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Report "crisi"   9-12 giugno 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Astec, a rischio 70 posti Oggi a Cuneo presidio con Sekurit e S. Gobain ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria della DueGi è peggiorata negli ultimi mesi. La mancanza di liquidità non solo non permette il pagamento degli stipendi, ma neppure l'acquisto di materie prime e quindi l'attività dell'azienda nonostante vi siano ordini. Otto ore di sciopero, ieri, alla Buitoni di Moretta, che fa parte della multinazionale svizzera «

Questa crisi potrebbe favorire la Trenkwalder ( da "Gazzetta di Reggio" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: prospetta zeppo di incognite per la crisi finanziaria che ha colpito tutte le società e potrebbe generare rinunce o ripescaggi. Dalla serie A sono scese la Fortitudo Bologna che eredita dal Cimberio Varese il ruolo di squadra da battere e la Snaidero Udine anzi: l'ex Snaidero, visto che la storica famiglia di imprenditori friulani ha deciso di lasciare la pallacanestro di alto livello.

"Più pulizia nelle banche Ripresa lenta in Europa" ( da "Stampa, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in specie nel settore finanziario». Malgrado il massiccio intervento degli Stati attraverso azioni «senza precedenti», le condizioni «per l'accesso ai finanziamenti restano difficili, i costi della raccolta alti e alcuni segmenti dei mercati finanziari funzionano male», mentre «si profilano considerevoli perdite a causa dello sviluppo della recessione»

Crisi, i protesti bancari salgono del 25% ( da "Tribuna di Treviso, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in molti casi i contanti senza riuscire a mandare però definitivamente in pensione i titoli di credito, i cui importi medi per titolo protestato superano quello dell'ultimo periodo di crisi targato 2003-2005. Tutti questi numeri spiegano la situazione di crisi finanziaria che attanaglia sia i privati cittadini che le imprese della provincia, avvisaglie di un futuro ancora incerto.

Deutsche vicina al 30% nel capitale di Postbank ( da "Finanza e Mercati" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Anche per Deutsche Bank, infatti, l'obiettivo primario in questo periodo è superare la crisi finanziaria. Oltre tutto per chiudere l'operazione ha diversi anni di tempo, come prevedono gli accordi siglati in gennaio. Ieri Postbank sfiorava un guadagno dell'8% a Francoforte.

L'emergenza si chiama social housing ( da "Finanza e Mercati" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: luce della crisi finanziaria che stiamo vivendo è un disastro annunciato. Quindi, di lavoro da fare ce n'è ancora molto. Mi auguro che ai fondi immobiliari si possano abbinare agevolazioni che valorizzino questa proposta - in una crisi dove l'intervento dello Stato si è dimostrato indispensabile sarebbe illusorio pensare di prescinderne affidandosi a soluzioni di pieno mercato -

Ecofin: Non servono nuovi stimoli Ma il Fondo consiglia tassi bassi ( da "Finanza e Mercati" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La risposta dei governi alla recessione e alla crisi finanziaria (equivalente al 5% del Pil comprese misure discrezionali di stimolo di bilancio pari all'1,8% del Pil Ue nel 2009 e nel 2010) è , secondo questa tesi, stata «appropriata nel breve» nell'ambito del patto di stabilità che comunque «fornisce il quadro appropriato».

il ruolo della stampa in democrazia - massimiliano panarari ( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Austria, Belgio, Scandinavia e Russia, aggiungendo le analisi trasversali di alcune grandi tematiche, dal clima alle reazioni alla crisi finanziaria. E, conferma, una volta di più, la centralità della stampa per formare un´opinione pubblica avvertita e consapevole.

La destra ha vinto facile in Europa. Ma al G8 dell'Aquila sarà molto più dura di Angelo De Mattia ( da "Milano Finanza (MF)" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: azione di contrasto della crisi finanziaria globale, si affermeranno nel Parlamento europeo (pur con i suoi non amplissimi poteri) e nella stessa Commissione, da rinnovare a breve, dopo la straripante vittoria del Ppe? Si continuerà a far leva sull'azione dei poteri pubblici o si avvierà un processo di allentamento per ridurre il peso dell'intervento degli Stati e dell'

Che delusione per l'Europa il nuovo inizio di Obama ( da "Milano Finanza (MF)" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: smarcava dal ruolo di principale responsabile della crisi finanziaria ed economica, che è ormai inevitabile attribuire agli Usa nel corso dei summit del G8, o del G20, che si susseguono da mesi, in un rosario di accuse ormai insostenibile per chi pretende di governare il mondo intero. Una missione che avrebbe dovuto essere preparata più intensamente, sul piano politico e diplomatico,

Armi, mercato a prova di crisi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: istituto di Stoccolma snocciola i dati, e commenta: «La crisi finanziaria globale non ha ancora avuto un impatto sui redditi, sui profitti e sugli ordini arretrati delle maggiori industrie militari». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE CLASSIFICHE Con spese pari a 85 miliardi di dollari Pechino sale al secondo posto, superando Londra e Parigi.

Corporate Germany in crisi. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A differenza di altre imprese non sta però soffrendo della crisi finanziaria, ma di una cattiva gestione. Non è riuscito ad adattarsi a un mercato segnato da una forte debolezza dei consumi. è questo il motivo principale per cui il governo democristiano- socialdemocratico ha deciso ( per ora) di non aiutare la società, nonostante le potenziali ricadute sociali.

LE FASI ( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: L'azienda non sarebbe strategica e versa in cattive acque a causa della cattiva gestione. non tanto per effetto della crisi finanziaria. Le possibili vie d'uscita Tra le ipotesi per salvare il gruppo c'è la fusione con Metro. Alle spalle Arcador ha comunque un gigante: la banca d'investimento Sal.Oppenheim.

LE SBERLE DEL VOTO ( da "Manifesto, Il" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: astensione o al protezionismo di Tremonti una parte dei voti di quegli operai, i quali hanno poche scelte davanti al perdere il lavoro e con esso la sussistenza. CONTINUA|PAGINA5 Leggere oggi che Massimo D'Alema ha raccolto i suoi non per proporre una correzione di linea ma per confermare la sua promessa di fare segretario del partito Bersani,

l'ex ministro clò ( da "Eco di Bergamo, L'" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ondata speculativa simile a quella che ha portato prima alla crisi finanziaria e poi a quella economica. «Prima della crisi - sottolinea - a far crescere il prezzo delle materie prime e del petrolio in particolare sono stati sia l'aumento della domanda nei Paesi ad alta crescita sia il massiccio intervento della finanza.

Andare oltre la crisi e crescere pure? Secondo la Cna si può, insieme. E insieme a tutti i 4.30... ( da "Messaggero, Il (Civitavecchia)" del 09-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: Martedì 09 Giugno 2009 Chiudi Andare oltre la crisi e crescere pure? Secondo la Cna si può, insieme. E insieme a tutti i 4.300 associati, da oggi daranno il via alla maratona congressuale dell'associazione. «Per poter uscire dalle secche della crisi finanziaria ed economica - dicono Enio Gentili e Adalberto Meschini, rispettivamente presidente e segretario della Cna -

Bim dice sì ai Segre sull'offerta Ipi ( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 Il caso a Milano/2 Bim dice sì ai Segre sull'offerta Ipi (g.fer.) Dopo la sospensione per l'intera seduta, è stata sciolta in tarda serata la riserva di Banca Intermobiliare (Bim) sull'offerta della famiglia Segre per la partecipazione detenuta in Ipi.

Scommesse boom, vola Lottomatica ( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 Il caso a Milano/1 Scommesse boom, vola Lottomatica (g.fer.) Lottomatica superstar ieri a Piazza Affari: il titolo della società del gruppo De Agostini ha registrato un progresso del 6,85%, il maggior rialzo fra i titoli dell'Ftse-Mib, con scambi triplicati rispetto alla media.

Giù gli indici, sale Mediobanca ( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 La Giornata in Borsa Giù gli indici, sale Mediobanca di Giacomo Ferrari Finmeccanica Ha pesato sul titolo (-3,71%) il giudizio negativo di Goldman Sachs Sono state le vendite di beneficio più che i risultati elettorali a trascinare al ribasso le Borse europee,

dal nostro corrispondente MADRID - La nostra è una bella v... ( da "Messaggero, Il" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Da noi, la crisi economica, a causa della miopia del governo, è venuta ben prima della crisi finanziaria internazionale». Ventata di destra e centrodestra in quasi tutta l'Europa. Per gli stessi motivi? «L'affluenza alle urne, è evidente, è stata bassa, c'è stato disincanto.

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «I partiti di destra non evocano banchieri, finanzieri, capitalisti e altri possibili responsabili della crisi finanziaria. Sono formazioni politiche molto più populiste, quindi perfettamente capaci di dare voce al riflesso anti capitalista sperimentato in questi mesi in Europa». Stefano Montefiori

. Parla Mauroy ( da "EUROPA ON-LINE" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Lo dimostra anche la crisi finanziaria: la centralità dello stato per lo sviluppo e per la giustizia sociale; la dimensione collettiva della politica per il progresso e per le libertà individuali. Ma bisogna procedere a un nuovo rapporto con la società». Sulla scelta del concetto in cui riassumere il rinnovamento, però, Mauroy sembra fare un passo indietro:

E' boom della cessione del quinto ( da "Miaeconomia" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria c?e?, si vede e soprattutto si sente a fine mese quando le famiglie non ce la fanno piu? a pagare le bollette, le rate del mutuo e a fare la spesa di tutti i giorni. Cosa fare quindi? Volantini, depliant e annunci pubblicitari propongono una soluzione che sembrerebbe risolvere, o comunque facilitare,

GB: BANCA LLOYDS TAGLIERA' ALTRI 1.660 POSTI ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Lloyds ha gia' tagliato circa 3 mila posti dall'inizio della crisi finanziaria, dopo aver realizzato la fusione con Hbos. Cheltenham & Gloucester, specializzata nella concessione di prestiti ipotecari, originariamente era una societa' di costruzione edilizia ed e' stata rilevata da Lloyds nel 1997. 09/06/2009 - 14:32

Pmi, seminari sull'internazionalizzazione ( da "Sicilia, La" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economica in cui gli effetti della crisi finanziaria sul sistema produttivo divengono quotidianamente sempre più tangibili», spiegano Roberto Giannone, presidente di Confeserfidi e Gianni Ficarra dello Studio commerciale Fiacarra & Partners. «Con "Aziende senza frontiere" - afferma Ficarra - vogliamo, intanto, imprimere un'accelerazione delle dinamiche di internazionalizzazione d'

Nuovo capannone dell'Ansaldo Sistemi Industriali di Monfalcone , cerimonia con giunta FVG ( da "Sestopotere.com" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ad Gemme non hanno nascosto la difficoltà del momento generata dalla crisi finanziaria e industriale che coinvolge l'intero sistema economico e produttivo mondiale, ma hanno ribadito che proprio questo è il momento delle riforme e delle innovazioni necessarie ad essere pronti nel momento in cui la crisi cesserà e si apriranno nuove opportunità di sviluppo.

. Parla Mauroy ( da "EUROPA ON-LINE" del 09-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Lo dimostra anche la crisi finanziaria: la centralità dello stato per lo sviluppo e per la giustizia sociale; la dimensione collettiva della politica per il progresso e per le libertà individuali. Ma bisogna procedere a un nuovo rapporto con la società». Sulla scelta del concetto in cui riassumere il rinnovamento, però, Mauroy sembra fare un passo indietro:

Credito, un terzo dei prestiti oggi è garantito dalle Bcc ( da "Tribuna di Treviso, La" del 10-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: dovuta alla crisi economica, ma che, se si vanno a vedere i dati, coincide esattamente con le lamentele che si sono sentite in questi mesi da parte del sistema manifatturiero. Di fronte alla crisi finanziaria le banche (più, come si è detto, quelle grandi travolte dagli eventi che quelle piccole) hanno tagliato, all'inizio,

credito, un terzo dei prestiti oggi è garantito dalle bcc ( da "Mattino di Padova, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dovuta alla crisi economica, ma che, se si vanno a vedere i dati, coincide esattamente con le lamentele che si sono sentite in questi mesi da parte del sistema manifatturiero. Di fronte alla crisi finanziaria le banche (più, come si è detto, quelle grandi travolte dagli eventi che quelle piccole) hanno tagliato, all'inizio,

Non solo ente benefico, anche impresa ( da "Milano Finanza (MF)" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria le ha sorprese con lavori in corso e oggi esse stanno riorganizzando budget in generale assai ristretti rispetto al passato: l'ipotesi che si producano riduzioni della loro azione complessiva è reale e molti organi fondazionali stanno oggi verificando il medesimo percorso, inverando in alcuni casi l'ipotesi dell'

sussidi e barriere, ecco il nuovo protezionismo - maurizio ricci ( da "Repubblica, La" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: protezionismo Inutili gli inviti del G20, dall´inizio della crisi boom di strette ai commerci I provvedimenti sono cresciuti del 55% da quando è partita la recessione, soprattutto ad opera dei paesi ricchi Rispetto al passato i singoli Stati si affidano sempre meno a dazi e svalutazioni, al primo posto le misure anti dumping MAURIZIO RICCI La recessione mondiale sta avendo un impatto

Le banche tornano a fare utili. Italiane prime in prudenza ( da "Nazione, La (Firenze)" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: devastante crisi finanziaria di ogni tempo, danno segni di ripresa nei primi mesi del 2009. E' uno scenario di ragionevole speranza quello che esce dal rapporto che il centro studi di Mediobanca dedica ai principali istituti di credito mondiali. L'analisi ripercorre un decennio di attività bancaria fino agli effetti del recente terremoto finanziario su un campione di 66 banche (

Serve più capitalizzazione ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: C'è una contrazione della redditività frutto della crisi finanziaria globale, molte banche registrano aumenti delle sofferenze: è ancora lontana la fine del ciclo negativo. Le banche devono essere forti, con una dotazione di capitale proprio elevata. Anche per accompagnare le imprese verso la ripresa.

Padoa-Schioppa: un'Europa a rischio e la moneta-mondo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Oggi ne sappiamo abbastanza per dire che abbiamo bisogno di un oggetto che vola». Per le nuove regole sui mercati finanziari è auspicabile «una forte convergenza politica in seno al G-20». Intervista u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina

Il sogno di una moneta mondiale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Italia intende abbozzare i nuovi global legal standard per i mercati finanziari. Sarà nelle intenzioni del Governo un primo strumento per uscire dalla crisi e per evitarne altre. Le determinanti profonde della crisi sono tre: l'illusione che i mercati si possano autoregolare; la contraddizione tra mercati globali e politiche rimaste nazionali;

Recessioni. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart hanno calcolato l'impatto delle crisi finanziarie più gravi e hanno scoperto che dopo una crisi finanziaria il prezzo delle case cala mediamente del 35% e passano sei anni prima che torni ai livelli di prima della crisi. I prezzi delle azioni quotate in Borsa diminuiscono del 56% e il calo va avanti per 3-4 anni.

Tramonta la super-authority Usa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, o di Aig, nelle cui casse Washington ha versato decine di miliardi di dollari per scongiurare una bancarotta che avrebbe avuto effetti a catena sull'intera economia mondiale. In realtà l'amministrazione Obama avrebbe fatto un passo indietro rispetto alle prime ipotesi, soprattutto riguardo ad una semplificazione della struttura delle authority che vigilano sui

Libri online al college per risparmiare ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: lustrare la sua immagine ormai appannata dalla catastrofica crisi finanziaria. Qualche giorno fa il Schwarzy ha dovuto congelare tutti gli appalti pubblici per risparmiare 1,3 miliardi di dollari e sfondare il deficit da 24 miliardi di dollari proiettato per l'anno fiscale 2009-2010. Dopo la sconfitta alle urne di tre referendum proposti in maggio per risanare le finanze pubbliche,

Cara Bce, ora sei a un bivio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nascono dopo i due anni di crisi finanziaria: quale dev'essere il suo obiettivo primario? Quale la sua funzione? Quali i rapporti con i politici e le banche? Nei giorni scorsi la signora Merkel ha avuto una condotta inusuale per un primo ministro tedesco: sollevare perplessità sulle scelte della Bce nella gestione della politica monetaria.

Al via le deroghe sugli aiuti di Stato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: situazione di crisi finanziaria ed economica», varato da Bruxelles lo scorso 22 gennaio. è stato, infatti, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale » 131 del 9 giugno 2009) il decreto del presidente del Consiglio che definisce specifiche modalità di applicazione, nel nostro Paese, di quanto disposto nella comunicazione della Commissione europea che ha amplificato i poteri degli Stati membri (

Il Qatar chiede il 25% di Porsche ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: vittima della crisi finanziaria, fermandosi al 51%. Abbandonando l'idea di una scalata, gli azionisti di Porsche hanno aperto la porta all'ipotesi di una fusione con Volkswagen. La preda si sarebbe trasformata in predatore. Ieri però gli analisti si chiedevano se l'eventuale arrivo del Qatar nella società di Stoccarda- che seguirebbe il recente ingresso di Abu Dhabi in Daimler -

Lloyds taglia 1.660 posti di lavoro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 660 posti di lavoro e la chiusura di 160 sportelli dell'unità Cheltenham & Gloucester ( nella foto una filiale), mantenendo solo il marchio della banca. Lloyds ha già tagliato circa 3mila posti dall'inizio della crisi finanziaria, dopo la fusione con Hbos. AFP

Authority a convegno in cerca di regole globali ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontro è la risposta da dare ai problemi posti dalla tempesta finanziaria, l'associazione dei regulator è spinta, proprio dalla profondità della crisi, anche a ridefireil suo ruolo.Nell'ultimo anno, mentre la crisi scatenava i suoi effetti più dirompenti, le authority di vigilanza sono spesso apparse prese alla sprovvista e scavalcate da altri protagonisti.

Rapinatori in mobilità per la crisi finanziaria ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 000 Rapinatori in mobilità per la crisi finanziaria N on solo le imprese e gli onesti lavoratori soffrono per la crisi finanziaria. Perfino i ladri se la passano male. Secondo i dati diramati ieri dall'Ossif, cioè il centro di ricerca dell'Abi in materia di sicurezza, nel 2008 le rapine in banca sono diminuite del 27,3% (solo 2.

Consorte? È stata una ferita dolorosa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: terribile crisi finanziaria ed economica mondiale, il gruppo sta reggendo la prova. Il nostro bilancio è oltremodo trasparente. Tutto quello che c'è nel nostro portafoglio finanziario è dichiarato e certificato. Non abbiamo nessun titolo tossico. Sono tesi che sostiene Consorte, ma non vogliamo farci trascinare nelle polemiche visto che il rapporto con lui si è chiuso tre anni fa.

INDUSTRIA FVG: SEGNALE DI FIDUCIA DA AMPLIAMENTO ANSALDO ( da "marketpress.info" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ad Gemme non hanno nascosto la difficoltà del momento generata dalla crisi finanziaria e industriale che coinvolge l´intero sistema economico e produttivo mondiale, ma hanno ribadito che proprio questo è il momento delle riforme e delle innovazioni necessarie ad essere pronti nel momento in cui la crisi cesserà e si apriranno nuove opportunità di sviluppo.

LUSSEMBURGO - Nessuna stangata nella prossima finanziaria. E' quanto ha garantito il ministro d... ( da "Messaggero, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Un segnale di inversione di tendenza nella crisi finanziaria è giunto ieri dagli Stati Uniti, dove dieci banche sono state autorizzate a restituire in anticipo gli aiuti pubblici ricevuti nei mesi scorsi, per un ammontare complessivo da 68 miliardi di dollari. Lo ha riferito il dipartimento del Tesoro, senza precisare i nomi degli istituti in questione.

Allarme 2009 di Bankitalia ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che al Sud sono più gravi ed è su questi che si è innestata la crisi finanziaria globale: i mesi a cavallo tra il 2008 e il 2009 hanno visto una flessione dell'attività industriale che non ha eguali in questo dopoguerra». Un peccato, soprattutto per il Sud, visto che «prima della crisi si stava innescando un processo di trasformazione virtuoso in termini di produttività che adesso,

Bankitalia: la stretta del credito c'è ( da "Corriere del Veneto" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: osserva il direttore della sede di Venezia della Banca d'Italia Giancarlo Salvemini - sin dall'inizio della crisi finanziaria hanno reagito in modo deciso, applicando delle condizioni più restrittive per l'accesso ai finanziamenti. Per le piccole banche - continua Salvemini - questo non è il momento di fare conto economico, ma di tenere in vita il proprio cliente».

Barroso si ricandida a guidare l'Europa ( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: una migliore regolamentazione e supervisione dei mercati finanziari», e inoltre «noi abbiamo bisogno di un'Europa che metta l'opportunità, la responsabilità e la solidarietà al cuore di un'economia sociale di mercato». Traduzione: le sirene dell'ultraliberalismo, da tanti accusate per quest'ultima crisi economica, non dovranno più essere ascoltate;

Cassamarca vende un pezzo di Ca' Tron ( da "Corriere del Veneto" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Cioè il mancato versamento dei dividendi da parte di Unicredit provocato dalla crisi finanziaria e cioè, tradotto in cifre, una trentina di milioni che non entreranno a Ca' Spineda. Abbastanza per mettere in affanno come mai era successo prima le attività della macchina di De Poli e da indurre la sua amministrazione a mettere sul mercato una serie di beni immobili o parti di essi.

Tremonti richiama la Svizzera sulle società schermo ( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ecofin ha condiviso a larga maggioranza le proposte della Commissione di Bruxelles per la supervisione comune sui mercati finanziari. «E' un buon testo di compromesso », ha detto Tremonti. La Gran Bretagna si oppone duramente rivendicando la competenza nazionale sui salvataggi bancari con aiuti di Stato. Divergenze restano sulla guida della supervisione.

Merkel non interviene Arcandor va al crac Ora si venderà a pezzi ( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ossia prima dell'inizio della crisi finanziaria, sia il governo che l'Unione europea hanno stabilito che non può accedere al fondo da 100 miliardi che Berlino ha in essere a favore delle aziende in difficoltà a causa della recessione. Quindi, aveva riformulato la domanda e domandato un prestito pubblico da 437 milioni.

Rimbalza l'Enel, frena Bulgari ( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa Rimbalza l'Enel, frena Bulgari di Giacomo Ferrari Milano prima in Europa Piazza Affari ha ottenuto ieri il miglior risultato fra le Borse europee Dopo un avvio positivo, Piazza Affari ha resistito al rallentamento generale delle Borse europee riuscendo a chiudere con il miglior risultato (

Texas Instruments spinge StM ( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 - pag: 37 Il caso a Milano Texas Instruments spinge StM (g.fer.) Un giudizio favorevole da parte di Equita Sim ma soprattutto le previsioni positive di Texas Instruments (società che opera nello stesso settore, quello dei microchips) relative alle vendite del secondo trimestre dell'anno:

I fondi a Blackrock? Corre Barclays ( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 - pag: 37 Il caso a Londra I fondi a Blackrock? Corre Barclays (g.fer.) Un'offerta fino a 13 miliardi di dollari: così il gruppo finanziario americano Blackrock punta all'acquisto di Barclays Global Investors, la divisione fondi del gruppo bancario inglese Barclays.

Afterhours: il in piazza ( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: però la paura e il protezionismo vigliacco che cercano di preservare isole di purezza e verità non contaminate dalla tv diventa paura di non contaminare». E la forza di questo mondo? «È vitale, è pieno di talento, di energia e di quella sincerità che, sebbene non sia sinonimo di qualità, nelle grandi produzioni si è persa».

Debito da 190mila euro, pignorati i cartellini ( da "Corriere del Veneto" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esecutività e visto che nei due mesi successivi non è stato pagato alcunché stante la crisi finanziaria ben nota della società hanno deciso di partire con la procedura per il pignoramento. E hanno puntato subito sui giocatori, di cui otto hanno un contratto che durerebbe anche nella prossima stagione mentre altri dieci giocatori della rosa sono in scadenza il 30 giugno.

l'europa litiga su mercati e deficit - andrea bonanni ( da "Repubblica, La" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nonostante il tracollo finanziario originato sui mercati anglosassoni, è evidente che i britannici non vogliono che Bruxelles possa avere un diritto di ingerenza negli affari della City, e continua a battersi perché solo le autorità nazionali abbiano la responsabilità sulla supervisione finanziaria.

Governance, la svolta dell'Ocse ( da "Finanza.com" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Una mossa indispensabile per correggere le debolezze emerse con la crisi finanziaria. Le novità sono contenute nel documento sulla ?corporate governance e crisi finanziaria? preparato da un gruppo di lavoro dell'Ocse - guidato dall'italiano Marcello Bianchi - a novembre trasformerà le prime indicazioni in raccomandazioni ?

Rapporto R&S (Mediobanca) promuove la solidità delle grandi banche italiane ( da "Finanza.com" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Prudenza che ha permesso agli istituti di credito del belpaese di reggere meglio degli altri all'onda d'urto della crisi finanziaria. Lo studio ha messo a confronto 66 istituti annoverando le italiane Unicredit e Intesa sanpaolo. Il duo italiano ha chiuso il 2008 con utili netti pari al 14,6% del fatturato, contro il meno 6% delle maggiori banche europee.

BORSE POSITIVE (FTSE MIB +2.7%) - via libera ad accordo FIAT-CHRYSLER IL QATAR VUOLE IL 25% DI PORSCHE LA TEGOLE ARCANDOR SU PIRELLI RE CINA, SHOPPING ANCHE IN ITALIA BUM! ( da "Dagospia.com" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Rapinatori in mobilità per la crisi finanziaria... Da "Il Sole 24 Ore" - Non solo le imprese e gli onesti lavoratori soffrono per la crisi finanziaria. Perfino i ladri se la passano male. Secondo i dati diramati ieri dall'Ossif, cioè il centro di ricerca dell'Abi in materia di sicurezza, nel 2008 le rapine in banca sono diminuite del 27,

BANCHE: SACCOMANNI,QUALITA'CREDITO DESTINATA A PEGGIORARE ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: "Alla crisi finanziaria e' seguita una profonda fase di recessione economica, che sta investendo anche il nostro Paese. Si registrano riflessi negativi sulla qualita' del credito, destinati inevitabilmente a crescere nel prossimo futuro", ha avvertito il numero due di via Nazionale.

3. ( da "Avvenire" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mentre si accentuerà la tendenza al protezionismo e al nazionalismo. Prevedo insomma maggiori difficoltà per trovare una via d'uscita dalla crisi economica e sociale, che va governata a livello continentale. 2. Molte questioni di carattere bioetico e biopolitico sono legate alla legislazione nazionale.

Erdö: riconciliazione e solidarietà le grandi sfide dell'Unione europea ( da "Avvenire" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontro organizzato dalla Ccee sulla crisi finanziaria globale. Eminenza, cosa l'ha più colpita del recente voto europeo? Non posso parlare di sorpresa perché era largamente previsto. E tuttavia l'elevato tasso d'astensionismo rimane certamente un fatto preoccupante, anche perché tende ad aumentare ad ogni tornata elettorale europea.

Dalla Dottrina sociale una etica ( da "Avvenire" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ZAGABRIA C he alla radice della crisi finanziaria globale ci sia una questione etica lo dicono ormai tutti gli economisti. Che ne parlino i vescovi dunque non è poi così strano. Con un'avvertenza, lanciata fin dall'inizio dell'incontro dei 34 rappresentanti di 21 Conferenze episcopali europee che si occupano di problemi sociali: «La dottrina sociale della Chiesa non è moralismo ma l'

Basilea, coefficienti poco significativi ( da "Denaro, Il" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nel giro di pochi mesi avrebbero avuto bisogno del sostegno pubblico erano fino al giugno 2008 tra le migliori in termini di core capital ratio. I limiti dei coefficienti di Basilea emergono dall'indagine di R&S di Mediobanca sulle maggiori banche internazionali nel periodo 1998-2008, che evidenzia origini ed effetti della crisi finanziaria tutt'ora in corso. del 10-06-2009 num.

Crisi: lavorare meno, lavorare tutti. Ecco il piano dell'Ue ( da "Panorama.it" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con cui si è affrontata la crisi finanziaria ed economica". Ma accanto a queste due misure, Bruxelles ha chiesto anche un impegno di imprese e governi a creare 5 milioni di contratti di apprendistato in tutta l'Ue per i giovani, aiuti immediati ai senza lavoro per evitare rischi di lunga disoccupazione, incentivi di assunzione e promozione di opportunità per chi ha bassa qualifica.

EDITORIA: FILIERA CARTA AL SENATO, SITUAZIONE GRAVE ( da "Prima Comunicazione" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è segnato dal grave impatto che la crisi finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008 (-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di ben 3.533 addetti nel corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in questa prima parte dell'

I PECCATORI TORNANO A PECCARE - FINITI I TEMPI CUPI, LE BANCHE RIPRENDONO A INVENTARE PRODOTTI SIMILI A QUELLI CHE HANNO PROVOCATO LA CRISI GLOBALE E A VENDERLI CON COMMISSIONI IMP ( da "Dagospia.com" del 10-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: inserto Plus del Sole 24 Ore e firmata "Un bancario in crisi" raccontava che gli istituti di credito ormai piazzano "soltanto polizze, certificati di investimento e qualunque altra invenzione finanziaria che abbia come unica caratteristica inderogabile quella di staccare una maxi-commissione di almeno il 10 per cento, e subito".

Alla Sda macroeconomia per manager ( da "Bollettino Università & Ricerca" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Egitto, che aveva subito una crisi finanziaria simile all?attuale pochi anni fa, riteneva di potersene chiamare fuori. E, invece, la crisi dei paesi avanzati ha inaridito il flusso di investimenti diretti e precipitato anche l?economia egiziana nella recessione”. BUR.

Mantovabanca investe sul territorio L'utile 2008 a quota 2,9 milioni di euro ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Solazzi ha affrontato anche i temi legati alle crisi finanziaria globale, rivendicando funzione e ruolo delle piccole banche rispetto ai grandi gruppi. «In questo contesto - ha evidenziato - le banche di credito cooperativo hanno visto confermata la solidità e l'efficacia del loro modello di business».

Per CoopLat fatturato 2008 oltre i 70 mln ( da "Finanza e Mercati" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: acquista ulteriore importanza e significato a fronte della grave crisi finanziaria ed economica che investe l'Italia, l'economia europea e quella del mondo intero. Per il 2008 infatti il valore della produzione CoopLat ha superato i 70 milioni di euro. Positivo anche il dato dell'occupazione: gli addetti, attivi nelle principali città toscane, oltre che in numerose sedi in tutta Italia,

Alla Sec poteri sugli stipendi dei manager ( da "Milano Finanza (MF)" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Questa crisi finanziaria ha molte cause significative, ma le pratiche retributive dei manager sono state un fattore che ha contribuito», ha detto Geitner a margine di un incontro con la presidente della Sec, Mary Schapiro, e il membro del board della Federal Reserve Daniel Tarullo.

Cammarata sfida Lombardo: azzero la Giunta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per far fronte alla crisi finanziaria delle partecipate comunali e rilanciare l'iniziativa in campo sociale. E nello stesso tempo minaccia di «azzerare » la giunta per «ripartire con nuove forze». In Sicilia, tra le componenti del centro-destra, il livello dello scontro è aumentato, soprattutto dopo il deludente risultato elettorale delle europee.

Più sostegno dalla leva fiscale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Una tavola rotonda del convegno è dedicata al rischio di un neo protezionismo: lo vede alle porte? Ci sono notevoli spinte, anche se finora le tentazioni sono state imbrigliate. Ma bisogna tenere la guardia alta su questo argomento: senza una ripresa del commercio internazionale e degli investimenti nel mondo, la crisi non la supereremo.

È scontro a Berlino sul crack di Arcandor ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria dovrebbe ricevere il sostegno governativo. Chi invece sta soffrendo da tempo- come il gruppo di Essen- potrebbe essere deluso. Tra le grandi società che hanno chiesto prestiti finanziari o garanzie creditizie ci sono Porsche, Schaeffler e Infineon in un momento in cui la crisi è ormai un circolo vizioso in cui finanza ed economia si influenzano a vicenda negativamente.

Sanremo, bridge senza Gates ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ora, forse, l'userà per superare con un sorriso e con il buonumore la crisi finanziaria. Ovviamente, vinca il migliore. My.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL QUARTO TORNEO All'evento parteciperanno molti nomi noti: da Zaleski a Berhneim, da Angelini alla sorella di Fidel Castro Totale: 1.890 concorrenti

Obama sceglie lo zar degli stipendi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha spiegata il segretario al Tesoro Tim Geithner: «Questa crisi finanziaria ha molte cause, ma le pratiche retributive dei manager sono state un'aggravante». Nella stessa direzione è la nomina, avvenuta ieri, di Kenneth Feinberg nel ruolo di "zar" delle paghe: sarà lui a vigilare gli stipendi dei manager delle società che hanno ricevuto aiuti durante la crisi.

Ny Times vende il Boston Globe ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria gli è costata circa 50 milioni di dollari nel 2008, e per quest'anno sono previste perdite per 85 milioni se non saranno prese misure concrete. I giornalisti del quotidiano di Boston lunedì hanno rifiutato quasi all'unanimità il piano che prevede tagli dei costi per 20 milioni di dollari.

Creatività per sfidare la crisi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Creatività per sfidare la crisi» Monica D'Ascenzo MILANO «Abbiamo iniziato a seguire la Bank of England nel 1793 e negli anni abbiamo fronteggiato diverse crisi finanziarie». Ted Burke, ceo di Freshfields, guida lo studio legale che nell'ultimo anno è stato al centro delle più importanti partite finanziarie in Europa e negli stati Uniti.

Main Street modello per l'Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mentre la crisi finanziaria ha letteralmente stravolto i sistemi bancari dell'Olanda e del Belgio. Quanto all'Italia, poiché in questi ultimi anni due soli parametri principali sono stati superficialmente utilizzati per misurare lo stato di salute delle economie, cioè la crescita del Pil e il livello del debito pubblico,

Meno debito e più trasparenza per gestire i rischi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mantenendo mercati finanziari integrati a livello mondiale. Per sottolineare questi nuovi obiettivi, il summit di Londra ha ridefinito l'FSF come FSB, con una membership estesa e un più ampio mandato per promuovere la stabilità finanziaria. L'FSB nella sua nuova composizione comprende ora, oltre ai membri dell'FSF,

Regole nuove ma non soffocanti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: innovazione finanziaria, serve un «giusto compromesso» Riccardo Sabbatini TEL AVIV. Dal nostro inviato Nuove regole sono necessarie per ristabilire la fiducia nei mercati finanziari ma non debbono essere «soffocanti». Occorre trovare un «giusto compromesso » tra la esigenza del mercato all'innovazione finanziaria e la necessitàdievitarenuovecrisisi-

dal nostro inviato SIENA - Bankitalia apre all'ingres... ( da "Messaggero, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ribadito che il sistema bancario italiano è stato meno colpito degli altri dalla crisi finanziaria. Ma è il caso di definire «global legal standards per la proprietà e la trasparenza dell'attività economica» cui ha fatto riferimento anche Tremonti. E rifacendosi alle conclusioni della Commissione de Larosière ha rimarcato che «l'attività di vigilanza rimarrà in capo agli Stati membri».

Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un maggior livello di capitale) dovranno essere in... ( da "Messaggero, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi Paesi.

L'Aethra diventa italo-anglo-americana, investe anche in Australia, e si trasforma in u... ( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 11-06-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: stipendi e la grave crisi finanziaria del gruppo". Le nuove linee strategiche del piano industriale 2009-2011. Due soci, uno statunitense ed uno inglese, acquisiranno il 45% delle azioni di "Aethra video srl", la neonata società alla quale il gruppo ha conferito gli asset (e destinato 110 dipendenti) dei prodotti di audio-video comunicazione e che si affianca alla tradizionale "

L'anno nero dei fondi pensione ( da "Corriere della Sera" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esplodere della crisi finanziaria ed economica. Il ministro per il Welfare, Maurizio Sacconi, aveva accennato all'ipotesi del ripensamento sulla scelta di destinazione del Tfr nonché a quella della portabilità del contributo datoriale anche nelle forme di previdenza individuale lasciando invece più nello sfondo eventuali ritocchi in campo fiscale,

( da "Corriere della Sera" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: vista la crisi finanziaria che aveva ridotto il valore delle posizioni contributive. Dal punto di vista dei rendimenti, la situazione è decisamente migliorata nei primi cinque mesi del 2009. Ortolani spiega che i quattro comparti di Cometa hanno registrato tutti un segno positivo, «da un minimo dello 0,7% a un massimo di circa il 4%

Eni e Intesa trainano il listino ( da "Corriere della Sera" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 11/06/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Eni e Intesa trainano il listino Fiat e petroliferi trainano al rialzo Piazza Affari che termina la giornata con l'Ftse Mib in aumento dell'1,14%. Tutte le principali Borse europee sono salite, trainate dalla buona apertura di Wall Street,

Stime in rialzo per Home Depot ( da "Corriere della Sera" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 11/06/2009 - pag: 35 Il caso a Wall Street Stime in rialzo per Home Depot La revisione al rialzo delle stime di crescita di Home Depot sembrava poter finalmente portare un po' di ottimismo a Wall Street. Il colosso americano del fai-da-te ha annunciato ieri che i profitti per azione potrebbero restare stabili,

Dietrofront in Europa Il Chiaretto è salvo ( da "Corriere del Veneto" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nonostante la pesante crisi finanziaria globale, vede il Bardolino Chiaretto crescere esponenzialmente in termini di vendite». Luca Fiorin La svolta La Ue ha deciso: no alla produzione di rosati ottenuti tagliando vini da tavola rossi e bianchi Bardolino Il Chiaretto è una varietà del Bardolino, ottenuta con la vinificazione in rosa di uve rosse (

VI È l'esigenza di un crescente impegno per le autorità di vigilanza, quelle impe... ( da "Messaggero, Il" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi Paesi.

GRAVE IL QUADRO DELINEATO DALLA FILIERA CARTA, EDITORIA, STAMPA E TRASFORMAZIONE IERI IN AUDIZIONE AL SENATO: I RAPPRESENTANTI DELLA FILIERA CHIEDONO INTERVENTI OPERATIVI URGENTI A ( da "marketpress.info" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è segnato dal grave impatto che la crisi finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008 (-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di ben 3. 533 addetti nel corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in questa prima parte dell?

Il successo aziendale passa per il business plan ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Strumenti e tecniche per la gestione delle aziende in periodo di crisi». In un contesto economico caratterizzato da una importante crisi finanziaria, «dovuta principalmente al fatto che ci si è dimenticati del fatto che il rispetto delle regole è una necessità, non un lusso, è necessario tornare a fare il passo lungo quanto la gamba.

SUSSIDIARIETÀ ED ARGINE CONTRO LA CRISI, ECCO LE FONDAZIONI OGGI A SIENA IL 21 CONGRESSO NAZIONALE DELLE CASSE DI RISPARMIO ( da "marketpress.info" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: impatto della crisi finanziaria sui patrimoni delle fondazioni ha accertato infatti che è stato diversificato il rischio e che nessuna ha investito in prodotti speculativi e rischiosi. Fondazioni, presenti nell´azionariato della banche, che non hanno esitato in questa difficile congiuntura a sottoscrivere gli aumenti di capitale che si sono resi necessari.

Rapporto R&S Mediobanca: banche italiane prudenti e solide ( da "Finanza.com" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Prudenza che ha permesso agli istituti di credito del belpaese di reggere meglio degli altri all'onda d'urto della crisi finanziaria. Lo studio ha messo a confronto 66 istituti annoverando le italiane Unicredit e Intesa sanpaolo. Il duo italiano ha chiuso il 2008 con utili netti pari al 14,6% del fatturato, contro il meno 6% delle maggiori banche europee.

A Siena il 21 congresso nazionale della Fondazioni bancarie e delle Casse di risparmio ( da "Sestopotere.com" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: impatto della crisi finanziaria sui patrimoni delle fondazioni ha accertato infatti che è stato diversificato il rischio e che nessuna ha investito in prodotti speculativi e rischiosi. Fondazioni, presenti nell´azionariato della banche, che non hanno esitato in questa difficile congiuntura a sottoscrivere gli aumenti di capitale che si sono resi necessari.

Ue, la Francia frena su un ( da "Avvenire" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: questioni come la crisi finanziaria e i cambiamenti climatici». Mentre gli europarlamentari dei partiti di sinistra e i liberal-democratici fanno piani di alleanze minacciando un'offensiva senza quartiere contro Barroso, che è sostenuto dal Ppe, di gran lunga il primo partito nell'assemblea di Strasburgo, la diplomazia francese è al lavoro per far sí che nel vertice del 18 e 19 giugno l'

EDITORIA:USA; BOSTON GLOBE RIVELA, NYTIMES PRONTO A VENDERCI ( da "Prima Comunicazione" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dal gruppo editoriale di New York è in forte crisi finanziaria e dopo 137 anni di storia rischia di chiudere. L'editore ha proposto un nuovo accordo con i giornalisti per risparmiare 20 milioni di dollari attraverso una serie di forti tagli agli stipendi e a vari strumenti di garanzia. Ma il principale sindacato dei giornalisti lunedì sera ha rigettato l'accordo in un referendum,

Assicurazioni: Isvap, impatto contenuto in contesto difficile ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha avuto un impatto contenuto dalla crisi finanziaria. Lo ha detto il presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini, durante la relazione annuale dell'istituto nel 2008, sottolineando che "nonostante il contesto difficile, in Italia, non ci sono stati default nelle assicurazioni e non c'è stato bisogno di interventi da parte dello Stato".

Faissola, banche vicine alle famiglie e alle Pmi ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: secondo il quale sono destinate a crescere ancora gli effetti negativi sul credito della crisi finanziaria. Corrado Faissola è stato perentorio nel respingere le critiche al settore, snocciolando i numeri su quello che è il sostegno delle banche al mondo delle piccole e medie imprese che riceverebbero circa il 52% del credito totale erogato.

Eni, Scaroni fiducioso su emissione bond ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Enel nel 2005 e quindi prima della crisi. Siamo il primo emettitore industriale che esce sul mercato italiano per il pubblico indistinto. E' il sistema italiano che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria". "Sono convinto che la risposta sarà molto positiva anche per il merito di credito di Eni, una doppia A importante e molto rara sul mercato italiano,

QUANTA RUGGINE TRA SU-DARIO E GOFFREDONE CORSA A DUE PER LA BENEMERITA - BUSINESS: L'ITALIA PUNTA SULL'AFRICA IRAQ: SPESE MILITARI KO NON È "BONINO" IL BUFFET A TORINO, VIA ( da "Dagospia.com" del 11-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi finanziaria sta facendo diminuire la velocità con la quale gli iracheni sviluppano le proprie capacità militari» ha ammesso il generale Frank Helmick, responsabile dell'addestramento delle forze di Baghdad, già gravate da corruzione e ingerenze politiche.

Falce e flamenco ( da "Corriere.it" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rimbambita dalla crisi finanziaria, incrinata dal crollo immobilare, a Marinaleda continuano a macinare centimetri di "utopia verso la pace" - come recita lo stemma comunale. Sono trent'anni che mantengono il ritmo, e i vecchi del paese dicono che i segreti dell'avanzata sono due: "la lotta" e "il nostro alcalde".

Torna la Sagra du burgu per salvare l'asilo parrocchiale ( da "Stampa, La" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria della struttura per l'infanzia, apparsa in un primo momento come un colpo per l'immagine della frazione, rischia di trasformarsi in un vero e proprio toccasana. Le difficoltà economiche della scuola materna hanno infatti convinto gli organizzatori dell'evento estivo a riappacificarsi dopo la rottura del 2007,

L'ex premier ha fatto capire che il ministro dell'Economia potrebbe guidare l'operazione ( da "Stampa, La" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E purtroppo gli effetti negativi della crisi finanziaria non si sono scaricati ancora sull'economia reale...». Un autunno freddo per l'Italia, destinato a diventare gelido e la previsione di D'Alema è che «il centrodestra da solo potrebbe non farcela», perché «Berlusconi non è finito, ma è indebolito».

I listini ritrovano la strada del rialzo ( da "Finanza e Mercati" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: del tunnel della crisi finanziaria, e le principali Borse mondiali tornano a imboccare la strada del rialzo. Anche i trader che operano sul Nymex sembrano convinti che il peggio sia ormai alle spalle: il prezzo del petrolio, uno degli indicatori dello stato di salute dell'attività economica mondiale, ha fatto segnare un ulteriore balzo portandosi sopra quota 72 dollari al barile.

filiera della carta: audizione al senato sulla crisi del settore ( da "Messaggero Veneto, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è segnato dal grave impatto che la crisi finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008 (-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di ben 3.533 addetti nel corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in questa prima parte dell'

g8, lecce blindata: sei le zone rosse - alessandra bianco ( da "Repubblica, La" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Una curiosità: a mezzogiorno, le 51 finaliste di Miss Mondo Italia 2009 attenderanno il ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrueck o la sua delegazione, per consegnargli un documento con alcuni quesiti sulla crisi finanziaria e le eventuali ripercussioni che queste potrebbero avere sull´occupazione.

studiate da manager e non da portaborse - fabrizio escheri ( da "Repubblica, La" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: oggi in grave crisi finanziaria. E se proprio ciò non dovesse accadere, la selezione di dirigenti pubblici esterni potrebbe almeno generare nuove opportunità per gli enti organizzatori dei corsi di formazione. Abbandonando quei profili formativi inutili, per i quali si è spesso gridato allo scandalo, ecco nuove figure professionali che si potrebbero addestrare,

eni col bond a caccia di risparmiatori - vittoria puledda ( da "Repubblica, La" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: obbligazioni dopo il grande freddo della crisi finanziaria e, tornando dopo quasi quindici anni a rivolgersi direttamente ai risparmiatori italiani, mette in palio bond per un miliardo di euro (ma elevabile fino ad un massimo di due miliardi). «E´ l´Italia che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria degli ultimi anni, sono ragionevolmente fiducioso che la risposta sarà positiva,

I sacrifici di Guzzetti contro la recessione ( da "Riformista, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della crisi finanziaria e la svalutazione dei titoli. Il presidente di Cdp, Franco Bassanini, ha specificato un'altra ragione per il rinvio del giudizio di merito sul portafoglio in questione: «Il consiglio approverà prima dell'estate il piano industriale che determinerà conseguenze sull'attività della cassa e un consolidamento nel tempo di questo consentirà una più adeguata stima»

La ripresa fa il pesce in barile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I mercati finanziari,compreso quello dei futures sul greggio, cercano sempre di anticipare le tendenze. Inoltre gli investitori, che nei mesi più bui della crisi erano rimasti il più possibile "liquidi", stanno ritrovando fiducia e appetito per il rischio: anche questo, se si vuole, è un germoglio di rinascita economica.

Un patto europeo contro i debiti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il rapporto debito/Pil è raddoppiato senza una vera giustificazione finanziaria. Non c'erano crisi economiche da gestire ma solo decisioni d'opportunità politica. Solo la pressione dei mercati finanziari - prima ancora dei meccanismi di regolazione automatica dei bilanci - ha invertito la tendenza a indebitarsi.

Nuovo patto Agricole-Generali ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria – da tutti considerata eccezionale e paragonabile a quella del 1929 – ha portato a un crollo dei valori bancari, e tra questi di Intesa Sanpaolo – del 50%. Una situazione atipica, che ha portato come conseguenza all'allentamento dei prìncipi contabili e dei criteri antitrust un po' in tutto il mondo.

Mifid sotto tiro: sposta il trading sull'Otc ( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: analizzando la genesi della crisi finanziaria – rappresenta una poderosa spinta verso la deregolamentazione. Dopo quanto è accaduto, naturalmente, si moltiplicano le richieste di una regolamentazione più rigida ma occorre far presto prima che il pendolo dei mercati torni ad oscillare verso un'altra direzione.

UN FISCO PIU' "EUROPEO" PER AIUTARE LE BANCHE ( da "Nazione, La (Firenze)" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ANALISI LA CRISI FINANZIARIA ed economica mondiale ha corretto e superato vari luoghi comuni nei quali non erano mai cadute le Casse di Risparmio italiane che non hanno inseguito le facili mode cercando altissimi rischi con bassissimi capitali, non hanno mai inseguito gli estremismi culturali delle più anarchiche tendenze della deregulation,

* LE realtà oggettive dei nostri giorni provano che nessun Paese oggi è in grado di sup... ( da "Messaggero, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nonché l'attuale crisi finanziaria globale. Non ci sono dubbi che proprio tale approccio è necessario nella lotta per la pace in Medio Oriente, in Afghanistan, per l'eliminazione del pericolo della proliferazione delle armi di distruzione di massa, per il superamento delle conseguenze dei cambiamenti climatici.

ROMA - L'Eni lancia nuove obbligazioni destinate al pubblico dei risparmiatori fino ad un massi... ( da "Messaggero, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sistema Italia che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria» che ha stravolto i mercati nel 2008, ha commentato l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, presentando l'operazione. «Eni non faceva un'obbligazione destinata ai risparmiatori italiani dal 1995 - ha ricordato Scaroni - e l'ultima obbligazione industriale fatta sul mercato italiano è stata fatta da Enel nel 2005,

ROMA Il moderato, cautissimo ottimismo sull'evoluzione della crisi, o almeno sulla fin... ( da "Messaggero, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con disoccupazione e sotto-utilizzo della capacità delle aziende in aumento anche in caso di stabilizzazione dei mercati finanziari». Per Zoellick «anche se la crescita dovrebbe ravvivarsi nel corso del 2010 il ritmo della ripresa sarà incerto e i poveri in molti Paesi in via di sviluppo saranno colpiti dai contraccolpi della crisi».

Trichet: allarme occupazione ( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e per evitare dunque un aggravamento della crisi finanziaria nella regione. Nell'occhio del ciclone è soprattutto la Lituania, anche se ieri la situazione della sua valuta, il lat, è leggermente migliorata. L'istituto guidato da Jean Claude Trichet non perde comunque d'occhio i pericoli legati ai deficit fiscali dei Paesi della zona euro.

Il ritorno dei bond Eni lancia un prestito dopo 14 anni ( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Italia che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria». In ipotesi anche un'altra emissione verso la fine dell'anno, ma non sarà retail e non sarà rivolta al mercato italiano. Il bond sarà venduto dal 15 giugno al 3 luglio. Il lotto minimo è di duemila euro, pari a due obbligazioni, con possibili aumenti pari ad almeno un'obbligazione.

Il patto rinnovato spinge Impregilo ( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 - pag: 41 Il caso a Milano Il patto rinnovato spinge Impregilo (g.fer.) Rinnovato il patto di sindacato che governa Impregilo: Fondiaria-Sai (per conto di Immobiliare lombarda), Autostrade e Argo finanziaria hanno sottoscritto l'impegno a integrare e prolungare fino al 12 giugno 2010 il patto parasociale che li lega in Igli,

Continental-Schaeffler, trattativa aperta ( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 - pag: 41 Il caso a Francoforte Continental-Schaeffler, trattativa aperta (g.fer.) Continental continua a trattare con Schaeffler, la società che lo scorso anno aveva lanciato un'Opa sul colosso dei pneumatici, indebitandosi con le banche.

Rialzo targato FonSai e Pirelli ( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 - pag: 41 La Giornata in Borsa Rialzo targato FonSai e Pirelli di Giacomo Ferrari Scambi in frenata Sotto la media, a 2,3 miliardi di euro, il controvalore degli scambi In rialzo fin dalle prime battute, il listino italiano ha definitivamente consolidato il trend soltanto nel pomeriggio,

Eni, ritorno ai bond dopo sedici anni ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Italia che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria degli ultimi anni», dice l'ad dell'Eni Paolo Scaroni. L'offerta partirà il 15 giugno e durerà fino al 3 luglio, salvo chiusura anticipata. Consob ha approvato ieri il prospetto informativo: gli investitori potranno sottoscrivere i bond a sei anni sia a un tasso fisso e sia variabile,

Alimentari, boom di prodotti locali In Lombardia il consumo sale del 4% ( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Protezionismo? Forse. O forse, alla fine, è soltanto la voglia di star tranquilli. Affidandosi a quel che (da sempre) si conosce. Così in tempo di crisi, si privilegia la qualità dei prodotti nostrani: non a caso, il consumo di questi prodotti è aumentato mediamente in Lombardia del 4%, che tradotto in euro fa più o meno 55 milioni.

Flussi migratori in reverse mode. ( da "Blogosfere" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E' una crisi finanziaria, anzitutto, che poi a cascata colpisce un sistema economico puntellato ormai sul nulla. Sovrapproduzione, denaro finto, globalizzazione selvaggia, consumi insensati di prodotti senza capo né coda. Questo è ciò che va davvero in crisi.

G8, un 'Lecce Framework' per nuove regole ( da "Reuters Italia" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: preso in mano le redini della crisi finanziaria. "Gli americani non vogliono sentir parlare di standard", ha detto a Reuters una fonte del G8 cui partecipano oltre a Italia e Usa, anche Canada, Germania, Francia, Giappone, Gran Bretagna e Russia. Per non scontentare l'amministrazione di Barack Obama, che lunedì riceve alla casa Bianca Silvio Berlusconi in vista del G8 di luglio,

PUTIN E GHEDDAFI: ITALIA ALLA CANNA DEL GAS? GHEDDAFI Sì, GHEDDAFI NO - 93 MLN PER Ronaldo: quando il mercato si fa le Perez LE TURBE DEL COMMISSARIO DAVANZONI ATTENDIAMO U ( da "Dagospia.com" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria) il cavaliere della Certosa pensava di stabilre alcune norme (poi messe in atto) al fine di impedire che qualche azienda o società o banca straniera potesse impadronirsi di società italiane sottoquotate in borsa? Ora Gheddafi arriva in Italia con 50 miliardi di dollari e nessuno si pone più il problema della difesa delle società italiane quotate e sono tutti in

Weekend, roba da leggere / 10 ( da "Foglio, Il" del 12-06-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: lo scandalo più improbabile di questa crisi finanziaria. Pare che Obama abbia obbligato tutti coloro che si occupano di riforma sanitaria a leggersi questo reportage del New Yorker. Certo, non è molto eccitante come tema, ma se si pensa che è da quindici anni, cioè da quando ci provò Hillary e fallì miseramente, che nessuno ha il coraggio di toccare la sanità,


Articoli

Astec, a rischio 70 posti Oggi a Cuneo presidio con Sekurit e S. Gobain (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

LAVORO. DAVANTI ALL'UNIONE INDUSTRIALE Astec, a rischio 70 posti Oggi a Cuneo presidio con Sekurit e S. Gobain Oggi, alle 10,30, presidio davanti alla sede di Confindustria, in corso Dante, a Cuneo, dei dipendenti Astec, società che prestava servizio per la Sekurit di Savigliano. La mobilitazione è stata organizzata in concomitanza con un incontro tra direzione aziendale e sindacati. Lo stabilimento Sekurit impegnava una settantina di lavoratori Astec (50 nella verifica della qualità del vetro, 5 nel settore pulizia, gli altri per manutenzione). Da aprile, con l'inizio della vertenza Saint Gobain, tutti sono in cassa integrazione ordinaria. La maggior parte sono donne. La Saint Gobain ha revocato l'appalto dei servizi alla Astec. Al presidio parteciperanno anche una delegazione di dipendenti Euroveder di Cervasca e Sekurit. A Fossano stamane, alle 10,30, incontro tra la proprietà della «DueGi prefabbricati» e le banche, per discutere del futuro dell'azienda e l'eventuale rifinanziamento dei mutui. L'incontro alla sede di Loreto di Fossano è stato promosso anche dal presidente della Provincia Raffaele Costa che ha incontrato il proprietario Giovanni Giaccardi, i sindacati e i lavoratori che protestavano di fronte ai cancelli. I dipendenti, 95 tra la sede fossanese e quella di Narzole, sono senza stipendio da 3 mesi. La crisi finanziaria della DueGi è peggiorata negli ultimi mesi. La mancanza di liquidità non solo non permette il pagamento degli stipendi, ma neppure l'acquisto di materie prime e quindi l'attività dell'azienda nonostante vi siano ordini. Otto ore di sciopero, ieri, alla Buitoni di Moretta, che fa parte della multinazionale svizzera «Nestlè». L'astensione dal lavoro (adesione vicina all'80%), era stata indetta a livello nazionale, anche se la protesta negli altri stabilimenti «Nestlè» si è svolta venerdì, quando a Moretta gran parte del personale era in cassa integrazione. All'origine dell'agitazione la richiesta dei sindacati di un piano industriale e di investimenti e sostegno delle produzioni italiane. La «Buitoni» di Moretta produce paste fresche, sughi e il «Formaggino Mio». «Lo sciopero è una decisione personale - dice Elio Ghirardi della Cisl - siamo soddisfatti, ma speravamo in una partecipazione ancora più massiccia». E' iniziato ieri anche il periodo di 5 settimane di cassa integrazione alla Miroglio, di via Lagnasco, a Saluzzo. Dal 13 luglio al 31 agosto le 7 settimane saranno suddivise tra 3 di ferie e 4 di Cassa. Nello stabilimento sono impiegati 115 operai. Oggi si riunisce il tavolo di trattative per la Lavalle di Venasca, che produce casse da morto e impiega 46 persone. Sindacati e proprietà sono stati convocati dalla Provincia alle 12, al Centro per l'impiego di Fossano. Venerdì i lavoratori hanno scioperato per 8 ore e sfilato per le vie del paese. Chiedono «trasparenza e sicurezza per il futuro». La ditta ha crisi di liquidità e ha subìto il pignoramento di parte del magazzino. La crisi della Neograf di Moretta sarà al centro di un incontro che si terrà domani all'Unione industriale. I vertici dell'azienda (anche proprietari della Rotoflex di Casalgrasso) e i sindacati discuteranno dei cali produttivi nei due stabilimenti che producono carte per imballaggio e confezionamento. Ieri nella ditta (200 addetti) è iniziato un periodo di cassa integrazione ordinaria. Coinvolge 100 operai su 148 e 30 impiegati su 43 a rotazione.

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Questa crisi potrebbe favorire la Trenkwalder (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Reggio" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Legadue. Veroli in A, entra una tra Siena e Latina Questa crisi potrebbe favorire la Trenkwalder REGGIO. E' pressoché definito, con la promozione del Vanoli Soresina in serie A attraverso i play off, il quadro delle prossime avversarie della Trenkwalder in LegaDue. Un campionato che, al di là della nuova griglia di partenza, si prospetta zeppo di incognite per la crisi finanziaria che ha colpito tutte le società e potrebbe generare rinunce o ripescaggi. Dalla serie A sono scese la Fortitudo Bologna che eredita dal Cimberio Varese il ruolo di squadra da battere e la Snaidero Udine anzi: l'ex Snaidero, visto che la storica famiglia di imprenditori friulani ha deciso di lasciare la pallacanestro di alto livello. I posti lasciati liberi dalle retrocesse Aget Imola e Roseto verranno occupati dal Vigevano e dalla vincente di gara 3 dei play off si serie A dilettanti andata in scena ieri sera tra Latina e Consum.it Siena, la seconda squadra della città toscana Restano ovviamente in Legadue, insieme a Reggio Emilia, Sassari, Casale, Jesi, Veroli, Livorno, Scafati, Pistoia, Rimini, Pavia, Venezia e Brindisi. Le favorite? Dipenderà ovviamente dal gruzzolo spendibile sul mercato ma in un periodo di vacche magrissime come quello che ha imboccato la pallacanestro italiana (vi sono club con seri problemi di bilancio anche in serie A) sarà fondamentale poter disporre di un buon nucleo di giovani e sotto questo aspetto la Pallacanestro Reggiana pare la più attrezzata. Intanto dalla società non giunge alcun segnale. Lo attende soprattutto il coach Ramagli poi, a ricaduta, tutti quei giocatori italiani (Carra, Fultz, Infante, Boscagin) che sono considerati cedibili.

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"Più pulizia nelle banche Ripresa lenta in Europa" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

LE PRESCRIZIONI DEL FMI SONO RIVOLTE SOPRATTUTTO AL SISTEMA FINANZIARIO IN GERMANIA "Più pulizia nelle banche Ripresa lenta in Europa" L'invito alla Bce è di mantenere i tassi d'interesse a un livello basso Il Fondo monetario: i governi agiscano con forza [FIRMA]LUCA FORNOVO La ripresa sarà lenta e quindi occorrono azioni più decise da parte dei governi di Eurolandia e una profonda pulizia del sistema bancario, soprattutto in Germania, dove la crisi ha colpito più duramente il comparto finanziario. Così gli esperti del Fondo Monetario Internazionale, al termine della missione ex art IV «dedicata a Eurolandia, tracciano il quadro della situazione nei Paesi del vecchio continente. Suggerimenti, oltre che ai governi, vengono indirizzati anche alla Banca centrale europea. L'invito è quello di mantenere la politica dei tassi bassi e valutare nuovi tagli nel caso si profilassero rischi di un ulteriore rallentamento. Per il Fondo, così, la ripresa di Eurolandia «sarà probabilmente lenta e la sua conformazione e tempistica altamente incerte», anche se «sono emersi segnali di miglioramento» che indicano «un rallentamento del declino per il resto del 2009 e una modesta ripresa a partire dal primo semestre del 2010», in linea peraltro con le stime per l'economia mondiale. L'azione chiave per assicurare la ripresa e il ritorno alla crescita la devono fornire però i governi di Eurolandia, i quali «devono prendere ulteriori decisive azioni, in specie nel settore finanziario». Malgrado il massiccio intervento degli Stati attraverso azioni «senza precedenti», le condizioni «per l'accesso ai finanziamenti restano difficili, i costi della raccolta alti e alcuni segmenti dei mercati finanziari funzionano male», mentre «si profilano considerevoli perdite a causa dello sviluppo della recessione». Parole che sembrano indirizzate, non tanto a Italia e Spagna, dove tutto sommato il sistema finanziario ha tenuto, ma piuttosto alla Germania. Il governo tedesco ha di fatto salvato molte banche, tra cui colossi del calibro di Hypo Re. In particolare il Fondo ritiene necessario, per poter ristabilire la fiducia, «una risoluta e coordinata pulizia del sistema bancario» attraverso una esaustiva valutazione dei bisogni di capitale delle istituzioni finanziarie oltre a rivedere «gli accordi di stabilità finanziaria europei», con l'applicazione in tempi rapidi delle raccomandazioni del gruppo de Lariosiere sulla vigilanza approvati dalla Commissione. Le politiche fiscali, messe sotto pressione dai forti sostegni pubblici a finanza ed economia, devono essere «ancorate a una visione di medio termine». Intanto, ieri un commento sull'economia di Eurolandia è arrivato anche dal commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, al termine della riunione dell'Eurogruppo. «Se dovesse restare - ha detto Almunia - la situazione attuale, nella quale si prevede un ingresso in territorio positivo dell'economia nel 2010, da allora dovrà cominciare in maniera progressiva la correzione dei deficit» schizzati in alto a causa dei piani anticrisi.

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Crisi, i protesti bancari salgono del 25% (sezione: crisi)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

L'effetto della recessione sull'economia di Marca. Nel primo trimestre del 2009 si alza il taglio dei debiti con importi medi pari a 4.641 euro Crisi, i protesti bancari salgono del 25% I trevigiani non riescono più a pagare assegni e cambiali: 2.421 titoli contestati Livelli di guardia sui protesti nella Marca. Nel primo trimestre 2009 continua a salire il numero di assegni, cambiali e tratte emessi ma non pagati: in totale sono 2.421 contro i 1.802 dello stesso periodo 2008 (+25%) con importi aumentati di 1 milione di euro. A preoccupare è il rialzo del taglio dei debiti, con importi medi pari a 4.641 euro nei primi tre mesi 2009, ovvero 600 euro in più rispetto a dicembre 2009. Già nel 2008, anno dell'impatto della crisi sull'economia trevigiana, si contavano 60.000 euro di protesti ogni 1.000 abitanti, record in regione. Questo perché i contanti scarseggiano e si dilazionano i debiti. Un verdetto scaturito dai dati dell'Ufficio studi della Camera di commercio di Treviso, che conferma il trend in atto nell'ultimo anno, in cui aumenta l'utilizzo delle carte bollate nei pagamenti e salgono gli importi. Rispetto a un anno esatto fa, per far fronte alle spese di medio importo si fanno quindi debiti spostando in avanti l'esborso di denaro, diventato un evento critico per un numero crescente di cittadini anche nella ricca Marca. Caso parzialmente in controtendenza quello degli assegni emessi e non incassati per mancanza di soldi in conto corrente, cresciuti costantemente dai 509 del primo trimestre 2008 ai 647 del trimestre 2009 con importi, però, calati da 7,1 milioni di euro a 6,4 milioni. Storia diversa per le cambiali, tornate già da un po' in grande spolvero. Dalle 1.140 di fine marzo 2008 si è passati alle 1.630 del 2009 (+30%) con i rispettivi importi totali saliti da 2,7 a 4,3 milioni di euro per trimestre. Un vero e proprio boom che non presuppone nulla di buono, giustificato dalla facilità di emissione del titolo. Basta andare da un tabaccaio, comprare un blocchetto, i relativi bolli e firmare in calce alla cedola strappata dalla matrice per pagare i propri debiti. Il tutto senza passare per il giudizio preventivo di uno sportello bancario. Non trattandosi di contanti, però, prima o poi qualcuno verrà a suonare alla porta di chi, quel foglietto di carta, lo ha emesso come promessa di pagamento. E la fila fuori dalla porta dei trevigiani si sta ingrossando a vista d'occhio. Rimane sostanzialmente basso invece il numero delle tratte: sono 144 quelle emesse da gennaio a marzo di quest'anno per un importo totale di circa 500.000 euro, a differenza delle 313 degli ultimi tre mesi del 2008, picco anomalo dei passati 12 mesi. Le tensioni tra creditori e debitori di cui si parla tanto nel mondo delle imprese hanno perciò un suo corrispettivo nella società esterna al mondo economico. Si tratta infatti di famiglie alla presa con salari traballanti e continue spese, dalle bollette alle rate dei finanziamenti. Anche per questo il numero dei protesti, vale a dire dei debiti non pagati, è tornato a salire nonostante i titoli di credito come assegni e cambiali siano calati negli anni con l'introduzione di bancomat e carte di credito. La moneta elettronica, infatti, ha sostituito in molti casi i contanti senza riuscire a mandare però definitivamente in pensione i titoli di credito, i cui importi medi per titolo protestato superano quello dell'ultimo periodo di crisi targato 2003-2005. Tutti questi numeri spiegano la situazione di crisi finanziaria che attanaglia sia i privati cittadini che le imprese della provincia, avvisaglie di un futuro ancora incerto.

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Deutsche vicina al 30% nel capitale di Postbank (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Deutsche vicina al 30% nel capitale di Postbank da Finanza&Mercati del 09-06-2009 Deutsche Bank cresce nel capitale di Postbank ma non ha fretta di chiudere l'acquisizione. Secondo il quotidiano Handelsblatt l'istituto tedesco negli ultimi mesi sarebbe salito dal 25% dello scorso febbraio fino a quasi il 30, quota oltre cui partirebbe l'obbligo di Opa. Per gli analisti, però, la mossa di Deutsche Bank non implica un'accelerazione nell'operazione, ma piuttosto un voler approfittare del basso valore del titolo Postbank. Anche per Deutsche Bank, infatti, l'obiettivo primario in questo periodo è superare la crisi finanziaria. Oltre tutto per chiudere l'operazione ha diversi anni di tempo, come prevedono gli accordi siglati in gennaio. Ieri Postbank sfiorava un guadagno dell'8% a Francoforte.

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L'emergenza si chiama social housing (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

L'emergenza si chiama «social housing» da Finanza&Mercati del 09-06-2009 MARCO NICOLAI* Milioni di persone non hanno una casa e milioni pensano di averla ma, in verità, è «proprietà» delle banche che l'hanno finanziata. Si stima che una famiglia su cinque abbia problemi abitativi e che 650.000 siano a rischio sfratto, mentre quelle con sfratto esecutivo, per i due terzi dovuto a morosità, sono già 100.000. Trecentomila sono le famiglie che aspettano una casa popolare e solo l'8% delle domande per queste case è evaso in tempi ragionevoli. In un mercato degli affitti liberalizzato, il 76% degli affittuari ha un reddito sotto i 20.000 euro, nei centri urbani e per le famiglie più povere la percentuale di reddito destinata alla casa può raggiungere il 60%. Per chi è proprietario con un mutuo in corso, lo scenario non è meno confortante: quasi due milioni di famiglie dichiarano difficoltà, almeno un quarto non riusciranno per niente a sostenere il mutuo e per più di 100.000 sono state già avviate procedure esecutive. Negli ultimi dieci anni in Italia i prezzi delle case sono cresciuti del 101%, quasi 10 volte più dell'aumento del reddito pro capite, che per lo stesso periodo di tempo si stima sia cresciuto del 13%. Su 3,3 milioni di immigrati regolari, circa tre milioni sono in «affitto» e intasano le liste d'inserimento nella fruizione delle abitazioni dell'Erp; i «bamboccioni» dell'ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa, se prendiamo in esame la fascia di età tra i 20 e i 30 anni, per i tre quarti vivono ancora a casa dei genitori (6 su un totale di 8 milioni), perché non possono permettersi una casa propria. Queste cifre sono sufficienti a capire che la casa è un tema che va riproposto nella sua drammaticità, non solo per gli effetti connessi alla crisi finanziaria che ha generato, bensì perché è un colonna fondamentale del welfare pubblico, crollata senza che si sia trovata un'alternativa adeguata: si può vivere senza un lavoro, ma è più difficile senza un tetto. Se i fondi Gescal, prima della soppressione dell'ente nel 1998, alimentavano il settore con circa 1,5 miliardi di euro all'anno, ora, dopo un decennio, si fatica a trovare un terzo di quelle risorse: basti pensare che nel 1984 l'impegno pubblico valeva quasi 30.000 abitazioni all'anno interamente finanziate, cui si aggiungevano almeno ulteriori 50.000 realizzate con contributo pubblico parziale, cifre che nel 2004, 20 anni dopo, valevano rispettivamente il 5% (1.900 edilizia sovvenzionata) e il 20% di quegli impegni (11.000 edilizia agevolata o convenzionata). Si era pensato di vendere il vecchio per costruire il nuovo e, in 15 anni a partire dal 1993, si sono venduti circa 155.000 alloggi per un valore di circa 3,6 miliardi di euro (23,7 mila euro ad alloggio), ma si è costruito in una proporzione sul venduto di 1 a 4. E la beffa è che su questo patrimonio è stata prevista l'esenzione dall'Ici solo recentemente e comunque con alcuni limiti, e che per il resto gravano su questo settore una pluralità di aggravi fiscali, dimenticandosi pure di parificarlo nelle attenzioni a quanto disposto per i privati, come nel caso della deducibilità degli interventi manutentivi e della riqualificazione energetica. Per recuperare si è varato il Piano Casa (art. 11 del D.L. 112/2008), che prevede una soluzione innovativa quale l'utilizzo di fondi immobiliari. La promozione di un Sistema Integrato di Fondi Immobiliari insieme alla costituzione di una Sgr dedicata della Cassa Depostiti e Prestiti, sembrano colmare il deficit di iniziative in Italia. Ma va ricordato che all'estero si è sapientemente miscelato leva regolamentare (quote di edilizia sociale obbligatoria su autorizzazioni), urbanistica (premi volumetrici, mix funzionali tra canone sociale, moderato, convenzionato, vendita convenzionata, libera, Fcr - funzioni commerciali, aree pubbliche, sgravi su oneri urbanistici etc), fiscale e finanziaria (contributi pubblici e fondi di garanzia) per far sì che un quasi mercato come quello dell'housing sociale potesse diventare interessante anche per gli operatori privati e va altresì ricordato che accreditamento e funzioni di controllo hanno nelle esperienze internazionali assicurato che un business dai numeri importanti non finisse per attrarre operatori non adeguati e per alimentare speculazioni senza rispondere ai bisogni della gente e questo rischio, se non presidiato, alla luce della crisi finanziaria che stiamo vivendo è un disastro annunciato. Quindi, di lavoro da fare ce n'è ancora molto. Mi auguro che ai fondi immobiliari si possano abbinare agevolazioni che valorizzino questa proposta - in una crisi dove l'intervento dello Stato si è dimostrato indispensabile sarebbe illusorio pensare di prescinderne affidandosi a soluzioni di pieno mercato - e mi auguro, altresì, che la rivitalizzata attenzione al Piano Casa trovi la sua veloce applicazione. Altrimenti avremo lasciato un ulteriore fardello sulle spalle delle generazioni future. *Direttore generale Finlombarda

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Ecofin: Non servono nuovi stimoli Ma il Fondo consiglia tassi bassi (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Ecofin: «Non servono nuovi stimoli» Ma il Fondo consiglia «tassi bassi» di Redazione del 09-06-2009 da Finanza&Mercati del 09-06-2009 [Nr. 111 pagina 2] A Lussemburgo i ministri finanziari Ue stoppano la Francia che aveva chiesto più flessibilità Cara Bce, l'orientamento monetario di sostegno alla congiuntura», consistente di tassi di interesse molto bassi e di liquidità illimitata al sistema, «deve essere continuato». Questo scrive ne suo rapporto sull'euroziona il Fondo Monetario Internazionale. Dopo aver tributato l'omaggio di rito alla risposta di Francoforte alla crisi, «molto determinata» e decisiva per contenere l'inflazione, il rapporto suggerisce che, se i rischi dovessero aumentare, suggerisce il fondo, «sarà necessario un segnale più forte per mantenere bassi i tassi di interesse». Quindi, «si dovranno tenere in considerazione tutte le opzioni non convenzionali, compreso un allentamento creditizio attivo» e «sarà di aiuto esaminare al più presto possibile tutti i margini per ulteriore tagli ai tassi». Un segnale forte per Eurolandia, ancora sotto shock per l'esito elettorale, sintomo dei disagi che attravresano il Vecchio Continete e che, nona caso, cade alla vigilia dell'Ecofin che, al contrario, a quanto si legge dal documento preparatorio, la vede in maniera ben diversa: «Non sono giustificati - si legge - ulteriori stimoli di bilancio e l'attenzione dei governi deve essere spostata sul consolidamento delle finanze pubbliche che dovrà prendere terreno con la ripresa economica». Ovvero, all'ordine del giorno della riunione del Lussemburgo ci sarà l'avvio della «exit strategy» per tornare a finanze pubbliche equilibrate, come suggerito da Angela Merkel. La risposta dei governi alla recessione e alla crisi finanziaria (equivalente al 5% del Pil comprese misure discrezionali di stimolo di bilancio pari all'1,8% del Pil Ue nel 2009 e nel 2010) è , secondo questa tesi, stata «appropriata nel breve» nell'ambito del patto di stabilità che comunque «fornisce il quadro appropriato». Una tesi opposta a quella flessibilità sollecitata dal governo francese (vittorioso, però, alle europee). «C'è un chiaro bisogno - continua il documento per l'Ecofin - di una credibile strategia di uscita migliorando il quadro di finanza pubblica a medio termine». Non ci sono giudizi sulla fase ciclica diversi rispetto agli ultimi tempi. Non viene accreditata la tesi che la Ue ha già toccato il fondo della recessione (nel primo trimestre) e ci si limita ad affermare che dall'autunno l'azione degli stati «ha contribuito a smorzare il rallentamento dell'economia»: il Pil si ridurrà quest'anno del 4% sia nella Ue sia nell'Eurozona, quasi tutti gli stati sono in crescita negativa, l'occupazione perderà il 2,5% quest'anno e l'1,5 l'anno prossimo, la disoccupazione salirà all'11% nel 2010, l'inflazione resterà negativa «temporaneamente» (non ci sarà deflazione). Crescita positiva «progressivamente nel 2010». Nella Ue il deficit pubblico sale dal 2,3% del 2008 al 6 quest'anno; il debito pubblico aumenta di un terzo in due anni dal 60 all'80 per cento. L'Ecofin non invia alcun messaggio ottimistico: anzi indica che «ci sono sostanziali incertezze e i rischi delle prospettive economiche restano ragguardevoli». Le diverse posizioni di partenza dei paesi (conti pubblici, debito in valuta estera, di parte corrente, debole posizione competitiva) hanno aggravato la reazione dell'economia alla crisi. L'Ecofin ritiene infine che «il sistema bancario sia tuttora in stato di stress e che il credito resti tirato».

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il ruolo della stampa in democrazia - massimiliano panarari (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XI - Bologna Il ruolo della stampa in democrazia MASSIMILIANO PANARARI Reduci dalle elezioni europee e nel pieno della crisi che sta scuotendo l´editoria, ci si può domandare quale sarà il futuro dell´opinione pubblica nell´epoca della "democrazia del pubblico" (ovvero del "cittadino-spettatore"), come la chiama il politologo Bernard Manin. Ci aiuta a rispondere la nuova edizione dell´annale del "Centro studi progetto europeo" diretto da Paolo Pombeni, L´Europa di carta. Stampa e opinione pubblica in Europa nel 2008 (il Mulino). Il volume racconta i trend dell´anno attraverso i giornali pubblicati in Italia, Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Austria, Belgio, Scandinavia e Russia, aggiungendo le analisi trasversali di alcune grandi tematiche, dal clima alle reazioni alla crisi finanziaria. E, conferma, una volta di più, la centralità della stampa per formare un´opinione pubblica avvertita e consapevole.

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La destra ha vinto facile in Europa. Ma al G8 dell'Aquila sarà molto più dura di Angelo De Mattia (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Primo Piano data: 09/06/2009 - pag: 3 autore: La destra ha vinto facile in Europa. Ma al G8 dell'Aquila sarà molto più dura di Angelo De Mattia Quali indirizzi, soprattutto nell'azione di contrasto della crisi finanziaria globale, si affermeranno nel Parlamento europeo (pur con i suoi non amplissimi poteri) e nella stessa Commissione, da rinnovare a breve, dopo la straripante vittoria del Ppe? Si continuerà a far leva sull'azione dei poteri pubblici o si avvierà un processo di allentamento per ridurre il peso dell'intervento degli Stati e dell'Unione? Sarebbe sbagliato, innanzitutto, presupporre che nel Ppe vi sia sin d'ora una reductio ad unum delle impostazioni di politica economica e finanziaria. Come altrettanto errato sarebbe ritenere che si possa, da subito, affermare nel partito vincitore un orientamento marcatamente neoliberistico. In effetti, se il forte arretramento delle formazioni politiche facenti capo al Pse nei Paesi in cui sono al governo e in quelli in cui sono all'opposizione va spiegato principalmente con una impreparazione strategica in cui queste formazioni si sono trovate di fronte alla crisi, e se, dunque, al Partito avversario si è rivolto quell'elettorato che ha ritenuto di poter essere meglio protetto dalla stessa crisi, allora è difficile immaginare arretramenti, anche se non sono da escludere in via di principio, nelle istituzioni comunitarie su temi quali gli interventi, in percentuale del pil nazionale, da attuare per stimolare la domanda aggregata, il contrasto dei paradisi fiscali e la disciplina degli hedge fund nonché delle società di rating, la regolamentazione del sistema creditizio e finanziario, la tutela della concorrenza, il rispetto dell'autonomia della Bce, per citare solo alcuni argomenti oggi di particolare attualità. Proprio in queste ore è all'esame la riforma dell'architettura della vigilanza creditizia e finanziaria a livello europeo progettata dal Comitato de Larosière, che propone soluzioni non soddisfacenti per ciò che riguarda il rapporto tra politica monetaria e funzioni di vigilanza. La scelta più valida sarebbe quella, già sottolineata da Mf-Milano Finanza, di affidare quest'ultima attribuzione direttamente alla Bce, come, del resto, sarebbe consentito dal Trattato Ce, con l'adozione di una particolare procedura. Ma quale visione della Bce avranno le forze politiche vincenti? Più in generale, senza voler affrontare, per ora, il tema dell'avanzamento del processo di integrazione comunitaria anche, eventualmente, tramite le cooperazioni rafforzate, ciò che fin qui è emerso con tutta evidenza è lo squilibrio tra moneta e politica monetaria uniche e politica economica in larga parte di pertinenza degli Stati aderenti all'Unione. Non si è affatto verificata l'aspettativa dell'intendance suivra: né l'assetto dell'economia, né, a maggior ragione, quello delle istituzioni della politica hanno fatto seguito a quello della moneta. Si tratta, insomma, della zoppìa istituzionale. Nessuno immagina che lo squilibrio in questione si possa risolvere con la bacchetta magica. Ma si tratta di verificare, oggi, se il vento che soffia in Europa sospinga o no nella direzione di un più efficace coordinamento delle politiche economiche statali, fino ad arrivare in un futuro non ravvicinato a cessioni di sovranità nazionali, invece di sollecitare il liberi tutti. Su questi temi, anche perché il partito di Angela Merkel resta un punto cardine del Ppe, dovrebbe risultare difficile pensare, per esempio, a comportamenti volti a ridurre l'autonomia e indipendenza della Bce, ovvero a un ritrarsi dell'Europa dalle iniziative per la regolamentazione dei centri offshore e dei fondi speculativi. La Germania, pur dopo il risultato negativo della formazione della Merkel e il pesante insuccesso dei socialdemocratici, dovrebbe restare il pilastro del rigore e dell'equilibrio dei conti pubblici. Ma, a proposito del Patto di stabilità e crescita e del diverso peso dato dal Trattato all'azione della Bce a seconda che persegua l'obiettivo della stabilità dei prezzi o quello del sostegno alle politiche economiche della Comunità, come si comporterà quella parte della destra che ha vinto e che è stata votata anche da categorie non ricomprese nei suoi tradizionali bacini elettorali? Si presterà il fianco a un'ondata protezionistica? Nasceranno più consistenti spinte isolazioniste nei confronti dell'immigrazione? Quale ruolo avranno il lavoro e il Welfare? Sarebbe veramente grave se l'Unione e l'Eurozona dovessero deviare dal loro pur incerto, e non di rado insoddisfacente cammino, per imboccare strade rischiose che, al di là delle intenzioni, finirebbero con il favorire pur presenti, ancorché limitati, ritorni localistici, con tutti i pericoli connessi, spinte xenofobe comprese.Tutti, anche i vincitori, farebbero bene a rimettersi in causa per quel che riguarda il modo in cui è stato affrontato il tema del governo della globalizzazione e quello del contrasto della crisi. C'è in abbondanza materia di riflessione, non ultimo il successo dei Verdi. Non bisogna dimenticare che l'Europa avrebbe tutto da guadagnare se riuscisse a presentarsi al G8 aquilano con una voce sola sulle nuove regole e sulle iniziative anticrisi. Ma riuscirà a farlo? Restano, in ogni caso, seri interrogativi sull'Europa del prossimo quinquennio. Coloro che hanno riscosso successo, proprio per la corposità del risultato elettorale, avrebbero forse oggi modo di avviare un processo di riforme istituzionali. Mutatis mutandis, lo stesso varrebbe per l'Italia. Il mancato sfondamento del Pdl e, dunque, il necessario accantonamento del proposito di promuovere da solo, in Italia, le riforme costituzionali e istituzionali potrebbero aprire la strada ad ampie convergenze, considerato che su questo tema si dimostra che le singole forze politiche non sono in grado di portare a termine processi di tale portata. Da elezioni tutte ancora da capire nei significati e nei moniti, potrebbe scaturire quel che finora è stato impossibile portare avanti?

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Che delusione per l'Europa il nuovo inizio di Obama (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Commenti & Analisi data: 09/06/2009 - pag: 7 autore: di Guido Salerno Aletta Che delusione per l'Europa il nuovo inizio di Obama Un bilancio deludente. La visita del presidente americano Barack Obama si è conclusa tra toni sfumati e titoli di coda. Doveva essere il momento in cui la nuova amministrazione, finalmente, si smarcava dal ruolo di principale responsabile della crisi finanziaria ed economica, che è ormai inevitabile attribuire agli Usa nel corso dei summit del G8, o del G20, che si susseguono da mesi, in un rosario di accuse ormai insostenibile per chi pretende di governare il mondo intero. Una missione che avrebbe dovuto essere preparata più intensamente, sul piano politico e diplomatico, invece si è mossa prevalentemente sul terreno mediatico, arrivando su tutti gli schermi e campeggiando sulle prime pagine dei giornali. Lasciando il giorno dopo, più che progetti già operativi, soprattutto interrogativi e perplessità. Tanto spazio ai commenti sulle intenzioni, ben poco sulle decisioni. Riad, Il Cairo, Dresda, Omaha beach e Parigi dovevano essere tutte tappe simboliche, ognuna delle quali doveva marcare la strategia internazionale della nuova amministrazione. Una strategia che richiedeva l'acquisizione di consensi, il consolidamento delle alleanze tradizionali, decisioni chiare. Le reazioni sono invece state tutte all'insegna dell'incertezza. Aver trascurato il peso politico attuale dell'Europa nel suo complesso, per ricordare - ancora una volta simbolicamente e mediaticamente - solo gli orrori nazisti ed il ruolo di liberatori svolto dagli americani e dai canadesi, è stato un po' come cancellare 60 anni di alleanza e di comune sentire. Sessanta anni in cui America ed Europa sono state convintamente dalla stessa parte, per difendere la libertà e la democrazia. È stato come se, per il presidente Obama, l'Europa non abbia alcun ruolo nel futuro del mondo: non è né pilastro di una alleanza atlantica, né parte di una nuova strategia verso il mondo islamico. È il trapassato a legarci, non un nuovo progetto comune. È questo il vero limite di una visita che poteva essere storica, ma che rischia di rimanere confinata alla cronaca. Sui temi del petrolio e dell'energia, strategici sia dal punto di vista politico, per i rapporti con il mondo islamico, che sul piano economico e finanziario, per il mantenimento degli equilibri mondiali, si ripete il paradigma già visto. Anzi, neppure il concomitante rialzo del prezzo del petrolio deve aver scaldato più di tanto i rapporti con Riad, che già l'estate scorsa, quando il greggio schizzava alle stelle, si dichiarò del tutto estranea alla crescita del prezzo. Anche stavolta, l'aumento si fonda su andamenti del tutto ipotetici della domanda futura. La preoccupazione ha preso subito il sopravvento: con la forte flessione economica in atto, la disoccupazione a livelli record e le industrie automobilistiche in crisi, si rischia di ripercorrere lo schema di un anno fa: quello di una componente solo finanziaria della domanda che incide rapidamente sulla formazione del prezzo, e concorre negativamente alla formazione delle aspettative degli operatori. Inattendibile e controproducente allora, questo fenomeno si conferma distorsivo per l'economia reale.Sulla questione palestinese, Tel Aviv è ancora più isolata: la minaccia nucleare dell'Iran rimane dov'è. E i problemi interni, legati al destino dei coloni, pure. Né la richiesta - nel discorso pronunciato a Il Cairo - di un «nuovo inizio» nei rapporti con il mondo islamico, né la accettazione del velo che copre il capo delle donne come segno di libertà religiosa e non di sottomissione, sono riuscite ad andare oltre l'appello simbolico. Parole forti, accorate, dense di emozioni, ma senza un chiaro disegno dei prossimi passi. In Europa, il quadro delle alleanze è risultato addirittura più fragile e meno felice rispetto a quello frastagliato costruito da Bush, che pure aveva sofferto per la disaffezione di Francia, Germania e Spagna. Anche a voler trascurare il rapporto con l'Italia, sempre importante ma mai più decisivo dopo la caduta del Muro di Berlino, la situazione è caratterizzata innanzitutto da una Gran Bretagna che si ritrova con economia e governo in pezzi, e che tutto può fare tranne presentarsi come paladina della nuova amministrazione americana, dopo aver sostenuto per decenni la finanziarizzazione dell'economia e la politica estera dei repubblicani. La Francia, che pure si era esposta in modo inusitato contro la guerra in Iraq, avrebbe dovuto diventare il pivot europeo del riavvicinamento americano al mondo islamico. E invece no: la questione dell'ingresso della Turchia nella Unione europea e la questione del velo indossato dalle donne investono convincimenti profondi del presidente Sarkozy. Sono questioni dirimenti, su cui il presidente francese ha giocato gran parte della sua campagna elettorale e mosso i primi passi importanti del suo mandato. L'iniziativa euro-mediterranea, fortemente voluta dalla stessa Francia, si muove su uno scenario completamente diverso rispetto a quello sotteso all'allargamento dell'Unione alla Turchia e poi ad altri Paesi del Mediterraneo: parte dalla constatazione che l'Unione Europea è giunta alla fine del suo percorso di estensione territoriale e di rafforzamento strutturale. Il Mediterraneo richiede un approccio affatto diverso rispetto a quello iniziato in Europa con il mercato comune. Sarà un processo eminentemente politico, tra Stati, senza le mediazioni della burocrazia di Bruxelles e tanto meno di una Commissione che la faccia da padrona. L'ingresso della Turchia nell'Unione avrebbe solo conseguenze negative: la snaturerebbe, comprometterebbe il disegno complessivo di una grande Unione Euromediterranea, allontanerebbe dall'Europa proprio i Paesi che hanno i più antichi, intensi e strutturati rapporti con l'Europa stessa, come Egitto, Tunisia, Marocco; isolerebbe ancora di più Israele.Anche dalla Germania il messaggio è chiaro: la crisi è grave e le ricette americane, al di là dei provvedimenti finanziari assunti per il salvataggio delle banche, sono confuse e contraddittorie. La vicenda Opel è sintomatica, sotto ogni punto di vista. Il crollo dell'industria automobilistica americana ha ragioni interne, probabilmente legate agli extra-costi che Detroit paga per le spese sanitarie ai propri dipendenti: il fallimento pilotato di Chrysler e General Motors consente di ridiscutere con i sindacati alcuni storici privilegi di cui hanno goduto i dipendenti del settore, e spiana la strada alla riforma che i democratici inseguono dai tempi di Clinton. Tutto questo ha ben poco a che vedere con il risparmio energetico e con gli impegni sul protocollo di Kyoto, che fanno solo da sfondo alle manovre in corso. In pratica, per ragioni di politica interna americana, la Opel e la Germania si trovano di fronte ad una politica di fatti compiuti di cui stentano a comprendere i principi ispiratori. Questa vicenda, per di più, acuisce nel momento meno opportuno le problematiche legate ai rapporti industriali e finanziari con la Russia. Questione che sarebbe comunque delicata, ma che risulta insostenibile in un momento di crisi come quello attuale, in cui l'area su cui la Germania ha esteso la propria influenza negli scorsi 20 anni si trova in grave difficoltà. Insomma, Obama, rientrando a Washington, lascia dietro di sé una grande delusa, ed è proprio quell'Europa che tanto aveva tifato per la sua elezione.

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Armi, mercato a prova di crisi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-09 - pag: 17 autore: Rapporto Sipri. Vendite 2008 +4% Armi, mercato a prova di crisi Dario Aquaro Le spese militari mondiali hanno raggiunto nel 2008 la cifra record di 1.464 miliardi di dollari: quasi raddoppiate in dieci anni (+45%) e in aumento del 4% rispetto al 2007. Un volume di affari che corrisponde al 2,7% del Pil globale e a 217 dollari pro capite. è quanto emerge dal rapporto del Sipri, Stockholm International Peace Reserach Insitute, la più autorevole fonte internazionale nel monitoraggio del sistema degli armamenti. La speciale classifica vede sempre al primo posto gli Stati Uniti, con investimenti pari a 607 miliardi di dollari. Le spese di Washington rappresentano il 41% del totale, trainate dai conflitti in Iraq e Afghanistan che da soli hanno avuto un costo supplementare di 903 miliardi. Durante gli otto anni di presidenza di George W. Bush, sottolinea il Sipri, le spese militari statunitensi «hanno raggiunto in termini reali il più alto livello dalla Seconda guerra mondiale». La sorpresa nel rapporto dell'istituto svedese viene da Pechino, che come Mosca ha quasi triplicato gli investimenti militari negli ultimi dieci anni. La Cina, con 84,9 miliardi di dollari, pari al 6% del totale, si classifica al secondo posto, superando Francia (65,74 miliardi) e Gran Bretagna (65,35miliardi), entrambe al 4,5 per cento. «L'avanzamento della Cina- si legge nel documento - va di pari passo alla sua crescita economica ed è legato alle sue aspirazioni da grande potenza». Le aspirazioni cinesi sembrano condivise anche dalla Russia, che «sta mantenendo piani per ulteriori investimenti nonostante i gravi problemi economici» e che è passata dal settimo al quinto posto, superando Germania e Giappone (unici due stati che dal 1999 hanno ridotto le spese militari). L'Italia, come lo scorso anno, si conferma all'ottavo posto. Nel 2008 ha speso 40,6 mi-liardi di dollari, pari al 2,8% della cifra mondiale e a 689 dollari pro capite: rispetto al 2007, quindi, c'è stato un incremento dell'1,8 per cento. Ma Roma rientra anche in un'altra classifica redatta dal Sipri. Tra i dieci più grandi produttori di armamenti militari, c'è infatti Finmeccanica, che con 9,9 miliardi di dollari figura al nono posto. Il gigante americano Boeing conserva la prima posizione al mondo, con vendite per 30,5 miliardi di dollari nel 2007. Al secondo posto c'è l'inglese Bae Systems (29,9 miliardi), mentre terza è Lockheed Martin (29,4 miliardi). Quasi tutti i produttori sono americani o europei: 44 compagnie statunitensi costituiscono circa il 61% del totale, mentre il 31% è composto da 32 aziende dell'Europa occidentale. In totale, le cento maggiori industrie di armi valevano 347 miliardi di dollari nel 2007 (l'anno a cui risalgono i dati più recenti). «Dal 2002 - commenta il Sipri - il valore delle cento maggiori aziende è aumentato del 37% in termini reali » e la presidenza di George W. Bush ha garantito «un periodo di continuità di crescita nell'industria militare, che seguiva una fase di consolidamento degli anni 90 e dei primi anni del 2000». Il documento dell'istituto di Stoccolma snocciola i dati, e commenta: «La crisi finanziaria globale non ha ancora avuto un impatto sui redditi, sui profitti e sugli ordini arretrati delle maggiori industrie militari». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE CLASSIFICHE Con spese pari a 85 miliardi di dollari Pechino sale al secondo posto, superando Londra e Parigi. Finmeccanica nona tra i produttori

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Corporate Germany in crisi. (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-09 - pag: 41 autore: Corporate Germany in crisi. Il governo Merkel nega gli aiuti pubblici alla storica catena di grandi magazzini Arcandor non è Opel, lo stato si defila Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente L a catena di grandi magazzi-ni Karstadt, uno dei simboli della Germania guglielmina e della rivoluzione industriale, era ieri sera sull'orlo del fallimento. La società madre Arcandor si è vista respingere una disperata richiesta di fondi statali dal governo tedesco, che ha deciso di imporre al gruppo un drammatico ultimatum. «Senza un piano sostenibile è impensabile che venga offerto denaro dei contribuenti», ha affermato ieri il cancelliere Angela Merkel, commentando a Berlino i risultati delle elezioni europee. La presa di posizione è giunta dopo che una commissione governativa ha rifiutato di concedere garanzie creditizie per 650 milioni di euro. Poco dopo funzionari berlinesihanno rivelato che il governo federale ha anche respinto la richiesta di un prestito di 437 milioni di euro, da affidare alla pubblica KfW. Ieri sera però fonti governative hanno dato alla società un'ultima possibilità di presentare «una nuova e migliorata richiesta di aiuto». Il titolo Arcandor ha chiuso in ribasso del 43,62%, a 1,06 euro. Il gruppo- che controlla oltre ai grandi magazzini Karstadt anche il tour operator Thomas Cook e dà lavoro a 70mila persone - è in gravissima difficoltà. A differenza di altre imprese non sta però soffrendo della crisi finanziaria, ma di una cattiva gestione. Non è riuscito ad adattarsi a un mercato segnato da una forte debolezza dei consumi. è questo il motivo principale per cui il governo democristiano- socialdemocratico ha deciso ( per ora) di non aiutare la società, nonostante le potenziali ricadute sociali. Qualche giorno fa la stessa Commissione Europea si era detta contraria ad aiuti pubblici. Arcandor ha due soci forti: la ricca ereditiera Madeleine Schickedanz e la banca d'investimento Sal. Oppenheim. Il gruppo ha registrato nell'anno fiscale 2007-2008 una perdita di 746 milioni di euro e deve assolutamente rinnovare linee di credito per 710 milioni di euro prima di venerdì per evitare il tracollo. La vicenda, che sta tenendo banco ormai da giorni, non è solo economica, finanziaria e politica, ma è anche giudiziaria. La procura di Essen sta valutando se aprire un'inchiesta ai danni dell'ex presidente della società, Thomas Middelhoff. Quest'ultimo - a capo del gruppo fino a qualche mese fa - è sospettato di essere coinvolto insieme a sua moglie in un'azienda che chiede ad Arcandor affitti elevatissimi per alcuni grandi magazzini. La scelta della signora Merkel di usare le maniere forti con la società di Essen contrasta con la decisione di aiutare altre imprese, a iniziare da Opel. Due i motivi. Prima di tutto Arcandor non è ritenuta strategica. In secondo luogo, nelle ultime settimane gli aiuti statali a pioggia sono stati criticati da una fetta importante del partito del cancelliere, quello democristiano. Se il governo federale ha deciso di avere nei confronti di Arcandor un atteggiamento più intransigente è anche perché una soluzione tutta tedesca potrebbe essere a portata di mano. La società sta studiando infatti una possibile parziale fusione con Metro che controlla la catena Kaufhof.L'ipotesi è stata confermata ieri dai portavoce delle due aziende. Circola anche voce che Arcandor possa liberarsi della sua quota in Thomas Cook. Secondo il presidente della società Karl-Gerhard Eick però l'azione del tour operator è calata così tanto negli ultimi mesi che la vendita della quota nella società, usata come collaterale nella richiesta di prestiti, non sarebbe sufficiente a ripagare i debiti. In questo contesto, il governo tedesco vorrebbe che gli azionisti del gruppo Arcandor mettano mano al portafoglio per sostenere una ristrutturazione della società, proprietaria di grandi magazzini che hanno visto la luce nel 1881. Nei giorni scorsi Eick ha assicurato che i principali azionisti del gruppo sono pronti a mettere a disposizione 150 milioni di euro in denaro fresco. La vicenda infine ha anche un doppio versante italiano. Coinvolta nella potenziale ristrutturazione di Arcandor, secondo la stampa tedesca, è Mediobanca, di cui è azionista proprio Sal. Oppenheim. Nello stesso modo Leonardo & Co. è advisor della società mista proprietaria degli immobili che ospitano i magazzini Karstadt. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL TITOLO PERDE IL 43,6% Respinta una richiesta di garanzie pubbliche per 650 milioni: l'unica chance è la fusione con Metro Il caso Thomas Cook

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LE FASI (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-09 - pag: 41 autore: LE FASI Le perdite Per l'anno fiscale 2007-2008 ammontano a 746 milioni di euro. Per evitare il tracollo, servono linee di credito per 710 milioni entro venerdì. Il diniego di Berlino e Bruxelles Il governo federale ha negato prestiti per 437 milioni e contraria agli aiuti di Stato è anche l'Unione europea.L'azienda non sarebbe strategica e versa in cattive acque a causa della cattiva gestione. non tanto per effetto della crisi finanziaria. Le possibili vie d'uscita Tra le ipotesi per salvare il gruppo c'è la fusione con Metro. Alle spalle Arcador ha comunque un gigante: la banca d'investimento Sal.Oppenheim.

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LE SBERLE DEL VOTO (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

LE SBERLE DEL VOTO Rossana Rossanda Assieme all'astensione, che ha punito tutti i cantori dell'Europa quale che sia, le elezioni del 7 giugno hanno somministrato in Italia diverse sberle severe. La prima è quella dei due rissosi spezzoni di Rifondazione, nessuno dei quali ha raggiunto il 4 per cento, disperdendo oltre il 6 per cento dei voti espressi. Non ci riprovino, perché non beccherebbero più neanche quelli. La seconda è quella del Pd, il quale ha incassato lo schiaffone infertogli dallo sceriffo dell'Italia dei valori e col suo pasticciato programma ha subìto lo stesso colpo degli altri socialismi europei, privi di qualsiasi idea in proprio. La terza sberla l'ha presa Berlusconi, il cui sogno di oltrepassare il 40% per governare da solo con il sostegno della Lega si è dimostrato irrealizzabile. Il Pdl non ha superato il 35% e la Lega non è la costola di nessuno, è l'espressione nazionale di una destra europea particolarmente brutta, che mette radici da tutte le parti e condiziona il Pdl invece che farsi condizionare. Quanto ai cattolici o ex Dc, ormai seguiranno Casini, ci si può scommettere. Per ultimo, è certo che gli uomini di Fini non si sono dati troppo da fare per il Cavaliere: se lavorano, lavorano per il loro capo che si sta volonterosamente fabbricando un'immagine di destra presentabile, cosa che a Berlusconi e Bossi è impossibile. Né il Pdl né il Pd né la sinistra radicale sono riusciti a motivare l'elettorato, anche se l'astensione deve aver giocato piuttosto a sinistra, sempre nell'idea dura a morire che le sinistre rifletteranno sicuramente su chi gli ha rifiutato per sdegno il voto. L'astensione non le ha mai corrette. Ancora più derisorio appare che alcuni dei loro esponenti, già sicuri contro qualsiasi verosimiglianza storica, della vocazione bipartitica degli italiani - che dal 7 giugno è, per i politicisti, la vittima principale - dichiarino che i risultati sono abbastanza buoni. Fa impressione sentire dal Pd che esso «sta tenendo bene il campo». Il Pd deve riconoscere al più presto che la miscela di cui è fatto è indigeribile per chiunque vorrebbe un riformismo dotato di qualche senso. Non si può andare con l'Opus Dei e negare i diritti civili a un elettorato laico e anche cattolico adulto. Non si può, con la scusa di non demonizzare Berlusconi, infliggere a un elettorato semplicemente democratico le leggi fatte ad personam, le insolenze alla magistratura, le porcherie fiscali e quelle personali del cavaliere. Voglio ammettere che un terzo degli italiani s'è abituato ad ammirare l'improntitudine e l'impunità, ma per gli altri due terzi è difficile ingoiarle. Infine, la mancanza nel Pd di qualunque sensibilità sociale, sia pur moderata, la voglia non nascosta di mettersi al seguito di Emma Marcegaglia, e nello stesso tempo la mancanza di qualsiasi altra credibile sinistra sociale - credibile nel senso di dare ai lavoratori dipendenti più importanza che alle proprie velleità di protagonismo - ha probabilmente regalato all'astensione o al protezionismo di Tremonti una parte dei voti di quegli operai, i quali hanno poche scelte davanti al perdere il lavoro e con esso la sussistenza. CONTINUA|PAGINA5 Leggere oggi che Massimo D'Alema ha raccolto i suoi non per proporre una correzione di linea ma per confermare la sua promessa di fare segretario del partito Bersani, liberalizzatore dei taxi, fa cadere le braccia. Per ultimo, due parole sulla scomparsa della sinistra radicale, quella che ha disperso fra gli altri anche il mio voto. Sbaglia Asor Rosa dicendo al Corriere che nessuno ha tentato di evitarle la sbandata che ha preso. Molti di noi hanno tentato e senza volere per noi proprio nulla. Solo per timore che accadesse quel che era molto probabile e che infatti è accaduto. E non proponevamo partiti pasticciati, solo di dare una certa rappresentanza a una lista unitaria, quindi anche di sensibilità parzialmente diverse, ma di sicura onestà, fedeltà di sinistra e competenza. Non hanno voluto. Anzi, mi si corregga se sbaglio, in particolare Ferrero e Diliberto non hanno voluto. Non è che con ciò abbiano salvato il comunismo. A Pd, Rifondazione e Sinistra e Libertà suggeriamo di mandare i loro dirigenti in congedo al più presto. E se in mezzo a loro ci sono - e sappiamo che ci sono - persone serie e ragionevoli, chiediamo che riflettano al più presto su come leggere senza troppi svarioni i problemi che il 2009 sbandiera alle sinistre. È vero che ce ne sono almeno due, ma tutte e due hanno a che fare con i disastri prodotti dal capitalismo, più o meno selvaggio, o dalle illibertà politiche e civili. Tutto è scritto, basta saper leggere.

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l'ex ministro clò (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

l'ex ministro clò --> Martedì 09 Giugno 2009 GENERALI, pagina 17 e-mail print Le materie prime saranno il centro della nuova bolla: la conferma viene dal petrolio. Lo afferma l'ex ministro e direttore della rivista «Energia», Alberto Clò. Secondo Clò, c'è il forte rischio che la ripresa economica, quando arriverà, sia soffocata dal rialzo dei prezzi. Originato non da un riaccendersi della domanda, ma da un'ondata speculativa simile a quella che ha portato prima alla crisi finanziaria e poi a quella economica. «Prima della crisi - sottolinea - a far crescere il prezzo delle materie prime e del petrolio in particolare sono stati sia l'aumento della domanda nei Paesi ad alta crescita sia il massiccio intervento della finanza. Fattori reali e speculativi si sono intrecciati, gonfiando oltremodo le quotazioni delle materie prime». Per Clò, il paradosso di un'economia in calo e di quotazioni del greggio che sono praticamente raddoppiate, si spiega con il fatto che «il motore che spinge le quotazioni in alto non è l'economia reale, ma il mercato che scommette su una prima risalita dal fondo della recessione. Il pericolo è che così come ieri ha scatenato la crisi economica, il prezzo dell'energia possa oggi soffocare la ripresa». 09/06/2009 nascosto--> ANNUNCI DI GOOGLE

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Andare oltre la crisi e crescere pure? Secondo la Cna si può, insieme. E insieme a tutti i 4.30... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Civitavecchia)" del 09-06-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il (Viterbo))

Argomenti: Crisi

Martedì 09 Giugno 2009 Chiudi Andare oltre la crisi e crescere pure? Secondo la Cna si può, insieme. E insieme a tutti i 4.300 associati, da oggi daranno il via alla maratona congressuale dell'associazione. «Per poter uscire dalle secche della crisi finanziaria ed economica - dicono Enio Gentili e Adalberto Meschini, rispettivamente presidente e segretario della Cna - le imprese devono unire le forze. Con la consapevolezza che occorre trasformare la fase recessiva in opportunità per un nuovo inizio, per un profondo cambiamento strutturale e culturale". Questo, in sintesi, il tema da affrontare nei 25 appuntamenti in calendario che riguardano i raggruppamenti di interesse (Cna Pensionati e Cna Impresa Donna), Unioni di mestiere e sedi territoriali. E il 18 luglio è la volta della 15^ assemblea elettiva provinciale. Slogan della campagna: "Le imprese oltre la crisi: insieme per la crescita". Poi c'è il discorso del pieno riconoscimento della piccola e media impresa come forza economica fondamentale per il cambiamento. «Non si parte da zero. Si tratta di fare il punto sugli interventi realizzati e su quelli in cantiere, per rilanciare il valore di una forte coesione territoriale - spiegano Gentili e Meschini - anche di fronte a eventi che incideranno profondamente sulla nostra economia, come la realizzazione dello scalo aeroportuale nel capoluogo». Questi i primi appuntamenti con le assemblee elettive: Cna Pensionati (9 giugno, ore 17, a Viterbo), Cna Alimentare (11 giugno, ore 17, a Viterbo), Cna Costruzioni (12 giugno, ore 18,30, a Viterbo), Cna Benessere e Sanità (15 giugno, ore 18, a Viterbo), Cna Installazione Impianti - Termoidraulici (16 giugno, ore 18,30, a Viterbo), Cna Benessere e Sanità - Odontotecnici (17 giugno, ore 18, a Viterbo), Cna Artistico (18 giugno, ore 19,30, a Viterbo), Cna Installazione Impianti - Elettricisti (19 giugno, ore 18,30, a Viterbo), Cna Fita (20 giugno, ore 9,30, a Viterbo). Ma. Ch.

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Bim dice sì ai Segre sull'offerta Ipi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 Il caso a Milano/2 Bim dice sì ai Segre sull'offerta Ipi (g.fer.) Dopo la sospensione per l'intera seduta, è stata sciolta in tarda serata la riserva di Banca Intermobiliare (Bim) sull'offerta della famiglia Segre per la partecipazione detenuta in Ipi. Il prezzo potrebbe essere pari a 1,9 euro per azione. Per quanto riguarda l'Opa amichevole lanciata sempre dalla famiglia Segre tramite la finanziaria Mi.mo.se., il titolo di Management & Capitali (M&C) si è allineato al prezzo indicato dall'offerta. La chiusura di ieri (0,6905 euro, +2,30%) è infatti assai vicina a 0,70 euro, che è la somma tra 0,08 euro (prezzo annunciato per l'Opa) e, appunto, la cedola straordinaria che sarà decisa oggi (0,62). Massimo Segre consigliere della Bim

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Scommesse boom, vola Lottomatica (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 Il caso a Milano/1 Scommesse boom, vola Lottomatica (g.fer.) Lottomatica superstar ieri a Piazza Affari: il titolo della società del gruppo De Agostini ha registrato un progresso del 6,85%, il maggior rialzo fra i titoli dell'Ftse-Mib, con scambi triplicati rispetto alla media. Numerose le ragioni dell'exploit. Innanzi tutto il boom delle scommesse sportive, cresciute il mese scorso del 43,9% rispetto al maggio del 2008. Ma c'è anche da registrare il via libera del Consiglio di Stato al rinnovo della concessione per la gestione del «Gratta & vinci», in scadenza il 31 maggio 2010. Infine, il titolo ha beneficiato delle valutazioni positive di alcuni analisti. Lorenzo Pellicioli presidente Lottomatica

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Giù gli indici, sale Mediobanca (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 09/06/2009 - pag: 45 La Giornata in Borsa Giù gli indici, sale Mediobanca di Giacomo Ferrari Finmeccanica Ha pesato sul titolo (-3,71%) il giudizio negativo di Goldman Sachs Sono state le vendite di beneficio più che i risultati elettorali a trascinare al ribasso le Borse europee, condizionate anche da alcuni casi isolati, come il crollo di Arcandor (-43,6%) a Francoforte. Piazza Affari, con l'Ftse Italia All Share in calo dell'1,36% e l'Ftse-Mib giù dell'1,39%, ha seguito il trend degli altri listini. Due i temi dominanti della seduta: il balzo di Lottomatica (+6,85% a quota 15,6 euro) dovuto sostanzialmente al boom delle scommesse sportive, e l'Opa lanciata dalla famiglia Segre su Management & Capitali, il veicolo d'investimento che fa capo al gruppo De Benedetti, il cui titolo ha chiuso con un rialzo del 2,30%, sostanzialmente sul livello dell'offerta. Nell'ambito dei 40 titoli principali, vanno poi registrati i risultati positivi di Telecom Italia (+2,12%) e Mediobanca (+1,89%). Molto più numerosi, invece, i segni negativi. Maglia nera a Cir (-4,91%), seguita a ruota da Pirelli (-4,25%). Fra i tre e i quattro punti percentuali si collocano numerosi altri titoli, appartenenti a vari comparti. In quello del cemento e costruzioni Buzzi-Unicem ha ceduto il 3,55%, Italcementi il 3,16% e Impregilo il 3,15%. Saipem (-3,25%) è invece il peggiore tra i petroliferi. Giù anche Geox (-3,29%) e Mondadori (-3,12%), mentre il calo di Finmeccanica (-3,71%) deriva dalla bocciatura di Goldman Sachs, che ha abbassato la raccomandazione sul titolo da neutral a sell (vendere). Quello di Enel (-3,62%) infine, è legato alle ulteriori perplessità del mercato sui costi dell' aumento di capitale lanciato dalla società.

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dal nostro corrispondente MADRID - La nostra è una bella v... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 09 Giugno 2009 Chiudi JOSTO MAFFEOdal nostro corrispondente MADRID - «La nostra è una bella vittoria perché significa che in Spagna si configura una nuova maggioranza guardando all'Europa». Jaime Mayor Oreja è felice perché ha vinto la scommessa ed ha battuto i socialisti del premier Zapatero con quattro punti di vantaggio, il 42 contro il 38 per cento, quelli che a Mayor bastano per ritenere che gli spagnoli, in un momento di crisi, confidano più nelle ricette del partito popolare che in quelle dei socialisti. Basco, bersaglio dell'Eta, ministro dell'Interno nei governi di José Maria Aznar, il capolista alle europee ha offerto al presidente del partito popolare, Mariano Rajoy, una vittoria che lo consolida come leader del centrodestra e lo riafferma quale diretto antagonista del premier Zapatero. A che cosa attribuisce il risultato elettorale, questa sua vittoria? «Non c'è dubbio: è la conferma che, in Spagna come in Europa, la gente ha più fiducia in noi e si allontana velocemente dal socialismo, che non sa gestire la più grande crisi della storia. Noi offriamo garanzie, con noi si potrà uscire da questa crisi e gli elettori lo hanno capito». Eppure, c'è chi sostiene che proprio il mercato, su cui fate affidamento, sia il grande responsabile della crisi... «Non l'economia di mercato, ma l'insufficiente configurazione e il pessimo funzionamento dei regolatori del mercato. Guardiamo alla Spagna, al suo drammatico record che vede quattro milioni di disoccupati. Il governo Zapatero, in carica da cinque anni, non ha fatto nulla, non si è reso conto che il Paese viveva al disopra delle proprie possibilità, ben lungi dai governi Aznar, quando si crearono cinque milioni di posti di lavoro. E così, non intervenendo con riforme, si è rotto l'equilibrio». Gli elettori hanno dunque punito la gestione Zapatero? «È più che evidente. Gli spagnoli hanno visto un presidente e un governo che per mesi hanno perso tempo negando la crisi. Eppure, Zapatero prese il potere nel 2004 cominciando con emulare le gestioni di Aznar, dimenticandosi però di provvedere a varare le riforme quando ancora le vacche dell'economia erano grasse. Pensi che Zapatero, nel 2008, all'inizio della sua seconda legislatura, prometteva ancora pieno impiego, disoccupazione zero o prossima allo zero. Ma non ha operato nella giusta direzione e così ha letteralmente infartuato l'economia spagnola. Da noi, la crisi economica, a causa della miopia del governo, è venuta ben prima della crisi finanziaria internazionale». Ventata di destra e centrodestra in quasi tutta l'Europa. Per gli stessi motivi? «L'affluenza alle urne, è evidente, è stata bassa, c'è stato disincanto. Ma chi ha votato ha creduto maggioritariamente - in Francia, in Italia, in Polonia, in molti paesi - che per uscire dalla crisi e guardare con speranza al futuro noi siamo i più appropriati». Una configurazione complessa, quella dell'europarlamento che emerge dalle urne... «Dobbiamo riportare l'attenzione sui cittadini e quella dei cittadini sull'Europa. E lo si fa rispondendo con una sola voce europea in almeno quattro o cinque di quei punti che stanno a cuore alla gente: unità di mercato, coesione, energia, immigrazione, sicurezza. L'Unione si mette alla prova proprio nel momento di crisi. Il basso indice di affluenza alle urne rivela che serve un impulso, dobbiamo esserne coscienti e responsabili. Solo così riavvicineremo gli elettori, gli europei all'Europa».

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(sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 09/06/2009 - pag: 26 L'intervista L'intellettuale anglo-olandese Ian Buruma «Crollata la fiducia nelle élites È stato un voto per colpirle» «Estrema destra e populisti votati per punire i grandi partiti tradizionali, o almeno quelli percepiti come espressione dell'establishment. Questo ha davvero poco a che vedere con l'Europa. Mai come questa volta si è votato Paese per Paese in base a ragioni diverse, accomunate solo dallo scontento nazionale». L'intellettuale anglo olandese Ian Buruma non è sorpreso dal successo delle formazioni anti sistema. Votare per l'estrema destra è ormai giudicato legittimo, un gesto meno eversivo che in passato? «Non sono sicuro che sia così. La consapevolezza di compiere un gesto condannato dai benpensanti resta una parte importante del piacere. Comunque, rispetto a diciamo vent'anni fa, è crollata la fiducia nelle élites tradizionali, e la gente è più disposta a votare in modo sorprendente. Anche in Italia, mi pare, la popolarità di Berlusconi nasce e perdura in contrapposizione all'establishment. In altri Paesi, Olanda ma anche Austria per esempio, l'Europa è associata con l'Unione europea, sentita come un progetto elitario, staccato dai bisogni del popolo». Lo stesso capita in Gran Bretagna? «Sì, e questo spiega il successo del British National Party di Nick Griffin: gli elettori votano questo genere di formazioni per punire le élites ». E l'affermazione dell'Ump in Francia? Anche Sarkozy è un outsider di successo? «Direi proprio di sì, Sarkozy si pone continuamente come 'il nuovo' rispetto alla vecchia palude della Francia politicamente corretta, è così che è riuscito a strappare milioni di voti al Fronte nazionale di Le Pen riducendolo una volta per tutte ai margini. Sarkozy è uno straordinario esempio di politico 'di lotta e di governo', la gente vota per il partito del presidente della Repubblica con l'aria di 'dare una lezione ai politici', come se lui non fosse tale. Ne fanno le spese i socialisti, mai come oggi visti come il partito dell'aristocrazia politica staccata dalla gente comune». Europe Ecologie di Daniel Cohn-Bendit ha saputo trarre vantaggio dalla débacle socialista. «Pure Cohn-Bendit è un personaggio non convenzionale della politica europea, dall'altro la sua affermazione è per almeno un aspetto in controtendenza: è un europeista convinto ed entusiasta, mentre le altre espressioni del voto di protesta in queste elezioni sono candidati di estrema destra profondamente antieuropei ». Crede che il partito anti islamico di Geert Wilders in Olanda sia destinato a minare la convivenza tra le comunità? «Non sono così preoccupato per il suo successo. È indubbiamente la conferma che l'Olanda è un Paese molto più complesso dell'immagine di paradiso multietnico e tollerante che l'ha accompagnata a lungo, ma le elezioni europee sono un test sui generis, gli elettori le giudicano di importanza relativa e sono quindi l'occasione perfetta per rovesciare i tavoli. Wilders ha avuto il merito di essere l'uomo giusto nel posto giusto. Non sono sicuro che alle elezioni legislative nazionali prenderà la stessa percentuale di voti. E comunque non credo riuscirà mai a entrare in un governo di coalizione». Deluso dall'euroscetticismo dei nuovi europei dell'Est? «No, bisognava aspettarselo, prima di tutto sono entrati nell'Unione con grandi speranze difficili da esaudire. E poi i Paesi fondatori non sono stati molto accoglienti». Elezioni europee con l'Europa assente dal dibattito, tranne Europe Ecologie in Francia. Un ennesimo colpo al futuro dell'Unione? «Non sono mai stato troppo pessimista. La gente è andata poco a votare perché sa benissimo che il Parlamento europeo non ha grandi potere e autonomia. Nel momento in cui gli Stati riuscissero a dare vita a istituzioni realmente rappresentative, sono sicuro che tra gli elettori tornerebbe l'interesse». Diffuso risentimento anti capitalista, eppure a vincere è la destra. «I partiti di destra non evocano banchieri, finanzieri, capitalisti e altri possibili responsabili della crisi finanziaria. Sono formazioni politiche molto più populiste, quindi perfettamente capaci di dare voce al riflesso anti capitalista sperimentato in questi mesi in Europa». Stefano Montefiori

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. Parla Mauroy (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Articolo Sei in Esteri 9 giugno 2009 «Dopo il comunismo, fi nisce anche la socialdemocrazia». Parla Mauroy A colloquio con il padre storico del Ps, ex braccio destro di Mitterrand e presidente della Jean-Jaurès «Dopo il tracollo della cultura comunista, sembra arrivata l'ora della socialdemocrazia». Ad azzardare questo bilancio è uno dei maggiori depositari dell'ortodossia socialista, Pierre Mauroy, braccio destro di François Mitterrand, ex primo ministro e segretario del Ps, oggi presidente della più importante istituzione culturale della sinistra francese, la Fondation Jean-Jaurès. «Con la caduta del muro di Berlino aggiunge sembrava chiaro che i campioni della sinistra eravamo noi. Ma è durata poco». La sorpresa è tanto più amara perché «arriva nel momento in cui il capitalismo e il liberismo danno prova di tutta la loro crisi». Perché, allora, non ha funzionato? Perché proprio ora che i classici moniti contro la deregulation e la dismissione dello stato hanno dimostrato tutta la loro fondatezza, gli elettori puniscono proprio i socialisti? «La situazione è talmente grave ammette Mauroy che è necessaria una riflessione sui mutamenti avvenuti negli ultimi decenni». A cominciare dalla crisi della dimensione sociale del lavoro dovuta al progresso della tecnologia, alla trasformazione delle fabbriche, alla radicale diminuzione dei dipendenti della grande industria, alla maggiore precarietà dei rapporti di lavoro. «Tutti fattori che hanno provocato la dispersione dei lavoratori, la crisi dei sindacati, l'atomizzazione delle rivendicazioni e hanno prosciugato i bacini che alimentavano le forze socialiste». A essere messo in discussione, così, sembra il nocciolo stesso, la dimensione "sociale" che anima le culture socialdemocratiche. Da qui, il successo di formazioni di sinistra che privilegiano concezioni individualiste e radicali dei diritti anche di quelli sociali e modelli più aperti e meno statalisti. «Uno dei paradossi di queste elezioni è che proprio ora che ci sarebbe bisogno dello stato, vincono forze che simpatizzano poco con l'autorità pubblica. Anche a sinistra». A essere punita, infatti, sembra proprio la fisionomia gerarchica e statalista del Ps, percepito come forza tecnocratica e poco dinamica. Una vera e propria macchina a cooptazione carrierista basata su principi opposti a quelli dell'Occidente contemporaneo. «Noi socialisti diamo l'impressione di non essere al passo con i tempi. Il fatto di non aver saputo modernizzare la nostra visione dello stato ci fa percepire come burocrati portatori di privilegi». All'origine di questo scollamento con la società, il boom economico degli ultimi decenni. «L'arricchimento diffuso cominciato negli anni Settanta. La progressiva regressione dei poteri pubblici. La trasformazione degli operai in piccolo-borghesi conservatori che ambiscono a stabilizzare la propria posizione, rendendosi indipendenti dalla politica. E, in questo contesto, la perdita di autorevolezza di istituzioni del tutto avulse dai nuovi rapporti economici e sociali». Da qui, «il paradosso di una sinistra socialista che esce sconfitta per non essersi modernizzata, nel momento in cui potrebbe vantare come non mai i suoi successi ». Ma non è proprio l'incapacità di metabolizzare questi successi e i cambiamenti prodotti dalle riforme, ad aver provocato la crisi? «Se oggi abbiamo società più ricche e più giuste risponde Mauroy molto lo si deve a noi. Se i lavoratori non sono più nell'indigenza del passato, se diffidano della dimensione collettiva perché chiedono diritti che rispondano alle loro esigenze individuali è perché sono diventati cittadini grazie alle nostre riforme. Il problema, però, è che ci rivolgiamo loro come se fossero ancora quei soggetti bisognosi di assistenza di una volta». Ecco perché nelle aree più industrializzate vincono forze che «prefigurano un futuro fatto di arricchimento e di successi individuali ». Ma soprattutto, ecco che la disfatta delle forze socialdemocratiche europee può essere letta come la fine naturale di culture che hanno compiuto la loro funzione storica. «È possibile aggiunge Mauroy che si debba procedere a un ripensamento radicale per permettere alle nostre idee di avere un futuro. Gli obiettivi restano gli stessi. Lo dimostra anche la crisi finanziaria: la centralità dello stato per lo sviluppo e per la giustizia sociale; la dimensione collettiva della politica per il progresso e per le libertà individuali. Ma bisogna procedere a un nuovo rapporto con la società». Sulla scelta del concetto in cui riassumere il rinnovamento, però, Mauroy sembra fare un passo indietro: «Cambiarci da socialdemocratici in qualcos'altro? Non credo. Democratici, comunque, proprio no. È un'identità più problematica di quella che abbiamo». Simone Verde

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E' boom della cessione del quinto (sezione: crisi)

( da "Miaeconomia" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Gli ultimi articoli da: Esperto conti correnti Richiesta c/c baseC/c per soggetti protestatiApertura c/cAssegno richiamatoRiscossione assegni per protestatoAssegno postdatatoDecreto di sequestro degli assegni denunciatiNegazione apertura c/cAssegno bancario impagatoC/c a firma congiunta Gli ultimi articoli da: Esperto mutui casa Vendita immobile intestato a minoreCancellazione ipotecaRifinanziamento del mutuoObblighi garante di mutuoMorosita' dell'inquilinoObblighi del cointestatario del mutuoCointestazione immobileSurrogaIpoteca casa cointestataMutuo regionale BANCA E MUTUI » News E’ boom della cessione del quinto (09/06/2009) La crisi finanziaria c’e’, si vede e soprattutto si sente a fine mese quando le famiglie non ce la fanno piu’ a pagare le bollette, le rate del mutuo e a fare la spesa di tutti i giorni. Cosa fare quindi? Volantini, depliant e annunci pubblicitari propongono una soluzione che sembrerebbe risolvere, o comunque facilitare, questa situazione: la cessione del quinto dello stipendio, vale a dire un prestito finalizzato, il cui rimborso avviene con trattenuta di importo pari alla rata prevista dal piano di ammortamento del prestito. Una possibilita’ data anche a coloro che in passato hanno subito un protesto o un pignoramento e che per questo faticherebbero ad aprire nuovi canali di finanziamento. I lavoratori, infatti, non devono preoccuparsi di rimborsare personalmente la rata in quanto sara’ il loro datore di lavoro a provvedere a restituire la rata mensile, addebitandola direttamente in busta paga. La cessione del quinto e’ comunque destinata alla categoria dei lavoratori dipendenti dello Stato, del comparto para-statale e delle aziende private. E da qualche anno anche i pensionati. Non si tratta quindi piu’ di una nicchia di clienti. La riforma del settore, intrapresa con la Finanziaria del 2005 e dai successivi interventi normativi, ha cosi’ fatto si’ che questo prestito sia diventato addirittura il piu’ gettonato tra le diverse forme di finanziamento alle famiglie. Nella specie, la nuova legge sulla cessione ha eliminato innanzitutto il requisito della anzianita’ minima, innalzando anche il periodo di ammortamento per tutti a dieci anni, mentre con la vecchia legge variava in funzione della anzianita’ di servizio. Inoltre, e’ stata estesa la cessione anche a chi ha un rapporto di lavoro a tempo determinato, considerato il crescente numero dei precari nonche’ a tutti i lavoratori autonomi. Una novita’ che consente al settore di crescere a due cifre. E i numeri parlano chiaro. A fronte di una flessione nel mercato del credito al consumo che si e’ attestato, fino ad aprile 2009, intorno all’11%, nei primi tre mesi del 2009 c’e’ stata invece una crescita boom del quinto: per l’Osservatorio Assofin ha, infatti, rilevato un aumento del 25%. Del resto e’ la nuova strada battuta soprattutto dagli istituti di credito che erogano piu’ facilmente il prestito perché hanno come garanzia un’entrata fissa: lo stipendio del richiedente. La garanzia del prestito risiede, infatti, esclusivamente nella stabilita’ del posto di lavoro: la rata viene pagata finché c’e’ una busta paga su cui addebitarla. Inoltre, al momento della richiesta il cliente non deve presentare garanzie aggiuntive, come ipoteche o firme di parenti. La banca erogante non ha infatti la necessita’ di valutare la situazione finanziaria del richiedente, visto che il pagamento delle rate e' garantito dalla polizza assicurativa richiesta obbligatoriamente al momento della sottoscrizione del prestito. Ma l’altra faccia della medaglia e’ rappresentata dall’incidenza dei tassi applicati sui prestiti. Spesso, infatti, accade che ad essere messo in risalto sia il Tasso Annuale Nominale (Tan) e non il Tasso Annuo Effettivo Globale (Taeg) che e’ poi quello che misura il costo reale della cessione del quinto, includendo costi ed oneri per la polizza assicurativa obbligatoria che, a volte, incide pesantemente sulla rata mensile. E’ bene, dunque, prestare grande attenzione nel momento in cui viene stipulato questo tipo di finanziamento, come del resto va fatto per tutti gli altri prestiti personali. 8 voti - » Vota questa notizia »

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GB: BANCA LLOYDS TAGLIERA' ALTRI 1.660 POSTI (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

GB: BANCA LLOYDS TAGLIERA' ALTRI 1.660 POSTI (AGI) - Londra, 9 giu. - La banca britannica Lloyds annuncia la sua intenzione di tagliare altri 1.660 posti di lavoro e di chiudere i 160 sportelli dell'unita' Cheltenham & Gloucester, mantenendo solo il marchio della banca. Lloyds ha gia' tagliato circa 3 mila posti dall'inizio della crisi finanziaria, dopo aver realizzato la fusione con Hbos. Cheltenham & Gloucester, specializzata nella concessione di prestiti ipotecari, originariamente era una societa' di costruzione edilizia ed e' stata rilevata da Lloyds nel 1997. 09/06/2009 - 14:32

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Pmi, seminari sull'internazionalizzazione (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

l'incontro promosso da Confeserfidi e Ficarra & Partners Pmi, seminari sull'internazionalizzazione Messina. Sarà Messina ad aprire il 12 giugno prossimo il ciclo di seminari dedicati all'internazionalizzazione delle Pmi siciliane, promosso da Confeserfidi e dallo studio commerciale Ficarra & Partners di Messina. Il progetto «Aziende senza frontiere» mira a diffondere la cultura dell'internazionalizzazione presso le imprese siciliane e favorire lo sviluppo nei mercati Esteri. Al convegno, che sarà tenuto nel salone della Borsa della Camera di Commercio, interverranno l'assessorato regionale alla Cooperazione, Sportello Sprint, Consolato della Repubblica di Tunisia, Consolato del Regno del Marocco, Ice, Simest, Abi, l'Università di Messina e, naturalmente, le imprese. «Quella dell'internazionalizzazione è sicuramente una delle strategie per far crescere le piccole e medie imprese siciliane in questa difficile fase economica in cui gli effetti della crisi finanziaria sul sistema produttivo divengono quotidianamente sempre più tangibili», spiegano Roberto Giannone, presidente di Confeserfidi e Gianni Ficarra dello Studio commerciale Fiacarra & Partners. «Con "Aziende senza frontiere" - afferma Ficarra - vogliamo, intanto, imprimere un'accelerazione delle dinamiche di internazionalizzazione d'impresa che è una delle principali leve di traino per tutti i settori produttivi. Non dimentichiamo che le imprese orientate all'export esprimono il maggior tasso di nuovi occupati. Internazionalizzarsi, anche su piccole fette di mercato, significa stimolare le imprese a sperimentare e cogliere nuove opportunità di crescita. Si avverte l'esigenza di far luce sui futuri scenari economici e sugli strumenti disponibili per il superamento della fase di stagnazione economica dando alle imprese, che affrontano le sfide del mercato globale, possibili strategie di sostegno». Il presidente di Confeserfidi, Roberto Giannone spiega che «i seminari in programma a Messina, Catania e Scicli si propongono di contribuire a un confronto operativo tra il mondo professionale, la realtà delle imprese, le istituzioni pubbliche e alcuni dei principali attori del processo di internazionalizzazione dell'economia locale. In Sicilia abbiamo diverse realtà imprenditoriali che in questi anni hanno investito proprie risorse nel nord Africa e nell'est europeo, con diversi vantaggi conseguiti in termini di riduzione dei costi di produzione e di conquista di nuovi mercati. Il nostro consorzio fidi offre, attraverso le proprie garanzie, il sostegno alle imprese impegnate nell'internazionalizzazione o che si accingono ad entrare in nuovi mercati». Gli altri due convegni sull'internazionalizzazione, sono in programma il 19 giugno a Catania ed il 25 giugno a Scicli.

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Nuovo capannone dell'Ansaldo Sistemi Industriali di Monfalcone , cerimonia con giunta FVG (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Nuovo capannone dell'Ansaldo Sistemi Industriali di Monfalcone , cerimonia con giunta FVG (9/6/2009 18:00) | (Sesto Potere) - Trieste - 9 giugno 2009 - "Un bel segnale per il quale la comunità regionale deve esservi grata". Il presidente della Regione Renzo Tondo si è rivolto in questo modo ai dirigenti e ai lavoratori dell'Ansaldo Sistemi Industriali di Monfalcone nel corso della cerimonia di avvio dei lavori per la costruzione di un nuovo grande capannone, segno della volontà di investire sul futuro da parte di questa azienda. "Ansaldo - ha detto l'amministratore delegato Claudio Gemme - ha un programma di espansione partendo proprio dallo stabilimento di Monfalcone, azienda di punta del gruppo". In questa direzione è significativo l'investimento di quasi 15 milioni di euro per la nuova costruzione, che permetterà di realizzare macchine elettriche rotanti e propulsori elettrici di grandi dimensioni. Un capannone di 5.000 metri quadrati di superficie coperta, 160 metri di lunghezza, 27 di larghezza e 23 di altezza, la cui costruzione "fa vedere - ha detto Tondo - la volontà competitiva dell'azienda". L'amministratore delegato Gemme ed il direttore dello stabilimento Fernando Piazza hanno sottolineato che, con la realizzazione di grandi macchine elettriche, l'azienda vuole posizionarsi meglio sul mercato internazionale, contando anche sulla propria capacità di ricerca tecnologica. Gemme ha parlato di motori per energie alternative, prospettando un futuro nel quale Ansaldo punterà anche "sull'eolico", un indirizzo che il presidente Tondo ha apprezzato perché "dimostra capacità di innovazione" e va a "rafforzare il nostro sistema energetico". Il presidente Tondo e l'ad Gemme non hanno nascosto la difficoltà del momento generata dalla crisi finanziaria e industriale che coinvolge l'intero sistema economico e produttivo mondiale, ma hanno ribadito che proprio questo è il momento delle riforme e delle innovazioni necessarie ad essere pronti nel momento in cui la crisi cesserà e si apriranno nuove opportunità di sviluppo. "Occorre una forte coesione sociale su obiettivi che sono di tutta la comunità - ha detto Tondo - e devo dire che, nelle diverse riunioni in cui affrontiamo i punti di crisi, si sente la fiducia di una comunità che conosce i valori del lavoro e l'impegno di organizzazioni sindacali consapevoli e attente". A testimoniare, nella cerimonia di questa mattina, la comune volontà di operare per un nuovo sviluppo, la presenza, accanto ai dirigenti e agli operai dell'Ansaldo, dei rappresentanti delle istituzioni: il prefetto di Gorizia Maria Augusta Marrosu, gli assessori regionali Riccardo Riccardi e Federica Seganti, il consigliere regionale Franco Brussa, il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta, il presidente di Finest Michele Degrassi, il sindaco di Monfalcone Gianfranco Pizzolitto, che ha assicurato la continuità dell'attenzione dell'amministrazione locale ai problemi che l'azienda affronta nel suo percorso di ampliamento.

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. Parla Mauroy (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 09-06-2009)

Argomenti: Crisi

Articolo Sei in Esteri 9 giugno 2009 «Dopo il comunismo, finisce anche la socialdemocrazia». Parla Mauroy A colloquio con il padre storico del Ps, ex braccio destro di Mitterrand e presidente della Jean-Jaurès «Dopo il tracollo della cultura comunista, sembra arrivata l'ora della socialdemocrazia». Ad azzardare questo bilancio è uno dei maggiori depositari dell'ortodossia socialista, Pierre Mauroy, braccio destro di François Mitterrand, ex primo ministro e segretario del Ps, oggi presidente della più importante istituzione culturale della sinistra francese, la Fondation Jean-Jaurès. «Con la caduta del muro di Berlino aggiunge sembrava chiaro che i campioni della sinistra eravamo noi. Ma è durata poco». La sorpresa è tanto più amara perché «arriva nel momento in cui il capitalismo e il liberismo danno prova di tutta la loro crisi». Perché, allora, non ha funzionato? Perché proprio ora che i classici moniti contro la deregulation e la dismissione dello stato hanno dimostrato tutta la loro fondatezza, gli elettori puniscono proprio i socialisti? «La situazione è talmente grave ammette Mauroy che è necessaria una riflessione sui mutamenti avvenuti negli ultimi decenni». A cominciare dalla crisi della dimensione sociale del lavoro dovuta al progresso della tecnologia, alla trasformazione delle fabbriche, alla radicale diminuzione dei dipendenti della grande industria, alla maggiore precarietà dei rapporti di lavoro. «Tutti fattori che hanno provocato la dispersione dei lavoratori, la crisi dei sindacati, l'atomizzazione delle rivendicazioni e hanno prosciugato i bacini che alimentavano le forze socialiste». A essere messo in discussione, così, sembra il nocciolo stesso, la dimensione "sociale" che anima le culture socialdemocratiche. Da qui, il successo di formazioni di sinistra che privilegiano concezioni individualiste e radicali dei diritti anche di quelli sociali e modelli più aperti e meno statalisti. «Uno dei paradossi di queste elezioni è che proprio ora che ci sarebbe bisogno dello stato, vincono forze che simpatizzano poco con l'autorità pubblica. Anche a sinistra». A essere punita, infatti, sembra proprio la fisionomia gerarchica e statalista del Ps, percepito come forza tecnocratica e poco dinamica. Una vera e propria macchina a cooptazione carrierista basata su principi opposti a quelli dell'Occidente contemporaneo. «Noi socialisti diamo l'impressione di non essere al passo con i tempi. Il fatto di non aver saputo modernizzare la nostra visione dello stato ci fa percepire come burocrati portatori di privilegi». All'origine di questo scollamento con la società, il boom economico degli ultimi decenni. «L'arricchimento diffuso cominciato negli anni Settanta. La progressiva regressione dei poteri pubblici. La trasformazione degli operai in piccolo-borghesi conservatori che ambiscono a stabilizzare la propria posizione, rendendosi indipendenti dalla politica. E, in questo contesto, la perdita di autorevolezza di istituzioni del tutto avulse dai nuovi rapporti economici e sociali». Da qui, «il paradosso di una sinistra socialista che esce sconfitta per non essersi modernizzata, nel momento in cui potrebbe vantare come non mai i suoi successi ». Ma non è proprio l'incapacità di metabolizzare questi successi e i cambiamenti prodotti dalle riforme, ad aver provocato la crisi? «Se oggi abbiamo società più ricche e più giuste risponde Mauroy molto lo si deve a noi. Se i lavoratori non sono più nell'indigenza del passato, se diffidano della dimensione collettiva perché chiedono diritti che rispondano alle loro esigenze individuali è perché sono diventati cittadini grazie alle nostre riforme. Il problema, però, è che ci rivolgiamo loro come se fossero ancora quei soggetti bisognosi di assistenza di una volta». Ecco perché nelle aree più industrializzate vincono forze che «prefigurano un futuro fatto di arricchimento e di successi individuali ». Ma soprattutto, ecco che la disfatta delle forze socialdemocratiche europee può essere letta come la fine naturale di culture che hanno compiuto la loro funzione storica. «È possibile aggiunge Mauroy che si debba procedere a un ripensamento radicale per permettere alle nostre idee di avere un futuro. Gli obiettivi restano gli stessi. Lo dimostra anche la crisi finanziaria: la centralità dello stato per lo sviluppo e per la giustizia sociale; la dimensione collettiva della politica per il progresso e per le libertà individuali. Ma bisogna procedere a un nuovo rapporto con la società». Sulla scelta del concetto in cui riassumere il rinnovamento, però, Mauroy sembra fare un passo indietro: «Cambiarci da socialdemocratici in qualcos'altro? Non credo. Democratici, comunque, proprio no. È un'identità più problematica di quella che abbiamo». Simone Verde

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Credito, un terzo dei prestiti oggi è garantito dalle Bcc (sezione: crisi)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 10-06-2009)
Pubblicato anche in: (Corriere delle Alpi)

Argomenti: Crisi

Banche. I piccoli istituti aumentano le quote di mercato Credito, un terzo dei prestiti oggi è garantito dalle Bcc VENEZIA. La stretta del credito c'è stata e c'è: sebbene languano gli investimenti e cali la domanda di credito per finanziarli, le imprese chiedono danari per finanziare le attività correnti, per consolidare l'esposizione a breve. Ma le banche lesinano il credito: temono la rischiosità di alcuni settori, l'insorgere di problemi di liquidità, temono per i loro bilanci, anche se nel primo trimestre di quest'anno la situazione è un po' migliorata. Sono state soprattutto le grandi banche ad avere stretto i cordoni della borsa: le piccole sono state più generose, forse per la conoscenza che hanno del territorio. E il mercato le ha premiate: oggi i piccoli istituti sono arrivati a coprire, in Veneto, un terzo del mercato dei prestiti, un dato clamoroso se si tiene conto non solo del livello di un anno fa (che era al 24% anziché al 32%) ma anche del dato nazionale, che è inferiore di oltre quattro punti al dato del Veneto. Sono state le banche di credito cooperativo a fare la parte del leone in questa crescita che corre indisturbata da anni e che ha visto queste banche accaparrarsi la maggior parte dei nuovi clienti. Secondo i dati della Centrale dei rischi, l'aumento delle quote di mercato ha riguardato soprattutto le imprese di minore dimensione. Sono loro, ma anche, in misura minore, quelle medie, ad essersi rivolte alle piccole banche. Mentre per i grandi la quota è rimasta più o meno stabile. è stato questo un modo per sfuggire a quella che la Banca d'Italia chiama una stretta «moderata» dovuta alla crisi economica, ma che, se si vanno a vedere i dati, coincide esattamente con le lamentele che si sono sentite in questi mesi da parte del sistema manifatturiero. Di fronte alla crisi finanziaria le banche (più, come si è detto, quelle grandi travolte dagli eventi che quelle piccole) hanno tagliato, all'inizio, i fidi, aumentando il costo e lo spread dei tassi, e poi, nei primi mesi di quest'anno, aumentando la richiesta di garanzie, il rating minimo richiesto e anche rafforzando controlli e delegando al centro la responsabilità di concedere il fido. A fronte di un aumento a dicembre dell'anno scorso del 5,3% dei prestiti alle imprese a marzo il tasso era calato a 2,4%. è stato soprattutto il comparto manifatturiero ad essere colpito dalla scarsità di offerta di prestiti, mentre il settore immobiliare ha avuto andamenti superiori alla media. (a.c.)

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credito, un terzo dei prestiti oggi è garantito dalle bcc (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Banche. I piccoli istituti aumentano le quote di mercato Credito, un terzo dei prestiti oggi è garantito dalle Bcc VENEZIA. La stretta del credito c'è stata e c'è: sebbene languano gli investimenti e cali la domanda di credito per finanziarli, le imprese chiedono danari per finanziare le attività correnti, per consolidare l'esposizione a breve. Ma le banche lesinano il credito: temono la rischiosità di alcuni settori, l'insorgere di problemi di liquidità, temono per i loro bilanci, anche se nel primo trimestre di quest'anno la situazione è un po' migliorata. Sono state soprattutto le grandi banche ad avere stretto i cordoni della borsa: le piccole sono state più generose, forse per la conoscenza che hanno del territorio. E il mercato le ha premiate: oggi i piccoli istituti sono arrivati a coprire, in Veneto, un terzo del mercato dei prestiti, un dato clamoroso se si tiene conto non solo del livello di un anno fa (che era al 24% anziché al 32%) ma anche del dato nazionale, che è inferiore di oltre quattro punti al dato del Veneto. Sono state le banche di credito cooperativo a fare la parte del leone in questa crescita che corre indisturbata da anni e che ha visto queste banche accaparrarsi la maggior parte dei nuovi clienti. Secondo i dati della Centrale dei rischi, l'aumento delle quote di mercato ha riguardato soprattutto le imprese di minore dimensione. Sono loro, ma anche, in misura minore, quelle medie, ad essersi rivolte alle piccole banche. Mentre per i grandi la quota è rimasta più o meno stabile. è stato questo un modo per sfuggire a quella che la Banca d'Italia chiama una stretta «moderata» dovuta alla crisi economica, ma che, se si vanno a vedere i dati, coincide esattamente con le lamentele che si sono sentite in questi mesi da parte del sistema manifatturiero. Di fronte alla crisi finanziaria le banche (più, come si è detto, quelle grandi travolte dagli eventi che quelle piccole) hanno tagliato, all'inizio, i fidi, aumentando il costo e lo spread dei tassi, e poi, nei primi mesi di quest'anno, aumentando la richiesta di garanzie, il rating minimo richiesto e anche rafforzando controlli e delegando al centro la responsabilità di concedere il fido. A fronte di un aumento a dicembre dell'anno scorso del 5,3% dei prestiti alle imprese a marzo il tasso era calato a 2,4%. è stato soprattutto il comparto manifatturiero ad essere colpito dalla scarsità di offerta di prestiti, mentre il settore immobiliare ha avuto andamenti superiori alla media. (a.c.)

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Non solo ente benefico, anche impresa (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Commenti & Analisi data: 10/06/2009 - pag: 7 autore: di Giuliano Segre Non solo ente benefico, anche impresa Di nuovo le fondazioni. Pochi anni fa avevano acquisito due riconoscimenti importanti: esplicito dal governatore Mario Draghi, che ebbe a dichiararle «bravi azionisti» (delle banche), e implicito dal ministro Giulio Tremonti, con la proposta di azionariato collettivo nella Cassa Depositi e Prestiti. Poi il silenzio. Le fondazioni di origine bancaria avevano comunque continuato a lavorare agli scopi previsti dalla legge fondativa («utilità sociale e promozione dello sviluppo economico»), in gran parte agendo secondo il modello erogativo dell'esordio, ma con qualche apertura alla diretta operatività. La crisi finanziaria le ha sorprese con lavori in corso e oggi esse stanno riorganizzando budget in generale assai ristretti rispetto al passato: l'ipotesi che si producano riduzioni della loro azione complessiva è reale e molti organi fondazionali stanno oggi verificando il medesimo percorso, inverando in alcuni casi l'ipotesi dell'abbandono del modello donativo per un metodo più proattivo. Già qualche nuovo progetto è finanziato attraverso la cooperazione tra fondazioni. Con un'avvertenza: esse non possono essere chiamate a costruire percorsi onnivalenti di natura nazionale di pura e semplice supplenza.Dalla specificità della storia di ogni fondazione può emergere il campo di azione da dividere con altri con reciproco vantaggio di metodo e di merito: l'housing sociale ha diversi tassi di necessità e di complessità; la ricerca applicata si sviluppa a vantaggio di una vasta platea operativa, dall'agricoltura al terziario avanzato; gli ambiti culturali hanno accenti congiunti nella produzione e soprattutto nella fruizione, seppure localmente differenziati; l'intervento per l'istruzione spazia dalle scuole materne ai dottorati e l'intervento a favore delle persone può raggiungere categorie (mai i singoli) assai diverse. Dunque, se le fondazioni si appropriano di un metodo più imprenditoriale, il contributo che possono dare al Paese cresce esponenzialmente: dal dare al fare, dal dono all'investimento a bassa ma sufficiente redditività, può essere il loro motto futuro. Del resto lo stesso governatore indirettamente lo propone, quando rileva che il mancato dividendo può e deve essere compreso da azionisti che così troveranno più solido il loro investimento nel futuro: ma quel rendimento finanziario (probabilmente) perduto per il rafforzamento bancario può essere ceduto per il consolidamento di iniziative sviluppate imprenditorialmente dalle fondazioni in campi diversi, ma operanti per l'utilità sociale e lo sviluppo economico nel loro territorio e nel Paese.

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sussidi e barriere, ecco il nuovo protezionismo - maurizio ricci (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 23 - Economia Sussidi e barriere, ecco il nuovo protezionismo Inutili gli inviti del G20, dall´inizio della crisi boom di strette ai commerci I provvedimenti sono cresciuti del 55% da quando è partita la recessione, soprattutto ad opera dei paesi ricchi Rispetto al passato i singoli Stati si affidano sempre meno a dazi e svalutazioni, al primo posto le misure anti dumping MAURIZIO RICCI La recessione mondiale sta avendo un impatto devastante sul commercio mondiale. Il volume degli scambi si sta riducendo in misura anche più severa di quanto avvenga per la produzione industriale e più rapidamente di quanto avvenne nella Grande Depressione degli anni ´30. Già a marzo, il Wto prevedeva una contrazione dell´import-export globale del 9 per cento, nel corso del 2009 - la prima riduzione dal 1982 - ma ora la Deutsche Bank stima che la riduzione possa arrivare al 15 per cento, con effetti moltiplicati in un´economia mondiale largamente globalizzata. All´origine di questa paralisi assume un peso crescente il ritorno delle tentazioni protezionistiche. L´allarme è stato lanciato sia dal Wto che dalla World Bank: dall´ottobre 2008 si sono registrate 89 misure di restrizione del commercio in vari paesi e 23 solo da quando, ad inizio aprile, i paesi del G20 hanno ribadito il loro impegno al libero commercio, proprio per evitare la spirale delle guerre commerciali della Grande Depressione. La rinascita del protezionismo, in realtà, argomenta una ricerca della Deutsche Bank, sta assumendo forme diverse da quelle di settanta anni fa. Di svalutazioni competitive delle monete, per ora, non c´è traccia e anche lo strumento principe delle guerre commerciali di allora - i dazi doganali - viene usato relativamente poco. La Russia ha imposto nuovi dazi del 15-20 per cento sull´import di ferro e acciaio, del 30 per cento sulle auto, del 20 per cento sui mezzi pesanti. L´India del 20 per cento sulla soia. Argentina e Brasile hanno alzato le tariffe per vino, mobili e tessili. Le regole del Wto, in questi casi, sono impotenti perché, in realtà, questi paesi, negli anni scorsi, avevano abbassato i loro dazi al di sotto delle soglie massime imposte dallo stesso Wto (il dazio medio, in India, era dell´11,5 per cento contro un massimo teorico del 36 per cento). Solo un terzo delle misure protezionistiche messe in atto, tuttavia, secondo la Deutsche Bank, riguarda i dazi. Il motivo è semplice: i tre quarti del commercio mondiale avvengono all´interno di aree di libero scambio, come la Ue, il Nafta o fra i paesi dell´Ocse, dove la tariffa è obbligatoriamente quella del Wto. Il protezionismo attuale segue invece la via delle barriere non tariffarie: giri di vite alla burocrazia doganale, abuso di misure antidumping, sussidi alle aziende nazionali o introduzione di nuovi standard tecnici o sanitari più restrittivi. Il grosso delle nuove misure protezionistiche (19 delle 23 denunciate ad aprile dal Wto) riguarda provvedimenti anti-dumping. Queste misure - teoricamente di autodifesa contro ribassi artificiali dei prezzi da parte di aziende estere - sono cresciute del 55 per cento dall´inizio della recessione, soprattutto ad opera dei paesi ricchi. Gli stessi che più hanno battuto la strada dei sussidi: Usa, Canada, Giappone, Svezia, Francia, Brasile e Gran Bretagna hanno adottato incentivi volti a favorire la produzione nazionale di auto. Più corretta la strada scelta da Germania, Italia, Cina, Brasile e Corea, dove gli incentivi non discriminano i produttori stranieri. Ancora più massiccio il ricorso ai sussidi in campo agricolo: la Ue, ad esempio, da gennaio ha reintrodotto il rimborso per i minori prezzi dell´export ai produttori di burro, formaggio e latte. Anche più insidioso il ricorso a restrizioni anti-estere nei vari programmi di stimolo economico. Il caso più famoso è la clausola "buy american" nel programma Usa di rilancio delle infrastrutture. E´ qui che il boomerang del protezionismo è più evidente: l´Institute for International Economics ha calcolato che mille posti di lavoro in più creati dal trattamento preferenziale per le aziende Usa della clausola "buy american" comporterebbe la perdita di 65 mila posti di lavoro nell´industria esportatrice nel caso di ritorsioni commerciali dei paesi discriminati dalla clausola.

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Le banche tornano a fare utili. Italiane prime in prudenza (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA & FINANZA pag. 26 Le banche tornano a fare utili. Italiane prime in prudenza RAPPORTO MEDIOBANCA RISULTATI IN FORTE MIGLIORAMENTO A LIVELLO GLOBALE DOPO LE PERDITE CHOC DI FINE 2008 MILANO LE GRANDI BANCHE internazionali stanno uscendo dalla paralisi e dopo la più devastante crisi finanziaria di ogni tempo, danno segni di ripresa nei primi mesi del 2009. E' uno scenario di ragionevole speranza quello che esce dal rapporto che il centro studi di Mediobanca dedica ai principali istituti di credito mondiali. L'analisi ripercorre un decennio di attività bancaria fino agli effetti del recente terremoto finanziario su un campione di 66 banche (31 in Europa, 18 in Giappone, 17 negli Stati Uniti). Ebbene, dopo il nerissimo 2008 i risultati del primo trimestre 2009 sono in forte miglioramento ovunque. I COLOSSI CREDITIZI Usa che negli ultimi mesi del 2008 perdevano complessivamente oltre venti miliardi di dollari, hanno chiuso il primo trimestre con utili pari a 12 miliardi. In Europa siamo passati da 11,8 miliardi di perdite a 6,1 miliardi di profitti. Con alcune grosse eccezioni però : Ubs, Commerzbank, Ing e Societè Generale sono ancora in profondo rosso. Vanno bene anche le due maggiori banche italiane inserite nello studio, e cioè Unicredit e Intesa, che peraltro avevano chiuso anche il 2008 con forti utili netti pari al 14,6% del fatturato. In complesso le nove maggiori banche italiane nel 2008 hanno segnato utili pari al 12% del fatturato a fronte di perdite del 6% registrate nelle maggiori banche europee e del 20,5% in quelle americane. Nettamente migliore la perfomance italiana anche per quanto riguarda le perdite su crediti che in Italia sono del 13,4%, quasi la metà delle perdite accusate dal settore in Europa. Mettendo in fila le cifre dunque risulta confermata l'analisi più volte ripetuta anche dal Governatore della Banca d'Italia: gli istituti italiani si sono dimostrati i più prudenti e virtuosi nella tempesta globale. Le banche Usa però hanno reagito più rapidamente alla crisi con una pulizia profonda dei loro bilanci e una drastica svalutazione dei crediti. Si sono anche ricapitalizzate massicciamente e si trovano ora meglio attrezzate rispetto alle banche europee che devono fare i conti con una peggiore qualità dell'attivo. A LIVELLO MONDIALE il salvataggio del sistema bancario ha richiesto uno sforzo pubblico senza precedenti: i governi americano ed europei hanno messo sul tavolo ben 1.6711,9 miliardi di euro per sostenere 747 istituti bancari colpiti dalla crisi del 2008. Con la nazionalizzazione di numerosi istituti. Lo sforzo maggiore riguarda la Gran Bretagna con 746 miliardi, seguita da Usa con 561 miliardi, Germania ( otto interventi per un controvalore di 261 miliardi di euro), Olanda e Francia. L'Italia si è limitata a mettere a disposizione 10 miliardi di euro attraverso i cosiddetti Tremonti bond.

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Serve più capitalizzazione (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Centro-Nord sezione: CENTRO NORD data: 2009-06-10 - pag: 3 autore: INTERVISTA Rocco Corigliano «Serve più capitalizzazione» «Nel contesto di un mercato che non è ancora saturo le prospettive di crescita maggiore le hanno le banche piccole e locali. A patto però che siano dotate dei capitali necessari». A parlare è Rocco Corigliano, 58 anni, docente di Economia degli intermediari finanziari all'Università di Bologna. è un buon segnale l'aumento di sportelli bancari? La crescita delle banche locali è sicuramente un ottimo indicatore. Con la liberalizzazione ciascun istituto di credito fa una richiesta alla Banca d'Italia, dopo essersi fatto i conti in tasca, cioè dopo aver valutato i tempi di recupero dei costi fissi con la previsione dell'aumento degli impieghi e della raccolta del risparmio. Con gli strumenti telematici oggi a disposizione sembra quasi assurdo che si debbano aprire nuovi sportelli ma il rapporto di prossimità ha ancora un grande rilievo. Le piccole banche conoscono bene il territorio, conoscono il cliente e la sua capacità di fare impresa. Ma hanno un limite. Quale? Le banche di piccole dimensioni non possono offrire tutta la gamma di servizi assicurata dai grandi gruppi bancari. Anche se per molte imprese sono comunque sufficienti. Ci sono ancora spazi di crescita? Credo che il miglior giudice sia il mercato ma il fatto di lasciare libera scelta agli istituti di credito di decidere la propria articolazione territoriale è senza dubbio positivo. Non credo però che questi spazi saranno occupati dai grandi gruppi bancari: per loro si pone semmai il problema di estendersi all'estero. Le prospettive di sviluppo maggiori le hanno le banche piccole e locali, sempre che abbiano le condizioni di capitale per farlo. Devono fare un piano di recupero in tempi certi: il raggiungimento del break even in due anni è un termine ragionevole. Non si può però giudicare la bontà di un sistema bancario solo dal numero degli sportelli. Che cosa entra in gioco? Bisogna assicurare la concorrenza, che stimola le banche a migliorare i propri servizi e a renderli più trasparenti e meno costosi. Negli ultimi tempi c'è stata una concentrazione del sistema bancario, con la costituzione di gruppi che hanno configurato condizioni di monopolio. è già successo e l'intervento dell'Antitrust ha imposto la vendita di sportelli. Un altro fatto positivo. Cresce anche l'uso delle tecnologie informatiche e anche questo è un buon indicatore perché consente di ridurre i costi. è una fase critica questa per le banche? C'è una contrazione della redditività frutto della crisi finanziaria globale, molte banche registrano aumenti delle sofferenze: è ancora lontana la fine del ciclo negativo. Le banche devono essere forti, con una dotazione di capitale proprio elevata. Anche per accompagnare le imprese verso la ripresa. © RIPRODUZIONE RISERVATA SOLIDITà E VIRTUALE «Positiva la crescita della rete fisica se abbinata a quella di capitali e Internet» L'esperto. Rocco Corigliano docente all'Alma Mater

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Padoa-Schioppa: un'Europa a rischio e la moneta-mondo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-06-10 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO Padoa-Schioppa: un'Europa a rischio e la moneta-mondo di Alberto Orioli n 'Europa a un bivio tra la disgregazione dovuta ai nuovi nazionalismi e il rafforzamento di politiche comuni. U Un grande sogno su cui riflettere: una nuova moneta mondiale determinata da standard internazionali e declinata con diverse valute regionali. Sono queste le Lezioni per il futuro che Tommaso PadoaSchioppa, in un'intervista al Sole 24 Ore, trae dalla crisi. «Se la crisi portasse a un massiccio spostamento di composizione delle riserve e a un forte indebolimento del dollaro – dice – l'euro si apprezzerebbe in misura eccessiva; per l'Europa sarebbe allora un problema, un grande problema». «Questa crisi pone la questione di un nuovo standard monetario internazionale ». Un mondo a moneta unica? «Non lo so – è la risposta – è un progetto su cui è urgente lavorare e pensare a fondo, e dubito che la soluzione sia una sola moneta. è diverso immaginare un oggetto che vola e inventare l'aeroplano. Oggi ne sappiamo abbastanza per dire che abbiamo bisogno di un oggetto che vola». Per le nuove regole sui mercati finanziari è auspicabile «una forte convergenza politica in seno al G-20». Intervista u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina

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Il sogno di una moneta mondiale (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-10 - pag: 2 autore: «Il sogno di una moneta mondiale» Padoa-Schioppa: tempi maturi per riflettere su uno standard globale e divise regionali di Alberto Orioli R egole e moneta. Da ex banchiere centrale Tommaso Padoa-Schioppa tiene uno sguardo "lungo" su entrambi questi capisaldi, i fondamenti dell'economia di mercato. "Lungo" giacché - come sostiene nel libro scritto con Beda Romano La veduta corta - è proprio la limitatezza dell'orizzonte - dei mercati, dei decisori po-litici, dei consumatori, degli azionisti - ad aver portato la situazione dov'è ora. Cominciamo dall'euro. Con lo sguardo lungo dove lo vede? Se la crisi portasse a un massiccio spostamento di composizione delle riserve e a un forte indebolimento del dollaro, l'euro si apprezzerebbe in misura eccessiva; per l'Europa sarebbe allora un problema, un grande problema. Quindi la "lezione per il futuro" è una nuova moneta unica come chiedono i cinesi? Non lo chiedono solo i cinesi. Ne parlano da tempo una delle menti economiche più acute della nostra epoca come Robert Mundell e un autorevolissimo ex banchiere centrale americano come Paul Volcker. Sono convinto che la Cina abbia sollevato un tema ormai maturo. Se poi lo ha fatto per interesse - come dice Paul Krugman - cioè perché ha accumulato troppi dollari, può essere. In ogni caso è una motivazione legittima, visto che non si può chiedere a Pechino di essere altruista quando tutti agiscono per interesse. Il punto, semmai, è comprendere quale sia la coincidenza tra ragion di stato cinese e interesse generale globale. In ogni caso, da ex banchiere centrale penso che quando si parla di standard globali, prima ancora che a quelli legali si debba guardare a quello monetario, che è un fatto economico funzionale, seppure vincolato a un substrato legale. Insomma, credo proprio che questa crisi ponga il problema di un nuovo standard monetario internazionale. La sua assenza e l'assenza della disciplina che esso imporrebbe sono una delle cause profonde della crisi attuale. Prima c'era l'aggancio della moneta all'oro... Se ci fosse stato ancora quell'aggancio, negli ultimi anni i paesi che accumulavano ingenti disavanzi esterni - come gli Stati Uniti - avrebbero dovuto convertirne una parte proprio in oro; la conseguente scarsità di riserve auree li avrebbe obbligati a correggere la rotta. O a denunciare l'accordo, come fecero gli Usa che sganciarono il dollaro dal metallo giallo. è vero,nel '71gli Usa sisottrassero all'impegno. Per anni l'"aereo" del dollaro ha continuato a volare spinto dalla forza politica ed economica degli Stati Uniti. Ma non penso che, se si guarda al mondo di domani, quando ci saranno 4-5 o 6 colossi mondiali, questi potranno accettare che la moneta di uno solo di essi sia la moneta di tutti. Anche se il tema non è ancora iscritto all'ordine del giorno, quando si parla di standard internazionali penso si debba riflettere sulla moneta mondiale. Ma come sarebbe il mondo con una sola moneta? Non lo so, è un progetto su cui è urgente lavorare e pensare a fondo, e dubito che la soluzione sia una sola moneta. è diverso immaginare un oggetto che vola e inventare l'aeroplano. Oggi ne sappiamo abbastanza per dire che abbiamo bisogno di un oggetto che vola, di una misura comune che imponga disciplina al sistema monetario mondiale. Su scala mondiale non mi pare praticabile una soluzione tipo euro, fondata sul modello della moneta unica - un "globus" ad esempio - e della banca centrale unica. Vedo piuttosto una costruzione a due livelli: uno standard globale governato in comune e monete regionali con cambi non più interamente lasciati al mercato. Chi ha ragione tra Krugman, che chiede più debito per uscire dalla crisi, e Ferguson, che mette in guardia dai pericoli dell'eccesso di debito che mina la stabilità dei governi? Entrambi e, quando si danno torto l'un l'altro, nessuno dei due. Il fatto è che i rimedi - monetari e di bilancio - per combattere l'emergenza e quelli per impedire il ripetersi della crisi hanno segno opposto: espansivi gli uni, restrittivi gli altri. Come quando si somministra metadone a un tossicodipendente in cura. Al G-8 l'Italia intende abbozzare i nuovi global legal standard per i mercati finanziari. Sarà nelle intenzioni del Governo un primo strumento per uscire dalla crisi e per evitarne altre. Le determinanti profonde della crisi sono tre: l'illusione che i mercati si possano autoregolare; la contraddizione tra mercati globali e politiche rimaste nazionali; la veduta corta come criterio per le scelte, pubbliche e private. I global legal standard abbracciano i primi due temi e nascono dall'idea che il mercato abbia bisogno di regole e che le regole debbano essere internazionali. Ma il problema non finisce qui, qui incomincia: chi decide le regole? E che strumenti ha per farle rispettare? Si pone l'ardua questione di un potere di politica economica superiore. Oggi quel potere non c'è. No e sì.L'intero universo della cooperazioneinternazionale si è spostato negli anni verso azioni volontarie e non vincolanti, soprattutto da quando si è abbandonato il sistema di Bretton Woods che è un - sia pur debole potere sovranazionale. Prima il G-5, poi il G-7 e il G-8 ora il G-20:sigle dietro cui non c'è alcuna realtà istituzionale, non trattati, non sistemi giuridici. Parlare in queste sedi di global legal standard significa fare menzione di qualcosa che per adesso manca di ogni infrastruttura giuridico- istituzionale. In attesa di avere un modello diverso di governance globale, qual è la sede migliore dove ridisegnare le regole? Una forte convergenza politica in seno al G-20 è un passaggio necessario ma non sufficiente per arrivare ai nuovi standard di cui parla il governo italiano. Quel passaggio deve portare a mutamenti sul piano del diritto e della distribuzione tra poteri nazionali e potere internazionale, mutamenti che sono impossibili al di fuori di una chiara architettura istituzionale e senza una base posta da trattati internazionali. A proposito di nuove regole vorrei però osservare che a mio parere non è stato un virus sconosciuto a provocare la crisi. Più spesso è stato un mancato rispetto di regole esistenti, sicché un'ordinaria profilassi sarebbe bastata a evitare le vicende più nefaste. Questo, i regolamentatori non lo ammettono volentieri. Intanto se ne parlerà al G-8 di Lecce. Sarà un primo esame. Sono stato nel G-20 fin dalla sua riunione costitutiva. Hai davvero la sensazione di vedere seduto al tavolo tutto il mondo, in una riunione sufficientemente ristretta per consentire un'efficace interazione tra i partecipanti. Le altre riunioni, con 200 paesi rappresentati, sono assemblee dove si fanno solo dichiarazioni e non c'è alcuna interazione tra partecipanti. E poi, grazie alla sua composizione, il G-20 tratta anche dei temi del commercio, che sono parte essenziale della cooperazione internazionale; il G-8 non lo poteva utilmente fare perché in questa materia gli interlocutoridevono essere soprattutto i paesi emergenti o quelli a basso reddito. Infine, è positivo il fatto che al G-20 siedano ora i capi di stato o di governo, perché solo a quel livello è possibile una sintesi politica; i ministri delle finanze non hanno delega sufficiente. Anche le decisioni del G-20 sono senza infrastruttura giuridica. Poi contano Fondo monetario, Banca mondiale e Wto. Il G-20 dovrebbe trovare una forma di confluenza nelle istituzioni che ancora oggi costituiscono i pilastri della cooperazione internazionale multilaterale: Fmi, Banca mondiale, Wto e le stesse Nazioni Unite. Sono quanto di meglio ci abbia lasciato - dagli anni 40 l'esperienza storica del XX secolo.Quando il cancelliere Angela Merkel propone un Consiglio di sicurezza dell'economia esprime proprio l'esigenza di far confluire le decisioni politiche del G-20 in istituzioni dotate di un'infrastruttura giuridica più solida dell'occasionale concorso di volontà che, in una sede di cooperazione volontaria, può sempre venire meno. Com'è noto, gli accordi del G-20 sono reversibili e vanno raggiunti con il benestare di tutti i partecipanti. Torniamo alle regole. Quanto hanno influito sulla crisi i conflitti d'interessi tra regolatori e regolati, tra controllori e controllati? Moltissimo. In questo caso le regole o non c'erano o erano troppo blande perché scritte da coloro ai quali si applicavano. Se i modelli interni su cui è basata la valutazione non sono rigorosi e l'autorità pubblica che li deve validare si fida troppo di come sono fatti o non li capisce, allora c'è un problema. Se a loro volta quei modelli sono appoggiati sulla valutazione (rating) di agenzie pagate da coloro stessi che emettono i titoli che esse devono giudicare, allora c'è un problema. Se le regole sui compensi dei manager sono fatte dagli stessi manager o approvate da comitati che non prendono le distanze dai soggetti di cui determinano i compensi, allora c'è un problema. Insomma, così tutto il sistema non ha timone. Ed è qui che entra il tema dello sguardo corto? Sì, tutte le anomalie descritte finora sono riconducibili alla tematica dell'accorciamento degli orizzonti temporali: le agenzie di rating invece di guardare avanti guardano al momentaneo umore del mercato; i compensi sono legati ai risultati ottenuti nel breve periodo; le politiche economiche sono agganciate alle scadenze elettorali che obbligano a tenere l'economia sempre in effervescenza. Se ci fosse qualcosa che semplicemente obbligasse, pur usando gli stessi parametri decisionali, a passare dalla lunghezza d'onda trimestrale a quella di uno o due lustri, tutto potrebbe rimanere uguale, ma tutto cambierebbe in meglio. Oggi appare impossibile. Me ne rendo ben conto. Eppure una presidenza come quella di Barack Obama è impegnata proprio in questa difficile arte di persuadere una nazione di quanto sia necessario allungare i tempi per uscire dalla crisi e per avere risultati durevoli. I sondaggi per ora lo confortano. Il voto di domenica sembra dimostrare che in Europa ritrovano forza i gruppi nazionalistici o addirittura anti-europei. C'è il rischio di arroccamenti o di nuovi nazionalismi. Purtroppo l'arroccamento è già in atto.Seè vero che l'ipocrisia è l'omaggio che il vizio rende alla virtù, il fatto che ne vediamo molta in questi giorni nelle partite che riguardano banche e auto, i due settori finora più colpiti dalla crisi, ci dà la misura del vizio sottostante. Più si moltiplicano le dichiarazioni retoriche sulla cooperazione europea, meno c'è coesione europea. Dunque un'Europa piùpiccola? Credo che l'Europa sia su un crinale.è tirata da due forze opposte: quelle che vogliono aumentare la dose di unione e quelle che puntano alla rinazionalizzazione delle economie e delle politiche. La partita è aperta, anche se ora prevalgono le spinte disgregatrici. Sono convinto che la crisi porterà a un'Europa diversa da com'è ora,perché essa è troppo forte per lo stato attuale di semi-integrazione. E l'Europa politica? Quello che si poteva fare per l'unificazione che non fosse politico è stato fatto: ma fare un'Europa politica avrebbe un effetto economico formidabile e certo aiuterebbe anche ad uscire dalla crisi, perché consentirebbe di governare la politica economica in modo congiunto nuovo e unitario. Basterebbe riconoscere in un bilancio comune ciò che già è europeo ( alcune infrastrutture, parte dell'energia, parte della difesa).In fin dei conti,il bilancio federale Usa all'inizio del XX secolo, cento anni dopo la nascita della Federazione americana, era pari a circa il 5% del Pil Usa. Bisognerebbe che anche i poteri nazionali accettassero la logica espressa in questi giorni da John Elkann, azionista di maggioranza della Fiat: accettare di diventare più piccoli in una realtà più grande. L'Europa che immagino è esattamente questo. © RIPRODUZIONE RISERVATA I NUOVI STANDARD «Al G-8 il primo esame della nuova disciplina globale per regolare i mercati: il G-20 è la sede politica migliore per trovare un accordo» QUALE EUROPA DOPO IL VOTO « Purtroppo l'arroccamento è già in atto. Più si moltiplicano le dichiarazioni retoriche, meno c'è coesione europea» Tommaso Padoa-Schioppa 68 anni DISEGNO DI DARIUSH RADPOUR

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Recessioni. (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-10 - pag: 2 autore: Recessioni. Tra il 1960 e il 2007 le economie più importanti ne hanno affrontate 122 Guardiamo al passato, anche se... di Moisés NaÍm C ominciamo dalle buone notizie: il mese scorso 345mila persone sono state licenziate negli Stati Uniti, portando il tasso di disoccupazione in questo Paese al livello più alto da un quarto di secolo a questa parte. L'altra buona notizia è che a marzo i prezzi delle materie prime sono saliti del 20%, un incremento mensile senza precedenti. Sono rincarati petrolio, cotone, nichel e molti altri prodotti. Come è possibile che queste siano buone notizie? Perché il numero di posti di lavoro persi a maggio è il dato più basso degli ultimi nove mesi e sta diminuendo rapidamente. A sua volta, l'aumento dei prezzi delle materie prime segnala un aumento della domanda e questo indica che il periodo di contrazione economica globale è finito e sta cominciando la ripresa, quanto meno negli Stati Uniti. In generale, gli economisti sono concordi sul fatto che l'economia americana ricomincerà a crescere verso la fine dell'anno, anche se molto lentamente. La creazione di posti di lavoro arriverà più tardi. Anche in Asia sembra che l'uragano economico stia scemando di intensità. Ma in Europa no: purtroppo per le economie del Vecchio Continente la crisi sta colpendo più in profondità, e la ripresa per loro sarà più lunga e dolorosa. Quanto sono affidabili questi pronostici? Sono le aspettative degli economisti, una categoria che non si è distinta per l'accuratezza dei suoi modelli. Ma se come aruspici non se la cavano troppo bene, a fare le autopsie sono molto più in gamba: agli economisti riesce meglio spiegare quello cheè già successo che prevedere quello che succederà. Da questo punto di vista, forse il modo migliore per capire questa crisi è esaminare le crisi precedenti. Tra il 1960 e il 2007, le 22 economie più importanti del mondo hanno dovuto affrontare 122 recessioni (periodi di sei mesi consecutivi di contrazione dell'attività economica). Secondo Stijn Claessens e M. Ayhan Kose, le recessioni sembrano frequenti, ma in realtà non lo sono. Nell'arco di 47 anni, 22 paesi sono stati in recessione solo per il 10% del tempo. E meno male che non sono frequenti, perché hanno costi enormi. Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart hanno calcolato l'impatto delle crisi finanziarie più gravi e hanno scoperto che dopo una crisi finanziaria il prezzo delle case cala mediamente del 35% e passano sei anni prima che torni ai livelli di prima della crisi. I prezzi delle azioni quotate in Borsa diminuiscono del 56% e il calo va avanti per 3-4 anni. Le ripercussioni peggiori sono sull'occupazione: mediamente continua a calare per cinque anni dopo la crisi, con un tasso di disoccupazione che arriva in media al 7 per cento. Quando le recessioni sono abbinate a disastri finanziari, l'economia si contrae mediamente di oltre il 9% e la ripresa arriva solo dopo due anni. Un altro dato importante è l'impattodel debito pubblico: dopo una crisi bancaria aumenta in media dell'86 per cento.La cosa che sorprende è che la causa primaria di questo maggiore indebitamento non è l'uso di risorse pubbliche per salvare le banche, ma il calo del gettito fiscale e il colossale incremento della spesa pubblica per far fronte alla recessione. In Spagna il debito pubblico aumentò del 200% dopo la crisi del 1977, in Cile del 250% nel 1980 e quasi del 300% in Finlandia nel 1991 e in Colombia nel 1998. In mezzo a tutti questi dati raccapriccianti ne spicca uno molto sorprendente: la recessione fa bene alla salute. Christopher Ruhm ha scoperto che negli Stati Uniti un aumento dell'1% del tasso di disoccupazione in uno stato fa calare di mezzo punto percentuale il tasso di mortalità. Secondo Ruhm, la ragione di questo sta nel fatto che i disoccupati statunitensi mangiano più sano e fanno più esercizio fisico. Si è scoperto anche che i disoccupati hanno meno probabilità di morire in incidenti sui mezzi di trasporto. In ogni caso questi sono dati peculiarmente americani e sicuramente non hanno nulla a che vedere con le esperienze dei disoccupati europei o indiani. Ed è un punto che vale per tutte queste analisi economiche: non sono facilmente esportabili. Quello che è successo in un paese non necessariamente si ripeterà in un altro, e se una cosa è successa prima non vuol dire che succederà di nuovo. La crisi attuale ha alcuni punti in comune con crisi passate. Ma ha anche enormi differenze. L'unica cosa che sappiamo con sicurezza è che sia le crisi precedenti che quella attuale hanno provocato enormi sofferenze umane. E che si potevano evitare. (Traduzione di Fabio Galimberti) COSTI ENORMI La crisi attuale ha molti punti comuni con quelle precedenti, ma anche grosse differenze Unica sicurezza: la sofferenza provocata, che si poteva evitare

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Tramonta la super-authority Usa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-06-10 - pag: 3 autore: Probabile retromarcia di Obama sull'unificazione degli organi di controllo Tramonta la super-authority Usa Monica D'Ascenzo La riforma della regolamentazione del settore finanziario negli Stati Uniti potrebbe arrivare nelle prossime settimane, ma secondo alcune indiscrezioni ci sarebbe già una marcia indietro rispetto alla semplificazione del panorama delle authority prevista in un primo momento. Il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, ha annunciato ieri i tempi per la revisione delle regole, precisando che l'obiettivo è quello di impedire a singoli istituti in crisi di mettere a rischio la stabilità dell'intero sistema. «Nelle prossime settimane stenderemo un vasto piano di riforma che comprenderà la regolamentazione dei rischi sistemici per assicurarci che le società o i mercati vasti e interconnessi possano assumersi rischi tali da destabilizzare, in caso di fallimento,l'intero sistema finanziario», ha dichiarato Geithner nel corso di un'audizione alla sottocommissione Stanziamenti del Senato, che sta esaminando la legge di bilancio dell'amministrazione Obama. Il riferimento è a casi come quello di Lehman Brothers, il cui crac ha innescato la crisi finanziaria, o di Aig, nelle cui casse Washington ha versato decine di miliardi di dollari per scongiurare una bancarotta che avrebbe avuto effetti a catena sull'intera economia mondiale. In realtà l'amministrazione Obama avrebbe fatto un passo indietro rispetto alle prime ipotesi, soprattutto riguardo ad una semplificazione della struttura delle authority che vigilano sui mercati finanziari. Non ci sarà infatti, secondo i rumors pubblicati ieri dal Wall Street Journal online, il consolidamento delle autorità di controllo. Nel dettaglio, per esempio, non si parla più della fusione tra la commissione Commodity Futures Trading e la Securities and Exchange Commission (Sec), così come sembra del tutto improbabile che si chieda alla Federal Reserve, alla Federal Deposit Insurance o all'Office of the Comptroller of the Currency di cedere il passo nella supervisione del sistema bancario. Sembra, invece, più probabile un rafforzamento dei poteri delle singole authority. Nessuna decisione comunque sarebbe stata presa al momento. Geithner ha precisato che l'obiettivo è «rafforzare la protezione dei consumatori e degli investitori, e snellire il nostro obsoleto sistema normativo perché si adatti alle dimensioni, alla forma e alla velocità del nostro moderno sistema finanziario». Nel suo discorso, Geithner ha inoltre sottolineato come sia necessario che gli sforzi fatti dagli Usa debbano essere condivisi anche da altri paesi. Il riferimento era all'Europa, perché segua l'esempio degli Usa nel sottoporre le banche a stress test, strumento utile per stabilizzare il sistema finanziario. © RIPRODUZIONE RISERVATA A GIORNI IL PACCHETTO Potrebbero essere rafforzati i poteri dei singoli organismi Geithner: è pronto un vasto piano per prevenire i rischi sistemici

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Libri online al college per risparmiare (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-06-10 - pag: 13 autore: La decisione del governatore californiano Schwarzenegger: «La carta è antiquata» Libri online al college per risparmiare Daniela Roveda LOS ANGELES «I libri di testo sono antiquati. Questa è l'era di internet, è ora di buttarli via». Arnold Schwarzenegger, governatore della California e padre di quattro figli incollati ai loro computer/ iPhones/Blackberrys, ieri ha annunciato che dal prossimo anno accademico tutti i libri di matematica e scienze per le scuole pubbliche saranno disponibili anche in formato digitale, scaricabile da internet. La Free Digital Textbook Initiative dovrebbe far risparmiare una buona porzione dei 419 milioni di dollari spesi ogni anno dallo stato della California per materiale scolastico: una goccia nel mare dei 24 miliardi di deficit pubblico, ma pur sempre un passo nella giusta direzione. La California diventa così il primo stato americano a sostituire i ponderosi e proibitivi libri 100 dollari per 3 chili di carta patinata - con una versione online. Le case editrici avrebbero acconsentito a mettere a disposizione sui loro siti i testi a prezzo di costo, ricevendo in cambio l'impegno dello stato di acquistare altro materiale didattico, per esempio cd, dvd e attrezzature per laboratori. Le case editrici hanno tempo fino al 15 giugno per pubblicare online o su cd i loro libri di algebra, geometria, calcolo differenziale, biologia, fisica, chimica e geologia. Se il programma pilota avrà successo, dal prossimo anno finiranno sull'internet anche i testi delle materie umanistiche. Non tutti hanno applaudito l'iniziativa del governatore digitale. «Ricevere dallo stato un dischetto con i libri è un po' come ricevere una tanica di benzina ma non la macchina», dice per esempio Robert Hubbel, provveditore del distretto scolastico River Delta, vicino a Sacramento. I testi digitali sono in altre parole inutili se gli alunni non hanno un computer; e nella zona rurale lungo il fiume Sacramento pochi dei 2.500 studenti delle medie e delle superiori hanno l'accesso all'internet a casa. Schwarzenegger ne è consapevole. E sa che ci vorranno anni prima di poter completare la transizione ai testi digitali, prima che ogni famiglia e ogni scuola abbia un computer, prima che gli insegnanti ricevano l'addestramento necessario, e gli alunni si abituino al nuovo formato. Ma da qualche parte bisogna iniziare; e in ogni caso il governatore spera che questa iniziativa moderna e innovativa possa almeno lustrare la sua immagine ormai appannata dalla catastrofica crisi finanziaria. Qualche giorno fa il Schwarzy ha dovuto congelare tutti gli appalti pubblici per risparmiare 1,3 miliardi di dollari e sfondare il deficit da 24 miliardi di dollari proiettato per l'anno fiscale 2009-2010. Dopo la sconfitta alle urne di tre referendum proposti in maggio per risanare le finanze pubbliche, Schwarzenegger potrebbe essere costretto a sospendere il pagamento degli stipendi pubblici per mancanza di soldi se, come probabile, la California non riuscirà a collocare obbligazioni sul mercato del credito: il debito della California ha il rating più basso della nazione. La California è sul lastrico ma può vantarsi di essere lo stato più tecnologico. «I ragazzi ormai si informano su Twitter o Facebook, non sui libri o sui giornali » ha detto Schwarzenegger. Gli insegnanti hanno aspirazioni più pragmatiche: ricevere la busta paga a fine mese. © RIPRODUZIONE RISERVATA DIGITALI PER NECESSITà Dal prossimo anno scolastico disponibili su internet i testi di matematica e scienze anche per far fronte al maxi-buco di bilancio Arnold Schwarzenegger REUTERS

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Cara Bce, ora sei a un bivio (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-10 - pag: 16 autore: Cara Bce, ora sei a un bivio di Donato Masciandaro L a Bce è alla vigilia di una metamorfosi silenziosa, che prescinde dalle congiunturali manovre dei tassi? L'intervento del cancelliere tedesco Angela Merkel ha il merito di proporre tre interrogativi importanti sull'identità della Bce, che nascono dopo i due anni di crisi finanziaria: quale dev'essere il suo obiettivo primario? Quale la sua funzione? Quali i rapporti con i politici e le banche? Nei giorni scorsi la signora Merkel ha avuto una condotta inusuale per un primo ministro tedesco: sollevare perplessità sulle scelte della Bce nella gestione della politica monetaria.L'uscita pubblica del cancelliere è stata interpretata come una classica manovra elettorale, alla vigilia delle aperture delle urne: conoscendo la storica avversione dei tedeschi ai rischi inflazionistici, cosa c'è di meglio per catturarne il consenso che criticare la Bce per una politica monetaria troppo lassista? E la decisione della Bce di mantenere costanti i tassi d'interesse chiude la vicenda? No, sarebbe troppo semplice. Al di là delle ragioni contingenti che hanno spinto la signora Merkel a fare simili dichiarazioni, esistono infatti delle ragioni profonde per interrogarsi sulla futura identità della Bce, che scaturiscono dai cambiamenti nel modus operandi di tutte le Banche centrali coinvolte nella gestione dell'attuale crisi finanziaria. E sono interrogativi che non possono aspettare a lungo una risposta, visto che le novità sul modo con cui gli istituti centrali - compresa la Bce - operano sui mercati continuano a susseguirsi. In primo luogo, quale dev'essere l'obiettivo principale della Bce?Sappiamo che la nostra Banca centrale deve tutelare innanzitutto la stabilità monetaria, vale a dire il potere d'acquisto dell'euro nel tempo.Da questo punto di vista, la Bce rappresenta l'esempio istituzionale emblematico di una banca centrale "focalizzata"sull'obiettivo della stabilità dei prezzi. La Banca centrale focalizzata è divenuta il modello più comune di Banca centrale nell'ambito dei 30 paesi industrializzati: ben 25 di essi hanno fissato nella legge il principio che la Banca centrale ha come sua bussola principale la tutela della stabilità (fanno eccezione in Europa la Danimarca e la Norvegia, e inoltre gli Stati Uniti, il Canada e l'Australia). Il successo della Banca centrale focalizzata trae le sue origini dalla necessità di combattere l'inflazione, avvertita dai politici di un po' tutte le nazioni, a partire dagli anni 80. Ma in questi due anni i politici hanno scoperto l'importanza della stabilità finanziaria: i loro elettori sono rimasti evidentemente colpiti dai rischi di fallimento delle banche, dimenticati da decenni. In parallelo, le Banche centrali sono pesantemente intervenute a difesa della stabilità finanziaria. Da qui nasce il primo interrogativo: quale peso dovrà essere dato d'ora in avanti all'obiettivo della stabilità finanziaria rispetto a quello della stabilità monetaria? Si noti che la risposta non è affatto semplice. Si prospetta un bivio per la Bce: da un lato, non modificare nulla, mantenendo la stabilità finanziaria come uno degli altri obiettivi macroeconomici che vengono dopo la stabilità dei prezzi.Dall'altro lato,dare alla stabilità finanziaria la stessa dignità della stabilità dei prezzi, con tutti i problemi conseguenti (tra cui definire che cosa s'intende per stabilità finanziaria). Ma una chiara scelta istituzionale va fatta, per evitare quell'ambiguità degli obiettivi che, aumentando troppo la discrezionalità dei banchieri centrali, può divenire terreno fertile per fenomeni di non responsabilizzazione, o di collusione con la politica. è l'ambiguità, ad esempio, che ha consentito a Greenspan d'esercitare al massimo la sua discrezionalità, con gli effetti che tutti conosciamo, L'ambiguità va evitata anche perché occorrerà dare una risposta a una seconda domanda cruciale: quale ruolo va dato alla Bce nello svolgimento delle funzioni di vigilanza sulle banche? Oggi la Bce rappresenta un caso di scuola di Banca centrale "specializzata": il suo obiettivo prioritario è quello della gestione della politica monetaria. Anche la Banca centrale specializzata è il modello più comune nei paesi indu-strializzati: i poteri di vigilanza sono assenti, o poco presenti, nelle Banche centrali di 19 paesi. Anche la specializzazione nella politica monetaria evita la troppa discrezionalità dei banchieri centrali. C'è però chi chiede un maggior coinvolgimento delle Banche centrali nella supervisione, per aumentare la loro capacità di raccogliere informazioni, prevedere i fenomeni di tensione a livello di singolo intermediario, tutelare meglio la stabilità sistemica. La richiesta di attribuire poteri di vigilanza è stata di riflesso avanzata anche per la Bce, in particolare per vigilare sui gruppi bancari transnazionali. Occorre però evitare la confusione tra obiettivi e funzioni. Il fatto che una Banca centrale presti attenzione alla stabilità finanziaria non significa automaticamente che per svolgere tale funzione abbia bisogno dei poteri di vigilanza: la raccolta d'informazione può essere altrettanto efficace disegnando meccanismi di coordinamento. Quelli che sembrano mancati, ad esempio, tra la Banca d'Inghilterra, la Financial Services Authority ( Fsa)e il ministero dell'Economia,finendo per causare la corsa agli sportelli della Northern Rock. E qui emerge il terzo cruciale quesito: quanto più la Bce si dovesse allontanare dal modello di Banca centrale focalizzata e specializzata, tanto più urgente diverrebbe la ridefinizione della sua indipendenza dalla politica e dalle banche. Non è un caso che la signora Merkel abbia citato il tema dei rischi che corre l'indipendenza della Bce quando diventano troppo ambigui gli obiettivi e troppo ampio il perimetro delle responsabilità. Quante sono le ombre sull'operato della Fed proprio per gli estesi poteri che il suo presidente ha potuto esercitare - e aggiungiamo ancora potrà esercitare - nella supervisione prima, e nella gestione della crisi poi, nei confronti delle banche? © RIPRODUZIONE RISERVATA L'ESEMPIO NEGATIVO DELLA FED Quando gli obiettivi e le responsabilità sono troppo ambigui si rischia di ripercorrere la strada presa da Greenspan Due poli. Il presidente della Bce Jean-Claude Trichet e il cancelliere tedesco Angela Merkel AFP

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Al via le deroghe sugli aiuti di Stato (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-06-10 - pag: 34 autore: Incentivi anti-crisi. Nuovo decreto Al via le deroghe sugli aiuti di Stato Amedeo Sacrestano L'Italia si attiva concretamente per dare attuazione al «Quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria ed economica», varato da Bruxelles lo scorso 22 gennaio. è stato, infatti, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale » 131 del 9 giugno 2009) il decreto del presidente del Consiglio che definisce specifiche modalità di applicazione, nel nostro Paese, di quanto disposto nella comunicazione della Commissione europea che ha amplificato i poteri degli Stati membri (e, quindi, delle amministrazioni sulle quali essi si articolano) per intervenire con forme di sostegno all'economia, aggiungendosi, peraltro, alle «deroghe generali per categoria», già individuate col Regolamento CE n. 800 del 6 agosto 2008. Il Governo ha, dunque, ritenuto necessario impartire apposite direttive alle amministrazioni, al fine di uniformare i loro eventuali interventi conseguenti alle speciali ( e contingenti) deroghe alla disciplina generale in materia di aiuti di Stato varata dall'UE sino al 31 dicembre 2010. Si tratta di quei possibili interventi per il sostegno degli investimenti, della crescita e dell'occupazione, che possono essere autonomamente adottati da diverse autorità pubbliche ( in primo luogo, le regioni) e che, col provvedimento di ieri, il Governo tenta di ricondurre a un unico quadro di riferimento nazionale (da notificare comunque alla Commissione europea). Per questo motivo –recita una delle disposizioni finali pubblicate ieri – l'efficacia della direttiva è subordinata alla preventiva approvazione da parte della Commissione Ue. Il Dpcm definisce i contorni applicativi della Comunicazione 22 gennaio 2009 (integrata dalla successiva del 25 febbraio) e, grazie alla sua pubblicazione, le amministrazioni hanno adesso un quadro normativo da rispettare molto più chiaro e, soprattutto, dei limiti più precisi e cogenti, rispetto a quelli generici fissati dall'Ue. Per tutte le amministrazioni concedenti, viene stabilito l'obbligo di verificare, anche sulla base di dichiarazioni telematiche, che le imprese beneficiarie non versavano (alla data del 30 giugno 2008) in condizioni di difficoltà e che non rientrano fra quelle che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato, aiuti che lo Stato è tenuto a recuperare, in esecuzione di una decisione Ue. Gli aiuti erogati dovranno essere trasparenti, ai sensi dell'articolo 5 del regolamento (Ce) 800/2008 e dovranno, altresì, essere contenuti nel limite massimo di 500mila euro, calcolato al lordo delle eventuali imposte. Quelli sotto forma di garanzie dovranno avere un importo massimo non superiore, per le imprese costituite entro il 1Úgennaio 2008, alla spesa salariale annuale complessiva del beneficiario per il 2008 e, per le imprese costituite dal 1Úgennaio 2008, alla spesa salariale annua prevista per i primi due anni di attività. Gli aiuti sotto forma di tasso d'interesse agevolato dovranno, invece, essere erogati rispettando un complesso limite fissato dal decreto (agganciato al tasso overnight rilevato dalla Banca centrale europea). Chiarito, infine, che i massimali d'aiuto fissati nella Comunicazione Ce del 22 gennaio scorso si applicano indipendentemente dal fatto che il sostegno al progetto sia finanziato interamente con fondi nazionali o sia cofinanziato dall'Unione europea. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Qatar chiede il 25% di Porsche (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 39 autore: La casa di Stoccarda conferma trattative in esclusiva con l'Emirato Il Qatar chiede il 25% di Porsche Beda Romano FRANCOFORTE. Dal corrispondente Per la seconda volta in pochi mesi un ricco investitore arabo potrebbe entrare nel capitale di una società simbolo dell'industria tedesca. Ieri Porsche ha confermato le voci che la davano in discussione con l'emirato del Qatar.Un eventualeaccordo rimetterebbe nuovamente in discussione la prevista fusione con Volkswagen. Le trattative esclusive si stanno svolgendo «in una buona atmosfera », ha spiegato ieri il portavoce di Porsche, Albrecht Bam-ler, confermando le indiscrezioni degli ultimi giorni. Secondo esponenti della city francofortese l'investitore arabo potrebbe acquistare una quota del 25% nella società di Stoccarda. La notizia giunge mentre Porsche, oberata da debiti per nove miliardi tanto da chiedere un credito allo Stato di 1,75 miliardi, è alla ricerca di denaro fresco. Negli anni scorsi, la società, di proprietà delle famiglie Porsche e PiËch, si è lanciata nell'acquisizione di Volkswagen puntando al 75% della società, ma ha dovuto gettare la spugna, vittima della crisi finanziaria, fermandosi al 51%. Abbandonando l'idea di una scalata, gli azionisti di Porsche hanno aperto la porta all'ipotesi di una fusione con Volkswagen. La preda si sarebbe trasformata in predatore. Ieri però gli analisti si chiedevano se l'eventuale arrivo del Qatar nella società di Stoccarda- che seguirebbe il recente ingresso di Abu Dhabi in Daimler - possa scombussolare nuovamente le carte. Quale è l'obiettivo di Porsche nelle sue trattative con l'emirato arabo? Si tratta di risanare i conti dell'azienda o invece di rafforzarsi in vista delle trattative con Volkswagen, riprendendo magari l'iniziativa? La situazione ieri era molto incerta. La vicenda non è solo un braccio di ferro tra due case automobilistiche. è anche una faida famigliare senza precedenti. I PiËch e i Porsche vogliono ambedue riunire sotto a uno stesso tetto due aziende fondate nel primo dopoguerra dal loro antenato, Ferdinand Porsche.Ma dietro all'operazione si nasconde una battaglia per il controllo del nuovo gruppo tra i due cugini, Wolfgang Porsche e Ferdinand PiËch, dall'esito ancora tutto da definire. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'OPERAZIONE Grazie all'accordo il gruppo tedesco potrebbe risanare i conti oppure riaprire il dossier della fusione con Volkswagen

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Lloyds taglia 1.660 posti di lavoro (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 40 autore: Chiuse le filiali Cheltenham & Gloucester Lloyds taglia 1.660 posti di lavoro Lloyds ha annunciato il taglio di altri 1.660 posti di lavoro e la chiusura di 160 sportelli dell'unità Cheltenham & Gloucester ( nella foto una filiale), mantenendo solo il marchio della banca. Lloyds ha già tagliato circa 3mila posti dall'inizio della crisi finanziaria, dopo la fusione con Hbos. AFP

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Authority a convegno in cerca di regole globali (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 40 autore: Supervisione. A Tel Aviv la conferenza annuale dello Iosco Authority a convegno in cerca di regole globali Riccardo Sabbatini TEL AVIV. Dal nostro inviato La crisi rende più urgente la necessità di una "globalizzazione" delle regole sui mercati finanziari e di un maggior coordinamento tra chi è chiamato a farle rispettare. Si apre oggi a Tel Aviv la conferenza annuale dello Iosco, l'associazione che riunisce 109 autorità di supervisione in tutto il mondo. Nei due giorni di dibattiti pubblici sono il programma gli interventi delle principali autorità di vigilanza al mondo e di alcuni dei maggiori esponenti sulle business community globale. Se il tema obbligato dell'incontro è la risposta da dare ai problemi posti dalla tempesta finanziaria, l'associazione dei regulator è spinta, proprio dalla profondità della crisi, anche a ridefireil suo ruolo.Nell'ultimo anno, mentre la crisi scatenava i suoi effetti più dirompenti, le authority di vigilanza sono spesso apparse prese alla sprovvista e scavalcate da altri protagonisti. Soprattutto dalle autorità monetarie e dagli stati, chiamati ad intervenire direttamente per evitare che il contagio nato con la bolla dei mutui subprime Usa assumesse la forma di un'epidemia incontrollabile. Le Consob di tutto il mondo sono le authority più direttamente a ridosso dei mercati. Ne dettano le regole di condotta ma, in qualche misura, sono anche garanti della loro libertà d'azione contro eccessive interferenze esterne (la politica, i protezionismi dei singoli paesi). Nel corso degli anni lo Iosco ha così rafforzato una funzione di standard setter internazionale, specializzato nel redigere best practice che gli intermediari erano chiamati spontaneamente a recepire. Indirizzi operativi sono stati impartiti, ad esempio, per le agenzie di rating, gli hedge fund, la corporate governance, i principi contabili internazionali e, più recentemente, sulle operazioni di cartolarizzazione ed i credit default swap (le assicurazioni sul rischio di insolvenza) le cui debolezze regolamentari sono apparse in tutta la loro acutezza proprio nell'ultimo anno. Ma talvolta questi indirizzi sono apparsi anche eccessivamente timorosi e sono stati sostituiti dalle regole imperative dall'alto dettate dai singoli governi o concordate in consessi internazionali (G8, G20). Per le agenzie di rating e gli hedge fund, ad esempio, è stata l'Unione Europea ad intervenire direttamente mentre sui principi contabili internazionali Ifrs l'input a rilassare il principio del valore di mercato ( fair value) è giunto ad aprile anche dal summit planetario del G20. I regulator riuniti a Tel Aviv - è la risposta attesa dalla conferenza – prenderanno atto di come è cambiato il nuovo ordine mondiale nella finanza, oppure rilanceranno, ed in che forma,i temi l'autoregolamentazione e di una vigilanza " amica del mercato"? Ieri, intanto, il presidente dell'authority olandese Amf, Hans Hoogervorst, ha anticipato in un'intervista che il prossimo mese il Cesr (il comitato delle Consob europee) farà conoscere le sue proposte per una soluzione europea sulle "vendite allo scoperto", un tema sul quale in questi mesi i paesi europei sono andati in ordine sparso. TEMA OBBLIGATO I regulator di 109 paesi sono chiamati a ridefinire il proprio ruolo e a rispondere ai problemi posti dalla crisi finanziaria

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Rapinatori in mobilità per la crisi finanziaria (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 41 autore: 000 Rapinatori in mobilità per la crisi finanziaria N on solo le imprese e gli onesti lavoratori soffrono per la crisi finanziaria. Perfino i ladri se la passano male. Secondo i dati diramati ieri dall'Ossif, cioè il centro di ricerca dell'Abi in materia di sicurezza, nel 2008 le rapine in banca sono diminuite del 27,3% (solo 2.160 "colpi"). Anche il malloppo è calato drasticamente: il bottino medio delle rapine è sceso sui minimi degli ultimi 10 anni a circa 20mila euro. Tanto che in totale i "colpi" del 2008 hanno fruttato 43,4 milioni di euro, registrando un calo del 24% rispetto al 2007. L'Abi sottolinea il lavoro fatto dalle banche per garantire la sicurezza, e annuncia di voler contrastare ulteriormente il fenomeno. Insomma: i ladri, se vogliono continuare a campare, dovranno prima o poi cercarsi un altro lavoro. Magari in banca: in fondo le conoscono bene... (My.L.)

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Consorte? È stata una ferita dolorosa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-10 - pag: 44 autore: INTERVISTA Pierluigi Stefanini Presidente di Unipol «Consorte? è stata una ferita dolorosa» di Paolo Madron D al valore aggiunto al valore etico, il passo non è scontato e neppure breve. Però la Unipol dell'era D.C. (Dopo Consorte) ci è arrivata di recente sfornando un Codice etico e una Carta dei valori cui d'ora in poi obbedirà il nuovo corso. Pierluigi Stefanini da Sant'Agata Bolognese, presidente della società - da poco ribattezzata Ugf, Unipol gruppo finanziario - forse perché dopo la vicenda Bnl ha annusato aria di crisi nel movimento, ha scritto l'anno scorso un libro sulla storia e il senso della cooperazione con il dichiarato intento di ritrovarne lo spirito identitario. Impresa difficile, in tempi di politica debole e crisi delle ideologie. In quel libro, non nominandolo mai, ha evocato Consorte come una sorta di convitato di pietra da cui prende seccamente le distanze. Il convitato si è poi materializzato all'ultima assemblea sciorinando un j'accuse sull'attuale gestione del gruppo, tale da creare sconcerto e qualche risentita reazione. Segno che, sotto la maschera dell'indifferenza, cova ancora risentimento, oltre che una disputa giudiziaria che vede, a tre anni dalla mancata conquista della Bnl, gli ex amici di un tempo combattersi l'un contro l'altro armati. La storia di Unipol si divide in due: il lungo periodo con un uomo solo al comando, Gianni Consorte, e il nuovo corso dopo la sua uscita. Nei suoi 46 anni di storia Unipol ha vissuto fasi alterne. L'ultima, alla fine del 2005, quando abbiamo deciso di cambiare il vertice del gruppo. Per ragioni etiche e morali la presenza di Consorte e Ivano Sacchetti non era più compatibile, visto che avevano approfittato del loro ruolo per ricavarne dei vantaggi economici personali. Mi pare però che il tema dei rapporti con Consorte sia ancora oggetto di indagine da parte della magistratura. Per carità, pieno rispetto dei giudici. Ma allora non si trattò né di processi sommari né di condanne preventive. Ci sembrava giusto tracciare un confine tra comportamenti rispettosi dei ruoli per cui si opera da altri che non lo sono stati. Scusi se insisto, ma nella causa che gli avete intentato per infedeltà patrimoniale Consorte è stato prosciolto perché il fatto non sussiste. Non abbiamo intentato nessuna causa. Seguendo un'indagine della magistratura romana, per tutelare gli interessi del Gruppo Unipol, abbiamo querelato Consorte e Sacchetti. L'iter giudiziario è ancora aperto e aspettiamo fiduciosi. Mi dice cosa ha provato quando lo ha visto entrare all'ultima assemblea? Niente, perché quando sono entrato io Consorte era già lì. In fondo è come se adesso Mentana si ripresentasse a un evento Mediaset& Vicenda chiusa, nessuna emozione. Il dispiacere l'ho provato nel 2006, quando ho saputo quello che Consorte e Sacchetti avevano fatto. Quella è stata una dolorosa ferita che per fortuna adesso si è chiusa. E se la magistratura lo scagionasse in toto come vi comportereste con lui? La giustizia farà quel che deve. Ma lui ha approfittato della sua carica di amministratore delegato del gruppo per arricchirsi personalmente. Questo non è tollerabile. L'idea prevalente nel movimento era che dopo Consorte si dovesse ritornare alle origini. L'escursione nella grande finanza la considerate una deviazione? No, la deviazione fu personale e privata. Una corretta governance stabilisce che l'impresa non è dell'amministratore delegato, ma dei suoi azionisti e del mercato. Eppure lei l'operazione Bnl l'ha condivisa in toto. Allora cosa non ha funzionato? Contro di noi si sono mossi interessi forti con lo scopo di bloccare una grande possibilità di sviluppo nel mondo cooperativo. La politica, i poteri forti, la massoneria? La politica fu un'aggravante che in quella vicenda non doveva entrare. Normale che qualcuno inorridisse all'idea che una grande banca italiana potesse finire nelle mani di un gruppo politicamente ben connotato. La politica, essendo molto fragile e in difficoltà, entrò in questa vicenda per cercare di darsi un ruolo. Come Piero Fassino che fu crocefisso su quell'esclamazione intercettata: abbiamo una banca. Considerato che per molti anni tra LegaCoop e partito c'è stato un rapporto organico, era un'osservazione quasi ovvia. L'aggrapparsi a quella frase è stato del tutto strumentale, e intollerabile per chiunque. La cosa è molto più semplice di come la si racconta. Da sempre il mondo cooperativo ha valori e aspirazioni culturali che lo collocano storicamente dalla parte del riformismo. Che c'entra con Fassino? C'entra in quanto le cooperative hanno privilegiato rapporti con le forze che non gli erano ostili, come quelle di sinistra Oltre a Bernardo Caprotti, che lei per altro nel suo recente libro sulla cooperazione tratta bene, chi sono i nemici giurati? Lo tratto bene perché il fondatore di Esselunga è una figura imprenditoriale di rilievo. La stessa cosa dovrebbe fare lui con noi. Invece vi ha sparato addosso un libro, "Falce e carrello", che è stato anche un best seller. Non lo so, credo ne abbia regalato tante copie. Battute a parte, lui dovrebbe prendere le Coop sul serio, ma fa fatica perché sono diverse. Mentre invece è importante garantire ogni forma di pluralismo sul mercato. Magari un giorno farete pace. Oggi la crisi spesso mette i rivali di un tempo sulla stessa barca. Io non ho mai litigato con lui. Ma credo che la Coop Adriatica gli abbia fatto causa per le cose che ha detto su Bologna, inventando storie che non esistono. Per anni siete stati considerati la cinghia di trasmissione dei Ds. Oggi non c'è più il partito, e con esso sono sparite la cinghia e la trasmissione. Quella che lei chiama cinghia non c'era più da tempo. In ogni caso, non c'è di che gioire, se la politica è debole ne perde tutto il paese. Detto questo, non cambia nulla: la cooperazione è e resta una forza autonoma che ha una identità e un profilo ben preciso nella società. Se non si offende mi sembrano entrambi un po' appannati. Io penso invece che la cooperazione abbia rafforzato la sua identità. Vedo un processo di maggior consolidamento, lo dicono anche i numeri. Ovvero che pesate per il 7% del Pil? Visto lo sviluppo degli ultimi anni credo di più: più occupazione, più forza sociale, oltre che economica. A un certo punto, forse perché stanchi di essere trattati come un mondo a parte, eravate disponibili a cancellare privilegi come la fiscalità di vantaggio e il prestito sociale. Sì, e non ho cambiato idea. Credo sia giusto aspirare a un'uniformità di trattamento che lo Stato deve improntare a un principio essenziale. Che principio? Quello di reinvestire gli utili nello sviluppo delle imprese e nel rafforzamento della loro struttura patrimoniale. Diciamo che il suo auspicio è scavalcato a sinistra dal ricorso agli aiuto di Stato. Infatti, questa crisi ha reso obsoleta la polemica sul nostro presunto vantaggio competitivo. Sa che un vostro socio illustre, la CMC, costruirà la base americana a Vicenza. Business is business& Quella è una infrastruttura decisa dal governo italiano, c'è stata una gara pubblica, e se una cooperativa l'ha vinta non vedo perché debba chiamarsi fuori. Detto questo nella sua centenaria storia la Cmc ha investito in Italia come nei paesi del Terzo Mondo, svolgendo un ruolo sociale importante. Unipol è uscitadall'avventura Bnl con un paio di miliardi di euro. C'è chi dice che li avete usati male. Io invece dico che li abbiamo usati nel modo giusto. Una parte è andata per riacquistare le minoranze di Aurora, un miliardo di euro l'abbiamo restituito agli azionisti. Nell'insieme abbiamo tutelato il patrimonio e l'equilibrio finanziario del gruppo. Consorte vi ha fatto le pulci: ha detto che sul bilancio pesano le perdite sul portafoglio destinato alla vendita, le sofferenze nella banca e il peggioramento dei rapporti tecnici nelle compagnie assicurative. Nonostante la terribile crisi finanziaria ed economica mondiale, il gruppo sta reggendo la prova. Il nostro bilancio è oltremodo trasparente. Tutto quello che c'è nel nostro portafoglio finanziario è dichiarato e certificato. Non abbiamo nessun titolo tossico. Sono tesi che sostiene Consorte, ma non vogliamo farci trascinare nelle polemiche visto che il rapporto con lui si è chiuso tre anni fa. Mai pensato di lasciare la finanza vendendo Unipol? Nella storia di Unipol ci fu un passaggio delicato nei primi anni '70 dove, a fronte di una situazione di mercato difficile, qualcuno voleva vendere. Ma non averlo fatto si è rivelata una scelta lungimirante. In un modo dove è difficile stare soli voi con chi siete alleati? Che sia difficile stare soli lo pensa lei, io aspetterei di vedere che ne sarà degli assetti dei grandi gruppi internazionale dopo questa crisi. Dimensioni comprese. Una volta eravate legatissimi al Montepaschi. Come succede nei rapporti, ci si prende e ci si lascia. Ora abbiamo sciolto i legami. In prospettiva vorremmo lavorare di più sui mondi che sono la nostra base di riferimento. A cominciare da quello del lavoro, dove, ad esempio, gestiamo 26 fondi pensione, la piccola mediaimpresa e la cooperazione. Condivide le bacchettate di Tremonti alle banche? Ho massimo rispetto per chi governa oggi il paese in un momento così difficile. Constato però che c'è uno scarto tra le riflessioni di grande spessore fatte dal ministro e la sua capacità di tradurle nei fatti, in particolare sul terreno degli effetti sociali che la crisi sta determinando. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Per ragioni etiche e morali la sua presenza nel gruppo non era più compatibile» «Il nostro bilancio è trasparente, non abbiamo titoli tossici: abbiamo tutelato il patrimonio» Al vertice di Unipol. Il presidente Pierluigi Stefanini OLYCOM

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INDUSTRIA FVG: SEGNALE DI FIDUCIA DA AMPLIAMENTO ANSALDO (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 10 Giugno 2009 INDUSTRIA FVG: SEGNALE DI FIDUCIA DA AMPLIAMENTO ANSALDO Trieste, 10 giugno 2009 - "Un bel segnale per il quale la comunità regionale deve esservi grata". Il presidente della Regione Renzo Tondo si è rivolto in questo modo ai dirigenti e ai lavoratori dell´Ansaldo Sistemi Industriali di Monfalcone nel corso della cerimonia di avvio dei lavori per la costruzione di un nuovo grande capannone, segno della volontà di investire sul futuro da parte di questa azienda. "Ansaldo - ha detto l´amministratore delegato Claudio Gemme - ha un programma di espansione partendo proprio dallo stabilimento di Monfalcone, azienda di punta del gruppo". In questa direzione è significativo l´investimento di quasi 15 milioni di euro per la nuova costruzione, che permetterà di realizzare macchine elettriche rotanti e propulsori elettrici di grandi dimensioni. Un capannone di 5. 000 metri quadrati di superficie coperta, 160 metri di lunghezza, 27 di larghezza e 23 di altezza, la cui costruzione "fa vedere - ha detto Tondo - la volontà competitiva dell´azienda". L´amministratore delegato Gemme ed il direttore dello stabilimento Fernando Piazza hanno sottolineato che, con la realizzazione di grandi macchine elettriche, l´azienda vuole posizionarsi meglio sul mercato internazionale, contando anche sulla propria capacità di ricerca tecnologica. Gemme ha parlato di motori per energie alternative, prospettando un futuro nel quale Ansaldo punterà anche "sull´eolico", un indirizzo che il presidente Tondo ha apprezzato perché "dimostra capacità di innovazione" e va a "rafforzare il nostro sistema energetico". Il presidente Tondo e l´ad Gemme non hanno nascosto la difficoltà del momento generata dalla crisi finanziaria e industriale che coinvolge l´intero sistema economico e produttivo mondiale, ma hanno ribadito che proprio questo è il momento delle riforme e delle innovazioni necessarie ad essere pronti nel momento in cui la crisi cesserà e si apriranno nuove opportunità di sviluppo. "Occorre una forte coesione sociale su obiettivi che sono di tutta la comunità - ha detto Tondo - e devo dire che, nelle diverse riunioni in cui affrontiamo i punti di crisi, si sente la fiducia di una comunità che conosce i valori del lavoro e l´impegno di organizzazioni sindacali consapevoli e attente". A testimoniare, nella cerimonia di questa mattina, la comune volontà di operare per un nuovo sviluppo, la presenza, accanto ai dirigenti e agli operai dell´Ansaldo, dei rappresentanti delle istituzioni: il prefetto di Gorizia Maria Augusta Marrosu, gli assessori regionali Riccardo Riccardi e Federica Seganti, il consigliere regionale Franco Brussa, il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta, il presidente di Finest Michele Degrassi, il sindaco di Monfalcone Gianfranco Pizzolitto, che ha assicurato la continuità dell´attenzione dell´amministrazione locale ai problemi che l´azienda affronta nel suo percorso di ampliamento. La cerimonia, dopo un breve rito religioso, si è conclusa con la "macchina battipali" che ha inserito nel terreno il primo palo per la base della futura costruzione, nel quale è stato posto il cilindro contenente anche le pergamene firmate dai presenti. . <<BACK

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LUSSEMBURGO - Nessuna stangata nella prossima finanziaria. E' quanto ha garantito il ministro d... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 10 Giugno 2009 Chiudi LUSSEMBURGO - Nessuna stangata nella prossima finanziaria. E' quanto ha garantito il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, spiegando: "Abbiamo fatto la finanziaria triennale giusta, non abbiamo gli assalti alla diligenza, andiamo avanti così", con "il consenso dell'Europa e soprattutto con il consenso degli elettori". Al termine di una riunione dell'Ecofin a Lussemburgo in cui i responsabili finanziari europei sono tornati a parlare di conti pubblici, con l'annuncio che entro fine anno verranno aperte delle procedure per deficit eccessivo per tutti i paesi con disavanzi superiori al 3%, Tremonti ha osservato: "Noi abbiamo dei buoni numeri in Europa, tutti lo riconoscono, abbiamo fatto il massimo che potevamo, ma la crisi continua, anche se alcuni numeri dicono che si sta fermando la caduta e noi siamo confidenti su questo". In una situazione in cui sono solo tre, ossia Cipro, Malta e Finlandia, i paesi che non avranno una procedura, Tremonti ha evidenziato come il Patto di stabilità e di crescita abbia un valore "cognitivo", e non "coercitivo", in quanto consente "una valutazione comune". Di questo è consapevole soprattutto chi lo applica, ossia la Commissione europea, che in questi giorni ha avviato il discorso sulla strategia di uscita dai maxi-deficit che si sono formati con la crisi economica. "E' iniziata, ma non ha ancora una forma compiuta e completa", ha precisato il ministro, osservando come il risultato del Pdl alle europee confermi il valore della politica economica portata avanti dall'esecutivo. "I governi che hanno avuto un risultato di forte consolidamento sono solo in Italia e Lussemburgo", ha osservato Tremonti. L'Italia ha deciso di muoversi anche per quanto riguarda la lotta all'evasione e ai paradisi fiscali. Un argomento su cui l'Europa avanza con cautela, lasciando che gli Stati esercitino la loro sovranità nazionale. "Abbiamo già scritto una lettera alla Svizzera nella quale, ai fini dell'euroritenuta, chiediamo che non ci siano soggetti italiani che usano società schermo", ha annunciato il ministro. La riunione dell'Ecofin è stata dominata dalla discussione sulle proposte della Commissione Ue sulla supervisione finanziaria. Proposte che, secondo Tremonti, sono "un buon testo", di "livello molto accettabile", tenendo conto della necessità di arrivare ad un "compromesso". Resta però il blocco della Gran Bretagna, recalcitrante all'idea di dare alle nuove autorità di supervisione europea introdotte dalla riforma dei poteri 'vincolanti' e il controllo diretto sulle agenzie di rating e le camere di compensazione. L'ultima parola spetta al Consiglio europeo del 18 e 19 giugno.Tremonti, che ieri mattina ha visitato la sede della Banca europea degli investimenti a bordo di una nuova Fiat Cinquecento, ha scherzato: "La prossima volta vorrei tornare con la Opel". E a chi gli chiedeva un commento sul fatto che in futuro, secondo alcuni rumors, potrebbe andare all'Eurogruppo in veste di presidente , il ministro ha risposto: "Come sono buoni, sono stupito". Per poi tagliar corto: "Non sto facendo il furbastro, non lo so proprio...". Un segnale di inversione di tendenza nella crisi finanziaria è giunto ieri dagli Stati Uniti, dove dieci banche sono state autorizzate a restituire in anticipo gli aiuti pubblici ricevuti nei mesi scorsi, per un ammontare complessivo da 68 miliardi di dollari. Lo ha riferito il dipartimento del Tesoro, senza precisare i nomi degli istituti in questione. Fondi che erano stati erogati con il Troubled Asset Relief Program, o Tarp, varato dal Congresso Usa lo scorso ottobre. C. Mar.

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Allarme 2009 di Bankitalia (sezione: crisi)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Mezzogiorno sezione: ECONOMIA data: 10/06/2009 - pag: 18 L'analisi Presentato ieri il rapporto annuale dell'economia pugliese Allarme 2009 di Bankitalia «Sarà peggio del 2008» Il vice direttore generale Tarantola: «Rischio occupazione» BARI Il 2008 si è chiuso con l'inizio della crisi. Ma il peggio è atteso per il 2009. Per questo nell'analisi dell'economia della Puglia nel 2008 effettuata dalla Banca d'Italia - illustrata ieri nel consueto appuntamento annuale di inizio giugno - occorre tener conto delle differenze tra i diversi trimestri. Il rischio per il 2009 - come ha spiegato il vicedirettore generale della Banca d'Italia, Anna Maria Tarantola, ieri a Bari - è che «il prolungarsi della flessione del-- l'attività industriale porti a un avvitamento nella occupazione e nella domanda per consumi», soprattutto al Mezzogiorno. Anche perché, se è vero che «i problemi strutturali caratterizzano tutto il Paese», è altrettanto vero - ha specificato Tarantola - «che al Sud sono più gravi ed è su questi che si è innestata la crisi finanziaria globale: i mesi a cavallo tra il 2008 e il 2009 hanno visto una flessione dell'attività industriale che non ha eguali in questo dopoguerra». Un peccato, soprattutto per il Sud, visto che «prima della crisi si stava innescando un processo di trasformazione virtuoso in termini di produttività che adesso, nel Mezzogiorno, si è bloccato mentre nelle aree meno sviluppate del resto d'Europa è proseguito». Secondo Tarantola gli effetti della crisi economica e finanziaria hanno riguardato sia il Nord che il Sud, ma con modalità differenti: il calo della domanda è stato avvertito in misura maggiore a Nord mentre le difficoltà di pagamento e di reperimento dei fondi sono state avvertite di più a Sud. «La diminuzione dei livelli di attività - ha continuato Tarantola - si è riflessa sulle condizioni del mercato del lavoro, in modo più marcato nel Mezzogiorno, dove è tornato a crescere in misura significativa il tasso di disoccupazione. E le prospettive occupazionali potrebbero aggravarsi in tutte le aree geografiche ». E se il rischio è che la contrazione degli investimenti aggravi le prospettive occupazionali, «centrale è quindi il ruolo delle banche, visto che al Sud è più elevata la difficoltà delle imprese ad accedere al credito, anche se in Puglia la situazione è meno grave. Non si può chiedere alle banche di allentare la cautele - ha aggiunto - ma si può e si deve chiedere che siano molto brave, anzi bravissime nella valutazione del merito di credito in un'ottica di medio e lungo periodo». Passando all'analisi dei numeri - elaborata dal nucleo per la ricerca economica della sede di Bari e commentata dal direttore barese Vincenzo Umbrella e da Luigi Cannari dell'ufficio studi di Roma - nel 2008 la Puglia ha mostrato segnali meno preoccupanti del resto del Mezzogiorno: a fronte di un calo del Pil dell' 1,3% al Sud (contro l'1% nazionale) i dati per la Puglia oscillano da un calo dello 0,2% (Svimez) e delll'1,2% (Prometeia). Ma si tratta, ad ogni modo, di un male minore: «Nel 2008 in Puglia - si legge nel rapporto - l'attività delle industrie ha registrato un calo del fatturato in termini reali del 4%, più intenso per le imprese di maggiore dimensione, e gli indicatori qualitativi del livello della produzione e degli ordini hanno toccato i valori registrati durante la recessione dei primi anni '90; gli investimenti non sono cresciuti, e i settori della moda e l'indotto dell'automobile hanno accusato un calo delle vendite superiore alla media». Nell'ultimo trimestre del 2008, inoltre, gli scambi con l'estero delle imprese pugliesi - soprattutto nei settori della chimica, della meccanica e della siderurgiahanno accusato un calo dopo tre trimestri in accelerazione. Anche l'edilizia ha subito una sensibile contrazione dell'attività: secondo l'indagine effettuata su un campione di 100 imprese,nel 2008 la produzione è diminuita del 6,2%. L'edilizia residenziale, in particolare, ha subito una brusca contrazione: nel biennio 2007-2008 la costruzione di nuove abitazioni è risultata in calo del 67% rispetto al 2005-2006 come conseguenza del calo del settore immobiliare. Il valore delle abitazioni, che rappresentano i tre quarti della ricchezza reale delle famiglie pugliesi, è cresciuto nel 2008 del 3%, meno della media nazionale: secondo l'Osservatorio del mercato immobiliare le compravendite si sono ridotte del 12% e ciò potrebbe fare da preludio a un possibile calo del costo delle case. Per quanto riguarda il commercio, nel 2008 i consumi delle famiglie hanno risentito della flessione del reddito disponibile e le vendite riferite a tutte le tipologie merceologiche hanno accusato nel primo semestre una riduzione dell'1,7%. Calate anche le immatricolazioni di nuove automobili: meno 16,8% in Puglia (meno 13,5% in Italia; meno 16% nel resto del Meridione). Per il mercato del credito, infine, Banca d'Italia sottolinea come nel 2008 i prestiti bancari abbiano continuato a crescere a un ritmo sostenuto (8,3%). Ma il «decadimento» dei prestiti, che rappresenta il deterioramento del loro rating, è ormai un dato di fatto: nel 2007 il tasso era all'1,5%, nel 2008 è passato all' 11,6%, a marzo 2009 è schizzato all' 1,8%. Nella relazione del prossimo anno sarà uno dei fenomeni più rilevanti da analizzare. Michelangelo Borrillo Il vice direttore generale della Banca d'Italia Anna Maria Tarantola (sopra con il direttore della sede di Bari Vincenzo Umbrella)

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Bankitalia: la stretta del credito c'è (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: ECOVUOTA data: 10/06/2009 - pag: 19 Bankitalia: la stretta del credito c'è «Dai grandi gruppi meno affidamenti in Veneto e condizioni più severe» VENEZIA Nessuna banca è disposta ad ammetterlo, ma la contrazione dei finanziamenti alle imprese si è verificata. Ed a chiudere più rapidamente i rubinetti sono stati, soprattutto, i grandi istituti di credito. Alla fine del 2008, secondo la relazione sull'economia del Veneto di Banca d'Italia, i prestiti accordati alle aziende dalle banche di maggiori dimensioni hanno registrato un calo dell'1,4 per cento, mentre i finanziamenti concessi dalle banche minori sono aumentati del 10,7 per cento. «Esiste una differenza di comportamento tra le banche locali e le grandi banche che - osserva il direttore della sede di Venezia della Banca d'Italia Giancarlo Salvemini - sin dall'inizio della crisi finanziaria hanno reagito in modo deciso, applicando delle condizioni più restrittive per l'accesso ai finanziamenti. Per le piccole banche - continua Salvemini - questo non è il momento di fare conto economico, ma di tenere in vita il proprio cliente». Rallenta il credito A marzo 2009 il trend di crescita dei prestiti bancari alle imprese era dell'1,7%, evidenziando un forte rallentamento rispetto al +11% segnato all'inizio dell'anno precedente. In alcuni comparti le aziende hanno subito, anzi, una decisa contrazione dei prestiti: per il settore finanziario e assicurativo questa è stata del 4,9%. «Il peggioramento della crisi economica ha portato molte banche ad esaminare le posizioni degli affidati in modo più capillare, innalzando gli spread applicati alla clientela più rischiosa, riducendo la discrezionalità dei direttori di filiale e richiedendo di conseguenza - spiega Massimo Gallo, responsabile del nucleo per la ricerca economica di Banca d'Italia, sede di Venezia - maggiori garanzie: una revisione che ha coinvolto in Veneto il 7% degli affidati ». Se a Padova e Verona gli effetti sono stati minori, con un aumento dei prestiti comunque superiore ad un miliardo di euro in un anno, è Treviso la provincia che ha subito maggiormente, con una crescita di soli 113 milioni di euro. La relazione della Banca d'Italia evidenzia d'altronde un leggero calo della domanda di credito (meno 0,1%), imputato alla riduzione degli investimenti delle imprese per effetto della crisi. Le banche Tutto ciò a fronte di un effettivo aumento dei rischi per gli istituti di credito: secondo Banca d'Italia l'incidenza delle nuove sofferenze sui prestiti è passata nel 2008 dall'1 all'1,4%, mentre le partite incagliate sono salite dal 2,3 al 3,4 per cento. Banche che con la diminuzione del tasso d'interesse vedono calare anche il proprio margine: a marzo 2009 gli interessi garantiti mediamente ai correntisti erano pari all'1%, al 4,3% quello per i mutui casa, al 5,6% il tasso dei prestiti a breve termine. Mutui casa Precipita del 15,3% il valore complessivo dei mutui per l'acquisto della casa erogati in Veneto, più della media nazionale. Nel 2008 quasi il 14% degli intestatari di un nuovo mutuo era nato in un paese non appartenente all'Unione Europea. Dimezzata, passando dal 90 al 47% del totale, la quota dei mutui a tasso variabile. La durata media dei nuovi mutui, stipulati nel corso del 2008, è di 22 anni. La congiuntura All'insegna di un moderato ottimismo (se di ottimismo si può parlare) è, invece, l'analisi congiunturale dell'economia veneta, nonostante il calo del 12% della produzione industriale da ottobre 2008 a marzo 2009 e l'ulteriore crollo del 19% delle esportazioni, nel primo bimestre del 2009. «Tra marzo e aprile sono emersi alcuni segnali di stabilizzazione del ciclo produttivo e si è arrestato - nota Giancarlo Salvemini - il crollo delle aspettative di imprese e famiglie. Prevale comunque - sottolinea il direttore della sede di Venezia della Banca d'Italia - un elevato livello di incertezza sui tempi della ripresa, che le imprese collocano, in media, nel primo trimestre del 2010». Massimo Favaro

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Barroso si ricandida a guidare l'Europa (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 10/06/2009 - pag: 18 I vertici Ue No di verdi e sinistra. E la partita si complica sui tempi: i Grandi vogliono aspettare il referendum irlandese Barroso si ricandida a guidare l'Europa Il presidente della Commissione ha l'appoggio di Berlino e Parigi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES Era previsto da tempo. Ma ora, puntellato dalla vittoria del centrodestra in Europa, è arrivato l'annuncio ufficiale: il nuovo candidato alla presidenza della Commissione Europea è il suo presidente attuale. Cioè José Manuel Durão Barroso, portoghese, 53 anni, già primo ministro del suo Paese e già leader del partito socialdemocratico, il centrodestra portoghese: ieri ha detto di aver accettato la proposta di candidatura giuntagli da Jan Fischer, primo ministro ceco nonché presidente di turno (ancora per 20 giorni) dell'Unione Europea. Barroso ha raccolto due primi «sì» condizionali, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel e dal ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. Dovrà poi raccogliere tutti gli altri al Consiglio Europeo, il vertice dei capi di Stato e di governo della Ue che è convocato a Bruxelles per il 18-19 giugno, e a cui spetterà di designare formalmente un nome. Non è finita: Barroso dovrà avere l'approvazione del nuovo Europarlamento con un voto segreto, a luglio o a settembre. Sempre che, naturalmente, riesca a prevalere sui candidati più o meno ufficiosi in corsa per lo stesso posto: come Poul Nyrup Rasmussen, capo dei socialisti europei, o l'ex primo ministro britannico Tony Blair, il cui nome è stato proposto da Silvio Berlusconi, o altri «jolly» che potrebbero emergere strada facendo. Sulla carta, una volta ottenuto il via libera del Consiglio Europeo, Barroso non dovrebbe avere molti problemi davanti all'Europarlamento: secondo i risultati ancora provvisori, oggi il centrodestra dei popolari europei ne controlla saldamente il cuore, con 264 seggi, mentre i socialisti hanno 162 seggi e i liberaldemocratici dell'Adle loro sì, un ago della bilancia dispongono di 80 voti. Ma molto dipenderà da i negoziati dell'ultima ora. I Verdi, per esempio, che hanno lanciato la campagna «Stop Barroso», contano di aggregare i socialisti e perfino frange di quei conservatori (vedi il britannico David Cameron) staccatesi dalla galassia dei popolari. E non è escluso neppure che tutto venga rinviato all'autunno inoltrato: il presidente francese Nicolas Sarkozy ha detto più volte che sarebbe più sensato avere una Commissione nel pieno dei suoi poteri, e con tutte le persone giuste ai posti giusti, dopo che si saprà che l'Europa ha finalmente una Costituzione; dopo cioè che il Trattato di Lisbona sarà stato approvato dal referendum irlandese e avrà avuto le ratifiche parlamentari o presidenziali ancora mancanti. Massima incertezza fino alla fine, insomma. Ma nell'attesa, Barroso ha già lanciato un messaggio a critici e alleati, nel suo «discorso di accettazione »: l'Europa della nuova Commissione ecco il succo dovrà basarsi su principi come «una migliore regolamentazione e supervisione dei mercati finanziari», e inoltre «noi abbiamo bisogno di un'Europa che metta l'opportunità, la responsabilità e la solidarietà al cuore di un'economia sociale di mercato». Traduzione: le sirene dell'ultraliberalismo, da tanti accusate per quest'ultima crisi economica, non dovranno più essere ascoltate; e se c'è chi ha criticato la Commissione Europea per un suo presunto «laissez faire» davanti all'avvitarsi della recessione, Barroso sembra ora voler correggere il timone dalla destra più liberista verso il centro, verso quell'«economia sociale di mercato» cara anche alla dottrina sociale dei cattolici. Luigi Offeddu loffeddu@rcs.it

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Cassamarca vende un pezzo di Ca' Tron (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: TREVISO data: 10/06/2009 - pag: 16 I tagli Prosegue l'operazione cassa. L'immensa proprietà, intanto, è stata valutata 300 milioni Cassamarca vende un pezzo di Ca' Tron Dopo due teatri Fondazione cede anche uno «spicchio» della tenuta RONCADE Con i suoi 1.100 ettari compatti è la più grande azienda agraria a corpo unico nel Triveneto ma ora rischia di perdere un pezzo. La tenuta di Ca' Tron, all'estremo margine meridionale del comune di Roncade e acquistata nel 2000 da Fondazione Cassamarca versando qualcosa come 50 miliardi di lire alla Usl 9, potrebbe essere ridotta attraverso la vendita di un suo settore. Una parte marginale, a forma di triangolo e divisa dal blocco principale dalla ferrovia Venezia-Trieste, ma è pur sempre qualcosa. Il motivo per cui il tema sarà all'ordine del giorno di uno dei prossimi consigli di amministrazione, secondo indiscrezioni, è lo stesso che perseguita la Fondazione da quasi un anno. Cioè il mancato versamento dei dividendi da parte di Unicredit provocato dalla crisi finanziaria e cioè, tradotto in cifre, una trentina di milioni che non entreranno a Ca' Spineda. Abbastanza per mettere in affanno come mai era successo prima le attività della macchina di De Poli e da indurre la sua amministrazione a mettere sul mercato una serie di beni immobili o parti di essi. Fra questi, dunque, dopo anticipazioni riguardanti teatri e altri stabili giudicati «non strategici » per l'attività dell'ente, ora si parla di una fetta di Ca' Tron. La tenuta, in otto anni, si è arricchita con la ristrutturazione degli stabili della vecchia azienda e di numerose case coloniche abbandonate, oltre che con la messa a dimora di viti, mais ed altre coltivazioni. A Ca' Tron ha trovato sede il più volte contestato laboratorio per la ricerca sulle biotecnologie affidato all'istituto triestino Icgeb ed un nuovo grande auditorium. Il valore della proprietà, in sintesi, è passato dai 25 milioni del 2000 ai circa 300 di oggi ed a Ca' Tron sta inoltre per iniziare una fitta stagione di corsi di formazione per il personale di Finmeccanica, società aerospaziale interessata a stabilire una sede in quella zona a vantaggio della sua controllata inglese AgustaWestland. La cessione di alcune decine di ettari periferici, dunque, non dovrebbe incidere sui progetti. Si tratta comunque di un terreno vincolato ad uso agricolo e le antiche paure di appetiti delle aziende dell'escavazione non dovrebbero dunque riproporsi. Gianni Favero La tenuta In vendita parte di Ca' Tron

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Tremonti richiama la Svizzera sulle società schermo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 10/06/2009 - pag: 33 Il Tesoro: riflettere sull'attendibilità delle previsioni Bankitalia. Visco (Via Nazionale): ha ragione, ma le stime sono necessarie Tremonti richiama la Svizzera sulle società schermo «Finanziaria 2010, non ci sarà nessuna stangata» DAL NOSTRO INVIATO LUSSEMBURGO L'Italia ha inviato il 22 maggio scorso un lettera alla Svizzera per iniziare la rinegoziazione degli accordi bilaterali sulla tassazione in modo da recuperare l'evasione fiscale attuata tramite le banche elvetiche. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a Lussemburgo, al termine delle riunioni con i colleghi dell'Eurogruppo/Ecofin, che hanno confermato alla Commissione europea il mandato a trattare per conto dell'Ue con Svizzera, San Marino, Liechtenstein e altri paradisi fiscali. Tremonti ha anticipato l'invio di una lettera analoga al Lussemburgo. Ha garantito che nella prossima Finanziaria «non ci sarà la stangata ». Ha commentato la possibile procedura della Commissione europea contro il governo italiano per deficit eccessivo ricordando che nel 2009 prevedono il rispetto dei limiti del Patto di stabilità solo Cipro, Malta e Finlandia, «rappresentativi dello zero virgola qualcosa del Pil europeo». La Svizzera viene sollecitata nell'applicazione dell'euroritenuta, obbligatoria per i cittadini dei 27 Paesi membri con depositi segreti nelle banche svizzere e da rigirare al 75% al fisco nazionale. «Chiediamo che non ci siano soggetti che usano società schermo, domiciliate in paradisi fiscali e collegate ai conti bancari», ha spiegato Tremonti, riferendosi a uno dei trucchi più usati per evadere l'euroritenuta. Solo il ministro lussemburghese Luc Frieden, che sostituiva nell'Ecofin il suo premier e ministro delle Finanze Jean-Claude Juncker, ha frenato sull'azione Ue anti-paradisi fiscali, sgradita alle banche del Granducato. Tremonti ha annunciato una ulteriore relazione dell'Ocse sui centri offshore al G8 finanziario di Lecce. Il ministro francese Christine Lagarde ha chiesto un allentamento dell'Ue sulla parte dei deficit pubblici provocata dai piani anti-crisi. Tremonti ha condiviso un'applicazione del Patto di stabilità con «valore cognitivo più che coercitivo», ma ha ammesso che «fare più deficit non è la soluzione». Preferisce «usare bene le risorse a disposizione, che sono tantissime». Il ministro ha smentito di volere appesantire il disavanzo per concedere alla proprietà immobiliare una tassazione sugli affitti ridotta al 20% fisso. La crisi la considera ancora imprevedibile e, notando che la Banca d'Italia ha rivisto la propria previsione sul Pil da -2% a -5% in quattro mesi, ha aggiunto che «serve una riflessione sull'attendibilità di queste stime». «In questo ultimo anno ha avuto ragione Tremonti: la successione di revisioni delle previsioni è stata molto forte», ha risposto il vice direttore generale di Bankitalia, Ignazio Visco, parlando della crisi economica e delle stime dei vari istituti ed enti internazionali. L'economista ha tuttavia definito «fondamentale » il valore delle previsioni, invitando ad aggiungere alle stime statistiche «una prospettiva teorica». L'Ecofin ha condiviso a larga maggioranza le proposte della Commissione di Bruxelles per la supervisione comune sui mercati finanziari. «E' un buon testo di compromesso », ha detto Tremonti. La Gran Bretagna si oppone duramente rivendicando la competenza nazionale sui salvataggi bancari con aiuti di Stato. Divergenze restano sulla guida della supervisione. Alcuni Paesi indicano il vertice della Banca centrale europea o uno dei governatori nazionali, altri preferirebbero una personalità più indipendente. Il testo passa ora al Consiglio dei capi di governo della settimana prossima. Tremonti al mattino si è recato anche nella banca comunitaria Bei di Lussemburgo su una Fiat Cinquecento guidata dall'ambasciatore italiano nel Granducato. «La prossima volta mi piacerebbe venire all'Ecofin su una Opel», ha affermato il ministro per far capire che considera ancora possibile questa acquisizione da parte del gruppo torinese. Ivo Caizzi

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Merkel non interviene Arcandor va al crac Ora si venderà a pezzi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 10/06/2009 - pag: 35 In Germania Merkel non interviene Arcandor va al crac Ora si venderà a pezzi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO - No, il suo nome non è Opel. E Angela Merkel non ci metterà un euro. Arcandor - gruppo tedesco proprietario di catene di negozi, grandi magazzini e agenzie di viaggio - ha 50 mila dipendenti, il doppio della casa automobilistica alla quale il governo di Berlino ha appena fatto un prestito da 1,5 miliardi, ma non sarà salvata dal denaro pubblico: ieri, ha deciso di avviare le procedure per la bancarotta. E' che la maggioranza dei tedeschi non vuole dare denaro a imprese che non funzionano e con azionisti che non rischiano. Ed è che, dopo le elezioni europee, i socialdemocratici favorevoli ai salvataggi di Stato hanno perso tutta la loro voce. E' cambiata la stagione, in Germania. Arcandor, che ha linee di credito per 710 milioni che scadono venerdì, aveva chiesto 650 milioni al governo nella forma di garanzie su prestiti. Dal momento che però i suoi guai sono iniziati prima dello scorso luglio, ossia prima dell'inizio della crisi finanziaria, sia il governo che l'Unione europea hanno stabilito che non può accedere al fondo da 100 miliardi che Berlino ha in essere a favore delle aziende in difficoltà a causa della recessione. Quindi, aveva riformulato la domanda e domandato un prestito pubblico da 437 milioni. Quando la signora Merkel e il suo ministro dell'Economia Karl-Theodor zu Guttenberg hanno rifiutato, ha preso la strada della bancarotta. «Per il governo non è comprensibile - ha spiegato un portavoce della cancelliera - perché il settore pubblico dovrebbe assumere dei rischi mentre finora gli azionisti non hanno ritenuto necessario dare un segnale chiaro di quanto siano disposti ad assumersi la responsabilità per la società». Ieri mattina, a conferma, questi azionisti - i principali sono la famiglia fondatrice Schickedanz e la banca privata Sal. Hoppenheim - hanno preferito la bancarotta alla ricapitalizzazione e le azioni Arcandor sono state sospese in Borsa. I posti di lavoro, a questo punto, saranno in buona parte probabilmente salvati attraverso la vendita a pezzi del gruppo. Alla parte retail - che comprende i negozi Karstadt e i grandi magazzini di lusso KaDeWe a Berlino, Oberpollinger a Monaco e Alsterhaus ad Amburgo - si è detto interessata la rivale Metro. Al 53% di Thomas Cook punta Rewe, un gruppo simile ad Arcandor. E l'operatore di vendite online Primondo potrebbe finire nel gruppo di vendite per corrispondenza Otto. Una soluzione tutta sul mercato, insomma. E' il segno di un nuovo clima nella politica tedesca. La vicenda Opel ha stressato molto i rapporti interni alla Grande Coalizione al governo, con i socialdemocratici che hanno attaccato il ministro Guttenberg perché avrebbe preferito che anche la casa automoblistica fosse finita in bancarotta invece che salvata con soldi dei cittadini. Poi, però, la Spd ha perso le elezioni europee. Guttenberg le ha vinte ed ormai è il politico più popolare dopo la signora Merkel. Danilo Taino

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Rimbalza l'Enel, frena Bulgari (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 - pag: 37 La Giornata in Borsa Rimbalza l'Enel, frena Bulgari di Giacomo Ferrari Milano prima in Europa Piazza Affari ha ottenuto ieri il miglior risultato fra le Borse europee Dopo un avvio positivo, Piazza Affari ha resistito al rallentamento generale delle Borse europee riuscendo a chiudere con il miglior risultato (+0,91% l'Ftse-Mib, +0,92% l'Ftse Italia All Share). Nel resto del Vecchio Continente, Parigi è cresciuta invece dello 0,21%, mentre Francoforte e Londra sono rimaste pressoché invariate. Il titolo più scambiato a Milano è stato Enel, società di cui è in corso l'aumento di capitale: ieri, dopo una lunga serie negativa, è arrivato il primo rimbalzo, con il prezzo di riferimento in progresso del 4,83% (i diritti sono addirittura saliti del 28,57%) e scambi quadruplicati rispetto alla media. La performance è anche la più consistente fra i 40 valori che compongono l'indice Ftse-Mib. Subito dopo si colloca Impregilo (+4,78%), grazie alla promozione da parte di Exane Bnp Paribas, che ha portato il prezzo obiettivo da 1,9 a 2,9 euro. Ma ci sono almeno altri due titoli del paniere che hanno messo a segno un progresso superiore ai quattro punti percentuali. Si tratta di Banca Popolare Milano (+4,39%) e Parmalat (+4,15%, sulla scia del giudizio favorevole degli analisti di Morgan Stanley su Danone). Consistente inoltre (+3,94%) il balzo di StMicroelectronics (StM), dopo le positive previsioni di vendita di Texas Instruments. Per quanto riguarda, invece, i ribassi più consistenti, sempre all'interno dell'Ftse- Mib spicca innanzi tutto Bulgari (-2,38%), seguita da Prysmian (-1,88%) e da Saipem, che ha ceduto l'1,60% dopo il giudizio negativo degli analisti di Ubs, che hanno abbassato la raccomandazione sul titolo da neutral a sell (vendere).

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Texas Instruments spinge StM (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 - pag: 37 Il caso a Milano Texas Instruments spinge StM (g.fer.) Un giudizio favorevole da parte di Equita Sim ma soprattutto le previsioni positive di Texas Instruments (società che opera nello stesso settore, quello dei microchips) relative alle vendite del secondo trimestre dell'anno: sono questi gli elementi che ieri hanno spinto al rialzo StMicroelectronics. Il titolo della società italofrancese, reduce da un ribasso dell'1,1%, ieri è rimbalzato del 3,94%, terminando con un prezzo di riferimento di 5,54 euro. E avvicinandosi così al massimo dell'anno (5,64 euro) toccato il 2 giugno scorso. Scambi per un controvalore di 41,5 milioni di euro. Carlo Bozotti presidente di StM

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I fondi a Blackrock? Corre Barclays (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 10/06/2009 - pag: 37 Il caso a Londra I fondi a Blackrock? Corre Barclays (g.fer.) Un'offerta fino a 13 miliardi di dollari: così il gruppo finanziario americano Blackrock punta all'acquisto di Barclays Global Investors, la divisione fondi del gruppo bancario inglese Barclays. L'operazione, che secondo Bloomberg potrebbe chiudersi già oggi, sarebbe per dimensioni la più grande acquisizione finora mai effettuata nel settore del risparmio gestito. Il pagamento avverrebbe metà in contanti e metà in azioni, con il 20% della società post-fusione che rimarrebbe a Barclays. Le voci sull'offerta di Blackrock hanno spinto il titolo Barclays, che ha chiuso in progresso del 2,20% a 290 pence. John Varley ad gruppo Barclays

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Afterhours: il in piazza (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Spettacoli data: 10/06/2009 - pag: 47 L'evento La band rilancia dal vivo con un maxiconcerto a Milano la raccolta di voci indipendenti Afterhours: il «Paese reale» in piazza «Vogliamo aiutare i giovani del rock, ciò che Vasco non fece con noi» MILANO Se non rompe le scatole non è contento. Manuel Agnelli, cantante degli Afterhours, è fatto così. Stuzzica, provoca, e alla fine sta lì a vedere l'effetto che fa. Passa anni a suonare nei centri sociali e di colpo porta la sua band a Sanremo per farsi insultare dai duri e puri dell'indierock, la critica lo coccola e lui accusa le riviste musicali di essere snob. La sua ultima idea adesso è una serie di eventi per rilanciare il rock alternativo-indipendente. Il progetto, in collaborazione con i mediastore Fnac, è nato con la partecipazione a Sanremo della band e con l'album «Il Paese reale» in cui oltre alla canzone festivaliera c'era una selezione di artisti del mondo indie. Ora dal disco si passa al palco. Il 19 giugno, davanti alla Stazione Centrale di Milano, gli Afterhours suoneranno assieme ad A Toys Orchestra, Amerigo Verardi e Marco Ancona, Calibro 35, Marco Iacampo, Maco Parente, Mariposa e Zen Circus. Obiettivo? «Tutti gli artisti chiamati a far parte di questo progetto hanno bisogno di visibilità», precisa Manuel. Per questo, spiega, non ci sono Subsonica, Marlene Kuntz e altri colleghi affermati coi quali hanno collaborato più volte. È anche un obiettivo di secondo livello: è in fase di chiusura un accordo con il Comune di Milano per piantare alberi in città. Aggiunge Agnelli: «Noi facciamo da traino, a differenza di chi ci ha preceduto e non ha mai messo a disposizione del resto della scena musicale le proprie risorse. Vasco in primis, che sui giornali oggi scrive che bisogna fare canzoni e non parlare, nonostante i mezzi che allora aveva erano più potenti dei nostri di adesso». La speranza del cantante e chitarrista è che il piano «serva a far emergere qualche talento più velocemente, qualcuno che possa arrivare a fare dischi belli prima dei 40 anni». Qui si va oltre: «Non voglio fare la rivoluzione, ma mi basterebbe fare delle cose culturalmente utili in un momento come questo. Siamo un Paese che ha molte facce, tutte diverse e tutte importanti che possono convivere anche se da noi si considera solo il faccione più grosso. In un Paese moderno le disuguaglianze sono valori, non difetti». Padrino, ma non paladino dell'indie a tutti i costi. «Non sputo sul mondo da cui provengo, però la paura e il protezionismo vigliacco che cercano di preservare isole di purezza e verità non contaminate dalla tv diventa paura di non contaminare». E la forza di questo mondo? «È vitale, è pieno di talento, di energia e di quella sincerità che, sebbene non sia sinonimo di qualità, nelle grandi produzioni si è persa». L'invito è quello di non chiudersi, di non fermarsi alla nicchia. Loro lo hanno fatto con Sanremo. Qualche irriducibile gli ha dato dei «venduti», ma alla fine gli Afterhours hanno portato all'Ariston una canzone senza compromessi (e infatti le giurie l'hanno massacrata). E ora hanno pronto un altro passo verso l'abbattimento dei muri. «Siamo in contatto con Mina», dice (e quasi sogna) Agnelli. Durante il festival di Sanremo, mandava sms di incoraggiamento alla band. «Lei ha una credibilità che va oltre ogni barriera. Per noi sarebbe lo sdoganamento definitivo come musicisti che sanno uscire dal proprio mondo». \\ Siamo in contatto con Mina: sarebbe lo sdoganamento per chi come noi sa uscire dal proprio mondo Sul palco Manuel Agnelli, cantante e leader degli Afterhours; sopra, la band milanese assieme al Gnu Quartet all'ultimo concertone del «Primo Maggio» in piazza San Giovanni a Roma (foto Pasquale Modica) Andrea Laffranchi

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Debito da 190mila euro, pignorati i cartellini (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: SPORTVUOTA data: 10/06/2009 - pag: 20 Debito da 190mila euro, pignorati i cartellini Venezia, clamorosa azione legale della ditta Sgaravatti E il 18 giugno riunione del cda per il cambio in società VENEZIA I creditori inseguono il Venezia fino in Lega Pro per venire a casa delle somme in sospeso. Con un atto clamoroso e probabilmente con pochi precedenti, nei giorni scorsi i legali della Sgaravatti, la nota azienda di giardinaggio che fino a qualche tempo fa si occupava della gestione dei campi della squadra lagunare, hanno pignorato i cartellini di tutti i giocatori di proprietà del Venezia presso la Lega a Firenze. L'obiettivo? Venderli per recuperare i quasi 200 mila euro che aspettano da mesi. Una nuova patata bollente che capiterà in mano al tandem Golban-Firus quando rileveranno la squadra. Da ieri c'è anche una data per l'operazione: il cda ha infatti approvato la convocazione dell'assemblea dei soci per il 18 giugno. Battaglia legale È da mesi che tra l'azienda Sgaravatti e il Venezia va avanti una battaglia legale durissima. La ditta lo scorso novembre aveva ottenuto dal tribunale di Venezia un decreto ingiuntivo da 168 mila euro contro la società che ha sede all'Isola del Tronchetto, che però era stato concesso senza la provvisoria esecutività. In aprile, di fronte al giudice civile di Venezia Roberto Simone, i privati avevano però ottenuto l'esecutività e visto che nei due mesi successivi non è stato pagato alcunché stante la crisi finanziaria ben nota della società hanno deciso di partire con la procedura per il pignoramento. E hanno puntato subito sui giocatori, di cui otto hanno un contratto che durerebbe anche nella prossima stagione mentre altri dieci giocatori della rosa sono in scadenza il 30 giugno. Cartellini bloccati L'obiettivo del creditore è ovviamente quello di poter ricavare dalla cessione dei giocatori i soldi per il proprio credito, che nel frattempo è salito a 191 mila euro. «Non conosco nei dettagli l'azione effettuata da questi legali presso la Lega Pro, però mi pare un po' azzardata dice Andrea Seno, direttore sportivo del Venezia nel calciomercato non gira più molto denaro, ma si fanno soprattutto degli scambi». L'obiettivo sono stati i giocatori di proprietà del Venezia, escludendo dunque prestiti e comproprietà. Per i giocatori potrebbe essere un problema, perché di fatto il pignoramento blocca la loro disponibilità materiale del cartellino. Tra l'altro gli ex giardinieri del Penzo e del Taliercio starebbero pure per avviare una causa per il danno d'immagine, visto che la società aveva giustificato la loro sostituzione con la Copra proprio per una presunta scarsa capacità di gestire la situazione campi. Finalmente la data In mezzo all'ennesimo caso giudiziario sul Venezia, dopo che lunedì c'è stata la notizia del quarto deferimento per i mancati pagamenti Enpals, si vede una data certa. Ieri il cda del Venezia ha indetto per il 18 giugno prossimo l'assemblea dei soci in cui la cordata di Golban dovrebbe versare i due milioni di euro per ricostruire il capitale, anche se poi ne serviranno altrettanti per pagare i debiti. Quel giorno il Venezia dovrebbe «parlare inglese», giusto alla vigilia di scadenze importanti come le liberatorie dei giocatori: nel 2008 il termine fu il 20 giugno, quello di quest'anno verrà deciso oggi in Lega Pro. Alberto Zorzi Venezia Nuova grana legale per la società lagunare per alcuni debiti ancora da regolare

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l'europa litiga su mercati e deficit - andrea bonanni (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 24 - Economia L´Europa litiga su mercati e deficit No di Londra alla supervisione e di Berlino agli stress test. Le banche Usa restituiscono soldi Il ministro Lagarde: più flessibilità per rientrare dai disavanzi dovuti alla crisi ANDREA BONANNI DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES - Gli sforzi europei per definire un meccanismo comune di supervisione del sistema finanziario e di sorveglianza bancaria continuano a scontrarsi con le resistenze britanniche. Londra, che già prima della crisi aveva fatto naufragare tutte le proposte per una supervisione europea (l´ultima era stata lanciata dall´allora ministro italiano Tommaso Padoa-Schioppa), ancora ieri alla riunione dei ministri Ecofin a Lussemburgo ha continuato a sollevare riserve sul progetto presentato dalla Commissione europea. Nonostante il tracollo finanziario originato sui mercati anglosassoni, è evidente che i britannici non vogliono che Bruxelles possa avere un diritto di ingerenza negli affari della City, e continua a battersi perché solo le autorità nazionali abbiano la responsabilità sulla supervisione finanziaria. Ma la proposta della Commissione ha comunque raccolto un ampio consenso tra i ministri. «E´ un buon testo, evidentemente di compromesso, ma ha un livello molto accettabile, io lo considero positivo», ha dichiarato il responsabile italiano dell´Economia Giulio Tremonti. La questione, con le riserve britanniche, finirà sul tavolo dei capi di governo che si riuniscono per il Consiglio europeo del 18 giugno, dove le decisioni devono essere prese all´unanimità. Ma, come ha fatto osservare Tremonti, è improbabile che i britannici si ostinino a difendere una posizione rimasta ormai sostanzialmente isolata. Sempre a proposito di controlli dei mercati finanziari, c´è da notare la presa di posizione del governo Usa, anticipata dal Wall Street Journal e confermata dal ministro delle finanze canadese Jim Flaherty, che al prossimo G8 chiederà agli europei di estendere gli «stress test» a tutte le proprie banche secondo i modelli più rigorosi che sono stati utilizzati per le banche americane. La richiesta segue le dichiarazioni del presidente dell´Fmi, Dominique Strauss-Kahn, secondo cui solo risanando completamente il sistema bancario il mondo potrà uscire dalla crisi. Tuttavia la richiesta incontra resistenze da parte degli europei, e in particolare dei tedeschi, secondo cui evidenziare pubblicamente possibili debolezze strutturali delle banche potrebbe indurre nuove crisi di sfiducia sui mercati. In Usa, invece, dieci grandi banche sono pronte a rendere al dipartimento del Tesoro 68,3 miliardi di dollari di aiuti percepiti lo scorso autunno, dopo aver superato gli stress test. «Queste restituzioni sono segnali incoraggianti di ripresa finanziaria, ma abbiamo ancora del lavoro da fare», ha dichiarato Tim Geithner. Ieri, dopo la riunione dell´Eurogruppo, i ministri Ecofin hanno continuato a esaminare la situazione economica e la strategia da seguire in materia di risanamento dei conti pubblici. La Francia continua a sostenere la necessità di tenere distinti i deficit strutturali e il deficit straordinario che si è creato a seguito degli interventi pubblici contro la crisi. Secondo la ministra francese delle Finanze Christine Lagarde, i governi dovrebbero impegnarsi a proseguire il risanamento dei deficit strutturali ma potrebbero essere più flessibili per quanto riguarda il rientro del deficit dovuto alla crisi. Ma questa tesi si scontra con le proposte della Commissione, e con l´opinione della maggioranza degli altri ministri capitanati da quello tedesco, secondo cui la «strategia di uscita» dall´emergenza deve prevedere un impegno generalizzato di tutti i governi a riportare i deficit pubblici sotto la soglia prevista dal Trattato di Maastricht. In Europa il fabbisogno si è impennato dall´1,8% del 2008 al 5,3 del 2009 e potrebbe salire al 6,3 nel 2010. E la Commissione si prepara ad aprire procedure di infrazione per deficit eccessivo contro quasi tutti i membri dell´eurozona.

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Governance, la svolta dell'Ocse (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Governance, la svolta dell'Ocse (8 Giugno 2009 - 08:15) MILANO (Finanza.com) - Da Il Sole 24 Ore: La corporate governance a un punto di svolta. A partire dal 2010, l'Ocse ha deciso di avviare un monitoraggio globale dei sistemi del governo societario. Una mossa indispensabile per correggere le debolezze emerse con la crisi finanziaria. Le novità sono contenute nel documento sulla “corporate governance e crisi finanziaria” preparato da un gruppo di lavoro dell'Ocse - guidato dall'italiano Marcello Bianchi - a novembre trasformerà le prime indicazioni in raccomandazioni “reali”. Sin dalle prossime settimane però potrebbero diventare operative visto che fanno parte del materiale che l'Ocse sta redigendo in occasione del G8 dell'Aquila. (Riproduzione riservata)

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Rapporto R&S (Mediobanca) promuove la solidità delle grandi banche italiane (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Rapporto R&S (Mediobanca) promuove la solidità delle grandi banche italiane (10 Giugno 2009 - 08:37) MILANO (Finanza.com) - Poco dinamiche, ma molto solide. Le banche italiane, secondo quanto emerge dal rapporto R&S (ufficio studi Mediobanca) risultano tra le più prudenti a livello globale. Prudenza che ha permesso agli istituti di credito del belpaese di reggere meglio degli altri all'onda d'urto della crisi finanziaria. Lo studio ha messo a confronto 66 istituti annoverando le italiane Unicredit e Intesa sanpaolo. Il duo italiano ha chiuso il 2008 con utili netti pari al 14,6% del fatturato, contro il meno 6% delle maggiori banche europee. Quanto alle perdite su crediti in Italia si attestano al 13,4% contro il 23,6% del settore europeo. In generale i piani di salvataggio hanno comportato esborsi per 86 mld per il governo Usa e 52 mld per quelli Ue, ma il rapporto R&S stima un impegno fino a 1.100 mld in Europa rispetto ai 561 mld oltreoceano. (Riproduzione riservata)

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BORSE POSITIVE (FTSE MIB +2.7%) - via libera ad accordo FIAT-CHRYSLER IL QATAR VUOLE IL 25% DI PORSCHE LA TEGOLE ARCANDOR SU PIRELLI RE CINA, SHOPPING ANCHE IN ITALIA BUM! (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> BORSE POSITIVE (FTSE MIB +2.7%) - via libera ad accordo FIAT-CHRYSLER – IL QATAR VUOLE IL 25% DI PORSCHE – LA TEGOLE ARCANDOR SU PIRELLI RE – CINA, SHOPPING ANCHE IN ITALIA – BUM! FUGA DEI SEGRE DA BIM? – ANCHE I LADRI SENTONO LA CRISI… chrysler FIAT 1 - Borsa, l'Europa viaggia il rialzo. A Milano balzo di Fiat e Enel... Da "ilsole24ore.com" - L'Europa viaggia al rialzo. Parigi sale dell',17%, Francoforte dell'1,82%. Più debole Londra che danza attorno alla parità. A Milano il Ftse all Shera guadagna l'1,845 mentre il Ftse Mib cresce del 2,7 per cento. I listini si avvantaggiano, quindi, della chiusura positiva di Tokyo. Il Nikkei, sospinto dalle quotazioni delle materie prime, ha infatti guadagnato il 2,1% e toccato il record da 8 mesi. L'indice-guida del mercato nipponico ha guadagnato infatti 204.67 punti, arrivando a 9.991,49, a un soffio dalla soglia psicologica dei 10.000 e comunque chiusura migliore dal 7 ottobre. A Piazza Affari attenzione su Fiat: il Lingotto cresce dopo il via libera della Corte Suprema americana sulla acquisizione della Chrysler. Bene anche Enel, mentre prosegue l'aumento di capitale (leggi le risposte ai dubbi dei lettori). Oggi La Stampa, pubblica delle indiscrezioni secondo cui il fondo sovrano china investment corporation (Cic) sarebbe interessato, a rilevare una quota significativa di Enel Green Power, la controllata nelle energie rinnovabili del gruppo guidato da Fulvio Conti. Non solo. Cic, forte di una dotazione finanziaria di 200 miliardi di dollari, potrebbe anche rilevare una quota dal 3 per cento fino al massimo del 5 per cento del capitale di enel. 2 - Fiat- Chysler: via libera ad accordo... (ANSA) - La Corte Suprema degli Usa ha dato il via libera all'accordo Fiat-Chrysler.Ha respinto la richiesta di sospensione presentata dai fondi pensione dell' Indiana, dando cosi' una vittoria ai protagonisti dell'accordo, orchestrato dall'amministrazione Obama. In un'ordinanza di due pagine, la Corte afferma che non ci sono gli estremi giuridici per giustificare una sospensione dell'accordo Fiat-Chrysler. 3 - Chrysler: soddisfazione Casa Bianca... (ANSA) - La Casa Bianca ha accolto con favore la decisione della Corte Suprema sul caso Fiat-Chrysler. ''Si tratta di una scelta - ha detto un portavoce - che permette la sopravvivenza della casa automobilistica americana.'' La Casa Bianca, attraverso gli avvocati del governo, era scesa in campo al fianco di Chrysler e Fiat per chiedere ai giudici della Corte una decisione rapida, che non mettesse a rischio l'accordo voluto dal presidente Barack Obama. Adolfo Urso con il figlio 4 - Il Qatar tratta con Porsche: nel mirino il 25% dell´azienda... Da "la Repubblica" - Possibile ingresso del Qatar nel capitale di Porsche. «I colloqui in esclusiva tra l´emirato e Porsche - ha fatto sapere la casa automobilistica di Stoccarda - si svolgono in un´atmosfera positiva». Secondo i media britannici l´investitore è il Qatar Investment Authority, fondo sovrano che potrebbe rilevare fino al 25% del capitale. L´operazione, scrive il Financial Times, rafforzerebbe la posizione di Porsche nelle trattative di fusione con Volkswagen, suo primo fornitore. 5 - UNA TEGOLA TEDESCA... Sara Bennowitz per "la Repubblica" - Un´altra tegola sul futuro di Pirelli Real Estate. Tra oggi e domani potrebbe arrivare il via libera della Consob al prospetto dell´aumento di capitale da 400 milioni, che partirà lunedì 15 giugno. Pertanto ieri era uno dei tre giorni di performance in Borsa di cui tenere conto per decidere il futuro prezzo a cui saranno offerte le nuove azioni di Pirelli Re. E proprio ieri il titolo ha perso il 5% a causa del crollo della tedesca Arcandor, i cui grandi magazzini pagano cospicui affitti alla società italiana. Anche se il gruppo italiano è un creditore privilegiato e conta di recuperare buona parte dei 60 milioni di esposizione complessiva, tuttavia questa cifra al momento rappresenta il 28% circa del valore di mercato di tutta la Pirelli Re. Un motivo in più per lanciare un aumento di capitale molto conveniente, vicino agli 0,5 euro del valore nominale. FRANCA SEGRE 6 - Missione cinese presto in Italia per fare shopping... Federico Rampini per "la Repubblica" - Il governo cinese effettuerà una missione di acquisto a fine giugno in Italia per acquistare beni strumentali e prodotti italiani, energia e tecnologia. Lo ha annunciato il vice ministro al Commercio Estero, Adolfo Urso, dopo aver incontrato a Pechino l´omologo cinese Gao Huceng, a cui ha consegnato una lista di oltre 300 aziende italiane interessate a vendere beni e prodotti a investitori cinesi. La Cina ha molta liquidità, oltre 100 miliardi di dollari da investire in Europa. Fino ad ora a beneficiarne erano state Germania, Gran Bretagna e Svizzera. L´ultimo shopping cinese a febbraio si concluse con una missione di acquisto di 13,5 miliardi di euro ma l´Italia rimase tagliata fuori. Ora tenta di recuperare terreno. Un progetto cinese in Sicilia promosso dal gruppo Hna (holding cinese della logistica) porterebbe alla creazione di un aeroporto intercontinentale nella Sicilia orientale e a una piattaforma logistica integrata tra il porto di Augusta e l´aeroporto di Catania. 7 - P&G, inizia l´era mcdonald... Arturo Zampagliene per "la Repubblica" - Dopo più di trent´anni alla P&G (Procter & Gamble), di cui gli ultimi nove come chief executive, A.G. Lafley si prepara a lasciare il timone del colosso mondiale dei prodotti di largo consumo a Robert McDonald, che finora era direttore generale. La P&G è andata a gonfie vele negli anni di Lafley e le quotazioni a Wall Street sono quasi raddoppiate (+87%). Ovviamente la recessione si fa ora sentire nei bilanci della azienda, che ha ammesso risultati inferiori alle aspettative per il prossimo esercizio. La sfida sarà ora raccolta da McDonald, 56 anni, che ha una lunga esperienza come "tagliatore di costi". massimo segre 8 - INDUSTRIA: PRODUZIONE APRILE, +1,1% MESE, -25,4% ANNO... (ANSA) - Torna a crescere la produzione industriale ad aprile. Il dato congiunturale registra un aumento dell'1,1% rispetto a marzo. Lo comunica l'Istat che registra tuttavia una diminuzione molto forte del dato di aprile rispetto ad un anno fa: l'indice grezzo risulta in calo del 25,4%. 9 - M&C, dividendo ok no all´aumento... Da "la Repubblica" - Ad unanimità l´assemblea di Management & Capitali ha dato l´ok al maxi dividendo a cui era condizionata l´Opa da 37,9 milioni dei Segre. Viceversa la Secontip di Giovanni Tamburi ha votato contro, ed è riuscita a non far approvare, le deleghe per l´aumento da 200 milioni. 10 - I Segre e i futuri assetti di Banca Intermobiliare... Da "Il Sole 24 Ore" - I Segre che lanciano l'Opa su M&C. I Segre che lanciano l'Opa su Ipi. Anche se in larga parte finanziate a debito, le due acquisizioni costano alla famiglia fino a un massimo di 200 milioni di euro. È vero che le risorse della dinastia torinese guidate dalla signora Franca Segre sono difficili da misurare. Ma forse le due recenti mosse, aldilà della spettacolarità del doppio annuncio, hanno un significato strategico che vale per il futuro, sempre più in mano a Massimo Segre. Da tempo, i rapporti della famiglia con gli altri soci storici della Banca Intermobiliare erano tesi. La liason dei Segre con l'immobiliarista Danilo Coppola ha provocato più di una frizione dentro Bim, rompendo lo storico asse tra i Segre e le altre famiglie azioniste: i D'Aguì, i Giovannone, gli Scanferlin. E il recente asse siglato da questi ultimi con Veneto Banca ha, di fatto, messo in minoranza i Segre dentro Bim. La doppia Opa su M&C e Ipi pare il segnale di un divorzio annunciato. Certo, se davvero la signora Franca Segre avesse deciso di lasciare la banca sarebbe un piccolo evento. Non solo per la finanza torinese. (Al.G.) Danilo Coppola 11 - Rapinatori in mobilità per la crisi finanziaria... Da "Il Sole 24 Ore" - Non solo le imprese e gli onesti lavoratori soffrono per la crisi finanziaria. Perfino i ladri se la passano male. Secondo i dati diramati ieri dall'Ossif, cioè il centro di ricerca dell'Abi in materia di sicurezza, nel 2008 le rapine in banca sono diminuite del 27,3% (solo 2.160 "colpi"). Anche il malloppo è calato drasticamente: il bottino medio delle rapine è sceso sui minimi degli ultimi 10 anni a circa 20mila euro. Tanto che in totale i "colpi" del 2008 hanno fruttato 43,4 milioni di euro, registrando un calo del 24% rispetto al 2007. L'Abi sottolinea il lavoro fatto dalle banche per garantire la sicurezza, e annuncia di voler contrastare ulteriormente il fenomeno. Insomma: i ladri, se vogliono continuare a campare, dovranno prima o poi cercarsi un altro lavoro. Magari in banca: in fondo le conoscono bene... (My.L.) 12 - In Deutsche Italia l'era dei quarantenni... Da "Il Sole 24 Ore" - Continua il rinnovamento in Deutsche Bank Italia: dopo l'arrivo a ottobre 2008 di Flavio Valeri come chief country officer, ora la Banca ridisegna la struttura dei servizi retail, affidandosi a una nuova generazione di giovani manager. Tanto giovani, che la stessa banca sostiene oggi di aver conquistato «il primato in Italia del top management più giovane nel panorama delle banche commerciali». Promosso infatti un "tris" di quarantenni: Mario Cincotto diventerà responsabile delle attività retail, passando il testimone, come capo degli sportelli, a Roberto Mancone, già responsabile del segmento per le Pmi e i professionisti. Novità, infine, anche nel credito al consumo: Sebastiano Marulli, già responsabile della Popolare di Lecco, guiderà Prestitempo. (R.Fi.) Fabio Roversi Monaco 13 - Le Fondazioni in campo sul caso Intesa-Agricole... Da "Il Sole 24 Ore" - Rischio assembramento all'Antitrust per il caso del patto parasociale Agricole Generali,che coinvolge la governance di Intesa Sanpaolo. In fila all'Authority presieduta da Antonio Catricalà ci sono i due grandi soci Agricole e Generali che,dopo aver sospeso il patto fino al 30 giugno,ora cercano di rimodularlo secondo criteri accettabili. E soprattutto la banca, Intesa Sanpaolo,che sta mettendo a punto le motivazioni per tentare di evitare la sanzione che le deriverebbe dal patto siglato dai due grandi soci. Ora anche gli altri maggiori azionisti di Intesa Sanpaolo sono intenzionati a essere"auditi" dall'Antitrust.Per difendere la banca dall'iniziativa di Agricole e Generali. «Ci sono interessi tutelabili e che riteniamo debbano essere tutelati»,ha detto ieri il presidente della Fondazione Carisbo Fabio Roversi Monaco. ( R.Fi.) [10-06-2009]

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BANCHE: SACCOMANNI,QUALITA'CREDITO DESTINATA A PEGGIORARE (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

BANCHE: SACCOMANNI,QUALITA'CREDITO DESTINATA A PEGGIORARE (AGI) - Siena, 10 giu. - Il peggioramento della qualita' del credito e' fra i possibili effetti della recessione in corso: e' il monito lanciato dal direttore generale della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni nel suo intervento al ventunesimo Congresso nazionale della Fondazioni. "Alla crisi finanziaria e' seguita una profonda fase di recessione economica, che sta investendo anche il nostro Paese. Si registrano riflessi negativi sulla qualita' del credito, destinati inevitabilmente a crescere nel prossimo futuro", ha avvertito il numero due di via Nazionale. 10/06/2009 - 11:10

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3. (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

POLITICA 10-06-2009 Patrizia Toia (Pd) Sviluppare politiche comuni su rimpatri e flussi migratori DI PAOLO LAMBRUSCHI 1. Sono convinta che in tempi di crisi il welfare sia sempre più necessario. Non è finita l'epoca della copertura dei diritti sociali, sono invece cambiate le modalità di aiuto. Oggi è importante offrire garanzie nella flessibilità, assicurare che nei passaggi lavorativi il livello salariale sia garantito e tutelare i precari. Occorre ad esempio proteggere in tutta l'Ue le madri lavoratrici e le famiglie, anche quelle separate perché una separazione oggi può portare alla povertà. Anche se l'Europa non ha competenze dirette, l'integrazione ci porterà a fare raffronti e a cercare buone pratiche sociali. Se ad esempio la Francia adotta una politica della natalità, gli altri paesi, attraverso il metodo di coordinamento aperto, potranno adottare forme di avvicinamento, convergenza e indirizzo. La campagna elettorale mi ha detto che l'altra parola d'ordine è ' lavoro', sia per chi è stato licenziato che per chi si sente a rischio. Il lavoro è una delle forme di dignità della persona. Il paradosso politico è che questa crisi è figlia della cultura della deregolamentazione di destra, eppure l'elettorato, soprattutto i ceti popolari, punisce i partiti di sinistra in tutta Europa. Colpa nostra, non siamo riusciti evidentemente a comunicare, però nel nuovo Parlamento più spostato a destra non so quanto i poveri saranno una priorità. Ad esempio potrebbe non passare una proposta di welfare e sviluppo europeo, mentre si accentuerà la tendenza al protezionismo e al nazionalismo. Prevedo insomma maggiori difficoltà per trovare una via d'uscita dalla crisi economica e sociale, che va governata a livello continentale. 2. Molte questioni di carattere bioetico e biopolitico sono legate alla legislazione nazionale. Il diritto comunitario non ha competenze su queste materie ed è meglio a mio a avviso, per la sussidiarietà, che rimangano di competenza degli stati membri. Spesso sembra più rassicurante il centro destra su questi temi e in alcuni casi lo è, ma di fatto, anche nel partito popolare, esistono molte contraddizioni su queste tematiche. In realtà la difesa della vita dal concepimento alla morte passando per l'arco dell'esistenza è trasversale a tutte le famiglie politiche del Parlamento, non ci sono gruppi omogenei. Sono temi ancora lasciati alle convinzioni individuali. Del resto, se nel centrosinistra, su questioni come la fecondazione assistita, le posizioni dei cattolici sono minoritarie, nel centrodestra spesso prevale una visione economicista che male si concilia con la difesa, ad esempio, di poveri e disabili. Non credo che cambierà molto nel prossimo quinquennio. 3. Grazie ai parlamentari mediterranei l'Europa ha già deciso un approccio comune sulle politiche migratorie. Siamo partiti dai rimpatri, ora occorre agire sugli ingressi per contrastare la clandestinità e facilitare l'arrivo regolare pianificandolo in base alle esigenze. L'Ue deve prendere macro-decisioni comuni sui flussi, poi ogni Paese decida le quote nazionali. Occorre quindi fissare politiche comuni di integrazione e infine respingere chi resta nella clandestinità. Occorre lavorare con spirito europeo, facendosi tutti carico dei costi d'ingresso perché i confini italiani con l'Africa oggi sono europei. Va certo intensificata la cooperazione allo sviluppo, ma penso sia importante oggi sostenere l'Europa sempre, non solo quando serve e poi irriderla. L'integrazione regolata dalle leggi è infatti un altro modo non meno efficace peer sconfiggere l'insicurezza. E occorre ribadire che l'Europa difende i diritti umani e la legalità. Per tutti. Crisi: coperture sociali sempre necessarie, cambiano le modalità di aiuto

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Erdö: riconciliazione e solidarietà le grandi sfide dell'Unione europea (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

CHIESA 10-06-2009 Erdö: riconciliazione e solidarietà le grandi sfide dell'Unione europea DAL NOSTRO INVIATO A ZAGABRIA LUIGI GENINAZZI iurista, intellettuale e uomo dell'Est, il cardinale Peter Erdö non si tira indietro se c'è da parlare dell'Europa. Soprattutto da quando, nell'ottobre del 2006, è stato nominato presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee ( Ccee) che riunisce i rappresentanti di 33 Paesi, ben oltre i confini della Ue. 57 anni, arcivescovo di Esztergom- Budapest e primate d'Ungheria, il cardinale Erdö ha uno sguardo al tempo stesso critico e appassionato sull'Unione europea. All'indomani delle elezioni per l'Europarlamento ci ha concesso un'intervista, a margine dell'incontro organizzato dalla Ccee sulla crisi finanziaria globale. Eminenza, cosa l'ha più colpita del recente voto europeo? Non posso parlare di sorpresa perché era largamente previsto. E tuttavia l'elevato tasso d'astensionismo rimane certamente un fatto preoccupante, anche perché tende ad aumentare ad ogni tornata elettorale europea. Tutti i commentatori parlano di disaffezione. Ma forse c'è dell'altro. E sarebbe? Un astensionismo così massiccio sta ad indicare che la complessità della politica, soprattutto quella europea, impedisce lo sviluppo del senso di responsabilità dei cittadini che sembrano incapaci d'orientarsi. E così, in mancanza di una sufficiente conoscenza di sistemi sempre più complicati, si torna ai meccanismi più primitivi del comportamento sociale. Il ' non so' diventa il ' non m'interessa'. O, ancor peggio, ' sono contro', come dimostra la crescita dei movimenti antieuropeisti d'estrema destra. Come giudica la forte affermazione del Ppe? È il segno che, nonostante tutto, fra la gente c'è un grande bisogno di tornare ai valori tradizionali ed agli ideali che hanno dato avvio alla costruzione europea. Speriamo che i neoeletti al Parlamento di Strasburgo si comportino in modo responsabile e G coerente con quelle aspirazioni popolari. Sta insinuando qualche dubbio? No, non sono affatto un ipercritico del parlamento europeo, tanto meno del partito popolare che ha cercato di mantenere l'ispirazione cristiana dei padri fondatori. I politici rispecchiano solitamente le condizioni di una società e se la maggioranza dei cittadini europei pratica l'indifferentismo religioso non sarà certo l'Europarlamento a cambiare le cose. È compito di noi credenti rafforzare la presenza del cristianesimo nella società e testimoniare che la fede è una chance per tutti. Nel messaggio che lei, in qualità di presidente della Ccee, ha inviato ai neodeputati europei, ha espresso l'augurio che l'Europa riprenda la sua vocazione originaria. Ha ancora senso questo richiamo dopo che la Ue ha rifiutato di menzionare nel suo testo costituzionale le radici cristiane? L'Europa è ben più di uno spazio geopolitico o di un mercato unico, è una realtà spirituale e culturale che affonda le sue radici nel cristianesimo. Ce lo ricordava sempre Giovanni Paolo II, ce lo ripete Benedetto XVI. Scriverlo in un testo giuridico è importante, ma non è sufficiente: dipende molto da come viene percepito e vissuto dal contesto sociale. Per questo dico che la questione delle radici cristiane dell'Europa è un tema sempre attuale e poggia sulla responsabilità dei credenti. A suo avviso quali sono le sfide più grandi che attendono l'Unione europea? Ne vedo almeno due. La prima è la riconciliazione fra i popoli del Centro Europa, un processo che è iniziato con il 1989 ma che ha davanti a sè una strada molto lunga. Noi stiamo cercando di farlo tra ungheresi e slovacchi, ma è un discorso che va oltre i confini attuali della Ue, basti pensare ai Balcani che sono stati insanguinati da guerre fratricide. La seconda grande sfida è la solidarietà sociale che in questi tempi di crisi economica rappresenta un compito ineludibile per l'Unione europea. Il suo Paese, l'Ungheria, è tra i Paesi più colpiti dalla crisi. Qual è il suo giudizio? Siamo la nazione più indebitata di tutta l'Unione Europea, lo eravamo già per il pesante fardello ereditato dal regime comunista che adesso si è aggravato. La cosa più grave è che il nostro patrimonio nazionale è in gran parte in mani straniere, perché l'ultima generazione dei funzionari del vecchio regime l'ha svenduto per conservare le sue posizioni. Tutto questo ha provocato pesanti conseguenze non solo economiche ma anche psicologiche e culturali: la proprietà privata non ha riguadagnato legittimità morale, si è svalutato nella coscienza della gente il concetto di lavoro ed anche quello di democrazia. Noi, come Chiesa, dobbiamo ricostruire il sentimento del bene comune, e inoltre siamo chiamati ad aiutare tante famiglie che non sanno come tirare avanti. «Un astensionismo così massiccio sta ad indicare che la complessità della politica impedisce lo sviluppo del senso di responsabilità dei cittadini». «È compito di noi credenti rafforzare la presenza del cristianesimo nella società e testimoniare che la fede è una chance per tutti»

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Dalla Dottrina sociale una etica (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

CHIESA 10-06-2009 Dalla Dottrina sociale una «bussola» etica DAL NOSTRO INVIATO A ZAGABRIA C he alla radice della crisi finanziaria globale ci sia una questione etica lo dicono ormai tutti gli economisti. Che ne parlino i vescovi dunque non è poi così strano. Con un'avvertenza, lanciata fin dall'inizio dell'incontro dei 34 rappresentanti di 21 Conferenze episcopali europee che si occupano di problemi sociali: «La dottrina sociale della Chiesa non è moralismo ma l'indicazione di principi e valori senza cui l'economia non può reggersi». Lo dice monsignor Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio «Giustizia e pace», aprendo i lavori del convegno Crisi economicofinanziaria: disperare? E- sperienze, iniziative, problemi e risposte della Chiesa in Europa, svoltosi ieri nella capitale della Croazia. L'incontro, promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), si è tenuto presso l'I- stituto pastorale dell'arcivescovado di Zagabria, a due passi dalla Cattedrale dove è sepolto l'eroico cardinale perseguitato dal regime di Tito, il beato Alojzje Stepinac. I contributi della Chiesa cattolica a un'approfondita riflessione sulla crisi globale sono ormai numerosi e sono stati riassunti da monsignor Crepaldi che ha messo a tema l'urgenza di un nuovo patto finanziario internazionale. «Se il 2008 è stato l'annus horribilis per la finanza e l'economia nota il segretario di 'Giustizia e pace' va aggiunto che l'annata è stata ancora peggiore per i poveri», anche per la conseguenza nefasta del taglio dei fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo. «L'economia non si salva da sé», dice l'esponente va- ticano sottolineando la necessità di recuperare il principio di sussidiarietà nel campo dell'attività finanziaria che dovrebbe essere finalizzata all'economia reale e non viceversa com'è tragicamente accaduto. Sul principio della sussidiarietà insiste anche il presidente della Compagnia delle opere, Bernhard Scholz, il cui intervento intreccia in modo suggestivo analisi economicofinanziarie e riflessioni filosofico-letterarie, tra citazioni di Premi Nobel come Scholes e Merton che hanno sbagliato tutte le loro previsioni e di Thomas Eliot che profeticamente parlava della modernità come del tentativo di creare «un sistema talmente perfetto che più nessuno avrebbe avuto bisogno di essere buono». Scholz mette in guardia dal rischio di passare da un capitalismo selvaggio a nuove forme di statalismo mentre invece si tratta di riprendere il concetto originario dell'impresa, una «company», nell'etimologia anglosassone, vale a dire «una comunità, una compagnia che ha come scopo di durare nel tempo per creare benessere in modo continuo e affidabile, e non già una merce che dev'essere sfruttata e poi eventualmente venduta». Insomma l'attuale crisi non è un problema di strumenti e di metodi, ma di obiettivi e di finalità. E dunque è una questione culturale che coinvolge il senso del lavoro e del profitto, dell'uomo e della società. Tutto questo rappresenta una grande sfida per i cristiani. In primo luogo per i vescovi che devono essere «profeti di giustizia e difensori dei poveri», ricorda il cardinale ungherese Peter Erdö, presidente del Ccee. Nell'incontro si è parlato anche di problemi specifici, quali l'aumento della disoccupazione e il diffondersi delle proteste in Europa, e si è discusso delle possibili iniziative in campo sociale da parte delle Conferenze episcopali, come la colletta il «Prestito della speranza» organizzata in Italia dalla Cei. Ed è stata confermata ai giornalisti la data della prossima pubblicazione dell'enciclica sociale di Benedetto XVI «Caritas in veritate»: sarà il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo. Luigi Geninazzi Ieri a Zagabria l'incontro dei vescovi europei sulla crisi economica. Crepaldi: «I poveri le prime vittime. La finanza riscopra il principio di sussidiarietà»

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Basilea, coefficienti poco significativi (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

Borsa & Mercati mediobanca Basilea, coefficienti poco significativi I coefficienti di solvibilità di Basilea si sono dimostrati poco significativi di fronte alla crisi e non hanno lasciato presagire gli imminenti problemi delle banche, tanto che molte di quelle che nel giro di pochi mesi avrebbero avuto bisogno del sostegno pubblico erano fino al giugno 2008 tra le migliori in termini di core capital ratio. I limiti dei coefficienti di Basilea emergono dall'indagine di R&S di Mediobanca sulle maggiori banche internazionali nel periodo 1998-2008, che evidenzia origini ed effetti della crisi finanziaria tutt'ora in corso. del 10-06-2009 num.

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Crisi: lavorare meno, lavorare tutti. Ecco il piano dell'Ue (sezione: crisi)

( da "Panorama.it" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

- Economia - http://blog.panorama.it/economia - Crisi: lavorare meno, lavorare tutti. Ecco il piano dell'Ue Posted By redazione On 3/6/2009 @ 17:26 In Headlines, NotiziaHome | No Comments Diciannove miliardi di euro provenienti dal [1] Fondo sociale europeo per sostenere l'occupazione nel biennio 2009-2010 e almeno 500 milioni di euro (100 milioni prelevati dal bilancio Ue esistente più i fondi di altre istituzioni finanziarie internazionali come la Bei) per la creazione di un nuove strutture di microcredito necessarie a favorire la nascita di nuove imprese. Sono due delle misure principali del [2] cosiddetto "Piano europeo di ripresa sociale" prospettato oggi dal presidente della commissione Ue [3] Josè Manuel Barroso, che andrà il 18 e 19 giugno sul tavolo del [4] Consiglio europeo ([5] qui il .pdf in inglese). L'obiettivo, ha spiegato Barroso, è "affrontare l'emergenza occupazione con la stessa determinazione con cui si è affrontata la crisi finanziaria ed economica". Ma accanto a queste due misure, Bruxelles ha chiesto anche un impegno di imprese e governi a creare 5 milioni di contratti di apprendistato in tutta l'Ue per i giovani, aiuti immediati ai senza lavoro per evitare rischi di lunga disoccupazione, incentivi di assunzione e promozione di opportunità per chi ha bassa qualifica. "L'impatto della crisi sul lavoro è la nostra principale preoccupazione" ha sottolineato Barroso "e sarebbe un grave errore per l'Europa voltare le spalle a questa emergenza. Perché non ci potrà essere alcuna ripresa dell'economia in un quadro di collasso sociale". Anche se "questa crisi è nata nel settore finanziario" ha continuato il presidente della commissione Ue "le sue ripercussioni riguardano oggi ognuno di noi" e di fronte alla crescita della disoccupazione "l'Europa non può limitarsi a fare da osservatore". Ecco perché Bruxelles ha esortato gli Stati membri sia a "favorire l'occupazione attraverso la formazione e il lavoro a tempo parziale" che "garantire un aiuto immediato ai disoccupati", per esempio "con proposte finalizzate a offrire tempestive opportunità di formazione o lavoro a ciascun disoccupato: entro un mese per i giovani di età inferiore ai 20 anni, entro due mesi per quelli sotto i 25 anni, entro tre mesi per quelli sopra i 25 anni". Quanto ai 19 miliardi destinati dal Fondo sociale europeo, Barroso ha osservato come "sia per il lavoratore che per le imprese, sia più utile ridurre l'orario di lavoro mantenendo i posti di lavoro e facendo ricorso, se possibile, alla formazione professionale. Anche perché il costo del licenziamento è molto maggiore".

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EDITORIA: FILIERA CARTA AL SENATO, SITUAZIONE GRAVE (sezione: crisi)

( da "Prima Comunicazione" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

- Prima Comunicazione - http://www.primaonline.it - EDITORIA: FILIERA CARTA AL SENATO, SITUAZIONE GRAVE Prima Comunicazione, 10/06/2009 EDITORIA: FILIERA CARTA AL SENATO, SITUAZIONE GRAVE SERVONO INTERVENTI URGENTI A TUTELA COMPETITIVITA' ROMA (ANSA) - ROMA, 10 GIU - E' grave il quadro delineato dalla Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione oggi in audizione al Senato: i rappresentanti della Filiera chiedono interventi operativi urgenti a tutela della competitività delle imprese anche per l'alto rischio occupazionale. Dopo l'incontro dello scorso 20 maggio con la Commissione Industria del Senato i rappresentanti di Acimga (produttori di macchine grafiche), Aie (editori di libri), Anes (editoria periodica specializzata), Argi (distributori di macchine, sistemi e prodotti per il settore grafico), Asig (stampatori di giornali), Assocarta (produttori di carta), Assografici (industrie grafiche, cartotecniche e trasformatrici) e della Fieg (editori di quotidiani e di periodici) hanno illustrato oggi, nel corso di un'audizione al Senato - spiega una nota -, proposte operative di politica industriale a sostegno di una Filiera che ha un fatturato di circa 40 miliardi di Euro e pesa per il 5% in termini di addetti sull'occupazione complessiva (con un livello occupazionale pari a quello del settore auto). Il quadro delineato oggi dai rappresentanti dei settori Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, nel corso dell'audizione, è segnato dal grave impatto che la crisi finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008 (-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di ben 3.533 addetti nel corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in questa prima parte dell'anno in corso: dal crollo verticale degli investimenti pubblicitari sulla carta stampata (-25,8% nel primo trimestre 2009 - Fonte Nielsen Media Research), agli ulteriori accentuati cali del fatturato fino a picchi del 30% ed un ricorso alla cassa integrazione che nei primi 5 mesi subisce un'impennata del 190%. A tutela della Filiera Italiana Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, i rappresentanti delle otto associazioni della Filiera hanno chiesto interventi per l'attuazione di iniziative mirate a favorire gli investimenti in pubblicità e comunicazione delle imprese, la riattivazione del credito d'imposta per l'acquisto di carta, una maggiore promozione della cultura anche attraverso l'adozione di sistemi di defiscalizzazione per l'acquisto di libri, in particolare di libri di testo, la difesa del diritto di autore e una "strutturale" detassazione degli utili reinvestiti in azienda per l'acquisto di beni strumentali nel periodo d'imposta. I rappresentanti hanno inoltre richiesto interventi urgenti mirati alla liberalizzazione del mercato energetico, in particolare per le cartiere, dove il costo dell'energia sul costo di produzione della carta può pesare dal 20% sino al 35% mentre i competitori europei sono tutelati da sconti e aiuti di Stato.

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I PECCATORI TORNANO A PECCARE - FINITI I TEMPI CUPI, LE BANCHE RIPRENDONO A INVENTARE PRODOTTI SIMILI A QUELLI CHE HANNO PROVOCATO LA CRISI GLOBALE E A VENDERLI CON COMMISSIONI IMP (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 10-06-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> I PECCATORI TORNANO A PECCARE - FINITI I TEMPI CUPI, LE BANCHE RIPRENDONO A INVENTARE PRODOTTI SIMILI A QUELLI CHE HANNO PROVOCATO LA CRISI GLOBALE E A VENDERLI CON COMMISSIONI IMPLICITE (CIOè DIFFICILMENTE RICONOSCIBILI) ALTISSIME… Gianni Gambarotta per "Il Foglio" Bernard Madoff "Come prima, più di prima", gorgheggiava agli inizi degli anni Sessanta Tony Dallara, capostipite degli urlatori nazionali. Lo stesso refrain - magari con minor foga, ma con identica convinzione - lo canticchiano in questi giorni i top manager della grandi banche italiane. Perché questa ritrovata allegria? Perché sono finiti i tempi cupi e le banche hanno potuto riprendere la loro vecchia passione: inventare prodotti cosiddetti strutturati, in tutto simili a quelli che hanno provocato la crisi, e venderli a tutta forza alla clientela, con commissioni implicite (cioè difficilmente riconoscibili) altissime. Bernard Madoff da Il Sole 24 Ore E' una svolta recente, iniziata poco più di un mese fa. Un primo segnale c'è gia stato: sabato 6 giugno, una lettera pubblicata sull'inserto Plus del Sole 24 Ore e firmata "Un bancario in crisi" raccontava che gli istituti di credito ormai piazzano "soltanto polizze, certificati di investimento e qualunque altra invenzione finanziaria che abbia come unica caratteristica inderogabile quella di staccare una maxi-commissione di almeno il 10 per cento, e subito". La casa di Madoff nell'upper East Side Che cosa sta succedendo? Bisogna andare con ordine e partire dal settembre 2008 quando, con il fallimento della Lehman Brothers, si è aperta ufficialmente la più grave crisi finanziaria della storia dopo quella del 1929. Da quel giorno e per diversi mesi le banche sono state a un passo dal fallimento e avevano bisogno (oltre che del sostegno dei governi, puntualmente arrivato) di portare a casa liquidità a qualunque costo. Così hanno mandato ai risparmiatori terrorizzati dalla bufera che stava falcidiando i loro capitali un messaggio preciso: "Uscite da qualsiasi investimento e rifugiatevi nelle nostre obbligazioni. Non rendono granché, attorno al 2,5 per cento, però almeno così mettete al riparo i vostri denari." Il messaggio è stato recepito, gli investitori hanno lasciato i fondi comuni e simili (che infatti hanno subìto crolli nella raccolta mai conosciuti prima) e hanno sottoscritto normali obbligazioni bancarie (oltre a Bot e Cct). Si trattava di prodotti che facevano guadagnare poco a chi li comprava e a chi li vendeva. Ma pazienza: di fronte a mercati abbonati ai ribassi andavano bene. Primum vivere. Wall Street ORA CHE IL TERRORE È PASSATO Poi il terrore è passato. Le banche hanno visto che avrebbero evitato la bancarotta e i loro manager il patibolo. E hanno incominciato, discretamente, a recuperare dai cassetti qualcuna delle formule del bel tempo passato. Fra le prime si sono mosse Intesa e Popolare di Milano che hanno offerto tramite la loro rete obbligazioni subordinate come le cosiddette lower tier 2 che contengono un'opzione e nascondono una buona dose di rischio difficile da valutare per un normale risparmiatore. Sono però prodotti che rendono bene a chi li sottoscrive (appunto perché c'è un margine di rischio), ma soprattutto a chi li emette. E questo è stato l'assaggio. Poi, da aprile, ci si è messi a tavola. La Borsa nel giro di qualche settimana ha recuperato attorno al 30 per cento rispetto ai minimi raggiunti poco prima. E con questo trend, dopo tanta penitenza, si sono incontrate combinandosi armoniosamente due correnti psicologiche ugualmente vigorose: la clientela voleva rifarsi delle perdite così severe subite per tanto tempo; le banche volevano tornare a fare utili. Per essere più concreti e precisi, le banche dovevano (devono) riprendere a guadagnare. I top manager hanno l'esigenza assoluta di recuperare la bella abitudine di remunerare gli azionisti con rendimenti decenti. Perché se non lo fanno le loro poltrone diventano davvero a rischio: pensate che le fondazioni bancarie, le cui uniche risorse sono i pacchetti degli istituti di credito, accetteranno a lungo dividendi scheletrici o addirittura nulli? Non lo faranno. Wall Street Dunque i signori che stanno seduti ai piani alti devono darsi da fare per guadagnare, guadagnare e ancora guadagnare. E qual è il modo più semplice per farlo? Non certo con gli impieghi, cioè i prestiti alle imprese, visto che l'economia va ancora come può. No, la strada maestra è quella dell'intermediazione. E così si sono riaperte le officine di ingegneria finanziaria e ci si è rimessi a sfornare prodotti strutturati che mettono assieme obbligazioni, opzioni e altro. Più o meno gli stessi che in passato erano stati soprannominati "le salsicce", appunto perché hanno dentro tanti ingredienti, e per anni sono piaciuti molto ai palati degli investitori (pagavano buoni interessi) e a quelli dei banchieri (garantivano ottime commissioni, decisive per i bilanci e i bonus di fine anno). Due categorie di golosi, gli uni e gli altri. Ma la golosità, è noto, è uno dei sette peccati capitali e i peccati, prima o poi si pagano. Però le pene, almeno nei mercati, si dimenticano presto. E i peccatori tornano a peccare. E infatti rieccoli. Le banche stanno mettendo alla frusta le loro reti di vendita, con l'ordine di piazzare quanto più possibile prodotti fatti in casa. I budget sono settimanali: ogni venerdì, qualsiasi filiale, qualsiasi operatore di Borsa deve aver raggiunto un certo risultato. Wall St "Ci sentiamo il fiato sul collo come non succedeva più da tempo - ha raccontato al Foglio uno di loro - E' evidente che i vertici vogliono recuperare i tanti mesi di segni negativi e cercano di ottenere il massimo dall'intermediazione. Quindi pretendono che noi mettiamo nei portafogli prodotti che permettono alle banche di incassare commissioni alte e immediate". Ai risparmiatori così vengono offerti non titoli di stato oppure normali obbligazioni, ma appunto le nuove salsicce che sono confezionate benissimo, sono attraenti, invitanti. Difficile resistere. Diceva ancora la lettera del "bancario in crisi" pubblicata da Plus: "Oggi un bancario non è un consulente, ma un venditore: e si è mai visto un venditore che non vende? Tempo fa, per esempio, un cliente doveva allocare circa 300 mila euro: non sono andato oltre 20 mila euro di ‘prodotti della casa', il resto obbligazioni governative: coscienza pulita, cliente soddisfatto e tranquillo, diretto superiore che non ha usato mezze parole per manifestarmi il suo disappunto". [10-06-2009]

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Alla Sda macroeconomia per manager (sezione: crisi)

( da "Bollettino Università & Ricerca" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Università "Bocconi" Alla Sda macroeconomia per manager Sda Bocconi propone al top management aziendale un programma incentrato sui meccanismi di trasmissione delle crisi. Per leggerne l’evoluzione e anticiparne la conclusione. Un effetto collaterale della crisi è la maggiore domanda di cultura economica da parte dei grandi manager, che si sono resi conto dell’importanza dei meccanismi macroeconomici per l’andamento delle aziende. La Sda Bocconi ha pensato, perciò, per la prima volta, di proporre al top management aziendale un corso di macroeconomia incentrato sulla crisi finanziaria (The 2008 Financial Crisis and its Implications, 22 e 23 giugno 2009, info 02.5836.6791). “I mutui subprime americani che hanno scatenato tutto quello che abbiamo visto negli ultimi mesi avevano un valore pari solo al 3% della capitalizzazione di borsa americana”, spiega Carlo Favero, coordinatore del programma e docente dello stesso insieme a Francesco Giavazzi e Roberto Perotti. “Quelli da comprendere sono perciò i meccanismi di trasmissione che hanno portato al contagio di tutto il settore finanziario e poi dell’economia reale”. Il corso aiuterà i decisori aziendali a comprendere la prociclicità del leverage del sistema bancario e a capire le implicazioni della crisi per economie diverse come quelle sviluppate e quelle emergenti. “Per i manager sarà importante valutare le conseguenze della nuova, elevatissima avversione al rischio e l’efficacia degli interventi di politica monetaria e fiscale”, spiega ancora Favero. Infine, si capirà come leggere i segnali e gli indicatori resi disponibili giorno per giorno, per interpretare l’evoluzione della propensione al rischio. “Nel pieno del panico”, spiega Favero, “una di queste misure, la volatilità implicita nelle opzioni, ha raggiunto valori anche otto volte più alti della norma”. >> Un altro effetto collaterale della crisi, al centro di alcune riflessioni del programma per i manager, è l’accresciuta consapevolezza dell’interdipendenza tra le economie e del fatto che essa, nei momenti più critici, aumenti ancora. “L’avversione al rischio, per esempio, ha fatto sì che molti paesi dell’Est Europa avessero problemi a finanziare il loro debito pubblico”, sostiene Favero, “e che il differenziale tra Bund e titoli di stato italiani si allargasse, pur senza cambiamenti nei fondamentali economici dei due paesi. Ma non solo: in alcuni casi il meccanismo di trasmissione è stato diverso. L’Egitto, che aveva subito una crisi finanziaria simile all’attuale pochi anni fa, riteneva di potersene chiamare fuori. E, invece, la crisi dei paesi avanzati ha inaridito il flusso di investimenti diretti e precipitato anche l’economia egiziana nella recessione”. BUR.IT 11.06.09

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Mantovabanca investe sul territorio L'utile 2008 a quota 2,9 milioni di euro (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Mantova, La" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

di Corrado Binacchi Mantovabanca investe sul territorio L'utile 2008 a quota 2,9 milioni di euro Crescono raccolta e impieghi, trend positivo per il margine di intermediazione Solazzi resta al timone Una banca che cresce nonostante un anno caratterizzato da grande incertezza economica, e che conferma la volontà di giocare un ruolo da protagonista nel territorio in cui opera. Alla presenza di oltre 800 soci l'assemblea di Mantovabanca 1896 ha approvato il bilancio 2008, che si chiude con un utile di 2,9 milioni di euro, confermando Romano Solazzi alla presidenza dell'istituto di credito. «Siamo un vero interlocutore finanziario per migliaia di famiglie ed imprese - ha detto il presidente presentando la relazione ai soci - siamo una banca che dà e raccoglie fiducia, a dimostrazione che il localismo e un'adeguata dimensione sono inscindibili per una corretta attenzione ai problemi e alle necessità di persone e aziende». «Siamo una banca - ha sottolineato ancora il presidente Solazzi - che non può essere definita locale solo in funzione della delimitazione territoriale nella quale esplichiamo la nostra attività, piuttosto per il particolare rapporto che riusciamo ad instaurare con le comunità locali in cui operiamo». Un legame, insomma, sempre più forte, che si consolida anno dopo anno anche grazie all'importante allargamento della base societaria (1988 soci nel 2008 rispetto ai 1595 del 2007). Solazzi ha affrontato anche i temi legati alle crisi finanziaria globale, rivendicando funzione e ruolo delle piccole banche rispetto ai grandi gruppi. «In questo contesto - ha evidenziato - le banche di credito cooperativo hanno visto confermata la solidità e l'efficacia del loro modello di business». E i numeri del 2008? Le filiasi sono 17 (+ 1 rispetto al 2007), 183 i dipendenti (+4), raccolta diretta in crescita del 5,73% (a quota 1.121 milioni di euro), in aumento anche gli impieghi (+13,98%) a quota 938 milioni. Trend positivo anche per margine di intermediazione (+10,03% a quota 33 milioni e 766mila euro) e patrimonio netto (127 milioni, +1,21%). L'utile di esercizio è di 2,9 milioni di euro, con un calo di 2,1 milioni rispetto al 2007. L'assemblea ha confermato Solazzi alla presidenza del consiglio di amministrazione (che resterà in carico fino al 2011) e Piero Emilio Sbarra alla vicepresidenza. Restano in consiglio Marcellina Bertolinelli, Andrea Bombana, Irma Pagliari, Damiano Pedrazzani e Giorgio Pistoni. Al posto di Antonio Defranceschi e Alberto Scandolara i soci hanno eletto in cda Giancarlo Bianchini (di Porto Mantovano, già membro della Consulta soci) e Claudio Carra, geometra di Bagnolo San Vito. Confermato il collegio sindacale, con Carlo Zaltieri (presidente), Carlo Bettoni e Gianpaolo Tosoni.

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Per CoopLat fatturato 2008 oltre i 70 mln (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Per CoopLat fatturato 2008 oltre i 70 mln da Finanza&Mercati del 11-06-2009 CoopLat, la più grande cooperativa toscana del settore dei servizi e tra le principali anche a livello nazionale, ha discusso il bilancio di esercizio 2008. Un bilancio risultato positivo, in linea con le previsioni di budget, che attesta il buono stato di salute della cooperativa e acquista ulteriore importanza e significato a fronte della grave crisi finanziaria ed economica che investe l'Italia, l'economia europea e quella del mondo intero. Per il 2008 infatti il valore della produzione CoopLat ha superato i 70 milioni di euro. Positivo anche il dato dell'occupazione: gli addetti, attivi nelle principali città toscane, oltre che in numerose sedi in tutta Italia, sono 2.124 (al 31 dicembre del 2008), con una crescita di 40 unità rispetto al 2007. Una performance aziendale che conferma la validità l'attualità dei valori fondanti della cooperazione: solidarietà, mutualità, democrazia, intergenerazionalità. Viene inoltre ribadita senza tema di smentita la capacità dell'impresa cooperativa, in un momento in cui vengono diffusi dati preoccupanti sull'occupazione, di saper dare una risposta concreta alle richieste di lavoro di uomini e donne, italiani e stranieri. L'occupazione in CoopLat è infatti per oltre il 90% a tempo indeterminato, e i lavoratori stranieri sono oltre il 10 per cento.

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Alla Sec poteri sugli stipendi dei manager (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Primo Piano data: 11/06/2009 - pag: 2 autore: Alla Sec poteri sugli stipendi dei manager L'amministrazione Obama intende concedere alla Security and Exchange Commission (Sec), la Consob americana, il potere di dare agli azionisti delle società più voce in capitolo sugli stipendi dei manager. Lo ha reso noto ieri il segretario al Tesoro, Timothy Geithner. «Questa crisi finanziaria ha molte cause significative, ma le pratiche retributive dei manager sono state un fattore che ha contribuito», ha detto Geitner a margine di un incontro con la presidente della Sec, Mary Schapiro, e il membro del board della Federal Reserve Daniel Tarullo. Geithner ha spiegato che chiederà al Congresso di approvare due proposte di legge che daranno alla Sec il potere di costringere le compagnie a concedere agli azionisti il diritto di voto non vincolante sulle retribuzioni e a costituire commissioni interne sugli stipendi che fissino i tetti massimi retributivi e siano indipendenti dal management. Per quanto riguarda i manager delle società che hanno ricevuto finanziamenti nell'ambito del programma Tarp (ossia il fondo di salvataggio messo in campo da Washington), un funzionario della Casa Bianca ha rivelato che verrà nominato un responsabile che avrà il potere di bloccare i compensi eccessivi deliberati a favore dei manager.

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Cammarata sfida Lombardo: azzero la Giunta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-06-11 - pag: 19 autore: Lo scontro con l'Mpa. Si apre il caso Palermo Cammarata sfida Lombardo: azzero la Giunta Giuseppe Oddo PALERMO. Dal nostro inviato Chiede 100 milioni al governo, il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, per far fronte alla crisi finanziaria delle partecipate comunali e rilanciare l'iniziativa in campo sociale. E nello stesso tempo minaccia di «azzerare » la giunta per «ripartire con nuove forze». In Sicilia, tra le componenti del centro-destra, il livello dello scontro è aumentato, soprattutto dopo il deludente risultato elettorale delle europee. Da un lato l'area Schifani-Alfano (Pdl), in cui si colloca Cammarata; sul fronte opposto l'asse formato dal sottosegretario Gianfranco Micciché (Pdl) e dal presidente della Regione, Raffaele Lombardo (Mpa); e sempre più debole ma intenzionato a non mollare la presa, l'Udc. Dopo il calo subìto alle europee, compensato solo in parte dal miglior esito delle ammini-strative, ora si cerca il capro espiatorio. E Cammarata, contro cui si levano voci critiche per essersi lasciato scappare di mano la situazione a ridosso delle elezioni, adesso che l'emergenza rifiuti sembra superata, torna a farsi sentire, ricordando gli impegni per l'occupazione assunti dal Comune d'intesa con il governo nazionale. «In questi cinque anni abbiamo fatto scelte condivise con la maggioranza e con il presidente Berlusconi, che hanno portato alla stabilizzazione del precariato », ha detto il sindaco nel corso di una conferenza stampa. Un sforzo impari per il Comune, ha spiegato Cammarata, che richiede somme aggiuntive. «E, siccome non c'è stata una volta che il presidente Berlusconi non abbia mantenuto un impegno, sono certo che mi darà risposte per il breve ed il medio termine». Altrimenti al Comune mancheranno le risorse per realizzare i propri obiettivi. Il 31 maggio sono scaduti i termini per l'approvazione del bilancio di previsione ed è entrato in vigore il regime di gestione provvisoria che consente di far fronte solo alle spese obbligatorie, mentre Palazzo delle Aquile ha bisogno di mezzi freschi per arginare e non restare coinvolto nel dissesto dell'Amia, la società per la raccolta dei rifiuti. «Siamo con le carte in regola - prosegue il sindaco- ma la città ha la necessità di continuare la sua azione di crescita e io non ho nessuna intenzione di galleggiare per tre anni. Mi batterò con tutte le forze perché questo progetto sia garantito. Su questo voglio la solidarietà del mio partito, della mia maggioranza. Chi non sarà con me in questa battaglia sarà contro la città e contro i palermitani. Auspico che il governo regionale mostri amicizia nei confronti di Palermo». Non è un cambio di maggioranza quello che ha in mente Cammarata, ma un'operazione che porti il centro-destra a ricompattarsi su un nuovo programma. «Chi vorrà partecipare alla realizzazione di questo programma sarà all'interno del governo della città - declama chi non vorrà sarà fuori. Mi riferisco a tutte le componenti della maggioranza». Traduzione: tutti quelli che nella maggioranza vorranno sostenermi nei confronti del governo nazionale e regionale per attrarre risorse su Palermo ben vengano. Gli altri li considero fuori. Micciché e Lombardo sono avvertiti. Soprattutto Lombardo. Il quale ha azzerato la giunta regionale prima delle elezioni espellendo gli uomini dell'Udc e aprendo un confronto molto duro con il Pdl. I rapporti tra Cammarata e l'Mpa si sono irrigiditilo scorso anno in occasione dell'approvazione del bilancio comunale, dopo la cacciata dei due assessori del Mpa dalla giunta. Ora il sindaco auspica «che si possa trovare le ragioni per stare insieme tutti e che il governo regionale mostri amicizia alla città di Palermo. Chi dice che l'Mpa non debba far parte del prossimo governo della città?». Un messaggio che Lombardo sta già soppesando. Alle 19 di ieri s'è riunito a Palermo lo stato maggiore del Mpa per valutare i pro e i contro di un eventuale rientro nella giunta Cammarata. Un accordo che presuppone, però, un'intesa parallela per il governo regionale. Dove nella tarda serata di ieri si è aperto uno spiraglio: il governatore ha confermato otto assessori uscenti attrbuendo loro 11 deleghe su 12 e mantenendo per sé l'interim alla famiglia. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA CRISI IN REGIONE Il sindaco chiede all'esecutivo 100 milioni. Intanto il governatore assegna a otto assessori 11 deleghe su 12 Diego Cammarata AGF

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Più sostegno dalla leva fiscale (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-06-11 - pag: 25 autore: INTERVISTA Federica Guidi Presidente Giovani imprenditori di Confindustria «Più sostegno dalla leva fiscale» A Santa Margherita Ligure l'industria presenta un piano per lo sviluppo Nicoletta Picchio ROMA Non c'è crescita senza investimenti. E le aziende sono pronte a rimboccarsi le maniche, spingendo sull'innovazione, sulla ricerca. Rafforzando il proprio patrimonio, per essere più forti sui mercati. Ma perché questo possa accadere, con l'intensità necessaria per affrontare una crisi così profonda,per Federica Guidi c'è bisogno che anche il governo scenda in campo. Con una mossa che per le aziende è determinante: ridurre il peso del fisco. «Se vogliamo uscire dalla crisi prima e meglio bisogna rimodulare lapressione fiscale a vantaggio delle imprese. Non è un aiuto o un regalo:il beneficio è per l'intera economia. Ci saranno effetti positivi sull'occupazione e quindi sui consumi». è la proposta che la presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria lancerà domani pomeriggio, aprendo il convegno di Santa Margherita Ligure, intitolato "Dopo! La crisi, l'Italia e come prepararsi per ripartire". Uno sguardo al futuro, che la Guidi immagina in positivo: «Il capitalismo non è finito, le imprese hanno voglia di reagire e di restare sul mercato. E sono convinta che ce la faranno. Ma bisogna favorire questo scatto ». Un taglio alle tasse: ma come si concilia con i conti pubblici? Le misure che abbiamo in mente e che presenterò nel dettaglio nella relazione abbracciano un arco di tempo che va dal 2010 al 2012, il periodo che dovrebbe essere necessario per far ripartire appieno il paese. Penso ad una rimodulazione fiscale che si possa anche autofinanziare a mano a mano che le aziende riprenderanno a crescere e a fare utili. E che si incrocia con i principi del federalismo fiscale. Non sarà però a costo zero Ci sarà un impatto sulla finanza pubblica, ma crediamo possa essere limitato. E comunque, ripeto, non si tratta di un aiuto: non è questo lo spirito delle nostre proposte. è un modo per ridare fiato all'economia, accelerando la ripresa. Tra le misure ribadirete la detassazione degli utili reinvestiti. Ma il ministro Tremonti ha già detto che se ne potrà parlare quando la situazione economica sarà migliorata. Insisterete? Certamente. Anche perché è oggi che si devono varare interventi per stimolare la ripresa. Più avanti potrebbe essere troppo tardi. Il governo si deve impegnare per tagliare la spesa improduttiva, fare le riforme. Nel convegno c'è una tavola rotonda dedicata al peso economico delle lentezze amministrative e della burocrazia: sono molte le riforme a costo zero che potrebbero generare risorse da destinare allo sviluppo. Le imprese denunciano il credit crunch, ma le banche replicano che sono le imprese ad avere frenato gli investimenti. è vero? Le aziende vogliono continuare ad investire. Indubbiamente ci sono maggiori difficoltà: per esempio, le tasse. Ma poi, certamente, ci sono le difficili condizioni del credito. C'è l'ostacolo dell'aumento dei costi praticato dagli istituti di credito? Non bisogna generalizzare, la realtà ha sempre due volti: alcuni istituti di credito, tendenzialmente quelli più piccoli, si stanno comportando meglio, hanno mantenuto il legame con il territorio. Altri invece spesso hanno costi eccessivi e a volte dimostrano quasi diffidenza verso le imprese. Non solo: le aziende denunciano anche una decisa farraginosità nell'erogazione del denaro. I rischi sono cresciuti... è vero, c'è una maggiore rischiosità. Ma le banche dovrebbero tornare a fare il proprio mestiere. Non pretendiamo certo che i banchieri facciano i benefattori, ma anche loro devono assumersi il rischio di impresa. Non condivido una lotta di classe imprenditori e banchieri, bisogna lavorare insieme. Ma vanno anche riviste le regole: sarebbe opportuno non cadere nell'iper regolamentazione e neanche però avere norme procicliche come Basilea 2 che dilatano gli effetti della crisi. Irrobustire le aziende, favorire una loro patrimonializzazione sarebbe importante anche per renderle più forti nel rapporto con il sistema bancario. Fisco, credito: cosa indicherete come ulteriore priorità per il "Dopo"? Insisteremo sul rilancio delle infrastrutture, i cantieri ancora non sono stati aperti, nonostante il piano annunciato dal governo. E poi va ripreso un ampio programma di liberalizzazioni, a partire dai servizi pubblici locali: vanno resi più efficienti e vanno liberati dal peso della politica, in modo che si possa aprire un mercato per le imprese. Vanno nella direzione giusta le riforme avviate dai ministri Brunetta e Calderoli sull'efficienza della Pubblica amministrazione e l'eliminazione di enti inutili. Una tavola rotonda del convegno è dedicata al rischio di un neo protezionismo: lo vede alle porte? Ci sono notevoli spinte, anche se finora le tentazioni sono state imbrigliate. Ma bisogna tenere la guardia alta su questo argomento: senza una ripresa del commercio internazionale e degli investimenti nel mondo, la crisi non la supereremo. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PROPOSTA «Non si tratta di un aiuto: è piuttosto un modo per ridare fiato alla ripresa e all'economia» GLI INTERVENTI «Il Governo tagli la spesa improduttiva e faccia quelle riforme che spesso sono a costo zero» Giovani imprenditori. La presidente Federica Guidi CONTRASTO

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È scontro a Berlino sul crack di Arcandor (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 41 autore: Retail. Il ministro Steinmeier (Spd) attacca il collega zu Guttenberg (Cdu) è scontro a Berlino sul crack di Arcandor Tensione nel governo per il mancato salvataggio Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente è scontro nel governo tedesco sul clamoroso fallimento di Arcandor, annunciato martedì. La scelta di non aiutare la società non ha solo creato nuove tensioni nella grande coalizione del cancelliere Angela Merkel. Ha anche messo in forse le richieste di aiuto presentate da altre imprese in crisi, a iniziare da Porsche. Il ministro degli Esteri, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier, ha criticato il collega dell'Economia, il cristiano-sociale Karl-Theodor zu Guttenberg: chi siede al governo ed è in-differente al destino di migliaia di posti di lavoro- ha detto- «dovrebbe andare a rileggersi il giuramento che ha prestato, in cui c'è il dovere di evitare danni per il popolo tedesco». Ha poi aggiunto velenoso Steinmeier,candidato dell'Spd alla cancelleria: «In un governo occorre mirare tutti allo stesso obiettivo; non è possibile che il ministro del Lavoro lotti per i postidi lavoro e il ministro dell'Economia per le insolvenze». Guttenberg non ha fatto mistero in questi giorni della sua opposizione ad aiuti statali per Arcandor. Ancora ieri il ministro dell'Economia ha spiegato al quotidiano Bild: «Non si possono addossare ai contribuenti i rischi che i proprietari e i creditori non sono pronti ad assumersi». Lo scontro sull'opportunità del fallimento Arcandor dà la misura non solo della dura campagna elettorale in vista del voto di settembre, ma anche dello smarrimento dell'establishment in Germania. La gravissima recessione ha messo a repentaglio molte delle sicurezze tedesche in politica economica: dalla necessità di avere i conti pubblici in pareggio all'impegno di non intervenire con la mano pubblica nell'economia. Dietro al fallimento di Ar-candorsinascondeproprioilde-sideriodievitareuneccessodiin-terventismostatale. Lasceltadiabbandonarelaso-cietàdiEssenalsuodestinocon-trastacongliaiutipubblicidevo-luti a Opel nelle scorse settimane. Evidentemente, in Germania l'auto è ritenuta più strategica dei grandi magazzini. Peraltro il futuro di Arcandor forse non è poi così nero. Nei giorni scorsi non sono mancati i segnali di interessamento per le varie parti del gruppo. Fino a due giorni fa, l'ipotesi più accreditata era una fusione tra le catene Kaufhof, controllata da Metro, e Karstadt, di proprietà di Arcandor. Ieri però le trattative sono state interrotte da quest'ultima: il presidente della società Karl-Gerhard Eick «gioca a poker per aumentare il prezzo», commenta Thomas Rosenke, analista di WestLB. Comunque sia, il fallimento di Arcandor, a cui lo Stato ha fatto poco per opporsi, lancia un segnale alle altre imprese che hanno chiesto nelle scorse settimane l'aiuto del governo. Chi è in difficoltà a causa della crisi finanziaria dovrebbe ricevere il sostegno governativo. Chi invece sta soffrendo da tempo- come il gruppo di Essen- potrebbe essere deluso. Tra le grandi società che hanno chiesto prestiti finanziari o garanzie creditizie ci sono Porsche, Schaeffler e Infineon in un momento in cui la crisi è ormai un circolo vizioso in cui finanza ed economia si influenzano a vicenda negativamente. Il governo tedesco ha messo a disposizione 115 miliardi di euro per aiutare le aziende non bancarie. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA POLEMICA Al centro del dibattito la decisione dell'esecutivo di non ripetere il caso-Opel e non concedere aiuti pubblici al gruppo in crisi da tempo

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Sanremo, bridge senza Gates (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 43 autore: Quando la crisi si affronta sul tavolo da gioco Sanremo, bridge senza Gates A Sanremo,la città ligure famosa per i fiori, il mare e il festival della canzone italiana, arriverà presto Emma Castro. Ma la sorella del leader maximo Fidel non viene per i fiori. Né per il mare. Né per ascoltare le melodie italiane. A Sanremo arriverà, tra il 12 e il 27 giugno, per partecipare alla quarta edizione dei campionati europei di bridge. Insieme a lei si sfideranno 1.890 concorrenti, tra i quali – come ormai da tradizione – nomi noti della finanza e dell'industria.Ci sarà il francese Antoine Berhneim, presidente delle Generali.Ci sarà l'ingegnere minerario polacco, più famoso come finanziere, Roman Zaleski. Ci sarà il team dell'industriale farmaceutico Angelini e quello di Maria Teresa Lavazza. Crisi o non crisi, insomma, la voglia di giocare non è finita. I big dell'industria e della finanza questa volta non si sfideranno dunque a colpi di Opa o di acquisizioni. Non si difenderanno con " pillole avvelenate". Ma combatteranno seduti al tavolo, con le carte in mano. Solo un "big" della finanza, assiduo frequentatore del tavolo da bridge, quest'anno non ci sarà: Bill Gates. La presenza del genio dell'informatica era stata annunciata nei giorni scorsi, ma non sarà così. L'evento,presentato ieri mattina a Villa Zirio, arriva in Liguria dopo essere stato ospitato da Mentone (Francia), Tenerife (Canarie) e Antalya (Turchia). Le gare si svolgeranno al Palafiori di corso Garibaldi, dalle 10 alle 19.30. Il regolamento prevede l'assegnazione dei titoli a coppie e a squadre delle specialità misto (uomo-donna) e open. Le sfide verranno trasmesse in diretta televisiva e in diretta mondiale via internet. Sono state superate le adesioni registrate dalle edizioni precedenti, con giocatori provenienti da 65 Paesi: 45 nazioni europee, poi Stati Uniti, Cina, Filippine, Giappone, Australia, India, Pakistan ed Egitto. Così come i campi da golf (dove fanno affari Bill Gates e Warren Buffet) e le sfide a tennis, il bridge è ormai diventato un momento di incontro tra manager globali (in virtù del successo mondiale del gioco) e può essere molto più efficace di una cena. Non c'è nemmeno bisogno di imbastire una conversazione perché sarà il gioco stesso a catalizzare l'attenzione: «Le partite – spiegava l'anno scorso al Sole 24 Ore Angelini in occasione dello stesso evento – sono momenti di conoscenza e di pubbliche relazioni impagabili. Imprescindibili, soprattutto per chi opera in colossi multinazionali, dove anche una passione comune tra manager provenienti da mondi diversi può essere determinante ». Bridge e imprenditori, in effetti, sono sempre andati a braccetto. Dai club britannici alle società Usa, il gioco è sempre stato stato il catalizzatore di una fascia di persone agiate e la borghesia l'ha utilizzato per selezionare le nuove leve. Ora, forse, l'userà per superare con un sorriso e con il buonumore la crisi finanziaria. Ovviamente, vinca il migliore. My.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL QUARTO TORNEO All'evento parteciperanno molti nomi noti: da Zaleski a Berhneim, da Angelini alla sorella di Fidel Castro Totale: 1.890 concorrenti

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Obama sceglie lo zar degli stipendi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 45 autore: Riassetti. La Casa Bianca nomina Kenneth Feinberg: sarà lui a vigilare sui compensi dei top manager Obama sceglie lo zar degli stipendi Citigroup lancia l'operazione che renderà il governo socio al 34% L'amministrazione Obama spinge. Le lobby bancarie fanno resistenza. Ma la Casa Bianca non vuole retrocedere: sulla spinosa questione dei super-stipendi dei manager è in arrivo una riforma. L'amministrazione americana vuole dare alla Sec (cioè l'Autorità di vigilanza dei mercati) il potere di dare agli azionisti più voce in capitolo sui compensi dei manager. Le imprese dovranno far votare i soci, ma la proposta – che deve ancora essere approvata dal Congresso –prevede che l'esito del voto non sia comunque vincolante. La logica della riforma l'ha spiegata il segretario al Tesoro Tim Geithner: «Questa crisi finanziaria ha molte cause, ma le pratiche retributive dei manager sono state un'aggravante». Nella stessa direzione è la nomina, avvenuta ieri, di Kenneth Feinberg nel ruolo di "zar" delle paghe: sarà lui a vigilare gli stipendi dei manager delle società che hanno ricevuto aiuti durante la crisi. E mentre il Governo prepara le riforme, dal mondo bancario arrivano molte novità. Citigroup ieri ha annunciato di aver ufficialmente lanciato un piano di equity swap da 58 miliardi di dollari, al termine del quale il governo americano dovrebbe diventare azionista al 34 per cento. Citigroup intende convertire in azioni comuni fino a 33 miliardi di dollari di azioni privilegiate. Inoltre verranno convertite anche azioni privilegiate per 25 miliardi di dollari detenute dal Tesoro degli Stati Uniti. Una volta completata la conversione, Citigroup aumenterà il proprio capitale Tier 1 di 64 miliardi di dollari, diventando così, almeno sulla carta, una delle banche più solide del Paese. La Fed, invece, per la seconda volta dall'inizio dell'anno è stata chiamata a spiegare il suo ruolo nel costosissimo piano governativo volto al salvataggio di una grande istituzione finanziaria. In particolare dal Congresso è arrivata la richiesta di «e-mail, registrazioni di conversazioni e altri documenti» che mettano in chiaro i comportamenti della Fed stessa nell'operazione Bank of America Merrill Lynch: in settembre il valore della transazione venne stimato in 50 miliardi di dollari (era lo stesso giorno in cui venne annunciato il fallimento di Lehman Brothers). Sempre in gennaio Bofa annunciò che avrebbe ricevuto dal Governo fondi per 20 miliardi e garanzie per altri 118 miliardi a fronte di possibili perdite connesse all'operazione con Merrill. Già a febbraio il presidente e a.d. della Bank of America, Kenneth Lewis, venne interrogato dal Procuratore generale di New York, Andrew Cuomo, per fare luce sulle "pressioni" che arrivarono allo stesso Lewis dal Governo e dalla banca centrale per perfezionare la fusione con Merrill Lynch, considerata necessaria per evitare il collasso del sistema finanziario americano. Lewis, che la settimana dopo perse la carica di chairman a favore di Walter Massey, aveva nascosto agli azionisti di BofA la reale situazione di Merrill Lynch. Eppure Cuomo ritiene ancora che il reale ruolo della Fed nel deal non sia ancora del tutto chiaro. B.Ce. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA RIFORMA IN ARRIVO La Sec avrà il compito di dare agli azionisti delle aziende quotate più voce in capitolo sugli stipendi dei vertici

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Ny Times vende il Boston Globe (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 45 autore: Editoria Ny Times vende il Boston Globe Sarà la banca d'investimenti Goldman Sachs a gestire la vendita del quotidiano «Boston Globe», una delle più importanti testate statunitensi e di proprietà di New York Times Co., che l'acquistò nel 1993 per 1,1 miliardi di dollari. A renderlo noto è lo stesso giornale di Boston, che ha anche fatto sapere che ci sarebbero due potenziali acquirenti. L'editore newyorchese, invece, non ha voluto commentare quella che la sua portavoce ha definito «semplicemente una voce di corridoio ». Da settimane i vertici del Times e i sindacati del Globe non riescono a trovare un accordo sulle misure da prendere per arginare le perdite che il quotidiano di Boston continua a registrare. La crisi finanziaria gli è costata circa 50 milioni di dollari nel 2008, e per quest'anno sono previste perdite per 85 milioni se non saranno prese misure concrete. I giornalisti del quotidiano di Boston lunedì hanno rifiutato quasi all'unanimità il piano che prevede tagli dei costi per 20 milioni di dollari. Al diniego l'editore ha reagito con l'annuncio di ridurre gli stipendi del 23% con l'obiettivo di accantonare 10 milioni. «Non abbiamo alternative al taglio delle retribuzioni», ha dichiarato il presidente di New York Times Co., Arthur O. Sulzberger in una lettera indirizzata ai giornalisti che chiedevano un suo intervento nella disputa. Il 15 giugno rappresentanti di Boston Globe e New York Times si siederanno al tavolo per tentare un compromesso, mentre il 16 dovranno affrontare il giudice del lavoro interpellato dai sindacati. Or. Si. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Creatività per sfidare la crisi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-11 - pag: 47 autore: INTERVISTA Ted Burke Ceo di Freshfields «Creatività per sfidare la crisi» Monica D'Ascenzo MILANO «Abbiamo iniziato a seguire la Bank of England nel 1793 e negli anni abbiamo fronteggiato diverse crisi finanziarie». Ted Burke, ceo di Freshfields, guida lo studio legale che nell'ultimo anno è stato al centro delle più importanti partite finanziarie in Europa e negli stati Uniti. Freshfields ha assistito la Banca d'Inghilterra per lo Special Liquidity Scheme, un piano per salvare le banche da oltre 185 miliardi di sterline; il ministero delle Finanze Tedesco nello sviluppo di un nuovo fondo di stabilità per i mercati finanziari; inoltre è stato a fianco di Nomura nell'acquisizione e nell'integrazione degli asset europei, mediorientali ed asiatici di Lehaman Brothers. «Anche negli Stati Uniti stiamo lavorando con alcune delle maggiori banche impegnate nella ristrutturazione dei propri asset» aggiunge Burke. Quali difficoltà avete affrontato durante la crisi? La vera sfida è stata quella di lavorare in un nuovo scenario che ci ha costretti ad essere più creativi perché spesso non c'erano precedenti a cui rifarsi. Inoltre abbiamo dovuto tenere in considerazione diversi fattori: le esigenze delle banche, quelle dei governi e anche quelle dell'opinione pubblica. Cosa pensa del protezionismo in campo finanziario? La cosa più importante per i governi e le banche centrali negli ultimi nove mesi è stata quella di stabilizzare il mercato finanziario ed evitare altri fallimenti dopo quello di Lehman Brothers. C'è il rischio ora che l'introduzione di nuove regolee l'incremento di partecipazioni statali in svariati istituti finanziari, possano indirizzare le banche verso strategie molto più nazionalistiche. Bisognerà aspettare per vedere l'effetto che avrà sugli affari a livello globale. Quali cambiamenti ci sono stati nel settore legale? Il settore legale non è stato certo immune dagli effetti della crisi finanziaria che ha sicuramente contribuito a cambiare il mix del business per gli studi legali. Quest'anno siamo molto impegnati nell'assistere istituzioni finanziarie, in restructuring, in insolvenze e in contenziosi. Le operazioni di private equity si sono significativamen-te ridotte, così come le operazioni di leverage finance, di Cdo, e le quotazioni. A che tipo di operazioni vi aspettate di lavorare nel prossimo futuro? Nelle attività di M&A ci aspettiamo di vedere particolarmente attivi i gruppi che sono usciti vincitori da questa crisi e che hanno liquidità. Una volta che il mercato si sarà stabilizzato potranno essere i veri poli aggreganti nei processi di consolidamento dei rispettivi settori. Inoltre ci aspettiamo un particolare attivismo da parte dei fondi sovrani. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Main Street modello per l'Europa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-11 - pag: 2 autore: Main Street modello per l'Europa E l'Italia non deve perdere la fiducia nella forza della sua industria manifatturiera di Marco Fortis «è come se gli americani e i britannici avessero vissuto per un decennio in un paradiso di follia risparmiando meno di quanto avrebbero dovuto perché pensavano che i prezzi delle case e delle azioni sarebbero rimasti alti per sempre». Questa frase, che bene sintetizza una delle cause più profonde che hanno originato la crisi mondiale, non è di Carlo Azeglio Ciampi, che pure fu tra i primi a scrivere in un editoriale del 17 settembre scorso sul Messaggero che la politica espansiva americana aveva «drogato il mercato» e «trasferito al mondo intero una sensazione forte e non sana di euforia». Né si tratta di una battuta di Giulio Tremonti tratta dal suo libro premonitore La paura e la speranza o di una riflessione di Romano Prodi, oggi particolarmente impegnato a studiare le asimmetrie e gli squilibri della globalizzazione e della tecnofinanza non regolata. Né è un passaggio del volume della Fondazione Astrid a cura di Giuliano Amato, Governare l'economia globale. Nella crisi e oltre la crisi (aprile 2009). è invece un caustico giudizio dell'Economist (6 dicembre 2008). Lo stesso Economist che nell'aprile 2006 però celebrava in modo inconsueto la Goldman Sachs, dedicandole addirittura una copertina e descrivendola come «una compagnia formidabile per il suo nuovo approccio al rischio». Lo stesso Economist che nel maggio 2005 metteva invece sulla copertina della sua edizione europea l'Italia sostenuta da tante piccole stampelle, descrivendo il nostro Paese come «the real sick man of Europe», a causa della sua bassa crescita economica dovuta a un'eccessiva vocazione manifatturiera, alla concorrenza asiatica e all'impossibilità delle nostre imprese di ricorrere, come in passato, alla svalutazione della lira. Incoerenze e contraddizioni dunque non sono mancate. Tanto è vero che sempre l'Economist giànel giugno 2005 aveva sottolineato come l'impennata dei prezzi delle case in corso a livello mondiale fosse «la bolla più grande della storia», evidenziando come l'incremento del valore delle proprietà immobiliari nei paesi avanzati negli ultimi 5 anni fosse stato pari al 100% del Pil complessivo degli stessi (16 giugno 2005). Il che dimostra che alcune riviste, così come vari economisti, avevano intuito singoli pezzi del problema ma non le sue potenziali interconnessioni e dimensioni globali, che alla fine hanno portato alla più grave crisi economica dai tempi del 1929. è indubbio che nell'ultimo decennio sia stata celebrata come "virtuosa" un tipo di crescita alquanto precaria e non sostenibile nel tempo. Basata, nel mondo avanzato, sul debito privato e sulla bolla immobiliare col sostegno dei risparmi dei paesi emergenti, come ha bene sottolineato su queste colonne Barry Eichengreen. Sicché i paesi "virtuosi" erano quelli il cui Pil cresceva di più a prescindere dal propellente con cui tale crescita veniva alimentata. Oggi è invece chiaro che quei Paesi, cioè Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Islanda ecc., sono finiti in un bel pasticcio e hanno originato con il loro indebitamento privato e i loro squilibri interni ed esteri la crisi mondiale stessa. Il debito delle famiglie americane e inglesi è oggi pari a circa il 100% dei Pil dei rispettivi paesi. In Irlanda ogni singolo abitante ha in media oltre 32mila euro di debiti soltanto per i mutui per la casa, in Islanda oltre 56mila. Oggi i "real sick men of Europe", che abbisognerebbero di stampelle molto più robuste di quelle che nel 2005 l'Economist dedicò all'Italia,sono:la Gran Bretagna (con un deficit commerciale estero gigantesco, due delle sue maggiori banche nazionalizzate, un deficit/ Pil previsto dalla Commissione europea al 13,8% l'anno prossimo e un calo dei consumi delle famiglie nel 2009 che sarà il doppio di quello italiano); l'Irlanda (con un calo del Pil nel 2009 del 9%, un sistema bancario anch'esso salvato dallo Stato e le finanze pubbliche dissestate); la Spagna (con un tasso di disoccupazione lanciato senza freni verso il 20% e una bilancia commerciale negativa pesante come quella britannica). Mentre la crisi finanziaria ha letteralmente stravolto i sistemi bancari dell'Olanda e del Belgio. Quanto all'Italia, poiché in questi ultimi anni due soli parametri principali sono stati superficialmente utilizzati per misurare lo stato di salute delle economie, cioè la crescita del Pil e il livello del debito pubblico, il nostro paese non poteva certo ben figurare nelle classifiche internazionali tanto in voga. Eppure già una quindicina di anni fa Giorgio Fuà, nel suo lavoro Crescita economica, ci aveva messi in guardia dall'«insidia delle cifre », stimolando gli economisti a cercare indicatori più completi del Pil per quantificare lo sviluppo dei moderni sistemi economici. L'Italia è entrata in questa crisi mondiale, che non ha in alcun modo contribuito a causare, con famiglie poco indebitate e banche più solide di quelle degli altri paesi. Ma anche con una forte economia non finanziaria, essendo l'unica nazione a collocarsi contemporaneamente al secondo posto in Europa in tutti i tre settori dell'economia "reale", industria, agricoltura e turismo, come evidenziato anche dall'ultimo rapporto congiunto di Symbola e Fondazione Edison. La retorica del declino prevalente negli ultimi anni ha fatto sì che la colpa della bassa crescita del Pil del nostro paese fosse attribuita a una presunta scarsa competitività dell'industria italiana sui mercati internazionali. Ma questa tesi è assolutamente falsa. Infatti, secondo una nostra ricerca, la quota dell'Italia nell'export totale di manufatti non alimentari del G-6 non è mai stata tanto elevata quanto oggi negli ultimi 110 anni, toccando un massimo storico nel 2008, proprio all'inizio dell'attuale crisi economica mondiale, con un surplus con l'estero di 67 miliardi di euro. Anche il Trade Performance Index elaborato dall'Unctad/Wto, d'altronde, pone l'Italia al secondo posto assoluto per competitività nel commercio internazionale dietro la Germania. Dunque, mentre negli altri Paesi le economie si espandevano usando la leva del debito, nei laboriosi capannoni delle nostre fabbriche si compiva un altro miracolo italiano. Taluni economisti "ultra-liberisti" ora evidenziano che i Pil dei paesi manifatturieri esportatori, cioè le "formiche" Giappone, Germania e Italia, caleranno di più nel 2009 dei Pil dei paesi "cicala", come Usa, Gran Bretagna e Spagna. Il che dimostrerebbe, a loro avviso, la superiorità del modello di sviluppo dei secondi rispetto ai primi. Un'altra falsità. Infatti, ciò sta avvenendo soltanto perché i secondi stanno facendo, fin che potranno, più spesa pubblica dei primi per arginare gli effetti della crisi e non perché siano più "sani". Dunque l'Italia deve risolvere i suoi problemi strutturali di cui siamo ben consapevoli (a cominciare dal debito pubblico e dal divario Nord-Sud) ma non deve perdere la fiducia nel suo ruolo di potenza manifatturiera. Nonostante gli ammortizzatori sociali e le reti di solidarietà sul territorio, la crisi mondiale colpirà duramente anche il tessuto industriale italiano, perché i nostri paesi clienti, verso cui si dirigono le nostre esportazioni, sono in gravi difficoltà. Ma, quando tornerà la ripresa, ora che tutti i maggiori paesi sono indebitati a livello "aggregato" (pubblico e privato) in misura analoga o anche più dell'Italia, i reali differenziali di crescita verranno non più dall'aumento dei debiti bensì dalla competitività e dalla capacità innovativa dei sistemi produttivi. L'autore è economista dell'Università Cattolica © RIPRODUZIONE RISERVATA PARAMETRI USURATI Valutare solo la crescita del Pil e il livello del debito pubblico ha fortemente penalizzato il nostro paese nelle classifiche internazionali Famiglie indebitate. Una visitatrice di Art Basel osserva il lavoro dell'artista americana Barbara Kruger ( I shop, therefore I am, Compro dunque sono), opera simbolo del consumismo. Protagonisti alcuni paesi che hanno fatto massiccio ricorso all'indebitamento delle famiglie e alla concessione di finanziamenti senza garanzie. Attualmente il debito delle famiglie americane e inglesi è pari a circa il 100% dei Pil dei rispettivi paesi. In Irlanda ogni singolo abitante ha in media oltre 32mila euro di debiti soltanto per i mutui per la casa, in Islanda oltre 56mila. REUTERS

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Meno debito e più trasparenza per gestire i rischi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-11 - pag: 5 autore: La riforma. Obiettivo dell'Fsb è la stabilità e la tutela dei consumatori Meno debito e più trasparenza per gestire i rischi Pubblichiamo uno stralcio dell'intervento tenuto ieri a Tel Aviv, in occasione della Conferenza annuale della Iosco, da Mario Draghi in qualità di presidente del Financial stability board di Mario Draghi S ono lieto di essere qui oggi per discutere del nuovo contesto finanziario regolamentare che stiamo costruendo in risposta alla crisi di mercato. Gli ultimi mesi sono stati molto impegnativi nell'ambito della politica regolamentare internazionale. Parlerò delle principali tematiche contenute nell'agenda delle riforme e del lavoro in corso per attuarne le indicazioni. Ma prima di farlo, vorrei dire due parole sul nuovo ruolo che il Financial Stability Board (FSB) svolgerà in futuro. Lo scorso anno, emerse un ampioconsenso a favore del rafforzamento del contesto istituzionale del Financial Stability Forum (FSF), al fine di migliorarne l'efficacia come meccanismo per le autorità nazionali, gli organismi di fissazione degli standard ( standard setting bodies) e le istituzioni finanziarie internazionali per affrontare le vulnerabilità e sviluppare e attuare efficaci politiche regolamentari, di vigilanza e di altro genere,nell'interesse della stabilità finanziaria. Un rafforzato assetto istituzionale renderà l'FSB più efficace nella formulazione delle azioni da intraprendere a livello globale in risposta alla crisi attuale, mantenendo mercati finanziari integrati a livello mondiale. Per sottolineare questi nuovi obiettivi, il summit di Londra ha ridefinito l'FSF come FSB, con una membership estesa e un più ampio mandato per promuovere la stabilità finanziaria. L'FSB nella sua nuova composizione comprende ora, oltre ai membri dell'FSF, il resto dei paesi del G20, la Spagna e la Commissione europea. Queste modifiche miglioreranno la nostra capacità di contribuire agli sforzi in atto per rafforzare il sistema finanziario internazionale. I nuovi membri apporteranno una più ampia prospettiva al nostro processo decisionale, aumentando il buy-in e conseguentemente il recepimento dei risultati del nostro lavoro. (...) A tal fine, i membri si impegnano a procedere a periodiche reciproche valutazioni - basate, tra l'altro, sul Programma di valutazione del settore finanziario dell'FMI e della Banca mondiale. In termini di mandato, oltre ai compiti giàdell'FSF-la valutazione delle vulnerabilità che interessano il sistema finanziario, l'individuazione e la sorveglianza sulle azioni necessarie per affrontare tali vulnerabilità e la promozione del coordinamento e dello scambio di informazioni tra le autorità responsabili della stabilità finanziaria - l'FSB inoltre: e si occuperà di monitorare e offrire consulenza sugli andamenti del mercato e sulle loro implicazioni per la politica regolamentare, e sulle prassi migliori per adeguarsi agli standard regolamentari; r stabilirà linee- guida per l'istituzione di collegi di vigilanza e ne sosterrà l'avvio, gestirà la pianificazione d'emergenza per la gestione transfrontaliera delle crisi, in particolare con riferimento ad aziende di importanza sistemica; t rafforzerà la sua collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), anche conducendo esercizi di early warning; u e, cosa importante, effettuerà revisioni strategiche congiunte del lavoro di messa a punto delle politiche degli organismi internazionali di definizione degli standard, per assicurare che il loro lavoro sia tempestivo, coordinato, focalizzato sulle priorità e rivolto a coprire i vuoti. Vi è qui un forte consenso sul fatto che l'indipendenza dell'attività di fissazione degli standard sia essenziale e debba essere mantenuta. In realtà, il valore dell'attività internazionale di fissazione di standardè strutturalmente collegato con la sua indipendenza. Al contempo, tale attività indipendente deve essere integrata da processi per il coordinamento, l'accountability e la governance degli standard setters, incluse regolari consultazioni con le parti interessate. Come abbiamo visto nell'FSB negli ultimi 18 mesi circa, il coordinamento degli organismi di fissazione degli standard è stato essenziale nella messa a punto di una risposta coerente a questa crisi e nella creazione di un settore finanziario più robusto per il futuro. Il lavoro della IOSCO è stato e continua ad essere di grande importanza a tale riguardo. A supporto delle proprie funzioni, l'FSB creerà una struttura istituzionale adeguata ai suoi più estesi compiti, che comprenderà uno Steering Committee per seguire i lavori dell'FSB tra un incontro plenario e il successivo, nonché Standing Committees per la valutazione delle vulnerabilità, per la cooperazione regolamentare e di vigilanza e per l'attuazione degli standard. Saranno infine sensibilmente accresciute le risorse del segretariato. (...) Vorrei ricordare una serie di principi alla base della nostra azione di riforma: e In primo luogo, il nostro lavoro si basa sul ripristino di un sistema finanziario che operi con meno debito, sia più immune dal set di non corretti incentivi alla base di questa crisi, dove la trasparenza consenta una migliore identificazione e gestione dei rischi, dove la sorveglianza prudenziale e regolamentare risulti rafforzata e il sistema sia in grado di lasciar fallire le istituzioni non correttamente gestite. r In secondo luogo, la chiarezza. Siamo impegnati a costituire delle precise aspettative sul futuro contesto di regolamentazione. Costituire aspettative stabili circa il futuro assetto consentirà agli operatori di poter assumere decisioni strategiche con maggiore fiducia. t In terzo luogo, mentre la direzione è chiara, i cambiamenti da apportare dovranno essere graduali. Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un maggior livello di capitale) dovranno essere introdotti passo dopo passo, in linea con il miglioramento del contesto di riferimento. u In quarto luogo, dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi paesi. Nello stesso tempo, se vogliamo mantenere mercati aperti e globali, questi standards necessitano di essere rafforzati per fornire adeguata protezione agli "spettatori innocenti", colpiti dalle indiscriminate assunzioni di rischio che abbiamo osservato. i Da ultimo, nello sviluppare e applicare sistemi di supervisione e regolamentazione più incisivi, funzionali a contenere un eccessivo indebitamento e a fronteggiare in modo adeguato fenomeni di market failure, dobbiamo, nel contempo, evitare di imporre eccessivi e soffocanti livelli di regolamentazione. La regolamentazione non deve impedire l'innovazione, necessaria per ampliare il processo di scelta dei consumatori e un più ampio accesso al credito. Non si deve soffocare l'innovazione finanziaria. Tuttavia non l'accetteremo con l'entusiasmo del passato e la sottoporremo ad attenta verifica per essere certi che non accresca il rischio sistemico. Dobbiamo assicurare che l'innovazione non comprometta altri obiettivi, chiaramente identificati, comprese la stabilità sistemica e la tutela del consumatore. La sfida che si presenta ai regulators e agli operatori è, come sempre, quella di trovare il giusto compromesso. I PRINCIPI Chiarezza del contesto normativo, cambiamenti graduali, globalità del sistema, authority non «ingessanti»

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Regole nuove ma non soffocanti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-06-11 - pag: 5 autore: «Regole nuove ma non soffocanti» Draghi: non impedire l'innovazione finanziaria, serve un «giusto compromesso» Riccardo Sabbatini TEL AVIV. Dal nostro inviato Nuove regole sono necessarie per ristabilire la fiducia nei mercati finanziari ma non debbono essere «soffocanti». Occorre trovare un «giusto compromesso » tra la esigenza del mercato all'innovazione finanziaria e la necessitàdievitarenuovecrisisi-stemichecomequellacheneime-siscorsistavapermandareagam-beall'ariailsistemafinanziarioin-ternazio ale. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi è intervenuto ieri al meeting annuale dello Iosco, l'associazione internazionale dei regulator, indicando le linee guida che stanno prendendo forma per una strategia di exit dalla crisi. «Abbiamo la tendenza a dimenticare - aveva notato nel dargli la parola Stanley Fischer, tra i maggiori economisti al mondo, attuale Governatore della Banca di Israele e professore dello stesso Draghi all'università statunitense del Mit – ma pochi mesi fa, all'indomani del fallimento di Lehman Brother's, per alcune settimane è sembrato che l'intero sistema finanziario fosse in pericolo di collasso». Quel pericolo ora è più lontano, ilfatto che le banche americane abbiano annunciato l'intenzione di restituire i fondi ricevuti dal governo è, per Draghi, un «segnale molto, molto incoraggiante». Può, insomma, iniziare l'opera di ricostruzione. Ma in che direzione? Il banchiere centrale italiano ha parlato come presidente della Financial Stability Board, l'organismo nato un po' per caso – ha ricordato – nei giorni caldi dell'emergenza finanziaria e che il recente meeting londinese del G-20 ha rafforzato come luogo tecnico di raccordo dei diversi progetti di riordino dei mercati. Ebbene l'azione di riforma sta perseguendo cinque principi fondamentali. Il primo: il futuro sistema finanziario internazionale opererà con meno debito, con una più accurata gestione dei rischi, maggiore trasparenza, minore " azzardo morale". «Dobbiamo tornare ad un sistema in cui le istituzioni non correttamente gestite siano lasciate fallire». Le misure definitive non sono ancora state prese ma, nondimeno, è necessario garantire «precise aspettative » agli operatori perché possano assumere decisioni strategiche con maggiore fiducia. Il terzo principio indicato da Draghi è quello della "gradualità". Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un maggior livello di capitale) «dovranno essere introdotti passo dopo passo, in linea con il miglioramento del contesto di riferimento». Oltre a ciò è necessario «mantenere i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati» rafforzando gli standard internazionali. Infine, appunto, va salvaguardata anche la innovazione finanziaria sia pure senza «l'entusiasmo del passato » – la disinvoltura con la quale è stata interpretata ha causato molti dei problemi che i regolatori stanno ora affrontando – perché necessaria ad ampliare il processo di scelta dei consumatori e un più ampio accesso al credito. Nell'opera di ricostruzione,comunque, sono stati percorsi soltanto i primi passi. La ripresa è ancora «superficiale» – ha sottolineato il Ceo di Goldman Sachs Lloyd Blankfein – la recessione sarà ancora lunga. Le principali lezioni che vengono dalla crisi? Che i sistemi finanziari sono intrinsecamente fragili – ha sottolineato Martin Wolf editorialista del Financial Times – e che i governi sempre intervengono a salvarli. «è il contribuente quello che sopporta il rischio in ultima istanza». Ma attenzione, ha aggiunto. Per salvare il sistema finanziario dal crac il debito pubblico ha raggiunto una tale consistenza che un nuovo scivolone non potrebbe più essere sostenuto dall'erario. In questo scenario lo Iosco sta svolgendo il ruolo chiave di promuovere la trasparenza dei mercati, soprattutto nelle aree ancora opache degli scambi Otc ( over the counter), degli strumenti finanziari più illiquidi, degli intermediari meno regolamentati ( hedge fund). Proprio su questo frontesono attese decisioni dalla conferenza dei regulator internazionali. Il contesto naturalmente non è quello di un unico regolatore globale – ha ricordato Jane Diplock, presidente del comitato esecutivo dello Iosco –ma di standard internazionali implementati su base locale. Alla ricerca, ancora una volta, di un "giusto compromesso". DOPO I SALVATAGGI Dovrà essere rafforzata la sorveglianza: «Il sistema dev'essere in grado di lasciar fallire le istituzioni non correttamente gestite»

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dal nostro inviato SIENA - Bankitalia apre all'ingres... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 11 Giugno 2009 Chiudi ROSARIO DIMITOdal nostro inviato SIENA - Bankitalia apre all'ingresso nel suo capitale di un gran numero di banche e altri operatori finanziari, comprese le fondazioni. Ma su questo progetto ci sarebbero i dubbi del governo. Ieri nella giornata inaugurale del 21° congresso Acri, Fabrizio Saccomanni è tornato a porre l'accento sull'assetto proprietario della banca centrale. Il direttore generale di Palazzo Koch, riprendendo la sollecitazione fatta da Mario Draghi nelle conclusioni finali («l'assetto attuale fa emergere un'anomalia formale» ci vuole «una soluzione al problema») ha prospettato una via d'uscita con «un'equilibrata distribuzione delle quote partecipative su un ampio spettro di operatori bancari e finanziari, incluse le fondazioni». E se il leader degli enti Giuseppe Guzzetti ha prontamente raccolto l'invito («siamo disponibili, vogliamo sapere quanto valgono e quanto rendono»), di diverso avviso sarebbe Giulio Tremonti. Sulla tribuna del congresso Acri, dopo Saccomanni è salito Guzzetti. Ma durante il discorso del leader delle fondazioni, al tavolo della presidenza il direttore generale di Bankitalia e il ministro dell'Economia hanno iniziato a confrontarsi a lungo. Oggetto dell'appassionata disquisizione la frase di Saccomanni sul riassetto delle quote. Tremonti ha evidenziato con un cerchietto fatto con la penna le parole «ampio spettro»: dai discorsi del ministro ascoltati da numerosi partecipanti seduti nelle prime file, è apparso chiaro il suo disappunto sulla soluzione prospettata da Saccomanni, i cui «obiettivi prioritari restano la salvaguardia dell'indipendenza e dell'autonomia». Come arrivare a una redistribuzione delle quote fra più soggetti che allarghi la base "azionaria", Saccomanni non l'ha detto. Ma forse le divergenze del ministro riguardano la soluzione finale nel suo complesso che coinvolge le fondazioni sottoposte - è bene sottolinearlo - alla vigilanza di via XX settembre. E quindi Tremonti ha pieno titolo per dire la sua su questa modalità del riassetto. Nella sua relazione il dirigente di Bankitalia ha ribadito che il sistema bancario italiano è stato meno colpito degli altri dalla crisi finanziaria. Ma è il caso di definire «global legal standards per la proprietà e la trasparenza dell'attività economica» cui ha fatto riferimento anche Tremonti. E rifacendosi alle conclusioni della Commissione de Larosière ha rimarcato che «l'attività di vigilanza rimarrà in capo agli Stati membri».

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Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un maggior livello di capitale) dovranno essere in... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 11 Giugno 2009 Chiudi di MARIO DRAGHI * Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un maggior livello di capitale) dovranno essere introdotti passo dopo passo, in linea con il miglioramento del contesto di riferimento. In quarto luogo, dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi Paesi. Nello stesso tempo, se vogliamo mantenere mercati aperti e globali, questi standards necessitano di essere rafforzati per fornire adeguata protezione agli "spettatori innocenti", colpiti dalle indiscriminate assunzioni di rischio che abbiamo osservato. Da ultimo, nello sviluppare e applicare sistemi di supervisione e regolamentazione più incisivi, funzionali a contenere un eccessivo indebitamento e a fronteggiare in modo adeguato fenomeni di market failure, dobbiamo, nel contempo, evitare di imporre eccessivi e soffocanti livelli di regolamentazione. La regolamentazione non deve impedire l'innovazione, necessaria per ampliare il processo di scelta dei consumatori e un più ampio accesso al credito. Non si deve soffocare l'innovazione finanziaria. Tuttavia non l'accetteremo con l'entusiasmo del passato e la sottoporremo ad attenta verifica per essere certi che non accresca il rischio sistemico. Dobbiamo assicurare che l'innovazione non comprometta altri obiettivi, chiaramente identificati, comprese la stabilità sistemica e la tutela del consumatore. La sfida che si presenta ai regulators e agli operatori è, come sempre, quella di trovare il giusto compromesso. * Estratto dall'intervento del governatore della Banca d'Italia in qualità di presidente del Financial Stability Board alla conferenza annuale della Iosco (l'organizzazione mondiale delle autorità di vigilanza sui mercati finanziari) a Tel Aviv

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L'Aethra diventa italo-anglo-americana, investe anche in Australia, e si trasforma in u... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Pesaro)" del 11-06-2009)
Pubblicato anche in: (Messaggero, Il (Ancona))

Argomenti: Crisi

Giovedì 11 Giugno 2009 Chiudi di GIAMPAOLO MILZI L'Aethra diventa italo-anglo-americana, investe anche in Australia, e si trasforma in una multinazionale alla conquista di fette di mercato globale che vanno dagli Usa al Far Est. E' la rivoluzionaria riorganizzazione deliberata l'8 giugno dal consiglio d'amministrazione per far uscire l'azienda di sistemi di comunicazione high-teach (già la quarta nel mondo per il settore), "dal mare molto agitato dell'attuale difficile situazione economica e farla tornare a crescere". Un passo storico annunciato ieri mattina da Marco ed Elena Viezzoli, rispettivamente amminisratore delegato e vicepresidente, nella conferenza stampa nella sede del gruppo a Collemarino. Ma sono ancora "tutte da chiarire le idee sui futuri assetti occupazionali", ha ammesso Marco Viezzoli, mentre fuori, in via Ricci, i 260 dipendenti in cassa integrazione ordinaria a rotazione tornavano a dar vita a un presidio (dopo quello di lunedì) coi rappresentanti di Fiom Cgil, Fiom-Cisl ed Rsu per protestare "contro i ritardi nel pagamento degli stipendi e la grave crisi finanziaria del gruppo". Le nuove linee strategiche del piano industriale 2009-2011. Due soci, uno statunitense ed uno inglese, acquisiranno il 45% delle azioni di "Aethra video srl", la neonata società alla quale il gruppo ha conferito gli asset (e destinato 110 dipendenti) dei prodotti di audio-video comunicazione e che si affianca alla tradizionale "Aethra spa", che continuerà a gestire i sistemi di rete per telecomunicazioni (clienti consolidati Telecom e altre compagnie). Una joint venture con una società australiana, di cui Aethra controllerà il 25% delle quote di capitale. «Nuove patnership con tre soggetti tra i più importanti nel mondo fra quelli che controllano i canali commerciali e di distribuzione», ha sottolineato Elena Viezzoli. Un'espansione internazionale che sarà implementata anche grazie a un nuovo direttore generale esterno (e dal suo team di specialisti) e a tre neo-società ad hoc, Aethra Usa, Aethra England e Aethra Asia Pacific. Le prospettive: uffici e sedi di rappresentanza in Usa, Inghilterra, Giappone, Cina, altri Paesi del Sud-est asiatico e Oceania; iniezioni di capitali freschi capaci di superare la crisi finanziaria e di mercato dovute alla macro-congiuntura sfavorevole e alla stretta creditizia (Marco Viezzoli: "Ora dalle banche ci aspettiamo molto di più"); fatturato in ripresa con contratti firmati per 28 milioni di euro per il periodo 30 giugno 2009-30 giugno 2010, rispetto ai 17 dello stesso periodo precedente, e alle potenzialità dei nuovi prodotti di audio-video comunicazione ad alta definizione appena lanciati.

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L'anno nero dei fondi pensione (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 11/06/2009 - pag: 11 La relazione Il prossimo 18 giugno il rapporto annuale della Covip, la commissione di vigilanza Il recupero Il peggio sembra passato, ora si pensa di introdurre il meccanismo del «Life Cycle» per commisurare il rischio all'età degli aderenti L'anno nero dei fondi pensione Gli azionari perdono quasi il 25% del rendimento E la vecchia «liquidazione» si prende la rivincita È stato l'anno nero anche per i fondi pensione e non poteva essere altrimenti, vista la dimensione della crisi internazionale. Ma il peggio, anche qui, sembrerebbe passato. Tanto che, secondo Antonio Finocchiaro, presidente della Covip, la commissione che vigila sui fondi pensione, non occorrono grossi interventi o riforme strutturali, anche se certo, sulla previdenza integrativa «bisognerà tornare a riflettere», una volta superata l'emergenza finanziaria ed economica in atto. I suggerimenti sul da farsi Finocchiaro li ha già pronti. E si appresta, a sei mesi dalla sua nomina alla guida dell'Autorità, ad illustrarli il prossimo 18 giugno con la relazione annuale sullo stato della previdenza complementare. I fondi, aveva detto Finocchiaro in Senato due mesi fa, hanno mostrato un'apprezzabile solidità di fronte alla «severa prova» della crisi. Che ha tagliato, con una sforbiciata consistente, i rendimenti soprattutto di quelli più a rischio, cioè investiti in azioni. I dati, e sono quelli aggiornati al 31 marzo, evidenziano infatti un calo del 6,3% dei rendimenti dei fondi negoziali (istituiti da accordi tra aziende e sindacati) nel 2008 che scendono di un ulteriore 1% nei primi tre mesi del 2009: in particolare la diminuzione è del 24,5% (2008) e del 5% (primo trimestre 2009) per il comparto azionario; del 9,4% e 1,7% per il bilanciato; del 3,9% e 0,9% del misto mentre c'è un rialzo dell'1,6% e dello 0,6% per l'obbligazionario puro. Andamento simile per i fondi aperti (istituiti direttamente dagli intermediari finanziari come banche e assicurazioni), i cui rendimenti sono complessivamente scesi del 14% nel 2008 e di un ulteriore 2,2% tra gennaio e marzo di quest'anno con il picco di un taglio del 27,6% (2008) e del 5,6% (2009) per l'azionario a cui si oppone un apprezzamento del 4,9% e del 1,3% per l'obbligazionario puro. Quanto ai Pip, piani di investimenti individuali, nel 2008 c'è stato complessivamente, nella media, un abbattimento dei rendimenti del 24,9% mentre nel primo trimestre la riduzione ha toccato il 4,6%: in caduta del 36,5% (2008) e del 7,6%(2009) le linee azionarie e in salita del 2,7% e dello 0,9% quelle obbligazionarie. A fronte di questi dati il Tfr (trattamento di fine rapporto, cioè la vecchia «liquidazione») ha visto una rivalutazione netta lo scorso anno del 2,7% cui si aggiunge lo 0,3% del primo trimestre del 2009. Il taglio dei rendimenti è ovviamente «potenziale» perché si realizza solo se si liquida l'investimento nel fondo, spiega Finocchiaro. Che è arrivato alla Covip, in sostituzione di Luigi Scimia, dopo 47 anni passati in Banca d'Italia. Anzi 47 anni e 3 mesi, un record per l'istituto di via Nazionale che ha superato quello detenuto da Carlo Azeglio Ciampi passato agli alti incarichi politici ed istituzionali dopo 46 anni e 9 mesi di Banca. E di quella esperienza a Palazzo Koch («che ripeterei tutta compresi gli inevitabili errori») conclusa con l'incarico di vicedirettore generale, Finocchiaro conserva molto nel nuovo ruolo nella commissione. Compresa l'impostazione della relazione all'Assemblea, costruita sull'esempio delle Considerazioni finali del governatore della Banca d'Italia. «Ho lavorato con cinque governatori nella mia carriera» spiega, prima di inviare il suo apprezzamento a Mario Draghi per avere richiamato l'attenzione sui fondi pensione nelle Considerazione dello scorso 29 maggio. Ed è proprio da qui che Finocchiaro parte per suggerire alcuni interventi. Il primo, che riprende anche un suggerimento del governatore, riguarda la possibilità di modificare le modalità di partecipazione ai fondi. «Sarebbe opportuno introdurre il meccanismo del life cycle » afferma il presidente della Covip, spiegando che in tal modo l'investimento nei fondi «si modificherebbe in base all'età del sottoscrittore ». Il quale passerebbe automaticamente dal fondo con più alta percentuale azionaria a quello obbligazionario puro passando per quello misto a secondo appunto del «ciclo della vita», cioè con l'avanzare dell'età: dall'investimento più rischioso a quello più prudente. Così da non avere «sorprese» per eventuali sbalzi di Borsa in prossimità della pensione. Per quel che riguarda gli interventi di «manutenzione » dell'attuale normativa dei fondi pensione, spiega il presidente della Covip, alcuni richiedono un intervento in Parlamento, ma per altri sarebbe sufficiente l'accordo tra le parti sociali. Occorrerà tornare a ragionare sulla «opportunità dei fondi» insiste Finocchiaro per il quale i quasi 5 milioni di iscritti sono molti ma non abbastanza visto il bacino potenziale di lavoratori dipendenti del settore privato, oltre 20 milioni, del pubblico impiego e degli autonomi. L'intervento del governo è anche auspicabile per possibili vantaggi fiscali. Finocchiaro guarderebbe con favore anche al ritocco di alcune norme sul Tfr. In particolare, con accordi negoziali, per quel che riguarda la possibilità per il lavoratore di rivedere la scelta di destinare il suo Tfr ai fondi. Attualmente è esclusa ma «si potrebbe prevedere la facoltà di ripensamento ogni cinque anni oppure due volte nella vita» dice Finocchiaro per il quale tale modifica potrebbe funzionare da incentivo alle future adesioni. Infine i fondi e la loro struttura. Il sistema funziona, afferma il presidente della Covip. Che però sta prendendo spunto dall'attuale crisi che ha inciso sui rendimenti per mettere a punto, ovviamente assieme ai suoi collaboratori e agli esperti della commissione, alcune proposte per dotare la previdenza complementare di meccanismi di solidarietà intergenerazionale. Sulla previdenza complementare comunque qualcosa si era mosso già prima dell'esplodere della crisi finanziaria ed economica. Il ministro per il Welfare, Maurizio Sacconi, aveva accennato all'ipotesi del ripensamento sulla scelta di destinazione del Tfr nonché a quella della portabilità del contributo datoriale anche nelle forme di previdenza individuale lasciando invece più nello sfondo eventuali ritocchi in campo fiscale, per i quali adesso, con la crisi, ci sono ancora meno margini. Sulla scia di queste idee, in Parlamento il Pdl ha presentato alcune proposte di legge. In Senato per iniziativa di Cinzia Bonfrisco e di Francesco Casoli e alla Camera per iniziativa di Giuliano Cazzola, che hanno proposto di avviare la discussione e di promuovere iniziative di Life Cycle, per gli investimenti nei fondi pensione. Stefania Tamburello Il presidente Antonio Finocchiaro: una volta passata la crisi bisognerà tornare a riflettere sulla previdenza integrativa

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(sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 11/06/2009 - pag: 11 Fabio Ortolani, presidente di Cometa «Siamo un ammortizzatore sociale di riserva» La crisi economica rischia di trasformare i fondi pensione in un ammortizzatore sociale di riserva. Se ne sono accorti in particolare a Cometa, che è il fondo più grande, con quasi mezzo milione di iscritti, in un settore, il metalmeccanico, gravemente colpito dalla congiuntura (basti pensare che in un anno il ricorso alla cassa integrazione ordinaria è aumentato del 2.109%). Spiega il presidente di Cometa, Fabio Ortolani, già dirigente del sindacato Uil e poi membro della Covip, la commissione di vigilanza sulla previdenza integrativa: «Dal primo gennaio al 31 maggio di quest'anno abbiamo avuto 7.450 domande di anticipazione di cui ben 5.440 di anticipazione cosiddetta immotivata». Si tratta cioè della possibilità offerta al lavoratore iscritto da almeno 8 anni di riavere indietro il 30% della sua «posizione», cioè dei contributi investiti fino a quel momento, senza dover giustificare il motivo della richiesta. Una possibilità prevista dalla legge sui fondi pensione accanto alle altre due forme classiche di anticipazione motivata, per la prima casa e per spese sanitarie straordinarie, che danno diritto a ritirare fino al 75% della posizione. L'anticipazione immotivata è chiaramente legata a improvvise difficoltà economiche del richiedente. Considerando che nonostante questa possibilità sia concessa solo agli iscritti da lungo tempo più dell'1% del totale degli appartenenti a Cometa l'ha sfruttata, non si tratta di un fenomeno trascurabile, osserva Ortolani. Non solo. «Il problema vero aggiunge il presidente del fondo pensione dei metalmeccanici è che difficilmente chi ha ritirato questi soldi sarà in seguito in grado di riversarli nuovamente nel fondo», visto il basso livello dei salari. Il che porta a un sostanziale indebolimento del montante contributivo e quindi, un domani, a una pensione complementare più leggera. Ecco perché, Ortolani, pur comprendendo le necessità che spingono il lavoratore a ricorrere ai soldi messi nel fondo, trova «abbastanza discutibile che la legge abbia previsto questa possibilità ». In Fonchim (lavoratori della chimica), l'altro grande fondo del settore industriale, con 161.393 iscritti, le richieste di anticipazione del 30% sono state, in proporzione, meno che in Cometa, ma nei primi cinque mesi dell'anno hanno comunque raggiunto la cifra di 1.300. E questo nonostante tutti gli iscritti abbiano ricevuto all'inizio dell'anno una lettera dove tra l'altro li si invitava a «non chiedere riscatti, trasferimenti o anticipazioni», vista la crisi finanziaria che aveva ridotto il valore delle posizioni contributive. Dal punto di vista dei rendimenti, la situazione è decisamente migliorata nei primi cinque mesi del 2009. Ortolani spiega che i quattro comparti di Cometa hanno registrato tutti un segno positivo, «da un minimo dello 0,7% a un massimo di circa il 4%». In Fonchim, sempre per il periodo gennaio-maggio, si va dal + 1,06% del comparto «garantito» al + 5% del comparto «crescita». Le preoccupazioni, in prospettiva, riguardano piuttosto le entrate contributive. Anche qui a causa della crisi. Se aumenta il ricorso alla cassa integrazione, se calano gli occupati, si riducono gli iscritti e i contributi versati ai fondi. In sostanza, se davvero la disoccupazione dovesse aumentare come dicono tutte le previsioni, i fondi ne risentirebbero negativamente. Senza contare che la legge prevede anche che, in caso di cessazione dell'attività lavorativa e in caso di cassa integrazione per almeno 12 mesi, il lavoratore ha diritto di chiedere il riscatto, cioè la riscossione totale o parziale della propria posizione. Ancora una volta, i fondi come ammortizzatore sociale di riserva. Enrico Marro Anticipi «Sempre più iscritti in difficoltà economiche chiedono di riavere subito parte dei loro contributi»

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Eni e Intesa trainano il listino (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 11/06/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Eni e Intesa trainano il listino Fiat e petroliferi trainano al rialzo Piazza Affari che termina la giornata con l'Ftse Mib in aumento dell'1,14%. Tutte le principali Borse europee sono salite, trainate dalla buona apertura di Wall Street, passata poi in negativo dopo la diffusione del Beige Book sulle prospettive dell'economia americana. La Fed vede segnali di rallentamento della crisi, tuttavia le condizioni del mercato restano deboli. Alla fine New York ha chiuso in calo dello 0,27%. Tornando a Piazza Affari, la Fiat ha guadagnato il 4,85% toccando quota 7,79 euro dopo che nella notte la Corte suprema ha dato l'ok definitivo all'operazione Chrysler. In scia sale Pininfarina che guadagna quasi il 20%. In recupero i titoli petroliferi che beneficiano del rialzo del greggio, ieri ai massimi degli ultimo otto mesi. L'Eni ha chiuso in rialzo dell'1,76, Saipem del 3,63% e Tenaris del 2,33%. Enel era partita bene sulla scia delle indiscrezioni su un possibile interesse del fondo sovrano cinese Cic. Nel pomeriggio tuttavia l'interesse si è sgonfiato e il titolo ha chiuso in ribasso dello 0,62%. Positivi i bancari con Intesa Sanpaolo (+2,67%), Montepaschi (+4,07%) e Mediobanca (+1,58%) mentre Unicredit arretra dello 0,50%. Ancora in rialzo Banca Profilo che sale del 16,6% dopo il via libera al salvataggio e l'arrivo di Matteo Arpe alla presidenza. Salgono anche gli assicurativi Generali (+0,64%) Fondiaria-Sai (+2,7%). Tra i titoli migliori da segnalare Prysmian (+6,5%) e Stefanel che mette a segno un rialzo del 12,56% dopo l'annuncio dell'apertura di 12 punti vendita in Cina. Banca Profilo Nuovo balzo per Banca Profilo (+16%) dopo il via libera all'arrivo di Matteo Arpe

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Stime in rialzo per Home Depot (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 11/06/2009 - pag: 35 Il caso a Wall Street Stime in rialzo per Home Depot La revisione al rialzo delle stime di crescita di Home Depot sembrava poter finalmente portare un po' di ottimismo a Wall Street. Il colosso americano del fai-da-te ha annunciato ieri che i profitti per azione potrebbero restare stabili, o in lieve flessione, a fronte della precedente previsione che stimava un calo del 7%. Come a dire: il peggio è passato. Ma l'ottimismo non è durato. La diffusione del Beige Book della Fed sulle prospettive dell'economia Usa ha frenato Wall Street. Così, dopo aver segnato in preapertura un rialzo del 4%, il titolo Home Depot si è sgonfiato per chiudere a +0,16%. Frank Blake, ceo di Home Depot

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Dietrofront in Europa Il Chiaretto è salvo (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: NOTTEEGIORNO data: 11/06/2009 - pag: 21 Vino e regole Dietrofront in Europa Il Chiaretto è salvo La battaglia dei rosati è finita con una vittoria che salva il Bardolino Chiaretto. Il commissario europeo all'agricoltura, Mariann Fischer Boel, ha infatti rinunciato all'ipotesi comunitaria di consentire la produzione di vini di colore rosa attraverso il taglio di vini da tavola bianchi e rossi. Una decisione che è stata annunciata dal Ministro alle Politiche agricole Luca Zaia - «è questa l'Europa che vogliamo, fondata sul rispetto delle identità, della qualità, della sicurezza alimentare e della tradizione», ha affermato commentando la novità e che ha provocato un inevitabile brindisi di festa da parte del Consorzio di tutela del Bardolino e dei cugini bresciani del Consorzio Garda Classico. Le prime realtà associativa del mondo vitivinicolo nazionale a sollevare formalmente il problema, tanto da lanciare congiuntamente allo scorso Vinitaly una petizione in difesa dei vini rosati tradizionali. Quelli che vengono ottenuti esclusivamente attraverso la vinificazione in rosa di uve rosse (per il Bardolino Chiaretto si utilizzano prevalentemente Corvina Veronese e Rondinella). Erano state 1500 le firme raccolte in poco tempo e la protesta aveva immediatamente incontrato l'interesse di Zaia e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Aldo Brancher, entrambi firmatari della petizione. Lo stesso Zaia, incontrando una settimana fa a Bardolino insieme a Brancher il consiglio di amministrazione del consorzio bardolinese, aveva annunciato la ferma volontà di «vincere la battaglia dei rosati». «Siamo particolarmente lieti dell'esito favorevole della vicenda dice adesso il presidente del Consorzio di tutela del Bardolino, Giorgio Tommasi perché significa che ora si può continuare a valorizzare la straordinaria unicità del Chiaretto e dei vini rosati della grande tradizione italiana. La proposta comunitaria rischiava di mettere in ginocchio la nostra storia, soprattutto in un momento come l'attuale, che, nonostante la pesante crisi finanziaria globale, vede il Bardolino Chiaretto crescere esponenzialmente in termini di vendite». Luca Fiorin La svolta La Ue ha deciso: no alla produzione di rosati ottenuti tagliando vini da tavola rossi e bianchi Bardolino Il Chiaretto è una varietà del Bardolino, ottenuta con la vinificazione in rosa di uve rosse (Corvina veronese e Rondinella)

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VI È l'esigenza di un crescente impegno per le autorità di vigilanza, quelle impe... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 11 Giugno 2009 Chiudi di MARIO DRAGHI* VI È l'esigenza di un crescente impegno per le autorità di vigilanza, quelle impegnate nella regolamentazione e altre autorità, a livello nazionale e internazionale. A entrambi i livelli, le autorità hanno bisogno di diventare più sensibili, più pronte ed efficaci nell'attenuazione dei rischi emergenti. Lo scambio di informazione e la cooperazione tra le autorità sia a livello nazionale che internazionale necessita di un miglioramento. La maggior parte dei Paesi sta rivedendo gli accordi di collaborazione tra le autorità nazionali coinvolte. Anche a livello internazionale, sono stati ora istituiti collegi di supervisione dedicati alle banche globali. Compito prioritario è ora l'attuazione. Ciò è per larga parte nelle mani delle autorità nazionali, tuttavia abbiamo bisogno di approcci coerenti tra Paesi e regioni. Infatti, i leader del G20 hanno posto una rinnovata enfasi al riguardo. All'Fsb, agli organi di fissazione degli standard e al Fmi/Bm è stato affidato il compito di far sì che l'attuazione sia funzionale a tre obiettivi complementari: primo, promuovere maggior adesione agli standard internazionali; secondo, aiutare nell'identificazione dei Paesi che sono indietro in termini di attuazione degli standard selezionati; e terzo, sostenere i processi di valutazione reciproca, così come hanno fatto quei membri dell'Fsb che si sono impegnati su questo fronte, alla stregua di una membership obligation. Mi sembra sia giunto il momento di indicare i quattro punti chiave della nostra azione di riforma. In primo luogo, il nostro lavoro si basa sul ripristino di un sistema finanziario che operi con meno debito, sia più immune dal set di non corretti incentivi alla base di questa crisi, dove la trasparenza consenta una migliore identificazione e gestione dei rischi, dove la sorveglianza prudenziale e regolamentare risulti rafforzata e il sistema sia in grado di lasciar fallire le istituzioni non correttamente gestite. In secondo luogo, la chiarezza. Siamo impegnati a costituire delle precise aspettative sul futuro contesto di regolamentazione. Costituire aspettative stabili circa il futuro assetto consentirà agli operatori di poter assumere decisioni strategiche con maggiore fiducia. In terzo luogo, mentre la direzione è chiara, i cambiamenti da apportare dovranno essere graduali. Alcuni elementi del nuovo sistema (ad esempio un maggior livello di capitale) dovranno essere introdotti passo dopo passo, in linea con il miglioramento del contesto di riferimento. In quarto luogo, dobbiamo mantenere i vantaggi di mercati finanziari globali e integrati. Partendo da un sistema di istituzioni e mercati globali con norme e pratiche di regolamentazione nazionali, dobbiamo impegnarci per una coerenza internazionale negli standard di regolamentazione che favorisca parità di trattamento tra i diversi Paesi. Nello stesso tempo, se vogliamo mantenere mercati aperti e globali, questi standards necessitano di essere rafforzati per fornire adeguata protezione agli "spettatori innocenti", colpiti dalle indiscriminate assunzioni di rischio che abbiamo osservato. Da ultimo, nello sviluppare e applicare sistemi di supervisione e regolamentazione più incisivi, funzionali a contenere un eccessivo indebitamento e a fronteggiare in modo adeguato fenomeni di market failure, dobbiamo, nel contempo, evitare di imporre eccessivi e soffocanti livelli di regolamentazione. La regolamentazione non deve impedire l'innovazione, necessaria per ampliare il processo di scelta dei consumatori e un più ampio accesso al credito. Non si deve soffocare l'innovazione finanziaria. Tuttavia non l'accetteremo con l'entusiasmo del passato e la sottoporremo ad attenta verifica per essere certi che non accresca il rischio sistemico. Dobbiamo assicurare che l'innovazione non comprometta altri obiettivi, chiaramente identificati, comprese la stabilità sistemica e la tutela del consumatore. La sfida che si presenta ai regulators e agli operatori è, come sempre, quella di trovare il giusto compromesso. * Estratto dall'intervento del governatore della Banca d'Italia in qualità di presidente del Financial Stability Board alla conferenza annuale della Iosco (l'organizzazione mondiale delle autorità di vigilanza sui mercati finanziari) a Tel Aviv

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GRAVE IL QUADRO DELINEATO DALLA FILIERA CARTA, EDITORIA, STAMPA E TRASFORMAZIONE IERI IN AUDIZIONE AL SENATO: I RAPPRESENTANTI DELLA FILIERA CHIEDONO INTERVENTI OPERATIVI URGENTI A (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 11 Giugno 2009 GRAVE IL QUADRO DELINEATO DALLA FILIERA CARTA, EDITORIA, STAMPA E TRASFORMAZIONE IERI IN AUDIZIONE AL SENATO: I RAPPRESENTANTI DELLA FILIERA CHIEDONO INTERVENTI OPERATIVI URGENTI A TUTELA DELLA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE Milano, 11 giugno 2009 - Dopo l’incontro dello scorso 20 maggio con la Commissione Industria del Senato i rappresentanti di Acimga (produttori di macchine grafiche), Aie (editori di libri), Anes (editoria periodica specializzata), Argi (distributori di macchine, sistemi e prodotti per il settore grafico), Asig (stampatori di giornali), Assocarta (produttori di carta), Assografici (industrie grafiche, cartotecniche e trasformatrici) e della Fieg (editori di quotidiani e di periodici) hanno illustrato oggi, nel corso di un’audizione al Senato, proposte operative di politica industriale a sostegno di una Filiera che ha un fatturato di circa 40 miliardi di Euro e pesa per il 5% in termini di addetti sull’occupazione complessiva (con un livello occupazionale pari a quello del settore auto). Il quadro delineato oggi dai rappresentanti dei settori Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, nel corso dell’audizione, è segnato dal grave impatto che la crisi finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008 (-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di ben 3. 533 addetti nel corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in questa prima parte dell’anno in corso: dal crollo verticale degli investimenti pubblicitari sulla carta stampata (-25,8% nel primo trimestre 2009 – Fonte Nielsen Media Research), agli ulteriori accentuati cali del fatturato fino a picchi del 30% ed un ricorso alla cassa integrazione che nei primi 5 mesi subisce un’impennata del 190%. A tutela della Filiera Italiana Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, i rappresentanti delle otto associazioni della Filiera hanno chiesto interventi per l’attuazione di iniziative mirate a favorire gli investimenti in pubblicità e comunicazione delle imprese, la riattivazione del credito d’imposta per l’acquisto di carta, una maggiore promozione della cultura anche attraverso l’adozione di sistemi di defiscalizzazione per l’acquisto di libri, in particolare di libri di testo, la difesa del diritto di autore e una “strutturale” detassazione degli utili reinvestiti in azienda per l’acquisto di beni strumentali nel periodo d’imposta. I rappresentanti hanno inoltre richiesto interventi urgenti mirati alla liberalizzazione del mercato energetico, in particolare per le cartiere, dove il costo dell’energia sul costo di produzione della carta può pesare dal 20% sino al 35% mentre i competitori europei sono tutelati da sconti e aiuti di Stato. . <<BACK

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Il successo aziendale passa per il business plan (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 11-06-2009 UPI PRIMO INCONTRO DI SEI SULLA GESTIONE NEI TEMPI DI CRISI Il successo aziendale passa per il business plan Antonella Del Gesso II Qualsiasi intuizione imprenditoriale può essere misurata e calcolata nella sua fattibilità e nei suoi effetti. Come? Attraverso appositi strumenti di gestione e controllo delle dinamiche aziendali. Tra questi la pianificazione e la programmazione delle azioni per raggiungere l'obiettivo, approfondite ieri nel primo dei sei seminari organizzati a Palazzo Soragna dall'Upi e dedicati al tema: «Strumenti e tecniche per la gestione delle aziende in periodo di crisi». In un contesto economico caratterizzato da una importante crisi finanziaria, «dovuta principalmente al fatto che ci si è dimenticati del fatto che il rispetto delle regole è una necessità, non un lusso, è necessario tornare a fare il passo lungo quanto la gamba. E perché questo avvenga c'è bisogno di ponderare bene le scelte, valutando la sostenibilità dei progetti», afferma il direttore dell'Upi Cesare Azzali. Del resto i mezzi per analizzare la fattibilità di un'iniziativa esistono, a cominciare appunto dalla pianificazione strategica, la quale consente di «definire la missione dell'impresa, identificare i punti di forza e debolezza, le opportunità e i rischi, stabilire gli obiettivi e i programmi per poi trasformarli in responsabilità concrete, definendo cosa si dovrà svolgere, chi lo dovrà fare e quando», spiega il relatore, commercialista in Parma, Andrea Bertolotti. Lo strumento quindi è innanzitutto un test, tecnico ed economico, di determinate ipotesi e azioni, e l'esito è il cosiddetto business plan, che assume la funzione di guida per la fase di realizzazione. «Il piano strategico ha una durata pluriennale (3-5 anni), ma è accompagnato da un programma operativo a un anno: il budget, che per la sua analiticità, misurabilità e immediatezza temporale diviene mezzo di controllo dell'esecuzione delle strategie». Questi solo alcuni degli strumenti in grado di permettere di effettuare al meglio ogni scelta aziendale. Come gestire la liquidità della pmi o i rischi finanziari, il business plan nell'ottica dei rapporti con gli istituti di credito, il finanziamento delle imprese in ottica di ristrutturazione finanziaria e le operazioni straordinarie quale strumento di efficienza economico - finanziaria, saranno temi dei successivi incontri all'Upi. «Tutti argomenti essenziali - conclude Bertolotti - in un quadro di economia altamente perturbata e variabile, dove lo sguardo sul passato risulta essere poco utile e dove invece diventa importante la capacità di previsione» attraverso un'analisi della combinazione delle diverse variabili. Palazzo Soragna Un momento dell'incontro sulla gestione.

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SUSSIDIARIETÀ ED ARGINE CONTRO LA CRISI, ECCO LE FONDAZIONI OGGI A SIENA IL 21 CONGRESSO NAZIONALE DELLE CASSE DI RISPARMIO (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 11 Giugno 2009 SUSSIDIARIETÀ ED ARGINE CONTRO LA CRISI, ECCO LE FONDAZIONI OGGI A SIENA IL 21° CONGRESSO NAZIONALE DELLE CASSE DI RISPARMIO Siena, 11 giugno 2009 - Sussidiarietà, intesa come compartecipazione a progetti di sviluppo, rapporti con i territori e gli enti che li governano ed un argine contro la crisi. Sono alcune delle parole chiave dell´intervento del presidente della Toscana, che ha partecipato ieri all´apertura del 21° congresso nazionale della Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di risparmio, che proseguirà anche domani mattina sempre al Teatro dei Rinnovati in piazza del Campo a Siena. Un congresso importante, a dieci anni dalla legge sulle Fondazioni che ha portato a compimento la separazione l´attività creditizia da quella filantropica, un congresso che conta oltre 600 partecipanti, sessanta giornalisti accreditati, la presenza di numerosi esperti e che ha visto l´intervento, al termine della mattina, anche del ministro dell´Economia. Il presidente della Toscana ha sottolineato l´importanza delle fondazioni nel panorama toscano e il loro ruolo sussidiario, prima della crisi ed oggi con la difficile congiuntura economica che l´intero paese e molte nazioni stanno vivendo. Dalle Fondazioni arriva un contributo importante alla crescita economica e sociale del Paese. Le Fondazioni, in Toscana, collaborano con gli enti territoriali, ha detto. Le Fondazioni, a partire dalla Fondazione del Monte dei Paschi – ha sottolineato di seguito - possono vantare un ottimo rapporto di collaborazione con la Regione. Ma insieme, tra loro e con gli enti, le Fondazioni hanno imparato anche a fare squadra e lavorare in sinergia. Un´esigenza in questo momento di crisi dove occorre ottimizzare tutte le risorse in campo, come ha spiegato il presidente della Toscana. Le Fondazioni di origine bancaria sono realtà non profit, private e autonome, eredi dellattività di carattere sociale che originariamente svolgevano le Casse di risparmio e le Banche del monte insieme all’esercizio del credito. Per qualche anno titolari esclusive del capitale delle stesse banche, poi da quasi tutte dismesso nel tempo. Oggi l’Acri, l´associazione delle Casse di risparmio d´Italia, rappresenta 88 Fondazioni di origine bancaria, 44 società bancarie tra Casse Spa e Banche del Monte Spa, 3 Associazioni territoriali di Fondazioni, e vari altri soggetti che, in qualità di soci aggregati, sono interessati alle attività culturali e di servizio svolte dall´associazione. A Siena, per la prima volta, ha partecipato stamani ai lavori del congresso anche la fondazione Compagnia di San Paolo di Torino. In Toscana le fondazioni di origine bancaria sono undici. Le fondazioni, ha spiegato nel suo intervento il presidente dell´Acri, Giuseppe Guzzetti, sono state pensate per preservare un controllo parapubblico su una parte del sistema creditizio. Un “vizio di origine” che a lungo ha fatto discutere sulla loro natura privata o pubblica. Ma anche i più critici oggi si sono ricreduti sulla loro identità. Le fondazioni, è stato sottolineato, hanno dato prova anche di buona amministrazione e saggezza. La recente verifica condotta dall´Autorità di vigilanza per accertare quale fosse stato l´impatto della crisi finanziaria sui patrimoni delle fondazioni ha accertato infatti che è stato diversificato il rischio e che nessuna ha investito in prodotti speculativi e rischiosi. Fondazioni, presenti nell´azionariato della banche, che non hanno esitato in questa difficile congiuntura a sottoscrivere gli aumenti di capitale che si sono resi necessari. . <<BACK

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Rapporto R&S Mediobanca: banche italiane prudenti e solide (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Rapporto R&S Mediobanca: banche italiane prudenti e solide (10 Giugno 2009 - 07:50) MILANO (Finanza.com) - Da Il Messaggero: Poco dinamiche, ma molto solide. Le banche italiane, secondo quanto emerge dal rapporto R&S (ufficio studi Mediobanca) risultano tra le più prudenti a livello globale. Prudenza che ha permesso agli istituti di credito del belpaese di reggere meglio degli altri all'onda d'urto della crisi finanziaria. Lo studio ha messo a confronto 66 istituti annoverando le italiane Unicredit e Intesa sanpaolo. Il duo italiano ha chiuso il 2008 con utili netti pari al 14,6% del fatturato, contro il meno 6% delle maggiori banche europee. Quanto alle perdite su crediti in Italia si attestano al 13,4% contro il 23,6% del settore europeo. In generale i piani di salvataggio hanno comportato esborsi per 86 mld per il governo Usa e 52 mld per quelli Ue, ma il rapporto R&S stima un impegno fino a 1.100 mld in Europa rispetto ai 561 mld oltreoceano. (Riproduzione riservata)

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A Siena il 21 congresso nazionale della Fondazioni bancarie e delle Casse di risparmio (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

A Siena il 21° congresso nazionale della Fondazioni bancarie e delle Casse di risparmio (11/6/2009 10:10) | (Sesto Potere) - Siena - 11 giugno 2009 - Sussidiarietà, intesa come compartecipazione a progetti di sviluppo, rapporti con i territori e gli enti che li governano ed un argine contro la crisi. Sono alcune delle parole chiave dell´intervento del presidente della Toscana, che ha partecipato ieri all´apertura del 21° congresso nazionale della Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di risparmio, che proseguirà anche domani mattina sempre al Teatro dei Rinnovati in piazza del Campo a Siena. Un congresso importante, a dieci anni dalla legge sulle Fondazioni che ha portato a compimento la separazione l´attività creditizia da quella filantropica, un congresso che conta oltre 600 partecipanti, sessanta giornalisti accreditati, la presenza di numerosi esperti e che ha visto l´intervento, al termine della mattina, anche del ministro dell´Economia. Il presidente della Toscana ha sottolineato l´importanza delle fondazioni nel panorama toscano e il loro ruolo sussidiario, prima della crisi ed oggi con la difficile congiuntura economica che l´intero paese e molte nazioni stanno vivendo. Dalle Fondazioni arriva un contributo importante alla crescita economica e sociale del Paese. Le Fondazioni, in Toscana, collaborano con gli enti territoriali, ha detto. Le Fondazioni, a partire dalla Fondazione del Monte dei Paschi – ha sottolineato di seguito - possono vantare un ottimo rapporto di collaborazione con la Regione. Ma insieme, tra loro e con gli enti, le Fondazioni hanno imparato anche a fare squadra e lavorare in sinergia. Un´esigenza in questo momento di crisi dove occorre ottimizzare tutte le risorse in campo, come ha spiegato il presidente della Toscana. Le Fondazioni di origine bancaria sono realtà non profit, private e autonome, eredi dell’attività di carattere sociale che originariamente svolgevano le Casse di risparmio e le Banche del monte insieme all’esercizio del credito. Per qualche anno titolari esclusive del capitale delle stesse banche, poi da quasi tutte dismesso nel tempo. Oggi l’Acri, l´associazione delle Casse di risparmio d´Italia, rappresenta 88 Fondazioni di origine bancaria, 44 società bancarie tra Casse Spa e Banche del Monte Spa, 3 Associazioni territoriali di Fondazioni, e vari altri soggetti che, in qualità di soci aggregati, sono interessati alle attività culturali e di servizio svolte dall´associazione. A Siena, per la prima volta, ha partecipato stamani ai lavori del congresso anche la fondazione Compagnia di San Paolo di Torino. In Toscana le fondazioni di origine bancaria sono undici. Le fondazioni, ha spiegato nel suo intervento il presidente dell´Acri, Giuseppe Guzzetti, sono state pensate per preservare un controllo parapubblico su una parte del sistema creditizio. Un “vizio di origine” che a lungo ha fatto discutere sulla loro natura privata o pubblica. Ma anche i più critici oggi si sono ricreduti sulla loro identità. Le fondazioni, è stato sottolineato, hanno dato prova anche di buona amministrazione e saggezza. La recente verifica condotta dall´Autorità di vigilanza per accertare quale fosse stato l´impatto della crisi finanziaria sui patrimoni delle fondazioni ha accertato infatti che è stato diversificato il rischio e che nessuna ha investito in prodotti speculativi e rischiosi. Fondazioni, presenti nell´azionariato della banche, che non hanno esitato in questa difficile congiuntura a sottoscrivere gli aumenti di capitale che si sono resi necessari.

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Ue, la Francia frena su un (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

MONDO 11-06-2009 IL FUTURO DELL'EUROPA La Svezia, dal 1° luglio alla guida dei Ventisette, chiede un «mandato pieno» per il presidente uscente della Commissione. Parigi vuole rinviare la decisione a ottobre e cerca altri nomi Ue, la Francia frena su un «Barroso bis» DA BRUXELLES FRANCO SERRA J osé Manuel Barroso ha trovato un altro alleato per farsi confermare alla testa della Commissione europea ma ancora una volta si tratta di un appoggio che non ha nulla di un attestato di stima. Il premier svedese Fredrik Reinfeldt, che da luglio presidente di turno dell'Ue, ha detto ieri che nel vertice della prossima settimana i leader dei Ventisette farebbero bene a confermare Barroso per altri cinque anni: senza aspettare il vertice successivo, in ottobre dopo il referendum che in Irlanda deciderà la sorte del Trattato di Lisbona per la riforma dell'Ue. La preoccupazione di Reinfeldt è di non complicare il lavoro della presidenza svedese lasciandole tra le mani la grana del capo da dare alla Commissione. La prossima settimana, ha detto il premier svedese, Barroso dovrebbe ricevere «un mandato pieno e non una mezza dichiarazione di intenzioni» che nell'attesa della ratifica del Trattato di Lisbona «metterebbe sotto pressione la presidenza svedese invece di lasciarla libera di dedicarsi a grandi questioni come la crisi finanziaria e i cambiamenti climatici». Mentre gli europarlamentari dei partiti di sinistra e i liberal-democratici fanno piani di alleanze minacciando un'offensiva senza quartiere contro Barroso, che è sostenuto dal Ppe, di gran lunga il primo partito nell'assemblea di Strasburgo, la diplomazia francese è al lavoro per far sí che nel vertice del 18 e 19 giugno l'attuale presidente della Commissione riceva tutt'al piú una cordiale accoglienza, senza impegni, e la decisione venga rinviata a ottobre. Nel frattempo, oltre al risultato del referendum irlandese, saranno probabilmente conosciuti i nomi di altri candidati che attualmente si guardano bene dall'esporsi. Si parla tra l'altro del premier olandese Jan Peter Belkenende, centrista e europeista senza eccessi di entusiasmo, e del primo ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker, anch'egli molto stimato tra i Ventisette. Entrambi però si dicono non interessati. Circola anche il nome dell'ex-premier liberale belga Guy Verhofstadt, che peraltro è stato bloccato cinque anni fa dal veto britannico e in questi giorni va dicendo che «i film peggiori sono i remake ». Resta il fatto che Parigi preme per un rinvio e anche il cancelliere tedesco Angela Merkel pare orientata in quel senso. Per nominare il presidente della Commissione, comunque, i Ventisette devono decidere all'unanimità mentre per far rinviare la decisione bastano un paio di voci. Nel frattempo il Ppe mantiene fermo il suo appoggio a Barroso ma in questi giorni non sembra pronto a una battaglia all'ultimo sangue: anche perché i suoi leader, e in particolare il capogruppo Joseph Daul, francese, sono alle prese con la questione del prossimo presidente dell'assemblea. E per i 263 eurodeputati popolari non è facile la scelta tra l'italiano Mario Mauro e il polacco Jerzi Busek, candidati forti e assai stimati anche fuori del Ppe.

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EDITORIA:USA; BOSTON GLOBE RIVELA, NYTIMES PRONTO A VENDERCI (sezione: crisi)

( da "Prima Comunicazione" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

- Prima Comunicazione - http://www.primaonline.it - EDITORIA:USA; BOSTON GLOBE RIVELA, NYTIMES PRONTO A VENDERCI Prima Comunicazione, 11/06/2009 EDITORIA:USA; BOSTON GLOBE RIVELA, NYTIMES PRONTO A VENDERCI WASHINGTON (ANSA) - WASHINGTON, 10 GIU - Il New York Times ha dato incarico alla banca d'investimenti Goldman Sachs di trovare acquirenti per il quotidiano Boston Globe, una delle testate più importanti d'America. A renderlo noto è lo stesso giornale di Boston, secondo il quale ci sarebbero un paio di potenziali acquirenti in vista. Il quotidiano bostoniano controllato dal gruppo editoriale di New York è in forte crisi finanziaria e dopo 137 anni di storia rischia di chiudere. L'editore ha proposto un nuovo accordo con i giornalisti per risparmiare 20 milioni di dollari attraverso una serie di forti tagli agli stipendi e a vari strumenti di garanzia. Ma il principale sindacato dei giornalisti lunedì sera ha rigettato l'accordo in un referendum, spingendo la società New York Times Co. a imporre immediatamente un taglio del 23% degli stipendi per cercare di ottenere 10 milioni di dollari di risparmi. Il sindacato ha presentato un ricorso contro l' iniziativa. (ANSA).

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Assicurazioni: Isvap, impatto contenuto in contesto difficile (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Assicurazioni: Isvap, impatto contenuto in contesto difficile (Teleborsa) - Roma, 11 giu - Il settore delle assicurazioni, ha avuto un impatto contenuto dalla crisi finanziaria. Lo ha detto il presidente dell'Isvap, Giancarlo Giannini, durante la relazione annuale dell'istituto nel 2008, sottolineando che "nonostante il contesto difficile, in Italia, non ci sono stati default nelle assicurazioni e non c'è stato bisogno di interventi da parte dello Stato". Nel 2008 e nei primi mesi del 2009, ha spiegato Giannini, "le imprese hanno comunque provveduto, a seguito di specifici interventi dell'autorità, a rafforzare le difese, con l'immissione di mezzi patrimoniali per complessivi 3,7 mld di euro". Per maggiore prudenza, l'Isvap ha poi programmato uno stress test anche per quest'anno basato su scenari di recessione economica persistente. 11/06/2009 - 12:10

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Faissola, banche vicine alle famiglie e alle Pmi (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Faissola, banche vicine alle famiglie e alle Pmi (Teleborsa) - Roma, 11 giu - "Temo che rimanga un anno difficile", con queste parole ha esordito il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, facendo il suo ingresso al 21° Congresso Nazionale dell'Acri. L'affermazione di Faissola arriva a un giorno di distanza dalle dichiarazioni di Fabrizio Saccomanni, direttore Generale di Bankitalia, secondo il quale sono destinate a crescere ancora gli effetti negativi sul credito della crisi finanziaria. Corrado Faissola è stato perentorio nel respingere le critiche al settore, snocciolando i numeri su quello che è il sostegno delle banche al mondo delle piccole e medie imprese che riceverebbero circa il 52% del credito totale erogato. Le imprese che hanno oltre 50 milioni di fatturato, ha dichiarato Faissola, hanno un rapporto debito bancario/fatturato solo del 17%, un chiara indicazione che le banche finanzierebbero soprattutto le piccole e medie imprese. Le imprese, ha proseguito il presidente dell'Abi, devono essere supportate al massimo dalle banche ma queste devono far in modo di evitare il "credito senza prudenza", in modo tale che non ci si ritrovi, una volta superato il periodo di crisi, con una maggiore debolezza rispetto al passato. Dunque occorre dare attenzione massima al sostegno alle imprese fino al limite della ragionevolezza ma non oltre, perchè indebolire il sistema, con un credito imprudente, sarebbe non un vantaggio ma una sciagura per il tutto il sistema Paese. Per Faissola occorre un'industria bancaria forte, a sostegno di un'economia, come quella italiana, che da 15 anni cresce meno della media europea. Per il presidente dell'Abi sono assolutamente inaccettabili le critiche mosse dal governo al credito alle imprese. Faissola ha altresì sottolineato il grande impegno del settore in questo momento di crisi, sottolinenado l'attenzionea nei confronti delle esigenze di famiglie e piccole e medie imprese. 11/06/2009 - 13:44

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Eni, Scaroni fiducioso su emissione bond (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

Eni, Scaroni fiducioso su emissione bond (Teleborsa) - Roma, 11 giu - La risposta al bond dell'Eni da 1 miliardo, aumentabile fino a 2, dedicato al pubblico indistinto "sarà molto positiva". Lo ha affermato l'amministratore delegato, Paolo Scaroni, nel corso di una conference call sull'emissione approvata questa mattina dalla Consob. "Ritengo che la nostra emissione sarà un successo e penso che in coda si metteranno altri emittenti che attendono di vedere come verrà accolta la nostra emissione". "Eni non faceva bond al pubblico dal 1995 e l'ultima operazione del genere è stata fatta dall'Enel nel 2005 e quindi prima della crisi. Siamo il primo emettitore industriale che esce sul mercato italiano per il pubblico indistinto. E' il sistema italiano che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria". "Sono convinto che la risposta sarà molto positiva anche per il merito di credito di Eni, una doppia A importante e molto rara sul mercato italiano, e perchè siamo un'azienda che promette risultati positivi per molti anni". 11/06/2009 - 16:35

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QUANTA RUGGINE TRA SU-DARIO E GOFFREDONE CORSA A DUE PER LA BENEMERITA - BUSINESS: L'ITALIA PUNTA SULL'AFRICA IRAQ: SPESE MILITARI KO NON È "BONINO" IL BUFFET A TORINO, VIA (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 11-06-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> QUANTA RUGGINE TRA SU-DARIO E GOFFREDONE – CORSA A DUE PER LA BENEMERITA - BUSINESS: L’ITALIA PUNTA SULL’AFRICA – IRAQ: SPESE MILITARI KO – NON è “BONINO” IL BUFFET – A TORINO, VIA BAGET BOZZO – DRAGHI TAGLIA MA NON BASTA – CINA ANTIFUMO… Da "Panorama" in edicola domani Adolfo Urso 1 - AFRICA, L'ITALIA PRENOTA UN POSTO... Operazione Africa nera per il governo Berlusconi, con un occhio al G8 dell'Aquila. Il 25 e 26 giugno il viceministro con delega al Commercio estero Adolfo Urso organizza a Roma il primo Italy & Africa Partners in business, vertice al quale insieme con le principali imprese nazionali parteciperanno ministri di tutta l'Africa subsahariana, con l'obiettivo di portare in quei paesi massicci investimenti italiani. «Gan parte del futuro del pianeta» dice Urso a Panorama «si giocherà in Africa. Non solo per la ricchezza di materie prime, ma anche per le potenzialità di sviluppo di quegli stati. L'Angola, per esempio, è la nazione che nel 2009 farà registrare il più alto tasso di crescita mondiale. Cina, India e Giappone si sono già mossi. Ora deve farlo anche l'Italia». Già principale partner commerciale globale dei paesi della sponda sud del Mediterraneo, l'Italia punta a penetrare nel resto del continente con una politica di intese «non più basate sulla filosofia del dono, che si è rivelata spesso un puntello a corruzione e sottosviluppo, ma della partnership per fare industria e infrastrutture» dice Urso. Paesi privilegiati, oltre all'Angola, saranno il Mozambico, la Tanzania, il Kenya, l'Etiopia, l'Uganda, il Ghana, il Congo e il Gabon. I lavori, aperti da Urso e dal ministro degli Esteri Franco Frattini, saranno chiusi dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, anche lui molto convinto della nuova strategia. L'obiettivo è quello di tenere il summit ad anni alterni in Italia e in Africa. (Stefano Brusadelli) 2 - IRAQ, SPESE MILITARI KO... Il crollo dei prezzi petroliferi rischia di paralizzare il potenziamento delle forze armate irachene. Il bilancio difesa è calato nel 2009 a 4,1 miliardi di dollari, la metà del 2008, quando il greggio era quotato 140 dollari al barile. Gli effetti si ripercuotono sull'acquisto di mezzi, armi, ricambi, come pure sull'addestramento e sul pagamento degli stipendi. «La crisi finanziaria sta facendo diminuire la velocità con la quale gli iracheni sviluppano le proprie capacità militari» ha ammesso il generale Frank Helmick, responsabile dell'addestramento delle forze di Baghdad, già gravate da corruzione e ingerenze politiche. Situazione che potrebbe compromettere il calendario del ritiro Usa, fissato entro il 2012. (Gianandrea Gaiani) siazzu 3 - CARABINIERI, LA CORSA È A DUE... Spaccatura nell'Arma dei carabinieri per la nomina del comandante generale che sostituirà Gianfrancesco Siazzu, prossimo ai 68 anni e in scadenza a inizio luglio. Corrono i generali Leonardo Gallitelli, 61 anni, capo di stato maggiore, ed Elio Toscano, 62 anni, vicecomandante generale. Il curriculum di Gallitelli è più operativo, quello di Toscano più giuridico. Il primo conta su simpatie bipartisan; Toscano, fra l'altro, è stato capo ufficio legislativo dell'allora ministro della Difesa Antonio Martino (Pdl). Difficilmente la spunterà un terzo incomodo come Carlo Gualdi, 62 anni, comandante della divisione Pastrengo. (Stefano Vespa) 4 - DARIO, GOFFREDO E LE PAROLE GALEOTTE... Nella partita sulla riconferma di Dario Franceschini alla segreteria quasi tutti i big del Pd hanno assunto una posizione attendista. Tranne due. Uno è Pier Luigi Bersani, che non può più rinviare l'appuntamento con la candidatura. L'altro è Goffredo Bettini. Le ruggini tra Franceschini e Bettini sono materia di gossip al Nazareno. Dalle sovrapposizioni ai tempi della gestione Veltroni, tra l'incarico di vicesegretario del primo e di coordinatore del secondo, fino alle liti sulle liste elettorali e al rifiuto di Bettini di candidarsi alle europee. Ma c'è anche un altro episodio, meno noto. Dimessosi Walter Veltroni, quando Franceschini fu investito a reggente dal «caminetto» Pd, Bettini gli chiese l'impegno a non candidarsi poi alla segreteria. Ottenendo una risposta stizzita: «Se accetto, non prendo alcun impegno». DARIO FRANCESCHINI - copyright pizzi 5 - COSÌ BONINO FECE SPARIRE IL BUFFET... «Via il buffet !» è stata la perentoria richiesta di Emma Bonino agli uscieri Rai durante la notte fra il 2 e il 3 giugno, quando l'esponente radicale ha occupato lo studio di Saxa Rubra destinato alle tribune elettorali per protestare contro la mancanza di visibilità della quale sarebbe vittima il suo partito. Nei locali era stato imbandito un tavolo con dolci, bibite e tramezzini per gli ospiti delle tribune e Bonino (in sciopero della fame e della sete), non voleva tentazioni. O, forse, non voleva dare adito a malignità, dovendo trascorrere la notte sul posto. (Caterina Perniconi) 6 - DRAGHI TAGLIA, MA LE SPESE AUMENTANO... Mario Draghi stringe la cinghia, eppure le spese della Banca d'Italia aumentano. Nonostante la riforma delle filiali, che prevede una riduzione progressiva delle sedi periferiche, nel 2008 i dipendenti sono saliti a quota 7.755, più 355 rispetto al 2007. Mmotivo: la confluenza dell'Uic (Ufficio italiano cambi) nell'Istituto di emissione. (M.A.) 7 - PETRUZZELLI, PER MUTI ARRIVA LA VOLTA BUONA? Forse è arrivato il momento di vedere Riccardo Muti con la bacchetta in mano per l'inaugurazione del nuovo Teatro Petruzzelli di Bari. Dopo il rifiuto del 2008, dettato dal timore di vedersi «usato» in campagna elettorale, il maestro avrebbe detto sì a un invito del ministro della Cultura Sandro Bondi. La data dovrebbe essere quella del 13 settembre. Probabile anche la presenza di Silvio Berlusconi, che arriverà a Bari per la Fiera del Levante, dal 12 al 20 settembre. (Antonio Calitri) 8 - A TORINO LA PRIMA «VIA BAGET BOZZO»... A Torino ci sarà una strada intitolata a don Gianni Baget Bozzo. Nell'omaggio al sacerdote e politologo (collaboratore di Panorama), scomparso a 84 anni lo scorso 8 maggio, il capoluogo piemontese ha battuto Genova, sua città natale. Promotore dell'iniziativa è stato il capogruppo del Pdl in consiglio regionale Angelo Burzi, che con Baget Bozzo ha condiviso l'esperienza politica nel Psi prima e successivamente in Forza Italia. Il sindaco Sergio Chiamparino si è già dichiarato d'accordo e adesso non resta che attendere l'atto formale. Baget Bozzo ha lungamente studiato il caso Torino, e a lui si devono interessanti riflessioni sul crescente consenso raccolto dal centrodestra tra gli operai della città. (Gianni Pintus) GOFFREDO BETTINI - Copyright Pizzi 9 - CROCE IN FESTA CON LA MEZZALUNA... Sarà l'Italia a celebrare i 150 anni della Croce rossa e della Mezzaluna rossa, il corrispettivo islamico. Dal 23 al 28 giugno migliaia di volontari di tutto il mondo si ritroveranno nel villaggio di 200 mila metri quadrati allestito a Solferino, nel Mantovano, teatro della battaglia combattuta il 24 giugno 1859 tra austriaci e franco-piemontesi, il cui terribile bilancio (tra le due parti 5.500 morti, 23 mila feriti) impose la creazione della Croce rossa. Il percorso di 8 chilometri attraverso i quali i feriti furono trasferiti dal campo di battaglia all'avamposto medico di Castiglione delle Stiviere sarà ripercorso il 27 da 12 mila volontari. Previste esercitazioni di risposta ai disastri naturali e, il 26, un concerto di Daniele Silvestri per raccogliere fondi pro terremoto dell'Aquila, che andranno ad aggiungersi ai 6 milioni già raccolti dalla Cri. (S.V.) 10 - PER CARDIA BOOM DI SPESE LEGALI... Sono 74 i contratti di consulenza che la Consob ha in corso per questioni legali. Il costo totale per la commissione sulla borsa presieduta da Lamberto Cardia, come si legge nel bilancio consuntivo 2008, è di 1,7 milioni di euro. Il rendiconto dell'autorità svela anche l'esistenza di un maxiaccantonamento di 18,3 milioni di euro. Motivo: «Rischi connessi a ipotesi di risarcimento danni». La Consob, infatti, è stata condannata da un lato per «omesso o negligente controllo» (su un agente di cambio e su una sim) e dall'altro per la «non completezza delle informazioni in un prospetto di offerta al pubblico» (Freedomland). (Michele Arnese) BONINO 11 - CINA, LUNGA MARCIA CONTRO IL FUMO... In Cina il fumo è un vizio difficile da estirpare. Ora il governo prova a frenarlo partendo dagli ospedali. Il ministero della Sanità ha annunciato che dal 2011 sarà vietato fumare in tutti i nosocomi e gli ambulatori. Si tratta di un provvedimento drastico per un paese con 320 milioni di fumatori e dove persino un medico su due si accende la sigaretta sul lavoro. «Ogni dipartimento in ogni parte del territorio dovrà creare gruppi di lavoro che si occupino di elaborare sistemi di controllo» intima la circolare governativa. Agli ospedali militari inoltre sarà proibito offrire sigarette in segno di ospitalità «a visitatori importanti». (Alessandro Bonini) 12 - EPIFANI INVESTE SULLA POLITICA... La Cgil intende tagliare molti costi, ma non quelli per l'attività politica. Dal rendiconto di previsione per il 2009 presentato dall'organizzazione guidata da Guglielmo Epifani si evince che la somma destinata ad attività politico-organizzative salirà di 720 mila euro rispetto all'anno precedente. L'incremento riguarderà soprattutto le manifestazioni nazionali e le conferenze programmatiche, con particolare riguardo ai temi dell'immigrazione. Un documento contabile interno afferma inoltre che occorre «investire sulla politica». Voglia di supplenza rispetto a un Pd sempre più diviso e appannato? (Michele Arnese) DRAGHI 13 - L'ANTITRUST PICCHIA DURO... Sanzioni da record dall'Antitrust. La relazione annuale presentata il 16 giugno rivela che nel 2008 l'autorità presieduta da Antonio Catricalà ha comminato sanzioni alle imprese per un totale di 37,1 milioni di euro, 32 milioni in più rispetto al 2007. L'incremento è dovuto anche a nuove norme che hanno previsto sanzioni più severe e ampliato il campo di intervento sulle pratiche commerciali scorrette: un settore da cui l'Antitrust ha incassato 32 milioni di euro. Le più colpite dalle sanzioni dell'Antitrust sono state banche e assicurazioni (11 milioni di euro), seguite dalle aziende di tlc con 10 milioni. (Michele Arnese) 14 - CURIA, I DURI IN TELEVISIONE... Vaticano senza problemi di «correttezza politica» nella serie in quattro puntate in onda su Raiuno (dal 29 giugno in seconda serata) dedicata alla nuova tratta degli schiavi. Nell'insolita veste di autori televisivi debuttano tre figure di spicco della curia: il segretario della Congregazione per il clero, Mauro Piacenza, il teologo Nicola Bux e il missionario Massimo Cenci. Prostituzione, mafia cinese, caporalato, immigrazione clandestina, criminalità e terrorismo islamico: questi i temi affrontati nel programma (intitolato La valigia con lo spago, testi e regia di Luca De Mata). I tre ecclesiastici dicono no al buonismo, criticano le politiche migratorie di Europa e Stati Uniti e chiedono un deciso impegno nella lotta alla criminalità che prospera sul commercio di carne umana. E in cambio della costruzione di moschee in Europa reclamano il permesso di costruire chiese nei paesi musulmani. (Ignazio Ingrao) LAMBERTO CARDIA FRANCESCO PIZZETTI - copyright pizzi 15 - ACEA, 100 ANNI CON VISTA IN 3D... Festa a tre dimensioni per i 100 anni dell'Acea, azienda erogatrice di elettricità (secondo distributore italiano dopo l'Enel) e di acqua (primo erogatore in Italia). Venerdì 19 giugno, su un maxischermo collocato sul pontile di Ostia, sarà proiettato «Roma città di acqua e di luce», spettacolo live di un'ora che gli spettatori potranno seguire con occhiali in 3d di ultima generazione. L'evento (ma non in versione tridimensionale) potrà essere seguito anche da piazza del Popolo a Roma, che dal 17 al 19 sarà sede della Festa dell'acqua e dell'energia. L'Acea (3,144 miliardi di euro di fatturato nel 2008) è controllata al 51 per cento dal Comune di Roma. Tra gli altri azionisti il gruppo Suez (9,981 per cento), il gruppo Caltagirone (7,515 per cento), Generali e Schroeder Investment, entrambe intorno al 2. [11-06-2009]

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Falce e flamenco (sezione: crisi)

( da "Corriere.it" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

C'è casa e lavoro per tutti. Stesso stipendio per manager e operai Falce e flamenco Mentre in Spagna le gru si fermano, a Marinaleda, in Andalusia, i cantieri aprono L'ultimo cantiere è stato aperto in Avenida de la Libertad, a ridosso di calle de la Solidaridad, tra plaza de Salvador Allende e corso Ernesto Che Guevara. Sono venti case, duemila metri quadri, un investimento di mezzo milione di euro. E quindi? Be', fino a qualche mese fa la notizia sarebbe stata la toponomastica d'antan, quegli omaggi insistiti da disneyland della nostalgia. Anche perché a Marinaleda, paesino andaluso di tremila abitanti, gli adolescenti frequentano l'istituto José Saramago - grande romanziere ma soprattutto inossidabile comunista -, le serate si passano al bar del "Sindacato dei lavoratori della terra", dove risuona il flamenco e i muri bianchissimi ospitano graffiti che a tinte forti annunciano "Guerra social contra el capital". E allora? Be', da qualche mese l'ironia ha ceduto il passo allo stupore, dal folklore ideologico si è passati alla sostanza economica, e la notizia vera sono diventati i cantieri. Mentre a Madrid, Malaga o Siviglia le gru si fermano, le vendite di prime case dimezzano e le statistiche registrano la cifra record di quattro milioni di disoccupati, a Marinaleda il trentaquattrenne Eladio Romero passa le giornate tra mattoni e cemento, e non si allontana dalla betoniera nemmeno per parlarci del suo paese speciale: «Siamo molto preoccupati perché tutt'attorno impazza la crisi economica. Ma quanto a Marinaleda, per il momento non ne abbiamo risentito». È piccolo, ordinato, tranquillo. Ma fa notizia perché è un paese diverso, probabilmente quanto di più diverso si possa trovare all'interno dei confini liberali e liberisti dell'Unione europea. Si potrebbe dire che la differenza è quel 60 per cento di consensi che da trent'anni va alla stessa formazione di sinistra anticapitalista. Ma si sbaglierebbe a cominciare da partiti ed elezioni. Meglio partire dal cantiere di Eladio. Se il nostro interlocutore ha ancora le mani sporche di malta è perché, al contrario dei colleghi della costa e della capitale, sta tirando su casa propria: «Questa più grande sarà la stanza dei bimbi, quest'altra è per me e per mia moglie» ci dice mentre con la carriola raggiunge i compagni alle prese con la posa del pavimento. «Nel nostro cantiere si fa solo autocostruzione ». Sui media spagnoli Marinaleda fa sensazione per una cifra che sembra contrastare ogni ortodossia economica: qui la casa non te la compri con l'abituale investimento di nove anni di stipendio, ma con 420 giornate di lavoro in prima persona e un mutuo di quindici euro al mese da estinguere nei prossimi 133 anni. In sostanza a Marinaleda una casa se la comprano (e se la costruiscono) tutti: «Vivo da sola con i miei tre bambini» ci dice Ana Gomez, che ha ventiquattro anni e un bel sorriso messo in ombra dalla mattinata in cantiere. «Ora stiamo con i miei genitori ma entro fine anno una di queste casette sarà nostra». Ovviamente Ana aggiunge che la sua fortuna è vivere nel Comune dei miracoli: «Come noi non c'è nessuno. In qualsiasi altro paese continuerei semplicemente a stare con mamma e papà». Il trucco c'è, ed è la comunità più rossa d'Europa. Con lo stesso sistema hanno già trovato casa 350 famiglie, altre duecento lo faranno nei prossimi tre anni: «Il terreno ce lo dà gratis il Comune» spiega Eladio. «E sempre il Comune ci fornisce il progetto, i materiali e la consulenza di un architetto e di un paio di operai. Per il resto facciamo tutto noi, e tutto per bene perché fino al sorteggio finale nessuno sa quale di queste venti case toccherà alla sua famiglia». Cristobal è giovanissimo, ha tre figli, faceva il muratore a Malaga, ora è disoccupato e occupatissimo a tirare su casa sua; Oscar ha 29 anni, lavorava nei cantieri dei dintorni, ma da quando c'è' aria di crisi fatica solo per sé: «Il nostro è un sistema molto bello, molto originale» ci dice mostrandoci la t-shirt di Marinaleda, "terra di lotta e diritti". «Ma soprattutto molto semplice. C'è da chiedersi perché non lo si replichi altrove ». Oscar fa finta di concentrarsi sull'interrogativo ma non ha problemi a trovare la risposta: «Sulla costa il terreno serve a speculare, qui è messo a disposizione del popolo». Mentre tutta la Spagna è ferma, rimbambita dalla crisi finanziaria, incrinata dal crollo immobilare, a Marinaleda continuano a macinare centimetri di "utopia verso la pace" - come recita lo stemma comunale. Sono trent'anni che mantengono il ritmo, e i vecchi del paese dicono che i segreti dell'avanzata sono due: "la lotta" e "il nostro alcalde". Per capire l'una e l'altro incontriamo Juan Manuel Sanchez Gordillo, sindaco del paese dal lontano 1979, ovvero dalle prime elezioni del dopo Franco. Alla domanda se la sua barba si ispiri più a Fidel Castro o a Che Guevara, il capopopolo risponde secco che «Gesù Cristo in realtà era un comunista ». Quando gli chiediamo come si sia formata quest'insolita oasi di anticapitalismo andaluso risponde parlando di "solidaridad, libertad e lotta dura senza paura". Siamo in un altro tempo, un altro mondo, una dimensione parallela che affonda le radici nella miseria nera dei jornaleros, i braccianti a giornata, e la ricchezza immensa dei terratenientes, i possidenti che fino a qualche anno fa facevano il bello e il cattivo tempo anche a Marinaleda. Alla metà degli anni Ottanta un paese intero decide che i 1.200 ettari del Duque del Infantado, latifondista quattro volte Grande di Spagna, vanno strappati alla loro pigra produzione di grano e girasole e messi a disposizione del popolo per creare lavoro, ricchezza, progresso. Sanchez Gordillo è ovviamente in testa a tutti, ma a seguirlo sono centinaia di compaesani che invadono le cascine, occupano i campi, vengono respinti dalla Guardia civil, tornano la mattina dopo, vengono respinti di nuovo, tornano per dieci giorni, l'anno dopo per un mese, l'anno dopo ancora per due, finché all'ottavo anno lo Stato capitola ed espropria la terra del duca per consegnarla al lavoro del popolo. Anche questa è Spagna: sembra una storia dei tempi di Garcia Lorca, si è svolta mentre in tutta Europa furoreggiavano Spandau Ballet e Duran Duran. Da quest'improbabile epopea sono nate una cooperativa agricola, un oleificio, una fabbrica di conserve, e lavoro per 300 persone dove prima in quattro braccianti curavano gli interessi di un solo padrone. Ma è nato soprattutto un paese diverso, che mentre la Spagna cresceva a dosi massicce di mercato e movida, ha mantenuto il suo passo lento garantendo 49 euro a giornata per tutti, dal contadino all'operaia al manager. È socialismo? È comunismo? Qualcosa del genere. O più semplicemente un paese di uguali, con un leader che prova a non essere troppo più uguale degli altri. Gli oppositori dicono che sia il nuovo duca, altri affermano che si sia montato la testa, che quando ogni sabato pomeriggio prende la parola a Linea Directa - programma cult di Marinaleda Tv - si senta il presidente venezuelano Hugo Chavez che indottrina il suo popolo dagli schermi di Ola Presidente. Lui non si scompone, si dice fiero che anche il New York Times abbia voluto conoscerlo, rilancia affermando che in fondo Chavez non è che un moderato: «Si accontenta di gestire il capitale, mentre io voglio un paese in cui tutti partecipano a tutto. Per questo facciamo 40 assemblee all'anno, presentiamo in piazza il bilancio comunale, decidiamo tutti assieme anche dove si va in gita la domenica». Nel frattempo in Avenida de la Libertad tutti assieme stanno tirando su 20 case. Al di là dei ricordi di lotta e delle trappole dell'ideologia è questa oggi la scena che conta: nei campi si lavora, nei cantieri si costruisce. Parlando alle Cortes sullo stato della nazione il primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero ha assicurato che il peggio della crisi è alle spalle. Meglio così. Perché se dura ancora un po' c'è il rischio che in tanti comincino a porsi la domandina di Oscar: «Qui facciamo cose utili e facili. Come mai non si replicano altrove?» Raffaele Oriani (da «Io donna») stampa |

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Torna la Sagra du burgu per salvare l'asilo parrocchiale (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

BASTIA Torna la Sagra du burgu per salvare l'asilo parrocchiale Gli abitanti di Bastia riesumano la Sagra du burgu per salvare dalla chiusura l'asilo parrocchiale. La crisi finanziaria della struttura per l'infanzia, apparsa in un primo momento come un colpo per l'immagine della frazione, rischia di trasformarsi in un vero e proprio toccasana. Le difficoltà economiche della scuola materna hanno infatti convinto gli organizzatori dell'evento estivo a riappacificarsi dopo la rottura del 2007, quando si è svolta l'ultima edizione dell'appuntamento. Quando il parroco Cesare Donati ha evidenziato l'impossibilità di fronteggiare il debito annuale prodotto dall'asilo, alcuni residenti hanno subito messo in giro l'idea di ripristinare la sagra per trovare i fondi sufficienti a mantenere il servizio. Nei giorni scorsi, il gruppo di lavoro (formato dal sacerdote, un insegnante e un genitore) ha quantificato in diciottomila euro il passivo annuale della scuola. Il Comune si è detto disposto a versare circa duemila euro. Un ulteriore aiuto potrebbe arrivare dalle consulenze gratuite offerte da alcuni professionisti albenganesi nella gestione dell'asilo e dal taglio di spese ritenute «superflue». La parte restante dovrebbe arrivare dalle casse della sagra, i cui ideatori si sono impegnati a ripartire con gli allestimenti gastronomici dall'agosto 2010.\

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L'ex premier ha fatto capire che il ministro dell'Economia potrebbe guidare l'operazione (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Retroscena TREMONTI A PALAZZO CHIGI? FABIO MARTINI L'ex premier ha fatto capire che il ministro dell'Economia potrebbe guidare l'operazione ROMA A Massimo D'Alema di solito piace così. Finito il comizio in piazza, andare a cena con un ristretto gruppo di compagni fidati è una di quelle abitudini alle quali l'ex premier non rinuncia mai e non lo ha fatto neppure nel rush finale di questa campagna elettorale: sono occasioni per chiacchierare in santa pace, tanto è vero che nei giorni scorsi - in Puglia, in due diverse circostanze - l'ex presidente del Consiglio ha confidato a tavola uno scenario che ha intrigato assai i compagni seduti al suo fianco. A chi gli chiedeva, Massimo dove andremo a finire, lui ha risposto così: «Vedete, in Italia c'è un profondo malessere sociale ed economico destinato purtroppo ad aggravarsi nei prossimi mesi. Berlusconi è ancora in piedi ma indebolito. Potrebbe non farcela. E a quel punto, per provare ad uscire per davvero dalla crisi, potrebbe servire un grande sforzo nazionale e anche il Pd potrebbe essere chiamato a dare una mano, a sostenere un governo di unità nazionale». Certo, si tratta di riflessioni informali, non di un disegno al quale D'Alema si stia attivamente dedicando. Ma i commensali hanno colto subito la grande novità contenuta nelle parole del loro capo: in un Paese a cultura consociativa (ma anche complottarda), parlare e sentire parlare di "governissimo" è qualcosa che ha sempre un sapore vagamente osé. Nelle sue riflessioni ad uso privato, Massimo D'Alema ha dispiegato argomentazioni di largo respiro prima di arrivare all'approdo: «La gestione della crisi da parte del governo italiano è stata finora molto deludente. Lo vedete Obama? Mentre lì, la risposta è stata accompagnata da una radicale svolta politico-culturale, col ritorno in campo della politica, qui da noi ha prevalso la paura. E purtroppo gli effetti negativi della crisi finanziaria non si sono scaricati ancora sull'economia reale...». Un autunno freddo per l'Italia, destinato a diventare gelido e la previsione di D'Alema è che «il centrodestra da solo potrebbe non farcela», perché «Berlusconi non è finito, ma è indebolito». Si rischiano elezioni anticipate? Per D'Alema quello scenario non c'è, «la legislatura durerà fino al 2013», ma per risollevarsi da una crisi sempre più pesante, potrebbe servire un esecutivo dalle spalle larghe, un governo di unità nazionale. Un governo politico inevitabilmente affidato alla guida di un esponente del centrodestra, dentro il quale potrebbe essere chiamato a partecipare anche il Partito democratico. Sui possibili interlocutori di un'operazione di questo tipo, D'Alema è stato meno circoscritto, anche se ha avuto parole di apprezzamento per Giulio Tremonti, ipotetico premier, ma anche per Gianfranco Fini. Con Tremonti, D'Alema coltiva da tempo un rapporto bivalente ma tendente al bello. Ai frequenti e fiammeggianti match televisivi fa da contrappunto un rapporto personale di reciproca stima. I due si studiano da anni e dopo aver preso le misure, hanno cominciato a farsi le "fusa" anche in sedi pubbliche. Nel maggio del 2008, subito dopo la vittoria elettorale di Berlusconi, durante un dibattito a due organizzato da Lottomatica, Tremonti arrivò in ritardo e nonostante l'"affronto" subito, D'Alema lo gratificò: «Uno dei più bravi e brillanti ministri d'Europa...». E due mesi dopo, durante il dibattito sulla manovra economica, Tremonti contraccambiò, definendo il discorso di D'Alema in aula «un intervento da statista». E qualche giorno fa, al direttore della "Gazzetta del Mezzogiorno" Giuseppe De Tomaso che gli chiedeva come mai da sinistra Tremonti ricevesse giudizi positivi e diversi rispetto agli altri leader del centrodestra, D'Alema ha testualmente risposto: «Sì, bisogna dare giudizi diversi». E D'Alema cosa farà da "grande"? I giornali, un giorno lo tirano da una parte («Punta tutto su Bersani candidato»), un giorno dall'altra («E' tentato di candidarsi in prima persona») e lui, parlando a RedTv, sostiene che la sfida "non è ancora aperta", che per ora sostiene Pierluigi Bersani e, per quanto lo riguarda, si dice "disponibile a fare quello che il Pd mi chiederà". D'Alema confina la sua candidatura alla guida del partito ad una "extrema ratio", anche perché nel Pd finora "non mi hanno mai chiesto di fare nulla", dopo che per mesi "sembravo un isolato rompiscatole". Refrattario come sempre a imprese velleitarie, D'Alema capisce la difficoltà di una sua candidatura in un Pd che non è crollato, anche se è un'ipotesi che non esclude in modo definitivo.

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I listini ritrovano la strada del rialzo (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

I listini ritrovano la strada del rialzo di Marco Frojo del 12-06-2009 da Finanza&Mercati del 12-06-2009 [Nr. 114 pagina 3] Gli investitori inizano a intravedere la luce alla fine del tunnel della crisi finanziaria, e le principali Borse mondiali tornano a imboccare la strada del rialzo. Anche i trader che operano sul Nymex sembrano convinti che il peggio sia ormai alle spalle: il prezzo del petrolio, uno degli indicatori dello stato di salute dell'attività economica mondiale, ha fatto segnare un ulteriore balzo portandosi sopra quota 72 dollari al barile. Dai minimi segnati solo qualche mese fa, le quotazioni dell'oil sono quasi raddoppiate. In Europa, i rialzi sono andati dal +0,57% di Londra al +1,41% di Milano. A Wall Street, a mezz'ora dalla chiusura, gli indici facevano segnare un rialzo di circa l'1 per cento. Ieri, incoraggianti segnali di ripresa sono arrivati soprattutto dal mercato del lavoro Usa dove le nuove richieste di disoccupazione sono diminuite di 24 mila unità su base settimanale a quota 601.000. Il dato è tra l'altro nettamente migliore delle attese che parlavano di 615.000 nuovi disoccupati. Sempre negli Stati Uniti, a maggio, le vendite al dettaglio sono cresciute dello 0,5% in linea con le attese, facendo così segnare il primo rialzo negli ultimi tre mesi. In Gran Bretagna, Andrew Sentance della Bank of England ha parlato di una crisi che ha già toccato il fondo e di una ripresa già entro la fine di quest'anno. I rialzi di ieri sono stati dettati anche da una serie di upgrade su alcuni importati titoli. Morgan Stanley ha consigliato di comprare i titoli farmaceutici e in particolare GlaxoSmithKline (+2,6%); Electrolux (+4,4%) ha beneficiato dal «buy» assegnatole da Goldman Sachs; Valeo (+8,5%) di quello di Bank of America. BofA ha promosso anche Man (+6%), mentre Hsbc (+2,3%) ha incassato la promozione da Credit Suisse. Sempre in campo bancario Royal Bank of Scotland e Lloyds Banking Group hanno guadagnato rispettivamente il 4,8% e il 2,6% sull'indiscrezione che il governo di Londra potrebbe vendere dei bond convertibili nelle loro azioni. Le migliori blue chips euroepee sono però state le banche irlandesi dopo che Allied Irish Bank (+12,6%) ha ricomprato alcune sue obbligazioni per un importo complessivo di 2,8 miliardi di euro. La rivale Bank Ireland ha messo a segno un balzo dell'8,75 per cento. A livello settoriale, le performance migliore è stata quella delle banche (+2,03%), seguite dalle auto (+1,71%) e dall'health care (+1,33%). I fanalini di coda sono stati i titoli del turismo (-0,5%), su cui hanno pesanti i deludenti risultati del Club Med (-4%), e dei media (-0,22%). In Piazza Affari, Fiat ha festeggiato le nozze con Chrysler con un rialzo dell'1,99%. Enel ha guadagnato l'1,1% sul ritorno delle indiscrezioni di stampa secondo le quali il fondo China Investment Corporation sarebbe interessato a rilevarne una quota compresa tra il 3 e il 5 per cento. La migliore blue chip è stata però Fonsai (+3,19%) grazie alle dichiarazioni dell'ad Fausto Marchionni che ha detto di auspicarsi il piano industriale per la compagnia entro l'anno. La palma del peggiore è andata infine a Terna (-2,36%).

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filiera della carta: audizione al senato sulla crisi del settore (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 10 - Economia Filiera della carta: audizione al Senato sulla crisi del settore Editoria ROMA. È grave il quadro delineato dalla Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione ieri in audizione al Senato: i rappresentanti della Filiera chiedono interventi operativi urgenti a tutela della competitività delle imprese anche per l'alto rischio occupazionale. Dopo l'incontro dello scorso 20 maggio con la Commissione Industria del Senato i rappresentanti di Acimga (produttori di macchine grafiche), Aie (editori di libri), Anes (editoria periodica specializzata), Argi (distributori di macchine, sistemi e prodotti per il settore grafico), Asig (stampatori di giornali), Assocarta (produttori di carta), Assografici (industrie grafiche, cartotecniche e trasformatrici) e della Fieg (editori di quotidiani e di periodici) hanno illustrato oggi, nel corso di un'audizione al Senato - spiega una nota -, proposte operative di politica industriale a sostegno di una filiera che ha un fatturato di circa 40 miliardi e pesa per il 5% in termini di addetti sull'occupazione complessiva (con un livello occupazionale pari a quello del settore auto). Il quadro delineato oggi dai rappresentanti dei settori Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, nel corso dell'audizione, è segnato dal grave impatto che la crisi finanziaria internazionale sta avendo sulla Filiera con costi di produzione in costante ascesa, vendite nazionali in forte diminuzione nel 2008 (-4,6 rispetto al 2007) che riportano ai livelli del 2000-2003, una perdita di ben 3.533 addetti nel corso del 2008 e risultati ancora più preoccupanti in questa prima parte dell'anno in corso: dal crollo verticale degli investimenti pubblicitari sulla carta stampata (-25,8% nel primo trimestre 2009 - Fonte Nielsen Media Research), agli ulteriori accentuati cali del fatturato fino a picchi del 30% ed un ricorso alla cassa integrazione che nei primi 5 mesi subisce un'impennata del 190%. A tutela della Filiera Italiana Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione, i rappresentanti delle otto associazioni della Filiera hanno chiesto interventi per l'attuazione di iniziative mirate a favorire gli investimenti in pubblicità e comunicazione delle imprese, la riattivazione del credito d'imposta per l'acquisto di carta, una maggiore promozione della cultura anche attraverso l'adozione di sistemi di defiscalizzazione per l'acquisto di libri, in particolare di libri di testo, la difesa del diritto di autore e una «strutturale» detassazione degli utili reinvestiti in azienda per l'acquisto di beni strumentali nel periodo d'imposta. I rappresentanti hanno inoltre richiesto interventi urgenti mirati alla liberalizzazione del mercato energetico, in particolare per le cartiere, dove il costo dell'energia sul costo di produzione della carta può pesare dal 20% sino al 35% mentre i competitori europei sono tutelati da sconti e aiuti di Stato.

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g8, lecce blindata: sei le zone rosse - alessandra bianco (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina X - Bari Le misure di sicurezza G8, Lecce blindata: sei le zone rosse Da oggi i ministri economici. Controvertice dei No global Il castello Carlo V epicentro degli incontri. Schierati migliaia di poliziotti. Domani il corteo di protesta, stasera il concerto con Daniele Sepe e la Banda Bassotti ALESSANDRA BIANCO LECCE - La porta d´Oriente per le prossime 36 ore diventa porta del mondo. Da oggi i ministri delle finanze del G8 sono riuniti al castello Carlo V, per l´occasione restaurato con criteri eco-sostenibili, e si tratterranno nel capoluogo del Salento fino a domani pomeriggio, quando dalle 17 in poi, la città verrà restituita ai suoi abitanti e riprenderà la circolazione ordinaria. Sei le zone rosse blindate: prefettura, piazza Duomo, piazza Sant´Oronzo, castello e tribunale dei minori, nonché l´ingresso di Lecce fino a tutto viale dell´Università. Aree interdette alle auto e praticabili a piedi solo dai residenti muniti di documento d´identità. Passaggio consentito anche in macchina a residenti e negozianti, invece, nel perimetro "cuscinetto" che parte dal cimitero, costeggia piazza Duomo, gira intorno al Carlo V e al tribunale dei minori per continuare in via Duca d´Aosta fino a via Fontana. All´ordine del giorno del supervertice dei ministri economici l´avvio ufficiale del progetto pilota per accelerare e finanziare la ricerca del vaccino contro lo pneumococco nei Paesi poveri e la redazione di un rapporto sui Global standard: regole e parametri per proteggere la proprietà, l´integrità e la trasparenza dell´attività economica e finanziaria mondiale con l´obiettivo, già dichiarato dal ministro dell´economia Giulio Tremonti, di trasmetterlo al G8 in luglio a l´Aquila. Intanto, il migliaio circa di uomini delle forze dell´ordine sono impegnati dalle prime luci dell´alba nell´attività di controllo e per garantire la sicurezza. No global e associazioni contro i G8 da questa mattina sono riuniti nella sala della Provincia in via Salomi per un controvertice sulla crisi economica globale e le alternative di politica economica. A fine lavori, in attesa del corteo nazionale di domani, un concerto nell´area ex Knos con, tra gli altri, Daniele Sepe e la Banda Bassotti. Una curiosità: a mezzogiorno, le 51 finaliste di Miss Mondo Italia 2009 attenderanno il ministro delle finanze tedesco Peer Steinbrueck o la sua delegazione, per consegnargli un documento con alcuni quesiti sulla crisi finanziaria e le eventuali ripercussioni che queste potrebbero avere sull´occupazione.

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studiate da manager e non da portaborse - fabrizio escheri (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XXIII - Palermo STUDIATE DA MANAGER E NON DA PORTABORSE FABRIZIO ESCHERI I n sintesi, se seleziono un brillante laureato in Giurisprudenza per fargli fare il vigile urbano, in quanto conosce perfettamente il codice della strada, non è detto che sia particolarmente motivato a svolgere il proprio ruolo e, probabilmente, al più presto tenterà di lavorare in ufficio più che a un incrocio. Lo stesso vale per un eccellente laureato in Economia che venga posto allo sportello di una banca, quando magari ha difficoltà di comunicazione con gli altri che lo rendono poco adatto a una funzione di contatto con il pubblico. Per questo motivo si è correttamente sostenuta la necessità di nuove metodologie per l´accesso ai posti di lavoro pubblici. Si è ritenuto cioè che siano da prediligere criteri che valorizzino le attitudini piuttosto che le competenze. A maggior ragione per i posti dirigenziali, nei quali la propensione a "far fare" più che a "fare" è la caratteristica professionale più importante. In base a questo criterio, la pubblica amministrazione ha di recente sempre più adottato la prassi di dotarsi di dirigenti esterni. Laddove nella pianta organica non vi siano figure con le necessarie doti di comando, sebbene ve ne siano in possesso dei titoli di studio necessari, si è preferito attingere al mercato del lavoro piuttosto che dare spazio a carriere interne. In questo modo, senza dover obbligatoriamente tener conto di anzianità o di esperienza, le pubbliche amministrazioni hanno cominciato a dotarsi di figure professionali provenienti dall´esterno. In tal modo si è ritenuto di poter dotare la macchina amministrativa di conduttori aventi le adeguate capacità per guidare la struttura. In taluni casi, grazie a questo sistema, le figure poste ai vertici gerarchici sono state di eccellente qualità. Tuttavia tale nuova metodologia, se non correttamente utilizzata dalla politica, può esporre la pubblica amministrazione al rischio di creare una nuova procedura clientelare senza effettivamente conseguire un beneficio per il servizio ai cittadini. Osservando i criteri di selezione dei dirigenti esterni da parte delle amministrazioni pubbliche in Sicilia, si possono individuare almeno due percorsi finora adottati nella scelta: il primo è quello di preferire alte professionalità, di chiara fama, che possano garantire, grazie alle proprie esperienze e capacità, di ottenere risultati difficilmente raggiungibili con le sole forze interne; il secondo è quello di prediligere la fedeltà, politica o personale, rispetto alla competenza ed eticità del candidato. Non è quindi il metodo di selezione in sé a essere sbagliato, ma l´utilizzo che talvolta ne viene fatto dalla politica. Nel primo caso, grazie a tale criterio, si riesce a portare a un impegno nelle strutture pubbliche professionalità che altrimenti riterrebbero molto più conveniente e remunerativo svolgere il proprio lavoro nel privato. Nel secondo si infoltisce la schiera dei clientes politici creando una nuova truppa di acchiappavoti, sempre utili per le successive tornate elettorali. La diffusione di tale malcostume non può tuttavia indurci a negare la validità in assoluto dei dirigenti esterni in un´azienda come la pubblica amministrazione. Il bravo manager, lo dimostra l´esperienza della grande industria, è capace di tirar fuori dalla propria squadra il meglio di sé, motivando persone che fino al giorno prima sembravano aver perso entusiasmo e convinzione. Pertanto è opportuno dire ai nostri giovani laureati, che potrebbero aver perso ogni speranza di accesso a una carriera pubblica, visto il blocco delle assunzioni e il surplus di forza lavoro generato dalle stabilizzazioni, di non demordere e di continuare a formarsi, perché le loro competenze e il loro entusiasmo potranno prima o poi essere determinanti per una pubblica amministrazione che, sempre più a secco di disponibilità finanziarie, ha bisogno di creatività, determinazione e capacità. Sebbene qualcuno possa dir loro il contrario, l´unica strada per far carriera non è quella di maturare un´esperienza nella qualità di portaborse o, ancor meglio, di segretario di partito; né quella di inserire nel proprio curriculum la qualifica di "candidato trombato", anche se questi due profili potrebbero sembrare oggi i più richiesti dalla nostra pubblica amministrazione. Sono convinto che le loro capacità professionali dovranno, prima o poi, contare più delle naturali doti di compiacenza e di asservimento, che in questo momento sembrerebbero essere le competenze distintive chiave nel trovare un adeguato, e remunerativo, incarico dirigenziale. Benché l´allenamento a dir sempre di sì e la tendenziale accondiscendenza alle indicazioni del potente di turno, maturate in anni di oscuro lavoro nelle segreterie politiche, sembrino più utili di un master alla Bocconi, la qualità e la preparazione sono doti di cui il sistema pubblico non può fare a meno se non vuole definitivamente perdere la propria ragion d´essere, che è quella di servire i cittadini. La selezione di validi dirigenti esterni per la pubblica amministrazione può essere, pertanto, una grande opportunità per la nostra Regione. Se un valido manager come Marchionne ha risanato la Fiat che solo pochi anni fa sembrava destinata quasi al fallimento, lo stesso potrebbe accadere per quella che è la principale realtà economica in Sicilia, oggi in grave crisi finanziaria. E se proprio ciò non dovesse accadere, la selezione di dirigenti pubblici esterni potrebbe almeno generare nuove opportunità per gli enti organizzatori dei corsi di formazione. Abbandonando quei profili formativi inutili, per i quali si è spesso gridato allo scandalo, ecco nuove figure professionali che si potrebbero addestrare, per le quali lo sbocco lavorativo può dirsi sicuro: "Corso per segretario cittadino di partito minore", "Corso per primo dei non eletti", "Corso per portaborse addetto a servigi personali di politico in carriera".

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eni col bond a caccia di risparmiatori - vittoria puledda (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 29 - Economia Eni col bond a caccia di risparmiatori Via libera Consob all´emissione da un miliardo elevabile a due Scajola: "I libici sono interessati a entrare in Enel e nell´azienda petrolifera" VITTORIA PULEDDA MILANO - Eni rompe il ghiaccio sul mercato retail delle obbligazioni dopo il grande freddo della crisi finanziaria e, tornando dopo quasi quindici anni a rivolgersi direttamente ai risparmiatori italiani, mette in palio bond per un miliardo di euro (ma elevabile fino ad un massimo di due miliardi). «E´ l´Italia che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria degli ultimi anni, sono ragionevolmente fiducioso che la risposta sarà positiva, tenuto conto del merito di credito dell´Eni - ha detto l´amministratore delegato Paolo Scaroni - la nostra è un´azienda solida che continua a crescere e avrà risultati positivi per molti anni», ha aggiunto ricordando che si tratta della prima operazione di un gruppo industriale rivolto al retail da anni (quella precedente è dell´Enel, nel 2005). «Ma ora - ha detto - mi aspetto che si accoderanno altri emittenti, anche perché il mercato italiano è generoso: non è certo la liquidità che manca». All´Eni, e all´Enel, sono interessati anche i capitali libici, ha dichiarato ieri il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, che la sera prima aveva incontrato Gheddafi a cena: «I libici - ha spiegato Scajola - sono interessati, hanno liquidità per fare investimenti». Nel dettaglio dell´offerta dei bond, che ieri ha ricevuto l´ok della Consob alla pubblicazione del prospetto, si tratta di due tipologie di obbligazioni, entrambe con scadenza tra sei anni: una, a tasso fisso, legata al tasso mid swap (sempre con durata sei anni) e cedola annuale; l´altra a tasso variabile, e cedola semestrale, ancorata al tasso Euribor a sei mesi. In entrambi i casi ci sarà però una maggiorazione, uno spread compreso tra gli 85 e i 135 punti base: al momento, quindi, non è possibile determinare il rendimento esatto dei bond, perché non è stato ancora fissato lo spread né il tasso esatto. Si dovrà quindi aspettare la conclusione del periodo di sottoscrizione (che va dal 15 giugno al 3 luglio) per conoscere il rendimento dei titoli del cane a sei zampe; fattore - questo - criticato dall´Adusbef. A titolo di esempio, ieri il tasso mid swap era pari al 3,35% mentre l´Euribor a sei mesi era di poco inferiore all´1,5%; ragionando in termini più lunghi, da gennaio ad oggi, il mid swap ha oscillato tra un minimo del 2,822% e un massimo del 3,459% mentre l´Euribor si è mosso tra l´1,434% e il 2,971%. Il taglio minimo dei bond, per i risparmiatori, è pari a 2.000 euro. Il consorzio di collocamento sarà coordinato da Banca Imi e da Unicredit e garantirà fino a 710 milioni di bond (la fee che pagherà l´Eni è pari all´1,5%). Ma Scaroni si è detto appunto molto fiducioso sull´accoglienza, nonostante l´offerta arrivi subito dopo la richiesta di mezzi freschi da parte dell´Enel, con l´aumento di capitale («Sono mercati diversi», ha detto). Nessuna indicazione specifica, invece, sulla destinazione dei fondi, tuttavia l´amministratore delegato ha spiegato che il gruppo «sta pensando ad un´altra emissione, verso fine anno, ma non rivolta al mercato italiano e non retail: sarà un´operazione diversa - ha aggiunto - che faremo su un mercato diverso».

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I sacrifici di Guzzetti contro la recessione (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

l'Acri a congresso I sacrifici di Guzzetti contro la recessione Le Fondazioni bancarie italiane si dichiarano disposte a fare sacrifici nel breve periodo, al fine di superare l'attuale fase di crisi economica. Questo è uno dei punti di rilievo del ventunesimo congresso dell'Associazione delle casse di risparmio (Acri), chiusosi ieri a Siena. Non manca però una richiesta precisa nei confronti del governo: la revisione del trattamento tributario delle Fondazioni. Il presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, ha spiegato alla platea il ruolo che le fondazioni giocheranno nella fase pre-ripresa da una crisi che si è rivelata più ostica del previsto, nonostante la solidità del sistema bancario italiano, sancita anche dell'ultima ricerca R&S Mediobanca. Gli obiettivi finali non verranno meno, afferma Guzzetti, anche se si potrebbe fare di più: «Un differente regime fiscale ci permetterebbe di avere mezzi adeguati a finanziare le attività filantropiche, quello attuale non valorizza il nostro ruolo sussidiario» Inoltre, solo con una riduzione delle aliquote, conclude il presidente dell'Acri, le Fondazioni potranno «svolgere il proprio compito di preziosa infrastruttura immateriale di un sistema economico e sociale pluralistico». Dalla parte delle banche c'è un elemento importante: tutte gli istituti che hanno avuto bilanci in attivo hanno elargito i dividendi promessi. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non ha replicato, ma l'impressione dei banchieri è che questo sia un segnale positivo, anche perché il congresso di Siena è stato all'insegna della riflessione e della collaborazione. Infatti, l'Acri ha preso due decisioni in merito alla presenza nella Cassa depositi e prestiti (Cdp). In primis, sarà posticipato di tre anni il programma di conversione delle azioni privilegiate, detenute dalle fondazioni, in ordinarie. Tale provvedimento giunge dopo l'oggettiva difficoltà di determinazione del valore della Cdp, a causa del perdurare dell'eccessiva volatilità dei mercati. La scelta presa permette al governo di riequilibrare i valori della Cassa sui parametri di mercato, deterioratisi dopo l'avvio della crisi finanziaria e la svalutazione dei titoli. Il presidente di Cdp, Franco Bassanini, ha specificato un'altra ragione per il rinvio del giudizio di merito sul portafoglio in questione: «Il consiglio approverà prima dell'estate il piano industriale che determinerà conseguenze sull'attività della cassa e un consolidamento nel tempo di questo consentirà una più adeguata stima». Sulla tempistica, non si esclude a priori che la conversione avvenga oltre il 2012. Bassanini afferma che «l'operazione si farà quando si potrà avere un prezzo ordinato e affidabile, senza fluttuazioni improvvise». La seconda decisione di apertura delle Fondazioni verso il Tesoro è l'abbandono del diritto al dividendo garantito, sancito dallo status di azionisti privilegiati secondo lo statuto della Cassa. L'Acri, spiega Guzzetti, «rinuncia alla garanzia di avere il 3 per cento sopra l'inflazione, ma rimarrà il solo privilegio di essere remunerati prima del restante 70 per cento del capitale». La notizia è stata commentata anche dal presidente di Monte Paschi Siena, Giuseppe Mussari, che ha ricordato come «le fondazioni continuino ad essere azionisti importanti del sistema bancario italiano». Non è mancato, infatti, l'apporto delle Fondazioni al mercato, sotto forma di liquidità. Nonostante la contrazione dei profitti settoriali nel 2008, meno 34 per cento, le erogazioni sono rimaste inalterate, secondo l'analisi dei bilanci dell'ultimo anno delle 16 maggiori entità d'origine bancaria, capaci di contare su un patrimonio pari al 74 per cento dell'intero sistema. Rinviato, invece, l'ingresso delle Fondazioni nel capitale di Banca d'Italia. Dopo l'apertura del suo direttore generale, Fabrizio Saccomanni, è arrivata la replica di Guzzetti: «Se ci offrono quote siamo onorati, ma vogliamo sapere a che prezzo e qual è il rendimento previsto». di Fabrizio Goria 12/06/2009

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La ripresa fa il pesce in barile (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-12 - pag: 14 autore: ... PETROLIO OLTRE I 73 DOLLARI La ripresa fa il pesce in barile B envenuto il caro-greggio, se davvero segnala un'imminente ripresa dell'economia. Ma lacorsa sempre più sfrenata dei prezzi – ieri oltre 73 dollari al barile, più del doppio rispetto ai minimi pluriennali di dicembre – solleva timori, oltre che speranze. Gli indizi di un miglioramento della domanda, a onor del vero, non mancano. La Cina in maggio ha importato una quantità di greggio quasi da record: 4 milioni di barili al giorno, un livello superato solo nel marzo 2008, quando Pechino faceva incetta di rifornimenti prima delle Olimpiadi. Anche negli Usa i consumi mostrano sussulti di vitalità. E dopo mesi di accumulo, le scorte petrolifere mondiali hanno iniziato a ridursi, non solo per effetto dei tagli di produzione dell'Opec.I mercati finanziari,compreso quello dei futures sul greggio, cercano sempre di anticipare le tendenze. Inoltre gli investitori, che nei mesi più bui della crisi erano rimasti il più possibile "liquidi", stanno ritrovando fiducia e appetito per il rischio: anche questo, se si vuole, è un germoglio di rinascita economica. Ma se la speculazione dovesse spingersi troppo in là, il rally del petrolio potrebbe trasformarsi nel killer della ripresa.

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Un patto europeo contro i debiti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-06-12 - pag: 15 autore: Un patto europeo contro i debiti Per dare credibilità al rientro dei disavanzi servono riforme strutturali coordinate di Carlo Bastasin E ntro cinque anni nessun paese del G-7, Canada escluso, avrà un debito inferiore al 90% del Pil. Entro il 2014 la media del debito del G-20 potrebbe arrivare al 140 per cento. I governi saranno ovunque sotto pressione nel gestire economie gravate da un debito che in Europa, solo tra il 2008 e il 2010, aumenterà di 20 punti di Pil e nel mondo crescerà del 35-60% entro cinque anni. Il tema della compatibilità della democrazia con l'emergenza economica si è spostato dalla crisi alla sua terapia: l'enorme indebitamento degli stati. Per evitare soluzioni traumatiche nella gestione del debito, con tagli al welfare che distruggano il contratto sociale o addirittura con chiusure dei confini economici o finanziari, la via d'uscita sarà aumentare la crescita potenziale delle economie. In Europa questo porrà il problema di nuove sedi politiche di coordinamento. Ma la soluzione interessa l'Italia più di qualsiasi altro paese. Nessuno infatti quanto l'Italia cumula tutti i problemi della gestione politica del debito: alto livello del debito pubblico, bassa crescita potenziale dell'economia, grande disparità interna tra creditori e debitori, e infine scarsa efficacia dei meccanismi di decisione politica. Che il problema del debito tocchi gli equilibri istituzionali delle democrazie, lo rivelano novità con cui alcuni paesi stanno cercando di "legare le mani" alla politica. Due settimane fa il governo tedesco ha integrato una norma costituzionale per vincolare il Parlamento attraverso i "freni del debito" che dovranno far scomparire i disavanzi tedeschi entro pochi anni. Berlino vorrebbe estendere questa "exit strategy" a tutti i paesi Ue. Nei paesi del Nord Europa si sta guardando invece all'esperienza olandese, che costringe il Parlamento ad approvare solo manovre di bilancio compatibili con la sostenibilità del debito ed estese all'intera durata della legislatura. Le piattaforme elettorali devono specificare le intenzioni dei partiti nei confronti del bilancio pubblico. In Gran Bretagna si studiano "codici di stabilità" di almeno otto anni e quindi estesi su più legislature, indipendentemente dalle preferenze politiche dei futuri Parlamenti eletti. Altri esperimenti sono già in corso in Svizzera, con freni fiscali che limitano l'aumento della spesa pubblica all'aumento atteso delle entrate; in Cile, attraverso regole che disciplinano il bilancio strutturale; in Svezia e in molti altri paesi. Ma il caso più rilevante è ancora lontano dalla consapevolezza politica: il più importante meccanismo di disciplina delle finanze pubbliche nel mondo, il Patto di stabilità europeo, dovrà essere ridisegnato. Ma come? Con più automatismi o invece con più politica? La sfiducia nella politica è giustificata dal fatto che tra il 1977 e il 2005, nella media dei paesi Ocse, il rapporto debito/Pil è raddoppiato senza una vera giustificazione finanziaria. Non c'erano crisi economiche da gestire ma solo decisioni d'opportunità politica. Solo la pressione dei mercati finanziari - prima ancora dei meccanismi di regolazione automatica dei bilanci - ha invertito la tendenza a indebitarsi. In una recente conferenza sulla politica fiscale svoltasi a Washington all'Fmi, Charles Wyplosz ha offerto una sintesi della situazione: nei casi d'emergenza le regole non funzionano, i politici hanno comunque un'inclinazione a indebitarsi e l'ipotesi di comitati tecnici che regolino la politica di bilancio (come fanno i banchieri centrali con la moneta) non troverà mai sostegno, quindi bisogna riuscire a tenere insieme valutazione politica e regole di disciplina. Il terremoto della crisi ha aperto molte crepe nelle certezze sulla politica fiscale. Economisti come Robert Barro sono convinti che l'effetto moltiplicatore della spesa pubblica sulla crescita economica sia pari a zero. Ma Christina Romer, consigliera della Casa Bianca, recentemente ha parlato di un moltiplicatore di circa l'1,5%, altri hanno stime addirittura superiori. La disputa ha riaperto la guerra tra economisti neoclassici e neokeynesiani. I primi sostengono che l'aumento della spesa pubblica venga mal giudicato da cittadini che prevedono l'aumento delle tasse, riducono quindi i consumi, aumentano l'offerta di lavoro e ciò riduce i salari. In tal caso la spesa pubblica non produce alcuno stimolo. I neokeynesiani, pur con differenze tra loro, ritengono che la rigidità di prezzi e salari consenta alle imprese di soddisfare l'aumento della domanda aggregata (derivante dalla spesa pubblica) vendendo di più e quindi assumendo di più. In una tale incertezza, l'unico consenso è sul fatto che garantire la sostenibilità di lungo termine del debito sia indispensabile anche all'eventuale efficacia di breve termine della spesa pubblica. Regole quindi? Ma che cosa succede se i mercati non dovessero credere alle regole? Secondo stime della Commissione europea, un aumento di 150 punti base del premio sul rischio dei titoli pubblici è in grado di annullare gli effetti di uno stimolo fiscale dell'1% del Pil. L'intero impulso della Ue potrebbe evaporare se l'indebitamento apparirà insostenibile. In una fase protratta di caduta del prodotto potenziale dei paesi europei, la spesa pubblica è indispensabile per fermare la chiusura delle imprese o il taglio degli investimenti, ma senza un quadro di "coerenza temporale" nel medio termine la po-litica di bilancio espansiva può essere addirittura controproducente. Il quadro istituzionale è quindi ancora una volta essenziale all'efficacia della politica. Le ricette tradizionali per un quadro di coerenza temporale sono quelle di ridurre la spesa corrente. Secondo una stima presentata all'Fmi, il valore attualizzato della spesa in pensioni e sanità è dieci volte maggiore del costo della crisi. Ma è davvero possibile politicamente convincere i pensionati o i malati che devono avere meno diritti perché devono pagare le conseguenze di Wall Street? L'alternativa è quella di aumentare la crescita potenziale delle economie. Su un orizzonte di dieci anni, l'aumento della crescita dell'1% compenserebbe in buona parte l'aumento del debito indotto dalla crisi attuale. Ma in Europa riforme simili dovrebbero avvenire su impulso politico coordinato. In caso contrario si incorrerebbe nei noti problemi di "azione collettiva" che hanno già prodotto, negli ultimi sei mesi, impulsi fiscali inferiori al necessario, da parte di singoli governi che preferiscono attendere che siano gli altri paesi a indebitarsi e a rilanciare la crescita. Non c'è dubbio che si tratti di un problema politico, nel metodo e nella sostanza. Non ci sono "regole" che possano indurre da sole i Parlamenti a trovare la giusta combinazione di riforme strutturali e di disciplina fiscale. Inoltre lasciare che siano i mercati finanziari, come in passato, a esercitare la loro disciplina sui governi è troppo pericoloso dato i rischi d'instabilità con debiti globali così alti. Troppo facile che i paesi finiscano per scoprirsi insolventi. Troppo alti quindi anche i rischi di contagio, perché l'azione politica non sia sovranazionale. Non resta dunque che trasferire più politica a un livello diverso da quello dei Parlamenti nazionali per garantire che la spesa pubblica ben coordinata faccia crescere l'economia e sia sostenibile. Anche la necessità di evitare troppa competizione fiscale tra i governi e di offrire un interlocutore alla Bce, in modo che la politica monetaria possa accomodare i bilanci pubblici impegnati nelle riforme strutturali, spinge nella stessa direzione: riformare il Patto di stabilità europeo verso un organismo più politico in grado di favorire riforme strutturali coordinate, che aumentino la crescita potenziale e diano credibilità all'impegno al rientro dei debiti. carlo.bastasin@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA IN CONTINUA CRESCITA Si prevede che il rosso dei bilanci dei paesi Ue aumenterà di 20 punti di Pil tra il 2008 e il 2010. Nel mondo del 35-60% in cinque anni PROBLEMA APERTO Non esistono regole in grado di costringere i governi a trovare la corretta combinazione tra disciplina dei conti e politiche di sviluppo L'unione fa la forza. Una performance durante il party che si è svolto a Berlino per le scorse elezioni del Parlamento europeo AFP

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Nuovo patto Agricole-Generali (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-12 - pag: 35 autore: Banche. Dopo il tentativo fallito, entro due settimane i francesi e Trieste presentano un secondo accordo su Intesa Sanpaolo Nuovo patto Agricole-Generali Pauget: «Lavoriamo per una soluzione in accordo con i grandi soci e l'Authority» Alessandro Graziani MILANO «Lavoriamo per definire un nuovo patto parasociale con le Generali in tempi rapidi, al massimo entro fine mese, e vogliamo trovare una soluzione che sia accettabile dai soci di Intesa Sanpaolo, dall'Antitrust italiana e dalla Consob francese». Il direttore generale del Credit Agricole Georges Pauget, ieri in Italia per una serie di incontri istituzionali, ha tranquillizzato i suoi interlocutori italiani sul caso Intesa Sanpaolo. La stesura del nuovo patto di consultazione con le Generali, i cui ultimi dettagli restano in fase di messa a punto dallo studio legale di Sergio Erede, terrà conto delle doverose obiezioni dell'Authority guidata da Antonio Catricalà. Ma è evidente che, qualunque tipo di soluzione, non potrà che risultare come frutto di un compromesso tra le varie parti in causa. Il tema riguarda il destino della partecipazione del 5,8% detenuta dall'Agricole nel capitale di Intesa Sanpaolo. Una quota ormai storica, seppur diluita rispetto al 22% che i francesi avevano in Banca Intesa, e che in passato è stata messa al servizio dell'istituto presieduto da Giovanni Bazoli prima per respingere gli assalti all'AmbroVeneto, poi nell'assecondare la crescita di Intesa, infine nel consentire la fusione col Sanpaolo. Giorni febbrili, quelli dell'estate 2006, quando i vertici di Intesa chiesero all'Agricole di non esercitare il diritto di veto e di uscire progressivamente dal capitale del gruppo in cambio di una piccola ma significativa dote retail in Italia: CariparmaFriuladria. L'Agricole, come ricordano i vertici, ha sempre assecondato le richieste dell'alleato Intesa, fino a concedere un divorzio che consentisse a entrambi di crescere senza danneggiarsi a vicenda. Sulla base degli accordi che servivano a Intesa per procedere nella fusione con Sanpaolo, nel 2006 fu previsto che l'Agricole sarebbe sceso entro fine 2009 sotto il 2% del capitale di Intesa. Nel frattempo, la crisi finanziaria – da tutti considerata eccezionale e paragonabile a quella del 1929 – ha portato a un crollo dei valori bancari, e tra questi di Intesa Sanpaolo – del 50%. Una situazione atipica, che ha portato come conseguenza all'allentamento dei prìncipi contabili e dei criteri antitrust un po' in tutto il mondo. Tanto che anche l'Autorità europea si è prodigata in deroghe, impensabili in momenti ordinari. Un'eccezionalità storica che l'Agricole ritiene possa e debba valere anche nel caso della sua quota in Intesa Sanpaolo. Dati i valori attuali di Borsa, d'altra parte, un'eventuale annuncio della cessione del 5,8% in suo possesso avrebbe effetti deleteri sulle quotazioni di Intesa. A danno di tutti gli azionisti, in primis le Fondazioni che invece per il momento restano tatticamente ostili alle richieste dell'Agricole. E che ieri, stando alle indiscrezioni in arrivo da Roma, avrebbero ottenuto di essere ammesse al procedimento avviato dall'Antitrust, potendo così avere accesso alla documentazione dell'infrazione. Tornando all'Agricole, in che modo potrà essere cambiato il patto parasociale con le Generali? Il riserbo dei legali è totale, anche perchè tuttora il "diavolo" è nei dettagli. Ma emergono alcune linee guida, che determineranno la stesura del nuovo patto parasociale tra Agricole e Generali. La partecipazione in Intesa, date le valutazioni di mercato, non è più nella lista di quelle in vendita e diventa immobilizzata almeno per il medio periodo. è l'effetto della crisi, ma la conseguenza per l'Agricole è che quella quota – il 5,8% fa della banca francese il secondo socio di Intesa Sanpaolo – ora dovrà essere monitorata. Il che non comporta, ovviamente, interferenze sulla gestione o su aspetti che ledano la concorrenza. Ma se la quota è di lungo periodo, osservano i francesi, non si può impedire che il secondo socio della banca venga informato su aspetti rilevanti dal punto di vista strategico, come la politica dei dividendi o le decisioni su aumenti di capitale. In sostanza, se la quota diventa strategica l'obiettivo non può che essere lo stesso degli altri azionisti di lungo periodo. I cui interessi, sostengono dall'Agricole, non possono che essere convergenti. Resta il problema, decisivo, di trovare una sintesi alle necessità dell'Agricole, ai rilievi giuridici dell'Antitrust italiana – che si è già fatta valere, bocciando la prima stesura del patto avanzata dai francesi – e ai criteri contabili presidiati dalla Consob francese, che restando immutata la contabilizzazione della quota pretenderebbe una svalutazione di circa due miliardi nella semestrale di Agricole. La crisi ha determinato l'elasticità delle normative, dei criteri contabili e delle loro interpretazioni. Difficile che anche sul caso Intesa Sanpaolo, Autorità e azionisti non trovino la quadratura del cerchio. © RIPRODUZIONE RISERVATA PARIGI E GLI ALTRI Il crollo di Borsa costringe la Banque Verte a non cedere la quota e valorizzarla Le Fondazioni ammesse nel procedimento Antitrust Il vertice dell'Agicole. Il presidente René Carron (a sinistra) e il direttore generale Georges Pauget INFOPHOTO

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Mifid sotto tiro: sposta il trading sull'Otc (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-06-12 - pag: 37 autore: Regole. Al congresso Iosco di Tel Aviv critiche ai risultati della direttiva Mifid sotto tiro: sposta il trading sull'Otc Riccardo Sabbatini TEL AVIV. Dal nostro inviato La direttiva Mifid sta spingendo verso l'opacità i mercati azionari Europei. Circa il 30% delle contrattazioni del continente si svolgono ormai fuori mercato, sui circuiti Otc (over the counter). Il dato è stato riferito ieri dall'ex-amministratore delegato della Borsa di Londra, Clara Furse, intervenuta alla giornata conclusiva della conferenza annuale dello Iosco, l'associazione internazionale dei regulator. «La Mifid – ha commentato – non sta raggiungendo i suoi scopi» e tutto ciò, in fondo, rappresenta una controtendenza perchè all'indomani della crisi della finanza mondiale i trasparenti mercati azionari sono visti come un antidoto ai problemi causati dagli scambi di prodotti derivati e strutturati in circuiti non regolamentari. «I mercati equity – ha sottolineato ancora la Furse – rappresentano una parte della soluzione e non il problema». Ma la direttiva europea, varata alla vigilia della crisi al fine di promuovere una competizione tra le piattaforme di negoziazione continentali (regolamentate e non), ha finito per innescare un processo opposto. I dati comunicati dalla Furse confermano quelli contenuti in uno studio appena pubblicato dal Cesr (il comitato delle Consob europee). Dal novembre del 2007, quando la Mifid è entrata in vigore, la quota delle Borse sulle contrattazioni azionarie del continente è scesa da circal'80 al 60 per cento a beneficio dei sistemi multilaterali di negoziazione (gli scambi promossi dagli intermediari), che al marzo di quest'anno si attestavano poco sotto al 10%, e delle negoziazioni Otc che avevano superato la barriera del 30 per cento. Un fenomeno in crescita, su cui i regolamentatori si interrogano, è rappresentato dagli intermediari che incrociano al loro interno gli ordini della clientela (in acquisto o vendita) utilizzando per le transazioni le quotazioni correnti di Borsa. Il costo delle negoziazioni diminuisce ma la liquidità si sposta dal suo bacino naturale e i prezzi del mercato regolamentato diventano meno significativi. Un simile trend è, appunto, proprio il contrario di quello che attualmente i regolamentatori si augurano. Dopo aver sperimentato i rischi sistemici causati dalle contrattazioni Otc sui credit default swap (una sorta di assicurazione sui rischi di insolvenza), responsabili di aver causato il collasso del maggiore assicuratore mondiale (Aig), i regulator stanno studiano sistemi di controparti centrali in grado di rendere "più" sicure e trasparenti quelle negoziazioni. è processo che non avviene senza resistenza poichè – è ancora la Furse a parlare – «maggiore trasparenza significa anche minori margini per gli intermediari». D'altra parte anche la competizione internazionale- ha sottolineato John Coffee, professore alla Columbia University, analizzando la genesi della crisi finanziaria – rappresenta una poderosa spinta verso la deregolamentazione. Dopo quanto è accaduto, naturalmente, si moltiplicano le richieste di una regolamentazione più rigida ma occorre far presto prima che il pendolo dei mercati torni ad oscillare verso un'altra direzione. «I prossimi sei mesi – è la previsione di Coffee – saranno decisivi per implementare le riforme». © RIPRODUZIONE RISERVATA EFFETTI COLLATERALI L'attacco è stato lanciato da Clara Furse, ex Ceo della Borsa di Londra: «Le regole non stanno raggiungendo gli obiettivi»

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UN FISCO PIU' "EUROPEO" PER AIUTARE LE BANCHE (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACHE pag. 18 UN FISCO PIU' "EUROPEO" PER AIUTARE LE BANCHE L'ANALISI LA CRISI FINANZIARIA ed economica mondiale ha corretto e superato vari luoghi comuni nei quali non erano mai cadute le Casse di Risparmio italiane che non hanno inseguito le facili mode cercando altissimi rischi con bassissimi capitali, non hanno mai inseguito gli estremismi culturali delle più anarchiche tendenze della deregulation, così come sono sempre state critiche e lontane dallo statalismo e dal dirigismo. Anche quando, ancora di recente, le banche italiane venivano criticate ed incoraggiate a seguire i più rischiosi esempi inglesi ed americani, le Casse di Risparmio italiane hanno continuato ad operare secondo i propri principi di equilibrio e di responsabilità, lontani dalla cultura delle stock options. La crisi finanziaria internazionale ha spazzato via anche le più strumentali critiche che venivano mosse ai collegamenti fra Banche e Fondazioni. Infatti, a cominciare dai mesi più difficili, tragici dell'autunno scorso, quando i Fondi comuni fuggivano dalle Borse a precipizio, le Fondazioni italiane hanno confermato e rafforzato i loro positivi ruoli di stabili investitori istituzionali non speculativi, di lungo periodo e di forti legami virtuosi locali. Domandiamoci se, nell'autunno scorso, in Italia, nel capitale di diverse banche, non ci fossero state anche o innanzitutto le Fondazioni come azionisti stabili, pronti anche a rafforzare il capitale delle banche che ne avevano più necessità. Evitiamo davvero le polemiche, ma sottolineiamo che i Tremonti Bond non riguardano tutte le banche, ma soltanto quelle quotate: se si vogliono aiutare davvero le banche, si riduca l'eccesso di pressione fiscale sulle banche italiane rispetto alla media europea e si risolva in modo equilibrato e consensuale il nodo delle quote di Banca d'Italia. Comunque le nostre Casse hanno continuato e continuano nella loro tradizionale funzione creditizia. Quello fra Banche, Casse, Fondazioni e territori è un circuito virtuoso di cui essere orgogliosi, di alti valori etici e sociali, che va valorizzato ulteriormente ed anche sciolto da troppi vincoli. Se vi è ancora qualcuno in Italia che non conosce la storia delle Casse di Risparmio, dei Monti, delle Fondazioni e delle banche è ora che studi di più! A chi è critico preconcetto del mondo bancario e delle Fondazioni diciamo innanzitutto, in nome dell'insegnamento di Luigi Einaudi nella "difficile arte del banchiere": siano valutati i consuntivi, siano giudicati i risultati senza preconcetti devianti. * vice presidente dell'Acri

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* LE realtà oggettive dei nostri giorni provano che nessun Paese oggi è in grado di sup... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 12 Giugno 2009 Chiudi di ALEXEY MESHKOV* LE realtà oggettive dei nostri giorni provano che nessun Paese oggi è in grado di superare da solo tutti i problemi del mondo moderno. L'esigenza urgente di definire la politica della sicurezza nel vasto contesto internazionale è riconosciuta da tutti i partecipanti del processo politico mondiale. Nella storia moderna ci sono stati molti casi in cui davanti alla realtà la comunità internazionale ha dimenticato le divergenze ed ha agito con solidarietà su basi del tutto nuove. In questo contesto si inquadrano anche gli avvenimenti dell'11 settembre 2001, nonché l'attuale crisi finanziaria globale. Non ci sono dubbi che proprio tale approccio è necessario nella lotta per la pace in Medio Oriente, in Afghanistan, per l'eliminazione del pericolo della proliferazione delle armi di distruzione di massa, per il superamento delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Purtroppo nello spazio europeo proprio laddove sembrerebbe esistere una rete fitta di impegni reciproci l'esigenza oggettiva degli approcci nuovi di principio per garantire la sicurezza non è stata confermata dalle azioni reali. L'Atto conclusivo del Consiglio della Sicurezza e Cooperazione in Europa non è riuscito a superare definitivamente la mentalità della "guerra fredda". I valori fondamentali come l'osservazione delle normative del diritto internazionale, non applicazione della forza, il rispetto della sovranità, inviolabilità delle frontiere e dell'integrità territoriale, l'utilizzo dei mezzi pacifici della soluzione dei conflitti, il controllo sugli armamenti, non solo non hanno ricevuto il loro sviluppo definitivo ma, in alcuni casi, si sono indeboliti come strumenti reali della garanzia della sicurezza. Le operazioni militari nei Balcani, il riconoscimento di alcuni paesi del Kosovo, gli avvenimenti dell'agosto 2008 nel Caucaso del Sud, la crisi del Trattato sulle Armi Convenzionali in Europa, la stagnazione dei regimi di controllo sugli armamenti e delle misure di fiducia, rappresentano una serie piuttosto incompleta delle testimonianze di questo processo. Il mondo policentrico che si sta formando richiede da tutti noi un vero lavoro collettivo, una rinuncia all'eredità della "guerra fredda", alla logica delle linee di divisione e degli approcci di blocco. L'ottimale percorso in questa direzione, al nostro avviso, passa per la realizzazione dell'iniziativa del Presidente della Federazione Russa, Dmitriy Medvedev, sulla congiunta elaborazione e stipulazione del Trattato della sicurezza europea. Il suo obiettivo principale è l'elaborazione di un documento giuridicamente vincolante che garantisca un livello qualitativamente nuovo della sicurezza politico-militare di tutti gli stati, con i mezzi meno costosi, che si basi sul pieno rispetto degli interessi di tutti gli stati interessati, sul riconoscimento della parità dei loro diritti in quello che riguarda la sicurezza. Di conseguenza, il livello di protezione politico-militare sarebbe uguale per tutti i paesi sul territorio, da Vancouver a Vladivostok. È un'alternativa positiva alle decisioni unilaterali che provocano risposte simmetriche o asimmetriche, una nuova spirale di corsa agli armamenti. Nessuno deve garantire la propria sicurezza a spese degli altri. Il Trattato può nascere solo in seguito al processo negoziale con la partecipazione di tutti gli Stati della zona Euroatlantica nonché delle organizzazioni multilaterali che operano in questa area in materia di sicurezza. Tutti rimarranno avvantaggiati: la nostra iniziativa non presuppone né "marginalizzazione" né allontanamento di nessun paese o di struttura internazionale. È molto importante non perdere il "margine delle opportunità" che abbiamo oggi per passare a una nuova qualità dell'interazione strategica nel triangolo Russia Ue Usa, per recuperare lo svantaggio nel campo della "hard security" accumulatosi negli ultimi anni. La Russia ha già presentato le proprie idee ai partner europei e sta aspettando da loro un costruttivo contributo di riscontro. Siamo pronti ad una discussione ampia e franca. È importante avviare un dialogo concreto sul Tse liberandosi dagli stereotipi degli anni passati. Ovviamente la condizione chiave del dialogo è la fiducia reciproca la sua mancanza costituisce la ragione di tanti problemi che abbiamo oggi nell'area pan-europea. Crediamo che per studiare l'idea del Tse sia utile impiegare tutti i formati negoziali multilaterali presenti nella nostra area, inclusi l'Osce, il Consiglio Nato-Russia, altre strutture. La comunità internazionale degli esperti, le autorevoli organizzazioni non governative e i circoli accademici sono chiamati a fornire un contributo importante all'elaborazione del trattato. Gli esperti italiani potrebbero arricchire sostanzialmente il concetto del futuro trattato. La sicurezza nello spazio euro-atlantico è garantita dalla combinazione di una serie di elementi eterogenei. In questo processo sono coinvolti tutti i paesi europei, gli Usa, il Canada, i paesi dell'Asia Centrale, nonché le importanti organizzazioni sopranazionali come la Nato, l'Unione Europea, la Csi, la Csto. È difficile pensare che i problemi riguardanti il mantenimento della pace e della stabilità possano essere risolti soltanto con l'allargamento di un singolo blocco politico-militare. È ben evidente la risposta alla domanda - cos'è meglio: lavorare insieme su una nuova costruzione di sicurezza, oppure condurre esercitazioni militari nell'immediata vicinanza alle aree dove sono appena cessate le ostilità e dove si è sparso sangue di civili. Per questo la Russia fa la scelta ferma e chiara a favore di un nuovo livello di sicurezza nell'area da Vancouver a Vladivostok. *Ambasciatore della Federazione Russa in Italia

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ROMA - L'Eni lancia nuove obbligazioni destinate al pubblico dei risparmiatori fino ad un massi... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 12 Giugno 2009 Chiudi ROMA - L'Eni lancia nuove obbligazioni destinate al pubblico dei risparmiatori fino ad un massimo di 2 miliardi di euro. E' la prima volta da 16 anni. L'operazione partirà il 15 giugno per concludersi il 3 luglio ed è stata annunciata ieri. Ogni risparmiatore potrà acquistare un lotto minimo di 2 obbligazioni da 2.000 euro nominali, con possibili incrementi di almeno 1 obbligazione per volta, del valore di 1.000 euro. I bond offerti dall'Eni sono sia a tasso fisso che a tasso variabile e saranno rimborsati alla scadenza, nel 2015. Nel primo caso, il rendimento sarà determinato sommando un margine (tra 85 e 135 punti base) al tasso mid swap a 6 anni; nel secondo caso, il rendimento si avrà sommando un margine (tra 85 e 135 punti base) al tasso Euribor a 6 mesi. Le decisioni saranno comunicate entro 5 giorni dalla fine dell'offerta. «È il sistema Italia che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria» che ha stravolto i mercati nel 2008, ha commentato l'amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni, presentando l'operazione. «Eni non faceva un'obbligazione destinata ai risparmiatori italiani dal 1995 - ha ricordato Scaroni - e l'ultima obbligazione industriale fatta sul mercato italiano è stata fatta da Enel nel 2005, quindi per intenderci ben prima della "guerra"», il crollo cioè dei mercati finanziari globali. Solo l'Adusbef di Elio Lannutti ha preso le distanze: «i rendimenti ha detto restano al buio, criptici, indefiniti ed aleatori».

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ROMA Il moderato, cautissimo ottimismo sull'evoluzione della crisi, o almeno sulla fin... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 12-06-2009)

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Venerdì 12 Giugno 2009 Chiudi di LUCA CIFONI ROMA Il moderato, cautissimo ottimismo sull'evoluzione della crisi, o almeno sulla fine della sua fase più critica, inizia a riflettersi anche nei numeri delle previsioni sfornate dai centri di ricerca. Quei numeri che per mesi e mesi avevano scandito il rallentamento e poi il crollo dell'economia mondiale. Così la Bce prevede per la seconda metà dell'anno un calo più contenuto dell'attività economica, e un ritorno alla crescita alla metà del prossimo anno. Mentre il Fondo monetario internazionale, in vista del prossimo vertice G8, rivede verso l'alto le proprie previsioni per il 2010. L'analisi della Banca centrale europea è affidata alle stime contenute nel Bollettino mensile, e alle parole di Christian Noyer, membro del consiglio direttivo. Naturalmente i numeri per quest'anno non possono non risentire, ed in modo pesante, di ciò che è avvenuto finora. Ecco quindi che gli economisti di Francoforte prevedono due scenari. In quello meno negativo, la riduzione del Pil di Eurolandia dovrebbe arrivare per il 2009 a un -4,1 per cento; se le cose dovessero andare anche peggio, allora si scenderebbe fino al -5,1. La ripresa sarà comunque lenta e potrebbe non manifestarsi prima del prossimo anno. Inoltre, come segnalato da tutti i previsori, gli effetti negativi sull'occupazione si trascineranno ancora a lungo, anche oltre la fine della recessione dell'industria. E a consigliare prudenza concorrono anche alcune incognite, come quella relativa al prezzo del petrolio. Ieri il barile di greggio ha toccato il valore massimo degli ultimi sette mesi, toccando quota 72 dollari; è c'è già chi torna a parlare dello sfondamento di quota 100. Al di là dei segnali positivi che potranno manifestarsi nei prossimi mesi, l'anno della svolta sarà comunque il 2010. Il Fmi aveva già ipotizzato in aprile un andamento positivo, a livello mondiale, quantificato in un +1,9 per cento. Nelle ultime stime, messe a punto in vista dell'imminente vertice G8, i tecnici di Washington rivedono questa cifra verso l'alto, seppur di poco, portandola ad un più rotondo 2,4 per cento. Il relativo miglioramento viene attribuito agli effetti dei pacchetti di stimolo adottati dai vari governi, compreso quello degli Stati Uniti. Un buon contributo alla ripresa dovrebbero darlo anche i Paesi emergenti a partire dalla Cina. Naturalmente l'emergere di prospettive un po' meno negative per il Pil mondiale non cancella gli effetti della crisi, ed in particolare quelli sulle popolazioni più povere del mondo. L'allarme su questo punto è stato lanciato dalla Banca mondiale. «I Paesi poveri - spiega il presidente Robert Zoellick - saranno colpiti duramente da varie ondate di difficoltà economiche, con disoccupazione e sotto-utilizzo della capacità delle aziende in aumento anche in caso di stabilizzazione dei mercati finanziari». Per Zoellick «anche se la crescita dovrebbe ravvivarsi nel corso del 2010 il ritmo della ripresa sarà incerto e i poveri in molti Paesi in via di sviluppo saranno colpiti dai contraccolpi della crisi».

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Trichet: allarme occupazione (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 12/06/2009 - pag: 35 Recessione Francoforte: senza lavoro al 9,2%, edilizia e industria i più colpiti. «Attenti al rischio deficit-inflazione» Trichet: allarme occupazione La Banca mondiale: pil in calo del 3%. L'Fmi alza le stime sul 2010 FRANCOFORTE L'economia mondiale mostra i primi segnali di ripresa, grazie soprattutto all'accelerazione della Cina. Tanto che il Fondo monetario internazionale ha rivisto al rialzo (dall'1,9% dell'aprile scorso al 2,4%) le stime di crescita mondiali, anche per effetto degli aiuti governativi introdotti negli ultimi mesi. Per Eurolandia invece, secondo la Banca centrale europea, la ripresa sarà ritardata a metà del 2010 a causa dell'aumento della disoccupazione, che nel mese di aprile, secondo le rilevazioni diffuse ieri dalla Bce, è già arrivata al 9,2%. Così, se la Banca Mondiale vede per quest'anno una contrazione del 3% nel Pil globale, nella zona euro l'arretramento stimato dall'istituto di Francoforte sarà compreso fra il 5,1% e il 4,1%. E proprio questo non fa che provocare nuovi allarmi sul fronte dei posti di lavoro. La stessa Bce ammette di attendersi nei prossimi mesi «incrementi della disoccupazione nell'area dell'euro ». Ma il bollettino emesso ieri dall'Eurotower punta anche il dito sull'utilizzo elevato dei contratti a termine in «alcuni Paesi» di Eurolandia. E lo giudica «un fattore di rischio aggiuntivo per il peggioramento della disoccupazione, se alla loro scadenza dovesse seguire una perdita di posti di lavoro ». A poche ore dall'inizio del G8 a Lecce, e nel pieno del dibattito sugli stress test bancari per la Ue, la Bce mette poi in rilievo altri «fattori di rischio» per il settore bancariofinanziario, su cui secondo il Fmi potrebbero pesare ancora svalutazioni per 875 miliardi di dollari. E infatti i banchieri centrali mettono ora in guardia sulla necessità di «fornire ulteriore sostegno al settore bancario», sollecitando a utilizzare effettivamente le «garanzie pubbliche», provvedimenti ai quali le banche ricorrono oggi soltanto al 56%. Dal canto suo, la Bce è intervenuta ieri prestando per la prima volta 3 miliardi di euro alla Svezia, allo scopo di sostenerne il sistema bancario, molto esposto verso i Paesi Baltici, e per evitare dunque un aggravamento della crisi finanziaria nella regione. Nell'occhio del ciclone è soprattutto la Lituania, anche se ieri la situazione della sua valuta, il lat, è leggermente migliorata. L'istituto guidato da Jean Claude Trichet non perde comunque d'occhio i pericoli legati ai deficit fiscali dei Paesi della zona euro. Nel bollettino diffuso ieri invita esplicitamente i governi a compiere «uno sforzo ambizioso e credibile di aggiustamento» dei conti pubblici, che appaiono in rapido deterioramento sulla scia del consistenti provvedimenti a sostegno delle rispettive economie. Il disavanzo medio in Europa è infatti visto in netto aumento, destinato a raggiungere il 5,3% del prodotto interno lordo nel 2009 e il 6,5% nel 2010. In forte aumento anche il rapporto fra debito e pil, che nel 2010 sarà mediamente dell'83,8% mentre in tre Paesi (Italia, Belgio e Grecia) supererà il 100%. Si tratta, in sostanza, di una situazione che «mette in pericolo » la fiducia nella solidità dei bilanci nazionali e che potrebbe spingere l'inflazione e, come conseguenza, far salire i tassi di interesse a lunga. Non a caso il «falco » Axel Weber, capo della Bundesbank, ha già cominciato a mettere le mani avanti minacciando un «rialzo dei tassi a scopo preventivo ». Jean-Claude Trichet Marika de Feo

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Il ritorno dei bond Eni lancia un prestito dopo 14 anni (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 12/06/2009 - pag: 36 Risparmio Maxiemissione da un miliardo Il ritorno dei bond Eni lancia un prestito dopo 14 anni MILANO Big dell'energia alla prova della fiducia e della liquidità di risparmiatori e mercati. Eni ha annunciato ieri il collocamento di un'obbligazione da un miliardo di euro che può salire fino a due se c'è domanda. Mentre scade oggi il termine per opzionare l'aumento di capitale da otto miliardi di Enel. Su un possibile eccesso di offerta, il numero uno del Cane a sei zampe ha precisato che il rischio di una sovrapposizione non esiste: «Noi ci rivolgiamo all'obbligazionario, Enel all'equity, noi al mercato italiano, Enel ai mercati globali ». Scaroni si è detto fiducioso della risposta «considerando il merito di credito di Eni» («AA-» per l'agenzia Fitch, «Aa2» per Moody's, «AA-» per S&P, ndr). Eni non effettuava un'emissione obbligazionaria destinata al mercato dal 1995. Il ritorno dei bond destinati ai risparmiatori rappresenta, per Scaroni, «l'Italia che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria». In ipotesi anche un'altra emissione verso la fine dell'anno, ma non sarà retail e non sarà rivolta al mercato italiano. Il bond sarà venduto dal 15 giugno al 3 luglio. Il lotto minimo è di duemila euro, pari a due obbligazioni, con possibili aumenti pari ad almeno un'obbligazione. La durata del bond, sia a tasso fisso sia a tasso variabile, è di 6 anni. Il capitale sarà rimborsato interamente alla scadenza dei prestiti. Le banche coordinatrici del collocamento, che garantiscono per un ammontare di 710 milioni, percepiscono commissioni pari all'1,5%. Lo spread è previsto nella fascia bassa rispetto ad altre recenti emissioni. Nel dettaglio, il tasso fisso è determinato sommando un margine tra 85 e 185 punti base al tasso mid swap a sei anni. Quello variabile è indicizzato all'Euribor a 6 mesi maggiorato di un margine compreso tra 85 e 185 punti base. Entrambi saranno definiti al termine dell'offerta. Il prospetto informativo, approvato ieri dalla Consob, non è piaciuto alle associazioni dei consumatori. I bond Eni offrono rendimenti «criptici, indefiniti e aleatori», ha detto l'Adusbef. Paolo Scaroni Fausta Chiesa

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Il patto rinnovato spinge Impregilo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 - pag: 41 Il caso a Milano Il patto rinnovato spinge Impregilo (g.fer.) Rinnovato il patto di sindacato che governa Impregilo: Fondiaria-Sai (per conto di Immobiliare lombarda), Autostrade e Argo finanziaria hanno sottoscritto l'impegno a integrare e prolungare fino al 12 giugno 2010 il patto parasociale che li lega in Igli, la finanziaria che controlla il 29,96% del capitale della società di gradi costruzioni. Il patto, stipulato l'8 marzo 2007, il 12 marzo 2008 aveva subito un primo rinnovo. La notizia, attesa dal mercato, ha influito positivamente sul titolo a Piazza Affari, che ha guadagnato l'1,65%, a 2,4575 euro. Nel corso della seduta la quotazione era però salita fino a 2,4875 euro. Massimo Ponzellini presidente Impregilo

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Continental-Schaeffler, trattativa aperta (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 - pag: 41 Il caso a Francoforte Continental-Schaeffler, trattativa aperta (g.fer.) Continental continua a trattare con Schaeffler, la società che lo scorso anno aveva lanciato un'Opa sul colosso dei pneumatici, indebitandosi con le banche. Lo ha dichiarato ieri Hans-Joachim Nikolin, membro del consiglio di gestione del colosso dei pneumatici, che nel primo trimestre di quest'anno ha accusato perdite nette per 267,3 milioni di euro e un calo del 35,2% del fatturato a 4,3 miliardi di euro. La Borsa intanto scommette sulla possibilità di un accordo e ieri ha premiato il titolo con un progresso del 4,86% (in chiusura di seduta a 23,29 euro) e con scambi inferiori alla media. Karl-Thomas Neumann ceo di Continental

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Rialzo targato FonSai e Pirelli (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 12/06/2009 - pag: 41 La Giornata in Borsa Rialzo targato FonSai e Pirelli di Giacomo Ferrari Scambi in frenata Sotto la media, a 2,3 miliardi di euro, il controvalore degli scambi In rialzo fin dalle prime battute, il listino italiano ha definitivamente consolidato il trend soltanto nel pomeriggio, dopo l'apertura positiva di Wall Street, spinta dai dati macro americani su vendite al dettaglio e sussidi di disoccupazione. Alla fine i due principali indici di Piazza Affari hanno messo a segno le migliori performance del Vecchio Continente: +1,41% l'Ftse-Mib e +1,42% l'Ftse Italia All Share. Leggermente sotto la media gli scambi, per un controvalore di 2,3 miliardi di euro. Fondiaria-Sai e Pirelli, con rialzi pari rispettivamente al 3,19% e al 3,17%, guidano la graduatoria dei maggiori rialzi del Ftse-Mib, il paniere dei 40 titoli principali. Nel giorno della relazione annuale dell'Isvap, l'ente di controllo sul mercato delle polizze, si sono distinti tutti gli assicurativi quotati. Oltre a Fon-Sai, infatti, sono cresciute Generali (+2,35%) e Alleanza (+2,03%). Quanto a Pirelli, il rialzo è legato alla fase positiva dell' automotive, di cui la società milanese è fornitrice. Unicredit, invece, è stato il titolo migliore fra i bancari (+2,27%), un comparto tutto in rialzo con la sola eccezione di Popolare Milano (-1,04%). Nel resto del paniere, nuovo massimo dell'anno per Eni, a quota 18,35 euro, il 2,23% rispetto alla vigilia, mentre Lottomatica è rimbalzata del 2,4% dopo il calo di mercoledì e Fiat ha proseguito la corsa (+1,99%), avvicinandosi sempre più alla soglia degli 8 euro. Fra i segni negativi, infine, da segnalare anche Buzzi-Unicem (-1,04%), reduce da una lunga fase positiva, ma soprattutto Terna, che ha lasciato sul terreno il 2,36%.

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Eni, ritorno ai bond dopo sedici anni (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 12-06-2009)

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ECONOMIA 12-06-2009 OBBLIGAZIONE AL VIA DA LUNEDI' PER 1 MLD Eni, ritorno ai bond dopo sedici anni MILANO II E' pronta ai blocchi di partenza l'obbligazione Eni da 1 miliardo di euro, aumentabile fino a 2 miliardi. è il primo bond del Cane a Sei Zampe destinato ai risparmiatori italiani dopo 16 anni e anche la prima emissione obbligazionaria retail di un'azienda dal crollo dei mercati mondiali. è «l'Italia che si rimette in moto dopo la crisi finanziaria degli ultimi anni», dice l'ad dell'Eni Paolo Scaroni. L'offerta partirà il 15 giugno e durerà fino al 3 luglio, salvo chiusura anticipata. Consob ha approvato ieri il prospetto informativo: gli investitori potranno sottoscrivere i bond a sei anni sia a un tasso fisso e sia variabile, con un lotto minimo di 2.000 euro nominali e incrementi di 1.000 euro. «Confido ragionevolmente che la risposta sarà positiva », dice Scaroni. Eni conta su un'emissione «conveniente», con un differenziale contenuto tra il tasso di rendimento offerto e quello dei titoli senza rischio (spread): «Sul mercato - secondo Scaroni - dovremmo avere uno spread più basso perché abbiamo un rating migliore» rispetto agli altri emittenti italiani (Eni ha rating AA- da S&P e Aa2 da Moody's). Il gruppo potrebbe anche fare un'altra emissione obbligazionaria «verso fine anno, ma non sarà rivolta al mercato italiano e non sarà retail». Per Scaroni l'emissione «favorisce tutto il sistema Italia» e «nelle settimane successive alla nostra emissione, se avrà il successo che ci auguriamo, altri verranno sul mercato a chiedere fondi a medio lungo termine ». L'ad Paolo Scaroni.

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Alimentari, boom di prodotti locali In Lombardia il consumo sale del 4% (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 12/06/2009 - pag: 5 Camera di Commercio di Monza Alimentari, boom di prodotti locali In Lombardia il consumo sale del 4% Protezionismo? Forse. O forse, alla fine, è soltanto la voglia di star tranquilli. Affidandosi a quel che (da sempre) si conosce. Così in tempo di crisi, si privilegia la qualità dei prodotti nostrani: non a caso, il consumo di questi prodotti è aumentato mediamente in Lombardia del 4%, che tradotto in euro fa più o meno 55 milioni. Andiamo avanti con i numeri, elaborati e diffusi dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza: il 35,3% dei lombardi consuma ogni giorno i prodotti tipici locali; la percentuale sale al 38,8% per chi li mette in tavola almeno una volta alla settimana. E ancora: contro il 46,6% dei «puristi» che non acquista prodotti enogastronomici stranieri, il 15,5% appena consuma prodotti del commercio equosolidale e tra le tradizioni «etniche» va di moda il giapponese (9,8%). «La Brianza ha detto Luigi Nardi, vicepresidente della Camera di Commercio ha un ricco patrimonio enogastronomico. Noi vogliamo, sempre più, valorizzarlo».

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Flussi migratori in reverse mode. (sezione: crisi)

( da "Blogosfere" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

Giu 0912 Flussi migratori in reverse mode. Pubblicato da Debora Billi alle 10:16 in Apocalypse now "The great U-Turn ", titola il Wall Street Journal. E io stupisco, perché su questo argomento mi sono accapigliata più volte con tante persone. Con l'avvento della crisi, molti hanno profetizzato invasioni dal Terzo Mondo, sbarchi in massa di disperati in fuga dalla fame più nera. Uno spettacolo apocalittico, che però non regge ad un'analisi che non sia di pancia. La verità è che la crisi è tutta nostra. E' una crisi finanziaria, anzitutto, che poi a cascata colpisce un sistema economico puntellato ormai sul nulla. Sovrapproduzione, denaro finto, globalizzazione selvaggia, consumi insensati di prodotti senza capo né coda. Questo è ciò che va davvero in crisi. L'immigrazione ne era una logica conseguenza: chi mangia un pugno di riso al giorno ha solo da guadagnare trasferendosi nei Paesi "sviluppati". Lo sfruttamento consente salari comunque ottimi rispetto ai Paesi di provenienza, e la guerra tra poveri fa sì che i governi, se da una parte tuonano contro l'immigrazione selvaggia, dall'altra la favoriscano per compiacere le imprese. Ora il meccanismo si è inceppato. Non c'è più consumo, né produzione: non servono più neanche gli sfruttati. Cosa fareste voi, al loro posto? A casa un pugno di riso è garantito, e la crisi non colpisce chi vive di autoproduzione o di piccolo commercio locale. Inoltre, quando si è ridotti alla sopravvivenza, è sempre molto più prudente nuotare nel proprio mare anziché in quello altrui, dove si è anche malvisti. In fin dei conti, erano qui per guadagnare e non per farci dispetto. Il Wall Street Journal conferma appunto l'inversione di tendenza: gli immigrati tornano a casa. I messicani tornano in Messico dagli USA, i bengalesi fanno le valigie e lasciano l'inferno di Dubai, i vietnamiti abbandonano Singapore, gli indonesiani salutano per sempre la Corea e la Malesia. E in Europa? Dati e cifre alla mano, il WSJ testimonia un crollo del 55% dell'emigrazione interna (dall'Europa Orientale a quella Occidentale). Alcuni Paesi, come Spagna e Giappone, offrono addirittura incentivi per tornare a casa agli immigrati rimasti senza lavoro. Incentivi accettati più che volentieri: probabilmente sarebbero partiti lo stesso. Molti si rallegreranno di tale tendenza. Sarà la fine del "problema immigrati", i pochi posti di lavoro rimasti dovremo contenderceli solo fra di noi, e anche i politici avranno un'arma demagogica in meno per ottenere il nostro voto. Quello che rimane, però, è un sottile amaro in bocca e la sensazione di assistere ai topi che abbandonano la nave che affonda.

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G8, un 'Lecce Framework' per nuove regole (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

di Giselda Vagnoni ROMA, 12 giugno - Al G8 finanziario di Lecce il presidente di turno Giulio Tremonti cercherà di dare ulteriore impulso alla sua idea di un nuovo codice internazionale sul buon funzionamento del mondo degli affari in vista della riunione dei capi di Stato e di governo del G8 dell'Aquila e del G20 di settembre. A poche ore dall'inizio dei lavori dei ministri delle Finanze degli Otto in terra salentina contenuti e perimetro di questa sorta di compendio di nuove regole -- relative non solo al mondo della finanza ma all'economia in generale -- risultava ancora in fase di elaborazione. Se al G7 di Roma in febbraio il Legal Standard -- lanciato da Tremonti come contraltare del Golden Standard stabilito da Bretton Woods nel 1944 -- era diventato Global Standard per allentarne il significato di vincolo, a Lecce si dovrebbe privilegiare la dizione Framework. Fonti delle delegazioni che oggi e domani si riuniscono nella cittadina pugliese riferiscono infatti che le ambizioni di Tremonti si sono infrante sullo scoglio Stati Uniti, che in settembre ospiteranno la riunione del G20, il consesso che ha preso in mano le redini della crisi finanziaria. "Gli americani non vogliono sentir parlare di standard", ha detto a Reuters una fonte del G8 cui partecipano oltre a Italia e Usa, anche Canada, Germania, Francia, Giappone, Gran Bretagna e Russia. Per non scontentare l'amministrazione di Barack Obama, che lunedì riceve alla casa Bianca Silvio Berlusconi in vista del G8 di luglio, questo tentativo di sistemizzazione delle regole comuni sulla proprietà, la trasparenza e l'integrità dei mercati sarà indicato come "Lecce Framework". Ma al di là dei nomi ciò che conta sono i contenuti che continuano a essere poco definiti. Forse anche perchè nel mondo, passata l'onda più alta dello tsunami finanziario, l'accento sembra passato dalla scrittura di nuove regole alla implementazione di quelle già indicate per il mondo della finanza dal Financial Stability Board guidato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. WORK IN PROGRESS Continua...

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PUTIN E GHEDDAFI: ITALIA ALLA CANNA DEL GAS? GHEDDAFI Sì, GHEDDAFI NO - 93 MLN PER Ronaldo: quando il mercato si fa le Perez LE TURBE DEL COMMISSARIO DAVANZONI ATTENDIAMO U (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> PUTIN E GHEDDAFI: ITALIA ALLA CANNA DEL GAS? – GHEDDAFI Sì, GHEDDAFI NO - 93 MLN € PER Ronaldo: quando il mercato si fa le Perez – LE TURBE DEL COMMISSARIO DAVANZONI – ATTENDIAMO UN “CARO DIRETTORE (FLEBUCCIO), NON ESISTONO PIù LE MEZZE STAGIONI”… - Riceviamo e pubblichiamo: Lettera 1 Putin e Gheddafi: Italia alla canna del gas? Dino Manetta Berlusca e Gheddafi Lettera 2 Caro Dago, se i nostri cari professori-soloni dell'Università La Sapienza di Roma (soprattutto quelli illuminati della facoltà di Fisica) avessero fatto contro Gheddafi lo stesso casino che hanno fatto contro il Papa forse, e dico solo forse, avrebbero potuto riguadagnare una parte della faccia persa a suo tempo. Così non è stato: del resto mi insegni che è sempre meglio sparare sulla Croce Rossa (ovvero su chi non può rispondere a tono) piuttosto che contro uno che magari risponde per davvero, magari con le Amazzoni. Esempio illuminante di coraggio e di coerenza! Guido Romano Lettera 3 Occhialoni scuri, rigagnoli tricologici unti e brillantinati, improbabile divisa beatlesiana da Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band: l'altro giorno al Quirinale il povero Michael Jackson era proprio conciato male. Ma forse mi sbaglio. Che a stringere la mano al presidente Napolitano sia stato invece Thomas Milian nella versione trucida di "Er monnezza"? Vittorio Pezzuto Lettera 4 Avete notato come il signor B faccia male? Prima Topolanek e adesso Gheddafi. Gheddafi non è mai stato bello, ma da quando è arrivato in Italia in questi giorni assomiglia sempre più a Walter Chiari quando faceva il "cretino" insieme a Carlo Campanini. Se continua così nessuno vorrà più venire qui da noi. r Cristiano Ronaldo Lettera 5 Caro Dago, i sinceri democratici che inarcano il sopracciglio quando Gheddafi paragona gli USA a Bin Laden sono gli stessi che pagano il biglietto al cinema per sentire le stesse identiche cazzate da Michel Moore, o affollano le conferenze e i salotti gauche-caviar per sentirle proclamare da Tariq Ramadan o da Rossana Rossanda. Maurizio Lettera 6 Caro Dago,sbaglio o nell'ottobre scorso (in piena crisi finanziaria) il cavaliere della Certosa pensava di stabilre alcune norme (poi messe in atto) al fine di impedire che qualche azienda o società o banca straniera potesse impadronirsi di società italiane sottoquotate in borsa? Ora Gheddafi arriva in Italia con 50 miliardi di dollari e nessuno si pone più il problema della difesa delle società italiane quotate e sono tutti in ginocchio per ricevere un po' di ossigeno "liquido" per le loro aziende ansimanti. L'italianità delle imprese é proprio un'altra delle frottole (come quella di Alitalia) per salvaguardare sempre e comunque i propri interessi... ormai solo i ciechi del Nord non lo capiscono. Pazienza. serpico Lettera 7 Caro Dago, che la rubrica delle lettere sia diventata l'esibizione del peggio che la destra può offrire, passi. Ma che certi lettori si spaccino per più esperti dicendo: "Ma figuriamoci se ai nostri "studiati" e "illustrati" giornalisti (?!) é venuto in mente di informarsi sul tema" quando non sanno di cosa parlano è troppo. Un lettore dice: "Mukhtar non era non era considerato "prigioniero di guerra" (di che esercito faceva parte?) ma "ribelle" eccetera. Allora, all'epoca dell'impiccagione di Omar el Mukhtar vigeva la convenzione dell'Aja del 1909 che equiparava il trattamento dei ribelli a quello dei prigionieri di guerra, art. 1 dell'Allegato, "Le leggi, diritti e doveri di guerra si applicano non solo agli eserciti ma anche alle milizie e corpi volontari alle seguenti condizioni: che siano comandati da una persona responsabile per i subordinati; che abbiano un emblema fisso distintivo e riconoscibile a distanza, che portino le armi apertamente e che conducano la guerra in accordo alle leggi e ai costumi di guerra." Chi violava il diritto internazionale e la morale non era Omar el Mukhtar che lottava per la liberazione del suo popolo ma l'Italia che in Libia usava i gas asfissianti proibiti dalla convenzione di Ginevra del 1925. Roberto da Rifredi TRAVAGLIO SANTORO Lettera 8 Gheddafi a Roma ha asserito che le radici del terrorismo e della povertà sono riconducibili al periodo coloniale. Il pittoresco e vanesio Colonnello libico, sarà anche un ottimo promotore di se stesso e un economista di altissimo rango (spillare soldi all'Italia per fatti accaduti settant'anni fa, non è da ragioniere qualsiasi), ma nelle vesti dell'analista storico, fa ridere i polli. E' vero il contrario, la decolonizzazione dell'Africa e dell'Asia ha impedito che i germi della democrazia, del progresso e dello sviluppo, volenti o nolenti portati dagli "invasori" europei, attecchissero in quei popoli che mai avevano conosciuto concetti come libertà, diritti civili e libero mercato. Nessuno può infatti mettere in dubbio che la civiltà occidentale, con i suoi fisiologi limiti antropologici e culturali (vedasi ad esempio il "diritto" all'aborto e l'espansione dell'ideologia gay), sia di gran lunga superiore alla civiltà orientale ed in particolare islamica. Appare evidente che se le nazioni sottosviluppate anelino ad uscire dalla condizione di arretratezza in cui versano, debbano imitare i deprecati paesi occidentali a partire dagli odiati Stati Uniti. Ma fintantoché personaggi come Gheddafi ed affini, continueranno a regnare impunemente su quelle povere terre dove i diritti umani rimangono pie illusioni, si può star certi che sempre più immigrati busseranno alla porta degli "infedeli", ma ricchissimi vicini di casa. Con buona pace di chi ha plaudito al processo di decolonizzazione. Gianni Toffali Lettera 9 Vedendo la scena fantastica dell'arrivo di gheddafi in italia con tanto di foto sul petto, una domanda sorge spontanea: caro dago sai dirmi quale altro paese occidentale ha accolto gheddafi in questo modo (mettiamoci pure che il colonnello è il responsabile della cacciata a calci nel culo di parecchi italiani dalla libia); La scena più divertente è vedere gli ex missini inginocchiati davanti al colonnello.Tra l'altro il colonnello, vista la scena trash della foto sulla divisa insieme a berlusconi, mi ha ricordato il grande ispettore nico giraldi.Mancava solo il grande bombolo. Il vigliacco giuliano LA RUSSA Lettera 10 Secondo me quello non era Gheddafi ma un suo imitatore che fa molto ridere in Libia. Ci sono cascati tutti. Perfino il povero Napolitano. Il Colonnello ancora una volta si è beffato di noi sciocchi Occidentali. Quello lì, l'imitatore, con la foto appuntata sul petto e Berlusca che lo abbraccia invece di riaccompagnarlo sull'aereo, quello lì che si mette a dire che gli Americani sono terroristi come Al Qaida (che comunque va compresa, a differenza dello Zio Sam) e Frattini che fa "Ahem". Ha ha ha, che ridere! A Zelig stanno cercando disperatamente di mettersi in contatto per averlo la prossima stagione. Una grande performance, clap clap clap Aldo Petrocchi Lettera 11 Caro Dago, 93 milioni per Cristiano Ronaldo: quando il mercato si fa le Perez. Max Attento Lettera 12 Real Madrid, 65 mln per Kakà e 93 per Cristiano Ronaldo: la squadra piena e il presidente ubriaco. Adriano Nardini Lettera 13 Caro Roberto, per Cristiano Ronaldo 93 milioni da pagarsi in 93 scomode rate. Bobby Canz Lettera 14 Il commissario Davanzoni si è turbato; ricorda il vitellone romagnolo alle prese con le prime svedesi e tedesche che scendevano in Romagna. Bionde, occhi azzurri, diverse. Oggi è la ragazza dell'est, anzi apparentemente dell'est, meglio "apparentemente slava", che turba i sogni dell'italiano medio, cioè da Berlusconi in su; anche dei giornalisti d'assalto di Repubblica, abituati alle serate culturali di Capalbio. Altissima, gambe chilometriche, bellissima; le italiane alzano bandiera bianca di fronte a queste macchine da guerra della seduzione; dalle badanti che diventano uniche eredi del vecchio ricco, alle rubamariti in tacchi e minigonna fino alle nuove geishe in total Gucci di Villa Certosa. Da Anita Ekberg alle slave. Apparentemente. mz Lettera 15 Finita l'era sonnacchiosa e da equilibrista di Paolo Mieli. Il Corriere ha subito uno scossone grazie alla neo direzione De Bortoli. E vero: sono stati confermati opinionisti quali PG Battista e il Panebianco, intoccata la rubrica del profondo Alberoni, detto il Biscardi della "Sociologia del lunedì", ma vogliamo mettere il nuovo ardire....Ieri il Corriere ha avuto un colpo di reni: "Riceviamo e pubblichiamo..., segue lettera di Veronica Lario". In prima pagina .Non una introduzione, una spiegazione su come é nata, concordata o motivata la pubblicazione. Non un rigo di commento o una presa di posizione. Una asettica buca delle lettere. Siamo sul versante dell'assoluta obiettività: nessuna reazione, pura informazione . Il nostro Papi non ha particolari motivi per adirarsi e comunque la lettera é stata publicata. Che fegato! Attendiamo, magari non in prima pagina, un "Riceviamo e pubblichiamo: caro direttore, non esistono più le mezze stagioni". G. Lettera 16 Secondo Grillo, allora Rita Levi montalcini sarebbe una zoccola? Bruno Stucchi Lettera 17 Dago, per protestare contro la legge sulle intercettazioni e in ossequio alla trasparenza, da domani su Repubblica verranno liberamente pubblicate le trascrizioni delle telefonate quotidiane tra Carlo De Benedetti ed Ezio Mauro nella rubrica dal titolo: "Come mazzolare Silvio". Artiglio Del Diavolo Lettera 18 A proposito delle nuove norme bavaglio per la stampa. Premesso che le norme approvate si applicano a chi commette quei reati in Italia, si potrebbe aggirare il problema, facendo come fanno gli amici di papi con i soldi: portandoli all'estero. Trasferire le sedi legali dei giornali in qualche paradiso (anche fuori porta, a San Marino), stamparli fuori e farli arrivare in Italia con tutte le notizie: così papi le sanzioni le applica "a sua sorella la monaca". Costerebbero un pò di più, ma vuoi mettere la soddisfazione! Gaetano Moscato. Lettera 19 Caro Dago, sono Flavio Gori (nome vero) permettimi (se possibile...) di replicare brevemente al lettore A punto della lettera 21 di oggi,senza dare inzio ad un ping-pong noioso. Evidentemente obnubilato (scrivere in maiuscolo, equivale a gridare) dall' affermazione temeraria della Serracchiani Debora e dell'Unità e dell'intervista su " Il Piccolo " di Trieste ( gruppo Espresso- Repubblica) " Si ho battuto Papi.Una gioia immensa". Informo il lettore A punto e l'Unità che le elezioni europee si svolgono in circoscrizioni. Serracchiani Debora è stata candidata nella circoscrizione Nord- Est con i seguenti risultati: Veneto: Berlusconi 160.341/ Serracchiani 38.096 Trentino: Berlusconi 28.273/ Serracchiani 5.298 Alto Adige: Berlusconi 14.642/ Serracchiani 1.238 Emilia-Romagna: Berlusconi 122.988/ Serracchiani 25.752 Friuli-Venezia Giulia: Berlusconi 64.206/ Serracchiani 73.958 Totale Nord-Est: Berlusconi 391.362/ Serracchiani 144.558 (I totali non quadrano con i parziali,in quanto non definitivi). " E' la somma che fa il totale" diceva Totò ! Hanno preso più di 144.000 preferenze in tutta Italia: Berlusconi, La Russa, Mauro, Cofferati, Bossi, Sassoli, Lavia, Borsellino, Crocetta, Lombardo, quindi Serracchiani Debora è arrivata undicesima. L'avv. Serracchiani(istruita nella FGCI) definirebbe queste operazioni come millantato credito o semplicemente confondere i desideri con la dura realtà? Lascio al lettore A punto di essere l'interprete autentico (per lui non sarà difficile...) degli articoli dell'Unità. Flavio Gori, Lettera 20 Caro Dago, ieri ho visto ANNOZERO e mi sono chiesto: 1) Come mai SANTORO e compagni non hanno ricevuto ancora una denucia per "ISTIGAZIONE ALL'ODIO" ? Ci sarebbero tutti gli estremi. Ma forse manca un avvocato con le palle nel centro destra. 2) Come mai, in nome della PAR CONDICIO, non c'è in RAI un ex europarlamentare di destra che conduce un programma di approfondimento come l'ex europarlamentare di sinistra l'On. SANTORO ? L'ultima curiosità. Il pubblico di ANNOZERO viene selezionato direttamente dalla LIOCE? Gradirei risposte ai miei quesiti. Grazie Cesare da Sulmona Lettera 21 Caro Dagospia, questa te la devo proprio raccontare, perché è davvero il massimo. Siamo a Bruxelles, riunione dei ministri della Difesa dei 28 paesi Nato. Arriva, naturalmente, anche il nostro insigne Ignazio La Russa. La Rai manda solo il cameraman. Dei tre correspondenti (dico tre) accreditati a Bruxelles neanche l'ombra. Chiaro, dovevano, in tre, coprire Franceschini a sua volta in visita al Parlamento Europeo. Peraltro Franceschini ha finito di parlare verso mezzogiorno, La Russa arriva all'una meno un quarto, conferenza stampa prevista per le 3 e mezzo. Vabbè, affari loro. Conferenza stampa di La Russa: anche qui, nessun giornalista Rai, solo il solito cameraman (belga, francofono, parla poco italiano). Finisce la conferenza stampa, momento in cui, solitamente, la Rai chiede al ministro di turno una battuta ad hoc per il tg. E allora, che fare? Farla fare al cameraman francofono? Lasciare che La Russa dica quel che vuole? Ma no! Soluzione geniale: il portavoce del ministro è Luca Salerno, ex anchorman del Tg2. E dunque? Semplice. E' Salerno stesso, a nome della Rai, a fare le domande al ministro con tanto di voce impostata! Fantastico, non vi pare? Jeohlin Lettera 22 Ciao caro dagospia, l'oggetto è una frase tratta dal film "Saturno contro". Perchè dover definire un film "frociatinadi"? C'è libertà di pensiero, rispetto la critica... ma deve essere costruttiva, deve aiutarmi a guardare questo tondo mondo da più prospettive... da angolature diverse. Visto la tua intellingenza credo che hai compreso questo mio messaggio. Devis Lettera 23 Dagospia è il Today's Digest italiano: tutti lo leggono ma pochi lo ammettono. E se vogliamo parlar male di qualcuno o di qualcosa non c'è niente di meglio che sbottonarsi con Lui. A me stanno sulle palle gli astrologi. Niente di personale, ci mancherebbe. Ma è giusto raccontare le cose come stanno perché della mia quotidianità (e non solo mia) non ci azzeccano o se ci azzeccano è statisticamente irrilevante. In passato la prova scientifica l'hanno data Silverman, B. (J.Psycol.,1974,v.87, p. 89-95) e Carlson, S. (Nature, 1985, v.318, p.419-425); e adesso Narlicar, J.V. (Current Science, 2009,v.91, 641-643). Che la piantino questi di turlupinare schiere di devoti agli astri - per chi avesse carenze di scienze faccio notare che l'astrologia non è l'astrofisica, cosa seria questa ultima. E non date ascolto neppure a chi vi dice ‘non bisogna credere ma verificare': perché non c'è niente da verificare se non che ciò vi accade è quello che avete costruito, deciso e voluto voi. F. [12-06-2009]

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Weekend, roba da leggere / 10 (sezione: crisi)

( da "Foglio, Il" del 12-06-2009)

Argomenti: Crisi

12 giugno 2009 Weekend, roba da leggere / 10 E' previsto sole, dicono. Le donne hanno il divieto assoluto di portare in spiaggia o in piscina o in luogo pubblico l'ultimo libro che vi segnaliamo. Questa è l'ultima puntata dei diari di Madoff, un'interpretazione attraverso i racconti della segretaria di una vita e di tantissime altre persone del mistero di "Bernie, il buono", lo scandalo più improbabile di questa crisi finanziaria. Pare che Obama abbia obbligato tutti coloro che si occupano di riforma sanitaria a leggersi questo reportage del New Yorker. Certo, non è molto eccitante come tema, ma se si pensa che è da quindici anni, cioè da quando ci provò Hillary e fallì miseramente, che nessuno ha il coraggio di toccare la sanità, si capisce perché alla Casa Bianca siano tutti tanto preoccupati, e si siano messi a studiare tantissimo. Un'amica fidata consiglia di leggere un libro divertentissimo, ma di non pronunciare mai, neppure sotto tortura, il titolo. Galt non lo pronuncerà, ma dà un indizio. L'autrice è una columnist del Sunday Times e rappresenta un'eccezione alla regola: ha incontrato e sposato un uomo dopo i quarant'anni. © 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

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