CENACOLO
DEI COGITANTI |
Astec, a rischio 70 posti
Oggi a Cuneo presidio con Sekurit e S. Gobain
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria della DueGi è
peggiorata negli ultimi mesi. La mancanza di liquidità non solo non permette il
pagamento degli stipendi, ma neppure l'acquisto di materie prime e quindi
l'attività dell'azienda nonostante vi siano ordini. Otto ore di sciopero, ieri,
alla Buitoni di Moretta, che fa parte della multinazionale svizzera «
Questa crisi potrebbe
favorire la Trenkwalder ( da "Gazzetta
di Reggio" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: prospetta zeppo di incognite per la
crisi finanziaria che ha colpito tutte le società e potrebbe generare rinunce o
ripescaggi. Dalla serie A sono scese la Fortitudo Bologna che eredita dal
Cimberio Varese il ruolo di squadra da battere e la Snaidero Udine anzi: l'ex
Snaidero, visto che la storica famiglia di imprenditori friulani ha deciso di
lasciare la pallacanestro di alto livello.
"Più pulizia nelle
banche Ripresa lenta in Europa"
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in specie nel settore finanziario».
Malgrado il massiccio intervento degli Stati attraverso azioni «senza
precedenti», le condizioni «per l'accesso ai finanziamenti restano difficili, i
costi della raccolta alti e alcuni segmenti dei mercati finanziari funzionano
male», mentre «si profilano considerevoli perdite a causa dello sviluppo della
recessione»
Crisi, i protesti bancari
salgono del 25% ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in molti casi i contanti senza
riuscire a mandare però definitivamente in pensione i titoli di credito, i cui
importi medi per titolo protestato superano quello dell'ultimo periodo di crisi
targato 2003-2005. Tutti questi numeri spiegano la situazione di crisi
finanziaria che attanaglia sia i privati cittadini che le imprese della
provincia, avvisaglie di un futuro ancora incerto.
Deutsche vicina al 30% nel
capitale di Postbank ( da "Finanza
e Mercati" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Anche per Deutsche Bank, infatti,
l'obiettivo primario in questo periodo è superare la crisi finanziaria. Oltre
tutto per chiudere l'operazione ha diversi anni di tempo, come prevedono gli
accordi siglati in gennaio. Ieri Postbank sfiorava un guadagno dell'8% a
Francoforte.
L'emergenza si chiama
social housing ( da "Finanza
e Mercati" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: luce della crisi finanziaria che
stiamo vivendo è un disastro annunciato. Quindi, di lavoro da fare ce n'è
ancora molto. Mi auguro che ai fondi immobiliari si possano abbinare
agevolazioni che valorizzino questa proposta - in una crisi dove l'intervento
dello Stato si è dimostrato indispensabile sarebbe illusorio pensare di
prescinderne affidandosi a soluzioni di pieno mercato -
Ecofin: Non servono nuovi
stimoli Ma il Fondo consiglia tassi bassi
( da "Finanza e Mercati"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La risposta dei governi alla
recessione e alla crisi finanziaria (equivalente al 5% del Pil comprese misure
discrezionali di stimolo di bilancio pari all'1,8% del Pil Ue nel 2009 e nel
2010) è , secondo questa tesi, stata «appropriata nel breve» nell'ambito del patto
di stabilità che comunque «fornisce il quadro appropriato».
il ruolo della stampa in
democrazia - massimiliano panarari
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Francia, Germania, Spagna, Gran
Bretagna, Austria, Belgio, Scandinavia e Russia, aggiungendo le analisi
trasversali di alcune grandi tematiche, dal clima alle reazioni alla crisi
finanziaria. E, conferma, una volta di più, la centralità della stampa per formare
un´opinione pubblica avvertita e consapevole.
La destra ha vinto facile
in Europa. Ma al G8 dell'Aquila sarà molto più dura di Angelo De Mattia
( da "Milano Finanza (MF)"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: azione di contrasto della crisi
finanziaria globale, si affermeranno nel Parlamento europeo (pur con i suoi non
amplissimi poteri) e nella stessa Commissione, da rinnovare a breve, dopo la
straripante vittoria del Ppe? Si continuerà a far leva sull'azione dei poteri
pubblici o si avvierà un processo di allentamento per ridurre il peso
dell'intervento degli Stati e dell'
Che delusione per l'Europa
il nuovo inizio di Obama ( da "Milano
Finanza (MF)" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: smarcava dal ruolo di principale
responsabile della crisi finanziaria ed economica, che è ormai inevitabile
attribuire agli Usa nel corso dei summit del G8, o del G20, che si susseguono
da mesi, in un rosario di accuse ormai insostenibile per chi pretende di
governare il mondo intero. Una missione che avrebbe dovuto essere preparata più
intensamente, sul piano politico e diplomatico,
Armi, mercato a prova di
crisi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: istituto di Stoccolma snocciola i
dati, e commenta: «La crisi finanziaria globale non ha ancora avuto un impatto
sui redditi, sui profitti e sugli ordini arretrati delle maggiori industrie
militari». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE CLASSIFICHE Con spese pari a 85 miliardi
di dollari Pechino sale al secondo posto, superando Londra e Parigi.
Corporate Germany in
crisi. ( da "Sole
24 Ore, Il" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A differenza di altre imprese non sta
però soffrendo della crisi finanziaria, ma di una cattiva gestione. Non è
riuscito ad adattarsi a un mercato segnato da una forte debolezza dei consumi.
è questo il motivo principale per cui il governo democristiano-
socialdemocratico ha deciso ( per ora) di non aiutare la società, nonostante le
potenziali ricadute sociali.
LE FASI
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'azienda non sarebbe strategica e
versa in cattive acque a causa della cattiva gestione. non tanto per effetto
della crisi finanziaria. Le possibili vie d'uscita Tra le ipotesi per salvare
il gruppo c'è la fusione con Metro. Alle spalle Arcador ha comunque un gigante:
la banca d'investimento Sal.Oppenheim.
LE SBERLE DEL VOTO
( da "Manifesto, Il"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: astensione o al protezionismo di
Tremonti una parte dei voti di quegli operai, i quali hanno poche scelte
davanti al perdere il lavoro e con esso la sussistenza. CONTINUA|P
l'ex ministro clò
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ondata speculativa simile a quella
che ha portato prima alla crisi finanziaria e poi a quella economica. «Prima
della crisi - sottolinea - a far crescere il prezzo delle materie prime e del
petrolio in particolare sono stati sia l'aumento della domanda nei Paesi ad
alta crescita sia il massiccio intervento della finanza.
Andare oltre la crisi e
crescere pure? Secondo la Cna si può, insieme. E insieme a tutti i 4.30...
( da "Messaggero, Il (Civitavecchia)"
del 09-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: Martedì 09 Giugno 2009 Chiudi
Andare oltre la crisi e crescere pure? Secondo la Cna si può, insieme. E
insieme a tutti i 4.300 associati, da oggi daranno il via alla maratona
congressuale dell'associazione. «Per poter uscire dalle secche della crisi
finanziaria ed economica - dicono Enio Gentili e Adalberto Meschini,
rispettivamente presidente e segretario della Cna -
Bim dice sì ai Segre
sull'offerta Ipi ( da "Corriere
della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 Il caso a Milano/2 Bim
dice sì ai Segre sull'offerta Ipi (g.fer.) Dopo la sospensione per l'intera
seduta, è stata sciolta in tarda serata la riserva di Banca Intermobiliare
(Bim) sull'offerta della famiglia Segre per la partecipazione detenuta in Ipi.
Scommesse boom, vola
Lottomatica ( da "Corriere
della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
09/06/2009 - pag: 45 Il caso a Milano/1 Scommesse boom, vola Lottomatica
(g.fer.) Lottomatica superstar ieri a Piazza Affari: il titolo della società
del gruppo De Agostini ha registrato un progresso del 6,85%, il maggior rialzo
fra i titoli dell'Ftse-Mib, con scambi triplicati rispetto alla media.
Giù gli indici, sale
Mediobanca ( da "Corriere
della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 La Giornata in Borsa Giù
gli indici, sale Mediobanca di Giacomo Ferrari Finmeccanica Ha pesato sul
titolo (-3,71%) il giudizio negativo di Goldman Sachs Sono state le vendite di
beneficio più che i risultati elettorali a trascinare al ribasso le Borse
europee,
dal nostro corrispondente
MADRID - La nostra è una bella v...
( da "Messaggero, Il"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Da noi, la crisi economica, a causa
della miopia del governo, è venuta ben prima della crisi finanziaria
internazionale». Ventata di destra e centrodestra in quasi tutta l'Europa. Per
gli stessi motivi? «L'affluenza alle urne, è evidente, è stata bassa, c'è stato
disincanto.
Argomenti:
Crisi
Abstract: «I partiti di destra non evocano
banchieri, finanzieri, capitalisti e altri possibili responsabili della crisi
finanziaria. Sono formazioni politiche molto più populiste, quindi
perfettamente capaci di dare voce al riflesso anti capitalista sperimentato in
questi mesi in Europa». Stefano Montefiori
Argomenti:
Crisi
Abstract: Lo dimostra anche la crisi
finanziaria: la centralità dello stato per lo sviluppo e per la giustizia
sociale; la dimensione collettiva della politica per il progresso e per le
libertà individuali. Ma bisogna procedere a un nuovo rapporto con la società».
Sulla scelta del concetto in cui riassumere il rinnovamento, però, Mauroy
sembra fare un passo indietro:
E' boom della cessione del
quinto ( da "
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria c?e?, si vede
e soprattutto si sente a fine mese quando le famiglie non ce la fanno piu? a pagare
le bollette, le rate del mutuo e a fare la spesa di tutti i giorni. Cosa fare
quindi? Volantini, depliant e annunci pubblicitari propongono una soluzione che
sembrerebbe risolvere, o comunque facilitare,
GB: BANCA LLOYDS TAGLIERA'
ALTRI 1.660 POSTI ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Lloyds ha gia' tagliato circa 3
mila posti dall'inizio della crisi finanziaria, dopo aver realizzato la fusione
con Hbos. Cheltenham & Gloucester, specializzata nella concessione di
prestiti ipotecari, originariamente era una societa' di costruzione edilizia ed
e' stata rilevata da Lloyds nel 1997. 09/06/2009 - 14:32
Pmi, seminari
sull'internazionalizzazione ( da "Sicilia,
La" del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economica in cui gli effetti della
crisi finanziaria sul sistema produttivo divengono quotidianamente sempre più
tangibili», spiegano Roberto Giannone, presidente di Confeserfidi e Gianni Ficarra
dello Studio commerciale Fiacarra & Partners. «Con "Aziende senza
frontiere" - afferma Ficarra - vogliamo, intanto, imprimere
un'accelerazione delle dinamiche di internazionalizzazione d'
Nuovo capannone dell'Ansaldo
Sistemi Industriali di Monfalcone , cerimonia con giunta FVG
( da "Sestopotere.com"
del 09-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ad Gemme non hanno nascosto la
difficoltà del momento generata dalla crisi finanziaria e industriale che
coinvolge l'intero sistema economico e produttivo mondiale, ma hanno ribadito
che proprio questo è il momento delle riforme e delle innovazioni necessarie ad
essere pronti nel momento in cui la crisi cesserà e si apriranno nuove
opportunità di sviluppo.
Argomenti:
Crisi
Abstract: Lo dimostra anche la crisi
finanziaria: la centralità dello stato per lo sviluppo e per la giustizia
sociale; la dimensione collettiva della politica per il progresso e per le
libertà individuali. Ma bisogna procedere a un nuovo rapporto con la società».
Sulla scelta del concetto in cui riassumere il rinnovamento, però, Mauroy
sembra fare un passo indietro:
Credito, un terzo dei
prestiti oggi è garantito dalle Bcc
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 10-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: dovuta alla crisi economica, ma
che, se si vanno a vedere i dati, coincide esattamente con le lamentele che si
sono sentite in questi mesi da parte del sistema manifatturiero. Di fronte alla
crisi finanziaria le banche (più, come si è detto, quelle grandi travolte dagli
eventi che quelle piccole) hanno tagliato, all'inizio,
credito, un terzo dei
prestiti oggi è garantito dalle bcc
( da "Mattino di Padova, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dovuta alla crisi economica, ma
che, se si vanno a vedere i dati, coincide esattamente con le lamentele che si
sono sentite in questi mesi da parte del sistema manifatturiero. Di fronte alla
crisi finanziaria le banche (più, come si è detto, quelle grandi travolte dagli
eventi che quelle piccole) hanno tagliato, all'inizio,
Non solo ente benefico,
anche impresa ( da "Milano
Finanza (MF)" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria le ha sorprese
con lavori in corso e oggi esse stanno riorganizzando budget in generale assai
ristretti rispetto al passato: l'ipotesi che si producano riduzioni della loro
azione complessiva è reale e molti organi fondazionali stanno oggi verificando
il medesimo percorso, inverando in alcuni casi l'ipotesi dell'
sussidi e barriere, ecco
il nuovo protezionismo - maurizio ricci
( da "Repubblica, La"
del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: protezionismo Inutili gli inviti
del G20, dall´inizio della crisi boom di strette ai commerci I provvedimenti
sono cresciuti del 55% da quando è partita la recessione, soprattutto ad opera
dei paesi ricchi Rispetto al passato i singoli Stati si affidano sempre meno a
dazi e svalutazioni, al primo posto le misure anti dumping MAURIZIO RICCI La
recessione mondiale sta avendo un impatto
Le banche tornano a fare
utili. Italiane prime in prudenza
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: devastante crisi finanziaria di
ogni tempo, danno segni di ripresa nei primi mesi del 2009. E' uno scenario di
ragionevole speranza quello che esce dal rapporto che il centro studi di
Mediobanca dedica ai principali istituti di credito mondiali. L'analisi
ripercorre un decennio di attività bancaria fino agli effetti del recente
terremoto finanziario su un campione di 66 banche (
Serve più capitalizzazione
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: C'è una contrazione della
redditività frutto della crisi finanziaria globale, molte banche registrano
aumenti delle sofferenze: è ancora lontana la fine del ciclo negativo. Le
banche devono essere forti, con una dotazione di capitale proprio elevata.
Anche per accompagnare le imprese verso la ripresa.
Padoa-Schioppa: un'Europa
a rischio e la moneta-mondo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Oggi ne sappiamo abbastanza per
dire che abbiamo bisogno di un oggetto che vola». Per le nuove regole sui
mercati finanziari è auspicabile «una forte convergenza politica in seno al
G-20». Intervista u pagina
Il sogno di una moneta
mondiale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Italia intende abbozzare i nuovi
global legal standard per i mercati finanziari. Sarà nelle intenzioni del
Governo un primo strumento per uscire dalla crisi e per evitarne altre. Le
determinanti profonde della crisi sono tre: l'illusione che i mercati si
possano autoregolare; la contraddizione tra mercati globali e politiche rimaste
nazionali;
Recessioni.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart
hanno calcolato l'impatto delle crisi finanziarie più gravi e hanno scoperto
che dopo una crisi finanziaria il prezzo delle case cala mediamente del 35% e
passano sei anni prima che torni ai livelli di prima della crisi. I prezzi
delle azioni quotate in Borsa diminuiscono del 56% e il calo va avanti per 3-4
anni.
Tramonta la
super-authority Usa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria, o di Aig, nelle
cui casse Washington ha versato decine di miliardi di dollari per scongiurare
una bancarotta che avrebbe avuto effetti a catena sull'intera economia
mondiale. In realtà l'amministrazione Obama avrebbe fatto un passo indietro
rispetto alle prime ipotesi, soprattutto riguardo ad una semplificazione della
struttura delle authority che vigilano sui
Libri online al college
per risparmiare ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: lustrare la sua immagine ormai
appannata dalla catastrofica crisi finanziaria. Qualche giorno fa il Schwarzy
ha dovuto congelare tutti gli appalti pubblici per risparmiare 1,3 miliardi di
dollari e sfondare il deficit da 24 miliardi di dollari proiettato per l'anno
fiscale 2009-2010. Dopo la sconfitta alle urne di tre referendum proposti in
maggio per risanare le finanze pubbliche,
Cara Bce, ora sei a un
bivio ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che nascono dopo i due anni di
crisi finanziaria: quale dev'essere il suo obiettivo primario? Quale la sua
funzione? Quali i rapporti con i politici e le banche? Nei giorni scorsi la
signora Merkel ha avuto una condotta inusuale per un primo ministro tedesco:
sollevare perplessità sulle scelte della Bce nella gestione della politica
monetaria.
Al via le deroghe sugli
aiuti di Stato ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: situazione di crisi finanziaria ed
economica», varato da Bruxelles lo scorso 22 gennaio. è stato, infatti,
pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale » 131 del 9 giugno 2009) il decreto del
presidente del Consiglio che definisce specifiche modalità di applicazione, nel
nostro Paese, di quanto disposto nella comunicazione della Commissione europea
che ha amplificato i poteri degli Stati membri (
Il Qatar chiede il 25% di
Porsche ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: vittima della crisi finanziaria,
fermandosi al 51%. Abbandonando l'idea di una scalata, gli azionisti di Porsche
hanno aperto la porta all'ipotesi di una fusione con Volkswagen. La preda si
sarebbe trasformata in predatore. Ieri però gli analisti si chiedevano se
l'eventuale arrivo del Qatar nella società di Stoccarda- che seguirebbe il
recente ingresso di Abu Dhabi in Daimler -
Lloyds taglia 1.660 posti
di lavoro ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 660 posti di lavoro e la chiusura
di 160 sportelli dell'unità Cheltenham & Gloucester ( nella foto una
filiale), mantenendo solo il marchio della banca. Lloyds ha già tagliato circa
3mila posti dall'inizio della crisi finanziaria, dopo la fusione con Hbos. AFP
Authority a convegno in
cerca di regole globali ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontro è la risposta da dare ai
problemi posti dalla tempesta finanziaria, l'associazione dei regulator è
spinta, proprio dalla profondità della crisi, anche a ridefireil suo
ruolo.Nell'ultimo anno, mentre la crisi scatenava i suoi effetti più
dirompenti, le authority di vigilanza sono spesso apparse prese alla sprovvista
e scavalcate da altri protagonisti.
Rapinatori in mobilità per
la crisi finanziaria ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 000 Rapinatori in mobilità per la
crisi finanziaria N on solo le imprese e gli onesti lavoratori soffrono per la
crisi finanziaria. Perfino i ladri se la passano male. Secondo i dati diramati
ieri dall'Ossif, cioè il centro di ricerca dell'Abi in materia di sicurezza,
nel 2008 le rapine in banca sono diminuite del 27,3% (solo 2.
Consorte? È stata una
ferita dolorosa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: terribile crisi finanziaria ed
economica mondiale, il gruppo sta reggendo la prova. Il nostro bilancio è
oltremodo trasparente. Tutto quello che c'è nel nostro portafoglio finanziario
è dichiarato e certificato. Non abbiamo nessun titolo tossico. Sono tesi che
sostiene Consorte, ma non vogliamo farci trascinare nelle polemiche visto che
il rapporto con lui si è chiuso tre anni fa.
INDUSTRIA FVG: SEGNALE DI
FIDUCIA DA AMPLIAMENTO ANSALDO ( da "marketpress.info"
del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ad Gemme non hanno nascosto la
difficoltà del momento generata dalla crisi finanziaria e industriale che
coinvolge l´intero sistema economico e produttivo mondiale, ma hanno ribadito
che proprio questo è il momento delle riforme e delle innovazioni necessarie ad
essere pronti nel momento in cui la crisi cesserà e si apriranno nuove
opportunità di sviluppo.
LUSSEMBURGO - Nessuna
stangata nella prossima finanziaria. E' quanto ha garantito il ministro d...
( da "Messaggero, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un segnale di inversione di
tendenza nella crisi finanziaria è giunto ieri dagli Stati Uniti, dove dieci
banche sono state autorizzate a restituire in anticipo gli aiuti pubblici
ricevuti nei mesi scorsi, per un ammontare complessivo da 68 miliardi di dollari.
Lo ha riferito il dipartimento del Tesoro, senza precisare i nomi degli
istituti in questione.
Allarme 2009 di Bankitalia
Argomenti:
Crisi
Abstract: che al Sud sono più gravi ed è su
questi che si è innestata la crisi finanziaria globale: i mesi a cavallo tra il
2008 e il 2009 hanno visto una flessione dell'attività industriale che non ha
eguali in questo dopoguerra». Un peccato, soprattutto per il Sud, visto che «prima
della crisi si stava innescando un processo di trasformazione virtuoso in
termini di produttività che adesso,
Bankitalia: la stretta del
credito c'è ( da "Corriere
del Veneto" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: osserva il direttore della sede di
Venezia della Banca d'Italia Giancarlo Salvemini - sin dall'inizio della crisi
finanziaria hanno reagito in modo deciso, applicando delle condizioni più
restrittive per l'accesso ai finanziamenti. Per le piccole banche - continua
Salvemini - questo non è il momento di fare conto economico, ma di tenere in
vita il proprio cliente».
Barroso si ricandida a
guidare l'Europa ( da "Corriere
della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: una migliore regolamentazione e
supervisione dei mercati finanziari», e inoltre «noi abbiamo bisogno di
un'Europa che metta l'opportunità, la responsabilità e la solidarietà al cuore
di un'economia sociale di mercato». Traduzione: le sirene dell'ultraliberalismo,
da tanti accusate per quest'ultima crisi economica, non dovranno più essere
ascoltate;
Cassamarca vende un pezzo
di Ca' Tron ( da "Corriere
del Veneto" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Cioè il mancato versamento dei
dividendi da parte di Unicredit provocato dalla crisi finanziaria e cioè,
tradotto in cifre, una trentina di milioni che non entreranno a Ca' Spineda.
Abbastanza per mettere in affanno come mai era successo prima le attività della
macchina di De Poli e da indurre la sua amministrazione a mettere sul mercato
una serie di beni immobili o parti di essi.
Tremonti richiama la
Svizzera sulle società schermo
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ecofin ha condiviso a larga
maggioranza le proposte della Commissione di Bruxelles per la supervisione
comune sui mercati finanziari. «E' un buon testo di compromesso », ha detto
Tremonti. La Gran Bretagna si oppone duramente rivendicando la competenza
nazionale sui salvataggi bancari con aiuti di Stato. Divergenze restano sulla
guida della supervisione.
Merkel non interviene
Arcandor va al crac Ora si venderà a pezzi
( da "Corriere della Sera"
del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ossia prima dell'inizio della crisi
finanziaria, sia il governo che l'Unione europea hanno stabilito che non può
accedere al fondo da 100 miliardi che Berlino ha in essere a favore delle
aziende in difficoltà a causa della recessione. Quindi, aveva riformulato la
domanda e domandato un prestito pubblico da 437 milioni.
Rimbalza l'Enel, frena
Bulgari ( da "Corriere
della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
10/06/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa Rimbalza l'Enel, frena Bulgari di
Giacomo Ferrari Milano prima in Europa Piazza Affari ha ottenuto ieri il
miglior risultato fra le Borse europee Dopo un avvio positivo, Piazza Affari ha
resistito al rallentamento generale delle Borse europee riuscendo a chiudere
con il miglior risultato (
Texas Instruments spinge
StM ( da "Corriere
della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
10/06/2009 - pag: 37 Il caso a Milano Texas Instruments spinge StM (g.fer.) Un
giudizio favorevole da parte di Equita Sim ma soprattutto le previsioni
positive di Texas Instruments (società che opera nello stesso settore, quello
dei microchips) relative alle vendite del secondo trimestre dell'anno:
I fondi a Blackrock? Corre
Barclays ( da "Corriere
della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 - pag: 37 Il caso a Londra I fondi
a Blackrock? Corre Barclays (g.fer.) Un'offerta fino a 13 miliardi di dollari:
così il gruppo finanziario americano Blackrock punta all'acquisto di Barclays
Global Investors, la divisione fondi del gruppo bancario inglese Barclays.
Afterhours: il
Argomenti:
Crisi
Abstract: però la paura e il protezionismo
vigliacco che cercano di preservare isole di purezza e verità non contaminate
dalla tv diventa paura di non contaminare». E la forza di questo mondo? «È
vitale, è pieno di talento, di energia e di quella sincerità che, sebbene non
sia sinonimo di qualità, nelle grandi produzioni si è persa».
Debito da 190mila euro,
pignorati i cartellini ( da "Corriere
del Veneto" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esecutività e visto che nei due
mesi successivi non è stato pagato alcunché stante la crisi finanziaria ben
nota della società hanno deciso di partire con la procedura per il
pignoramento. E hanno puntato subito sui giocatori, di cui otto hanno un contratto
che durerebbe anche nella prossima stagione mentre altri dieci giocatori della
rosa sono in scadenza il 30 giugno.
l'europa litiga su mercati
e deficit - andrea bonanni ( da "Repubblica,
La" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nonostante il tracollo finanziario
originato sui mercati anglosassoni, è evidente che i britannici non vogliono
che Bruxelles possa avere un diritto di ingerenza negli affari della City, e
continua a battersi perché solo le autorità nazionali abbiano la responsabilità
sulla supervisione finanziaria.
Governance, la svolta
dell'Ocse ( da "Finanza.com"
del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Una mossa indispensabile per
correggere le debolezze emerse con la crisi finanziaria. Le novità sono
contenute nel documento sulla ?corporate governance e crisi finanziaria?
preparato da un gruppo di lavoro dell'Ocse - guidato dall'italiano Marcello
Bianchi - a novembre trasformerà le prime indicazioni in raccomandazioni ?
Rapporto R&S
(Mediobanca) promuove la solidità delle grandi banche italiane
( da "Finanza.com" del
10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Prudenza che ha permesso agli
istituti di credito del belpaese di reggere meglio degli altri all'onda d'urto
della crisi finanziaria. Lo studio ha messo a confronto 66 istituti annoverando
le italiane Unicredit e Intesa sanpaolo. Il duo italiano ha chiuso il 2008 con
utili netti pari al 14,6% del fatturato, contro il meno 6% delle maggiori
banche europee.
BORSE POSITIVE (FTSE MIB
+2.7%) - via libera ad accordo FIAT-CHRYSLER IL QATAR VUOLE IL 25% DI PORSCHE
LA TEGOLE ARCANDOR SU PIRELLI RE CINA, SHOPPING ANCHE IN ITALIA BUM!
( da "Dagospia.com" del
10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Rapinatori in mobilità per la crisi
finanziaria... Da "Il Sole 24 Ore" - Non solo le imprese e gli onesti
lavoratori soffrono per la crisi finanziaria. Perfino i ladri se la passano
male. Secondo i dati diramati ieri dall'Ossif, cioè il centro di ricerca
dell'Abi in materia di sicurezza, nel 2008 le rapine in banca sono diminuite
del 27,
BANCHE: SACCOMANNI,QUALITA'CREDITO
DESTINATA A PEGGIORARE ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "Alla crisi finanziaria e'
seguita una profonda fase di recessione economica, che sta investendo anche il
nostro Paese. Si registrano riflessi negativi sulla qualita' del credito,
destinati inevitabilmente a crescere nel prossimo futuro", ha avvertito il
numero due di via Nazionale.
3.
( da "Avvenire" del
10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mentre si accentuerà la tendenza al
protezionismo e al nazionalismo. Prevedo insomma maggiori difficoltà per
trovare una via d'uscita dalla crisi economica e sociale, che va governata a
livello continentale. 2. Molte questioni di carattere bioetico e biopolitico
sono legate alla legislazione nazionale.
Erdö: riconciliazione e
solidarietà le grandi sfide dell'Unione europea
( da "Avvenire" del
10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontro organizzato dalla Ccee
sulla crisi finanziaria globale. Eminenza, cosa l'ha più colpita del recente
voto europeo? Non posso parlare di sorpresa perché era largamente previsto. E
tuttavia l'elevato tasso d'astensionismo rimane certamente un fatto
preoccupante, anche perché tende ad aumentare ad ogni tornata elettorale
europea.
Dalla Dottrina sociale una
Argomenti:
Crisi
Abstract: ZAGABRIA C he alla radice della
crisi finanziaria globale ci sia una questione etica lo dicono ormai tutti gli
economisti. Che ne parlino i vescovi dunque non è poi così strano. Con
un'avvertenza, lanciata fin dall'inizio dell'incontro dei 34 rappresentanti di
21 Conferenze episcopali europee che si occupano di problemi sociali: «La
dottrina sociale della Chiesa non è moralismo ma l'
Basilea, coefficienti poco
significativi ( da "Denaro,
Il" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel giro di pochi mesi avrebbero
avuto bisogno del sostegno pubblico erano fino al giugno 2008 tra le migliori
in termini di core capital ratio. I limiti dei coefficienti di Basilea emergono
dall'indagine di R&S di Mediobanca sulle maggiori banche internazionali nel
periodo 1998-2008, che evidenzia origini ed effetti della crisi finanziaria
tutt'ora in corso. del 10-06-2009 num.
Crisi: lavorare meno,
lavorare tutti. Ecco il piano dell'Ue
( da "Panorama.it" del
10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con cui si è affrontata la crisi
finanziaria ed economica". Ma accanto a queste due misure, Bruxelles ha
chiesto anche un impegno di imprese e governi a creare 5 milioni di contratti
di apprendistato in tutta l'Ue per i giovani, aiuti immediati ai senza lavoro
per evitare rischi di lunga disoccupazione, incentivi di assunzione e
promozione di opportunità per chi ha bassa qualifica.
EDITORIA: FILIERA CARTA AL
SENATO, SITUAZIONE GRAVE ( da "Prima
Comunicazione" del 10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è segnato dal grave impatto che la
crisi finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di
produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008
(-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di
ben 3.533 addetti nel corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in questa
prima parte dell'
I PECCATORI TORNANO A
PECCARE - FINITI I TEMPI CUPI, LE BANCHE RIPRENDONO A INVENTARE PRODOTTI SIMILI
A QUELLI CHE HANNO PROVOCATO LA CRISI GLOBALE E A VENDERLI CON COMMISSIONI IMP
( da "Dagospia.com" del
10-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: inserto Plus del Sole 24 Ore e
firmata "Un bancario in crisi" raccontava che gli istituti di credito
ormai piazzano "soltanto polizze, certificati di investimento e qualunque
altra invenzione finanziaria che abbia come unica caratteristica inderogabile
quella di staccare una maxi-commissione di almeno il 10 per cento, e
subito".
Alla Sda macroeconomia per
manager ( da "Bollettino
Università & Ricerca" del
11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Egitto, che aveva subito una crisi
finanziaria simile all?attuale pochi anni fa, riteneva di potersene chiamare
fuori. E, invece, la crisi dei paesi avanzati ha inaridito il flusso di
investimenti diretti e precipitato anche l?economia egiziana nella recessione”.
BUR.
Mantovabanca investe sul
territorio L'utile 2008 a quota 2,9 milioni di euro
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Solazzi ha affrontato anche i temi
legati alle crisi finanziaria globale, rivendicando funzione e ruolo delle
piccole banche rispetto ai grandi gruppi. «In questo contesto - ha evidenziato
- le banche di credito cooperativo hanno visto confermata la solidità e
l'efficacia del loro modello di business».
Per CoopLat fatturato 2008
oltre i 70 mln ( da "Finanza
e Mercati" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: acquista ulteriore importanza e
significato a fronte della grave crisi finanziaria ed economica che investe
l'Italia, l'economia europea e quella del mondo intero. Per il 2008 infatti il
valore della produzione CoopLat ha superato i 70 milioni di euro. Positivo
anche il dato dell'occupazione: gli addetti, attivi nelle principali città
toscane, oltre che in numerose sedi in tutta Italia,
Alla Sec poteri sugli
stipendi dei manager ( da "Milano
Finanza (MF)" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Questa crisi finanziaria ha molte
cause significative, ma le pratiche retributive dei manager sono state un
fattore che ha contribuito», ha detto Geitner a margine di un incontro con la
presidente della Sec, Mary Schapiro, e il membro del board della Federal
Reserve Daniel Tarullo.
Cammarata sfida Lombardo:
azzero la Giunta ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per far fronte alla crisi
finanziaria delle partecipate comunali e rilanciare l'iniziativa in campo
sociale. E nello stesso tempo minaccia di «azzerare » la giunta per «ripartire
con nuove forze». In Sicilia, tra le componenti del centro-destra, il livello
dello scontro è aumentato, soprattutto dopo il deludente risultato elettorale delle
europee.
Più sostegno dalla leva
fiscale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Una tavola rotonda del convegno è
dedicata al rischio di un neo protezionismo: lo vede alle porte? Ci sono
notevoli spinte, anche se finora le tentazioni sono state imbrigliate. Ma
bisogna tenere la guardia alta su questo argomento: senza una ripresa del commercio
internazionale e degli investimenti nel mondo, la crisi non la supereremo.
È scontro a Berlino sul
crack di Arcandor ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria dovrebbe ricevere
il sostegno governativo. Chi invece sta soffrendo da tempo- come il gruppo di
Essen- potrebbe essere deluso. Tra le grandi società che hanno chiesto prestiti
finanziari o garanzie creditizie ci sono Porsche, Schaeffler e Infineon in un
momento in cui la crisi è ormai un circolo vizioso in cui finanza ed economia
si influenzano a vicenda negativamente.
Sanremo, bridge senza
Gates ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ora, forse, l'userà per superare
con un sorriso e con il buonumore la crisi finanziaria. Ovviamente, vinca il
migliore. My.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL QUARTO TORNEO All'evento
parteciperanno molti nomi noti: da Zaleski a Berhneim, da Angelini alla sorella
di Fidel Castro Totale: 1.890 concorrenti
Obama sceglie lo zar degli
stipendi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha spiegata il segretario al Tesoro
Tim Geithner: «Questa crisi finanziaria ha molte cause, ma le pratiche
retributive dei manager sono state un'aggravante». Nella stessa direzione è la
nomina, avvenuta ieri, di Kenneth Feinberg nel ruolo di "zar" delle
paghe: sarà lui a vigilare gli stipendi dei manager delle società che hanno
ricevuto aiuti durante la crisi.
Ny Times vende il Boston
Globe ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria gli è costata
circa 50 milioni di dollari nel 2008, e per quest'anno sono previste perdite
per 85 milioni se non saranno prese misure concrete. I giornalisti del
quotidiano di Boston lunedì hanno rifiutato quasi all'unanimità il piano che
prevede tagli dei costi per 20 milioni di dollari.
Creatività per sfidare la
crisi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Creatività per sfidare la crisi»
Monica D'Ascenzo MILANO «Abbiamo iniziato a seguire la Bank of England nel 1793
e negli anni abbiamo fronteggiato diverse crisi finanziarie». Ted Burke, ceo di
Freshfields, guida lo studio legale che nell'ultimo anno è stato al centro
delle più importanti partite finanziarie in Europa e negli stati Uniti.
Main Street modello per
l'Europa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mentre la crisi finanziaria ha
letteralmente stravolto i sistemi bancari dell'Olanda e del Belgio. Quanto
all'Italia, poiché in questi ultimi anni due soli parametri principali sono
stati superficialmente utilizzati per misurare lo stato di salute delle economie,
cioè la crescita del Pil e il livello del debito pubblico,
Meno debito e più
trasparenza per gestire i rischi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mantenendo mercati finanziari
integrati a livello mondiale. Per sottolineare questi nuovi obiettivi, il
summit di Londra ha ridefinito l'FSF come FSB, con una membership estesa e un
più ampio mandato per promuovere la stabilità finanziaria. L'FSB nella sua
nuova composizione comprende ora, oltre ai membri dell'FSF,
Regole nuove ma non
soffocanti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: innovazione finanziaria, serve un
«giusto compromesso» Riccardo Sabbatini TEL AVIV. Dal nostro inviato Nuove
regole sono necessarie per ristabilire la fiducia nei mercati finanziari ma non
debbono essere «soffocanti». Occorre trovare un «giusto compromesso » tra la
esigenza del mercato all'innovazione finanziaria e la
necessitàdievitarenuovecrisisi-
dal nostro inviato SIENA -
Bankitalia apre all'ingres... ( da "Messaggero,
Il" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ribadito che il sistema bancario
italiano è stato meno colpito degli altri dalla crisi finanziaria. Ma è il caso
di definire «global legal standards per la proprietà e la trasparenza
dell'attività economica» cui ha fatto riferimento anche Tremonti. E rifacendosi
alle conclusioni della Commissione de Larosière ha rimarcato che «l'attività di
vigilanza rimarrà in capo agli Stati membri».
Alcuni elementi del nuovo
sistema (ad esempio un maggior livello di capitale) dovranno essere in...
( da "Messaggero, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dobbiamo mantenere i vantaggi di
mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e
mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo
impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione
che favorisca parità di trattamento tra i diversi Paesi.
L'Aethra diventa
italo-anglo-americana, investe anche in Australia, e si trasforma in u...
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 11-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: stipendi e la grave crisi
finanziaria del gruppo". Le nuove linee strategiche del piano industriale
2009-2011. Due soci, uno statunitense ed uno inglese, acquisiranno il 45% delle
azioni di "Aethra video srl", la neonata società alla quale il gruppo
ha conferito gli asset (e destinato 110 dipendenti) dei prodotti di audio-video
comunicazione e che si affianca alla tradizionale "
L'anno nero dei fondi
pensione ( da "Corriere
della Sera" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esplodere della crisi finanziaria
ed economica. Il ministro per il Welfare, Maurizio Sacconi, aveva accennato
all'ipotesi del ripensamento sulla scelta di destinazione del Tfr nonché a
quella della portabilità del contributo datoriale anche nelle forme di
previdenza individuale lasciando invece più nello sfondo eventuali ritocchi in
campo fiscale,
Argomenti:
Crisi
Abstract: vista la crisi finanziaria che
aveva ridotto il valore delle posizioni contributive. Dal punto di vista dei
rendimenti, la situazione è decisamente migliorata nei primi cinque mesi del
2009. Ortolani spiega che i quattro comparti di Cometa hanno registrato tutti
un segno positivo, «da un minimo dello 0,7% a un massimo di circa il 4%
Eni e Intesa trainano il
listino ( da "Corriere
della Sera" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
11/06/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Eni e Intesa
trainano il listino Fiat e petroliferi trainano al rialzo Piazza Affari che
termina la giornata con l'Ftse Mib in aumento dell'1,14%. Tutte le principali
Borse europee sono salite, trainate dalla buona apertura di Wall Street,
Stime in rialzo per Home
Depot ( da "Corriere
della Sera" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
11/06/2009 - pag: 35 Il caso a Wall Street Stime in rialzo per Home Depot La
revisione al rialzo delle stime di crescita di Home Depot sembrava poter
finalmente portare un po' di ottimismo a Wall Street. Il colosso americano del
fai-da-te ha annunciato ieri che i profitti per azione potrebbero restare
stabili,
Dietrofront in Europa Il
Chiaretto è salvo ( da "Corriere
del Veneto" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante la pesante crisi
finanziaria globale, vede il Bardolino Chiaretto crescere esponenzialmente in
termini di vendite». Luca Fiorin La svolta La Ue ha deciso: no alla produzione
di rosati ottenuti tagliando vini da tavola rossi e bianchi Bardolino Il
Chiaretto è una varietà del Bardolino, ottenuta con la vinificazione in rosa di
uve rosse (
VI È l'esigenza di un
crescente impegno per le autorità di vigilanza, quelle impe...
( da "Messaggero, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dobbiamo mantenere i vantaggi di
mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e
mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo
impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione
che favorisca parità di trattamento tra i diversi Paesi.
GRAVE IL QUADRO DELINEATO
DALLA FILIERA CARTA, EDITORIA, STAMPA E TRASFORMAZIONE IERI IN AUDIZIONE AL
SENATO: I RAPPRESENTANTI DELLA FILIERA CHIEDONO INTERVENTI OPERATIVI URGENTI A
( da "marketpress.info"
del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è segnato dal grave impatto che la
crisi finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di
produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008
(-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di
ben 3. 533 addetti nel corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in
questa prima parte dell?
Il successo aziendale
passa per il business plan ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Strumenti e tecniche per la
gestione delle aziende in periodo di crisi». In un contesto economico
caratterizzato da una importante crisi finanziaria, «dovuta principalmente al
fatto che ci si è dimenticati del fatto che il rispetto delle regole è una necessità,
non un lusso, è necessario tornare a fare il passo lungo quanto la gamba.
SUSSIDIARIETÀ ED ARGINE
CONTRO LA CRISI, ECCO LE FONDAZIONI OGGI A SIENA IL 21 CONGRESSO NAZIONALE
DELLE CASSE DI RISPARMIO ( da "marketpress.info"
del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: impatto della crisi finanziaria sui
patrimoni delle fondazioni ha accertato infatti che è stato diversificato il
rischio e che nessuna ha investito in prodotti speculativi e rischiosi.
Fondazioni, presenti nell´azionariato della banche, che non hanno esitato in
questa difficile congiuntura a sottoscrivere gli aumenti di capitale che si
sono resi necessari.
Rapporto R&S
Mediobanca: banche italiane prudenti e solide
( da "Finanza.com" del
11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Prudenza che ha permesso agli
istituti di credito del belpaese di reggere meglio degli altri all'onda d'urto
della crisi finanziaria. Lo studio ha messo a confronto 66 istituti annoverando
le italiane Unicredit e Intesa sanpaolo. Il duo italiano ha chiuso il 2008 con
utili netti pari al 14,6% del fatturato, contro il meno 6% delle maggiori
banche europee.
A Siena il 21 congresso
nazionale della Fondazioni bancarie e delle Casse di risparmio
( da "Sestopotere.com"
del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: impatto della crisi finanziaria sui
patrimoni delle fondazioni ha accertato infatti che è stato diversificato il
rischio e che nessuna ha investito in prodotti speculativi e rischiosi.
Fondazioni, presenti nell´azionariato della banche, che non hanno esitato in
questa difficile congiuntura a sottoscrivere gli aumenti di capitale che si
sono resi necessari.
Ue, la Francia frena su un
Argomenti:
Crisi
Abstract: questioni come la crisi finanziaria
e i cambiamenti climatici». Mentre gli europarlamentari dei partiti di sinistra
e i liberal-democratici fanno piani di alleanze minacciando un'offensiva senza
quartiere contro Barroso, che è sostenuto dal Ppe, di gran lunga il primo
partito nell'assemblea di Strasburgo, la diplomazia francese è al lavoro per
far sí che nel vertice del 18 e 19 giugno l'
EDITORIA:USA; BOSTON GLOBE
RIVELA, NYTIMES PRONTO A VENDERCI
( da "Prima Comunicazione"
del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dal gruppo editoriale di New York è
in forte crisi finanziaria e dopo 137 anni di storia rischia di chiudere.
L'editore ha proposto un nuovo accordo con i giornalisti per risparmiare 20
milioni di dollari attraverso una serie di forti tagli agli stipendi e a vari
strumenti di garanzia. Ma il principale sindacato dei giornalisti lunedì sera
ha rigettato l'accordo in un referendum,
Assicurazioni: Isvap,
impatto contenuto in contesto difficile
( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha avuto un impatto contenuto dalla
crisi finanziaria. Lo ha detto il presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini,
durante la relazione annuale dell'istituto nel 2008, sottolineando che
"nonostante il contesto difficile, in Italia, non ci sono stati default
nelle assicurazioni e non c'è stato bisogno di interventi da parte dello
Stato".
Faissola, banche vicine
alle famiglie e alle Pmi ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: secondo il quale sono destinate a
crescere ancora gli effetti negativi sul credito della crisi finanziaria.
Corrado Faissola è stato perentorio nel respingere le critiche al settore,
snocciolando i numeri su quello che è il sostegno delle banche al mondo delle
piccole e medie imprese che riceverebbero circa il 52% del credito totale
erogato.
Eni, Scaroni fiducioso su
emissione bond ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Enel nel 2005 e quindi prima della
crisi. Siamo il primo emettitore industriale che esce sul mercato italiano per
il pubblico indistinto. E' il sistema italiano che si rimette in moto dopo la
crisi finanziaria". "Sono convinto che la risposta sarà molto
positiva anche per il merito di credito di Eni, una doppia A importante e molto
rara sul mercato italiano,
QUANTA RUGGINE TRA
SU-DARIO E GOFFREDONE CORSA A DUE PER LA BENEMERITA - BUSINESS: L'ITALIA PUNTA
SULL'AFRICA IRAQ: SPESE MILITARI KO NON È "BONINO" IL BUFFET A
TORINO, VIA ( da "Dagospia.com"
del 11-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La crisi finanziaria sta facendo
diminuire la velocità con la quale gli iracheni sviluppano le proprie capacità
militari» ha ammesso il generale Frank Helmick, responsabile dell'addestramento
delle forze di Baghdad, già gravate da corruzione e ingerenze politiche.
Falce e flamenco
( da "Corriere.it" del
12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: rimbambita dalla crisi finanziaria,
incrinata dal crollo immobilare, a Marinaleda continuano a macinare centimetri
di "utopia verso la pace" - come recita lo stemma comunale. Sono
trent'anni che mantengono il ritmo, e i vecchi del paese dicono che i segreti
dell'avanzata sono due: "la lotta" e "il nostro alcalde".
Torna la Sagra du burgu
per salvare l'asilo parrocchiale ( da "Stampa,
La" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria della
struttura per l'infanzia, apparsa in un primo momento come un colpo per
l'immagine della frazione, rischia di trasformarsi in un vero e proprio
toccasana. Le difficoltà economiche della scuola materna hanno infatti convinto
gli organizzatori dell'evento estivo a riappacificarsi dopo la rottura del
2007,
L'ex premier ha fatto
capire che il ministro dell'Economia potrebbe guidare l'operazione
( da "Stampa, La" del
12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E purtroppo gli effetti negativi
della crisi finanziaria non si sono scaricati ancora sull'economia reale...».
Un autunno freddo per l'Italia, destinato a diventare gelido e la previsione di
D'Alema è che «il centrodestra da solo potrebbe non farcela», perché
«Berlusconi non è finito, ma è indebolito».
I listini ritrovano la
strada del rialzo ( da "Finanza
e Mercati" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: del tunnel della crisi finanziaria,
e le principali Borse mondiali tornano a imboccare la strada del rialzo. Anche
i trader che operano sul Nymex sembrano convinti che il peggio sia ormai alle
spalle: il prezzo del petrolio, uno degli indicatori dello stato di salute
dell'attività economica mondiale, ha fatto segnare un ulteriore balzo
portandosi sopra quota 72 dollari al barile.
filiera della carta:
audizione al senato sulla crisi del settore
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è segnato dal grave impatto che la
crisi finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di
produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008
(-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di
ben 3.533 addetti nel corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in
questa prima parte dell'
g8, lecce blindata: sei le
zone rosse - alessandra bianco ( da "Repubblica,
La" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Una curiosità: a mezzogiorno, le 51
finaliste di Miss Mondo Italia 2009 attenderanno il ministro delle finanze
tedesco Peer Steinbrueck o la sua delegazione, per consegnargli un documento
con alcuni quesiti sulla crisi finanziaria e le eventuali ripercussioni che
queste potrebbero avere sull´occupazione.
studiate da manager e non
da portaborse - fabrizio escheri ( da "Repubblica,
La" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: oggi in grave crisi finanziaria. E
se proprio ciò non dovesse accadere, la selezione di dirigenti pubblici esterni
potrebbe almeno generare nuove opportunità per gli enti organizzatori dei corsi
di formazione. Abbandonando quei profili formativi inutili, per i quali si è
spesso gridato allo scandalo, ecco nuove figure professionali che si potrebbero
addestrare,
eni col bond a caccia di
risparmiatori - vittoria puledda ( da "Repubblica,
La" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: obbligazioni dopo il grande freddo
della crisi finanziaria e, tornando dopo quasi quindici anni a rivolgersi
direttamente ai risparmiatori italiani, mette in palio bond per un miliardo di
euro (ma elevabile fino ad un massimo di due miliardi). «E´ l´Italia che si
rimette in moto dopo la crisi finanziaria degli ultimi anni, sono
ragionevolmente fiducioso che la risposta sarà positiva,
I sacrifici di Guzzetti
contro la recessione ( da "Riformista,
Il" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della crisi finanziaria e la
svalutazione dei titoli. Il presidente di Cdp, Franco Bassanini, ha specificato
un'altra ragione per il rinvio del giudizio di merito sul portafoglio in
questione: «Il consiglio approverà prima dell'estate il piano industriale che
determinerà conseguenze sull'attività della cassa e un consolidamento nel tempo
di questo consentirà una più adeguata stima»
La ripresa fa il pesce in
barile ( da "Sole
24 Ore, Il" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I mercati finanziari,compreso
quello dei futures sul greggio, cercano sempre di anticipare le tendenze.
Inoltre gli investitori, che nei mesi più bui della crisi erano rimasti il più
possibile "liquidi", stanno ritrovando fiducia e appetito per il
rischio: anche questo, se si vuole, è un germoglio di rinascita economica.
Un patto europeo contro i
debiti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il rapporto debito/Pil è
raddoppiato senza una vera giustificazione finanziaria. Non c'erano crisi
economiche da gestire ma solo decisioni d'opportunità politica. Solo la
pressione dei mercati finanziari - prima ancora dei meccanismi di regolazione
automatica dei bilanci - ha invertito la tendenza a indebitarsi.
Nuovo patto
Agricole-Generali ( da "Sole
24 Ore, Il" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria – da tutti
considerata eccezionale e paragonabile a quella del 1929 – ha portato a un
crollo dei valori bancari, e tra questi di Intesa Sanpaolo – del 50%. Una
situazione atipica, che ha portato come conseguenza all'allentamento dei prìncipi
contabili e dei criteri antitrust un po' in tutto il mondo.
Mifid sotto tiro: sposta
il trading sull'Otc ( da "Sole
24 Ore, Il" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: analizzando la genesi della crisi
finanziaria – rappresenta una poderosa spinta verso la deregolamentazione. Dopo
quanto è accaduto, naturalmente, si moltiplicano le richieste di una
regolamentazione più rigida ma occorre far presto prima che il pendolo dei
mercati torni ad oscillare verso un'altra direzione.
UN FISCO PIU'
"EUROPEO" PER AIUTARE LE BANCHE
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ANALISI LA CRISI FINANZIARIA ed
economica mondiale ha corretto e superato vari luoghi comuni nei quali non
erano mai cadute le Casse di Risparmio italiane che non hanno inseguito le
facili mode cercando altissimi rischi con bassissimi capitali, non hanno mai
inseguito gli estremismi culturali delle più anarchiche tendenze della
deregulation,
* LE realtà oggettive dei
nostri giorni provano che nessun Paese oggi è in grado di sup...
( da "Messaggero, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonché l'attuale crisi finanziaria
globale. Non ci sono dubbi che proprio tale approccio è necessario nella lotta
per la pace in Medio Oriente, in Afghanistan, per l'eliminazione del pericolo
della proliferazione delle armi di distruzione di massa, per il superamento
delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
ROMA - L'Eni lancia nuove
obbligazioni destinate al pubblico dei risparmiatori fino ad un massi...
( da "Messaggero, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sistema Italia che si rimette in
moto dopo la crisi finanziaria» che ha stravolto i mercati nel
ROMA Il moderato,
cautissimo ottimismo sull'evoluzione della crisi, o almeno sulla fin...
( da "Messaggero, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con disoccupazione e sotto-utilizzo
della capacità delle aziende in aumento anche in caso di stabilizzazione dei
mercati finanziari». Per Zoellick «anche se la crescita dovrebbe ravvivarsi nel
corso del 2010 il ritmo della ripresa sarà incerto e i poveri in molti Paesi in
via di sviluppo saranno colpiti dai contraccolpi della crisi».
Trichet: allarme
occupazione ( da "Corriere
della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e per evitare dunque un
aggravamento della crisi finanziaria nella regione. Nell'occhio del ciclone è
soprattutto la Lituania, anche se ieri la situazione della sua valuta, il lat,
è leggermente migliorata. L'istituto guidato da Jean Claude Trichet non perde
comunque d'occhio i pericoli legati ai deficit fiscali dei Paesi della zona
euro.
Il ritorno dei bond Eni
lancia un prestito dopo 14 anni ( da "Corriere
della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Italia che si rimette in moto dopo
la crisi finanziaria». In ipotesi anche un'altra emissione verso la fine
dell'anno, ma non sarà retail e non sarà rivolta al mercato italiano. Il bond
sarà venduto dal 15 giugno al 3 luglio. Il lotto minimo è di duemila euro, pari
a due obbligazioni, con possibili aumenti pari ad almeno un'obbligazione.
Il patto rinnovato spinge
Impregilo ( da "Corriere
della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
12/06/2009 - pag: 41 Il caso a Milano Il patto rinnovato spinge Impregilo
(g.fer.) Rinnovato il patto di sindacato che governa Impregilo: Fondiaria-Sai
(per conto di Immobiliare lombarda), Autostrade e Argo finanziaria hanno
sottoscritto l'impegno a integrare e prolungare fino al 12 giugno 2010 il patto
parasociale che li lega in Igli,
Continental-Schaeffler,
trattativa aperta ( da "Corriere
della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 - pag: 41 Il caso a Francoforte
Continental-Schaeffler, trattativa aperta (g.fer.) Continental continua a
trattare con Schaeffler, la società che lo scorso anno aveva lanciato un'Opa
sul colosso dei pneumatici, indebitandosi con le banche.
Rialzo targato FonSai e
Pirelli ( da "Corriere
della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
12/06/2009 - pag: 41 La Giornata in Borsa Rialzo targato FonSai e Pirelli di
Giacomo Ferrari Scambi in frenata Sotto la media, a 2,3 miliardi di euro, il
controvalore degli scambi In rialzo fin dalle prime battute, il listino
italiano ha definitivamente consolidato il trend soltanto nel pomeriggio,
Eni, ritorno ai bond dopo
sedici anni ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Italia che si rimette in moto dopo
la crisi finanziaria degli ultimi anni», dice l'ad dell'Eni Paolo Scaroni.
L'offerta partirà il 15 giugno e durerà fino al 3 luglio, salvo chiusura
anticipata. Consob ha approvato ieri il prospetto informativo: gli investitori
potranno sottoscrivere i bond a sei anni sia a un tasso fisso e sia variabile,
Alimentari, boom di
prodotti locali In Lombardia il consumo sale del 4%
( da "Corriere della Sera"
del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Protezionismo? Forse. O forse, alla
fine, è soltanto la voglia di star tranquilli. Affidandosi a quel che (da
sempre) si conosce. Così in tempo di crisi, si privilegia la qualità dei
prodotti nostrani: non a caso, il consumo di questi prodotti è aumentato
mediamente in Lombardia del 4%, che tradotto in euro fa più o meno 55 milioni.
Flussi migratori in
reverse mode. ( da "Blogosfere"
del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E' una crisi finanziaria,
anzitutto, che poi a cascata colpisce un sistema economico puntellato ormai sul
nulla. Sovrapproduzione, denaro finto, globalizzazione selvaggia, consumi
insensati di prodotti senza capo né coda. Questo è ciò che va davvero in crisi.
G8, un 'Lecce Framework'
per nuove regole ( da "Reuters
Italia" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: preso in mano le redini della crisi
finanziaria. "Gli americani non vogliono sentir parlare di standard",
ha detto a Reuters una fonte del G8 cui partecipano oltre a Italia e Usa, anche
Canada, Germania, Francia, Giappone, Gran Bretagna e Russia. Per non
scontentare l'amministrazione di Barack Obama, che lunedì riceve alla casa
Bianca Silvio Berlusconi in vista del G8 di luglio,
PUTIN E GHEDDAFI: ITALIA
ALLA CANNA DEL GAS? GHEDDAFI Sì, GHEDDAFI NO - 93 MLN PER Ronaldo: quando il
mercato si fa le Perez LE TURBE DEL COMMISSARIO DAVANZONI ATTENDIAMO U
( da "Dagospia.com" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria) il cavaliere
della Certosa pensava di stabilre alcune norme (poi messe in atto) al fine di
impedire che qualche azienda o società o banca straniera potesse impadronirsi
di società italiane sottoquotate in borsa? Ora Gheddafi arriva in Italia con 50
miliardi di dollari e nessuno si pone più il problema della difesa delle
società italiane quotate e sono tutti in
Weekend, roba da leggere /
10 ( da "Foglio,
Il" del 12-06-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: lo scandalo più improbabile di
questa crisi finanziaria. Pare che Obama abbia obbligato tutti coloro che si
occupano di riforma sanitaria a leggersi questo reportage del New Yorker.
Certo, non è molto eccitante come tema, ma se si pensa che è da quindici anni,
cioè da quando ci provò Hillary e fallì miseramente, che nessuno ha il coraggio
di toccare la sanità,
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Crisi
LAVORO. DAVANTI
ALL'UNIONE INDUSTRIALE Astec, a rischio 70 posti Oggi a Cuneo presidio con
Sekurit e S. Gobain Oggi, alle 10,30, presidio davanti alla sede di
Confindustria, in corso Dante, a Cuneo, dei dipendenti Astec, società che
prestava servizio per la Sekurit di Savigliano. La mobilitazione è stata
organizzata in concomitanza con un incontro tra direzione aziendale e
sindacati. Lo stabilimento Sekurit impegnava una settantina di lavoratori Astec
(50 nella verifica della qualità del vetro, 5 nel settore pulizia, gli altri
per manutenzione). Da aprile, con l'inizio della vertenza Saint Gobain, tutti
sono in cassa integrazione ordinaria. La maggior parte sono donne. La Saint
Gobain ha revocato l'appalto dei servizi alla Astec. Al presidio parteciperanno
anche una delegazione di dipendenti Euroveder di Cervasca e Sekurit. A Fossano
stamane, alle 10,30, incontro tra la proprietà della «DueGi prefabbricati» e le
banche, per discutere del futuro dell'azienda e l'eventuale rifinanziamento dei
mutui. L'incontro alla sede di Loreto di Fossano è stato promosso anche dal
presidente della Provincia Raffaele Costa che ha incontrato il proprietario
Giovanni Giaccardi, i sindacati e i lavoratori che protestavano di fronte ai
cancelli. I dipendenti, 95 tra la sede fossanese e quella di Narzole, sono
senza stipendio da 3 mesi. La crisi
finanziaria della DueGi è peggiorata negli ultimi
mesi. La mancanza di liquidità non solo non permette il pagamento degli
stipendi, ma neppure l'acquisto di materie prime e quindi l'attività
dell'azienda nonostante vi siano ordini. Otto ore di sciopero, ieri, alla
Buitoni di Moretta, che fa parte della multinazionale svizzera «Nestlè».
L'astensione dal lavoro (adesione vicina all'80%), era stata indetta a livello
nazionale, anche se la protesta negli altri stabilimenti «Nestlè» si è svolta
venerdì, quando a Moretta gran parte del personale era in cassa integrazione.
All'origine dell'agitazione la richiesta dei sindacati di un piano industriale
e di investimenti e sostegno delle produzioni italiane. La «Buitoni» di Moretta
produce paste fresche, sughi e il «Formaggino Mio». «Lo sciopero è una
decisione personale - dice Elio Ghirardi della Cisl - siamo soddisfatti, ma
speravamo in una partecipazione ancora più massiccia». E' iniziato ieri anche il
periodo di 5 settimane di cassa integrazione alla Miroglio, di via Lagnasco, a
Saluzzo. Dal 13 luglio al 31 agosto le 7 settimane saranno suddivise tra 3 di
ferie e 4 di Cassa. Nello stabilimento sono impiegati 115 operai. Oggi si
riunisce il tavolo di trattative per la Lavalle di Venasca, che produce casse
da morto e impiega 46 persone. Sindacati e proprietà sono stati convocati dalla
Provincia alle 12, al Centro per l'impiego di Fossano. Venerdì i lavoratori
hanno scioperato per 8 ore e sfilato per le vie del paese. Chiedono
«trasparenza e sicurezza per il futuro». La ditta ha crisi
di liquidità e ha subìto il pignoramento di parte del magazzino. La crisi della Neograf di Moretta sarà al centro di un incontro
che si terrà domani all'Unione industriale. I vertici dell'azienda (anche
proprietari della Rotoflex di Casalgrasso) e i sindacati discuteranno dei cali
produttivi nei due stabilimenti che producono carte per imballaggio e
confezionamento. Ieri nella ditta (200 addetti) è iniziato un periodo di cassa
integrazione ordinaria. Coinvolge 100 operai su 148 e 30 impiegati su
( da "Gazzetta di Reggio"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Legadue. Veroli in
A, entra una tra Siena e Latina Questa crisi potrebbe
favorire la Trenkwalder REGGIO. E' pressoché definito, con la promozione del
Vanoli Soresina in serie A attraverso i play off, il quadro delle prossime avversarie
della Trenkwalder in LegaDue. Un campionato che, al di là della nuova griglia
di partenza, si prospetta zeppo di incognite per la crisi finanziaria che ha colpito tutte
le società e potrebbe generare rinunce o ripescaggi. Dalla serie A sono scese
la Fortitudo Bologna che eredita dal Cimberio Varese il ruolo di squadra da
battere e la Snaidero Udine anzi: l'ex Snaidero, visto che la storica famiglia di
imprenditori friulani ha deciso di lasciare la pallacanestro di alto livello.
I posti lasciati liberi dalle retrocesse Aget Imola e Roseto verranno occupati
dal Vigevano e dalla vincente di gara 3 dei play off si serie A dilettanti
andata in scena ieri sera tra Latina e Consum.it Siena, la seconda squadra
della città toscana Restano ovviamente in Legadue, insieme a Reggio Emilia,
Sassari, Casale, Jesi, Veroli, Livorno, Scafati, Pistoia, Rimini, Pavia,
Venezia e Brindisi. Le favorite? Dipenderà ovviamente dal gruzzolo spendibile
sul mercato ma in un periodo di vacche magrissime come quello che ha imboccato
la pallacanestro italiana (vi sono club con seri problemi di bilancio anche in
serie A) sarà fondamentale poter disporre di un buon nucleo di giovani e sotto
questo aspetto la Pallacanestro Reggiana pare la più attrezzata. Intanto dalla
società non giunge alcun segnale. Lo attende soprattutto il coach Ramagli poi,
a ricaduta, tutti quei giocatori italiani (Carra, Fultz, Infante, Boscagin) che
sono considerati cedibili.
( da "Stampa, La" del
09-06-2009)
Argomenti: Crisi
LE PRESCRIZIONI DEL
FMI SONO RIVOLTE SOPRATTUTTO AL SISTEMA FINANZIARIO IN GERMANIA "Più
pulizia nelle banche Ripresa lenta in Europa" L'invito alla Bce è di
mantenere i tassi d'interesse a un livello basso Il Fondo monetario: i governi
agiscano con forza [FIRMA]LUCA FORNOVO La ripresa sarà lenta e quindi occorrono
azioni più decise da parte dei governi di Eurolandia e una profonda pulizia del
sistema bancario, soprattutto in Germania, dove la crisi ha colpito più
duramente il comparto finanziario. Così gli esperti
del Fondo Monetario Internazionale, al termine della missione ex art IV
«dedicata a Eurolandia, tracciano il quadro della situazione nei Paesi del
vecchio continente. Suggerimenti, oltre che ai governi, vengono indirizzati
anche alla Banca centrale europea. L'invito è quello di mantenere la politica
dei tassi bassi e valutare nuovi tagli nel caso si profilassero rischi di un
ulteriore rallentamento. Per il Fondo, così, la ripresa di Eurolandia «sarà
probabilmente lenta e la sua conformazione e tempistica altamente incerte»,
anche se «sono emersi segnali di miglioramento» che indicano «un rallentamento
del declino per il resto del 2009 e una modesta ripresa a partire dal primo
semestre del 2010», in linea peraltro con le stime per l'economia mondiale.
L'azione chiave per assicurare la ripresa e il ritorno alla crescita la devono
fornire però i governi di Eurolandia, i quali «devono prendere ulteriori
decisive azioni, in specie nel settore finanziario». Malgrado il massiccio
intervento degli Stati attraverso azioni «senza precedenti», le condizioni «per
l'accesso ai finanziamenti restano difficili, i costi della raccolta alti e
alcuni segmenti dei mercati finanziari funzionano male», mentre «si profilano considerevoli perdite a
causa dello sviluppo della recessione». Parole che sembrano indirizzate,
non tanto a Italia e Spagna, dove tutto sommato il sistema finanziario
ha tenuto, ma piuttosto alla Germania. Il governo tedesco ha di fatto salvato
molte banche, tra cui colossi del calibro di Hypo Re. In particolare il Fondo
ritiene necessario, per poter ristabilire la fiducia, «una risoluta e
coordinata pulizia del sistema bancario» attraverso una esaustiva valutazione
dei bisogni di capitale delle istituzioni finanziarie
oltre a rivedere «gli accordi di stabilità finanziaria
europei», con l'applicazione in tempi rapidi delle raccomandazioni del gruppo
de Lariosiere sulla vigilanza approvati dalla Commissione. Le politiche
fiscali, messe sotto pressione dai forti sostegni pubblici a finanza ed
economia, devono essere «ancorate a una visione di medio termine». Intanto,
ieri un commento sull'economia di Eurolandia è arrivato anche dal commissario
Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, al termine della riunione
dell'Eurogruppo. «Se dovesse restare - ha detto Almunia - la situazione
attuale, nella quale si prevede un ingresso in territorio positivo
dell'economia nel 2010, da allora dovrà cominciare in maniera progressiva la
correzione dei deficit» schizzati in alto a causa dei piani anticrisi.
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
L'effetto della
recessione sull'economia di Marca. Nel primo trimestre del 2009 si alza il
taglio dei debiti con importi medi pari a 4.641 euro Crisi, i protesti bancari
salgono del 25% I trevigiani non riescono più a pagare assegni e cambiali:
2.421 titoli contestati Livelli di guardia sui protesti nella Marca. Nel primo
trimestre 2009 continua a salire il numero di assegni, cambiali e tratte emessi
ma non pagati: in totale sono 2.421 contro i 1.802 dello stesso periodo 2008
(+25%) con importi aumentati di 1 milione di euro. A preoccupare è il rialzo
del taglio dei debiti, con importi medi pari a 4.641 euro nei primi tre mesi
2009, ovvero 600 euro in più rispetto a dicembre 2009. Già nel 2008, anno
dell'impatto della crisi sull'economia trevigiana, si
contavano 60.000 euro di protesti ogni 1.000 abitanti, record in regione.
Questo perché i contanti scarseggiano e si dilazionano i debiti. Un verdetto
scaturito dai dati dell'Ufficio studi della Camera di commercio di Treviso, che
conferma il trend in atto nell'ultimo anno, in cui aumenta l'utilizzo delle
carte bollate nei pagamenti e salgono gli importi. Rispetto a un anno esatto
fa, per far fronte alle spese di medio importo si fanno quindi debiti spostando
in avanti l'esborso di denaro, diventato un evento critico per un numero
crescente di cittadini anche nella ricca Marca. Caso parzialmente in
controtendenza quello degli assegni emessi e non incassati per mancanza di
soldi in conto corrente, cresciuti costantemente dai 509 del primo trimestre
2008 ai 647 del trimestre 2009 con importi, però, calati da 7,1 milioni di euro
a 6,4 milioni. Storia diversa per le cambiali, tornate già da un po' in grande
spolvero. Dalle 1.140 di fine marzo 2008 si è passati alle 1.630 del 2009
(+30%) con i rispettivi importi totali saliti da
( da "Finanza e Mercati"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Deutsche vicina al
30% nel capitale di Postbank da Finanza&Mercati del 09-06-2009 Deutsche
Bank cresce nel capitale di Postbank ma non ha fretta di chiudere
l'acquisizione. Secondo il quotidiano Handelsblatt l'istituto tedesco negli
ultimi mesi sarebbe salito dal 25% dello scorso febbraio fino a quasi il 30,
quota oltre cui partirebbe l'obbligo di Opa. Per gli analisti, però, la mossa
di Deutsche Bank non implica un'accelerazione nell'operazione, ma piuttosto un
voler approfittare del basso valore del titolo Postbank. Anche
per Deutsche Bank, infatti, l'obiettivo primario in questo periodo è superare
la crisi finanziaria. Oltre
tutto per chiudere l'operazione ha diversi anni di tempo, come prevedono gli
accordi siglati in gennaio. Ieri Postbank sfiorava un guadagno dell'8% a
Francoforte.
( da "Finanza e Mercati"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
L'emergenza si
chiama «social housing» da Finanza&Mercati del 09-06-2009 MARCO NICOLAI*
Milioni di persone non hanno una casa e milioni pensano di averla ma, in
verità, è «proprietà» delle banche che l'hanno finanziata. Si stima che una
famiglia su cinque abbia problemi abitativi e che 650.000 siano a rischio sfratto,
mentre quelle con sfratto esecutivo, per i due terzi dovuto a morosità, sono
già 100.000. Trecentomila sono le famiglie che aspettano una casa popolare e
solo l'8% delle domande per queste case è evaso in tempi ragionevoli. In un
mercato degli affitti liberalizzato, il 76% degli affittuari ha un reddito
sotto i 20.000 euro, nei centri urbani e per le famiglie più povere la
percentuale di reddito destinata alla casa può raggiungere il 60%. Per chi è
proprietario con un mutuo in corso, lo scenario non è meno confortante: quasi
due milioni di famiglie dichiarano difficoltà, almeno un quarto non riusciranno
per niente a sostenere il mutuo e per più di 100.000 sono state già avviate
procedure esecutive. Negli ultimi dieci anni in Italia i prezzi delle case sono
cresciuti del 101%, quasi 10 volte più dell'aumento del reddito pro capite, che
per lo stesso periodo di tempo si stima sia cresciuto del 13%. Su 3,3 milioni
di immigrati regolari, circa tre milioni sono in «affitto» e intasano le liste
d'inserimento nella fruizione delle abitazioni dell'Erp; i «bamboccioni»
dell'ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa, se prendiamo in esame la fascia di età
tra i 20 e i 30 anni, per i tre quarti vivono ancora a casa dei genitori (6 su
un totale di 8 milioni), perché non possono permettersi una casa propria.
Queste cifre sono sufficienti a capire che la casa è un tema che va riproposto
nella sua drammaticità, non solo per gli effetti connessi alla crisi finanziaria che ha generato, bensì perché è un colonna
fondamentale del welfare pubblico, crollata senza che si sia trovata
un'alternativa adeguata: si può vivere senza un lavoro, ma è più difficile
senza un tetto. Se i fondi Gescal, prima della soppressione dell'ente nel 1998,
alimentavano il settore con circa 1,5 miliardi di euro all'anno, ora, dopo un
decennio, si fatica a trovare un terzo di quelle risorse: basti pensare che nel
( da "Finanza e Mercati"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Ecofin: «Non servono
nuovi stimoli» Ma il Fondo consiglia «tassi bassi» di Redazione del 09-06-2009
da Finanza&Mercati del 09-06-2009 [Nr. 111 pagina 2] A Lussemburgo i
ministri finanziari Ue stoppano la Francia che aveva chiesto più flessibilità
Cara Bce, l'orientamento monetario di sostegno alla congiuntura», consistente
di tassi di interesse molto bassi e di liquidità illimitata al sistema, «deve
essere continuato». Questo scrive ne suo rapporto sull'euroziona il Fondo
Monetario Internazionale. Dopo aver tributato l'omaggio di rito alla risposta
di Francoforte alla crisi, «molto determinata» e
decisiva per contenere l'inflazione, il rapporto suggerisce che, se i rischi
dovessero aumentare, suggerisce il fondo, «sarà necessario un segnale più forte
per mantenere bassi i tassi di interesse». Quindi, «si dovranno tenere in
considerazione tutte le opzioni non convenzionali, compreso un allentamento
creditizio attivo» e «sarà di aiuto esaminare al più presto possibile tutti i
margini per ulteriore tagli ai tassi». Un segnale forte per Eurolandia, ancora
sotto shock per l'esito elettorale, sintomo dei disagi che attravresano il Vecchio
Continete e che, nona caso, cade alla vigilia dell'Ecofin che, al contrario, a
quanto si legge dal documento preparatorio, la vede in maniera ben diversa:
«Non sono giustificati - si legge - ulteriori stimoli di bilancio e
l'attenzione dei governi deve essere spostata sul consolidamento delle finanze
pubbliche che dovrà prendere terreno con la ripresa economica». Ovvero,
all'ordine del giorno della riunione del Lussemburgo ci sarà l'avvio della
«exit strategy» per tornare a finanze pubbliche equilibrate, come suggerito da
Angela Merkel. La risposta dei governi alla recessione e
alla crisi finanziaria
(equivalente al 5% del Pil comprese misure discrezionali di stimolo di bilancio
pari all'1,8% del Pil Ue nel 2009 e nel 2010) è , secondo questa tesi, stata
«appropriata nel breve» nell'ambito del patto di stabilità che comunque
«fornisce il quadro appropriato». Una tesi opposta a quella flessibilità
sollecitata dal governo francese (vittorioso, però, alle europee). «C'è un
chiaro bisogno - continua il documento per l'Ecofin - di una credibile
strategia di uscita migliorando il quadro di finanza pubblica a medio termine».
Non ci sono giudizi sulla fase ciclica diversi rispetto agli ultimi tempi. Non
viene accreditata la tesi che la Ue ha già toccato il fondo della recessione
(nel primo trimestre) e ci si limita ad affermare che dall'autunno l'azione
degli stati «ha contribuito a smorzare il rallentamento dell'economia»: il Pil
si ridurrà quest'anno del 4% sia nella Ue sia nell'Eurozona, quasi tutti gli stati
sono in crescita negativa, l'occupazione perderà il 2,5% quest'anno e l'
( da "Repubblica, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XI - Bologna
Il ruolo della stampa in democrazia MASSIMILIANO PANARARI Reduci dalle elezioni
europee e nel pieno della crisi che sta scuotendo
l´editoria, ci si può domandare quale sarà il futuro dell´opinione pubblica
nell´epoca della "democrazia del pubblico" (ovvero del
"cittadino-spettatore"), come la chiama il politologo Bernard Manin.
Ci aiuta a rispondere la nuova edizione dell´annale del "Centro studi
progetto europeo" diretto da Paolo Pombeni, L´Europa di carta. Stampa e
opinione pubblica in Europa nel 2008 (il Mulino). Il volume racconta i trend
dell´anno attraverso i giornali pubblicati in Italia, Francia,
Germania, Spagna, Gran Bretagna, Austria, Belgio, Scandinavia e Russia,
aggiungendo le analisi trasversali di alcune grandi tematiche, dal clima alle
reazioni alla crisi finanziaria. E, conferma, una volta di più, la centralità della stampa per
formare un´opinione pubblica avvertita e consapevole.
( da "Milano Finanza (MF)"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Primo
Piano data: 09/06/2009 - pag: 3 autore: La destra ha vinto facile in Europa. Ma
al G8 dell'Aquila sarà molto più dura di Angelo De Mattia Quali indirizzi,
soprattutto nell'azione di contrasto della crisi finanziaria globale, si
affermeranno nel Parlamento europeo (pur con i suoi non amplissimi poteri) e
nella stessa Commissione, da rinnovare a breve, dopo la straripante vittoria
del Ppe? Si continuerà a far leva sull'azione dei poteri pubblici o si avvierà
un processo di allentamento per ridurre il peso dell'intervento degli Stati e
dell'Unione? Sarebbe sbagliato, innanzitutto, presupporre che nel Ppe vi
sia sin d'ora una reductio ad unum delle impostazioni di politica economica e finanziaria. Come altrettanto errato sarebbe ritenere che si
possa, da subito, affermare nel partito vincitore un orientamento marcatamente
neoliberistico. In effetti, se il forte arretramento delle formazioni politiche
facenti capo al Pse nei Paesi in cui sono al governo e in quelli in cui sono
all'opposizione va spiegato principalmente con una impreparazione strategica in
cui queste formazioni si sono trovate di fronte alla crisi,
e se, dunque, al Partito avversario si è rivolto quell'elettorato che ha
ritenuto di poter essere meglio protetto dalla stessa crisi,
allora è difficile immaginare arretramenti, anche se non sono da escludere in
via di principio, nelle istituzioni comunitarie su temi quali gli interventi,
in percentuale del pil nazionale, da attuare per stimolare la domanda
aggregata, il contrasto dei paradisi fiscali e la disciplina degli hedge fund
nonché delle società di rating, la regolamentazione del sistema creditizio e
finanziario, la tutela della concorrenza, il rispetto dell'autonomia della Bce,
per citare solo alcuni argomenti oggi di particolare attualità. Proprio in
queste ore è all'esame la riforma dell'architettura della vigilanza creditizia
e finanziaria a livello europeo progettata dal
Comitato de Larosière, che propone soluzioni non soddisfacenti per ciò che
riguarda il rapporto tra politica monetaria e funzioni di vigilanza. La scelta
più valida sarebbe quella, già sottolineata da Mf-Milano Finanza, di affidare
quest'ultima attribuzione direttamente alla Bce, come, del resto, sarebbe
consentito dal Trattato Ce, con l'adozione di una particolare procedura. Ma
quale visione della Bce avranno le forze politiche vincenti? Più in generale,
senza voler affrontare, per ora, il tema dell'avanzamento del processo di
integrazione comunitaria anche, eventualmente, tramite le cooperazioni
rafforzate, ciò che fin qui è emerso con tutta evidenza è lo squilibrio tra
moneta e politica monetaria uniche e politica economica in larga parte di
pertinenza degli Stati aderenti all'Unione. Non si è affatto verificata
l'aspettativa dell'intendance suivra: né l'assetto dell'economia, né, a maggior
ragione, quello delle istituzioni della politica hanno fatto seguito a quello
della moneta. Si tratta, insomma, della zoppìa istituzionale. Nessuno immagina
che lo squilibrio in questione si possa risolvere con la bacchetta magica. Ma
si tratta di verificare, oggi, se il vento che soffia in Europa sospinga o no
nella direzione di un più efficace coordinamento delle politiche economiche
statali, fino ad arrivare in un futuro non ravvicinato a cessioni di sovranità
nazionali, invece di sollecitare il liberi tutti. Su questi temi, anche perché
il partito di Angela Merkel resta un punto cardine del Ppe, dovrebbe risultare
difficile pensare, per esempio, a comportamenti volti a ridurre l'autonomia e
indipendenza della Bce, ovvero a un ritrarsi dell'Europa dalle iniziative per
la regolamentazione dei centri offshore e dei fondi speculativi. La Germania,
pur dopo il risultato negativo della formazione della Merkel e il pesante
insuccesso dei socialdemocratici, dovrebbe restare il pilastro del rigore e
dell'equilibrio dei conti pubblici. Ma, a proposito del Patto di stabilità e
crescita e del diverso peso dato dal Trattato all'azione della Bce a seconda
che persegua l'obiettivo della stabilità dei prezzi o quello del sostegno alle
politiche economiche della Comunità, come si comporterà quella parte della
destra che ha vinto e che è stata votata anche da categorie non ricomprese nei
suoi tradizionali bacini elettorali? Si presterà il fianco a un'ondata
protezionistica? Nasceranno più consistenti spinte isolazioniste nei confronti
dell'immigrazione? Quale ruolo avranno il lavoro e il Welfare? Sarebbe veramente
grave se l'Unione e l'Eurozona dovessero deviare dal loro pur incerto, e non di
rado insoddisfacente cammino, per imboccare strade rischiose che, al di là
delle intenzioni, finirebbero con il favorire pur presenti, ancorché limitati,
ritorni localistici, con tutti i pericoli connessi, spinte xenofobe
comprese.Tutti, anche i vincitori, farebbero bene a rimettersi in causa per
quel che riguarda il modo in cui è stato affrontato il tema del governo della
globalizzazione e quello del contrasto della crisi.
C'è in abbondanza materia di riflessione, non ultimo il successo dei Verdi. Non
bisogna dimenticare che l'Europa avrebbe tutto da guadagnare se riuscisse a
presentarsi al G8 aquilano con una voce sola sulle nuove regole e sulle
iniziative anticrisi. Ma riuscirà a farlo? Restano, in
ogni caso, seri interrogativi sull'Europa del prossimo quinquennio. Coloro che
hanno riscosso successo, proprio per la corposità del risultato elettorale,
avrebbero forse oggi modo di avviare un processo di riforme istituzionali.
Mutatis mutandis, lo stesso varrebbe per l'Italia. Il mancato sfondamento del
Pdl e, dunque, il necessario accantonamento del proposito di promuovere da
solo, in Italia, le riforme costituzionali e istituzionali potrebbero aprire la
strada ad ampie convergenze, considerato che su questo tema si dimostra che le
singole forze politiche non sono in grado di portare a termine processi di tale
portata. Da elezioni tutte ancora da capire nei significati e nei moniti,
potrebbe scaturire quel che finora è stato impossibile portare avanti?
( da "Milano Finanza (MF)"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Commenti
& Analisi data: 09/06/2009 - pag: 7 autore: di Guido Salerno Aletta Che
delusione per l'Europa il nuovo inizio di Obama Un bilancio deludente. La
visita del presidente americano Barack Obama si è conclusa tra toni sfumati e
titoli di coda. Doveva essere il momento in cui la nuova amministrazione,
finalmente, si smarcava dal ruolo di principale
responsabile della crisi finanziaria ed economica, che è ormai inevitabile attribuire agli Usa nel
corso dei summit del G8, o del G20, che si susseguono da mesi, in un rosario di
accuse ormai insostenibile per chi pretende di governare il mondo intero. Una
missione che avrebbe dovuto essere preparata più intensamente, sul piano
politico e diplomatico, invece si è mossa prevalentemente sul terreno
mediatico, arrivando su tutti gli schermi e campeggiando sulle prime pagine dei
giornali. Lasciando il giorno dopo, più che progetti già operativi, soprattutto
interrogativi e perplessità. Tanto spazio ai commenti sulle intenzioni, ben
poco sulle decisioni. Riad, Il Cairo, Dresda, Omaha beach e Parigi dovevano
essere tutte tappe simboliche, ognuna delle quali doveva marcare la strategia
internazionale della nuova amministrazione. Una strategia che richiedeva
l'acquisizione di consensi, il consolidamento delle alleanze tradizionali,
decisioni chiare. Le reazioni sono invece state tutte all'insegna
dell'incertezza. Aver trascurato il peso politico attuale dell'Europa nel suo
complesso, per ricordare - ancora una volta simbolicamente e mediaticamente -
solo gli orrori nazisti ed il ruolo di liberatori svolto dagli americani e dai
canadesi, è stato un po' come cancellare 60 anni di alleanza e di comune
sentire. Sessanta anni in cui America ed Europa sono state convintamente dalla
stessa parte, per difendere la libertà e la democrazia. È stato come se, per il
presidente Obama, l'Europa non abbia alcun ruolo nel futuro del mondo: non è né
pilastro di una alleanza atlantica, né parte di una nuova strategia verso il
mondo islamico. È il trapassato a legarci, non un nuovo progetto comune. È questo
il vero limite di una visita che poteva essere storica, ma che rischia di
rimanere confinata alla cronaca. Sui temi del petrolio e dell'energia,
strategici sia dal punto di vista politico, per i rapporti con il mondo
islamico, che sul piano economico e finanziario, per il mantenimento degli
equilibri mondiali, si ripete il paradigma già visto. Anzi, neppure il
concomitante rialzo del prezzo del petrolio deve aver scaldato più di tanto i
rapporti con Riad, che già l'estate scorsa, quando il greggio schizzava alle
stelle, si dichiarò del tutto estranea alla crescita del prezzo. Anche
stavolta, l'aumento si fonda su andamenti del tutto ipotetici della domanda
futura. La preoccupazione ha preso subito il sopravvento: con la forte
flessione economica in atto, la disoccupazione a livelli record e le industrie
automobilistiche in crisi, si rischia di ripercorrere
lo schema di un anno fa: quello di una componente solo finanziaria
della domanda che incide rapidamente sulla formazione del prezzo, e concorre
negativamente alla formazione delle aspettative degli operatori. Inattendibile
e controproducente allora, questo fenomeno si conferma distorsivo per
l'economia reale.Sulla questione palestinese, Tel Aviv è ancora più isolata: la
minaccia nucleare dell'Iran rimane dov'è. E i problemi interni, legati al
destino dei coloni, pure. Né la richiesta - nel discorso pronunciato a Il Cairo
- di un «nuovo inizio» nei rapporti con il mondo islamico, né la accettazione
del velo che copre il capo delle donne come segno di libertà religiosa e non di
sottomissione, sono riuscite ad andare oltre l'appello simbolico. Parole forti,
accorate, dense di emozioni, ma senza un chiaro disegno dei prossimi passi. In
Europa, il quadro delle alleanze è risultato addirittura più fragile e meno
felice rispetto a quello frastagliato costruito da Bush, che pure aveva
sofferto per la disaffezione di Francia, Germania e Spagna. Anche a voler
trascurare il rapporto con l'Italia, sempre importante ma mai più decisivo dopo
la caduta del Muro di Berlino, la situazione è caratterizzata innanzitutto da
una Gran Bretagna che si ritrova con economia e governo in pezzi, e che tutto
può fare tranne presentarsi come paladina della nuova amministrazione
americana, dopo aver sostenuto per decenni la finanziarizzazione dell'economia
e la politica estera dei repubblicani. La Francia, che pure si era esposta in
modo inusitato contro la guerra in Iraq, avrebbe dovuto diventare il pivot
europeo del riavvicinamento americano al mondo islamico. E invece no: la
questione dell'ingresso della Turchia nella Unione europea e la questione del
velo indossato dalle donne investono convincimenti profondi del presidente
Sarkozy. Sono questioni dirimenti, su cui il presidente francese ha giocato
gran parte della sua campagna elettorale e mosso i primi passi importanti del
suo mandato. L'iniziativa euro-mediterranea, fortemente voluta dalla stessa
Francia, si muove su uno scenario completamente diverso rispetto a quello
sotteso all'allargamento dell'Unione alla Turchia e poi ad altri Paesi del
Mediterraneo: parte dalla constatazione che l'Unione Europea è giunta alla fine
del suo percorso di estensione territoriale e di rafforzamento strutturale. Il
Mediterraneo richiede un approccio affatto diverso rispetto a quello iniziato
in Europa con il mercato comune. Sarà un processo eminentemente politico, tra
Stati, senza le mediazioni della burocrazia di Bruxelles e tanto meno di una
Commissione che la faccia da padrona. L'ingresso della Turchia nell'Unione
avrebbe solo conseguenze negative: la snaturerebbe, comprometterebbe il disegno
complessivo di una grande Unione Euromediterranea, allontanerebbe dall'Europa
proprio i Paesi che hanno i più antichi, intensi e strutturati rapporti con
l'Europa stessa, come Egitto, Tunisia, Marocco; isolerebbe ancora di più
Israele.Anche dalla Germania il messaggio è chiaro: la crisi
è grave e le ricette americane, al di là dei provvedimenti finanziari assunti
per il salvataggio delle banche, sono confuse e contraddittorie. La vicenda
Opel è sintomatica, sotto ogni punto di vista. Il crollo dell'industria
automobilistica americana ha ragioni interne, probabilmente legate agli
extra-costi che Detroit paga per le spese sanitarie ai propri dipendenti: il
fallimento pilotato di Chrysler e General Motors consente di ridiscutere con i
sindacati alcuni storici privilegi di cui hanno goduto i dipendenti del
settore, e spiana la strada alla riforma che i democratici inseguono dai tempi di
Clinton. Tutto questo ha ben poco a che vedere con il risparmio energetico e
con gli impegni sul protocollo di Kyoto, che fanno solo da sfondo alle manovre
in corso. In pratica, per ragioni di politica interna americana, la Opel e la
Germania si trovano di fronte ad una politica di fatti compiuti di cui stentano
a comprendere i principi ispiratori. Questa vicenda, per di più, acuisce nel
momento meno opportuno le problematiche legate ai rapporti industriali e
finanziari con la Russia. Questione che sarebbe comunque delicata, ma che
risulta insostenibile in un momento di crisi come
quello attuale, in cui l'area su cui la Germania ha esteso la propria influenza
negli scorsi 20 anni si trova in grave difficoltà. Insomma, Obama, rientrando a
Washington, lascia dietro di sé una grande delusa, ed è proprio quell'Europa
che tanto aveva tifato per la sua elezione.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-06-09 - pag: 17 autore: Rapporto Sipri. Vendite 2008
+4% Armi, mercato a prova di crisi Dario Aquaro Le
spese militari mondiali hanno raggiunto nel 2008 la cifra record di 1.464
miliardi di dollari: quasi raddoppiate in dieci anni (+45%) e in aumento del 4%
rispetto al 2007. Un volume di affari che corrisponde al 2,7% del Pil globale e
a 217 dollari pro capite. è quanto emerge dal rapporto del Sipri, Stockholm
International Peace Reserach Insitute, la più autorevole fonte internazionale
nel monitoraggio del sistema degli armamenti. La speciale classifica vede
sempre al primo posto gli Stati Uniti, con investimenti pari a 607 miliardi di
dollari. Le spese di Washington rappresentano il 41% del totale, trainate dai
conflitti in Iraq e Afghanistan che da soli hanno avuto un costo supplementare
di 903 miliardi. Durante gli otto anni di presidenza di George W. Bush,
sottolinea il Sipri, le spese militari statunitensi «hanno raggiunto in termini
reali il più alto livello dalla Seconda guerra mondiale». La sorpresa nel
rapporto dell'istituto svedese viene da Pechino, che come Mosca ha quasi
triplicato gli investimenti militari negli ultimi dieci anni. La Cina, con 84,9
miliardi di dollari, pari al 6% del totale, si classifica al secondo posto,
superando Francia (65,74 miliardi) e Gran Bretagna (65,35miliardi), entrambe al
4,5 per cento. «L'avanzamento della Cina- si legge nel documento - va di pari
passo alla sua crescita economica ed è legato alle sue aspirazioni da grande
potenza». Le aspirazioni cinesi sembrano condivise anche dalla Russia, che «sta
mantenendo piani per ulteriori investimenti nonostante i gravi problemi
economici» e che è passata dal settimo al quinto posto, superando Germania e
Giappone (unici due stati che dal 1999 hanno ridotto le spese militari).
L'Italia, come lo scorso anno, si conferma all'ottavo posto. Nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-09 - pag: 41 autore: Corporate Germany
in crisi. Il governo Merkel nega gli aiuti pubblici
alla storica catena di grandi magazzini Arcandor non è Opel, lo stato si defila
Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente L a catena di grandi
magazzi-ni Karstadt, uno dei simboli della Germania guglielmina e della
rivoluzione industriale, era ieri sera sull'orlo del fallimento. La società
madre Arcandor si è vista respingere una disperata richiesta di fondi statali
dal governo tedesco, che ha deciso di imporre al gruppo un drammatico
ultimatum. «Senza un piano sostenibile è impensabile che venga offerto denaro
dei contribuenti», ha affermato ieri il cancelliere Angela Merkel, commentando
a Berlino i risultati delle elezioni europee. La presa di posizione è giunta
dopo che una commissione governativa ha rifiutato di concedere garanzie
creditizie per 650 milioni di euro. Poco dopo funzionari berlinesihanno
rivelato che il governo federale ha anche respinto la richiesta di un prestito
di 437 milioni di euro, da affidare alla pubblica KfW. Ieri sera però fonti
governative hanno dato alla società un'ultima possibilità di presentare «una
nuova e migliorata richiesta di aiuto». Il titolo Arcandor ha chiuso in ribasso
del 43,62%, a 1,06 euro. Il gruppo- che controlla oltre ai grandi magazzini
Karstadt anche il tour operator Thomas Cook e dà lavoro a 70mila persone - è in
gravissima difficoltà. A differenza di altre imprese non
sta però soffrendo della crisi finanziaria, ma di una cattiva gestione. Non è riuscito ad adattarsi a un
mercato segnato da una forte debolezza dei consumi. è questo il motivo
principale per cui il governo democristiano- socialdemocratico ha deciso ( per
ora) di non aiutare la società, nonostante le potenziali ricadute sociali.
Qualche giorno fa la stessa Commissione Europea si era detta contraria ad aiuti
pubblici. Arcandor ha due soci forti: la ricca ereditiera Madeleine Schickedanz
e la banca d'investimento Sal. Oppenheim. Il gruppo ha registrato nell'anno
fiscale 2007-2008 una perdita di 746 milioni di euro e deve assolutamente
rinnovare linee di credito per 710 milioni di euro prima di venerdì per evitare
il tracollo. La vicenda, che sta tenendo banco ormai da giorni, non è solo
economica, finanziaria e politica, ma è anche
giudiziaria. La procura di Essen sta valutando se aprire un'inchiesta ai danni
dell'ex presidente della società, Thomas Middelhoff. Quest'ultimo - a capo del
gruppo fino a qualche mese fa - è sospettato di essere coinvolto insieme a sua
moglie in un'azienda che chiede ad Arcandor affitti elevatissimi per alcuni
grandi magazzini. La scelta della signora Merkel di usare le maniere forti con
la società di Essen contrasta con la decisione di aiutare altre imprese, a
iniziare da Opel. Due i motivi. Prima di tutto Arcandor non è ritenuta
strategica. In secondo luogo, nelle ultime settimane gli aiuti statali a
pioggia sono stati criticati da una fetta importante del partito del
cancelliere, quello democristiano. Se il governo federale ha deciso di avere
nei confronti di Arcandor un atteggiamento più intransigente è anche perché una
soluzione tutta tedesca potrebbe essere a portata di mano. La società sta
studiando infatti una possibile parziale fusione con Metro che controlla la
catena Kaufhof.L'ipotesi è stata confermata ieri dai portavoce delle due
aziende. Circola anche voce che Arcandor possa liberarsi della sua quota in
Thomas Cook. Secondo il presidente della società Karl-Gerhard Eick però
l'azione del tour operator è calata così tanto negli ultimi mesi che la vendita
della quota nella società, usata come collaterale nella richiesta di prestiti,
non sarebbe sufficiente a ripagare i debiti. In questo contesto, il governo
tedesco vorrebbe che gli azionisti del gruppo Arcandor mettano mano al
portafoglio per sostenere una ristrutturazione della società, proprietaria di
grandi magazzini che hanno visto la luce nel 1881. Nei giorni scorsi Eick ha
assicurato che i principali azionisti del gruppo sono pronti a mettere a
disposizione 150 milioni di euro in denaro fresco. La vicenda infine ha anche
un doppio versante italiano. Coinvolta nella potenziale ristrutturazione di
Arcandor, secondo la stampa tedesca, è Mediobanca, di cui è azionista proprio
Sal. Oppenheim. Nello stesso modo Leonardo & Co. è advisor della società
mista proprietaria degli immobili che ospitano i magazzini Karstadt. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA IL TITOLO PERDE IL 43,6% Respinta una richiesta di
garanzie pubbliche per 650 milioni: l'unica chance è la fusione con Metro Il
caso Thomas Cook
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-09 - pag: 41 autore: LE FASI Le
perdite Per l'anno fiscale 2007-2008 ammontano a 746 milioni di euro. Per
evitare il tracollo, servono linee di credito per 710 milioni entro venerdì. Il
diniego di Berlino e Bruxelles Il governo federale ha negato prestiti per 437
milioni e contraria agli aiuti di Stato è anche l'Unione europea.L'azienda non sarebbe strategica e versa in cattive acque a causa
della cattiva gestione. non tanto per effetto della crisi
finanziaria. Le possibili vie d'uscita Tra le
ipotesi per salvare il gruppo c'è la fusione con Metro. Alle spalle Arcador ha
comunque un gigante: la banca d'investimento Sal.Oppenheim.
( da "Manifesto, Il"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
LE SBERLE DEL VOTO
Rossana Rossanda Assieme all'astensione, che ha punito tutti i cantori
dell'Europa quale che sia, le elezioni del 7 giugno hanno somministrato in
Italia diverse sberle severe. La prima è quella dei due rissosi spezzoni di
Rifondazione, nessuno dei quali ha raggiunto il 4 per cento, disperdendo oltre
il 6 per cento dei voti espressi. Non ci riprovino, perché non beccherebbero
più neanche quelli. La seconda è quella del Pd, il quale ha incassato lo
schiaffone infertogli dallo sceriffo dell'Italia dei valori e col suo
pasticciato programma ha subìto lo stesso colpo degli altri socialismi europei,
privi di qualsiasi idea in proprio. La terza sberla l'ha presa Berlusconi, il
cui sogno di oltrepassare il 40% per governare da solo con il sostegno della
Lega si è dimostrato irrealizzabile. Il Pdl non ha superato il 35% e la Lega
non è la costola di nessuno, è l'espressione nazionale di una destra europea
particolarmente brutta, che mette radici da tutte le parti e condiziona il Pdl
invece che farsi condizionare. Quanto ai cattolici o ex Dc, ormai seguiranno
Casini, ci si può scommettere. Per ultimo, è certo che gli uomini di Fini non
si sono dati troppo da fare per il Cavaliere: se lavorano, lavorano per il loro
capo che si sta volonterosamente fabbricando un'immagine di destra
presentabile, cosa che a Berlusconi e Bossi è impossibile. Né il Pdl né il Pd
né la sinistra radicale sono riusciti a motivare l'elettorato, anche se
l'astensione deve aver giocato piuttosto a sinistra, sempre nell'idea dura a
morire che le sinistre rifletteranno sicuramente su chi gli ha rifiutato per
sdegno il voto. L'astensione non le ha mai corrette. Ancora più derisorio
appare che alcuni dei loro esponenti, già sicuri contro qualsiasi
verosimiglianza storica, della vocazione bipartitica degli italiani - che dal 7
giugno è, per i politicisti, la vittima principale - dichiarino che i risultati
sono abbastanza buoni. Fa impressione sentire dal Pd che esso «sta tenendo bene
il campo». Il Pd deve riconoscere al più presto che la miscela di cui è fatto è
indigeribile per chiunque vorrebbe un riformismo dotato di qualche senso. Non
si può andare con l'Opus Dei e negare i diritti civili a un elettorato laico e
anche cattolico adulto. Non si può, con la scusa di non demonizzare Berlusconi,
infliggere a un elettorato semplicemente democratico le leggi fatte ad
personam, le insolenze alla magistratura, le porcherie fiscali e quelle
personali del cavaliere. Voglio ammettere che un terzo degli italiani s'è
abituato ad ammirare l'improntitudine e l'impunità, ma per gli altri due terzi
è difficile ingoiarle. Infine, la mancanza nel Pd di qualunque sensibilità
sociale, sia pur moderata, la voglia non nascosta di mettersi al seguito di
Emma Marcegaglia, e nello stesso tempo la mancanza di qualsiasi altra credibile
sinistra sociale - credibile nel senso di dare ai lavoratori dipendenti più
importanza che alle proprie velleità di protagonismo - ha probabilmente
regalato all'astensione o al protezionismo di Tremonti una parte dei voti di quegli operai, i quali hanno
poche scelte davanti al perdere il lavoro e con esso la sussistenza. CONTINUA|P
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
l'ex ministro clò
--> Martedì 09 Giugno 2009 GENERALI, pagina 17 e-mail print Le materie prime
saranno il centro della nuova bolla: la conferma viene dal petrolio. Lo afferma
l'ex ministro e direttore della rivista «Energia», Alberto Clò. Secondo Clò,
c'è il forte rischio che la ripresa economica, quando arriverà, sia soffocata
dal rialzo dei prezzi. Originato non da un riaccendersi della domanda, ma da
un'ondata speculativa simile a quella che ha portato prima
alla crisi finanziaria e
poi a quella economica. «Prima della crisi - sottolinea - a far crescere il prezzo delle materie prime e
del petrolio in particolare sono stati sia l'aumento della domanda nei Paesi ad
alta crescita sia il massiccio intervento della finanza. Fattori reali e
speculativi si sono intrecciati, gonfiando oltremodo le quotazioni delle
materie prime». Per Clò, il paradosso di un'economia in calo e di quotazioni
del greggio che sono praticamente raddoppiate, si spiega con il fatto che «il
motore che spinge le quotazioni in alto non è l'economia reale, ma il mercato
che scommette su una prima risalita dal fondo della recessione. Il pericolo è
che così come ieri ha scatenato la crisi economica, il
prezzo dell'energia possa oggi soffocare la ripresa». 09/06/2009 nascosto-->
ANNUNCI DI GOOGLE
( da "Messaggero, Il (Civitavecchia)"
del 09-06-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Viterbo))
Argomenti: Crisi
Martedì
09 Giugno 2009 Chiudi Andare oltre la crisi e crescere
pure? Secondo la Cna si può, insieme. E insieme a tutti i 4.300 associati, da
oggi daranno il via alla maratona congressuale dell'associazione. «Per poter
uscire dalle secche della crisi finanziaria ed economica -
dicono Enio Gentili e Adalberto Meschini, rispettivamente presidente e
segretario della Cna - le imprese devono unire le forze. Con la consapevolezza che occorre
trasformare la fase recessiva in opportunità per un nuovo inizio, per un
profondo cambiamento strutturale e culturale". Questo, in sintesi, il tema
da affrontare nei 25 appuntamenti in calendario che riguardano i raggruppamenti
di interesse (Cna Pensionati e Cna Impresa Donna), Unioni di mestiere e sedi
territoriali. E il 18 luglio è la volta della 15^ assemblea elettiva
provinciale. Slogan della campagna: "Le imprese oltre la crisi: insieme per la crescita". Poi c'è il discorso
del pieno riconoscimento della piccola e media impresa come forza economica
fondamentale per il cambiamento. «Non si parte da zero. Si tratta di fare il
punto sugli interventi realizzati e su quelli in cantiere, per rilanciare il
valore di una forte coesione territoriale - spiegano Gentili e Meschini - anche
di fronte a eventi che incideranno profondamente sulla nostra economia, come la
realizzazione dello scalo aeroportuale nel capoluogo». Questi i primi
appuntamenti con le assemblee elettive: Cna Pensionati (9 giugno, ore
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 Il
caso a Milano/2 Bim dice sì ai Segre sull'offerta Ipi (g.fer.) Dopo la
sospensione per l'intera seduta, è stata sciolta in tarda serata la riserva di
Banca Intermobiliare (Bim) sull'offerta della famiglia Segre per la
partecipazione detenuta in Ipi. Il prezzo potrebbe essere pari a 1,9 euro per azione. Per
quanto riguarda l'Opa amichevole lanciata sempre dalla famiglia Segre tramite
la finanziaria Mi.mo.se., il titolo di Management
& Capitali (M&C) si è allineato al prezzo indicato dall'offerta. La
chiusura di ieri (0,6905 euro, +2,30%) è infatti assai vicina a 0,70 euro, che
è la somma tra 0,08 euro (prezzo annunciato per l'Opa) e, appunto, la cedola
straordinaria che sarà decisa oggi (0,62). Massimo Segre consigliere della Bim
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 -
pag: 45 Il caso a Milano/1 Scommesse boom, vola Lottomatica (g.fer.)
Lottomatica superstar ieri a Piazza Affari: il titolo della società del gruppo
De Agostini ha registrato un progresso del 6,85%, il maggior rialzo fra i
titoli dell'Ftse-Mib, con scambi triplicati rispetto alla media.
Numerose le ragioni dell'exploit. Innanzi tutto il boom delle scommesse
sportive, cresciute il mese scorso del 43,9% rispetto al maggio del 2008. Ma
c'è anche da registrare il via libera del Consiglio di Stato al rinnovo della
concessione per la gestione del «Gratta & vinci», in scadenza il 31 maggio
2010. Infine, il titolo ha beneficiato delle valutazioni positive di alcuni
analisti. Lorenzo Pellicioli presidente Lottomatica
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 La
Giornata in Borsa Giù gli indici, sale Mediobanca di Giacomo Ferrari
Finmeccanica Ha pesato sul titolo (-3,71%) il giudizio negativo di Goldman
Sachs Sono state le vendite di beneficio più che i risultati elettorali a
trascinare al ribasso le Borse europee, condizionate anche da alcuni casi isolati, come il
crollo di Arcandor (-43,6%) a Francoforte. Piazza Affari, con l'Ftse Italia All
Share in calo dell'1,36% e l'Ftse-Mib giù dell'1,39%, ha seguito il trend degli
altri listini. Due i temi dominanti della seduta: il balzo di Lottomatica
(+6,85% a quota 15,6 euro) dovuto sostanzialmente al boom delle scommesse
sportive, e l'Opa lanciata dalla famiglia Segre su Management & Capitali,
il veicolo d'investimento che fa capo al gruppo De Benedetti, il cui titolo ha
chiuso con un rialzo del 2,30%, sostanzialmente sul livello dell'offerta.
Nell'ambito dei 40 titoli principali, vanno poi registrati i risultati positivi
di Telecom Italia (+2,12%) e Mediobanca (+1,89%). Molto più numerosi, invece, i
segni negativi. Maglia nera a Cir (-4,91%), seguita a ruota da Pirelli
(-4,25%). Fra i tre e i quattro punti percentuali si collocano numerosi altri
titoli, appartenenti a vari comparti. In quello del cemento e costruzioni
Buzzi-Unicem ha ceduto il 3,55%, Italcementi il 3,16% e Impregilo il 3,15%.
Saipem (-3,25%) è invece il peggiore tra i petroliferi. Giù anche Geox (-3,29%)
e Mondadori (-3,12%), mentre il calo di Finmeccanica (-3,71%) deriva dalla
bocciatura di Goldman Sachs, che ha abbassato la raccomandazione sul titolo da
neutral a sell (vendere). Quello di Enel (-3,62%) infine, è legato alle
ulteriori perplessità del mercato sui costi dell' aumento di capitale lanciato
dalla società.
( da "Messaggero, Il"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Martedì 09 Giugno
2009 Chiudi JOSTO MAFFEOdal nostro corrispondente MADRID - «La nostra è una
bella vittoria perché significa che in Spagna si configura una nuova
maggioranza guardando all'Europa». Jaime Mayor Oreja è felice perché ha vinto
la scommessa ed ha battuto i socialisti del premier Zapatero con quattro punti
di vantaggio, il 42 contro il 38 per cento, quelli che a Mayor bastano per
ritenere che gli spagnoli, in un momento di crisi,
confidano più nelle ricette del partito popolare che in quelle dei socialisti.
Basco, bersaglio dell'Eta, ministro dell'Interno nei governi di José Maria
Aznar, il capolista alle europee ha offerto al presidente del partito popolare,
Mariano Rajoy, una vittoria che lo consolida come leader del centrodestra e lo
riafferma quale diretto antagonista del premier Zapatero. A che cosa
attribuisce il risultato elettorale, questa sua vittoria? «Non c'è dubbio: è la
conferma che, in Spagna come in Europa, la gente ha più fiducia in noi e si
allontana velocemente dal socialismo, che non sa gestire la più grande crisi della storia. Noi offriamo garanzie, con noi si potrà
uscire da questa crisi e gli elettori lo hanno
capito». Eppure, c'è chi sostiene che proprio il mercato, su cui fate
affidamento, sia il grande responsabile della crisi...
«Non l'economia di mercato, ma l'insufficiente configurazione e il pessimo
funzionamento dei regolatori del mercato. Guardiamo alla Spagna, al suo
drammatico record che vede quattro milioni di disoccupati. Il governo Zapatero,
in carica da cinque anni, non ha fatto nulla, non si è reso conto che il Paese
viveva al disopra delle proprie possibilità, ben lungi dai governi Aznar,
quando si crearono cinque milioni di posti di lavoro. E così, non intervenendo
con riforme, si è rotto l'equilibrio». Gli elettori hanno dunque punito la
gestione Zapatero? «È più che evidente. Gli spagnoli hanno visto un presidente
e un governo che per mesi hanno perso tempo negando la crisi.
Eppure, Zapatero prese il potere nel 2004 cominciando con emulare le gestioni
di Aznar, dimenticandosi però di provvedere a varare le riforme quando ancora
le vacche dell'economia erano grasse. Pensi che Zapatero, nel 2008, all'inizio
della sua seconda legislatura, prometteva ancora pieno impiego, disoccupazione
zero o prossima allo zero. Ma non ha operato nella giusta direzione e così ha
letteralmente infartuato l'economia spagnola. Da noi, la crisi economica, a causa della miopia
del governo, è venuta ben prima della crisi
finanziaria internazionale». Ventata di destra e
centrodestra in quasi tutta l'Europa. Per gli stessi motivi? «L'affluenza alle
urne, è evidente, è stata bassa, c'è stato disincanto. Ma chi ha votato
ha creduto maggioritariamente - in Francia, in Italia, in Polonia, in molti
paesi - che per uscire dalla crisi e guardare con
speranza al futuro noi siamo i più appropriati». Una configurazione complessa,
quella dell'europarlamento che emerge dalle urne... «Dobbiamo riportare
l'attenzione sui cittadini e quella dei cittadini sull'Europa. E lo si fa
rispondendo con una sola voce europea in almeno quattro o cinque di quei punti
che stanno a cuore alla gente: unità di mercato, coesione, energia,
immigrazione, sicurezza. L'Unione si mette alla prova proprio nel momento di crisi. Il basso indice di affluenza alle urne rivela che
serve un impulso, dobbiamo esserne coscienti e responsabili. Solo così
riavvicineremo gli elettori, gli europei all'Europa».
( da "Corriere della Sera"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 09/06/2009 - pag:
( da "EUROPA ON-LINE"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Articolo Sei in
Esteri 9 giugno 2009 «Dopo il comunismo, fi nisce anche la socialdemocrazia».
Parla Mauroy A colloquio con il padre storico del Ps, ex braccio destro di
Mitterrand e presidente della Jean-Jaurès «Dopo il tracollo della cultura
comunista, sembra arrivata l'ora della socialdemocrazia». Ad azzardare questo
bilancio è uno dei maggiori depositari dell'ortodossia socialista, Pierre
Mauroy, braccio destro di François Mitterrand, ex primo ministro e segretario
del Ps, oggi presidente della più importante istituzione culturale della
sinistra francese, la Fondation Jean-Jaurès. «Con la caduta del muro di Berlino
aggiunge sembrava chiaro che i campioni della sinistra eravamo noi. Ma è durata
poco». La sorpresa è tanto più amara perché «arriva nel momento in cui il
capitalismo e il liberismo danno prova di tutta la loro crisi».
Perché, allora, non ha funzionato? Perché proprio ora che i classici moniti
contro la deregulation e la dismissione dello stato hanno dimostrato tutta la
loro fondatezza, gli elettori puniscono proprio i socialisti? «La situazione è
talmente grave ammette Mauroy che è necessaria una riflessione sui mutamenti
avvenuti negli ultimi decenni». A cominciare dalla crisi
della dimensione sociale del lavoro dovuta al progresso della tecnologia, alla
trasformazione delle fabbriche, alla radicale diminuzione dei dipendenti della
grande industria, alla maggiore precarietà dei rapporti di lavoro. «Tutti
fattori che hanno provocato la dispersione dei lavoratori, la crisi dei sindacati, l'atomizzazione delle rivendicazioni e
hanno prosciugato i bacini che alimentavano le forze socialiste». A essere
messo in discussione, così, sembra il nocciolo stesso, la dimensione
"sociale" che anima le culture socialdemocratiche. Da qui, il
successo di formazioni di sinistra che privilegiano concezioni individualiste e
radicali dei diritti anche di quelli sociali e modelli più aperti e meno
statalisti. «Uno dei paradossi di queste elezioni è che proprio ora che ci
sarebbe bisogno dello stato, vincono forze che simpatizzano poco con l'autorità
pubblica. Anche a sinistra». A essere punita, infatti, sembra proprio la
fisionomia gerarchica e statalista del Ps, percepito come forza tecnocratica e
poco dinamica. Una vera e propria macchina a cooptazione carrierista basata su
principi opposti a quelli dell'Occidente contemporaneo. «Noi socialisti diamo
l'impressione di non essere al passo con i tempi. Il fatto di non aver saputo
modernizzare la nostra visione dello stato ci fa percepire come burocrati
portatori di privilegi». All'origine di questo scollamento con la società, il
boom economico degli ultimi decenni. «L'arricchimento diffuso cominciato negli
anni Settanta. La progressiva regressione dei poteri pubblici. La
trasformazione degli operai in piccolo-borghesi conservatori che ambiscono a
stabilizzare la propria posizione, rendendosi indipendenti dalla politica. E,
in questo contesto, la perdita di autorevolezza di istituzioni del tutto avulse
dai nuovi rapporti economici e sociali». Da qui, «il paradosso di una sinistra
socialista che esce sconfitta per non essersi modernizzata, nel momento in cui
potrebbe vantare come non mai i suoi successi ». Ma non è proprio l'incapacità
di metabolizzare questi successi e i cambiamenti prodotti dalle riforme, ad
aver provocato la crisi? «Se oggi abbiamo società più
ricche e più giuste risponde Mauroy molto lo si deve a noi. Se i lavoratori non
sono più nell'indigenza del passato, se diffidano della dimensione collettiva
perché chiedono diritti che rispondano alle loro esigenze individuali è perché
sono diventati cittadini grazie alle nostre riforme. Il problema, però, è che
ci rivolgiamo loro come se fossero ancora quei soggetti bisognosi di assistenza
di una volta». Ecco perché nelle aree più industrializzate vincono forze che
«prefigurano un futuro fatto di arricchimento e di successi individuali ». Ma
soprattutto, ecco che la disfatta delle forze socialdemocratiche europee può
essere letta come la fine naturale di culture che hanno compiuto la loro
funzione storica. «È possibile aggiunge Mauroy che si debba procedere a un
ripensamento radicale per permettere alle nostre idee di avere un futuro. Gli
obiettivi restano gli stessi. Lo dimostra anche la crisi finanziaria: la centralità dello
stato per lo sviluppo e per la giustizia sociale; la dimensione collettiva
della politica per il progresso e per le libertà individuali. Ma bisogna
procedere a un nuovo rapporto con la società». Sulla scelta del concetto in cui
riassumere il rinnovamento, però, Mauroy sembra fare un passo indietro:
«Cambiarci da socialdemocratici in qualcos'altro? Non credo. Democratici,
comunque, proprio no. È un'identità più problematica di quella che abbiamo».
Simone Verde
( da "
Argomenti: Crisi
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immobileSurrogaIpoteca casa cointestataMutuo regionale BANCA E MUTUI » News E
boom della cessione del quinto (09/06/2009) La crisi finanziaria ce,
si vede e soprattutto si sente
a fine mese quando le famiglie non ce la fanno piu
a pagare le bollette, le rate del mutuo e a fare la spesa di tutti i giorni.
Cosa fare quindi? Volantini, depliant e annunci pubblicitari propongono una
soluzione che sembrerebbe risolvere, o comunque facilitare, questa situazione: la cessione del
quinto dello stipendio, vale a dire un prestito finalizzato, il cui rimborso
avviene con trattenuta di importo pari alla rata prevista dal piano di
ammortamento del prestito. Una possibilita data anche a coloro che in passato hanno subito un
protesto o un pignoramento e che per questo faticherebbero ad aprire nuovi
canali di finanziamento. I lavoratori, infatti, non devono preoccuparsi di
rimborsare personalmente la rata in quanto sara il loro datore
di lavoro a provvedere
a restituire la rata mensile, addebitandola direttamente in busta paga. La
cessione del quinto e comunque destinata alla categoria dei
lavoratori dipendenti dello Stato, del comparto para-statale e delle aziende
private. E da qualche anno
anche i pensionati. Non si tratta quindi piu di una nicchia di
clienti. La riforma del settore, intrapresa con la Finanziaria del 2005 e dai
successivi interventi normativi, ha cosi fatto si che questo
prestito sia diventato addirittura il piu gettonato tra le diverse forme di
finanziamento alle famiglie. Nella specie, la nuova legge sulla cessione ha
eliminato innanzitutto il requisito della anzianita
minima, innalzando anche il periodo di ammortamento per tutti a dieci anni,
mentre con la vecchia legge
variava in funzione della anzianita di servizio. Inoltre,
e stata estesa la cessione anche a chi ha un rapporto di lavoro a tempo
determinato, considerato il crescente numero dei precari nonche a tutti i
lavoratori autonomi. Una novita che consente al settore di crescere a due
cifre. E i numeri parlano chiaro. A fronte di una flessione nel mercato del
credito al consumo che si e attestato, fino ad aprile 2009,
intorno all11%, nei primi tre mesi del 2009 ce stata invece
una crescita boom del quinto:
per lOsservatorio Assofin ha, infatti, rilevato un aumento del 25%.
Del resto e la nuova strada battuta soprattutto dagli istituti di credito
che erogano piu facilmente il prestito perché hanno come garanzia
unentrata fissa: lo stipendio del richiedente. La garanzia del prestito risiede, infatti,
esclusivamente nella stabilita del posto di lavoro: la rata viene
pagata finché ce una busta paga su cui addebitarla. Inoltre, al
momento della richiesta il cliente non deve presentare garanzie aggiuntive, come ipoteche o firme di
parenti. La banca erogante non ha infatti la necessita
di valutare la situazione
finanziaria del richiedente, visto che il pagamento
delle rate e' garantito dalla polizza assicurativa richiesta obbligatoriamente
al momento della sottoscrizione del prestito. Ma laltra
faccia della medaglia e rappresentata dallincidenza dei tassi
applicati sui prestiti. Spesso, infatti, accade che ad essere messo in risalto
sia il Tasso Annuale Nominale (Tan) e non il Tasso Annuo Effettivo Globale (Taeg) che e
poi quello che misura il costo reale della cessione del quinto, includendo
costi ed oneri per la polizza assicurativa obbligatoria che, a volte, incide
pesantemente sulla rata mensile. E bene, dunque, prestare grande
attenzione nel momento
in cui viene stipulato questo tipo di finanziamento, come del resto va fatto
per tutti gli altri prestiti personali. 8 voti - » Vota questa notizia »
( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
GB: BANCA LLOYDS
TAGLIERA' ALTRI 1.660 POSTI (
( da "Sicilia, La"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
l'incontro promosso
da Confeserfidi e Ficarra & Partners Pmi, seminari
sull'internazionalizzazione Messina. Sarà Messina ad aprire il 12 giugno
prossimo il ciclo di seminari dedicati all'internazionalizzazione delle Pmi
siciliane, promosso da Confeserfidi e dallo studio commerciale Ficarra &
Partners di Messina. Il progetto «Aziende senza frontiere» mira a diffondere la
cultura dell'internazionalizzazione presso le imprese siciliane e favorire lo
sviluppo nei mercati Esteri. Al convegno, che sarà tenuto nel salone della
Borsa della Camera di Commercio, interverranno l'assessorato regionale alla
Cooperazione, Sportello Sprint, Consolato della Repubblica di Tunisia,
Consolato del Regno del Marocco, Ice, Simest, Abi, l'Università di Messina e,
naturalmente, le imprese. «Quella dell'internazionalizzazione è sicuramente una
delle strategie per far crescere le piccole e medie imprese siciliane in questa
difficile fase economica in cui gli effetti della crisi finanziaria sul sistema produttivo
divengono quotidianamente sempre più tangibili», spiegano Roberto Giannone,
presidente di Confeserfidi e Gianni Ficarra dello Studio commerciale Fiacarra
& Partners. «Con "Aziende senza frontiere" - afferma Ficarra -
vogliamo, intanto, imprimere un'accelerazione delle dinamiche di
internazionalizzazione d'impresa che è una delle principali leve di
traino per tutti i settori produttivi. Non dimentichiamo che le imprese
orientate all'export esprimono il maggior tasso di nuovi occupati.
Internazionalizzarsi, anche su piccole fette di mercato, significa stimolare le
imprese a sperimentare e cogliere nuove opportunità di crescita. Si avverte
l'esigenza di far luce sui futuri scenari economici e sugli strumenti
disponibili per il superamento della fase di stagnazione economica dando alle
imprese, che affrontano le sfide del mercato globale, possibili strategie di
sostegno». Il presidente di Confeserfidi, Roberto Giannone spiega che «i
seminari in programma a Messina, Catania e Scicli si propongono di contribuire
a un confronto operativo tra il mondo professionale, la realtà delle imprese,
le istituzioni pubbliche e alcuni dei principali attori del processo di
internazionalizzazione dell'economia locale. In Sicilia abbiamo diverse realtà
imprenditoriali che in questi anni hanno investito proprie risorse nel nord
Africa e nell'est europeo, con diversi vantaggi conseguiti in termini di
riduzione dei costi di produzione e di conquista di nuovi mercati. Il nostro
consorzio fidi offre, attraverso le proprie garanzie, il sostegno alle imprese
impegnate nell'internazionalizzazione o che si accingono ad entrare in nuovi
mercati». Gli altri due convegni sull'internazionalizzazione, sono in programma
il 19 giugno a Catania ed il 25 giugno a Scicli.
( da "Sestopotere.com"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
Nuovo capannone
dell'Ansaldo Sistemi Industriali di Monfalcone , cerimonia con giunta FVG
(9/6/2009 18:00) | (Sesto Potere) - Trieste - 9 giugno 2009 - "Un bel
segnale per il quale la comunità regionale deve esservi grata". Il
presidente della Regione Renzo Tondo si è rivolto in questo modo ai dirigenti e
ai lavoratori dell'Ansaldo Sistemi Industriali di Monfalcone nel corso della
cerimonia di avvio dei lavori per la costruzione di un nuovo grande capannone,
segno della volontà di investire sul futuro da parte di questa azienda.
"Ansaldo - ha detto l'amministratore delegato Claudio Gemme - ha un
programma di espansione partendo proprio dallo stabilimento di Monfalcone,
azienda di punta del gruppo". In questa direzione è significativo
l'investimento di quasi 15 milioni di euro per la nuova costruzione, che
permetterà di realizzare macchine elettriche rotanti e propulsori elettrici di
grandi dimensioni. Un capannone di
( da "EUROPA ON-LINE"
del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi
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Esteri 9 giugno 2009 «Dopo il comunismo, finisce anche la socialdemocrazia».
Parla Mauroy A colloquio con il padre storico del Ps, ex braccio destro di
Mitterrand e presidente della Jean-Jaurès «Dopo il tracollo della cultura
comunista, sembra arrivata l'ora della socialdemocrazia». Ad azzardare questo
bilancio è uno dei maggiori depositari dell'ortodossia socialista, Pierre
Mauroy, braccio destro di François Mitterrand, ex primo ministro e segretario
del Ps, oggi presidente della più importante istituzione culturale della
sinistra francese, la Fondation Jean-Jaurès. «Con la caduta del muro di Berlino
aggiunge sembrava chiaro che i campioni della sinistra eravamo noi. Ma è durata
poco». La sorpresa è tanto più amara perché «arriva nel momento in cui il
capitalismo e il liberismo danno prova di tutta la loro crisi».
Perché, allora, non ha funzionato? Perché proprio ora che i classici moniti
contro la deregulation e la dismissione dello stato hanno dimostrato tutta la
loro fondatezza, gli elettori puniscono proprio i socialisti? «La situazione è
talmente grave ammette Mauroy che è necessaria una riflessione sui mutamenti
avvenuti negli ultimi decenni». A cominciare dalla crisi
della dimensione sociale del lavoro dovuta al progresso della tecnologia, alla
trasformazione delle fabbriche, alla radicale diminuzione dei dipendenti della
grande industria, alla maggiore precarietà dei rapporti di lavoro. «Tutti
fattori che hanno provocato la dispersione dei lavoratori, la crisi dei sindacati, l'atomizzazione delle rivendicazioni e
hanno prosciugato i bacini che alimentavano le forze socialiste». A essere
messo in discussione, così, sembra il nocciolo stesso, la dimensione
"sociale" che anima le culture socialdemocratiche. Da qui, il
successo di formazioni di sinistra che privilegiano concezioni individualiste e
radicali dei diritti anche di quelli sociali e modelli più aperti e meno
statalisti. «Uno dei paradossi di queste elezioni è che proprio ora che ci
sarebbe bisogno dello stato, vincono forze che simpatizzano poco con l'autorità
pubblica. Anche a sinistra». A essere punita, infatti, sembra proprio la
fisionomia gerarchica e statalista del Ps, percepito come forza tecnocratica e
poco dinamica. Una vera e propria macchina a cooptazione carrierista basata su
principi opposti a quelli dell'Occidente contemporaneo. «Noi socialisti diamo l'impressione
di non essere al passo con i tempi. Il fatto di non aver saputo modernizzare la
nostra visione dello stato ci fa percepire come burocrati portatori di
privilegi». All'origine di questo scollamento con la società, il boom economico
degli ultimi decenni. «L'arricchimento diffuso cominciato negli anni Settanta.
La progressiva regressione dei poteri pubblici. La trasformazione degli operai
in piccolo-borghesi conservatori che ambiscono a stabilizzare la propria
posizione, rendendosi indipendenti dalla politica. E, in questo contesto, la
perdita di autorevolezza di istituzioni del tutto avulse dai nuovi rapporti
economici e sociali». Da qui, «il paradosso di una sinistra socialista che esce
sconfitta per non essersi modernizzata, nel momento in cui potrebbe vantare
come non mai i suoi successi ». Ma non è proprio l'incapacità di metabolizzare
questi successi e i cambiamenti prodotti dalle riforme, ad aver provocato la crisi? «Se oggi abbiamo società più ricche e più giuste
risponde Mauroy molto lo si deve a noi. Se i lavoratori non sono più
nell'indigenza del passato, se diffidano della dimensione collettiva perché
chiedono diritti che rispondano alle loro esigenze individuali è perché sono
diventati cittadini grazie alle nostre riforme. Il problema, però, è che ci
rivolgiamo loro come se fossero ancora quei soggetti bisognosi di assistenza di
una volta». Ecco perché nelle aree più industrializzate vincono forze che
«prefigurano un futuro fatto di arricchimento e di successi individuali ». Ma
soprattutto, ecco che la disfatta delle forze socialdemocratiche europee può
essere letta come la fine naturale di culture che hanno compiuto la loro
funzione storica. «È possibile aggiunge Mauroy che si debba procedere a un
ripensamento radicale per permettere alle nostre idee di avere un futuro. Gli
obiettivi restano gli stessi. Lo dimostra anche la crisi finanziaria: la centralità dello
stato per lo sviluppo e per la giustizia sociale; la dimensione collettiva
della politica per il progresso e per le libertà individuali. Ma bisogna
procedere a un nuovo rapporto con la società». Sulla scelta del concetto in cui
riassumere il rinnovamento, però, Mauroy sembra fare un passo indietro: «Cambiarci
da socialdemocratici in qualcos'altro? Non credo. Democratici, comunque,
proprio no. È un'identità più problematica di quella che abbiamo». Simone Verde
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 10-06-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere
delle Alpi)
Argomenti: Crisi
Banche. I piccoli
istituti aumentano le quote di mercato Credito, un terzo dei prestiti oggi è
garantito dalle Bcc VENEZIA. La stretta del credito c'è stata e c'è: sebbene
languano gli investimenti e cali la domanda di credito per finanziarli, le
imprese chiedono danari per finanziare le attività correnti, per consolidare
l'esposizione a breve. Ma le banche lesinano il credito: temono la rischiosità
di alcuni settori, l'insorgere di problemi di liquidità, temono per i loro
bilanci, anche se nel primo trimestre di quest'anno la situazione è un po'
migliorata. Sono state soprattutto le grandi banche ad avere stretto i cordoni
della borsa: le piccole sono state più generose, forse per la conoscenza che
hanno del territorio. E il mercato le ha premiate: oggi i piccoli istituti sono
arrivati a coprire, in Veneto, un terzo del mercato dei prestiti, un dato
clamoroso se si tiene conto non solo del livello di un anno fa (che era al 24%
anziché al 32%) ma anche del dato nazionale, che è inferiore di oltre quattro
punti al dato del Veneto. Sono state le banche di credito cooperativo a fare la
parte del leone in questa crescita che corre indisturbata da anni e che ha
visto queste banche accaparrarsi la maggior parte dei nuovi clienti. Secondo i
dati della Centrale dei rischi, l'aumento delle quote di mercato ha riguardato
soprattutto le imprese di minore dimensione. Sono loro, ma anche, in misura
minore, quelle medie, ad essersi rivolte alle piccole banche. Mentre per i
grandi la quota è rimasta più o meno stabile. è stato questo un modo per
sfuggire a quella che la Banca d'Italia chiama una stretta «moderata» dovuta alla crisi economica, ma che, se si vanno a vedere i dati, coincide
esattamente con le lamentele che si sono sentite in questi mesi da parte del
sistema manifatturiero. Di fronte alla crisi
finanziaria le banche (più, come si è detto, quelle
grandi travolte dagli eventi che quelle piccole) hanno tagliato, all'inizio,
i fidi, aumentando il costo e lo spread dei tassi, e poi, nei primi mesi di
quest'anno, aumentando la richiesta di garanzie, il rating minimo richiesto e
anche rafforzando controlli e delegando al centro la responsabilità di
concedere il fido. A fronte di un aumento a dicembre dell'anno scorso del 5,3%
dei prestiti alle imprese a marzo il tasso era calato a 2,4%. è stato
soprattutto il comparto manifatturiero ad essere colpito dalla scarsità di
offerta di prestiti, mentre il settore immobiliare ha avuto andamenti superiori
alla media. (a.c.)
( da "Mattino di Padova, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Banche. I piccoli
istituti aumentano le quote di mercato Credito, un terzo dei prestiti oggi è
garantito dalle Bcc VENEZIA. La stretta del credito c'è stata e c'è: sebbene
languano gli investimenti e cali la domanda di credito per finanziarli, le
imprese chiedono danari per finanziare le attività correnti, per consolidare
l'esposizione a breve. Ma le banche lesinano il credito: temono la rischiosità
di alcuni settori, l'insorgere di problemi di liquidità, temono per i loro
bilanci, anche se nel primo trimestre di quest'anno la situazione è un po'
migliorata. Sono state soprattutto le grandi banche ad avere stretto i cordoni
della borsa: le piccole sono state più generose, forse per la conoscenza che
hanno del territorio. E il mercato le ha premiate: oggi i piccoli istituti sono
arrivati a coprire, in Veneto, un terzo del mercato dei prestiti, un dato
clamoroso se si tiene conto non solo del livello di un anno fa (che era al 24%
anziché al 32%) ma anche del dato nazionale, che è inferiore di oltre quattro
punti al dato del Veneto. Sono state le banche di credito cooperativo a fare la
parte del leone in questa crescita che corre indisturbata da anni e che ha
visto queste banche accaparrarsi la maggior parte dei nuovi clienti. Secondo i
dati della Centrale dei rischi, l'aumento delle quote di mercato ha riguardato
soprattutto le imprese di minore dimensione. Sono loro, ma anche, in misura
minore, quelle medie, ad essersi rivolte alle piccole banche. Mentre per i
grandi la quota è rimasta più o meno stabile. è stato questo un modo per
sfuggire a quella che la Banca d'Italia chiama una stretta «moderata» dovuta alla crisi economica, ma che, se si vanno a vedere i dati, coincide
esattamente con le lamentele che si sono sentite in questi mesi da parte del
sistema manifatturiero. Di fronte alla crisi
finanziaria le banche (più, come si è detto, quelle
grandi travolte dagli eventi che quelle piccole) hanno tagliato, all'inizio,
i fidi, aumentando il costo e lo spread dei tassi, e poi, nei primi mesi di
quest'anno, aumentando la richiesta di garanzie, il rating minimo richiesto e
anche rafforzando controlli e delegando al centro la responsabilità di
concedere il fido. A fronte di un aumento a dicembre dell'anno scorso del 5,3%
dei prestiti alle imprese a marzo il tasso era calato a 2,4%. è stato
soprattutto il comparto manifatturiero ad essere colpito dalla scarsità di
offerta di prestiti, mentre il settore immobiliare ha avuto andamenti superiori
alla media. (a.c.)
( da "Milano Finanza (MF)"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Commenti
& Analisi data: 10/06/2009 - pag: 7 autore: di Giuliano Segre Non solo ente
benefico, anche impresa Di nuovo le fondazioni. Pochi anni fa avevano acquisito
due riconoscimenti importanti: esplicito dal governatore Mario Draghi, che ebbe
a dichiararle «bravi azionisti» (delle banche), e implicito dal ministro Giulio
Tremonti, con la proposta di azionariato collettivo nella Cassa Depositi e
Prestiti. Poi il silenzio. Le fondazioni di origine bancaria avevano comunque
continuato a lavorare agli scopi previsti dalla legge fondativa («utilità
sociale e promozione dello sviluppo economico»), in gran parte agendo secondo
il modello erogativo dell'esordio, ma con qualche apertura alla diretta
operatività. La crisi finanziaria le ha sorprese con lavori in corso e oggi esse stanno
riorganizzando budget in generale assai ristretti rispetto al passato:
l'ipotesi che si producano riduzioni della loro azione complessiva è reale e
molti organi fondazionali stanno oggi verificando il medesimo percorso,
inverando in alcuni casi l'ipotesi dell'abbandono del modello donativo
per un metodo più proattivo. Già qualche nuovo progetto è finanziato attraverso
la cooperazione tra fondazioni. Con un'avvertenza: esse non possono essere
chiamate a costruire percorsi onnivalenti di natura nazionale di pura e
semplice supplenza.Dalla specificità della storia di ogni fondazione può
emergere il campo di azione da dividere con altri con reciproco vantaggio di
metodo e di merito: l'housing sociale ha diversi tassi di necessità e di
complessità; la ricerca applicata si sviluppa a vantaggio di una vasta platea
operativa, dall'agricoltura al terziario avanzato; gli ambiti culturali hanno
accenti congiunti nella produzione e soprattutto nella fruizione, seppure
localmente differenziati; l'intervento per l'istruzione spazia dalle scuole
materne ai dottorati e l'intervento a favore delle persone può raggiungere
categorie (mai i singoli) assai diverse. Dunque, se le fondazioni si
appropriano di un metodo più imprenditoriale, il contributo che possono dare al
Paese cresce esponenzialmente: dal dare al fare, dal dono all'investimento a
bassa ma sufficiente redditività, può essere il loro motto futuro. Del resto lo
stesso governatore indirettamente lo propone, quando rileva che il mancato
dividendo può e deve essere compreso da azionisti che così troveranno più
solido il loro investimento nel futuro: ma quel rendimento finanziario
(probabilmente) perduto per il rafforzamento bancario può essere ceduto per il
consolidamento di iniziative sviluppate imprenditorialmente dalle fondazioni in
campi diversi, ma operanti per l'utilità sociale e lo sviluppo economico nel
loro territorio e nel Paese.
( da "Repubblica, La"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 23 - Economia
Sussidi e barriere, ecco il nuovo protezionismo Inutili gli inviti del G20, dall´inizio della crisi boom di
strette ai commerci I provvedimenti sono cresciuti del 55% da quando è partita
la recessione, soprattutto ad opera dei paesi ricchi Rispetto al passato i
singoli Stati si affidano sempre meno a dazi e svalutazioni, al primo posto le
misure anti dumping MAURIZIO RICCI La recessione mondiale sta avendo un impatto
devastante sul commercio mondiale. Il volume degli scambi si sta riducendo in
misura anche più severa di quanto avvenga per la produzione industriale e più
rapidamente di quanto avvenne nella Grande Depressione degli anni ´30. Già a
marzo, il Wto prevedeva una contrazione dell´import-export globale del 9 per
cento, nel corso del 2009 - la prima riduzione dal 1982 - ma ora la Deutsche
Bank stima che la riduzione possa arrivare al 15 per cento, con effetti
moltiplicati in un´economia mondiale largamente globalizzata. All´origine di
questa paralisi assume un peso crescente il ritorno delle tentazioni
protezionistiche. L´allarme è stato lanciato sia dal Wto che dalla World Bank:
dall´ottobre 2008 si sono registrate 89 misure di restrizione del commercio in
vari paesi e 23 solo da quando, ad inizio aprile, i paesi del G20 hanno
ribadito il loro impegno al libero commercio, proprio per evitare la spirale
delle guerre commerciali della Grande Depressione. La rinascita del protezionismo, in realtà, argomenta una ricerca della
Deutsche Bank, sta assumendo forme diverse da quelle di settanta anni fa. Di
svalutazioni competitive delle monete, per ora, non c´è traccia e anche lo
strumento principe delle guerre commerciali di allora - i dazi doganali - viene
usato relativamente poco. La Russia ha imposto nuovi dazi del 15-20 per cento
sull´import di ferro e acciaio, del 30 per cento sulle auto, del 20 per cento
sui mezzi pesanti. L´India del 20 per cento sulla soia. Argentina e Brasile
hanno alzato le tariffe per vino, mobili e tessili. Le regole del Wto, in
questi casi, sono impotenti perché, in realtà, questi paesi, negli anni scorsi,
avevano abbassato i loro dazi al di sotto delle soglie massime imposte dallo
stesso Wto (il dazio medio, in India, era dell´11,5 per cento contro un massimo
teorico del 36 per cento). Solo un terzo delle misure protezionistiche messe in
atto, tuttavia, secondo la Deutsche Bank, riguarda i dazi. Il motivo è
semplice: i tre quarti del commercio mondiale avvengono all´interno di aree di
libero scambio, come la Ue, il Nafta o fra i paesi dell´Ocse, dove la tariffa è
obbligatoriamente quella del Wto. Il protezionismo
attuale segue invece la via delle barriere non tariffarie: giri di vite alla
burocrazia doganale, abuso di misure antidumping, sussidi alle aziende
nazionali o introduzione di nuovi standard tecnici o sanitari più restrittivi.
Il grosso delle nuove misure protezionistiche (19 delle 23 denunciate ad aprile
dal Wto) riguarda provvedimenti anti-dumping. Queste misure - teoricamente di
autodifesa contro ribassi artificiali dei prezzi da parte di aziende estere -
sono cresciute del 55 per cento dall´inizio della recessione, soprattutto ad
opera dei paesi ricchi. Gli stessi che più hanno battuto la strada dei sussidi:
Usa, Canada, Giappone, Svezia, Francia, Brasile e Gran Bretagna hanno adottato
incentivi volti a favorire la produzione nazionale di auto. Più corretta la
strada scelta da Germania, Italia, Cina, Brasile e Corea, dove gli incentivi
non discriminano i produttori stranieri. Ancora più massiccio il ricorso ai
sussidi in campo agricolo: la Ue, ad esempio, da gennaio ha reintrodotto il
rimborso per i minori prezzi dell´export ai produttori di burro, formaggio e
latte. Anche più insidioso il ricorso a restrizioni anti-estere nei vari
programmi di stimolo economico. Il caso più famoso è la clausola "buy
american" nel programma Usa di rilancio delle infrastrutture. E´ qui che
il boomerang del protezionismo è più evidente:
l´Institute for International Economics ha calcolato che mille posti di lavoro
in più creati dal trattamento preferenziale per le aziende Usa della clausola
"buy american" comporterebbe la perdita di 65 mila posti di lavoro
nell´industria esportatrice nel caso di ritorsioni commerciali dei paesi
discriminati dalla clausola.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA &
FINANZA pag. 26 Le banche tornano a fare utili. Italiane prime in prudenza
RAPPORTO MEDIOBANCA RISULTATI IN FORTE MIGLIORAMENTO A LIVELLO GLOBALE DOPO LE
PERDITE CHOC DI FINE 2008 MILANO LE GRANDI BANCHE internazionali stanno uscendo
dalla paralisi e dopo la più devastante crisi finanziaria di ogni tempo, danno
segni di ripresa nei primi mesi del 2009. E' uno scenario di ragionevole
speranza quello che esce dal rapporto che il centro studi di Mediobanca dedica
ai principali istituti di credito mondiali. L'analisi ripercorre un decennio di
attività bancaria fino agli effetti del recente terremoto finanziario su un
campione di 66 banche (
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Centro-Nord sezione:
CENTRO NORD data: 2009-06-10 - pag: 3 autore: INTERVISTA Rocco Corigliano
«Serve più capitalizzazione» «Nel contesto di un mercato che non è ancora
saturo le prospettive di crescita maggiore le hanno le banche piccole e locali.
A patto però che siano dotate dei capitali necessari». A parlare è Rocco
Corigliano, 58 anni, docente di Economia degli intermediari finanziari
all'Università di Bologna. è un buon segnale l'aumento di sportelli bancari? La
crescita delle banche locali è sicuramente un ottimo indicatore. Con la
liberalizzazione ciascun istituto di credito fa una richiesta alla Banca
d'Italia, dopo essersi fatto i conti in tasca, cioè dopo aver valutato i tempi
di recupero dei costi fissi con la previsione dell'aumento degli impieghi e
della raccolta del risparmio. Con gli strumenti telematici oggi a disposizione
sembra quasi assurdo che si debbano aprire nuovi sportelli ma il rapporto di
prossimità ha ancora un grande rilievo. Le piccole banche conoscono bene il
territorio, conoscono il cliente e la sua capacità di fare impresa. Ma hanno un
limite. Quale? Le banche di piccole dimensioni non possono offrire tutta la
gamma di servizi assicurata dai grandi gruppi bancari. Anche se per molte
imprese sono comunque sufficienti. Ci sono ancora spazi di crescita? Credo che
il miglior giudice sia il mercato ma il fatto di lasciare libera scelta agli
istituti di credito di decidere la propria articolazione territoriale è senza dubbio
positivo. Non credo però che questi spazi saranno occupati dai grandi gruppi
bancari: per loro si pone semmai il problema di estendersi all'estero. Le
prospettive di sviluppo maggiori le hanno le banche piccole e locali, sempre
che abbiano le condizioni di capitale per farlo. Devono fare un piano di
recupero in tempi certi: il raggiungimento del break even in due anni è un
termine ragionevole. Non si può però giudicare la bontà di un sistema bancario
solo dal numero degli sportelli. Che cosa entra in gioco? Bisogna assicurare la
concorrenza, che stimola le banche a migliorare i propri servizi e a renderli
più trasparenti e meno costosi. Negli ultimi tempi c'è stata una concentrazione
del sistema bancario, con la costituzione di gruppi che hanno configurato
condizioni di monopolio. è già successo e l'intervento dell'Antitrust ha
imposto la vendita di sportelli. Un altro fatto positivo. Cresce anche l'uso
delle tecnologie informatiche e anche questo è un buon indicatore perché
consente di ridurre i costi. è una fase critica questa per le banche? C'è una contrazione della redditività frutto della crisi finanziaria globale, molte banche
registrano aumenti delle sofferenze: è ancora lontana la fine del ciclo
negativo. Le banche devono essere forti, con una dotazione di capitale proprio
elevata. Anche per accompagnare le imprese verso la ripresa. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA SOLIDITà E VIRTUALE «Positiva la crescita della rete
fisica se abbinata a quella di capitali e Internet» L'esperto. Rocco Corigliano
docente all'Alma Mater
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-06-10 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO
Padoa-Schioppa: un'Europa a rischio e la moneta-mondo di Alberto Orioli n
'Europa a un bivio tra la disgregazione dovuta ai nuovi nazionalismi e il
rafforzamento di politiche comuni. U Un grande sogno su cui riflettere: una
nuova moneta mondiale determinata da standard internazionali e declinata con
diverse valute regionali. Sono queste le Lezioni per il futuro che Tommaso
PadoaSchioppa, in un'intervista al Sole 24 Ore, trae dalla crisi. «Se la crisi
portasse a un massiccio spostamento di composizione delle riserve e a un forte
indebolimento del dollaro – dice – l'euro si apprezzerebbe in misura eccessiva;
per l'Europa sarebbe allora un problema, un grande problema». «Questa crisi
pone la questione di un nuovo standard monetario internazionale ». Un mondo a
moneta unica? «Non lo so – è la risposta – è un progetto su cui è urgente
lavorare e pensare a fondo, e dubito che la soluzione sia una sola moneta. è
diverso immaginare un oggetto che vola e inventare l'aeroplano. Oggi ne sappiamo abbastanza per dire che abbiamo bisogno di un
oggetto che vola». Per le nuove regole sui mercati
finanziari è auspicabile «una forte convergenza
politica in seno al G-20». Intervista u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-10 - pag: 2 autore: «Il sogno di una
moneta mondiale» Padoa-Schioppa: tempi maturi per riflettere su uno standard
globale e divise regionali di Alberto Orioli R egole e moneta. Da ex banchiere
centrale Tommaso Padoa-Schioppa tiene uno sguardo "lungo" su entrambi
questi capisaldi, i fondamenti dell'economia di mercato. "Lungo"
giacché - come sostiene nel libro scritto con Beda Romano La veduta corta - è
proprio la limitatezza dell'orizzonte - dei mercati, dei
decisori po-litici, dei consumatori, degli azionisti - ad aver portato la
situazione dov'è ora. Cominciamo dall'euro. Con lo sguardo lungo dove lo vede?
Se la crisi portasse a un massiccio spostamento di composizione delle riserve e
a un forte indebolimento del dollaro, l'euro si apprezzerebbe in misura
eccessiva; per l'Europa sarebbe allora un problema, un grande problema. Quindi
la "lezione per il futuro" è una nuova moneta unica come chiedono i
cinesi? Non lo chiedono solo i cinesi. Ne parlano da tempo una delle menti
economiche più acute della nostra epoca come Robert Mundell e un
autorevolissimo ex banchiere centrale americano come Paul Volcker. Sono
convinto che la Cina abbia sollevato un tema ormai maturo. Se poi lo ha fatto
per interesse - come dice Paul Krugman - cioè perché ha accumulato troppi
dollari, può essere. In ogni caso è una motivazione legittima, visto che non si
può chiedere a Pechino di essere altruista quando tutti agiscono per interesse.
Il punto, semmai, è comprendere quale sia la coincidenza tra ragion di stato
cinese e interesse generale globale. In ogni caso, da ex banchiere centrale
penso che quando si parla di standard globali, prima ancora che a quelli legali
si debba guardare a quello monetario, che è un fatto economico funzionale,
seppure vincolato a un substrato legale. Insomma, credo proprio che questa
crisi ponga il problema di un nuovo standard monetario internazionale. La sua
assenza e l'assenza della disciplina che esso imporrebbe sono una delle cause
profonde della crisi attuale. Prima c'era l'aggancio della moneta all'oro... Se
ci fosse stato ancora quell'aggancio, negli ultimi anni i paesi che
accumulavano ingenti disavanzi esterni - come gli Stati Uniti - avrebbero
dovuto convertirne una parte proprio in oro; la conseguente scarsità di riserve
auree li avrebbe obbligati a correggere la rotta. O a denunciare l'accordo,
come fecero gli Usa che sganciarono il dollaro dal metallo giallo. è vero,nel
'71gli Usa sisottrassero all'impegno. Per anni l'"aereo" del dollaro
ha continuato a volare spinto dalla forza politica ed economica degli Stati
Uniti. Ma non penso che, se si guarda al mondo di domani, quando ci saranno 4-5
o 6 colossi mondiali, questi potranno accettare che la moneta di uno solo di
essi sia la moneta di tutti. Anche se il tema non è ancora iscritto all'ordine
del giorno, quando si parla di standard internazionali penso si debba
riflettere sulla moneta mondiale. Ma come sarebbe il mondo con una sola moneta?
Non lo so, è un progetto su cui è urgente lavorare e pensare a fondo, e dubito
che la soluzione sia una sola moneta. è diverso immaginare un oggetto che vola
e inventare l'aeroplano. Oggi ne sappiamo abbastanza per dire che abbiamo
bisogno di un oggetto che vola, di una misura comune che imponga disciplina al
sistema monetario mondiale. Su scala mondiale non mi pare praticabile una
soluzione tipo euro, fondata sul modello della moneta unica - un
"globus" ad esempio - e della banca centrale unica. Vedo piuttosto
una costruzione a due livelli: uno standard globale governato in comune e
monete regionali con cambi non più interamente lasciati al mercato. Chi ha
ragione tra Krugman, che chiede più debito per uscire dalla crisi, e Ferguson,
che mette in guardia dai pericoli dell'eccesso di debito che mina la stabilità
dei governi? Entrambi e, quando si danno torto l'un l'altro, nessuno dei due.
Il fatto è che i rimedi - monetari e di bilancio - per combattere l'emergenza e
quelli per impedire il ripetersi della crisi hanno segno opposto: espansivi gli
uni, restrittivi gli altri. Come quando si somministra metadone a un
tossicodipendente in cura. Al G-
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-10 - pag: 2 autore: Recessioni. Tra il
1960 e il 2007 le economie più importanti ne hanno affrontate 122 Guardiamo al
passato, anche se... di Moisés NaÍm C ominciamo dalle buone notizie: il mese
scorso 345mila persone sono state licenziate negli Stati Uniti, portando il
tasso di disoccupazione in questo Paese al livello più alto da un quarto di
secolo a questa parte. L'altra buona notizia è che a marzo i prezzi delle
materie prime sono saliti del 20%, un incremento mensile senza precedenti. Sono
rincarati petrolio, cotone, nichel e molti altri prodotti. Come è possibile che
queste siano buone notizie? Perché il numero di posti di lavoro persi a maggio
è il dato più basso degli ultimi nove mesi e sta diminuendo rapidamente. A sua
volta, l'aumento dei prezzi delle materie prime segnala un aumento della
domanda e questo indica che il periodo di contrazione economica globale è
finito e sta cominciando la ripresa, quanto meno negli Stati Uniti. In
generale, gli economisti sono concordi sul fatto che l'economia americana
ricomincerà a crescere verso la fine dell'anno, anche se molto lentamente. La
creazione di posti di lavoro arriverà più tardi. Anche in Asia sembra che
l'uragano economico stia scemando di intensità. Ma in Europa no: purtroppo per
le economie del Vecchio Continente la crisi sta
colpendo più in profondità, e la ripresa per loro sarà più lunga e dolorosa.
Quanto sono affidabili questi pronostici? Sono le aspettative degli economisti,
una categoria che non si è distinta per l'accuratezza dei suoi modelli. Ma se
come aruspici non se la cavano troppo bene, a fare le autopsie sono molto più
in gamba: agli economisti riesce meglio spiegare quello cheè già successo che
prevedere quello che succederà. Da questo punto di vista, forse il modo
migliore per capire questa crisi è esaminare le crisi precedenti. Tra il 1960 e il 2007, le 22 economie più
importanti del mondo hanno dovuto affrontare 122 recessioni (periodi di sei
mesi consecutivi di contrazione dell'attività economica). Secondo Stijn
Claessens e M. Ayhan Kose, le recessioni sembrano frequenti, ma in realtà non
lo sono. Nell'arco di 47 anni, 22 paesi sono stati in recessione solo per il
10% del tempo. E meno male che non sono frequenti, perché hanno costi enormi. Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart hanno calcolato l'impatto delle crisi finanziarie più gravi e hanno
scoperto che dopo una crisi finanziaria il prezzo delle case cala mediamente del 35% e passano sei anni
prima che torni ai livelli di prima della crisi. I prezzi delle azioni quotate in Borsa diminuiscono del 56% e
il calo va avanti per 3-4 anni. Le ripercussioni peggiori sono
sull'occupazione: mediamente continua a calare per cinque anni dopo la crisi, con un tasso di disoccupazione che arriva in media al
7 per cento. Quando le recessioni sono abbinate a disastri finanziari,
l'economia si contrae mediamente di oltre il 9% e la ripresa arriva solo dopo
due anni. Un altro dato importante è l'impattodel debito pubblico: dopo una crisi bancaria aumenta in media dell'86 per cento.La cosa
che sorprende è che la causa primaria di questo maggiore indebitamento non è
l'uso di risorse pubbliche per salvare le banche, ma il calo del gettito
fiscale e il colossale incremento della spesa pubblica per far fronte alla
recessione. In Spagna il debito pubblico aumentò del 200% dopo la crisi del
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-10 - pag: 3 autore: Probabile retromarcia
di Obama sull'unificazione degli organi di controllo Tramonta la
super-authority Usa Monica D'Ascenzo La riforma della regolamentazione del
settore finanziario negli Stati Uniti potrebbe
arrivare nelle prossime settimane, ma secondo alcune indiscrezioni ci sarebbe
già una marcia indietro rispetto alla semplificazione del panorama delle
authority prevista in un primo momento. Il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner,
ha annunciato ieri i tempi per la revisione delle regole, precisando che
l'obiettivo è quello di impedire a singoli istituti in crisi
di mettere a rischio la stabilità dell'intero sistema. «Nelle prossime
settimane stenderemo un vasto piano di riforma che comprenderà la
regolamentazione dei rischi sistemici per assicurarci che le società o i mercati vasti e interconnessi possano assumersi rischi tali
da destabilizzare, in caso di fallimento,l'intero sistema finanziario»,
ha dichiarato Geithner nel corso di un'audizione alla sottocommissione
Stanziamenti del Senato, che sta esaminando la legge di bilancio
dell'amministrazione Obama. Il riferimento è a casi come quello di Lehman
Brothers, il cui crac ha innescato la crisi finanziaria, o di Aig, nelle cui casse Washington ha versato decine di
miliardi di dollari per scongiurare una bancarotta che avrebbe avuto effetti a
catena sull'intera economia mondiale. In realtà l'amministrazione Obama avrebbe
fatto un passo indietro rispetto alle prime ipotesi, soprattutto riguardo ad
una semplificazione della struttura delle authority che vigilano sui mercati finanziari. Non ci sarà infatti, secondo i rumors
pubblicati ieri dal Wall Street Journal online, il consolidamento delle
autorità di controllo. Nel dettaglio, per esempio, non si parla più della
fusione tra la commissione Commodity Futures Trading e la Securities and
Exchange Commission (Sec), così come sembra del tutto improbabile che si chieda
alla Federal Reserve, alla Federal Deposit Insurance o all'Office of the
Comptroller of the Currency di cedere il passo nella supervisione del sistema
bancario. Sembra, invece, più probabile un rafforzamento dei poteri delle
singole authority. Nessuna decisione comunque sarebbe stata presa al momento.
Geithner ha precisato che l'obiettivo è «rafforzare la protezione dei
consumatori e degli investitori, e snellire il nostro obsoleto sistema
normativo perché si adatti alle dimensioni, alla forma e alla velocità del
nostro moderno sistema finanziario». Nel suo discorso,
Geithner ha inoltre sottolineato come sia necessario che gli sforzi fatti dagli
Usa debbano essere condivisi anche da altri paesi. Il riferimento era
all'Europa, perché segua l'esempio degli Usa nel sottoporre le banche a stress
test, strumento utile per stabilizzare il sistema finanziario.
© RIPRODUZIONE RISERVATA A GIORNI IL PACCHETTO Potrebbero essere rafforzati i
poteri dei singoli organismi Geithner: è pronto un vasto piano per prevenire i
rischi sistemici
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-06-10 - pag: 13 autore: La decisione del governatore
californiano Schwarzenegger: «La carta è antiquata» Libri online al college per
risparmiare Daniela Roveda LOS ANGELES «I libri di testo sono antiquati. Questa
è l'era di internet, è ora di buttarli via». Arnold Schwarzenegger, governatore
della California e padre di quattro figli incollati ai loro computer/
iPhones/Blackberrys, ieri ha annunciato che dal prossimo anno accademico tutti
i libri di matematica e scienze per le scuole pubbliche saranno disponibili
anche in formato digitale, scaricabile da internet. La Free Digital Textbook
Initiative dovrebbe far risparmiare una buona porzione dei 419 milioni di
dollari spesi ogni anno dallo stato della California per materiale scolastico:
una goccia nel mare dei 24 miliardi di deficit pubblico, ma pur sempre un passo
nella giusta direzione. La California diventa così il primo stato americano a
sostituire i ponderosi e proibitivi libri 100 dollari per 3 chili di carta patinata
- con una versione online. Le case editrici avrebbero acconsentito a mettere a
disposizione sui loro siti i testi a prezzo di costo, ricevendo in cambio
l'impegno dello stato di acquistare altro materiale didattico, per esempio cd,
dvd e attrezzature per laboratori. Le case editrici hanno tempo fino al 15
giugno per pubblicare online o su cd i loro libri di algebra, geometria,
calcolo differenziale, biologia, fisica, chimica e geologia. Se il programma
pilota avrà successo, dal prossimo anno finiranno sull'internet anche i testi
delle materie umanistiche. Non tutti hanno applaudito l'iniziativa del
governatore digitale. «Ricevere dallo stato un dischetto con i libri è un po'
come ricevere una tanica di benzina ma non la macchina», dice per esempio Robert
Hubbel, provveditore del distretto scolastico River Delta, vicino a Sacramento.
I testi digitali sono in altre parole inutili se gli alunni non hanno un
computer; e nella zona rurale lungo il fiume Sacramento pochi dei 2.500
studenti delle medie e delle superiori hanno l'accesso all'internet a casa.
Schwarzenegger ne è consapevole. E sa che ci vorranno anni prima di poter
completare la transizione ai testi digitali, prima che ogni famiglia e ogni
scuola abbia un computer, prima che gli insegnanti ricevano l'addestramento
necessario, e gli alunni si abituino al nuovo formato. Ma da qualche parte
bisogna iniziare; e in ogni caso il governatore spera che questa iniziativa
moderna e innovativa possa almeno lustrare la sua immagine
ormai appannata dalla catastrofica crisi finanziaria. Qualche giorno fa il Schwarzy ha dovuto congelare tutti gli
appalti pubblici per risparmiare 1,3 miliardi di dollari e sfondare il deficit
da 24 miliardi di dollari proiettato per l'anno fiscale 2009-2010. Dopo la
sconfitta alle urne di tre referendum proposti in maggio per risanare le
finanze pubbliche, Schwarzenegger potrebbe essere costretto a sospendere
il pagamento degli stipendi pubblici per mancanza di soldi se, come probabile,
la California non riuscirà a collocare obbligazioni sul mercato del credito: il
debito della California ha il rating più basso della nazione. La California è
sul lastrico ma può vantarsi di essere lo stato più tecnologico. «I ragazzi
ormai si informano su Twitter o Facebook, non sui libri o sui giornali » ha
detto Schwarzenegger. Gli insegnanti hanno aspirazioni più pragmatiche:
ricevere la busta paga a fine mese. © RIPRODUZIONE RISERVATA DIGITALI PER
NECESSITà Dal prossimo anno scolastico disponibili su internet i testi di
matematica e scienze anche per far fronte al maxi-buco di bilancio Arnold
Schwarzenegger
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-10 - pag: 16 autore: Cara Bce, ora
sei a un bivio di Donato Masciandaro L a Bce è alla vigilia di una metamorfosi
silenziosa, che prescinde dalle congiunturali manovre dei tassi? L'intervento
del cancelliere tedesco Angela Merkel ha il merito di proporre tre
interrogativi importanti sull'identità della Bce, che
nascono dopo i due anni di crisi finanziaria: quale dev'essere il suo obiettivo primario? Quale la sua
funzione? Quali i rapporti con i politici e le banche? Nei giorni scorsi la
signora Merkel ha avuto una condotta inusuale per un primo ministro tedesco:
sollevare perplessità sulle scelte della Bce nella gestione della politica
monetaria.L'uscita pubblica del cancelliere è stata interpretata come
una classica manovra elettorale, alla vigilia delle aperture delle urne:
conoscendo la storica avversione dei tedeschi ai rischi inflazionistici, cosa
c'è di meglio per catturarne il consenso che criticare la Bce per una politica
monetaria troppo lassista? E la decisione della Bce di mantenere costanti i
tassi d'interesse chiude la vicenda? No, sarebbe troppo semplice. Al di là
delle ragioni contingenti che hanno spinto la signora Merkel a fare simili
dichiarazioni, esistono infatti delle ragioni profonde per interrogarsi sulla
futura identità della Bce, che scaturiscono dai cambiamenti nel modus operandi
di tutte le Banche centrali coinvolte nella gestione dell'attuale crisi finanziaria. E sono interrogativi che non possono
aspettare a lungo una risposta, visto che le novità sul modo con cui gli
istituti centrali - compresa la Bce - operano sui mercati continuano a
susseguirsi. In primo luogo, quale dev'essere l'obiettivo principale della
Bce?Sappiamo che la nostra Banca centrale deve tutelare innanzitutto la
stabilità monetaria, vale a dire il potere d'acquisto dell'euro nel tempo.Da
questo punto di vista, la Bce rappresenta l'esempio istituzionale emblematico
di una banca centrale "focalizzata"sull'obiettivo della stabilità dei
prezzi. La Banca centrale focalizzata è divenuta il modello più comune di Banca
centrale nell'ambito dei 30 paesi industrializzati: ben 25 di essi hanno
fissato nella legge il principio che la Banca centrale ha come sua bussola
principale la tutela della stabilità (fanno eccezione in Europa la Danimarca e
la Norvegia, e inoltre gli Stati Uniti, il Canada e l'Australia). Il successo
della Banca centrale focalizzata trae le sue origini dalla necessità di
combattere l'inflazione, avvertita dai politici di un po' tutte le nazioni, a
partire dagli anni 80. Ma in questi due anni i politici hanno scoperto
l'importanza della stabilità finanziaria: i loro
elettori sono rimasti evidentemente colpiti dai rischi di fallimento delle
banche, dimenticati da decenni. In parallelo, le Banche centrali sono
pesantemente intervenute a difesa della stabilità finanziaria.
Da qui nasce il primo interrogativo: quale peso dovrà essere dato d'ora in
avanti all'obiettivo della stabilità finanziaria
rispetto a quello della stabilità monetaria? Si noti che la risposta non è
affatto semplice. Si prospetta un bivio per la Bce: da un lato, non modificare
nulla, mantenendo la stabilità finanziaria come uno
degli altri obiettivi macroeconomici che vengono dopo la stabilità dei
prezzi.Dall'altro lato,dare alla stabilità finanziaria
la stessa dignità della stabilità dei prezzi, con tutti i problemi conseguenti
(tra cui definire che cosa s'intende per stabilità finanziaria).
Ma una chiara scelta istituzionale va fatta, per evitare quell'ambiguità degli
obiettivi che, aumentando troppo la discrezionalità dei banchieri centrali, può
divenire terreno fertile per fenomeni di non responsabilizzazione, o di
collusione con la politica. è l'ambiguità, ad esempio, che ha consentito a
Greenspan d'esercitare al massimo la sua discrezionalità, con gli effetti che
tutti conosciamo, L'ambiguità va evitata anche perché occorrerà dare una
risposta a una seconda domanda cruciale: quale ruolo va dato alla Bce nello
svolgimento delle funzioni di vigilanza sulle banche? Oggi la Bce rappresenta
un caso di scuola di Banca centrale "specializzata": il suo obiettivo
prioritario è quello della gestione della politica monetaria. Anche la Banca
centrale specializzata è il modello più comune nei paesi indu-strializzati: i
poteri di vigilanza sono assenti, o poco presenti, nelle Banche centrali di 19
paesi. Anche la specializzazione nella politica monetaria evita la troppa
discrezionalità dei banchieri centrali. C'è però chi chiede un maggior
coinvolgimento delle Banche centrali nella supervisione, per aumentare la loro
capacità di raccogliere informazioni, prevedere i fenomeni di tensione a
livello di singolo intermediario, tutelare meglio la stabilità sistemica. La
richiesta di attribuire poteri di vigilanza è stata di riflesso avanzata anche
per la Bce, in particolare per vigilare sui gruppi bancari transnazionali.
Occorre però evitare la confusione tra obiettivi e funzioni. Il fatto che una
Banca centrale presti attenzione alla stabilità finanziaria
non significa automaticamente che per svolgere tale funzione abbia bisogno dei
poteri di vigilanza: la raccolta d'informazione può essere altrettanto efficace
disegnando meccanismi di coordinamento. Quelli che sembrano mancati, ad
esempio, tra la Banca d'Inghilterra, la Financial Services Authority ( Fsa)e il
ministero dell'Economia,finendo per causare la corsa agli sportelli della
Northern Rock. E qui emerge il terzo cruciale quesito: quanto più la Bce si
dovesse allontanare dal modello di Banca centrale focalizzata e specializzata,
tanto più urgente diverrebbe la ridefinizione della sua indipendenza dalla
politica e dalle banche. Non è un caso che la signora Merkel abbia citato il
tema dei rischi che corre l'indipendenza della Bce quando diventano troppo
ambigui gli obiettivi e troppo ampio il perimetro delle responsabilità. Quante
sono le ombre sull'operato della Fed proprio per gli estesi poteri che il suo
presidente ha potuto esercitare - e aggiungiamo ancora potrà esercitare - nella
supervisione prima, e nella gestione della crisi poi,
nei confronti delle banche? © RIPRODUZIONE RISERVATA L'ESEMPIO NEGATIVO DELLA
FED Quando gli obiettivi e le responsabilità sono troppo ambigui si rischia di
ripercorrere la strada presa da Greenspan Due poli. Il presidente della Bce
Jean-Claude Trichet e il cancelliere tedesco Angela Merkel AFP
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-06-10 - pag: 34 autore: Incentivi anti-crisi. Nuovo decreto Al via le deroghe sugli aiuti di Stato
Amedeo Sacrestano L'Italia si attiva concretamente per dare attuazione al
«Quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a
sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione
di crisi finanziaria ed
economica», varato da Bruxelles lo scorso 22 gennaio. è stato, infatti,
pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale » 131 del 9 giugno 2009) il decreto del
presidente del Consiglio che definisce specifiche modalità di applicazione, nel
nostro Paese, di quanto disposto nella comunicazione della Commissione europea
che ha amplificato i poteri degli Stati membri (e, quindi, delle
amministrazioni sulle quali essi si articolano) per intervenire con forme di
sostegno all'economia, aggiungendosi, peraltro, alle «deroghe generali per
categoria», già individuate col Regolamento CE n. 800 del 6 agosto 2008. Il
Governo ha, dunque, ritenuto necessario impartire apposite direttive alle
amministrazioni, al fine di uniformare i loro eventuali interventi conseguenti
alle speciali ( e contingenti) deroghe alla disciplina generale in materia di
aiuti di Stato varata dall'UE sino al 31 dicembre 2010. Si tratta di quei
possibili interventi per il sostegno degli investimenti, della crescita e
dell'occupazione, che possono essere autonomamente adottati da diverse autorità
pubbliche ( in primo luogo, le regioni) e che, col provvedimento di ieri, il
Governo tenta di ricondurre a un unico quadro di riferimento nazionale (da
notificare comunque alla Commissione europea). Per questo motivo –recita una
delle disposizioni finali pubblicate ieri – l'efficacia della direttiva è
subordinata alla preventiva approvazione da parte della Commissione Ue. Il Dpcm
definisce i contorni applicativi della Comunicazione 22 gennaio 2009 (integrata
dalla successiva del 25 febbraio) e, grazie alla sua pubblicazione, le
amministrazioni hanno adesso un quadro normativo da rispettare molto più chiaro
e, soprattutto, dei limiti più precisi e cogenti, rispetto a quelli generici
fissati dall'Ue. Per tutte le amministrazioni concedenti, viene stabilito
l'obbligo di verificare, anche sulla base di dichiarazioni telematiche, che le
imprese beneficiarie non versavano (alla data del 30 giugno 2008) in condizioni
di difficoltà e che non rientrano fra quelle che hanno ricevuto e,
successivamente, non rimborsato, aiuti che lo Stato è tenuto a recuperare, in
esecuzione di una decisione Ue. Gli aiuti erogati dovranno essere trasparenti,
ai sensi dell'articolo 5 del regolamento (Ce) 800/2008 e dovranno, altresì,
essere contenuti nel limite massimo di 500mila euro, calcolato al lordo delle
eventuali imposte. Quelli sotto forma di garanzie dovranno avere un importo
massimo non superiore, per le imprese costituite entro il 1Úgennaio 2008, alla
spesa salariale annuale complessiva del beneficiario per il 2008 e, per le
imprese costituite dal 1Úgennaio 2008, alla spesa salariale annua prevista per
i primi due anni di attività. Gli aiuti sotto forma di tasso d'interesse
agevolato dovranno, invece, essere erogati rispettando un complesso limite
fissato dal decreto (agganciato al tasso overnight rilevato dalla Banca
centrale europea). Chiarito, infine, che i massimali d'aiuto fissati nella
Comunicazione Ce del 22 gennaio scorso si applicano indipendentemente dal fatto
che il sostegno al progetto sia finanziato interamente con fondi nazionali o
sia cofinanziato dall'Unione europea. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 39 autore: La casa di
Stoccarda conferma trattative in esclusiva con l'Emirato Il Qatar chiede il 25%
di Porsche Beda Romano FRANCOFORTE. Dal corrispondente Per la seconda volta in
pochi mesi un ricco investitore arabo potrebbe entrare nel capitale di una
società simbolo dell'industria tedesca. Ieri Porsche ha confermato le voci che
la davano in discussione con l'emirato del Qatar.Un eventualeaccordo rimetterebbe
nuovamente in discussione la prevista fusione con Volkswagen. Le trattative
esclusive si stanno svolgendo «in una buona atmosfera », ha spiegato ieri il
portavoce di Porsche, Albrecht Bam-ler, confermando le indiscrezioni degli
ultimi giorni. Secondo esponenti della city francofortese l'investitore arabo
potrebbe acquistare una quota del 25% nella società di Stoccarda. La notizia
giunge mentre Porsche, oberata da debiti per nove miliardi tanto da chiedere un
credito allo Stato di 1,75 miliardi, è alla ricerca di denaro fresco. Negli
anni scorsi, la società, di proprietà delle famiglie Porsche e PiËch, si è
lanciata nell'acquisizione di Volkswagen puntando al 75% della società, ma ha
dovuto gettare la spugna, vittima della crisi finanziaria, fermandosi al 51%.
Abbandonando l'idea di una scalata, gli azionisti di Porsche hanno aperto la
porta all'ipotesi di una fusione con Volkswagen. La preda si sarebbe
trasformata in predatore. Ieri però gli analisti si chiedevano se l'eventuale
arrivo del Qatar nella società di Stoccarda- che seguirebbe il recente ingresso
di Abu Dhabi in Daimler - possa scombussolare nuovamente le carte. Quale
è l'obiettivo di Porsche nelle sue trattative con l'emirato arabo? Si tratta di
risanare i conti dell'azienda o invece di rafforzarsi in vista delle trattative
con Volkswagen, riprendendo magari l'iniziativa? La situazione ieri era molto
incerta. La vicenda non è solo un braccio di ferro tra due case
automobilistiche. è anche una faida famigliare senza precedenti. I PiËch e i
Porsche vogliono ambedue riunire sotto a uno stesso tetto due aziende fondate
nel primo dopoguerra dal loro antenato, Ferdinand Porsche.Ma dietro
all'operazione si nasconde una battaglia per il controllo del nuovo gruppo tra
i due cugini, Wolfgang Porsche e Ferdinand PiËch, dall'esito ancora tutto da
definire. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'OPERAZIONE Grazie all'accordo il gruppo
tedesco potrebbe risanare i conti oppure riaprire il dossier della fusione con
Volkswagen
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 40 autore: Chiuse le filiali
Cheltenham & Gloucester Lloyds taglia 1.660 posti di lavoro Lloyds ha
annunciato il taglio di altri 1.660 posti di lavoro e la
chiusura di 160 sportelli dell'unità Cheltenham & Gloucester ( nella foto
una filiale), mantenendo solo il marchio della banca. Lloyds ha già tagliato
circa 3mila posti dall'inizio della crisi finanziaria, dopo la fusione con Hbos. AFP
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 40 autore: Supervisione. A
Tel Aviv la conferenza annuale dello Iosco Authority a convegno in cerca di
regole globali Riccardo Sabbatini TEL AVIV. Dal nostro inviato La crisi rende più urgente la necessità di una
"globalizzazione" delle regole sui mercati
finanziari e di un maggior coordinamento tra chi è chiamato a farle
rispettare. Si apre oggi a Tel Aviv la conferenza annuale dello Iosco,
l'associazione che riunisce 109 autorità di supervisione in tutto il mondo. Nei
due giorni di dibattiti pubblici sono il programma gli interventi delle
principali autorità di vigilanza al mondo e di alcuni dei maggiori esponenti
sulle business community globale. Se il tema obbligato dell'incontro è la risposta da dare ai problemi posti dalla tempesta finanziaria, l'associazione dei
regulator è spinta, proprio dalla profondità della crisi, anche a ridefireil suo ruolo.Nell'ultimo anno, mentre la crisi scatenava i suoi effetti più
dirompenti, le authority di vigilanza sono spesso apparse prese alla sprovvista
e scavalcate da altri protagonisti. Soprattutto dalle autorità monetarie
e dagli stati, chiamati ad intervenire direttamente per evitare che il contagio
nato con la bolla dei mutui subprime Usa assumesse la forma di un'epidemia
incontrollabile. Le Consob di tutto il mondo sono le authority più direttamente
a ridosso dei mercati. Ne dettano le regole di
condotta ma, in qualche misura, sono anche garanti della loro libertà d'azione
contro eccessive interferenze esterne (la politica, i protezionismi dei singoli
paesi). Nel corso degli anni lo Iosco ha così rafforzato una funzione di
standard setter internazionale, specializzato nel redigere best practice che
gli intermediari erano chiamati spontaneamente a recepire. Indirizzi operativi
sono stati impartiti, ad esempio, per le agenzie di rating, gli hedge fund, la
corporate governance, i principi contabili internazionali e, più recentemente,
sulle operazioni di cartolarizzazione ed i credit default swap (le
assicurazioni sul rischio di insolvenza) le cui debolezze regolamentari sono apparse
in tutta la loro acutezza proprio nell'ultimo anno. Ma talvolta questi
indirizzi sono apparsi anche eccessivamente timorosi e sono stati sostituiti
dalle regole imperative dall'alto dettate dai singoli governi o concordate in
consessi internazionali (G8, G20). Per le agenzie di rating e gli hedge fund,
ad esempio, è stata l'Unione Europea ad intervenire direttamente mentre sui
principi contabili internazionali Ifrs l'input a rilassare il principio del
valore di mercato ( fair value) è giunto ad aprile anche dal summit planetario
del G20. I regulator riuniti a Tel Aviv - è la risposta attesa dalla conferenza
– prenderanno atto di come è cambiato il nuovo ordine mondiale nella finanza,
oppure rilanceranno, ed in che forma,i temi l'autoregolamentazione e di una
vigilanza " amica del mercato"? Ieri, intanto, il presidente
dell'authority olandese Amf, Hans Hoogervorst, ha anticipato in un'intervista
che il prossimo mese il Cesr (il comitato delle Consob europee) farà conoscere
le sue proposte per una soluzione europea sulle "vendite allo
scoperto", un tema sul quale in questi mesi i paesi europei sono andati in
ordine sparso. TEMA OBBLIGATO I regulator di 109 paesi sono chiamati a
ridefinire il proprio ruolo e a rispondere ai problemi posti dalla crisi finanziaria
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
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sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 41 autore: 000 Rapinatori in mobilità per la crisi
finanziaria N on solo le imprese e gli onesti
lavoratori soffrono per la crisi finanziaria. Perfino i ladri se la passano male. Secondo i dati diramati
ieri dall'Ossif, cioè il centro di ricerca dell'Abi in materia di sicurezza,
nel 2008 le rapine in banca sono diminuite del 27,3% (solo 2.160
"colpi"). Anche il malloppo è calato drasticamente: il bottino medio
delle rapine è sceso sui minimi degli ultimi 10 anni a circa 20mila euro. Tanto
che in totale i "colpi" del 2008 hanno fruttato 43,4 milioni di euro,
registrando un calo del 24% rispetto al
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 44 autore: INTERVISTA
Pierluigi Stefanini Presidente di Unipol «Consorte? è stata una ferita
dolorosa» di Paolo Madron D al valore aggiunto al valore etico, il passo non è
scontato e neppure breve. Però la Unipol dell'era D.C. (Dopo Consorte) ci è
arrivata di recente sfornando un Codice etico e una Carta dei valori cui d'ora
in poi obbedirà il nuovo corso. Pierluigi Stefanini da Sant'Agata Bolognese,
presidente della società - da poco ribattezzata Ugf, Unipol gruppo finanziario
- forse perché dopo la vicenda Bnl ha annusato aria di crisi
nel movimento, ha scritto l'anno scorso un libro sulla storia e il senso della
cooperazione con il dichiarato intento di ritrovarne lo spirito identitario.
Impresa difficile, in tempi di politica debole e crisi
delle ideologie. In quel libro, non nominandolo mai, ha evocato Consorte come una
sorta di convitato di pietra da cui prende seccamente le distanze. Il convitato
si è poi materializzato all'ultima assemblea sciorinando un j'accuse
sull'attuale gestione del gruppo, tale da creare sconcerto e qualche risentita
reazione. Segno che, sotto la maschera dell'indifferenza, cova ancora
risentimento, oltre che una disputa giudiziaria che vede, a tre anni dalla
mancata conquista della Bnl, gli ex amici di un tempo combattersi l'un contro
l'altro armati. La storia di Unipol si divide in due: il lungo periodo con un
uomo solo al comando, Gianni Consorte, e il nuovo corso dopo la sua uscita. Nei
suoi 46 anni di storia Unipol ha vissuto fasi alterne. L'ultima, alla fine del
2005, quando abbiamo deciso di cambiare il vertice del gruppo. Per ragioni etiche
e morali la presenza di Consorte e Ivano Sacchetti non era più compatibile,
visto che avevano approfittato del loro ruolo per ricavarne dei vantaggi
economici personali. Mi pare però che il tema dei rapporti con Consorte sia
ancora oggetto di indagine da parte della magistratura. Per carità, pieno
rispetto dei giudici. Ma allora non si trattò né di processi sommari né di
condanne preventive. Ci sembrava giusto tracciare un confine tra comportamenti
rispettosi dei ruoli per cui si opera da altri che non lo sono stati. Scusi se
insisto, ma nella causa che gli avete intentato per infedeltà patrimoniale
Consorte è stato prosciolto perché il fatto non sussiste. Non abbiamo intentato
nessuna causa. Seguendo un'indagine della magistratura romana, per tutelare gli
interessi del Gruppo Unipol, abbiamo querelato Consorte e Sacchetti. L'iter
giudiziario è ancora aperto e aspettiamo fiduciosi. Mi dice cosa ha provato
quando lo ha visto entrare all'ultima assemblea? Niente, perché quando sono
entrato io Consorte era già lì. In fondo è come se adesso Mentana si
ripresentasse a un evento Mediaset& Vicenda chiusa, nessuna emozione. Il
dispiacere l'ho provato nel 2006, quando ho saputo quello che Consorte e
Sacchetti avevano fatto. Quella è stata una dolorosa ferita che per fortuna
adesso si è chiusa. E se la magistratura lo scagionasse in toto come vi
comportereste con lui? La giustizia farà quel che deve. Ma lui ha approfittato
della sua carica di amministratore delegato del gruppo per arricchirsi
personalmente. Questo non è tollerabile. L'idea prevalente nel movimento era
che dopo Consorte si dovesse ritornare alle origini. L'escursione nella grande
finanza la considerate una deviazione? No, la deviazione fu personale e
privata. Una corretta governance stabilisce che l'impresa non è
dell'amministratore delegato, ma dei suoi azionisti e del mercato. Eppure lei
l'operazione Bnl l'ha condivisa in toto. Allora cosa non ha funzionato? Contro
di noi si sono mossi interessi forti con lo scopo di bloccare una grande
possibilità di sviluppo nel mondo cooperativo. La politica, i poteri forti, la
massoneria? La politica fu un'aggravante che in quella vicenda non doveva
entrare. Normale che qualcuno inorridisse all'idea che una grande banca
italiana potesse finire nelle mani di un gruppo politicamente ben connotato. La
politica, essendo molto fragile e in difficoltà, entrò in questa vicenda per
cercare di darsi un ruolo. Come Piero Fassino che fu crocefisso su
quell'esclamazione intercettata: abbiamo una banca. Considerato che per molti
anni tra LegaCoop e partito c'è stato un rapporto organico, era un'osservazione
quasi ovvia. L'aggrapparsi a quella frase è stato del tutto strumentale, e
intollerabile per chiunque. La cosa è molto più semplice di come la si
racconta. Da sempre il mondo cooperativo ha valori e aspirazioni culturali che
lo collocano storicamente dalla parte del riformismo. Che c'entra con Fassino?
C'entra in quanto le cooperative hanno privilegiato rapporti con le forze che
non gli erano ostili, come quelle di sinistra Oltre a Bernardo Caprotti, che
lei per altro nel suo recente libro sulla cooperazione tratta bene, chi sono i
nemici giurati? Lo tratto bene perché il fondatore di Esselunga è una figura
imprenditoriale di rilievo. La stessa cosa dovrebbe fare lui con noi. Invece vi
ha sparato addosso un libro, "Falce e carrello", che è stato anche un
best seller. Non lo so, credo ne abbia regalato tante copie. Battute a parte,
lui dovrebbe prendere le Coop sul serio, ma fa fatica perché sono diverse.
Mentre invece è importante garantire ogni forma di pluralismo sul mercato.
Magari un giorno farete pace. Oggi la crisi spesso
mette i rivali di un tempo sulla stessa barca. Io non ho mai litigato con lui.
Ma credo che la Coop Adriatica gli abbia fatto causa per le cose che ha detto
su Bologna, inventando storie che non esistono. Per anni siete stati
considerati la cinghia di trasmissione dei Ds. Oggi non c'è più il partito, e
con esso sono sparite la cinghia e la trasmissione. Quella che lei chiama
cinghia non c'era più da tempo. In ogni caso, non c'è di che gioire, se la
politica è debole ne perde tutto il paese. Detto questo, non cambia nulla: la
cooperazione è e resta una forza autonoma che ha una identità e un profilo ben
preciso nella società. Se non si offende mi sembrano entrambi un po' appannati.
Io penso invece che la cooperazione abbia rafforzato la sua identità. Vedo un
processo di maggior consolidamento, lo dicono anche i numeri. Ovvero che pesate
per il 7% del Pil? Visto lo sviluppo degli ultimi anni credo di più: più
occupazione, più forza sociale, oltre che economica. A un certo punto, forse
perché stanchi di essere trattati come un mondo a parte, eravate disponibili a
cancellare privilegi come la fiscalità di vantaggio e il prestito sociale. Sì,
e non ho cambiato idea. Credo sia giusto aspirare a un'uniformità di
trattamento che lo Stato deve improntare a un principio essenziale. Che
principio? Quello di reinvestire gli utili nello sviluppo delle imprese e nel
rafforzamento della loro struttura patrimoniale. Diciamo che il suo auspicio è
scavalcato a sinistra dal ricorso agli aiuto di Stato. Infatti, questa crisi ha reso obsoleta la polemica sul nostro presunto
vantaggio competitivo. Sa che un vostro socio illustre, la CMC, costruirà la
base americana a Vicenza. Business is business& Quella è una infrastruttura
decisa dal governo italiano, c'è stata una gara pubblica, e se una cooperativa
l'ha vinta non vedo perché debba chiamarsi fuori. Detto questo nella sua
centenaria storia la C
( da "marketpress.info"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 10 Giugno
2009 INDUSTRIA FVG: SEGNALE DI FIDUCIA DA AMPLIAMENTO
( da "Messaggero, Il"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 10 Giugno
2009 Chiudi LUSSEMBURGO - Nessuna stangata nella prossima finanziaria.
E' quanto ha garantito il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, spiegando:
"Abbiamo fatto la finanziaria triennale giusta,
non abbiamo gli assalti alla diligenza, andiamo avanti così", con "il
consenso dell'Europa e soprattutto con il consenso degli elettori". Al
termine di una riunione dell'Ecofin a Lussemburgo in cui i responsabili
finanziari europei sono tornati a parlare di conti pubblici, con l'annuncio che
entro fine anno verranno aperte delle procedure per deficit eccessivo per tutti
i paesi con disavanzi superiori al 3%, Tremonti ha osservato: "Noi abbiamo
dei buoni numeri in Europa, tutti lo riconoscono, abbiamo fatto il massimo che
potevamo, ma la crisi continua, anche se alcuni numeri
dicono che si sta fermando la caduta e noi siamo confidenti su questo". In
una situazione in cui sono solo tre, ossia Cipro, Malta e Finlandia, i paesi
che non avranno una procedura, Tremonti ha evidenziato come il Patto di
stabilità e di crescita abbia un valore "cognitivo", e non
"coercitivo", in quanto consente "una valutazione comune".
Di questo è consapevole soprattutto chi lo applica, ossia la Commissione
europea, che in questi giorni ha avviato il discorso sulla strategia di uscita
dai maxi-deficit che si sono formati con la crisi
economica. "E' iniziata, ma non ha ancora una forma compiuta e
completa", ha precisato il ministro, osservando come il risultato del Pdl
alle europee confermi il valore della politica economica portata avanti
dall'esecutivo. "I governi che hanno avuto un risultato di forte
consolidamento sono solo in Italia e Lussemburgo", ha osservato Tremonti.
L'Italia ha deciso di muoversi anche per quanto riguarda la lotta all'evasione
e ai paradisi fiscali. Un argomento su cui l'Europa avanza con cautela,
lasciando che gli Stati esercitino la loro sovranità nazionale. "Abbiamo
già scritto una lettera alla Svizzera nella quale, ai fini dell'euroritenuta,
chiediamo che non ci siano soggetti italiani che usano società schermo",
ha annunciato il ministro. La riunione dell'Ecofin è stata dominata dalla
discussione sulle proposte della Commissione Ue sulla supervisione finanziaria. Proposte che, secondo Tremonti, sono "un
buon testo", di "livello molto accettabile", tenendo conto della
necessità di arrivare ad un "compromesso". Resta però il blocco della
Gran Bretagna, recalcitrante all'idea di dare alle nuove autorità di
supervisione europea introdotte dalla riforma dei poteri 'vincolanti' e il controllo
diretto sulle agenzie di rating e le camere di compensazione. L'ultima parola
spetta al Consiglio europeo del 18 e 19 giugno.Tremonti, che ieri mattina ha
visitato la sede della Banca europea degli investimenti a bordo di una nuova
Fiat Cinquecento, ha scherzato: "La prossima volta vorrei tornare con la
Opel". E a chi gli chiedeva un commento sul fatto che in futuro, secondo
alcuni rumors, potrebbe andare all'Eurogruppo in veste di presidente , il
ministro ha risposto: "Come sono buoni, sono stupito". Per poi tagliar
corto: "Non sto facendo il furbastro, non lo so proprio...". Un segnale di inversione di tendenza nella crisi finanziaria è giunto ieri dagli
Stati Uniti, dove dieci banche sono state autorizzate a restituire in anticipo
gli aiuti pubblici ricevuti nei mesi scorsi, per un ammontare complessivo da 68
miliardi di dollari. Lo ha riferito il dipartimento del Tesoro, senza precisare
i nomi degli istituti in questione. Fondi che erano stati erogati con il
Troubled Asset Relief Program, o Tarp, varato dal Congresso Usa lo scorso
ottobre. C. Mar.
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del
Mezzogiorno sezione: ECONOMIA data: 10/06/2009 - pag:
( da "Corriere del Veneto"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto
sezione: ECOVUOTA data: 10/06/2009 - pag: 19 Bankitalia: la stretta del credito
c'è «Dai grandi gruppi meno affidamenti in Veneto e condizioni più severe»
VENEZIA Nessuna banca è disposta ad ammetterlo, ma la contrazione dei finanziamenti
alle imprese si è verificata. Ed a chiudere più rapidamente i rubinetti sono
stati, soprattutto, i grandi istituti di credito. Alla fine del 2008, secondo
la relazione sull'economia del Veneto di Banca d'Italia, i prestiti accordati
alle aziende dalle banche di maggiori dimensioni hanno registrato un calo
dell'1,4 per cento, mentre i finanziamenti concessi dalle banche minori sono
aumentati del 10,7 per cento. «Esiste una differenza di comportamento tra le
banche locali e le grandi banche che - osserva il direttore
della sede di Venezia della Banca d'Italia Giancarlo Salvemini - sin
dall'inizio della crisi finanziaria hanno reagito in modo deciso, applicando delle condizioni più
restrittive per l'accesso ai finanziamenti. Per le piccole banche - continua
Salvemini - questo non è il momento di fare conto economico, ma di tenere in
vita il proprio cliente». Rallenta il credito A marzo 2009 il trend di
crescita dei prestiti bancari alle imprese era dell'1,7%, evidenziando un forte
rallentamento rispetto al +11% segnato all'inizio dell'anno precedente. In
alcuni comparti le aziende hanno subito, anzi, una decisa contrazione dei
prestiti: per il settore finanziario e assicurativo questa è stata del 4,9%.
«Il peggioramento della crisi economica ha portato
molte banche ad esaminare le posizioni degli affidati in modo più capillare,
innalzando gli spread applicati alla clientela più rischiosa, riducendo la
discrezionalità dei direttori di filiale e richiedendo di conseguenza - spiega
Massimo Gallo, responsabile del nucleo per la ricerca economica di Banca
d'Italia, sede di Venezia - maggiori garanzie: una revisione che ha coinvolto
in Veneto il 7% degli affidati ». Se a Padova e Verona gli effetti sono stati
minori, con un aumento dei prestiti comunque superiore ad un miliardo di euro
in un anno, è Treviso la provincia che ha subito maggiormente, con una crescita
di soli 113 milioni di euro. La relazione della Banca d'Italia evidenzia
d'altronde un leggero calo della domanda di credito (meno 0,1%), imputato alla
riduzione degli investimenti delle imprese per effetto della crisi.
Le banche Tutto ciò a fronte di un effettivo aumento dei rischi per gli
istituti di credito: secondo Banca d'Italia l'incidenza delle nuove sofferenze
sui prestiti è passata nel 2008 dall'1 all'1,4%, mentre le partite incagliate
sono salite dal 2,3 al 3,4 per cento. Banche che con la diminuzione del tasso
d'interesse vedono calare anche il proprio margine: a marzo 2009 gli interessi
garantiti mediamente ai correntisti erano pari all'1%, al 4,3% quello per i
mutui casa, al 5,6% il tasso dei prestiti a breve termine. Mutui casa Precipita
del 15,3% il valore complessivo dei mutui per l'acquisto della casa erogati in
Veneto, più della media nazionale. Nel 2008 quasi il 14% degli intestatari di
un nuovo mutuo era nato in un paese non appartenente all'Unione Europea.
Dimezzata, passando dal 90 al 47% del totale, la quota dei mutui a tasso
variabile. La durata media dei nuovi mutui, stipulati nel corso del 2008, è di
22 anni. La congiuntura All'insegna di un moderato ottimismo (se di ottimismo
si può parlare) è, invece, l'analisi congiunturale dell'economia veneta,
nonostante il calo del 12% della produzione industriale da ottobre
( da "Corriere della Sera"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 10/06/2009 - pag: 18 I vertici Ue No di verdi e sinistra.
E la partita si complica sui tempi: i Grandi vogliono aspettare il referendum
irlandese Barroso si ricandida a guidare l'Europa Il presidente della
Commissione ha l'appoggio di Berlino e Parigi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES Era previsto da tempo. Ma ora, puntellato dalla vittoria del
centrodestra in Europa, è arrivato l'annuncio ufficiale: il nuovo candidato
alla presidenza della Commissione Europea è il suo presidente attuale. Cioè
José Manuel Durão Barroso, portoghese, 53 anni, già primo ministro del suo
Paese e già leader del partito socialdemocratico, il centrodestra portoghese:
ieri ha detto di aver accettato la proposta di candidatura giuntagli da Jan
Fischer, primo ministro ceco nonché presidente di turno (ancora per 20 giorni)
dell'Unione Europea. Barroso ha raccolto due primi «sì» condizionali, dalla
cancelliera tedesca Angela Merkel e dal ministro degli Esteri francese, Bernard
Kouchner. Dovrà poi raccogliere tutti gli altri al Consiglio Europeo, il
vertice dei capi di Stato e di governo della Ue che è convocato a Bruxelles per
il 18-19 giugno, e a cui spetterà di designare formalmente un nome. Non è
finita: Barroso dovrà avere l'approvazione del nuovo Europarlamento con un voto
segreto, a luglio o a settembre. Sempre che, naturalmente, riesca a prevalere
sui candidati più o meno ufficiosi in corsa per lo stesso posto: come Poul
Nyrup Rasmussen, capo dei socialisti europei, o l'ex primo ministro britannico
Tony Blair, il cui nome è stato proposto da Silvio Berlusconi, o altri «jolly»
che potrebbero emergere strada facendo. Sulla carta, una volta ottenuto il via
libera del Consiglio Europeo, Barroso non dovrebbe avere molti problemi davanti
all'Europarlamento: secondo i risultati ancora provvisori, oggi il centrodestra
dei popolari europei ne controlla saldamente il cuore, con 264 seggi, mentre i
socialisti hanno 162 seggi e i liberaldemocratici dell'Adle loro sì, un ago
della bilancia dispongono di 80 voti. Ma molto dipenderà da i negoziati
dell'ultima ora. I Verdi, per esempio, che hanno lanciato la campagna «Stop
Barroso», contano di aggregare i socialisti e perfino frange di quei
conservatori (vedi il britannico David Cameron) staccatesi dalla galassia dei
popolari. E non è escluso neppure che tutto venga rinviato all'autunno
inoltrato: il presidente francese Nicolas Sarkozy ha detto più volte che
sarebbe più sensato avere una Commissione nel pieno dei suoi poteri, e con
tutte le persone giuste ai posti giusti, dopo che si saprà che l'Europa ha
finalmente una Costituzione; dopo cioè che il Trattato di Lisbona sarà stato
approvato dal referendum irlandese e avrà avuto le ratifiche parlamentari o
presidenziali ancora mancanti. Massima incertezza fino alla fine, insomma. Ma
nell'attesa, Barroso ha già lanciato un messaggio a critici e alleati, nel suo
«discorso di accettazione »: l'Europa della nuova Commissione ecco il succo
dovrà basarsi su principi come «una migliore
regolamentazione e supervisione dei mercati finanziari», e inoltre «noi abbiamo bisogno di un'Europa che metta
l'opportunità, la responsabilità e la solidarietà al cuore di un'economia
sociale di mercato». Traduzione: le sirene dell'ultraliberalismo, da tanti
accusate per quest'ultima crisi economica, non dovranno più essere ascoltate;
e se c'è chi ha criticato la Commissione Europea per un suo presunto «laissez
faire» davanti all'avvitarsi della recessione, Barroso sembra ora voler
correggere il timone dalla destra più liberista verso il centro, verso
quell'«economia sociale di mercato» cara anche alla dottrina sociale dei
cattolici. Luigi Offeddu loffeddu@rcs.it
( da "Corriere del Veneto"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto
sezione: TREVISO data: 10/06/2009 - pag: 16 I tagli Prosegue l'operazione
cassa. L'immensa proprietà, intanto, è stata valutata 300 milioni Cassamarca
vende un pezzo di Ca' Tron Dopo due teatri Fondazione cede anche uno «spicchio»
della tenuta RONCADE Con i suoi
( da "Corriere della Sera"
del 10-06-2009)
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Corriere della Sera
sezione: Economia data: 10/06/2009 - pag: 33 Il Tesoro: riflettere
sull'attendibilità delle previsioni Bankitalia. Visco (Via Nazionale): ha
ragione, ma le stime sono necessarie Tremonti richiama la Svizzera sulle
società schermo «Finanziaria 2010, non ci sarà nessuna stangata» DAL NOSTRO
INVIATO LUSSEMBURGO L'Italia ha inviato il 22 maggio scorso un lettera alla
Svizzera per iniziare la rinegoziazione degli accordi bilaterali sulla
tassazione in modo da recuperare l'evasione fiscale attuata tramite le banche
elvetiche. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a
Lussemburgo, al termine delle riunioni con i colleghi dell'Eurogruppo/Ecofin,
che hanno confermato alla Commissione europea il mandato a trattare per conto
dell'Ue con Svizzera, San Marino, Liechtenstein e altri paradisi fiscali.
Tremonti ha anticipato l'invio di una lettera analoga al Lussemburgo. Ha
garantito che nella prossima Finanziaria «non ci sarà la stangata ». Ha
commentato la possibile procedura della Commissione europea contro il governo
italiano per deficit eccessivo ricordando che nel 2009 prevedono il rispetto
dei limiti del Patto di stabilità solo Cipro, Malta e Finlandia,
«rappresentativi dello zero virgola qualcosa del Pil europeo». La Svizzera viene
sollecitata nell'applicazione dell'euroritenuta, obbligatoria per i cittadini
dei 27 Paesi membri con depositi segreti nelle banche svizzere e da rigirare al
75% al fisco nazionale. «Chiediamo che non ci siano soggetti che usano società
schermo, domiciliate in paradisi fiscali e collegate ai conti bancari», ha
spiegato Tremonti, riferendosi a uno dei trucchi più usati per evadere
l'euroritenuta. Solo il ministro lussemburghese Luc Frieden, che sostituiva
nell'Ecofin il suo premier e ministro delle Finanze Jean-Claude Juncker, ha
frenato sull'azione Ue anti-paradisi fiscali, sgradita alle banche del
Granducato. Tremonti ha annunciato una ulteriore relazione dell'Ocse sui centri
offshore al G8 finanziario di Lecce. Il ministro
francese Christine Lagarde ha chiesto un allentamento dell'Ue sulla parte dei
deficit pubblici provocata dai piani anti-crisi. Tremonti ha condiviso
un'applicazione del Patto di stabilità con «valore cognitivo più che
coercitivo», ma ha ammesso che «fare più deficit non è la soluzione».
Preferisce «usare bene le risorse a disposizione, che sono tantissime». Il
ministro ha smentito di volere appesantire il disavanzo per concedere alla
proprietà immobiliare una tassazione sugli affitti ridotta al 20% fisso. La
crisi la considera ancora imprevedibile e, notando che la Banca d'Italia ha
rivisto la propria previsione sul Pil da -2% a -5% in quattro mesi, ha aggiunto
che «serve una riflessione sull'attendibilità di queste stime». «In questo
ultimo anno ha avuto ragione Tremonti: la successione di revisioni delle
previsioni è stata molto forte», ha risposto il vice direttore generale di
Bankitalia, Ignazio Visco, parlando della crisi economica e delle stime dei
vari istituti ed enti internazionali. L'economista ha tuttavia definito
«fondamentale » il valore delle previsioni, invitando ad aggiungere alle stime
statistiche «una prospettiva teorica». L'Ecofin ha
condiviso a larga maggioranza le proposte della Commissione di Bruxelles per la
supervisione comune sui mercati finanziari. «E' un buon testo di compromesso », ha detto Tremonti. La Gran
Bretagna si oppone duramente rivendicando la competenza nazionale sui
salvataggi bancari con aiuti di Stato. Divergenze restano sulla guida della
supervisione. Alcuni Paesi indicano il vertice della Banca centrale
europea o uno dei governatori nazionali, altri preferirebbero una personalità
più indipendente. Il testo passa ora al Consiglio dei capi di governo della
settimana prossima. Tremonti al mattino si è recato anche nella banca
comunitaria Bei di Lussemburgo su una Fiat Cinquecento guidata
dall'ambasciatore italiano nel Granducato. «La prossima volta mi piacerebbe
venire all'Ecofin su una Opel», ha affermato il ministro per far capire che
considera ancora possibile questa acquisizione da parte del gruppo torinese.
Ivo Caizzi
( da "Corriere della Sera"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 10/06/2009 - pag:
( da "Corriere della Sera"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 -
pag: 37 La Giornata in Borsa Rimbalza l'Enel, frena Bulgari di Giacomo Ferrari
Milano prima in Europa Piazza Affari ha ottenuto ieri il miglior risultato fra
le Borse europee Dopo un avvio positivo, Piazza Affari ha resistito al
rallentamento generale delle Borse europee riuscendo a chiudere con il miglior
risultato (+0,91% l'Ftse-Mib, +0,92% l'Ftse Italia All Share). Nel resto
del Vecchio Continente, Parigi è cresciuta invece dello 0,21%, mentre
Francoforte e Londra sono rimaste pressoché invariate. Il titolo più scambiato
a Milano è stato Enel, società di cui è in corso l'aumento di capitale: ieri,
dopo una lunga serie negativa, è arrivato il primo rimbalzo, con il prezzo di
riferimento in progresso del 4,83% (i diritti sono addirittura saliti del
28,57%) e scambi quadruplicati rispetto alla media. La performance è anche la
più consistente fra i 40 valori che compongono l'indice Ftse-Mib. Subito dopo
si colloca Impregilo (+4,78%), grazie alla promozione da parte di Exane Bnp
Paribas, che ha portato il prezzo obiettivo da
( da "Corriere della Sera"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 -
pag: 37 Il caso a Milano Texas Instruments spinge StM (g.fer.) Un giudizio
favorevole da parte di Equita Sim ma soprattutto le previsioni positive di
Texas Instruments (società che opera nello stesso settore, quello dei microchips)
relative alle vendite del secondo trimestre dell'anno: sono questi gli
elementi che ieri hanno spinto al rialzo StMicroelectronics. Il titolo della
società italofrancese, reduce da un ribasso dell'1,1%, ieri è rimbalzato del
3,94%, terminando con un prezzo di riferimento di 5,54 euro. E avvicinandosi
così al massimo dell'anno (5,64 euro) toccato il 2 giugno scorso. Scambi per un
controvalore di 41,5 milioni di euro. Carlo Bozotti presidente di StM
( da "Corriere della Sera"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 - pag: 37 Il
caso a Londra I fondi a Blackrock? Corre Barclays (g.fer.) Un'offerta fino a 13
miliardi di dollari: così il gruppo finanziario americano
Blackrock punta all'acquisto di Barclays Global Investors, la divisione fondi
del gruppo bancario inglese Barclays. L'operazione, che secondo Bloomberg potrebbe chiudersi
già oggi, sarebbe per dimensioni la più grande acquisizione finora mai
effettuata nel settore del risparmio gestito. Il pagamento avverrebbe metà in
contanti e metà in azioni, con il 20% della società post-fusione che rimarrebbe
a Barclays. Le voci sull'offerta di Blackrock hanno spinto il titolo Barclays,
che ha chiuso in progresso del 2,20% a 290 pence. John Varley ad gruppo
Barclays
( da "Corriere della Sera"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Spettacoli data: 10/06/2009 - pag:
( da "Corriere del Veneto"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto
sezione: SPORTVUOTA data: 10/06/2009 - pag: 20 Debito da 190mila euro,
pignorati i cartellini Venezia, clamorosa azione legale della ditta Sgaravatti
E il 18 giugno riunione del cda per il cambio in società VENEZIA I creditori
inseguono il Venezia fino in Lega Pro per venire a casa delle somme in sospeso.
Con un atto clamoroso e probabilmente con pochi precedenti, nei giorni scorsi i
legali della Sgaravatti, la nota azienda di giardinaggio che fino a qualche
tempo fa si occupava della gestione dei campi della squadra lagunare, hanno
pignorato i cartellini di tutti i giocatori di proprietà del Venezia presso la
Lega a Firenze. L'obiettivo? Venderli per recuperare i quasi 200 mila euro che
aspettano da mesi. Una nuova patata bollente che capiterà in mano al tandem
Golban-Firus quando rileveranno la squadra. Da ieri c'è anche una data per l'operazione:
il cda ha infatti approvato la convocazione dell'assemblea dei soci per il 18
giugno. Battaglia legale È da mesi che tra l'azienda Sgaravatti e il Venezia va
avanti una battaglia legale durissima. La ditta lo scorso novembre aveva
ottenuto dal tribunale di Venezia un decreto ingiuntivo da 168 mila euro contro
la società che ha sede all'Isola del Tronchetto, che però era stato concesso
senza la provvisoria esecutività. In aprile, di fronte al giudice civile di
Venezia Roberto Simone, i privati avevano però ottenuto l'esecutività
e visto che nei due mesi successivi non è stato pagato alcunché stante la crisi finanziaria ben nota della società
hanno deciso di partire con la procedura per il pignoramento. E hanno puntato
subito sui giocatori, di cui otto hanno un contratto che durerebbe anche nella
prossima stagione mentre altri dieci giocatori della rosa sono in scadenza il
30 giugno. Cartellini bloccati L'obiettivo del creditore è ovviamente
quello di poter ricavare dalla cessione dei giocatori i soldi per il proprio
credito, che nel frattempo è salito a 191 mila euro. «Non conosco nei dettagli
l'azione effettuata da questi legali presso la Lega Pro, però mi pare un po'
azzardata dice Andrea Seno, direttore sportivo del Venezia nel calciomercato
non gira più molto denaro, ma si fanno soprattutto degli scambi». L'obiettivo
sono stati i giocatori di proprietà del Venezia, escludendo dunque prestiti e
comproprietà. Per i giocatori potrebbe essere un problema, perché di fatto il
pignoramento blocca la loro disponibilità materiale del cartellino. Tra l'altro
gli ex giardinieri del Penzo e del Taliercio starebbero pure per avviare una
causa per il danno d'immagine, visto che la società aveva giustificato la loro
sostituzione con la Copra proprio per una presunta scarsa capacità di gestire
la situazione campi. Finalmente la data In mezzo all'ennesimo caso giudiziario
sul Venezia, dopo che lunedì c'è stata la notizia del quarto deferimento per i
mancati pagamenti Enpals, si vede una data certa. Ieri il cda del Venezia ha
indetto per il 18 giugno prossimo l'assemblea dei soci in cui la cordata di
Golban dovrebbe versare i due milioni di euro per ricostruire il capitale,
anche se poi ne serviranno altrettanti per pagare i debiti. Quel giorno il
Venezia dovrebbe «parlare inglese», giusto alla vigilia di scadenze importanti
come le liberatorie dei giocatori: nel 2008 il termine fu il 20 giugno, quello
di quest'anno verrà deciso oggi in Lega Pro. Alberto Zorzi Venezia Nuova grana
legale per la società lagunare per alcuni debiti ancora da regolare
( da "Repubblica, La"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 24 - Economia
L´Europa litiga su mercati e deficit No di Londra alla
supervisione e di Berlino agli stress test. Le banche Usa restituiscono soldi
Il ministro Lagarde: più flessibilità per rientrare dai disavanzi dovuti alla
crisi ANDREA BONANNI DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES - Gli sforzi europei per
definire un meccanismo comune di supervisione del sistema finanziario
e di sorveglianza bancaria continuano a scontrarsi con le resistenze
britanniche. Londra, che già prima della crisi aveva fatto naufragare tutte le
proposte per una supervisione europea (l´ultima era stata lanciata dall´allora
ministro italiano Tommaso Padoa-Schioppa), ancora ieri alla riunione dei
ministri Ecofin a Lussemburgo ha continuato a sollevare riserve sul progetto
presentato dalla Commissione europea. Nonostante il
tracollo finanziario
originato sui mercati
anglosassoni, è evidente che i britannici non vogliono che Bruxelles possa
avere un diritto di ingerenza negli affari della City, e continua a battersi
perché solo le autorità nazionali abbiano la responsabilità sulla supervisione finanziaria. Ma la proposta della
Commissione ha comunque raccolto un ampio consenso tra i ministri. «E´ un buon
testo, evidentemente di compromesso, ma ha un livello molto accettabile, io lo
considero positivo», ha dichiarato il responsabile italiano dell´Economia
Giulio Tremonti. La questione, con le riserve britanniche, finirà sul tavolo
dei capi di governo che si riuniscono per il Consiglio europeo del 18 giugno,
dove le decisioni devono essere prese all´unanimità. Ma, come ha fatto
osservare Tremonti, è improbabile che i britannici si ostinino a difendere una
posizione rimasta ormai sostanzialmente isolata. Sempre a proposito di
controlli dei mercati finanziari, c´è da notare la
presa di posizione del governo Usa, anticipata dal Wall Street Journal e
confermata dal ministro delle finanze canadese Jim Flaherty, che al prossimo G8
chiederà agli europei di estendere gli «stress test» a tutte le proprie banche
secondo i modelli più rigorosi che sono stati utilizzati per le banche
americane. La richiesta segue le dichiarazioni del presidente dell´Fmi,
Dominique Strauss-Kahn, secondo cui solo risanando completamente il sistema
bancario il mondo potrà uscire dalla crisi. Tuttavia la richiesta incontra resistenze
da parte degli europei, e in particolare dei tedeschi, secondo cui evidenziare
pubblicamente possibili debolezze strutturali delle banche potrebbe indurre
nuove crisi di sfiducia sui mercati. In Usa, invece,
dieci grandi banche sono pronte a rendere al dipartimento del Tesoro 68,3
miliardi di dollari di aiuti percepiti lo scorso autunno, dopo aver superato
gli stress test. «Queste restituzioni sono segnali incoraggianti di ripresa finanziaria, ma abbiamo ancora del lavoro da fare», ha
dichiarato Tim Geithner. Ieri, dopo la riunione dell´Eurogruppo, i ministri
Ecofin hanno continuato a esaminare la situazione economica e la strategia da
seguire in materia di risanamento dei conti pubblici. La Francia continua a
sostenere la necessità di tenere distinti i deficit strutturali e il deficit
straordinario che si è creato a seguito degli interventi pubblici contro la
crisi. Secondo la ministra francese delle Finanze Christine Lagarde, i governi
dovrebbero impegnarsi a proseguire il risanamento dei deficit strutturali ma
potrebbero essere più flessibili per quanto riguarda il rientro del deficit
dovuto alla crisi. Ma questa tesi si scontra con le proposte della Commissione,
e con l´opinione della maggioranza degli altri ministri capitanati da quello
tedesco, secondo cui la «strategia di uscita» dall´emergenza deve prevedere un
impegno generalizzato di tutti i governi a riportare i deficit pubblici sotto
la soglia prevista dal Trattato di Maastricht. In Europa il fabbisogno si è
impennato dall´1,8% del 2008 al 5,3 del 2009 e potrebbe salire al 6,3 nel 2010.
E la Commissione si prepara ad aprire procedure di infrazione per deficit
eccessivo contro quasi tutti i membri dell´eurozona.
( da "Finanza.com"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Governance, la
svolta dell'Ocse (8 Giugno 2009 - 08:15) MILANO (Finanza.com) - Da Il Sole 24
Ore: La corporate governance a un punto di svolta. A partire dal
( da "Finanza.com"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Rapporto R&S
(Mediobanca) promuove la solidità delle grandi banche italiane (10 Giugno 2009
- 08:37) MILANO (Finanza.com) - Poco dinamiche, ma molto solide. Le banche
italiane, secondo quanto emerge dal rapporto R&S (ufficio studi Mediobanca)
risultano tra le più prudenti a livello globale. Prudenza
che ha permesso agli istituti di credito del belpaese di reggere meglio degli
altri all'onda d'urto della crisi finanziaria. Lo studio ha messo a confronto 66 istituti annoverando le
italiane Unicredit e Intesa sanpaolo. Il duo italiano ha chiuso il 2008 con
utili netti pari al 14,6% del fatturato, contro il meno 6% delle maggiori
banche europee. Quanto alle perdite su crediti in Italia si attestano al
13,4% contro il 23,6% del settore europeo. In generale i piani di salvataggio
hanno comportato esborsi per 86 mld per il governo Usa e 52 mld per quelli Ue,
ma il rapporto R&S stima un impegno fino a 1.100 mld in Europa rispetto ai
561 mld oltreoceano. (Riproduzione riservata)
( da "Dagospia.com"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> BORSE POSITIVE (FTSE MIB +2.7%) - via libera ad accordo
FIAT-CHRYSLER IL QATAR VUOLE IL 25% DI PORSCHE LA
TEGOLE ARCANDOR SU
PIRELLI RE CINA, SHOPPING ANCHE IN ITALIA BUM! FUGA DEI SEGRE DA
BIM? ANCHE I LADRI SENTONO LA CRISI
chrysler FIAT 1 - Borsa,
l'Europa viaggia il rialzo. A Milano balzo di Fiat e Enel... Da
"ilsole24ore.com" - L'Europa viaggia al rialzo. Parigi sale dell',17%,
Francoforte dell'1,82%. Più debole Londra che danza attorno alla parità. A
Milano il Ftse all Shera guadagna l'1,845 mentre il Ftse Mib cresce del 2,7 per
cento. I listini si avvantaggiano, quindi, della chiusura positiva di Tokyo. Il
Nikkei, sospinto dalle quotazioni delle materie prime, ha infatti guadagnato il
2,1% e toccato il record da 8 mesi. L'indice-guida del mercato nipponico ha
guadagnato infatti 204.67 punti, arrivando a 9.991,49, a un soffio dalla soglia
psicologica dei 10.000 e comunque chiusura migliore dal 7 ottobre. A Piazza
Affari attenzione su Fiat: il Lingotto cresce dopo il via libera della Corte
Suprema americana sulla acquisizione della Chrysler. Bene anche Enel, mentre
prosegue l'aumento di capitale (leggi le risposte ai dubbi dei lettori). Oggi
La Stampa, pubblica delle indiscrezioni secondo cui il fondo sovrano china
investment corporation (Cic) sarebbe interessato, a rilevare una quota
significativa di Enel Green Power, la controllata nelle energie rinnovabili del
gruppo guidato da Fulvio Conti. Non solo. Cic, forte di una dotazione finanziaria di 200 miliardi di dollari, potrebbe anche
rilevare una quota dal 3 per cento fino al massimo del 5 per cento del capitale
di enel. 2 - Fiat- Chysler: via libera ad accordo... (
( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 10-06-2009)
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BANCHE:
SACCOMANNI,QUALITA'CREDITO DESTINATA A PEGGIORARE (
( da "Avvenire" del
10-06-2009)
Argomenti: Crisi
POLITICA 10-06-2009
Patrizia Toia (Pd) Sviluppare politiche comuni su rimpatri e flussi migratori
DI PAOLO LAMBRUSCHI 1. Sono convinta che in tempi di crisi il welfare sia
sempre più necessario. Non è finita l'epoca della copertura dei diritti
sociali, sono invece cambiate le modalità di aiuto. Oggi è importante offrire
garanzie nella flessibilità, assicurare che nei passaggi lavorativi il livello
salariale sia garantito e tutelare i precari. Occorre ad esempio proteggere in
tutta l'Ue le madri lavoratrici e le famiglie, anche quelle separate perché una
separazione oggi può portare alla povertà. Anche se l'Europa non ha competenze
dirette, l'integrazione ci porterà a fare raffronti e a cercare buone pratiche
sociali. Se ad esempio la Francia adotta una politica della natalità, gli altri
paesi, attraverso il metodo di coordinamento aperto, potranno adottare forme di
avvicinamento, convergenza e indirizzo. La campagna elettorale mi ha detto che
l'altra parola d'ordine è ' lavoro', sia per chi è stato licenziato che per chi
si sente a rischio. Il lavoro è una delle forme di dignità della persona. Il
paradosso politico è che questa crisi è figlia della cultura della
deregolamentazione di destra, eppure l'elettorato, soprattutto i ceti popolari,
punisce i partiti di sinistra in tutta Europa. Colpa nostra, non siamo riusciti
evidentemente a comunicare, però nel nuovo Parlamento più spostato a destra non
so quanto i poveri saranno una priorità. Ad esempio potrebbe non passare una
proposta di welfare e sviluppo europeo, mentre si
accentuerà la tendenza al protezionismo e al nazionalismo. Prevedo insomma maggiori difficoltà per
trovare una via d'uscita dalla crisi economica e sociale, che va governata a
livello continentale. 2. Molte questioni di carattere bioetico e biopolitico
sono legate alla legislazione nazionale. Il diritto comunitario non ha
competenze su queste materie ed è meglio a mio a avviso, per la sussidiarietà,
che rimangano di competenza degli stati membri. Spesso sembra più rassicurante
il centro destra su questi temi e in alcuni casi lo è, ma di fatto, anche nel
partito popolare, esistono molte contraddizioni su queste tematiche. In realtà
la difesa della vita dal concepimento alla morte passando per l'arco
dell'esistenza è trasversale a tutte le famiglie politiche del Parlamento, non
ci sono gruppi omogenei. Sono temi ancora lasciati alle convinzioni
individuali. Del resto, se nel centrosinistra, su questioni come la
fecondazione assistita, le posizioni dei cattolici sono minoritarie, nel
centrodestra spesso prevale una visione economicista che male si concilia con
la difesa, ad esempio, di poveri e disabili. Non credo che cambierà molto nel
prossimo quinquennio. 3. Grazie ai parlamentari mediterranei l'Europa ha già
deciso un approccio comune sulle politiche migratorie. Siamo partiti dai
rimpatri, ora occorre agire sugli ingressi per contrastare la clandestinità e
facilitare l'arrivo regolare pianificandolo in base alle esigenze. L'Ue deve
prendere macro-decisioni comuni sui flussi, poi ogni Paese decida le quote
nazionali. Occorre quindi fissare politiche comuni di integrazione e infine
respingere chi resta nella clandestinità. Occorre lavorare con spirito europeo,
facendosi tutti carico dei costi d'ingresso perché i confini italiani con
l'Africa oggi sono europei. Va certo intensificata la cooperazione allo
sviluppo, ma penso sia importante oggi sostenere l'Europa sempre, non solo
quando serve e poi irriderla. L'integrazione regolata dalle leggi è infatti un
altro modo non meno efficace peer sconfiggere l'insicurezza. E occorre ribadire
che l'Europa difende i diritti umani e la legalità. Per tutti. Crisi: coperture
sociali sempre necessarie, cambiano le modalità di aiuto
( da "Avvenire" del
10-06-2009)
Argomenti: Crisi
CHIESA 10-06-2009
Erdö: riconciliazione e solidarietà le grandi sfide dell'Unione europea DAL
NOSTRO INVIATO A ZAGABRIA LUIGI GENINAZZI iurista, intellettuale e uomo
dell'Est, il cardinale Peter Erdö non si tira indietro se c'è da parlare
dell'Europa. Soprattutto da quando, nell'ottobre del 2006, è stato nominato
presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee ( Ccee) che
riunisce i rappresentanti di 33 Paesi, ben oltre i confini della Ue. 57 anni,
arcivescovo di Esztergom- Budapest e primate d'Ungheria, il cardinale Erdö ha
uno sguardo al tempo stesso critico e appassionato sull'Unione europea.
All'indomani delle elezioni per l'Europarlamento ci ha concesso un'intervista,
a margine dell'incontro organizzato dalla Ccee sulla crisi finanziaria globale. Eminenza,
cosa l'ha più colpita del recente voto europeo? Non posso parlare di sorpresa
perché era largamente previsto. E tuttavia l'elevato tasso d'astensionismo
rimane certamente un fatto preoccupante, anche perché tende ad aumentare ad
ogni tornata elettorale europea. Tutti i commentatori parlano di
disaffezione. Ma forse c'è dell'altro. E sarebbe? Un astensionismo così massiccio
sta ad indicare che la complessità della politica, soprattutto quella europea,
impedisce lo sviluppo del senso di responsabilità dei cittadini che sembrano
incapaci d'orientarsi. E così, in mancanza di una sufficiente conoscenza di
sistemi sempre più complicati, si torna ai meccanismi più primitivi del
comportamento sociale. Il ' non so' diventa il ' non m'interessa'. O, ancor
peggio, ' sono contro', come dimostra la crescita dei movimenti antieuropeisti
d'estrema destra. Come giudica la forte affermazione del Ppe? È il segno che,
nonostante tutto, fra la gente c'è un grande bisogno di tornare ai valori
tradizionali ed agli ideali che hanno dato avvio alla costruzione europea.
Speriamo che i neoeletti al Parlamento di Strasburgo si comportino in modo responsabile
e G coerente con quelle aspirazioni popolari. Sta insinuando qualche dubbio?
No, non sono affatto un ipercritico del parlamento europeo, tanto meno del
partito popolare che ha cercato di mantenere l'ispirazione cristiana dei padri
fondatori. I politici rispecchiano solitamente le condizioni di una società e
se la maggioranza dei cittadini europei pratica l'indifferentismo religioso non
sarà certo l'Europarlamento a cambiare le cose. È compito di noi credenti
rafforzare la presenza del cristianesimo nella società e testimoniare che la
fede è una chance per tutti. Nel messaggio che lei, in qualità di presidente
della Ccee, ha inviato ai neodeputati europei, ha espresso l'augurio che
l'Europa riprenda la sua vocazione originaria. Ha ancora senso questo richiamo
dopo che la Ue ha rifiutato di menzionare nel suo testo costituzionale le
radici cristiane? L'Europa è ben più di uno spazio geopolitico o di un mercato
unico, è una realtà spirituale e culturale che affonda le sue radici nel
cristianesimo. Ce lo ricordava sempre Giovanni Paolo II, ce lo ripete Benedetto
XVI. Scriverlo in un testo giuridico è importante, ma non è sufficiente:
dipende molto da come viene percepito e vissuto dal contesto sociale. Per
questo dico che la questione delle radici cristiane dell'Europa è un tema
sempre attuale e poggia sulla responsabilità dei credenti. A suo avviso quali
sono le sfide più grandi che attendono l'Unione europea? Ne vedo almeno due. La
prima è la riconciliazione fra i popoli del Centro Europa, un processo che è
iniziato con il 1989 ma che ha davanti a sè una strada molto lunga. Noi stiamo
cercando di farlo tra ungheresi e slovacchi, ma è un discorso che va oltre i
confini attuali della Ue, basti pensare ai Balcani che sono stati insanguinati
da guerre fratricide. La seconda grande sfida è la solidarietà sociale che in
questi tempi di crisi economica rappresenta un compito
ineludibile per l'Unione europea. Il suo Paese, l'Ungheria, è tra i Paesi più
colpiti dalla crisi. Qual è il suo giudizio? Siamo la
nazione più indebitata di tutta l'Unione Europea, lo eravamo già per il pesante
fardello ereditato dal regime comunista che adesso si è aggravato. La cosa più
grave è che il nostro patrimonio nazionale è in gran parte in mani straniere,
perché l'ultima generazione dei funzionari del vecchio regime l'ha svenduto per
conservare le sue posizioni. Tutto questo ha provocato pesanti conseguenze non
solo economiche ma anche psicologiche e culturali: la proprietà privata non ha riguadagnato
legittimità morale, si è svalutato nella coscienza della gente il concetto di
lavoro ed anche quello di democrazia. Noi, come Chiesa, dobbiamo ricostruire il
sentimento del bene comune, e inoltre siamo chiamati ad aiutare tante famiglie
che non sanno come tirare avanti. «Un astensionismo così massiccio sta ad
indicare che la complessità della politica impedisce lo sviluppo del senso di
responsabilità dei cittadini». «È compito di noi credenti rafforzare la
presenza del cristianesimo nella società e testimoniare che la fede è una
chance per tutti»
( da "Avvenire" del
10-06-2009)
Argomenti: Crisi
CHIESA 10-06-2009
Dalla Dottrina sociale una «bussola» etica DAL NOSTRO INVIATO A ZAGABRIA C he alla radice della crisi
finanziaria globale ci sia una questione etica lo
dicono ormai tutti gli economisti. Che ne parlino i vescovi dunque non è poi
così strano. Con un'avvertenza, lanciata fin dall'inizio dell'incontro dei 34
rappresentanti di 21 Conferenze episcopali europee che si occupano di problemi
sociali: «La dottrina sociale della Chiesa non è moralismo ma l'indicazione
di principi e valori senza cui l'economia non può reggersi». Lo dice monsignor
Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio «Giustizia e pace»,
aprendo i lavori del convegno Crisi economicofinanziaria:
disperare? E- sperienze, iniziative, problemi e risposte della Chiesa in
Europa, svoltosi ieri nella capitale della Croazia. L'incontro, promosso dal
Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), si è tenuto presso l'I-
stituto pastorale dell'arcivescovado di Zagabria, a due passi dalla Cattedrale
dove è sepolto l'eroico cardinale perseguitato dal regime di Tito, il beato
Alojzje Stepinac. I contributi della Chiesa cattolica a un'approfondita
riflessione sulla crisi globale sono ormai numerosi e
sono stati riassunti da monsignor Crepaldi che ha messo a tema l'urgenza di un
nuovo patto finanziario internazionale. «Se il 2008 è stato l'annus horribilis
per la finanza e l'economia nota il segretario di 'Giustizia e pace' va
aggiunto che l'annata è stata ancora peggiore per i poveri», anche per la
conseguenza nefasta del taglio dei fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo.
«L'economia non si salva da sé», dice l'esponente va- ticano sottolineando la
necessità di recuperare il principio di sussidiarietà nel campo dell'attività finanziaria che dovrebbe essere finalizzata all'economia
reale e non viceversa com'è tragicamente accaduto. Sul principio della
sussidiarietà insiste anche il presidente della Compagnia delle opere, Bernhard
Scholz, il cui intervento intreccia in modo suggestivo analisi
economicofinanziarie e riflessioni filosofico-letterarie, tra citazioni di
Premi Nobel come Scholes e Merton che hanno sbagliato tutte le loro previsioni
e di Thomas Eliot che profeticamente parlava della modernità come del tentativo
di creare «un sistema talmente perfetto che più nessuno avrebbe avuto bisogno
di essere buono». Scholz mette in guardia dal rischio di passare da un
capitalismo selvaggio a nuove forme di statalismo mentre invece si tratta di
riprendere il concetto originario dell'impresa, una «company», nell'etimologia
anglosassone, vale a dire «una comunità, una compagnia che ha come scopo di
durare nel tempo per creare benessere in modo continuo e affidabile, e non già
una merce che dev'essere sfruttata e poi eventualmente venduta». Insomma
l'attuale crisi non è un problema di strumenti e di
metodi, ma di obiettivi e di finalità. E dunque è una questione culturale che
coinvolge il senso del lavoro e del profitto, dell'uomo e della società. Tutto
questo rappresenta una grande sfida per i cristiani. In primo luogo per i
vescovi che devono essere «profeti di giustizia e difensori dei poveri»,
ricorda il cardinale ungherese Peter Erdö, presidente del Ccee. Nell'incontro
si è parlato anche di problemi specifici, quali l'aumento della disoccupazione
e il diffondersi delle proteste in Europa, e si è discusso delle possibili
iniziative in campo sociale da parte delle Conferenze episcopali, come la
colletta il «Prestito della speranza» organizzata in Italia dalla Cei. Ed è
stata confermata ai giornalisti la data della prossima pubblicazione
dell'enciclica sociale di Benedetto XVI «Caritas in veritate»: sarà il 29
giugno, festa dei santi Pietro e Paolo. Luigi Geninazzi Ieri a Zagabria
l'incontro dei vescovi europei sulla crisi economica.
Crepaldi: «I poveri le prime vittime. La finanza riscopra il principio di
sussidiarietà»
( da "Denaro, Il" del
10-06-2009)
Argomenti: Crisi
Borsa & Mercati
mediobanca Basilea, coefficienti poco significativi I coefficienti di
solvibilità di Basilea si sono dimostrati poco significativi di fronte alla crisi e non hanno lasciato presagire gli imminenti problemi
delle banche, tanto che molte di quelle che nel giro di
pochi mesi avrebbero avuto bisogno del sostegno pubblico erano fino al giugno
2008 tra le migliori in termini di core capital ratio. I limiti dei
coefficienti di Basilea emergono dall'indagine di R&S di Mediobanca sulle
maggiori banche internazionali nel periodo 1998-2008, che evidenzia origini ed
effetti della crisi finanziaria tutt'ora in corso. del 10-06-2009 num.
( da "Panorama.it"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
- Economia -
http://blog.panorama.it/economia - Crisi: lavorare meno, lavorare tutti. Ecco
il piano dell'Ue Posted By redazione On 3/6/2009 @ 17:26 In Headlines,
NotiziaHome | No Comments Diciannove miliardi di euro provenienti dal [1] Fondo
sociale europeo per sostenere l'occupazione nel biennio 2009-2010 e almeno 500
milioni di euro (100 milioni prelevati dal bilancio Ue esistente più i fondi di
altre istituzioni finanziarie internazionali come la Bei) per la creazione di
un nuove strutture di microcredito necessarie a favorire la nascita di nuove
imprese. Sono due delle misure principali del [2] cosiddetto "Piano
europeo di ripresa sociale" prospettato oggi dal presidente della
commissione Ue [3] Josè Manuel Barroso, che andrà il 18 e 19 giugno sul tavolo
del [4] Consiglio europeo ([5] qui il .pdf in inglese). L'obiettivo, ha
spiegato Barroso, è "affrontare l'emergenza occupazione con la stessa
determinazione con cui si è affrontata la crisi finanziaria ed economica". Ma
accanto a queste due misure, Bruxelles ha chiesto anche un impegno di imprese e
governi a creare 5 milioni di contratti di apprendistato in tutta l'Ue per i
giovani, aiuti immediati ai senza lavoro per evitare rischi di lunga
disoccupazione, incentivi di assunzione e promozione di opportunità per chi ha
bassa qualifica. "L'impatto della crisi
sul lavoro è la nostra principale preoccupazione" ha sottolineato Barroso
"e sarebbe un grave errore per l'Europa voltare le spalle a questa
emergenza. Perché non ci potrà essere alcuna ripresa dell'economia in un quadro
di collasso sociale". Anche se "questa crisi
è nata nel settore finanziario" ha continuato il presidente della
commissione Ue "le sue ripercussioni riguardano oggi ognuno di noi" e
di fronte alla crescita della disoccupazione "l'Europa non può limitarsi a
fare da osservatore". Ecco perché Bruxelles ha esortato gli Stati membri
sia a "favorire l'occupazione attraverso la formazione e il lavoro a tempo
parziale" che "garantire un aiuto immediato ai disoccupati", per
esempio "con proposte finalizzate a offrire tempestive opportunità di
formazione o lavoro a ciascun disoccupato: entro un mese per i giovani di età
inferiore ai 20 anni, entro due mesi per quelli sotto i 25 anni, entro tre mesi
per quelli sopra i 25 anni". Quanto ai 19 miliardi destinati dal Fondo
sociale europeo, Barroso ha osservato come "sia per il lavoratore che per
le imprese, sia più utile ridurre l'orario di lavoro mantenendo i posti di
lavoro e facendo ricorso, se possibile, alla formazione professionale. Anche
perché il costo del licenziamento è molto maggiore".
( da "Prima Comunicazione"
del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi
- Prima
Comunicazione - http://www.primaonline.it - EDITORIA: FILIERA CARTA AL SENATO,
SITUAZIONE GRAVE Prima Comunicazione, 10/06/2009 EDITORIA: FILIERA CARTA AL
SENATO, SITUAZIONE GRAVE SERVONO INTERVENTI URGENTI A TUTELA COMPETITIVITA'
ROMA (
( da "Dagospia.com"
del 10-06-2009)
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articolo --> I PECCATORI TORNANO A PECCARE - FINITI I TEMPI CUPI, LE BANCHE
RIPRENDONO A INVENTARE PRODOTTI SIMILI A QUELLI CHE HANNO PROVOCATO LA CRISI
GLOBALE E A VENDERLI CON COMMISSIONI IMPLICITE (CIOè DIFFICILMENTE
RICONOSCIBILI) ALTISSIME
Gianni Gambarotta per "Il
Foglio" Bernard Madoff "Come prima, più di prima", gorgheggiava
agli inizi degli anni Sessanta Tony Dallara, capostipite degli urlatori
nazionali. Lo stesso
refrain - magari con minor foga, ma con identica convinzione - lo canticchiano
in questi giorni i top manager della grandi banche italiane. Perché questa
ritrovata allegria? Perché sono finiti i tempi cupi e le banche hanno potuto
riprendere la loro vecchia passione: inventare prodotti cosiddetti strutturati,
in tutto simili a quelli che hanno provocato la crisi,
e venderli a tutta forza alla clientela, con commissioni implicite (cioè
difficilmente riconoscibili) altissime. Bernard Madoff da Il Sole 24 Ore E' una
svolta recente, iniziata poco più di un mese fa. Un primo segnale c'è gia
stato: sabato 6 giugno, una lettera pubblicata sull'inserto
Plus del Sole 24 Ore e firmata "Un bancario in crisi" raccontava che gli istituti di credito ormai piazzano
"soltanto polizze, certificati di investimento e qualunque altra
invenzione finanziaria che
abbia come unica caratteristica inderogabile quella di staccare una
maxi-commissione di almeno il 10 per cento, e subito". La casa di
Madoff nell'upper East Side Che cosa sta succedendo? Bisogna andare con ordine
e partire dal settembre 2008 quando, con il fallimento della Lehman Brothers,
si è aperta ufficialmente la più grave crisi finanziaria
della storia dopo quella del 1929. Da quel giorno e per diversi mesi le banche
sono state a un passo dal fallimento e avevano bisogno (oltre che del sostegno
dei governi, puntualmente arrivato) di portare a casa liquidità a qualunque
costo. Così hanno mandato ai risparmiatori terrorizzati dalla bufera che stava
falcidiando i loro capitali un messaggio preciso: "Uscite da qualsiasi
investimento e rifugiatevi nelle nostre obbligazioni. Non rendono granché,
attorno al 2,5 per cento, però almeno così mettete al riparo i vostri
denari." Il messaggio è stato recepito, gli investitori hanno lasciato i
fondi comuni e simili (che infatti hanno subìto crolli nella raccolta mai
conosciuti prima) e hanno sottoscritto normali obbligazioni bancarie (oltre a
Bot e Cct). Si trattava di prodotti che facevano guadagnare poco a chi li
comprava e a chi li vendeva. Ma pazienza: di fronte a mercati abbonati ai
ribassi andavano bene. Primum vivere. Wall Street ORA CHE IL TERRORE È PASSATO
Poi il terrore è passato. Le banche hanno visto che avrebbero evitato la
bancarotta e i loro manager il patibolo. E hanno incominciato, discretamente, a
recuperare dai cassetti qualcuna delle formule del bel tempo passato. Fra le prime
si sono mosse Intesa e Popolare di Milano che hanno offerto tramite la loro
rete obbligazioni subordinate come le cosiddette lower tier 2 che contengono
un'opzione e nascondono una buona dose di rischio difficile da valutare per un
normale risparmiatore. Sono però prodotti che rendono bene a chi li sottoscrive
(appunto perché c'è un margine di rischio), ma soprattutto a chi li emette. E
questo è stato l'assaggio. Poi, da aprile, ci si è messi a tavola. La Borsa nel
giro di qualche settimana ha recuperato attorno al 30 per cento rispetto ai
minimi raggiunti poco prima. E con questo trend, dopo tanta penitenza, si sono
incontrate combinandosi armoniosamente due correnti psicologiche ugualmente
vigorose: la clientela voleva rifarsi delle perdite così severe subite per
tanto tempo; le banche volevano tornare a fare utili. Per essere più concreti e
precisi, le banche dovevano (devono) riprendere a guadagnare. I top manager
hanno l'esigenza assoluta di recuperare la bella abitudine di remunerare gli
azionisti con rendimenti decenti. Perché se non lo fanno le loro poltrone
diventano davvero a rischio: pensate che le fondazioni bancarie, le cui uniche
risorse sono i pacchetti degli istituti di credito, accetteranno a lungo
dividendi scheletrici o addirittura nulli? Non lo faranno. Wall Street Dunque i
signori che stanno seduti ai piani alti devono darsi da fare per guadagnare,
guadagnare e ancora guadagnare. E qual è il modo più semplice per farlo? Non
certo con gli impieghi, cioè i prestiti alle imprese, visto che l'economia va
ancora come può. No, la strada maestra è quella dell'intermediazione. E così si
sono riaperte le officine di ingegneria finanziaria e
ci si è rimessi a sfornare prodotti strutturati che mettono assieme
obbligazioni, opzioni e altro. Più o meno gli stessi che in passato erano stati
soprannominati "le salsicce", appunto perché hanno dentro tanti
ingredienti, e per anni sono piaciuti molto ai palati degli investitori
(pagavano buoni interessi) e a quelli dei banchieri (garantivano ottime commissioni,
decisive per i bilanci e i bonus di fine anno). Due categorie di golosi, gli
uni e gli altri. Ma la golosità, è noto, è uno dei sette peccati capitali e i
peccati, prima o poi si pagano. Però le pene, almeno nei mercati, si
dimenticano presto. E i peccatori tornano a peccare. E infatti rieccoli. Le
banche stanno mettendo alla frusta le loro reti di vendita, con l'ordine di
piazzare quanto più possibile prodotti fatti in casa. I budget sono
settimanali: ogni venerdì, qualsiasi filiale, qualsiasi operatore di Borsa deve
aver raggiunto un certo risultato. Wall St "Ci sentiamo il fiato sul collo
come non succedeva più da tempo - ha raccontato al Foglio uno di loro - E'
evidente che i vertici vogliono recuperare i tanti mesi di segni negativi e cercano
di ottenere il massimo dall'intermediazione. Quindi pretendono che noi mettiamo
nei portafogli prodotti che permettono alle banche di incassare commissioni
alte e immediate". Ai risparmiatori così vengono offerti non titoli di
stato oppure normali obbligazioni, ma appunto le nuove salsicce che sono
confezionate benissimo, sono attraenti, invitanti. Difficile resistere. Diceva
ancora la lettera del "bancario in crisi"
pubblicata da Plus: "Oggi un bancario non è un consulente, ma un
venditore: e si è mai visto un venditore che non vende? Tempo fa, per esempio,
un cliente doveva allocare circa 300 mila euro: non sono andato oltre 20 mila
euro di prodotti della casa', il resto obbligazioni governative:
coscienza pulita, cliente soddisfatto e tranquillo, diretto superiore che non ha usato mezze
parole per manifestarmi il suo disappunto". [10-06-2009]
( da "Bollettino Università &
Ricerca" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Università
"Bocconi" Alla Sda macroeconomia per manager Sda Bocconi propone al
top management aziendale un programma incentrato sui meccanismi di trasmissione
delle crisi. Per leggerne levoluzione
e anticiparne la conclusione. Un effetto collaterale della crisi è
la maggiore domanda di cultura economica da parte dei grandi manager, che si
sono resi conto dellimportanza dei meccanismi macroeconomici
per landamento delle aziende. La Sda Bocconi ha pensato, perciò, per la prima volta, di
proporre al top management aziendale un corso di macroeconomia incentrato sulla
crisi finanziaria (The 2008 Financial Crisis and its
Implications, 22 e 23 giugno 2009, info 02.5836.6791). “I mutui subprime
americani che hanno scatenato tutto quello che abbiamo visto negli ultimi mesi
avevano un valore pari solo al 3% della capitalizzazione di borsa americana”,
spiega Carlo Favero, coordinatore del programma e docente dello stesso insieme
a Francesco Giavazzi e Roberto Perotti. “Quelli da comprendere sono perciò i
meccanismi di trasmissione che hanno portato al contagio di tutto il settore
finanziario e poi delleconomia reale”. Il corso aiuterà i
decisori aziendali a comprendere la prociclicità del leverage del sistema bancario e a capire le
implicazioni della crisi per economie diverse come
quelle sviluppate e quelle emergenti. “Per i manager sarà importante valutare
le conseguenze della nuova, elevatissima avversione al rischio e lefficacia degli interventi di politica
monetaria e fiscale”, spiega ancora Favero. Infine, si capirà come leggere i
segnali e gli indicatori resi disponibili giorno per giorno, per interpretare levoluzione
della propensione al rischio. “Nel pieno del panico”, spiega Favero, “una di queste misure,
la volatilità implicita nelle opzioni, ha raggiunto valori anche otto volte più
alti della norma”. >> Un altro effetto collaterale della crisi, al centro di alcune riflessioni del programma per i
manager, è laccresciuta consapevolezza dellinterdipendenza tra le economie e
del fatto che essa, nei momenti più critici, aumenti ancora. “Lavversione
al rischio, per esempio, ha fatto sì che molti paesi dellEst Europa
avessero problemi a finanziare il loro debito pubblico”, sostiene Favero, “e che il
differenziale tra Bund e titoli di stato italiani si allargasse, pur senza
cambiamenti nei fondamentali economici dei due paesi. Ma non solo: in alcuni
casi il meccanismo di trasmissione è stato diverso. LEgitto,
che aveva subito una crisi finanziaria simile allattuale pochi
anni fa, riteneva di potersene chiamare fuori. E, invece, la crisi dei
paesi avanzati ha inaridito il flusso di investimenti diretti e precipitato
anche leconomia egiziana nella recessione”. BUR.IT 11.06.09
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
di Corrado Binacchi
Mantovabanca investe sul territorio L'utile
( da "Finanza e Mercati"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Per CoopLat
fatturato 2008 oltre i 70 mln da Finanza&Mercati del 11-06-2009 CoopLat, la
più grande cooperativa toscana del settore dei servizi e tra le principali
anche a livello nazionale, ha discusso il bilancio di esercizio 2008. Un
bilancio risultato positivo, in linea con le previsioni di budget, che attesta
il buono stato di salute della cooperativa e acquista
ulteriore importanza e significato a fronte della grave crisi finanziaria ed economica che
investe l'Italia, l'economia europea e quella del mondo intero. Per il 2008
infatti il valore della produzione CoopLat ha superato i 70 milioni di euro.
Positivo anche il dato dell'occupazione: gli addetti, attivi nelle principali
città toscane, oltre che in numerose sedi in tutta Italia, sono 2.124
(al 31 dicembre del 2008), con una crescita di 40 unità rispetto al 2007. Una
performance aziendale che conferma la validità l'attualità dei valori fondanti
della cooperazione: solidarietà, mutualità, democrazia, intergenerazionalità.
Viene inoltre ribadita senza tema di smentita la capacità dell'impresa
cooperativa, in un momento in cui vengono diffusi dati preoccupanti
sull'occupazione, di saper dare una risposta concreta alle richieste di lavoro
di uomini e donne, italiani e stranieri. L'occupazione in CoopLat è infatti per
oltre il 90% a tempo indeterminato, e i lavoratori stranieri sono oltre il 10
per cento.
( da "Milano Finanza (MF)"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Primo
Piano data: 11/06/2009 - pag: 2 autore: Alla Sec poteri sugli stipendi dei
manager L'amministrazione Obama intende concedere alla Security and Exchange
Commission (Sec), la Consob americana, il potere di dare agli azionisti delle
società più voce in capitolo sugli stipendi dei manager. Lo ha reso noto ieri
il segretario al Tesoro, Timothy Geithner. «Questa crisi finanziaria ha molte cause
significative, ma le pratiche retributive dei manager sono state un fattore che
ha contribuito», ha detto Geitner a margine di un incontro con la presidente
della Sec, Mary Schapiro, e il membro del board della Federal Reserve Daniel
Tarullo. Geithner ha spiegato che chiederà al Congresso di approvare due
proposte di legge che daranno alla Sec il potere di costringere le compagnie a
concedere agli azionisti il diritto di voto non vincolante sulle retribuzioni e
a costituire commissioni interne sugli stipendi che fissino i tetti massimi
retributivi e siano indipendenti dal management. Per quanto riguarda i manager
delle società che hanno ricevuto finanziamenti nell'ambito del programma Tarp
(ossia il fondo di salvataggio messo in campo da Washington), un funzionario
della Casa Bianca ha rivelato che verrà nominato un responsabile che avrà il
potere di bloccare i compensi eccessivi deliberati a favore dei manager.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-06-11 - pag: 19 autore: Lo scontro con
l'Mpa. Si apre il caso Palermo Cammarata sfida Lombardo: azzero la Giunta
Giuseppe Oddo PALERMO. Dal nostro inviato Chiede 100 milioni al governo, il
sindaco di Palermo, Diego Cammarata, per far fronte alla crisi finanziaria delle partecipate
comunali e rilanciare l'iniziativa in campo sociale. E nello stesso tempo
minaccia di «azzerare » la giunta per «ripartire con nuove forze». In Sicilia,
tra le componenti del centro-destra, il livello dello scontro è aumentato,
soprattutto dopo il deludente risultato elettorale delle europee. Da un
lato l'area Schifani-Alfano (Pdl), in cui si colloca Cammarata; sul fronte
opposto l'asse formato dal sottosegretario Gianfranco Micciché (Pdl) e dal
presidente della Regione, Raffaele Lombardo (Mpa); e sempre più debole ma
intenzionato a non mollare la presa, l'Udc. Dopo il calo subìto alle europee,
compensato solo in parte dal miglior esito delle ammini-strative, ora si cerca
il capro espiatorio. E Cammarata, contro cui si levano voci critiche per
essersi lasciato scappare di mano la situazione a ridosso delle elezioni,
adesso che l'emergenza rifiuti sembra superata, torna a farsi sentire,
ricordando gli impegni per l'occupazione assunti dal Comune d'intesa con il
governo nazionale. «In questi cinque anni abbiamo fatto scelte condivise con la
maggioranza e con il presidente Berlusconi, che hanno portato alla
stabilizzazione del precariato », ha detto il sindaco nel corso di una
conferenza stampa. Un sforzo impari per il Comune, ha spiegato Cammarata, che
richiede somme aggiuntive. «E, siccome non c'è stata una volta che il
presidente Berlusconi non abbia mantenuto un impegno, sono certo che mi darà
risposte per il breve ed il medio termine». Altrimenti al Comune mancheranno le
risorse per realizzare i propri obiettivi. Il 31 maggio sono scaduti i termini
per l'approvazione del bilancio di previsione ed è entrato in vigore il regime
di gestione provvisoria che consente di far fronte solo alle spese
obbligatorie, mentre Palazzo delle Aquile ha bisogno di mezzi freschi per
arginare e non restare coinvolto nel dissesto dell'Amia, la società per la
raccolta dei rifiuti. «Siamo con le carte in regola - prosegue il sindaco- ma
la città ha la necessità di continuare la sua azione di crescita e io non ho
nessuna intenzione di galleggiare per tre anni. Mi batterò con tutte le forze
perché questo progetto sia garantito. Su questo voglio la solidarietà del mio
partito, della mia maggioranza. Chi non sarà con me in questa battaglia sarà
contro la città e contro i palermitani. Auspico che il governo regionale mostri
amicizia nei confronti di Palermo». Non è un cambio di maggioranza quello che
ha in mente Cammarata, ma un'operazione che porti il centro-destra a ricompattarsi
su un nuovo programma. «Chi vorrà partecipare alla realizzazione di questo
programma sarà all'interno del governo della città - declama chi non vorrà sarà
fuori. Mi riferisco a tutte le componenti della maggioranza». Traduzione: tutti
quelli che nella maggioranza vorranno sostenermi nei confronti del governo
nazionale e regionale per attrarre risorse su Palermo ben vengano. Gli altri li
considero fuori. Micciché e Lombardo sono avvertiti. Soprattutto Lombardo. Il
quale ha azzerato la giunta regionale prima delle elezioni espellendo gli
uomini dell'Udc e aprendo un confronto molto duro con il Pdl. I rapporti tra
Cammarata e l'Mpa si sono irrigiditilo scorso anno in occasione
dell'approvazione del bilancio comunale, dopo la cacciata dei due assessori del
Mpa dalla giunta. Ora il sindaco auspica «che si possa trovare le ragioni per
stare insieme tutti e che il governo regionale mostri amicizia alla città di
Palermo. Chi dice che l'Mpa non debba far parte del prossimo governo della
città?». Un messaggio che Lombardo sta già soppesando. Alle 19 di ieri s'è
riunito a Palermo lo stato maggiore del Mpa per valutare i pro e i contro di un
eventuale rientro nella giunta Cammarata. Un accordo che presuppone, però,
un'intesa parallela per il governo regionale. Dove nella tarda serata di ieri
si è aperto uno spiraglio: il governatore ha confermato otto assessori uscenti
attrbuendo loro 11 deleghe su 12 e mantenendo per sé l'interim alla famiglia. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA LA CRISI IN REGIONE Il sindaco chiede all'esecutivo 100
milioni. Intanto il governatore assegna a otto assessori 11 deleghe su 12 Diego
Cammarata AGF
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-11 - pag: 25 autore: INTERVISTA
Federica Guidi Presidente Giovani imprenditori di Confindustria «Più sostegno
dalla leva fiscale» A Santa Margherita Ligure l'industria presenta un piano per
lo sviluppo Nicoletta Picchio ROMA Non c'è crescita senza investimenti. E le
aziende sono pronte a rimboccarsi le maniche, spingendo sull'innovazione, sulla
ricerca. Rafforzando il proprio patrimonio, per essere più forti sui mercati.
Ma perché questo possa accadere, con l'intensità necessaria per affrontare una
crisi così profonda,per Federica Guidi c'è bisogno che anche il governo scenda
in campo. Con una mossa che per le aziende è determinante: ridurre il peso del
fisco. «Se vogliamo uscire dalla crisi prima e meglio bisogna rimodulare
lapressione fiscale a vantaggio delle imprese. Non è un aiuto o un regalo:il
beneficio è per l'intera economia. Ci saranno effetti positivi sull'occupazione
e quindi sui consumi». è la proposta che la presidente dei Giovani imprenditori
di Confindustria lancerà domani pomeriggio, aprendo il convegno di Santa
Margherita Ligure, intitolato "Dopo! La crisi, l'Italia e come prepararsi
per ripartire". Uno sguardo al futuro, che la Guidi immagina in positivo:
«Il capitalismo non è finito, le imprese hanno voglia di reagire e di restare
sul mercato. E sono convinta che ce la faranno. Ma bisogna favorire questo
scatto ». Un taglio alle tasse: ma come si concilia con i conti pubblici? Le
misure che abbiamo in mente e che presenterò nel dettaglio nella relazione
abbracciano un arco di tempo che va dal 2010 al 2012, il periodo che dovrebbe
essere necessario per far ripartire appieno il paese. Penso ad una
rimodulazione fiscale che si possa anche autofinanziare a mano a mano che le
aziende riprenderanno a crescere e a fare utili. E che si incrocia con i
principi del federalismo fiscale. Non sarà però a costo zero Ci sarà un impatto
sulla finanza pubblica, ma crediamo possa essere limitato. E comunque, ripeto,
non si tratta di un aiuto: non è questo lo spirito delle nostre proposte. è un
modo per ridare fiato all'economia, accelerando la ripresa. Tra le misure
ribadirete la detassazione degli utili reinvestiti. Ma il ministro Tremonti ha
già detto che se ne potrà parlare quando la situazione economica sarà
migliorata. Insisterete? Certamente. Anche perché è oggi che si devono varare
interventi per stimolare la ripresa. Più avanti potrebbe essere troppo tardi.
Il governo si deve impegnare per tagliare la spesa improduttiva, fare le
riforme. Nel convegno c'è una tavola rotonda dedicata al peso economico delle
lentezze amministrative e della burocrazia: sono molte le riforme a costo zero
che potrebbero generare risorse da destinare allo sviluppo. Le imprese
denunciano il credit crunch, ma le banche replicano che sono le imprese ad
avere frenato gli investimenti. è vero? Le aziende vogliono continuare ad
investire. Indubbiamente ci sono maggiori difficoltà: per esempio, le tasse. Ma
poi, certamente, ci sono le difficili condizioni del credito. C'è l'ostacolo
dell'aumento dei costi praticato dagli istituti di credito? Non bisogna
generalizzare, la realtà ha sempre due volti: alcuni istituti di credito,
tendenzialmente quelli più piccoli, si stanno comportando meglio, hanno
mantenuto il legame con il territorio. Altri invece spesso hanno costi
eccessivi e a volte dimostrano quasi diffidenza verso le imprese. Non solo: le
aziende denunciano anche una decisa farraginosità nell'erogazione del denaro. I
rischi sono cresciuti... è vero, c'è una maggiore rischiosità. Ma le banche
dovrebbero tornare a fare il proprio mestiere. Non pretendiamo certo che i
banchieri facciano i benefattori, ma anche loro devono assumersi il rischio di
impresa. Non condivido una lotta di classe imprenditori e banchieri, bisogna
lavorare insieme. Ma vanno anche riviste le regole: sarebbe opportuno non
cadere nell'iper regolamentazione e neanche però avere norme procicliche come
Basilea 2 che dilatano gli effetti della crisi. Irrobustire le aziende,
favorire una loro patrimonializzazione sarebbe importante anche per renderle
più forti nel rapporto con il sistema bancario. Fisco, credito: cosa
indicherete come ulteriore priorità per il "Dopo"? Insisteremo sul
rilancio delle infrastrutture, i cantieri ancora non sono stati aperti, nonostante
il piano annunciato dal governo. E poi va ripreso un ampio programma di
liberalizzazioni, a partire dai servizi pubblici locali: vanno resi più
efficienti e vanno liberati dal peso della politica, in modo che si possa
aprire un mercato per le imprese. Vanno nella direzione giusta le riforme
avviate dai ministri Brunetta e Calderoli sull'efficienza della Pubblica
amministrazione e l'eliminazione di enti inutili. Una
tavola rotonda del convegno è dedicata al rischio di un neo protezionismo: lo vede alle porte? Ci
sono notevoli spinte, anche se finora le tentazioni sono state imbrigliate. Ma
bisogna tenere la guardia alta su questo argomento: senza una ripresa del
commercio internazionale e degli investimenti nel mondo, la crisi non la
supereremo. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PROPOSTA «Non si tratta di un
aiuto: è piuttosto un modo per ridare fiato alla ripresa e all'economia» GLI
INTERVENTI «Il Governo tagli la spesa improduttiva e faccia quelle riforme che
spesso sono a costo zero» Giovani imprenditori. La presidente Federica Guidi
CONTRASTO
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 41 autore: Retail. Il
ministro Steinmeier (Spd) attacca il collega zu Guttenberg (Cdu) è scontro a
Berlino sul crack di Arcandor Tensione nel governo per il mancato salvataggio
Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente è scontro nel governo
tedesco sul clamoroso fallimento di Arcandor, annunciato martedì. La scelta di
non aiutare la società non ha solo creato nuove tensioni nella grande
coalizione del cancelliere Angela Merkel. Ha anche messo in forse le richieste
di aiuto presentate da altre imprese in crisi, a
iniziare da Porsche. Il ministro degli Esteri, il socialdemocratico
Frank-Walter Steinmeier, ha criticato il collega dell'Economia, il
cristiano-sociale Karl-Theodor zu Guttenberg: chi siede al governo ed è
in-differente al destino di migliaia di posti di lavoro- ha detto- «dovrebbe
andare a rileggersi il giuramento che ha prestato, in cui c'è il dovere di
evitare danni per il popolo tedesco». Ha poi aggiunto velenoso Steinmeier,candidato
dell'Spd alla cancelleria: «In un governo occorre mirare tutti allo stesso
obiettivo; non è possibile che il ministro del Lavoro lotti per i postidi
lavoro e il ministro dell'Economia per le insolvenze». Guttenberg non ha fatto
mistero in questi giorni della sua opposizione ad aiuti statali per Arcandor.
Ancora ieri il ministro dell'Economia ha spiegato al quotidiano Bild: «Non si
possono addossare ai contribuenti i rischi che i proprietari e i creditori non
sono pronti ad assumersi». Lo scontro sull'opportunità del fallimento Arcandor
dà la misura non solo della dura campagna elettorale in vista del voto di
settembre, ma anche dello smarrimento dell'establishment in Germania. La
gravissima recessione ha messo a repentaglio molte delle sicurezze tedesche in
politica economica: dalla necessità di avere i conti pubblici in pareggio
all'impegno di non intervenire con la mano pubblica nell'economia. Dietro al
fallimento di
Ar-candorsinascondeproprioilde-sideriodievitareuneccessodiin-terventismostatale.
Lasceltadiabbandonarelaso-cietàdiEssenalsuodestinocon-trastacongliaiutipubblicidevo-luti
a Opel nelle scorse settimane. Evidentemente, in Germania l'auto è ritenuta più
strategica dei grandi magazzini. Peraltro il futuro di Arcandor forse non è poi
così nero. Nei giorni scorsi non sono mancati i segnali di interessamento per
le varie parti del gruppo. Fino a due giorni fa, l'ipotesi più accreditata era
una fusione tra le catene Kaufhof, controllata da Metro, e Karstadt, di
proprietà di Arcandor. Ieri però le trattative sono state interrotte da
quest'ultima: il presidente della società Karl-Gerhard Eick «gioca a poker per
aumentare il prezzo», commenta Thomas Rosenke, analista di WestLB. Comunque
sia, il fallimento di Arcandor, a cui lo Stato ha fatto poco per opporsi,
lancia un segnale alle altre imprese che hanno chiesto nelle scorse settimane
l'aiuto del governo. Chi è in difficoltà a causa della crisi
finanziaria dovrebbe ricevere il sostegno
governativo. Chi invece sta soffrendo da tempo- come il gruppo di Essen-
potrebbe essere deluso. Tra le grandi società che hanno chiesto prestiti
finanziari o garanzie creditizie ci sono Porsche, Schaeffler e Infineon in un
momento in cui la crisi è
ormai un circolo vizioso in cui finanza ed economia si influenzano a vicenda
negativamente. Il governo tedesco ha messo a disposizione 115 miliardi
di euro per aiutare le aziende non bancarie. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA
POLEMICA Al centro del dibattito la decisione dell'esecutivo di non ripetere il
caso-Opel e non concedere aiuti pubblici al gruppo in crisi
da tempo
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 43 autore: Quando la crisi si affronta sul tavolo da gioco Sanremo, bridge senza
Gates A Sanremo,la città ligure famosa per i fiori, il mare e il festival della
canzone italiana, arriverà presto Emma Castro. Ma la sorella del leader maximo
Fidel non viene per i fiori. Né per il mare. Né per ascoltare le melodie
italiane. A Sanremo arriverà, tra il 12 e il 27 giugno, per partecipare alla
quarta edizione dei campionati europei di bridge. Insieme a lei si sfideranno
1.890 concorrenti, tra i quali – come ormai da tradizione – nomi noti della
finanza e dell'industria.Ci sarà il francese Antoine Berhneim, presidente delle
Generali.Ci sarà l'ingegnere minerario polacco, più famoso come finanziere,
Roman Zaleski. Ci sarà il team dell'industriale farmaceutico Angelini e quello
di Maria Teresa Lavazza. Crisi o non crisi, insomma,
la voglia di giocare non è finita. I big dell'industria e della finanza questa
volta non si sfideranno dunque a colpi di Opa o di acquisizioni. Non si
difenderanno con " pillole avvelenate". Ma combatteranno seduti al
tavolo, con le carte in mano. Solo un "big" della finanza, assiduo
frequentatore del tavolo da bridge, quest'anno non ci sarà: Bill Gates. La
presenza del genio dell'informatica era stata annunciata nei giorni scorsi, ma
non sarà così. L'evento,presentato ieri mattina a Villa Zirio, arriva in
Liguria dopo essere stato ospitato da Mentone (Francia), Tenerife (Canarie) e
Antalya (Turchia). Le gare si svolgeranno al Palafiori di corso Garibaldi,
dalle 10 alle 19.30. Il regolamento prevede l'assegnazione dei titoli a coppie
e a squadre delle specialità misto (uomo-donna) e open. Le sfide verranno
trasmesse in diretta televisiva e in diretta mondiale via internet. Sono state
superate le adesioni registrate dalle edizioni precedenti, con giocatori
provenienti da 65 Paesi: 45 nazioni europee, poi Stati Uniti, Cina, Filippine,
Giappone, Australia, India, Pakistan ed Egitto. Così come i campi da golf (dove
fanno affari Bill Gates e Warren Buffet) e le sfide a tennis, il bridge è ormai
diventato un momento di incontro tra manager globali (in virtù del successo
mondiale del gioco) e può essere molto più efficace di una cena. Non c'è
nemmeno bisogno di imbastire una conversazione perché sarà il gioco stesso a
catalizzare l'attenzione: «Le partite – spiegava l'anno scorso al Sole 24 Ore
Angelini in occasione dello stesso evento – sono momenti di conoscenza e di
pubbliche relazioni impagabili. Imprescindibili, soprattutto per chi opera in
colossi multinazionali, dove anche una passione comune tra manager provenienti
da mondi diversi può essere determinante ». Bridge e imprenditori, in effetti,
sono sempre andati a braccetto. Dai club britannici alle società Usa, il gioco
è sempre stato stato il catalizzatore di una fascia di persone agiate e la
borghesia l'ha utilizzato per selezionare le nuove leve. Ora,
forse, l'userà per superare con un sorriso e con il buonumore la crisi finanziaria. Ovviamente, vinca il
migliore. My.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL QUARTO TORNEO All'evento
parteciperanno molti nomi noti: da Zaleski a Berhneim, da Angelini alla sorella
di Fidel Castro Totale: 1.890 concorrenti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 45 autore: Riassetti. La
Casa Bianca nomina Kenneth Feinberg: sarà lui a vigilare sui compensi dei top
manager Obama sceglie lo zar degli stipendi Citigroup lancia l'operazione che
renderà il governo socio al 34% L'amministrazione Obama spinge. Le lobby
bancarie fanno resistenza. Ma la Casa Bianca non vuole retrocedere: sulla
spinosa questione dei super-stipendi dei manager è in arrivo una riforma.
L'amministrazione americana vuole dare alla Sec (cioè l'Autorità di vigilanza
dei mercati) il potere di dare agli azionisti più voce in capitolo sui compensi
dei manager. Le imprese dovranno far votare i soci, ma la proposta – che deve
ancora essere approvata dal Congresso –prevede che l'esito del voto non sia
comunque vincolante. La logica della riforma l'ha spiegata
il segretario al Tesoro Tim Geithner: «Questa crisi
finanziaria ha molte cause, ma le pratiche
retributive dei manager sono state un'aggravante». Nella stessa direzione è la
nomina, avvenuta ieri, di Kenneth Feinberg nel ruolo di "zar" delle
paghe: sarà lui a vigilare gli stipendi dei manager delle società che hanno
ricevuto aiuti durante la crisi. E mentre il Governo prepara le riforme, dal mondo
bancario arrivano molte novità. Citigroup ieri ha annunciato di aver ufficialmente
lanciato un piano di equity swap da 58 miliardi di dollari, al termine del
quale il governo americano dovrebbe diventare azionista al 34 per cento.
Citigroup intende convertire in azioni comuni fino a 33 miliardi di dollari di
azioni privilegiate. Inoltre verranno convertite anche azioni privilegiate per
25 miliardi di dollari detenute dal Tesoro degli Stati Uniti. Una volta
completata la conversione, Citigroup aumenterà il proprio capitale Tier 1 di 64
miliardi di dollari, diventando così, almeno sulla carta, una delle banche più
solide del Paese. La Fed, invece, per la seconda volta dall'inizio dell'anno è
stata chiamata a spiegare il suo ruolo nel costosissimo piano governativo volto
al salvataggio di una grande istituzione finanziaria.
In particolare dal Congresso è arrivata la richiesta di «e-mail, registrazioni
di conversazioni e altri documenti» che mettano in chiaro i comportamenti della
Fed stessa nell'operazione Bank of America Merrill Lynch: in settembre il
valore della transazione venne stimato in 50 miliardi di dollari (era lo stesso
giorno in cui venne annunciato il fallimento di Lehman Brothers). Sempre in
gennaio Bofa annunciò che avrebbe ricevuto dal Governo fondi per 20 miliardi e
garanzie per altri 118 miliardi a fronte di possibili perdite connesse
all'operazione con Merrill. Già a febbraio il presidente e a.d. della Bank of
America, Kenneth Lewis, venne interrogato dal Procuratore generale di New York,
Andrew Cuomo, per fare luce sulle "pressioni" che arrivarono allo stesso
Lewis dal Governo e dalla banca centrale per perfezionare la fusione con
Merrill Lynch, considerata necessaria per evitare il collasso del sistema
finanziario americano. Lewis, che la settimana dopo perse la carica di chairman
a favore di Walter Massey, aveva nascosto agli azionisti di BofA la reale
situazione di Merrill Lynch. Eppure Cuomo ritiene ancora che il reale ruolo
della Fed nel deal non sia ancora del tutto chiaro. B.Ce. © RIPRODUZIONE
RISERVATA LA RIFORMA IN ARRIVO La Sec avrà il compito di dare agli azionisti
delle aziende quotate più voce in capitolo sugli stipendi dei vertici
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 45 autore: Editoria Ny Times
vende il Boston Globe Sarà la banca d'investimenti Goldman Sachs a gestire la
vendita del quotidiano «Boston Globe», una delle più importanti testate statunitensi
e di proprietà di New York Times Co., che l'acquistò nel 1993 per 1,1 miliardi
di dollari. A renderlo noto è lo stesso giornale di Boston, che ha anche fatto
sapere che ci sarebbero due potenziali acquirenti. L'editore newyorchese,
invece, non ha voluto commentare quella che la sua portavoce ha definito
«semplicemente una voce di corridoio ». Da settimane i vertici del Times e i
sindacati del Globe non riescono a trovare un accordo sulle misure da prendere
per arginare le perdite che il quotidiano di Boston continua a registrare. La crisi finanziaria gli è costata circa 50 milioni di dollari nel 2008, e per
quest'anno sono previste perdite per 85 milioni se non saranno prese misure
concrete. I giornalisti del quotidiano di Boston lunedì hanno rifiutato quasi
all'unanimità il piano che prevede tagli dei costi per 20 milioni di dollari.
Al diniego l'editore ha reagito con l'annuncio di ridurre gli stipendi del 23%
con l'obiettivo di accantonare 10 milioni. «Non abbiamo alternative al taglio
delle retribuzioni», ha dichiarato il presidente di New York Times Co., Arthur
O. Sulzberger in una lettera indirizzata ai giornalisti che chiedevano un suo
intervento nella disputa. Il 15 giugno rappresentanti di Boston Globe e New
York Times si siederanno al tavolo per tentare un compromesso, mentre il 16
dovranno affrontare il giudice del lavoro interpellato dai sindacati. Or. Si. ©
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( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 47 autore: INTERVISTA Ted
Burke Ceo di Freshfields «Creatività per sfidare la crisi» Monica D'Ascenzo MILANO «Abbiamo
iniziato a seguire la Bank of England nel 1793 e negli anni abbiamo
fronteggiato diverse crisi finanziarie». Ted Burke, ceo di
Freshfields, guida lo studio legale che nell'ultimo anno è stato al centro
delle più importanti partite finanziarie in Europa e negli stati Uniti. Freshfields ha assistito
la Banca d'Inghilterra per lo Special Liquidity Scheme, un piano per salvare le
banche da oltre 185 miliardi di sterline; il ministero delle Finanze Tedesco
nello sviluppo di un nuovo fondo di stabilità per i mercati
finanziari; inoltre è stato a fianco di Nomura nell'acquisizione e
nell'integrazione degli asset europei, mediorientali ed asiatici di Lehaman
Brothers. «Anche negli Stati Uniti stiamo lavorando con alcune delle maggiori
banche impegnate nella ristrutturazione dei propri asset» aggiunge Burke. Quali
difficoltà avete affrontato durante la crisi? La vera
sfida è stata quella di lavorare in un nuovo scenario che ci ha costretti ad
essere più creativi perché spesso non c'erano precedenti a cui rifarsi. Inoltre
abbiamo dovuto tenere in considerazione diversi fattori: le esigenze delle
banche, quelle dei governi e anche quelle dell'opinione pubblica. Cosa pensa
del protezionismo in campo finanziario?
La cosa più importante per i governi e le banche centrali negli ultimi nove
mesi è stata quella di stabilizzare il mercato finanziario
ed evitare altri fallimenti dopo quello di Lehman Brothers. C'è il rischio ora
che l'introduzione di nuove regolee l'incremento di partecipazioni statali in
svariati istituti finanziari, possano indirizzare le
banche verso strategie molto più nazionalistiche. Bisognerà aspettare per
vedere l'effetto che avrà sugli affari a livello globale. Quali cambiamenti ci
sono stati nel settore legale? Il settore legale non è stato certo immune dagli
effetti della crisi finanziaria che ha sicuramente
contribuito a cambiare il mix del business per gli studi legali. Quest'anno
siamo molto impegnati nell'assistere istituzioni finanziarie,
in restructuring, in insolvenze e in contenziosi. Le operazioni di private
equity si sono significativamen-te ridotte, così come le operazioni di leverage
finance, di Cdo, e le quotazioni. A che tipo di operazioni vi aspettate di
lavorare nel prossimo futuro? Nelle attività di M&A ci aspettiamo di vedere
particolarmente attivi i gruppi che sono usciti vincitori da questa crisi e che hanno liquidità. Una volta che il mercato si
sarà stabilizzato potranno essere i veri poli aggreganti nei processi di
consolidamento dei rispettivi settori. Inoltre ci aspettiamo un particolare
attivismo da parte dei fondi sovrani. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-11 - pag: 2 autore: Main Street modello per
l'Europa E l'Italia non deve perdere la fiducia nella forza della sua industria
manifatturiera di Marco Fortis «è come se gli americani e i britannici avessero
vissuto per un decennio in un paradiso di follia risparmiando meno di quanto
avrebbero dovuto perché pensavano che i prezzi delle case e delle azioni
sarebbero rimasti alti per sempre». Questa frase, che bene sintetizza una delle
cause più profonde che hanno originato la crisi
mondiale, non è di Carlo Azeglio Ciampi, che pure fu tra i primi a scrivere in
un editoriale del 17 settembre scorso sul Messaggero che la politica espansiva
americana aveva «drogato il mercato» e «trasferito al mondo intero una
sensazione forte e non sana di euforia». Né si tratta di una battuta di Giulio
Tremonti tratta dal suo libro premonitore La paura e la speranza o di una
riflessione di Romano Prodi, oggi particolarmente impegnato a studiare le
asimmetrie e gli squilibri della globalizzazione e della tecnofinanza non
regolata. Né è un passaggio del volume della Fondazione Astrid a cura di
Giuliano Amato, Governare l'economia globale. Nella crisi
e oltre la crisi (aprile 2009). è invece un caustico
giudizio dell'Economist (6 dicembre 2008). Lo stesso Economist che nell'aprile
2006 però celebrava in modo inconsueto la Goldman Sachs, dedicandole
addirittura una copertina e descrivendola come «una compagnia formidabile per
il suo nuovo approccio al rischio». Lo stesso Economist che nel maggio 2005
metteva invece sulla copertina della sua edizione europea l'Italia sostenuta da
tante piccole stampelle, descrivendo il nostro Paese come «the real sick man of
Europe», a causa della sua bassa crescita economica dovuta a un'eccessiva
vocazione manifatturiera, alla concorrenza asiatica e all'impossibilità delle
nostre imprese di ricorrere, come in passato, alla svalutazione della lira.
Incoerenze e contraddizioni dunque non sono mancate. Tanto è vero che sempre
l'Economist giànel giugno 2005 aveva sottolineato come l'impennata dei prezzi
delle case in corso a livello mondiale fosse «la bolla più grande della
storia», evidenziando come l'incremento del valore delle proprietà immobiliari
nei paesi avanzati negli ultimi 5 anni fosse stato pari al 100% del Pil
complessivo degli stessi (16 giugno 2005). Il che dimostra che alcune riviste,
così come vari economisti, avevano intuito singoli pezzi del problema ma non le
sue potenziali interconnessioni e dimensioni globali, che alla fine hanno
portato alla più grave crisi economica dai tempi del
1929. è indubbio che nell'ultimo decennio sia stata celebrata come
"virtuosa" un tipo di crescita alquanto precaria e non sostenibile
nel tempo. Basata, nel mondo avanzato, sul debito privato e sulla bolla
immobiliare col sostegno dei risparmi dei paesi emergenti, come ha bene
sottolineato su queste colonne Barry Eichengreen. Sicché i paesi
"virtuosi" erano quelli il cui Pil cresceva di più a prescindere dal
propellente con cui tale crescita veniva alimentata. Oggi è invece chiaro che
quei Paesi, cioè Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Islanda ecc.,
sono finiti in un bel pasticcio e hanno originato con il loro indebitamento
privato e i loro squilibri interni ed esteri la crisi
mondiale stessa. Il debito delle famiglie americane e inglesi è oggi pari a
circa il 100% dei Pil dei rispettivi paesi. In Irlanda ogni singolo abitante ha
in media oltre 32mila euro di debiti soltanto per i mutui per la casa, in
Islanda oltre 56mila. Oggi i "real sick men of Europe", che
abbisognerebbero di stampelle molto più robuste di quelle che nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-11 - pag: 5 autore: La riforma. Obiettivo
dell'Fsb è la stabilità e la tutela dei consumatori Meno debito e più
trasparenza per gestire i rischi Pubblichiamo uno stralcio dell'intervento
tenuto ieri a Tel Aviv, in occasione della Conferenza annuale della Iosco, da
Mario Draghi in qualità di presidente del Financial stability board di Mario
Draghi S ono lieto di essere qui oggi per discutere del nuovo contesto finanziario regolamentare che stiamo costruendo in risposta
alla crisi di mercato. Gli ultimi mesi sono stati molto impegnativi nell'ambito
della politica regolamentare internazionale. Parlerò delle principali tematiche
contenute nell'agenda delle riforme e del lavoro in corso per attuarne le
indicazioni. Ma prima di farlo, vorrei dire due parole sul nuovo ruolo che il
Financial Stability Board (FSB) svolgerà in futuro. Lo scorso anno, emerse un
ampioconsenso a favore del rafforzamento del contesto istituzionale del
Financial Stability Forum (FSF), al fine di migliorarne l'efficacia come
meccanismo per le autorità nazionali, gli organismi di fissazione degli standard
( standard setting bodies) e le istituzioni finanziarie
internazionali per affrontare le vulnerabilità e sviluppare e attuare efficaci
politiche regolamentari, di vigilanza e di altro genere,nell'interesse della
stabilità finanziaria. Un rafforzato assetto
istituzionale renderà l'FSB più efficace nella formulazione delle azioni da
intraprendere a livello globale in risposta alla crisi attuale, mantenendo mercati finanziari integrati a livello mondiale. Per sottolineare questi nuovi
obiettivi, il summit di Londra ha ridefinito l'FSF come FSB, con una membership
estesa e un più ampio mandato per promuovere la stabilità finanziaria. L'FSB nella sua nuova
composizione comprende ora, oltre ai membri dell'FSF, il resto dei paesi
del G20, la Spagna e la Commissione europea. Queste modifiche miglioreranno la
nostra capacità di contribuire agli sforzi in atto per rafforzare il sistema finanziario internazionale. I nuovi membri apporteranno una
più ampia prospettiva al nostro processo decisionale, aumentando il buy-in e
conseguentemente il recepimento dei risultati del nostro lavoro. (...) A tal
fine, i membri si impegnano a procedere a periodiche reciproche valutazioni -
basate, tra l'altro, sul Programma di valutazione del settore finanziario dell'FMI e della Banca mondiale. In termini di
mandato, oltre ai compiti giàdell'FSF-la valutazione delle vulnerabilità che
interessano il sistema finanziario, l'individuazione e
la sorveglianza sulle azioni necessarie per affrontare tali vulnerabilità e la
promozione del coordinamento e dello scambio di informazioni tra le autorità
responsabili della stabilità finanziaria - l'FSB
inoltre: e si occuperà di monitorare e offrire consulenza sugli andamenti del
mercato e sulle loro implicazioni per la politica regolamentare, e sulle prassi
migliori per adeguarsi agli standard regolamentari; r stabilirà linee- guida
per l'istituzione di collegi di vigilanza e ne sosterrà l'avvio, gestirà la
pianificazione d'emergenza per la gestione transfrontaliera delle crisi, in
particolare con riferimento ad aziende di importanza sistemica; t rafforzerà la
sua collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), anche
conducendo esercizi di early warning; u e, cosa importante, effettuerà
revisioni strategiche congiunte del lavoro di messa a punto delle politiche
degli organismi internazionali di definizione degli standard, per assicurare
che il loro lavoro sia tempestivo, coordinato, focalizzato sulle priorità e
rivolto a coprire i vuoti. Vi è qui un forte consenso sul fatto che
l'indipendenza dell'attività di fissazione degli standard sia essenziale e
debba essere mantenuta. In realtà, il valore dell'attività internazionale di
fissazione di standardè strutturalmente collegato con la sua indipendenza. Al
contempo, tale attività indipendente deve essere integrata da processi per il
coordinamento, l'accountability e la governance degli standard setters, incluse
regolari consultazioni con le parti interessate. Come abbiamo visto nell'FSB
negli ultimi 18 mesi circa, il coordinamento degli organismi di fissazione
degli standard è stato essenziale nella messa a punto di una risposta coerente
a questa crisi e nella creazione di un settore finanziario
più robusto per il futuro. Il lavoro della IOSCO è stato e continua ad essere
di grande importanza a tale riguardo. A supporto delle proprie funzioni, l'FSB
creerà una struttura istituzionale adeguata ai suoi più estesi compiti, che
comprenderà uno Steering Committee per seguire i lavori dell'FSB tra un
incontro plenario e il successivo, nonché Standing Committees per la
valutazione delle vulnerabilità, per la cooperazione regolamentare e di
vigilanza e per l'attuazione degli standard. Saranno infine sensibilmente
accresciute le risorse del segretariato. (...) Vorrei ricordare una serie di
principi alla base della nostra azione di riforma: e In primo luogo, il nostro
lavoro si basa sul ripristino di un sistema finanziario
che operi con meno debito, sia più immune dal set di non corretti incentivi
alla base di questa crisi, dove la trasparenza consenta una migliore
identificazione e gestione dei rischi, dove la sorveglianza prudenziale e
regolamentare risulti rafforzata e il sistema sia in grado di lasciar fallire
le istituzioni non correttamente gestite. r In secondo luogo, la chiarezza.
Siamo impegnati a costituire delle precise aspettative sul futuro contesto di
regolamentazione. Costituire aspettative stabili circa il futuro assetto
consentirà agli operatori di poter assumere decisioni strategiche con maggiore
fiducia. t In terzo luogo, mentre la direzione è chiara, i cambiamenti da
apportare dovranno essere graduali. Alcuni elementi del nuovo sistema (ad
esempio un maggior livello di capitale) dovranno essere introdotti passo dopo
passo, in linea con il miglioramento del contesto di riferimento. u In quarto
luogo, dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati finanziari
globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e mercati
globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo impegnarci
per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione che
favorisca parità di trattamento tra i diversi paesi. Nello stesso tempo, se
vogliamo mantenere mercati aperti e globali, questi
standards necessitano di essere rafforzati per fornire adeguata protezione agli
"spettatori innocenti", colpiti dalle indiscriminate assunzioni di
rischio che abbiamo osservato. i Da ultimo, nello sviluppare e applicare
sistemi di supervisione e regolamentazione più incisivi, funzionali a contenere
un eccessivo indebitamento e a fronteggiare in modo adeguato fenomeni di market
failure, dobbiamo, nel contempo, evitare di imporre eccessivi e soffocanti
livelli di regolamentazione. La regolamentazione non deve impedire l'innovazione,
necessaria per ampliare il processo di scelta dei consumatori e un più ampio
accesso al credito. Non si deve soffocare l'innovazione finanziaria.
Tuttavia non l'accetteremo con l'entusiasmo del passato e la sottoporremo ad
attenta verifica per essere certi che non accresca il rischio sistemico.
Dobbiamo assicurare che l'innovazione non comprometta altri obiettivi,
chiaramente identificati, comprese la stabilità sistemica e la tutela del
consumatore. La sfida che si presenta ai regulators e agli operatori è, come
sempre, quella di trovare il giusto compromesso. I PRINCIPI Chiarezza del
contesto normativo, cambiamenti graduali, globalità del sistema, authority non
«ingessanti»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-11 - pag: 5 autore: «Regole nuove ma non
soffocanti» Draghi: non impedire l'innovazione finanziaria, serve un «giusto
compromesso» Riccardo Sabbatini TEL AVIV. Dal nostro inviato Nuove regole sono
necessarie per ristabilire la fiducia nei mercati
finanziari ma non debbono essere «soffocanti».
Occorre trovare un «giusto compromesso » tra la esigenza del mercato
all'innovazione finanziaria
e la necessitàdievitarenuovecrisisi-stemichecomequellacheneime-siscorsistavapermandareagam-beall'ariailsistemafinanziarioin-ternazio ale. Il governatore della Banca
d'Italia Mario Draghi è intervenuto ieri al meeting annuale dello Iosco,
l'associazione internazionale dei regulator, indicando le linee guida che
stanno prendendo forma per una strategia di exit dalla crisi. «Abbiamo la
tendenza a dimenticare - aveva notato nel dargli la parola Stanley Fischer, tra
i maggiori economisti al mondo, attuale Governatore della Banca di Israele e
professore dello stesso Draghi all'università statunitense del Mit – ma pochi
mesi fa, all'indomani del fallimento di Lehman Brother's, per alcune settimane
è sembrato che l'intero sistema finanziario fosse in
pericolo di collasso». Quel pericolo ora è più lontano, ilfatto che le banche
americane abbiano annunciato l'intenzione di restituire i fondi ricevuti dal
governo è, per Draghi, un «segnale molto, molto incoraggiante». Può, insomma, iniziare
l'opera di ricostruzione. Ma in che direzione? Il banchiere centrale italiano
ha parlato come presidente della Financial Stability Board, l'organismo nato un
po' per caso – ha ricordato – nei giorni caldi dell'emergenza finanziaria e che il recente meeting londinese del G-
( da "Messaggero, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 11 Giugno
2009 Chiudi ROSARIO DIMITOdal nostro inviato SIENA - Bankitalia apre
all'ingresso nel suo capitale di un gran numero di banche e altri operatori
finanziari, comprese le fondazioni. Ma su questo progetto ci sarebbero i dubbi
del governo. Ieri nella giornata inaugurale del 21° congresso Acri, Fabrizio
Saccomanni è tornato a porre l'accento sull'assetto proprietario della banca
centrale. Il direttore generale di Palazzo Koch, riprendendo la sollecitazione
fatta da Mario Draghi nelle conclusioni finali («l'assetto attuale fa emergere
un'anomalia formale» ci vuole «una soluzione al problema») ha prospettato una
via d'uscita con «un'equilibrata distribuzione delle quote partecipative su un
ampio spettro di operatori bancari e finanziari, incluse le fondazioni». E se
il leader degli enti Giuseppe Guzzetti ha prontamente raccolto l'invito («siamo
disponibili, vogliamo sapere quanto valgono e quanto rendono»), di diverso
avviso sarebbe Giulio Tremonti. Sulla tribuna del congresso Acri, dopo Saccomanni
è salito Guzzetti. Ma durante il discorso del leader delle fondazioni, al
tavolo della presidenza il direttore generale di Bankitalia e il ministro
dell'Economia hanno iniziato a confrontarsi a lungo. Oggetto dell'appassionata
disquisizione la frase di Saccomanni sul riassetto delle quote. Tremonti ha
evidenziato con un cerchietto fatto con la penna le parole «ampio spettro»: dai
discorsi del ministro ascoltati da numerosi partecipanti seduti nelle prime
file, è apparso chiaro il suo disappunto sulla soluzione prospettata da
Saccomanni, i cui «obiettivi prioritari restano la salvaguardia
dell'indipendenza e dell'autonomia». Come arrivare a una redistribuzione delle
quote fra più soggetti che allarghi la base "azionaria", Saccomanni
non l'ha detto. Ma forse le divergenze del ministro riguardano la soluzione
finale nel suo complesso che coinvolge le fondazioni sottoposte - è bene
sottolinearlo - alla vigilanza di via XX settembre. E quindi Tremonti ha pieno
titolo per dire la sua su questa modalità del riassetto. Nella sua relazione il
dirigente di Bankitalia ha ribadito che il sistema bancario
italiano è stato meno colpito degli altri dalla crisi
finanziaria. Ma è il caso di definire «global legal
standards per la proprietà e la trasparenza dell'attività economica» cui ha
fatto riferimento anche Tremonti. E rifacendosi alle conclusioni della
Commissione de Larosière ha rimarcato che «l'attività di vigilanza rimarrà in
capo agli Stati membri».
( da "Messaggero, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 11 Giugno
2009 Chiudi di MARIO DRAGHI * Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un
maggior livello di capitale) dovranno essere introdotti passo dopo passo, in
linea con il miglioramento del contesto di riferimento. In quarto luogo, dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati
finanziari globali e integrati. Partendo da un
sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali,
dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di
regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi Paesi.
Nello stesso tempo, se vogliamo mantenere mercati
aperti e globali, questi standards necessitano di essere rafforzati per fornire
adeguata protezione agli "spettatori innocenti", colpiti dalle
indiscriminate assunzioni di rischio che abbiamo osservato. Da ultimo, nello
sviluppare e applicare sistemi di supervisione e regolamentazione più incisivi,
funzionali a contenere un eccessivo indebitamento e a fronteggiare in modo
adeguato fenomeni di market failure, dobbiamo, nel contempo, evitare di imporre
eccessivi e soffocanti livelli di regolamentazione. La regolamentazione non
deve impedire l'innovazione, necessaria per ampliare il processo di scelta dei
consumatori e un più ampio accesso al credito. Non si deve soffocare
l'innovazione finanziaria. Tuttavia non l'accetteremo
con l'entusiasmo del passato e la sottoporremo ad attenta verifica per essere
certi che non accresca il rischio sistemico. Dobbiamo assicurare che
l'innovazione non comprometta altri obiettivi, chiaramente identificati,
comprese la stabilità sistemica e la tutela del consumatore. La sfida che si
presenta ai regulators e agli operatori è, come sempre, quella di trovare il
giusto compromesso. * Estratto dall'intervento del governatore della Banca
d'Italia in qualità di presidente del Financial Stability Board alla conferenza
annuale della Iosco (l'organizzazione mondiale delle autorità di vigilanza sui mercati finanziari) a Tel Aviv
( da "Messaggero, Il (Pesaro)"
del 11-06-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero,
Il (Ancona))
Argomenti: Crisi
Giovedì 11 Giugno
2009 Chiudi di GIAMPAOLO MILZI L'Aethra diventa italo-anglo-americana, investe
anche in Australia, e si trasforma in una multinazionale alla conquista di
fette di mercato globale che vanno dagli Usa al Far Est. E' la rivoluzionaria
riorganizzazione deliberata l'8 giugno dal consiglio d'amministrazione per far
uscire l'azienda di sistemi di comunicazione high-teach (già la quarta nel
mondo per il settore), "dal mare molto agitato dell'attuale difficile
situazione economica e farla tornare a crescere". Un passo storico
annunciato ieri mattina da Marco ed Elena Viezzoli, rispettivamente
amminisratore delegato e vicepresidente, nella conferenza stampa nella sede del
gruppo a Collemarino. Ma sono ancora "tutte da chiarire le idee sui futuri
assetti occupazionali", ha ammesso Marco Viezzoli, mentre fuori, in via
Ricci, i 260 dipendenti in cassa integrazione ordinaria a rotazione tornavano a
dar vita a un presidio (dopo quello di lunedì) coi rappresentanti di Fiom Cgil,
Fiom-Cisl ed Rsu per protestare "contro i ritardi nel pagamento degli stipendi e la grave crisi finanziaria del gruppo". Le nuove linee strategiche del piano
industriale 2009-2011. Due soci, uno statunitense ed uno inglese, acquisiranno
il 45% delle azioni di "Aethra video srl", la neonata società alla
quale il gruppo ha conferito gli asset (e destinato 110 dipendenti) dei
prodotti di audio-video comunicazione e che si affianca alla tradizionale
"Aethra spa", che continuerà a gestire i sistemi di rete per
telecomunicazioni (clienti consolidati Telecom e altre compagnie). Una joint
venture con una società australiana, di cui Aethra controllerà il 25% delle
quote di capitale. «Nuove patnership con tre soggetti tra i più importanti nel
mondo fra quelli che controllano i canali commerciali e di distribuzione», ha
sottolineato Elena Viezzoli. Un'espansione internazionale che sarà implementata
anche grazie a un nuovo direttore generale esterno (e dal suo team di
specialisti) e a tre neo-società ad hoc, Aethra Usa, Aethra England e Aethra
Asia Pacific. Le prospettive: uffici e sedi di rappresentanza in Usa, Inghilterra,
Giappone, Cina, altri Paesi del Sud-est asiatico e Oceania; iniezioni di
capitali freschi capaci di superare la crisi finanziaria
e di mercato dovute alla macro-congiuntura sfavorevole e alla stretta
creditizia (Marco Viezzoli: "Ora dalle banche ci aspettiamo molto di
più"); fatturato in ripresa con contratti firmati per 28 milioni di euro
per il periodo 30 giugno 2009-30 giugno 2010, rispetto ai 17 dello stesso
periodo precedente, e alle potenzialità dei nuovi prodotti di audio-video comunicazione
ad alta definizione appena lanciati.
( da "Corriere della Sera"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Focus Vuota data: 11/06/2009 - pag: 11 La relazione Il prossimo 18
giugno il rapporto annuale della Covip, la commissione di vigilanza Il recupero
Il peggio sembra passato, ora si pensa di introdurre il meccanismo del «Life
Cycle» per commisurare il rischio all'età degli aderenti L'anno nero dei fondi
pensione Gli azionari perdono quasi il 25% del rendimento E la vecchia
«liquidazione» si prende la rivincita È stato l'anno nero anche per i fondi
pensione e non poteva essere altrimenti, vista la dimensione della crisi internazionale. Ma il peggio, anche qui, sembrerebbe
passato. Tanto che, secondo Antonio Finocchiaro, presidente della Covip, la
commissione che vigila sui fondi pensione, non occorrono grossi interventi o
riforme strutturali, anche se certo, sulla previdenza integrativa «bisognerà
tornare a riflettere», una volta superata l'emergenza finanziaria
ed economica in atto. I suggerimenti sul da farsi Finocchiaro li ha già pronti.
E si appresta, a sei mesi dalla sua nomina alla guida dell'Autorità, ad illustrarli
il prossimo 18 giugno con la relazione annuale sullo stato della previdenza
complementare. I fondi, aveva detto Finocchiaro in Senato due mesi fa, hanno
mostrato un'apprezzabile solidità di fronte alla «severa prova» della crisi. Che ha tagliato, con una sforbiciata consistente, i
rendimenti soprattutto di quelli più a rischio, cioè investiti in azioni. I
dati, e sono quelli aggiornati al 31 marzo, evidenziano infatti un calo del
6,3% dei rendimenti dei fondi negoziali (istituiti da accordi tra aziende e
sindacati) nel 2008 che scendono di un ulteriore 1% nei primi tre mesi del
2009: in particolare la diminuzione è del 24,5% (2008) e del 5% (primo
trimestre 2009) per il comparto azionario; del 9,4% e 1,7% per il bilanciato;
del 3,9% e 0,9% del misto mentre c'è un rialzo dell'1,6% e dello 0,6% per
l'obbligazionario puro. Andamento simile per i fondi aperti (istituiti
direttamente dagli intermediari finanziari come banche e assicurazioni), i cui
rendimenti sono complessivamente scesi del 14% nel 2008 e di un ulteriore 2,2%
tra gennaio e marzo di quest'anno con il picco di un taglio del 27,6% (2008) e
del 5,6% (2009) per l'azionario a cui si oppone un apprezzamento del 4,9% e del
1,3% per l'obbligazionario puro. Quanto ai Pip, piani di investimenti individuali,
nel 2008 c'è stato complessivamente, nella media, un abbattimento dei
rendimenti del 24,9% mentre nel primo trimestre la riduzione ha toccato il
4,6%: in caduta del 36,5% (2008) e del 7,6%(2009) le linee azionarie e in
salita del 2,7% e dello 0,9% quelle obbligazionarie. A fronte di questi dati il
Tfr (trattamento di fine rapporto, cioè la vecchia «liquidazione») ha visto una
rivalutazione netta lo scorso anno del 2,7% cui si aggiunge lo 0,3% del primo
trimestre del 2009. Il taglio dei rendimenti è ovviamente «potenziale» perché
si realizza solo se si liquida l'investimento nel fondo, spiega Finocchiaro.
Che è arrivato alla Covip, in sostituzione di Luigi Scimia, dopo 47 anni
passati in Banca d'Italia. Anzi 47 anni e 3 mesi, un record per l'istituto di
via Nazionale che ha superato quello detenuto da Carlo Azeglio Ciampi passato
agli alti incarichi politici ed istituzionali dopo 46 anni e 9 mesi di Banca. E
di quella esperienza a Palazzo Koch («che ripeterei tutta compresi gli
inevitabili errori») conclusa con l'incarico di vicedirettore generale,
Finocchiaro conserva molto nel nuovo ruolo nella commissione. Compresa
l'impostazione della relazione all'Assemblea, costruita sull'esempio delle
Considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia. «Ho lavorato con
cinque governatori nella mia carriera» spiega, prima di inviare il suo
apprezzamento a Mario Draghi per avere richiamato l'attenzione sui fondi
pensione nelle Considerazione dello scorso 29 maggio. Ed è proprio da qui che
Finocchiaro parte per suggerire alcuni interventi. Il primo, che riprende anche
un suggerimento del governatore, riguarda la possibilità di modificare le
modalità di partecipazione ai fondi. «Sarebbe opportuno introdurre il
meccanismo del life cycle » afferma il presidente della Covip, spiegando che in
tal modo l'investimento nei fondi «si modificherebbe in base all'età del
sottoscrittore ». Il quale passerebbe automaticamente dal fondo con più alta
percentuale azionaria a quello obbligazionario puro passando per quello misto a
secondo appunto del «ciclo della vita», cioè con l'avanzare dell'età:
dall'investimento più rischioso a quello più prudente. Così da non avere
«sorprese» per eventuali sbalzi di Borsa in prossimità della pensione. Per quel
che riguarda gli interventi di «manutenzione » dell'attuale normativa dei fondi
pensione, spiega il presidente della Covip, alcuni richiedono un intervento in
Parlamento, ma per altri sarebbe sufficiente l'accordo tra le parti sociali.
Occorrerà tornare a ragionare sulla «opportunità dei fondi» insiste Finocchiaro
per il quale i quasi 5 milioni di iscritti sono molti ma non abbastanza visto
il bacino potenziale di lavoratori dipendenti del settore privato, oltre 20
milioni, del pubblico impiego e degli autonomi. L'intervento del governo è
anche auspicabile per possibili vantaggi fiscali. Finocchiaro guarderebbe con
favore anche al ritocco di alcune norme sul Tfr. In particolare, con accordi
negoziali, per quel che riguarda la possibilità per il lavoratore di rivedere
la scelta di destinare il suo Tfr ai fondi. Attualmente è esclusa ma «si
potrebbe prevedere la facoltà di ripensamento ogni cinque anni oppure due volte
nella vita» dice Finocchiaro per il quale tale modifica potrebbe funzionare da
incentivo alle future adesioni. Infine i fondi e la loro struttura. Il sistema
funziona, afferma il presidente della Covip. Che però sta prendendo spunto
dall'attuale crisi che ha inciso sui rendimenti per
mettere a punto, ovviamente assieme ai suoi collaboratori e agli esperti della
commissione, alcune proposte per dotare la previdenza complementare di
meccanismi di solidarietà intergenerazionale. Sulla previdenza complementare
comunque qualcosa si era mosso già prima dell'esplodere
della crisi finanziaria ed
economica. Il ministro per il Welfare, Maurizio Sacconi, aveva accennato
all'ipotesi del ripensamento sulla scelta di destinazione del Tfr nonché a
quella della portabilità del contributo datoriale anche nelle forme di
previdenza individuale lasciando invece più nello sfondo eventuali ritocchi in
campo fiscale, per i quali adesso, con la crisi,
ci sono ancora meno margini. Sulla scia di queste idee, in Parlamento il Pdl ha
presentato alcune proposte di legge. In Senato per iniziativa di Cinzia
Bonfrisco e di Francesco Casoli e alla Camera per iniziativa di Giuliano
Cazzola, che hanno proposto di avviare la discussione e di promuovere
iniziative di Life Cycle, per gli investimenti nei fondi pensione. Stefania
Tamburello Il presidente Antonio Finocchiaro: una volta passata la crisi bisognerà tornare a riflettere sulla previdenza
integrativa
( da "Corriere della Sera"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Focus Vuota data: 11/06/2009 - pag: 11 Fabio Ortolani, presidente di
Cometa «Siamo un ammortizzatore sociale di riserva» La crisi
economica rischia di trasformare i fondi pensione in un ammortizzatore sociale
di riserva. Se ne sono accorti in particolare a Cometa, che è il fondo più
grande, con quasi mezzo milione di iscritti, in un settore, il metalmeccanico,
gravemente colpito dalla congiuntura (basti pensare che in un anno il ricorso
alla cassa integrazione ordinaria è aumentato del 2.109%). Spiega il presidente
di Cometa, Fabio Ortolani, già dirigente del sindacato Uil e poi membro della
Covip, la commissione di vigilanza sulla previdenza integrativa: «Dal primo
gennaio al 31 maggio di quest'anno abbiamo avuto 7.450 domande di anticipazione
di cui ben 5.440 di anticipazione cosiddetta immotivata». Si tratta cioè della
possibilità offerta al lavoratore iscritto da almeno 8 anni di riavere indietro
il 30% della sua «posizione», cioè dei contributi investiti fino a quel
momento, senza dover giustificare il motivo della richiesta. Una possibilità
prevista dalla legge sui fondi pensione accanto alle altre due forme classiche
di anticipazione motivata, per la prima casa e per spese sanitarie
straordinarie, che danno diritto a ritirare fino al 75% della posizione.
L'anticipazione immotivata è chiaramente legata a improvvise difficoltà
economiche del richiedente. Considerando che nonostante questa possibilità sia
concessa solo agli iscritti da lungo tempo più dell'1% del totale degli
appartenenti a Cometa l'ha sfruttata, non si tratta di un fenomeno
trascurabile, osserva Ortolani. Non solo. «Il problema vero aggiunge il
presidente del fondo pensione dei metalmeccanici è che difficilmente chi ha
ritirato questi soldi sarà in seguito in grado di riversarli nuovamente nel
fondo», visto il basso livello dei salari. Il che porta a un sostanziale
indebolimento del montante contributivo e quindi, un domani, a una pensione
complementare più leggera. Ecco perché, Ortolani, pur comprendendo le necessità
che spingono il lavoratore a ricorrere ai soldi messi nel fondo, trova
«abbastanza discutibile che la legge abbia previsto questa possibilità ». In
Fonchim (lavoratori della chimica), l'altro grande fondo del settore
industriale, con 161.393 iscritti, le richieste di anticipazione del 30% sono
state, in proporzione, meno che in Cometa, ma nei primi cinque mesi dell'anno
hanno comunque raggiunto la cifra di 1.300. E questo nonostante tutti gli
iscritti abbiano ricevuto all'inizio dell'anno una lettera dove tra l'altro li
si invitava a «non chiedere riscatti, trasferimenti o anticipazioni», vista la crisi finanziaria che aveva ridotto il valore delle posizioni contributive. Dal
punto di vista dei rendimenti, la situazione è decisamente migliorata nei primi
cinque mesi del 2009. Ortolani spiega che i quattro comparti di Cometa hanno
registrato tutti un segno positivo, «da un minimo dello 0,7% a un massimo di
circa il 4%». In Fonchim, sempre per il periodo gennaio-maggio, si va
dal + 1,06% del comparto «garantito» al + 5% del comparto «crescita». Le
preoccupazioni, in prospettiva, riguardano piuttosto le entrate contributive.
Anche qui a causa della crisi. Se aumenta il ricorso
alla cassa integrazione, se calano gli occupati, si riducono gli iscritti e i
contributi versati ai fondi. In sostanza, se davvero la disoccupazione dovesse
aumentare come dicono tutte le previsioni, i fondi ne risentirebbero
negativamente. Senza contare che la legge prevede anche che, in caso di
cessazione dell'attività lavorativa e in caso di cassa integrazione per almeno
12 mesi, il lavoratore ha diritto di chiedere il riscatto, cioè la riscossione
totale o parziale della propria posizione. Ancora una volta, i fondi come
ammortizzatore sociale di riserva. Enrico Marro Anticipi «Sempre più iscritti
in difficoltà economiche chiedono di riavere subito parte dei loro contributi»
( da "Corriere della Sera"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 11/06/2009 -
pag: 35 La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Eni e Intesa trainano il
listino Fiat e petroliferi trainano al rialzo Piazza Affari che termina la
giornata con l'Ftse Mib in aumento dell'1,14%. Tutte le principali Borse
europee sono salite, trainate dalla buona apertura di Wall Street,
passata poi in negativo dopo la diffusione del Beige Book sulle prospettive
dell'economia americana. La Fed vede segnali di rallentamento della crisi,
tuttavia le condizioni del mercato restano deboli. Alla fine New York ha chiuso
in calo dello 0,27%. Tornando a Piazza Affari, la Fiat ha guadagnato il 4,85%
toccando quota 7,79 euro dopo che nella notte la Corte suprema ha dato l'ok
definitivo all'operazione Chrysler. In scia sale Pininfarina che guadagna quasi
il 20%. In recupero i titoli petroliferi che beneficiano del rialzo del
greggio, ieri ai massimi degli ultimo otto mesi. L'Eni ha chiuso in rialzo
dell'1,76, Saipem del 3,63% e Tenaris del 2,33%. Enel era partita bene sulla
scia delle indiscrezioni su un possibile interesse del fondo sovrano cinese
Cic. Nel pomeriggio tuttavia l'interesse si è sgonfiato e il titolo ha chiuso
in ribasso dello 0,62%. Positivi i bancari con Intesa Sanpaolo (+2,67%),
Montepaschi (+4,07%) e Mediobanca (+1,58%) mentre Unicredit arretra dello
0,50%. Ancora in rialzo Banca Profilo che sale del 16,6% dopo il via libera al
salvataggio e l'arrivo di Matteo Arpe alla presidenza. Salgono anche gli
assicurativi Generali (+0,64%) Fondiaria-Sai (+2,7%). Tra i titoli migliori da
segnalare Prysmian (+6,5%) e Stefanel che mette a segno un rialzo del 12,56%
dopo l'annuncio dell'apertura di 12 punti vendita in Cina. Banca Profilo Nuovo
balzo per Banca Profilo (+16%) dopo il via libera all'arrivo di Matteo Arpe
( da "Corriere della Sera"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 11/06/2009 -
pag: 35 Il caso a Wall Street Stime in rialzo per Home Depot La revisione al
rialzo delle stime di crescita di Home Depot sembrava poter finalmente portare
un po' di ottimismo a Wall Street. Il colosso americano del fai-da-te ha
annunciato ieri che i profitti per azione potrebbero restare stabili, o
in lieve flessione, a fronte della precedente previsione che stimava un calo
del 7%. Come a dire: il peggio è passato. Ma l'ottimismo non è durato. La
diffusione del Beige Book della Fed sulle prospettive dell'economia Usa ha
frenato Wall Street. Così, dopo aver segnato in preapertura un rialzo del 4%,
il titolo Home Depot si è sgonfiato per chiudere a +0,16%. Frank Blake, ceo di
Home Depot
( da "Corriere del Veneto"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto
sezione: NOTTEEGIORNO data: 11/06/2009 - pag: 21 Vino e regole Dietrofront in
Europa Il Chiaretto è salvo La battaglia dei rosati è finita con una vittoria
che salva il Bardolino Chiaretto. Il commissario europeo all'agricoltura,
Mariann Fischer Boel, ha infatti rinunciato all'ipotesi comunitaria di
consentire la produzione di vini di colore rosa attraverso il taglio di vini da
tavola bianchi e rossi. Una decisione che è stata annunciata dal Ministro alle
Politiche agricole Luca Zaia - «è questa l'Europa che vogliamo, fondata sul
rispetto delle identità, della qualità, della sicurezza alimentare e della
tradizione», ha affermato commentando la novità e che ha provocato un
inevitabile brindisi di festa da parte del Consorzio di tutela del Bardolino e
dei cugini bresciani del Consorzio Garda Classico. Le prime realtà associativa
del mondo vitivinicolo nazionale a sollevare formalmente il problema, tanto da
lanciare congiuntamente allo scorso Vinitaly una petizione in difesa dei vini
rosati tradizionali. Quelli che vengono ottenuti esclusivamente attraverso la
vinificazione in rosa di uve rosse (per il Bardolino Chiaretto si utilizzano
prevalentemente Corvina Veronese e Rondinella). Erano state 1500 le firme
raccolte in poco tempo e la protesta aveva immediatamente incontrato
l'interesse di Zaia e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Aldo
Brancher, entrambi firmatari della petizione. Lo stesso Zaia, incontrando una
settimana fa a Bardolino insieme a Brancher il consiglio di amministrazione del
consorzio bardolinese, aveva annunciato la ferma volontà di «vincere la battaglia
dei rosati». «Siamo particolarmente lieti dell'esito favorevole della vicenda
dice adesso il presidente del Consorzio di tutela del Bardolino, Giorgio
Tommasi perché significa che ora si può continuare a valorizzare la
straordinaria unicità del Chiaretto e dei vini rosati della grande tradizione
italiana. La proposta comunitaria rischiava di mettere in ginocchio la nostra
storia, soprattutto in un momento come l'attuale, che, nonostante
la pesante crisi finanziaria globale, vede il Bardolino Chiaretto crescere esponenzialmente
in termini di vendite». Luca Fiorin La svolta La Ue ha deciso: no alla
produzione di rosati ottenuti tagliando vini da tavola rossi e bianchi
Bardolino Il Chiaretto è una varietà del Bardolino, ottenuta con la
vinificazione in rosa di uve rosse (Corvina veronese e Rondinella)
( da "Messaggero, Il"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 11 Giugno
2009 Chiudi di MARIO DRAGHI* VI È l'esigenza di un crescente impegno per le
autorità di vigilanza, quelle impegnate nella regolamentazione e altre
autorità, a livello nazionale e internazionale. A entrambi i livelli, le
autorità hanno bisogno di diventare più sensibili, più pronte ed efficaci
nell'attenuazione dei rischi emergenti. Lo scambio di informazione e la
cooperazione tra le autorità sia a livello nazionale che internazionale
necessita di un miglioramento. La maggior parte dei Paesi sta rivedendo gli
accordi di collaborazione tra le autorità nazionali coinvolte. Anche a livello
internazionale, sono stati ora istituiti collegi di supervisione dedicati alle
banche globali. Compito prioritario è ora l'attuazione. Ciò è per larga parte
nelle mani delle autorità nazionali, tuttavia abbiamo bisogno di approcci
coerenti tra Paesi e regioni. Infatti, i leader del G20 hanno posto una
rinnovata enfasi al riguardo. All'Fsb, agli organi di fissazione degli standard
e al Fmi/Bm è stato affidato il compito di far sì che l'attuazione sia
funzionale a tre obiettivi complementari: primo, promuovere maggior adesione
agli standard internazionali; secondo, aiutare nell'identificazione dei Paesi
che sono indietro in termini di attuazione degli standard selezionati; e terzo,
sostenere i processi di valutazione reciproca, così come hanno fatto quei
membri dell'Fsb che si sono impegnati su questo fronte, alla stregua di una
membership obligation. Mi sembra sia giunto il momento di indicare i quattro
punti chiave della nostra azione di riforma. In primo luogo, il nostro lavoro
si basa sul ripristino di un sistema finanziario che
operi con meno debito, sia più immune dal set di non corretti incentivi alla
base di questa crisi, dove la trasparenza consenta una migliore identificazione
e gestione dei rischi, dove la sorveglianza prudenziale e regolamentare risulti
rafforzata e il sistema sia in grado di lasciar fallire le istituzioni non
correttamente gestite. In secondo luogo, la chiarezza. Siamo impegnati a
costituire delle precise aspettative sul futuro contesto di regolamentazione.
Costituire aspettative stabili circa il futuro assetto consentirà agli
operatori di poter assumere decisioni strategiche con maggiore fiducia. In terzo
luogo, mentre la direzione è chiara, i cambiamenti da apportare dovranno essere
graduali. Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un maggior livello di
capitale) dovranno essere introdotti passo dopo passo, in linea con il
miglioramento del contesto di riferimento. In quarto luogo, dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati
finanziari globali e integrati. Partendo da un
sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali,
dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di
regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi Paesi.
Nello stesso tempo, se vogliamo mantenere mercati
aperti e globali, questi standards necessitano di essere rafforzati per fornire
adeguata protezione agli "spettatori innocenti", colpiti dalle
indiscriminate assunzioni di rischio che abbiamo osservato. Da ultimo, nello
sviluppare e applicare sistemi di supervisione e regolamentazione più incisivi,
funzionali a contenere un eccessivo indebitamento e a fronteggiare in modo
adeguato fenomeni di market failure, dobbiamo, nel contempo, evitare di imporre
eccessivi e soffocanti livelli di regolamentazione. La regolamentazione non
deve impedire l'innovazione, necessaria per ampliare il processo di scelta dei consumatori
e un più ampio accesso al credito. Non si deve soffocare l'innovazione finanziaria. Tuttavia non l'accetteremo con l'entusiasmo del
passato e la sottoporremo ad attenta verifica per essere certi che non accresca
il rischio sistemico. Dobbiamo assicurare che l'innovazione non comprometta
altri obiettivi, chiaramente identificati, comprese la stabilità sistemica e la
tutela del consumatore. La sfida che si presenta ai regulators e agli operatori
è, come sempre, quella di trovare il giusto compromesso. * Estratto
dall'intervento del governatore della Banca d'Italia in qualità di presidente
del Financial Stability Board alla conferenza annuale della Iosco
(l'organizzazione mondiale delle autorità di vigilanza sui mercati
finanziari) a Tel Aviv
( da "marketpress.info"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 11 Giugno
2009 GRAVE IL QUADRO DELINEATO DALLA FILIERA CARTA, EDITORIA, STAMPA E
TRASFORMAZIONE IERI IN AUDIZIONE AL SENATO: I RAPPRESENTANTI DELLA FILIERA
CHIEDONO INTERVENTI OPERATIVI URGENTI A TUTELA DELLA COMPETITIVITÀ DELLE
IMPRESE Milano, 11 giugno 2009 - Dopo lincontro dello scorso
20 maggio con la Commissione Industria del Senato i rappresentanti di Acimga
(produttori di macchine grafiche), Aie (editori di libri), Anes (editoria periodica
specializzata), Argi (distributori di macchine, sistemi e prodotti per il
settore grafico), Asig (stampatori di giornali), Assocarta (produttori di
carta), Assografici (industrie grafiche, cartotecniche e trasformatrici) e
della Fieg (editori di quotidiani e di periodici) hanno illustrato oggi, nel
corso di unaudizione al Senato, proposte operative di politica industriale
a sostegno di una Filiera che ha un fatturato di circa 40 miliardi di Euro e
pesa per il 5% in termini di addetti sulloccupazione complessiva (con un livello
occupazionale pari a quello del settore auto). Il quadro delineato oggi dai
rappresentanti dei settori Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, nel corso
dellaudizione, è segnato dal grave impatto che la crisi finanziaria
internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di produzione in costante
ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008 (-4,6 rispetto al 2007)
che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di ben 3. 533 addetti nel
corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in questa prima parte dellanno
in corso: dal crollo verticale degli investimenti pubblicitari sulla carta
stampata (-25,8% nel primo trimestre 2009 Fonte Nielsen Media Research),
agli ulteriori accentuati cali del fatturato fino a picchi del 30% ed un ricorso alla cassa
integrazione che nei primi 5 mesi subisce unimpennata del 190%. A
tutela della Filiera Italiana Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, i
rappresentanti delle otto associazioni della Filiera hanno chiesto interventi per lattuazione
di iniziative mirate a favorire gli investimenti in pubblicità e comunicazione
delle imprese, la riattivazione del credito dimposta per lacquisto
di carta, una maggiore promozione della cultura anche attraverso ladozione di sistemi di
defiscalizzazione per lacquisto di libri, in particolare di libri
di testo, la difesa del diritto di autore e una strutturale
detassazione degli utili reinvestiti in azienda per lacquisto di beni
strumentali nel periodo dimposta. I rappresentanti hanno inoltre richiesto interventi
urgenti mirati alla liberalizzazione del mercato energetico, in particolare per
le cartiere, dove il costo dellenergia sul costo di produzione
della carta può pesare dal 20% sino al 35% mentre i competitori europei sono tutelati da sconti
e aiuti di Stato. . <<BACK
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 11-06-2009
UPI PRIMO INCONTRO DI SEI SULLA GESTIONE NEI TEMPI DI CRISI Il successo
aziendale passa per il business plan Antonella Del Gesso II Qualsiasi
intuizione imprenditoriale può essere misurata e calcolata nella sua fattibilità
e nei suoi effetti. Come? Attraverso appositi strumenti di gestione e controllo
delle dinamiche aziendali. Tra questi la pianificazione e la programmazione
delle azioni per raggiungere l'obiettivo, approfondite ieri nel primo dei sei
seminari organizzati a Palazzo Soragna dall'Upi e dedicati al tema: «Strumenti e tecniche per la gestione delle aziende in periodo di crisi». In un contesto economico
caratterizzato da una importante crisi finanziaria, «dovuta principalmente al fatto che ci si è dimenticati del
fatto che il rispetto delle regole è una necessità, non un lusso, è necessario
tornare a fare il passo lungo quanto la gamba. E perché questo avvenga
c'è bisogno di ponderare bene le scelte, valutando la sostenibilità dei
progetti», afferma il direttore dell'Upi Cesare Azzali. Del resto i mezzi per
analizzare la fattibilità di un'iniziativa esistono, a cominciare appunto dalla
pianificazione strategica, la quale consente di «definire la missione dell'impresa,
identificare i punti di forza e debolezza, le opportunità e i rischi, stabilire
gli obiettivi e i programmi per poi trasformarli in responsabilità concrete,
definendo cosa si dovrà svolgere, chi lo dovrà fare e quando», spiega il
relatore, commercialista in Parma, Andrea Bertolotti. Lo strumento quindi è
innanzitutto un test, tecnico ed economico, di determinate ipotesi e azioni, e
l'esito è il cosiddetto business plan, che assume la funzione di guida per la
fase di realizzazione. «Il piano strategico ha una durata pluriennale (3-5
anni), ma è accompagnato da un programma operativo a un anno: il budget, che
per la sua analiticità, misurabilità e immediatezza temporale diviene mezzo di
controllo dell'esecuzione delle strategie». Questi solo alcuni degli strumenti
in grado di permettere di effettuare al meglio ogni scelta aziendale. Come
gestire la liquidità della pmi o i rischi finanziari, il business plan
nell'ottica dei rapporti con gli istituti di credito, il finanziamento delle
imprese in ottica di ristrutturazione finanziaria e le
operazioni straordinarie quale strumento di efficienza economico - finanziaria, saranno temi dei successivi incontri all'Upi.
«Tutti argomenti essenziali - conclude Bertolotti - in un quadro di economia
altamente perturbata e variabile, dove lo sguardo sul passato risulta essere
poco utile e dove invece diventa importante la capacità di previsione»
attraverso un'analisi della combinazione delle diverse variabili. Palazzo
Soragna Un momento dell'incontro sulla gestione.
( da "marketpress.info"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 11 Giugno
2009 SUSSIDIARIETÀ ED ARGINE CONTRO LA CRISI, ECCO LE FONDAZIONI OGGI A SIENA
IL 21° CONGRESSO NAZIONALE DELLE CASSE DI RISPARMIO Siena, 11 giugno 2009 -
Sussidiarietà, intesa come compartecipazione a progetti di sviluppo, rapporti
con i territori e gli enti che li governano ed un argine contro la crisi. Sono alcune delle parole chiave dell´intervento del
presidente della Toscana, che ha partecipato ieri all´apertura del 21°
congresso nazionale della Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di
risparmio, che proseguirà anche domani mattina sempre al Teatro dei Rinnovati
in piazza del Campo a Siena. Un congresso importante, a dieci anni dalla legge
sulle Fondazioni che ha portato a compimento la separazione l´attività creditizia
da quella filantropica, un congresso che conta oltre 600 partecipanti, sessanta
giornalisti accreditati, la presenza di numerosi esperti e che ha visto
l´intervento, al termine della mattina, anche del ministro dell´Economia. Il
presidente della Toscana ha sottolineato l´importanza delle fondazioni nel
panorama toscano e il loro ruolo sussidiario, prima della crisi
ed oggi con la difficile congiuntura economica che l´intero paese e molte
nazioni stanno vivendo. Dalle Fondazioni arriva un contributo importante alla
crescita economica e sociale del Paese. Le Fondazioni, in Toscana, collaborano
con gli enti territoriali, ha detto. Le Fondazioni, a partire dalla Fondazione
del Monte dei Paschi ha sottolineato di seguito - possono
vantare un ottimo rapporto di collaborazione con la Regione. Ma insieme, tra
loro e con gli enti, le Fondazioni hanno imparato anche a fare squadra e lavorare in sinergia.
Un´esigenza in questo momento di crisi dove occorre
ottimizzare tutte le risorse in campo, come ha spiegato il presidente della
Toscana. Le Fondazioni di origine bancaria sono realtà non profit, private e
autonome, eredi dellattività di carattere sociale che originariamente
svolgevano le Casse di risparmio e le Banche del monte insieme allesercizio
del credito. Per qualche anno titolari esclusive del capitale delle stesse
banche, poi da quasi tutte dismesso nel tempo. Oggi lAcri, l´associazione delle Casse di
risparmio d´Italia, rappresenta 88 Fondazioni di origine bancaria, 44 società
bancarie tra Casse Spa e Banche del Monte Spa, 3 Associazioni territoriali di
Fondazioni, e vari altri soggetti che, in qualità di soci aggregati, sono
interessati alle attività culturali e di servizio svolte dall´associazione. A
Siena, per la prima volta, ha partecipato stamani ai lavori del congresso anche
la fondazione Compagnia di San Paolo di Torino. In Toscana le fondazioni di
origine bancaria sono undici. Le fondazioni, ha spiegato nel suo intervento il
presidente dell´Acri, Giuseppe Guzzetti, sono state pensate per preservare un
controllo parapubblico su una parte del sistema creditizio. Un vizio
di origine che a lungo ha fatto discutere sulla loro natura privata o pubblica. Ma anche i
più critici oggi si sono ricreduti sulla loro identità. Le fondazioni, è stato
sottolineato, hanno dato prova anche di buona amministrazione e saggezza. La
recente verifica condotta dall´Autorità di vigilanza per accertare quale fosse
stato l´impatto della crisi
finanziaria sui patrimoni delle fondazioni ha
accertato infatti che è stato diversificato il rischio e che nessuna ha
investito in prodotti speculativi e rischiosi. Fondazioni, presenti
nell´azionariato della banche, che non hanno esitato in questa difficile
congiuntura a sottoscrivere gli aumenti di capitale che si sono resi necessari.
. <<BACK
( da "Finanza.com"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Rapporto R&S Mediobanca:
banche italiane prudenti e solide (10 Giugno 2009 - 07:50) MILANO (Finanza.com)
- Da Il Messaggero: Poco dinamiche, ma molto solide. Le banche italiane,
secondo quanto emerge dal rapporto R&S (ufficio studi Mediobanca) risultano
tra le più prudenti a livello globale. Prudenza che ha
permesso agli istituti di credito del belpaese di reggere meglio degli altri
all'onda d'urto della crisi finanziaria. Lo studio ha messo a confronto 66 istituti annoverando le
italiane Unicredit e Intesa sanpaolo. Il duo italiano ha chiuso il 2008 con
utili netti pari al 14,6% del fatturato, contro il meno 6% delle maggiori
banche europee. Quanto alle perdite su crediti in Italia si attestano al
13,4% contro il 23,6% del settore europeo. In generale i piani di salvataggio
hanno comportato esborsi per 86 mld per il governo Usa e 52 mld per quelli Ue,
ma il rapporto R&S stima un impegno fino a 1.100 mld in Europa rispetto ai
561 mld oltreoceano. (Riproduzione riservata)
( da "Sestopotere.com"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
A Siena il 21°
congresso nazionale della Fondazioni bancarie e delle Casse di risparmio
(11/6/2009 10:10) | (Sesto Potere) - Siena - 11 giugno 2009 - Sussidiarietà,
intesa come compartecipazione a progetti di sviluppo, rapporti con i territori
e gli enti che li governano ed un argine contro la crisi.
Sono alcune delle parole chiave dell´intervento del presidente della Toscana,
che ha partecipato ieri all´apertura del 21° congresso nazionale della
Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di risparmio, che proseguirà anche
domani mattina sempre al Teatro dei Rinnovati in piazza del Campo a Siena. Un
congresso importante, a dieci anni dalla legge sulle Fondazioni che ha portato
a compimento la separazione l´attività creditizia da quella filantropica, un
congresso che conta oltre 600 partecipanti, sessanta giornalisti accreditati,
la presenza di numerosi esperti e che ha visto l´intervento, al termine della
mattina, anche del ministro dell´Economia. Il presidente della Toscana ha
sottolineato l´importanza delle fondazioni nel panorama toscano e il loro ruolo
sussidiario, prima della crisi ed oggi con la
difficile congiuntura economica che l´intero paese e molte nazioni stanno
vivendo. Dalle Fondazioni arriva un contributo importante alla crescita
economica e sociale del Paese. Le Fondazioni, in Toscana, collaborano con gli enti
territoriali, ha detto. Le Fondazioni, a partire dalla Fondazione del Monte dei
Paschi ha sottolineato di seguito - possono vantare un ottimo rapporto
di collaborazione con la Regione. Ma insieme, tra loro e con gli enti, le
Fondazioni hanno imparato
anche a fare squadra e lavorare in sinergia. Un´esigenza in questo momento di crisi dove occorre ottimizzare tutte le risorse in campo,
come ha spiegato il presidente della Toscana. Le Fondazioni di origine bancaria
sono realtà non profit, private e autonome, eredi dellattività
di carattere sociale che originariamente svolgevano le Casse di risparmio e le
Banche del monte insieme allesercizio del credito. Per qualche anno
titolari esclusive del capitale delle stesse banche, poi da quasi tutte
dismesso nel tempo.
Oggi lAcri, l´associazione delle Casse di risparmio d´Italia,
rappresenta 88 Fondazioni di origine bancaria, 44 società bancarie tra Casse
Spa e Banche del Monte Spa, 3 Associazioni territoriali di Fondazioni, e vari
altri soggetti che, in qualità di soci aggregati, sono interessati alle attività culturali e di
servizio svolte dall´associazione. A Siena, per la prima volta, ha partecipato
stamani ai lavori del congresso anche la fondazione Compagnia di San Paolo di
Torino. In Toscana le fondazioni di origine bancaria sono undici. Le
fondazioni, ha spiegato nel suo intervento il presidente dell´Acri, Giuseppe
Guzzetti, sono state pensate per preservare un controllo parapubblico su una
parte del sistema creditizio. Un vizio di origine
che a lungo ha fatto
discutere sulla loro natura privata o pubblica. Ma anche i più critici oggi si
sono ricreduti sulla loro identità. Le fondazioni, è stato sottolineato, hanno
dato prova anche di buona amministrazione e saggezza. La recente verifica
condotta dall´Autorità di vigilanza per accertare quale fosse stato l´impatto della crisi finanziaria sui patrimoni delle fondazioni ha accertato infatti che è stato
diversificato il rischio e che nessuna ha investito in prodotti speculativi e
rischiosi. Fondazioni, presenti nell´azionariato della banche, che non hanno
esitato in questa difficile congiuntura a sottoscrivere gli aumenti di capitale
che si sono resi necessari.
( da "Avvenire" del
11-06-2009)
Argomenti: Crisi
MONDO 11-06-2009 IL
FUTURO DELL'EUROPA La Svezia, dal 1° luglio alla guida dei Ventisette, chiede
un «mandato pieno» per il presidente uscente della Commissione. Parigi vuole
rinviare la decisione a ottobre e cerca altri nomi Ue, la Francia frena su un
«Barroso bis» DA BRUXELLES FRANCO SERRA J osé Manuel Barroso ha trovato un
altro alleato per farsi confermare alla testa della Commissione europea ma
ancora una volta si tratta di un appoggio che non ha nulla di un attestato di
stima. Il premier svedese Fredrik Reinfeldt, che da luglio presidente di turno
dell'Ue, ha detto ieri che nel vertice della prossima settimana i leader dei
Ventisette farebbero bene a confermare Barroso per altri cinque anni: senza
aspettare il vertice successivo, in ottobre dopo il referendum che in Irlanda
deciderà la sorte del Trattato di Lisbona per la riforma dell'Ue. La
preoccupazione di Reinfeldt è di non complicare il lavoro della presidenza svedese
lasciandole tra le mani la grana del capo da dare alla Commissione. La prossima
settimana, ha detto il premier svedese, Barroso dovrebbe ricevere «un mandato
pieno e non una mezza dichiarazione di intenzioni» che nell'attesa della
ratifica del Trattato di Lisbona «metterebbe sotto pressione la presidenza
svedese invece di lasciarla libera di dedicarsi a grandi questioni
come la crisi finanziaria e
i cambiamenti climatici». Mentre gli europarlamentari dei partiti di sinistra e
i liberal-democratici fanno piani di alleanze minacciando un'offensiva senza
quartiere contro Barroso, che è sostenuto dal Ppe, di gran lunga il primo
partito nell'assemblea di Strasburgo, la diplomazia francese è al lavoro per
far sí che nel vertice del 18 e 19 giugno l'attuale presidente della
Commissione riceva tutt'al piú una cordiale accoglienza, senza impegni, e la
decisione venga rinviata a ottobre. Nel frattempo, oltre al risultato del
referendum irlandese, saranno probabilmente conosciuti i nomi di altri
candidati che attualmente si guardano bene dall'esporsi. Si parla tra l'altro
del premier olandese Jan Peter Belkenende, centrista e europeista senza eccessi
di entusiasmo, e del primo ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker,
anch'egli molto stimato tra i Ventisette. Entrambi però si dicono non
interessati. Circola anche il nome dell'ex-premier liberale belga Guy
Verhofstadt, che peraltro è stato bloccato cinque anni fa dal veto britannico e
in questi giorni va dicendo che «i film peggiori sono i remake ». Resta il fatto
che Parigi preme per un rinvio e anche il cancelliere tedesco Angela Merkel
pare orientata in quel senso. Per nominare il presidente della Commissione,
comunque, i Ventisette devono decidere all'unanimità mentre per far rinviare la
decisione bastano un paio di voci. Nel frattempo il Ppe mantiene fermo il suo
appoggio a Barroso ma in questi giorni non sembra pronto a una battaglia
all'ultimo sangue: anche perché i suoi leader, e in particolare il capogruppo
Joseph Daul, francese, sono alle prese con la questione del prossimo presidente
dell'assemblea. E per i 263 eurodeputati popolari non è facile la scelta tra
l'italiano Mario Mauro e il polacco Jerzi Busek, candidati forti e assai
stimati anche fuori del Ppe.
( da "Prima Comunicazione"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
- Prima
Comunicazione - http://www.primaonline.it - EDITORIA:USA; BOSTON GLOBE RIVELA,
NYTIMES PRONTO A VENDERCI Prima Comunicazione, 11/06/2009 EDITORIA:USA; BOSTON
GLOBE RIVELA, NYTIMES PRONTO A VENDERCI WASHINGTON (
( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Assicurazioni:
Isvap, impatto contenuto in contesto difficile (Teleborsa) - Roma, 11 giu - Il
settore delle assicurazioni, ha avuto un impatto contenuto
dalla crisi finanziaria. Lo
ha detto il presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini, durante la relazione
annuale dell'istituto nel 2008, sottolineando che "nonostante il contesto
difficile, in Italia, non ci sono stati default nelle assicurazioni e non c'è
stato bisogno di interventi da parte dello Stato". Nel 2008 e nei
primi mesi del
( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Faissola, banche
vicine alle famiglie e alle Pmi (Teleborsa) - Roma, 11 giu - "Temo che
rimanga un anno difficile", con queste parole ha esordito il presidente
dell'Abi, Corrado Faissola, facendo il suo ingresso al 21° Congresso Nazionale
dell'Acri. L'affermazione di Faissola arriva a un giorno di distanza dalle
dichiarazioni di Fabrizio Saccomanni, direttore Generale di Bankitalia, secondo il quale sono destinate a crescere ancora gli effetti
negativi sul credito della crisi finanziaria. Corrado Faissola è stato perentorio nel respingere le critiche
al settore, snocciolando i numeri su quello che è il sostegno delle banche al
mondo delle piccole e medie imprese che riceverebbero circa il 52% del credito
totale erogato. Le imprese che hanno oltre 50 milioni di fatturato, ha
dichiarato Faissola, hanno un rapporto debito bancario/fatturato solo del 17%,
un chiara indicazione che le banche finanzierebbero soprattutto le piccole e
medie imprese. Le imprese, ha proseguito il presidente dell'Abi, devono essere
supportate al massimo dalle banche ma queste devono far in modo di evitare il
"credito senza prudenza", in modo tale che non ci si ritrovi, una
volta superato il periodo di crisi, con una maggiore
debolezza rispetto al passato. Dunque occorre dare attenzione massima al
sostegno alle imprese fino al limite della ragionevolezza ma non oltre, perchè
indebolire il sistema, con un credito imprudente, sarebbe non un vantaggio ma
una sciagura per il tutto il sistema Paese. Per Faissola occorre un'industria
bancaria forte, a sostegno di un'economia, come quella italiana, che da 15 anni
cresce meno della media europea. Per il presidente dell'Abi sono assolutamente
inaccettabili le critiche mosse dal governo al credito alle imprese. Faissola
ha altresì sottolineato il grande impegno del settore in questo momento di crisi, sottolinenado l'attenzionea nei confronti delle
esigenze di famiglie e piccole e medie imprese. 11/06/2009 - 13:44
( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
Eni, Scaroni
fiducioso su emissione bond (Teleborsa) - Roma, 11 giu - La risposta al bond
dell'Eni da 1 miliardo, aumentabile fino a 2, dedicato al pubblico indistinto
"sarà molto positiva". Lo ha affermato l'amministratore delegato,
Paolo Scaroni, nel corso di una conference call sull'emissione approvata questa
mattina dalla Consob. "Ritengo che la nostra emissione sarà un successo e
penso che in coda si metteranno altri emittenti che attendono di vedere come
verrà accolta la nostra emissione". "Eni non faceva bond al pubblico
dal 1995 e l'ultima operazione del genere è stata fatta dall'Enel nel 2005 e quindi prima della crisi. Siamo il primo emettitore industriale che esce sul mercato
italiano per il pubblico indistinto. E' il sistema italiano che si rimette in
moto dopo la crisi finanziaria". "Sono convinto che la risposta sarà molto positiva
anche per il merito di credito di Eni, una doppia A importante e molto rara sul
mercato italiano, e perchè siamo un'azienda che promette risultati
positivi per molti anni". 11/06/2009 - 16:35
( da "Dagospia.com"
del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> QUANTA RUGGINE TRA SU-DARIO E GOFFREDONE
CORSA A DUE PER LA BENEMERITA - BUSINESS: LITALIA PUNTA SULLAFRICA
IRAQ: SPESE MILITARI KO NON è BONINO IL BUFFET A TORINO, VIA BAGET
BOZZO DRAGHI TAGLIA MA NON BASTA CINA ANTIFUMO
Da
"Panorama" in edicola domani Adolfo Urso 1 - AFRICA, L'ITALIA PRENOTA
UN POSTO... Operazione Africa nera per il governo Berlusconi, con un occhio al
G8 dell'Aquila. Il 25
e 26 giugno il viceministro con delega al Commercio estero Adolfo Urso
organizza a Roma il primo Italy & Africa Partners in business, vertice al
quale insieme con le principali imprese nazionali parteciperanno ministri di
tutta l'Africa subsahariana, con l'obiettivo di portare in quei paesi massicci
investimenti italiani. «Gan parte del futuro del pianeta» dice Urso a Panorama
«si giocherà in Africa. Non solo per la ricchezza di materie prime, ma anche
per le potenzialità di sviluppo di quegli stati. L'Angola, per esempio, è la
nazione che nel 2009 farà registrare il più alto tasso di crescita mondiale.
Cina, India e Giappone si sono già mossi. Ora deve farlo anche l'Italia». Già
principale partner commerciale globale dei paesi della sponda sud del
Mediterraneo, l'Italia punta a penetrare nel resto del continente con una
politica di intese «non più basate sulla filosofia del dono, che si è rivelata
spesso un puntello a corruzione e sottosviluppo, ma della partnership per fare
industria e infrastrutture» dice Urso. Paesi privilegiati, oltre all'Angola,
saranno il Mozambico, la Tanzania, il Kenya, l'Etiopia, l'Uganda, il Ghana, il
Congo e il Gabon. I lavori, aperti da Urso e dal ministro degli Esteri Franco
Frattini, saranno chiusi dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola,
anche lui molto convinto della nuova strategia. L'obiettivo è quello di tenere
il summit ad anni alterni in Italia e in Africa. (Stefano Brusadelli) 2 - IRAQ,
SPESE MILITARI KO... Il crollo dei prezzi petroliferi rischia di paralizzare il
potenziamento delle forze armate irachene. Il bilancio difesa è calato nel
( da "Corriere.it"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
C'è casa e lavoro
per tutti. Stesso stipendio per manager e operai Falce e flamenco Mentre in
Spagna le gru si fermano, a Marinaleda, in Andalusia, i cantieri aprono
L'ultimo cantiere è stato aperto in Avenida de la Libertad, a ridosso di calle
de la Solidaridad, tra plaza de Salvador Allende e corso Ernesto Che Guevara.
Sono venti case, duemila metri quadri, un investimento di mezzo milione di
euro. E quindi? Be', fino a qualche mese fa la notizia sarebbe stata la
toponomastica d'antan, quegli omaggi insistiti da disneyland della nostalgia.
Anche perché a Marinaleda, paesino andaluso di tremila abitanti, gli
adolescenti frequentano l'istituto José Saramago - grande romanziere ma
soprattutto inossidabile comunista -, le serate si passano al bar del
"Sindacato dei lavoratori della terra", dove risuona il flamenco e i
muri bianchissimi ospitano graffiti che a tinte forti annunciano "Guerra
social contra el capital". E allora? Be', da qualche mese l'ironia ha
ceduto il passo allo stupore, dal folklore ideologico si è passati alla
sostanza economica, e la notizia vera sono diventati i cantieri. Mentre a
Madrid, Malaga o Siviglia le gru si fermano, le vendite di prime case dimezzano
e le statistiche registrano la cifra record di quattro milioni di disoccupati,
a Marinaleda il trentaquattrenne Eladio Romero passa le giornate tra mattoni e
cemento, e non si allontana dalla betoniera nemmeno per parlarci del suo paese
speciale: «Siamo molto preoccupati perché tutt'attorno impazza la crisi economica. Ma quanto a Marinaleda, per il momento non
ne abbiamo risentito». È piccolo, ordinato, tranquillo. Ma fa notizia perché è
un paese diverso, probabilmente quanto di più diverso si possa trovare
all'interno dei confini liberali e liberisti dell'Unione europea. Si potrebbe
dire che la differenza è quel 60 per cento di consensi che da trent'anni va
alla stessa formazione di sinistra anticapitalista. Ma si sbaglierebbe a
cominciare da partiti ed elezioni. Meglio partire dal cantiere di Eladio. Se il
nostro interlocutore ha ancora le mani sporche di malta è perché, al contrario
dei colleghi della costa e della capitale, sta tirando su casa propria: «Questa
più grande sarà la stanza dei bimbi, quest'altra è per me e per mia moglie» ci
dice mentre con la carriola raggiunge i compagni alle prese con la posa del
pavimento. «Nel nostro cantiere si fa solo autocostruzione ». Sui media
spagnoli Marinaleda fa sensazione per una cifra che sembra contrastare ogni
ortodossia economica: qui la casa non te la compri con l'abituale investimento
di nove anni di stipendio, ma con 420 giornate di lavoro in prima persona e un
mutuo di quindici euro al mese da estinguere nei prossimi 133 anni. In sostanza
a Marinaleda una casa se la comprano (e se la costruiscono) tutti: «Vivo da
sola con i miei tre bambini» ci dice Ana Gomez, che ha ventiquattro anni e un
bel sorriso messo in ombra dalla mattinata in cantiere. «Ora stiamo con i miei
genitori ma entro fine anno una di queste casette sarà nostra». Ovviamente Ana
aggiunge che la sua fortuna è vivere nel Comune dei miracoli: «Come noi non c'è
nessuno. In qualsiasi altro paese continuerei semplicemente a stare con mamma e
papà». Il trucco c'è, ed è la comunità più rossa d'Europa. Con lo stesso
sistema hanno già trovato casa 350 famiglie, altre duecento lo faranno nei
prossimi tre anni: «Il terreno ce lo dà gratis il Comune» spiega Eladio. «E
sempre il Comune ci fornisce il progetto, i materiali e la consulenza di un
architetto e di un paio di operai. Per il resto facciamo tutto noi, e tutto per
bene perché fino al sorteggio finale nessuno sa quale di queste venti case
toccherà alla sua famiglia». Cristobal è giovanissimo, ha tre figli, faceva il
muratore a Malaga, ora è disoccupato e occupatissimo a tirare su casa sua;
Oscar ha 29 anni, lavorava nei cantieri dei dintorni, ma da quando c'è' aria di
crisi fatica solo per sé: «Il nostro è un sistema
molto bello, molto originale» ci dice mostrandoci la t-shirt di Marinaleda,
"terra di lotta e diritti". «Ma soprattutto molto semplice. C'è da
chiedersi perché non lo si replichi altrove ». Oscar fa finta di concentrarsi
sull'interrogativo ma non ha problemi a trovare la risposta: «Sulla costa il
terreno serve a speculare, qui è messo a disposizione del popolo». Mentre tutta
la Spagna è ferma, rimbambita dalla crisi finanziaria, incrinata dal crollo
immobilare, a Marinaleda continuano a macinare centimetri di "utopia verso
la pace" - come recita lo stemma comunale. Sono trent'anni che mantengono
il ritmo, e i vecchi del paese dicono che i segreti dell'avanzata sono due:
"la lotta" e "il nostro alcalde". Per capire l'una e
l'altro incontriamo Juan Manuel Sanchez Gordillo, sindaco del paese dal lontano
1979, ovvero dalle prime elezioni del dopo Franco. Alla domanda se la sua barba
si ispiri più a Fidel Castro o a Che Guevara, il capopopolo risponde secco che
«Gesù Cristo in realtà era un comunista ». Quando gli chiediamo come si sia
formata quest'insolita oasi di anticapitalismo andaluso risponde parlando di
"solidaridad, libertad e lotta dura senza paura". Siamo in un altro
tempo, un altro mondo, una dimensione parallela che affonda le radici nella
miseria nera dei jornaleros, i braccianti a giornata, e la ricchezza immensa
dei terratenientes, i possidenti che fino a qualche anno fa facevano il bello e
il cattivo tempo anche a Marinaleda. Alla metà degli anni Ottanta un paese
intero decide che i
( da "Stampa, La" del
12-06-2009)
Argomenti: Crisi
BASTIA Torna la
Sagra du burgu per salvare l'asilo parrocchiale Gli abitanti di Bastia
riesumano la Sagra du burgu per salvare dalla chiusura l'asilo parrocchiale. La crisi finanziaria della struttura per l'infanzia, apparsa in un primo momento come
un colpo per l'immagine della frazione, rischia di trasformarsi in un vero e
proprio toccasana. Le difficoltà economiche della scuola materna hanno infatti
convinto gli organizzatori dell'evento estivo a riappacificarsi dopo la rottura
del 2007, quando si è svolta l'ultima edizione dell'appuntamento. Quando
il parroco Cesare Donati ha evidenziato l'impossibilità di fronteggiare il
debito annuale prodotto dall'asilo, alcuni residenti hanno subito messo in giro
l'idea di ripristinare la sagra per trovare i fondi sufficienti a mantenere il
servizio. Nei giorni scorsi, il gruppo di lavoro (formato dal sacerdote, un
insegnante e un genitore) ha quantificato in diciottomila euro il passivo
annuale della scuola. Il Comune si è detto disposto a versare circa duemila euro.
Un ulteriore aiuto potrebbe arrivare dalle consulenze gratuite offerte da
alcuni professionisti albenganesi nella gestione dell'asilo e dal taglio di
spese ritenute «superflue». La parte restante dovrebbe arrivare dalle casse
della sagra, i cui ideatori si sono impegnati a ripartire con gli allestimenti
gastronomici dall'agosto 2010.\
( da "Stampa, La" del
12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Retroscena TREMONTI
A PALAZZO CHIGI? FABIO MARTINI L'ex premier ha fatto capire che il ministro
dell'Economia potrebbe guidare l'operazione ROMA A Massimo D'Alema di solito
piace così. Finito il comizio in piazza, andare a cena con un ristretto gruppo
di compagni fidati è una di quelle abitudini alle quali l'ex premier non
rinuncia mai e non lo ha fatto neppure nel rush finale di questa campagna
elettorale: sono occasioni per chiacchierare in santa pace, tanto è vero che
nei giorni scorsi - in Puglia, in due diverse circostanze - l'ex presidente del
Consiglio ha confidato a tavola uno scenario che ha intrigato assai i compagni
seduti al suo fianco. A chi gli chiedeva, Massimo dove andremo a finire, lui ha
risposto così: «Vedete, in Italia c'è un profondo malessere sociale ed
economico destinato purtroppo ad aggravarsi nei prossimi mesi. Berlusconi è
ancora in piedi ma indebolito. Potrebbe non farcela. E a quel punto, per
provare ad uscire per davvero dalla crisi, potrebbe
servire un grande sforzo nazionale e anche il Pd potrebbe essere chiamato a
dare una mano, a sostenere un governo di unità nazionale». Certo, si tratta di
riflessioni informali, non di un disegno al quale D'Alema si stia attivamente
dedicando. Ma i commensali hanno colto subito la grande novità contenuta nelle
parole del loro capo: in un Paese a cultura consociativa (ma anche
complottarda), parlare e sentire parlare di "governissimo" è qualcosa
che ha sempre un sapore vagamente osé. Nelle sue riflessioni ad uso privato,
Massimo D'Alema ha dispiegato argomentazioni di largo respiro prima di arrivare
all'approdo: «La gestione della crisi da parte del
governo italiano è stata finora molto deludente. Lo vedete Obama? Mentre lì, la
risposta è stata accompagnata da una radicale svolta politico-culturale, col
ritorno in campo della politica, qui da noi ha prevalso la paura. E purtroppo gli effetti negativi della crisi
finanziaria non si sono scaricati ancora
sull'economia reale...». Un autunno freddo per l'Italia, destinato a diventare
gelido e la previsione di D'Alema è che «il centrodestra da solo potrebbe non
farcela», perché «Berlusconi non è finito, ma è indebolito». Si
rischiano elezioni anticipate? Per D'Alema quello scenario non c'è, «la
legislatura durerà fino al 2013», ma per risollevarsi da una crisi
sempre più pesante, potrebbe servire un esecutivo dalle spalle larghe, un
governo di unità nazionale. Un governo politico inevitabilmente affidato alla
guida di un esponente del centrodestra, dentro il quale potrebbe essere
chiamato a partecipare anche il Partito democratico. Sui possibili
interlocutori di un'operazione di questo tipo, D'Alema è stato meno
circoscritto, anche se ha avuto parole di apprezzamento per Giulio Tremonti,
ipotetico premier, ma anche per Gianfranco Fini. Con Tremonti, D'Alema coltiva
da tempo un rapporto bivalente ma tendente al bello. Ai frequenti e
fiammeggianti match televisivi fa da contrappunto un rapporto personale di
reciproca stima. I due si studiano da anni e dopo aver preso le misure, hanno
cominciato a farsi le "fusa" anche in sedi pubbliche. Nel maggio del
2008, subito dopo la vittoria elettorale di Berlusconi, durante un dibattito a
due organizzato da Lottomatica, Tremonti arrivò in ritardo e nonostante
l'"affronto" subito, D'Alema lo gratificò: «Uno dei più bravi e
brillanti ministri d'Europa...». E due mesi dopo, durante il dibattito sulla
manovra economica, Tremonti contraccambiò, definendo il discorso di D'Alema in
aula «un intervento da statista». E qualche giorno fa, al direttore della
"Gazzetta del Mezzogiorno" Giuseppe De Tomaso che gli chiedeva come
mai da sinistra Tremonti ricevesse giudizi positivi e diversi rispetto agli
altri leader del centrodestra, D'Alema ha testualmente risposto: «Sì, bisogna
dare giudizi diversi». E D'Alema cosa farà da "grande"? I giornali,
un giorno lo tirano da una parte («Punta tutto su Bersani candidato»), un
giorno dall'altra («E' tentato di candidarsi in prima persona») e lui, parlando
a RedTv, sostiene che la sfida "non è ancora aperta", che per ora
sostiene Pierluigi Bersani e, per quanto lo riguarda, si dice "disponibile
a fare quello che il Pd mi chiederà". D'Alema confina la sua candidatura
alla guida del partito ad una "extrema ratio", anche perché nel Pd
finora "non mi hanno mai chiesto di fare nulla", dopo che per mesi
"sembravo un isolato rompiscatole". Refrattario come sempre a imprese
velleitarie, D'Alema capisce la difficoltà di una sua candidatura in un Pd che
non è crollato, anche se è un'ipotesi che non esclude in modo definitivo.
( da "Finanza e Mercati"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
I listini ritrovano
la strada del rialzo di Marco Frojo del 12-06-2009 da Finanza&Mercati del
12-06-2009 [Nr. 114 pagina 3] Gli investitori inizano a intravedere la luce
alla fine del tunnel della crisi
finanziaria, e le principali Borse mondiali tornano
a imboccare la strada del rialzo. Anche i trader che operano sul Nymex sembrano
convinti che il peggio sia ormai alle spalle: il prezzo del petrolio, uno degli
indicatori dello stato di salute dell'attività economica mondiale, ha fatto
segnare un ulteriore balzo portandosi sopra quota 72 dollari al barile. Dai
minimi segnati solo qualche mese fa, le quotazioni dell'oil sono quasi
raddoppiate. In Europa, i rialzi sono andati dal +0,57% di Londra al +1,41% di
Milano. A Wall Street, a mezz'ora dalla chiusura, gli indici facevano segnare
un rialzo di circa l'1 per cento. Ieri, incoraggianti segnali di ripresa sono
arrivati soprattutto dal mercato del lavoro Usa dove le nuove richieste di
disoccupazione sono diminuite di 24 mila unità su base settimanale a quota
601.000. Il dato è tra l'altro nettamente migliore delle attese che parlavano
di 615.000 nuovi disoccupati. Sempre negli Stati Uniti, a maggio, le vendite al
dettaglio sono cresciute dello 0,5% in linea con le attese, facendo così
segnare il primo rialzo negli ultimi tre mesi. In Gran Bretagna, Andrew Sentance
della Bank of England ha parlato di una crisi che ha
già toccato il fondo e di una ripresa già entro la fine di quest'anno. I rialzi
di ieri sono stati dettati anche da una serie di upgrade su alcuni importati
titoli. Morgan Stanley ha consigliato di comprare i titoli farmaceutici e in
particolare GlaxoSmithKline (+2,6%); Electrolux (+4,4%) ha beneficiato dal
«buy» assegnatole da Goldman Sachs; Valeo (+8,5%) di quello di Bank of America.
BofA ha promosso anche Man (+6%), mentre Hsbc (+2,3%) ha incassato la
promozione da Credit Suisse. Sempre in campo bancario Royal Bank of Scotland e
Lloyds Banking Group hanno guadagnato rispettivamente il 4,8% e il 2,6%
sull'indiscrezione che il governo di Londra potrebbe vendere dei bond
convertibili nelle loro azioni. Le migliori blue chips euroepee sono però state
le banche irlandesi dopo che Allied Irish Bank (+12,6%) ha ricomprato alcune
sue obbligazioni per un importo complessivo di 2,8 miliardi di euro. La rivale
Bank Ireland ha messo a segno un balzo dell'8,75 per cento. A livello
settoriale, le performance migliore è stata quella delle banche (+2,03%),
seguite dalle auto (+1,71%) e dall'health care (+1,33%). I fanalini di coda
sono stati i titoli del turismo (-0,5%), su cui hanno pesanti i deludenti
risultati del Club Med (-4%), e dei media (-0,22%). In Piazza Affari, Fiat ha
festeggiato le nozze con Chrysler con un rialzo dell'1,99%. Enel ha guadagnato
l'1,1% sul ritorno delle indiscrezioni di stampa secondo le quali il fondo
China Investment Corporation sarebbe interessato a rilevarne una quota compresa
tra il 3 e il 5 per cento. La migliore blue chip è stata però Fonsai (+3,19%)
grazie alle dichiarazioni dell'ad Fausto Marchionni che ha detto di auspicarsi
il piano industriale per la compagnia entro l'anno. La palma del peggiore è
andata infine a Terna (-2,36%).
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 10 - Economia
Filiera della carta: audizione al Senato sulla crisi
del settore Editoria ROMA. È grave il quadro delineato dalla Filiera Carta,
Editoria, Stampa e Trasformazione ieri in audizione al Senato: i rappresentanti
della Filiera chiedono interventi operativi urgenti a tutela della
competitività delle imprese anche per l'alto rischio occupazionale. Dopo
l'incontro dello scorso 20 maggio con la Commissione Industria del Senato i
rappresentanti di Acimga (produttori di macchine grafiche), Aie (editori di
libri), Anes (editoria periodica specializzata), Argi (distributori di
macchine, sistemi e prodotti per il settore grafico), Asig (stampatori di
giornali), Assocarta (produttori di carta), Assografici (industrie grafiche,
cartotecniche e trasformatrici) e della Fieg (editori di quotidiani e di
periodici) hanno illustrato oggi, nel corso di un'audizione al Senato - spiega
una nota -, proposte operative di politica industriale a sostegno di una
filiera che ha un fatturato di circa 40 miliardi e pesa per il 5% in termini di
addetti sull'occupazione complessiva (con un livello occupazionale pari a
quello del settore auto). Il quadro delineato oggi dai rappresentanti dei
settori Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, nel corso dell'audizione, è segnato dal grave impatto che la crisi
finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera
con costi di produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte
diminuzione nel 2008 (-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del
2000-2003, una perdita di ben 3.533 addetti nel corso del 2008 e risultati
ancora più preoccupanti in questa prima parte dell'anno in corso: dal
crollo verticale degli investimenti pubblicitari sulla carta stampata (-25,8%
nel primo trimestre 2009 - Fonte Nielsen Media Research), agli ulteriori
accentuati cali del fatturato fino a picchi del 30% ed un ricorso alla cassa
integrazione che nei primi 5 mesi subisce un'impennata del 190%. A tutela della
Filiera Italiana Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, i rappresentanti
delle otto associazioni della Filiera hanno chiesto interventi per l'attuazione
di iniziative mirate a favorire gli investimenti in pubblicità e comunicazione
delle imprese, la riattivazione del credito d'imposta per l'acquisto di carta,
una maggiore promozione della cultura anche attraverso l'adozione di sistemi di
defiscalizzazione per l'acquisto di libri, in particolare di libri di testo, la
difesa del diritto di autore e una «strutturale» detassazione degli utili
reinvestiti in azienda per l'acquisto di beni strumentali nel periodo
d'imposta. I rappresentanti hanno inoltre richiesto interventi urgenti mirati
alla liberalizzazione del mercato energetico, in particolare per le cartiere,
dove il costo dell'energia sul costo di produzione della carta può pesare dal
20% sino al 35% mentre i competitori europei sono tutelati da sconti e aiuti di
Stato.
( da "Repubblica, La"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina X - Bari Le
misure di sicurezza G8, Lecce blindata: sei le zone rosse Da oggi i ministri
economici. Controvertice dei No global Il castello Carlo V epicentro degli
incontri. Schierati migliaia di poliziotti. Domani il corteo di protesta,
stasera il concerto con Daniele Sepe e la Banda Bassotti ALESSANDRA BIANCO
LECCE - La porta d´Oriente per le prossime 36 ore diventa porta del mondo. Da
oggi i ministri delle finanze del G8 sono riuniti al castello Carlo V, per
l´occasione restaurato con criteri eco-sostenibili, e si tratterranno nel
capoluogo del Salento fino a domani pomeriggio, quando dalle
( da "Repubblica, La"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XXIII -
Palermo STUDIATE DA MANAGER E NON DA PORTABORSE FABRIZIO ESCHERI I n sintesi,
se seleziono un brillante laureato in Giurisprudenza per fargli fare il vigile
urbano, in quanto conosce perfettamente il codice della strada, non è detto che
sia particolarmente motivato a svolgere il proprio ruolo e, probabilmente, al
più presto tenterà di lavorare in ufficio più che a un incrocio. Lo stesso vale
per un eccellente laureato in Economia che venga posto allo sportello di una
banca, quando magari ha difficoltà di comunicazione con gli altri che lo
rendono poco adatto a una funzione di contatto con il pubblico. Per questo
motivo si è correttamente sostenuta la necessità di nuove metodologie per
l´accesso ai posti di lavoro pubblici. Si è ritenuto cioè che siano da
prediligere criteri che valorizzino le attitudini piuttosto che le competenze.
A maggior ragione per i posti dirigenziali, nei quali la propensione a
"far fare" più che a "fare" è la caratteristica
professionale più importante. In base a questo criterio, la pubblica
amministrazione ha di recente sempre più adottato la prassi di dotarsi di
dirigenti esterni. Laddove nella pianta organica non vi siano figure con le
necessarie doti di comando, sebbene ve ne siano in possesso dei titoli di
studio necessari, si è preferito attingere al mercato del lavoro piuttosto che
dare spazio a carriere interne. In questo modo, senza dover obbligatoriamente
tener conto di anzianità o di esperienza, le pubbliche amministrazioni hanno
cominciato a dotarsi di figure professionali provenienti dall´esterno. In tal
modo si è ritenuto di poter dotare la macchina amministrativa di conduttori
aventi le adeguate capacità per guidare la struttura. In taluni casi, grazie a
questo sistema, le figure poste ai vertici gerarchici sono state di eccellente
qualità. Tuttavia tale nuova metodologia, se non correttamente utilizzata dalla
politica, può esporre la pubblica amministrazione al rischio di creare una
nuova procedura clientelare senza effettivamente conseguire un beneficio per il
servizio ai cittadini. Osservando i criteri di selezione dei dirigenti esterni
da parte delle amministrazioni pubbliche in Sicilia, si possono individuare
almeno due percorsi finora adottati nella scelta: il primo è quello di
preferire alte professionalità, di chiara fama, che possano garantire, grazie
alle proprie esperienze e capacità, di ottenere risultati difficilmente
raggiungibili con le sole forze interne; il secondo è quello di prediligere la
fedeltà, politica o personale, rispetto alla competenza ed eticità del
candidato. Non è quindi il metodo di selezione in sé a essere sbagliato, ma
l´utilizzo che talvolta ne viene fatto dalla politica. Nel primo caso, grazie a
tale criterio, si riesce a portare a un impegno nelle strutture pubbliche
professionalità che altrimenti riterrebbero molto più conveniente e
remunerativo svolgere il proprio lavoro nel privato. Nel secondo si infoltisce
la schiera dei clientes politici creando una nuova truppa di acchiappavoti,
sempre utili per le successive tornate elettorali. La diffusione di tale
malcostume non può tuttavia indurci a negare la validità in assoluto dei
dirigenti esterni in un´azienda come la pubblica amministrazione. Il bravo
manager, lo dimostra l´esperienza della grande industria, è capace di tirar fuori
dalla propria squadra il meglio di sé, motivando persone che fino al giorno
prima sembravano aver perso entusiasmo e convinzione. Pertanto è opportuno dire
ai nostri giovani laureati, che potrebbero aver perso ogni speranza di accesso
a una carriera pubblica, visto il blocco delle assunzioni e il surplus di forza
lavoro generato dalle stabilizzazioni, di non demordere e di continuare a
formarsi, perché le loro competenze e il loro entusiasmo potranno prima o poi
essere determinanti per una pubblica amministrazione che, sempre più a secco di
disponibilità finanziarie, ha bisogno di creatività, determinazione e capacità.
Sebbene qualcuno possa dir loro il contrario, l´unica strada per far carriera
non è quella di maturare un´esperienza nella qualità di portaborse o, ancor
meglio, di segretario di partito; né quella di inserire nel proprio curriculum
la qualifica di "candidato trombato", anche se questi due profili
potrebbero sembrare oggi i più richiesti dalla nostra pubblica amministrazione.
Sono convinto che le loro capacità professionali dovranno, prima o poi, contare
più delle naturali doti di compiacenza e di asservimento, che in questo momento
sembrerebbero essere le competenze distintive chiave nel trovare un adeguato, e
remunerativo, incarico dirigenziale. Benché l´allenamento a dir sempre di sì e
la tendenziale accondiscendenza alle indicazioni del potente di turno, maturate
in anni di oscuro lavoro nelle segreterie politiche, sembrino più utili di un
master alla Bocconi, la qualità e la preparazione sono doti di cui il sistema
pubblico non può fare a meno se non vuole definitivamente perdere la propria
ragion d´essere, che è quella di servire i cittadini. La selezione di validi
dirigenti esterni per la pubblica amministrazione può essere, pertanto, una
grande opportunità per la nostra Regione. Se un valido manager come Marchionne
ha risanato la Fiat che solo pochi anni fa sembrava destinata quasi al
fallimento, lo stesso potrebbe accadere per quella che è la principale realtà
economica in Sicilia, oggi in grave crisi finanziaria. E se proprio ciò non
dovesse accadere, la selezione di dirigenti pubblici esterni potrebbe almeno
generare nuove opportunità per gli enti organizzatori dei corsi di formazione.
Abbandonando quei profili formativi inutili, per i quali si è spesso gridato
allo scandalo, ecco nuove figure professionali che si potrebbero addestrare,
per le quali lo sbocco lavorativo può dirsi sicuro: "Corso per segretario
cittadino di partito minore", "Corso per primo dei non eletti",
"Corso per portaborse addetto a servigi personali di politico in
carriera".
( da "Repubblica, La"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 29 - Economia
Eni col bond a caccia di risparmiatori Via libera Consob all´emissione da un
miliardo elevabile a due Scajola: "I libici sono interessati a entrare in
Enel e nell´azienda petrolifera" VITTORIA PULEDDA MILANO - Eni rompe il
ghiaccio sul mercato retail delle obbligazioni dopo il
grande freddo della crisi finanziaria e, tornando dopo quasi quindici anni a rivolgersi direttamente
ai risparmiatori italiani, mette in palio bond per un miliardo di euro (ma
elevabile fino ad un massimo di due miliardi). «E´ l´Italia che si rimette in
moto dopo la crisi finanziaria degli ultimi anni, sono ragionevolmente fiducioso che la
risposta sarà positiva, tenuto conto del merito di credito dell´Eni - ha
detto l´amministratore delegato Paolo Scaroni - la nostra è un´azienda solida
che continua a crescere e avrà risultati positivi per molti anni», ha aggiunto
ricordando che si tratta della prima operazione di un gruppo industriale
rivolto al retail da anni (quella precedente è dell´Enel, nel 2005). «Ma ora -
ha detto - mi aspetto che si accoderanno altri emittenti, anche perché il
mercato italiano è generoso: non è certo la liquidità che manca». All´Eni, e all´Enel,
sono interessati anche i capitali libici, ha dichiarato ieri il ministro per lo
Sviluppo economico, Claudio Scajola, che la sera prima aveva incontrato
Gheddafi a cena: «I libici - ha spiegato Scajola - sono interessati, hanno
liquidità per fare investimenti». Nel dettaglio dell´offerta dei bond, che ieri
ha ricevuto l´ok della Consob alla pubblicazione del prospetto, si tratta di
due tipologie di obbligazioni, entrambe con scadenza tra sei anni: una, a tasso
fisso, legata al tasso mid swap (sempre con durata sei anni) e cedola annuale;
l´altra a tasso variabile, e cedola semestrale, ancorata al tasso Euribor a sei
mesi. In entrambi i casi ci sarà però una maggiorazione, uno spread compreso
tra gli 85 e i 135 punti base: al momento, quindi, non è possibile determinare
il rendimento esatto dei bond, perché non è stato ancora fissato lo spread né
il tasso esatto. Si dovrà quindi aspettare la conclusione del periodo di
sottoscrizione (che va dal 15 giugno al 3 luglio) per conoscere il rendimento
dei titoli del cane a sei zampe; fattore - questo - criticato dall´Adusbef. A
titolo di esempio, ieri il tasso mid swap era pari al 3,35% mentre l´Euribor a
sei mesi era di poco inferiore all´1,5%; ragionando in termini più lunghi, da
gennaio ad oggi, il mid swap ha oscillato tra un minimo del 2,822% e un massimo
del 3,459% mentre l´Euribor si è mosso tra l´1,434% e il 2,971%. Il taglio
minimo dei bond, per i risparmiatori, è pari a 2.000 euro. Il consorzio di
collocamento sarà coordinato da Banca Imi e da Unicredit e garantirà fino a 710
milioni di bond (la fee che pagherà l´Eni è pari all´1,5%). Ma Scaroni si è
detto appunto molto fiducioso sull´accoglienza, nonostante l´offerta arrivi
subito dopo la richiesta di mezzi freschi da parte dell´Enel, con l´aumento di
capitale («Sono mercati diversi», ha detto). Nessuna indicazione specifica,
invece, sulla destinazione dei fondi, tuttavia l´amministratore delegato ha
spiegato che il gruppo «sta pensando ad un´altra emissione, verso fine anno, ma
non rivolta al mercato italiano e non retail: sarà un´operazione diversa - ha
aggiunto - che faremo su un mercato diverso».
( da "Riformista, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
l'Acri a congresso I
sacrifici di Guzzetti contro la recessione Le Fondazioni bancarie italiane si
dichiarano disposte a fare sacrifici nel breve periodo, al fine di superare
l'attuale fase di crisi economica. Questo è uno dei
punti di rilievo del ventunesimo congresso dell'Associazione delle casse di
risparmio (Acri), chiusosi ieri a Siena. Non manca però una richiesta precisa
nei confronti del governo: la revisione del trattamento tributario delle
Fondazioni. Il presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, ha spiegato alla platea
il ruolo che le fondazioni giocheranno nella fase pre-ripresa da una crisi che si è rivelata più ostica del previsto, nonostante
la solidità del sistema bancario italiano, sancita anche dell'ultima ricerca
R&S Mediobanca. Gli obiettivi finali non verranno meno, afferma Guzzetti,
anche se si potrebbe fare di più: «Un differente regime fiscale ci
permetterebbe di avere mezzi adeguati a finanziare le attività filantropiche,
quello attuale non valorizza il nostro ruolo sussidiario» Inoltre, solo con una
riduzione delle aliquote, conclude il presidente dell'Acri, le Fondazioni
potranno «svolgere il proprio compito di preziosa infrastruttura immateriale di
un sistema economico e sociale pluralistico». Dalla parte delle banche c'è un
elemento importante: tutte gli istituti che hanno avuto bilanci in attivo hanno
elargito i dividendi promessi. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non
ha replicato, ma l'impressione dei banchieri è che questo sia un segnale
positivo, anche perché il congresso di Siena è stato all'insegna della
riflessione e della collaborazione. Infatti, l'Acri ha preso due decisioni in
merito alla presenza nella Cassa depositi e prestiti (Cdp). In primis, sarà
posticipato di tre anni il programma di conversione delle azioni privilegiate,
detenute dalle fondazioni, in ordinarie. Tale provvedimento giunge dopo
l'oggettiva difficoltà di determinazione del valore della Cdp, a causa del
perdurare dell'eccessiva volatilità dei mercati. La scelta presa permette al
governo di riequilibrare i valori della Cassa sui parametri di mercato,
deterioratisi dopo l'avvio della crisi
finanziaria e la svalutazione dei titoli. Il
presidente di Cdp, Franco Bassanini, ha specificato un'altra ragione per il
rinvio del giudizio di merito sul portafoglio in questione: «Il consiglio
approverà prima dell'estate il piano industriale che determinerà conseguenze
sull'attività della cassa e un consolidamento nel tempo di questo consentirà
una più adeguata stima». Sulla tempistica, non si esclude a priori che
la conversione avvenga oltre il 2012. Bassanini afferma che «l'operazione si
farà quando si potrà avere un prezzo ordinato e affidabile, senza fluttuazioni
improvvise». La seconda decisione di apertura delle Fondazioni verso il Tesoro
è l'abbandono del diritto al dividendo garantito, sancito dallo status di
azionisti privilegiati secondo lo statuto della Cassa. L'Acri, spiega Guzzetti,
«rinuncia alla garanzia di avere il 3 per cento sopra l'inflazione, ma rimarrà
il solo privilegio di essere remunerati prima del restante 70 per cento del
capitale». La notizia è stata commentata anche dal presidente di Monte Paschi
Siena, Giuseppe Mussari, che ha ricordato come «le fondazioni continuino ad
essere azionisti importanti del sistema bancario italiano». Non è mancato,
infatti, l'apporto delle Fondazioni al mercato, sotto forma di liquidità.
Nonostante la contrazione dei profitti settoriali nel 2008, meno 34 per cento,
le erogazioni sono rimaste inalterate, secondo l'analisi dei bilanci
dell'ultimo anno delle 16 maggiori entità d'origine bancaria, capaci di contare
su un patrimonio pari al 74 per cento dell'intero sistema. Rinviato, invece,
l'ingresso delle Fondazioni nel capitale di Banca d'Italia. Dopo l'apertura del
suo direttore generale, Fabrizio Saccomanni, è arrivata la replica di Guzzetti:
«Se ci offrono quote siamo onorati, ma vogliamo sapere a che prezzo e qual è il
rendimento previsto». di Fabrizio Goria 12/06/2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-12 - pag: 14 autore: ... PETROLIO
OLTRE I 73 DOLLARI La ripresa fa il pesce in barile B envenuto il caro-greggio,
se davvero segnala un'imminente ripresa dell'economia. Ma lacorsa sempre più
sfrenata dei prezzi – ieri oltre 73 dollari al barile, più del doppio rispetto
ai minimi pluriennali di dicembre – solleva timori, oltre che speranze. Gli
indizi di un miglioramento della domanda, a onor del vero, non mancano. La Cina
in maggio ha importato una quantità di greggio quasi da record: 4 milioni di
barili al giorno, un livello superato solo nel marzo 2008, quando Pechino
faceva incetta di rifornimenti prima delle Olimpiadi. Anche negli Usa i consumi
mostrano sussulti di vitalità. E dopo mesi di accumulo, le scorte petrolifere
mondiali hanno iniziato a ridursi, non solo per effetto dei tagli di produzione
dell'Opec.I mercati finanziari,compreso quello dei futures sul greggio, cercano sempre di
anticipare le tendenze. Inoltre gli investitori, che nei mesi più bui della
crisi erano rimasti il più possibile "liquidi", stanno ritrovando
fiducia e appetito per il rischio: anche questo, se si vuole, è un germoglio di
rinascita economica. Ma se la speculazione dovesse spingersi troppo in
là, il rally del petrolio potrebbe trasformarsi nel killer della ripresa.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-12 - pag: 15 autore: Un patto
europeo contro i debiti Per dare credibilità al rientro dei disavanzi servono
riforme strutturali coordinate di Carlo Bastasin E ntro cinque anni nessun
paese del G-7, Canada escluso, avrà un debito inferiore al 90% del Pil. Entro
il 2014 la media del debito del G-20 potrebbe arrivare al 140 per cento. I
governi saranno ovunque sotto pressione nel gestire economie gravate da un
debito che in Europa, solo tra il 2008 e il 2010, aumenterà di 20 punti di Pil
e nel mondo crescerà del 35-60% entro cinque anni. Il tema della compatibilità
della democrazia con l'emergenza economica si è spostato dalla crisi alla sua
terapia: l'enorme indebitamento degli stati. Per evitare soluzioni traumatiche
nella gestione del debito, con tagli al welfare che distruggano il contratto
sociale o addirittura con chiusure dei confini economici o finanziari,
la via d'uscita sarà aumentare la crescita potenziale delle economie. In Europa
questo porrà il problema di nuove sedi politiche di coordinamento. Ma la
soluzione interessa l'Italia più di qualsiasi altro paese. Nessuno infatti
quanto l'Italia cumula tutti i problemi della gestione politica del debito:
alto livello del debito pubblico, bassa crescita potenziale dell'economia,
grande disparità interna tra creditori e debitori, e infine scarsa efficacia
dei meccanismi di decisione politica. Che il problema del debito tocchi gli
equilibri istituzionali delle democrazie, lo rivelano novità con cui alcuni
paesi stanno cercando di "legare le mani" alla politica. Due
settimane fa il governo tedesco ha integrato una norma costituzionale per
vincolare il Parlamento attraverso i "freni del debito" che dovranno
far scomparire i disavanzi tedeschi entro pochi anni. Berlino vorrebbe
estendere questa "exit strategy" a tutti i paesi Ue. Nei paesi del
Nord Europa si sta guardando invece all'esperienza olandese, che costringe il
Parlamento ad approvare solo manovre di bilancio compatibili con la sostenibilità
del debito ed estese all'intera durata della legislatura. Le piattaforme
elettorali devono specificare le intenzioni dei partiti nei confronti del
bilancio pubblico. In Gran Bretagna si studiano "codici di stabilità"
di almeno otto anni e quindi estesi su più legislature, indipendentemente dalle
preferenze politiche dei futuri Parlamenti eletti. Altri esperimenti sono già
in corso in Svizzera, con freni fiscali che limitano l'aumento della spesa
pubblica all'aumento atteso delle entrate; in Cile, attraverso regole che
disciplinano il bilancio strutturale; in Svezia e in molti altri paesi. Ma il
caso più rilevante è ancora lontano dalla consapevolezza politica: il più
importante meccanismo di disciplina delle finanze pubbliche nel mondo, il Patto
di stabilità europeo, dovrà essere ridisegnato. Ma come? Con più automatismi o
invece con più politica? La sfiducia nella politica è giustificata dal fatto
che tra il 1977 e il 2005, nella media dei paesi Ocse, il
rapporto debito/Pil è raddoppiato senza una vera giustificazione finanziaria. Non c'erano crisi
economiche da gestire ma solo decisioni d'opportunità politica. Solo la
pressione dei mercati finanziari - prima ancora dei meccanismi di regolazione automatica dei
bilanci - ha invertito la tendenza a indebitarsi. In una recente
conferenza sulla politica fiscale svoltasi a Washington all'Fmi, Charles
Wyplosz ha offerto una sintesi della situazione: nei casi d'emergenza le regole
non funzionano, i politici hanno comunque un'inclinazione a indebitarsi e
l'ipotesi di comitati tecnici che regolino la politica di bilancio (come fanno
i banchieri centrali con la moneta) non troverà mai sostegno, quindi bisogna
riuscire a tenere insieme valutazione politica e regole di disciplina. Il
terremoto della crisi ha aperto molte crepe nelle certezze sulla politica
fiscale. Economisti come Robert Barro sono convinti che l'effetto
moltiplicatore della spesa pubblica sulla crescita economica sia pari a zero.
Ma Christina Romer, consigliera della Casa Bianca, recentemente ha parlato di
un moltiplicatore di circa l'1,5%, altri hanno stime addirittura superiori. La
disputa ha riaperto la guerra tra economisti neoclassici e neokeynesiani. I
primi sostengono che l'aumento della spesa pubblica venga mal giudicato da
cittadini che prevedono l'aumento delle tasse, riducono quindi i consumi,
aumentano l'offerta di lavoro e ciò riduce i salari. In tal caso la spesa
pubblica non produce alcuno stimolo. I neokeynesiani, pur con differenze tra
loro, ritengono che la rigidità di prezzi e salari consenta alle imprese di
soddisfare l'aumento della domanda aggregata (derivante dalla spesa pubblica)
vendendo di più e quindi assumendo di più. In una tale incertezza, l'unico
consenso è sul fatto che garantire la sostenibilità di lungo termine del debito
sia indispensabile anche all'eventuale efficacia di breve termine della spesa
pubblica. Regole quindi? Ma che cosa succede se i mercati
non dovessero credere alle regole? Secondo stime della Commissione europea, un
aumento di 150 punti base del premio sul rischio dei titoli pubblici è in grado
di annullare gli effetti di uno stimolo fiscale dell'1% del Pil. L'intero
impulso della Ue potrebbe evaporare se l'indebitamento apparirà insostenibile.
In una fase protratta di caduta del prodotto potenziale dei paesi europei, la
spesa pubblica è indispensabile per fermare la chiusura delle imprese o il
taglio degli investimenti, ma senza un quadro di "coerenza temporale"
nel medio termine la po-litica di bilancio espansiva può essere addirittura
controproducente. Il quadro istituzionale è quindi ancora una volta essenziale
all'efficacia della politica. Le ricette tradizionali per un quadro di coerenza
temporale sono quelle di ridurre la spesa corrente. Secondo una stima
presentata all'Fmi, il valore attualizzato della spesa in pensioni e sanità è
dieci volte maggiore del costo della crisi. Ma è davvero possibile
politicamente convincere i pensionati o i malati che devono avere meno diritti
perché devono pagare le conseguenze di Wall Street? L'alternativa è quella di
aumentare la crescita potenziale delle economie. Su un orizzonte di dieci anni,
l'aumento della crescita dell'1% compenserebbe in buona parte l'aumento del
debito indotto dalla crisi attuale. Ma in Europa riforme simili dovrebbero
avvenire su impulso politico coordinato. In caso contrario si incorrerebbe nei
noti problemi di "azione collettiva" che hanno già prodotto, negli
ultimi sei mesi, impulsi fiscali inferiori al necessario, da parte di singoli
governi che preferiscono attendere che siano gli altri paesi a indebitarsi e a
rilanciare la crescita. Non c'è dubbio che si tratti di un problema politico,
nel metodo e nella sostanza. Non ci sono "regole" che possano indurre
da sole i Parlamenti a trovare la giusta combinazione di riforme strutturali e
di disciplina fiscale. Inoltre lasciare che siano i mercati
finanziari, come in passato, a esercitare la loro disciplina sui governi
è troppo pericoloso dato i rischi d'instabilità con debiti globali così alti.
Troppo facile che i paesi finiscano per scoprirsi insolventi. Troppo alti
quindi anche i rischi di contagio, perché l'azione politica non sia
sovranazionale. Non resta dunque che trasferire più politica a un livello
diverso da quello dei Parlamenti nazionali per garantire che la spesa pubblica
ben coordinata faccia crescere l'economia e sia sostenibile. Anche la necessità
di evitare troppa competizione fiscale tra i governi e di offrire un
interlocutore alla Bce, in modo che la politica monetaria possa accomodare i
bilanci pubblici impegnati nelle riforme strutturali, spinge nella stessa
direzione: riformare il Patto di stabilità europeo verso un organismo più
politico in grado di favorire riforme strutturali coordinate, che aumentino la
crescita potenziale e diano credibilità all'impegno al rientro dei debiti.
carlo.bastasin@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA IN CONTINUA CRESCITA Si
prevede che il rosso dei bilanci dei paesi Ue aumenterà di 20 punti di Pil tra
il 2008 e il 2010. Nel mondo del 35-60% in cinque anni PROBLEMA APERTO Non
esistono regole in grado di costringere i governi a trovare la corretta
combinazione tra disciplina dei conti e politiche di sviluppo L'unione fa la
forza. Una performance durante il party che si è svolto a Berlino per le scorse
elezioni del Parlamento europeo AFP
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-12 - pag: 35 autore: Banche. Dopo il
tentativo fallito, entro due settimane i francesi e Trieste presentano un
secondo accordo su Intesa Sanpaolo Nuovo patto Agricole-Generali Pauget:
«Lavoriamo per una soluzione in accordo con i grandi soci e l'Authority»
Alessandro Graziani MILANO «Lavoriamo per definire un nuovo patto parasociale
con le Generali in tempi rapidi, al massimo entro fine mese, e vogliamo trovare
una soluzione che sia accettabile dai soci di Intesa Sanpaolo, dall'Antitrust
italiana e dalla Consob francese». Il direttore generale del Credit Agricole
Georges Pauget, ieri in Italia per una serie di incontri istituzionali, ha
tranquillizzato i suoi interlocutori italiani sul caso Intesa Sanpaolo. La
stesura del nuovo patto di consultazione con le Generali, i cui ultimi dettagli
restano in fase di messa a punto dallo studio legale di Sergio Erede, terrà
conto delle doverose obiezioni dell'Authority guidata da Antonio Catricalà. Ma
è evidente che, qualunque tipo di soluzione, non potrà che risultare come
frutto di un compromesso tra le varie parti in causa. Il tema riguarda il
destino della partecipazione del 5,8% detenuta dall'Agricole nel capitale di
Intesa Sanpaolo. Una quota ormai storica, seppur diluita rispetto al 22% che i
francesi avevano in Banca Intesa, e che in passato è stata messa al servizio
dell'istituto presieduto da Giovanni Bazoli prima per respingere gli assalti
all'AmbroVeneto, poi nell'assecondare la crescita di Intesa, infine nel
consentire la fusione col Sanpaolo. Giorni febbrili, quelli dell'estate 2006,
quando i vertici di Intesa chiesero all'Agricole di non esercitare il diritto
di veto e di uscire progressivamente dal capitale del gruppo in cambio di una
piccola ma significativa dote retail in Italia: CariparmaFriuladria.
L'Agricole, come ricordano i vertici, ha sempre assecondato le richieste
dell'alleato Intesa, fino a concedere un divorzio che consentisse a entrambi di
crescere senza danneggiarsi a vicenda. Sulla base degli accordi che servivano a
Intesa per procedere nella fusione con Sanpaolo, nel 2006 fu previsto che
l'Agricole sarebbe sceso entro fine 2009 sotto il 2% del capitale di Intesa.
Nel frattempo, la crisi finanziaria – da tutti
considerata eccezionale e paragonabile a quella del 1929 – ha portato a un
crollo dei valori bancari, e tra questi di Intesa Sanpaolo – del 50%. Una
situazione atipica, che ha portato come conseguenza all'allentamento dei
prìncipi contabili e dei criteri antitrust un po' in tutto il mondo. Tanto che
anche l'Autorità europea si è prodigata in deroghe, impensabili in momenti
ordinari. Un'eccezionalità storica che l'Agricole ritiene possa e debba valere
anche nel caso della sua quota in Intesa Sanpaolo. Dati i valori attuali di
Borsa, d'altra parte, un'eventuale annuncio della cessione del 5,8% in suo
possesso avrebbe effetti deleteri sulle quotazioni di Intesa. A danno di tutti
gli azionisti, in primis le Fondazioni che invece per il momento restano
tatticamente ostili alle richieste dell'Agricole. E che ieri, stando alle
indiscrezioni in arrivo da Roma, avrebbero ottenuto di essere ammesse al
procedimento avviato dall'Antitrust, potendo così avere accesso alla
documentazione dell'infrazione. Tornando all'Agricole, in che modo potrà essere
cambiato il patto parasociale con le Generali? Il riserbo dei legali è totale,
anche perchè tuttora il "diavolo" è nei dettagli. Ma emergono alcune
linee guida, che determineranno la stesura del nuovo patto parasociale tra
Agricole e Generali. La partecipazione in Intesa, date le valutazioni di
mercato, non è più nella lista di quelle in vendita e diventa immobilizzata
almeno per il medio periodo. è l'effetto della crisi,
ma la conseguenza per l'Agricole è che quella quota – il 5,8% fa della banca
francese il secondo socio di Intesa Sanpaolo – ora dovrà essere monitorata. Il
che non comporta, ovviamente, interferenze sulla gestione o su aspetti che
ledano la concorrenza. Ma se la quota è di lungo periodo, osservano i francesi,
non si può impedire che il secondo socio della banca venga informato su aspetti
rilevanti dal punto di vista strategico, come la politica dei dividendi o le
decisioni su aumenti di capitale. In sostanza, se la quota diventa strategica
l'obiettivo non può che essere lo stesso degli altri azionisti di lungo
periodo. I cui interessi, sostengono dall'Agricole, non possono che essere
convergenti. Resta il problema, decisivo, di trovare una sintesi alle necessità
dell'Agricole, ai rilievi giuridici dell'Antitrust italiana – che si è già fatta
valere, bocciando la prima stesura del patto avanzata dai francesi – e ai
criteri contabili presidiati dalla Consob francese, che restando immutata la
contabilizzazione della quota pretenderebbe una svalutazione di circa due
miliardi nella semestrale di Agricole. La crisi ha
determinato l'elasticità delle normative, dei criteri contabili e delle loro
interpretazioni. Difficile che anche sul caso Intesa Sanpaolo, Autorità e
azionisti non trovino la quadratura del cerchio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
PARIGI E GLI ALTRI Il crollo di Borsa costringe la Banque Verte a non cedere la
quota e valorizzarla Le Fondazioni ammesse nel procedimento Antitrust Il
vertice dell'Agicole. Il presidente René Carron (a sinistra) e il direttore
generale Georges Pauget INFOPHOTO
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-12 - pag: 37 autore: Regole. Al
congresso Iosco di Tel Aviv critiche ai risultati della direttiva Mifid sotto
tiro: sposta il trading sull'Otc Riccardo Sabbatini TEL AVIV. Dal nostro
inviato La direttiva Mifid sta spingendo verso l'opacità i mercati azionari
Europei. Circa il 30% delle contrattazioni del continente si svolgono ormai
fuori mercato, sui circuiti Otc (over the counter). Il dato è stato riferito
ieri dall'ex-amministratore delegato della Borsa di Londra, Clara Furse,
intervenuta alla giornata conclusiva della conferenza annuale dello Iosco,
l'associazione internazionale dei regulator. «La Mifid – ha commentato – non
sta raggiungendo i suoi scopi» e tutto ciò, in fondo, rappresenta una
controtendenza perchè all'indomani della crisi della
finanza mondiale i trasparenti mercati azionari sono visti come un antidoto ai
problemi causati dagli scambi di prodotti derivati e strutturati in circuiti
non regolamentari. «I mercati equity – ha sottolineato ancora la Furse –
rappresentano una parte della soluzione e non il problema». Ma la direttiva
europea, varata alla vigilia della crisi al fine di
promuovere una competizione tra le piattaforme di negoziazione continentali
(regolamentate e non), ha finito per innescare un processo opposto. I dati
comunicati dalla Furse confermano quelli contenuti in uno studio appena
pubblicato dal Cesr (il comitato delle Consob europee). Dal novembre del 2007,
quando la Mifid è entrata in vigore, la quota delle Borse sulle contrattazioni
azionarie del continente è scesa da circal'80 al 60 per cento a beneficio dei
sistemi multilaterali di negoziazione (gli scambi promossi dagli intermediari),
che al marzo di quest'anno si attestavano poco sotto al 10%, e delle
negoziazioni Otc che avevano superato la barriera del 30 per cento. Un fenomeno
in crescita, su cui i regolamentatori si interrogano, è rappresentato dagli
intermediari che incrociano al loro interno gli ordini della clientela (in
acquisto o vendita) utilizzando per le transazioni le quotazioni correnti di
Borsa. Il costo delle negoziazioni diminuisce ma la liquidità si sposta dal suo
bacino naturale e i prezzi del mercato regolamentato diventano meno
significativi. Un simile trend è, appunto, proprio il contrario di quello che
attualmente i regolamentatori si augurano. Dopo aver sperimentato i rischi
sistemici causati dalle contrattazioni Otc sui credit default swap (una sorta
di assicurazione sui rischi di insolvenza), responsabili di aver causato il
collasso del maggiore assicuratore mondiale (Aig), i regulator stanno studiano
sistemi di controparti centrali in grado di rendere "più" sicure e
trasparenti quelle negoziazioni. è processo che non avviene senza resistenza
poichè – è ancora la Furse a parlare – «maggiore trasparenza significa anche
minori margini per gli intermediari». D'altra parte anche la competizione
internazionale- ha sottolineato John Coffee, professore alla Columbia
University, analizzando la genesi della crisi finanziaria
– rappresenta una poderosa spinta verso la deregolamentazione. Dopo quanto è
accaduto, naturalmente, si moltiplicano le richieste di una regolamentazione
più rigida ma occorre far presto prima che il pendolo dei mercati torni ad
oscillare verso un'altra direzione. «I prossimi sei mesi – è la previsione di
Coffee – saranno decisivi per implementare le riforme». © RIPRODUZIONE
RISERVATA EFFETTI COLLATERALI L'attacco è stato lanciato da Clara Furse, ex Ceo
della Borsa di Londra: «Le regole non stanno raggiungendo gli obiettivi»
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACHE pag. 18 UN
FISCO PIU' "EUROPEO" PER AIUTARE LE BANCHE L'ANALISI
LA CRISI FINANZIARIA ed economica mondiale ha corretto e superato vari luoghi
comuni nei quali non erano mai cadute le Casse di Risparmio italiane che non
hanno inseguito le facili mode cercando altissimi rischi con bassissimi
capitali, non hanno mai inseguito gli estremismi culturali delle più anarchiche
tendenze della deregulation, così come sono sempre state critiche e
lontane dallo statalismo e dal dirigismo. Anche quando, ancora di recente, le
banche italiane venivano criticate ed incoraggiate a seguire i più rischiosi
esempi inglesi ed americani, le Casse di Risparmio italiane hanno continuato ad
operare secondo i propri principi di equilibrio e di responsabilità, lontani
dalla cultura delle stock options. La crisi finanziaria
internazionale ha spazzato via anche le più strumentali critiche che venivano
mosse ai collegamenti fra Banche e Fondazioni. Infatti, a cominciare dai mesi
più difficili, tragici dell'autunno scorso, quando i Fondi comuni fuggivano
dalle Borse a precipizio, le Fondazioni italiane hanno confermato e rafforzato
i loro positivi ruoli di stabili investitori istituzionali non speculativi, di
lungo periodo e di forti legami virtuosi locali. Domandiamoci se, nell'autunno
scorso, in Italia, nel capitale di diverse banche, non ci fossero state anche o
innanzitutto le Fondazioni come azionisti stabili, pronti anche a rafforzare il
capitale delle banche che ne avevano più necessità. Evitiamo davvero le
polemiche, ma sottolineiamo che i Tremonti Bond non riguardano tutte le banche,
ma soltanto quelle quotate: se si vogliono aiutare davvero le banche, si riduca
l'eccesso di pressione fiscale sulle banche italiane rispetto alla media
europea e si risolva in modo equilibrato e consensuale il nodo delle quote di
Banca d'Italia. Comunque le nostre Casse hanno continuato e continuano nella
loro tradizionale funzione creditizia. Quello fra Banche, Casse, Fondazioni e
territori è un circuito virtuoso di cui essere orgogliosi, di alti valori etici
e sociali, che va valorizzato ulteriormente ed anche sciolto da troppi vincoli.
Se vi è ancora qualcuno in Italia che non conosce la storia delle Casse di
Risparmio, dei Monti, delle Fondazioni e delle banche è ora che studi di più! A
chi è critico preconcetto del mondo bancario e delle Fondazioni diciamo
innanzitutto, in nome dell'insegnamento di Luigi Einaudi nella "difficile
arte del banchiere": siano valutati i consuntivi, siano giudicati i
risultati senza preconcetti devianti. * vice presidente dell'Acri
( da "Messaggero, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì 12 Giugno
2009 Chiudi di ALEXEY MESHKOV* LE realtà oggettive dei nostri giorni provano
che nessun Paese oggi è in grado di superare da solo tutti i problemi del mondo
moderno. L'esigenza urgente di definire la politica della sicurezza nel vasto
contesto internazionale è riconosciuta da tutti i partecipanti del processo
politico mondiale. Nella storia moderna ci sono stati molti casi in cui davanti
alla realtà la comunità internazionale ha dimenticato le divergenze ed ha agito
con solidarietà su basi del tutto nuove. In questo contesto si inquadrano anche
gli avvenimenti dell'11 settembre 2001, nonché l'attuale crisi finanziaria globale. Non ci sono
dubbi che proprio tale approccio è necessario nella lotta per la pace in Medio
Oriente, in Afghanistan, per l'eliminazione del pericolo della proliferazione
delle armi di distruzione di massa, per il superamento delle conseguenze dei cambiamenti
climatici. Purtroppo nello spazio europeo proprio laddove sembrerebbe
esistere una rete fitta di impegni reciproci l'esigenza oggettiva degli
approcci nuovi di principio per garantire la sicurezza non è stata confermata
dalle azioni reali. L'Atto conclusivo del Consiglio della Sicurezza e
Cooperazione in Europa non è riuscito a superare definitivamente la mentalità
della "guerra fredda". I valori fondamentali come l'osservazione
delle normative del diritto internazionale, non applicazione della forza, il
rispetto della sovranità, inviolabilità delle frontiere e dell'integrità
territoriale, l'utilizzo dei mezzi pacifici della soluzione dei conflitti, il
controllo sugli armamenti, non solo non hanno ricevuto il loro sviluppo
definitivo ma, in alcuni casi, si sono indeboliti come strumenti reali della
garanzia della sicurezza. Le operazioni militari nei Balcani, il riconoscimento
di alcuni paesi del Kosovo, gli avvenimenti dell'agosto 2008 nel Caucaso del
Sud, la crisi del Trattato sulle Armi Convenzionali in
Europa, la stagnazione dei regimi di controllo sugli armamenti e delle misure
di fiducia, rappresentano una serie piuttosto incompleta delle testimonianze di
questo processo. Il mondo policentrico che si sta formando richiede da tutti
noi un vero lavoro collettivo, una rinuncia all'eredità della "guerra
fredda", alla logica delle linee di divisione e degli approcci di blocco.
L'ottimale percorso in questa direzione, al nostro avviso, passa per la
realizzazione dell'iniziativa del Presidente della Federazione Russa, Dmitriy
Medvedev, sulla congiunta elaborazione e stipulazione del Trattato della
sicurezza europea. Il suo obiettivo principale è l'elaborazione di un documento
giuridicamente vincolante che garantisca un livello qualitativamente nuovo della
sicurezza politico-militare di tutti gli stati, con i mezzi meno costosi, che
si basi sul pieno rispetto degli interessi di tutti gli stati interessati, sul
riconoscimento della parità dei loro diritti in quello che riguarda la
sicurezza. Di conseguenza, il livello di protezione politico-militare sarebbe
uguale per tutti i paesi sul territorio, da Vancouver a Vladivostok. È
un'alternativa positiva alle decisioni unilaterali che provocano risposte
simmetriche o asimmetriche, una nuova spirale di corsa agli armamenti. Nessuno
deve garantire la propria sicurezza a spese degli altri. Il Trattato può
nascere solo in seguito al processo negoziale con la partecipazione di tutti
gli Stati della zona Euroatlantica nonché delle organizzazioni multilaterali
che operano in questa area in materia di sicurezza. Tutti rimarranno
avvantaggiati: la nostra iniziativa non presuppone né
"marginalizzazione" né allontanamento di nessun paese o di struttura
internazionale. È molto importante non perdere il "margine delle opportunità"
che abbiamo oggi per passare a una nuova qualità dell'interazione strategica
nel triangolo Russia Ue Usa, per recuperare lo svantaggio nel campo della
"hard security" accumulatosi negli ultimi anni. La Russia ha già
presentato le proprie idee ai partner europei e sta aspettando da loro un
costruttivo contributo di riscontro. Siamo pronti ad una discussione ampia e
franca. È importante avviare un dialogo concreto sul Tse liberandosi dagli
stereotipi degli anni passati. Ovviamente la condizione chiave del dialogo è la
fiducia reciproca la sua mancanza costituisce la ragione di tanti problemi che
abbiamo oggi nell'area pan-europea. Crediamo che per studiare l'idea del Tse
sia utile impiegare tutti i formati negoziali multilaterali presenti nella
nostra area, inclusi l'Osce, il Consiglio Nato-Russia, altre strutture. La
comunità internazionale degli esperti, le autorevoli organizzazioni non
governative e i circoli accademici sono chiamati a fornire un contributo
importante all'elaborazione del trattato. Gli esperti italiani potrebbero
arricchire sostanzialmente il concetto del futuro trattato. La sicurezza nello
spazio euro-atlantico è garantita dalla combinazione di una serie di elementi
eterogenei. In questo processo sono coinvolti tutti i paesi europei, gli Usa,
il Canada, i paesi dell'Asia Centrale, nonché le importanti organizzazioni
sopranazionali come la Nato, l'Unione Europea, la Csi, la Csto. È difficile
pensare che i problemi riguardanti il mantenimento della pace e della stabilità
possano essere risolti soltanto con l'allargamento di un singolo blocco
politico-militare. È ben evidente la risposta alla domanda - cos'è meglio:
lavorare insieme su una nuova costruzione di sicurezza, oppure condurre
esercitazioni militari nell'immediata vicinanza alle aree dove sono appena
cessate le ostilità e dove si è sparso sangue di civili. Per questo la Russia
fa la scelta ferma e chiara a favore di un nuovo livello di sicurezza nell'area
da Vancouver a Vladivostok. *Ambasciatore della Federazione Russa in Italia
( da "Messaggero, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì 12 Giugno
2009 Chiudi ROMA - L'Eni lancia nuove obbligazioni destinate al pubblico dei
risparmiatori fino ad un massimo di 2 miliardi di euro. E' la prima volta da 16
anni. L'operazione partirà il 15 giugno per concludersi il 3 luglio ed è stata
annunciata ieri. Ogni risparmiatore potrà acquistare un lotto minimo di 2
obbligazioni da 2.000 euro nominali, con possibili incrementi di almeno 1
obbligazione per volta, del valore di 1.000 euro. I bond offerti dall'Eni sono
sia a tasso fisso che a tasso variabile e saranno rimborsati alla scadenza, nel
2015. Nel primo caso, il rendimento sarà determinato sommando un margine (tra
85 e 135 punti base) al tasso mid swap a 6 anni; nel secondo caso, il
rendimento si avrà sommando un margine (tra 85 e 135 punti base) al tasso
Euribor a 6 mesi. Le decisioni saranno comunicate entro 5 giorni dalla fine
dell'offerta. «È il sistema Italia che si rimette in moto
dopo la crisi finanziaria»
che ha stravolto i mercati
nel
( da "Messaggero, Il"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Venerdì 12 Giugno
2009 Chiudi di LUCA CIFONI ROMA Il moderato, cautissimo ottimismo
sull'evoluzione della crisi, o almeno sulla fine della sua fase più critica,
inizia a riflettersi anche nei numeri delle previsioni sfornate dai centri di
ricerca. Quei numeri che per mesi e mesi avevano scandito il rallentamento e poi
il crollo dell'economia mondiale. Così la Bce prevede per la seconda metà
dell'anno un calo più contenuto dell'attività economica, e un ritorno alla
crescita alla metà del prossimo anno. Mentre il Fondo monetario internazionale,
in vista del prossimo vertice G8, rivede verso l'alto le proprie previsioni per
il
( da "Corriere della Sera"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 12/06/2009 - pag: 35 Recessione Francoforte: senza
lavoro al 9,2%, edilizia e industria i più colpiti. «Attenti al rischio
deficit-inflazione» Trichet: allarme occupazione La Banca mondiale: pil in calo
del 3%. L'Fmi alza le stime sul 2010 FRANCOFORTE L'economia mondiale mostra i
primi segnali di ripresa, grazie soprattutto all'accelerazione della Cina.
Tanto che il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo (dall'1,9%
dell'aprile scorso al 2,4%) le stime di crescita mondiali, anche per effetto
degli aiuti governativi introdotti negli ultimi mesi. Per Eurolandia invece,
secondo la Banca centrale europea, la ripresa sarà ritardata a metà del
( da "Corriere della Sera"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 12/06/2009 - pag: 36 Risparmio Maxiemissione da un
miliardo Il ritorno dei bond Eni lancia un prestito dopo 14 anni MILANO Big
dell'energia alla prova della fiducia e della liquidità di risparmiatori e
mercati. Eni ha annunciato ieri il collocamento di un'obbligazione da un
miliardo di euro che può salire fino a due se c'è domanda. Mentre scade oggi il
termine per opzionare l'aumento di capitale da otto miliardi di Enel. Su un
possibile eccesso di offerta, il numero uno del Cane a sei zampe ha precisato
che il rischio di una sovrapposizione non esiste: «Noi ci rivolgiamo
all'obbligazionario, Enel all'equity, noi al mercato italiano, Enel ai mercati
globali ». Scaroni si è detto fiducioso della risposta «considerando il merito
di credito di Eni» («AA-» per l'agenzia Fitch, «Aa2» per Moody's, «AA-» per
S&P, ndr). Eni non effettuava un'emissione obbligazionaria destinata al
mercato dal 1995. Il ritorno dei bond destinati ai risparmiatori rappresenta,
per Scaroni, «l'Italia che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria». In ipotesi anche
un'altra emissione verso la fine dell'anno, ma non sarà retail e non sarà
rivolta al mercato italiano. Il bond sarà venduto dal 15 giugno al 3 luglio. Il
lotto minimo è di duemila euro, pari a due obbligazioni, con possibili aumenti
pari ad almeno un'obbligazione. La durata del bond, sia a tasso fisso
sia a tasso variabile, è di 6 anni. Il capitale sarà rimborsato interamente
alla scadenza dei prestiti. Le banche coordinatrici del collocamento, che
garantiscono per un ammontare di 710 milioni, percepiscono commissioni pari
all'1,5%. Lo spread è previsto nella fascia bassa rispetto ad altre recenti
emissioni. Nel dettaglio, il tasso fisso è determinato sommando un margine tra
85 e 185 punti base al tasso mid swap a sei anni. Quello variabile è indicizzato
all'Euribor a 6 mesi maggiorato di un margine compreso tra 85 e 185 punti base.
Entrambi saranno definiti al termine dell'offerta. Il prospetto informativo,
approvato ieri dalla Consob, non è piaciuto alle associazioni dei consumatori.
I bond Eni offrono rendimenti «criptici, indefiniti e aleatori», ha detto
l'Adusbef. Paolo Scaroni Fausta Chiesa
( da "Corriere della Sera"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 -
pag: 41 Il caso a Milano Il patto rinnovato spinge Impregilo (g.fer.) Rinnovato
il patto di sindacato che governa Impregilo: Fondiaria-Sai (per conto di
Immobiliare lombarda), Autostrade e Argo finanziaria hanno sottoscritto l'impegno a integrare e prolungare fino al
12 giugno 2010 il patto parasociale che li lega in Igli, la finanziaria che controlla il 29,96% del capitale della
società di gradi costruzioni. Il patto, stipulato l'8 marzo 2007, il 12 marzo
2008 aveva subito un primo rinnovo. La notizia, attesa dal mercato, ha influito
positivamente sul titolo a Piazza Affari, che ha guadagnato l'1,65%, a 2,4575
euro. Nel corso della seduta la quotazione era però salita fino a 2,4875 euro.
Massimo Ponzellini presidente Impregilo
( da "Corriere della Sera"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 - pag: 41 Il
caso a Francoforte Continental-Schaeffler, trattativa aperta (g.fer.)
Continental continua a trattare con Schaeffler, la società che lo scorso anno
aveva lanciato un'Opa sul colosso dei pneumatici, indebitandosi con le banche. Lo ha dichiarato ieri Hans-Joachim
Nikolin, membro del consiglio di gestione del colosso dei pneumatici, che nel
primo trimestre di quest'anno ha accusato perdite nette per 267,3 milioni di
euro e un calo del 35,2% del fatturato a 4,3 miliardi di euro. La Borsa intanto
scommette sulla possibilità di un accordo e ieri ha premiato il titolo con un
progresso del 4,86% (in chiusura di seduta a 23,29 euro) e con scambi inferiori
alla media. Karl-Thomas Neumann ceo di Continental
( da "Corriere della Sera"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 -
pag: 41 La Giornata in Borsa Rialzo targato FonSai e Pirelli di Giacomo Ferrari
Scambi in frenata Sotto la media, a 2,3 miliardi di euro, il controvalore degli
scambi In rialzo fin dalle prime battute, il listino italiano ha
definitivamente consolidato il trend soltanto nel pomeriggio, dopo
l'apertura positiva di Wall Street, spinta dai dati macro americani su vendite
al dettaglio e sussidi di disoccupazione. Alla fine i due principali indici di
Piazza Affari hanno messo a segno le migliori performance del Vecchio
Continente: +1,41% l'Ftse-Mib e +1,42% l'Ftse Italia All Share. Leggermente
sotto la media gli scambi, per un controvalore di 2,3 miliardi di euro.
Fondiaria-Sai e Pirelli, con rialzi pari rispettivamente al 3,19% e al 3,17%,
guidano la graduatoria dei maggiori rialzi del Ftse-Mib, il paniere dei 40
titoli principali. Nel giorno della relazione annuale dell'Isvap, l'ente di
controllo sul mercato delle polizze, si sono distinti tutti gli assicurativi quotati.
Oltre a Fon-Sai, infatti, sono cresciute Generali (+2,35%) e Alleanza (+2,03%).
Quanto a Pirelli, il rialzo è legato alla fase positiva dell' automotive, di
cui la società milanese è fornitrice. Unicredit, invece, è stato il titolo
migliore fra i bancari (+2,27%), un comparto tutto in rialzo con la sola
eccezione di Popolare Milano (-1,04%). Nel resto del paniere, nuovo massimo
dell'anno per Eni, a quota 18,35 euro, il 2,23% rispetto alla vigilia, mentre
Lottomatica è rimbalzata del 2,4% dopo il calo di mercoledì e Fiat ha
proseguito la corsa (+1,99%), avvicinandosi sempre più alla soglia degli 8
euro. Fra i segni negativi, infine, da segnalare anche Buzzi-Unicem (-1,04%),
reduce da una lunga fase positiva, ma soprattutto Terna, che ha lasciato sul terreno
il 2,36%.
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 12-06-2009
OBBLIGAZIONE AL VIA DA LUNEDI' PER 1 MLD Eni, ritorno ai bond dopo sedici anni
MILANO II E' pronta ai blocchi di partenza l'obbligazione Eni da 1 miliardo di
euro, aumentabile fino a 2 miliardi. è il primo bond del Cane a Sei Zampe destinato
ai risparmiatori italiani dopo 16 anni e anche la prima emissione
obbligazionaria retail di un'azienda dal crollo dei mercati mondiali. è «l'Italia che si rimette in moto dopo la crisi
finanziaria degli ultimi anni», dice l'ad dell'Eni
Paolo Scaroni. L'offerta partirà il 15 giugno e durerà fino al 3 luglio, salvo
chiusura anticipata. Consob ha approvato ieri il prospetto informativo: gli
investitori potranno sottoscrivere i bond a sei anni sia a un tasso fisso e sia
variabile, con un lotto minimo di 2.000 euro nominali e incrementi di
1.000 euro. «Confido ragionevolmente che la risposta sarà positiva », dice
Scaroni. Eni conta su un'emissione «conveniente», con un differenziale
contenuto tra il tasso di rendimento offerto e quello dei titoli senza rischio
(spread): «Sul mercato - secondo Scaroni - dovremmo avere uno spread più basso
perché abbiamo un rating migliore» rispetto agli altri emittenti italiani (Eni
ha rating AA- da S&P e Aa2 da Moody's). Il gruppo potrebbe anche fare
un'altra emissione obbligazionaria «verso fine anno, ma non sarà rivolta al
mercato italiano e non sarà retail». Per Scaroni l'emissione «favorisce tutto
il sistema Italia» e «nelle settimane successive alla nostra emissione, se avrà
il successo che ci auguriamo, altri verranno sul mercato a chiedere fondi a
medio lungo termine ». L'ad Paolo Scaroni.
( da "Corriere della Sera"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Cronaca di Milano data: 12/06/2009 - pag: 5 Camera di Commercio di
Monza Alimentari, boom di prodotti locali In Lombardia il consumo sale del 4% Protezionismo? Forse. O forse, alla fine, è soltanto la voglia di
star tranquilli. Affidandosi a quel che (da sempre) si conosce. Così in tempo
di crisi, si privilegia la qualità dei prodotti nostrani: non a caso, il
consumo di questi prodotti è aumentato mediamente in Lombardia del 4%, che tradotto
in euro fa più o meno 55 milioni. Andiamo avanti con i numeri, elaborati
e diffusi dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza: il 35,3% dei lombardi
consuma ogni giorno i prodotti tipici locali; la percentuale sale al 38,8% per
chi li mette in tavola almeno una volta alla settimana. E ancora: contro il
46,6% dei «puristi» che non acquista prodotti enogastronomici stranieri, il
15,5% appena consuma prodotti del commercio equosolidale e tra le tradizioni
«etniche» va di moda il giapponese (9,8%). «La Brianza ha detto Luigi Nardi,
vicepresidente della Camera di Commercio ha un ricco patrimonio
enogastronomico. Noi vogliamo, sempre più, valorizzarlo».
( da "Blogosfere" del
12-06-2009)
Argomenti: Crisi
Giu 0912 Flussi
migratori in reverse mode. Pubblicato da Debora Billi alle 10:16 in Apocalypse
now "The great U-Turn ", titola il Wall Street Journal. E io
stupisco, perché su questo argomento mi sono accapigliata più volte con tante
persone. Con l'avvento della crisi, molti hanno
profetizzato invasioni dal Terzo Mondo, sbarchi in massa di disperati in fuga
dalla fame più nera. Uno spettacolo apocalittico, che però non regge ad
un'analisi che non sia di pancia. La verità è che la crisi
è tutta nostra. E' una crisi
finanziaria, anzitutto, che poi a cascata colpisce
un sistema economico puntellato ormai sul nulla. Sovrapproduzione, denaro
finto, globalizzazione selvaggia, consumi insensati di prodotti senza capo né
coda. Questo è ciò che va davvero in crisi. L'immigrazione ne era una logica conseguenza: chi mangia
un pugno di riso al giorno ha solo da guadagnare trasferendosi nei Paesi
"sviluppati". Lo sfruttamento consente salari comunque ottimi
rispetto ai Paesi di provenienza, e la guerra tra poveri fa sì che i governi,
se da una parte tuonano contro l'immigrazione selvaggia, dall'altra la
favoriscano per compiacere le imprese. Ora il meccanismo si è inceppato. Non
c'è più consumo, né produzione: non servono più neanche gli sfruttati. Cosa
fareste voi, al loro posto? A casa un pugno di riso è garantito, e la crisi non colpisce chi vive di autoproduzione o di piccolo
commercio locale. Inoltre, quando si è ridotti alla sopravvivenza, è sempre
molto più prudente nuotare nel proprio mare anziché in quello altrui, dove si è
anche malvisti. In fin dei conti, erano qui per guadagnare e non per farci
dispetto. Il Wall Street Journal conferma appunto l'inversione di tendenza: gli
immigrati tornano a casa. I messicani tornano in Messico dagli USA, i bengalesi
fanno le valigie e lasciano l'inferno di Dubai, i vietnamiti abbandonano
Singapore, gli indonesiani salutano per sempre la Corea e la Malesia. E in
Europa? Dati e cifre alla mano, il WSJ testimonia un crollo del 55%
dell'emigrazione interna (dall'Europa Orientale a quella Occidentale). Alcuni
Paesi, come Spagna e Giappone, offrono addirittura incentivi per tornare a casa
agli immigrati rimasti senza lavoro. Incentivi accettati più che volentieri:
probabilmente sarebbero partiti lo stesso. Molti si rallegreranno di tale
tendenza. Sarà la fine del "problema immigrati", i pochi posti di
lavoro rimasti dovremo contenderceli solo fra di noi, e anche i politici
avranno un'arma demagogica in meno per ottenere il nostro voto. Quello che
rimane, però, è un sottile amaro in bocca e la sensazione di assistere ai topi
che abbandonano la nave che affonda.
( da "Reuters Italia"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
di Giselda Vagnoni
ROMA, 12 giugno - Al G8 finanziario di Lecce il presidente di turno Giulio
Tremonti cercherà di dare ulteriore impulso alla sua idea di un nuovo codice
internazionale sul buon funzionamento del mondo degli affari in vista della
riunione dei capi di Stato e di governo del G8 dell'Aquila e del G20 di
settembre. A poche ore dall'inizio dei lavori dei ministri delle Finanze degli
Otto in terra salentina contenuti e perimetro di questa sorta di compendio di
nuove regole -- relative non solo al mondo della finanza ma all'economia in
generale -- risultava ancora in fase di elaborazione. Se al G7 di Roma in
febbraio il Legal Standard -- lanciato da Tremonti come contraltare del Golden
Standard stabilito da Bretton Woods nel 1944 -- era diventato Global Standard
per allentarne il significato di vincolo, a Lecce si dovrebbe privilegiare la
dizione Framework. Fonti delle delegazioni che oggi e domani si riuniscono
nella cittadina pugliese riferiscono infatti che le ambizioni di Tremonti si
sono infrante sullo scoglio Stati Uniti, che in settembre ospiteranno la
riunione del G20, il consesso che ha preso in mano le
redini della crisi finanziaria. "Gli americani non vogliono sentir parlare di
standard", ha detto a Reuters una fonte del G8 cui partecipano oltre a
Italia e Usa, anche Canada, Germania, Francia, Giappone, Gran Bretagna e
Russia. Per non scontentare l'amministrazione di Barack Obama, che lunedì
riceve alla casa Bianca Silvio Berlusconi in vista del G8 di luglio,
questo tentativo di sistemizzazione delle regole comuni sulla proprietà, la
trasparenza e l'integrità dei mercati sarà indicato come "Lecce
Framework". Ma al di là dei nomi ciò che conta sono i contenuti che
continuano a essere poco definiti. Forse anche perchè nel mondo, passata l'onda
più alta dello tsunami finanziario, l'accento sembra passato dalla scrittura di
nuove regole alla implementazione di quelle già indicate per il mondo della
finanza dal Financial Stability Board guidato dal governatore della Banca
d'Italia Mario Draghi. WORK IN PROGRESS Continua...
( da "Dagospia.com"
del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> PUTIN E GHEDDAFI: ITALIA ALLA CANNA DEL GAS?
GHEDDAFI Sì, GHEDDAFI NO - 93 MLN PER Ronaldo: quando il mercato si fa le Perez
LE TURBE DEL COMMISSARIO DAVANZONI ATTENDIAMO UN CARO
( da "Foglio, Il" del
12-06-2009)
Argomenti: Crisi
12 giugno 2009
Weekend, roba da leggere / 10 E' previsto sole, dicono. Le donne hanno il
divieto assoluto di portare in spiaggia o in piscina o in luogo pubblico
l'ultimo libro che vi segnaliamo. Questa è l'ultima puntata dei diari di
Madoff, un'interpretazione attraverso i racconti della segretaria di una vita e
di tantissime altre persone del mistero di "Bernie, il buono", lo scandalo più improbabile di questa crisi
finanziaria. Pare che Obama abbia obbligato tutti
coloro che si occupano di riforma sanitaria a leggersi questo reportage del New
Yorker. Certo, non è molto eccitante come tema, ma se si pensa che è da
quindici anni, cioè da quando ci provò Hillary e fallì miseramente, che nessuno
ha il coraggio di toccare la sanità, si capisce perché alla Casa Bianca
siano tutti tanto preoccupati, e si siano messi a studiare tantissimo. Un'amica
fidata consiglia di leggere un libro divertentissimo, ma di non pronunciare
mai, neppure sotto tortura, il titolo. Galt non lo pronuncerà, ma dà un
indizio. L'autrice è una columnist del Sunday Times e rappresenta un'eccezione
alla regola: ha incontrato e sposato un uomo dopo i quarant'anni. © 2009 -
FOGLIO QUOTIDIANO