| DA L’ESPRESSO DEL 19-12-2007   Dynasty
  eccellente   di Gianluca Di Feo   Ecco
  l'indagine giudiziaria che ha provocato l'arresto di Sandra Lonardo, moglie del ministro, e le dimissioni del Guardasigilli.
  Anticipata da L'espresso con un articolo di tre
  settimane fa.      Vincenzo Lucariello è un nome che non sfigurerebbe in
  un'opera di Eduardo De Filippo. Ma
  l'indagine di cui Lucariello è protagonista
  ha ben poco della commedia. Perché, qualunque ne sia
  l'esito giudiziario, ha messo alla luce un altro spaccato raccapricciante
  della gestione del potere. Dalle registrazioni delle telefonate di Lucariello infatti è
  stata ipotizzata una delle accuse più inquietanti degli ultimi anni:
  un procuratore della Repubblica che corrompe il presidente del Consiglio di
  Stato. Il tutto, sempre secondo la ricostruzione degli
  inquirenti, grazie alla capacità di Lucariello
  di ottenere ascolto dai giudici amministrativi più potenti. Entrature che deriverebbero in parte dalla sua attività di
  segretario generale del Tar della Campania.
  Ma a far sì che Lucariello trovasse udienza era anche la fama che lo circondava,
  perché gli investigatori ritengono che fosse nota la sua vicinanza alla
  famiglia di Clemente Mastella: un biglietto da
  visita che apre tante porte nel mondo della giustizia.
 Tre anni fa Lucariello è stato nominato
  'difensore civico' della Regione Campania. E
  adesso, ironia della sorte, si ritrova a essere suo
  malgrado un grande accusatore. Perché è dalle sue telefonate che nasce l'ultimo filone dell'inchiesta dei pm di Santa Maria Capua Vetere, un'indagine forse troppo vasta per una Procura
  così piccola. Dall'analisi delle conversazioni di Lucariello
  i magistrati hanno chiesto di sospendere dall'incarico il presidente del
  Consiglio di Stato Paolo Salvatore, il procuratore capo di Foggia
  Vincenzo Russo, il presidente del Tar
  campano Francesco Guerriero, il prefetto di Benevento Giuseppe Urbano e altri
  due giudici del Tar partenopeo.
 
 Le accuse sono molto diverse. Nell'episodio più clamoroso, quello del
  Consiglio di Stato, Russo avrebbe chiesto notizie sulla sorte dei ricorsi
  contro la sua nomina al timone della Procura di Foggia, bersagliata dai
  ricorsi degli altri concorrenti. Secondo la ricostruzione degli
  investigatori, Lucariello su incarico del
  procuratore avrebbe contattato il presidente Salvatore, d'origine irpina, e fatto da tramite nello scambio di notizie
  riservate. E l'ipotesi di corruzione? Si parlerebbe
  di regali prestigiosi fatti arrivare al piano
  più alto di Palazzo Spada. Ma non c'è nessun contatto diretto
  tra i due magistrati, tutto passa tramite Lucariello:
  un elemento su cui hanno fatto leva i difensori per
  respingere l'accusa.
 Paolo Salvatore, 72 anni, è una figura che appare lontana dai giochi
  della politica: è stato nominato al vertice della giustizia
  amministrativa solo due mesi fa, grazie al rilievo dei 36 anni di anzianità. Il suo momento di gloria sembrano
  essere stati gli anni Ottanta, quando
  collezionò incarichi di spicco: la commissione tributaria centrale,
  diverse poltrone da capo di gabinetto. Poi dal 1992 si è concentrato
  sull'attività di giurista: il suo ultimo studio è dedicato ai
  'nuovi orizzonti del concetto di legalità'.
  Che in Campania sembrano molto lontani.
 
 Contro gli altri indagati dell'inchiesta capuana ci sono contestazioni più lievi: falso in atti
  d'ufficio. Perché secondo i pm al telefono di Lucariello c'era un gran traffico di informazioni
  più o meno riservate sui ricorsi di imprenditori e gran commis, tutti alle prese con il Tar
  campano per conoscere le sorti di appalti e incarichi. Notizie che valgono oro quando un costruttore ha il cantiere fermo per anni o
  i vincitori di un concorso restano al palo. Quello che
  interessava anche il prefetto di Benevento, Giuseppe Urbano, alle prese con i
  ricorsi per il vertice di una comunità montana. "Ci sono
  state contestate solo delle intercettazioni, senza riscontri. E siamo
  convinti di avere fornito al gip
  tutte le spiegazioni per respingere la misura interdittiva",
  dichiara l'avvocato Vittorio Giaquinto, che assiste
  Russo, Urbano e Guerriero. In effetti, quelle contestate appaiono piccole
  cose rispetto ai personaggi coinvolti. E sembra di
  capire che si tratti quasi di corollari rispetto al nucleo principale
  dell'istruttoria condotta dai pm Alessandro Cimmino e Maurizio Giordano. Che
  riguarderebbe il sistema di potere che in Campania fa riferimento alla
  famiglia Mastella.
 Nell'ultimo grappolo di
  provvedimenti chiesti dai magistrati compare anche il consuocero
  del ministro, l'ingegner Carlo Camilleri. Ma l'accusa è di quelle che fa sorridere: avere
  spinto un vigile urbano di un paesino a stracciare una multa. Certo, l'azione penale è obbligatoria anche se in
  questo caso potrebbe apparire come una forma di accanimento. Negli atti
  dell'inchiesta ci sono però elementi ben più pesanti, dove
  anche queste minuzie si incastrano nell'ipotesi di
  un'associazione per delinquere in grado di condizionare appalti e nomine in
  tutta la regione.
 I sequestri disposti dai magistrati riguardano pratiche urbanistiche, appalti
  e poltrone legate a interessi dell'Udeur. O direttamente all'ingegner Camilleri,
  padre della nuora del Guardasigilli. Per questo le notizie iniziali
  sull'istruttoria fecero infuriare la signora Mastella,
  che invitò i pm a lavorare in silenzio. Ora
  la replica dell'Udeur è stata affidata al 'Mattino' dal segretario campano Antonio Fantini:
  "Il partito si augura che tali attività investigative tengano
  conto di alcune condizioni di parentela, senza fermarsi nei confronti di
  nessuno.
 
 Ma ribadisce il primato della politica che comporta
  anche la discrezionalità delle nomine che sono prerogative di
  legittime intese tra i partiti". Non è un caso se il primo
  provvedimento di tutta l'indagine ha riguardato il governatore Antonio Bassolino: invitato a comparire, non si è presentato
  e ha preferito mandare una memoria difensiva. Ma le accuse riguardano una
  nomina che lui aveva soltanto ratificato. Perché decisa dal consiglio regionale presieduto dalla
  signora Mastella.
 (19
  dicembre 2007)                 |