alla decisione della Consulta le difese avevano chiesto l'assoluzione degli imputati, mentre procura e parte civile avevano chiesto la prosecuzione del processo. L'avvocato Titta Madia, che difende il generale Pollari, al termine dell'udienza, ha dichiarato che «il processo è su un binario morto. Si va avanti solo per onor di firma». «Anche l'annullamento delle testimonianze di Berlusconi e Prodi rappresenta un ostacolo al diritto alla difesa del generale», ha aggiunto il legale, concludendo che «Pollari verrà in aula ma opporrà il segreto di Stato». Il processo è stato rinviato al prossimo 27 maggio, per l'appunto con in programma l'esame in aula di Pollari. Abu Omar -- indagato per terrorismo internazionale dalla procura di Milano -- era stato prelevato contro la sua volontà per strada a Milano nel 2003 e, attraverso varie tappe, portato in Egitto, suo paese d'origine, durante una cosiddetta operazione di "rendition". Dal canto suo Abu Omar -- che è stato poi rilasciato dalle autorità egiziane nel 2007 -- sostiene di essere stato torturato e detenuto in Egitto per anni senza accuse formali. I pubblici ministeri durante il processo hanno sostenuto che l'attuale premier e il suo predecessore Prodi abbiano utilizzato il segreto di Stato per ostacolare la giustizia. Un'accusa respinta da uno dei legali di Berlusconi che l'ha definita un «intollerabile attacco». Washington ha difeso le "rendition" come un valido strumento di anti-terrorismo che ha prodotto importanti informazioni di intelligence, e ha respinto le accuse di tortura. (Reuters) stampa |

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TERRORISMO: GIUDICE MILANO, NO A TESTI BERLUSCONI E PRODI A PROCESSO ABU OMAR (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Milano, 20 mag. (Adnkronos) - In 'ossequio' ai limiti imposti dal segreto di Stato, cosi' come e' stato definito dalla Corte Costituzionale, Silvio Berlusconi e Romano Prodi, come altri testi citati dalle difese nell'ambito del processo milanese sul sequestro di Abu Omar, non saranno piu' convocati e ascoltati perche' ritenuti, a questo punto, 'superflui'. Lo ha deciso il giudice monocratico di Milano Oscar Magi, che, con una lunga ordinanza, ha disposto il 'procedersi' oltre nel giudizio, stabilendo pero' 'confini' precisi sulle modalita' con le quali saranno chiamati e interrogati testi e imputati.

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Abu Omar, il processo va avanti. E Pollari... (sezione: Giustizia)

( da "Affari Italiani (Online)" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Abu Omar/ Il processo va avanti Mercoledí 20.05.2009 13:46 Il giudice di Milano Oscar Magi ha deciso che il processo per il sequestro dell'ex Imam Abu Omar deve andare avanti. E' stata respinta così la richiesta degli imputati, tra i quali l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari, di sospendere le udienze dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul Segreto di Stato. Il giudice ha anche respinto sia le richieste di proscioglimento immediato degli imputati sia quelle di restituzione degli atti alla Procura per far ripartire dall'inizio il procedimento. Magi ha inoltre rigettato la richiesta di revoca dell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti degli agenti della Cia latitanti, giudicandola "prematura", vista anche la "limitata incidenza" del segreto di Stato sulla loro posizione. Ha invece accolto la richiesta di inutilizzabilità di alcune delle prove, seguendo i criteri indicati dalla Corta Costituzionale sul segreto di Stato. pagina successiva >>

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Sono tre i ricorsisul (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Sono tre i ricorsi sul «lodo Alfano» Roma. Sarà nuovamente la Consulta a decidere il destino dei processi a carico del premier, Berlusconi. Come già fu nel 2004 per il lodo Schifani, vale a dire lo scudo processuale per le più alte cariche dello Stato che la Corte Costituzionale bocciò «in toto», determinando la ripresa del processo Sme, la Consulta tornerà a pronunciarsi sulla legittimità del nuovo lodo, ribattezzato col nome del Guardasigilli, Alfano (nella foto). I tre ricorsi arrivati alla Corte saranno presi in esame dopo la pausa estiva, secondo alcune indiscrezioni. Il presidente della Consulta, Amirante, che nel 2004 scrisse le motivazioni della sentenza d'illegittimità del lodo Schifani, non ha ancora fissato la data dell'udienza. La prima questione di legittimità è stata sollevata dai giudici della prima sezione del Tribunale di Milano, il secondo ricorso è dei giudici della decima sezione dello stesso Tribunale che, hanno condannato Mills, coimputato del premier; la terza causa è arrivata alla Consulta dal Gip di Roma, Orlando Villoni, nell'ambito del procedimento che vede indagato Berlusconi per istigazione alla corruzione di alcuni senatori eletti all'estero durante la scorsa legislatura.

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Abu Omar, processo va avanti. No revoca arresti Cia (sezione: Giustizia)

( da "Reuters Italia" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

MILANO (Reuters) - Il giudice di Milano Oscar Magi, davanti al quale si celebra il processo a carico di 33 imputati -- fra i quali l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari e 26 presunti agenti americani della Cia -- per il rapimento nel 2003 dell'ex imam del centro islamico milanese Abu Omar, ha deciso oggi che il procedimento proseguirà per tutti gli accusati. Il giudice, leggendo in aula la sua decisione, ha inoltre respinto la richiesta di revoca delle ordinanze d'arresto per gli agenti stranieri. Ordinanze che non sono peraltro mai state eseguite finora, anche a causa del fatto che i due governi che si sono succeduti nel corso della vicenda non hanno dato corso alla procedura per la richiesta di estradizione avanzata dalla procura. Nel suo provvedimento, il giudice milanese, respingendo le istanze delle difese, ha anche stabilito che non saranno convocati come testimoni Silvio Berlusconi e Romano Prodi, in qualità di presidenti del Consiglio in carica durante il fatto e le diverse fasi dell'inchiesta "L'ordinanza del giudice va valutata positivamente, poiché sono state respinte tutte le stanze dei difensori e il proceso va avanti", ha detto a Reuters il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, uno dei due titolari del processo insieme a Ferdinando Pomarici. "Naturalmente il giudice ha precisato che dovranno rispettarsi i principi affermati dalla Corte Costituzionale e ovviamente questo comporterà un particolare sforzo anche da parte del pubblico ministero nella raccolta delle prove future", ha aggiunto il procuratore. Magi, rigettando la richiesta di proscioglimento presentata dalle difese di tutti gli imputati e respingendo la richiesta di annullamento del decreto di rinvio a giudizio, ha però accolto parzialmente la richiesta di inutilizzabilità di alcune prove, nei limiti indicati dalla sentenza della Consulta. L'11 marzo scorso la Corte Costituzionale, dirimendo un conflitto di attribuzione fra governo e magistratura, aveva stabilito che la procura di Milano non poteva utilizzare i documenti coperti da segreto di Stato, eliminando in sostanza dal dibattimento alcuni degli atti che ne hanno consentito il rinvio a giudizio. LEGALE POLLARI: "PROCESSO SU UN BINARIO MORTO" In seguito alla decisione della Consulta le difese avevano chiesto l'assoluzione degli imputati, mentre procura e parte civile avevano chiesto la prosecuzione del processo. Continua...

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Abu Omar, il processo va avanti Prodi e Berlusconi non saranno in aula (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

MILANO - Il processo per il sequestro Abu Omar va avanti ma con il preciso vincolo del segreto di Stato. E non vedrà la presenza in aula di Silvio Berlusconi e Romano Prodi che non saranno chiamati a testimoniare sul sequestro dell'imam di Milano. L'appuntamento in aula è per il prossimo 27 maggio, per un procedimento che vede imputati l'ex direttore del Sismi Niccolò Pollari, dell'ex numero due del Servizio segreto militare, Mario Mancini, e di 26 agenti Cia. Il giudice Oscar Magi, con un'ordinanza di 16 pagine, ha così stabilito che il procedimento dovrà rispettare i limiti probatori imposti dalla Corte Costituzionale che aveva annullato alcuni atti processuali. No quindi al proscioglimento degli imputati per carenza di elementi di prova, no alla dichiarazione di non doversi procedere per l'esistenza del segreto di Stato, e no anche alla richiesta di annnullare l'ordinanza di rinvio a giudizio e di rinviare gli atti al pm. Il giudice ha anche respinto la richiesta avanzata dai legali degli agenti Cia, di annullare l'ordinanza di custodia cautelare che ancora grava su di loro. OAS_RICH('Middle'); Magi, inoltre, ha spiegato che l'opposizione del segreto di Stato riguarda non solo i testimoni, ma anche gli indagati e gli imputati e che, sulla scorta della normativa sui servizi segreti, questi pubblici ufficiali hanno l'obbligo di opporre il segreto di Stato, fatto salvo il loro diritto di difesa qualora volessero invece rispondere alle domande. Dunque si andrà avanti pur con limiti ben definiti negli interrogatori di testi e degli imputati che saranno chiamati a deporre. Stando ai suoi legali, il 27 in aula ci sarà anche Pollari. "Il processo è su un binario morto" dice l'avvocato Madia che difende l'ex numero 2 del Sismi. Secca la replica del procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro: "Penso che le dichiarazioni rese dal difensore dell'imputato Pollari dovrebbero essere ispirate a maggior continenza". (20 maggio 2009

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CSM, acuzat ca evita sa vorbeasca de magistratii colaboratori ai Securitatii (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 20-05-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: CSM, acuzat ca evita sa vorbeasca de magistratii colaboratori ai Securitatii Rl online Miercuri, 20 Mai 2009 Consiliului Superior al Magistraturii a anuntat ca dezaproba atitudinea de dezinformare a opiniei publice manifestata de surse de presa prin afirmatii potrivit carora "CSM evita sa vorbeasca despre cazurile magistratilor care au fost colaboratori ai securitatii", replicand astfel comentariului Deutsche Welle. Potrivit Mediafax, DW comenta ca: "CSM poarta insa o mare raspundere in reforma justitiei si epurarea magistraturii de fosti colaboratori ai Securitatii. Este un obiectiv care se lasa asteptat. Legislatia romaneasca contine referiri foarte precise privind colaborarea cu fosta Securitate. Aceste referiri au fost introduse de fostul ministru al Justitiei, Monica Macovei, care a initiat, de fapt, prima lege a lustratiei in Romania. Cu toate ca multa lume vorbeste despre faptul ca in Romania n-a fost adoptata o lege a lustratiei, ea totusi exista, desi este limitata la justitie si la anumite situatii". Proiectul legii lustratiei a fost initiat de fosta deputata liberala Mona Musca, in timp ce Monica Macovei, fost ministru al Justitiei intre decembrie 2004-aprilie 2007, a introdus prevederi potrivit carora judecatorii si procurorii trebuie sa dea declaratii notariale privind eventuala colaborare cu fosta Securitate. "Un magistrat care doreste sa ocupe o functie de conducere in Parchete, in instante sau sa devina membru al CSM trebuie sa arate, in prealabil, ca nu a fost colaborator al Securitatii. Asadar, daca legea aceasta ar fi pusa in aplicare, atunci toti magistratii care detin functii de conducere in instante, in Parchete sau cei care fac parte din CSM ar fi destituiti. Lucrurile nu functioneaza insa din mai multe motive, sustine in comentariul sau Deutsche Welle. Postul de radio face referire la cazurile Mona Musca si liderul PC Dan Voiculescu, in care CNSAS a emis verdicte privind colaborarea lor cu fosta Securitate. "Exista si magistrati in aceasta situatie. Iar situatia este complicata intrucat e nevoie, mai intai, sa se faca o verificare la CNSAS, dupa care este nevoie de o sentinta judecatoreasca, care sa dea putere juridica constatarii facute de CNSAS. Or, pentru ca toate aceste lucruri sa se intample, e nevoie ca cineva sa aiba o anumita initiativa. Dar CSM are o atitudine mai curand pasiva in aceasta privinta. De fapt, CSM a adoptat in ultima vreme in mod vadit mai curand o atitudine pasiva si chiar de descurajare a acestei legislatii. Lucrul a fost foarte vadit atunci cand chiar un membru al acestui Consiliu (judecatoarea Florica Bejinaru-n.r.) a fost banuit ca a colaborat cu Securitatea. Dar persoana respectiva fusese numita in CSM inainte ca legea Monica Macovei sa fie adoptata, asa incat CSM-ul a crezut de cuviinta sa lase lucrurile asa cum sunt, argumentand ca legea nu poate fi retroactiva. A fost vadit insa ca CSM-ul n-a asumat acest tip de exigenta moral-politica ca o norma de regula interna, iar in aceste conditii reforma este intr-adevar dificila", sustine DW. In replica, CSM critica "argumentele folosite in text". "Opinia publica a fost constant informata despre demersurile efectuate pentru verificarea tuturor magistratilor de catre CNSAS si despre cazurile confirmate prin hotarari judecatoresti irevocabile, in care magistratilor li s-a stabilit calitatea de colaboratori ai Securitatii, conform dispozitiilor legale", arata CSM. Mai mult, CSM precizeaza ca "in acest moment exista doua cazuri, la nivelul procurorilor (din care unul pensionat) in care se atesta aceasta colaborarea". Referitor la cazul procurorului aflat in exercitiul functiunii cu privire la care se stabileste calitatea de colaborator al securitatii, consiliul a informat opinia publica ca a transmis organelor de urmarire penala documentele necesare in vederea efectuarii de cercetari penale sub aspectul savarsirii infractiuni de fals in declaratii. "Consiliul Superior al Magistraturii reaminteste faptul ca in actualul context legislativ o astfel de constatare nu este suficienta pentru a afecta cariera profesionala a magistratului decat sub aspectul interdictiei de a exercita o functie de conducere. Magistratii care au fost colaboratori ai securitatii nu pot ocupa functii de conducere in sistemul judiciar romanesc. Sesizarea adresata organelor de urmarire penala nu infrange principiul prezumtiei de nevinovatie care guverneaza derularea procedurilor judiciare", explica CSM. Potrivit legii, "judecatorii, procurorii, magistratii-asistenti, personalul de specialitate juridica asimilat magistratilor si personalul auxiliar de specialitate sunt obligati sa faca o declaratie autentica, pe propria raspundere potrivit legii penale, privind apartenenta sau neapartenenta ca agent sau colaborator al organelor de securitate, ca politie politica". Consiliul Superior al Magistraturii gestioneaza cariera profesionala a magistratilor, intocmeste si pastreaza dosarele profesionale ale judecatorilor si procurorilor si este permanent deschis promovarii unei legislatii europene. "Va solicitam sprijinul dumneavoastra, presei, societatii civile si clasei politice, pentru asigurarea unei expertize obiective, deoarece intr-un spatiu democratic observatiile formatorilor de opinie pot avea caracter constructiv", spune CSM. Consiliul Superior al Magistraturii arata ca a devenit, incepand cu anul 2004, prin puterea legii, un organ democratic si independent, capabil sa gestioneze destinele magistraturii si reafirma deschiderea pentru actiuni concrete si eficiente. Consiliul respecta principiile unui stat democratic, inclusiv cel al egalitatii tuturor cetatenilor in fata legii, indiferent ca acesta este magistrat, profesor ori alta categorie sociala. Marti, Consiliul Superior al Magistraturii preciza, pentru Mediafax, ca nu detine date privind existenta unor hotarari irevocabile privind apartenenta unor judecatori in calitate de agent sau colaborator, in timp ce in cazul a doi procurori aceasta a fost confirmata prin sentinte judecatoresti. In privinta procurorilor, CSM precizeaza ca exista un numar de doua decizii judecatoresti irevocabile, care confirma colaborarea cu organele de securitate, ca politie politica, a doi procurori. "Dintre acestia, unul, care in prezent s-a pensionat, a declarat ca a fost ofiter operativ de securitate. Cel de-al doilea a declarat ca nu a colaborat cu Securitatea. Pentru acesta din urma, a fost sesizat Parchetul in vederea efectuarii de cercetari sub aspectul savarsirii infractiunii de fals in declaratii, fapta prevazuta si pedepsita de art. 292 din Codul penal", a precizat CSM. Luni, presedintele Traian Basescu a criticat faptul ca Legea lustratiei nu este operabila. "Stiti foarte bine ca exista in Parlament o Lege a lustratiei care nu poate fi trecuta pentru ca este anticonstitutionala. Din pacate, asa s-a scris Constitutia", a spus seful statului. Traian Basescu a reamintit totodata de deschiderea arhivelor PCR si de faptul ca cele ale Securitatii au fost predate CNSAS. In timpul mandatului ministrului Justitiei Monica Macovei, ministerul comunica autoritatilor statului faptul ca proiectul Legii lustratiei reflecta o cerinta a societatii romanesti manifestata inca de la momentul Revolutiei din 1989, sustinuta consecvent in declaratii si initiative legislative, dar netransformata pana in prezent in cadru legislativ, si anume interzicerea accesului la unele functii si demnitati publice (cele mai importante) pentru persoanele care in perioada comunista s-au bucurat de prerogativele conducerii de partid. "Si in alte state din fostul bloc comunist s-a manifestat pentru o astfel de initiativa sub diverse forme: fie numai la nivel doctrinar, fie chiar prin reflectarea ei in diverse acte normative. Astfel, aprecia Ministerul Justitiei, un astfel de demers trebuie realizat in deplina concordanta cu garantiile si principiile unui stat democratic, nefiind posibila inlaturarea unui abuz prin altul", explica fostul ministru Macovei. Pe de alta parte, Curtea Europeana pentru Drepturile Omului (CEDO) de la Strasbourg sustine ca o astfel de masura ar fi fost justificata si proportionata in timpul primilor ani dupa inlaturarea regimului comunist, cand, fara indoiala, nou instauratele structuri inca mai puteau fi amenintate de alunecarea catre totalitarism, iar astfel de restrictii ar fi fost de natura a inlatura un altfel de risc. Din aceeasi categorie: Ambasada Romaniei din Turcia, suspectata de implicare in traficul de persoaneElena Gheorghe le-a jucat o farsa rusilor (VIDEO)7 din 10 romani vor aceeasi pedeapsa pentru luarea si darea de mita Voteaza

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Abu Omar, il processo riparte. Ma è in salita (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

MILANO Abu Omar, il processo riparte. Ma è in salita Il giudice: «Non condivisibile la scelta della Consulta» Sara Menafra ROMA Non si ferma, il processo ai rapitori italiani e americani dell'imam milanese Abu Omar. Ma d'ora in avanti, la strada sarà ancor più in salita. Ieri il giudice Oscar Maria Magi ha letto in aula l'ordinanza necessaria a interpretare la sentenza della Corte costituzionale sul segreto di stato. Non ha accolto la tesi delle difese, che chiedevano di disporre il proscioglimento di tutti gli imputati, tra cui l'ex direttore del Sismi Nicolò Pollari. Ma ha anche stabilito che, così come ha stabilito la Consulta, «l'opposizione del segreto di Stato da parte del governo obbliga i pubblici ufficiali, i pubblici impiegati e gli incaricati di pubblico servizio ad astenersi su fatti coperti da tale segreto». Non è neppure chiaro se la persona sottoposta a divieto possa scegliere di parlare comunque: «Non vi è dubbio che l'esistenza di un divieto, peraltro penalmente sanzionato, non esclude la possibilità che tale divieto possa essere violato». Seguendo questa stessa logica, il presidente Magi ha anche deciso che in «ossequio» ai limiti imposti dal segreto di Stato, così come è stato definito dalla Corte Costituzionale, Silvio Berlusconi e Romano Prodi, come altri testi citati dalle difese nell'ambito del processo milanese sul sequestro di Abu Omar, non saranno più convocati e ascoltati perchè ritenuti, a questo punto, «superflui». Ma non potrà essere ascoltato neppure l'ammiraglio Gianfranco Battelli, capo del Sismi prima di Nicolò Pollari. La sua testimonianza sarebbe stata decisiva. Nel 2001, fu lui a raccontare agli inquirenti della procura di Milano di aver ricevuto dal capocentro della Cia in Italia Jeff Castelli, la richiesta di collaborare alle rendition di alcuni presunti terroristi. Battelli aggiunse anche di averne discusso di persona, durante il passaggio di consegne, proprio con Pollari. Proprio perché l'ipotesi che l'Italia potesse partecipare alle extraordinary rendition era particolarmente delicata, Battelli rispose che la Cia avrebbe dovuto parlarne col suo successore, Pollari. E a febbraio dell'anno successivo Abu Omar fu sequestrato mentre usciva di casa, a Milano. Le testimonianze più importanti escono dal processo, dunque ma di converso, il giudice monocratico Magi ha stabilito che tutti gli atti eseguiti fino ad ora sono utilizzabili, pur con i limiti fissati dalla Consulta: dovranno essere espunti quelli che toccano «i rapporti tra i servizi segreti e italiani e quelli stranieri e dall'altro gli aspetti organizzativi del Sismi». Nella lunga ordinanza, che ha messo molti paletti al proseguimento del processo, Magi prende anche le distanze dalla scelta fatta dalla Consulta. Scrive, ad esempio, che «in qualche modo la Corte afferma che, al di là di fatto eversivi dell'ordine costituzionale (cosa che viene peraltro esclusa nella vicenda in questione), il rapporto di collaborazione tra servizio italiano e servizio straniero costituisce sempre una possibile copertura alla realizzazione di un qualsiasi fatto illecito che rischia di non essere compiutamente ricostruibile in sede giudiziaria». Assunto che Magi ha «rilevante difficoltà» a condividere. Visto che la sentenza della Consulta rende superflui, perché dovrebbero rispondere su materie coperte da segreto, numerosi testimoni, il 27 maggio, il processo riprenderà con uno degli imputati, Nicolò Pollari. Il suo avvocato, Nicola Madia, è già soddisfatto del risultato ottenuto ieri in aula. «Il processo è ormai su un binario morto e prosegue per onore di firma», ha detto il giovane rampollo dello studio Madia. Per il legale, infatti, i limiti imposti dalla Consulta nel processo per quanto riguarda il segreto di Stato «impediscono al generale Pollari di dimostrare la propria estraneità». Sarà insomma «costretto» a non rispondere, trincerandosi dietro il segreto di stato. Proprio come aveva sostenuto fin dall'inizio coi pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici. Il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro, vera anima dell'inchiesta che ha portato all'incriminazione di 26 agenti della Cia responsabili del sequestro, si limita a rispondere alle affermazioni del legale di Pollari, chiedendogli «più continenza»: «Il fatto è che il Tribunale ha respinto tutte le istanze dei difensori e questo è il punto di partenza». «Quanto al futuro del dibattimento - ha proseguito - saranno le prossime udienze a dire se i 'paletti' stabiliti dalla Corte costituzionale rispetto all'accertamento della verità costituiscano o meno un ostacolo giuridico insormontabile. La Procura è ovviamente fiduciosa».

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Rivoluzione giustizia Ora il governo ha fretta (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Rivoluzione giustizia Ora il governo ha fretta Il giorno dopo la sentenza Mills, e lo sfogone del premier, il Pdl riparte di slancio dalle leggi che regolano i giudici e i tribunali. Il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, si precipita alla Camera per depositare gli emendamenti del governo al ddl sulle intercettazioni. Il governo di colpo ha fretta. Caliendo arriva convinto che il ddl si voterà la settimana prossima e sa che il risultato è scontato, visto che sarà un voto di fiducia. Gli emendamenti non apportano grandi sorprese: si ammorbidiscono i vincoli e le sanzioni per i giornalisti e si alleggerisce la formulazione degli «indizi di colpevolezza» che serviranno per autorizzare un'intercettazione. L'unica novità è un sistema di salvaguardia per le conversazioni degli 007. I magistrati - vedi caso procura di Milano che procede per Abu Omar - dovranno prima chiedere il permesso al presidente del Consiglio. Il Pd grida all'ennesimo scandalo. Con sorpresa del sottosegretario Caliendo, però, la questione slitterà di un mese o addirittura due. Nel pieno della riunione, la presidente Giulia Bongiorno viene informata dallo staff di Fini che la Conferenza dei capigruppo ha appena deciso di chiudere la Camera per la campagna elettorale. Insomma, nessuna accelerazione. Anzi. E c'è persino chi pensa a uno sgambetto dei leghisti. Ma Roberto Cota, il capogruppo, precisa: «Nessun dissidio. Il rinvio è solo tecnico. L'accordo tra noi è saldo». Al Senato, intanto, si procede su un altro ddl firmato da Alfano, quello che modifica il processo penale. Ddl molto articolato. Anche qui, una corsa contro il tempo. Sennonché il senatore Luigi Li Gotti, dipietrista, solleva un caso di prima grandezza: «È in arrivo - dice - una nuova legge "ad personam". Silvio Berlusconi, grazie al Lodo Alfano, si è assicurato la non processabilità. Ma non si accontenta». Li Gotti sostiene che tra le pieghe del ddl Alfano c'è un'intrigante modifica all'articolo 238-bis della procedura penale. In sintesi: con le regole attuali, una sentenza passata per i tre gradi di giudizio può essere utilizzata in un diverso processo. Con le modifiche proposte dal governo, ciò sarebbe possibile solo nei processi per mafia e terrorismo. «In questo modo - dice ancora Li Gotti - il premier vuole scongiurare la possibilità che nel suo processo, quando verrà portato in giudizio, venga utilizzata, quale prova dei fatti, la sentenza Mills». Conferma, sia pure con cautela, il senatore Felice Casson, Pd: «Oggi Berlusconi è protetto dal Lodo Alfano. Tra quattro anni, quando per lui il processo riprenderà, una sentenza definitiva sul caso Mills potrebbe essere molto imbarazzante. In questo senso, la modifica della legge ha un valore "ad personam"». «Niente affatto - replica il senatore Piero Longo, Pdl, relatore della legge -, questa storia della legge "ad personam" è una bufala politica e basta. Premesso che la legge va cambiata per salvaguardare il principio del contraddittorio, e che c'è una sentenza della Corte Costituzionale in questo senso, oggi esiste solo una sentenza Mills di primo grado. Ci sarà una sentenza definitiva, se fanno le corse contro il tempo, tra un anno e mezzo. Nel frattempo interverrà la prescrizione. E di certo una prescrizione per Mills non si potrebbe utilizzare in un processo a Silvio Berlusconi. Tecnicamente parlando, le cose che dice Li Gotti non stanno in piedi». A destra, comunque, tengono molto a questo ddl. C'è un articolo che sembra tagliato su misura sul caso del giudice Gandus, la bestia nera di Berlusconi. Dice l'onorevole Niccolò Ghedini, avvocato del premier: «Il codice consentirebbe già i rimedi, ma visto che la magistratura è restia ad applicare in modo puntuale l'attuale normativa, bisogna meglio specificare che ogni volta che un giudice abbia manifestato le proprie opinioni di assoluto contrasto politico nei confronti di un determinato soggetto, non lo possa giudicare».

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Ddl intercettazioni. (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-21 - pag: 16 autore: Ddl intercettazioni. Presentati gli emendamenti della maggioranza, esame rinviato a dopo le Europee Controlli sugli 007, decide Palazzo Chigi MILANO Il voto sulle intercettazioni slitta a metà giugno, dopo le elezioni europee, ma Governo e maggioranza ieri hanno formalizzato i loro emendamenti al Ddl. Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera, si incarica di cancellare la censura al diritto di cronaca voluta a suo tempo dal governo, consentendo che gli atti di indagine (una volta caduto il segreto) siano pubblicabili addirittura «per riassunto » (possibilità non contemplata neppure dal Ddl Mastella, che ne consentiva la pubblicazione solo «nel contenuto»); Manlio Contento propone che gli «indizi di colpevolezza» necessari a far scattare le intercettazioni siano «evidenti » e non più «gravi»; il governo, invece, propone una stretta sulle intercettazioni di agenti segreti: un emendamento del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo stabilisce che le conversazioni intercettate dagli apparecchi in dotazione agli 007 (ma anche i tabulati telefonici) debbano essere trasmessi dal Pm al presidente del Consiglio entro 5 giorni dall'inizio delle operazioni ( idem in caso di proroghe successive) e che il premier ha 30 giorni di tempo per opporre il segreto di Stato. Nel frattempo gli atti vanno secretati e le informazioni inviate alla Presidenza possono essere utilizzate nel procedimento solo se ricorrono «esigenze cautelari di eccezionale gravità ». L'opposizione insorge: «Siamo all'ingerenza del governo sul potere investigativo dei Pm e fuori dal rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri. Un ribaltamento della riforma del 2007 », tuona Donatella Ferranti del Pd. I magistrati sono increduli: «Hanno fatto una legge Boato anche per i Servizi», dice il Procuratore aggiunto di Roma Nello Rossi, riferendosi all'autorizzazione preventiva della Camera prevista per i parlamentari intercettati. «è il trionfo del segreto di Stato – aggiunge –. Un tentativo di bloccare fin dall'origine le intercettazioni, dando al premier il potere di stabilire se un'indagine si può fare o no». «Quando me l'hanno detto mi sembrava una barzelletta», commenta Armando Spataro, procuratore aggiunto a Milano e titolare del processo Abu Omar dove le intercettazioni degli 007 sono sopravvissute persino alla mannaia della Corte costituzionale che ha fortemente esteso il segreto di Stato (con l'emendamento, il processo non ci sarebbe). La norma-Caliendo va a modificare quanto stabilito dalla riforma dei servizi del 2007. Spataro ricorda che durante l'iter parlamentare di quella legge era stato proposto un analogo avviso al premier, prima o durante le intercettazioni, ma poi «era stato scartato, essendo sufficiente,per tutelare l'eventuale segreto di Stato, l'interpello alla fine delle operazioni ». La conseguenza della norma, conclude,sarà «o impedire di fatto l'intercettazione degli appartenenti ai Servizi o vanificare del tutto l'esigenza di segretezza su cui quello strumento si fonda». D. St. DIRITTO DI CRONACA Una proposta presentata da Bongiorno consente, caduto il segreto, di pubblicare gli atti di indagine anche per riassunto

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Abu Omar. (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-21 - pag: 16 autore: Abu Omar. Il processo va avanti, Berlusconi e Prodi non saranno convocati come testimoni Pollari in Aula ma opporrà il segreto di Stato Donatella Stasio MILANO Il terreno è minato, ma il giudice del Tribunale di Milano, Oscar Magi, ha deciso di rimettere in moto il processo sul sequestro di Abu Omar. Lo «sbarramento » del segreto di Stato alzato dalla Corte costituzionale non lo impedisce. Mercoledì, quindi, la parola passerà agli imputati, a cominciare da Niccolò Pollari, ex capo del Sismi (ora Aiese) accusato di aver collaborato al rapimento insieme aD altri 007 italiani e a 26 agenti della Cia (latitanti). Ma il generale preannuncia che alle domande dei Pm Armando Spataro e Fernando Pomarici opporrà il segreto di Stato, come aveva fatto durante le indagini, sostenendo che il vincolo del segreto gli impediva di dimostrare la propria innocenza. Una tesi contestata dai Pm (secondo cui il diritto di difesa prevale sul segreto di Stato) e anche priva di un riscontro esplicito ( eliminato durante l'iter parlamentare) nella riforma dei Servizi segreti del 2007, ma riproposta dalla Corte nella sentenza sul conflitto tra la magistratura milanese e i Governi Prodi e Berlusconi: pur non essendo tenuta a pronunciarsi sul punto, la Consulta ha infatti sostenuto che la riforma dei Servizi va interpretata nel senso che anche indagati e impu-tati, oltre ai testimoni,hanno l'obbligo di non rispondere su fatti coperti dal segreto di Stato. Magi ne prende atto, pur ricordando che l'imputato ha il diritto di difendersi «nel modo che ritiene migliore, anche ai fini di un suo pieno proscioglimento dai reati contestati» e, quindi, può anche decidere di violare l'obbligo del segreto perché ha dalla sua gli articoli 24 della Costituzione e 51 del Codice penale. Il processo, comunque, si dovrà muovere sui binari indicati dalla Corte, con tutti i limiti che ne derivano per l'accertamento delle responsabilità. Nessuna informazione, ad esempio, potrà essere acquisita sui rapporti tra Sismi e Cia né «sul coinvolgimento di singoli agenti in singole operazioni poste in essere nell'ambito di accordi di reciproca assistenza ». Nonostante questo «sbarramento », Magi ieri ha respinto le richieste dei difensori, che chiedevano, proprio in base alla sentenza della Corte, il proscioglimento degli imputati o che il processo ritornasse alla fase delle indagini. Ha poi sfoltito le prove, eliminando, ad esempio, i testimoni chiamati a riferire sui rapporti tra Cia e Sismi. Dunque, ha escluso Berlusconi e Prodi, citati come testi da Pollari. Infine, ha fissato il tabellino di marcia: dal 27 maggio, avanti ogni settimana per l'esame di imputati e testimoni e poi le conclusioni. Sarà un cammino «lungo e difficile », ha detto. «Il processo è ormai su un binario morto e prosegue per onore di forma», commenta l'avvocato di Pollari, Nicola Madia. «Le dichiarazioni della difesa dovrebbero essere ispirate a maggior continenza», replica Spataro, sottolineando che il Tribunale, finora, ha respinto tutte le istanze difensive. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il processo Abu Omar perde pezzi No a Berlusconi e Prodi testimoni (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 21/05/2009 - pag: 27 Milano Il processo Abu Omar perde pezzi No a Berlusconi e Prodi testimoni MILANO In teoria va avanti, ma in realtà perde pezzi il processo all'ex n.1 del Sismi, Niccolò Pollari, e agli agenti Cia imputati del rapimento dell'imam Abu Omar ( foto). Il giudice Oscar Magi, infatti, ieri ha preso atto che la Corte Costituzionale ha dato del segreto di Stato un'interpretazione «estensiva» per la quale «in qualche modo il rapporto di collaborazione tra servizi segreti italiani e stranieri costituisce sempre una possibile copertura alla realizzazione di un qualsiasi fatto illecito, che rischia di non essere compiutamente ricostruibile in sede giudiziaria». Risultato: da tutti gli atti e da tutte le testimonianze sinora acquisiti dovranno essere espunte le notizie sui «rapporti tra i servizi italiani e stranieri, e sugli aspetti organizzativi del Sismi», e non deporranno più molti testi tra cui Berlusconi e Prodi. In più varrà non solo per i testi ma anche per gli imputati la nuova norma per la quale «l'opposizione del segreto di Stato da parte del governo obbliga i pubblici ufficiali ad astenersi su fatti coperti da tale segreto»: se mercoledì Pollari e Mancini non risponderanno, neppure potranno essere utilizzati i loro verbali in istruttoria. E così, a carico degli ex vertici del Sismi, alla Procura resteranno ben poche prove. Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it

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La (strana) campagna di Sicilia Centrodestra contro il Lombardo (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Politica data: 21/05/2009 - pag: 17 Verso il voto Le Europee / I protagonisti La (strana) campagna di Sicilia Centrodestra contro il «suo» Lombardo Le rilevazioni danno il Pdl oltre il 50. Dispetti e liti con il leader dell'Mpa «Bedda matri, chi cavuruuu!», sbuffa un ciccione nella pubblicità di una rivendita di congelatori: «Madonna, che caldo!». E fa caldo davvero, in Sicilia. Caldissimo. Tutta colpa dello scontro incandescente che, con la sinistra mogia mogia a fare da spettatrice, è esploso tra Raffaele Lombardo e il Popolo della Libertà che lo ha eletto. Scontro definito dagli stessi protagonisti come «una guerra termonucleare». Al termine della quale il governatore teme addirittura di fare una brutta fine... Per capirci qualcosa, bisogna partire dall'inizio. Cioè da quel giorno del 2005 in cui, sull'ultima trincea delle comunali di Catania, dopo una primavera elettorale segnata da una catena di sconfitte disastrose, il centrodestra berlusconiano trovò nel baffuto medico catanese che aveva lasciato la segreteria regionale dell'Udc per mettersi in proprio col Movimento per l'Autonomia, il «mago» capace di bloccare l'avanzata del centro-sinistra. Grandi feste, complimenti, impegni di alleanze sempre più strette. Finché, al momento di andare al rinnovo del governo regionale dopo l'azzoppamento giudiziario di Totò Cuffaro, il Cavaliere pagò la cambiale. Scelta vincente: don Raffaele passò a valanga, con 35 punti di vantaggio su Anna Finocchiaro. E la destra inondò l'Ars con 62 deputati contro 28 del centro-sinistra. Un trionfo. Proprio lì, però, sarebbero cominciati i guai. Troppa abbondanza. Troppa sicurezza. Troppi appetiti. Diventati sempre più insaziabili col progressivo smottamento della sinistra e l'inesorabile dilagare della destra nei sondaggi. Al punto che l'ultimo di Demopolis, pubblicato ieri da La Sicilia, dà il Pd al 18%, Di Pietro al 5%, Rifondazione all'1,5%, Sinistra e Libertà all'1,7% (totale: poco più del 26%!) e il Popolo della Libertà oltre il 50%, con un margine di miglioramento tale da poter sognare il 55%. Quanto basterebbe ai berlusconiani per fare a meno non solo dell'Udc (data al 10%) ma anche dell'Mpa. Certo, le Europee non dovrebbero avere effetto sulle giunti locali. Ma perché spartire con altri se si potrebbe farne a meno? Fatto sta che di giorno in giorno i gesti di ostilità intestini si sono moltiplicati. Soprattutto dal momento in cui, qualche settimana fa, il Pdl ha scelto come coordinatore regionale Giuseppe Castiglione, cioè l'ex europarlamentare e attuale presidente della Provincia di Catania (toccò alla Cassazione dichiararlo decaduto per incompatibilità dalla carica a Strasburgo perché non trovava il tempo di dimettersi...) che il presidente regionale considera come il suo avversario numero uno. Da quel momento, botte da orbi. Accuse reciproche di lottizzazione, occupazione delle poltrone, sfacciato clientelismo. «Furti» ripetuti di deputati regionali e consiglieri comunali e assessori provinciali altrui. Guerriglie nei comuni con esodi di massa. Fino allo scontro totale. Di qua Castiglione che mentre ribadiva la «leale alleanza» con l'Mpa spiegava però che dopo le Europee («puntiamo al 51%») sarà «opportuna una verifica per rafforzare il governo regionale» poiché è l'Ars, controllata dal Pdl, il «vero motore della politica siciliana» dato che «ha varato più di 35 leggi, la maggior parte di iniziativa parlamentare e non governativa». Di là Lombardo a ribattere colpo su colpo bollando quelli che lo hanno piantato in asso per transitare nel Pdl, quale il suo ex-pupillo Salvatore Lentini, come uno «stigghiularu». Cioè un venditore ambulante di budella. Fino al caos. «Questo è il peggiore governo degli ultimi quindici anni», attacca il presidente berlusconiano dell'Ars Francesco Cascio, invelenito per il dispetto di Lombardo che gli aveva abbattuto il «suo» presidente dello Iacp. «Su Cascio potremmo dire verità sgradevoli», ribatte velenoso il governatore. «Lancio un concorso internazionale di idee per il superamento del 'cuffarismo' come sinonimo di clientelismo», affonda perfido Totò Cuffaro: «Come dimostra la leggina che distribuiva a pioggia 78 milioni di euro, la politica clientelare la fa Lombardo». «Eh no!», salta su l'accusato: «Quella leggina non è mia: l'ha votata l'Ars, alle otto di mattina, dopo due notti insonni. C'erano dentro delle cose serie, ma altre regalie no. Il mio governo aveva presentato una legge stravolta in commissione come quella sui nuovi dirigenti. La guerra nucleare col presidente dell'assemblea Cascio è dovuta anche a questo. Siccome il commissario dello Stato ha impugnato quella leggina, lui voleva che io ricorressi contro quella impugnazione davanti alla Corte costituzionale. Io gli ho risposto: no, no, no». Botta di Cascio: «Stiamo valutando dopo il commissariamento dello Iacp, se ci sono le condizioni per denunciare Lombardo alla Procura della Repubblica per abuso di potere». Risposta del governatore: «Credo che nel Pdl stia facendosi strada un delirio di onnipotenza. Chi conosce la psichiatria sa bene di che cosa parlo. Basta leggere i giornali. Io a Cascio l'ho detto: raccogliete le firme e buttatemi giù». Ne è convinto: «Dietro tutto c'è la guerra alla riforma sanitaria fatta dall'assessore Massimo Russo. Il dimezzamento delle Asl. La fine del sistema dello sfondamento dei budget. Dicono che il mio è il peggior governo degli ultimi 15 anni? Per i padroni dei laboratori, degli ambulatori, dei centri analisi «convenzionati» della sanità che erano oltre 1.800 il mio è il peggior governo degli ultimi cinquant'anni. E così per i furbi che facevano pagare i vaccini per la prevenzione del virus del papilloma oltre cento euro invece che 43 come adesso. E per quelli che volevano fare i soldi con le pale eoliche...». «Questa poi: Lombardo moralizzatore! », ridacchiano i nemici, sbarrando l'ipotesi d'un governo istituzionale con le parole usate pochi mesi fa da Anna Finocchiaro: «Lombardo è temibilissimo perché ha costruito un sistema di potere clientelare spaventoso che ha riportato la Sicilia al Medioevo ». Lui, don Raffaele, nega furente: «Abbiamo toccato troppi interessi. Ecco la verità. Troppi. Ma vado avanti. Non c'è alternativa. L'alternativa è il baratro». E spiega: «La nostra grande colpa è di batterci, a differenza degli ascari della mia stessa maggioranza, per l'autonomia della Sicilia. La Sicilia ai siciliani, diceva Antonio Canepa. Fu osteggiato, denigrato e alla fine ucciso. Non escludo possa succedere anche a me...». Gian Antonio Stella Polemiche Il presidente dell'Assemblea regionale siciliana Francesco Cascio

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Se c'è il corrotto c'è anche il corruttore (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

«Se c'è il corrotto c'è anche il corruttore» JOLANDA BUFALINI Nella polemica politica è risuanata l'ipotesi di sottoporre il premier a impeachment. Abbiamo cheisto a Tommaso giupponi, professore di diritto costituzionale a Bologna, quanto realistica sia questa ipotesi. Dice Antonio Di Pietro "o Berlusconi si dimette o procederemo con l'impeachment". Come è regolato l'impeachment nel nostro ordinamento? «Semplicemente non c'è. È previsto solo per il capo dello Stato e solo in due casi: l'attentato alla Costituzione o l'Alto tradimento. Un analogo competenza in relazione ai ministri è stata abolita nel 1989, dopo che il processo Lockheed aveva partorito un topolino: la sola condanna a due anni del ministro Tanassi. Si preferì, per i reati ministeriali, far giudicare i ministri come gli altri cittadini da giudici ordinari, una volta che il Parlamento abbia stabilito che non vi sia un preminente interesse pubblico di rilievo costituzionale». Cittadini uguali di fronte alla legge, ma solo fino all'entrata in vigore del Lodo Alfano? «Non considero un tabù l'esigenza di contemperare il principio di uguaglianza con la tutela delle cariche istituzionali monocratiche. Ma bisognerebbe farlo in modo compatibile con il nostro ordinamento. È stato detto che quella tutela c'è dappertutto e non è vero. In Francia, Grecia, Portogallo, Israele è prevista la sospensione dei processi nei confronti del solo capo dello stato, mai del premier, ed è stabilita da norme costituzionali. Il Lodo Alfano, invece, è una "leggina" approvata in poche ore, scritta anche abbastanza male. Per esempio non è chiaro se si riferisca ai soli processi in corso oppure anche alle indagini preliminari». E cosa ha prodotto la leggina? «Un paradosso: la corruzione è come la rissa, non è un reato che si possa compiere da soli. È difficile pensare che una persona possa essere condannata per questo reato da sola, qui invece abbiamo il corrotto ma non il corruttore, sebbene nella motivazione della sentenza i giudici hanno espresso il loro convincimento circa il ruolo di berlusconi». Siamo ad una impasse? «Non era scontato che i giudici di Milano, dopo aver impugnato il lodo Alfano - è da lì che deriva la sospensione del processo - decidessero di procedere contro il solo Mills, ma è vero che non si poteva estendere l'immunità prevista dal lodo Alfano anche all'avvocato Mills». Sul lodo Alfano si deve pronunciare la Corte Costituzionale. «L'illegittimità costituzionale è probabile, se la Corte è coerente con la sentenza per il lodo Maccanico-Schifani. L'aspetto più macroscopico è che, data la materia, la tutela del processo e quella della carica istituzionale, ci sarebbe voluta una legge costituzionale». Cosa succederà se il lodo Alfano sarà dichiarato incostituzionale? «Dal giorno dopo il processo sospeso deve riprendere. Ma il giudice in questo caso si è già pronunciato, c'è incompatibilità, a garanzia dell'imputato, e quindi il processo dovrà svolgersi davanti a un'altra sezione del tribunale di Milano, con un'altro giudice. L'intero processo di primo grado andrà rifatto. E più i tempi si allungano, più si avvicina la prescrizione». Intervista a Tommaso Giupponi

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Il padre che non può riconoscere il figlio nel Paese respingente (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il padre che non può riconoscere il figlio nel Paese respingente ITALIA-RAZZISMO è promossa da Tra le disposizioni contenute nel ddl sicurezza, ce n'è una che modifica il Testo unico sull'immigrazione imponendo l'esibizione del permesso di soggiorno anche per il perfezionamento degli atti di stato civile; in particolare, per la registrazione della nascita e per il riconoscimento del figlio naturale. La maggioranza di governo sostiene che questa modifica non ostacolerà affatto registrazioni e riconoscimenti dei figli di stranieri irregolari, dal momento che la normativa prevede (art. 28 del DPR 394/1999) il rilascio di un permesso di soggiorno alla donna incinta o che abbia partorito da meno di sei mesi e (per la sentenza 376/2000 della Corte Costituzionale) al marito di lei. Si ostina a non tener conto però, quella maggioranza, del fatto che l'art. 9 dello stesso DPR impone per il rilascio di ogni permesso di soggiorno (salvi i pochi casi tassativamente elencati) che lo straniero sia in possesso di passaporto. I genitori irregolari privi di passaporto non avranno quindi modo di registrare la nascita all'ufficio di stato civile né davanti al direttore sanitario (che agisce, ai fini della registrazione, proprio da ufficiale di stato civile). Quando poi lo straniero irregolare sia solo padre naturale del neonato, la normativa non prevede alcuna chance di regolarizzazione (e la Corte Costituzionale ha dichiarato legittima tale esclusione con l'ordinanza 192/2006) né, quindi, alcuna possibilità di riconoscere il figlio. Si pensi allora al figlio di padre naturale irregolare nel caso in cui la madre muoia di parto: chi impedirà, nei fatti, che venga dichiarato adottabile? La maggioranza, se ha a cuore i diritti dei nascituri stranieri, si adoperi per correggere in Senato le norme appena approvate dalla Camera. In caso contrario, ci risparmi almeno l'esibizione della propria marmorea incompetenza. SERGIO BRIGUGLIO

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"Gli italiani in Europa lavorano troppo poco" (sezione: Giustizia)

( da "Stampa, La" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

PROCESSO ABU OMAR SU BERLUSCONI Retroscena L'incontro con il premier in vista del G8 Berlusconi e Prodi non saranno testimoni «L'unico che ha capacità di empatia col suo popolo Neanche Sarkozy è così» "Gli italiani in Europa lavorano troppo poco" Il presidente Barroso: così alla fine hanno scarso peso ANTONELLA RAMPINO ROMA MILANO Riprenderà il prossimo 27 maggio il processo per il sequestro dell'Imam Abu Omar. Ma - a detta del giudice Oscar Magi - Non ci sarà bisogno di chiamare a testimoniare i politici, tra cui Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Per il giudice Oscar Magi, infatti, «l'oggetto delle loro deposizioni ricade in modo inequivoco nell'ambito del segreto di Stato così come delimitato dalla Corte Costituzionale». Insomma, sarebbero testi superflui. Anche gli imputati, oltre ai testi, potranno opporre il segreto di Stato, aveva detto la Corte Costituzionale. E Magi, ovviamente, dice che così sarà. Anche perché alla prossima udienza è fissato l'interrogatorio degli imputati. E Nicolò Pollari l'ex direttore del Sismi opporrà certamente il segreto, come preannunciato da uno dei difensori, Nicola Madia. Ma è indubbio che da mercoledì prossimo il processo prenderà una strada diversa da quella percorsa fino a questo momento. Perché lo ha deciso la Corte Costituzionale in materia di segreto di stato e il giudice non può che adeguarsi. Insomma sarà molto più difficile accertare per via giudiziaria gli avvenimenti e le responsabilità di quanto accadde il 17 febbraio del 2003, quando l'imam della moschea di via Quaranta a Milano, Abu Omar, venne prelevato e trasferito via Germania in Egitto dove stando al suo racconto venne torturato. Abu Omar adesso vive al Cairo, libero, ma, dicono, fortemente sorvegliato. Alla richiesta dei pm di Milano di sentirlo (l'uomo è tuttora destinatario di un ordine di cattura per terrorismo internazionale) le autorità egiziane non hanno mai risposto. È escluso che lo facciano dopo la sentenza della Consulta e la svolta impressa di conseguenza al processo contro i suoi presunti rapitori. E cosa pensa, mister president, degli italiani in Europa? Qual è il loro peso, quale la loro capacità di orientare la politica comunitaria? Manuel Barroso, il portoghese presidente della Commissione europea il cui mandato iniziò cinque anni orsono con tre settimane di ritardo proprio per le polemiche sorte su un vicepresidente di Roma, Rocco Buttiglione accusato di omofobia dal Parlamento di Strasburgo, si sfila la giacca nell'afa di un ristorante romano che ha visto trascolorare ai propri tavoli politici di ogni provenienza. Scuote la testa, appoggia la giacca e poi se stesso alla sedia, e si lascia andare a una smorfia. Gli italiani? «Purtroppo in Europa hanno poco peso, la loro scarsa influenza dipende dal fatto che sono troppo poco presenti e hanno troppa poca iniziativa». Forse, è perché si occupano troppo della politica in Italia, anche i nostri commissari del Pdl a Bruxelles, a cominciare da Tajani?, gli chiede il giornalista dell'«Unità». Altro sospiro, ma con sorriso di via libera finale, «i commissari sono uomini politici, hanno le loro idee, è comprensibile che partecipino alla campagna elettorale nel loro paese...ma è bene che lo facciano senza troppo entusiasmo». Come dire, un mezzo via libera. L'occasione dell'incontro è una chiacchierata informale alla fine di una giornata che il presidente della Commissione ha trascorso a Coppito, e si dice certissimo che il G8 all'Aquila sarà un successo. Con Berlusconi hanno parlato d'immigrazione: Barroso, che pure ha negato il vertice straordinario chiesto dall'Italia, dice che «se ne parlerà naturalmente al G8, e prima ancora al vertice europeo di giugno». E l'idea che Berlusconi gli ha illustrato è di «allestire un bureau europeo per l'immigrazione direttamente nei paesi da cui gli extracomunitari provengono». Barroso, che il Ppe nel recente vertice a Varsavia ha deciso di candidare alla riconferma, e i voti del Pdl italiano sono strategici per continuare «a fare un lavoro di cui sono orgoglioso», non ha imbarazzo nell'ammettere grande ammirazione per il capo del governo italiano. E' un «leader empatico», spiega, «l'unico che ha capacità di empatia col suo popolo, nemmeno Sarkozy è così». Obama, tanto per capirsi, è invece solo «un leader del tipo carismatico». Aggiunge pure che «l'empatia è un elemento importante in democrazia». Quanto alle critiche che in Italia e in Europa si rivolgono a Berlusconi,«sono dettate dall'ideologia». Gli spiegano la concentrazione mediatica nelle mani del premier, gli elencano le televisioni di cui è proprietario e il controllo su quelle pubbliche, i giornali, le case editrici. Sgrana gli occhi, non si capisce se schernisce l'interlocutore o se segua poco la politica italiana, «davvero è ancora così?», e aggiunge poi che «il problema allora è che gli italiani l'hanno votato». Ma la conversazione spazia, a stimolarlo c'è anche l'ex consigliere per la politica estera di Massimo D'Alema, Marta Dassù, e Barroso s'informa, come sta, è lui il leader della sinistra?, e Veltroni «l'uomo col più bel balcone del mondo?», e si tratta naturalmente dell'affaccio di cui l'allora sindaco di Roma godeva sul Foro. No, guardi, c'è un certo Franceschini. Barroso scuote ancora la testa, «la sinistra non ha speranza». Il Taurasi è finito, un accenno alla Turchia in Europa. «Ma se anche in Azerbajan si lamentano per le loro telenovelas con le donne velate...». E per questa sera, è ultima volta che Barroso scuote la testa.

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Guida in stato di ebbrezza e utilizzabilità processuale dei prelievi ematici (sezione: Giustizia)

( da "AltaLex" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Guida in stato di ebbrezza e utilizzabilità processuale dei prelievi ematici Cassazione penale , sez. IV, sentenza 28.01.2009 n° 4118 (Carlo Alberto Zaina) Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Il giudice di legittimità, con la sentenza in esame, ribadisce ed energicamente riafferma un principio di diritto, ormai incontroverso, in materia di utilizzabilità processuale di quei prelievi ematici, che vengano – poi – a formare piattaforma valutativa per accertare giudiziariamente lo stato di intossicazione alcoolemica del singolo, in relazione all'accertamento della sussistenza del reato di guida in stato di ebbrezza. Dinanzi al dubbio prospettato in relazione all’invocabilità ed all'applicabilità, nella fattispecie in disamina, della disposizione contenuta nell’art. 191 c.p.p., in virtù della ipotizzata lesione del diritto di inviolabilità della persona, garantito dall’art. 13 Cost., atteso che il prelievo ematico sarebbe stato operato in assenza di consenso, anche se nell'ambito di un protocollo medico di pronto soccorso e, dunque, reso necessario ai fini sanitari, la Suprema Corte oppone – in modo coerente e convincente – un fermo e condivisibile diniego. Il thema decidendum affrontato dal Collegio, nella sentenza in commento, propone, infatti, due ipotesi fattuali che pur presentando profili e denominatori comuni, risultano, tra loro, sostanzialmente differenti nei presupposti che le caratterizzano. Da un lato, si evidenzia il caso in cui il prelievo ematico sia stato effettuato, secondo i normali protocolli medici di pronto soccorso, ed scopi prognostico-curativi, durante il ricovero presso una struttura ospedaliera pubblica a seguito di un incidente stradale. Data questa situazione, gli esiti dell’accertamento così svolto (seppure con finalità distinte e per nulla confondibili con quelle giudiziarie) appaiono certamente utilizzabili in sede processuale, onde procedere – o meno - alla contestazione del reato contravvenzionale di guida in stato di ebbrezza. Va, infatti, sottolineato come si tratti di elementi di prova legittimi. Essi risultano, indubitabilmente, acquisiti secondo modalità del tutto conformi al modello legale sancito dagli artt. 187, 188 e 189 c.p.p., attraverso la documentazione e certificazione medica che li concerne, e che fa piena prova fina a querela di falso del proprio contenuto. Resta irrilevante, pertanto, in questo contesto, il requisito della mancanza del consenso della persona, nei cui confronti venga operato l’esame. Siamo, dunque, dinanzi ad una verifica di natura scientifica, la quale trova concreta legittimazione in un’attività di prelievo, che risponde a finalità strettamente sanitarie e, comune, tali costituenti atti dovuti. Dall’altro, ed a contrario, si apprezza l'ipotesi di prelievo di materiale ematico effettuato in assenza di manifestazione del consenso dell’interessato ed al di fuori dall'ambito di un protocollo medico di pronto soccorso; esso, pertanto, non appare etiologicamente teso al raggiungimento di fini sanitari. In relazione a questo particolare caso, la Corte precisa come vada dichiarata la inutilizzabilità dei risultati ottenuti, ai sensi e per gli effetti del combinato disposto dagli artt. 191 c.p.p. e 13 Cost.. Il presunto elemento di prova, infatti, non potrebbe avere accesso al complesso del materiale processuale, perchè esso concernerebbe il risultato di un’attività di acquisizione operata in palese violazione del diritto della persona ad opporsi all’espletamento di pratiche sanitarie (a fini giudiziari) invasive. La ratio dell’accertamento si rinverrebbe, infatti, in questa ipotesi, nella esclusiva volontà dell’organo inquirente di assumere elementi idonei a provare in giudizio la colpevolezza del soggetto, tramite la dimostrazione del di lui stato di ebbrezza. ** ** ** Così come impostata e ripercorsa, dunque, la questione trattata dal Supremo Collegio non lascia spazio a minimi dubbi ermeneutici, né può giustificare interpretazioni equivoche, posto che la architettura giurisprudenziale che connota la sentenza in commento si rifà, nella sua reiterazione e persistenza (cfr. ex plurimis Cassazione Sezione IV 2 ottobre 2003, n. 37442)1, all’ormai invalso insegnamento che – come detto in precedenza – opera una rigorosa distinzione fra l’ipotesi di utilizzabilità del dato scientifico e quella di non utilizzabilità dello stesso. Ciò che maggiormente, però, rileva è – a ben guardare – la circostanza che l’applicabilità e la pertinenza del disposto dell’art. 191 c.p.p. (vale a dire la declaratoria di inutilizzabilità del prelievo ematico effettuato al di fuori si strette finalità mediche o sanitarie) trae decisivo fondamento giuridico, in relazione alla tematica in disamina, da una pronunzia della Corte costituzionale la sentenza n. 238 del 19962. Pur trattandosi, infatti, di una decisione che avente riguardo la norma afferente i poteri del giudice in materia di perizia (art. 224 c.p.p.), la presa di posizione della Corte Costituzionale produsse, comunque, tutta una serie di effetti in punto di diritto che non rimasero circoscritti allo spettro tipicamente codici stico. Va detto, preliminarmente ad ogni altra osservazione, che all’atto di questa pronunzia, il Giudice delle leggi – accogliendo, quindi, lo specifico incidente di legittimità costituzionale dell’art. 224 co. 2 c.p.p. in relazione agli artt. 3 e 13 Cost. – sentì la necessità si operare due importanti precisazioni. In primo luogo, la Corte precisò che l’incostituzionalità della norma codicistica accusata, doveva ravvisarsi in relazione alla circostanza che essa consentiva l’adozione di misure restrittive della libertà personale finalizzate alla esecuzione della perizia, ed in particolare il prelievo ematico coattivo, senza determinare la tipologia delle misure esperibili e senza precisare i casi ed i modi in cui esse possono essere adottate. Ergo, appare evidente che il conflitto formale fra legge processuale e legge costituzionale, casus belli per la emanazione della ricordata decisione, venne cagionato esclusivamente dal rilievo di una patente carenza strutturale della norma ordinaria. Fu, infatti, agevole per il giudice delle leggi constatare l’assenza di tutta una serie di necessari, quanto espressi, riferimenti e specificazioni di sistema in ordine alla procedura da adottare in ipotesi di rifiuto della persona a soggiacere al controllo coattivo. Il secondo comma dell’art. 224 c.p.p. recitava, infatti, testualmente : “(il giudice)…Adotta tutti gli altri provvedimenti che si rendono necessari per l’esecuzioni delle operazioni peritali”. Veniva introdotta, dunque, nella struttura dei poteri del giudice in tema di perizia, una previsione assolutamente generica ed aspecifica. In secondo luogo, la sentenza 238/1996 fornì un’indicazione, che si pose a mezza via fra l’auspicio e la esortazione, posto che venne proposta ferma sollecitazione al legislatore, affinchè questi intervenisse ad individuare i tipi di misure restrittive della libertà personale che possono dal giudice essere disposte allo scopo di consentire (anche contro la volontà della persona assoggettata all'esame) l'espletamento della perizia ritenuta necessaria ai fini processuali, nonché a precisare i casi ed i modi in cui le stesse possono essere adottate. L’assenza di un intervento di tale tipo e spessore, affermava la Corte Costituzionale, avrebbe comportato la conseguenza che nessun provvedimento coattivo avrebbe mai potuto essere disposto a copertura del diniego della parte. Da quanto sin qui premesso, emerge, pertanto, la considerazione (tanto ovvia, quanto necessaria) che il problema della individuazione dei profili di legittimità delle forme di acquisizione della prova – ad esempio attraverso il prelievo ematico – nonchè dei potenziali, correlativi, poteri coercitivi attribuibili al giudice, per ovviare all’ipotesi di impossibilità di spontaneo adempimento da parte di uno dei soggetti processuali agli oneri ad essa connessi, dunque, ha costituito tematica, sin da tale epoca, particolarmente sentita in ambito giurisprudenziale più che legislativo. Queste conclusioni, orientano l’interprete a considerare negativamente e, gioco forza, a criticare, quindi, la perdurante e grave inerzia del legislatore, il quale, in presenza della costruttiva caducazione dell'art. 224 co. 2° c.p.p. (soluzione inevitabile in presenza della conclamata genericità della previsione oggetto di comparazione costituzionale) non ha, in tutti questi anni, affatto e colpevolmente, sentito la necessità di regolamentare organicamente il sistema degli eventuali provvedimenti di sostegno ed, eventuale, di esecuzione coattiva. Vertendo in ambito di misure coercitive atipiche (e comunque di strumenti parzialmente coattivi, destinati a perseguire fini differenti rispetto alle misure cautelari propriamente dette) si deve, inoltre, sottolineare come sarebbe stato (e come, comunque, sia tuttora) agevole, per il Parlamento, concepire e predisporre una disposizione in grado di informarsi ai precetti indicati dalla Corte Costituzionale. Il Collegio, infatti, ebbe a denunziare, in capo alla struttura della norma giudicata incostituzionale, la assoluta mancanza <>. La scoperta di un simile deficit di metodo e di principio, ancorchè attribuito ad una disposizione a forte connotato procedimentale penale, non poteva non implicare, però, sicuri e diffusi effetti anche sulla normativa del Codice della Strada, nella parte in cui si impone la necessità di una regolamentazione casistica delle modalità e possibilità di assunzione di elementi di prova, (consistenti in accertamenti per loro intrinseca natura irripetibili), che debbano venire svolte, comunque proprio per la loro intrinseca importanza e decisività, anche prescindendo dall’adesione della parte. Sono questi, intuitivamente, attività investigative che possono riguardare situazioni, persone e/o cose, suscettibili di modifica ed alterabilità. Non è, quindi, revocabile in dubbio la circostanza che il principio di integrazione legislativa – auspicato dalla Corte e rimasto ad oggi lettera morta – avrebbe potuto fungere, quantomeno, da categoria ermeneutica dalla quale desumere linee guida applicative anche e sopratutto per un corretto espletamento dell'accertamento ematico, anche in situazioni di diniego. Va, inoltre, osservato, che il vuoto normativo, cui si è fatta reiterata menzione, si pone in intima ed irreversibile contraddizione con la specifica previsione – peraltro, circoscritta a determinate situazioni - integrata all'interno degli artt. 186 e 187 CdS. Queste due norme, operando specificamente il bilanciamento tra l'esigenza probatoria di accertamento del reato e la garanzia costituzionale della libertà personale, prevedono in entrambi i casi (guida in stato di ebbrezza e sotto l'effetto di stupefacenti) la possibilità del rifiuto dell'accertamento richiesto, ma con la comminatoria di una sanzione penale per tale indisponibilità del conducente ad offrirsi e cooperare all'acquisizione probatoria. Il dato saliente è, dunque, quello per cui la citata previsione legislativa, al contempo, pur riconoscendo la facoltà del singolo di rifiutare la sottoposizione all'esame etilometrico od all'esame dei liquidi biologici, correda e caratterizza tale opzione con una presunzione iuris tantum di illiceità, (la quale, per la propria natura, può essere vinta da una specifica prova liberatoria contraria). Quella richiamata, costituisce – quindi - una disciplina normativa che risponde efficacemente alla necessità di una previsione che risulti improntata ad un carattere rigorosamente dettagliato, perché ricusa forme di genericità e di indeterminatezza. E’ importante, inoltre, osservare che, nella fattispecie che si ricorda ad esempio, il legislatore non ha affatto ritenuto di dovere perseguire la via della imposizione coattiva dell'accertamento, attraverso il ricorso alla predisposizione preventiva di misure cautelari ad hoc, cioè di strumenti specifici cui ricorrere in ipotesi di rifiuto del singolo (strada adottata, invece, ad esempio nei casi di mancata presentazione di testi – art. 133 c.p.p. - o imputati di reato connesso – art. 210 c.p.p.). Gli artt. 186 e 187, infatti, prevedono il ricorso ad una preventivo disconoscimento sul piano strettamente giuridico, della liceità del rifiuto che la parte è facultizzata ad opporre. Questo comportamento ha rilievo solo sul piano gnoseologico e viene, dunque, classificato come manifestazione di una facoltà (attribuita all'interessato e, comunque, non vietabile sul piano naturalistico) che, però, non risulta affatto meritevole – ab origine ed in linea teorica – di tutela giuridica e giudiziaria. La condotta omissiva in questione viene, infatti, considerata (in via presuntiva) indubbia espressione indicativa e sintomatica di una volontà della persona di eludere un legittimo controllo di polizia giudiziaria, idoneo a raccogliere elementi di prova dell’esistenza e commissione di un reato. Come tale, essa, siccome illecita, risulta foriera, automaticamente, di un trattamento sanzionatorio. Or bene, la ricordata impostazione legislativa, sospettata di incostituzionalità, è stata, invece, ritenuta legittima con la sentenza n. 194 del 1996, provvedimento con il quale il giudice delle leggi ha escluso la denunziata vulnerazione dell'art. 13 co. 2 della Costituzione, sul presupposto che la "dettagliata normativa" di tale accertamento "non consente neppure di ipotizzare la violazione della riserva di legge". Va da sé, quindi, la considerazione che l'impostazione metodologico-normativa, prevista in relazione ai controlli che vengano svolti con strumenti tecnici, già accolta a trasfusa nel testo degli artt. 186 e 187 CdS possa risultare idonea a ricomprendere nel proprio alveo anche la parte concernente i controlli ematici. E' ben vero che questo tipo di attività di accertamento incontrerà sempre il duplice limite costituito dalla tutela della dignità della persona, dalla messa in pericolo della vita o dell'integrità fisica della stessa, ma appare palese che sia possibile – previa individuazione di un punto di equilibrio – armonizzare tali irrinunziabili principi con quelle ragioni relative alla funzione della giustizia penale, le quali consistono nell'esigenza di acquisizione della prova del reato e costituiscono un valore primario sul quale si fonda ogni ordinamento ispirato al principio di legalità. Ritiene, quindi, chi scrive che la garanzia costituzionale potrà essere rispettata attraverso l’esplicazione di una dettagliata indicazione di casi di applicabilità di misure (o in alternativa di sanzioni), categoria che dovrà ineludibilmente integrarsi con la precisa esplicitazione delle reali finalità perseguite con la misura restrittiva. La auspicabile equiparazione – seppure con i ricordati precisi limiti - del prelievo ematico rispetto ad altre e distinte forme di accertamento della condizione psico-fisica del conducente un veicolo (qualunque esso sia) non pare potere essere posta in discussione dal carattere di invasività che viene attribuito e riconosciuto a tale metodica. Va, infatti, rilevato che laddove venisse promulgata una norma che prevedesse una articolata e rigorosa sequenza procedimentale, la quale si venisse a proporre quale prosecuzione motivata degli accertamenti preliminari (art. 186/3 CdS), l'attività di verifica presso strutture sanitarie, in stretto ossequio a protocolli medici ed alla presenza del difensore (di fiducia o di ufficio) della persona soggetto passivo del controllo, diverrebbe naturale approdo risolutivo la questione, assumendo un particolare valore anche – e soprattutto - nell'ipotesi di sostanziale rifiuto. D'altronde, se è vero che l'analisi sia dei campioni di liquido biologico, che del sangue (questa ultima, per ora, in caso di consenso) costituisce attività di accertamento già codificata (ed utilizzabile a fini squisitamente processuali)3, non si comprende la ratio e la coerenza della eccezione che si pone in linea di principio, sottolineando marcatamente il penalizzante profilo di presunta invasività dei controlli ematici, allo scopo di negare l'utilizzabilità dei risultati così ottenuti. E’ evidente che una simile visione del problema non è affatto connessa con temi di natura scientifica o timori di pericolosità per la salute della metodologia del prelievo (può bastare il consenso del soggetto a rendere un atto medico più o meno pericoloso?), ma si muove, invece, sull’abbrivio di un falso garantismo di maniera. Va, pertanto, affermato – senza ipocrisia e false asserzioni - che la vexata quaestio concerne, sostanzialmente ed esclusivamente, un interpretazione molto singolare della tutela della dignità della persona. Lungi da chi scrive la intenzione di sminuire un principio cardinale e fondamentale, prima ancora che del nostro sistema giuridico, del consesso sociale e dell'essenza umana, qualunque sia il nostro credo religioso o filosofico. Certo è che non ci si può nascondere dietro la foglia di fico della “dignità della persona”, per giustificare quella che è una indubbia reiterata pavidità legislativa, che si appalesa in toto ogni qualvolta si appalesa la necessità di assumere interventi decisi, i quali appaiano o di carattere coattivo sul piano personale, oppure supportati da sanzioni in ragione di un inadempimento. Non vedo, dunque, alcun attentato all'interezza e pienezza di quel diritto coevo ed intimamente insito nella nobile natura umana della singola persona, per l'ipotesi di una previsione normativa che giunga a disciplinare l'adozione di un accertamento ematico, (senza se e senza ma), anche in assenza del consenso dell'interessato, riconnettendo al solo esercizio illegittimo della facoltà di rifiuto possibili conseguenze sanzionatorie, quando una simile forma ricognitiva venga svolta con tutte le accortezze richieste a difesa della privacy della persona. Poiché sono assolutamente contrario ad ipotetiche forme di coazione fisica, (che si configurerebbero come strumentali al prelievo coattivo e che reputo – nella fattispecie – integrerebbero un atto di violenza gratuito ed inammissibile), penso, quindi, che costituire un sinallagma fra rifiuto indebito ed infondato e correlativa sanzione, sull'abbrivio e sull’esempio delle norme già esistenti, potrebbe costituire soluzione adeguata al caso. Il regime processuale cui ricondurre questa tipologia di accertamenti dovrebbe essere sussunto nella categoria generale degli atti di iniziativa della polizia giudiziaria (titolo IV del libro V del codice di rito) ed, in special modo, nel contesto dell'art. 354/3° c.p.p.4. (Altalex, 19 maggio 2009. Nota di Carlo Alberto Zaina) ______________ 1 Conformi risultano inoltre le sentenze 16 giugno 2005 n. 22599, 4 maggio 2004, n. 39057, 8 giugno 2006, n. 26783 e 25 Gennaio 2006, 2 Ud. 11 giugno 1996, decisione del 27/06/1996, deposito del 09/07/1996, pubblicazione in G. U. 17/07/1996 3 V. Direttiva del Ministero dell’interno n. 300/a/1/42175/109/42 del 29 dicembre 2005 in tema di guida in stato di ebbrezza 4 In forza di tale previsione la persona sottoposta ad accertamento deve essere informata a mezzo verbale in ordine alla possibilità di essere assistita da proprio difensore, il quale ha facoltà di presenziare alle operazioni, se immediatamente reperibile e senza obbligo alcuno per la p.g. di provvedere al suo preventivo avvisto (art. 356 c.p.p.; art. 114 disp. Att.). Deve, inoltre, venire redatto verbale che documenti la dichiarazione/elezione del domicilio (art. 349 c.p.p.) ed eventuale nomina di difensore di fiducia, nonché eventuale autorizzazione di affidamento del veicolo a persona idonea. Deve, poi, essere redatto verbale (art. 349 co. 2 bis c.p.p.) che documenti l’operazione di accertamento svolta. Reati stradali | Guida in stato di ebbrezza SUPREMA CORTE DI CASSAZIONE SEZIONE IV PENALE Sentenza 9 dicembre 2008 - 28 gennaio 2009, n. 4118 Massima e Testo Integrale Commenta | Stampa | Segnala | Condividi |

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Provincia: (sezione: Giustizia)

( da "Sannio Online, Il" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Provincia: «Depurazione, rimborsi entro cinque anni» Pubblicato il 21-05-2009 Il sindaco Giorgio Nardone rassicura i cittadini sulla restituzione dell’addizionale versata. Cioè – ha spiegato Nardone - non sono dovuti né rimborsi né rivalutazioni, ma solo le somme versate nei cinque anni... Lo scorso dicembre il sindaco sangiorgese, Giorgio Nardone, ha interpellato la Corte dei Conti sezione della Campania in merito alla sentenza della Corte Costituzionale, numero 335 del 10 ottobre 2008, in relazione alla tassa di depurazione. Nello specifico, il primo cittadino ha chiesto di conoscere l’orientamento della stessa in merito alla problematica concernente la sentenza su citata, visto che i cittadini hanno chiesto il rimborso dell’addizionale versata negli ultimi dieci anni. Tale richiesta è nata dal fatto che l’Ente sangiorgese è dotato di un depuratore in funzione, che copre parte della cittadina per il cui funzionamento sono stati, in buona parte, utilizzati i fondi. Pertanto, la fascia tricolore sangiorgese ha chiesto di sapere “se possono essere restituiti gli arretrati fino a dieci anni, come sostengono le associazioni dei consumatori oppure sarà necessaria un’apposita sentenza dell’Autorità Giudiziaria che ordini che possa valere per tutti o singolarmente per ogni richiesta. L’altra richiesta fatta da Giorgio Nardone ha riguardato come “bisognava comportarsi con le somme che sono state regolarmente spese per l’impianto di depurazione funzionante attingendo dagli introiti della tassa e quindi anche dalle somme versate dai cittadini che non hanno usufruito dell’impianto perché dimoranti in zone non servite dal depuratore. La risposta è pervenuta al Comune sangiorgese e in merito il sindaco ha dichiarato: “La Corte Costituzionale campana, con parere numero 23 del 7 maggio 2009, si è espressa sui quesiti da me posti. In particolare ha ribadito la prescrizione quinquennale, per cui i destinatari dei rimborsi avranno la restituzione dei soli cinque anni e non dei dieci anni, come paventata da qualcuno. La cosa più importante è che ha chiarito che si tratta di una ripetizione dell’indebito avente carattere restitutorio e non risarcitorio. Cioè – ha spiegato Nardone - non sono dovuti né rimborsi né rivalutazioni, ma solo le somme versate nei cinque anni. Peraltro ha anche chiarito che la restituzione della quota di tariffa spettante, ai sensi dell’articolo 8sixies della legge 208 del 27 febbraio 2009, va operata su documentata richiesta dell’avente diritto, cioè di conseguenza i cittadini che non hanno usufruito del servizio dovranno documentare, con le ricevute dei versamenti, le somme pagate relative alla sola somma di depurazione. Ma, - ha proseguito - il parere, rifacendosi alla citata legge 208/2009, chiarisce anche che, colui il quale non è collegato alla depurazione per mancanza dell’impianto, dovrà comunque pagare una tantum che sarà stabilita con decreto del Ministero dell’Ambiente, come somma a titolo di danno ambientale. Comunque - ha evidenziato Giorgio Nardone - dell’importo da restituire, che sarà individuato entro il mese di giugno dal Comune e dalla rispettiva Autorità d’Ambito, dovranno essere detratti gli oneri derivanti dall’attività di progettazione, realizzazione o di opere di completamento, già attivate e completate. La legge 2008/2009 inoltre, stabilisce che, - ha rimarcato Nardone - la restituzione delle somme va fatta nel termine dei cinque anni, ratealmente, con inizio dal mese di ottobre 2009. In effetti, si va chiarendo sempre di più tutta la problematica inerente i canoni di depurazione, nel senso indicato, a suo tempo, da questa Amministrazione, rilevando anche che è ininfluente la polemica ingenerata da qualcuno in merito all’impianto di depurazione di Gianguarriello. Nel caso in cui, questo, fosse poco funzionale, spetterebbe la restituzione anche a coloro che usufruiscono di tale impianto. Infatti, - ha concluso - stabilita la somma da restituire, la stessa, a limite, dovrà essere ripartita in percentuale tra coloro che non usufruiscono dell’impianto e coloro che ritengono che l’impianto funzionante sia stato poco efficiente.

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Franceschini: (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

lo scontro premier-giudici potrebbe presto essere oggetto di indagine da parte del csm Franceschini: «Berlusconi non pensi di autoassolversi in Parlamento» Il leader del Pd: «Non è venuto in Aula neanche a parlare di crisi». Anm: «Inaccettabili invettive contro i giudici» ROMA - C'è «grande indignazione» tra le persone comuni perché Berlusconi «pensa ai propri problemi e non a quelli delle persone, come dimostra la sollecitudine con cui ha fatto approvare il Lodo Alfano». Dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza sul caso Mills (l'avvocato inglese condannato per corruzione perché, secondo i giudici, avrebbe mentito al fine di proteggere il Cavaliere), Dario Franceschini attacca il premier. Al termine di una visita al mercato rionale di Centocelle, un quartiere popolare della Capitale, il segretario del Partito democratico riferisce di un «senso di grande indignazione, perché le persone si aspettano che i politici si occupino dei loro problemi». - Il testo della sentenza (in pdf) POLVERONE - Il premier ha dichiarato che riferirà in Parlamento (anche se al momento non ha specificato in quale occasione)? Secondo Franceschini, il premier «dall'inizio della legislatura non ha trovato nemmeno due minuti per venire in Parlamento a parlare della crisi e dei problemi degli italiani, e ora vuole venire in aula per autoassolversi e sollevare un polverone; e il Lodo Alfano lo ha fatto approvare in tre giorni». «Chi fa politica - ha concluso Franceschini - deve occuparsi dei problemi delle persone e non sempre dei propri problemi». DI PIETRO - Anche secondo Antonio Di Pietro «Berlusconi come tutti gli italiani deve andare a difendersi in tribunale. Se Berlusconi viene ad accusare la magistratura in Parlamento - afferma il leader dell'Italia dei Valori - è un attacco alla Costituzione e una violazione al principio della divisione dei poteri. I presidenti delle Camere non devono permettere che avvenga, altrimenti si rendono assenti nel difendere le prerogative del Parlamento». CASINI- Sul tema interviene anche Pier Ferdinando Casini. «Rispetto a una motivazione della sentenza Mills, tutto sommato annunciata - afferma il leader dell'Udc el corso di Omnibus - mi sembra molto più scandaloso che si provveda a una sorta di occupazione della televisione di Stato». «Se guardiamo a quello che sta succedendo - prosegue - la lottizzazione del passato è un fatto nobile; oggi si fanno nomine unicamente con una logica di bilancino all'interno del partito di maggioranza». ANM - Più tardi arriva anche la dura presa di posizione dell'Anm. È «inaccettabile che da parte di esponenti politici e di rappresentanti del governo - sostiene una nota della giunta dell'Associazione nazionale magistrati - vengano rivolte invettive e accuse di carattere personale nei confronti dei componenti del collegio del tribunale di Milano e in particolare del suo presidente». GHEDINI - A Franceschini e Di Pietro arriva la replica a distanza del legale del premier e parlamentare del Popolo della Libertà, Niccolò Ghedini: «Certamente Berlusconi non ha alcuna intenzione di portare il processo in sede parlamentare - dichiara ad Affaritaliani.it - Credo che abbia intenzione di fare un discorso di natura politica, quindi sui problemi che si incontrano quando il codice non prevede dei rimedi ove vi siano dei giudici che hanno già espresso un orientamento di tipo politico e di contrasto nei confronti di colui che vanno a giudicare». Ghedini poi replica anche all'Anm spiegando che quelle dell'Anm «sono indicazioni assolutamente infondate e sbagliate». «Il presidente del Consiglio - dice Ghedini- ha criticato infatti la decisione di un giudice che politicamente si è già esposto». MILLS - E intanto SkyTg24 ha ascoltato anche uno dei protagonisti della vicenda, David Mills, che però si è limitato a dire: «Quando il caso sarà chiuso, certamente parlerò. Ora non posso. C'è il mio legale, l'avvocato Cecconi, che si occuperà di tutto. Sono deluso e sorpreso ma faremo appello, e l'appello ha un'eccellente prospettiva di successo, ma non voglio aggiungere altro oltre al fatto che sono deluso e sorpreso». CSM - Lo scontro giudici- Berlusconi potrebbe però presto spostarsi al Consiglio superiore della magistratura. Dopo l'attacco del premier ai giudici del processo Mills, si va verso il probabile intervento del Csm sul caso. Alcuni togati vorrebbero l'apertura di una nuova pratica a tutela dei magistrati del processo; in alternativa si vorrebbe una discussione in plenum di una proposta approvata a luglio scorso dalla prima commissione di palazzo dei Marescialli, ancora ferma. Una proposta che era stata fatta a difesa del presidente del collegio Nicoletta Gandus e del pm Fabio De Pasquale, vittime di «gravi accuse delegittimanti» da parte di Berlusconi. Il togato di Magistratura democratica Livio Pepino chiede fortemente l'intervento di palazzo dei Marescialli e sottolinea «non ci faremo intimidire». Anche il togato del Movimento per la giustizia Mario Fresa sottolinea come a palazzo dei Marescialli «si attendono le dichiarazioni che il presidente del Consiglio ha detto di voler fare in Parlamento». E assicura che in caso di nuovi attacchi all'autonomia e indipendenza della magistratura il Csm «sará costretto ad aprire l'ennesima pratica a tutela delle funzioni giudiziarie». stampa |

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abu omar, avanti col processo ma resta il segreto di stato (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 18 - Interni Il legale di Pollari: siamo su un binario morto. Pm fiduciosi Abu Omar, avanti col processo ma resta il segreto di Stato MILANO - Il segreto di Stato resta, ma non basta per fermare il processo sul rapimento dell´ex imam di Milano Abu Omar. Lo ha deciso ieri mattina il giudice monocratico di Milano, Oscar Magi, che ha deciso di non bloccare il processo contro i 28 imputati, tra cui l´ex capo del Sismi Niccolò Pollari e il suo vice Marco Mancini, come richiesto invece dai difensori, dopo la sentenza della Consulta sul segreto di Stato. Da martedì prossimo, quando riprenderà il dibattimento, sono attese le prime deposizione degli imputati che, di fronte alle domande dell´accusa, potranno comunque opporre il segreto di Stato. Al termine della lettura del dispositivo, le parti si sono divise sul futuro del dibattimento. Secondo uno dei legali di Pollari, Nicola Madia, dopo la decisione di ieri, «il processo è arrivato a un binario morto». Per il difensore, inoltre, i limiti imposti dalla decisione della Corte Costituzionale nel processo «impediscono al generale Pollari di dimostrare la propria estraneità». E anche la rinuncia alle testimonianze di Romano Prodi e Silvio Berlusconi, pregiudicherebbe la linea difensiva. «Sia Berlusconi che Prodi - ha concluso Madia - potevano dimostrare l´estraneità del generale in questa vicenda. Ormai non abbiamo più un teste da portare in aula». Un commento su cui non concorda il procuratore aggiunto, Armando Spataro. «Il fatto è che il Tribunale ha respinto tutte le istanze dei difensori e questo è il punto di partenza. Quanto al futuro del dibattimento - ha proseguito - saranno le prossime udienze a dire se i "paletti" stabiliti dalla Corte costituzionale rispetto all´accertamento della verità costituiscano o meno un ostacolo giuridico insormontabile. La Procura è ovviamente fiduciosa», ha terminato Spataro, che ha anche ricordato come ormai, il dibattimento sia giunto alle battute finali. (e. ran.)

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Rivoluzione della giustizia adesso il governo ha fretta (sezione: Giustizia)

( da "Stampaweb, La" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA Il giorno dopo la sentenza Mills, e lo sfogone del premier, il Pdl riparte di slancio dalle leggi che regolano i giudici e i tribunali. Il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, si precipita alla Camera per depositare gli emendamenti del governo al ddl sulle intercettazioni. Il governo di colpo ha fretta. Caliendo arriva convinto che il ddl si voterà la settimana prossima e sa che il risultato è scontato, visto che sarà un voto di fiducia. Gli emendamenti non apportano grandi sorprese: si ammorbidiscono i vincoli e le sanzioni per i giornalisti e si alleggerisce la formulazione degli «indizi di colpevolezza» che serviranno per autorizzare un’intercettazione. L’unica novità è un sistema di salvaguardia per le conversazioni degli 007. I magistrati - vedi caso procura di Milano che procede per Abu Omar - dovranno prima chiedere il permesso al presidente del Consiglio. Il Pd grida all’ennesimo scandalo. Con sorpresa del sottosegretario Caliendo, però, la questione slitterà di un mese o addirittura due. Nel pieno della riunione, la presidente Giulia Bongiorno viene informata dallo staff di Fini che la Conferenza dei capigruppo ha appena deciso di chiudere la Camera per la campagna elettorale. Insomma, nessuna accelerazione. Anzi. E c’è persino chi pensa a uno sgambetto dei leghisti. Ma Roberto Cota, il capogruppo, precisa: «Nessun dissidio. Il rinvio è solo tecnico. L’accordo tra noi è saldo». Al Senato, intanto, si procede su un altro ddl firmato da Alfano, quello che modifica il processo penale. Ddl molto articolato. Anche qui, una corsa contro il tempo. Sennonché il senatore Luigi Li Gotti, dipietrista, solleva un caso di prima grandezza: «È in arrivo - dice - una nuova legge “ad personam”. Silvio Berlusconi, grazie al Lodo Alfano, si è assicurato la non processabilità. Ma non si accontenta». Li Gotti sostiene che tra le pieghe del ddl Alfano c’è un’intrigante modifica all’articolo 238-bis della procedura penale. In sintesi: con le regole attuali, una sentenza passata per i tre gradi di giudizio può essere utilizzata in un diverso processo. Con le modifiche proposte dal governo, ciò sarebbe possibile solo nei processi per mafia e terrorismo. «In questo modo - dice ancora Li Gotti - il premier vuole scongiurare la possibilità che nel suo processo, quando verrà portato in giudizio, venga utilizzata, quale prova dei fatti, la sentenza Mills». Conferma, sia pure con cautela, il senatore Felice Casson, Pd: «Oggi Berlusconi è protetto dal Lodo Alfano. Tra quattro anni, quando per lui il processo riprenderà, una sentenza definitiva sul caso Mills potrebbe essere molto imbarazzante. In questo senso, la modifica della legge ha un valore “ad personam”». «Niente affatto - replica il senatore Piero Longo, Pdl, relatore della legge -, questa storia della legge “ad personam” è una bufala politica e basta. Premesso che la legge va cambiata per salvaguardare il principio del contraddittorio, e che c’è una sentenza della Corte Costituzionale in questo senso, oggi esiste solo una sentenza Mills di primo grado. Ci sarà una sentenza definitiva, se fanno le corse contro il tempo, tra un anno e mezzo. Nel frattempo interverrà la prescrizione. E di certo una prescrizione per Mills non si potrebbe utilizzare in un processo a Silvio Berlusconi. Tecnicamente parlando, le cose che dice Li Gotti non stanno in piedi». A destra, comunque, tengono molto a questo ddl. C’è un articolo che sembra tagliato su misura sul caso del giudice Gandus, la bestia nera di Berlusconi. Dice l’onorevole Niccolò Ghedini, avvocato del premier: «Il codice consentirebbe già i rimedi, ma visto che la magistratura è restia ad applicare in modo puntuale l’attuale normativa, bisogna meglio specificare che ogni volta che un giudice abbia manifestato le proprie opinioni di assoluto contrasto politico nei confronti di un determinato soggetto, non lo possa giudicare».

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Inca un magistrat din dosarul Gorbunov exclus din bransa (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Inca un magistrat din dosarul Gorbunov exclus din bransa Rl online Joi, 21 Mai 2009 Sectia pentru procurori a CSM a decis, astazi, excluderea din magistratura a procurorului Marius Vladoianu de la Parchetul de pe langa Tribunalul Dolj dupa ce acesta a fost implicat in scandalul eliberarii lui Serghei Gorbunov, informeaza Newsin. Procurorul Vladoianu a fost acuzat de CSM de abateri disciplinare constand in exercitarea functiei cu rea-credinta. Este a doua decizie de excludere a unui magistrat din cazul Gorbunov. Maria Nicola, judecatoarea care l-a eliberat pe Serghei Gorbunov, a fost si ea exclusa din magistratura pe 29 aprilie de CSM. Toti ceilalti magistrati cercetati de CSM in acest caz au fost revocati din functiile de conducere. Tribunalul Dolj a fost instanta care a decis eliberarea pe motive medicale a lui Serghei Gorbunov, iar Parchetul de pe langa Tribunalul Dolj nu a atacat aceasta decizie. +eful CSM, Virgil Andreies, a declarat, pe 2 februarie, ca judecatorii au dat solutii diferite in cazul Serghei Gorbunov in ceea ce priveste intreruperea pedepsei pe motive medicale. "Avem o problema foarte grava de practica neunitara la nivelul Sectiei penale a Tribunalului Dolj, care in trei dosare cu acelasi obiect a dat trei solutii diferite", spunea atunci seful CSM. De asemenea, el a afirmat ca procurorii de la Parchetul de pe langa Tribunalul Dolj au facut recurs intr-un dosar, iar in altul nu. Inspectia Judiciara a constatat, dezvaluia Andreies, grave deficiente si la Biroul de executari penale al Tribunalul Brasov, care este instanta de executare in cazul Gorbunov. Doua persoane au fost impuscate, pe 29 ianuarie, si o alta, ranita, in fata unei case de schimb valutar din Brasov. In acest caz, Serghei Gorbunov a fost retinut de politisti, pe 31 ianuarie, impreuna cu un alt barbat - Adrian Marius Berceanu - cu care se afla la un supermarket din Brasov, fiind suspect de comiterea jafului armat. Din aceeasi categorie: Pensiile sub 1.500 lei vor fi scutite de impozit din 2010 (VIDEO)PNL si PSD au votat, cot la cot, amanarea scrisorii lui Kovesi privind Zambaccian IPrunea, pus sub acuzare pentru fapte de coruptie Voteaza

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Norma ue contraria ai 3 schiaffi (sezione: Giustizia)

( da "superEva notizie" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Norma ue contraria ai 3 schiaffi L'Unione Europea definisce l'accesso ad internet un vero e proprio diritto. In Francia, sulla base di questa emendamento Ue, l'opposizione si appella alla Corte costituzionale,[...] L'Unione Europea definisce l'accesso ad internet un vero e proprio diritto. In Francia, sulla base di questa emendamento Ue, l'opposizione si appella alla Corte costituzionale, affinche' venga cambiata la norma approvata qualche giorno fa contro la pirateria online, la Lci (Loi Creation et Internet). Questa legge (che dovrebbe entrare in vigore entro la fine del 2009, anche se dovra' sottostare ad almeno altri due gradi di giudizio prima della sua definitiva approvazione) prevede tre passi (da qualcuno chiamati anche "tre schiaffi"): un richiamo tramite email, un secondo richiamo tramite lettera personale (la nostra raccomandata) e la disconnessione dalla rete per almeno 1 anno. A monitorare la rete in cerca di persone che scaricano illegamente musica, film o altro, sara' una commissione chiamata Hadopi. PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 21 maggio 2009 in: Media e società » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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Procurorul din cazul Gorbunov, dat afara (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Procurorul din cazul Gorbunov, dat afara Rl online Joi, 21 Mai 2009 Sectia pentru procurori a CSM a decis, astazi, excluderea din magistratura a procurorului Marius Vladoianu de la Parchetul de pe langa Tribunalul Dolj dupa ce acesta a fost implicat in scandalul eliberarii lui Serghei Gorbunov, informeaza Newsin. Procurorul Vladoianu a fost acuzat de CSM de abateri disciplinare constand in exercitarea functiei cu rea-credinta. Este a doua decizie de excludere a unui magistrat din cazul Gorbunov. Maria Nicola, judecatoarea care l-a eliberat pe Serghei Gorbunov, a fost si ea exclusa din magistratura pe 29 aprilie de CSM. Toti ceilalti magistrati cercetati de CSM in acest caz au fost revocati din functiile de conducere. Tribunalul Dolj a fost instanta care a decis eliberarea pe motive medicale a lui Serghei Gorbunov, iar Parchetul de pe langa Tribunalul Dolj nu a atacat aceasta decizie. +eful CSM, Virgil Andreies, a declarat, pe 2 februarie, ca judecatorii au dat solutii diferite in cazul Serghei Gorbunov in ceea ce priveste intreruperea pedepsei pe motive medicale. "Avem o problema foarte grava de practica neunitara la nivelul Sectiei penale a Tribunalului Dolj, care in trei dosare cu acelasi obiect a dat trei solutii diferite", spunea atunci seful CSM. De asemenea, el a afirmat ca procurorii de la Parchetul de pe langa Tribunalul Dolj au facut recurs intr-un dosar, iar in altul nu. Inspectia Judiciara a constatat, dezvaluia Andreies, grave deficiente si la Biroul de executari penale al Tribunalul Brasov, care este instanta de executare in cazul Gorbunov. Doua persoane au fost impuscate, pe 29 ianuarie, si o alta, ranita, in fata unei case de schimb valutar din Brasov. In acest caz, Serghei Gorbunov a fost retinut de politisti, pe 31 ianuarie, impreuna cu un alt barbat - Adrian Marius Berceanu - cu care se afla la un supermarket din Brasov, fiind suspect de comiterea jafului armat. Din aceeasi categorie: Actorul Nicu Constantin, in stare critica la Spitalul MilitarGlumetii de la 112, bombardati cu SMS-uri drept pedeapsaGripa porcina "imbolnaveste" economia mondiala Voteaza

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Conflict deschis intre CSM si ministrul Justitie (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 21-05-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Conflict deschis intre CSM si ministrul Justitie Ministrul Justitiei, Catalin Predoiu Rl online Joi, 21 Mai 2009 CSM avertizeaza public asupra atitudinii "nepotrivite si deosebit de periculoase" a ministrului Justitiei, Catalin Predoiu, in legatura cu modificarile referitoare la legile justitiei, cu declaratiile din presa si atacurile nejustificate la adresa sa, acuzandu-l de neputinta de a face reforma, transmite NewsIn. Potrivit unui comunicat remis joi, Consiliul Superior al Magistraturii isi manifesta indignarea fata de lipsa de transparenta cu care MJLC doreste sa aduca modificari celor 3 legi privind justitia. Astfel, CSM afirma ca, desi modificarile pe care MJLC doreste sa le aduca celor trei legi sunt de substanta, acesta evita sa consulte magistratii, primii care vor fi pusi sa le respecte si sa le aplice. In replica, Predoiu a declarat, pentru NewsIn, ca acuzatiile aduse de Consiliul Superior al Magistraturii sunt "o forma de rezistenta la reforma" si ca CSM incearca o confruntare cu Ministerul Justitiei pentru a-si castiga credibilitatea in fata magistratilor. "La nivelul Ministerului Justitiei, este un grup de lucru pentru elaborarea unui proiect de lege, format din membri ai ministerului si membri ai CSM. Reprezentantii MJ au receptat o serie de propuneri, care au nemultumit reprezentantii CSM. Insa trebuie ca si CSM sa inteleaga ca o colaborare nu inseamna receptarea propunerilor ministerului, ci discutarea lor. Ministerul Justitiei are propriile politici si viziuni si a tinut cont intotdeauna de parerile Ministerului Public si ale CSM. Am spus si saptamana trecuta ca nu este primul pas al CSM spre o confruntare cu MJ. CSM a avut astfel de confruntari si cu ministerele anterioare si asta da de gandit. CSM incearca aceasta confruntare pentru a-si castiga credibilitatea in fata magistratilor. Insa politica MJ este constanta si eu, personal, nu am nimic sa imi reprosez, imi pastrez aceeasi pozitie", a spus Predoiu In comunicat, CSM "constata cu ingrijorare" ca, sub pretextul existentei unor propuneri transmise de catre CSM si care sunt rezultatul consultarii colectivelor de magistrati, MJCL intentioneaza sa aduca modificari substantiale, lipsite de transparenta si care sa afecteze principiile de functionare a sistemului judiciar, fundamentate prin lege, se precizeaza in comunicat. CSM spune ca atitudinea ministrului Justitiei reprezinta, de fapt, lipsa de colaborare pe care o manifestat-o constant in raport cu magistratii si Consiliul Superior al Magistraturii. De altfel, in ultimul timp, ministrul justitiei si libertatilor cetatenesti si-a manifestat disponibilitatea de conlucrare cu CSM doar la nivel declarativ, afirma Consiliul, potrivit caruia lipsa ministrului de la lucrarile CSM, al carui membru de drept este, confirma faptul ca apelul la conlucrare cu acest organism, facut public cu fiecare prilej, reprezinta doar o strategie de imagine. In acest mod, sustine CSM, se urmareste impunerea propriei politici si crearea in constiinta opiniei publice a iluziei ca au loc dezbateri cu cei interesati si ca, in acest mod, statul de drept functioneaza, precum si transformarea Consiliului intr-o anexa a ministerului. In realitate insa, atitudinea ministrului Justitiei reprezinta doar o modalitate de a-si acoperi propria neputinta in efectuarea reformelor, de care justitia romana are atata nevoie, si indeplinirea obligatiei asumate in luna ianuarie in fata altor reprezentanti ai puterii executive, cu privire la plata unor drepturi salariale pentru toti magistratii, materializat in Ordinul nr. 768/C/2009, pe care ulterior l-a revocat, precizeaza comunicatul, potrivit NewsIn. Lipsa de constanta a atitudinii ministrului este cu atat mai grava cu cat are loc pe fondul subfinantarii cronice a sistemului judiciar, careia instantele si parchetele cu greu ii mai pot face fata, arata Consiliul Superior al Magistraturii, care sustine ca va anunta magistratii in legatura cu toate demersurile efectuate pe langa celelalte puteri, pentru ca justitiei sa-i fie recunoscuta pozitia fireasca intr-un stat de drept. Consiliul isi exprima, in final, convingerea ca o colaborare efectiva a celor doua componente importante ale sistemului judiciar (CSM si MJLC) este oportuna rezolvarii tuturor aspectelor ce tin de buna functionare a justitiei. Reactia CSM vine dupa ce Consiliul a sesizat, pe 13 mai, Curtea Constitutionala pentru un conflict dintre autoritatea judecatoreasca, reprezentata de CSM, si autoritatea executiva, reprezentata de Guvern si Ministerul Justitiei, in legatura cu subfinantarea sistemului judiciar. CSM mai acuza afectarea grava a independentei justitiei prin subfinantarea sistemului, care s-ar fi facut prin mai multe ordonante de urgenta ale Guvernului ce au prorogat termenul de preluare a bugetului instantelor de catre instanta suprema, si a nesolicitarii avizului CSM pentru acte normative de adoptare a bugetului si de rectificare bugetara. CSM a criticat si "omisiunea Guvernului de a solicita avizul CSM asupra proiectului de acte normative ce privesc activitatea autoritatii judecatoresti". Ultim aspect, sustinea presedintele CSM, Virgil Andreies, priveste controalele Ministerului Justitiei la unele instante, unde au fost verificate si aspecte ce tin de competenta exclusiva a CSM. CSM a fost insa, criticat, la randul sau, de ministrul Justitiei, dar si de magistratii pe care ii reprezinta, care au acuzat lipsa de reactie la situatia din justitie. Astfel, pentru prima data, judecatorii din tara au cerut revocarea unor membri CSM, pe care ii acuza ca nu au facut eforturi pentru a scapa sistemul din situatia in care se afla. Astfel, Curtea de Apel Brasov a declansat procedura de revocare din functie a membrilor Consiliului Superior al Magistraturii alesi la nivelul curtilor, adica Virgil Andreies, presedintele CSM, Dan Lupascu, de la Curtea de Apel Bucuresti, si Costel Dragut, de la Curtea de Apel Craiova. Judecatorii din tara au mai cerut, in urma cu citeva saptamani, convocarea Adunarilor Generale ale magistratilor pentru a decide revocarea a trei membri CSM alesi din partea tribunalelor si judecatoriilor, respectiv Ana Labus, Florica Bejinaru si Alexandrina Radulescu. Procedurile de revocare au fost demarate de Judecatoria Braila si Tribunalul Comercial Mures din cauza lipsei de reactie a membrilor CSM alesi din partea tribunalelor si judecatoriilor la starea actuala a justitiei, mai exact la criza financiara si atacurile politice. Procedural, au fost chemate sa se intruneasca adunarile judecatorilor care sa decida revocarea, iar apoi hotararea trebuie sa fie trimisa la CSM, ultimul cuvant urmand sa-l aiba Parlamentul. Este nevoie de voturile a jumatate plus unu dintre judecatori pentru a cere revocarea membrilor CSM. Din aceeasi categorie: Basescu: Romania va accelera procesul de acordare a cetateniei pentru moldoveniANI afirma ca nu a fost instiintata despre verificarile procurorilor DNABoc: Liberalii au topit banii ca la cazinou Voteaza

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Lodo Alfano, il Colle risponde a Grillo (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

La replica alle cinque domande poste daL comico genovese attraverso il suo blog Lodo Alfano, il Colle risponde a Grillo «Ecco perché Napolitano ha firmato» Il Quirinale: la "bussola" del capo dello Stato è stata la sentenza della Consulta sull'immunità delle alte cariche ROMA - Giorgio Napolitano ha firmato il lodo Alfano perché la legge rispondeva alle condizioni poste dalla Corte Costituzionale nel 2004. Quella sentenza è stata il «punto di riferimento» seguito da Napolitano e la sussistenza delle condizioni indicate dalla Consulta è stata «la bussola» seguita dal presidente. Il Quirinale ha risposto così alle cinque domande sul perché della firma del lodo Alfano da parte del Quirinale, formulate da Beppe Grillo nel suo blog. La risposta, affidata al capo ufficio stampa Pasquale Cascella, precisa che l'ordinamento non prevede che il Quirinale possa chiedere alcun «parere preventivo» alla Corte, alla quale invece è demandato comunque «il controllo ultimo di legittimità delle leggi». LA PREMESSA - Nella risposta a Grillo, Cascella premette che le considerazioni con cui il comico genovese accompagna la sua richiesta «tendono obiettivamente a spingere il capo dello Stato in una disputa squisitamente politica del tutto estranea all'esercizio delle sue funzioni di garanzia istituzionale». LE MOTIVAZIONI - Quindi il capo ufficio stampa del Quirinale sottolinea che le cinque domande di Grillo (perché Napolitano ha firmato il lodo Alfano che consente l'impunità a Silvio Berlusconi nel processo Mills?; perché non si è autoescluso dal lodo Alfano?; perché ha firmato in un solo giorno invece di rimandare la legge alle Camere? ; perché ha firmato senza consultare la Corte per un parere preventivo?; perché ha firmato sapendo che in precedenza la Consulta aveva bocciato il lodo Schifani che del lodo Alfano è una fotocopia?) «possono agevolmente trovare adeguata risposta nelle comunicazioni con cui la presidenza della Repubblica, proprio in nome della corretta e trasparente informazione dell'opinione pubblica, ha accompagnato i suoi atti». Cascella ricorda dunque le parole del Quirinale: «Già il 2 luglio 2008, autorizzando la presentazione alle Camere del disegno di legge del governo in materia, una nota del Quirinale riferì che "punto di riferimento per la decisione del capo dello Stato è stata la sentenza n.24 del 2004 con cui la Corte costituzionale dichiarò l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge n. 140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Stato". Nella stessa comunicazione si rilevò che, per quanto compete al capo dello Stato in questa fase, il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei ministri "è risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza", poichè "la Corte non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale" e, inoltre, giudicò "un interesse apprezzabile" la tutela del bene costituito dalla "assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche", rilevando che tale interesse "può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale", e stabilendo a tal fine alcune essenziali condizioni ». «La sussistenza di tali condizioni, quindi - prosegue Cascella - ha costituito la bussola esclusiva del capo dello Stato, tant'è che il 23 luglio 2008 in una nuova nota relativa all'approvazione della legge si rilevò: "Non essendo intervenute, in sede parlamentare, modifiche all'impianto del provvedimento, salvo una integrazione al comma 5 dell'articolo unico diretta a meglio delimitarne l'ambito di applicazione, il Presidente della Repubblica ha ritenuto, sulla base del medesimo riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale, di procedere alla promulgazione della legge"». LA CONCLUSIONE - Questa la conclusione di Cascella: «Queste attente valutazioni, rese pubbliche a tempo debito, valgono ancora oggi, per quanto attiene alle competenze proprie del Presidente della Repubblica. Del resto, il controllo ultimo sulla legittimità delle leggi è affidato alla Corte costituzionale, alla quale, contrariamente a quanto da Lei assunto, l'ordinamento non consente la richiesta, da parte del Presidente o di chiunque altro, di alcun parere preventivo». stampa |

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Fra Cavaliere e toghe riparte uno scontro segnato dalle incognite (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

LA NOTA Fra Cavaliere e toghe riparte uno scontro segnato dalle incognite Opposizione e Anm compatte contro Palazzo Chigi. Il rischio di un boomerang La sensazione sgradevole è che si stia andando di nuovo verso un conflitto istituzionale fra Silvio Berlusconi e alcuni settori della magistratura. Esito prevedibile, dopo le motivazioni della sentenza di condanna per corruzione dell'avvocato inglese David Mills, accusato di aver mentito per favorire la Fininvest. La domanda è se si tratti di un'esplosione polemica destinata a rientrare rapidamente; oppure se il corpo a corpo appena ripreso fra palazzo Chigi e potere giudiziario sia l'inizio di qualcosa di peggio e di più duraturo. Per il momento si indovina solo che se Silvio Berlusconi riferirà al Parlamento come aveva annunciato a caldo, lo farà dopo le elezioni europee del 6 e 7 giugno: magari rafforzato dal voto. Ma prima si potrebbe assistere ad un inasprimento dei rapporti fra il premier ed il potere giudiziario. La reazione dell'Anm è durissima: chiede di fermare «l'aggressione ai magistrati». Il Csm, invece, di cui è presidente il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sembra deciso a non assecondare le spinte più radicali che riemergono al suo interno. In questo contesto, le nomine decise ieri alla Rai aumentano l'ira del centrosinistra. E lasciano presagire una sorta di «aventinismo» dell'opposizione limitato per ora al Cda della tv di Stato, ma in prospettiva applicabile anche altrove: un assenteismo ostentato dai luoghi in cui la coalizione governativa può imporre i suoi numeri e le sue logiche. A sinistra, ma anche nell'Udc, si fa strada una strategia elettorale tesa a raffigurare l'Italia come un Paese condannato al pensiero unico berlusconiano; guidata da un primo ministro corruttore che si sarebbe salvato dalla condanna solo grazie alla sospensione dei processi per le alte cariche dello Stato, introdotta dal lodo Alfano; e sull'orlo dell'isolamento sul piano internazionale a causa delle misure in materia di immigrazione clandestina. Ma di rimbalzo promette di accentuarsi anche l'immagine di un'opposizione nella quale ogni distinguo fra Pd e Idv dipietrista è saltato, in nome dello scontro totale con Berlusconi. Con un secondo effetto, però: lo schieramento ostile al cavaliere finisce per presentarsi indebolito, radicalizzato e insieme rassegnato a tentare l'ennesima «spallata finale» ad alto rischio: perfino quello di trasformare l'ultima demonizzazione del presidente del Consiglio in un boomerang elettorale. La prospettiva che il leader della coalizione vada in Parlamento per attaccare, più che per difendersi, induce il Pd a suggerirgli di rinunciare a quella che definisce «sceneggiata ». Dovrebbe piuttosto farsi processare, incalza il partito di Dario Franceschini. Antonio Di Pietro va oltre: gli chiede di dimettersi. Richiesta insieme irricevibile e rischiosa. Irricevibile perché il fatto che il tribunale di Milano abbia depositato la sentenza due settimane prima del voto europeo porta la maggioranza a gridare all'unisono alla «giustizia politica». Berlusconi torna ad additare alcuni deimagistrati che hanno condannato Mills come suoi avversari legati all'estrema sinistra. Insomma, riaffiora dovunque un armamentario foriero soltanto di tensioni. Ma l'invocazione delle dimissioni comporta anche dei rischi perché delegittima il governo e sottovaluta un premier che si scatena quando viene attaccato. Per questo, dietro le parole sdegnate una parte dell'opposizione è cauta: teme di offrirgli un vantaggio, pur senza volerlo. D'altronde, se davvero Berlusconi gettasse la spugna, l'Italia ne uscirebbe destabilizzata. E si creerebbe un vuoto di potere che l'opposizione attuale non è in grado di riempire. Casini teorizza da tempo che la legislatura iniziatasi nel 2008 non durerà cinque anni; che si interromperà di colpo, se la maggioranza berlusconiana risulterà schiacciata dai problemi; e che la rottura finirà non per indebolire, ma per rafforzare ulteriormente il presidente del Consiglio. Il muro contro muro che si sta profilando in queste ore sulla giustizia dice che la situazione è oggettivamente delicata: sul piano economico e non solo. Forse, un'analisi delle incognite più fredda e meno strumentale da parte di tutti scongiurerebbe tentazioni e illusioni miopi, destinate a scaricarsi sul Paese. Massimo Franco stampa |

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La (strana) campagna di Sicilia Centrodestra contro il Lombardo (sezione: Giustizia)

( da "Corriere.it" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Verso il voto Le Europee / I protagonisti La (strana) campagna di Sicilia Centrodestra contro il «suo» Lombardo Le rilevazioni danno il Pdl oltre il 50. Dispetti e liti con il leader dell'Mpa di Gian Antonio Stella «Bedda matri, chi cavuruuu!», sbuf­fa un ciccione nella pubblicità di una rivendita di congelatori: «Madonna, che caldo!». E fa caldo davvero, in Sici­lia. Caldissimo. Tutta colpa dello scon­tro incandescente che, con la sinistra mogia mogia a fare da spettatrice, è esploso tra Raffaele Lombardo e il Po­polo della Libertà che lo ha eletto. Scon­tro definito dagli stessi protagonisti co­me «una guerra termonucleare». Al ter­mine della quale il governatore teme addirittura di fare una brutta fine... Per capirci qualcosa, bisogna parti­re dall'inizio. Cioè da quel giorno del 2005 in cui, sull'ultima trincea delle comunali di Catania, dopo una prima­vera elettorale segnata da una catena di sconfitte disastrose, il centrodestra berlusconiano trovò nel baffuto medi­co catanese che aveva lasciato la segre­teria regionale dell'Udc per mettersi in proprio col Movimento per l'Autono­mia, il «mago» capace di bloccare l'avanzata del centro-sinistra. Grandi feste, complimenti, impegni di allean­ze sempre più strette. Finché, al mo­mento di andare al rinnovo del gover­no regionale dopo l'azzoppamento giudiziario di Totò Cuffaro, il Cavalie­re pagò la cambiale. Scelta vincente: don Raffaele passò a valanga, con 35 punti di vantaggio su Anna Finocchia­ro. E la destra inondò l'Ars con 62 de­putati contro 28 del centro-sinistra. Un trionfo. Proprio lì, però, sarebbero comin­ciati i guai. Troppa abbondanza. Troppa sicurezza. Troppi appetiti. Diventati sempre più insaziabili col progressivo smottamento della sini­stra e l'inesorabile dilagare della de­stra nei sondaggi. Al punto che l'ulti­mo di Demopolis, pubblicato ieri da La Sicilia, dà il Pd al 18%, Di Pietro al 5%, Rifondazione all'1,5%, Sinistra e Li­bertà all'1,7% (totale: poco più del 26%!) e il Popolo della Libertà oltre il 50%, con un margine di miglioramen­to tale da poter sognare il 55%. Quan­to basterebbe ai berlusconiani per fare a meno non solo dell'Udc (data al 10%) ma anche dell'Mpa. Certo, le Eu­ropee non dovrebbero avere effetto sulle giunti locali. Ma perché spartire con altri se si potrebbe farne a meno? Fatto sta che di giorno in giorno i ge­sti di ostilità intestini si sono moltipli­cati. Soprattutto dal momento in cui, qualche settimana fa, il Pdl ha scelto come coordinatore regionale Giusep­pe Castiglione, cioè l'ex europarlamen­tare e attuale presidente della Provin­cia di Catania (toccò alla Cassazione di­chiararlo decaduto per incompatibili­tà dalla carica a Strasburgo perché non trovava il tempo di dimettersi...) che il presidente regionale considera come il suo avversario numero uno. Da quel momento, botte da orbi. Accuse reciproche di lottizzazione, oc­cupazione delle poltrone, sfacciato clientelismo. «Furti» ripetuti di depu­tati regionali e consiglieri comunali e assessori provinciali altrui. Guerri­glie nei comuni con esodi di massa. Fino allo scontro totale. Di qua Casti­glione che mentre ribadiva la «leale alleanza» con l'Mpa spiegava però che dopo le Europee («puntiamo al 51%») sarà «opportuna una verifica per rafforzare il governo regionale» poiché è l'Ars, controllata dal Pdl, il «vero motore della politica siciliana» dato che «ha varato più di 35 leggi, la maggior parte di iniziativa parlamen­tare e non governativa». Di là Lom­bardo a ribattere colpo su colpo bol­lando quelli che lo hanno piantato in asso per transitare nel Pdl, quale il suo ex-pupillo Salvatore Lentini, co­me uno «stigghiularu». Cioè un ven­ditore ambulante di budella. Fino al caos. «Questo è il peg­giore governo degli ultimi quindici anni», attacca il presi­dente berlusconiano dell'Ars Francesco Cascio, invelenito per il dispetto di Lombardo che gli aveva abbattuto il «suo» pre­sidente dello Iacp. «Su Cascio po­tremmo dire verità sgradevoli», ribatte velenoso il governatore. «Lancio un concorso internazio­nale di idee per il superamento del 'cuffarismo' come sinoni­mo di clientelismo», affonda per­fido Totò Cuffaro: «Come dimo­stra la leggina che distribuiva a piog­gia 78 milioni di euro, la politica clien­telare la fa Lombardo». «Eh no!», salta su l'accusato: «Quel­la leggina non è mia: l'ha votata l'Ars, alle otto di mattina, dopo due notti in­sonni. C'erano dentro delle cose serie, ma altre regalie no. Il mio governo ave­va presentato una legge stravolta in commissione come quella sui nuovi dirigenti. La guerra nucleare col presi­dente dell'assemblea Cascio è dovuta anche a questo. Siccome il commissa­rio dello Stato ha impugnato quella leggina, lui voleva che io ricorressi contro quella impugnazione davanti alla Corte costituzionale. Io gli ho ri­sposto: no, no, no». Botta di Cascio: «Stiamo valutando dopo il commissariamento dello Iacp, se ci sono le condizioni per denuncia­re Lombardo alla Procura della Repub­blica per abuso di potere». Risposta del governatore: «Credo che nel Pdl stia facendosi strada un delirio di on­nipotenza. Chi conosce la psichiatria sa bene di che cosa parlo. Basta legge­re i giornali. Io a Cascio l'ho detto: rac­cogliete le firme e buttatemi giù». Ne è convinto: «Dietro tutto c'è la guerra alla riforma sanitaria fatta dall'assesso­re Massimo Russo. Il dimezzamento delle Asl. La fine del sistema dello sfondamento dei budget. Dicono che il mio è il peggior governo degli ulti­mi 15 anni? Per i padroni dei laborato­ri, degli ambulatori, dei centri analisi «convenzionati» della sanità che era­no oltre 1.800 il mio è il peggior gover­no degli ultimi cinquant'anni. E così per i furbi che facevano pagare i vacci­ni per la prevenzione del virus del pa­pilloma oltre cento euro invece che 43 come adesso. E per quelli che voleva­no fare i soldi con le pale eoliche...». «Questa poi: Lombardo moralizzato­re! », ridacchiano i nemici, sbarrando l'ipotesi d'un governo istituzionale con le parole usate pochi mesi fa da Anna Finocchiaro: «Lombardo è temi­bilissimo perché ha costruito un siste­ma di potere clientelare spaventoso che ha riportato la Sicilia al Medioe­vo ». Lui, don Raffaele, nega furente: «Abbiamo toccato troppi interessi. Ec­co la verità. Troppi. Ma vado avanti. Non c'è alternativa. L'alternativa è il baratro». E spiega: «La nostra grande colpa è di batterci, a differenza degli ascari della mia stessa maggioranza, per l'autonomia della Sicilia. La Sicilia ai siciliani, diceva Antonio Canepa. Fu osteggiato, denigrato e alla fine ucci­so. Non escludo possa succedere an­che a me...». stampa |

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Salute mentale, inaugurato il centro Treviso Nord (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Salute mentale, inaugurato il centro Treviso Nord Servirà parte del comprensorio. Dario: gli ospiti del Gris rientano in comunità Apre il nuovo Centro di salute mentale «Treviso Nord», per servire il distretto sociosanitario di Paese e Villorba. La nuova struttura accoglie tutta la domanda di prevenzione, cura e riabilitazione delle patologie psichiatriche proveniente dal territorio del hinterland nord e comprendente circa 125.000 abitanti. «Un esempio per tutto il sistema sanitario del Veneto e delle altre regioni d'Italia», ha commentato l'assessore regionale alla sanità Sandro Sandri. In questo momento il CSM segue più di 1200 cittadini residenti. Sono circa 300 le persone che ogni anno chiedono aiuto per la prima volta e che necessitano di periodi di cura. Vi vengono svolte visite psichiatriche e psicologiche per persone maggiorenni che presentano problemi clinici di depressione, disturbi d'ansia, psicosi schizofreniche, anoressia. «Queste patologie sono in aumento - ha spiegato Claudio Dario, Direttore dell'Ulss 9 - ma solo perché siamo in grado di intercettarne molte, e precocemente. Oggi aggiungiamo un nuovo tassello agli interventi in area psichiatrica finanziati con la vendita del Sant'Artemio. La nostra azienda comprende 4 Centri di salute mentale: Casa Calamai a Treviso, quello di Oderzo inaugurato poco più di un anno fa, e per Mogliano abbiamo definito già un'adeguata sistemazione con alcuni interventi. Per quanto riguarda Paese e Villorba era necessario individuare una soluzione consona». Il CSM sorge accanto alla sede del Distretto socio sanitario n. 2 e ne ripete la struttura, tanto che i due edifici appaiono come costruzioni «gemelle». «L'obiettivo - spiega Dario - è far sì che i 300 ospiti del Gris possano tornare nelle loro comunità, per vivere senza lo stigma della non normalità». (fe.cip)

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Doppio canone fognario Arriva il difensore civico (sezione: Giustizia)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Un'Altra Treviso prende posizione contro il Comune Doppio canone fognario Arriva il difensore civico Risarcimenti del doppio canone fognario: Gigi Calesso (nella foto) e Anna Mirra di Un'Altra Treviso chiedono l'intervento del difensore civico del Veneto contro la «pretesa» di Ca' Sugana di chiedere ai cittadini interessati tutte le vecchie bollette, pena l'esclusione dal rimborso. «Con sentenza numero 335 del 10 ottobre 2008 - si legge in una nota - la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge Galli e successive modifiche nonché l'articolo 155 del decreto legislativo 152 del 2006, poiché ha ritenuto tali disposizioni irragionevoli in quelle parti in cui asseriscono che la quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione è dovuta dagli utenti anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi». Sono quindi doverosi i rimborsi a chi ha pagato per un servizio di fognatura di cui non ha mai goduto. Però il Comune ha previsto che la richiesta di restituzione del canone di depurazione per le vechie annualità sia corredata di copia delle fatture del servizio di acquedotto e delle ricevute dell'avvenuto pagamento. Ma anche qui Ca' Sugana sbaglierebbe: «In data 27 marzo 2009 - dice Un'Altra Treviso - il Comune ha interpellato la Corte dei Conti per sapere se le amministrazioni debbano rimborsare la quota per le annualità pregresse previa presentazione da parte degli utenti di "richiesta debitamente documentata" oppure se la debbano accordare sulla base della documentazione già in possesso del Comune. Con delibera dell'8 aprile 2009 la Corte ha risposto che il Comune deve muoversi con la documentazione di cui è già in possesso, senza pretendere dai cittadini bollette spesso perdute. Eppure il Comune insiste». E quindi Un'Altra Treviso chiede l'intervento del difensore civico.

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Il Governo impugna la Finanziaria provinciale (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Governo impugna la Finanziaria provinciale Contestata la riduzione dell'1 per cento dell'Irap per le imprese attive in agricoltura Il presidente Dellai: «Decisione molto discutibile» Il settore rischia un salasso da 5 milioni TRENTO. Il Consiglio dei ministri ha impugnato davanti alla Coret Costituzionale la Finanziaria della Provincia di Trento. Sotto accusa la riduzione dell'1 per cento dell'Irap per il settore dell'agricoltura e i rimborsi in materia di tariffa idrica. La misura più importante è la prima. La riduzione dell'Irap era stata studiata per tutte le imprese, ma per il governo, nel settore agricolo ci sono già interventi previsti dalla finanziaria statale e non se ne possono fare altri. Il presidente della giunta provinciale Lorenzo Dellai è sorpreso: «Mi sembra una questione di lana caprina, di dettaglio». Il consiglio dei ministri,su proposta del ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, ha impugnato la legge della provincia di Trento sull'assestamento del bilancio annuale 2009 e pluriennale 2009-2011 della Provincia. La legge in esame, secondo il ministero, presenterebbe profili di illegittimità relativamente all'articolo 3, comma 2, in materia di Irap e all'articolo 56, comma 1 in materia di tariffe per la depurazione. In particolare l'art. 3, comma 2 nel ridurre di un punto percentuale l'aliquota per le imprese agricole, delle cooperative della piccola pesca e dei loro consorzi, sarebbe in contrasto con l'articolo 16, d. lgs. n. 446/97, violando l'articolo 117 della Costituzione in materia di sistema tributario. La Finanziaria della Provincia prevede la riduzione dell'1 per cento dell'Irap a tutte le imprese, anche quelle agricole. Il governo, però, osserva che, con la legge Finanziaria 2009 l'aliquota Irap per l'imprenditore agricolo è stata fissata nella misura dell'1,9 per cento. La riduzione dell'1 per cento porterebbe, quindi, l'imposta allo 0,9 per cento. Secondo, il governo, però, la Provincia non può più abbassare l'imposta perché aveva già provveduto la finanziaria nazionale. Il presidente Dellai è molto dubbioso: «Siamo perplessi, sia dal punto di vista sostanziale che dal punto di vista giuridico. Questa decisione ci sembra molto discutibile e anche molto di dettaglio. Risulta difficile capire come il governo si metta a impugnare davanti alla Corte Costituzionale una legge finanziaria su una questione di lana caprina come questa». Se la Consulta dovesse accogliere il punto di vista del governo, sarebbe una mazzata non secondaria per l'agricoltura trentina che dovrebbe, visto che la riduzione dell'1 per cento ammonta a circa 5 milioni e mezzo di euro. Preoccupato anche il presidente della Coldiretti Gabriele Calliari: «Faremo i conti, certo che il momento non è dei migliori e questo comporterebbe spese ulteriori». Adesso, comunque, sarà la Corte Costituzionale a decidere. Il governo ha deciso impugnato anche l'articolo 56, comma 1. La norma, nel conferire alla Giunta provinciale la possibilità di determinare con propria deliberazione i criteri e le modalità per dare attuazione alle finalità dell'articolo 8-sexies del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208 (in materia di tariffa per la depurazione), disciplinando anche le modalità di rimborso ai comuni delle somme corrisposte agli utenti, attribuisce alla Provincia una competenza che, invece, ai sensi del comma 4 dello stesso articolo 8 sexies, è in capo al Ministro dell'ambiente, il quale stabilisce con propri decreti i criteri ed i parametri per l'attuazione delle norme contenute nell'articolo 8 sexies.

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Se è innocente lo dimostri (sezione: Giustizia)

( da "Trentino" del 22-05-2009)
Pubblicato anche in: (Gazzetta di Mantova, La) (Tribuna di Treviso, La) (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Giustizia

Caso Mills. Per D'Alema vicenda vergognosa, l'Anm pretende rispetto per i giudici «Se è innocente lo dimostri» Franceschini ad Annozero invita il premier a farsi processare Grillo chiede conto a Napolitano sul lodo Alfano. Il Quirinale: della legittimità risponde la Consulta ROMA. Secondo il buon senso Berlusconi «dovrebbe dimettersi», ma «se è innocente rinunci al lodo Alfano e si faccia giudicare come tutti i cittadini. E a questa domanda risponda "si" o "no"». E' la sfida lanciata ieri sera da Dario Franceschini ad "Annozero" di Michele Santoro. Sul caso Mills anche Massimo D'Alema replica gli attacchi di Berlusconi alla magistratura avvertendo che la vicenda è scandalosa e il Cavaliere dovrebbe almeno tacere. Mentre il Quirinale, sollecitato da Beppe Grillo, spiega intanto che per la firma sul lodo Alfano la bussola è stata quella indicata dalla Consulta. D'Alema sottolinea come «del contenuto della sentenza non si parla perché il fatto è scomparso dall'informazione e ci sono solo solo i commenti, ma il fatto è clamoroso». L'ex premier ricorda che Mills «è stato condannato per falsa testimonianza, la falsa testimonianza di questo signore ha avvantaggiato enormemente Finivest e questo signore ha ricevuto 600 mila dollari da una società off-shore controllata dal presidente del Consiglio». Il presidente dell'Associazione magistrati, Luca Palamara, chiede torna invece a chiedere «rispetto» perché non vuole essere trascinata «sul terreno di contrapposizione che non le appartiene». Il leader del sindacato dei magistrati ricorda che «non possiamo assuefarci alla gravità delle accuse del momento provenienti da chi ricopre una delle più alte cariche istituzionali». Il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini chiede a «tutti coloro che hanno a cuore le regole della convivenzza democratica e il principio di separazione dei poteri di intervenire per fermare questo metodo distruttivo del confronto democratico». Ancora da parte del Pd giungono reazioni indignate: «Berlusconi - afferma Pierluigi Bersani - inserisce veleni nella democrazia e con gli attacchi al Parlamento tende a picconare la costituzione materiale». Il premier, attacca Anna Finocchiaro, si considera «un intoccabile». Beppe Grillo rivolge cinque domande al presidente Napolitano sul lodo Alfano: perché lo ha firmato, perché non si è autoescluso, perché non lo ha rimandato alle Camere, perché ha firmato senza attender la Corte costituzionale e perché lo ha firmato sapendo che era una fotocopia del già bocciato lodo Schifani. Il Quirinale ha replicato ricordando tutti i passi seguiti nella vicenda, ricordando che il «controllo ultimo sulla legittimità delle leggi è affidato alla Corte costituzionale alla quale l'ordinamento non consente la richiesta di pareri preventivi». Per Di Pietro, leader dell'Idv, Berlusconi impersonifica il «doppio stato» e si è «messo in politica per risolvere i suoi problemi giudiziari». Per mettere fine al suo potere solo il voto popolare italiano può liberarci da Berlusconi». Per i comunisti, il segretario Diliberto accusa: «E' clamoroso come Berlusconi non soltanto non si dimetta ma attacca i magistrati che l'avrebbero condannato se non si fosse fatta una legge per impedirlo». In un qualsiasi altro Paese, incalza il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, Berlusconi accusato di corruzione «si sarebbe dovuto dimettere. Invece in Italia gli hanno fatto addirittura una legge per non farlo processare». (v.l.)

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lega di a: no ad abete commissario vuole un ex avvocato di berlusconi (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina 58 - Sport Lega di A: no ad Abete commissario vuole un ex avvocato di Berlusconi MILANO - Nessuna ingerenza da parte della Figc. Ieri la Lega di Serie A ha deciso che diserterà l´assemblea generale del 25 maggio, convocata per tentare un´ultima mediazione con la B ed eleggere un presidente unitario, e ha anche mandato precise indicazioni sul nome del commissario che dovrà essere nominato dalla Federazione. «Vogliamo una personalità di alto profilo giuridico, super partes ed estranea al mondo del calcio. Questo esclude un commissariamento da parte della Figc che non esprime la necessaria terzietà», ha detto Maurizio Beretta, presidente delle 19 società "scissioniste" (ieri 17 perché mancavano il Cagliari e la Reggina ormai retrocessa), supportato al momento dell´annuncio dai rappresentanti di molti club con Cobolli Gigli, Galliani e Paolillo seduti uno accanto all´altro. L´identikit tracciato da Beretta spazza via l´ipotesi Giancarlo Abete con i due vice Tavecchio e Albertini (in via Allegri questa presa di posizione è stata accolta con fortissima irritazione). Durante la riunione della A, è stato fatto il nome di un possibile commissario che avrebbe il gradimento della nuova Lega: Romano Vaccarella, ex membro della Corte Costituzionale in quota centrodestra e avvocato civilista di Silvio Berlusconi in diversi procedimenti. (stefano scacchi)

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no del governo alla legge che vuole favorire le donne (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina I - Napoli Il Consiglio dei ministri impugna le norme elettorali varate dal consiglio regionale No del governo alla legge che vuole favorire le donne Il governo ha impugnato la legge elettorale della Campania per vizi di forma e nel merito, poiché obbliga a dare voti di preferenza a generi diversi, con l´obiettivo di favorire l´elezione delle donne. Ciarlo (Pd): rilievi pretestuosi. Deciderà la Corte costituzionale. PATRIZIA CAPUA A PAGINA II

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"posizione inconsistente i rilievi sono pretestuosi" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina II - Napoli Corte Costituzionale Listino del presidente Pietro Ciarlo, capogruppo Pd in consiglio regionale, contesta la scelta di Palazzo Chigi "Posizione inconsistente i rilievi sono pretestuosi" La Corte impiegherà cinque o sei mesi per decidere, sono convinto che respingerà il ricorso dell´esecutivo Il centrodestra difende a spada tratta il listino perché Berlusconi vuole indicare i possibili eletti in Campania «Sono convinto che la legge sia legittima e innovativa. Forse per questo non è gradita al governo nazionale». Pietro Ciarlo, capogruppo del Pd in consiglio regionale, contrattacca: «Il comunicato di Palazzo Chigi non spiega perché la legge sarebbe illegittima, ma si limita semplicemente ad affermare che essa limiterebbe la libertà dell´elettore. Rilievi pretestuosi, posizione inconsistente». Non la sfiora il dubbio che l´elettore potrebbe essere condizionato nelle scelte da troppi vincoli? «L´elettore ha amplissima libertà. Può scegliere di non dare preferenza, o di darne una sola. Solo nel caso decidesse di darne due, ne deve dare una a un candidato di genere maschile e l´altra a uno di genere femminile. è ovvio che nel caso di due preferenze a un candidato dello stesso genere, è annullata la seconda». Il Pdl applaude al governo che ha impugnato "l´iniqua legge che aboliva il listino alla Regione". «Il Pdl ha sempre difeso e difende il listino. Questa è una scelta politica che non ha niente a che vedere con la legittimità della legge regionale della Campania. Se altri preferiscono liste bloccate o altre soluzioni, le devono far valere nella sede politica, non surrettiziamente in quella della verifica di legittimità costituzionale». Si aspettava questa mossa? «Appena approvata la legge, esponenti del Pdl, prima ancora di leggerla, avevano già dichiarato che il governo l´avrebbe impugnata. Singolare capacità di previsione». Quanto tempo ci vorrà per il giudizio della Corte Costituzionale? «Cinque, sei mesi». Se desse ragione a chi ha impugnato? «Dipende da come fa la sentenza, se l´accoglie totalmente, o in parte. Secondo me respinge il ricorso del governo. Pure lo Statuto è fortemente innovativo, siamo riusciti a farlo approvare anche col voto favorevole dell´opposizione. Con la legge elettorale la cosa, invece, è più delicata. Il Pdl difende a spada tratta il listino perché il loro leader nazionale vuole indicare alcuni dei possibili eletti in Campania». Le veline, per esempio? «Noemi l´ha detto chiaro e tondo: deciderà papi, o faccio la soubrette oppure il parlamentare europeo. L´altra è che certi politici, se si sentono protetti a livello nazionale, sono facilitati». La Regione come si difenderà? «Dovranno arrivare gli atti formali e sarà la giunta a costituirsi in giudizio davanti alla Corte». (p.c.)

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regione, il governo impugna la nuova legge elettorale - patrizia capua (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica, La" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Pagina II - Napoli Regione, il governo impugna la nuova legge elettorale "Incostituzionale la doppia preferenza uomo-donna" Iniziativa del ministro Fitto "Contrasti con il diritto all´elettorato attivo e passivo" PATRIZIA CAPUA Il consiglio dei ministri ha impugnato, su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, la legge elettorale della Regione Campania del 27 marzo scorso. Il sistema di elezione del presidente e dei consiglieri è oggetto di competenza legislativa concorrente tra lo Stato e la Regione. Il Parlamento ha adottato in questo senso la legge numero 165-2004, che detta i principi fondamentali della materia. Il governo chiama in causa l´articolo 4 della legge, in cui, nelle disposizioni in materia di "scheda elettorale", si prevede che l´elettore possa esprimere uno o due voti di preferenza per candidati compresi nella stessa lista. Il comma 3 del medesimo articolo prevede che «nel caso di espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l´altra un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l´annullamento della seconda preferenza». E questo, secondo il Cdm, presenta profili di illegittimità costituzionale. «Tale disposizione si pone in contrasto - si sostiene - con il diritto all´elettorato attivo e passivo, di cui agli articoli 3, primo comma, 48 e 51, primo e secondo comma, della Costituzione». L´impugnazione richiama anche la Regione al fatto che, «pur avendo già approvato il nuovo Statuto, in prima e in seconda lettura, senza che il Consiglio dei ministri del 27 marzo 2009 abbia sollevato questione di legittimità costituzionale, non lo ha ancora promulgato, in quanto in attesa del decorso dei termini (tre mesi dalla pubblicazione) per l´eventuale richiesta del referendum confermativo». Lo Statuto in realtà sta per essere promulgato in queste ore. «Pertanto, - prosegue il ministero - la Regione in materia elettorale può soltanto prevedere norme di dettaglio e non una disciplina organica difforme dall´articolo 5 legge costituzionale n. 1/1999, come stabilito dalla Corte Costituzionale». Immediate le reazioni di politici del centrosinistra, a sostegno della legge elettorale della Campania. Per la senatrice del Pd Annamaria Carloni, la scelta del Consiglio dei ministri di impugnare la legge elettorale, «alla vigilia di un importante tornata elettorale e proprio sul comma che riguarda la doppia preferenza, è del tutto strumentale ed è dettata solo da ragioni politiche». «Con l´introduzione di un regime di doppia preferenza, per un uomo e una donna (pena l´annullamento della seconda preferenza) e con l´abolizione del listino - prosegue Carloni - si è fatto un passo in avanti di rilievo». Per Massimo Villone «è da vedere come la Corte costituzionale valuterà questa eccezione di incostituzionalità. La Corte si pronuncerà, i tempi possono essere relativamente brevi. è una prospettazione che mi sembra nuova e c´è una parte dei costituzionalisti che avanza qualche dubbio sulla legittimità, ritenendo che la presenza femminile vada certamente incentivata, ma senza incidere direttamente sulla scelta dell´elettore. Io tendo a pensare che si possa accettare un meccanismo di questo genere, purché la volontà dell´elettore sia nel complesso rispettata. Se esprime una preferenza o ne esprime due del medesimo segno, mi pare difficile che il suo voto scompaia. Bisogna vedere come si può fronteggiare una inosservanza parziale del dettato legislativo. Esistono diverse tipologie di sentenza», chiarisce ancora Villone. Il Pdl dà per scontato il risultato dell´impugnazione. «Un´iniquità scongiurata», afferma Clorinda Boccia Burattino, dirigente di "Azzurro donna", «ancora una volta il governo Berlusconi ha dimostrato di essere vicino alle istanze delle donne e dei cittadini, impugnando l´iniqua legge che aboliva il listino alla Regione Campania».

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Accertamento dal capufficio (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 22/05/2009 - pag: 28 autore: di Benito Fuoco La Commissione del Lazio fissa i paletti Accertamento dal capufficio L'accertamento tributario che non sia firmato direttamente dal titolare dell'ufficio finanziario e non rechi la dimostrazione della preventiva delega rilasciata in favore del funzionario che ha sottoscritto l'atto, è illegittimo; questo funzionario inoltre, deve necessariamente appartenere alla nona qualifica del grado funzionale. Lo ha stabilito la sezione trentasettesima della Commissione tributaria regionale del Lazio nella sentenza n. 43/37/09 depositata in segreteria il 10 marzo scorso. I giudici regionali capitolini, capovolgendo la decisione dei colleghi della provinciale che sul punto avevano rigettato le doglianze del ricorrente, hanno annullato la pretesa recependo le eccezioni di nullità formale dell'atto di accertamento riproposte dal contribuente con i motivi di appello; la commissione quindi, ha motivato la decisione riscontrando una violazione del primo comma dell'articolo 42 del dpr 600/1973, e ciò anche in relazione all'articolo 7 della legge n. 212/2000, sulla cui legittimità si è pronunciata recentemente la Corte costituzionale con l'ordinanza n. 377 del 9 dicembre 2007. I giudici regionali romani hanno fondato la loro decisione sull'attenta analisi dello stesso articolo 42 del dpr n. 600/1973 avendo riguardo, in particolare, al fatto che l'accertamento anziché dal titolare dell'Ufficio, fosse stato sottoscritto da un direttore tributario. «In proposito», osserva testualmente il collegio, «giova ricordare che il menzionato articolo 42 dispone come gli accertamenti in rettifica e gli accertamenti d'ufficio, siano portati a conoscenza dei contribuenti mediante la notificazione di avvisi sottoscritti dal capo dell'ufficio o da altro impiegato della carriera direttiva da lui delegato»; con particolare riguardo a questa espressa disposizione, il collegio rileva come l'ufficio non abbia documentato la preventiva emanazione della delega a favore del funzionario che ha sottoscritto l'atto amministrativo oggetto di gravame; quindi la commissione conclude dicendo come «fermi i casi di sostituzione e reggenza, di cui all'articolo 20, comma 1, lettere a) e b), del dpr n. 266/1987, è espressamente richiesta la preventiva delega a sottoscrivere; inoltre, il solo possesso della qualifica non abilita il direttore tributario alla sottoscrizione, in quanto il potere di organizzazione deve essere in concreto riferibile al capo dell'ufficio».

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Roma Capitale, serve il dialogo (sezione: Giustizia)

( da "Italia Oggi" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ItaliaOggi sezione: Autonomie Locali data: 22/05/2009 - pag: 16 autore: di Sebastiano Capotorto* Le norme inserite nella legge sul federalismo fiscale pongono problemi di sovrapposizione di poteri Roma Capitale, serve il dialogo Concertazione necessaria per sciogliere il nodo delle competenze Superata la fase più immediatamente legata alle esigenze del messaggio politico dettato dalla novità legislativa, tutti gli attori politici e istituzionali interessati potranno, credo, convenire sulla considerazione che la disciplina dedicata dalla legge a Roma capitale (art. 24 legge 5 maggio 2009, n. 42) meriti qualche approfondimento, e anche una discussione pubblica, con un duplice scopo: da un lato, comprenderne significato e portata, e dunque mettere a fuoco i problemi che la disciplina in questione pone, e dall'altro lato impostare dibattito politico e procedure istituzionali in modo da approdare a risultati concreti, utili, e il più possibile condivisi.Preciso subito che considero un indubbio merito di chi l'ha voluto e sostenuto, l'aver inserito la disciplina su Roma (e sulla «città metropolitana», si veda l'art. 23), definita dalla stessa legge transitoria, nel testo normativo dedicato all'avvio del processo di attuazione del federalismo fiscale: del resto questa limitatissima contestualità è ciò che, almeno allo stato attuale, rimane, seppure in modo anomalo, della esigenza, che il movimento delle autonomie aveva rappresentato a parlamento e governo, di un processo di riforma che investisse parallelamente aspetti finanziari, funzioni amministrative, e assetti ordinamentali.Sul piano sostanziale, la legge attribuisce a Roma capitale, «oltre a quelle attualmente spettanti al comune di Roma» una serie di «funzioni amministrative» (elencate al comma 3 dell'art. 24), il cui esercizio sarà (comma 4) «disciplinato con regolamenti adottati dal consiglio comunale nel rispetto della Costituzione, dei vincoli comunitari e internazionali, della legislazione statale e di quella regionale in conformità al principio di funzionalità rispetto alle speciali attribuzioni di Roma capitale». Si noti, dunque, che la legge richiede uno specifico nesso, che la norma riconduce al «principio di funzionalità», e dunque ad obiettivi di razionalità ed efficacia, tra l'esercizio delle funzioni amministrative attribuite a Roma capitale, ed in prima istanza al Comune di Roma, e le speciali attribuzioni derivanti (lo spiega il precedente comma 2) dalla circostanza di essere «sede degli organi costituzionali nonché delle rappresentanze degli stati esteri» presso l'Italia, il Vaticano, le istituzioni internazionali con sede in Roma (Fao ed altre).Ora, se si esamina l'elenco delle funzioni attribuite, pare di poter osservare che, semplificando, ve ne sono di due tipi. Quelle per il cui esercizio il comune aveva già sostanzialmente, beninteso nei limiti stabiliti dalla legislazione previgente, potestà piena: così pare possa dirsi delle funzioni di cui alla lettera d) («edilizia pubblica e privata»), ed alla lettera e) («organizzazione e funzionamento dei servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilità»). Le altre, e cioè quelle di cui alla lettera a) («concorso alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali»), b) («sviluppo economico e sociale con particolare riferimento al settore produttivo e turistico»), c) («sviluppo urbano e pianificazione territoriale»), ed f) («protezione civile, in collaborazione con la presidenza del consiglio dei ministri e la regione Lazio»), hanno una comune caratteristica, che va tenuta nella dovuta evidenza: esse riguardano tutte materie di competenza legislativa concorrente tra stato e regioni ai sensi dell'art. 117, comma 3, della Costituzione.In particolare, esse appaiono ricadere, in tutto o in parte, rispettivamente nella sfera della «valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali», del «sostegno all'innovazione per i settori produttivi», del «governo del territorio», della «protezione civile».Le conseguenze dell'osservazione, sul piano giuridico-istituzionale, sono evidenti, e riguardano il possibile configurarsi di contrasti con i principi dettati dalla Costituzione in materia di competenza concorrente fra stato e regioni, la cui portata e rilevanza la stessa Corte costituzionale non ha mancato di sottolineare ripetutamente. Per non dire, poi, dei possibili contrasti con il principio della competenza generale esclusiva prevista dal comma 4 dello stesso articolo 117.Va riconosciuto, però, che il legislatore delle norme su Roma capitale sembra aver avuto sufficiente consapevolezza del potenziale conflitto che da una non meditata attuazione della legge potrebbe sorgere: ne sono segno inequivocabile l'aver rimesso ad un successivo decreto legislativo non solo la «specificazione delle funzioni» delle quali si è sinteticamente detto (tutte, di entrambe le tipologie che ho più sopra delineato: si veda il comma 5), ma anche la definizione di sedi e modalità per assicurare «i raccordi istituzionali, il coordinamento e la collaborazione di Roma capitale con lo stato, la regione Lazio e la provincia di Roma» (comma 6).Appropriato è, infatti, il riferimento alla provincia di Roma, che dovrà essere sentita, al pari della regione Lazio, prima della emanazione del decreto legislativo attuativo.Non può sfuggire, infatti, che più d'una tra le funzioni amministrative attribuite (per ora) al comune e più sopra ricordate, interferiscono potenzialmente su potestà affidate dalla legge alla provincia, taluna tra le quali senza dubbio da ricomprendere tra quelle fondamentali. Per esempio, va segnalato come problema non certo marginale che, in materia di pianificazione territoriale e di sviluppo urbano (lettera c) del comma 3) esiste, in ordine ai futuri strumenti urbanistici comunali, potenziale contrasto con le funzioni affidate alla provincia di Roma dalla legge regionale (n. 38/99 e s.m.i.) a valle del procedimento, oggi in una fase assai avanzata, preordinato alla adozione ed approvazione del Piano territoriale provinciale generale. Più in generale, la nuova normativa sembra lasciare più di un'incertezza sulla connessione tra l'istituzione di Roma capitale e quella di Roma città metropolitana, seppure essa non esclude formalmente neppure la possibile identità dell'una con l'altra: certo è, però, che più di un dubbio sul reale intento del legislatore, ma soprattutto sulla prospettiva che si è di fatto aperta circa la sua attuazione, pare legittimo.Una considerazione obbligata: la mappa della normativa riconduce a un'immagine non nuova nella nostra storia istituzionale: si tratta di una normativa 'ponte'.Sta agli ingegneri progettisti e alla capacità e all'equilibrio degli esecutori dei lavori, la dimostrazione che il ponte possa giungere all'altra sponda, e non rimanga realizzato a metà e sospeso nel vuoto. Il metodo da seguire è obbligato: dialogo, concertazione.L'obiettivo, che tutti i protagonisti sono responsabilmente vincolati ad anteporre a male intese tutele di ruoli, è un sistema istituzionale efficace. Opera difficile ma non impossibile: si può fare.* Avvocatoconsulente Legautonomie

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Memorial Garrone: premio Calamandrei a Ciampi e Zagrebelsky (sezione: Giustizia)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

JESI pag. 14 Memorial Garrone: premio Calamandrei a Ciampi e Zagrebelsky JESI SI PARLERÀ del valore della legge nella società attuale, della libertà e della Costituzione, domani nei tre momenti del memorial Alessandro Galante Garrone, a cento anni dalla sua nascita.Ad organizzare la giornata alla memoria del fondatore e militante del Partito d'Azione, antifascista, magistrato e storico, è il Centro studi jesino dedicato a Piero Calamandrei, padre Costituente e strenuo difensore della libertà, Centro studi di cui Garrone è stato presidente onorario. «La libertà diceva Calamandrei nel suo discorso ai giovani nel 1950 è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. Sulla libertà bisogna vigilare dando il proprio contributo alla vita politica». Domani mattina (10.30) al teatro Pergolesi Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, terrà una «lectio magistralis» dal titolo: «Dimmi, Pericle, mi sapresti dire che cosa è la legge?». Parteciperà anche Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica, condizioni di salute permettendo. Ad ascoltarlo oltre 500 maturandi. Ad entrambi gli ospiti il Centro studi consegnerà il Premio Calamandrei che anche Galante Garrone ha ritirato a Jesi, nel 1999. A sua a figlia Giovanna invece verrà consegnata la cittadinanza onoraria che il Consiglio Comunale ha recentemente attribuito ad Alessandro. Parteciperà anche Silvia Calamandrei, nipote di Piero. Agli «Onafifetti» il compito di alleggerire l'atmosfera con «La Badoglieide», uno dei canti più noti della Resistenza, che Garrone avrebbe voluto al suo funerale. IN SEGUITO, nella sala convegni dell'università (ore 17), si parlerà de «I valori e le battaglie civili di un laico del 900». Alla tavola rotonda, coordinata da Paolo Borgogna, interverranno il direttore de «La Repubblica» Ezio Mauro, Gustavo Zagrebelsky, Camilla Bergamaschi, Riccardo Marchis, Massimo L. Salvadori, Carlo Augusto Viano e Alfredo Viterbo. Concluderà la giornata lo spettacolo in anteprima nazionale «Il funerale di Neruda» di Luis Sepùlveda e Renzo Sicco. Sara Ferreri

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Le considerazioni con cui accompagna la richiesta tendono obbiettivamente a spingere il Capo d... (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Le «considerazioni con cui accompagna la richiesta tendono obbiettivamente a spingere il Capo dello Stato in una disputa squisitamente politica del tutto estranea all'esercizio delle sue funzioni di garanzia istituzionale». Così il Consigliere del Presidente della Repubblica per la Stampa e la Comunicazione Pasquale Cascella replica a Beppe Grillo con una lettera inviata al suo sito Internet. E ancora: «il controllo ultimo sulla legittimità delle leggi è affidato alla Corte Costituzionale, alla quale - contrariamente a quanto da Lei assunto - l'ordinamento non consente la richiesta, da parte del Presidente o di chiunque altro, di alcun parere preventivo». I cinque quesiti posti al Capo dello Stato Giorgio Napolitano riguardano il cosiddetto Lodo Alfano. «Gli stessi quesiti proposti - replica il Quirinale -, del resto, possono agevolmente trovare adeguata risposta nelle comunicazioni con cui la Presidenza della Repubblica, proprio in nome della corretta e trasparente informazione dell'opinione pubblica, ha accompagnato i suoi atti». «Già il 2 luglio 2008 - si legge nella lettera di risposta a Grillo -, autorizzando la presentazione alle Camere del disegno di legge del governo in materia, una nota del Quirinale riferì che punto di riferimento per la decisione del Capo dello Stato è stata la sentenza n.24 del 2004 con cui la Corte costituzionale dichiarò l'illegittimità costituzionale dell'art. 1 della legge n. 140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Statò. Nella stessa comunicazione - prosegue il Quirinale - si rilevò che, per quanto compete al Capo dello Stato in questa fase, il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei ministri è risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza, poiché la Corte non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale e, inoltre,giudicò un interesse apprezzabile la tutela del bene costituito dalla assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche».

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LA CONSULTA dopo l'estate può sbloccare il processo (sezione: Giustizia)

( da "Unita, L'" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

LA CONSULTA dopo l'estate può sbloccare il processo Il presidente della Corte Costituzionale Amirante non ha ancora emanato il decreto per la fissazione della data per l'esame del Lodo Alfano. La causa sarà dibattuta dopo l'estate. Nel caso di bocciatura del Lodo Alfano il processo Mills potrebbe ripartire.

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Il Quirinale a Grillo: (sezione: Giustizia)

( da "Tempo, Il" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

stampa Botta e risposta Il Quirinale a Grillo: «Il Lodo Alfano risponde ai dubbi della Consulta» Giorgio Napolitano ha firmato il Lodo Alfano perché la legge rispondeva alle condizioni poste dalla Corte Costituzionale nel 2004. Quella sentenza è stata il «punto di riferimento» seguito da Napolitano e la sussistenza delle condizioni indicate dalla Consulta è stata «la bussola» seguita dal presidente. Così il Quirinale risponde a Beppe Grillo che nel suo blog gli rivolge cinque domande. Tra l'altro, precisa, il Colle non aveva alcun obbligo di chiedere un «parere preventivo» alla Corte.

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I l governo Berlusconi apre due nuovi fronti di scontro col Trentino (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

I l governo Berlusconi apre due nuovi fronti di scontro col Trentino I l governo Berlusconi apre due nuovi fronti di scontro col Trentino. Il consiglio dei ministri su proposta del ministro agli affari regionali Fitto, ha impugnato davanti alla Corte costituzionale, per conflitto di competenza, due articoli della legge finanziaria di assestamento 2009, nonché la legge regionale istitutiva del Comune di Ledro, che tocca dunque anche la Regione. Per quanto riguarda la finanziaria, il governo contesta la riduzione dall'1,9% allo 0,9% dell'aliquota dell'Irap rispetto a quella fissata a livello statale per le imprese e le coop del settore agricolo. ALLE PAGINE 22-37 22/05/2009

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Si apre un nuovo fronte di scontro tra il governo Berlusconi e la Provincia di Trento (sezione: Giustizia)

( da "Adige, L'" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Si apre un nuovo fronte di scontro tra il governo Berlusconi e la Provincia di Trento Si apre un nuovo fronte di scontro tra il governo Berlusconi e la Provincia di Trento. Ieri il consiglio dei ministri, su proposta del ministro agli affari regionali Raffaele Fitto (Pdl), ha impugnato davanti alla Corte costituzionale, per conflitto di competenza, due articoli della legge finanziaria di assestamento 2009, approvata nel marzo scorso, nonché la legge regionale ( vedi cronaca di Riva ) istitutiva del Comune di Ledro, che tocca dunque anche la Regione Trentino Alto Adige. Per quanto riguarda la legge finanziaria provinciale, l'articolo più rilevante che viene contestato dal Governo è quello che ha prorogato la riduzione di un punto percentuale dell'aliquota dell'Irap rispetto a quella fissata a livello statale (da 1,9 a 0,9%) per le imprese e le cooperative del settore agricolo, piccola pesca e loro consorzi. Secondo il Governo la Provincia autonoma avrebbe violato l'art.117 della Costituzione in materia di sistema tributario perché, si sostiene: «Con la finanziaria statale per il 2009 l'aliquota per l'imprenditore agricolo è stata fissata in modo definitivo e non più transitorio nella misura dell'1,9% e il legislatore regionale o provinciale che sia, non può più intervenire». Per lo Stato dunque l'impugnativa è giustificata dal fatto che l'Irap non è un'imposta regionale. Quindi le regioni e le province possono incidere sulla relativa disciplina solo nei limiti previsti dalla normativa statale. Il governatore Lorenzo Dellai osserva che sullo specifico punto il Governo ha inteso mutare rispetto alla linea interpretativa tenuta in passato visto che disposizioni provinciali di contenuto analogo erano state finora considerate legittime. «L'aliquota Irap - dichiara il presidente Dellai - l'abbiamo sempre ridotta tutti gli anni anche per il settore agricolo perché riteniamo che valga anche per questo come per gli altri settori la norma generale che consente alle Regioni e province autonome di variare l'Irap fino a un massimo di un punto percentuale». «Abbiamo perplessità di tipo giuridico - ha concluso il presidente - ma anche relative al merito, perché riteniamo la riduzione dell'aliquota una misura necessaria in un momento come questo particolarmente delicato per il settore primario». Il secondo articolo della legge finanziaria provinciale impugnato dal Governo è quello che disciplina a livello locale le modalità di restituzione di somme ai soggetti che hanno versato la tariffa di depurazione anche se non erano allacciati ad alcun impianto di depurazione. Anche in questo caso, secondo lo Stato, la competenza a disciplinare tale fattispecie non rientra nella competenza provinciale ma in quella statale. In particolare, l'impugnativa del Governo sostiene che la competenza sulla disciplina delle modalità di rimborso delle somme corrisposte dagli utenti «è in capo al ministero dell'ambiente il quale stabilisce con propri decreti i criteri e i parametri». Inoltre, viene sostenuto che la norma provinciale viola anche la competenza statale in materia di tutela della concorrenza in quanto «la tariffa di riferimento garantisce uguali criteri di partecipazione competitiva su tutto il territorio nazionale». Alla Provincia è già stato comunicato che il consiglio dei ministri intende impugnare anche altri articoli della Finanziaria provinciale e probabilmente questo avverrà nella prossima riunione del consiglio dei ministri. L.P. 22/05/2009

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Berlusconi: Giudici estremisti (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-22 - pag: 19 autore: Giustizia. Il premier all'offensiva sul caso Mills: «Sentenza scandalosa e senza realtà, criticare le toghe è un diritto dei cittadini» Berlusconi: «Giudici estremisti» «Ora separazione delle carriere» - L'Anm reagisce: ci rispetti, lo scontro è dannoso Luca Ostellino ROMA «Una sentenza scandalosa, che è esattamente il contrario della verità », scritta da «giudici estremisti di sinistra». Silvio Berlusconi rinuncia, per il momento, a intervenire in Parlamento per «raccontare la verità» sul caso Mills e sceglie il palco dell'Assemblea annuale di Confindustria per tornare a sferrare il suo attacco contro «certa» magistratura e un sistema giudiziario quale quello italiano, che rappresenta «una vera patologia dela nostra democrazia». Come già in passato, a Vicenza e Santa Margherita, Berlusconi rilancia davanti alla platea degli industriali, riuniti ieri a Roma, il conflitto istituzionale tra Palazzo Chigi e potere giudiziario, riacceso e inasprito dalla sentenza di condanna per corruzione dell'avvocato inglese David Mills. è quasi un'arringa quella svolta ieri dal presidente del Consiglio davanti ai riflettori televisivi,tra gli applausi del mondo imprenditoriale e con l'ulteriore vantaggio, rispetto alle Aule parlamentari, di non avere di fronte le opposizioni. L'affondo contro quei settori della magistratura il cui vero obiettivo e «farlo fuori politicamente » parte appunto dalla «scandalosa» sentenza sul caso Mills, di cui il premier racconta e spiega punto per punto le «menzogne », disseminate nelle 350 pagine che la compongono. «Essere giudicati da questi giudici –ironizza – è come fare arbitrare Inter Milan a Josè Mourinho...». Rincuorato dagli applausi, Berlusconi attacca a testa bassa: «Non sono solo indignato ma anche esacerbato e devo comunicare la mia indignazione perché quando queste cose succedono a Berlusconi, lui ha le spalle larghe, ma se succedono ad un cittadino normale sono cose che possono rovinargli la vita. Oggi leggo sui giornali –aggiunge –che un cittadino non è giusto che critichi i giudici, io credo invece che sia diritto di ogni cittadino criticare i giudici». Ma è sulla revisione del sistema giudiziario che il premier si mostra più che mai determinato. «Metteremo tutto il nostro impegno nella riforma della giustizia penale e non ci fermeremo fino al-la divisione delle carriere ».Un'accelerazione che il Governo doveva avere già deciso nei giorni scorsi, visto che mercoledì sera il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha riunito tutti i componenti del Pdl delle commissioni Giustizia di Camera e Senato proprio perché l'intenzione è di andare avanti spediti e senza intoppi sul provvedimento. L'obiettivo è che il testo riceva il via libera definitivo entro quest'anno o al massimo all'inizio del prossimo. Diversa la versione del Pd, che sul caso Mills chiede a Berlusconi, per essere credibile, di rinunciare al lodo Alfano. Secondo i democratici il Pdl avrebbe fretta di portare a casa questo testo perché conterrebbe «norme ad personam » che potrebbero salvare Berlusconi proprio dagli effetti della condanna di Mills. Le parole del premier hanno provocato anche la reazione dell'Anm.Per il segretario Giuseppe Cascini, «tutti coloro che hanno a cuore le regole della convivenza democratica e il principio di separazione dei poteri, dovrebbero intervenire per fermare questo metodo distruttivo del confronto democratico ». © RIPRODUZIONE RISERVATA L'OPPOSIZIONE Il Pd: «Il Cavaliere accelera su nuove norme ad personam per salvarsi dalla condanna Per essere credibile dovrebbe rinunciare allo scudo»

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Lodo Alfano, bussola è la Consulta (sezione: Giustizia)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-22 - pag: 19 autore: Risposta di Napolitano a Grillo: la legge firmata rispettava i requisiti fissati nel 2004 Lodo Alfano, bussola è la Consulta ROMA Il Lodo Alfano fu promulgato dal Capo dello Stato perché «corrispondeva» ai rilievi della sentenza con cui la Corte costituzionale bocciò, nel 2003, il Lodo Schifani: la Corte «non sancì» che la sospensione dei processi alle alte cariche dello Stato dovesse essere disposta con legge costituzionale e, inoltre, giudicò «apprezzabile» la tutela a cui era rivolto il Lodo, cioè «il sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche ». La Corte rilevò anche che questo interesse «può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale». Napolitano cita Napolitano per rispondere, tramite il capo ufficio stampa Pasquale Cascella, ai cinque «perché» sulla promulgazione del Lodo Alfano, lanciati ieri da Beppe Grillo sul suo blog. Nella risposta sono infatti citati i comunicati che accompagnarono la presentazione del Lodo Alfano, il 2 luglio 2008, nonché la sua approvazione, il 23 luglio. In entrambi si faceva riferimento ad alcune «essenziali condizioni » alle quali fu subordinata la firma del Lodo da parte del Capo dello Stato. Condizioni ricavate dalla sentenza della Consulta che, ricorda il Quirinale, ha costituito «la bussola esclusiva» per la promulgazione. Napolitano fa sapere di non voler scendere in una «disputa squisitamente politica, del tutto estranea» alle funzioni di garanzia istituzionale proprie del Quirinale. Tuttavia, non rinuncia a far sentire la propria voce in queste ore di infuocata polemica politico-istituzionale e per ricordare che «il controllo ultimo» sulla legittimità delle leggi spetta alla Consulta, alla quale né il Capo dello Stato né «chiunque altro» può chiedere «pareri preventivi». Ma l'esigenza di non scendere nell'agone politico non impedirà a Napolitano di intervenire nello scontro in atto tra le toghe e il Presidente del Consiglio, dopo il violentissimo attacco lanciato da quest'ultimo ai giudici di Milano "rei" di aver scritto che l'avvocato inglese David Mills fu corrotto da Berlusconi per rendere falsa testimonianza in due processi riguardanti il premier. Da oggi il Capo dello Stato è in Sicilia per commemorare i magistrati Falcone e Borsellino e tornerà sul tema del rispetto e della collaborazione tra i poteri dello Stato. Chi, però, si aspettava un'immediata presa di posizione del Csm e del suo presidente (che è, appunto, il Capo dello Stato) a tutela del Tribunale di Milano presieduto da Nicoletta Gandus, è rimasto deluso. L'occasione poteva essere il plenum straordinario sulla funzionalità degli uffici giudiziari, in agenda da tempo, sotto la presidenza di Napolitano. Ma ieri è stato reso noto che la seduta si terrà solo il 9 giugno, dopo le elezioni. D. St.

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E il Quirinale rispose a Grillo sul blog: Consulta, la mia bussola (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 22/05/2009 - pag: 3 Le cinque domande sul lodo Alfano E il Quirinale rispose a Grillo sul blog: Consulta, la mia bussola ROMA Se si eccettua la volta in cui Pertini invitò al Quirinale il cartoonist Andrea Pazienza (per un incontro poi sfumato ma all'insegna della reciproca simpatia, come furono affettuose le incursioni di Benigni davanti a Scalfaro e Ciampi), non era mai successo che un presidente della Repubblica dialogasse pubblicamente con un artista della satira. È successo ieri tra Beppe Grillo e Giorgio Napolitano. Il quale, dopo mesi di provocazioni sempre lasciate cadere, ha deciso di rispondere all'arcipolemico attore e blogger, che lo aveva incalzato con cinque domande sul lodo Alfano. Domande accompagnate da un insolente ultimatum «in caso di silenzio si dimetta» e dall'invito agli internauti a girare al capo dello Stato gli stessi interrogativi. Certo: il presidente replica per interposta persona, cioè attraverso una lettera del suo consigliere per la comunicazione, Pasquale Cascella. Ma, tirato per i capelli, lo fa perché il popolo dei «grillini» ha preso in parola il proprio leader, intasando di messaggi i computer del Colle. Una replica dai toni freddi, rivolta più che a Grillo a tutti quegli italiani che hanno raccolto il suo invito. Per ribadire, si spiega, che dietro la contestata ratifica presidenziale non c'è nulla da nascondere. Il preambolo del messaggio con il cartiglio del Quirinale è studiato per respingere i toni aggressivi e provocatori di Grillo: «Le considerazioni con cui accompagna la richiesta tendono obbiettivamente a spingere il capo dello Stato in una disputa squisitamente politica del tutto estranea all'esercizio delle sue funzioni di garanzia istituzionale». E tuttavia, con l'aria di chi deve ripetere cose note a chiunque si occupi di politica, aggiunge che «il controllo ultimo sulla legittimità delle leggi è affidato alla Corte costituzionale, alla quale contrariamente a quanto da lei assunto l'ordinamento non prevede la richiesta, da parte del presidente o di chiunque altro, di alcun parere preventivo». Insomma: è la Consulta il giudice delle leggi, ciò che dovrebbe almeno spostare il bersaglio di Grillo. Del resto, prosegue la missiva, «gli stessi quesiti proposti possono agevolmente trovare adeguata risposta nelle comunicazioni con cui la presidenza della Repubblica, proprio in nome della corretta e trasparente informazione dell'opinione pubblica, ha accompagnato i suoi atti ». E qui si ricordano le note e puntualizzazioni con le quali il Colle («già dal 2 luglio 2008») rilevava che quella legge risultava «corrispondere ai rilievi formulati da una sentenza della Corte» del 2004 su un provvedimento di analoga ispirazione. Ciò che consente al portavoce Cascella di concludere ripetendo che «la sussistenza di tali condizioni ha costituito la bussola esclusiva del capo dello Stato» sul lodo Alfano. Come, va aggiunto, ha riconosciuto ieri pure il leader dell'Idv, e sponda preferita dei «grillini», Di Pietro. Chiuso il capitolo Grillo, altri nodi politici vengono comunque portati all'attenzione del Quirinale. Il primo nodo rimbalza dall'assemblea di Confindustria, dove Berlusconi liquida il Parlamento alla stregua di un ente pletorico, «inutile e dannoso», e rivendica maggiori poteri per il governo. Pressato da più parti, Napolitano non interviene, ma si sa come la pensa. Basta riandare al suo discorso di qualche settimana fa a Torino, quando evocò «un monito che non si dovrebbe dimenticare mai», pronunciato da Norberto Bobbio: «La denuncia dell'ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie ». Si può ragionare su eventuali rafforzamenti dei poteri dell'esecutivo e del premier, disse. A patto però di non liquidare quell'avvertimento, «dal quale va ricavata l'esigenza di tenere sempre ferma la validità e irrinunciabilità delle principali istituzioni del liberalismo concepite in antitesi a ogni dispotismo». Secondo nodo, la crisi. Sulla quale il presidente lancia un avvertimento preoccupato perché mette ormai «alla prova la stessa coesione sociale del Paese». Parole che Emma Marcegaglia condivide, tanto da ripeterle tali e quali per illustrare le ansie degli imprenditori. Ultimo cruccio, l'attacco di Berlusconi ai giudici: una risposta del Colle potrebbe venire dal Csm convocato da Napolitano ai primi di giugno. Tra Bobbio e Csm Sulle critiche del premier alle Camere il Colle ricorda Bobbio sulle «soluzioni autoritarie» Giustizia, presto riunirà il Csm Marzio Breda

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Grillo-Colle, sono botte (sezione: Giustizia)

( da "Manifesto, Il" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Grillo-Colle, sono botte Cinque domande da inviare al presidente Giorgio Napolitano per chiedergli perché abbia firmato il Lodo Alfano, che salva da ogni processo le prime cinque cariche dello stato, tra cui il premier e lo stesso capo dello stato. E' l'ultima provocazione lanciata dal blog di Beppe Grillo che pubblica anche il link sul sito del Quirinale da cui inviare le domane. La sintesi delle domande è presto fatta: Perché Napolitano ha firmato? Perché non ha escluso almeno se stesso dal lodo? Perché non ha consultato la Corte costituzionale? Perché non ha rimandato indietro il testo? Perché ha firmato velocemente e perché ha dimenticato che l'analogo Lodo Schifani era stato bocciato?. Colpisce di più il fatto che il Colle, sempre piuttosto parco nell'intervenire su temi non istituzionali, si sia preso la briga di diffondere, tramite il portavoce Pasquale Cascella, un lungo comunicato in cui si dice che le motivazioni tecniche erano state già fornite l'estate scorsa, subito dopo la firma del Lodo: La «bussola» con cui si è orientato il presidente, dice il comunicato, è stata proprio la sentenza della Corte costituzionale sul Lodo Schifani, prima approvato e poi bocciato dalla Consulta nel 2004: «La Corte giudicò un interesse apprezzabile la tutela del bene costituito dalla assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche, rilevando che tale interesse ''può essere tutelato in armonia con i princìpi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale", e stabilendo alcune essenziali condizioni. L'ordinamento non consente la richiesta, da parte del Presidente o di chiunque altro, di alcun parere preventivo».

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I pericoli del muro contro muro (sezione: Giustizia)

( da "Corriere della Sera" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 22/05/2009 - pag: 10 BERLUSCONI E OPPOSIZIONE I pericoli del muro contro muro di MASSIMO FRANCO SEGUE DALLA PRIMA E sullo sfondo, come un dettaglio incongruo, rimangono le vicende private del premier. Si tratta di una miscela tossica, che Berlusconi cerca di scansare ed esorcizzare. Eppure, finisce per usarla e subirla, comunicando un'immagine aggressiva e insieme nervosa. Probabilmente è un atteggiamento che non avrà grandi conseguenze sul piano elettorale. Semina tuttavia briciole indigeste nei rapporti coi vertici del Parlamento. Può rafforzare in una magistratura già sulla difensiva i settori più ostili al berlusconismo. E consente agli avversari di additare come uno scandalo il «lodo Alfano» che esclude dai processi i vertici istituzionali. Il risultato è che le polemiche investono palazzo Chigi; ma la loro eco si irradia su chiunque non appaia abbastanza nemico del premier. È significativo che ieri il Quirinale abbia deciso di diramare una precisazione contro le domande-accuse rivolte in modo provocatorio dal comico Beppe Grillo al capo dello Stato, Giorgio Napolitano; e proprio sul lodo Alfano. Il solo fatto che il presidente della Repubblica abbia firmato quella legge proposta dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per i «blog» girotondini è uno scandalo. E si può essere sicuri che non cambieranno idea di fronte alla spiegazione ineccepibile ribadita dal Quirinale: e cioè che Napolitano ha firmato il «lodo» perché la legge rispondeva alle condizioni chieste dalla Corte Costituzionale nel 2004, unico suo «punto di riferimento». Per paradosso, quella Costituzione che Berlusconi è accusato di deformare e stravolgere, appare un ingombro anche ai suoi avversari nel momento in cui il capo dello Stato la addita come bussola neutrale, oggettiva. Davanti ad un premier raffigurato nei panni del dittatore, l'opposizione si compatta e tende a saldarsi con le sue frange più radicali. E mal sopporta i tentativi di non esacerbare lo scontro: anche quando vengono da un garante come il presidente della Repubblica. Eppure, Napolitano non polemizza con palazzo Chigi ma non condivide affatto l'attacco al Parlamento. Lo conferma la difesa che ne fa Gianfranco Fini, da tempo in sintonia istituzionale col Quirinale e in disaccordo con Berlusconi. Ma è un crinale sottile e scivoloso da percorrere, di fronte ad un'offensiva così virulenta. Il presidente del Consiglio parla non alle istituzioni ma al Paese; e sembra volere un affondo che radicalizza le scelte ed i consensi. Il centrosinistra accetta la sfida, quasi sollevato nel vedere che Berlusconi si presta alla descrizione inquietante dell'opposizione. Per condannare l'attacco al Parlamento rispunta anche l'ex premier Romano Prodi. Si tratta di un muro contro muro che apparentemente fa comodo ad entrambi, in vista delle elezioni. Alla fine, tuttavia, si potrebbe scoprire che questo schema era truccato; e che almeno uno dei due contendenti ha inseguito un'immagine ingannevole del Paese. Il premier Parla non alle istituzioni ma al Paese e sembra volere un affondo che radicalizza i consensi Il centrosinistra Accetta la sfida, soddisfatto che il capo del governo si presti alla descrizione inquietante degli avversari

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La Maddalena, i lavori continueranno (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Primo Piano Pagina 103 La Maddalena, i lavori continueranno Sì al decreto legge che prevede il completamento delle opere --> Sì al decreto legge che prevede il completamento delle opere Passa al Senato l'emendamento al decreto sul terremoto che stabilisce la realizzazione o il completamento di tutti i lavori a La Maddalena. L'emendamento c'è. Ed è passato, fra le pieghe di un sofferto decreto legge sul terremoto. Se il G8 si farà (non senza difficoltà) in Abruzzo, i lavori in corso a La Maddalena saranno completati. Con la garanzia dei fondi, anche per le opere ancora da programmare. I lavori legati al G8 che non ci sarà, compresi quelli fuori dal perimetro dell'isola. Festeggia, moderatamente, il presidente della Giunta Ugo Cappellacci («non ero preoccupato, sapevo come sarebbe finita»), sorridono i parlamentari sardi della maggioranza, dopo il pressing delle ultime ore in Aula e sul Governo. Mentre i senatori sardi dell'opposizione, dopo aver denunciato la condotta del Governo, ora contestano i contenuti dell'articolo 17 del decreto legge: «Il Pd proponeva di costringere il Governo a tenere il G8 ambiente a La Maddalena». Sul tema, e sugli eventi istituzionali da tenersi sull'isola gallurese (sei all'anno, secondo gli accordi fra il Governo e la Regione) restano per ora solo le assicurazioni del presidente del Consiglio dei ministri. I CONTENUTI Non solo quelle in via di realizzazione, ma tutte le opere in programma per il G8 a La Maddalena, poi spostato all'Aquila dopo il terremoto, verranno realizzate. Tutte, oltre quelle avviate, anche quelle «programmate e ivi da programmare nei limiti delle risorse rese disponibili dalla Regione Sardegna e dagli enti locali per la diversa localizzazione del vertice del G8». Questo prevede l'emendamento presentato ieri mattina dal relatore al decreto terremoto al Senato. Nel testo si ribadisce anche che i risparmi derivanti dallo spostamento del vertice andranno per la ricostruzione dei centri colpiti dal terremoto del 6 aprile. Nell'emendamento si prevede infatti che i risparmi vengano «riassegnati a un apposito fondo istituito presso la presidenza del Consiglio e gestito dal commissario delegato per le esigenze della ricostruzione dei territori». CAPPELLACCI «Spero che l'emendamento induca qualche grillo parlante della minoranza a tacere, smettandola con questo sterile allarmismo», ha detto il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, contestando l'atteggiamento dell'opposizione su questo tema, capace come pochi di generare polemiche anche forti. Appena appresa la notizia della conferma delle garanzie per la realizzazione di tutte le opere sarde legate al G8, il governatore ha detto: «Continuare con il classico “al lupo, al lupo”, rischia, come insegna la favola di Esopo, di alimentare solo un clima di confusione e far perdere di vista ai cittadini non solo la realtà, ma di allentare la vigilanza in presenza di pericoli veri». Su questi, ha sottolineato il governatore, «il nostro impegno e la determinazione a superarli, nell'interesse unico dei sardi, non mancheranno». Il coordinatore sardo del Pdl, il senatore Mariano Delogu, era ottimista: «Con i colleghi Pisanu, Sanciu e Massidda, non avevamo dubbi che il Governo avrebbe mantenuto gli impegni». L'OPPOSIZIONE «Tutti i risparmi sui lavori e sull'organizzazione del G8 andranno allo Stato. In questo federalismo alla rovescia la Regione e i Comuni sardi, se vorranno le opere, dovranno conferire i loro fondi a Roma, e se Bertolaso rallenta i lavori e risparmia sulle opere, soldi isolani verranno riassegnati in un apposito fondo della presidenza del Consiglio», sottolinea il senatore del Pd Francesco Sanna, che ha definito «incredibile» la nuova formulazione dell'articolo 17. Sanna invita il presidente della Regione a impugnare il decreto legge davanti alla Corte Costituzionale. ENRICO PILIA

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Corte d'appello, incontro di studi (sezione: Giustizia)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Cronaca di Cagliari Pagina 1021 Corte d'appello, incontro di studi --> Un incontro di studi sull'incidente di costituzionalità è in programma oggi pomeriggio e domani mattina nell'Aula Magna della Corte d'Appello. L'incontro è organizzato dalla Camera penale della Sardegna e dall'Osservatorio del foro di Cagliari. Tra i partecipanti, Giuseppe Frigo avvocato, già Presidente dell'unione delle Camere Penali e oggi giudice della Corte costituzionale.

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se è innocente lo dimostri (sezione: Giustizia)

( da "Tirreno, Il" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Caso Mills. Per D'Alema vicenda vergognosa, l'Anm pretende rispetto per i giudici «Se è innocente lo dimostri» Franceschini ad Annozero invita il premier a farsi processare Grillo chiede conto a Napolitano sul lodo Alfano. Il Quirinale: della legittimità risponde la Consulta ROMA. Secondo il buon senso Berlusconi «dovrebbe dimettersi», ma «se è innocente rinunci al lodo Alfano e si faccia giudicare come tutti i cittadini. E a questa domanda risponda "si" o "no"». E' la sfida lanciata ieri sera da Dario Franceschini ad "Annozero" di Michele Santoro. Sul caso Mills anche Massimo D'Alema replica gli attacchi di Berlusconi alla magistratura avvertendo che la vicenda è scandalosa e il Cavaliere dovrebbe almeno tacere. Mentre il Quirinale, sollecitato da Beppe Grillo, spiega intanto che per la firma sul lodo Alfano la bussola è stata quella indicata dalla Consulta. D'Alema sottolinea come «del contenuto della sentenza non si parla perché il fatto è scomparso dall'informazione e ci sono solo solo i commenti, ma il fatto è clamoroso». L'ex premier ricorda che Mills «è stato condannato per falsa testimonianza, la falsa testimonianza di questo signore ha avvantaggiato enormemente Finivest e questo signore ha ricevuto 600 mila dollari da una società off-shore controllata dal presidente del Consiglio». Il presidente dell'Associazione magistrati, Luca Palamara, chiede torna invece a chiedere «rispetto» perché non vuole essere trascinata «sul terreno di contrapposizione che non le appartiene». Il leader del sindacato dei magistrati ricorda che «non possiamo assuefarci alla gravità delle accuse del momento provenienti da chi ricopre una delle più alte cariche istituzionali». Il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini chiede a «tutti coloro che hanno a cuore le regole della convivenzza democratica e il principio di separazione dei poteri di intervenire per fermare questo metodo distruttivo del confronto democratico». Ancora da parte del Pd giungono reazioni indignate: «Berlusconi - afferma Pierluigi Bersani - inserisce veleni nella democrazia e con gli attacchi al Parlamento tende a picconare la costituzione materiale». Il premier, attacca Anna Finocchiaro, si considera «un intoccabile». Beppe Grillo rivolge cinque domande al presidente Napolitano sul lodo Alfano: perché lo ha firmato, perché non si è autoescluso, perché non lo ha rimandato alle Camere, perché ha firmato senza attender la Corte costituzionale e perché lo ha firmato sapendo che era una fotocopia del già bocciato lodo Schifani. Il Quirinale ha replicato ricordando tutti i passi seguiti nella vicenda, ricordando che il «controllo ultimo sulla legittimità delle leggi è affidato alla Corte costituzionale alla quale l'ordinamento non consente la richiesta di pareri preventivi». Per Di Pietro, leader dell'Idv, Berlusconi impersonifica il «doppio stato» e si è «messo in politica per risolvere i suoi problemi giudiziari». Per mettere fine al suo potere solo il voto popolare italiano può liberarci da Berlusconi». Per i comunisti, il segretario Diliberto accusa: «E' clamoroso come Berlusconi non soltanto non si dimetta ma attacca i magistrati che l'avrebbero condannato se non si fosse fatta una legge per impedirlo». In un qualsiasi altro Paese, incalza il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero, Berlusconi accusato di corruzione «si sarebbe dovuto dimettere. Invece in Italia gli hanno fatto addirittura una legge per non farlo processare». (v.l.)

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Presa rusa: R.Moldova a deschis "frontul romanesc" (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: Presa rusa: R.Moldova a deschis "frontul romanesc" Punctul vamal de la Albita Rl online Vineri, 22 Mai 2009 Relatiile dintre Chisinau si Bucuresti au intrat intr-un punct mort, din care partile implicate nu mai pot sa iasa. Acest lucru se spune in declaratia Ministerului de Externe al Republicii Moldova, care a solicitat zilele trecute Uniunii Europene sa-i "apere pe moldoveni in fata politicii agresive a Romaniei, care vrea sa-si ataseze teritoriul moldovean". In dialogul cu Bruxellesul, Moscova a luat partea Chisinaului. In relatiile dintre Republica Moldova si Romania existau si inainte tensiuni, determinate de declaratii ale unor inalti functionari romani, inclusiv ale presedintelui Traian Basescu, privind necesitatea unirii celor doua tari vecine, ceea ce ar insemna lichidarea statului moldovean, relateaza cotidianul rus Nezavisimaia Gazeta, monitorizat de Agerpres. In mai, insa, micile altercatii dintre oficiali ai Chisinaului si Bucurestiului s-au transformat in adevarate "batalii", care s-au incheiat cu introducerea de vize pentru romani si cu rechemarea ambasadorilor. Acest lucru s-a intamplat dupa alegerile parlamentare din 5 mai, castigate de comunisti. Atunci opozitia a iesit in strada, contestand rezultatele votului si afirmand ca acestea au fost falsificate. Insa, adevaratul scandal a fost provocat de acuzatiile lansate de presedintele moldovean Vladimir Voronin la adresa Romaniei sau mai exact a serviciilor secrete romane. In opinia lui Voronin, acestea s-ar fi aflat de fapt in spatele violentelor de la Chisinau. Rusia a sprijinit imediat conducerea moldoveana in acest "demers", chiar daca dovezi privind participarea Romaniei in violentele stradale nu au existat, dupa cum nu exista nici acum. In opinia directorului Institutului de Politici Sociale de la Chisinau, Arcadie Barbarosie, solicitata de Nezavisimaia Gazeta, aceasta a fost prima eroare a autoritatilor moldovene, dupa care au urmat si altele. O asemenea eroare este si introducerea vizelor pentru cetatenii Romaniei. Potrivit lui Barbarosie, acest lucru este ilegal, in conditiile in care mai demult parlamentul Republicii Moldova adoptase o lege care prevedea anularea vizelor pentru cetatenii tarilor membre ale UE. Romania este o tara a UE, iar pentru a restrictiona intrarea pe teritoriul Republicii Moldova a cetatenilor romani ar fi fost necesara o noua lege, care sa excluda Romania de pe lista vecinilor europeni privilegiati. In acelasi timp, Bucurestiul a declarat ca le va oferi, in termen record, cetatenia romana tuturor moldovenilor care aspira la ea. Autoritatile moldovene s-au plans la Bruxelles, insa au primit urmatorul raspuns: voi insisi ati adoptat legea care permite dubla cetatenie. Nu in ultimul rand, Basescu a declarat ca nu va semna Tratatul privind Frontierele cu Republica Moldova, deoarece acest lucru ar insemna legitimarea Pactului Molotov-Ribbentrop, din 1940. Conform acestui document, actualul teritoriul al Republicii Moldova trecuse la URSS. Chisinaul a interpretat declaratiile lui Basescu drept un nou atac la adresa suveranitatii statului, iar MAE a trimis UE o nota de protest, scrie Nezavisimaia Gazeta. In opinia analistului Barbarosie, este putin probabil ca relatiile dintre cele doua parti sa se amelioreze in viitorul apropiat: la sfarsitul anului in Romania sunt programate alegeri prezidentiale, iar Basescu va continua sa mizeze pe cartea moldoveana, sperand la sprijinul unui segment important al electoratului roman. Pe de alta parte, Republica Moldova se confrunta cu o profunda criza economica, agravata si mai mult de injumatatirea banilor trimisi acasa de muncitorii moldoveni aflati peste hotare. De aceea, Voronin are nevoie de un dusman in persoana politicienilor romani, pe seama carora sa poate pune propriile insuccese. In afara de aceasta, nu este exclus ca, in cazul in care in Republica Moldova se vor desfasura noi alegeri parlamentare, cartea romana sa devina atuul principal. In ceea ce priveste pozitia Rusiei, care si-a asumat rolul de aparator al Chisinaului, ea "nu-l sprijina pe Voronin, ci isi desfasoara propriul joc", considera Barbarosie. Scopul Rusiei este de a-si mentine sferele de influenta, de a contracara concurenta UE in aceasta regiune si de a stopa la granitele moldovene extinderea NATO spre Est. Din aceeasi categorie: Conflict deschis intre CSM si ministrul JustitieLukoil a scumpit benzina si motorina cu 2 bani/litruBoc a explicat criteriile de selectie a bancilor pentru "Prima casa" Voteaza

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GIUSTIZIA: CSM, AUMENTATA L'ATTIVITA' DELLA SEZIONE DISCIPLINARE DOPO RIFORMA ORDINAMENTO (sezione: Giustizia)

( da "ITnews.it" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Roma, 22 mag. (Adnkronos) - "In seguito alla riforma dell'Ordinamento Giudiziario che ha reso obbligatoria l'azione disciplinare, la competente Sezione del Consiglio Superiore della Magistratura ha dovuto far fronte negli ultimi anni ad un inevitabile incremento del contenzioso ordinario e a procedure cautelari di trasferimento di sede e/o di ufficio, le cui richieste urgenti la legge attribuisce alla iniziativa sia del Ministro Guardasigilli sia del Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione". Lo riferisce lo stesso Csm, in una nota, sottolineando che "al rilevante incremento dei procedimenti disciplinari sopravvenuti, la Sezione ha fatto fronte con le udienze ordinarie, a cadenza settimanale, e con numerose udienze straordinarie".

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Canali: presto la legge di riforma delle nomine (sezione: Giustizia)

( da "Italia Sera" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Cronaca Roma “Un passo fondamentale per garantire più efficienza” Canali: presto la legge di riforma delle nomine “Come presidente della commissione sanità sono lieto di poter annunciare che nei prossimi giorni esamineremo una delle proposte di legge più importanti per il servizio sanitario regionale, con cui si mette ordine nel sistema di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie”. Lo dichiara, in una nota, Luigi Canali, presidente della commissione Sanità della Regione Lazio. “La legge proposta dalla giunta - aggiunge Canali - è un passo fondamentale per garantire concretamente qualità ed efficienza nella gestione della sanità pubblica. Si introduce un importante principio di omogeneità e unitarietà nei controlli sulle Asl, sulle aziende ospedaliere e sugli altri enti regionali del sistema, attraverso un’apposita commissione di garanzia per un incisivo controllo e un costante monitoraggio sulle attività degli enti. Quanto ai direttori generali, si instaura finalmente un meccanismo procedurale che garantirà la sussistenza dei necessari requisiti di professionalità e autonomia dei manager. Un elenco regionale dei direttori generali sarà redatto da una commissione tecnica, composta da esperti quali ex giudici della Corte Costituzionale, magistrati a riposo delle supreme magistrature e professori universitari. Per la nomina dei direttori generali il Presidente della Regione chiederà alla commissione di indicargli tre nomi tratti dall’elenco, e sceglierà fra questi tre. Si supera così una volta per tutte il meccanismo dello spoil system per i direttori generali adeguando le norme a recenti decisioni della Corte Costituzionale. Tutto il complesso normativo che discuteremo al più presto garantirà l’imparzialità e il funzionamento ottimale dell’amministrazione sanitaria. Un anno e mezzo dopo la nomina, la Giunta regionale valuterà i risultati aziendali conseguiti dai direttori in relazione agli obiettivi assegnati: nel caso di valutazione negativa - conclude Canali - il Presidente della Regione dispone, con proprio decreto, la decadenza dall’incarico sanzionando in maniera definitiva ogni gestione inefficace”. Edizione n. 2189 del 22/05/2009

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Il nuovo consiglio direttivodell'associazione Hera onlus (sezione: Giustizia)

( da "Sicilia, La" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

procreazione Il nuovo consiglio direttivo dell'associazione Hera onlus L'assemblea dei soci dell'associazione Hera Onlus ha scelto il nuovo consiglio direttivo, costituito da 15 membri, attuando un profondo rinnovamento con l'arrivo di giovani consiglieri, pur mantenendo un forte rapporto di continuità con «la storia» dell'Associazione. Il nuovo vertice è costituito tutto da pazienti.. Nell'occasione l'assemblea ha rivolto un profondo ringraziamento al presidente uscente, il prof. Gregorio Calì, rimasto comunque tra i membri del Consiglio direttivo. All'interno del Consiglio Direttivo sono quindi stati eletti il nuovo presidente, i nuovi vicepresidenti, il segretario ed il tesoriere. In questi due ultimi incarichi sono stati confermati gli uscenti, rispettivamente l'avvocato Sebastiano Papandrea e il dott. Giuseppe Consoli. Alla carica di presidente è stato chiamato Francesco Gerardi, che sarà affiancato da due vice: Sandra Scuderi e Davide Sgroi. Francesco Gerardi ha 36 anni, laureato in Ingegneria chimica, lavora nel polo petrolchimico di Augusta. Fa parte da due anni dell'associazione ed è stato, insieme alla moglie, tra i protagonisti dei ricorsi giudiziari contro la Legge 40. L'assemblea ha espresso soddisfazione per la recente sentenza della Corte Costituzionale e ha anche fatto il punto sulle iniziative dell'associazione per modificare e migliorare ulteriormente la Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita.

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Politica: Il Governo impugna la legge elettorale regionale (sezione: Giustizia)

( da "Sannio Online, Il" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

Politica: Il Governo impugna la legge elettorale regionale Pubblicato il 22-05-2009 Il Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, si rivolge alla Corte Costituzionale. Sollevate questioni di legittimità relative alle competenze e all’elettorato attivo e passivo... Il Consiglio dei ministri ha impugnato, su proposta del ministro per i rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, la legge elettorale approvata lo scorso 12 marzo dal Consiglio regionale campano. Il sistema di elezione del Presidente e dei consiglieri regionali è oggetto di competenza legislativa concorrente tra lo Stato e le Regioni. Infatti il Parlamento ha adottato in questo senso la legge 165/2004 che detta i principi fondamentali. Il Governo eccepisce oggi che la Regione Campania avrebbe potuto adottare solo norme di dettaglio in materia elettorale e non una disciplina organica, come invece avvenuto. Questo in quanto il nuovo Statuto regionale, approvato dall’assise campana lo scorso 20 febbraio, non è stato ancora promulgato. Il Consiglio dei ministri solleva inoltre questione di incostituzionalità laddove la legge elettorale della Regione Campania fissa nuovi termini per esprimere il voto di preferenza. Il testo approvato dal parlamento campano prevede infatti che l’elettore possa assegnare due preferenze, a patto che una delle due venga attribuita a un candidato donna, pena l’annullamento della seconda preferenza. Tale disposizione, rileva il Governo, si pone in contrasto con il diritto all’elettorato attivo e passivo di cui agli articoli 3, 48 e 51 della Costituzione. La nuova legge elettorale campana fu approvata da una maggioranza trasversale formata da Partito democratico, Movimento per l’Autonomia, Udc, La Sinistra, Italia dei Valori, Verdi. Contrari Forza Italia, che si era espressa contro il testo fin dal passaggio in commissione Statuto, Alleanza nazionale e Udeur. E non a caso sono proprio i rappresentanti ex forzisti, oggi pidiellini, a prendere posizione sulla questione. “E’ una legge illegittima che non assicura la presenza delle donne in Consiglio – denunciò il capogruppo, Paolo Romano - Questa legge è il disperato tentativo del centrosinistra di correre ai ripari, di ridimensionare il più possibile la sconfitta certa che subirà alle prossime elezioni regionali”. Posizioni ribadite oggi alla notizia della impugnativa da parte del Governo: “L’avevamo previsto e così è stato – dichiara Romano - La decisione del governo Berlusconi di impugnare la legge elettorale regionale rende giustizia alle nostre denunce politiche. Se il centrosinistra avesse dato ascolto alle nostre ragioni, approvando lo strumento della lista regionale a sei componenti, che avrebbe garantito la rappresentanza di genere, oggi la Campania non si ritroverebbe a dover subire l’onta di un ulteriore primato negativo: quello delle leggi regionali impugnate”. Conferma le proprie dichiarazioni dei mesi scorsi anche il vicecapogruppo di Forza Italia, Luca Colasanto: “E’ una legge elettorale nata male e finita peggio. Del resto è un provvedimento pro domo di chi l’ha votata, figlia di forzature e violazioni procedurali scandite tanto in Commissione quanto in Aula, ed approdata al varo con evidenti profili di illegittimità costituzionale, come quello di voler costringere gli elettori, pena l’annullamento della preferenza, a spendere il proprio consenso elettorale coercitivamente sui due distinti generi, uomo e donna”. Di possibile incostituzionalità del testo aveva parlato anche il capogruppo udeurrino, Fernando Errico: “La legge – notava Errico - presenta evidenti profili di incostituzionalità e inapplicabilità, e non rispetta i territori in quanto penalizza fortemente le circoscrizioni provinciali con un numero basso di candidati”. Critiche erano giunte anche da Mario Ascierto Della Ratta: “Per il Sannio non ci sono garanzie di rappresentanza. Anzi, per parafrasare qualche collega, ad ogni elezione ci spingono sempre di più verso l’Adratico. Il Sannio rischia seriamente di portare in Consiglio regionale un solo eletto”.

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Oina nu vrea sa moara (sezione: Giustizia)

( da "Romania Libera" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

> Cititi online anunturile din ziarul “Romania libera”: STRAJA BUCURESTI DOMINA CAMPIONATUL NATIONAL Oina nu vrea sa moara Sambata, 23 Mai 2009 » Conditiile in care s-a desfasurat campionatul national au amintit de cele de la inceputul secolului trecut. » 110 ani de la disputarea primului campionat. Greu pentru temerarii organizatori care se incapataneaza sa tina in viata sportul national al romanilor, oina... Cu foarte putine fonduri, fara o baza de selectie a jucatorilor si cu "baze" sportive care nu sunt altceva decat niste maidane, cei care au tinut mortis sa duca mai departe traditia au mers la Turnu Rosu, in judetul Sibiu, pentru desfasurarea turului sezonului. La finalul jocurilor, la care au participat 10 echipe, Straja Bucuresti a terminat pe primul loc turul campionatului, ajuns doar la editia a 58-a, desi acest sport si-a consumat primul sezon oficial in urma cu 110 ani. Straja a ocupat primul loc, urmata de Biruinta Gheraiesti (Neamt), Frontiera Constanta, Dinamo Coruia (Maramures), CSM Rm. Sarat, Victoria Surdila Greci (Braila), Pamira Sibiu, Crasna Gorj, Spicu Horia Constanta si Viata Noua Olteni (Teleorman). "In general, ma declar multumit, dar terenul a lasat de dorit si rog autoritatile locale sa faca demersuri pentru imbunatatirea si amenajarea bazei sportive, ca sa putem organiza competitii importante si cu alte prilejuri intr-un loc asa de frumos cum este Turnu Rosu", a declarat presedintele Federatiei Romane de Oina, Nicolae Dobre, care a inmanat tuturor participantilor tricouri cu anul jubiliar, premii si materiale sportive. Oina merita banii europeni! Nicolae Dobre spera ca acest sport sa beneficieze de sprijin pentru a duce mai departe traditia. "Dorim sa construim o baza sportiva la Constanta, deoarece este rusinos ca in Romania nu exista un teren dedicat exclusiv oinei. Incercam construirea acestei baze prin atragerea de fonduri europene. Pe langa aceasta, dorim construirea altor centre de pregatire in unele comune cu traditie in practicarea acestui sport. Avem un alt proiect in parteneriat cu Consiliul Judetean Constanta, si anume organizarea in toamna a unui festival al sporturilor traditionale inrudite cu mingea si bastonul. si-au anuntat prezenta practicanti ai jocului de rounders din Irlanda, ai schlagballului german. Am invitat si sportivi rusi, cu care disputam oricum un turneu amical la Chisinau. Urmeaza sa ne indreptam atentia catre statele vecine, cum ar fi Ucraina si Bulgaria, care ar trebui si ele sa aiba variante asemanatoare jocului de oina, preluate de la slavi." In acest moment, numarul echipelor de seniori de oina este de 10, in crestere fata de anii precedenti, cand se ajunsese ca in Romania sa se mai practice acest sport in numai trei centre. SEMNE DE REVIGORARE Oficialii FR Oina vor ca resuscitarea oinei sa porneasca de la sat, exact de unde isi are originea. Din cate se pare, in acest moment oina se joaca in aproximativ 30 de judete, asta insemnand ca nu e doar un sport regional, ci unul raspandit. La Olimpiada Nationala a Sportului scolar, categoria de varsta 5-8 ani, in faza finala au ajuns 17-20 de echipe, reprezentand tot atatea judete, in conditiile in care alte 10 si-au disputat calificarea. Din aceeasi categorie: Prunea prefera Serbia, nu DNACampioana presei va juca in Cupa SeniorilorIn sfarsit, Mircea Lucescu! Voteaza

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"Immigrati, il ddl sicurezza obbliga i medici a fare la spia" (sezione: Giustizia)

( da "Repubblica.it" del 22-05-2009)

Argomenti: Giustizia

ROMA - La questione non è risolta. Per le principali sigle sindacali dei camici bianchi ospedalieri non basta che la Camera abbia eliminato l'emendamento che abrogava il divieto di segnalazione degli immigrati clandestini contenuto nella legge Bossi-Fini. Non basta perché, dicono all'unisono, il nuovo reato di clandestinità così come è contenuto nel Ddl Sicurezza ora atteso al Senato, obbligherà, una volta approvato, tutti i pubblici ufficiali a segnalare alle autorità competenti immigrati senza permesso di soggiorno, medici e operatori della sanità pubblica compresi. Anaao Assomed, Cimo Asmd, Aaroi, Cgil medici, Fvm, Federazione Cisl medici, Fassid, Fesmed, Federazione medici Uil Fpl, tornano sulla questione dopo aver ascoltato, nuovamente, il parare di alcuni giuristi. Cosi, ora, i sindacati chiedono al Parlamento e al governo che venga "messo nero su bianco o senza alcuna ombra di dubbio che i medici, e tutti gli operatori sanitari che lavorano nelle strutture pubbliche, non siano obbligati a denunciare i clandestini", spiega Massimo Cozza, segretario della Cgil Medici. I camici bianchi che lavorano nelle corsie ospedaliere e nei pronto soccorso italiani tornano, quindi, all'attacco: "Se il ddl sicurezza entra in vigore così com'è i medici in realtà saranno obbligati a denunciare gli immigrati irregolari. E' vero che la maggioranza ha cambiato il testo affinché questo non avvenga ma la modifica non basta" aggiunge Carlo Lusenti segretario dell'Anaao - Assmed. La richiesta delle sigle di categoria è quindi quella di "correggere ancora il testo introducendo esplicitamente il divieto di denuncia per i medici, ma se questo non fosse possibile - aggiunge Lusenti - visto l'avanzato stato dei lavori, chiediamo che venga approvato un apposito decreto ministeriale, una norma, qualcosa di ufficiale e univoco che affianchi il ddl sicurezza". OAS_RICH('Middle'); Il rischio è anche di tipo sanitario. "Siamo preoccupati - spiega Cozza della Cgil Medici - perché la situazione è sottovalutata, il solo timore di norme che obbligano i medici a denunciare i clandestini ha comportato negli ultimi tre mesi un calo del 10-20% degli immigrati nelle strutture sanitarie pubbliche. I rischi per la salute sono, ad esempio che non si possa prevenire adeguatamente la diffusione di malattie come la Tbc, o di patologie infettive. In Italia di Tbc sono circa 4000 l'anno e negli ultimi tre mesi solo a Roma quelli accertati sono stati 145, un numero in netta crescita". Per Giuseppe Lavra della Cimo "non si tratta di un generico allarmismo né di una questione corporativa; se lo facciamo è nell'interesse della collettività". Se non dovessero arrivare segnali concreti da parte del Parlamento né del governo , spiegano i sindacalisti "siamo pronti a dare ogni forma di sostegno ai medici che fossero denunciati e a garantire supporto sino alla Corte Costituzionale. Non possiamo chiedere che vadano contro una legge - conclude Lusenti - ma che si regolino in base alla Costituzione e al codice deontologico". "La richiesta che fanno i medici di una norma espressa che li esenti dal dover denunciare gli immigrati clandestini è apodittica e razzista" afferma Matteo Brigandì, capogruppo della Lega Nord in commissione Giustizia alla Camera. "Apodittica, in quanto non si capisce perchè solo i medici dovrebbero essere esentati dal fare denunce rispetto a tutti gli altri pubblici ufficiali - dice Brigandì - e razzista in quanto non è chiaro perchè debbano essere esentati nei confronti dei clandestini e non di altre persone che commettono reati". Orlando (Idv) si schiera con le associazioni professionali: "La questione dei medici-spia è ancora aperta: serve una norma precisa". (22 maggio 2009

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