CENACOLO
DEI COGITANTI |
Procura, i candidati sono
nove ( da "Alto
Adige" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Le nomine entro settembre Procura, i candidati sono nove Il Csm dovrà scegliere il successore di Cuno Tarfusser BOLZANO. Sono nove i candidati alla successione del procuratore capo Cuno Tarfusser che da qualche settimana ha lasciato Bolzano per assumere il nuovo incarico di giudice internazionale alla Corte dell'Aja.
I costi della giustizia
( da "Alto Adige" del
12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: rappresentanti del Csm. E c'è chi ha invocato ancora una volta il virtuosismo della procura di Bolzano, che è riuscita a ridurre le spese di giustizia razionalizzando l'organizzazione e utilizzando finanziamenti europei. Di fronte a una giustizia al collasso per carenza di risorse, con un «ministero che non onora i suoi debiti verso chi ha subito un processo lumaca e si fa pignorare i beni»
Honda Motor Poised to Outrank Bankrupt Chrysler in U.S. Sales,
Production ( da "Bloomberg"
Argomenti:
Giustizia
Abstract: an
analyst at forecaster CSM Worldwide in Northville, Michigan. "This crisis
with Chrysler and GM has acted as an accelerant to the systemic change that was
already occurring." U.S. sales rankings, dominated by Michigan-based GM,
Ford and Chrysler through the 1990s, have been in flux since Toyota passed
Chrysler in 2006 and then Ford in 2007.
riformatori: rimettere
l'incompatibilità ( da "Nuova
Sardegna, La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: I Riformatori (il coordinatore è Michele Cossa, il capogruppo Pierpaolo Vargiu) potrebbero invece trovare convergenze con i gruppi dell'opposizione di Centrosinistra, che, con la Statutaria ora cassata dalla Corte costituzionale, avevano introdotto l'incompatibilità.
Se parla il Presidente il
silenzio è d'oro ( da "Finanza
e Mercati" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla presidenza del Csm al diritto di nomina di un terzo dei giudici costituzionali, dal potere di scioglimento delle Camere alla designazione del presidente del Consiglio, si spiegano solo in virtù di quel principio). Sebbene siano ormai diventate consuetudinarie dichiarazioni di circostanza e cortesia (in occasione di celebrazioni e funerali)
orlando parla di europee
( da "Nuova Sardegna, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Giommaria Uggias, parlerà degli obiettivi dell'Idv per le Europee: «La maggioranza ha fastidio verso chi controlla - dice Orlando -. Corte Costituzionale, magistratura, informazione, opposizione, Euorpa. Invece noi vogliamo dare fastidio e andiamo in Europa per farlo, a difesa dei diritti di tutti e di ciascuno».
Due liste con troppe firme
A Uzzano non si vota ( da "Nazione,
La (Pistoia)" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: un decreto emanato nel 1946 dal governo Parri emesso su parere della Consulta, antenata dell'attuale Corte costituzionale) dispone che le sottoscrizioni siano «non meno di trenta e non più di sessanta». Le due liste di Uzzano ne hanno presentate l'una circa ottanta, l'altra una settantina. Un «errore» bipartisan, se vi sono incorsi sia il centrodestra che il centrosinistra.
Toghe & rifiuti
( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm sta provvedendo a collocarli «fuori ruolo». La scelta appare più che azzeccata. Martellino, ex procuratore di Terni ed ex presidente della Caf (corte d'appello della giustizia sportiva), poi rappresentante italiano a Eurojust al posto di Caselli, è indagato a Napoli per Calciopoli (abuso d'ufficio per il presunto aggiustamento di una pratica che stava a cuore alla Reggina su
collino: io andrò casa per
casa ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Lo reso noto dopo aver compiuto una visita agli uffici giudiziari del capoluogo isontino. «Il tema della giustizia - afferma Collino - diventa ancora più importante in un territorio di confine come quello di Gorizia, dove la presenza di molti stranieri genera inevitabili conflitti che a volte contrastano con la forte domanda di sicurezza.
Nuova picconata alla
gestione Soru ( da "Giornale.it,
Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte Costituzionale ha annullato la legge statutaria della Sardegna n. 1 del 2008, fortemente voluta dall'ex governatore per concentrare nelle sue mani ancora più poteri e comprimere il ruolo del Consiglio regionale. Questa legge vietava ai consiglieri di far parte della Giunta, per rendere effettiva la separazione del potere legislativo con quello esecutivo.
elezioni a rischio a
uzzano ( da "Tirreno,
Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: della Corte Costituzionale: il tetto serve a impedire, nei piccoli comuni, che una lista possa togliere a un'altra la possibilità di raccogliere le adesioni. Quindi quando la sottocommissione elettorale circondariale di Pescia ha visto arrivare le due liste, con le relative sottoscrizioni, si è trovata di fronte a un grosso problema.
Procuratore capo, una
sfida a nove ( da "Corriere
Alto Adige" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm) dovrà decidere tra sette altoatesini e due magistrati di fuori provincia: uno toscano, l'altro siciliano. Dei magistrati altoatesini a presentare domanda sono stati l'attuale procuratore aggiunto Paul Ranzi, i sostituti procuratori Guido Rispoli, Donatella Marchesini e Markus Mayr, così come il giudice del tribunale altoatesino Claudio Gottardi.
Zeller avverte: concorso
locale ( da "Corriere
Alto Adige" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: emendamento che regola il sistema altoatesino» perché il Csm si era dimenticato di questa norma». Sulla stessa lunghezza d'onda il giudice Edoardo Mori: «La legge è chiarissima. Chi non ha fatto il concorso locale non può venire in provincia di Bolzano. I due non altoatesini si sono iscritti perché non sanno che non possono partecipare a questo concorso dice .
Procuratore, in corsa nove
magistrati ( da "Corriere
Alto Adige" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) dovrà decidere tra sette altoatesini e due magistrati di fuori provincia. A presentare domanda sono stati: l'attuale procuratore aggiunto Paul Ranzi, i sostituti procuratori Guido Rispoli, Donatella Marchesini e Markus Mayr, così come il giudice del tribunale altoatesino Claudio Gottardi.
SE IL CSM NON DECIDE
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: NAPOLI SE IL CSM NON DECIDE di LUIGI LABRUNA Non c'era bisogno della zingara per prevedere che non sarebbero cessati gli scontri tra i magistrati della Procura napoletana dopo l'ambigua anodina delibera adottata dal Csm sulla questione dello stralcio delle posizioni del sottosegretario Bertolaso, del prefetto Pansa e di altri cinque indagati disposto dal procuratore Lepore nell'
Ischia, la Consulta:
abbattete ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: si pronuncia la Corte costituzionale Sono abusi, non c'è scappatoia. Una pronuncia della Corte costituzionale mette fine alla polemica sulle 140 costruzioni da abbattere a Ischia (ma la lista stilata dalla Procura ne conta in tutto 600): il ricorso fatto nell'agosto dell'anno scorso dal giudice monocratico Angelo Di Salvo è manifestamente infondato.
La Consulta: via agli
abbattimenti a Ischia ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Una pronuncia della Corte costituzionale mette fine alla polemica sulle 140 costruzioni da abbattere a Ischia: il ricorso fatto nell'agosto dello scorso anno dal giudice monocratico Angelo Di Salvo è manifestamente infondato. Non solo: «È ancora una volta palese scrivono i giudici della Consulta il tentativo di mascherare,
Rifiuti, faccia a faccia
tra Lepore e il suo vice ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm alla vigilia del plenum NAPOLI Se non è gelo, il barometro segna comunque freddo andante. Finisce così, dopo lo scontro a mezzo lettera, il tanto atteso faccia a faccia tra Aldo De Chiara - procuratore aggiunto che aveva scritto al Csm per sottolineare che tra le ragioni addotte dal procuratore per stralciare dall'inchiesta rifiuti la posizione del capo della Protezione civile
L'ispettore di polizia
Paolo Morra, accusato di omicidio volontario per aver ucciso con un colpo di
... ( da "Messaggero,
Il (Civitavecchia)" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: che hanno scritto una lettera alla procura ed al tribunale locale, oltre che al Csm e al Ministro della Giustizia Angelino Alfano. I legali sostengono che c'è il rischio di episodi di autolesionismo del proprio assistito, facendo leva proprio sulla perizia dei dottori Pastori e Di Genio, che hanno parlato di «disturbo dell'adattamento acuto».
Il giusto limite della
confisca per equivalente ( da "Sole
24 Ore, Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: non è ancora stato sottoposto al vaglio della Corte: e sarebbe auspicabile un intervento nella soppressione di simile disposizione, i cui profili di illegittimità, non solo costituzionale, sono molteplici. Con la decisione in commento, invece, la Corte ha dato un'interpretazione costituzionalmente orientata in merito all'applicazione dell'ultima,
I consumatori : class
action per gli interessi omogenei
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dopo che Adusbef e Federconsumatori avevano prefigurato un possibile ricorso alla Corte costituzionale, Adiconsum, Cittadinanzattiva e Unione consumatori hanno presentato un pacchetto di modifiche al testo. Abbandonata la questione della retroattività (al momento del tutto esclusa), le associazioni hanno individuato 5 punti che andrebbero migliorati.
Fermenti persiani
( da "EUROPA ON-LINE"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: saranno con tutta probabilità vidimati dalla corte costituzionale clericale iraniana. Si tratta di tre pezzi grossi del calibro di Mehdi Karroubi, ex presidente del parlamento per due legislature, Mir-Hossein Mousavi, primo ministro per otto dei primi dieci turbolenti anni d'esistenza della repubblica islamica, e Mohsen Rezai, comandante in capo storico dei Pasdaran dal 1981 al 1997.
Si salva Porto Tolle,
s'inquina l'Italia ( da "EUROPA
ON-LINE" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ambientaliste Legambiente e Greenpeace e dalla stessa provincia di Ferrara per un ricorso alla corte costituzionale contro una norma palesemente illegittima. Qualche giorno fa sul Corriere della Sera questa storia è stata raccontata come un ennesimo conflitto ambiente-lavoro, di quelli che si consumavano dieci o vent'anni fa con gli "ambientalisti" e gli "operai" su opposte barricate.
Scontro nell'antimafia
sulla nomina di un sostituto ( da "Corriere
della Sera" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: è bisogno di persone determinate nella lotta alla mafia afferma il Csm ritiene di nominare chi in indagini sul controllo mafioso della grande distribuzione e sui collegamenti dell'imprenditore Scuto con i boss palermitani è stato bacchettato dalla procura generale». Caponcello annuncia querela e parla di «farneticazioni».
Pietro Cocco non lascerà
il Comune ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ma la bocciatura della legge statutaria da parte della Corte Costituzionale ha spazzato via ogni ipotesi: tra le altre cose infatti, con la pronuncia della Corte cade l'incompatibilità tra sindaco e consigliere regionale. Questo significa che Pietro Cocco potrà portare a termine il mandato da sindaco e quindi l'attuale Giunta ha davanti a sé altri due anni di amministrazione.
Procreazione assistita, questione
di legittimità costituzionale, sussistenza, limiti
( da "AltaLex" del
12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: questione di legittimità costituzionale, sussistenza, limiti Corte Costituzionale , sentenza 08.05.2009 n° 151 Commenta | Stampa | Segnala | Condividi Procreazione assistita ? questione di legittimità costituzionale ? sussistenza ? limiti [L. 40/2004) La legge sulla procreazione assistita è in parte costituzionalmente illegittima,
la protesta delle
"vittime" dei tagli ma lombardo difende il commissario
( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: per suscitare un conflitto davanti alla Corte Costituzionale. Ma ora l´assessore al Bilancio Michele Cimino frena: «A questo punto occorre fare un ragionamento. Perché, sia chiaro, molti dei contributi inseriti dall´aula, che sono caduti in seguito all´intervento del commissario dello Stato, non erano affatto condivisibili».
è pace armata in procura
( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Pagina I - Napoli Oggi la parola torna al Csm, è probabile che vengano disposte nuove audizioni sul caso Pansa-Bertolaso è pace armata in Procura Tra Lepore e De Chiara dieci minuti di spiegazioni: resta il gelo è Pace armata in Procura tra il capo dei pm Giandomenico Lepore e il suo vice Aldo De Chiara.
procura, il giorno del
grande gelo ( da "Repubblica,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Oggi tocca al Csm, ma al plenum era già spuntata la lettera Dopo lo strappo, ora è pace armata fra il procuratore Giandomenico Lepore e il suo vice Aldo De Chiara. Il capo dei pm e il coordinatore del pool Ecologia si sono incontrati ieri mattina alla riunione settimanale fra i magistrati di vertice dell´ufficio inquirente.
"sì alla demolizione
di 140 case a ischia" ( da "Repubblica,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Una sentenza della Corte Costituzionale spiana di fatto la strada alla demolizione di 140 immobili costruiti sull´isola d´Ischia e ritenuti abusivi. Nell´elenco figurano anche ville e alberghi. La Consulta, con il verdetto depositato l´8 maggio, ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità che era stata proposta dal giudice dell´
fecondazione assistita due
convegni alla camera ( da "Repubblica,
La" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Cronaca Roma Fecondazione assistita due convegni alla Camera ROMA - Due giorni di convegni alla Camera dedicati al futuro della fecondazione assistita dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Oggi saranno di scena le associazioni, domani sarà la volta dei massimi esperti medici e legali che da anni si occupano del problema e che hanno presentato i ricorsi vincenti.
I medici omaggiati La loro
autonomia esaltata ( da "Avvenire"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: intervento della Corte sarebbe, ad avviso di molti, un segnale ancora più esplicito in tal senso, anche perché fondato su argomentazioni di rango costituzionale. Non sono d'accordo. Sta di fatto che i giudici della Corte hanno ribadito che non si devono creare embrioni in provetta più dello 'stretto necessario' e hanno affidato non alla volontà della coppia sterile (
Più attenzione ai temi
dell'infertilità Incontro tra Roccella e ginecologi
( da "Avvenire" del
12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: occasione della recente sentenza della Corte Costituzionale in tema di procreazione assistita». È emerso che «è interesse comune trovare una modalità di dialogo sui temi che stanno più a cuore sia alle istituzioni che ai medici e ai pazienti: da una parte l'esigenza di raggiungere la massima appropriatezza nei percorsi preventivi oltre che diagnostico terapeutici,
Dal Brasile, Battisti in
tv: "L'Italia mi fa paura. Piuttosto mi uccido"
( da "Panorama.it" del
12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte Costituzionale brasiliana), da parte del procuratore generale Antonio Fernando de Souza. Nel suo parere il procuratore de Souza ha considerato invece che tali reati non sono ancora prescritti e ha anche suggerito che il processo presso il Stf sia estinto anche prima di essere giudicato, facendo sua la richiesta presentata dal [
UN ANNO DI GOVERNO: FISCO
( da "Lavoce.info" del
12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: principale di prevenire o ritardare un intervento sanzionatorio da parte della Corte costituzionale in materia;la detrazione del 20 per cento dall?Irpef per l?acquisto di alcuni beni durevoli, come frigoriferi, mobili e computer: un incentivo fiscale temporaneo, che ha affiancato i bonus per l?acquisto di autovetture, allo scopo di aiutare i settori economici maggiormente in crisi;
L'EX PROCURATORE DI
SALERNO, LUIGI APICELLA, ED ALTRI EX PM DELLA PROCURA CAMPANA SONO IN PROCURA A
... ( da "Mattino,
Il (Salerno)" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: trasferiti nelle scorse settimane dal Csm rispettivamente a Cassino e Latina, ossia nel distretto giudiziario della Corte di Appello di Roma. Circostanza che ha radicato la competenza nella procura umbra. L'ex pm Luigi De Magistris, ora in politica ed in corsa per le Europee nella lista di Di Pietro, ispirò ai colleghi salernitani, particolarmente a Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani,
LEANDRO DEL GAUDIO CI SONO
RUDERI TRASFORMATI NEL CORSO DEGLI ANNI IN VILLE MOZZAFIATO, TRE PICCO...
( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: stabilito dalla Corte costituzionale, chiudendo una lunga parentesi interpretativa sul concetto di «abusivismo» in un'area protetta da vincoli paesaggistici. I giudici della Consulta hanno infatti dichiarato «la manifesta inammissibilità della questione di legittimità» sollevata qualche anno fa in via incidentale dal giudice del tribunale di Napoli distaccato ad Ischia Angelo Di Salvo.
PASQUALE ESPOSITO IL
CROCIFISSO è PICCOLO, QUASI MINUSCOLO (41,3 CENTIMETRI), MA SPRIGIONA U...
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: presidente emerito della Corte Costituzionale, artisti (Gianni Pisani), deputati (Eugenio Mazzarella), imprenditori (Gianni Punzo, Paola Grimaldi) il commissario del San Carlo, Salvatore Nastasi, per un omaggio al genio di Michelangelo. «Il Cristo ritrovato» farà tappa, dopo Napoli, in altre città italiane prima di arrivare a quella che sarà la sua sede stabile,
PROVE TECNICHE DI DISGELO
IN TARDA MATTINATA, NEL CORSO DELLA RITUALE RIUNIONE TRA IL PR...
( da "Mattino, Il (City)"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: discusso del caso sollevato dalla decisione del capo del pool urbanistica Aldo De Chiara di integrare una precedente audizione al Csm in merito alla gestione dell'inchiesta ecoballe. De Chiara - è ormai cosa nota - ha indirizzato una lettera alla prima commissione, per chiarire che Lepore operò lo stralcio di Bertolaso e Pansa, anche per non ostacolare l'azione del governo in Campania.
ELEGANTE, RAFFINATO, CON
UN CHE DI ANGLOSASSONE CHE LO RENDEVA UNA PRESENZA ANOMALA NEL PANORAMA DEL...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Barbati è stato capo ufficio stampa di Luigi Gedda, della Corte costituzionale, della Rai, e ancora presidente dell'Azione cattolica, del sindacato Giornalisti Rai, segretario generale del Premio Napoli, moderatore delle tribune politiche dopo Jader Jacobelli, coordinatore delle redazioni regionali Rai e altro ancora.
La Regione Lazio è stata
sconfitta dal Codacons: dovrà restituire 25 milioni di contributi erogati senza
criterio ad associazioni ( da "Sestopotere.com"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: chiedendo alla Corte Costituzionale un giudizio in merito alla legittimità della legge regionale n.28 del 2006, che stanziava i fondi sopracitati. Ora una nuova batosta arriva dalla Corte Costituzionale che, pronunciandosi su richiesta del Tar e accogliendo le tesi del Codacons, ha emesso una sentenza in cui si afferma testualmente: "la norma-
L'Union Campo San Martino
vince il torneo"Mella": Sampdoria ko
( da "Gazzettino, Il (Padova)"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Classifica girone A: Csm 7, Cittadella 5, Treviso 4, Udinese 0. Girone B: Bassano-Sampdoria 0-1; Padova-Bassano 2-2; Milan-Bassano 1-0; Padova-Milan 1-1; Milan-Sampdoria 1-1; Padova-Sampdoria 0-1. Classifica girone B: Sampdoria 7, Milan 5, Padova 2, Bassano 1. Risultati delle quattro finali.
Sabbadin: Non c'è pace
senza giustizia Proteggono ancora uno spietato assassino
( da "Gazzettino, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ultima parola spetta al Supremo Tribunale Federal (Corte Costituzionale) l'indirizzo del procuratore è chiaro: l'atto di concessione dell'asilo politico è politico ed è espressione della sovranità dello Stato. Quando gli uccisero, a bruciapelo, il padre, Adriano era in negozio. Non dimenticherà mai, non potrà mai dimenticare.
Treviso Finale con il
botto per i campionati dilettanti per quanto riguarda la Marca Trevigiana ...
( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Montegrappa-Virtsu Csm Farra, Caerano-Bessica (Q), Vazzolese-vincente spareggio Cadore/Ponte Alpi, Gaiarine-Limana. Play out: nel P li disputano S. Elena, Campigo, Treville e Paese, nel Q Altivolese-Castion, Sernaglia-Lentiai, nell'R Francenigo-Piave. TERZA Play off: domenica Cima Piave-Campolongo, Ardita Pero-S.
Il primo referendum
abrogativo nel nostro paese è del 1974, 12 maggio. Da allora gli italiani h...
( da "Gazzettino, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: - Finanziamento partiti, quota proporzionale, elezione CSM, separazione carriere magistrati, incarichi extragiudiziali, licenziamento Art. 18, trattenute sindacali. 2003 (no quorum) - Reintegrazione lavoratori, servitù coattiva di elettrodotto. 2005 - (no quorum) - Tre quesiti sulla procreazione medicalmente assistita.
DISCRIMINATI PERCHÉ
CLANDESTINI ( da "Lavoce.info"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Livorno e Ferrara, che hanno sollevato una questione di legittimità costituzionale dell?articolo 61 n. 11 bis c.p. per contrasto con l?articolo 3 della Costituzione (la pronuncia della Corte costituzionale è attesa per l?8 luglio 2009). La questione è a nostro parere fondata poiché l?aggravante ?della clandestinità?
Rischio sismico: riunione
alla Regione sul riordino della normativa
( da "Giornale di Calabria, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale dell?aprile 2006. Come si ricorderà la sentenza ha radicalmente modificato i principi della Legge 741/81 (che prevede le modalità di deposito dei progetti e successivo controllo a campione), sancendo la necessità del regime autorizzativo a salvaguardia della pubblica e privata incolumità e dei principi fondamentali in materia di governo del territorio e protezione
Riformatori: Sì
incompatibilità assessori-consiglieri regionali
( da "Sardegna oggi"
del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: consiglieri regionali Pur condividendo la sentenza della Corte Costituzionale per l'abolizione della legge Statutaria, I Riformatori ritengono che non si debba tornare ai consiglieri-assessori. E' il senso della proposta di legge sulla incompatibilità delle cariche presentata dai consiglieri regionali Pierpaolo Vargiu, Michele Cossa, Franco Meloni, Attilio Dedoni,
Una normativa da
riordinare ( da "Giornale
di Calabria, Il" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale dell?aprile 2006. Come si ricorderà la sentenza ha radicalmente modificato i principi della Legge 741/81 (che prevede le modalità di deposito dei progetti e successivo controllo a campione), sancendo la necessità del regime autorizzativo a salvaguardia della pubblica e privata incolumità e dei principi fondamentali in materia di governo del territorio e protezione
Este sau nu Micki spaga un
patriot? ( da "Romania
Libera" del 12-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: ) Daca politicienii, judecatorii, CSM-ul nu rezolva problemele, atunci cred ca trebuie sa folosim presiunea externa, asa cum am folosit-o pentru orice schimbare reala din 1990 pana acum. Vreau sa avem garantia ca banii nu se duc in buzunarul lui Ionescu, ci spre binele comunitatilor si dezvoltarea tarii".
Dopo tre infrazioni la
legge punisce col divieto di navigare da due mesi a un anno
( da "Stampa, La" del
13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e tutt'altro che coreografico, il ricorso alla Corte costituzionale già annunciato dalla Gauche che parla di «legge eccezionale e di intimidazione». Si fa efficacemente appello al parlamento europeo: un appena votato «emendamento 138» impone infatti in questo campo prima di ogni sanzione una pronuncia del giudice.
Brescia, la prima delle
Procure disagiate ( da "Giornale
di Brescia" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: primo grado indicati dalla Terza Commissione del Csm «attraverso una valutazione - sottolinea il ministro in una lettera al vice presidente del Csm Nicola Mancino - che ha tenuto conto del tasso medio di scopertura a livello nazionale, della percentuale di scopertura dell'organico dell'ufficio, delle pendenze nonchè della specificità territoriale e criminale di alcune sedi del Sud»
AUTORITARISMO SUGLI
IMMIGRATI ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla sperimentazione di nuove terapie alla procreazione medicalmente assistita (è toccato alla Corte Costituzionale eliminare le norme più restrittive della legge che regola la materia), dalla sperimentazione su embrioni umani al testamento biologico. Quanto ai migranti, non c'è provvedimento che non segni una limitazione della loro condizione.
Giudice di serie B
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ardita Pero-Santa Giustina, Csm Resana-San Gaetano, Fontane-Rovere. Inoltre si giocherà Follinese-Valdosport per il titolo provinciale (neutro di Volpago). Scuole calcio Basalghelle col Bologna Il Basalghelle è entrato nel progetto «05-13 kids» del Bologna, che annovera 26 società dilettantistiche in tutta Italia.
Mantovano: Non è vero, la
Bossi-Fini garantisce ( da "Arena,
L'" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale, poi, ha dato la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno anche al padre». Quindi, sottolinea Mantovano, entrambi i genitori hanno titolo a fare tutto, anche la denuncia all'anagrafe del bambino. Secondo Mantovano, dunque, il reato di clandestinità e la non possibilità di richiedere licenze o atti di stato civile per gli irregolari non creano il rischio
Immigrati irregolari,
scontro sui
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La Corte Costituzionale ha dato la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno anche al padre, se irregolare». Ciò significa che entrambi i genitori hanno titolo a fare tutto, compresa la denuncia all'anagrafe del bambino. Amnesty International, Consiglio italiano per i rifugiati, Medici Senza Frontiere,
autoritarismo sugli
immigrati ( da "Nuova
Venezia, La" del 13-05-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla sperimentazione di nuove terapie alla procreazione medicalmente assistita (è toccato alla Corte Costituzionale eliminare le norme più restrittive della legge che regola la materia), dalla sperimentazione su embrioni umani al testamento biologico. Quanto ai migranti, non c'è provvedimento che non segni una limitazione della loro condizione.
sedi disagiate 4 procure
dell'isola ( da "Nuova
Sardegna, La" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: uffici giudiziari requirenti di primo grado trasmesso al dicastero dal Csm. A Nuoro mancano due magistrati, a Oristano, Tempio e Lanusei uno. Palazzo dei marescialli dovrà ora approvare in plenum il bando di pubblicazione di questi posti, cosa che dovrebbe accadere già questa settimana. I magistrati interessati dovranno dare la propria disponibilità per 5 sedi entro il 25 maggio.
Procura, sede disagiata
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Csm. In tutto i posti da coprire sono, come detto, 76 e già oggi o domani - ma tutto potrebbe saltare a causa di uno sciopero del personale di Palazzo dei Marescialli - il plenum dovrebbe metterli a concorso. Entro il 25 maggio (la data è prorogabile fino al 29 se le richieste saranno inoltrate per via gerarchica) i magistrati interessati potranno dare la loro disponibilità al massimo
Ingenuamente pensavo che i
processi di liberalizzazione riguardassero l'interesse generale dell...
( da "Unita, L'" del
13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Ma qualora dovesse passare una norma così solleveremo il problema di fronte alla Corte Costituzionale». Il menu della controriforma in atto sul tema liberalizzazioni è lungo. Parliamo di sanità? «Questo è un governo che si definisce liberale e attento al mercato, ma ho l'impressione che l'attenzione invece sia tutta concentrata ai diritti dei poteri forti.
Ezio Pelino La Chiesa e i
suicidi Chi non ricorda la cassa di Welby sul piazzale, fuori della ...
( da "Unita, L'" del
13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Auspico che in tempi rapidi il Csm chiarisca quanto appreso da "la Repubblica" del 9 maggio, sul perché, a fronte dell'inchiesta sui rifiuti, il Procuratore Capo di Napoli, Giandomenico Lepore, abbia operato la scelta di separare alcune posizioni, tra le quali quella del Prefetto Pansa e del Sottosegretario Bertolaso.
LEGGE 40: SE LA DESTRA CI
RIPROVA ( da "Unita,
L'" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: SE LA DESTRA CI RIPROVA DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA Un mese fa, quando la Corte Costituzionale bocciò parzialmente la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, eliminando alcune delle sue parti più controverse, la maggioranza di centro-destra, si affannò a spiegare che la sentenza non ne intaccava comunque l'impianto.
L'ultima crociata di
Ghedini contro le nuove Wanna Marchi
( da "Tempo, Il" del
13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: anche lui avvocato e docente di diritto e procedura penale, il consigliere del Csm Fabio Roia, l'avvocato Marco Marzari, legale delle vittime, l'avvocato Carlo Rienzi, presidente Codacons, Alessandro Jacchia, presidente e amministratore delegato Albatross e Jimmy Ghione, inviato di Striscia la notizia. Fin qui le notizie essenziali.
"de chiara è al
fianco dei pm" - dario del porto
( da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: iniziativa ritenuta «in quel momento incompleta» avrebbe determinato sull´emergenza rifiuti che infuriava in quei giorni di luglio 2008. La prima commissione del Csm ha rinviato ogni decisione alla lettura completa degli atti, comprese le audizioni di Lepore e dei pm Noviello e Sirleo tenute davanti al consiglio giudiziario.
Ford 2009 Gain Eases
Investors' Bankruptcy Concerns Even as Losses Persist
( da "Bloomberg" del
13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: according to consulting firm CSM Worldwide in Northville, Michigan. GM is closing 14 plants for as much as nine weeks and Chrysler idled most factories until it emerges from Chapter 11. "There are still a lot of storm clouds on the horizon because of the supplier situation," said Tynan, the Argus analyst.
Estradato Demianjuk il
"boia di Sobibor" ( da "Stampa,
La" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: E così, dopo l'arrivo in aeroporto, l'uomo è stato trasferito in ambulanza nel carcere di Stadelheim. Nel pomeriggio di ieri gli è stato letto il mandato d'arresto. Demianjuk, dal canto suo, nega tutto e i suoi avvocati non escludono di ricorrere davanti la Corte costituzionale tedesca. \
i penalisti preparano lo
sciopero chiediamo il potenziamento - giampiero cocco
( da "Nuova Sardegna, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Da quì le richieste di una maggior attenzione, da parte del ministero della Giustizia, all'attività giudiziaria gallurese, penalizzata dall'assenza di personale amministrativo e di magistrati. Un problema, quello della paralisi degli uffici giudiziari, evidenziato dall'associazione nazionale magistrati della Sasrdegna nei giorni scorsi.
e il tribunale rimarrà
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: soddisfatto il presidente della Camera penale Della questione del riconoscimento quale sede disagiata, e più in generale dei problemi della giustizia a Gorizia, si è parlato, ieri, in un vertice svoltosi a Roma. Un summit nella sede della Commissione Giustizia del Senato dal quale è emerso che la paventata ipotesi chiusura degli uffici giudiziari di via Sauro risulta attualmente esclusa.
Riforma federalista con i
piedi d'argilla ( da "Secolo
XIX, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: riforma costituzionale che consenta anche ai Comuni e alle Province (finché esistono) di adire la Corte costituzionale in via diretta, dovendo ancora subire le prevaricazioni dello Stato e delle Regioni. Sarebbe più efficace l'approccio inverso: disegnare prima nella Costituzione i tratti essenziali del sistema che si vuole, e solo dopo scendere nel dettaglio con leggi e leggine.
"maroni organizzò le
ronde padane" esplode la polemica - alberto custoero
( da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: e anche i fondi, dello stesso Stato da cui ci si vorrebbe separare». Ecco la replica leghista per voce del deputato Matteo Brigandì: «Le ronde sono molto diverse dalle guardie padane. Il processo a Verona è fermo perché la Corte Costituzionale ha sempre dato ragione all´impostazione difensiva leghista».
Riformatori: Sì
incompatibilità assessori - consiglieri regionali
( da "Sardegna oggi"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: consiglieri regionali Pur condividendo la sentenza della Corte Costituzionale per l'abolizione della legge Statutaria, I Riformatori ritengono che non si debba tornare ai consiglieri-assessori. E' il senso della proposta di legge sulla incompatibilità delle cariche presentata dai consiglieri regionali Pierpaolo Vargiu, Michele Cossa, Franco Meloni, Attilio Dedoni,
Procure disagiate, Alfano
taglia il numero dei pm da premiare
( da "Italia Oggi" del
13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 2009 - pag: 4 autore: il guardasigilli sfoltisce l'elenco del csm Procure disagiate, Alfano taglia il numero dei pm da premiare Solo 76 magistrati potranno godere del bonus da 2500 per 4 anni per trasferirsi in un'altra sede Il tribunale di Venezia non sarà una sede disagiata. Mentre lo diventeranno Brescia, Lecco e Voghera.
Combattere la sterilità
maschile e femminile Esperti di tutto il mondo a lezione
( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Tossichetti - è sicuramente passato, vista la presenza di tutte queste categorie. Il prossimo impegno, ci vedrà coinvolti oggi a Palazzo Marini di Roma, al convegno nazionale della Sifes: La legge 40/2004 dopo la sentenza della corte costituzionale, il futuro della pma in Italia». f.c.
Difficile il pignoramento
al fisco ( da "Italia
Oggi" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: come stabilito dalla Corte costituzionale con sentenza n. 209/1988, appartengono in definitiva all'intera collettività nazionale. Motivo per cui la Cassazione ribadisce l'impignorabilità dei crediti che lo Stato vanta verso le banche delegate dai contribuenti al versamento delle imposte, poiché persiste l'indisponibilità del credito presente fin dall'
Individuate 41 procure
come sedi disagiate ( da "Italia
Oggi" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: complessivo di 54 uffici giudiziari requirenti di primo grado trasmesso al dicastero dal Csm. Tra queste, spicca il caso di Brescia, dove mancano cinque pm, seguita da molti uffici del Sud: a Caltanissetta, Gela, Palmi e Trapani, si registrano quattro posti da sostituto procuratore vacanti, mentre sono da nominare tre pm a Catanzaro, Enna, Termini Imerese, Vibo Valentia e Locri.
Un solo Tribunale
subissato di cause ( da "Sole
24 Ore, Il (Nord Est)" del
13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: questo la presidente ha scritto nei giorni scorsi al Csm per chiedere almeno l'aumento dei giudici onorari di una decina di unità. Anche se la richiesta venisse accolta, il problema non si risolverebbe, ma la situazione sarebbe appena un po' meno pesante. I giudici onorari, infatti, non sempre sono in tribunale: sono dipendenti pubblici, ad esempio psico-logi o assistenti sociali,
MASSA IL PROFESSOR
Brunello Pucci è stato ricevuto dal Pres...
( da "Nazione, La (Massa - Carrara)"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: accompagnato da Cosimo Ferri giudice presso il Csm. Nell'occasione, Pucci si è improvvisato ambasciatore turistico ed ha parlato della nostra terra ad un uomo colto e attento, prima di regalargli un pennato. «IL PENNATO ha origini antichissime spiega Pucci motivando il dono ed è presente nelle Apuane in infinite scritte rupestri nella piana dei pennati e nei siti dell'
La Francia vara la stretta
sul web ( da "Sole
24 Ore, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: I socialisti hanno già detto che faranno ricorso alla Corte costituzionale, mentre resta sempre aperto il fronte con il Parlamento europeo, che la settimana scorsa ha approvato a larga maggioranza un emendamento al pacchetto telecom in cui si oppone all'oscuramento di internet da parte di un'autorità amministrativa.
Sicurezza, via libera di
Fini al Ddl ( da "Sole
24 Ore, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte costituzionale, poi – ricorda Mantovano – ha dato la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno anche al padre, se irregolare». Aggiunge il ministro Maroni: «Smentisco che nel disegno di legge sulla sicurezza c'è una norma per cui i figli nati da clandestini potrebbero essere immediatamente adottabili.
Completato l'elenco delle
41 Procure con vuoti d'organico ( da "Sole
24 Ore, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: indicati dalla Terza commissione del Csm «attraverso una valutazione – sottolinea il ministro in una lettera al vicepresidente del Csm, Nicola Mancino – che ha tenuto conto del tasso medio di scopertura a livello nazionale, della percentuale di scopertura dell'organico dell'ufficio, delle pendenze nonché della specificità territoriale e criminale di alcune sedi del Sud»
Alla difesa copia dei
nastri senza abusi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sentenza che richiamauna pronuncia del 2008 della Corte costituzionale, la Corte di cassazione ammonisce i pm a "giocare a carte scoperte" quando si tratta di arresti frutto di intercettazioni telefoniche o ambientali. Se la difesa, dopo aver ricevuto copia del provvedimento che ha portato in cella l'indagato, fa richiesta delle registrazioni su nastro o su Cd che sono servite all'
LAVORI PUBBLICI, RIUNIONE
TECNICA SULLA NORMATIVA SISMICA IN CALABRIA
( da "marketpress.info"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale dell?aprile 2006. Come si ricorderà la sentenza ha radicalmente modificato i principi della Legge 741/81 (che prevede le modalità di deposito dei progetti e successivo controllo a campione), sancendo la necessità del regime autorizzativo a salvaguardia della pubblica e privata incolumità e dei principi fondamentali in materia di governo del territorio e protezione
Zanon:
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La circolare Csm è illegittima» BOLZANO Il presidente del tribunale di Bolzano, Heinrich Zanon, torna sui due magistrati «esterni» che fanno parte degli aspiranti procuratore capo dell'Alto Adige. «Esiste una circolare del Csm spiega Zanon che consente anche a chi vive fuori dell'Alto Adige di partecipare ai concorsi locali,
ROMA Lo schema costituito
dal combinato disposto decreti-maxiemendamenti-fiducia è il sistema ...
( da "Messaggero, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: presidente della Corte Costituzionale, ministro e parlamentare del centrosinistra nel trigesimo della sua scomparsa, presenti il costituzionalista Gustavo Zagrebelski, Pierluigi Castagnetti del Pd coordinati da Ezio Mauro direttore di Repubblica. Il "tridente" decreti-maxiemendamenti-fiducia «cambia totalmente la natura delle democrazia»
Boom di bimbi abbandonati
Tribunale: siamo nel caos ( da "Corriere
del Veneto" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Minorenni al Csm: ci servono almeno 10 giudici. Personale dimezzato, casi raddoppiati VENEZIA Leonardo non gioca più a calcio, Luca non va più in piscina, Silvia ha lasciato il corso di inglese e di vacanze nemmeno a parlarne. Le loro madri quest'anno non hanno più un soldo perché i loro padri dopo la separazione non sono ancora stati obbligati da nessun giudice a versare un euro.
Argomenti:
Giustizia
Abstract: in rapporto al quale ha avuto modo di esprimersi la Corte Costituzionale con sentenza 151 del 2009. Per tal motivo, qui si tratta dell'aspetto relativo alla crioconservazione delle cellule staminali derivanti da cordone ombelicale, nei limiti della sua praticabilità. QUALI i limiti imposti dalla normativa vigente?
Tagli di classi dovuti
alla legge ( da "Nuova
Ferrara, La" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte Costituzionale ha stabilito che pur in presenza della competenza regionale, il Ministero continui a gestire gli organici delle istituzioni scolastiche con le risorse assegnategli dalle leggi finanziarie. L'ufficio scolastico provinciale su delega di quello regionale deve determinare gli organici,
Abstract: Per Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, la politica può combattere la clandestinità, anche duramente, ma con interventi appropriati. Quale intervento è stato inappropriato? «Condizionare l'atto di nascita ad un elemento esterno al bambino quale la clandestinità dei genitori».>Procura, domani vertice dei pm per De Chiara
Argomenti: Giustizia
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dalla lettera inviata dal vice del procuratore al Csm dopo la sua audizione, missiva nella quale De Chiara ha rivelato che tra le ragioni addotte da Giovandomenico Lepore per stralciare dall'inchiesta rifiuti la posizione del capo della Protezione civile e del prefetto di Napoli vi erano anche preoccupazioni per i rapporti con il governo impegnato nell'affrontare l'emergenza rifiuti.
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Corte Costituzionale ha dato il via libera agli abbattimenti sull'isola «Abusi a Ischia, demolite in autunno» Federalberghi: rischio di tensioni sotto gli occhi dei turisti ISCHIA Non albergava certo l'ottimismo sull'isola verde, e dunque l'inapplicabilità del terzo condono edilizio (che rappresentava l'unica arma per fermare le centinaia di ordinanze di demolizione disposte a Ischia
Lotta Bertoldi - Girardi
per un posto in giunta ( da "Trentino"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: La sentenza cui si fa riferimento non è della Corte Costituzionale, ma del Tar di Trento che però è per un caso specifico. Ha poi sottolineato come i presidenti di Stet e Amnu siano eletti dai rispettivi cda e non dal sindaco. «C'è il rischio che cambiandolo senza fondati motivi, si possa chiedere i danni per l'interruzione dell'incarico.
Procuratore capo, giochi
tutti altoatesini ( da "Alto
Adige" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Heinrich Zanon: «Una circolare emessa anni fa dal Csm ammette esterni ai concorsi altoatesini, ma soltanto nel caso in cui il candidato sia entrato in magistratura prima del 1972». «Personalmente - spiega oltre - ritengo si tratti di una circolare illegittima, anche se il Csm, probabilmente, ora la riterrà applicabile.
tribunali dei minori, a
venezia il più disastrato ( da "Nuova
Venezia, La" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: scritto al Csm, chiedendo almeno di poter aumentare i giudici onorari di dieci unità. «Se venisse esaudita la richiesta non risolverà il problema - chiarisce - ma ci darebbe un pò di respiro». «La colpa di tutto questo di chi è?» si chiede il consigliere dell'Ordine degli avvocati Isabella Nordio, che un'idea ce l'ha: «Una distribuzione delle piante organiche che risale agli anni 60,
fatti i sorteggi, parte la
campagna elettorale - mitia chiarin
( da "Nuova Venezia, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Dal Csm il senatore Ugo Bergamo torna a Venezia come candidato presidente con l'appoggio di Liga Veneta Repubblica, Partito Liberale Italiano e Udc. Sartori e Salvagno. Sebastiano Sartori, 40 anni, è il candidato per Forza Nuova. Punta sull'autonomismo l'ex socialista Vittorio Salvagno, un passato di assessore a Venezia.
la procura goriziana sede
"disagiata" ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: sottolinea il ministro in una lettera al vice presidente del Csm, Nicola Mancino - che ha tenuto conto del tasso medio di scopertura a livello nazionale, della percentuale di scopertura dell'organico dell'ufficio, delle pendenze nonché della specificità territoriale e criminale». In tutto i posti da coprire sono 76, ma già oggi o domani il plenum dovrebbe metterli a concorso.
Misure cautelari, assenso
scritto, Procuratore della Repubblica, necessità
( da "AltaLex"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: argomentandosi a contrario - la tesi dell'ordinaria impermeabilità del processo penale alle regole di ordinamento giudiziario inerenti all'organizzazione interna degli uffici del pubblico ministero. 2.4. - Le precedenti riflessioni convergono dunque univocamente nel senso che ?l'assenso scritto del procuratore della Repubblica, previsto dall?
Rimessione alla Plenaria
della questione pregiudiziale amministrativa
( da "AltaLex"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: - il sesto, ai limiti del potere regolatore della Corte di cassazione (Sez. un., 19 gennaio 2007, n. 1139; 4 gennaio 2007, n. 13) che, secondo il correlato avvertimento della Corte Costituzionale (sent. 12 marzo 2007, n. 77), "con la sua pronuncia può soltanto, a norma dell?art. 111, comma ottavo, Cost.
Gender-Mainstream. Tutto
il resto è omofobia ( da "Tempi"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il giudice della Corte costituzionale Ernst-Wolfgang Böckenförde ha definito «inammissibile» il tentativo di «impedire la libertà d'opinione e di confronto scientifico» e anche il sindaco di Marburg, Egon Vaupel, ha preso le difese dell'università spiegando di non vedere «alcun motivo per vietare lo svolgimento del congresso».
Procure, 41 le sedi
disagiate ( da "Denaro,
Il" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 41 le sedi disagiate Il Guardasigilli definisce l'elenco: presto il Csm metterà a concorso i posti Sono 41 le procure - per un totale di 76 posti vacanti da coprire - individuate come sedi disagiate dal Guardasigilli Angelino Alfano nell'ambito dell'elenco complessivo di 54 uffici giudiziari requirenti di primo grado trasmesso al dicastero dal Csm.
Argomenti: Giustizia
Argomenti:
Giustizia
Abstract: situazione dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato la non conformità alla Carta di alcune parti della legge 40. Le richieste al governo e al parlamento sono venute ieri da Scienza & Vita e del Movimento per la vita, che in una conferenza stampa congiunta presso il Senato non si sono limitate a esprimere perplessità sul dispositivo e ancor di più sulle motivazioni della Consulta.
Il Tribunale per i minori
più dissestato d'Italia ( da "Gazzettino,
Il (Venezia)" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Il Tribunale per i minori più dissestato d'Italia La presidente Fraccon in una lettera al Csm ha denunciato la situazione «Ultimi a livello nazionale per numero di giudici e amministrativi» Mercoledì 13 Maggio 2009,
Un primato di cui non
andare orgogliosi, quello di tribunale più dissestato d'Italia. Capi...
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la presidente Adalgisa Fraccon attacca: «Ho scritto al Csm per chiedere un incremento dei giudici onorari, almeno una decina in più. Se rispettassimo i valori medi nazionali dovremmo avere 17 magistrati, 60 giudici onorari e 72 dipendenti amministrativi. Invece sono rispettivamente 7, 26 e 30, cioè meno della metà».
Sede disagiata , si salva
il Tribunale a Gorizia ( da "Gazzettino,
Il (Pordenone)" del 13-05-2009) + 1 altra
fonte
Argomenti:
Giustizia
Abstract: il sottosegretario Giacomo Calliendo ha informato che per il riconoscimento del disagio di Gorizia «il ministero sta lavorando e la soluzione sembra prossima». Soddisfatto Cattarini, che più volte ha denunciato il silenzio della politica sui problemi della giustizia isontina, «ma questa volta - ha detto - sembra esserci davvero un'inversione di tendenza».
La legge 40 dopo la
sentenza della Corte Costituzionale
( da "SaluteEuropa.it"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: 2009 La legge 40 dopo la sentenza della Corte Costituzionale "Un nuovo patto di genitorialità tra la coppia e il medico che esegue il trattamento di cura dell'infertilità ha affermato il Dottor Antonino Guglielmino, medico ginecologo e presidente della Fondazione Hera di Catania aprendo il convegno nazionale della Sifes questa mattina a Palazzo Marini a Roma -
Predoiu dezminte ca ar fi
blocat fondurile CSM ( da "Romania
Libera" del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: Predoiu dezminte ca ar fi blocat fondurile CSM Rl online Miercuri, 13 Mai 2009 Catalin Predoiu, ministrul Justitiei, a declarat miercuri ca nu a blocat fondurile destinate Consiliului Suprem al Magistraturii si ca aceste acuzatii nefondate au fost lansate de conducerea CSM intr-o incercare de a-si redobandi credibilitatea.
Salta il dibattito sul
servizio idricoConsiglio comunale.
( da "Sicilia, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: nonostante la sentenza della Corte costituzionale numero 335/2008 da cui si evince chiaramente che la tariffa non deve essere più pagata dagli utenti che risiedono in una città priva di depuratore. Il consigliere Carmelo Romano ha chiesto al presidente Salvatore Amato di far si che la questione venga attenzionata dal difensore civico.
Rispunta la tabella H, ora
bisogna cercare i fondi per finanziarla
( da "Sicilia, La"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: alla Corte Costituzionale potrà proporlo solo il governatore Lombardo che, al contrario del presidente dell'Ars Cascio, ha accolto senza polemiche le censure del Commissario dello Stato. Certo non è braccio di ferro tra i due Palazzi, ma è sintomatico il fatto che il capogruppo del Pd Cracolici abbia avvertito l'opportunità di un maggiore raccordo tra il governo e il Parlamento.
"In Puglia ci sarà
bisogno dell'esercito"">Nucleare, Vendola: vado alla Consulta
"In Puglia ci sarà bisogno dell'esercito"
( da "Affari Italiani (Online)"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: alla Corte Costituzionale. "Perché è un abbaglio dal punto di vista economico, una distrazione di risorse dal lato energetico e una tragedia per l'ambiente". La soluzione? "Investire nelle rinnovabili e sull'efficienza energetica". L'INTERVISTA E' arrivato il primo via libera del Senato al ritorno del nucleare in Italia.
(AGR) DIP. AMBIENTE: LE
MANI DEL GOVERNO SUL PETROLIO LUCANO
( da "Basilicanet.it"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: dal ricorso alla Corte Costituzionale ad unâ??autonoma legge regionale sia sulla Valutazione di impatto ambientale che sulle procedure autorizzatorie in materia di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi. Insomma, riappropriandosi del governo del territorio e del controllo delle attività che su esso si svolgono,
Saraceni ( Ugl ):
giustizia a double face. Soldi e carriera per i magistrati delle sedi disagiate
( da "Sestopotere.com"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: i mali della giustizia si ripercuotono sul sovraffollamento delle carceri, sull'economia del Paese visto che l'Italia paga all'Europa fior di milioni in multe per i ritardi dei processi; sulla credibilità delle istituzioni che non riescono a far funzionare uno dei perni centrali della democrazia.
Genro attacca l'Italia su
Battisti: orgoglioso di ciò che ho fatto
( da "Panorama.it"
del 13-05-2009)
Argomenti:
Giustizia
Abstract: la Corte Costituzionale brasiliana, esplicitata chiaramente da Genro, [6] "mi turberebbe davvero molto se il Supremo dovesse cambiare la sua giurisprudenza per soddisfare le domande di un paese che non rispetta le decisioni del Brasile". "Genro ha un obiettivo chiaro: tentare in ogni modo di far passare per una decisione di diritto una cretinaggine senza nessuna valenza giuridica"
( da "Alto Adige" del
12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Sette domande dei
magistrati locali e due da fuori provincia. Le nomine entro
settembre Procura, i candidati sono nove Il Csm dovrà scegliere il successore di
Cuno Tarfusser BOLZANO. Sono nove i candidati alla successione del procuratore
capo Cuno Tarfusser che da qualche settimana ha lasciato Bolzano per assumere
il nuovo incarico di giudice internazionale alla Corte dell'Aja. Qualche
giorno fa sono scaduti i termini per la presentazione della domanda da inviare
al Consiglio superiore della magistratura. L'organo di autogoverno dei giudici
dovrà a questo punto procedere alla nomina non solo del nuovo Procuratore ma
anche dell'Avvoxcato generale. Le candidature locali sono sette. Altre due
domande sono pervenute da magistrati in servizio fuori provincia e, dunque,
provenienti dal concorso nazionale. I magistrati locali che hanno presentato
domanda per ottenere l'assegnazione dei nuovi incarichi sono: Paul Ranzi
(attuale sostituto procuratore, già procuratore aggiunto negli ultimi otto
anni), Guido Rispoli (sostituto procuratore), Donatella Marchesini (sostituto
procuratore), Markus Mayr (sostituto procuratore), Alois Klammer (sostituto
procuratore presso la Procura generale in Corte d'appello), Manfred Klammer
(giudice di Corte d'appello), Claudio Gottardi (presidente di sezione del
tribunale penale). Le ultime due domande, come detto, sono giunte da magistrati
appartenenti al concorso nazionale. Si tratta di un sostituto procuratore
attualmente in servizio a Grosseto e di un presidente di sezione penale (dunque
un magistrato giudicante) in servizio attualmente in Sicilia. Entrambi
vanterebbero la perfetta conoscenza della lingua tedesca con l'attestato di
bilinguismo. In caso contrario la candidatura non avrebbe alcuna possibilità di
essere accolta dato che in Alto Adige tutti i giudici debbono essere in grado
di svolgere procedimenti in entrambe in entrambe le lingue. Come detto la
nomina spetta al Csm. Potranno essere ammessi anche magistrati esterni entrati
in magistratura prima del 1972, prima cioè dell' approvazione dello statuto di
autonomia che ha imposto il ruolo locale per il reclutamento dei magistrati
altoatesini. La decisione sulle nuove nomine verrà presa dal plenum del
Consiglio superiore della magistratura composto da 20 magistrati eletti e da
dieci laici di nomina politica (scelti tra professori universitari ed esperti
di diritto). Il plenum dovrà valutare le proposte che saranno avanzate dalla
commissione dello stesso Csm, all'interno della quale viene data una prima
indicazione. In questo caso dai nove candidati dovranno essere scelti il nuovo
Procuratore capo della Repubblica, il nuovo Avvocato generale presso la Corte
d'appello ed il nuovo procuratore aggiunto. Le nomine sono attese entro
settembre. (ma.be.)
( da "Alto Adige" del
12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
I costi della giustizia
Un convegno da 225 mila euro per copiare il virtuosismo bolzanino BOLZANO. In
un Paese che ogni anno prescrive 200 mila reati per mancanze di risorse,
vengono organizzati convegni sulla giustizia da 225 mila euro: due giorni a
Palermo con tutti i capi degli uffici giudiziari, rappresentanti del ministero
compresi. Una situazione che ha fatto gridare allo scandalo alcuni rappresentanti del Csm. E c'è chi ha invocato ancora una volta il
virtuosismo della procura di Bolzano, che è riuscita a ridurre le spese di
giustizia razionalizzando l'organizzazione e utilizzando finanziamenti europei.
Di fronte a una giustizia al collasso per carenza di risorse, con un «ministero
che non onora i suoi debiti verso chi ha subito un processo lumaca e si fa
pignorare i beni», al consigliere del Csm Gianfranco Anedda tutto questo
è sembrato davvero troppo. «E' uno spreco inaccettabile», ha tuonato
nell'ultima seduta del plenum, chiedendo ad Alfano e a Palazzo dei Marescialli
di fare marcia indietro e ottenendo per ora il congelamento dell'iniziativa.
Più d'uno tra i consiglieri aveva inoltre espresso dubbi sull'utilità
dell'incontro, che alla fine è stato organizzato con maggiore sobrietà.
( da "Bloomberg" del
12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
By Alan Ohnsman
May 12 (Bloomberg) -- Honda Motor Co. may build more vehicles than bankrupt
Chrysler LLC in North America this year and take its rival's fourth place in
U.S. sales, further weakening Detroit's once iron-tight grip on its home
market. Chrysler had a 17,011 unit production lead over Honda at the end of
April, compared with 236,645 a year earlier. With most Chrysler plants shut for
as long as 60 days, analysts predict Honda will close the gap by year's end,
leaving it trailing only General Motors Corp., Toyota Motor Corp. and Ford
Motor Co. in the world's biggest car market. "There's a sea change under
way," said Michael Robinet, an analyst at forecaster CSM Worldwide in Northville, Michigan.
"This crisis with Chrysler and GM has acted as an accelerant to the
systemic change that was already occurring." U.S. sales rankings,
dominated by Michigan-based GM, Ford and Chrysler through the 1990s, have been
in flux since Toyota passed Chrysler in 2006 and then Ford in 2007. This
year's sales slump to the lowest volume in 30 years threatens to also push GM
into bankruptcy and has cut the U.S. Big 3's combined market share to 44.4 this
year, from more than 70 percent a decade ago. Honda, fifth in the U.S. since
1988, has outsold Chrysler this year as of April. Its sales in the country slid
32 percent to 332,014, compared with a 46 percent drop for Auburn Hills, Michigan-based
Chrysler to 323,890. Overall U.S. sales are down 37 percent through the first
four months of the year. "Market share isn't something we target,"
said David Iida, a spokesman for Honda's U.S. unit, based in Torrance,
California. "We're very committed to local production, irrespective of
what other companies are doing." The automaker fell 0.5 percent to 2,885
yen as of 10 a.m. in Tokyo trading. The stock has risen 51 percent this year.
Chrysler Plunge Industrywide North American car and light-truck production
plunged 49 percent through April, with Chrysler leading declines among major
manufacturers, according to Haig Stoddard, an IHS Global Insight analyst.
Chrysler's production in the period fell 57 percent to 322,773, based on
company figures. Honda built 305,762 autos at assembly plants in the U.S.,
Canada and Mexico through last month, down 40 percent from a year ago.
Chrysler, hoping to emerge from bankruptcy within 60 days as a new company led
by Fiat SpA, halted work at most plants on May 4 while it reorganizes. The
company also said it's closing six factories that won't be part of the
Chrysler-Fiat deal. "Honda and Toyota are both likely to outbuild
Chrysler," said John Sousanis, director of industry data for Ward's
Automotive Group. "We have each of them making 1 million vehicles or a bit
more in North America this year, and Chrysler building just under 1 million --
and that's before Chrysler announced its plan to shut down plants."
Foreign Production Gains Next year, Japanese, German and South Korean
automakers will likely build more than half of the vehicles assembled in the
U.S., outstripping local manufacturers for the first time, said CSM's Robinet. By 2011, Asian and European automakers will
have more overall auto-assembly capacity in North America than U.S.
competitors, said economist Kim Hill, with the Center for Automotive Research
in Ann Arbor, Michigan. "The market has matured," said Hill. It
"is moving away from the traditional Big 3 model to one that's much more
international." To contact the reporters on this story: Alan Ohnsman in
Los Angeles aohnsman@bloomberg.net Last Updated: May 11, 2009 21:07 EDT
( da "Nuova Sardegna, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Assessori-consiglieri,
iniziativa in Consiglio dopo la caduta della legge Statutaria Riformatori:
rimettere l'incompatibilità CAGLIARI. Caduta la legge Statutaria, e quindi
anche la norma sull'incompatibilità tra le cariche di consigliere regionale e
di assessore, i Riformatori sardi non si arrendono. Oggi depositano una
proposta di legge per reintrodurre la netta separazione di funzioni tra il
legislatore e l'amministratore. E subito dopo illustreranno ai giornalisti, in
una conferenza stampa, le ragioni che ha spinto il loro gruppo ad assumere
l'iniziativa. I Riformatori fanno parte della maggioranza di Centrodestra (che
era decisamente schierata contro la Statutaria voluta da Renato Soru) e, almeno
per il momento, non hanno trovato alleati nella coalizione sulla proposta di
reintrodurre l'incompatibilità. I più contrari sono decisamente l'Udc e il
Psd'Az, mentre dei distinguo sono possibili in altre forze centriste e nel Pdl.
I Riformatori (il coordinatore è Michele Cossa, il
capogruppo Pierpaolo Vargiu) potrebbero invece trovare convergenze con i gruppi
dell'opposizione di Centrosinistra, che, con la Statutaria ora cassata dalla
Corte costituzionale,
avevano introdotto l'incompatibilità.
( da "Finanza e Mercati"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Se parla il
Presidente il silenzio è d'oro da Finanza&Mercati del 12-05-2009 Appartengo
alla sparuta pattuglia di coloro che ritengono il diritto alla libera
espressione del pensiero il bene più prezioso di una società civile. Tanto
assoluto considero quel diritto, da volerlo riconosciuto per chiunque, per quanto
sgradevoli o ripugnanti possano apparire le sue idee: per quanto mi riguarda,
anche i nemici della democrazia e i detrattori della libertà, anche i razzisti
e i pedofili e ... finanche i cacciatori, hanno il diritto di manifestare
liberamente il loro pensiero. Ritengo, tuttavia, che vi siano categorie di
persone per le quali questo diritto trova delle limitazioni. O meglio, ci sono
persone la cui particolare posizione è incompatibile con la pienezza del
diritto alla libera manifestazione del pensiero. Penso, per esempio, che un
ambasciatore non possa criticare la politica estera del suo Paese nei confronti
dello Stato in cui è residente; che un prefetto non possa criticare le
disposizioni relative all'ordine pubblico impartite dal suo Ministro; che un magistrato
non possa criticare le leggi che è chiamato ad applicare. Se costoro intendono
esprimere il loro dissenso hanno tutto il diritto di farlo, ma ciò li rende
incompatibili con il loro incarico e dovrebbero esserne allontanati. Fare
l'ambasciatore, il prefetto o il magistrato non è un diritto naturale, ma un
mestiere che si è scelto e questo mestiere impone obblighi che gli altri
cittadini non hanno. Chi quella scelta ha fatto deve sottostare alle
limitazioni che la sua posizione comporta, così come gode del potere e dei
privilegi che essa conferisce. Uno dei soggetti che deve sopportare limitazioni
al diritto di «dire la sua» è il Capo dello Stato. Se si scorrono gli articoli
della Costituzione dedicati al Presidente della Repubblica, si noterà che essi
ne delineano una figura intimamente ed esclusivamente legata all'attività delle
altre istituzioni, di guisa che tutti i suoi poteri e le sue prerogative
appaiono in funzione di mediazione e di equilibrio rispetto alle prerogative e
al funzionamento di altri organi dello stato. Non ha, invece, poteri politici
in senso stretto, sicché nessun suo atto è valido se non è controfirmato dal
ministro proponente. E non è previsto che egli abbia alcun contatto diretto con
la «Nazione». Il Presidente della Repubblica manifesta il suo pensiero
indirizzando «messaggi» alle Camere (articoli 74 e 87). Nessuna altra forma di
comunicazione è stata prevista dal costituente e nessun destinatario diverso
dal Parlamento. E non si tratta di una dimenticanza. Il costituente ha voluto
affermare nel modo più netto il monopolio della rappresentanza politica al
Parlamento, e l'estraneità alla politica del Presidente della Repubblica (tutte
le sue prerogative, dalla presidenza del Csm al diritto di
nomina di un terzo dei giudici costituzionali, dal potere di scioglimento delle
Camere alla designazione del presidente del Consiglio, si spiegano solo in
virtù di quel principio). Sebbene siano ormai diventate consuetudinarie
dichiarazioni di circostanza e cortesia (in occasione di celebrazioni e
funerali) o allocuzioni rituali (messaggio di fine d'anno), le
comunicazioni «pubbliche» presidenziali possono essere consentite e tollerate a
condizione che non travalichino il richiamo ai «buoni sentimenti» e si
inquadrino in un contesto di obiettiva collaborazione con le altre istituzioni
dello Stato. Il Capo dello Stato non può e non deve andare in giro per l'Italia
come se fosse un vescovo in visita pastorale alle parrocchie della diocesi,
incontrando le popolazioni e rilasciando dichiarazioni su ogni fatto di
cronaca. Non può e non deve incontrare gli studenti per proclamare che male ha
fatto il ministro dell'Istruzione a tagliare i fondi per la scuola; non può e
non deve andare in mezzo ai terremotati d'Abruzzo a polemizzare con il
presidente del Consiglio intorno alla priorità dell'accertamento delle
responsabilità; non può e non deve criticare leggi e auspicarne la modifica. Il
Presidente della Repubblica non può e non deve presentarsi alla nazione come
l'alternativa «buona» agli altri organi dello Stato, lucrando consenso e
popolarità a scapito del soggetto criticato. Chi così si comporta - altri lo ha
detto, in diversa occasione - «non è il Presidente di questa Repubblica». E
così si comportò Sandro Pertini quando, nell'inverno del 1980, inviò un
messaggio televisivo al Paese - a reti unificate - attaccando direttamente il
governo Forlani per la conduzione dei soccorsi dopo il terremoto dell'Irpinia.
La circostanza che Pertini avesse ragione non cambia il fatto che quel suo atto
fosse sconsiderato ed eversivo. Le «picconate» che caratterizzarono la seconda
parte della presidenza di Francesco Cossiga sono lì a testimoniare quanto sia
pericolosa la via del Presidente «antagonista». Meno pericolosa, ma ugualmente
fastidiosa, è la propensione a rilasciare dichiarazioni del presidente della
Camera. In questo caso la regola del silenzio sui temi politici non è un
precetto costituzionale, ma un portato della buona creanza. La terza carica
dello Stato dovrebbe riuscire a dimenticarsi di essere un uomo politico ancor
giovane e vigoroso, pieno di belle e sacrosante speranze circa il suo futuro.
La considerazione e la dignità del suo ruolo dovrebbero consigliarlo di evitare
di intervenire, ogni volta che il presidente del Consiglio dice qualcosa, per
rimarcare la «differenza» della sua posizione politica. La preoccupazione di
distinguersi è propria e ben si addice a un leader politico, ma non deve
interessare il presidente della Camera al quale gli atteggiamenti del governo -
come quelli dell'opposizione - dovrebbero essere indifferenti se non riguardano
il funzionamento dell'Assemblea da lui presieduta. bobbio@finanzaemercati.it
MARCO SAVERIO BOBBIO
( da "Nuova Sardegna, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Domani in
Provincia Orlando parla di Europee ORISTANO. Il portavoce nazionale dell'Italia
dei valori, Leoluca Orlando, sarà domani in città per partecipare a un incontro
dibattito che si terrà nell'aula consiliare della Provincia. A partire dalla
16,30 Leoluca Orlando, insieme al candidato alle elezioni europee, Giommaria Uggias, parlerà degli obiettivi dell'Idv per le
Europee: «La maggioranza ha fastidio verso chi controlla - dice Orlando -.
Corte Costituzionale, magistratura, informazione, opposizione, Euorpa. Invece
noi vogliamo dare fastidio e andiamo in Europa per farlo, a difesa dei diritti
di tutti e di ciascuno».
( da "Nazione, La (Pistoia)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
PRIMO PIANO pag.
12 Due liste con troppe firme A Uzzano non si vota Errore bipartisan: partiti
bocciati, arriva il commissario T ROPPO SOLERTI, quei partiti. E troppo
aggiornati, troppo "avanti" rispetto alla legge. Per questo, Uzzano
non andrà al voto per eleggere il nuovo sindaco, il 6 e 7 giugno. E rischia di
essre amministrata per un intero anno sotto dal commissario prefettizio. La
sottocommissione elettorale circondariale di Pescia presieduta da Roberto
Caiati, capo di gabinetto della Prefettura infatti dopo una domenica di
estenuante lavoro (dalle 8 a mezzanotte) ha escluso entrambe le liste in lizza
dalle prossime comunali. Il motivo? Sia «Centrosinistra per Uzzano» che
sostiene la candidatura a primo cittadino di Riccardo Franchi, sia
«Centrodestra per Uzzano» che punta su Luciano Maccioni come sindaco hanno
presentato a sostegno delle rispettive liste un numero di firme più elevato di
quello previsto dalla legge. Per i Comuni al di sotto dei 5000 abitanti la
normativa (un decreto emanato nel 1946 dal governo Parri
emesso su parere della Consulta, antenata dell'attuale Corte costituzionale) dispone che le
sottoscrizioni siano «non meno di trenta e non più di sessanta». Le due liste
di Uzzano ne hanno presentate l'una circa ottanta, l'altra una settantina. Un
«errore» bipartisan, se vi sono incorsi sia il centrodestra che il
centrosinistra. E commesso in buona fede: i responsabili dei due
schieramenti hanno considerato che Uzzano ha da qualche anno superato il tetto
dei 5000 residenti e si sono adeguati nel raccogliere le firme: oltre i 5000 ne
servono appunto fra 60 e 120. La legge, invece, prevede che il parametro su cui
calcolare il numero sia il dato dell'ultimo censimento. Che risale al 2001,
quanto Uzzano contava 4711 anime. In materia elettorale, insomma, ci si fonda
su dati superati, se non dalla storia, almeno dalla cronaca. Eppoi, al di là
delle buone intenzioni degli schieramenti, perché «punire» e così duranmente
poi l'eccesso di zelo di apporre una decina di firme aggiuntive, «di scorta»?
SU QUESTO punto esiste un fondamento giurisprudenziale: Umberto Russo Krauss,
viceprefetto di Pistoia e presidente della commissione circondariale elettorale
del capoluogo riferisce di una sentenza della Corte costitizionale del 1992
nella quale si sancisce che la fissazione del numero massimo di firme ha lo
scopo di garantire «la genuina espressione del voto». Consentendo un numero
illimitato si rischierebbe soprattutto nei piccoli comuni di condizionare lo
svolgimento delle elezioni. E ORA? Ai due schieramehti non resta che ricorrere
al Tar. Se questo concederà la sospensiva, il 6 e 7 giugno si andrà a votare.
Con una spada di Damocle: quando deciderà nel merito, lo stesso Tar potrebbe
ritenere illegittimo lo «sforamento» nel numero di firme presentate ed
annullare le elezioni già avvenute. Con arrivo del commissario e ritorno al
voto nel 2010. Se invece nessuno ricorrerà al tar o se questi non concederà la
sospensiva, l'8 giugno arriverà il commissario prefettizio che amministrerà il
comune fino alle elezioni della primavera 2010 (la sessione elettorale
invernale è stata abrogata). Così un Comune resterà dodici mesi privo di
sindaco per l'eccesso di zelo (oppure la sbadataggine?) di due schieramenti
politici avversari. E per una legge che pone a parametro un anacronismo.
Succede, in Italia p.c.
( da "Unita, L'" del
12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Toghe &
rifiuti Siccome in Italia vige la meritocrazia e si premiano i migliori, la
Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta dall'on.
prof. avv. imp. Gaetano Pecorella ha scelto come consulenti due magistrati fra
i più meritevoli: Francesco Castellano e Cesare Martellino. Affinché le due
toghe possano dispiegare il loro balsamico contributo all'insigne consesso 24
ore su 24, senza distrazioni, il Csm sta provvedendo a
collocarli «fuori ruolo». La scelta appare più che azzeccata. Martellino, ex
procuratore di Terni ed ex presidente della Caf (corte d'appello della
giustizia sportiva), poi rappresentante italiano a Eurojust al posto di
Caselli, è indagato a Napoli per Calciopoli (abuso d'ufficio per il presunto
aggiustamento di una pratica che stava a cuore alla Reggina su pressione
di Franco Carraro). I laici del centrosinistra chiesero al Csm di occuparsi di
lui per i presunti consigli forniti a don Pierino Gelmini, indagato per
pedofilia a Terni. Castellano, ex giudice a Milano poi trasferito a Torino,
oltre ad aver assolto Berlusconi nel processo Sme dopo averlo difeso in varie
interviste, è stato sanzionato con la censura dal Csm e dalla Cassazione per
essersi «intromesso nella vicenda Unipol», «fornendo la propria competenza e
spendendo la propria persona per sostenere le ragioni dell'amico Giovanni
Consorte con i colleghi milanesi» e «accreditandosi presso Consorte come canale
di penetrazione per acquisire informazioni e condizionare le indagini», con
«grave lesione del prestigio dell'ordine giudiziario». Gli uomini giusti per la
commissione rifiuti.
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 8 -
Regione Collino: io andrò casa per casa Il candidato Pdl GORIZIA. «Farò una campagna
elettorale comune per comune», lo ha detto ieri Giovanni Collino, candidato del
Pdl alle europee nella circoscrizione del Nordest. «Sono candidato della
Regione più piccola - ha detto - ma rispetto ai miei colleghi ho un grande
punto di forza: sono il candidato unico di tutto il Pdl». Collino ha spiegato
che la sua sarà «una campagna elettorale all'insegna della sobrietà. C'è la
crisi economica e non possiamo sprecare fondi. E poi c'è il terremoto in
Abruzzo. Da terremotato di Gemona - ha detto - sarò al fianco della gente
colpita dalla tragedia e nei miei incontri spiegherò il modello Friuli».
Sicurezza, libertà responsabile, infrastrutture, ruolo della regione
nell'Europa a 27: questi saranno gli altri temi sui quali Collino farà campagna
elettorale, «sostenuto - ha detto - da tutto il partito, dal sindaco di
Trieste, Roberto Dipiazza, al presidente della Regione, Renzo Tondo». Collino,
presentandosi nei giorni scorsi a Gorizia, ha anticipato che prenderà «contatti
immediati» per soluzioni rapide e concrete contro la scarsità di organico al
Tribunale di Gorizia. Lo reso noto dopo aver compiuto una
visita agli uffici giudiziari del capoluogo isontino. «Il tema della giustizia - afferma Collino - diventa
ancora più importante in un territorio di confine come quello di Gorizia, dove
la presenza di molti stranieri genera inevitabili conflitti che a volte
contrastano con la forte domanda di sicurezza. Il problema della giustizia locale non può essere limitato a una dimensione
nazionale, ma proprio l'Unione Europea - conclude - può contribuire per
individuare soluzioni condivise».
( da "Giornale.it, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
n. 113 del
2009-05-12 pagina 14 Nuova picconata alla gestione Soru di Redazione Nuova
batosta per Renato Soru (nella foto) che assiste allo smantellamento
dell'attività dei suoi cinque anni di governo. Dopo l'abolizione della tassa
sul lusso, la Corte Costituzionale ha annullato la legge
statutaria della Sardegna n. 1 del 2008, fortemente voluta dall'ex governatore
per concentrare nelle sue mani ancora più poteri e comprimere il ruolo del
Consiglio regionale. Questa legge vietava ai consiglieri di far parte della
Giunta, per rendere effettiva la separazione del potere legislativo con quello
esecutivo. Via libera ora al rimpasto in giunta che porterà al posto
degli «assessori tecnici», alcuni scalpitanti consiglieri regionali. © SOCIETà
EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Tirreno, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 5 - Montecatini
Elezioni a rischio a Uzzano Entrambe le liste non ammesse: troppe le firme
raccolte UZZANO. Il 7 e 8 giugno avrebbero dovuto votare anche gli elettori
uzzanesi. L'uso della parola avrebbero non è casuale, perché ieri, dalla
presidenza provinciale della commissione elettorale presieduta da Umberto Russo
Krauss è arrivata una notizia clamorosa. Entrambe le liste, quella di
centrosinistra che sostiene Riccardo Franchi e quella di centrodestra che
candida Luciano Maccioni, non sono state ammesse alla competizione elettorale.
Entrambe hanno raccolto troppe firme a sostegno delle rispettive liste,
avrebbero dovuto essere tra le 30 e le 60, ma entrambi gli schieramenti avevano
superato quota 70. A trarre in inganno gli uffici comunali (a cui si erano rivolti
entrambi gli schieramenti per l'iscrizione delle liste) il numero di abitanti.
Una cittadina come Uzzano, con più di 5mila abitanti, dovrebbe in effetti
presentare a sostegno di ogni lista tra le 60 e le 120 firme. Ma, c'è un però.
Il numero di abitanti che fa fede non è quello effettivo dell'anagrafe, ma
quello relativo all'ultimo censimento e, all'epoca, Uzzano aveva 4.711
abitanti. Era, insomma, sotto quota 5mila, e quindi ogni lista avrebbe dovuto
presentare appunto tra le 30 e le 60 firme. E che il limite massimo non debba
essere superato lo prevede anche una sentenza (la numero 83 del 1982) della Corte Costituzionale: il tetto serve a impedire, nei
piccoli comuni, che una lista possa togliere a un'altra la possibilità di
raccogliere le adesioni. Quindi quando la sottocommissione elettorale
circondariale di Pescia ha visto arrivare le due liste, con le relative
sottoscrizioni, si è trovata di fronte a un grosso problema. Per tutta
la notte la sottocommissione, in stretto contato con la prefettura, ha cercato
- non trovandola - una via di uscita a questa situazione, e alla fine non ha
potuto far altro che bocciare entrambe le liste. Si tratta di un caso
rarissimo, in tutta Italia sono state respinte altre due liste per troppe
sottoscrizioni, una in Provincia di Matera, l'altra in provincia di Parma. E se
una soluzione non venisse trovata già il 10 giugno, a due giorni dal voto
mancato, in Comune dovrebbe insediarsi il commissario prefettizio. Ma da parte
dei coordinamenti elettorali, che per una volta si troveranno uniti, c'è
comunque un certo ottimismo. Qui si tratta di una situazione molto particolare,
dove tutti gli schieramenti sono stati danneggiati allo stesso modo, per questo
c'è molta fiducia sul fatto che una soluzione verrà trovata. I due candidati,
infatti, hanno deciso di lavorare insieme per cercare una soluzione insieme
alla prefettura, e al tempo stesso - con l'assistenza del legale del Comune -
verrà presentato un ricorso al Tar congiunto di Maccioni e Franchi, in modo da
ottenere subito una sospensiva (e permettere così lo svolgimento delle
elezioni) in attesa della sentenza definitiva sulla validità delle elezioni
uzzanesi. TRASLOCO UFFICI Disagi in Comune BUGGIANO. Completata la prima parte
dei lavori, sono in corso all'interno del municipio di Buggiano i lavori per il
trasloco degli uffici, in vista della partenza della seconda parte dell'opera
per il restauro del palazzo comunale. Per questo motivo, dal Comune, viene
segnalata la possibilità, nel corso della settimana, di disagi nell'attività di
ricevimento del pubblico, disagi di cui l'amministrazione si scusa con i
cittadini. Sempre legata ai lavori anche l'annunciata chiusura degli uffici
comunali in programma sabato, necessaria per procedere all'aggiornamento dei
sistemi informatici. CONTRIBUTI AFFITTI Tempo di domande CHIESINA. Il Comune
ricorda che il 10 giugno scade il termine ultimo per la presentazione, da parte
dei cittadini di Chiesina Uzzanese, delle domande per l'assegnazione di
contributi a integrazione del canone di locazione per il 2009. Tutti gli
interessati possono presentare domanda, utilizzando i moduli disponibili
all'Ufficio Servizi sociali del Comune, presentando i seguenti documenti: copia
del contratto di locazione regolarmente registrato; attestazione Ise, Isse riguardante
la situazione economica del nucleo familiare. GIOVEDì Interruzione idrica
CHIESINA. Interruzione idrica, giovedi prossimo a Chiesina, per lavori sulla
rete. Dalle 8 alle 12 il problema interesserà le vie Corti, Di Vittorio,
Vincentro Fratelli Cervi, Gramsci e Di Campo, dalle 14 alle 17 sarà toccata la
località Chiesanuova.
( da "Corriere Alto Adige"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
dell'Alto Adige sezione: PRIMA data: 12/05/2009 - pag: 1 A PAGINA 5 Petrone
BOLZANO Sono nove i magistrati che si contendono la poltrona di procuratore
capo, occupata fino a pochi mesi fa da Cuno Tarfusser, nominato guidice internazionale
all'Aja. Il Consiglio superiore della magistratura (Csm)
dovrà decidere tra sette altoatesini e due magistrati di fuori provincia: uno
toscano, l'altro siciliano. Dei magistrati altoatesini a presentare domanda
sono stati l'attuale procuratore aggiunto Paul Ranzi, i sostituti procuratori
Guido Rispoli, Donatella Marchesini e Markus Mayr, così come il giudice del
tribunale altoatesino Claudio Gottardi. Ma anche il sostituto
procuratore presso la Procura generale di Bolzano Alois Klammer ed il giudice
della Corte d'appello altoatesina Manfred Klammer ambiscono al posto. La
decisione del Consiglio superiore della magistratura è attesa entro luglio. Il
deputato della Svp, Karl Zeller avverte: «Il concorso è locale, riservato a chi
posside il patentino A». Il giudice Edoardo Mori concorda: «I due non
altoatesini non possono partecipare al concorso. Il bando è un po' equivoco».
Si cerca il successore di Tarfusser, ora giudice internazionale all'Aja. Csm,
la decisione entro luglio Procuratore capo, una sfida a nove Candidature anche
da Toscana e Sicilia. Zeller: «Concorso locale»
( da "Corriere Alto Adige"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
dell'Alto Adige sezione: BOLZANOEPROV data: 12/05/2009 - pag: 5 Le reazioni Il
deputato Svp: ci si dimentica della norma. Mori: la legge è chiara Zeller
avverte: concorso locale Il monito BOLZANO È subito polemica sulla proporzionale
etnica per la nomina del nuovo procuratore capo di Bolzano, colui che
sostituirà Cuno Tarfusser. Due di coloro che si sono candidati infatti non
lavorano a Bolzano. In particolare, uno lavora a Grosseto e l'altro in Sicilia.
Il deputato della Svp Karl Zeller specializzato in questioni relative alla
giustizia fa notare subito che quei due giudici si sono iscritti al concorso
sbagliato. «Io sono sicuro che questi due magistrati non possano partecipare al
concorso per il posto di procuratore di Bolzano dice il deputato . In base alla
legge infatti possono concorrere per quella carica solo i giudici che hanno
fatto il concorso locale, che ha regole diverse da quello nazionale. Il
concorso altoatesino è riservato a coloro che hanno il patentino A di bilinguismo.
Quelli che vincono il concorso locale devono stare almeno 10 anni in Alto
Adige, particolare aggiunto proprio per evitare che i giudici aggirassero in
questo modo il concorso nazionale. Lo presentai io nel 2005 l'emendamento alla
legge sull'ordinamento giudiziario. Comunque non è il primo caso che accadono
cose di questo genere. Abbiamo dovuto anche impugnare alcuni concorsi
L'onorevole: «Nel 2005 presentai io stesso l'emendamento
che regola il sistema altoatesino» perché il Csm si era dimenticato di questa
norma». Sulla stessa lunghezza d'onda il giudice Edoardo Mori: «La legge è
chiarissima. Chi non ha fatto il concorso locale non può venire in provincia di
Bolzano. I due non altoatesini si sono iscritti perché non sanno che non
possono partecipare a questo concorso dice . Un po' è anche colpa del
Csm che spesso fa il bando in modo equivoco, senza specificare che servono
determinati requisiti. Non credo però che questa cosa allungherà i tempi del
concorso. Una volta respinta la domanda di quei due la commissione esaminerà le
altre e credo che all'inizio dell'autunno avremo la nomina». Questo sistema è
una tutela linguistica ma si presta ad accuse di giustizia fatta in casa. «Da
noi c'è una sorta di pressione parentale che da altre parti manca ammette Mori
. Anche a me è capitato spesso di sapere delle cose al bar prima che mi
arrivassero sul tavolo, ma si tratta di qualcosa che ha a che fare con le
conoscenze, appunto. Non dimentichiamo che nel resto d'Italia ci sono stati
episodi di condizionamento politico molto più forti che non a Bolzano ».
Damiano Vezzosi \\
( da "Corriere Alto Adige"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
dell'Alto Adige sezione: BOLZANOEPROV data: 12/05/2009 - pag: 5 Giustizia Sette
i candidati altoatesini. A sorpresa spuntano due domande anche da Grosseto e
dalla Sicilia Procuratore, in corsa nove magistrati Consiglio superiore della
magistratura: la decisione entro fine luglio Si cerca il successore di Cuno
Tarfusser Se ne discuterà nella quinta commissione e poi al plenum BOLZANO Nove
magistrati si contendono la poltrona di procuratore capo di Bolzano. Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) dovrà decidere
tra sette altoatesini e due magistrati di fuori provincia. A presentare domanda
sono stati: l'attuale procuratore aggiunto Paul Ranzi, i sostituti procuratori
Guido Rispoli, Donatella Marchesini e Markus Mayr, così come il giudice del
tribunale altoatesino Claudio Gottardi. Ma anche il sostituto
procuratore presso la Procura generale di Bolzano Alois Klammer ed il giudice
della Corte d'appello altoatesina Manfred Klammer ambiscono al posto che fino a
due mesi fa era di Cuno Tarfusser (nella foto, ndr). Ai sette candidati
altoatesini se ne sono aggiunti altri due: un sostituto procuratore di Grosseto
e un giudice siciliano hanno partecipato al bando, presentando la propria
candidatura al Consiglio superiore della magistratura. Questi ultimi, però,
dovranno dimostrare di avere in mano il patentino A di bilinguismo. «Elemento»,
quest'ultimo, che renderà la loro elezione poco probabile, dato che la norma
non accetta corsi o attestati diversi dall'esame altoatesino. Ma, pare, che
nessuno dei due sia mai stato operativo in provincia di Bolzano. Sono dunque i
sette candidati altoatesini ad avere i fari puntati addosso. Voci di corridoio
confermano che sia il procuratore aggiunto sia i tre sostituti procuratori
hanno presentato richiesta presso il Csm anche per quanto riguarda la carica di
avvocato generale. Carica che secondo indiscrezioni potrebbe andare a Paul
Ranzi, che non sarebbe dispiaciuto a dover cambiare edificio. Restano dunque la
carica di procuratore capo e quella di procuratore aggiunto. I favoriti in gara
sono sicuramente il pm Guido Rispoli, beniamino dell'ex procuratore capo Cuno
Tarfusser. Quest'ultimo, infatti, dopo essere stato eletto giudice alla Corte
penale internazionale del-- l'Aja, aveva pubblicamente dichiarato che se dipendesse
da lui, il suo successore sarebbe sicuramente il giovane magistrato meranese.
Alla pari con Rispoli, però, ci sarebbe anche il collega Markus Mayr che nel
suo curriculum professionale mostra la stessa anzianità lavorativa. Se poi il
Consiglio superiore della magistratura deciderà solo ed esclusivamente
prendendo in considerazione l'anzianità lavorativa dei candidati, allora il
cerchio si stringerebbe ancora di più: Manfred Klammer, infatti, è il
magistrato che da più anni fa parte della giustizia altoatesina. La decisione,
comunque, dovrebbe essere presa a fine luglio. Nel corso delle prossime
settimane sarà la quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura
ad esprimersi sui nove candidati. Due le possibilità: i magistrati decideranno
ad unanimità o con maggioranza. Dopodiché la decisione presa all'interno della
quinta commissione finirà davanti al plenum del Csm che comunicherà il nome del
futuro procuratore capo di Bolzano. Susanna Petrone In attesa A sinistra, il
palazzo di giustizia del capoluogo altoatesino. In alto, l'entrata del
Consiglio superiore della magistratura. A sinistra l'ex procuratore, Cuno
Tarfusser
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 12/05/2009 - pag: 1 IL CASO DELLA PROCURA DI
NAPOLI SE IL CSM NON DECIDE di LUIGI LABRUNA Non c'era bisogno della zingara per
prevedere che non sarebbero cessati gli scontri tra i magistrati della Procura
napoletana dopo l'ambigua anodina delibera adottata dal Csm sulla questione
dello stralcio delle posizioni del sottosegretario Bertolaso, del prefetto
Pansa e di altri cinque indagati disposto dal procuratore Lepore nell'inchiesta
ecoballe. Il Csm ha ascoltato e riascoltato i protagonisti della scabrosa
vicenda. Ha letto e riletto i verbali del Consiglio giudiziario che a Napoli ne
aveva dibattuto lacerandosi sul provvedimento e sulla presenza di Lepore alla
inaugurazione dell'inceneritore di Acerra con accuse reciproche non lievi e
forti dissensi sul se divulgare i particolari più delicati delle discussioni,
che a giudizio di molti (e del procuratore generale Galgano, in particolare)
erano da tener riservati. Ha scrutato i giornali con le interviste di fuoco
rilasciate dagli uni contro gli altri non di rado in sostanziale dispregio dei
doveri di equilibrio e misura incombenti sui magistrati come e forse più che su
qualsiasi pubblico ufficiale. E a maggioranza (10 contro 6 più 4 astenuti) ha
dichiarato che quello stralcio fu in realtà una 'revoca implicita', una 'forma
indiretta', non motivata, di 'sostanziale esonero' dei sostituti Noviello e
Sirleo a cui era affidata l'inchiesta. Ma nel contempo ha deciso di non dovere
fare altro ritenendo che nella nostra Procura 'permanga una situazione di
affiatamento investigativo e di sinergia operativa tra procuratore, aggiunti e
sostituti'. Questo perché lo stesso Lepore era stato il primo a sottoscrivere il
documento con cui i sostituti in questione, ritenendosi offesi da quanto
Berlusconi aveva dichiarato durante la inaugurazione dell'inceneritore sugli
ostacoli giudiziari frapposti alla soluzione del dramma rifiuti in Campania,
avevano sollecitato il Csm ad aprire una 'pratica a loro tutela'. E di vicenda
'chiusa', di 'clima sereno tra i pm', di 'ufficio assolutamente compatto', di
Procura 'tornata ad essere un ufficio ordinato' avevano, per la verità, parlato
il procuratore generale Galgano, lo stesso Lepore, l'aggiunto De Chiara.
Quest'ultimo però ha fatto riesplodere le polemiche inviando al Csm una nota
'integrativa' in cui ora inopinatamente ricorda che nella riunione in cui
decise lo stralcio delle posizioni degli indagati eccellenti Lepore avrebbe accennato
alla necessità di non intralciare l'attività del Governo impegnato a
fronteggiare l'emergenza rifiuti. Lepore ha immediatamente smentito, rivelando
che l'inchiesta era all'epoca 'incompleta' e che la sua decisione fu vòlta a
garantire il diritto alla difesa di indagati che chiedevano legittimamente di
compiere nuovi accertamenti. Il presidente dell'Anm, Morello, ha espresso
stupore per i contenuti, i tempi, i modi e per la divulgazione della 'nota'
(riservata) di De Chiara e chiede al Csm di 'porre la parola fine' alla
sconcertante vicenda. Lo faccia seriamente, se ne è capace, l'organo di
autogoverno dei magistrati. Se no, davvero 'quel poco che resta del prestigio
della magistratura requirente' (parole di Galgano) va a farsi benedire. E con
esso la residua fiducia dei cittadini nei giudici, nei pm e nella giustizia.
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Mezzogiorno sezione: 1PAGINA data: 12/05/2009 - pag: 1 Infondato il ricorso su
140 costruzioni. E la lista completa arriva a seicento Ischia, la Consulta:
abbattete Case abusive, si pronuncia la Corte costituzionale Sono abusi, non c'è
scappatoia. Una pronuncia della Corte costituzionale mette fine alla polemica sulle 140 costruzioni da abbattere a
Ischia (ma la lista stilata dalla Procura ne conta in tutto 600): il ricorso
fatto nell'agosto dell'anno scorso dal giudice monocratico Angelo Di Salvo è
manifestamente infondato. Non solo: «È ancora una volta palese»,
scrivono i giudici della Consulta, «il tentativo di mascherare, sotto le vesti
dell'incidente di legittimità costituzionale, una
questione meramente interpretativa». Ci saranno probabilmente nuove polemiche e
proteste dei proprietari, ma non si tornerà indietro. Dovranno essere demolite
abitazioni, capannoni, ma anche ristoranti e alberghi costruiti in violazione
delle norme sull'edilizia. A PAGINA 3 Beneduce
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno
sezione: INPRIMOPIANO data: 12/05/2009 - pag: 3 La Consulta: via agli
abbattimenti a Ischia Abusivismo edilizio: ritenuto infondato il ricorso
dell'ex giudice monocratico NAPOLI Sono abusi, non c'è scappatoia. Una pronuncia della Corte costituzionale mette fine alla polemica sulle 140 costruzioni da abbattere a
Ischia: il ricorso fatto nell'agosto dello scorso anno dal giudice monocratico
Angelo Di Salvo è manifestamente infondato. Non solo: «È ancora una volta
palese scrivono i giudici della Consulta il tentativo di mascherare,
sotto le vesti dell'incidente di legittimità costituzionale,
una questione meramente interpretativa ». Dunque, si abbatte. Le 140 pratiche
bloccate saranno ora riassunte a ruolo e il pm Antonio D'Alessio, delegato
dall'aggiunto Aldo De Chiara, avvierà le procedure per la demolizione. Ci
saranno probabilmente nuove polemiche e proteste da parte dei proprietari, ma
non si tornerà indietro. Dovranno essere abbattute abitazioni, capannoni, ma
anche ristoranti e alberghi costruiti in violazione delle norme sull'edilizia.
Il caso scoppiò lo scorso agosto. Secondo il giudice Di Salvo (che nel
frattempo è stato trasferito ad altra sede), il comma 26 dell'articolo 3
dell'ultimo condono edilizio, quello varato dal governo Berlusconi nel 2003,
poteva essere in contrasto con il principio di uguaglianza costituzionalmente
garantito. Il comma escludeva che il condono fosse applicabile alle nuove
costruzioni realizzate nelle aree sottoposte a vincolo, tra le quali appunto
rientra Ischia. «La medesima tipologia di illecito urbanistico scriveva il
giudice alla Consulta riceverebbe un diverso trattamento giudiziario a seconda
della natura vincolata o meno dell'area oggetto dell'intervento, generando
radicali incertezze in ordine agli effetti dell'oblazione corrisposta per la
sanatoria». Le valutazioni del giudice, che faceva riferimento anche ad alcune
sentenze della Cassazione, sono state ritenute manifestamente infondate dalla
Consulta, che peraltro esprime giudizi duri sul ricorso: «Il Tribunale non
articola autonome doglianze di illegittimità costituzionale...
ma si limita a censurare i passaggi logici seguiti dalla Corte di Cassazione,
spendendo argomenti ermeneutici che dovrebbero convincere della bontà di
un'interpretazione differente della disposizione normativa. È preliminare
osservare che la questione configura un improprio tentativo di ottenere da
questa Corte l'avallo della diversa interpretazione della norma suggerita dal
rimettente (cioè da Di Salvo, ndr) così rendendo chiaro un uso distorto
dell'incidente di costituzionalità». Gli immobili abusivi per i quali sono
state emesse sentenze di demolizione passate in giudicato sono in tutto
seicento, distribuiti sui sei Comuni dell'isola. Un primo abbattimento c'è già
stato lo scorso marzo: una sopraelevazione risalente al 1998 per la quale i
proprietari hanno chiesto e ottenuto di provvedere da soli a ripristinare lo
stato dei luoghi. Per altri le ruspe dovrebbero intervenire presto. Ma gli
abusi più significativi e più noti sono proprio i 140 per i quali è arrivato
ora il via libera dalla Corte Costituzionale. Se è vero che in molti casi si
tratta di prime case, è anche vero che il giro di affari che sta dietro al
cemento abusivo è elevatissimo. Per questo, nelle scorse settimane, suscitò
sconcerto l'intervento del vescovo di Ischia, Filippo Strofaldi, che si mise
dalla parte di chi aveva costruito illegalmente. «Alziamo la nostra voce
accorata scrisse il presule in una lettera pastorale sollecitati da qualche
famiglia e da movimenti partitici perché la demolizione di case abusive (si
tratta spesso di prime case) venga sospesa e si soprassieda in attesa anche del
piano case proposto dal Governo». Per le lentezze e le titubanze
nell'esecuzione delle sentenze di abbattimento, i sei sindaci dell'isola
(Giuseppe Ferrandino, Paolo Buono, Francesco Regine, Cesare Mattera, Restituta
Irace, Vincenzo D'Ambrosio) sono indagati con l'accusa di abuso di ufficio.
Omissioni sarebbero ravvisabili, in particolare, nella mancata emissione di
provvedimenti sanzionatori a carico dei cementificatori e nella mancata
attivazione per richiedere alla Cassa Depositi e Prestiti un mutuo per ottenere
i fondi necessari a finanziare le imprese che avrebbero dovuto procedere agli
abbattimenti. Titti Beneduce
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del Mezzogiorno
sezione: INPRIMOPIANO data: 12/05/2009 - pag: 5 Rifiuti, faccia a faccia tra
Lepore e il suo vice De Chiara: sono dispiaciuto per la situazione La lettera
fu inviata al Csm alla vigilia del plenum NAPOLI Se non è
gelo, il barometro segna comunque freddo andante. Finisce così, dopo lo scontro
a mezzo lettera, il tanto atteso faccia a faccia tra Aldo De Chiara -
procuratore aggiunto che aveva scritto al Csm per sottolineare che tra le
ragioni addotte dal procuratore per stralciare dall'inchiesta rifiuti la
posizione del capo della Protezione civile e del prefetto di Napoli vi
erano anche preoccupazioni per i rapporti con il governo impegnato
nell'affrontare l'emergenza rifiuti - e Giovandomenico Lepore, capo dei pm che
a quella «segnalazione » aveva risposto con un'altra lettera, questa volta per
dire che le sue preoccupazioni erano i «rischi» di un'iniziativa all'epoca
«incompleta e poco ponderata». Cioè azzardata. Il procuratore di Napoli e il
suo vice si incontrano, per la prima volta dopo il durissimo scontro del fine
settimana, nel corso della riunione tra gli aggiunti. Aldo De Chiara entra con
in mano la lettera inviata al Csm, la fa leggere al procuratore, e gli spiega:
«Quando ho parlato dei rapporti tra Governo e magistratura ho fatto riferimento
all'emergenza rifiuti, a null'altro. Sono dispiaciuto da questa situazione».
Perché integrare l'audizione già svolta davanti allo stesso Csm? «Uno scrupolo
di coscienza, dovevo chiarire una dichiarazione che avevo reso». Lepore ascolta
in (quasi) silenzio, poi ribadisce ciò che ha scritto nella sua, di lettera.
Punto. La riunione prosegue con argomenti d'ufficio. E, se è ovvio che non ci
sarà alcuna conseguenza pratica, è altrettanto ovvio che l'atteggiamento del
procuratore nei confronti del suo vice venga definito dal «gelido» al «molto
freddo». Aldo De Chiara, ancora ieri, gli ha spiegato di «non avere alcuna idea
di come la notizia della lettera possa essere venuta fuori, finita ai
giornali». Questa volta, però, non è necessaria alcuna dietrologia per capire
come l'iniziativa del procuratore aggiunto sia diventata di dominio pubblico.
Semplice, se ne è discusso al Csm. E non in una riunione qualsiasi. No, in una
seduta del plenum. Quella, in particolare, al termine della quale - il 5 maggio
scorso - fu votata l'approvazione della delibera della settima commissione che,
a proposito dello stralcio delle posizioni di Guido Bertolaso e Alessandro
Pansa, dava ragione ai pm sostenendo che si trattò di «revoca dell'inchiesta ».
La lettera fu inviata a Palazzo dei Marescialli proprio alla vigilia di quel
plenum. E il retroscena emerge dal file audio (pubblico) della riunione. Sono
passati 57 minuti e 25 secondi dall'inizio dell'assemblea, e - mentre si
discute se rimandare la delibera in commissione per ulteriori approfondimenti
(la proposta verrà bocciata con 11 voti contro, 9 a favore e 4 astenuti) - il
consigliere togato Bernardo Petralia (Movimento per la giustizia) spiega: «Se
si volesse discutere la vicenda Napoli alla luce delle dichiarazioni rese in prima
commissione, per caso io sono venuto in possesso, e me ne scuso perché è una
citazione inedita ma è stata ricevuta ufficialmente in prima commissione, di un
ulteriore supplemento di dichiarazioni, contenute in una nota dell'aggiunto De
Chiara, estremamente gravi, per cui la vicenda se si dovesse esportare in
settima commissione assumerebbe connotazioni politiche - con riguardo allo
scontro tra magistratura e politica - non proprie di quella commissione ».
Insomma, la lettera è un (altro) buon motivo per votare la delibera e chiudere
il caso, contrariamente a quanto voleva lo stesso vicepresidente del Csm Nicola
Mancino. Ma perché? Lo chiarisce, ancora una volta, Bernardo Petralia, quando
ormai sono passati 58 minuti e 9 secondi: «Nella nota pervenuta in prima
commissione si legge che, ove non sia risultato dalle dichiarazioni da me (di
De Chiara, ndr) rese, nella nota riunione del 24 luglio 2008, nel prospettare
l'ipotesi di stralcio, il procuratore Lepore vi ha posto a base la
preoccupazione per un eventuale deterioramento del rapporto istituzionale tra
magistratura partenopea e Governo», in quei giorni impegnato nell'attività di
contrasto all'emergenza rifiuti in Campania. Eccola qui l'«integrazione» di
Aldo De Chiara. Quella che ha scatenato polemiche perché non fu rivelata in
occasione dell'audizione del procuratore aggiunto (28 aprile). E che lascia di
stucco, sempre durante quel plenum, un altro consigliere, Francesco Saverio
Maria Mannino (Unicost): «Non conosco le ulteriori carte, ma rimango sorpreso,
perché ricordo che collega De Chiara dopo aver fatto l'audizione era uscito,
poi ha chiesto di essere risentito per puntualizzare altre cose. Evidentemente
la pratica è così complessa che c'erano ancora altre cose da puntualizzare, per
cui ha ritenuto di dover anche scrivere». Oggi intanto la prima commissione del
Csm deciderà se e quando procedere a nuove audizioni sul caso Napoli. Gianluca
Abate La missiva del procuratore aggiunto rivelata durante il plenum del 5
maggio Il documento / 2 Il documento / 1 «Lepore preoccupato per il
deterioramento del rapporto tra Governo e magistrati partenopei» Contrasto A
sinistra: il procuratore aggiunto Aldo De Chiara A destra: il procuratore
Giovandomenico Lepore Si sono trovati su due fronti opposti per la vicenda dell'indagine
sui rifiuti e dello stralcio che riguarda Pansa e Bertolaso
( da "Messaggero, Il (Civitavecchia)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Martedì 12 Maggio
2009 Chiudi L'ispettore di polizia Paolo Morra, accusato di omicidio volontario
per aver ucciso con un colpo di fucile a pompa il venditore ambulante
senegalese Diouf Cheick Mory, è stato trasferito presso l'ospedale psichiatrico
di Vallo della Lucania, ma sempre in regime di detenzione. La decisione è stata
presa dal gip Giovanni Giorgianni, dopo che i legali del poliziotto, gli
avvocati Fabio Federico e Maurizio Marino, avevano avanzato una nuova richiesta
di scarcerazione o, in subordine, di arresti domiciliari. Istanza che era stata
presentata sulla base di una perizia psichiatrica ordinata dallo stesso gip su
Morra, per valutarne l'incompatibilità o meno con il regime carcerario. I
medici hanno scritto testualmente che Morra ha «un profilo psichico non
compatibile con lo stato carcerario, necessitando di adeguate terapie a base di
farmaci antidepressivi e stabilizzatori dell'umore, oltre a colloqui
psicologici di sostegno». Il giudice ha quindi sì confermato la misura
cautelare in carcere, ma, come scrive nell'ordinanza «da espletare
provvisoriamente in luogo di cura presso idonea struttura del servizio
psichiatrico ospedaliero». Provvisorietà che durerà un mese, dopodiché i medici
dovranno relazionare sull'evoluzione delle condizioni psicologiche del Morra.
Ma la soluzione non è piaciuta per niente agli avvocati dell'ispettore di polizia,
che hanno scritto una lettera alla procura ed al tribunale
locale, oltre che al Csm e al Ministro della Giustizia Angelino Alfano. I
legali sostengono che c'è il rischio di episodi di autolesionismo del proprio
assistito, facendo leva proprio sulla perizia dei dottori Pastori e Di Genio,
che hanno parlato di «disturbo dell'adattamento acuto». Ste.Pet.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-05-12 - pag: 31 autore: FISCO E
COSTITUZIONE Il giusto limite della confisca per equivalente di Enrico De Mita
L a confisca per equivalente, estesa dal legislatore del 2007 anche ai reati
tributari, non può essere applicata retroattivamente, avendo tale istituto una
connotazione prevalentemente affittiva, sanzionatoria: nei confronti della
confisca per equivalente trova quindi applicazione la disciplina delle sanzioni
penali, piuttosto che non quella delle misure di sicurezza. Ecco
un'interessante ordinanza della Corte (97/2009), che, nel dichiarare infondata
una questione di legittimità costituzionale, fissa un
importante punto fermo nella delicata materia delle sanzioni penali tributarie
(si veda «Il Sole 24 Ore» del 3 aprile). L'improprio utilizzo della legge
penale nella lotta all'evasione è stato più volte criticato. La legge penale
tributaria dovrebbe essere, in realtà, qualche cosa di più di uno strumento
della lotta all'evasione. Dovrebbe essere tutela di un bene collettivo che si
può ricondurre alla stabilità e al funzionamento dello Stato. La «rilevante
offensività» dell'evasione dolosa non mette la sanzione penale al servizio
dell'applicazione delle imposte, ma configura come criminosa solo l'offesa
all'ordinamento tributario come bene da tutelare, rappresentato dall'interesse
generale alla riscossione delle imposte. Una serie di interventi legislativi
degli ultimi tempi, per lo più inseriti nelle leggi finanziarie, hanno
accentuato questa concezione della legge penale quale strumento indiretto per
l'applicazione delle imposte. Il più aberrante di questi interventi, vale a
dire il raddoppio dei termini per l'accertamento nel caso di sospetto di reato
(articolo 43 del Dpr 600/1973), non è ancora stato
sottoposto al vaglio della Corte: e sarebbe auspicabile un intervento nella
soppressione di simile disposizione, i cui profili di illegittimità, non solo costituzionale, sono molteplici. Con la
decisione in commento, invece, la Corte ha dato un'interpretazione
costituzionalmente orientata in merito all'applicazione dell'ultima, in
ordine cronologico, di tali "invenzioni". Il Tribunale di Trento, con
ordinanza 12 febbraio 2008,aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 143 della legge
Finanziaria per il 2008 (legge 244/2007)che ha novellato l'articolo 322-ter del
Codice di procedura penale, nella parte in cui consente la confisca
obbligatoria per reati tributari commessi precedentemente all'entrata in vigore
della legge stessa. L'istituto della confisca per equivalente, disciplinato,
appunto, dall'articolo 322-ter del Codice di procedura, ha lo scopo di ovviare
agli inconvenienti a cui si andava incontro nell'applicazione della disciplina
generale della confisca contenuta nel Codice penale (articolo 240). Con questo
istituto, per una serie di ipotesi, ovviamente indicate in maniera tassativa,
si viene a consentire la confisca di beni nella disponibilità del reo, per un
valore equivalente al profitto conseguito, indipendentemente dal loro
collegamento, diretto o indiretto, con il fatto di reato. Questo sia laddove
non sia possibile individuare il bene oggetto del profitto, sia laddove questo
non sia presente essendo il vantaggio economico della condotta illecita dato da
un risparmio di spese dovute. Con la Finanziaria 2008 il legislatore ha esteso
ai reati tributari la confisca (obbligatoria) del profitto derivante dal
mancato pagamento dell'imposta dovuta. Pertanto, una volta stabilita la somma
di denaro che è stata oggetto del mancato pagamento di imposte dovute e
verificata l'impossibilità di procedere al sequestro del provento del reato, si
potrà procedere al sequestro, prima, e alla confisca, poi, di somme di denaro o
beni aventi un valore equivalente a quelli così sottratti all'Erario; il tutto
senza la necessità di quella specifica individuazione che, soprattutto in
relazione alla natura di risparmio che è propria della condotta evasiva,
rendeva, di fatto, impossibile la confisca in questa materia. Nel caso oggetto
dell'ordinanza del Tribunale di Trento, il giudice si sarebbe trovato ad
applicare la nuova norma a un reato commesso precedentemente all'entrata in
vigore. Questa applicazione retroattiva, però, si sarebbe posta, secondo il
giudice rimettente, in contrasto con l'articolo 7 della Convenzione europea dei
diritti dell'uomo (e quindi con l'articolo 117, comma 1 della Costituzione:
questa norma, nella giurisprudenza costituzionale, è
stata infatti interpretata nel senso che le norme della Convenzione europea
sono attratte nella sfera di competenza della Corte costituzionale).
Di qui, dunque, la questione di legittimità. La Corte, con un'ordinanza stringata
ed efficace, ha chiarito come la confisca per equivalente ( soprattutto per
reati quali quelli tributari) sia «una misura dalla connotazione
prevalentemente afflittiva, di natura sanzionatoria»: per essa non può trovare
applicazione l'articolo 200 del Codice penale, che, in tema di misure
esclusivamente di sicurezza, prevede la regolamentazione da parte della legge
in vigore al momentodell'applicazione e quindi anche la retroattività. In altre
parole, si legge nell'ordinanza 97/2009, la confisca per equivalente è una
sanzione penale, e come tale insuscettibile di applicazione retroattiva, come
affermato in un caso simile anche dalla Corte europea dei diritti dell'uomo
(nonché in base all'articolo 25, comma 2 della Costituzione). Logica conseguenza,
l'infondatezza della questione, risolta in via interpretativa. La decisione
della Corte, oltre ad aver chiarito un rilevante problema pratico, deve essere
anche un monito nei confronti dell'abuso delle sanzioni di derivazione
penalistica: queste, isolatamente considerate, possono sembrare ragionevoli, ma
è indispensabile che si inseriscano nel quadro logico dell'ordinamento
tributario, secondo i principi generali del diritto. BLOCCO TEMPORALE Censurate
le ipotesi di applicazione retroattiva per le nuove misure anti-evasione
EQUILIBRI NELLE SANZIONI Vanno considerati gli effetti della derivazione
penalistica delle disposizioni con maggior deterrenza
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-05-12 - pag: 37 autore: Diritto
dell'economia. Le proposte delle associazioni I consumatori : class action per
gli «interessi omogenei» Giovanni Negri MILANO Associazioni dei consumatori
all'offensiva sulla class action. Questa mattina riprende nell'aula del Senato
l'esame del disegno di legge collegato alla Finanziaria nel quale è collocata
anche l'ultima versione dell'azione collettiva. Ieri, dopo
che Adusbef e Federconsumatori avevano prefigurato un possibile ricorso alla
Corte costituzionale,
Adiconsum, Cittadinanzattiva e Unione consumatori hanno presentato un pacchetto
di modifiche al testo. Abbandonata la questione della retroattività (al momento
del tutto esclusa), le associazioni hanno individuato 5 punti che andrebbero
migliorati. Il primo dei quali è costituito dall'estensione della
legittimazione ad agire alle associazioni dei consumatori riconosciute, come
era ammesso dalla versione originaria dell'azione collettiva approvata nella
Finanziaria 2008. Si tratterebbe, sottolineano i rappresentanti dei
consumatori, di una misura che caratterizzerebbe in senso europeo l'azione
collettiva italiana,quando invece il modello americano, che ora sembra
preferito dal legislatore, scommette più sul singolo in grado di aggregare gli
interessi della classe o sull'eventuale mandato che può attribuire a
organizzazioni ( associazioni e comitati cui partecipa). La seconda richiesta è
particolarmente cruciale perché interessa un aspetto chiave come quello della
natura degli interessi che possono essere fatti valere dalla class action.
Tocca infatti al tribunale un controllo rigoroso sulla corrispondenza tra
interessi e strumento utilizzato per agire in giudizio, pena l'inammissibilità
dell'azione, ed è facilmente prevedibile che sarà questo uno dei fronti
principali di scontro davanti ai magistrati. Dalle associazioni arriva così la
sollecitazione al Parlamento per la sostituzione dell'attuale previsione di un
interesse «identico» di classe con uno solo «omogeneo». Una distinzione non
solo nominalistica perchè l'identità degli interessi non appare elemento
facilissimo da provare. Altre indicazioni sono indirizzate al versante delle
procedure per chiedere una semplificazione dell'adesione dei consumatori che
eviterebbe anche la paralisi dei tribunali: la norma nella formulazione attuale
infatti prevede che ogni consumatore interessato depositi la documentazione in
cancelleria. Un deposito che moltiplicato per magari migliaia di posizioni
avrebbe l'effetto di bloccare l'operatività di molti uffici giudiziari, anche
per effetto dell'accorpamento deciso sulle competenze dei tribunali. Come pure
sul piano processuale va collocata la richiesta di eliminazione dell'obbligo di
pubblicità dell'azione collettiva, che le associazioni giudicano difficilmente
praticabile da parte dei consumatori. Meglio sarebbe introdurre un vincolo di
informazione, rafforzando la fase di conciliazione preliminare. Infine,
andrebbe cancellata la possibile applicazione da parte dell'autorità
giudiziaria che ha deciso per l'inammissibilità della domanda di sanzionare in
maniera severa i promotori della class action. Una maniera per scoraggiare le
azioni pretestuose, per il Governo che ha proposto l'emendamento votato per ora
solo in commissione; una soluzione che, sottolineano le associazioni va a
colpire soprattutto i soggetti più deboli e cioè tutti i consumatori. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA L'ESTENSIONE Per le organizzazioni degli utenti
l'attuale versione dell'azione rischia di essere del tutto impraticabile
( da "EUROPA ON-LINE"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Articolo Sei in
Esteri 12 maggio 2009 Manca un mese alle presidenziali e, per la prima volta in
trent'anni, una delle regole non scritte del sistema politico iraniano, quella
che prevede la rielezione "facile" del presidente giunto alla ne del
primo mandato, potrebbe essere infranta. A s dare Ahmadinejad ci sono tre pezzi
grossi del calibro di Karroubi, Mousavi e Rezai. Fermenti persiani Le
registrazioni dei candidati presso il ministero dell'interno sono terminate, i
comizi elettorali si fanno sempre più numerosi, la gente comune parla di poco
altro. Manca un mese esatto al 12 giugno, data in cui oltre 46 milioni di
iraniani saranno chiamati alle urne per eleggere, per la decima volta dalla
fine della monarchia nel 1979, il proprio presidente della repubblica. Il
sistema elettorale vigente è modellato su quello francese: elezione diretta del
capo dello stato, con eventuale ballottaggio qualora il quorum non fosse
raggiunto al primo turno. Mai come questa volta la sfida elettorale aveva assunto
i contorni di un referendum sull'operato del presidente in carica, quel Mahmoud
Ahmadinejad che per gli scorsi quattro anni ha polarizzato le opinioni
pubbliche internazionali e domestica. Se la comunità internazionale si è divisa
tra chi, come l'Occidente, condanna senza mezzi termini le bordate dell'ex
sindaco di Teheran su Israele e Olocausto e chi, come gran parte del Terzo
mondo, applaude la sua intramontabile foga "antiimperialista", in
Iran la popolazione è invece preoccupata dalle singolari scelte economiche di
Ahmadinejad, che hanno causato la rimozione di ben due governatori della Banca
centrale iraniana e un'impennata di inflazione oltre il 25 per cento, secondo
stime ufficiali e disoccupazione, che sarebbe prossima a raggiungere quota 13 per
cento. Secondo consuetudine, le primissime fasi formali dell'appuntamento
elettorale iraniano si sono svolte presso gli uffici del ministero
dell'interno, dove non meno di 475 cittadini, tra cui una quarantina di donne,
hanno presentato la propria candidatura. Ma, come al solito, la lista finale
dei candidati ammessi alla consultazione, che sarà resa nota dal consiglio dei
guardiani il 20 o 21 maggio, conterrà meno di dieci nominativi, tutte
personalità di comprovata lealtà alla repubblica islamica. Oltre
all'approvazione sicura di Ahmadinejad, almeno tre suoi contendenti di spicco saranno con tutta probabilità vidimati dalla corte costituzionale clericale iraniana. Si tratta di tre pezzi grossi del calibro di
Mehdi Karroubi, ex presidente del parlamento per due legislature, Mir-Hossein
Mousavi, primo ministro per otto dei primi dieci turbolenti anni d'esistenza
della repubblica islamica, e Mohsen Rezai, comandante in capo storico dei
Pasdaran dal 1981 al 1997. Rimane da chiarire se a fare la propria comparsa
nella rosa finale dei candidati vi saranno pure candidati di sesso femminile,
sinora ripetutamente esclusi dal consiglio dei guardiani. In tal caso, la lista
potrebbe includere Rafat Bayat, ex parlamentare appartenente alla destra
interna al regime islamico. Le donne sono comunque presenti in maniera più
evidente negli appuntamenti elettorali. Per la prima volta in assoluto, una
consorte di un candidato di punta la moglie di Mousavi, celebre docente di
storia dell'arte, Zahra Rahnavard è infatti presente accanto al marito in ogni
appuntamento pubblico, suscitando lo stupore e l'apprezzamento di attiviste
femministe e semplici cittadine. Per la prima volta da trent'anni a questa
parte, una delle regole non scritte del sistema politico di Teheran, quella che
prevede la rielezione "facile" del presidente giunto alla fine del
primo mandato, potrebbe essere infranta da uno dei contendenti più credibili
allo scranno di Ahmadinejad. Sia Karroubi, soprannominato lo "sceicco
delle riforme", siaMousavi candidato fortemente voluto e sostenuto dal
tuttora popolare ex presidente Khatami che si auto-definisce un riformista
fedele ai principi-guida dell'ayatollah Khomeini sia Rezai, ferreo conservatore
che è sceso in campo accusando l'attuale presidente di aver portato il paese
«sull'orlo dell'abisso », sono infatti avversari di rango di Ahmadinejad.
Separati sul piano ideologico ma uniti dalla comune, ed assai esplicita,
avversione al presidente in carica, i tre contendenti dell'ex sindaco di
Teheran potrebbero unire le proprie forze per sferrare il colpo vincente al
ballottaggio qualora il presidente in carica fallisse di centrare la rielezione
al primo turno. Uno scenario che Ahmadinejad intende scongiurare con ogni
mezzo. Il presidente ha infatti dato vita ad un nuovo tour giunto oltre quota
sessanta visite di tutte le province iraniane. Il focoso capo di governo
iraniano ha pure cancellato perentoriamente una serie di visite di stato in
America Latina tra cui spiccava quella a Brasilia per potersi dedicare meglio
alla campagna elettorale. Nonostante l'infelice gestione macroeconomica,
Ahmadinejad rimane assai popolare tra i ceti bassi rurali ed urbani a causa
delle continue sovvenzioni a favore del suo elettorato di riferimento
medio-basso. Le sue vere possibilità di successo sono comunque collegate alla
grande incognita dell'affluenza alle urne. Quattro anni fa, l'allora sindaco di
Teheran fece tesoro dei boicottaggi in massa dei principali movimenti politici
riformisti per suggellare la propria vittoria elettorale ottenendo non oltre
diciassette milioni di consensi, pari ad un terzo degli aventi diritto. Le cose
potrebbero andare diversamente questa volta a causa della perentoria entrata in
scena di organizzazioni come il Tahkim-e Vahdat, la principale forza riformista
del mondo universitario che ha abiurato l'astensione del 2005 schierandosi
formalmente a favore di Karroubi. Le elezioni del 12 giugno hanno suscitato il
vivo interesse dell'opinione pubblica iraniana, come dimostra la vivacità del
dibattito sui siti di aggregazione come Facebook, Twitter e la vivace
blogosfera iraniana. I sostenitori di Mousavi hanno inoltre dato vita, tramite
il sito mowj.ir, ad una singolare campagna "verde". In maniera simile
all'iniziativa delle bandiere per la pace del 2003 in Italia, i giovani membri
della "Terza Onda" sperano così di tappezzare i luoghi pubblici
iraniani con vessilli, sciarpe e lenzuola inneggianti al colore-simbolo
dell'Islam, creando così un'ondata popolare simile a quella che diede vita, nel
1997 e nel 2001, a quella "primavera riformista" di Khatami che
vorrebbero non rimanesse consegnata agli annali della storia. Siavush Randjbar
Daemi
( da "EUROPA ON-LINE"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Articolo Sei in
Commenti 12 maggio 2009 Si salva Porto Tolle, s'inquina l'Italia Solo due
settimane fa, dalle pagine di questo giornale, avevamo suonato un campanello d'allarme
sulle concrete scelte energetiche di governo e maggioranza. Alla camera, in uno
dei soliti provvedimenti "monstre" con cui usa governare Berlusconi
(decreti e collegati vengono gonfiati all'inverosimile con emendamenti su
materie di ogni genere, anche del tutto estranei al titolo originario; poi si
chiede la fiducia in barba agli appelli del capo dello stato o del presidente
della camera, quello del senato resta invece silente), era stato inserito un
comma per cui andando ben oltre i limiti costituzionali si prevedeva
esplicitamente che in caso di riconversioni a carbone di centrali
termoelettriche si può non tenere conto di legislazioni limitanti regionali o
nazionali. Era una norma ad hoc per la riconversione della centrale di Porto
Tolle, bloccata in Commissione di valutazione di impatto ambientale perché una
legge della regione Veneto, quella istitutiva del Parco regionale del Delta del
Po, vieta che una centrale ricadente all'interno del parco possa essere
riconvertita ricorrendo a un combustibile più inquinante. Come prevedevamo in
quell'articolo, grazie a tale comma la commissione Via del ministero
dell'ambiente ha concesso il suo via libera, sebbene alcuni commissari
indipendenti, pochi a dire il vero, abbiamo ricordato nell'occasione che il parere
tecnico che ci si accingeva a dare non teneva minimamente in conto l'aumento
delle emissioni di CO2 che il carbone comporta, né il quasi certo incremento
delle concentrazioni di polveri in pianura padana come effetto secondario degli
inquinanti emessi dalla centrale (concentrazioni già elevatissime, per le quali
l'Italia ha ricevuto un "warning" dall'Unione Europea). Di tutto
questo, però il governo se ne frega. Resta solo una speranza per fermare questa
nefasta riconversione: che la regione Emilia Romagna o anche un'altra regione
italiana accolga l'appello rivolto dalle associazioni ambientaliste
Legambiente e Greenpeace e dalla stessa provincia di Ferrara per un ricorso
alla corte costituzionale contro una norma
palesemente illegittima. Qualche giorno fa sul Corriere della Sera questa
storia è stata raccontata come un ennesimo conflitto ambiente-lavoro, di quelli
che si consumavano dieci o vent'anni fa con gli "ambientalisti" e gli
"operai" su opposte barricate. Lettura davvero un po' stantia.
Mentre in tutto il mondo governi, imprese, sindacati spingono sulle nuove
tecnologie ambientali, sulla green economy, sulle fonti rinnovabili e sul
risparmio energetico, come mezzi per creare posti di lavoro, promuovere uno
sviluppo durevole e sostenibile, fronteggiare la recessione, qui da noi c'è
ancora chi pensa che costruire una mega- centrale inquinante salvando
momentaneamente qualche centinaio di posti di lavoro, sia più vantaggioso, in
termini economici e occupazionali, che scommettere sull'energia del futuro. Il
governo inglese, che certo non è tacciabile di sindrome nimby o di estremismo
ambientalista, ha di recente emanato una norma per cui la costruzione di nuove
centrali a carbone o il potenziamento di quelle vecchie è ammesso solo se i
nuovi impianti o quelli accresciuti realizzano il sequestro nel sottosuolo
dell'anidride carbonica emessa: tecnologia certo promettente su cui si stanno
svolgendo sperimentazioni in tutto il mondo (anche in Italia Eni, Enel, Enea
sono impegnate su questo fronte) ma che sarà disponibile non prima di qualche
anno. Dunque il Regno Unito decide per ora di dare lo stop al carbone, scelta
peraltro obbligata se si vogliono ridurre le emissioni di anidride carbonica
come richiesto ai paesi industrializzati dal Protocollo di Kyoto e dagli
accordi europei. In Italia nel 2008 le emissioni sono diminuite, per effetto
della crisi che ha ridotto i consumi e anche grazie agli incentivi alle fonti
rinnovabili e al risparmio energetico introdotti dal governo: ma il nostro
paese resta lontanissimo dagli obiettivi di riduzione per i quali ci siamo
impegnati. Basti dire che un anno ci eravamo dati come tetto massimo di
emissioni 211,4 milioni di tonnellate di CO2 nei settori cosiddetti Ets, cioè
essenzialmente nei settori termoelettrico, della raffinazione, manifatturiero.
Solo il manifatturiero ha fatto il suo dovere, anche perché in quanto esposto
alla concorrenza ha tutto da guadagnare da comportamenti virtuosi sul piano
energetico-ambientale che si risolvono in una maggiore efficienza produttiva;
invece il termoelettrico ha sforato il suo tetto di oltre 10 milioni di
tonnellate, di cui 7,5 milioni di tonnellate dovute proprio al carbone! Insomma
non abbiamo rispettato i nostri impegni europei e mondiali principalmente per
colpa del carbone. E cosa fa il governo? Autorizza la riconversione a carbone
di Porto Tolle e ora al senato, nel famigerato disegno di legge 1195 quello
dove c'è anche il rilancio tutto ideologico del nucleare inserisce un comma che
estende erga omnes, per tutte le centrali a carbone, la norma "salva Porto
Tolle". Il Partito democratico e noi ecologisti democratici ci siamo
opposti e ci continueremo ad opporre in parlamento a questa follia, speriamo
che il governo prima o poi rinsavisca e che magari le frequentazioni internazionali
convincano i nostri ministri a cambiare rapidamente rotta. ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE
( da "Corriere della Sera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere della
Sera sezione: Cronache data: 12/05/2009 - pag: 19 Il caso Scontro
nell'antimafia sulla nomina di un sostituto CATANIA Duro attacco del sindaco di
Gela Rosario Crocetta contro il pm Carlo Caponcello, in corsa per uno dei 6
posti di sostituto della Procura Nazionale Antimafia. «In un momento in cui c'è bisogno di persone determinate nella lotta alla mafia afferma
il Csm ritiene di nominare chi in indagini sul controllo mafioso della grande
distribuzione e sui collegamenti dell'imprenditore Scuto con i boss palermitani
è stato bacchettato dalla procura generale». Caponcello annuncia querela e
parla di «farneticazioni». «Si tratta di vicende più volte chiarite,
tanto che non ho mai avuto alcun procedimento disciplinare del Csm e
l'inchiesta a Messina si è chiusa con l'archiviazione. Sul caso Scuto poi i
collegamenti con la mafia palermitana sono emersi 9 anni dopo che ho lasciato
l'inchiesta». Solidarietà a Caponcello è stata espressa dall'Anm e dalla Camera
penale di Catania. Ma con Crocetta si schiera anche Di Pietro: «La promozione
alla Dna di pm che hanno dimostrato di non saper combattere la mafia danno
l'impressione di una smobilitazione». Non la pensa così l'ex ministro
dell'Interno Enzo Bianco (Pd) che vede un «grave errore di valutazione nei
confronti di un magistrato in prima linea nella lotta alla mafia». Mentre
Claudio Fava parla di obiettivo sbagliato: «Mi stupisco che qualcuno, sotto
elezioni, impugni la penna per fare comunicati dopo aver registrato i loro
silenzi, da Crocetta a Di Pietro, quando per anni siamo stati assai pochi a
denunciare quel che avveniva nella nomina dei vertici della procura di
Catania». Alfio Sciacca
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Prov Sulcis
Pagina 2021 gonnesa Pietro Cocco non lascerà il Comune Gonnesa --> C'era chi
ipotizzava un lungo periodo di reggenza in attesa della pronuncia di
incompatibilità, chi invocava l'arrivo del Commissario e chi auspicava
dimissioni dei consiglieri: erano tante le opzioni dopo l'elezione del sindaco
di Gonnesa Pietro Cocco a consigliere regionale. Ma la bocciatura
della legge statutaria da parte della Corte Costituzionale ha spazzato via ogni
ipotesi: tra le altre cose infatti, con la pronuncia della Corte cade
l'incompatibilità tra sindaco e consigliere regionale. Questo significa che
Pietro Cocco potrà portare a termine il mandato da sindaco e quindi l'attuale
Giunta ha davanti a sé altri due anni di amministrazione. A meno che non
capitino altri intoppi, ma comunque niente a che vedere con l'incompatibilità
del sindaco, che non esiste più dopo la pronuncia della Corte e la bocciatura
della Statutaria. Dunque tutto il fermento più o meno visibile che si era
creato negli ambienti politici gonnesini dopo l'elezione di Cocco al Consiglio
Regionale è destinato ad esaurirsi, o comunque ad attenuarsi, visto che le urne
si allontanano di due anni. Il sindaco rimarrà al suo posto e ha già annunciato
di rinunciare all'indennità da primo cittadino. Restano invece tutte le “novità”
che si sono registrate a Gonnesa in Consiglio e in Giunta nell'ultimo periodo:
prima il passaggio di Antonello Casu dalla maggioranza all'opposizione, poi il
passaggio di
Sergio Cicu dalla minoranza alla maggioranza ed infine le dimissioni
dell'assessore tecnico al Bilancio Francesco Pittaluga. Dall'opposizione stava
arrivando inoltre un ordine del giorno sull'incompatibilità del sindaco. Ma con
il naufragio della statutaria ad opera della Corte Costituzionale il problema
non si pone e Cocco può conservare la carica da sindaco. (a.pa.)
( da "AltaLex" del
12-05-2009)
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Procreazione
assistita, questione di legittimità costituzionale,
sussistenza, limiti Corte Costituzionale , sentenza 08.05.2009 n° 151 Commenta
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questione di legittimità costituzionale –
sussistenza – limiti [L. 40/2004) La legge sulla procreazione assistita è in parte costituzionalmente
illegittima, laddove prevede la produzione di non più di tre embrioni per
volta, da impiantare contemporaneamente (perché viola l'articolo 3 della
Costituzione sotto il duplice profilo del principio di ragionevolezza e di
quello di uguaglianza, in quanto il legislatore riserva il medesimo trattamento
a situazioni dissimili) e laddove non prevede che il trasferimento degli
embrioni, da realizzare non appena possibile, debba essere effettuato senza
pregiudizio della salute della donna. (Fonte: Altalex Massimario 18/2009) Corte
Costituzionale Sentenza 8 maggio 2009, n. 151 LA CORTE COSTITUZIONALE composta
dai Signori: - Francesco AMIRANTE Presidente - Ugo DE SIERVO Giudice - Paolo
MADDALENA " - Alfio FINOCCHIARO " - Alfonso QUARANTA " - Franco
GALLO " - Luigi MAZZELLA " - Gaetano SILVESTRI " - Sabino
CASSESE " - Maria Rita SAULLE " - Giuseppe TESAURO " - Paolo
Maria NAPOLITANO " - Giuseppe FRIGO " - Alessandro CRISCUOLO " -
Paolo GROSSI " ha pronunciato la seguente SENTENZA nei giudizi di
legittimità costituzionale dell’articolo
6, comma 3, e dell’articolo 14, commi 1, 2, 3 e 4, della legge 19 febbraio
2004, n. 40 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), promossi
dal Tribunale amministrativo regionale del Lazio con sentenza del 21 gennaio 2008 e dal
Tribunale ordinario di Firenze con ordinanze del 12 luglio e del 26 agosto
2008, rispettivamente iscritte ai nn. 159, 323 e 382 del registro ordinanze
2008 e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica nn. 22, 44 e 50,
prima serie speciale, dell’anno 2008. Visti gli atti di
costituzione della Warm (World Association Reproductive Medicine), della
Federazione Nazionale dei Centri e dei Movimenti per la vita italiani, del
Comitato per la tutela della salute della donna, di C. S. A. ed altro, di C. M. ed
altro, nonché gli atti di intervento della Associazione Luca Coscioni per la
libertà di ricerca scientifica ed altre e dell’Associazione
Cecos Italia, della S.I.S.Me.R. s.r.l. (Società Italiana Studi di Medicina
della Riproduzione
s.r.l.), della Associazione Hera Onlus, della Associazione Sos Infertilità
Onlus e di C. M. ed altro, della Cittadinanzattiva Toscana Onlus e del
Presidente del Consiglio dei ministri; udito nell’udienza
pubblica del 31 marzo 2009 il Giudice relatore Alfio Finocchiaro; uditi gli
avvocati Gian Carlo Muccio per la Warm e per la S.I.S.Me.R. s.r.l., Isabella
Loiodice e Filippo Vari per il Comitato per la tutela della salute della donna,
Antonio Baldassarre e Giovanni Giacobbe per la Federazione Nazionale dei Centri
e dei Movimenti per la vita italiani, Gian Domenico Caiazza per C. S. A. ed
altro, per l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di
ricerca scientifica ed altre e per la Associazione Cecos Italia, Ileana Alesso,
Massimo Clara, Maria Paola Costantini, Marilisa D’Amico e Sebastiano
Papandrea per C. M. ed altro e per l’Associazione Hera Onlus, per la
Associazione Sos Infertilità Onlus e per Cittadinanzattiva Toscana Onlus.
Ritenuto in fatto 1. – Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, con sentenza 21 gennaio 2008, n. 398
(reg. ord. n. 159 del 2008) – con la quale, su rinvio dal
Consiglio di Stato, in accoglimento del sesto motivo del ricorso proposto dalla
Warm (World Association Reproductive Medicine), ha annullato le disposizioni
delle linee
guida, approvate con d.m. 21 luglio 2004 – ha sollevato, in
riferimento agli artt. 3 e 32 della Costituzione, questione di legittimità costituzionale
dell’art. 14, commi 2 e 3, della legge 19 febbraio 2004, n. 40 (Norme in
materia di procreazione medicalmente assistita), nella parte in cui prevede, ai fini
della applicazione della procedura della procreazione medicalmente assistita,
la formazione di un numero limitato di embrioni, fino ad un massimo di tre, da
impiantare contestualmente, e vieta la crioconservazione di embrioni al di
fuori delle limitate ipotesi ivi previste. Il Collegio rimettente ravvisa la
rilevanza della questione di costituzionalità nel giudizio a quo nella
circostanza che la ulteriore censura, ad opera della medesima ricorrente, delle
predette linee guida – per contrasto con l’art. 32, secondo
comma, e con gli artt. 2 e 3 Cost., nella parte in cui non consentono la
crioconservazione degli embrioni al fine dell’impianto se non in ipotesi del
tutto eccezionali e ne prevedono la formazione in un numero limitato fino ad un massimo di
tre, da impiantare contestualmente – pur proposta avverso un
atto a contenuto generale di fonte secondaria, tocca, in realtà, l’art. 14,
commi 2 e 3, della legge n. 40 del 2004, di cui le citate norme regolamentari costituiscono letterale
e pedissequa espressione, con la conseguenza che la contestazione delle
disposizioni delle linee guida non potrebbe che passare attraverso una
questione di legittimità costituzionale della norma di
legge che ne costituisce il fondamento. Sotto il profilo della non manifesta
infondatezza, il Collegio rimettente – premesso che la finalità
cui è ispirata l’intera legge n. 40 del 2004, secondo quanto si desume, in
particolare, dall’art. 1, è quella di assicurare i diritti di tutti i soggetti coinvolti nella
procedura di procreazione assistita, compreso il concepito, e che, ai sensi
dell’art. 4, comma 2, lettera a), nel fare ricorso alle relative tecniche,
è necessario ispirarsi al principio della gradualità, per evitare interventi aventi un grado di invasività
tecnica e psicologica più gravoso (di quanto necessario) per i destinatari –
ritiene che, non fornendo la legge n. 40 una definizione del termine
«embrione», con esso si intenda fare riferimento ad un significato il più ampio possibile, vale a dire alla
situazione che si determina a partire dalla fecondazione dell’ovulo.
Svolte tali considerazioni preliminari, il Collegio rimettente richiama l’art.
14 della legge n. 40 del 2004, intitolato «Limiti all’applicazione delle tecniche sugli embrioni», ove, al
comma 2, si stabilisce che le tecniche di produzione degli embrioni «non devono
creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un
unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre» e, al comma 3, si
afferma che nel caso in cui «il trasferimento nell’utero
degli embrioni non risulti possibile per grave e documentata causa di forza
maggiore relativa allo stato di salute della donna non prevedibile al momento
della fecondazione è consentita la crioconservazione degli embrioni stessi fino alla data
del trasferimento, da realizzare non appena possibile». Rileva il giudice a quo
che la preoccupazione manifestata dalle due disposizioni citate sembra essere
essenzialmente quella di pervenire ad un unico impianto allo scopo precipuo di
evitare la crioconservazione che sarebbe, invece, indispensabile nel caso in
cui dovesse essere prodotto un numero di embrioni superiore a quello
effettivamente impiantabile, ed in ogni caso superiore a tre: la ragione di
tale previsione risiede, probabilmente – avverte il rimettente
– nella circostanza che con la tecnica della crioconservazione molti embrioni
possono andare perduti. Detta disciplina sembra al rimettente contrastare con
l’art. 3 Cost. per violazione del canone di ragionevolezza, ed ancora con il medesimo art.
3 per quanto attiene alla parità di trattamento, oltre che con l’art.
32 Cost. nella misura in cui consente pratiche che non bilancerebbero
adeguatamente la tutela della salute della donna con quella dell’embrione.
Ed invero, osserva il giudice a quo, ammettere – come ha fatto la legge n. 40
del 2004, all’art. 14, comma 2 – la possibilità di un impianto di più embrioni
(fino ad un massimo di tre), nella consapevolezza che alcuni di essi potranno
disperdersi,
significa accettare che per una concreta aspettativa di gravidanza è necessario
procedere ad un impianto superiore all’unità e accettare,
altresì, che alcuni di tali embrioni, o anche uno solo, oltre a quello che dà
luogo ad una gravidanza, possano andare dispersi. Nelle situazioni appena descritte, la
legge consente che la tutela dell’embrione affievolisca per
lasciare spazio al fine perseguito, che è quello di consentire il ricorso ad
una tecnica di procreazione medicalmente assistita garantita da concrete speranze di successo.
Ora, se finalità della legge è quella di individuare un giusto bilanciamento
tra la tutela dell’embrione e quella dell’esigenza di procreazione,
sarebbe irragionevole la previsione che impone la produzione di embrioni in numero tale da rendere possibile l’effettuazione
di un unico impianto e comunque in numero non superiore a tre, così come il
sostanziale divieto di crioconservazione, ammessa nella sola ipotesi di forza
maggiore relativa allo stato di salute della donna insorto successivamente alle
fecondazione. La legge n. 40 del 2004 non avrebbe dovuto escludere la
possibilità di consentire l’accertamento delle molte
variabili che accompagnano la vicenda della procreazione assistita, quali ad
esempio la salute e l’età della donna interessata e la possibilità che ella produca
embrioni non forti, intendendo con ciò non quelli che sono capaci di produrre
una «razza migliore» – idea espressamente e giustamente
vietata dalla legge n. 40 del 2004 – ma semplicemente quelli che si possono rivelare più idonei a
realizzare il risultato della gravidanza e della procreazione. Né rileverebbe,
in contrario, la previsione della variabilità da uno a tre degli embrioni
impiantabili, sulla scorta del comma 2 dell’art.
14 della legge n. 40 del 2004, in quanto detta previsione tenderebbe ad assicurare concrete
possibilità di gravidanza alle persone di medie condizioni fisiche, mentre non
fornirebbe la medesima possibilità nei confronti delle donne non giovani o di
quelle che non riescono a produrre contestualmente tre embrioni di buona
qualità nei sensi prima precisati. E in ciò si rivelerebbe, inoltre, la
disparità di trattamento dovuta alla circostanza che situazioni diverse
sarebbero sottoposte allo stesso trattamento predeterminato per legge. La
predeterminazione del numero degli embrioni producibili e successivamente
impiantabili, imposta dalla norma in modo aprioristico e a prescindere da ogni
concreta valutazione del medico curante sulla persona che intende sottoporsi al
procedimento di procreazione medicalmente assistita, non sarebbe in linea con
quel bilanciamento di interessi che la legge n. 40 del 2004 sembrerebbe voler
perseguire. Il Collegio rimettente lamenta, altresì, il vulnus al diritto alla
salute, sancito dall’art. 32 della Costituzione. Infatti, la limitazione
del numero degli embrioni producibili e contestualmente impiantabili e il
divieto della crioconservazione degli stessi – se
non nella circoscritta ipotesi prima descritta – comporterebbero che
nell’ipotesi, tutt’altro che improbabile, di un tentativo non andato a buon fine, sia
necessario assoggettare la donna ad un successivo trattamento ovarico, ossia ad
una pratica medica che comporta in sé il rischio della sindrome da
iperstimolazione ovarica e che trova nella legge, e non in esigenze di
carattere medico, il suo fondamento. Pratica che, a prescindere da ogni
valutazione delle conseguenze sul piano fisico e psicologico della paziente ad
essa sottoposta, sarebbe in contrasto con gli stessi principi ispiratori della
legge in esame, ed in particolare con quello della «minore invasività»,
espressamente enunciato nell’art. 4, comma 2, lettera a).
1.1. – Nel giudizio innanzi alla Corte si è costituita la Warm, parte del
giudizio a quo, che ha concluso per la declaratoria di illegittimità costituzionale
sollecitata dal Collegio rimettente, sviluppando argomentazioni adesive a
quelle di cui all’atto introduttivo del giudizio di
costituzionalità. In particolare, con riferimento al ritenuto contrasto delle
norme impugnate con l’art. 32 Cost., si rileva nell’atto
di costituzione che il limite, imposto dalla legge n. 40 del 2004, di tre
ovociti inseminabili si pone in contrasto con la tutela della salute della
donna, riducendo irragionevolmente le possibilità di successo del trattamento di procreazione medicalmente
assistita, impedendo al biologo di selezionare, tra quelli formatisi, gli
embrioni più idonei a svilupparsi in un feto e di crioconservare quelli in
eccesso per un futuro trasferimento, e costringendo la donna a sottoporsi a
nuovi interventi di stimolazione ovarica e di prelievo chirurgico degli
ovociti. D’altra parte, si evidenzia nella memoria di
costituzione il rischio opposto, quello, cioè, di successo del processo di
fecondazione, con possibile insorgenza di una gravidanza plurigemellare, che, a sua volta,
comporta rischi per la salute della donna e del concepito. Per altro verso, la
Warm sottolinea che la normativa in questione elimina la discrezionalità della
valutazione del medico – unico ad essere in grado di individuare il miglior bilanciamento tra
rischi e benefici per la donna e per l’embrione, nel momento
in cui si trovi ad applicare il trattamento sanitario di fecondazione assistita
– in violazione dell’art. 3 Cost., per la discriminazione che si opererebbe tra
le donne in
buona salute, per le quali maggiore è la facilità di attecchimento degli
embrioni, e quelle che non lo sono per età o condizioni fisiche. Infine, la
Warm ravvisa nelle disposizioni censurate un vizio di irragionevolezza interna,
sotto il profilo della incoerenza teleologica, per essere i mezzi predisposti
incongrui rispetto alla ratio legis, per il fatto che dette disposizioni, nel
consentire la formazione, ed il contestuale unico impianto, per il divieto di
crioconservazione, del numero massimo di tre embrioni, ammettono, ed anzi
auspicano, che solo uno di essi attecchisca, con conseguente dispersione degli
altri, derogando, in tal modo, all’obbligo di tutela dei
diritti di tutti i soggetti coinvolti nella procedura. La irragionevolezza
emergerebbe, altresì,
nella comparazione con la disciplina della interruzione volontaria della
gravidanza, poiché la tutela dell’embrione, cui si ispira il
divieto di crioconservazione e di soppressione di cui all’art. 14 della legge
n. 40 del 2004, scomparirebbe una volta effettuata con successo la inseminazione, essendo
consentito l’aborto, almeno fino al novantesimo giorno di
gravidanza. Infine, sarebbe irrazionale la previsione del numero massimo di tre
embrioni impiantabili, in quanto privo di alcun supporto medico-scientifico. L’associazione
costituita richiede, altresì, la dichiarazione di illegittimità costituzionale
del comma 1 dell’art. 14 della legge n. 40 del 2004, che prescrive
il divieto di soppressione e crioconservazione degli embrioni, la cui
sopravvivenza,
in presenza dell’accoglimento della questione di legittimità costituzionale
dei commi 2 e 3 dello stesso articolo, determinerebbe una estensione dei
divieti, senza ammettere alcuna possibilità di deroga. 1.2. – Nel
giudizio innanzi alla Corte si sono altresì costituite la Federazione Nazionale dei Centri e
dei Movimenti per la vita italiani ed il Comitato per la tutela della salute
della donna – intervenuti ad opponendum nel giudizio
principale – concludendo entrambi per la inammissibilità o la infondatezza della questione. La prima ha
eccepito la inammissibilità della questione, sotto il profilo del difetto di
rilevanza, per non essersi il TAR rimettente pronunciato sulla carenza di
interesse diretto della Warm nel giudizio, avendo erroneamente ritenuto che
sulla relativa questione si fosse formato il giudicato, come stabilito dal
Consiglio di Stato in sede di appello. Il Collegio rimettente avrebbe, inoltre,
preso in considerazione alcuni motivi del ricorso della Warm respinti nella
precedente sentenza e non riproposti. Nel merito, la Federazione costituita ha
rilevato che il limite massimo di tre embrioni è stabilito dalla legge n. 40
del 2004 ai fini della tutela della salute della donna e degli stessi embrioni,
avuto riguardo alle difficoltà connesse alle gravidanze multiple. In sostanza,
la legge n. 40 attuerebbe un ragionevole bilanciamento tra l’interesse
della coppia alla genitorialità e il diritto alla vita del concepito,
espressamente affermato dall’art. 1 della legge stessa. Del resto, anche la tutela della salute della donna
sarebbe meglio garantita da una stimolazione "soffice" che non da una
stimolazione forte, effettuata allo scopo di avere a disposizione un numero
abbondante di ovociti. Infine, anche la discrezionalità del medico dovrebbe
rispettare le regole derivanti dalla esigenza di tutela dei diritti umani
fondamentali. Il Comitato per la tutela della salute della donna ha, a sua
volta, eccepito la inammissibilità della questione in quanto sollevata con
sentenza anziché con ordinanza, in violazione delle norme sul processo costituzionale. Il TAR rimettente – si
rileva nella memoria – da un lato ha sollevato la questione di legittimità costituzionale,
dall’altro ha definito in parte il giudizio con decisione impugnabile
innanzi al Consiglio
di Stato. Altro profilo di inammissibilità della questione viene adombrato nel
mutamento del quadro normativo per effetto dell’intervento
delle nuove linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita, di
cui al d.m. 11 aprile 2008, che avrebbe determinato la estinzione del giudizio
amministrativo e, con esso, travolto il giudizio di costituzionalità. Nel
merito, il predetto Comitato ha insistito per la infondatezza della questione,
rilevando che l’affievolimento del diritto alla vita dell’embrione non sarebbe materia
disponibile da parte del legislatore ordinario, avuto riguardo al fondamento costituzionale di tale diritto, e che, inoltre, la
limitazione a tre del numero massimo di embrioni impiantabili corrisponderebbe
al numero massimo di embrioni suscettibili, secondo la scienza medica, di dar
luogo alla gravidanza. 1.3. – Nel giudizio è intervenuto
il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso
dall’Avvocatura generale dello Stato, che ha concluso, a sua volta, per la
inammissibilità
della questione, in quanto sollevata con sentenza, e, nel merito, per la sua
infondatezza. Al riguardo, osserva l’Autorità intervenuta che
essa si risolve in una critica alle scelte discrezionali del legislatore, che
ha, invece, a suo avviso, effettuato una ragionevole comparazione tra l’interesse
della donna al buon esito della procedura di procreazione medicalmente
assistita e la tutela dell’embrione. 1.4. – Sono altresì intervenute
l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, l’Associazione
Cecos Italia e la S.I.S. Me.R. s.r.l., che hanno concluso per la declaratoria
di illegittimità
costituzionale delle norme censurate dal T.A.R., con
argomentazioni adesive ai contenuti del provvedimento di rimessione della
questione. 1.5. – Hanno, quindi, depositato memorie le parti
costituite, Warm e Federazione Nazionale dei Centri e dei Movimenti per la Vita
italiani (che ha anche dubitato della sussistenza del requisito della
incidentalità della questione sollevata) ed il Comitato per la tutela della salute della
donna, insistendo nelle rispettive conclusioni. Quest’ultimo,
in particolare, ha fatto presente che, nonostante la rimessione degli atti alla
Corte, il giudizio a quo è proseguito, essendosi svolta una camera di consiglio
a seguito della
istanza di correzione di errore materiale proposta dalla Warm, nel senso di
estendere la censura anche al comma 1 dell’art. 14 della legge n.
40 del 2004, ed essendo stata emessa una pronuncia, la sentenza n. 7956 del
2008, con la quale il TAR Lazio ha fornito una interpretazione autentica della precedente
decisione con la quale aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale in esame. In subordine, il predetto Comitato
ha chiesto alla Corte di restituire gli atti al giudice a quo perché valuti
nuovamente la rilevanza della questione alla luce del sopravvenuto decreto del
Ministro della salute dell’11 aprile 2008, che ha
adottato le nuove linee guida in materia di procreazione assistita; e di
valutare la sopravvenuta irrilevanza della questione per effetto dell’abrogazione
delle precedenti linee guida. Hanno depositato memoria, altresì, l’Avvocatura
generale dello Stato, che ha insistito per la inammissibilità e l’infondatezza
della questione, l’Associazione Cecos Italia e l’Associazione Luca Coscioni, oltre alle
Associazioni Amica Cicogna Onlus, Madre Provetta Onlus, Cerco un bimbo, L’altra
Cicogna Onlus e l’Associazione www.unbambino.it, che hanno, invece, concluso
per la declaratoria di illegittimità costituzionale. 1.6. –
Nell’imminenza
della odierna udienza pubblica, la difesa della Warm ha depositato memoria,
nella quale vengono analizzati i dati del Registro europeo relativi ai
trattamenti effettuati nell’anno 2005, recentemente
pubblicati a cura della Società Europea di Procreazione Medicalmente Assistita (ESHRE),
che evidenziano il pregiudizio alla salute della donna, ed anche dell’embrione,
che comporta l’applicazione della legge n. 40 del 2004, con particolare
riferimento al divieto di formare più di tre embrioni ed al contestuale obbligo di trasferirli tutti,
senza possibilità di crioconservarli. Ha depositato memoria la Federazione
Nazionale dei Centri e dei Movimenti per la vita italiani, che ha ribadito le
conclusioni già rassegnate, ponendo in particolare evidenza la mancata censura
dell’art. 1 della legge n. 40, che, nel definire il concepito come
soggetto titolare di diritti, costituisce la base dell’intero impianto
legislativo, e sottolineando che l’obiettivo, costituzionalmente obbligato, di
evitare nel massimo grado possibile la distruzione di embrioni umani senza impedire la
procedura di procreazione medicalmente assistita, è perseguito dal legislatore
con scelte politiche ragionevoli. Nella memoria si pone altresì in rilievo che
la stimolazione "dolce", sufficiente per produrre un numero limitato
di ovociti, tale da consentire la formazione di un numero massimo di tre
embrioni, metterebbe al riparo dai rischi della iperstimolazione per la salute
della donna. Quanto all’argomento delle differenze di disciplina
tra la legge 22
maggio 1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternità e
sull'interruzione volontaria della gravidanza), e la legge n. 40 del 2004,
rileva la Federazione intervenuta la erroneità del paragone tra la situazione
della donna la cui salute sia in pericolo a causa di una gravidanza non
desiderata e quella della coppia che abbia richiesto l’applicazione
della procedura di procreazione medicalmente assistita, tenuto anche conto
della esigenza di evitare, nel primo caso, il ricorso all’aborto clandestino. In definitiva, si osserva
nella memoria, posto che l’inizio della vita si
verifica con la formazione dell’embrione, la procreazione in vitro è fortemente
desiderata e la decisione di effettuarla è frutto di una determinazione la cui
maturità e fermezza
è controllata anche dalle strutture sanitarie attraverso il colloquio
preliminare previsto dall’art. 6 della legge in esame. La
decisione della coppia che chiede di essere ammessa alla procreazione
medicalmente assistita è anche una forma di assunzione di responsabilità verso il nuovo
essere umano. Anche il Comitato per la tutela della salute della donna ha
depositato una memoria, nella quale ribadisce i rilievi di inammissibilità già
svolti, e, nel merito, insiste per la infondatezza della questione sollevata
dal TAR del Lazio, evidenziando il bilanciamento dei diritti di tutti i
soggetti coinvolti nella PMA perseguito dalla legge n. 40 del 2004 e
sottolineando i dati contenuti nell’ultima Relazione del
Ministro della salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge, in cui si
osserva che, dopo l’entrata in vigore della legge stessa, che limita
il numero di embrioni che può essere creato per ogni ciclo di procreazione
artificiale, si è verificato un crollo delle complicanze da iperstimolazione ovarica. Si rileva, nella memoria,
che sono la stessa scienza e tecnica a richiedere ormai una limitazione –
spesso anche inferiore ai tre embrioni – al fine di garantire il buon esito
dell’impianto. Al riguardo, si richiamano le linee guida elaborate dalla Human Fertilisation and
Embriology Authority (HFEA), che sovrintende all’applicazione
delle tecniche di riproduzione medicalmente assistita nel Regno Unito, secondo
le quali è opportuno procedere al trasferimento di non più di due embrioni
nella generalità
dei casi e di tre embrioni, al massimo, solo nel caso di donne
ultraquarantenni. Sulla questione della irrevocabilità del consenso all’impianto
di embrioni, premesso che l’impianto è incoercibile e che la violazione
dell’obbligo non comporta sanzioni a carico della donna, si rileva nella memoria che l’unica
ragione che può indurre la donna, dopo aver deciso di sottoporsi alla tecnica
di PMA, a modificare il proprio intendimento è la volontà di ricorrere alla
procreazione assistita per selezionare gli embrioni migliori, scartando gli
altri. In sostanza, con la sottoposizione della questione alla Corte costituzionale, si chiederebbe la introduzione di una
soluzione eugenetica, la quale, tra l’altro, determinerebbe una
completa deregulation nel settore della procreazione artificiale. 2. – Il
Tribunale ordinario di Firenze, con ordinanza emessa il 12 luglio 2008 (r.o. n.
323 del 2008), ha sollevato questione di legittimità costituzionale
dell’art. 14, commi 1 e 2, della legge n. 40 del 2004, per contrasto con gli artt. 3 e 32, primo e secondo
comma, Cost., nella parte in cui impongono il divieto di crioconservazione
degli embrioni soprannumerari, la necessarietà della creazione di un numero
massimo di tre embrioni nonché dell’unico e contemporaneo
impianto degli
stessi; e dell’art. 6, comma 3, ultima parte, della stessa
legge per contrasto con l’art. 32, secondo comma, Cost., laddove prevede la
irrevocabilità del consenso da parte della donna all’impianto in utero degli
embrioni creati. Si premette nell’ordinanza che C.S.A. e P.G., dopo avere ottenuto, in via d’urgenza,
l’autorizzazione dallo stesso Tribunale a procedere alla diagnosi genetica
preimpianto con crioconservazione dei residui embrioni risultati affetti dalla patologia della esostosi, da cui
la donna era affetta, avevano acquisito relazioni mediche dalle quali si
evidenziava che la previsione delle modalità predeterminate di esecuzione della
PMA di cui all’art. 14, comma 2, della legge n. 40 del 2004
erano irragionevoli ed inique nel caso concreto, in relazione alla salute della
ricorrente e alla possibilità di creazione di embrioni malati pari a cinquanta
per cento sicché, nella specie, il numero di embrioni necessari ad assicurare
una adeguata percentuale di successo era pari a sei. A seguito del rifiuto
delle responsabili del Centro cui la coppia si era rivolta, motivato dal
contrasto della richiesta con l’art. 14 della citata legge,
i due si erano rivolti al giudice della cautela, chiedendo, tra l’altro, che
questi autorizzasse il Centro a produrre un numero di embrioni adeguato a scontare il «rischio
genetico» e «diagnostico» del caso concreto, non inferiore a sei unità,
eccependo anche la illegittimità costituzionale dell’art.
14, commi 1 e 2, della legge n. 40 del 2004. Il Tribunale adìto, premessa l’ammissibilità
della proposizione della questione di legittimità costituzionale
in sede cautelare, ha rilevato che l’assetto voluto dalla legge,
con riguardo all’obbligo della creazione di un numero massimo di tre embrioni
da impiantarsi con unico contemporaneo impianto ed il conseguente divieto di
crioconservazione degli embrioni (c.d. embrioni sovrannumerari), crea grave
nocumento alla salute della donna e, nello stesso tempo, non garantisce il fine
che la legge medesima si propone come programmatico («favorire la soluzione dei
problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana...»:
art. 1, legge n. 40 del 2004), fornendo soluzioni contraddittorie e non
ottimali. Infatti – osserva il giudice a quo – la legge impone, in
caso di insuccesso,
la necessità di procedere a plurime stimolazioni ovariche, in quanto prevede la
esaustività di ciascun ciclo di produzione ed impianto, non consentendo la
crioconservazione degli embrioni per successivi impianti, e comportando seri
problemi per la salute della donna che si deve sottoporre a trattamenti
ormonali plurimi, con conseguenze mediche accertate. Di qui la lesione dell’art.
32, primo comma, Cost., sotto il profilo del diritto della salute della donna,
pur nel bilanciamento con quella dell’embrione richiesto dall’art.
1 della legge n. 40 del 2004, atteso che, al di là della definizione giuridica
del concetto di concepito, deve ritenersi, ad avviso del giudice a quo, la
prevalenza del diritto alla salute dell’essere persona rispetto a ciò che ancora persona non è. Si ritiene
altresì leso il principio di ragionevolezza, estrinsecazione del principio di
uguaglianza sostanziale di cui all’art. 3 Cost., in quanto si
trattano in unico modo posizioni soggettive del tutto dissimili e che
necessiterebbero
di un approccio di cura diverso. Ridurre la fecondazione assistita ad un
modello unico, valido per tutte le situazioni concrete che si presentano alla
attenzione dei medici, equivarrebbe ad obliterare completamente quelle che sono
le acquisizioni scientifiche, le quali indicano come i plurimi fattori che
afferiscono alla coppia genitoriale incidono sulla scelta del trattamento da
attuare, che quindi deve essere lasciato (come, d’altra
parte, tutti i trattamenti medici, salvo sempre il consenso informato) alla discrezionalità del medico,
che è il depositario del sapere tecnico del caso concreto. La tecnica prescelta
– rileva il rimettente – è irragionevole per la imposizione di una
sola possibilità di impianto con un numero massimo di tre embrioni, in assenza di ogni valutazione dei vari
fattori che accedono al singolo caso concreto e che ne condizionano l’esito
(età, malattie, tipo di sterilità etc.) e comporta un pericolo ulteriore per la
salute della donna e del feto conseguente all’aumento dei parti bi o plurigemellari. Il rimettente
deduce, altresì, la violazione dell’art. 32, secondo comma,
Cost., che vieta i trattamenti sanitari obbligatori se non imposti per legge
nel rispetto della dignità della persona umana. La predeterminazione di un
protocollo sanitario
unico, non configurato sulle necessità di cura della singola persona e sull’adesione
allo stesso, comporterebbe la sottoposizione della persona a trattamento
sanitario non voluto e non volto alla tutela della salute sua propria o della
collettività. L’unica
eccezione alla obbligatorietà dell’impianto che la legge n. 40 contempla è
posta dall’art. 14, comma 2, cit., laddove si sospende il trasferimento nell’utero
in caso di malattia della madre, non prevedibile al tempo della fecondazione e
per il solo
periodo necessario al superamento di tale stato di malattia. Ciò comporta
anche, secondo il giudice a quo, un vulnus all’art.
32, secondo comma, Cost., ad opera della norma dettata dall’art. 6 della legge
n. 40 del 2004, nella parte in cui sancisce la irrevocabilità del consenso ad
accedere alle tecniche di fecondazione assistita dal momento della fecondazione
dell’ovulo, con riferimento alla posizione della donna cui deve essere
praticato l’impianto. 2.1. – Nel giudizio innanzi alla Corte si sono costituiti C.S.A. e P.G., parti private
nel giudizio cautelare, concludendo per la declaratoria di illegittimità costituzionale delle norme censurate. 2.2. – Ha
spiegato intervento il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e
difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, che ha dedotto la inammissibilità della
questione in quanto sollevata nel corso di un procedimento cautelare, e, nel
merito, ha concluso per la infondatezza, trattandosi di materia riservata alla
discrezionalità legislativa. 2.3. – E’altresì intervenuta
l’Associazione Sos Infertilità Onlus, assumendo di avere diritto di far valere
le proprie ragioni dinanzi alla Corte in quanto la eventuale declaratoria di
illegittimità costituzionale si rifletterebbe direttamente sull’attività
stessa dell’associazione
che, come da statuto, ha per scopo quello della cura e dell’assistenza alle
coppie infertili, e sostenendo la illegittimità costituzionale
delle disposizioni censurate, per violazione degli artt. 3, 31 e 32 Cost. 2.4. –
Analoghe considerazioni
sono svolte da M.C. e G.R., intervenuti sulla base del convincimento di avere
diritto di far valere le proprie ragioni nel giudizio, in quanto la eventuale
declaratoria di illegittimità costituzionale si
rifletterebbe direttamente sulla loro condizione e sul processo dagli stessi
instaurato innanzi al Tribunale ordinario di Firenze, con provvedimento di
urgenza in ordine al quale è stata sollevata questione di legittimità costituzionale (ord. n. 382 del 2008); nonché dall’Associazione
Hera Onlus, avente,
fra i propri scopi statutari, il sostegno e la tutela delle coppie infertili.
2.5. – Infine, sono intervenute, fuori termine, l’Associazione Luca
Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, oltre alle Associazioni Amica
Cicogna Onlus, Madre Provetta Onlus, Cerco un bimbo, L’altra
Cicogna Onlus e l’Associazione www.unbambino.it, che hanno concluso per la
declaratoria di illegittimità costituzionale. 2.6. – Nella
imminenza della udienza, ha depositato memoria la difesa di C.S.A. e P.G.,
insistendo nelle
conclusioni rassegnate. Si sottolinea, in particolare, nella memoria, per un
verso, che il bilanciamento tra interesse alla tutela della salute della donna
e quello alla tutela dell’embrione viene operato, nella legge n.
40 del 2004, in termini di contraddittorietà rispetto all’assetto
dei valori della Costituzione come interpretati dalla giurisprudenza costituzionale
sin dalla sentenza n. 27 del 1975; per l’altro, che tra gli
obiettivi perseguiti dalla legge in esame e le soluzioni predisposte allo scopo esiste una contraddittorietà che
rischia di compromettere il risultato finale della soluzione dei problemi
riproduttivi derivanti dalla sterilità o infertilità. Infatti, la opzione in
favore di un modello terapeutico unico ed inderogabile, normativamente definito
in modo tassativo, e non configurato sulle necessità di cura della singola persona,
determina – si rileva nella memoria – una totale
insensibilità alle esigenze poste dalla situazione concreta, con conseguente
inidoneità al raggiungimento dei fini che la legge stessa si propone, ivi compresa la tutela
dell’embrione. L’operatore sanitario, costretto ad adottare un protocollo
uniforme a prescindere dalle caratteristiche della fattispecie concreta, viene
esautorato di qualsiasi autonomia tecnica per la predisposizione della soluzione
terapeutica adeguata alla situazione patologica cui è chiamato a dare risposta,
in contrasto anche con principi e norme cogenti per il professionista nonché
con le buone pratiche mediche, e, quindi, con il codice di deontologia medica.
Nella memoria si sottolinea, poi, che, sulla idoneità di scelte generali e di
principio, tassativamente predeterminate dal legislatore, a regolare vicende
attinenti a status e diritti fondamentali inerenti alla sfera personale dell’individuo, la giurisprudenza costituzionale si è ripetutamente pronunciata, evidenziando
la irragionevolezza di soluzioni che prescindano dalla considerazione delle
specificità del caso concreto. Al riguardo, si richiama la giurisprudenza in
tema di adozione, con riguardo alla deroga al limite di età tra adottante e
adottato. Ulteriore elemento di irragionevolezza della normativa censurata si
ritiene possibile individuare nel mutato contesto normativo (per effetto di
alcune decisioni di merito e dell’approvazione delle nuove linee guida emanate in
tema di procreazione assistita dal ministro della salute con d.m. 11 aprile
2008), circa l’ammissibilità della diagnosi preimpianto. Tale
riconoscimento non avrebbe alcuna utilità pratica se la coppia fosse comunque
vincolata all’obbligo
di un unico e contemporaneo impianto di non più di tre embrioni e al divieto di
crioconservazione. Infine, nella memoria si individuano le ragioni della
necessità di sottoporre a vaglio di legittimità costituzionale
– come il rimettente ha fatto – anche l’art. 6, comma 3,
della legge n. 40 del 2004, nella parte relativa alla irrevocabilità del
consenso all’impianto una volta avvenuta la fecondazione, per esigenze di
coerenza sistematica rispetto ad un assetto normativo che, con una censura limitata al solo art. 14, commi 1 e
2, potrebbe risultare comunque viziato da una disarmonia interna. Al riguardo,
si rileva, in particolare, che, se pure la disposizione di cui si tratta pone
un comando privo di specifica sanzione per l’ipotesi
di violazione
da parte della paziente, tuttavia, nell’ambiguità della legge,
si finisce per rimettere all’interprete la eventuale scelta rispetto alla
decisione di adottare misure coattive per far rispettare il comando violato.
2.7. – Sono state, infine, depositate memorie nell’interesse delle
Associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Amica Cicogna
Onlus, Madre Provetta Onlus, Cerco un bimbo, L’altra Cicogna Onlus e
Associazione www.unbambino.it. 3. – Il Tribunale ordinario di Firenze ha sollevato, con ordinanza del 26 agosto
2008 (r.o. n. 382 del 2008), questione di legittimità costituzionale
dell’art. 14, comma 2, della legge n. 40 del 2004, limitatamente alle
parole «ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre»,
per contrasto
con gli artt. 2, 3 e 32 Cost.; dell’art. 14, comma 3, della
stessa legge, limitatamente alle parole «Qualora il trasferimento nell’utero
degli embrioni non risulti possibile», «di forza maggiore», «non prevedibile al
momento della fecondazione», «fino alla data del trasferimento, da realizzare non appena
possibile», per contrasto con gli artt. 2, 3, 13 e 32 Cost.; dell’art.
6, comma 3, della legge n. 40 del 2004, nella parte in cui non contiene, in
fine, le parole «e, dalla donna, anche successivamente», per contrasto con gli artt. 2,
3, 13 e 32 Cost.; dell’art. 14, comma 4, per contrasto con gli
artt. 2, 3, 13 e 32 Cost. La questione è stata sollevata nel procedimento su
ricorso ai sensi dell’art. 700 cod. proc. civ. di due coniugi infertili ed
affetti da
malattie genetiche i quali, dopo aver fatto, ripetutamente ed inutilmente,
ricorso alle tecniche di fecondazione assistita, avevano richiesto in via di
urgenza che venisse emesso l’ordine di eseguire a loro
favore la c.d. fecondazione in vitro, previa diagnosi pre-impianto, e che si
provvedesse a trasferire nell’utero della signora C. gli
embrioni creati in base alle direttive impartite dalla medesima paziente ed
applicando le procedure dettate dalla scienza medica per assicurare il miglior
successo della
tecnica in considerazione dell’età e dello stato di salute
della paziente, tenuto anche conto del rischio di gravidanze plurigemellari
pericolose, provvedendo altresì a crioconservare per un futuro impianto gli
embrioni risultati idonei e che non fosse possibile trasferire immediatamente. Il
rimettente, negata la possibilità di una lettura costituzionalmente orientata
delle norme di cui si tratta, per il carattere inequivocabile del dato
normativo, ha motivato la rilevanza della questione nel giudizio a quo alla
stregua della considerazione che le disposizioni della legge n. 40 del 2004 costituiscono
chiaro ostacolo all’accoglimento delle richieste formulate dai
ricorrenti. In proposito, rilevato che tali richieste hanno come presupposto la
legittimità della
c.d. diagnosi preimpianto – secondo il giudice a quo da
considerare perfettamente consentita, con efficacia erga omnes, dopo la
pronuncia del TAR del Lazio 21 gennaio 2008, n. 398 e dopo la emanazione delle
nuove Linee guida di applicazione della legge n. 40 del 2004 –
osserva il giudice a quo che questa Corte, con ordinanza n. 369 del 2006, ha
dichiarato la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale
dell’art. 13 della legge n. 40 del 2004, nella parte in cui faceva divieto di sottoporre l’embrione,
prima dell’impianto, a diagnosi per l’accertamento di eventuali patologie, sul
presupposto della necessità di verificare la costituzionalità anche di altri
articoli della stessa legge (segnatamente della disciplina della «revocabilità del consenso solo fino alla
fecondazione dell’ovulo», del «divieto di creazione di embrioni in
numero superiore a quello necessario per un unico impianto, obbligatorio quindi
per tutti gli embrioni», del «divieto di crioconservazione e di soppressione di embrioni»), non impugnati. Ne
deduce il giudice a quo l’inutilità dell’affermazione del diritto
dei ricorrenti a procedere a diagnosi preimpianto laddove non svincolati
dall’obbligo di unico e contemporaneo impianto di non più di tre embrioni, dal
divieto di
crioconservazione degli stessi al di fuori della rigida ipotesi di cui all’art.
14, comma 3, della legge, e dall’irrevocabilità del consenso al trattamento di
PMA allorquando sia avvenuta la fecondazione dell’ovulo. Vi è, secondo il
rimettente, rilevanza
delle dedotte questioni anche in ordine al periculum in mora, posto che i tempi
di un giudizio ordinario (sicuramente più lunghi di un procedimento cautelare
ante causam) costituiscono fattore di per sé idoneo a pregiudicare l’esigenza
di tutela. In
punto di non manifesta infondatezza, il giudice a quo ritiene che la normativa
di cui al comma 2 dell’art. 14, laddove impone la creazione di
non più di tre embrioni ai fini di un loro unico e contemporaneo impianto, sia
in contrasto con i precetti costituzionali di cui agli artt. 2, 3 e 32 Cost., in quanto
determina la reiterata sottoposizione della donna a trattamenti che, in quanto
invasivi e a basso tasso di efficacia, sarebbero lesivi del principio di
rispetto della dignità umana, in spregio a quanto previsto dall’art.
2 Cost. La disposizione in esame verrebbe, inoltre, a creare disparità di
trattamento fra situazioni che eguali fra loro non sono e richiedono
trattamenti differenziati, in violazione del principio di eguaglianza
sostanziale di cui all’art. 3 Cost., oltre a violare il diritto fondamentale alla salute
proclamato dall’art. 32 della Cost., determinando il forte rischio di reiterata sottoposizione
della donna a trattamenti ad alto tasso di pericolosità per la sua salute
fisica e psichica. Il giudice a quo si chiede quale debba essere, una volta
ammessa la c.d. diagnosi preimpianto, la sorte del divieto di crioconservazione
e soppressione degli embrioni, la cui ragione di esistenza era sicuramente più
che coerente con il preesistente divieto, che imponeva la sequenza
creazione-trasferimento-impianto dell’embrione, in una situazione
di irrevocabilità del consenso dalla donna fornito alla PMA, a tutto vantaggio
di una situazione che lo stesso legislatore definisce di «tutela
dell’embrione». Secondo il rimettente, peraltro, la assoluta libertà di produzione
sovrannumeraria di embrioni determinerebbe, a sua volta, una situazione che,
pur se inserita all’interno dei ragionevoli presupposti normativi di
cui agli artt. 1, 4 e 5 della legge, rischia di essere pur sempre foriera di
problematiche non scevre da implicazioni di natura etica, giuridica, ed anche
gestionale ed economica (solo se si pensa, ad es., che le Linee guida, sia
nella loro versione originaria sia in quella attuale, prevedono che «gli
embrioni che verranno definiti in stato di abbandono saranno crioconservati in
maniera centralizzata con oneri a carico dello Stato»): donde la limitazione
della questione di legittimità costituzionale dell’art.
14 della legge n. 40 del 2004 nel senso sopra indicato. A tali censure si
aggiunge quella rivolta all’art. 6, comma 3, della legge
n. 40, che, a corollario delle norme precedenti, prevede che la volontà di
sottoposizione al trattamento di PMA non possa essere revocata da ciascuno dei
soggetti indicati
dal medesimo comma dopo che sia avvenuta la fecondazione dell’ovulo.
I parametri di costituzionalità sono anche in tal caso gli artt. 2, 13 e 32
(quest’ultimo in tutta la sua estensione) Cost., cui si aggiunge l’art. 3
Cost., con la indicazione, quale tertium comparationis, del successivo comma 4, che
espressamente attribuisce in ogni tempo al medico responsabile della struttura
il potere di decidere di non procedere alla procreazione medicalmente assistita
per motivi di ordine medico-sanitario, che nel loro ambito non possono non
annoverare anche quelli più specificamente inerenti la salute fisica e psichica
della donna. L’intervento sull’art. 6, comma 3, della legge n.
40 del 2004 viene richiesto al fine di dare coerenza ad un sistema normativo
che, con una
censura limitata (per le ragioni sopra esposte) ai soli commi 2 e 3 dell’art.
14, permarrebbe comunque viziato da una sua disarmonia interna (evidenziata
dalla Corte costituzionale, nella ordinanza n. 369 del 2006, anche con
riferimento alla norma ora in questione). Se il sistema normativo che si chiede
scaturisca dalla ottenuta liceità della diagnosi preimpianto e dalla richiesta
censura di costituzionalità è improntato sulla superiorità riconosciuta alla
tutela della salute della donna (sancita dalla legge n. 194 del 1978 sulla
interruzione volontaria della gravidanza e che non può essere vanificata da una
normativa come quella in esame), è allora conseguenza necessaria che, per
ragioni di coerenza sistematica, sia la sola donna ad essere legittimata alla
revoca del consenso al trattamento di PMA. A conferma di quanto sopra, vi
sarebbe la chiara disposizione (sia pure non di rango legislativo) contenuta in
ciascuna delle versioni delle Linee guida (sezione «Crioconservazione degli
embrioni: modalità e termini») a mente della quale «la donna ha sempre il diritto
ad ottenere il trasferimento degli embrioni crioconservati». Infine, viene
sollevata questione di legittimità costituzionale dell’art.
14, comma 4, della legge n. 40 del 2004, per contrasto con gli artt. 2, 3, 13 e 32 della
Costituzione. La disposizione in questione, secondo il rimettente, non è di
immediata chiarezza: in particolare, non sarebbe chiaro se essa sia una norma
sulla interruzione volontaria della gravidanza (come si evincerebbe dal ricorso
al termine «gravidanze» e al richiamo alla legge n. 194 del 1978) – nel
senso, cioè, di non impedire una interruzione volontaria della gravidanza
riguardo a parte soltanto degli embrioni coinvolti (come rimedio ex post a non
desiderate gravidanze gemellari da PMA) – o (come si evincerebbe dall’iniziale
inciso «ai fini della presente legge sulla procreazione medicalmente
assistita») una specificazione del divieto di crioconservazione o soppressione
degli embrioni, di cui al comma 1 dell’art. 14. Correttamente –
osserva il giudice a quo – i ricorrenti avevano evidenziato come il divieto
abbia una sua giustificazione laddove, adottata la scelta di produrre più di un
embrione (due o al massimo tre, secondo l’imposizione di cui si chiede la
censura), si decida
poi di impiantarne in numero minore, in violazione della regola del loro unico
e contemporaneo impianto. Laddove, invece, venga a cadere la regola della
produzione di non più di tre embrioni, del loro unico e contemporaneo impianto
e del rigido divieto di crioconservazione, non avrebbe più senso nemmeno il
divieto di riduzione embrionaria. Una ragion d’essere
della norma potrebbe permanere per il tramite del richiamo contenuto alla
disciplina sulla interruzione della gravidanza, ma si tratterebbe di un richiamo a questo punto superfluo e
ridondante, essendo già sufficiente quello contenuto nel primo comma dell’art.
14 (possibilità di soppressione di embrioni nei casi previsti dalla legge n.
194 del 1978). Si chiede, infine, il rimettente se non si corra il rischio di una deriva
eugenetica, in particolare di una «eugenetica negativa», intendendosi tale
quella volta a far sì che non nascano persone portatrici di malattie ereditarie
e non già a perseguire scopi di «miglioramento» della specie umana. Altro, e
non meno importante, dubbio è se davvero coppie al cui interno non vi sia
sterilità o infertilità, ma che siano a forte rischio di trasmissibilità di
malattie genetiche, non vengano a ricevere, per il fatto di non poter ricorrere
a PMA e nell’ambito di essa a diagnosi preimpianto e a
selezione embrionaria, un trattamento deteriore rispetto a coppie, sempre a
forte rischio di trasmissibilità di malattie genetiche ma al cui interno vi sia
sterilità o infertilità, che invece, ove accolte le prospettate questioni di
legittimità costituzionale, a tutto quanto sopra
potrebbero ricorrere. Al riguardo, peraltro, il giudice a quo rileva come, data
prevalenza al diritto alla salute della donna su ogni possibile situazione
soggettiva dell’embrione, quello della «eugenetica negativa» finisca con l’essere
un falso problema, non risolto, ed anzi aggravato dalla costrizione della
donna, già sottoposta a stimolazione ovarica e ad intervento di impianto, a
ricorrere poi ad interruzione, volontaria o meno che essa sia, della gravidanza. 3.1. – Nel
giudizio innanzi alla Corte, si sono costituiti C.M. e G.R., parti del giudizio
di merito. 3.2. – Ha spiegato intervento il Presidente del Consiglio dei
ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, che ha
concluso per la
inammissibilità e la infondatezza della questione, alla stregua di
argomentazioni analoghe a quelle riferite con riguardo al giudizio introdotto
con la ordinanza r.o. n. 323 del 2008. 3.3. – Sono
altresì intervenute l’Associazione Hera O.N.L.U.S., l’Associazione
Sos Infertilità Onlus, l’Associazione Cittadinanzattiva Toscana Onlus,
l’Associazione Cecos Italia, l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di
ricerca scientifica, oltre alle Associazioni Amica Cicogna Onlus, Madre
Provetta Onlus, Cerco
un bimbo, L’altra Cicogna Onlus e l’Associazione
www.unbambino.it, ciascuna delle quali ha aderito alla richiesta di
declaratoria di illegittimità costituzionale delle
disposizioni censurate. 3.4. – Nella imminenza della data
fissata per la udienza pubblica, l’Avvocatura generale dello Stato ha depositato
memorie nei giudizi introdotti con le ordinanze r.o. n. 323 e 382 del 2008,
insistendo nelle conclusioni rassegnate. La difesa erariale ha ribadito,
esplicitandola, l’eccezione di inammissibilità delle questioni in quanto sollevate
nel corso di procedimenti cautelari, rilevando che il contenuto del
provvedimento richiesto finirebbe per produrre effetti immodificabili, con
ricadute sulla rilevanza delle questioni medesime. In definitiva, l’Avvocatura
generale
evidenzia la mancanza di incidentalità delle questioni, in quanto la eventuale
pronuncia di accoglimento concretizzerebbe la tutela richiesta innanzi al
Tribunale rimettente. Le questioni sarebbero poi inammissibili, in quanto
concernenti un settore la cui regolamentazione giuridica richiede una attenta e
prudente composizione degli interessi in giuoco attraverso una delicata opera
di bilanciamento dei valori, nell’ambito di una valutazione
politico-discrezionale di spettanza del legislatore. Nelle memorie si deduce il vizio di fondo
dal quale sarebbe affetto il ragionamento del giudice rimettente, consistente
in ciò, che la sollevata questione dei commi 2 e 3 dell’art.
14 della legge n. 40, come motivata dallo stesso giudice, non toccherebbe il
divieto di
carattere generale di crioconservazione e soppressione di embrioni contenuto
nel comma 1 dello stesso articolo, con la conseguenza che non avrebbe senso
chiedere la eliminazione della eccezione alla regola del divieto contenuto nel
comma 3. Una ulteriore ragione di inammissibilità sarebbe da ravvisare nell’intento
del rimettente di mettere in discussione l’impianto della intera legge. Ed
ancora, le ragioni di eventuale illegittimità costituzionale
coinvolgerebbero anche altre norme della legge n. 40. Infine, il rimettente
porrebbe una questione meramente interpretativa. Nel merito, le questioni
sarebbero infondate. Premesso che il comma 2 dell’art.
14 della legge trasfonde le indicazioni contenute nella Risoluzione sulla
fecondazione artificiale approvata dal Parlamento europeo il 16 marzo 1989 e si uniforma
alla scelta del legislatore tedesco, l’Avvocatura dello Stato
ritiene che le ordinanze di rimessione consistano in una critica alle scelte
discrezionali del legislatore, che ha effettuato una comparazione di interessi fra quello
della donna al buon esito della procreazione assistita e quello alla tutela
dell’embrione. La ragionevolezza del limite numerico contenuto nel comma 2
dell’art. 14 è coerente, secondo l’Autorità intervenuta, con le conclusioni della scienza e della tecnica al
fine di garantire il buon esito dell’impianto. La memoria
contiene dei dati dell’Istituto superiore della Sanità dai quali risulterebbe
che, successivamente alla entrata in vigore della legge n. 40, siano aumentati
i centri, le
coppie trattate e le gravidanze, e che l’elevato numero di
gravidanze trigemine in Italia non sarebbe conseguenza diretta delle previsioni
normative, ma da correlare alle modalità di attuazione della procedura in
determinati casi. Infine, nelle memorie si esclude l’assimilabilità della
prescritta irrevocabilità del consenso all’impianto, disposta dal comma 3
dell’art. 6, ad un trattamento sanitario obbligatorio, che, invece, contempla
quelle attività terapeutiche o diagnostiche volte a prevenire o curare malattie nell’interesse
del soggetto destinatario, oltre che della salute collettiva. Né
l’irrevocabilità del consenso è assistita da una procedura di esecuzione
forzata. Sono state depositate memorie nell’interesse di M.C. e G.R., nonché
dell’Associazione
Hera O.N.L.U.S., dell’Associazione Sos Infertilità Onlus,
dell’Associazione Cittadinanza attiva Toscana O.N.L.U.S. e dell’Associazione
Luca Coscioni, per la libertà di ricerca scientifica. Considerato in diritto 1.
– Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio (r.o. n. n. 159 del 2008) dubita, con
sentenza, in riferimento agli artt. 3 e 32 Cost., della legittimità costituzionale dell’art. 14, commi 2 e 3,
della legge 19 febbraio 2004, n. 40 (Norme in materia di procreazione
medicalmente assistita), nella parte in cui il loro disposto prevede, ai fini della
applicazione della procedura della procreazione medicalmente assistita, la
formazione di un numero limitato di embrioni, fino ad un massimo di tre, da
impiantare contestualmente, consentendo, solo per grave e documentata causa di
forza maggiore relativa allo stato di salute della donna, la crioconservazione
degli embrioni stessi fino alla data del trasferimento, da realizzare non
appena possibile. Il Tribunale ordinario di Firenze (r.o. n. 323 del 2008)
sospetta, con riferimento ai medesimi parametri costituzionali, la
illegittimità costituzionale dell’art.
14, commi 1 e 2, della stessa legge n. 40 del 2004, nella parte in cui il loro
disposto impone il divieto della crioconservazione degli embrioni soprannumerari, la
obbligatorietà della creazione di un numero massimo di tre embrioni e dell’unico
e contemporaneo impianto di embrioni comunque non superiore a tre, perché la
predeterminazione di un protocollo sanitario unico comporterebbe la sottoposizione della donna a trattamento
sanitario non voluto e non volto alla tutela della salute propria, né della
collettività. Lo stesso Tribunale dubita, altresì, della legittimità costituzionale dell’art. 6, comma 3,
ultima parte, della stessa legge, laddove prevede la irrevocabilità del consenso da parte
della donna all’impianto in utero degli embrioni creati, per
violazione dell’art. 32, secondo comma, Cost., che vieta i trattamenti sanitari
obbligatori, se non imposti per legge e nel rispetto della dignità della persona umana. Il Tribunale
ordinario di Firenze (r.o. n. 382 del 2008) censura l’art.
14, comma 2, della legge n. 40 del 2004, limitatamente alle parole «ad un unico
e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre», per contrasto con gli
artt. 2, 3 e 32
della Costituzione; l’art. 14, comma 3, della stessa legge,
limitatamente alle parole «Qualora il trasferimento nell’utero degli embrioni
non risulti possibile», «di forza maggiore», «non prevedibile al momento della
fecondazione», «fino alla data del trasferimento, da realizzare non appena possibile»,
per contrasto con gli artt. 2, 3, 13 e 32 della Costituzione; l’art.
14, comma 4, della richiamata legge, per contrasto con gli artt. 2, 3, 13 e 32
della Costituzione, in quanto tale norma determinerebbe la reiterata
sottoposizione della donna a trattamenti che, in quanto invasivi e a basso
tasso di efficacia, sarebbero lesivi del principio di rispetto della dignità
umana; creerebbe disparità di trattamento fra situazioni che eguali fra loro
non sono e richiedono trattamenti differenziati, in contrasto con il principio
di eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3 Cost., violando il
diritto fondamentale alla salute per il forte rischio di reiterata
sottoposizione della donna a trattamenti ad alto tasso di pericolosità per la sua salute
fisica e psichica. Lo stesso Tribunale denuncia, infine, l’art.
6, comma 3, della stessa legge, nella parte in cui non contiene, in fine, le
parole «e, dalla donna, anche successivamente», per contrasto con gli artt. 2, 3, 13 e 32 della Costituzione. 2.
– I tre provvedimenti giurisdizionali sollevano questioni largamente
coincidenti e ciò rende opportuna la riunione dei giudizi al fine della
trattazione congiunta e della decisione con un’unica sentenza. 3. – Deve essere, preliminarmente, confermata l’ordinanza
adottata, nel corso dell’odierna udienza pubblica, ed allegata alla presente
sentenza, con la quale sono stati dichiarati inammissibili gli interventi
dell’Associazione Cecos Italia, delle Associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica,
Amica Cicogna Onlus, Madre Provetta Onlus, Cerco un bimbo, L’altra
Cicogna Onlus e www.unbambino.it, nonché della S.I.S.Me.R. s.r.l. (Società
Italiana Studi di Medicina della Riproduzione s.r.l.), nel giudizio introdotto con ordinanza n. 159 del 2008;
gli interventi dell’Associazione Sos Infertilità Onlus,
dell’Associazione Hera Onlus, nonché di C.M. e G.R., nel giudizio introdotto
con ordinanza n. 323 del 2008; gli interventi dell’Associazione Hera Onlus,
dell’Associazione
Sos Infertilità Onlus, dell’Associazione
Cittadinanzattiva Toscana Onlus, dell’Associazione Cecos Italia, nonché delle
Associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Amica Cicogna Onlus, Madre
Provetta Onlus, Cerco un bimbo, L’altra Cicogna Onlus e www.unbambino.it,
nel giudizio introdotto con ordinanza n. 382 del 2008. Ciò in applicazione del
consolidato orientamento della giurisprudenza costituzionale,
secondo cui non sono ammissibili gli interventi, nel giudizio di legittimità costituzionale in via incidentale, di soggetti che non siano
parti nel giudizio a quo, né siano titolari di un interesse qualificato,
immediatamente inerente al rapporto sostanziale dedotto in giudizio (ex
plurimis, sent. n. 96 del 2008, ord. n. 393 del 2008, n. 414 del 2007). 4. – Occorre
ora esaminare le eccezioni di inammissibilità prospettate dalle parti in
relazione ai vari provvedimenti di remissione. 4.1. – L’eccezione di
inammissibilità prospettata dall’Avvocatura generale dello Stato e dal Comitato per la tutela della salute della
donna per avere il TAR del Lazio sollevato le questioni con sentenza anziché
con ordinanza, in violazione delle norme sul processo costituzionale,
non è fondata. Questa Corte ha, infatti, affermato – e il
principio deve essere
ribadito nella presente sede – che «la circostanza non
comporta inammissibilità della questione, posto che, come si desume dalla
lettura dell’atto, nel promuovere questione di legittimità costituzionale,
il giudice a quo ha disposto la sospensione del procedimento principale e la trasmissione
del fascicolo alla cancelleria della Corte costituzionale,
sì che a tale atto, anche se autoproclamantesi "sentenza", deve
essere riconosciuta natura di "ordinanza", sostanzialmente conforme a
quanto previsto dall’art. 23 della legge n. 87 del 1953»
(sentenza n. 452 del 1997). 4.2. – Altra eccezione di inammissibilità è
prospettata, sempre con riferimento alla questione sollevata dal TAR, dalla
Federazione Nazionale dei Centri e dei Movimenti per la vita italiani, sotto il profilo della rilevanza,
per non essersi detto giudice pronunciato sulla carenza di interesse diretto
della Warm (World Association Reproductive Medicine), ricorrente nel giudizio a
quo, avendo erroneamente ritenuto che sulla relativa questione si sarebbe
formato il giudicato, come stabilito dal Consiglio di Stato in sede di appello.
Neppure tale eccezione merita accoglimento, avendo il TAR non implausibilmente
affermato che sulla legittimazione ad agire della Warm non vi era alcuno spazio
di riesame, essendosi, sul punto, formato il giudicato, secondo quanto si
evincerebbe dalla sentenza di rinvio del Consiglio di Stato. 4.3. –
Parimenti non fondata è l’ulteriore eccezione di inammissibilità, sollevata dal
Comitato per la tutela della salute della donna, a seguito del mutamento del quadro normativo
per effetto dell’intervento delle nuove linee guida in materia di
procreazione medicalmente assistita, di cui al d.m. 11 aprile 2008, che avrebbe
determinato la estinzione del giudizio amministrativo e, con esso, avrebbe travolto il giudizio
di costituzionalità. E’ infatti sufficiente rilevare
l’operatività delle linee guida del 2004 fino al momento della loro
sostituzione e, quindi, della pendenza del giudizio amministrativo, senza
considerare che nessuna incidenza le sopravvenute linee guida possono esercitare su alcuna
delle questioni sollevate. 4.4. – Con la memoria del Comitato
per la tutela della salute della donna e della Federazione nazionale dei centri
e dei Movimenti per la vita italiani è stata eccepita l’inammissibilità
della questione sollevata dal TAR, in quanto priva del requisito della
incidentalità, dal momento che l’oggetto del giudizio principale finirebbe per
coincidere sostanzialmente con quello del giudizio di costituzionalità. Anche
tale eccezione
non è fondata. Ai fini dell’ammissibilità di una
questione di costituzionalità, sollevata nel corso di un giudizio dinanzi ad
un’autorità giurisdizionale, è necessario, fra l’altro, che essa investa una
disposizione avente forza di legge di cui il giudice rimettente sia tenuto a fare
applicazione, quale passaggio obbligato ai fini della risoluzione della
controversia oggetto del processo principale. Nel caso di specie, non è dubbio
che l’eventuale accoglimento delle questioni prospettate relativamente ai commi 2 e 3 dell’art.
14 della legge n. 40 del 2004 produrrebbe un concreto effetto nel giudizio a
quo, satisfattivo della pretesa dedotta dalle parti private, poiché dovrebbero
essere accolte le doglianze mosse contro le norme secondarie censurate (nello stesso senso, sul principio,
sentenze nn. 303 e 50 del 2007). 4.5. – Con riguardo alle
questioni sollevate con le ordinanze n. 323 e n. 382 del 2008 dal Tribunale
ordinario di Firenze, la difesa erariale ne ha eccepito l’inammissibilità in
quanto
sollevate nel corso di procedimenti cautelari, rilevando, da un lato, che il
contenuto del provvedimento richiesto finirebbe per produrre effetti
immodificabili, con ricadute sulla rilevanza delle questioni medesime ed
evidenziando, dall’altro, la mancanza di incidentalità delle questioni,
in quanto la eventuale pronuncia di accoglimento concretizzerebbe la tutela
richiesta innanzi al Tribunale rimettente. L’eccezione
non è fondata. La giurisprudenza di questa Corte ammette la possibilità che
siano sollevate
questioni di legittimità costituzionale in sede
cautelare, sia quando il giudice non provveda sulla domanda, sia quando conceda
la relativa misura, purché tale concessione non si risolva nel definitivo
esaurimento del potere cautelare del quale in quella sede il giudice fruisce
(sentenza n. 161 del 2008 e ordinanze n. 393 del 2008 e n. 25 del 2006). Nella
specie, i procedimenti cautelari sono ancora in corso ed i giudici a quibus non
hanno esaurito la propria potestas iudicandi: risulta, quindi, incontestabile
la loro legittimazione a sollevare in detta fase le questioni di
costituzionalità delle disposizioni di cui sono chiamati a fare applicazione
(sentenza n. 161 del 2008). 5. – La questione di legittimità costituzionale
dell’art. 14, comma 1, della legge n. 40 del 2004 è stata sollevata, in riferimento agli
artt. 3 e 32, primo e secondo comma, Cost., dal Tribunale ordinario di Firenze
con l’ordinanza del 12 luglio 2008 (r.o. n. 323 del 2008): essa è
manifestamente inammissibile per carenza di motivazione sulla rilevanza. 5.1. – L’art.
14, commi 2 e 3, della stessa legge è stato censurato dal TAR del Lazio e dal
Tribunale ordinario di Firenze con la ordinanza del 26 agosto 2008, con
argomenti sostanzialmente coincidenti, mentre lo stesso Tribunale ordinario di Firenze, con l’ordinanza
12 luglio 2008, ha censurato – oltre al comma 1 – il comma 2 dell’art. 14, e
non il comma 3. La questione sollevata dal TAR del Lazio investe l’art. 14,
commi 2 e 3, della legge n. 40 nella parte in cui impone la creazione di un numero di embrioni da impiantare
comunque non superiore a tre ed il contestuale impianto degli stessi e vieta la
crioconservazione di embrioni al di fuori delle limitate ipotesi ivi previste.
Il rimettente sospetta il contrasto delle norme censurate con gli artt. 3 e 32
Cost. Sotto il primo profilo, rileva, anzitutto, una intrinseca
irragionevolezza della disciplina, che, da un lato, si dichiara ispirata allo
scopo di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla
sterilità o infertilità, e, dall’altro, impone il predetto
limite numerico alla produzione di embrioni, prescindendo da ogni concreta
valutazione del medico sulla persona che intende sottoporsi al procedimento di
procreazione medicalmente assistita, e preoccupandosi solo di evitare il ricorso alla crioconservazione,
che può determinare la perdita degli embrioni, rischiando, così, anche l’inutile
sacrificio degli embrioni prodotti. La previsione in esame, quindi, non sarebbe
in linea con quel bilanciamento di interessi che la legge n. 40 del 2004 sembrerebbe
voler perseguire. Per altro verso, tale limitazione determinerebbe, secondo il
TAR, una ingiustificata disparità di trattamento in funzione delle diverse
condizioni fisiche della donna che ricorre alla procreazione assistita. Infine,
il vulnus all’art. 32 Cost. viene ravvisato
nell’assoggettamento, che la disciplina censurata determina, ad un successivo
trattamento di stimolazione ovarica nella non improbabile ipotesi di esito
infelice del primo tentativo di impianto, in contrasto proprio con quel principio
della minore invasività che risulta espressamente indicato, nell’art.
4, comma 2, lettera a), della legge, tra i principi cui deve ispirarsi la
tecnica in esame. 5.2. – Il Tribunale ordinario di Firenze, con ordinanza del 12 luglio 2008 (r.o. n. 323 del 2008),
ha sollevato la questione di legittimità costituzionale
dell’art. 14, comma 2, della legge n. 40 del 2004, per contrasto con gli
artt. 3 e 32, primo e secondo comma, Cost., nella parte in cui pone l’obbligo
di creazione di
un numero massimo di tre embrioni nonché dell’unico
e contemporaneo impianto degli stessi. La questione è stata sollevata nel corso
dello stesso procedimento in occasione di emissione di ordinanza di
autorizzazione alla diagnosi preimpianto, a seguito della quale i ricorrenti avevano
acquisito relazioni mediche, che avevano evidenziato la possibilità di
creazione di embrioni affetti da patologie pari al cinquanta per cento, sicché,
nella specie, il numero di embrioni necessari ad assicurare una adeguata
percentuale di successo era pari a sei La lesione dell’art.
32, primo comma, Cost. viene sospettata sotto il profilo del diritto della
salute della donna, che dovrebbe, pur nel bilanciamento con quella
dell’embrione richiesto dall’art. 1 della legge n. 40 del 2004, ritenersi prevalente
sul diritto di chi ancora persona non è: la legge impone, in caso di
insuccesso, la necessità di procedere a plurime stimolazioni ovariche, non
consentendo la crioconservazione degli embrioni per successivi impianti e
comportando seri problemi per la donna che si deve sottoporre a trattamenti
ormonali plurimi, con conseguenze mediche accertate. Si ritiene, altresì, leso
il principio di ragionevolezza per il trattamento identico di posizioni
soggettive del tutto dissimili e che necessiterebbero di un approccio di cura
diverso, obliterandosi completamente le acquisizioni scientifiche, le quali
indicano come i plurimi fattori che afferiscono alla coppia genitoriale
incidono sulla scelta del trattamento da attuare, che quindi deve essere
lasciato (come d’altra parte tutti i trattamenti medici salvo
sempre il consenso informato) alla discrezionalità del medico, che è il
depositario del sapere tecnico del caso concreto. La violazione dell’art. 32,
secondo comma, Cost., che vieta i trattamenti sanitari obbligatori, se non imposti per legge
nel rispetto della dignità della persona umana, viene ravvisata nella
predeterminazione di un protocollo sanitario unico, non configurato sulle
necessità di cura della singola persona e di adesione allo stesso e che
comporta la sottoposizione della persona a trattamento sanitario non voluto e
non finalizzato alla tutela della salute sua propria o della collettività. 5.3.
– Il Tribunale ordinario di Firenze, infine, con ordinanza emessa il
26 agosto 2008
(r.o. n. 382 del 2008), sospetta che il comma 2 dell’art.
14, laddove impone la creazione di non più di tre embrioni ai fini di un loro
unico e contemporaneo impianto, rechi vulnus all’art. 2 Cost., determinando la
reiterata sottoposizione della donna a trattamenti che, in quanto invasivi e a basso tasso di
efficacia, sarebbero lesivi del principio di rispetto della dignità umana; che
ingeneri disparità di trattamento fra situazioni che eguali fra loro non sono e
richiedono trattamenti differenziati, in violazione del principio di
eguaglianza sostanziale di cui all’art. 3 Cost.; che violi il
diritto fondamentale alla salute proclamato dall’art. 32 Cost., determinando il
forte rischio di reiterata sottoposizione della donna a trattamenti ad alto
tasso di pericolosità.
Peraltro, per evitare la assoluta libertà di produzione soprannumeraria di
embrioni, che determinerebbe problematiche di natura etico-religiosa, si chiede
la declaratoria di illegittimità nei limiti sopra indicati (limitatamente alle
parole «ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre»).
5.4. – Viene, altresì, censurato il comma 3 dell’art. 14, secondo gli
stessi parametri di costituzionalità (quanto all’art. 32 Cost., alla luce anche
della necessità di evitare che la donna, costretta ad accettare l’impianto
di embrioni portatori di gravi patologie, debba dapprima iniziare una
gravidanza per poi, volontariamente o meno, interromperla, con grave nocumento
per la sua salute fisica e psichica), limitatamente alle parole «Qualora il trasferimento nell’utero
degli embrioni non risulti possibile», «di forza maggiore», «non prevedibile al
momento della fecondazione», «fino alla data del trasferimento, da realizzare
non appena possibile». Si intende così evitare la creazione di situazioni paradossali come quelle
evidenziate nel ricorso (nell’esempio fatto, una
sopravvenuta ed improvvisa sindrome febbrile potrebbe dar luogo a
crioconservazione al contrario di una preesistente grave patologia
geneticamente trasmissibile). Inoltre, il comma 3 in esame, implicando un trattamento sulla
persona senza il consenso di quest’ultima e in assenza di
superiori ragioni di interesse generale o di tutela della sicurezza ed
incolumità pubbliche contemplate da espressa disposizione normativa, sarebbe altresì in contrasto con gli artt.
13 e 32, secondo comma, Cost. A queste osservazioni si è opposto dalla difesa
erariale che il legislatore ha effettuato una ragionevole comparazione tra l’interesse
della donna e la tutela dell’embrione, che il limite di tre embrioni tutela la salute
della donna e degli embrioni, che la legge n. 40 del 2004 opera un
bilanciamento fra l’interesse della coppia e il diritto alla vita
del concepito, che la salute della donna è meglio garantita da una stimolazione
"soffice", che la limitazione a tre del numero massimo di embrioni impiantabili
corrisponderebbe al numero massimo di embrioni suscettibili, secondo la scienza
medica, di dar luogo alla gravidanza. 6. – Le sollevate
questioni di legittimità costituzionale dell’art.
14, commi 2 e
3, sono fondate, nei limiti che seguono. 6.1. – Va
premesso che la legge in esame rivela – come sottolineato da alcuni dei
rimettenti – un limite alla tutela apprestata all’embrione, poiché anche nel
caso di limitazione a soli tre del numero di embrioni prodotti, si ammette
comunque che alcuni di essi possano non dar luogo a gravidanza, postulando la
individuazione del numero massimo di embrioni impiantabili appunto un tale
rischio, e consentendo un affievolimento della tutela dell’embrione
al fine di
assicurare concrete aspettative di gravidanza, in conformità alla finalità
proclamata dalla legge. E dunque, la tutela dell’embrione
non è comunque assoluta, ma limitata dalla necessità di individuare un giusto
bilanciamento con la tutela delle esigenze di procreazione. Ciò posto, deve rilevarsi che
il divieto di cui al comma 2 dell’art. 14 determina, con la
esclusione di ogni possibilità di creare un numero di embrioni superiore a
quello strettamente necessario ad un unico e contemporaneo impianto, e comunque superiore a tre, la
necessità della moltiplicazione dei cicli di fecondazione (in contrasto anche
con il principio, espresso all’art. 4, comma 2, della
gradualità e della minore invasività della tecnica di procreazione assistita),
poiché non sempre
i tre embrioni eventualmente prodotti risultano in grado di dare luogo ad una
gravidanza. Le possibilità di successo variano, infatti, in relazione sia alle
caratteristiche degli embrioni, sia alle condizioni soggettive delle donne che
si sottopongono alla procedura di procreazione medicalmente assistita, sia,
infine, all’età delle stesse, il cui progressivo avanzare
riduce gradualmente le probabilità di una gravidanza. Il limite legislativo in
esame finisce, quindi, per un verso, per favorire – rendendo necessario il ricorso alla
reiterazione di detti cicli di stimolazione ovarica, ove il primo impianto non
dia luogo ad alcun esito – l’aumento dei rischi di insorgenza di patologie che a tale
iperstimolazione sono collegate; per altro verso, determina, in quelle ipotesi
in cui maggiori siano le possibilità di attecchimento, un pregiudizio di
diverso tipo alla salute della donna e del feto, in presenza di gravidanze
plurime, avuto riguardo al divieto di riduzione embrionaria selettiva di tali
gravidanze di cui all’art. 14, comma 4, salvo il ricorso
all’aborto. Ciò in quanto la previsione legislativa non riconosce al medico la
possibilità di una valutazione, sulla base delle più aggiornate e accreditate
conoscenze tecnico-scientifiche, del singolo caso sottoposto al trattamento, con
conseguente individuazione, di volta in volta, del limite numerico di embrioni
da impiantare, ritenuto idoneo ad assicurare un serio tentativo di procreazione
assistita, riducendo al minimo ipotizzabile il rischio per la salute della
donna e del feto. Al riguardo, va segnalato che la giurisprudenza costituzionale ha ripetutamente posto l’accento
sui limiti che alla discrezionalità legislativa pongono le acquisizioni
scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione e sulle quali si fonda l’arte
medica: sicché, in materia di pratica terapeutica, la regola di fondo deve
essere la autonomia e la responsabilità del medico, che, con il consenso del
paziente, opera le necessarie scelte professionali (sentenze n. 338 del 2003 e n. 282 del 2002). La previsione
della creazione di un numero di embrioni non superiore a tre, in assenza di
ogni considerazione delle condizioni soggettive della donna che di volta in
volta si sottopone alla procedura di procreazione medicalmente assistita, si
pone, in definitiva, in contrasto con l’art. 3 Cost.,
riguardato sotto il duplice profilo del principio di ragionevolezza e di quello
di uguaglianza, in quanto il legislatore riserva il medesimo trattamento a
situazioni dissimili; nonché con l’art. 32 Cost., per il pregiudizio alla salute della donna – ed
eventualmente, come si è visto, del feto – ad esso connesso. Deve, pertanto,
dichiararsi la illegittimità costituzionale dell’art.
14, comma 2, della legge n. 40 del 2004 limitatamente alle parole «ad un unico e contemporaneo impianto,
comunque non superiore a tre». L’intervento demolitorio
mantiene, così, salvo il principio secondo cui le tecniche di produzione non
devono creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario,
secondo
accertamenti demandati, nella fattispecie concreta, al medico, ma esclude la
previsione dell’obbligo di un unico e contemporaneo impianto e
del numero massimo di embrioni da impiantare, con ciò eliminando sia la
irragionevolezza di un trattamento identico di fattispecie diverse, sia la
necessità, per la donna, di sottoporsi eventualmente ad altra stimolazione
ovarica, con possibile lesione del suo diritto alla salute. Le raggiunte
conclusioni, che introducono una deroga al principio generale di divieto di crioconservazione
di cui al comma 1 dell’art. 14, quale logica conseguenza della
caducazione, nei limiti indicati, del comma 2 – che determina la necessità del
ricorso alla tecnica di congelamento con riguardo agli embrioni prodotti ma non
impiantati per scelta
medica – comportano, altresì, la declaratoria di
incostituzionalità del comma 3, nella parte in cui non prevede che il
trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile, come previsto
in tale norma, debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna. 7. – La
questione di costituzionalità dell’art. 14, comma 4, della stessa legge,
sollevata, in riferimento agli artt. 2, 3, 13 e 32 Cost., dal Tribunale
ordinario di Firenze con l’ordinanza r.o. n. 382 del 2008, è manifestamente inammissibile, per difetto di
motivazione sulla rilevanza nel giudizio a quo. 8. – Del
pari manifestamente inammissibile, sempre per difetto di rilevanza, è la
questione di legittimità costituzionale dell’art.
6, comma 3, della medesima legge, nella parte in cui non consente, dopo la fecondazione dell’ovulo,
la revoca della volontà all’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente
assistita, di cui entrambe le ordinanze del Tribunale ordinario di Firenze
chiedono la declaratoria di illegittimità costituzionale al solo
fine di dare coerenza al sistema. per questi motivi LA CORTE COSTITUZIONALE
riuniti i giudizi; dichiara l’illegittimità costituzionale
dell’art. 14, comma 2, della legge 19 febbraio 2004, n. 40 (Norme in
materia di procreazione medicalmente assistita), limitatamente alle parole «ad un unico
e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre»; dichiara l’illegittimità costituzionale
dell’art. 14, comma 3, della legge n. 40 del 2004 nella parte in cui non
prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile, come
stabilisce tale norma, debba essere effettuato senza pregiudizio della salute
della donna; dichiara manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’art. 14, comma 1, della legge n. 40 del 2004, sollevata,
in riferimento agli artt. 3 e 32, primo e secondo comma, della Costituzione,
dal Tribunale ordinario di Firenze, con ordinanza r.o. n. 323 del 2008;
dichiara manifestamente inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 6, comma 3,
della legge n. 40 del 2004, sollevate, in riferimento agli artt. 3 e 32 della
Costituzione, dal Tribunale ordinario di Firenze con ordinanza r.o. n. 323 del
2008 e, in riferimento agli artt. 2, 3, 13 e 32 della Costituzione, dallo stesso Tribunale con
ordinanza r.o. n. 382 del 2008; dichiara manifestamente inammissibile la
questione di legittimità costituzionale dell’articolo
14, comma 4, della legge n. 40 del 2004, sollevata, in riferimento agli artt.
2, 3, 13 e 32 della
Costituzione, dal Tribunale ordinario di Firenze, con ordinanza r.o. n. 382 del
2008. Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale,
Palazzo della Consulta, il 1° aprile 2009. F.to: Francesco AMIRANTE, Presidente
Alfio FINOCCHIARO, Redattore Giuseppe DI PAOLA, Cancelliere Depositata in
Cancelleria l'8 maggio 2009. Il Direttore della Cancelleria F.to: DI PAOLA
Allegato ordinanza letta all’udienza del 31 marzo 2009
ORDINANZA Rilevato che nel giudizio di legittimità costituzionale
introdotto con ordinanza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio reg.
ord. n. 159 del 2008 sono intervenute l’Associazione Cecos
Italia, le Associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica,
Amica Cicogna Onlus, Madre Provetta Onlus, Cerco un bimbo, L’altra
Cicogna Onlus e www.unbambino.it, nonché la S.LS.Me.R. s.r.l. – Società
Italiana Studi di Medicina della Riproduzione s.r.l., nessuna delle quali è
stata parte nel giudizio a quo; che nel giudizio introdotto con ordinanza del
Tribunale di Firenze
reg. ord. n. 323 del 2008 sono intervenuti l’Associazione
Sos Infertilità Onlus, l’Associazione Hera Onlus, nonché C.M. e G.R., nessuno
dei quali è stato parte nel giudizio a quo; che nel giudizio introdotto con
ordinanza del Tribunale di Firenze reg. ord. n. 382 del 2008 sono intervenute l’Associazione
Hera Onlus, l’Associazione Sos Infertilità Onlus, l’Associazione
Cittadinanzattiva Toscana Onlus, l’Associazione Cecos Italia, nonché le
Associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, Amica Cicogna Onlus, Madre Provetta
Onlus, Cerco un bimbo, L’altra Cicogna Onlus e www.unbambino.it,
nessuna delle quali è stata parte nel giudizio a quo; che, per costante
giurisprudenza di questa Corte, sono ammessi a intervenire nel giudizio
incidentale di
legittimità costituzionale le sole parti del giudizio
principale e i terzi portatori di un interesse qualificato, immediatamente
inerente al rapporto sostanziale dedotto in giudizio e non semplicemente
regolato, al pari di ogni altro, dalla norma oggetto di censura (ex plurimis,
sentenza n. 96 del 2008; ordinanze n. 393 del 2008, n. 414 del 2007, ordinanza
pronunciata all’udienza del 26 febbraio 2008); che
l’inammissibilità dell’intervento non viene meno in forza della pendenza di un
procedimento analogo a quello principale, posto che l’ammissibilità di tale
intervento contrasterebbe con il carattere incidentale del giudizio di
legittimità costituzionale, in quanto l’accesso
delle parti a detto giudizio avverrebbe senza la previa verifica della
rilevanza e
della non manifesta infondatezza della questione da parte del giudice a quo
(sentenza n. 220 del 2007; ordinanza n. 393 del 2008, cit., ordinanze
pronunciate alle udienze del 3 luglio 2007 e del 19 giugno 2007). per questi
motivi LA CORTE COSTITUZIONALE dichiara inammissibili gli interventi dell’Associazione
Cecos Italia, delle Associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca
scientifica, Amica Cicogna Onlus, Madre Provetta Onlus, Cerco un bimbo, L’altra
Cicogna Onlus e www.unbambino.it, nonché della S.I.S.Me.R. s.r.l. –
Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione s.r.l., nel giudizio
introdotto con ordinanza reg. ord. n. 159 del 2008; gli interventi
dell’Associazione Sos Infertilità Onlus, dell’Associazione Hera Onlus nonché di
C.M. e G.R., nel
giudizio introdotto con ordinanza reg. ord. n. 323 del 2008; gli interventi
dell’Associazione Hera Onlus, dell’Associazione Sos Infertilità Onlus,
dell’Associazione Cittadinanzattiva Toscana Onlus, dell’Associazione Cecos
Italia, nonché delle Associazioni Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica,
Amica Cicogna Onlus, Madre Provetta Onlus, Cerco un bimbo, L’altra
Cicogna Onlus e www.unbambino.it, nel giudizio introdotto con ordinanza reg.
ord. n. 382 del 2008. F.to: Francesco Amirante, Presidente Commenta | Stampa | Segnala |
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( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina II -
Palermo A rischio anche il festival Womad. Il Centro di etnostoria scrive a Di
Pace: "Per noi era un giusto riconoscimento" La protesta delle
"vittime" dei tagli ma Lombardo difende il commissario Il
governatore: "L´organo di controllo ha fatto il suo dovere, il suo aiuto è
stato tante volte prezioso" Lombardo, alla fine, si schiera dalla parte
del commissario dello Stato. Ed entra in contrasto con il presidente dell´Ars,
Francesco Cascio, che aveva invitato a fare una «riflessione» sull´utilità di
questa figura, dopo l´impugnativa da parte del prefetto Alberto Di Pace
dell´articolo della manovra che stanziava 78 milioni di contributi ad enti e
associazioni (14 più dell´anno scorso). «C´è un ufficio del commissario dello
Stato che fa il suo dovere e sostiene che ci sono alcuni articoli, pochi in
verità, che a suo avviso violano la Costituzione. Ne prendiamo atto perché il
suo ausilio è stato tante volte prezioso», dice il presidente della Regione.
Oggi andrà all´esame dell´Ars l´ordine del giorno con cui Sala d´Ercole
impegnerà il governo a pubblicare la Finanziaria senza le parti bocciate dal
commissario dello Stato. Cascio ribadisce che chiederà all´esecutivo di
riproporre gli articoli impugnati, per suscitare un conflitto
davanti alla Corte Costituzionale. Ma ora l´assessore al Bilancio Michele
Cimino frena: «A questo punto occorre fare un ragionamento. Perché, sia chiaro,
molti dei contributi inseriti dall´aula, che sono caduti in seguito
all´intervento del commissario dello Stato, non erano affatto condivisibili».
Rischiano seriamente di non essere più riproposti, insomma, i nuovi
finanziamenti ad oltre cento fra enti, centri studi, associazioni che sono
finiti sotto la scure del commissario. Ma le "vittime" dell´intervento
di Di Pace adesso protestano. Il centro internazionale di Etnostoria, che ha
trent´anni di attività alle spalle e si vede privata di un contributo da 50
mila euro, annuncia di essere costretto a chiudere i battenti. Il presidente
Annamaria Amitrano e il fondatore Aurelio Rigoli hanno scritto al commissario
dello Stato: «L´intervento più che cautelativo è sembrato opporsi alla modifica
della vecchia tabella H, bloccata su pochi eletti, di palese matrice
clientelare. Noi rivendicavamo un giusto riconoscimento da parte della Regione,
dopo anni di ingiusta esclusione». E a rischio è ora anche un appuntamento
internazionale come il Womad, una manifestazione che esiste da 12 anni e che ha
portato a Palermo e Taormina artisti del calibro di Peter Gabriel, Robert
Plant, Youssou N´Dour. Quest´anno in cartellone sono previsti, fra gli altri,
Caetano Veloso ma la fondazione ha visto cadere il contributo da 500 mila euro.
«Womad - spiega il direttore artistico Fabio Lannino - ha portato in Sicilia
grandi interpreti, con un successo testimoniato anche dall´aumento delle
presenze a Taormina, nei fine settimana dei concerti, del 30 per cento. Ma ha
anche esportato al di fuori dei confini dell´isola la nostra cultura. Ora non
so davvero se potremo andare avanti». Il Womad, in realtà, è inserito anche nel
calendario delle grandi manifestazioni finanziate con i fondi europei Por, che
però la Regione non ha ancora attivato. «Sì, il rischio concreto - prosegue
Lannino - è di dover cancellare l´intero programma. Non entro nel merito delle
scelte, ma la nostra storia ha poco da condividere con quella di altre
iniziative finite nel mirino. E invece siamo stati risucchiati in questo
vortice». e. la.
( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina
I - Napoli Oggi la parola torna al Csm, è probabile che vengano disposte nuove
audizioni sul caso Pansa-Bertolaso è pace armata in Procura Tra Lepore e De
Chiara dieci minuti di spiegazioni: resta il gelo è Pace armata in Procura tra
il capo dei pm Giandomenico Lepore e il suo vice Aldo De Chiara. I due magistrati si sono
incontrati e hanno parlato per una decina di minuti della lettera invita da De Chiara
al Csm sullo stralcio delle posizioni di Pansa e Bertolaso dall´inchiesta
rifiuti. Oggi il caso torna a Palazzo dei Marescialli, davanti alla prima
commissione. Sono probabili nuove audizioni. A PAGINA III
( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina III -
Napoli Gli inquirenti Procura, il giorno del grande gelo De Chiara a Lepore:
"Mi dispiace". Ma lo strappo resta Il capo dei pm
"Addolorato". Oggi tocca al Csm, ma al plenum era
già spuntata la lettera Dopo lo strappo, ora è pace armata fra il procuratore
Giandomenico Lepore e il suo vice Aldo De Chiara. Il capo dei pm e il
coordinatore del pool Ecologia si sono incontrati ieri mattina alla riunione
settimanale fra i magistrati di vertice dell´ufficio inquirente. «Beh,
parliamo», ha detto Lepore rompendo gli indugi quando De Chiara e gli altri
procuratori aggiunti hanno fatto il loro ingresso nella stanza all´ottavo piano
del grattacielo del Centro direzionale. «Mi dispiace», ha esordito De Chiara,
che poi ha esibito al procuratore la lettera inviata al Csm per integrare le
dichiarazioni rese durante l´audizione sul caso dello stralcio delle posizioni
dei prefetti Guido Bertolaso e Alessandro Pansa dall´elenco degli imputati
dell´inchiesta su presunti illeciti nella gestione della crisi rifiuti. «Io
sono addolorato», ha replicato Lepore. Il colloquio è andato avanti per una
decina di minuti, quindi i magistrati hanno messo da parte l´argomento per
immergersi nel lavoro d´ufficio. Ma la sensazione, al di là delle strette di
mano, è che il gelo calato negli ultimi giorni non andrà via tanto facilmente.
Oggi la lettera sarà all´esame della prima commissione del Csm, dove si discute
la pratica "a tutela" dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo aperta,
a seguito del documento della Procura sottoscritto anche dal procuratore
Lepore, dopo le affermazioni del premier sui «manager eroi» di Impregilo. In realtà,
dell´esistenza di questa missiva si era parlato già il 5 maggio, durante la
discussione del plenum di Palazzo dei Marescialli che aveva chiuso
l´istruttoria avviata dopo lo stralcio su richiesta dei pm Noviello e Sirleo.
L´assemblea aveva deciso di considerare il provvedimento di stralcio una
«revoca implicita», come ipotizzato dai due sostituti, ma al tempo stesso aveva
rimarcato la compattezza della Procura e il suo impegno in prima linea contro
ogni forma di illegalità. Durante la seduta del plenum era stato il consigliere
"togato" dei Movimenti riuniti, Dino Petralia, a dare notizia della
lettera: «Per caso sono venuto in possesso - è possibile ascoltare nella
registrazione della seduta pubblica svoltasi il 5 maggio nell´aula Bachelet di
Palazzo dei Marescialli - e me ne scuso perché è una citazione inedita, ma è
stata ricevuta ufficialmente in prima commissione di un ulteriore supplemento
di dichiarazioni, contenute in una nota del procuratore aggiunto De Chiara,
estremamente gravi». Nella lettera del magistrato napoletano, prosegue
Petralia, si riferisce, «ove non sia risultato dalle dichiarazioni rese»
durante le audizioni, un altro particolare della riunione tenutasi il 24 luglio
scorso in Procura per decidere sulle conclusioni dell´inchiesta: «Nel prospettare
l´ipotesi di stralcio - è il resoconto che Petralia fa della missiva - il
procuratore Lepore vi ha posto a base la preoccupazione per un eventuale
deterioramento del rapporto istituzionale governo-magistratura partenopea».
Poco dopo, interviene un altro consigliere "togato", Francesco
Saverio Mannino, di Unicost, che si dice «sorpreso perché - spiega - già dopo
l´audizione De Chiara era uscito, poi aveva chiesto di essere sentito
nuovamente per puntualizzare altre cose, poi ha deciso anche che doveva scrivere».
Lepore da parte sua ha ribadito di aver disposto lo stralcio innanzitutto per
mettere nelle condizioni di difendersi anche quegli indagati che non erano
stati raggiunti da ordinanza cautelare. E poi ha rimarcato di aver
«doverosamente soppesato limiti e conseguenze che una iniziativa giudiziaria, a
mio giudizio in quel momento ancora incompleta, avrebbe potuto riflettere sulla
emergenza rifiuti», che in quel momento era nella sua fase più acuta. Oggi
tocca di nuovo il Csm. è probabile che vengano disposte nuove audizioni.
(d.d.p.)
( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina V - Napoli
La Consulta "Sì alla demolizione di 140 case a Ischia" Una sentenza della Corte Costituzionale spiana di fatto la strada
alla demolizione di 140 immobili costruiti sull´isola d´Ischia e ritenuti
abusivi. Nell´elenco figurano anche ville e alberghi. La Consulta, con il
verdetto depositato l´8 maggio, ha dichiarato manifestamente infondata la
questione di legittimità che era stata proposta dal giudice dell´esecuzione
della sezione distaccata di Ischia e ha accolto l´impostazione seguita in
questi mesi dal pm del pool Ecologia della Procura Antonio D´Alessio che si era
uniformato alla giurisprudenza della Corte di Cassazione. A questo punto, gli
abbattimenti potranno prendere il via in tempi brevi.
( da "Repubblica, La"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 19 - Cronaca Roma Fecondazione assistita due convegni alla Camera ROMA
- Due giorni di convegni alla Camera dedicati al futuro della fecondazione
assistita dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Oggi saranno di scena le
associazioni, domani sarà la volta dei massimi esperti medici e legali che da
anni si occupano del problema e che hanno presentato i ricorsi vincenti.
( da "Avvenire" del
12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
POLITICA 12-05-2009
LA CONSULTA NON RINNEGA I PRINCIPI DELLA LEGGE 40 I medici omaggiati La loro
autonomia esaltata FRANCESCO D'AGOSTINO L asciamo ai giuristi le riflessioni
tecniche sulle motivazioni con cui la Corte Costituzionale ha giustificato la
sentenza in merito alla legge sulla procreazione assistita: la sentenza che,
sciogliendo i medici dal vincolo di non creare più di tre embrioni in provetta
e da quello di procedere al loro impianto unico e contemporaneo, ha imposto
un'interpretazione elastica dell'art. 14, primo comma, della stessa legge.
Questo comma vieta il congelamento e la soppressione degli embrioni. Ma, a
seguito della sentenza della Corte e delle indicazioni che essa stessa dà,
bisogna ipotizzare possibili 'deroghe' a questo divieto: il congelamento
diviene lecito, anzi obbligatorio, quando il medico ritiene di non poter
impiantare nell'utero della donna tutti gli embrioni da lui creati in provetta
e particolarmente quando ne abbia prodotti più di tre, data l'assoluta
impossibilità di poter attivare in una donna una gravidanza plurigemellare.
Tanto può bastare al giurista. Per il bioeticista le cose vanno lette in una
chiave diversa. Il testo della legge 40/2004 era nato in uno spirito di
mediazione e di convergenza tra due diverse prospettive etiche in merito allo
statuto dell'embrione umano. Chi ritiene doveroso tutelarne la vita, non può
infatti che essere assolutamente contrario alla fecondazione in provetta, dato
l'inevitabile, alto 'spreco' di embrioni che necessariamente comporta questa pratica:
in buona sostanza ritiene bioeticamente accettabile la semplice inseminazione
artificiale (che crea sì problemi bioetici non irrilevanti, ma non quello della
tutela della vita embrionale). Chi invece valuta l'interesse della donna a
procreare prevalente su ogni altro, ritiene che la tutela della vita degli
embrioni meriti attenzione solo dopo che l'interesse procreativo sia stato
assolutamente soddisfatto: il suo sì alla fecondazione in provetta non può
prevedere quindi alcun limite di sorta. Ne segue inevitabilmente la produzione
di embrioni in sovrannumero, destinati prima al congelamento e poi (sempre per
i fautori di questa linea) alla loro inevitabile distruzione. La legge italiana
aveva cercato di mediare tra queste due linee. Aveva detto di sì alla
fecondazione in provetta (dando un grosso dispiacere ai difensori della vita
fin dal suo inizio), cercando però di garantire la sopravvivenza di tutti gli
embrioni creati in vitro, pur nella consapevolezza che questa garanzia (cioè il
dovere di impianto unico e contestuale di tutti gli embrioni prodotti fino a un
limite massimo di tre) poteva in alcuni casi limitare le possibilità di
successo della pratica. Ma appunto in questo stava la mediazione e il segno di
buona volontà bioetica di coloro che avevano approvato la legge. La richiesta
di referendum contro la legge 40 era già stato un esplicito segnale di come
questa mediazione fosse stata ritenuta inaccettabile da una parte (peraltro
molto limitata) della pubblica opinione. L'intervento della
Corte sarebbe, ad avviso di molti, un segnale ancora più esplicito in tal
senso, anche perché fondato su argomentazioni di rango costituzionale. Non sono d'accordo. Sta
di fatto che i giudici della Corte hanno ribadito che non si devono creare
embrioni in provetta più dello 'stretto necessario' e hanno affidato non alla
volontà della coppia sterile (cui comunque spetta prestare il consenso
alla pratica), ma alla scienza e coscienza dei medici l'individuazione del
numero degli ovociti da fecondare in vitro. In questo senso la Corte non ha
rinnegato i principi costitutivi della legge 40, né ha vuotato di senso lo
spirito di mediazione bioetica che la contraddistingue. Semplicemente, ha
affidato la tutela dei 'diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il
concepito' (secondo il dettato dell'art. 1 della legge) più che a norme
vincolanti della legge stessa ai principi della buona pratica clinica. Se i
medici percepiranno fino in fondo che con questa sentenza la loro autonomia e
la loro responsabilità scientifica e deontologica hanno ricevuto un sincero
omaggio da parte della Corte (cosa che personalmente ritengo apprezzabile) e se
soprattutto si comporteranno conseguentemente, ne conseguirà che ben poco
dovrebbe avere di che lamentarsi il fautore della tutela della vita embrionale.
E soprattutto non dovrà sentirsi umiliata la buona volontà di tutti coloro che,
in una materia spinosa come la bioetica, vanno alla ricerca di mediazioni
realistiche, che consentano nel breve periodo il rispetto reciproco di
posizioni percepite come nettamente diverse, ma che nel medio e nel lungo
periodo, grazie agli sforzi di tutti, potrebbero (e dovrebbero!) alla fine
convergere fino a identificarsi.
( da "Avvenire" del
12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA
12-05-2009 Più attenzione ai temi dell'infertilità Incontro tra Roccella e
ginecologi ROMA. Dopo la sentenza della Consulta che ha modificato la legge 40,
cresce l'attenzione sui temi della procreazione assistita e sulle misure che il
governo potrebbe adottare per fornire risposte chiare agli operatori sanitari
del settore. Del resto, dell'intenzione di modificare le Linee guida aveva
parlato già il ministro della Salute Maurizio Sacconi lo scorso anno e il
sottosegretario Eugenia Roccella ha di recente ribadito che si stanno valutando
gli interventi più appropriati. In questo senso va inteso anche l'incontro
della settimana scorsa tra lo stesso sottosegretario Roccella con il presidente
della Società italiana di ginecologia e ostetrica (Sigo) Giorgio Vittori. Si è
trattato di uno scambio di opinioni che ha avuto il fine di «riannodare i fili
della discussione come recita un comunicato del minisero sul tema infertilità
tra le istituzioni e le società scientifiche, cogliendo l'occasione
della recente sentenza della Corte Costituzionale in tema di procreazione
assistita». È emerso che «è interesse comune trovare una modalità di dialogo
sui temi che stanno più a cuore sia alle istituzioni che ai medici e ai
pazienti: da una parte l'esigenza di raggiungere la massima appropriatezza nei
percorsi preventivi oltre che diagnostico terapeutici, dall'altra la
ricerca dello standard ottimale di qualità e sicurezza dell'attività dei centri
di diagnosi e cura dell'infertilità.Verranno quindi coinvolte in questo dialogo
le società scientifiche ginecologiche che si occupano di medicina della riproduzione».
Riparte il dialogo tra istituzioni e società scientifiche
( da "Panorama.it" del
12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
- Italia -
http://blog.panorama.it/italia - Dal Brasile, Battisti in tv: "L'Italia mi
fa paura. Piuttosto mi uccido" Posted By redazione On 11/5/2009 @ 18:26 In
Headlines, NotiziaHome | 1 Comment Cesare Battisti sarebbe pronto a suicidarsi
pur di non rientrare in Italia: "Non andrò in Italia, non arriverò vivo in
Italia, ho troppa paura. Ci sono cose che si possono ancora scegliere, come il
momento della propria morte". Parola dell'ex terrorista rosso scappato
prima in Francia, poi in Brasile, dove è attualmente in carcere in attesa di
sentenza sulla propria estradizione. Battisti è stato intervistato dalla tv [1]
franco-tedesca Arte. "Non penso che lascerò scegliere la mia morte agli
altri, all'ingiustizia del governo italiano" ha aggiunto Battisti,
intervistato nella sua cella di Papuda, vicino a Brasilia. L'ex Pac dice poi
alla televisione Arte di vivere molto male la reclusione e ribadisce la sua
innocenza: "dopo 30 anni" ha detto "mi mettono in prigione per
crimini che non ho mai commesso. Non ho mai ucciso, ma ho fatto parte di
un'organizzazione armata, ho fatto delle rapine, ero un militante qualunque e
mi hanno fatto diventare un mostro, un assassino". Ma se l'intervista ha
una data già fissata (sarà trasmessa sulla rete franco-tedesca sabato 16
maggio, alle 19), resta invece in bilico la decisione del Brasile sulla sorte
dell'ex terrorista rosso: libertà o estradizione in Italia? Il Brasile di Lula
va per le lunghe e a nulla sono valsi i ripetuti appelli del presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano. L'ultimo, in ordine di tempo [2] sabato 9
maggio, nel corso del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del
terrorismo: "Di recente ho dovuto mostrare rigore nei rapporti con i capi
di Stato di Francia e Brasile per trattamenti incomprensibilmente indulgenti
riservati a terroristi condannati per fatti di sangue e da lungo tempo
sottrattisi alla giustizia italiana", così aveva detto il presidente riferendosi
evidentemente ai casi di Marina Petrella e Cesare Battisti. Sui quali
Napolitano ha aggiunto: "Spero che la mia voce sia ascoltata".
L'ultima notizia giunta dal Sud America segna un punto a favore dell'ex
militante dei Pac: il Procuratore generale del Brasile ha dato ragione al
ministro della Giustizia Tarso Genro, che a suo tempo aveva concesso a Battisti
l'asilo politico. "Cesare Battisti resti in carcere", recita il
parere inviato al [3] Tribunale Supremo Federale del Brasile (Stf, la Corte Costituzionale brasiliana), da parte del procuratore
generale Antonio Fernando de Souza. Nel suo parere il procuratore de Souza ha
considerato invece che tali reati non sono ancora prescritti e ha anche
suggerito che il processo presso il Stf sia estinto anche prima di essere
giudicato, facendo sua la richiesta presentata dal [4] nuovo legale di
Battisti, l'avvocato costituzionalista Luis Roberto Barroso: "Ritengo non
procedente l'azione e mi manifesto prima ancora che sia giudicata chiedendo
l'estinzione del processo", scrive De Souza nel documento inviato al
Supremo Tribunal. Per De Souza, l'atto di concessione dell'asilo è politico e
espressione della sovranità dello Stato brasiliano. Il parere del procuratore
generale, va detto, è solo consultivo, e non vincolante, rispetto alla
decisione finale che dovrà emettere proprio il [5] Supremo tribunal federal,
assai più indipendente. E che dalle indiscrezioni dei mesi scorsi [6] appare
spaccato al suo interno: il presidente [7] Gilmar Mendes, per esempio, ha
sempre detto di essere favorevole al "rimpatrio" di Battisti.
Dall'altra parte però pesa la scelta del ministro della Giustizia di Lula, [8]
Tarso Genro, che lo scorso 13 gennaio ha concesso lo status di rifugiato
politico all'ex terrorista. La partita è ancora tutta da giocare e il fatto che
Battisti sia ancora in cella fa ben sperare le autorità italiane: di fatto il
braccio di ferro fra la magistratura e il potere politico brasiliano è ancora
in corso. La decisione finale arriverà nelle prossime settimane E intanto dall'Italia
partono altre bordate: "Quella di Battisti è una sfrontatezza senza
limiti. Se davvero meditava il suicidio avrebbe potuto pensarci dopo gli
omicidi da lui commessi", commenta il ministro della Difesa, Ignazio La
Russa.
( da "Lavoce.info"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
>UN ANNO DI
GOVERNO: FISCO di Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra 12.05.2009 I
PROVVEDIMENTI Dal suo insediamento a oggi il governo è intervenuto
massicciamente in campo fiscale; A questo attivisimo non si è accompagnata una
diminuzione della pressione fiscale. Dopo l’abolizione dell’Ici- prima
casa e la detassazione di straordinari e premi di produzione, allo scopo di
dare seguito alle promesse elettorali di riduzione delle imposte, il governo ha
introdotto nuove forme di prelievo (la cosiddetta “Robin tax”) per esigenze di gettito - il finanziamento
della “manovra triennale”. È stata poi la volta delle
misure “anticrisi”, del novembre 2008 e del gennaio 2009, con una molteplicità
di interventi in campo fiscale, di vario segno: entrambi i decreti sono infatti
a saldo pressoché
nullo e le minori entrate e maggiori spese previste sono finanziate in
larghissima parte con aumenti di imposte. E di varia natura: a volte nuovi, a
volte riedizioni del passato, temporanei o permanenti, rivolti a diversi
soggetti (famiglie o imprese) e con obiettivi diversi. Si possono citare, in un
elenco certo non esaustivo: la deduzione del 10 per cento dell’Irap
dall’imponibile Ires e Irpef: uno sgravio fiscale, a carattere permanente,
rivolto prevalentemente alle imprese, attuato allo scopo principale di prevenire o ritardare un
intervento sanzionatorio da parte della Corte costituzionale
in materia;la detrazione del 20 per cento dall’Irpef
per l’acquisto di alcuni beni durevoli, come frigoriferi, mobili e computer: un
incentivo fiscale temporaneo, che ha affiancato i bonus per l’acquisto di
autovetture, allo scopo di aiutare i settori economici maggiormente in crisi;il
concordato preventivo per i distretti: una riedizione, con qualche modifica, di
un incentivo già tentato, ma senza concreta attuazione, dal passato governo di
centrodestragli incentivi fiscali alle riorganizzazioni aziendali, come le
fusioni e scissioni: riedizione, con modifiche, di un incentivo di carattere
temporaneo alle imprese;le imposte sostitutive connesse a riallineamenti
contabili da parte delle società e delle imprese: un aumento di prelievo di
natura “volontaria”, che consentirà alle aziende,
pagando di più oggi, di pagare meno in futuro, con simmetrici effetti sul
bilancio dello Stato;la “porno tax”: riedizione di un tentativo,
in passato abortito, di prelevare imposte più elevate sui redditi generati da
vendita di
materiale pornografico, esteso ora anche a chi guadagna abusando della
credulità popolare tramite trasmissioni televisive o numeri telefonici a
pagamento. Infine, alcuni provvedimenti si sono resi necessari per fronteggiare
l’emergenza del terremoto in Abruzzo. Per non “mettere le mani nelle
tasche dei cittadini”, come hanno ripetutamente rassicurato Silvio Berlusconi e
Giulio Tremonti, si è fatto ricorso, dal lato delle entrate, a imposte sui
giochi, da cui ci si attende un ammontare complessivamente pari a 1,5 miliardi fra il 2009 e il
2011, in grado di fornire, da solo, quasi il 75 per cento della copertura delle
spese previste per il medesimo triennio. Si tratta di imposte a carattere
regressivo e “sugli stupidi”, come ebbe occasione di definirle
Einuadi,
proprio perché basate su aspettative irrazionali, dal punto di vista
probabilistico, di vincita. Tra gli interventi fiscali del governo andrebbero
poi sottolineati i nuovi orientamenti nel campo delle azioni di contrasto all’evasione:
hanno smantellato un
insieme di importanti provvedimenti di prevenzione messi a punto dal governo
precedente a favore di riedizioni aggiornate del redditometro e di altre forme
di accertamento sintetico. Hanno anche ampiamente rivisto, riducendole, le
sanzioni in caso di mancato o ritardato pagamento delle imposte. GLI EFFETTI
Èdifficile, se non impossibile, valutare gli effetti economici sui
comportamenti dei contribuenti e gli effetti distributivi di questa
miriade di difformi interventi. Nell’insieme, l’impressione è negativa, non solo perché si aumenta
la pressione fiscale complessiva nonostante la congiuntura economica
sfavorevole, ma soprattutto perché gli interventi non sembrano “mirati”
e adeguati neppure dal punto di vista micro o settoriale, né per affrontare la
crisi, né per
migliorare la struttura e razionalità del nostro sistema tributario. L’abolizione
Ici prima casa, oltre ad avere effetti redistributivi negativi, pone problemi
all’attuazione di un federalismo responsabile, che come è noto dalla
letteratura e dalle
esperienze internazionali ha come cardine proprio l’imposta
immobiliare, anche sulla prima casa. La “Robin tax” non esprime un sistema
organico e coerente di tassazione degli extraprofitti come era la Dit, con lo
scopo di detassare il rendimento normale, in caso di finanziamento con capitale proprio,
ma è una sorta di tassazione arbitraria di alcuni settori produttivi dove si “riteneva”
più facile poter prelevare gettito: l’imperfetto è doveroso, perché questi
settori - petrolifero, bancario e assicurativo - hanno poi particolarmente sofferto la caduta
del prezzo del petrolio e la crisi finanziaria e, nel caso delle banche, sono
anche stati oggetto di successivi interventi di sostegno. Col senno di poi,
anche la detassazione degli straordinari, introdotta sull’onda
del successo elettorale, si è presto rivelata anacronistica. Detassazione degli
straordinari e dei premi di produzione (quest’ultima ancora in vigore) aprono
inoltre un vulnus nella struttura dell’Irpef alterandone equità ed efficienza,
in quanto
tassano in modo agevolato un particolare segmento della sua base imponibile -
il reddito complessivo del contribuente - e si prestano ad abusi. Il più
recente intervento sull’Irap, un intervento di struttura, è
quantitativamente ben poco rilevante ed è impensabile attribuire a esso effetti economici di
rilievo, ad esempio sulla riduzione del costo del lavoro. Gli incentivi all’acquisto
di beni durevoli presentano alcune complessità di attuazione e, se si esclude
un qualche effetto sul mercato dell’auto, è difficile ritenere che abbiano un impatto di
rilevo sulla domanda. Si potrebbe continuare, ma nel complesso si tratta
comunque di interventi frammentari, mai ispirati a un disegno o a un percorso
coerente di riforma, per lo più rivolti a rispondere a specifiche esigenze, a
volte confidando sul solo effetto annuncio. Continuano poi a riemergere
incentivi che da temporanei tendono nel tempo a diventare permanenti e a cui se
ne affiancano di nuovi, che pur nascendo temporanei, rischieranno a loro volta,
con modifiche e interruzioni, di divenire permanenti. Nonostante ciò, non ne
vengono a posteriori mai monitorati o resi noti i relativi effetti, e la loro
importanza, rispetto ai costi che comportano in termini di mancato gettito. Il
fisco, intanto, si riempie di eccezioni, diventa meno comprensibile e certo per
il contribuente e perde le sue caratteristiche originarie di equità ed
efficienza. Non è questo il fisco che servirebbe in periodi di crisi.
( da "Mattino, Il (Salerno)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
L'ex procuratore
di Salerno, Luigi Apicella, ed altri ex pm della procura campana sono in
procura a Perugia dove vengono interrogati come indagati nell'ambito
dell'inchiesta scaturita dalla cosiddetta «guerra tra procure» ossia dal
sequestro e controsequestro degli atti delle indagini Why Not e Poseidone,
fatto tra gli uffici giudiziari di Catanzaro e Salerno. Oltre ai sette
magistrati salernitani, risulta indagato per abuso d'ufficio e interruzione di
pubblico servizio anche l'ex pm della procura di Catanzaro Luigi De Magistris.
Il magistrato, ora impegnato in campagna elettorale, non è stato ancora sentito
dai pm di Perugia. L'iscrizione dei magistrati venne fatta nei mesi scorsi
dalla procura di Catanzaro che aveva ricevuto gli atti dalla procura generale
calabrese. Il fascicolo era giunto per competenza all'attenzione della procura
di Roma il 19 febbraio, in quanto nel distretto giudiziario di Napoli,
competente per le indagini su Salerno, era giudice del Riesame proprio De
Magistris, prima dell'annuncio della sua candidatura alle elezioni europee
nelle liste dell'Italia dei Valori. L'inchiesta è poi stata trasmessa a Perugia
in quanto due magistrati indagati da Catanzaro, Dionigio Verasani e Gabriella
Nuzzi, sono stati trasferiti nelle scorse settimane dal Csm
rispettivamente a Cassino e Latina, ossia nel distretto giudiziario della Corte
di Appello di Roma. Circostanza che ha radicato la competenza nella procura
umbra. L'ex pm Luigi De Magistris, ora in politica ed in corsa per le Europee
nella lista di Di Pietro, ispirò ai colleghi salernitani, particolarmente a
Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, la tesi del complotto che a
Catanzaro gli ex colleghi avevano ordito contro di lui. Non solo, ma con le
sessantasei deposizioni ai pm salernitani, De Magistris indusse Nuzzi e
Verasani ad accusare i colleghi calabresi di corruzione in atti giudiziari e a
formulare quel decreto di sequestro con oltre 1400 pagine fatto per la procura
generale di Catanzaro. È su questo teorema accusatorio che Luigi Apicella, ex
procuratore della Repubblica e i sei pm che si recarono a Catanzaro, nel
dicembre scorso per le perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni dei
giudici, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Roma
e, per competenza, sono finiti alla procura di Perugia. L'accusa: concorso in
abuso di ufficio e interruzione di pubblico servizio. L'iscirizione al registro
degli indagati per Apicella e i sostituti procuratori Dionigio Verasani e
Gabriella Nuzzi, ex titolari dell'inchiesta Why Not, e poi Patrizia
Gambardella, Roberto Penna, Vincenzo Senatore e Antonio Centore è avvenuta,
come atto dovuto, a seguito dell'inchiesta aperta fatta dai magistrati
calabresi destinatari delle perquisizioni.
( da "Mattino, Il (Circondario Sud2)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
LEANDRO DEL
GAUDIO Ci sono ruderi trasformati nel corso degli anni in ville mozzafiato, tre
piccoli manufatti diventati di colpo hotel e impianti turistici. Ma anche
decine di immobili che negli anni hanno trasformato il volto dell'isola verde,
che hanno colpito aree incontaminate della splendida meta del golfo campano.
Sono circa 140 gli abusi edilizi che ora verranno abbattuti, secondo quanto stabilito dalla Corte costituzionale, chiudendo una lunga parentesi interpretativa sul concetto di «abusivismo»
in un'area protetta da vincoli paesaggistici. I giudici della Consulta hanno
infatti dichiarato «la manifesta inammissibilità della questione di
legittimità» sollevata qualche anno fa in via incidentale dal giudice del
tribunale di Napoli distaccato ad Ischia Angelo Di Salvo. Passa dunque
la linea della Procura, sostenuta in questi mesi dal capo del pool Ecologia
Aldo De Chiara e dal pm Antonio D'Alessio. Le ruspe, dunque, possono portare
avanti la propria missione, per demolire strutture ritenute non in linea con la
tutela del paesaggio. Un primo passo in un territorio che attende oggi
approfonditi monitoraggi. Ma in cosa consiste il dettato della Consulta?
Spiegano i giudici romani, «che è ancora una volta palese il tentativo di
mascherare sotto le vesti dell'incidente di legittimità costituzionale
una questione meramente interpretativa». Tradotto dal «giuridichese», cade ogni
dubbio sulla mossa del «rimettente», vale a dire del giudice Di Salvo, che
aveva riunito «140 procedimenti aventi ad oggetto l'esecuzione dell'ordine di
demolizione di opere abusive, pronunciate insieme alla condanna penale
conseguente la realizzazione di tali opere». Un verdetto che ora lascia ben
sperare i pm antiabusivismo napoletani. Tra i 140 manufatti da abbattere c'è un
ricco campionario dello scempio, spesso oggetto di riunioni ad hoc nella
sezione urbanistica della Procura: stalle che diventano ville con piscina,
ruderi che si trasformano in alberghi, case che spuntano da una stagione
all'altra. Poco abusivismo di necessità, ma business del cemento e del fitto
selvaggio, ragionano gli inquirenti. Tanto che la Procura di Napoli è ora
pronta ad ottenere la demolizione di tre alberghi e di tante ville costruite in
un'area protetta, per poi passare alla fitta trama di prestanome che hanno
investito nel sacco dell'isola verde.
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pasquale Esposito
Il Crocifisso è piccolo, quasi minuscolo (41,3 centimetri), ma sprigiona una
emozione grandissima, che non è solo ammirazione per l'arte dello scultore - un
certo... Michelangelo - ma anche contemplazione della forza spirituale che i
dettagli formali dell'opera generano, raggiungendo chi guarda. «Il Cristo
ritrovato», opera attribuita (ma gli esperti hanno dubbi) agli anni giovanili
del grande scultore, è da ieri esposto (fino al 12 luglio) nel Museo Diocesano,
tra gli splendori barocchi di Donnaregina nuova: un trionfo di arte sacra in
cui sta meravigliosamente bene questo capolavoro piccolo di dimensione ma
immenso come cifra artistica, come hanno sottolineato storici dell'arte (Pierluigi
Leone de Castris, il soprintendente al Polo museale fiorentino, Cristina
Acidini) e autorità religiose (il cardinale Sepe) e istituzionali e politiche
(il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro, l'assessore regionale
Claudio Velardi). «Non ci fermeremo qui, a Michelangelo» ha affermato Sepe,
ribadendo l'importanza della cultura nella crescita civile, in generale, ed
anche in particolare per quel che riguarda il territorio napoletano e campano
che dallo sviluppo culturale possono trarre solo benefici. «La cultura è il
respiro dell'anima, bisogna andare avanti su questa strada, proponendo altre
mostre, gemellaggi, scambi con Firenze ad esempio, o con i Musei Vaticani.
Napoli può dare molto» ha affermato il dinamico presule, chiamando in causa sia
il sottosegretario («il Ministero ci deve aiutare») che l'assessore.
Michelangelo dunque, nuovo momento di attenzione per la cultura e il turismo a
Napoli: nel corso della presentazione - coordinata da padre Adolfo Russo,
direttore del Museo Diocesano - de Castris ha messo in evidenza l'osmosi che si
è determinata a Napoli tra il museo e il territorio, e il valore della cultura
come risorsa per napoletani e turisti in un luogo, come Donnaregina nuova, che
meglio rappresenta la sintesi barocca di Napoli, non solo contenitore di
dipinti ma anche di momenti alti della storia artistica napoletana. La vasta
navata era gremita, tra i presenti il prefetto Alessandro Pansa, il procuratore
generale Vincenzo Galgano, autorità militari, gli assessori Ennio Cascetta,
Angela Cortese, Diego Guida e Gioia Rispoli, Francesco Paolo Casavola, presidente emerito della Corte Costituzionale, artisti (Gianni
Pisani), deputati (Eugenio Mazzarella), imprenditori (Gianni Punzo, Paola
Grimaldi) il commissario del San Carlo, Salvatore Nastasi, per un omaggio al
genio di Michelangelo. «Il Cristo ritrovato» farà tappa, dopo Napoli, in altre
città italiane prima di arrivare a quella che sarà la sua sede stabile,
il Museo del Bargello, a Firenze, come ha ricordato Cristina Acidini sottolineando
il fatto che la scultura è stata analizzata non solo da esperti d'arte ma anche
da anatomopatologi, che hanno messo in evidenza il rigore scientifico con il
quale Michelangelo creò questo Crocifisso, e la sua straordinaria conoscenza
dall'anatomia del corpo umano. L'opera in legno di tiglio policromo nel corso
degli anni, dei secoli, ha perso il panno che copriva fianchi ed è stato
ritrovato, ed acquisito dal ministero dei Beni culturali, così come viene
presentato a Napoli nella sua pura e nuda fisicità che testimonia come il
giovane Michelangelo (potrebbe averlo scolpito tra i 17 e i 20 anni) avesse
conoscenze mediche del corpo umano, dell'anatomia, e che si esercitasse anche
su un tavolo settorio: come ha ricordato la soprintendente fiorentina, è noto
che Michelangelo ebbe a disposizione per i suoi studi i cadaveri dell'ospedale
del complesso agostiniano di Santo Spirito. Il Cristo del Buonarroti - ha
sottolineato la Acidini - è perfettamente inscrivibile in un cerchio e in
quadrato, come il celebre «uomo vitruviano». Un senso di perfezione formale e
stilistica, un momento di partecipazione intensa nel solco di una città che
attraverso la cultura, l'arte, la storia tende a recuperare le posizioni
perdute.
( da "Mattino, Il (City)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Prove tecniche di
«disgelo» in tarda mattinata, nel corso della rituale riunione tra il
procuratore Giovandomenico Lepore e i suoi aggiunti. All'ottavo piano, si è discusso del caso sollevato dalla decisione del capo del pool
urbanistica Aldo De Chiara di integrare una precedente audizione al Csm in
merito alla gestione dell'inchiesta ecoballe. De Chiara - è ormai cosa nota -
ha indirizzato una lettera alla prima commissione, per chiarire che Lepore
operò lo stralcio di Bertolaso e Pansa, anche per non ostacolare l'azione del
governo in Campania. Una nota che ha riaperto il caso Napoli, con la
prima commissione di Palazzo dei Marescialli che questa mattina torna a
riunirsi per le vicende partenopee. Probabile, dunque, che i commissari
decidano di approfondire alcuni aspetti di uno stralcio che ha scavato un solco
di incomprensione tra Lepore da un lato e Sirleo e Noviello dall'altro.
Probabile che la prima commissione voglia ascoltare di nuovo, a distanza di
quindici giorni, l'aggiunto De Chiara ma anche i due pm Noviello e Sirleo. Una
decisione che potrebbe essere assunta la prossima settimana, dopo aver
acquisito nuovi elementi sulla gestione delle indagini sulle ecoballe, anche
alla luce delle recenti pubblicazioni di verbali delle audizioni rese da tutti
i protagonisti della vicenda. Pubblicazioni che scuotono, che creano necessità
di chiarimenti a più livelli. Tanto che da ieri, in Procura, si è tornato a
parlare di assemblea, si è tornato a discutere di un incontro tra pm per
mettere a fuoco gli ultimi step del caso Napoli. «Assemblea» è una parola
ricorrente sulle mailing list dei pm, che ribadiscono l'autonomia degli
inquirenti rispetto al «putiferio» politico e mediatico paventato per
l'inchiesta stralcio sulle ecoballe. Perché dunque De Chiara racconta un
particolare tanto delicato solo a distanza di mesi? Domanda entrata ieri nella
riunione degli aggiunti e del capo, dove lo stesso De Chiara ha ritenuto
opportuno fornire dei chiarimenti, ricordando di aver solo contestualizzato la
scelta di Lepore alla luce dell'emergenza rifiuti in Campania. C'è esigenza di
chiarimento, negli uffici del distretto, anche alla luce delle pubblicazioni
del contenuto delle audizioni rese in consiglio giudiziario da Noviello e
Sirleo. La storia del dissidio sulla gestione dell'inchiesta ecoballe - a leggere
gli atti - risale allo scorso gennaio, molto prima del 24 luglio quando Lepore
decide di stralciare la posizione degli ex commissari. Lo dicono Noviello e
Sirleo, a proposito delle scelte da adottare nei confronti dell'ex commissario
Pansa: sia l'iscrizione, che l'emissione dell'avviso di conclusione indagini a
carico del prefetto non vengono condivisi da Lepore, che mostra di rizelarsi di
fronte alla notifica dell'atto di chiusa inchiesta a carico del prefetto a
giugno del 2008. Questo dissidio ha però un precedente: era stato manifestato a
gennaio del 2008, in relazione alla richiesta di misura cautelare firmata dai
due pm, «vistata» dall'aggiunto De Chiara e respinta al mittente, in modo
categorico da Lepore, che decide di non «vistare» a sua volta la richiesta dei
pm e del suo vice. Spiega Sirleo in Consiglio giudiziario: «Il procuratore non
ravvisando esigenze, ci disponeva che non inoltrassimo la richiesta di misura
cautelare anche nei confronti di Pansa che modificassimo la stessa eliminando
la sua persona». Dal canto suo, Lepore ha invece sempre ribadito che le sue
scelte sono state determinate da esigenze tecniche, dall'opportunità di
concedere a tutti gli indagati gli stessi diritti alla difesa. l.d.g.
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Elegante, raffinato,
con un che di anglosassone che lo rendeva una presenza anomala nel panorama del
giornalismo napoletano alquanto caciarone degli anni Cinquanta e Sessanta,
Saverio Barbati è uscito di scena con discrezione, come in punta di piedi, dopo
una malattia che lo aveva prostrato, circondato dall'amore della moglie Rosanna
e dei figli Gianni e Nichi. Era nato il 26 giugno del 1927 a Camposano. Ha
attraversato la professione giornalistica in lungo e in largo, seguendo un
istinto passionale che fin da ragazzo gli aveva fatto preferire quella strada
alla carriera di notaio progettata per lui da suo padre. Ad allineare le tappe
della sua lunga carriera ci sarebbe di che riempire, e con soddisfazione, più
di un paio di vite. Barbati è stato redattore del Gazzettino del Mezzogiorno,
del Quotidiano, caporedattore della Rai a Roma, inviato in Iran, Giappone,
America, Belgio, vicedirettore del centro di produzione Rai di Napoli alla sua
fondazione. Negli anni Sessanta è diventato prima segretario nazionale dell'Ordine
dei Giornalisti, poi presidente: e nonostante trent'anni buoni all'Ordine,
negli ultimi tempi ne deplorava la degenerazione e il carattere prevalente di
«esamificio» assunto dalle prove d'accesso. Ancora, Barbati
è stato capo ufficio stampa di Luigi Gedda, della Corte costituzionale, della Rai, e ancora
presidente dell'Azione cattolica, del sindacato Giornalisti Rai, segretario
generale del Premio Napoli, moderatore delle tribune politiche dopo Jader
Jacobelli, coordinatore delle redazioni regionali Rai e altro ancora.
Tutto cominciò nei tempi grami ed «eroici» del dopoguerra, con una strana
gavetta che lui amava raccontare: pur di respirare l'atmosfera dei giornali, si
prestò ad andare a ritirare i «fuorisacco» alla stazione per Il Mattino
d'Italia, sostituendo un fattorino dormiglione e inefficiente. La sua buona
volontà gli schiuse le pagine del giornale, dove però i primi articoli
apparivano sistematicamente con la firma di una graziosa signorina legata al
direttore, ma dalle ambizioni giornalistiche non sorrette da alcun talento. Poi
finalmente il primo pezzo a sua firma (retribuzione, quattro centesimi), poi,
nel 1956, lo scoop: un'intervista per il Gazzettino del Mezzogiorno (edizione
del Giornale Radio) a Clemente Maglietta sull'invasione sovietica di Budapest.
Maglietta sparò a zero contro l'Urss, l'Unità smentì, il caporedattore tentò
d'infilzare Barbati. Ma il giornalista esibì le prove giuste e il Gr potè
evitare di dar corso alla smentita. I funerali di Saverio Barbati si
svolgeranno domani a Roma nella parrocchia di San Gabriele (via Cortina
d'Ampezzo 144) alle 10,30. Ma per l'ultimo riposo il suo viaggio si coincluderà
a Camposano, dove sarà sepolto nella tomba di famiglia. t. m.
( da "Sestopotere.com"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
La Regione Lazio
è stata sconfitta dal Codacons: dovrà restituire 25 milioni di contributi
erogati senza criterio ad associazioni (12/5/2009 14:31) | (Sesto Potere) -
Roma - 12 maggio 2009 - La Regione Lazio è stata sconfitta dal Codacons, e ora
dovrà restituire i 25 milioni di euro di contributi erogati senza alcun
criterio ad una serie di associazioni. Come si ricorderà il Codacons aveva
presentato ricorso al Tar del Lazio in merito ai fondi erogati
dall'amministrazione regionale Marrazzo in favore di un lunghissimo elenco di
associazioni. Si contestava l'erogazione da parte della Regione Lazio di una
serie di contributi, pari a circa 25 milioni di euro - relativi all'anno 2007 e
per lo svolgimento di iniziative di carattere sociale, culturale e sportive - a
decine di associazioni del Lazio, individuate, sospettava il Codacons, al di
fuori del rispetto della legge 241/0 sulla trasparenza ed in assenza di
appositi criteri, come deve sempre avvenire quando l'amministrazione pubblica
eroga sovvenzioni sia a soggetti pubblici che privati. Tra queste associazioni
comparivano: Associazione culturale CAGA; Associazione "Sagra della
bruschetta con il pane di Lariano"; Associazione culturale "La
Ciociaria c'è"; Associazione culturale "Affabulazione";
Associazione culturale "Il Paperotto"; Associazione "Stazzo
pazzo'; Associazione Dance Forever di Lorella Porzio Bodolo di Frosinone;
Associazione di Licenza Poetica; Associazione "Bonum diffusium sui",
ecc. Il Tar, dopo aver ricevuto la documentazione richiesta, bacchettò
duramente l'amministrazione regionale, chiedendo alla Corte
Costituzionale un giudizio in merito alla legittimità della legge regionale
n.28 del 2006, che stanziava i fondi sopracitati. Ora una nuova batosta arriva
dalla Corte Costituzionale che, pronunciandosi su richiesta del Tar e accogliendo
le tesi del Codacons, ha emesso una sentenza in cui si afferma testualmente:
"la norma-provvedimento impugnata deve ritenersi in contrasto con
l'art. 3 Cost., non avendo rispettato il principio di eguaglianza nel suo
significato di parità di trattamento. Difatti, nè dal testo della norma - che
contiene, con il rinvio alla tabella, un mero elenco dettagliato di
destinatari, di progetti finanziati e di importi ripartiti - nè dai lavori
preparatori della legge emerge la ratio giustificatrice del caso concreto, non
risultando che il Consiglio regionale abbia osservato criteri, obiettivi e
trasparenti, nella scelta dei beneficiari dei contributi o nella programmazione
e pianificazione degli interventi di sostegno. In tal modo la norma denunciata
si risolve in un percorso privilegiato per la distribuzione di contributi in
danaro, con prevalenza degli interessi di taluni soggetti collettivi rispetto a
quelli, parimenti meritevoli di tutela, di altri enti esclusi, e a scapito,
quindi, dell'interesse generale." Per questi motivi, la Corte
Costituzionale (Presidente Francesco AMIRANTE, Redattore Paolo MADDALENA)
"dichiara l'illegittimità costituzionale
dell'art. 17 e della tabella B della legge della Regione Lazio 28 dicembre
2006, n. 28 (Bilancio di previsione della Regione Lazio per l'esercizio
finanziario 2007)'. In conseguenza di questa decisione - spiega il Presidente
Codacons, Carlo Rienzi - i 25 milioni di euro erogati dalla Regione Lazio
dovranno essere restituiti e nuovamente distribuiti, stavolta rispettando però
la trasparenza imposta dalla legge. La Corte dei Conti sarà inoltre chiamata a
condannare i singoli componenti del Consiglio Regionale che deliberarono tale
elargizione a pioggia di fondi pubblici, a risarcire non solo l'Erario, ma
anche il Codacons.
( da "Gazzettino, Il (Padova)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
L'Union Campo San
Martino vince il torneo"Mella": Sampdoria ko Martedì 12 Maggio 2009,
A sorpresa è l'Union Campo San Martino ad aggiudicarsi la 4. edizione del
torneo nazionale categoria esordienti "Trofeo Mella", superando in
finale la Sampdoria per 2-0. Le gare, che si sono disputate domenica negli
impianti sportivi di Busiago e Campo San Martino, hanno visto protagonista la
squadra allenata da Massimo Russo, che ha concluso il torneo imbattuta e con la
migliore difesa (nessun gol subito). Il Milan, superando per 3-1 il Cittadella
nella finale per il terzo posto, è salito sul gradino più basso del podio. Il
premio al migliore marcatore è andato al baby biancoscudato Davide Marcandella
con quattro gol all'attivo, riconoscimento di migliore portiere a Francesco
Papatola della Sampdoria. Da registrare l'ottima affluenza di pubblico. Ecco i
risultati dei gironi eliminatori. Girone A: Campo San Martino-Cittadella 0-0;
Udinese-Treviso 0-1; Treviso-Campo San Martino 0-2; Cittadella-Udinese 1-0;
Campo San Martino-Udinese 1-0, Treviso-Cittadella 0-0. Classifica
girone A: Csm 7, Cittadella 5, Treviso 4, Udinese 0. Girone B:
Bassano-Sampdoria 0-1; Padova-Bassano 2-2; Milan-Bassano 1-0; Padova-Milan 1-1;
Milan-Sampdoria 1-1; Padova-Sampdoria 0-1. Classifica girone B: Sampdoria 7,
Milan 5, Padova 2, Bassano 1. Risultati delle quattro finali. 1. posto:
Sampdoria-Csm 0-2; 3. posto: Milan-Cittadella 3-1: 5. posto: Treviso-Padova
0-3; 7. posto: Udinese-Bassano 1-2. m.salv.
( da "Gazzettino, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Sabbadin: «Non
c'è pace senza giustizia Proteggono ancora uno spietato assassino» Martedì 12
Maggio 2009, Santa Maria di Sala Non ha più lacrime, non ha più rabbia, non ha
più parole. Adriano Sabbadin, il figlio di Lino, il macellaio di Santa Maria di
Sala (Venezia), ucciso da Cesare Battisti il 16 febbraio 1979, è incredulo e
rassegnato. «Piuttosto di tornare in Italia, Battisti vorrebbe morire dove si
trova? E allora che muoia dove più desidera. Per me Battisti rimane solo un
assassino. Per tutti i suoi reati, tra cui omicidi e rapine, ha fatto un solo
anno di carcere, mentre la mia vita è stata completamente stravolta. Quello dei
famigliari è un carcere a vita, nei ricordi, soprattutto a causa di una
giustizia che non c'è». Adriano, con la mamma Amalia e la sorella Roberta, che
all'epoca aveva sei anni, è stato ricevuto con altri famigliari delle vittime
del terrorismo, in Quirinale per la commemorazione del 9 maggio, istituita nel
2008. «Anche il presidente Napolitano ha detto che non ci sono parole di fronte
a questo fatto incomprensibile per due Paesi democratici e amici». Sabbadin si
è ritrovato a 17 anni con responsabilità enormi e un vuoto che, con gli anni,
anzichè diminuire, è cresciuto. «Il fatto che sia in prigione non mi
restituisce mio padre. Ma non c'è mai pace senza giustizia e la mia famiglia
non ha avuto giustizia. Tutto questo mi sembra folle e offensivo, per qualsiasi
democrazia. Continuo a chiedermi chi sta dietro a Battisti, chi continua a
proteggere un efferato assassino e perchè». La dichiarazione di Battisti è il
secondo schiaffo in pochi giorni. La scorsa settimana il procuratore generale
brasiliano Antonio Fernando de Souza ha dato ragione al ministro della
Giustizia Tarso Genro sull'asilo politico concesso al terrorista. Ha chiesto
l'estinzione del processo a suo carico, in Brasile. Anche se il parere del
procuratore è consultivo e l'ultima parola spetta al
Supremo Tribunale Federal (Corte Costituzionale) l'indirizzo del procuratore è
chiaro: l'atto di concessione dell'asilo politico è politico ed è espressione
della sovranità dello Stato. Quando gli uccisero, a bruciapelo, il padre,
Adriano era in negozio. Non dimenticherà mai, non potrà mai dimenticare.
«Sono arrivati alle 16.30. Papà, aiutato da mia madre, serviva alcuni clienti.
Io ero al telefono nel retrobottega. Ho sentito dei colpi di pistola rimbombarmi
nelle orecchie. Sono scappato di sopra dove abitavamo. Dopo pochi, lunghissimi,
istanti li ho visti allontanarsi di corsa in macchina. Nel negozio ho visto per
prima mia madre col grembiule bianco tutto insanguinato. Mio padre, invece, era
a terra in una pozza di sangue. Dai processi e dalle perizie è emerso che
Battisti ha sparato i colpi di grazia, senza pietà, quando papà era già stato
colpito ed era a terra. Ditemi voi se questo è un perseguitato politico o un
assassino spietato e protetto». Nicoletta Masetto
( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Martedì 12 Maggio
2009, Treviso Finale con il botto per i campionati dilettanti per quanto
riguarda la Marca Trevigiana con l'inattesa retrocessione dalla Promozione del
Casier Dosson, quindi in Eccellenza lo spareggio per non retrocedere fra
Liventina Gorghense e Vedelago, quello per evitare i play out da parte
dell'Union CSV, quello per accedere ai play off fra Cornuda Crocetta e Cappella
Maggiore in Promozione, mentre in Prima coda salvezza per l'Orsago. In attesa delle
gare dei play off e play out di Eccellenza, Promozione, Prima e Seconda (in
programma domenica 24 maggio), gli spareggi si disputeranno domenica prossima
con le sei trevigiane in campo. ECCELLENZA All'ultimo minuto del campionato
Union CSV e Ponzano si erano messe ai ripari ma nella fase di recupero hanno
entrambe perso: la prima a Cordignano (che ha evitato la retrocessione), la
seconda a Moriago. Si sono messe nei guai anche per "colpa" del
Rossano che ha battuto l'Edo Mestre e del Dolo Riviera Brenta che a Ormelle ha
superato il Lia Piave, mentre la Liventina sconfitta dal Giorgione (che si è
salvato) è stata raggiunta dal Vedelago. Spareggi: Liventina Gorghense e
Vedelago si affrontano quindi per non retrocedere, chi perde scende in
Promozione, chi vince accede ai play out come ultima ed affronterà la perdente
dello spareggio fra Union CSV-Dolo Riviera Brenta che appunto decreterà chi si
salverà e chi disputerà il play out che vedrà opposte Cordignano e Ponzano.
PROMOZIONE All'ascesa dell'Opitergina si contrappone la retrocessione del
Casier Dosson, sconfitto in casa dalla Libertas Ceggia eterno fanalino di coda
che ha avuto la forza di vincere proprio a Casier e compiere il sorpasso.
Spareggi: saranno Cornuda Crocetta e Cappella Maggiore ad affrontarsi per
occupare l'ultimo posto (quarta posizione) dei play off con avversario il
Vittorio Veneto S.M. Colle. Play off: il 24 oltre a Vittorio Veneto-vincente
spareggio, il Porto Mansuè se la vedrà con la Luparense. Play out: Ceggia-Zero
Branzo e la Marenese-Fontanelle gli abbinamenti. PRIMA CATEGORIA Nessuna
promossa diretta, vanno ai play off Pro Mogliano (G), Codognè, Nervesa e Careni
Pievigina (H), retrocesso il Ponte di Piave, ai play out Concordia Fonte
(girone F), Cessalto e Roncade (G), e la Fulgor (H), mentre con lo spareggio
cercherà di evitarli l'Orsago. Spareggio: l'Orsago, contro il Sedico deve
conquistare la zona salvezza ed evitare quindi play out. Play off: oltre alla
Pro Mogliano derby Careni Pievigina-Codognè e Nervesa con l'Alpago. Play out:
Il Concordia Fonte sarà opposto al Campocroce (F), Cessalto-Noventa e Pro
Roncade-Mazzolada nel G, Plavis-Fulgor Trevignano e Ztll perdente spareggio
Orsago/Sedico nell'H. SECONDA Promosse Godigese, Cisonese e S. Lucia Mille e
retrocesse Cipriano Catron e S. Michele Cerfim, nessuna trevigiana spareggerà.
Play off: Giovanile Ezzelina-S. Anna (girone F), Gorghense-La Stimma (O),
Salvarosa-Casale, Olmi Callalta-Marcon (P), Montegrappa-Virtsu
Csm Farra, Caerano-Bessica (Q), Vazzolese-vincente spareggio Cadore/Ponte Alpi,
Gaiarine-Limana. Play out: nel P li disputano S. Elena, Campigo, Treville e
Paese, nel Q Altivolese-Castion, Sernaglia-Lentiai, nell'R Francenigo-Piave.
TERZA Play off: domenica Cima Piave-Campolongo, Ardita Pero-S. Giustina
Itlas (gir. A), CSM Resana-San Gaetano, Fontane-Rovere
(gir. B), quindi Evolution Team-Pontecrepaldo (data da definire). Finale:
Follinese-Valdosport (il 17) a Volpago. Michele Miriade
( da "Gazzettino, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Martedì 12 Maggio
2009, Il primo referendum abrogativo nel nostro paese è del 1974, 12 maggio. Da
allora gli italiani hanno avuto la possibilità di rispondere ad una sessantina
di quesiti, oltre ai quattro referendum nazionali (1946 "monarchia o
repubblica", 1989 "costituente europea", 2001 e 2006
"modifiche costituzionali"). 1974 - Resta la legge sul divorzio
introdotta nel 1970. 1978 - Stop ad alcune norme della legge Reale; sì al
finanziamento pubblico dei partiti. 1981 - Voto su ordine pubblico, ergastolo,
porto d'armi interruzione gravidanza. 1985 - Resta il taglio di alcuni punti
della scala mobile. 1987 - Responsabilità civile per i giudici, commissione
inquirente, no al nucleare . 1990 (no quorum) - Caccia e uso pesticidi. 1991 -
Preferenza unica. 1993 - Sì ai controlli ambientali delle Ulss, no pene per
droga ad uso personale, abolito finanziamento pubblico dei partiti, norme per
nomine casse di risparmio, abrogati ministeri Partecipazioni Statali,
Agricoltura e Turismo, abrogata legge elettorale per maggioritario al Senato.
1995 - Rappresentanze sindacali, rappresentatività contratti pubblico impiego,
eliminato soggiorno cautelare per reati di mafia, privatizzazione Rai,
autorizzazione amministrativa al commercio, abrogazione contributi sindacali
automatici, legge elettorale piccoli comuni, abrogate norme di concentrazione
radiotelevisiva, break pubblicitari e raccolta pubblicitaria tv private. 1997
(no quorum) - Obiezione di coscienza, caccia, carriere magistrati, ordine dei
giornalisti, incarichi extragiudiziari ai magistrati, ministero politiche
agricole. 1999 (no quorum) - Quota proporzionale alla Camera. 2000 (no quorum) - Finanziamento partiti, quota proporzionale, elezione CSM, separazione carriere magistrati,
incarichi extragiudiziali, licenziamento Art. 18, trattenute sindacali. 2003 (no
quorum) - Reintegrazione lavoratori, servitù coattiva di elettrodotto. 2005 -
(no quorum) - Tre quesiti sulla procreazione medicalmente assistita. Nel
2001 sì è tenuto il referendum sulla modifica del Titolo V della Costituzione:
si recò alle urne il 34,1% dei votanti. Favorevoli il 64,2. Il secondo
referendum costituzionale si è tenuto nel giugno del 2006 sulla modifica della
parte II della Costituzione. Si doveva decidere se bocciare o approvare la
riforma voluta dal centro destra. Favorevoli il 38,3, contrari il 61,7% col
53,6% dei votanti.
( da "Lavoce.info"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
>DISCRIMINATI
PERCHÉ CLANDESTINI di Gian Luigi Gatta 12.05.2009 La lotta all'immigrazione
clandestina dichiarata con il pacchetto sicurezza ha portato all'introduzione
nel codice penale di un'aggravante per i reati commessi dai
"clandestini". Lo stesso reato, quale che sia, è considerato dalla
legge più grave ed è punito più severamente se a commetterlo è uno straniero
irregolare. Si tratta di un'irragionevole discriminazione fondata su una mera
condizione personale, in spregio del principio costituzionale
di uguaglianza. Il nuovo articolo 61 n. 11 bis del codice penale, inserito dal
Dl 23 maggio 2008 n. 92, convertito con modificazioni dalla legge 24 luglio
2008 n. 125, configura come circostanza aggravante comune, riferibile cioè a un
numero indeterminato di reati e comportante un aumento della pena fino a un
terzo, “l’avere il colpevole commesso il fatto mentre si
trova illegalmente sul territorio nazionale”. In virtù di questa disposizione
sono più gravi,
rispetto ai reati commessi dai cittadini italiani o dagli stranieri legalmente
presenti in Italia, quelli commessi dagli stranieri illegalmente presenti in
Italia. È a costoro, infatti, che si riferisce l’aggravante:
i cittadini italiani, ai quali l’articolo 16 della Costituzione garantisce la
libertà di soggiornare
liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, non possono infatti
trovarsi illegalmente nel proprio Paese. L’AGGRAVANTE DELLA
“CLANDESTINITÀ” L’aggravante è applicabile nei confronti degli stranieri tanto
extracomunitari quanto comunitari, compresi pertanto i “famigerati”
rumeni, che tale status hanno acquisito a decorrere dal 1° gennaio 2007 con
l’adesione della Romania all’Unione Europea e che, secondo gli ultimi dati del
Ministero dell’Interno, hanno rappresentato tra il 2004 e i 2006 la prima nazionalità tra gli
stranieri per numero di denunciati e arrestati nel nostro Paese per gravi reati
quali l’omicidio doloso, la violenza sessuale, il furto
e l’estorsione. Anche i cittadini di altri Stati dell’Unione, infatti, possono
trovarsi
illegalmente in Italia: ad esempio perché, dopo essere stati condannati per un
reato commesso nel nostro Paese, non osservano il conseguente provvedimento di “allontanamento”
emesso dal giudice, a titolo di misura di sicurezza, ai sensi dell’articolo 235
c.p. (1) Per
come è configurata, l’aggravante attribuisce rilievo,
unicamente, alla condizione personale, propria del reo, di straniero
illegalmente presente in Italia al momento della commissione del reato.
Prescinde del tutto, invece, dall’esistenza di qualsivoglia nesso tra la
commissione del reato, quale che sia, e l’illegale presenza
dell’autore sul territorio nazionale: la legge non ne limita infatti la
configurabilità ai soli reati la cui commissione sia stata comunque agevolata
dall’illegale presenza del reo sul territorio nazionale, o a quelli che siano stati
commessi allo scopo di consentire il suo ingresso illegale in Italia, o,
ancora, di protrarvi illegalmente la permanenza illecita. L’aggravante
è pertanto configurabile, ad esempio, tanto in relazione al reato di resistenza a
pubblico ufficiale commesso dallo straniero per impedire la propria
identificazione e, di conseguenza, l’accertamento del proprio
status di “straniero irregolare”, quanto in relazione al reato di ingiuria
commesso da quello
stesso soggetto a danno di chicchessia in occasione di un banale diverbio
legato alla circolazione stradale. Fin dai lavori parlamentari la circostanza
ha preso il nome di “aggravante della clandestinità”: è stata
infatti introdotta con il dichiarato intento di fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione
clandestina, erigendo un simbolico muro contro gli stranieri che entrano nel
nostro Paese violandone le frontiere. L’ILLEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE Il futuro
dirà se l’introduzione dell’aggravante avrà l’effetto di disincentivare l’immigrazione
clandestina nel nostro Paese. Si impone tuttavia già oggi una valutazione sulla
compatibilità del mezzo scelto per raggiungere quel fine, di per sé lecito. A
noi pare che l’aggravante recepisca e traduca in legge il pregiudizio secondo cui sono
socialmente più gravi i reati commessi dai “clandestini”.
La scelta politica di far proprio quel pregiudizio paga senz’altro sul piano
elettorale, come dimostra la recente storia del nostro Paese. Il prezzo, però,
è quello della rinuncia
al rispetto di un fondamentale principio, quello di uguaglianza,sancito dall’articolo
3 della Costituzione, su cui si regge, non da ieri, la nostra civiltà. La
maggior pena che la legge impone al giudice di infliggere agli stranieri
irregolari autori
di reato si risolve, infatti, in un’irragionevole
discriminazione fra persone, fondata su un mero status personale. È quanto
sostenuto dai giudici di Latina, Livorno e Ferrara, che hanno sollevato una
questione di legittimità costituzionale dell’articolo
61 n. 11 bis c.p. per contrasto con l’articolo 3 della Costituzione (la
pronuncia della Corte costituzionale è attesa per l’8
luglio 2009). La questione è a nostro parere fondata poiché l’aggravante “della
clandestinità”, a differenza di altre previste nel nostro ordinamento, non si giustifica per
alcuna ragione. Non si giustifica per una maggiore gravità (disvalore) del
fatto commesso: prescinde da un nesso tra il fatto e l’illegale
presenza dell’autore sul territorio nazionale, sicché l’offesa non è più grave se a commettere
il reato è uno straniero illegalmente presente in Italia, piuttosto che un
italiano o uno straniero “regolare”. L’offesa alla libertà
sessuale, ad esempio, non è maggiore se autore dello stupro è un tunisino privo
del permesso di
soggiorno, invece che un italiano o un tunisino munito di permesso di
soggiorno. Né si giustifica per una maggiore colpevolezza (rimproverabilità)
per il fatto commesso: l’aggravante prescinde infatti dai motivi
a delinquere e dalle finalità perseguite dall’agente, potendo essere
riferita a reati che nulla hanno a che vedere con la condizione di
clandestinità. Nemmeno si giustifica, poi, per una maggiore pericolositàdel
reo: nel diritto penale, dove le presunzioni di pericolosità sono bandite, lo status di persona illegalmente
presente in Italia non può essere assunto in via presuntiva a espressione di
una maggiore pericolosità del reo, cioè propensione a commettere in futuro
nuovi reati. È un principio già affermato dalla Corte costituzionale
in due occasioni: quando ha dichiarato l’illegittimità costituzionale
dell’articolo 86, comma 1 Dpr 9 ottobre 1990 n. 309, nella parte in cui
non subordinava all’accertamento in concreto della pericolosità sociale
l’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione dal territorio dello
Stato dello straniero condannato per reati in materia di stupefacenti; quando
ha dichiarato l’illegittimità costituzionale
degli articoli 47, 48 e 50 della legge 26 luglio 1975 n. 354 (legge sull’ordinamento
penitenziario), ove
interpretati nel senso che allo straniero extracomunitario entrato illegalmente
in Italia o privo del permesso di soggiorno sia in ogni caso precluso l’accesso
alle misure alternative alla detenzione. Sono pronunce che, ci pare, pendono
come una spada di
Damocle sull’aggravante “della clandestinità” (2). (1)
L’articolo 235 del codice penale, come novellato dal Dl n. 92/2008, consente
appunto al giudice penale di allontanare dal territorio dello Stato i cittadini
comunitari condannati alla reclusione per un tempo superiore a due anni. (2)Per un esame più
approfondito dei profili di illegittimità costituzionale
dell’aggravante rinviamo un nostro ampio studio, del quale abbiamo qui
sintetizzato le conclusioni: Gatta, G.L. Aggravante della ‘clandestinità’ (art. 61 n. 11 bis c.p.): uguaglianza
calpestata.
( da "Giornale di Calabria, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Rischio sismico:
riunione alla Regione sul riordino della normativa CATANZARO. Il riordino
amministrativo della normativa sismica in Calabria e del relativo documento di
attuazione è stato il tema di un incontro, che si è tenuto nella sede del dipartimento
Lavori Pubblici, al quale hanno partecipato l’assessore
Luigi Incarnato, il dirigente generale Roberto Sabatelli, i dirigenti di
settore Luigi Zinno e Salvatore Siviglia, il presidente e il dirigente
dell’Ance Calabria Francesco Cava e Felice Foresta, il direttore amministrativo di
Eucentre Fabio Germagnoli. “Il confronto di oggi - ha affermato Incarnato
- segna un altro passo avanti nel processo che la Regione Calabria ha avviato
sin dal 2007, teso a favorire la riduzione del rischio sismico, sia per le
nuove costruzioni, che per quelle già realizzate. “L’intera
fase di riordino si concluderà entro la fine del 2009. Una seria e convincente
politica di riduzione del rischio sismico - ha aggiunto l’assessore - sarà
possibile solo se accompagnata dalla disponibilità di ingenti e adeguate risorse nell’ambito
del Piano operativo regionale, mirate alla messa in sicurezza prioritariamente
degli edifici ad uso strategico e, comunque, delle strutture con notevole
concentrazione di persone”. Nel corso dell’incontro è stato fatto il
punto della legislazione sismica nazionale e regionale, in rapporto alla
sentenza della Corte Costituzionale dell’aprile 2006. Come si ricorderà la
sentenza ha radicalmente modificato i principi della Legge 741/81 (che prevede le modalità di deposito
dei progetti e successivo controllo a campione), sancendo la necessità del
regime autorizzativo a salvaguardia della pubblica e privata incolumità e dei
principi fondamentali in materia di governo del territorio e protezione civile,
eliminando il sistema del controllo a campione introdotto dalle varie leggi
regionali e dalla stessa legislazione della Calabria. Gli effetti della
sentenza costringono tutte le amministrazioni regionali a ridisegnare il
sistema dei controlli. L’assessore Incarnato, oltre a ribadire la
pericolosità sismica del territorio calabrese, ha ripercorso le tappe del
lavoro fin qui svolto - a partire dalla legge regionale 7/1998 e dalle
successive delibere di Giunta del 2007 e del 2008 - e, in particolare, si è soffermato sul protocollo di
intesa con Eucentre (Fondazione costituita dal dipartimento della Protezione
Civile della presidenza del Consiglio dei Ministri, dall’Istituto
nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dall’Università degli Studi di Pavia e dall’Istituto
universitario di Studi Superiori di Pavia), con il compito di promuovere e
sostenere la ricerca nel campo dell’ingegneria sismica, d’intesa con gli
Istituti universitari operanti in Calabria. L’assessore Incarnato ha precisato,
altresì, che l’attività
del dipartimento riguarda il riordino della citata legge regionale 7/1998,
mediante un regolamento regionale di attuazione. Alla fine dell’incontro si è
stabilito che l’assessorato, nei prossimi giorni, incontrerà tutti gli altri
soggetti operanti
nel settore (Anci, Ance, Unioncamere e altre categorie), mentre gli Ordini
professionali, sulla scorta dei documenti elaborati dal dipartimento, faranno
pervenire entro un mese le proprie osservazioni, utili a definire la materia.
(12-05-09)
( da "Sardegna oggi"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
martedì, 12 maggio
2009 Riformatori: Sì incompatibilità assessori-consiglieri
regionali Pur condividendo la sentenza della Corte Costituzionale per
l'abolizione della legge Statutaria, I Riformatori ritengono che non si debba
tornare ai consiglieri-assessori. E' il senso della proposta di legge sulla
incompatibilità delle cariche presentata dai consiglieri regionali Pierpaolo
Vargiu, Michele Cossa, Franco Meloni, Attilio Dedoni, Pietrino Fois e
Francesco Mula a pochi giorni dalla bocciatura della Statutaria da parte della
Consulta. -->CAGLIARI – Il testo dell'articolo 2 è preciso:
"I Consiglieri regionali nominati assessori dal Presidente della Giunta
regionale devono presentare nella prima seduta utile le proprie dimissioni dal
Consiglio che ne prende atto senza alcuna votazione". La proposta è stata
presentata nella sede regionale del partito. "Una proposta molto attuale -
ha detto il leader regionale Massimo Fantola - siamo d'accordo sulla bocciatura
della Statutaria ma il nostro spirito riformatore ci impone di salvaguardare
una nostra vecchia legge che per la prima volta prevedeva, era il 1992, nella
storia dell'autonomia anche l'incompatibilità fra l'ufficio di assessore e
quello di consigliere. L'obiettivo di questa proposta è quello di rispettare
uno dei capisaldi logici-filosofici del sistema democratico occidentale, e in
particolare quello presidenziale. Ma anche evitare il ripetersi di
inconvenienti che portino alla instabilità dei governi. Una incompatibilità che
ha origini storico-teoriche molto lontane". "E' essenziale - ha
aggiunto il consigliere regionale Pierpaolo Vargiu - rispettare la storica
separazione dei poteri fra legislativo ed esecutivo secondo i principi dei
moderni stati costituzionali". Un principio ricordato anche nella
relazione dei proponenti: "Ci deve essere una distinzione fra chi
amministra e chi è chiamato a controllare l'operato dell'amministratore ed è
abbastanza evidente che la commistione dei ruoli ed in particolare il cumulo di
entrambe le funzioni comporterebbe un evidente conflitto di interessi".
-->
( da "Giornale di Calabria, Il"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Una normativa da riordinare
Incontro al Dipartimento regionale Lavori Pubblici sul rischio sismico.
Incarnato: “Serve l’apporto di tutti” CATANZARO. Il riordino
amministrativo della normativa sismica in Calabria e del relativo documento di
attuazione è stato il tema di un incontro, che si è tenuto nella sede del
dipartimento Lavori Pubblici, al quale hanno partecipato l’assessore
Luigi Incarnato, il dirigente generale Roberto Sabatelli, i dirigenti di
settore Luigi Zinno e Salvatore Siviglia, il presidente e il dirigente dell’Ance
Calabria
Francesco Cava e Felice Foresta, il direttore amministrativo di Eucentre Fabio
Germagnoli. “Il confronto di oggi - ha affermato Incarnato -
segna un altro passo avanti nel processo che la Regione Calabria ha avviato sin
dal 2007, teso a favorire la riduzione del rischio sismico, sia per le nuove costruzioni, che
per quelle già realizzate. “L’intera fase di riordino si
concluderà entro la fine del 2009. Una seria e convincente politica di
riduzione del rischio sismico - ha aggiunto l’assessore - sarà possibile solo se accompagnata dalla
disponibilità di ingenti e adeguate risorse nell’ambito
del Piano operativo regionale, mirate alla messa in sicurezza prioritariamente
degli edifici ad uso strategico e, comunque, delle strutture con notevole concentrazione
di persone”. Nel
corso dell’incontro è stato fatto il punto della legislazione sismica nazionale
e regionale, in rapporto alla sentenza della Corte Costituzionale dell’aprile
2006. Come si ricorderà la sentenza ha radicalmente modificato i principi della
Legge 741/81
(che prevede le modalità di deposito dei progetti e successivo controllo a
campione), sancendo la necessità del regime autorizzativo a salvaguardia della
pubblica e privata incolumità e dei principi fondamentali in materia di governo
del territorio e protezione civile, eliminando il sistema del controllo a
campione introdotto dalle varie leggi regionali e dalla stessa legislazione
della Calabria. Gli effetti della sentenza costringono tutte le amministrazioni
regionali a ridisegnare il sistema dei controlli. L’assessore
Incarnato, oltre a ribadire la pericolosità sismica del territorio calabrese,
ha ripercorso le tappe del lavoro fin qui svolto - a partire dalla legge
regionale 7/1998 e dalle successive delibere di Giunta del 2007 e del 2008 - e,
in particolare,
si è soffermato sul protocollo di intesa con Eucentre (Fondazione costituita
dal dipartimento della Protezione Civile della presidenza del Consiglio dei
Ministri, dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia,
dall’Università degli Studi di Pavia e dall’Istituto universitario di
Studi Superiori di Pavia), con il compito di promuovere e sostenere la ricerca
nel campo dell’ingegneria sismica, d’intesa con gli Istituti universitari
operanti in Calabria. L’assessore Incarnato ha precisato, altresì, che l’attività
del dipartimento riguarda il riordino della citata legge regionale 7/1998,
mediante un regolamento regionale di attuazione. Alla fine dell’incontro si è
stabilito che l’assessorato, nei prossimi giorni, incontrerà tutti gli altri soggetti operanti nel settore (Anci,
Ance, Unioncamere e altre categorie), mentre gli Ordini professionali, sulla
scorta dei documenti elaborati dal dipartimento, faranno pervenire entro un
mese le proprie osservazioni, utili a definire la materia. (12-05-09)
( da "Romania Libera"
del 12-05-2009)
Argomenti: Giustizia
> Cititi
online anunturile din ziarul “Romania libera”: Este sau nu
Micki spaga un patriot? Cristian Ghinea Miercuri, 13 Mai 2009 Prin 2004 am
enervat cumplit guvernul de atunci pentru ca am ridicat inclusiv la Bruxelles
problema banilor de publicitate prin care ministerele cumparau presa (cam cum a inceput sa
practice doamna Udrea mai nou). Era tocmai pe cand Romania trebuia sa incheie
negocierile de aderare si subiectul pica prost, o asa interventie grobiana pe
piata presei s-a lasat cu o mustruluire in Raportul de tara. A pune Guvernul pe
jar tocmai intr-un asemenea moment de inalta importanta s-a lasat cu ceva
reprosuri cum ca nu am fi patrioti. Nu stiu de ce in Romania
"patriotismul" are prostul obicei de a se confunda cu punerea
batistei pe tambal. Monica Macovei a fost intrebata intr-un interviu despre
legarea fondurilor europene de chestiunea justitiei si a declarat: "Nici
eu nu v-as da bani dvs. daca nu as fi sigura ca-i folositi corect. (...) Daca politicienii, judecatorii, CSM-ul nu rezolva problemele, atunci cred ca trebuie sa folosim
presiunea externa, asa cum am folosit-o pentru orice schimbare reala din 1990
pana acum. Vreau sa avem garantia ca banii nu se duc in buzunarul lui Ionescu,
ci spre binele comunitatilor si dezvoltarea tarii". Mircea Geoana a
acuzat aceste declaratii ca reprezinta "o atitudine antinationala" si
a facut un apel la conducerea PDL "pentru a analiza daca aceste declaratii
sunt conforme cu statutul unui europarlamentar roman. Monica Macovei a facut un
gest ostil la adresa intereselor romanesti". Interesant este ca atat PSD,
cat si PDL isi propun in mod oficial in programele politice pentru
europarlamentare ridicarea monitorizarii pe justitie. Mircea Geoana si Traian
Basescu se cearta in declaratii de presa si isi arunca pisica unul altuia, semn
ca macar sunt bine informati si au auzit si ei ca raportul Comisiei Europene va
fi foarte critic. Remarc incapatanarea cu care Monica Macovei isi sustine liber
opinia chiar si atunci cand contravine cu linia oficiala a partidului din care
acum face parte. Ea sparge un consens destul de ilogic intre PDL, PSD si PNL,
despre care vorbeam acum doua saptamani aici. Practic, toate cele trei partide
sustin incheierea monitorizarii, chiar daca din motive diferite. Argumentul ca
Romania pierde din prestigiul sau in UE este unul temeinic si pot accepta
ingrijorarea politicienilor din acest punct de vedere. Insa din perspectiva mai
larga a intereselor societatii romanesti nu mi-e la fel de clar de ce trebuie
sa ne angajam cu totii in mod heirupist sa presam Comisia pentru a inceta
monitorizarea. Am facut ce am promis inainte de 2007? Nu, evident. Mai avem
dosare politice blocate in Parlament? Da. Avem tratament preferential pentru
dosarele de coruptie, mai ales unde sunt implicati demnitari? Da, evident. A
inlaturat CSM conflictele de interese ale membrilor
sai? Nu. Atunci, de ce sa ne bucuram ca se incheie monitorizarea? Este asta
lipsa de patriotism? Ma indoiesc. Lipsa de patriotism este, de pilda, sa tii
dosarele in Parlament, sa dai sentinte cu suspendare pentru coruptie, sa
incasezi doua salarii ca sef de instanta si membru CSM.
Este un exemplu bun atunci cand lipsa de patriotism se confunda cu nesimtirea.
PDL este intr-o situatie bizara pentru ca, desi a sustinut indeplinirea
criteriilor angajate inainte de aderare, acum doreste incetarea monitorizarii,
desi nu indeplinim acele criterii. Monica Macovei este in situatia bizara de a
avea dreptate impotriva curentului general. Iar PSD este in pozitia
confortabila in care a sabotat coerent lupta cu coruptia si acum se pune in
fruntea curentului care cere incetarea monitorizarii. Se petrece un transfer
simbolic de legitimitate: nu coruptia este problema, ci monitorizarea. Iar
usurinta cu care Mircea Geoana vorbeste despre atitudini antinationale arata ca
PSD vrea sa capitalizeze orgoliul national ca arma electorala. Avem bube in cap
in Europa? Macovei este de vina, dar si aia care ne critica, nu noi care votam
prostii in Parlament. Mai mult, liderul PSD imparte si biletele de voie pentru
intrarea in Parlamentul European. In aceasta logica, putem sa facem mizerii la
noi acasa, dar cand iesim in lume ne imbracam frumos, ascundem gunoiul sub pres
si zambim frumos la poza. Tot in aceasta logica, eu ar trebui sa ma intalnesc
cu expertii de la Comisia Europeana si sa le zic: bai, fratilor, oricate
prostii am fi facut meritam sa scapam de rusine, macar suntem buni patrioti!
Nastase a importat legal bideul din China, Micki spaga ramane cu ce a furat,
daca nu ne-ati convins atatia ani sa-i condamnam, asta e viata! C’est
la vie adica, noi suntem patrioti! Ne putem intreba in mod legitim daca
monitorizarea mai este sau nu eficienta si daca legarea de fondurile europene
reprezinta o amenintare credibila pentru decidentii romani. Este interesant sa
scriem studii si sa discutam aceste chestiuni pe la conferinte. Dar daca se pune chestiunea
in termeni de patriotism, atunci imi pare rau, eu refuz sa fiu genul acesta de
patriot. Sunt Micki spaga si Adrian Nastase destul de patrioti si pentru mine.
Din aceeasi categorie: Paradisuri diaboliceCorul premierilor canta pe trei
vociPret si dispret Voteaza
( da "Stampa, La" del
13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Dopo tre
infrazioni la legge punisce col divieto di navigare da due mesi a un anno DAL
CORRISPONDENTE A PARIGI Appuntamento all'autunno, quando la nuova «Alta autorità
per la diffusione e la protezione dei diritti su Internet» (Hadopi) spedirà le
prime mail di avvertimento ai pirati, premessa per le prime sospensioni del
servizio ai reprobi recidivi, che debutteranno nel 2010. Al secondo tentativo
il governo ce l'ha fatta; il senato ha approvato la contestatissima legge sulla
protezione dei diritti nella Rete: 296 voti contro 233, maggioranza risicata,
dove mancano fragorosamente 44 voti del partito di maggioranza e dei suoi
alleati del Nuovo centro. Segno che il progetto del ministro della Cultura
Christine Albanel ha davvero messo in burrrasca la società civile: «Mi spiace
non aver registrato una maggioranza più larga» ha commentato acida. Resta, e tutt'altro che coreografico, il ricorso alla Corte costituzionale già annunciato dalla
Gauche che parla di «legge eccezionale e di intimidazione». Si fa efficacemente
appello al parlamento europeo: un appena votato «emendamento 138» impone
infatti in questo campo prima di ogni sanzione una pronuncia del giudice.
Insomma Hadopi nasce già con dubbi di illegalità. Ma al governo interessava
anche e soprattutto imbarazzare i socialisti, alle prese con la furia del mondo
dello spettacolo dal cineasta Luc Besson all'attore Michel Piccoli, tutti a
favore della legge. Ora la Francia dispone di un arsenale per arginare la
pratica di scaricare illegalmente musica e film che non ha eguali in nessun
altro Paese: un prima avvertimento sarà inviato al pirata colto sul fatto; in
caso di recidiva entro sei mesi secondo avviso questa volta per raccomandata;
al terzo «furto» in un anno il servizo internet sarà sospeso da due mesi a un
anno con l'impossibilità di sottoscrivere un altro contratto. L'abbonato
continuerà però a pagare il canone, la classica doppia pena un tempo abborrita
da Sarkozy. E' esclusa la creazione di un casellario dei pirati; i fornitori di
internet daranno alla Alta autorità incaricata delle sanzioni solo nome e
coordinate elettroniche e postali del punito. A questo risoluto armamentario
repressivo potrebbe dare uno sgambetto la tecnologia: esistono già software
come «Freezer» inventato da un geniale studente francese di 18 anni che
permettono di sfuggire ai controlli. \
( da "Giornale di Brescia"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Edizione:
13/05/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:la città Brescia, la prima delle
Procure «disagiate» Organico carente in Procura: Brescia è la prima delle sedi
«disagiate» individuate a livello nazionale dal Guardasigilli Alfano. Cinque
secondo il ministero i pm che mancano all'appello, ma nove sono i posti di
fatto vacanti da mesi, cosa che comporta un superlavoro per i pochi colleghi
rimasti negli uffici giudiziari. Un problema che era stato evidenziato da tempo
dal procuratore capo Nicola Pace e dal procuratore aggiunto Fabio Salamone. Il
ministro della Giustizia ha dichiarato «disagiate» ben 41 Procure in tutta
Italia, proprio per le gravi scoperture d'organico e la nostra è la prima della
«lista nera», seguita dalle procure di Caltanissetta, Gela, Palmi, e Trapani
dove sarebbero quattro i posti da sostituto procuratore vacanti. Una
dichiarazione non da poco, dal momento che i magistrati che andranno a coprire
quei posti godranno di incentivi economici. Buona parte delle Procure
dichiarate disagiate si trovano nel Sud: 13 solo in Sicilia per 31 posti da pm
vuoti, 7 in Calabria (13 le vacanze) 3 in Sardegna e due in Basilicata. Ma
anche il Nord non è da meno: 11 le Procure individuate, tra le quali quella di
Brescia e quella di Trieste, ma pure di Milano, Alba, Aosta, Biella, Casale
Monferrato, Crema, Lecco, e Vercelli. Alfano le ha scelte tra 54 uffici
giudiziari requirenti di primo grado indicati dalla Terza
Commissione del Csm «attraverso una valutazione - sottolinea il ministro in una
lettera al vice presidente del Csm Nicola Mancino - che ha tenuto conto del
tasso medio di scopertura a livello nazionale, della percentuale di scopertura
dell'organico dell'ufficio, delle pendenze nonchè della specificità
territoriale e criminale di alcune sedi del Sud». Complessivamente i
posti da coprire per il Guardasigilli sono 76 e già oggi o domani - ma tutto
potrebbe saltare a causa di uno sciopero del personale di Palazzo dei
Marescialli - il plenum dovrebbe metterli a concorso. Entro il 25 maggio
(prorogabili sino al 29 se le domande saranno inoltrare per via gerarchica) i
magistrati interessati potranno dare la loro disponibilità al massimo per 5
sedi, senza possibilità di revoca.
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
AUTORITARISMO
SUGLI IMMIGRATI SEGUE DALLA PRIMA Si pensi a due tematiche che anche con un
governo di destra liberale, di stampo europeo, non necessariamente dovrebbero
richiedere interventi brutalmente repressivi, quello dei diritti civili e
quello dell'immigrazione. Sul primo fronte non si sa parlare e intervenire se
non in termini di divieti. Sono note le tattiche con le quali si è negato alle
coppie di fatto - ormai una moltitudine nel nostro Paese - un qualsiasi riconoscimento
pubblico tramite i Pacs. Poi, per i temi della bioetica, i rifiuti si
susseguono: dalla sperimentazione di nuove terapie alla
procreazione medicalmente assistita (è toccato alla Corte Costituzionale
eliminare le norme più restrittive della legge che regola la materia), dalla
sperimentazione su embrioni umani al testamento biologico. Quanto ai migranti,
non c'è provvedimento che non segni una limitazione della loro condizione.
Non ci sono più solo le uscite alla Borghezio o alla Gentilini. Si susseguono
le norme restrittive sui ricongiungimenti familiari, sui matrimoni misti, sulla
concreta possibilità di accedere alle cure sanitarie, sull'istruzione; e gli
inasprimenti penali. Come se tutto ciò non bastasse, oggi ci sono i
«respingimenti in mare», operazioni che, a tacer d'altro, non consentono
neppure di verificare se fra i poveri cristi rigettati in Libia vi siano
persone che avrebbero diritto all'asilo politico. Non c'è protesta che conti.
Si muovono organizzazioni umanitarie di ogni tipo, i giuristi, organismi
europei, il Vaticano, addirittura l'Onu. Niente da fare: tanta gente che vota
vuole che si operi così. E per chiarire di quale tipo di destra sia fatta
questo governo, c'è anche l'autorevole deputato della maggioranza che osa
proporre che alcuni vagoni della metropolitana di Milano siano riservati ai
milanesi. Anche su questa idea, del resto, tanta gente della Padania (e forse
non solo) potrebbe essere d'accordo. Giovanni Palombarini
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Giudice di serie
B Giudice di serie B Un turno a Pianu Dopo il posticipo Treviso-Vicenza, il giudice
ha squalificato per una giornata Pianu, difensore del Treviso. Salterà la
trasferta di Avellino. Treviso Primavera Sabato con la Reggina Si giocherà alle
14 al «Tenni» sabato 16 maggio l'andata degli ottavi di finale del campionato
Primavera fra Treviso e Reggina. Zigoni e Vicente saranno dirottati per
l'occasione dalla prima squadra alla formazione di Bosi. Serie D, le
squalifiche Monte, stop per due Sono stati squalificati per una giornata dal
giudice di serie D due giocatori del Montebelluna: Scappin e Schiavon. Nessuna
squalifica per l'Union Quinto. Spareggi Eccellenza Liapiave-Monfalcone E' il
Monfalcone l'avversario del primo turno degli spareggi-promozione di Eccellanza
per il Liapiave: andata il 24 maggio a San Polo, ritorno in Friuli il 31. Intanto
venerdì grande festa della società con 200 invitati al «Vecio Morer» di
Cimadolmo. Amichevole di lusso L'Istrana dal Chievo Domani alle 15 il Chievo ha
invitato per un'amichevole sul campo di Veronello il Gasparini Istrana, fresco
di salvezza in Promozione, in cui milita l'ex gialloblù Andrea Giordano.
Spareggi di Terza Domenica in campo La Figc provinciale ha deciso il primo
turno di playoff (sola andata) per la Terza categoria: domenica 17 maggio
Cimapiave-Campolongo, Ardita Pero-Santa Giustina, Csm
Resana-San Gaetano, Fontane-Rovere. Inoltre si giocherà Follinese-Valdosport
per il titolo provinciale (neutro di Volpago). Scuole calcio Basalghelle col
Bologna Il Basalghelle è entrato nel progetto «05-13 kids» del Bologna, che
annovera 26 società dilettantistiche in tutta Italia.
( da "Arena, L'" del
13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 13
Maggio 2009 NAZIONALE Pagina 2 I FAVOREVOLI Mantovano: «Non è vero, la
Bossi-Fini garantisce» ROMA Nel pacchetto sicurezza non si nasconde il rischio
che una madre immigrata possa non registrare all'anagrafe il proprio figlio
perché clandestina. «Ma la Bossi-Fini» spiega il sottosegretario all'Interno
Alfredo Mantovano, «prevede all'art. 19 comma 2, che la donna irregolare che dà
alla luce un bambino, ha titolo per ottenere un permesso di soggiorno di sei
mesi e quindi diventa regolare. La Corte Costituzionale,
poi, ha dato la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno anche al
padre». Quindi, sottolinea Mantovano, entrambi i genitori hanno titolo a fare
tutto, anche la denuncia all'anagrafe del bambino. Secondo Mantovano, dunque,
il reato di clandestinità e la non possibilità di richiedere licenze o atti di
stato civile per gli irregolari non creano il rischio che si rinunci a
denunciare i neonati. Tutto nasce dal comma f dell'art. 45, approvato dal
Senato, chiamato a sostituire due righe dell'art. 2 del decreto legislativo 286
del 1998 sull'immigrazione. Dunque è previsto l'obbligo di presentare il
permesso di soggiorno «ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni,
iscrizioni ed altri provvedimenti», per la richiesta degli «atti di stato
civile o per l'accesso a pubblici servizi». Secondo il ddl sicurezza, non serve
il permesso di soggiorno per motivi sportivi e ricreativi e, questa la novità,
per «l'accesso alle prestazioni sanitarie».
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Primo Piano
Pagina 104 Immigrati irregolari, scontro sui «figli invisibili» --> ROMA Nel
giorno del voto di fiducia alla Camera sul ddl sicurezza non si placano le
polemiche sulle norme riguardanti lo stato civile degli immigrati irregolari.
Punto controverso è, in particolare, l'interpretazione delle misure relative
all'iscrizione dei neonati all'anagrafe. Secondo associazioni e opposizione i
figli degli irregolari rischiano di diventare «invisibili» in quanto non
saranno iscritti all'anagrafe dai genitori per evitare che mamme e papà senza
permesso di soggiorno siano denunciati ed espulsi. Con la possibilità,
segnalata dal Pd, di arrivare alla messa in adozione. Replica il governo
tramite il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano: nel pacchetto
sicurezza non si nasconde il rischio che una madre immigrata possa non
registrare all'anagrafe il proprio figlio perchè clandestina. LE CRITICHE DEI
GIURISTI Per ogni pratica anagrafica, dalla nascita al matrimonio, servirà
quindi la presentazione del permesso di soggiorno a meno di incorrere nella
denuncia di immigrazione clandestina. Secondo l'Associazione di studi giuridici
sull'immigrazione (Asgi) il ddl sicurezza rischia di dare vita a vere e proprie
«società parallele» di immigrati irregolari, anzi «invisibili». La questione
riguarda in particolare la donna clandestina che partorisce in Italia, ma non è
in possesso del permesso di soggiorno: se iscriverà il figlio all'anagrafe
potrà essere denunciata per immigrazione clandestina. LA REPLICA DEL GOVERNO
«La Bossi-Fini prevede all' articolo 19, che la donna irregolare che dà alla
luce un bambino ha titolo per ottenere un permesso di soggiorno di sei mesi.
Quindi da irregolare diventa, a tutti gli effetti, regolare. La Corte Costituzionale ha dato la possibilità di ottenere il
permesso di soggiorno anche al padre, se irregolare». Ciò significa che
entrambi i genitori hanno titolo a fare tutto, compresa la denuncia
all'anagrafe del bambino. Amnesty International, Consiglio italiano per i
rifugiati, Medici Senza Frontiere, Save the Children e Società italiana
di medicina delle migrazioni e la stessa Asgi hanno espresso «profonda
preoccupazione per le barriere all'esercizio di alcuni diritti fondamentali da
parte dei migranti, che sorgerebbero con l'introduzione del reato di ingresso e
soggiorno illegale.
( da "Nuova Venezia, La"
del 13-05-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino
di Padova, Il)
Argomenti: Giustizia
Pagina 10 -
Regione AUTORITARISMO SUGLI IMMIGRATI SEGUE DALLA PRIMA Si pensi a due tematiche
che anche con un governo di destra liberale, di stampo europeo, non
necessariamente dovrebbero richiedere interventi brutalmente repressivi, quello
dei diritti civili e quello dell'immigrazione. Sul primo fronte non si sa
parlare e intervenire se non in termini di divieti. Sono note le tattiche con
le quali si è negato alle coppie di fatto - ormai una moltitudine nel nostro
Paese - un qualsiasi riconoscimento pubblico tramite i Pacs. Poi, per i temi
della bioetica, i rifiuti si susseguono: dalla sperimentazione
di nuove terapie alla procreazione medicalmente assistita (è toccato alla Corte
Costituzionale eliminare le norme più restrittive della legge che regola la
materia), dalla sperimentazione su embrioni umani al testamento biologico.
Quanto ai migranti, non c'è provvedimento che non segni una limitazione della
loro condizione. Non ci sono più solo le uscite alla Borghezio o alla
Gentilini. Si susseguono le norme restrittive sui ricongiungimenti familiari,
sui matrimoni misti, sulla concreta possibilità di accedere alle cure
sanitarie, sull'istruzione; e gli inasprimenti penali. Come se tutto ciò non
bastasse, oggi ci sono i «respingimenti in mare», operazioni che, a tacer
d'altro, non consentono neppure di verificare se fra i poveri cristi rigettati
in Libia vi siano persone che avrebbero diritto all'asilo politico. Non c'è
protesta che conti. Si muovono organizzazioni umanitarie di ogni tipo, i
giuristi, organismi europei, il Vaticano, addirittura l'Onu. Niente da fare:
tanta gente che vota vuole che si operi così. E per chiarire di quale tipo di
destra sia fatta questo governo, c'è anche l'autorevole deputato della
maggioranza che osa proporre che alcuni vagoni della metropolitana di Milano
siano riservati ai milanesi. Anche su questa idea, del resto, tanta gente della
Padania (e forse non solo) potrebbe essere d'accordo. Giovanni Palombarini
( da "Nuova Sardegna, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
L'elenco del
ministro Sedi disagiate 4 Procure dell'isola CAGLIARI. Sono 41 le procure, fra
cui quelle di Nuoro, Oristano, Tempio e Lanusei - per un totale di 76 posti
vacanti da coprire - individuate come sedi disagiate dal Guardasigilli Angelino
Alfano nell'ambito dell'elenco complessivo di 54 uffici
giudiziari requirenti di primo grado trasmesso al dicastero dal Csm. A Nuoro
mancano due magistrati, a Oristano, Tempio e Lanusei uno. Palazzo dei
marescialli dovrà ora approvare in plenum il bando di pubblicazione di questi
posti, cosa che dovrebbe accadere già questa settimana. I magistrati
interessati dovranno dare la propria disponibilità per 5 sedi entro il 25
maggio. L'elenco delle sedi disagiate è stato stilato dal ministro e
inviato al Csm tenendo conto del tasso medio di scopertura a livello nazionale,
della percentuale di posti vacanti, delle pendenze nell'ufficio e della
specificità territoriale e criminale che riguardano uffici del Sud.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 13
Maggio 2009 CRONACA Pagina 15 GIUSTIZIA. Anche l'ufficio bresciano tra i
quarantuno dicharati con organico insufficiente dal ministro Alfano Procura,
sede disagiata È la città messa peggio: concorso per cinque posti incentivi per
i magistrati che accetteranno C'è anche la procura di Brescia tra le 41
dichiarate sedi disagiate, per gravi scoperture di organico, dal ministro della
Giustizia Angelino Alfano. E Brescia è quella messa peggio: in organico la
procura dovrebbe avere 24 magistrati, 22 sostituti e 2 procuratori aggiunti. In
realtà negli uffici della procura bresciana, divisa in due sedi e pronta a
trasferirsi nel nuovo palazzo di via Gambara, sono effettivamente in servizio
un procuratore aggiunto e 10 sostituti procuratori, oltre al procuratore capo.
Per la procura della nostra città il ministro ha deciso che venga pubblicata in
concorso la disponibilità di cinque posti. I magistrati che sceglieranno le
sedi disagiate riceveranno un incentivo economico. Pare che l'incentivo si
aggiri su duemila euro al mese. Obiettivo del ministro è di coprire 76 posti da
pm. La maggior parte delle sedi disagiate sono dislocate al Sud: 13 in Sicilia
per complessivi 31 posti da pm vuoti, 7 in Calabria (13 le vacanze) 3 in
Sardegna e due in Basilicata. Ben 11 sedi disagiate sono a Nord e tra queste
c'è anche Brescia, con 5 posti da riempire (e una vacanza di undici posti). In
grave situazione al Nord anche Trieste, sei uffici del distretto di Torino
(Acqui Terme, Alba, Aosta, Biella, Casale Monferrato, Vercelli) e due del
distretto di Milano (Lecco e Voghera). Le sedi sono state scelte dal ministro
tra 54 uffici giudiziari requirenti di primo grado indicati dalla Terza
commissione del Csm. In tutto i posti da coprire sono, come
detto, 76 e già oggi o domani - ma tutto potrebbe saltare a causa di uno
sciopero del personale di Palazzo dei Marescialli - il plenum dovrebbe metterli
a concorso. Entro il 25 maggio (la data è prorogabile fino al 29 se le
richieste saranno inoltrate per via gerarchica) i magistrati interessati
potranno dare la loro disponibilità al massimo per cinque sedi. La
disponibilità non potrà essere revocata. Dall'elenco del ministro emerge
dunque, chiaramente, che è la procura di Brescia quella a essere nella peggior
situazione di emergenza seguita a ruota da quelle di Caltanissetta, Gela, Palmi
e Trapani, ognuna con quattro posti scoperti. Tre, invece, i posti senza
titolare a Catanzaro, Enna, Locri, Termini Imerese e Vibo Valentia. Due i posti
da inserire in concorso per Crotone, Gorizia, Lamezia Terme, Nuoro, Paola,
Patti, Ragusa, Sciacca e Voghera. Un solo posto da coprire per le altre sedi.
( da "Unita, L'" del
13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
MASSIMO SOLANI
Ingenuamente pensavo che i processi di liberalizzazione riguardassero
l'interesse generale della cittadinanza e non le ideologie o i condizionamenti
di partito. Forse mi sbagliavo». Rosario Trefiletti, presidente di
Federconsumatori, è un fiume in piena mentre scorre i suoi appunti sulla marcia
a tappe forzate che la maggioranza sta portando avanti per abbattere le
liberalizzazioni del governo Prodi. «Questo - dice - è un governo a cui stanno
più a cuore gli interessi dei poteri forti e delle lobby che non quelli di
milioni di cittadini». Che non avranno più nemmeno lo strumento della class
action per chiedere tutela. «Così si nega ai consumatori uno strumento
fondamentale di difesa dei propri diritti che assicura trasparenza all'intero
mercato. Non dimentichiamo che la class action è nata negli Stati Uniti ossia
nel paese capitalistico per eccellenza, non in Unione Sovietica. Ed è stata
pensata per avere un mercato meno asimmetrico, più trasparente e regolato in
favore della parte più debole. Se, come la maggioranza sembra intenzionata a
fare, si dovesse annullare la retroattività della class action sarebbe un fatto
gravissimo, un vulnus all'idea stessa di un mercato più vicino ai consumatori. Ma qualora dovesse passare una norma così solleveremo il problema
di fronte alla Corte Costituzionale». Il menu della controriforma in atto sul
tema liberalizzazioni è lungo. Parliamo di sanità? «Questo è un governo che si
definisce liberale e attento al mercato, ma ho l'impressione che l'attenzione
invece sia tutta concentrata ai diritti dei poteri forti. Non si
spiegano altrimenti tutti i tentativi di annullare quello che è stato fatto per
rendere più simmetrici i poteri del mercato. E le novità nel settore sanitario
lo dimostrano ampiamente: con la possibilità di vendita dei farmaci da banco al
di fuori delle farmacie si è creato un aumento della qualità del servizio, una
diminuzione dei prezzi stimata fra il 18 e il 25% e migliaia di nuovi posti di
lavoro. E il centrodestra che fa? Azzera le possibilità di esistenza delle
parafarmacie decretandone la morte da qui a dieci anni. Un colpo di spugna
francamente incomprensibile, a meno che non lo si voglia vedere come un favore
alle vecchie corporazioni». Scorriamo ancora la lista? Parliamo delle novità in
tema di assicurazioni? «Questo è un settore fondamentale per la vita dei
cittadini in cui le norme volute da Bersani introdussero novità
importantissime: dall'indennizzo diretto al plurimandatario, fino alla modifica
dei contratti pluriennali. In questo settore il cittadino è debolissimo di
fronte ai grandi potentati eppure il governo sta facendo di tutti per azzerare
le nuove norme. E non va meglio nel settore dei carburanti: i costi di benzina
e gasolio sono saliti alle stelle sulla scia del rialzo del petrolio, eppure
non è mai stata utilizzata la possibilità, introdotta da Bersani, di congelare
le accise». Eppure si puntava addirittura alla liberalizzazione dei punti
vendita. Sparirà anche quella? «Era la via maestra per ingenerare un meccanismo
virtuoso di riduzione dei prezzi introducendo la possibilità di vendita dei
carburanti nella grande distribuzione. E invece la maggioranza vuole introdurre
norme che obblighino gli impianti a fornire anche gas e metano, ben sapendo che
supermercati e grandi magazzini non avranno gli spazi sufficienti. Questo
significa dare colpi mortali al processo di liberalizzazione del settore
ignorando che proseguendo su questa via si potrebbero risparmiare ben 6 o 7
centesimo al litro». Ultima tappa: le tariffe minime per le libere professioni.
«Qui siamo ancora al livello di iniziative e movimenti sotterranei, ma ci sono
già disegni di legge in campo. Mentre clamorosa è la proposta di legge che mira
a modificare il meccanismo di elezione dei concessionari per l'energia. Oggi servono
i due terzi, domani basterà la maggioranza semplice. Il che vuol dire
ricondurre l'Autorità sotto la sfera di influenza del governo, un progetto che
mina alla radice la possibilità di autonomia di figure alle quali, per loro
stessa natura, si chiede di essere al di sopra delle parti».
( da "Unita, L'" del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Ezio Pelino La
Chiesa e i suicidi Chi non ricorda la cassa di Welby sul piazzale, fuori della
chiesa chiusa, sbarrata? Lì è rimasta a lungo, sola, nel vento freddo.
Inutilmente la moglie, credente, ha bussato alla porta della parrocchia. Non
era degno di un funerale religioso perché aveva detto basta ad una non-vita, ad
una interminabile dolorosa agonia. Un suicida in peccato mortale. Ora, nella
mia città, un finanziere uccide la moglie, la suocera e si uccide. Per lui, pluriassassino
e suicida, quella porta si è aperta e si sono tenuti regolarmente i funerali
religiosi. Con tutta l'umana pietà per questa tragedia familiare, non si può
non chiedersi il perché di questa differenza di trattamento. La Chiesa presume
di parlare e decidere nel nome di Dio, ma la divinità non è capricciosa, ce
l'hanno insegnato tutti i filosofi. E non condanna una persona, un capro
espiatorio, perché vuole condannare un principio, quello
dell'autodeterminazione di fronte all'accanimento terapeutico. Riteniamo,
religiosamente, che ha la stessa infinita misericordia per tutti gli uomini che
soffrono o che sbagliano. Aurelio del Vecchio Toghe governative? Auspico che in tempi rapidi il Csm chiarisca quanto appreso da
"la Repubblica" del 9 maggio, sul perché, a fronte dell'inchiesta sui
rifiuti, il Procuratore Capo di Napoli, Giandomenico Lepore, abbia operato la
scelta di separare alcune posizioni, tra le quali quella del Prefetto Pansa e
del Sottosegretario Bertolaso. Lo stralcio sarebbe stato dettato dall'esigenza
di non turbare il governo, teso a risolvere la grave emergenza, che
attanagliava la Campania. Ciò si apprende da una lettera inviata al Csm dal
Procuratore aggiunto De Chiara. Non vorrei che l'intento di non turbare il
governo in carica, corrispondesse per intero ad un deprecabile "non
disturbare il manovratore". La qual cosa, se confermata in tali termini,
ha per me un senso eversivo, con un potere giudiziario remissivo e dipendente
dal potere politico. Altro che "toghe rosse" sempre evocate da
Berlusconi, per inficiare e denigrare tutte le inchieste, che lo hanno
riguardato, fino a costringere egli il Parlamento a leggi "ad
personam". Stefano Sguinzi Un lungo percorso di vita Dopo un lungo
percorso di vita, sono prossimo ai 72 anni, mi sento profanato, tradito da
quanto sta accadendo sotto i nostri occhi. Come milanese mi vergogno che ci sia
qualcuno che voglia ricostruire l'apartheid in quella che è stata la capitale
morale dell'Italia e che qualcun altro voglia ricostituire le ronde notturne
nel tentativo di mettere un argine al diffondersi della violenza quando, in un
non dimenticato passato, sono state responsabili di aggressioni inaudite. Come
cattolico mi sento moralmente offeso che ci siano uomini che menano vanto di
riportare ai porti di origine gli immigrati catturati in mare senza neppure
verificare chi sono e chiedersi che cosa li attenda una volta ritornati al
luogo di origine. Come cittadino italiano mi fa schifo sentire il nostro
Premier affermare che noi non siamo un Paese multietnico quando è
universalmente noto che potremo salvarci economicamente accettando la capacità
di lavoro degli altri. Germana Cesarano Non dimentichiamo la Shoah! Ho avuto
modo di conoscere una signora romana moglie di un sopravvissuto ai campi di
sterminio. Anche suo padre è morto nei campi. Lei fortunatamente è scampata
alla deportazione ma, ancora oggi, quando deve parlare di quel periodo, ricorda
con le lacrime di essere stata cacciata perché ebrea dalla scuola italiana e di
non aver potuto frequentare le elementari. Alla fine della guerra non ha potuto
più farlo. Questa espulsione le ha lasciato una ferita ancora oggi aperta.
Forse la sua testimonianza andrebbe fatta ascoltare a chi vuole impedire ai
bambini, perché clandestini, di non avere uguali diritti. Eralda Caserio Ovadia
in bacheca Bravo a Moni Ovadia, essere umano grandissimo, intellettuale che sa
parlare perché è vivo, invece di essere imbalsamato come tantissimi politici e,
purtroppo, tanti intellettuali. Ho ingrandito il suo articolo del 9 maggio e lo
metterò ben in vista in bacheca presso il mio Municipio.
( da "Unita, L'" del
13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
LEGGE 40: SE LA DESTRA CI RIPROVA DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA Un mese
fa, quando la Corte Costituzionale bocciò parzialmente la legge 40 sulla
procreazione medicalmente assistita, eliminando alcune delle sue parti più
controverse, la maggioranza di centro-destra, si affannò a spiegare che la
sentenza non ne intaccava comunque l'impianto. Ora disponiamo delle
motivazioni della sentenza, ed emerge chiaramente la pretestuosità di quelle
affermazioni: si tratta di una bocciatura senza appello della legge. Non poteva
che essere così. La Corte Costituzionale ha detto "no" ad una legge
irragionevole e iniqua, che in ossequio a finalità ideologiche non ha alcun
rispetto per la salute della donna e la libertà della scienza: diritti che,
giova ricordarlo, sono espressamente tutelati e garantiti dalla Costituzione.
Viene sancito che non spetta al legislatore individuare di volta in volta il
numero di embrioni idoneo «per assicurare un serio tentativo di procreazione
assistita, riducendo al minimo ipotizzabile il rischio per la salute della
donna e del feto». E viene dettoi che il limite dei tre embrioni per volta da
impiantare contemporaneamente in utero, viola l'articolo 3 della Costituzione,
«sotto il duplice profilo del principio di ragionevolezza e di quello di
uguaglianza». Esattamente quello che come associazione Luca Coscioni avevamo
sostenuto fin dal primo momento. Si tratta di una sentenza importante: consente
una maggiore tutela della salute della donna; e restituisce quella necessaria
flessibilità di scelta sulla quantità di ovuli da impiantare che spetta alla
professionalità del medico valutare, caso per caso. Una sentenza che potrà
contribuire a ridurre l'avvilente fenomeno del turismo procreativo. La Società
italiana di studi di medicina della riproduzione ricorda che sono circa 10mila
ogni anno le coppie costrette a rivolgersi a centri esteri di procreazione
assistita. Ora occorrerà vigilare. La sottosegretaria al Welfare Eugenia
Roccella, all'indomani della sentenza, ha promesso nuove linee guida per i
centri specializzati che giustamente lamentano la mancanza di indicazioni
concrete. Da questa maggioranza ci si può benissimo aspettare il tentativo di
inserire disposizioni che ripristino il divieto di analisi pre-impianto e
cerchino di annullare la sentenza della Corte Costituzionale. Per questo
propongo un tavolo condiviso fra società scientifiche, istituzioni e
associazioni di pazienti, con naturalmente - se vorrà partecipare - il
vice-ministro alla Sanità Ferruccio Fazio; un tavolo che consenta di
identificare un percorso nuovo, nell'interesse della salute delle donne.
Deputata Radicale
( da "Tempo, Il" del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
stampa Il Pdl
all'attacco. Jole Santelli presenta una proposta di legge: pene più dure
L'ultima crociata di Ghedini contro le nuove Wanna Marchi Il Pdl contro i
truffatori della tv . Un libro, un convegno e una proposta di legge saranno il
tridente della nuova campagna del principale partito della maggioranza che
parte stamattina. L'appuntamento è alla sala del Refettorio, Palazzo san
Macuto, dove verrà presentato il libro «La strega della Tv: Wanna Marchi.
Ascesa e caduta di un mito» scritto da Stefano Zurlo ed edito da Albatross
Entertainment e Bietti media. A guidare la crociata Niccolò Ghedini, deputato
anche se più noto per essere l'avvocato di Berlusconi, assieme a Jole Santelli,
anche lei deputata consentina e avvocato penale (è stata anche sottosegretario
alla Giustizia). Ci saranno anche il senatore del Pdl Piero Longo, anche lui avvocato e docente di diritto e procedura penale, il
consigliere del Csm Fabio Roia, l'avvocato Marco Marzari, legale delle vittime,
l'avvocato Carlo Rienzi, presidente Codacons, Alessandro Jacchia, presidente e
amministratore delegato Albatross e Jimmy Ghione, inviato di Striscia la
notizia. Fin qui le notizie essenziali. Dietro l'iniziativa c'è altro.
Spiega Jole Santelli che presenterà alla Camera una proposta di legge per
inasprire le pene contro i truffatori della tv: «È un reato davvero odioso
perché approfitta della grande credibilità che ha la televisione italiana unita
al fatto che punta sulla magia e l'occulto. Ebbene, il nostro codice non
prevede questa particolare fattispecie che è più grave delle
"normali" truffe». E dunque si andrà incontro a un inasprimento di
pene? «Diciamo a una rimodulazione - spiega la Santelli -. Non si tratta
semplicemente di inasprire ma di un provvedimento più organico». Come è nata
questa iniziativa? «Innanzitutto leggendo i giornali e vedendo la tv. Poi
abbiamo incontrato i legali delle vittime e indubbiamente ci troviamo di fronte
a storie impressionanti. Non si rimane insensbili». Nessun imbarazzo che la
politica corra dietro a un tg satirico? La deputata Pdl non si scompone per
nulla: «In verità è un tg satirico che sa fare anche un ottimo giornalismo
d'inchiesta. L'importante è la politica non resti ferma, sappia guardarsi
attorno e decidere, difendere i più deboli».
( da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina IV -
Napoli Il merito "De Chiara è al fianco dei pm" Caso Lepore, il
sostituto Amato rompe il silenzio. Verso l´assemblea Va riconosciuto al
procuratore aggiunto di aver detto ciò che sapeva mostrando di stare vicino ai
due magistrati in un passaggio tanto delicato: il dato significativo è questo
DARIO DEL PORTO L´ipotesi circola ormai da un paio di giorni ma una decisione
verrà presa solo domani: i sostituti della Procura di Napoli si riuniranno in
via informale per valutare la possibilità di chiedere un´assemblea sul nuovo
caso aperto intorno allo stralcio delle posizioni dei prefetti Guido Bertolaso
e Alessandro Pansa dall´inchiesta rifiuti. Sarebbe la seconda in pochi giorni,
dopo quella sfociata nel documento, firmato anche dal procuratore capo
Giandomenico Lepore, che aveva determinato l´apertura della pratica "a
tutela" dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo a seguito delle
dichiarazioni del premier Berlusconi sui manager «eroi» di Impregilo. Adesso
fra gli atti di quella pratica, che è stata discussa proprio ieri in prima
commissione, c´è anche la nota inviata dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara
per integrare il contenuto della sua audizione. Nella lettera, il coordinatore
del pool Ecologia riferiva che Lepore aveva motivato la volontà di procedere
allo stralcio, non condiviso dai pm Noviello e Sirleo, «con la preoccupazione
per un eventuale deterioramento del rapporto istituzionale governo-magistratura
partenopea». E dal fronte dei pm rompe il silenzio Sergio Amato, che commenta:
«Va riconosciuto a De Chiara il merito di aver detto ciò che sapeva, mostrando
di stare al fianco dei sostituti in un passaggio tanto delicato. Il dato
significativo è questo, al di là delle considerazioni sui modi e sui tempi
dell´iniziativa». Il procuratore, da parte sua, ha più volte ribadito di aver
voluto innanzitutto garantire, con lo stralcio, la possibilità di esercitare a
pieno il diritto di difesa agli indagati che non erano stati raggiunti (a
differenza dei 25 per i quali fu chiesto e successivamente ottenuto il rinvio a
giudizio) da misura cautelare. Ma ha anche aggiunto, il capo dei pm, di aver
«soppesato limiti e conseguenze» che un´iniziativa ritenuta
«in quel momento incompleta» avrebbe determinato sull´emergenza rifiuti che
infuriava in quei giorni di luglio 2008. La prima commissione del Csm ha
rinviato ogni decisione alla lettura completa degli atti, comprese le audizioni
di Lepore e dei pm Noviello e Sirleo tenute davanti al consiglio giudiziario.
( da "Bloomberg" del
13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
By Keith Naughton
May 13 (Bloomberg) -- Ford Motor Co., whose founding family still wields power
through a special class of stock, avoided a U.S. bailout and eased concerns
that it would collapse. Investors are still waiting for losses to end. Forgoing
aid helped Ford double its stock price this year, which probably heralds shareholders'
fifth straight rejection of a bid to strip Henry Ford's heirs of their voting
control at the company's annual meeting tomorrow in Wilmington, Delaware. Such
an outcome would keep Ford on Chief Executive Officer Alan Mulally's plan for a
break-even year in 2011 after deficits totaling $31.4 billion since the end of
2005. While losses would persist, Ford isn't sliding toward a bankruptcy like
General Motors Corp. that would erase most of its equity. "All the
shareholders' interests are aligned, which you didn't have for the last 40
years," said Bernie McGinn, CEO of McGinn Investment Management in
Alexandria, Virginia, which holds more than 300,000 Ford shares. Ford, the only
U.S. automaker to eschew a federal rescue, raised $1.43 billion yesterday by issuing
300 million shares of common stock. Mulally plans to use the proceeds to
buttress the balance sheet and finance a union-run medical fund. The prospect
of share-price dilution helped drag the stock to an 18 percent decline
yesterday, the most since November. Ford fell $1.07 to $5.01 in New York Stock
Exchange composite trading. The stock sale is an 11 percent increase in the 2.8
billion shares outstanding as of May 1, based on Bloomberg data. Safer' Company
"Alan Mulally is taking advantage of the recent run-up in the stock price
to make the company safer," McGinn said. "He's put some cash in the
bank, gained some flexibility and kept the company out of government hands,
where you have no say." Mulally, 63, will preside over his third annual
meeting since joining Ford in 2006. While he hasn't delivered profits or paid a
dividend, his borrowing of $23 billion almost three years ago cushioned
Dearborn, Michigan-based Ford against losses including a record $14.7 billion
last year while adding new models and cutting jobs. The voting-rights proposal
echoes past battles more than anger over current performance. In 2006,
shareholders arrived in Wilmington with the stock down 9.6 percent for the year
while GM had surged 40 percent, stoking discontent. Now, GM likely will join
Chrysler LLC in bankruptcy by June 1. Governance Proposal Dissident
shareholders failed in their previous bids to amend the Class B stock structure
that gives the Ford family 40 percent of the voting control over the
105-year-old automaker. The governance change polled 27.4 percent of the shares
cast in 2007, its best showing. Directors including Executive Chairman Bill
Ford and Edsel Ford II recommend rejection again this year. Yesterday's stock
swoon may have been investors responding to a stock price that almost tripled
since March 4, when Ford announced a plan that pared debt by $9.9 billion, said
Kevin Tynan, an Argus Research analyst in New York. "Ford is trading on
headline news right now," said Tynan, who advises selling the stock.
"If you just made 200 percent, there's not a whole lot of reason to hang
around." On May 6, Ford announced plans to spend $550 million to retool a
Wayne, Michigan, sport-utility vehicle factory to make small cars, including an
electric version of the Focus model. Low-interest U.S. loans to help build
fuel-efficient vehicles may cover as much as $440 million of the cost. Ford has
gained U.S. retail market share in six of the last seven months, even as its
domestic sales have fallen 40 percent this year in the worst auto market in 27
years. Labor, Debt While GM and Chrysler struggled to reach accords with
creditors and the United Auto Workers, Ford won UAW concessions to cut yearly
labor costs by $500 million and engineered the debt-reduction deal. "It
seems like Mulally is really feeling it, he's made some good calls,"
Shelly Lombard, a debt analyst for Gimme Credit of Montclair, New Jersey, said
in an interview. "He's showing the market how Ford can be
opportunistic." Supplier shutdowns remain a risk because Ford shares 70
percent of its partsmakers with GM and 64 percent with Chrysler, according to consulting firm CSM Worldwide in Northville, Michigan. GM is closing 14 plants for
as much as nine weeks and Chrysler idled most factories until it emerges from
Chapter 11. "There are still a lot of storm clouds on the horizon because
of the supplier situation," said Tynan, the Argus analyst. "If
Ford can get through that, they'll end up being the best domestic automaker.
But that is no small if." Ford also may end up at a disadvantage should GM
and Chrysler leave bankruptcy with lower costs and revitalized lineups from
their $19.4 billion in U.S. cash infusions, Tynan said. Bill Ford,
great-grandson of Henry Ford, told reporters at the Wayne factory announcement
that it's premature to proclaim a turnaround after losses since the second half
of 2005, the automaker's last profitable year. "For us to declare success
right now would be wrong," said Ford, who ceded the CEO job when he hired
Mulally. "We feel good about where we are, but we've got a long way to
go." To contact the reporter on this story: Keith Naughton in Southfield,
Michigan, at Knaughton3@bloomberg.net; Last Updated: May 13, 2009 00:01 EDT
( da "Stampa, La" del
13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
DAGLI USA A
MONACO Estradato Demianjuk il "boia di Sobibor" BERLINO Potrebbe essere
l'ottantanovenne sulla sedia a rotelle atterrato ieri mattina a Monaco di
Baviera l'imputato dell'ultimo grande processo per crimini nazisti in Germania.
Ex soldato dell'Armata rossa catturato dai nazisti nel 1942, l'ucraino Ivan
Demianjuk si trasferì nel 1952 negli Usa, cambiando il suo nome in John e
mentendo sul suo passato. Ma un documento di 21 pagine oggi lo accusa di aver
aiutato i nazisti a uccidere 29.000 ebrei nel campo di sterminio di Sobibor,
tra il marzo e il settembre del 1943. Vista la sua età gli inquirenti tedeschi
non vogliono perdere altro tempo. Prima di tutto occorre infatti stabilire se
sia in grado di seguire un processo, visto che la lista dei suoi acciacchi è
lunga. È proprio a quella lista che la sua famiglia si è aggrappata per
bloccare l'estradizione da Cleveland, la città in cui Demianjuk viveva finora.
Invano. E così, dopo l'arrivo in aeroporto, l'uomo è stato
trasferito in ambulanza nel carcere di Stadelheim. Nel pomeriggio di ieri gli è
stato letto il mandato d'arresto. Demianjuk, dal canto suo, nega tutto e i suoi
avvocati non escludono di ricorrere davanti la Corte costituzionale tedesca. \
( da "Nuova Sardegna, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 13 -
Gallura I penalisti preparano lo sciopero «Chiediamo il potenziamento» Il nuovo
organico prevede 18 magistrati e il presidente di sezione GIAMPIERO COCCO
TEMPIO. Il potenziamento degli organici e l'introduzione di una figura apicale,
nelle file della magistratura gallurese, qual'è quella del presidente di
sezione, già prevista nel piano di rafforzamento approvato dal Csm e dal
ministero della Giustizia. «Il G8 si è rivelato una falsa promessa, ma a noi
serve una giustizia che funzioni per 365 giorni
l'anno, non soltanto in occasione dei vertici internazionali» dice il presidete
della camera penale Domanico Putzolu. Nei prossimi giorni si terrà un'assemblea
degli avvocati penalisti per discutere sulla gravissima sistuazione che si è
venuta a creare in tribunale con la partenza di diversi magistrati e il
conseguente blocco dell'attività penale, che non solo procede a rilento, ma in
alcuni casi è paralizzata. «Uno dei motivi riguarda il mancato rinnovo dei
contratti di collaborazione con le società di stenotipia - spiega Domenico
Putzolu - ed è quindi impossibile, per questioni procedurali, effettuare
interrogatori o celebrare processi in assenza della
prevista registrazione di quanto accade e viene detto durante il dibattimento.
A questo vanno aggiunte le croniche carenze nelle file della magistratura, e si
deve all'attivismo del nuovo presidente del tribunale, Gemma Cucca, il
rinnovato interesse da parte della corte d'appello di Cagliari ai problemi che attanagliano la giustizia
in Gallura. Certo, le parole non bastano, servono i fatti. Nella prossima
assemblea discuteremo le forme e i modi per far sentire la nostra voce, sempre
in perfetta sintonia con i vertici del tribunale, sui quali riponiano grande
fiducia». L'occasione (mancata) del G8 ha impedito l'arrivo in Gallura di sette
magistrati in applicazione semestrale, che avrebbero dovuto occuparsi degi
potenziali problemi giudiziari (leggi disordini e
arresti) che avrebbero potuto verificarsi nelle giornate del vertice tra i
Grandi. La decisione di trasferire il vertice in Abruzzo ha bloccato questi
trasferimenti, peraltro non ancora operativi. Da quì le
richieste di una maggior attenzione, da parte del ministero della Giustizia,
all'attività giudiziaria gallurese, penalizzata dall'assenza di personale
amministrativo e di magistrati. Un problema, quello della paralisi degli uffici
giudiziari, evidenziato dall'associazione nazionale magistrati della Sasrdegna
nei giorni scorsi.
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 4 -
Gorizia «E il Tribunale rimarrà» È il risultato di un summit che si è svolto a
Roma Le reazioni IL RISULTATO L'incontro è stato organizzato dal senatore
Collino: soddisfatto il presidente della Camera penale
Della questione del riconoscimento quale sede disagiata, e più in generale dei problemi della giustizia a Gorizia, si è parlato, ieri, in un vertice svoltosi a Roma. Un
summit nella sede della Commissione Giustizia del Senato dal quale è emerso che
la paventata ipotesi chiusura degli uffici giudiziari di via Sauro risulta
attualmente esclusa. Si è trattato di un incontro organizzato dal
senatore Giovanni Collino, il quale, non più tardi di sabato, era stato in
visita a Gorizia rendendosi così conto della «forte necessità di risposte da
parte degli operatori della giustizia isontina».
Collino era stato poi contattato dal presidente della Camera penale di Gorizia
Riccardo Cattarini «e in seguito a quel contatto - spiega lo stesso senatore -
ho scelto di farmi promotore di questo vertice romano». L'incontro di ieri si è
svolto, come detto, nella sede della Commissione giustizia
di Montecitorio alla presenza dello stesso Collino e di Cattarini e del
presidente della Commissione giustizia, senatore
Filippo Berselli. Sono stati affrontati, secondo quanto riferito da Collino,
tutti i temi principali della giustizia penale
isontina, in primis la questione inerente al futuro del Tribunale goriziano:
«Attualmente - ha riferito il senatore - sembra certo che la permanenza e la
continuità degli uffici giudiziari del capoluogo isontino saranno assicurate».
Ma si è parlato anche delle misure indispensabili per un effettivo
miglioramento delle condizioni della giustizia in
provincia di Gorizia e in particolare del riconoscimento per il capoluogo
isontino dello status di sede giudiziaria "disagiata" in base al
quale, come riferiamo a lato, vengono riconosciuti significativi incrementi di
retribuzione e di carriera per i magistrati che chiedono di esservi trasferiti.
Un riconoscimento giudicato doveroso anche in rapporto alla specificità del
territorio, legata alla presenza del confine e al problema delle centinaia di
fascicoli per i decessi correlati con l'amianto. Al termine dell'incontro
Cattarini si è dichiarato soddisfatto: «In passato ho lamentato più volte,
anche attraverso i media, il silenzio della politica sui problemi
della giustizia isontina, ma questa sembra essere
davvero un'inversione di tendenza». Il presidente della Camera penale goriziana
verrà ricevuto ancora in Senato all'inizio di giugno. (p.t.)
( da "Secolo XIX, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Riforma federalista
con i piedi d'argilla Lorenzo Cuocolo I dirigenti della Presidenza del
Consiglio, distaccati alla Semplificazione, raccontano di un ministro Calderoli
vulcanico e scatenato, che - pur essendo un chirurgo maxillo-facciale - sforna
ogni giorno un'idea nuova per semplificare, rimodernare e snellire,
costringendo i suoi collaboratori a ritmi di lavoro ben poco romani. L'ultimo
parto del ministro leghista è la "bozzaccia" di cui ha riferito ieri
Il Secolo XIX, un disegno di legge delega sulla riforma del sistema delle
autonomie, in parallelo alla legge delega n. 42 del 2009 sul federalismo
fiscale. Se i due progetti andranno in porto ci ritroveremo con meno enti, più
snelli, capaci di imporre tributi e di spendere liberamente i propri soldi.
Come all'epoca del governo Prodi-bis, il tentativo è quello di superare il
Testo unico degli enti locali del 2000, anche con la redazione di una Carta
delle autonomie locali. I contenuti della bozza sono variegati: si va
dall'abolizione di alcune Province (le più piccole), a quella degli Enti parco
e delle Autorità territoriali d'ambito (Ato), dal cospicuo dimagrimento delle
assemblee elettive, alla soppressione delle circoscrizioni e dei gettoni per i
sindaci dei micro-Comuni. Fra le molte ipotesi, alcune sono senz'altro
interessanti. In particolar modo è apprezzabile la scelta di ridurre il numero
dei consiglieri comunali e provinciali: Genova, ad esempio, perderebbe dieci
consiglieri comunali, scendendo a quaranta. L'aspetto positivo non è tanto il
risparmio delle risorse pubbliche, argomento spesso più demagogico che
concreto, quanto il segnale di voler toccare assemblee che dovrebbero essere
rappresentative, ma che sono spesso svuotate di poteri incisivi e di capacità
decisionali efficienti e rapide, e riempite di svogliati e sonnacchiosi
politici di mestiere. Vi sono anche aspetti criticabili da subito: l'idea di un
sistema delle autonomie ad assetto variabile, con la soppressione solo di
alcune Province, mal si concilia con l'esigenza di un modello armonioso, articolato
allo stesso modo su tutto il territorio nazionale. Si dovrà capire meglio se i
territori delle Province soppresse saranno inglobati da quelle limitrofe, o se
rimarranno "orfani", dovendosi comunque guardare con sospetto alla
cultura della "specialità" a tutti i costi e per tutti. È ancora
troppo presto per capire se il progetto di riforma è degno di apprezzamento o
se tende a diventare l'ennesima arlecchinata istituzionale. Si possono, però,
fare alcune riflessioni di fondo. Ancora una volta, l'approccio è bottom-up
(dal basso verso l'alto) e questo non convince: si fanno le riforme
istituzionali a colpi di leggi, ma a Costituzione invariata. Questo accadde nel
'97, per le vituperate riforme Bassanini. Ciò fu la conseguenza non voluta del
fallimento della Bicamerale D'Alema e del "patto della crostata", e
non può essere un modello da seguire. Modifiche di così ampio respiro
dovrebbero poggiare su un nuovo testo della Costituzione, che tenesse conto
delle nuove esigenze delle autonomie. È singolare che il governo più forte
della storia della Repubblica non affronti il toro per le corna, disegnando un
nuovo Senato delle autonomie, superando il bicameralismo perfetto e attribuendo
dignità e garanzie costituzionali agli organi di raccordo tra i diversi livelli
di governo, come la Conferenza Stato-Regioni. È altresì singolare che la
sbandierata voglia di federalismo non si traduca in una riforma
costituzionale che consenta
anche ai Comuni e alle Province (finché esistono) di adire la Corte costituzionale in via diretta, dovendo
ancora subire le prevaricazioni dello Stato e delle Regioni. Sarebbe più
efficace l'approccio inverso: disegnare prima nella Costituzione i tratti
essenziali del sistema che si vuole, e solo dopo scendere nel dettaglio con
leggi e leggine. Il secondo profilo di critica è che la bozza del
ministro Roberto Calderoli, pur ispirata da condivisibili esigenze di
semplificazione, non sembra toccare il cuore del problema. L'attuale sistema
delle autonomie, infatti, mostra con tangibile evidenza la crisi delle
dinamiche tradizionali della democrazia. Nei Comuni italiani, oggi, le
decisioni più importanti non passano certo dal Consiglio comunale, ma - il più
delle volte - da soggetti con veste privata e con capitali pubblici o misti.
Basta chiamare il call-center di un qualsiasi servizio pubblico, dall'acqua, al
gas, agli autobus, per rendersi conto di quanto sia sfilacciata la catena di
controllo democratico che dovrebbe avere nel momento del voto la sua sintesi
più alta. Affaccendarsi in riforme delle riforme, e così all'infinito, rischia
di diventare un mero rimedio sintomatico che non arresta la degenerazione del
sistema. La sussidiarietà, vessillo di ogni riforma da dieci anni a questa
parte, serve a rinforzare il controllo dei cittadini sull'operato pubblico. Ma
se il pubblico si maschera da privato, trasformando le assemblee
rappresentative in un vuoto simulacro? Non sarebbe meglio che la
semplificazione si accompagnasse al rafforzamento del controllo democratico sui
servizi ai cittadini, magari applicando le teorie partecipative di cui bene ha
scritto Mauro Barberis nel suo "Etica per giuristi"? Anche di fronte
a queste domande la bozza del ministro Calderoli resta muta. Lorenzo Cuocolo è
professore di diritto costituzionale italiano ed europeo
all'Università Bocconi. 13/05/2009
( da "Repubblica, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Pagina 4 -
Interni Il caso "Maroni organizzò le ronde padane" Esplode la
polemica ALBERTO CUSTOERO ALBERTO CUSTODERO ROMA - Sindacati di polizia e
opposizione chiedono a gran voce spiegazioni al ministro dell´Interno Roberto
Maroni dopo la rivelazione, apparsa ieri su Repubblica.it, che nel ´97, ai
tempi della secessione leghista, era il "reclutatore" delle ronde
padane, camicie verdi e guardia nazionale padana. Sul tentativo di separare la
Padania dal resto d´Italia il pm di Verona Guido Papalia fece un´indagine che
vede ancora indagati, oltre a Maroni, Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Nei
giorni in cui la Lega, col voto di fiducia sul ddl sicurezza, si appresta a
legittimare tutte le ronde d´Italia (comprese le camicie verdi, oggi onlus),
Maroni è chiamato a rispondere dai poliziotti e dal centrosinistra sul suo
ruolo di "reclutatore". «Regolarizzare le ronde - dice Massimo
Donadi, Idv - significa legalizzare la Gnp e quindi cancellare con un colpo di
spugna quell´inchiesta. Maroni ha imposto al parlamento una sorta di lodo
Alfano per sé e per i vertici della Lega». «Non vorrei - commenta Laura
Garavini del Pd - che ci? riveli il sogno nascosto, ma ancora attuale, della
Lega: legittimare, con la regolarizzazione delle ronde, anche organizzazioni come
quelle guidate da Maroni ai tempi della secessione». Per Paolo Ferrero,
segretario del Pdci, «allora le ronde servivano per la secessione, oggi per la
sicurezza. Vien da pensare che un progetto eversivo stia per ottenere
l´imprimatur, e anche i fondi, dello stesso Stato da cui ci
si vorrebbe separare». Ecco la replica leghista per voce del deputato Matteo
Brigandì: «Le ronde sono molto diverse dalle guardie padane. Il processo a
Verona è fermo perché la Corte Costituzionale ha sempre dato ragione all´impostazione
difensiva leghista».
( da "Sardegna oggi"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
martedì, 12
maggio 2009 Riformatori: Sì incompatibilità assessori - consiglieri
regionali Pur condividendo la sentenza della Corte Costituzionale per
l'abolizione della legge Statutaria, I Riformatori ritengono che non si debba
tornare ai consiglieri-assessori. E' il senso della proposta di legge sulla
incompatibilità delle cariche presentata dai consiglieri regionali Pierpaolo
Vargiu, Michele Cossa, Franco Meloni, Attilio Dedoni, Pietrino Fois e Francesco
Mula a pochi giorni dalla bocciatura della Statutaria da parte della Consulta.
-->CAGLIARI – Il testo dell'articolo 2 è preciso: "I Consiglieri
regionali nominati assessori dal Presidente della Giunta regionale devono
presentare nella prima seduta utile le proprie dimissioni dal Consiglio che ne
prende atto senza alcuna votazione". La proposta è stata presentata nella
sede regionale del partito. "Una proposta molto attuale - ha detto il
leader regionale Massimo Fantola - siamo d'accordo sulla bocciatura della
Statutaria ma il nostro spirito riformatore ci impone di salvaguardare una
nostra vecchia legge che per la prima volta prevedeva, era il 1992, nella
storia dell'autonomia anche l'incompatibilità fra l'ufficio di assessore e
quello di consigliere. L'obiettivo di questa proposta è quello di rispettare
uno dei capisaldi logici-filosofici del sistema democratico occidentale, e in
particolare quello presidenziale. Ma anche evitare il ripetersi di
inconvenienti che portino alla instabilità dei governi. Una incompatibilità che
ha origini storico-teoriche molto lontane". "E' essenziale - ha
aggiunto il consigliere regionale Pierpaolo Vargiu - rispettare la storica
separazione dei poteri fra legislativo ed esecutivo secondo i principi dei moderni
stati costituzionali". Un principio ricordato anche nella relazione dei
proponenti: "Ci deve essere una distinzione fra chi amministra e chi è
chiamato a controllare l'operato dell'amministratore ed è abbastanza evidente
che la commistione dei ruoli ed in particolare il cumulo di entrambe le
funzioni comporterebbe un evidente conflitto di interessi". -->
( da "Italia Oggi"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Primo Piano data: 13/05/2009 - pag: 4 autore: il
guardasigilli sfoltisce l'elenco del csm Procure disagiate, Alfano taglia il
numero dei pm da premiare Solo 76 magistrati potranno godere del bonus da 2500
per 4 anni per trasferirsi in un'altra sede Il tribunale di Venezia non sarà
una sede disagiata. Mentre lo diventeranno Brescia, Lecco e Voghera.
Alla pari dei tribunali di Gela, Palmi, Catanzaro o Vibo Valentia, le cui
procure potranno essere rimpolpate attingendo a quei pm che si dichiareranno
disposti a trasferirsi, godendo così del bonus stipendiale da 2500 euro al mese
per 4 anni previsto dal governo. Il ministro della giustizia Angelino Alfano,
ieri, ha firmato il provvedimento con il quale ha sensibilmente ridimensionato
il numero delle sedi di tribunali che potranno «godere» dello status di sede
disagiata ai fini dei trasferimenti e dell'attribuzione del bonus, così come
previsto dal legge 143/2008. Alfano ha usato l'accetta e, rispetto all'elenco
di posti vacanti che il Consiglio superiore della magistratura gli ha trasmesso
qualche settimana fa (si veda ItaliaOggi del 15 aprile) nel quale venivano
indicati 55 tribunali di tutta Italia come sedi disagiate e la scopertura di
ben 174 pubblici ministeri, il Guardasigilli ha deciso di ridimensionare le
aspettative: solo 41 sedi godranno del titolo di sedi disagiate e soli 76
sostituti procuratori potranno avvalersi della norma premiale che ne favorisce
il trasferimento da una sede all'altra.Nella redistribuzione dei posti da
coprire e delle sedi cui i giudici potranno chiedere di essere trasferiti, il
ministero della giustizia sembra aver voluto applicare un criterio abbastanza
uniforme: non sono stati ritenuti tribunali «disagiati» in automatico solo
quelli che si trovano nel Mezzogiorno, ma lo sono stati anche alcuni del Nord
Italia. Sono così state rafforzate alcune delle procure più attive nella lotta
alla criminalità organizzata, come quelle dei distretti di Palermo (che ha
ricevuto 11 posti per Agrigento, Marsala, Sciacca, Termini Imerese e Trapani),
o quelle di Caltanissetta (13 posti) o di Catanzaro (11 posti), ma anche alcune
delle procure del «funzionante» Nord in sott'organico. Al distretto di Brescia,
cioè alle procure «disagiate» di Brescia e Crema, per esempio, sono stati
assegnati 6 posti, così come al distretto di Milano (procure di Voghera e
Lecco) ne sono stati riconosciuti 3. Disagiate sono anche le sedi del distretto
di Torino (procure di Acqui Terme, Alba, Aosta, Biella, Casale Monferrato e
Vercelli) che hanno ottenuto 6 posti, e quelle del distretto di Trieste che
hanno ottenuto la pubblicazione di 3 posti (2 per Trieste e uno per Gorizia). I
magistrati che sono interessati a trasferirsi verso una delle sedi disagiate individuate
da Alfano hanno ora tempo fino al 25 maggio per inviare al Csm la propria
domanda.
( da "Resto del Carlino, Il (Fermo)"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
P.S. GIORGIO pag.
7 Combattere la sterilità maschile e femminile Esperti di tutto il mondo a lezione
IMPORTANTI NOVITA' E' STATA un grande successo la due giorni dedicata al
2°corso di base in fisiopatologia umana e patologia della riproduzione,
maschile e femminile che si è svolta al David Palace. L'evento è stato
organizzato dalla dott.Lucia Tossichetti della "Fertility Center" di
Ascoli, centro di 1°livello in patologia della riproduzione, maschile e
femminile, in collaborazione con la facoltà di biotecnologie della riproduzione
dell'Università di Teramo. Numerose le relazioni, articolate in 4 sessioni,
svolte dai relatori di fama nazionale ed internazionale, che hanno sviscerato
il concetto base della sterilità maschile e femminile, dell'approccio della
coppia al disagio di essere diversi, e di come potersi curare senza dover
ricorrere ad un esilio terapeutico in altri stati. «Il messaggio di uniformare,
dal medico di base al laboratorio d'analisi al ginecologo e andrologo, quelle
che sono le linee guida per noi specialisti spiega la dott.Tossichetti
- è sicuramente passato, vista la presenza di tutte queste categorie. Il
prossimo impegno, ci vedrà coinvolti oggi a Palazzo Marini di Roma, al convegno
nazionale della Sifes: La legge 40/2004 dopo la sentenza della corte costituzionale, il futuro della pma in Italia». f.c.
( da "Italia Oggi"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi
sezione: Imposte e Tasse data: 13/05/2009 - pag: 28 autore: di Valerio Stroppa CASSAZIONE/
Una sentenza mette in salvo le somme destinate a compiti istituzionali
Difficile il pignoramento al fisco Blindati versamenti tributari e banche
delegate ai pagamenti Stop alla pignorabilità delle somme in possesso
dell'amministrazione finanziaria, se queste sono derivanti da versamenti
tributari dei contribuenti e anche se il denaro è depositato presso le banche
delegate a ricevere e riversare alla tesoreria i pagamenti. Tali entrate,
infatti, sono realizzate nell'esercizio del potere di imposizione fiscale e
destinate per principio a provvedere l'ente pubblico dei mezzi necessari per
adempiere ai propri compiti istituzionali.È questo l'importante principio
affermato dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 10284, depositata il 5
maggio 2009, che ha ribaltato le decisioni assunte dai magistrati del tribunale
e della corte d'appello, rinviando il procedimento al
collegio di secondo grado per il riesame di merito.La vicenda. Il ministero
delle finanze era stato condannato dal tribunale di Roma a rimborsare ad alcune
imprese la cosiddetta tassa sulle società per un importo superiore ai due
miliardi di lire. Per soddisfare coattivamente il proprio credito, le imprese
avevano pignorato i crediti che una banca emiliana doveva riversare all'ufficio
provinciale Iva, su delega dei contribuenti al versamento di tale imposta. Il
ministero, a cui nell'aprile 2001 fu notificato il pignoramento, si opponeva
deducendo l'impignorabilità delle somme, in quanto derivanti dall'esercizio del
potere impositivo, ma il tribunale di Modena rigettava il ricorso (sentenza del
28 maggio 2002). Stessa sorte in secondo grado: con sentenza n. 109/2004 del 16
gennaio 2004, la Corte d'appello di Bologna respingeva l'appello, affermando
che la natura pubblicistica delle somme riscosse dalle banche per conto dello
stato non le rende impignorabili da parte dei creditori della p.a., non avendo
ancora ricevuto destinazione concreta a un pubblico servizio. Il dicastero ha
quindi presentato ricorso per cassazione.La decisione. Dopo aver premesso che
dal 1° gennaio 2001 l'Agenzia delle entrate è subentrata in tutti i rapporti
sostanziali tributari del ministero dell'economia (e quindi, nel caso in
questione, anche nell'obbligo di rimborsare la tassa sulle società), la terza
sezione civile della Cassazione precisa che il pignoramento effettuato non è
diretto, ma si è svolto presso le banche delegate a ricevere i versamenti
periodici dell'Iva, la quale li deve riversare alla tesoreria entro cinque
giorni per conto del contribuente. Pertanto, secondo il Palazzaccio, ammettere
la pignorabilità di tali somme «è come ammetterla per i crediti tributari
presso i contribuenti». Invece, si legge nelle motivazioni della decisione,
questi crediti sono impignorabili e insuscettibili di compensazione, poiché
hanno per oggetto entrate dell'amministrazione finanziarie frutto del potere di
imposizione tributaria. Tali risorse sono destinate, infatti, a dotare la p.a.
dei mezzi necessari a svolgere i propri compiti istituzionali. Inoltre,
argomenta la sentenza, il legislatore ha disciplinato con normativa primaria e
secondaria ogni fase del versamento diretto dell'Iva per mezzo delle aziende di
credito (sistema alternativo rispetto a quello affidato al concessionario della
riscossione), attraverso le leggi n. 751/1996 e n. 657/1986, i dm 22 aprile
1989, 22 novembre 1991, 25 settembre 1995 e 16 ottobre 1996. Un quadro
normativo che tutela il potere pubblico impositivo e quindi la “pronta
e sicura esazione delle entrate tributarie”, le quali, come stabilito
dalla Corte costituzionale
con sentenza n. 209/1988, appartengono in definitiva all'intera collettività
nazionale. Motivo per cui la Cassazione ribadisce l'impignorabilità dei crediti
che lo Stato vanta verso le banche delegate dai contribuenti al versamento delle
imposte, poiché persiste l'indisponibilità del credito presente fin dall'origine
e derivante dalla natura di tributo delle somme.Sulla base di tali principi,
quindi, i giudici di legittimità hanno accolto il ricorso ministeriale,
affermando che la generale assoggettabilità ad esecuzione di tutti i beni del
debitore, per quanto riguarda la p.a., è limitata dalla natura dei beni
appartenenti agli enti pubblici: sono espropriabili unicamente i beni
disponibili e non quelli, di origine pubblicistica, destinati ex lege a
finalità pubbliche.
( da "Italia Oggi"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
ItaliaOggi sezione:
Giustizia e Società data: 13/05/2009 - pag: 27 autore: Individuate 41 procure
come sedi disagiate Sono 41 le procure, per un totale di 76 posti vacanti da
coprire, individuate come sedi disagiate dal Guardasigilli Angelino Alfano
nell'ambito dell'elenco complessivo di 54 uffici giudiziari
requirenti di primo grado trasmesso al dicastero dal Csm. Tra queste, spicca il
caso di Brescia, dove mancano cinque pm, seguita da molti uffici del Sud: a
Caltanissetta, Gela, Palmi e Trapani, si registrano quattro posti da sostituto
procuratore vacanti, mentre sono da nominare tre pm a Catanzaro, Enna, Termini
Imerese, Vibo Valentia e Locri. Due posti, poi, sono da coprire a
Voghera, Gorizia, Crotone, Lamezia Terme, Sciacca, Ragusa, Patti, Nuoro e
Paola. Chiudono la lista Acqui Terme, Agrigento, Alba, Aosta, Barcellona Pozzo
di Gotto, Biella, Casale Monferrato, Crema, Lagonegro, Lanciano, Lanusei,
Lecco, Marsala, Melfi, Nicosia, Oristano, Potenza, Tempio Pausania, Vercelli e
le procure per i minorenni di Trieste, Reggio Calabria e Caltanissetta, con un
posto vacante. Palazzo dei marescialli, quindi, dovrà ora approvare in plenum
il bando di pubblicazione di questi posti, cosa che dovrebbe accadere gia'
questa settimana. I magistrati interessati dovranno dare la propria
disponibilità per cinque sedi entro il 25 maggio.
( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Nord-Est sezione:
EST data: 2009-05-13 - pag: 13 autore: Parla la presidente del foro del Veneto
«Un solo Tribunale subissato di cause» VENEZIA Può essere considerato
ilTribunale dei minorenni più dissestato d'Italia, secondo la presidente,
Adalgisa Fraccon. Il rapporto giudici togati-popolazione nell'unico Tribunale
per minori del Veneto, quello di Venezia (in Sicilia ce ne sono quattro, in
Puglia tre, in Sardegna, Campania, e Calabria due e altrettanti in
Trentino-Alto Adige, uno a Trento e uno a Bolzano) è di uno ogni 685mila, pari
a 7 giudici per 4,8 milioni di abitanti. La media nazionale è invece di un
magistrato ogni 285mila abitanti (a Taranto addirittura un togato ogni 77mila
abitanti). è poi disponibile un operatore amministrativo ogni 139mila abitanti,
essendo la pianta organica costituita da poco più di una trentina di
cancellieri e impiegati amministrativi (media nazionale è di un dipendente ogni
58mila abitanti). «Se rispettassimo i valori medi dovremo avere 17 magistrati,
60 giudici onorari, 72 dipendenti amministrativi – sottolineano dal Tribunale
dei minorenni – Invece sono rispettivamente 7, 26 e 24, cioè meno della metà».
Per questo la presidente ha scritto nei giorni scorsi al
Csm per chiedere almeno l'aumento dei giudici onorari di una decina di unità.
Anche se la richiesta venisse accolta, il problema non si risolverebbe, ma la
situazione sarebbe appena un po' meno pesante. I giudici onorari, infatti, non
sempre sono in tribunale: sono dipendenti pubblici, ad esempio psico-logi o
assistenti sociali, hannouna disponibilità di tempo limitata e per
lavorare in tribunale devono prendersi le ferie. Almeno la metà dei 26 in
carico a Venezia versa in queste condizioni e gode di una indennità lorda di 98
euro per cinque ore lavorative. Un alleggerimento della mole di lavoro potrebbe
venire dall'approvazione dei Ddl in discussione al Senato, che sposterebbero la
competenza dei procedimenti sull'affidamento dei minori di famiglie di fatto ai
Tribunali ordinari (come accade per i minori di famiglie coniugate),
contribuendo così ad assicurare a tutti gli under 18 un unico giudice. 98 euro
Compenso. è la somma lorda percepita per cinque ore di lavoro dai giudici
onorari Adalgisa Fraccon PRESIDENTE TRIBUNALE MINORI Situazione critica. Quello
Veneto,l'unico in regione, è il Tribunale dei minori più dissestato
d'Italia,con7 magistrati (dovrebbero essere di media 17)
( da "Nazione, La (Massa - Carrara)"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
CRONACA MASSA
pag. 2 MASSA IL PROFESSOR Brunello Pucci è stato ricevuto dal Pres... MASSA IL
PROFESSOR Brunello Pucci è stato ricevuto dal Presidente emerito della Repubblica
Francesco Cossiga, accompagnato da Cosimo Ferri giudice
presso il Csm. Nell'occasione, Pucci si è improvvisato ambasciatore turistico
ed ha parlato della nostra terra ad un uomo colto e attento, prima di
regalargli un pennato. «IL PENNATO ha origini antichissime spiega Pucci
motivando il dono ed è presente nelle Apuane in infinite scritte rupestri nella
piana dei pennati e nei siti dell'aquillara, probabilmente legati al
culto del dio Silvano, ed è perfino raffigurato in una statua stele di 3000 anni
aC, conservata al museo di Pontremoli. Inoltre è l'arma con cui i Liguri Apuani
riuscirono a respingere i romani in diverse scaramucce, prima di essere
conquistati e deportati nel Sannio. Quindi il pennato rappresenta tutte quelle
caratteristiche di originalità che la nostra terra possiede già nell'età della
pietra, caratteristiche che ci avvicinano a Sassari, perché anche se in misura
minore le statue steli, i menhir sono presenti in Sardegna, ed infine la
Sardegna è terra dei Malaspina con diversi castelli e torri, che di fatto ci
gemellano in quanto territori, già compresi nell'antica Marca della Liguria
Orientale». BRUNELLO Pucci ha chiesto a Cossiga un aiuto per esaltare il fatto,
«quasi sempre sconosciuto nei libri di testo, che nel Neolitico mentre in tutta
Europa si edificavano menhir e dolmen, da noi (Lunigiana e Sassari) i menhir
sono antropomorfi, cioè raffigurano delle persone e sono lavorati con maestria
scultorea, incredibilmente realistica, mentre negli altri paesi ci si limita ad
innalzare dei massi grezzi e privi di lavorazioni. Questo ci deve essere
riconosciuto. Cossiga mi ha pure abbracciato conclude Pucci e mi ha assicurato
che mi aiuterà».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-13 - pag: 8 autore: Pirateria online. I deputati
approvano la linea dura voluta da Sarkozy - Oggi il sì definitivo del Senato La
Francia vara la stretta sul web Connessione bloccata (ma pagata) per chi
scarica file illegalmente Attilio Geroni PARIGI. Dal nostro corrispondente Una
nuova autorità amministrativa contro l'onda d'urto del popolo della Rete. Un
meccanismo di sanzioni da applicare secondo una "risposta graduale"
contro un esercito di pirati del web che invece ha già una risposta immediata -
l'elusione - alla normativa approvata ieri dall'Assemblea Nazionale. La legge
ai tempi di internete contro chi scarica illegalmente i contenuti artistici,
musica e film. Difficile da progettare, ancora più difficile da applicare e
avversata in molti casi anche da chi, teoricamente, avrebbe dovuto difenderla.
La Francia ha compiuto ieri il primo passo importante per regolamentare la
giungla del download che si fa beffa del diritto d'autore. è una zona d'ombra
densamente popolata, circa la metà dei 30 milioni di internauti, secondo le
statistiche. Oggi toccherà al Senato che, salvo sorprese, dovrebbe dare il via
libero definitivo a un progetto di legge contestatissimo e sul quale la stessa
maggioranza di centrodestra si è mostrata poco convinta. Alla Camera i voti a
favore sono stati 299, quelli contrari 233 e ciò significa che 44 deputati
dell'Ump e del Nuovo Centro non si sono espressi a favore. Non sarà contento
Nicolas Sarkozy, che dell'approvazione di questa legge aveva fatto una
questione di principio dopo la clamorosa bocciatura del 9 aprile con la quale
era stato azzerato il primo dibattito parlamentare. La legge sulla Creazione e
internet è considerata una delle più restrittive d'Europa in materia, secondo
molti invasiva e limitante delle libertà individuali. L'authority responsabile
della sua applicazione ( Hadopi, secondo l'acronimo francese) avrà a
disposizione l'arma del doppio avvertimento e dovrà rintracciare,con la
collaborazionedei fornitori d'accesso a internet, gli autori del download
illegale, o meglio i protocolli di rete nei quali viene registrata la
violazione. Ci sarà una prima mail di avvertimento nella quale si ricordano i
termini di legge, seguita, in caso di nuova violazione, da una lettera
raccomandata che rappresenta l'ultimo monito prima della sospensione del
collegamento a internet. Ciliegina sulla torta, un emendamento inserito
nell'ultima fase della discussione prevede che l'abbonamento continui a essere
pagato anche durante l'interruzione del servizio. Non è però detto che
l'eventuale approvazione al Senato ponga la parola fine alle vicissitudini del
provvedimento. I socialisti hanno già detto che faranno
ricorso alla Corte costituzionale, mentre resta sempre aperto il fronte con il Parlamento europeo,
che la settimana scorsa ha approvato a larga maggioranza un emendamento al
pacchetto telecom in cui si oppone all'oscuramento di internet da parte di
un'autorità amministrativa.Parigi conta di regolare la faccenda in sede
di Consiglio europeo (una riunione dei ministri delle tlc è prevista il 12
giugno) ed è convinta di poter raccogliere alleati per la sua causa. Il
dibattito in materia è stato feroce anche al di fuori delle aule parlamentari.
Esponenti autorevoli del mondo artistico hanno accusato il Partito socialista,
contrario alla legge, di "divorzio" dal mondo della cultura. Juliette
Greco, Pierre Arditi, Maxine Le Forestier hanno perfino scritto al segretario
del Ps, Martine Aubry, e la destra ha ovviamente gioito di questa pretesa
spaccatura su una legge che dopotutto difende la creazione, il diritto d'autore
e un'industria in crisi. Gli animi erano talmente surriscaldati che c'è perfino
scappata la vittima collaterale con piccolo giallo annesso: il licenziamento di
un giovane dirigente di TF1, JérÔme Bourreau Guggenheim, responsabile
dell'innovazione web del gruppo televisivo, colpevole di aver scritto una mail,
finita sulle scrivanie del ministero della Cultura e misteriosamente smistata
al suo datore di lavoro, nella quale criticava il progetto di legge. Comunque
vada, la Hadopi sarà operativa in autunno e le prime sanzioni arriveranno
eventualmente nel 2010. Il popolo della rete è già organizzato e si sprecano i
siti che dovrebbero aiutare ad aggirare un provvedimento ancora in fase di
approvazione. Un esempio tra i tanti, quello di peer2me, fondato da due giovani
di Nizza, che dà agli internauti una chiave d'accesso per creare un network privato
di download, ovviamente illegale. attilio.geroni@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE
RISERVATA GUARDIE E LADRI Il compito di vigilare su internet sarà affidato a
un'apposita Authority Ma i navigatori sono già pronti ad aggirare le regole A
favore. Il regista Luc Besson (secondo da sinistra) assiste al voto della
Camera con la moglie Silla REUTERS
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-13 - pag: 15 autore: Criminalità. La
Camera giudica ammissibili i tre maxiemendamenti: il Governo mette la fiducia,
oggi il voto Sicurezza, via libera di Fini al Ddl Il Pd: così avalla il
razzismo- Scontro sui figli «adottabili» dei clandestini ROMA Triplo voto di
fiducia oggi alla Camera sul disegno di legge sicurezza. Ieri il presidente
Gianfranco Fini ha dichiarato ammissibili i tre maxi-emendamenti del governo.
«La presidenza della Camera - dice Fini non rileva profili di inammissibilità
per contrasto con la Costituzione anche perché - aggiunge essendo problematica
o comunque opinabile l'adesione alla Costituzione delle norme in esame, lungi
dalla presidenza ledere le prerogative sovrane dell'Assemblea». Ma
l'opposizione non ci sta e attacca. «Queste tre fiducie – dice il presidente
dei deputati del Pd Antonello Soro –disattendono lesollecitazioni del capo
dello Stato e del presidente della Camera e violano la logica su cui in
quest'Aula si basa il voto segreto». A differenza di altre volte in cui il Pd
aveva apprezzato Fini, stavolta il centro-sinistra protesta per non aver
ottenuto lo stralcio delle norme più contestate del provvedimento, quelle sul
reato di ingresso clandestino nel nostro Paese e le ronde. «Privando il
Parlamento della possibilità di votare separatamente e con voto segreto quelle
parti del provvedimento che incidono sulle libertà e sui diritti fondamentali –
attacca Donatella Ferranti – Fini ha di fatto avallato norme razziste e
xenofobe e contribuito a mettere in sicurezza la maggioranza». La carta del
voto segreto per l'opposizione sareb-be stata strategica: nella maggioranza non
mancano le divisioni e l'auspicio era di ripeterela clamorosa bocciatura
realizzata a Montecitorio un mese fa proprio su ronde e allungamento a sei mesi
della permanenza degli immigrati nei Cie (centri di identificazioni ed
espulsione) Sul centro-destra piovono anche le critiche dell'Udc: tre fiducie
«trasformano la Camera in un supermarket "paghi unoe prendi tre"».
Mentre l'Idv, dopo la richiesta di fiducia fatta in Aula dal ministro Elio
Vito, afferma che il governo «impedisce il dibattito e le votazioni libere su
tante parti del provvedimento che violano la Costituzione e altamente lesive
della dignità della persona e della maestà dello Stato». Sul testo del disegno
di legge si consuma poi l'ennesimo giallo. Il Partito democratico parla di
«bambini invisibili» nati da immigrati senza permesso di soggiorno: «invisibili»
perché i genitori non li denunceranno all'anagrafe per non incorrere nella
denuncia di reato di clandestinità che gli impiegati pubblici ufficiali
dovrebbero sporgere. «Se una donna clandestina partorisce in Italia, ma non è
in possesso del passaporto, a causa del Ddl sicurezza non potrà riconoscere il
proprio figlio, oltre a non poterlo iscrivere all'anagrafe» dice Donatella
Ferranti. «Se poi viene espulsa – aggiunge – suo figlio verrà messo in
adozione. Non si tratta solo di una norma sbagliata, siamo davanti ad una
disposizione disumana ». Secondo il sottosegretario Alfredo Mantovano, invece,
«la Bossi-Fini prevede all'articolo 19 comma 2, che la donna irregolare che dà
alla luce un bambino ha titolo per ottenere un permesso di soggiorno di sei
mesi. Quindi da irregolare diventa, a tutti gli effetti, regolare». E «la Corte
costituzionale, poi – ricorda Mantovano – ha dato la
possibilità di ottenere il permesso di soggiorno anche al padre, se
irregolare». Aggiunge il ministro Maroni: «Smentisco che nel disegno di legge
sulla sicurezza c'è una norma per cui i figli nati da clandestini potrebbero
essere immediatamente adottabili. Si tratta di una notizia destituita di
fondamento». M. Lud. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI GIUSTIZIA data: 2009-05-13 - pag: 39 autore: Sedi
giudiziarie. Alfano avvia il concorso Completato l'elenco delle 41 Procure con
vuoti d'organico ROMA Da 54 ne sono rimaste 41. E per ora solo queste sono
considerate con gravi scoperture di organico. Nell'elenco degli uffici
giudiziari, si tratta esclusivamente di procure, trasmesso dal Csm al ministero
della Giustizia, il Guardasigilli, Angelino Alfano, ha identificato le sedi più
bisognose. Con l'effetto che i magistrati che andranno a lavorarci godranno di
incentivi sia economici sia di carriera. Quasi tutte le Procure sono collocate
nel Meridione: 13 solo in Sicilia per complessivi 31 posti da pm vuoti, 7 in
Calabria (13 le vacanze) 3 in Sardegna e due in Basilicata. Ma ben 11 sono a
Nord e tra queste ci sono anche Brescia (che, tra tutte, è nella situazione
peggiore avendo ben cinque posti da sostituto scoperti) e Trieste. Alfano le ha
scelte tra 54 uffici giudiziari requirenti di primo grado indicati dalla Terza
commissione del Csm «attraverso una valutazione – sottolinea il ministro in una
lettera al vicepresidente del Csm, Nicola Mancino – che ha tenuto conto del
tasso medio di scopertura a livello nazionale, della percentuale di scopertura
dell'organico dell'ufficio, delle pendenze nonché della specificità
territoriale e criminale di alcune sedi del Sud». In tutto i posti da coprire
sono 76 e già oggi – ma tutto potrebbe saltare a causa di uno sciopero del
personale di Palazzo dei Marescialli – il plenum dovrebbe metterli a concorso.
Entro il 25 maggio (prorogabile sino al 29 se le domande saranno inoltrare per
via gerarchica) i magistrati interessati potranno dare la loro disponibilità al
massimo per cinque sedi, disponibilità che non potrà essere revocata.
Dall'elencodi Alfano emerge che è la Procura di Brescia ad avere la situazione
di maggiore emergenza, seguita a ruota da quelle di Caltanissetta, Gela, Palmi
e Trapani, ognuna con quattro posti scoperti. Tre, invece, i posti senza
titolare a Catanzaro, Enna, Locri, Termini Imerese e Vibo Valentia. Due quelli
che mancano a Crotone, Gorizia, Lamezia Terme, Nuoro, Paola, Patti, Ragusa,
Sciacca e Voghera. Mentre ciascuna delle restanti sedi ha un solo posto
scoperto. Tra le Procure del Nord finite nell'elenco delle sedi disagiate, ci
sono ben sei uffici requirenti del distretto di Torino, Acqui Terme, Alba,
Aosta, Biella, Casale Monferrato, Vercelli e due di quello di Milano, Lecco e
Voghera. A provocare l'emergenza è stata la norma del nuovo ordinamento
giudiziario che impedisce agli uditori giudiziari di essere destinati alla
funzione di giudice unico oppure di pubblico ministero. Negli anni passati
erano stati soprattutto gli uditori a coprire i vuoti in organico delle piccole
Procure del Mezzogiorno. Finita la stagione dei "giudici ragazzini",
è rimasta l'emergenza. Con il ministero costretto a correre ai ripari,
disponendo un pacchetto di incentivi la cui efficacia andrà verificata nelle
propssime settimane. © RIPRODUZIONE RISERVATA I MAGISTRATI MANCANTI Le aree
disagiate collocate in gran parte nel Meridione, ma è Brescia a essere in testa
seguita da Gela, Palmi, Trapani e Caltanissetta
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il Sole-24 Ore sezione:
NORME E TRIBUTI GIUSTIZIA data: 2009-05-13 - pag: 39 autore: Intercettazioni
Alla difesa copia dei nastri senza abusi L'ordinanza di custodia in carcere è
nulla se il Pm non consegna all'avvocato difensore i nastri delle
intercettazioni sulle quali si fondano le accuse. Non basta la trascrizione
integrale delle registrazioni. E la regola vale anche se le intercettazioni non
sono state ancora depositate dagli inquirenti. Con una sentenza
che richiamauna pronuncia del 2008 della Corte costituzionale, la Corte di cassazione ammonisce i pm a "giocare a carte
scoperte" quando si tratta di arresti frutto di intercettazioni
telefoniche o ambientali. Se la difesa, dopo aver ricevuto copia del
provvedimento che ha portato in cella l'indagato, fa richiesta delle
registrazioni su nastro o su Cd che sono servite all'accusa per le
contestazioni, il Pm non può ricorrere a un surrogato come le trascrizioni su
carta. Nemmeno se quelle intercettazioni non sono state ancora depositate dal
Gip che ha emesso l'ordinanza e che è invece accontentato, appunto, delle
trascrizioni. I giudici della sesta sezione penale della Corte, con la sentenza
19150, hanno perciò annullato con rinvio la decisione del tribunale del riesame
di Brescia che, a gennaio scorso, aveva invece confermato l'ordinanza di
custodia in carcere nei confronti di due extracomunitari arrestati dalla
procura di Bergamo per spaccio di stupefacenti. Dopo l'arresto il difensore
aveva presentato ricorso al riesame chiedendo alla Procura la copia delle
intercettazioni, raccolte su un Cd, sulle quali si basavano le accuse. Alla
man-cata risposta dell'ufficio inquirente, l'avvocato aveva replicato con una
richiesta respinta dal riesame di inutilizzabilità delle intercettazioni. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "marketpress.info"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 13 Maggio
2009 LAVORI PUBBLICI, RIUNIONE TECNICA SULLA NORMATIVA SISMICA IN CALABRIA
Reggio Calabria, 13 maggio 2009 - Il riordino amministrativo della normativa
sismica in Calabria e del relativo documento di attuazione è stato il tema di
un incontro, che si è tenuto oggi nella sede del dipartimento Lavori Pubblici,
al quale hanno partecipato l’assessore Luigi Incarnato,
il dirigente generale Roberto Sabatelli, i dirigenti di settore Luigi Zinno e
Salvatore Siviglia, il presidente e il dirigente dell’Ance Calabria Francesco
Cava e Felice Foresta,
il direttore amministrativo di Eucentre Fabio Germagnoli. “Il
confronto di oggi - ha affermato Incarnato - segna un altro passo avanti nel
processo che la Regione Calabria ha avviato sin dal 2007, teso a favorire la riduzione
del rischio sismico, sia per le nuove costruzioni, che per quelle già realizzate. “L’intera
fase di riordino si concluderà entro la fine del 2009. Una seria e convincente
politica di riduzione del rischio sismico - ha aggiunto l’assessore - sarà possibile
solo se accompagnata dalla disponibilità di ingenti e adeguate risorse nell’ambito
del Piano operativo regionale, mirate alla messa in sicurezza prioritariamente
degli edifici ad uso strategico e, comunque, delle strutture con notevole
concentrazione di persone”. Nel corso dell’incontro è stato fatto il
punto della legislazione sismica nazionale e regionale, in rapporto alla
sentenza della Corte Costituzionale dell’aprile 2006. Come si ricorderà la
sentenza ha radicalmente modificato i principi della Legge 741/81 (che prevede
le modalità di
deposito dei progetti e successivo controllo a campione), sancendo la necessità
del regime autorizzativo a salvaguardia della pubblica e privata incolumità e
dei principi fondamentali in materia di governo del territorio e protezione
civile, eliminando il sistema del controllo a campione introdotto dalle varie
leggi regionali e dalla stessa legislazione della Calabria. Gli effetti della
sentenza costringono tutte le amministrazioni regionali a ridisegnare il sistema
dei controlli. L’assessore Incarnato, oltre a ribadire la pericolosità sismica
del territorio calabrese, ha ripercorso le tappe del lavoro fin qui svolto - a
partire dalla legge regionale 7/1998 e dalle successive delibere di Giunta del
2007 e del 2008 - e, in particolare, si è soffermato sul protocollo di intesa
con Eucentre (Fondazione costituita dal dipartimento della Protezione Civile
della presidenza del Consiglio dei Ministri, dall’Istituto
nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dall’Università degli Studi di Pavia e
dall’Istituto
universitario di Studi Superiori di Pavia), con il compito di promuovere e
sostenere la ricerca nel campo dell’ingegneria sismica, d’intesa
con gli Istituti universitari operanti in Calabria. L’assessore Incarnato ha
precisato, altresì, che l’attività del dipartimento riguarda il riordino della citata legge
regionale 7/1998, mediante un regolamento regionale di attuazione. Alla fine
dell’incontro si è stabilito che l’assessorato, nei prossimi giorni,
incontrerà tutti gli altri soggetti operanti nel settore (Anci, Ance, Unioncamere e
altre categorie), mentre gli Ordini professionali, sulla scorta dei documenti
elaborati dal dipartimento, faranno pervenire entro un mese le proprie
osservazioni, utili a definire la materia. . <<BACK
( da "Corriere Alto Adige"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere
dell'Alto Adige sezione: BOLZANOEPROV data: 13/05/2009 - pag: 7 Nomine Il presidente
del tribunale: i candidati esterni non possono diventare procuratore capo a
Bolzano Zanon: «La circolare Csm è illegittima» BOLZANO Il
presidente del tribunale di Bolzano, Heinrich Zanon, torna sui due magistrati
«esterni» che fanno parte degli aspiranti procuratore capo dell'Alto Adige.
«Esiste una circolare del Csm spiega Zanon che consente anche a chi vive fuori
dell'Alto Adige di partecipare ai concorsi locali, purché l'aspirante
sia entrato in magistratura prima del 1972 e abbia in mano il patentino A del
bilinguismo. Credo che nel caso del candidato toscano e siciliano la cosa si
risolverà da sola, dato che è improbabile che i due siano in magistratura già
da oltre 37 anni. Ma se così non fosse allora posso solo ribadire che la
circolare del Csm è illegittima». Il presidente del tribunale, infatti, spiega
che la norma del Consiglio superiore della magistratura è in conflitto con la
norma di attuazione dell'autonomia altoatesina: «Se il Csm decidesse di
assegnare il posto di procuratore capo di Bolzano a uno dei due magistrati
esterni prosegue Zanon allora tutti gli altri sette candidati potrebbero
impugnare la scelta davanti al Tar e poi infine davanti alla Corte costituzionale». Questo però non significa che il presidente
del tribunale non auspichi l'arrivo di magistrati esterni, per aumentare lo
scambio professionale: «Un po' di ossigeno non ci farebbe male ammette Zanon Il
problema è che va cambiata la norma di attuazione, per permettere ai magistrati
altoatesini di andare via per qualche anno, cambiandosi il posto con un giudice
o un pm esterno. Solo che ad oggi questo non è possibile e quindi siamo
costretti a rimanere in Alto Adige per venti trenta anni. Speriamo che la
Commissione dei Sei presto ricominci a lavorare. Io nella mia vita professionale
ho un unico rammarico: quaranta anni fa mi fu proposto di fare il tirocinio a
Venezia e non ci andai. Avrei rischiato di perdere il posto in provincia di
Bolzano. Invece per i miei colleghi giovani mi auguro che questa possibilità ci
sia. Potremmo guadagnarci tutti». Secondo il presidente entro il 2011 il
sistema giudiziario altoatesino potrebbe collassare. «Mancano otto magistrati
su 39 posti. Cinque giureranno tra un mese, ma non saranno autonomi per 18
mesi. Speriamo che la situazioni migliori».
( da "Messaggero, Il"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Mercoledì 13
Maggio 2009 Chiudi ROMA Lo schema costituito dal combinato disposto
decreti-maxiemendamenti-fiducia è il sistema con il quale Pdl e Lega stanno di
fatto modificando gli equilibri istituzionali, senza la necessità di cambiare
la Costituzione. Dario Franceschini torna a lanciare l'allarme sul rischio di
una involuzione autoritaria attraverso un'alterazione del rapporto tra governo
e parlamento. L'occasione l'ha fornita la presentazione del libro che raccoglie
alcuni interventi di Leopoldo Elia, presidente della Corte
Costituzionale, ministro e parlamentare del centrosinistra nel trigesimo della
sua scomparsa, presenti il costituzionalista Gustavo Zagrebelski, Pierluigi
Castagnetti del Pd coordinati da Ezio Mauro direttore di Repubblica. Il "tridente"
decreti-maxiemendamenti-fiducia «cambia totalmente la natura delle democrazia»
e del rapporto governo-parlamento, sostiene il segretario del Pd. Oggi c'è una
sorta di modernizzazione di questo concetto basato sul rapporto
«capo-tv-popolo»: il capo decide, la tv propaganda il messaggio e il popolo
approva. «Siccome sono stato eletto dal popolo - ha commentato il segretario
del Pd riferendosi al "credo" propugnato da Berlusconi - e ho un
grande consenso, nulla può stare sopra di me, nemmeno la legge». C'è un
antidoto che può essere somministrato alla democrazia sempre più a rischio
populismo? «È necessario tenere accesi i riflettori e allertare l'attenzione
dei cittadini - ha concluso Franceschini - altrimenti potremmo ben presto
trovarci in un altro sistema a Costituzione invariata». Una nota positiva per
l'opposizione l'ha fornita in chiusura Zagrebelsky quando ha detto che in
democrazia «nulla è più volatile del consenso»: «Se fossi un uomo politico non
sarei tanto rassicurato dal grande consenso che mi circonda, il 75% e così
via». Giornata piena, quella di Franceschini. In mattinata ha presentato con
alcuni candidati il piano del Pd per le amministrative, dove al Nazareno non si
nasconde una certa appresnione per i risultati specie al Nord, «ma io sono fiducioso,
i nostri sindaci e presidenti hanno governato bene e gli elettori lo
riconosceranno nell'urna», ha rassicurato il segretario. Franceschini è tornato
sul tema referendum per dire che il "sì" non si cambia, che se
dovesse vincere il no se ne assumerà «tutte le responsabilità» prendendosi la
rampogna di Pier Ferdinando Casini: «Mi aspetto solo che vada a via del
Plebiscito con un cartello "Silvio santo subito", visto che continua
a sostenere un quesito che metterebbe il premier sul trono». Nel Pd intanto
fioccano le candidature a leader: dopo il «terzo uomo» ventilato da Goffredo
Bettini, è stata Anna Finocchiaro a dire di «non escludere» una sua eventuale
scesa in campo al congresso di ottobre. R.P.
( da "Corriere del Veneto"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Corriere del
Veneto sezione: VENEZIA data: 13/05/2009 - pag: 7 Boom di bimbi abbandonati
Tribunale: siamo nel caos Sos del presidente dei Minorenni
al Csm: ci servono almeno 10 giudici. Personale dimezzato, casi raddoppiati
VENEZIA Leonardo non gioca più a calcio, Luca non va più in piscina, Silvia ha
lasciato il corso di inglese e di vacanze nemmeno a parlarne. Le loro madri
quest'anno non hanno più un soldo perché i loro padri dopo la separazione non
sono ancora stati obbligati da nessun giudice a versare un euro. E' la vita
dei figli delle «coppie di fatto » in crisi. Quelli che, anche se sono uguali
ai figli delle coppie sposate di fronte alla legge, non essendo al centro di un
divorzio si devono rivolgere al tribunale dei minori che però non ha abbastanza
personale per rispondere. «Siamo nel caos spiega il presidente del tribunale
dei minori Adalgisa Fraccon Ho scritto al Csm perché ci conceda il budget per
assumere almeno dieci giudici onorari. Costano 98 euro per cinque ore di
lavoro. Ma se non arrivano è un disastro perché ormai riusciamo a stare dietro
solo ai provvedimenti d'urgenza su segnalazione dei pediatri, dei maestri, dei
vigili, dei parroci e dei carabinieri quando è a rischio l'incolumità dei
minori, ma è sempre più difficile seguire il resto». I 7 magistrati, i 26
giudici onorari e i 24 impiegati amministrativi che sono responsabili dei
minori per tutta la regione veneto (a fronte di un organico teorico di
rispettivamente 17 magistrati, 60 onorari e 72 impiegati) sono infatti sempre
più occupati a seguire i casi di abbandono cresciuti del 120% in un anno (da
102 del 2007 sono diventati 226 nel 2008) a causa della crisi economica e delle
sempre più difficili situazioni sociali. Casi in cui la decisione di
affidamento del minore ai servizi sociali non può essere rimandata perché si
tratta di genitori con problemi mentali, violenti, tossicodipendenti o
semplicemente disperati. «La pianta organica del tribunale dei minori spiega il
consigliere dell'ordine degli avvocati Isabella Nordio è stata pensato negli
anni Sessanta quando le coppie di fatto erano rarissime e il Veneto era una
regione agricola». «Oggi è cambiato tutto e il tribunale dei minori rischia il
collasso rincara la dose la vicepresidente della della camera civile Elisabetta
Mantovani gli avvocati e i giudici sono in pratica costretti a fare
volontariato». Tra affidamenti, adozioni e richieste di alimenti per i figli il
tribunale dei minori oggi è arrivato ad avere più di cinquemila pendenze a cui
si aggiungono altri duemila casi per reati commessi da minori. «Va detto
inoltre che a causa della fretta con cui si prendono le decisioni aumenta la
percentuale di errori giudiziari continua la presidente del tribunale ma i
parenti non possono fare nessun ricorso perché si può andare in secondo grado
solo a procedimento concluso e noi facciamo fatica a chiudere i processi». Per
i ricorsi delle coppie di fatto ritenuti non urgenti, quelli dei genitori di
Leonardo, Luca o Silvia, dunque, i tempi si allungano a dismisura anche perché
i conviventi non sposati che si rivolgono al tribunale sono passati dai 366 del
2007 ai 488 del 2008 con un aumento secco del 33% e non accennano a diminuire.
«E sono aumentati di un terzo anche i casi di decadenza della podestà aggiunge
Fraccon i casi in cui non c'è un vero e proprio abbandono da parte dei parenti
ma un genitore trascura o picchia i figli». Il lavoro del tribunale dei minori
ha raggiunto una mole tale che l'anno scorso sono state sospese le adozioni per
tutta l'estate per permettere lo smaltimento di parte delle pratiche arretrate.
Ai casi riguardanti le famiglie si aggiungono infatti i reati compiuti dai
minorenni italiani e stranieri che sono in leggero aumento rispetto agli anni
scorsi. «La giustizia minorile è un nodo strategico conclude Fraccon Non
intervenire su un minore in stato di disagio oggi, significa dover intervenire
su un delinquente incallito domani. Lo confermano le statistiche. Abbiamo
bisogno di personale per fare il nostro lavoro o la sicurezza di domani è a
rischio». Alessio Antonini
( da "Nazione, La (La Spezia)"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
AGENDA MASSA /
CARRARA pag. 21 «Occorre una giusta informazione sulla conservazione delle staminali»
LA RUBRICA DELL'ASSOCIAZIONE GIOVANI AVVOCATI CARRARA IL MINISTERO del Lavoro,
della Salute e delle Politiche Sociali, ha emanato il 26 febbraio 2009
l'ordinanza recante «disposizioni in materia di conservazione di cellule
staminali da sangue del cordone ombelicale», entrata in vigore il primo marzo
scorso. Ciò è strettamente collegato con la Legge 40 del 2004 relativa alla
fecondazione medicalmente assistita, argomento quest'ultimo di grande impegno e
complessità riconosciuta a più livelli, in rapporto al
quale ha avuto modo di esprimersi la Corte Costituzionale con sentenza 151 del
2009. Per tal motivo, qui si tratta dell'aspetto relativo alla
crioconservazione delle cellule staminali derivanti da cordone ombelicale, nei
limiti della sua praticabilità. QUALI i limiti imposti dalla normativa vigente?
Ma soprattutto quali le possibilità riconosciute? E' il parto la sola
opportunità attraverso la quale è possibile prelevare cellule staminali
derivanti da cordone ombelicale in modo non invasivo. E' consentito conservarle
a scopo preventivo; questo significa che, in ipotesi di gravi malattie, per le
quali è richiesto un trapianto, si può evitare di ricercare un donatore
compatibile, senza ulteriore aggravio in termini di tempo. Fra progressi della
scienza e dubbi etici, la Legge italiana impone ancora molte restrizioni.
Pacifico, tuttavia, è che il futuro della ricerca passa da queste cellule.
Attualmente ci sono 3 possibilità di conservazione delle staminali: 1)
attraverso la donazione del cordone ombelicale al momento del parto, accedendo
ad una delle strutture pubbliche italiane a ciò abilitate (cd conservazione
eterologa ad uso allogenico ossia in favore di persona diversa e per finalità
solidaristiche); 2) rivolgendosi a Biobanche private estere certificate «gmp»
(good manufacturing practice), previo nulla osta del Ministero, al fine di far
conservare le cellule a scopo preventivo, per eventuali bisogni della
donatrice, di suo figlio o di un parente (conservazione autologa estera); 3) da
ultimo, attraverso una procedura di conservazione autologa cosiddetta
«dedicata», riservata a coloro che sono portatori di malattie per le quali è
riconosciuta una valida terapia a base di staminali derivanti dal sangue del
cordone ombelicale. Quest'ultimo è l'unico caso di conservazione autologa, con
costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale, ammessa in Italia, valendo,
diversamente, la regola generale per cui «è vietata la conservazione delle
cellule staminali ad uso personale». LA LEGGE 219 del 2005, equiparando le
cellule staminali al sangue, sancisce all'articolo 4 un generale principio
secondo cui «il sangue umano non è fonte di profitto»; di conseguenza è vietato
lo scopo di lucro e l'attività imprenditoriale finalizzata alla crionservazione
delle cellule staminali In sintesi, ciò che vogliamo oggi affermare è un
concetto molto semplice, ma prezioso. Conservare o donare cellule staminali
derivanti da cordone ombelicale, rappresenta un gesto di assoluto rispetto e
umanità, e va per questo sollecitato. E' per tale ragione, pertanto, che si
vuole diffondere un'adeguata informazione, nel rispetto dei diritti e dei
doveri costituzionalmente garantiti. (a cura dell'«Aiga», Associazione italiana
giovani avvocati, sezione «Federico Bernacca»)
( da "Nuova Ferrara, La"
del 13-05-2009)
Argomenti: Giustizia
Il dirigente Usp:
ridimensionamenti dei plessi decisi dagli enti locali «Tagli di classi dovuti
alla legge» Vincenzo Viglione: gli organici dei docenti gestiti dal ministero
«L'ufficio scolastico provinciale ha funzioni esclusivamente amministrative.
Ciò significa che deve far quadrare i conti sulla base delle risorse fornite
dall'amministrazione statale ed applicare le disposizioni di legge così come
sono». A ribadirlo è il vertice dell'amministrazione scolastica provinciale
Vincenzo Viglione, per eliminare gli equivoci che in questi mesi hanno permeato
il mondo della scuola, soprattutto riguardo al dimensionamento della rete
scolastica e alla soppressione delle classi. «Ridimensionare la rete scolastica
- spiega il dirigente - è un atto che compete esclusivamente agli enti locali,
Provincia e Comuni ed è legato al compito di distribuire l'offerta formativa
sul territorio». Sino a quando le Regioni non si doteranno di una legge e di un
apparato amministrativo idoneo, la Corte Costituzionale ha
stabilito che pur in presenza della competenza regionale, il Ministero continui
a gestire gli organici delle istituzioni scolastiche con le risorse
assegnategli dalle leggi finanziarie. L'ufficio scolastico provinciale su
delega di quello regionale deve determinare gli organici, rispettando le
risorse che gli vengono assegnate e le regole sulla formazione delle classi. Il
messaggio è chiaro: l'amministrazione scolastica può anche motivatamente
derogare dal rispetto dei parametri previsti solo a condizione di rispettare il
budget assegnatole. «Non abbiamo - prosegue il dirigente - alcun potere
gestionale relativamente all'edilizia scolastica, all'individuazione dei plessi
scolastici, al trasporto scolastico, ai tipi di indirizzo funzionanti». La
scissione tra chi opera in questi settori appare illogica visto che la
decisione sui plessi che devono funzionare spetta agli enti locali, di intesa
con le autonomie scolastiche, mentre l'autorizzazione al funzionamento delle
classi spetta all'autorità statale. Secondo la legge ad esempio le classi di
scuola primaria con meno di 15 alunni non possono rimanere aperte. «L'unica
nostra possibilità - prosegue Viglione - di derogare al limite è trovare
risorse nel budget. Ciò non sempre è verificabile dall'inizio delle operazioni
di determinazione degli organici che peraltro fisiologicamente si duplicano nel
tempo anche perchè non mancano casi in cui, in corsa le risorse inizialmente
assegnate subiscono variazioni dall'alto e non sempre di segno positivo». Ecco
perché le classi prime delle primarie di Stellata e di Pilastri di Bondeno non
hanno avuto l'autorizzazione a partire, come Volania, Ponticelli, San Giovanni
di Ostellato e Buonacompra dove l'amministrazione locale ha deciso di chiudere
il plesso. Silvia Siano
(
da "Corriere della Sera"
del 13-05-2009)
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Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 13/05/2009 - pag: 5 Il giurista Mirabelli «Niente limiti L'identità è diritto del nato» ROMA «Il diritto del nato di vedere individuata la sua identità non deve essere limitato». >Per
Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale,
la politica può combattere la clandestinità, anche duramente, ma con interventi
appropriati. Quale intervento è stato inappropriato? «Condizionare l'atto di
nascita ad un elemento esterno al bambino quale la clandestinità dei genitori». Ma la Bossi-Fini
garantisce il permesso di soggiorno a padre e madre che possono quindi
riconoscerlo. «L'attribuzione di identità teoricamente può essere fatta, in
caso di necessità, anche da terze persone. In questo caso, se sono clandestini,
no. Può sembrare una situazione marginale». Invece? «Invece non possono esserci
limitazioni neppure minime ai diritti fondamentali come la vita, l'identità, la
salute, l'istruzione, il rapporto con i genitori. È scritto nella Dichiarazione
Universale dei Diritti dell'Uomo del '48». Il reato di clandestinità? «È una
scelta politica che qualcuno può criticare ma è legittima. Porre limitazioni
all'atto di stato civile no. Non facciamo terra bruciata dei diritti». V. Pic.
(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 13-05-2009)
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(
da "Corriere del
Mezzogiorno" del 13-05-2009)
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(
da "Trentino"
del 13-05-2009)
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(
da "Alto Adige"
del 13-05-2009)
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(
da "Nuova Venezia, La"
del 13-05-2009)
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(
da "Nuova Venezia, La"
del 13-05-2009)
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(
da "Messaggero Veneto,
Il" del 13-05-2009)
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(
da "AltaLex"
del 13-05-2009)
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(
da "AltaLex"
del 13-05-2009)
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(
da "Tempi"
del 13-05-2009)
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(
da "Denaro, Il"
del 13-05-2009)
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(
da "Adige, L'>"
del 13-05-2009)
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(
da "Avvenire"
del 13-05-2009)
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(
da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 13-05-2009)
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(
da "Gazzettino, Il
(Venezia)" del 13-05-2009)
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(
da "Gazzettino, Il
(Pordenone)" del 13-05-2009)
Pubblicato anche in: (Gazzettino,
Il (Udine))
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(
da "SaluteEuropa.it"
del 13-05-2009)
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(
da "Romania Libera"
del 13-05-2009)
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(
da "Sicilia, La"
del 13-05-2009)
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(
da "Sicilia, La"
del 13-05-2009)
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(
da "Affari Italiani
(Online)" del 13-05-2009)
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(
da "Basilicanet.it"
del 13-05-2009)
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(
da "Sestopotere.com"
del 13-05-2009)
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(
da "Panorama.it"
del 13-05-2009)
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