| HOME    PRIVILEGIA NE IRROGANTO    di Mauro Novelli     Documento d’interesse   Inserito il 25-7-2007 | |||
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| Milano Finanza
  25-7-2007 Italease non poteva vendere derivati Andrea Di
  Biase MF Italease non poteva vendere derivati L'istituto non ha
  mai ottenuto l'ok di bankitalia a vendere prodotti
  strutturati e complessi. Draghi impone il rinnovo del cda
  e la ricapitalizzazione e vieta alla banca di vendere prodotti speculativi.
  Nuovo tonfo del titolo che perde il 9,7% a 16 euro. In campo la procura di
  Milano.  Banca Italease non
  poteva vendere prodotti derivati complessi alla propria clientela non essendo
  in possesso delle necessarie autorizzazioni della Banca d'Italia. Sarebbe
  questa una della principali criticità rilevate
  dagli ispettori di via Nazionale, che ieri hanno presentato la loro relazione
  conclusiva al cda di Italease.
  Una criticità che, se confermata, potrebbe avere un impatto durissimo
  sulla banca stessa, rendendo di fatto nulli gran
  parte dei contratti stipulati dai clienti che, a questo punto, potrebbero
  anche rifiutarsi di onorare gli impegni residui, lasciando Italease con il cerino in mano.Sarebbe
  dunque questa la ragione che ieri ha portato la Banca d'Italia a chiedere,
  con un intervento di una durezza inconsueta, il rinnovo dell'intero consiglio
  di amministrazione, la ricapitalizzazione dell'istituto (peraltro già
  deliberata dal cda di venerdì 20 luglio), ma
  soprattutto il divieto di effettuare alcune operazioni "tra cui porre in
  essere nuove operazioni con la clientela in strumenti derivati finanziari
  strutturati".Un divieto che in apparenza non
  avrebbe ragione di essere, considerando che già nella riunione del 7
  giugno scorso il cda di Italease
  aveva deciso di procedere esclusivamente alla vendita di derivati non
  complessi (del tipo plain vanilla)
  evitando di collocare alla clientela prodotti speculativi, ma che sarebbe
  legato proprio alla mancanza di autorizzazione.Secondo
  quanto sarebbe emerso dall'ispezione, infatti, nel corso della gestione
  dell'ex a.d. Massimo Faenza, Banca Italease avrebbe chiesto a Bankitalia, allora guidata da
  Antonio Fazio
  l'ok per collocare anche i derivati complessi. Tale
  autorizzazione, invece, non sarebbe mai arrivata, almeno in forma scritta. In
  Italease, tuttavia, sembra avessero
  considerato il silenzio di via Nazionale una sorta di assenso alla
  possibilità di cimentarsi anche su questo genere di prodotti.Ma l'esito dell'ispezione della Banca d'Italia e i
  provvedimenti presi dal governatore Mario Draghi non sono le uniche tegole
  che ieri si sono abbattute su Italease e i suoi
  amministratori.A rendere difficile la situazione ci
  sono anche gli sviluppi giudiziari. La procura di Milano, anche su sollecitazione
  dell'Adusbef (che nei giorni scorsi ha presentato un esposto) avrebbe infatti aperto un fascicolo sulla vicenda. Sotto la lente
  dei magistrati non ci sarebbe solo l'operato di Faenza e dei suoi più
  stretti collaboratori, ma anche quello di tutti gli amministratori e dei
  sindaci della banca, gran parte dei quali sono emanazione del mondo delle banche popolari azioniste di Italease.Un
  timore che ieri si è avvertito sul mercato, considerato che il nuovo
  crollo del titolo Italease (-9,7% a 16,016 euro) si
  è accompagnato da cali pesanti anche delle azioni delle banche
  azioniste. In particolare il titolo del Banco Popolare, che di Italease è il primo azionista, ha lasciato sul
  campo il 4,42% a 19,02 euro. Sul mercato c'è il timore che il focolaio
  possa estendersi fino ai piani alti del nuovo Banco a Verona, considerato che
  la controllata Aletti è stata una delle banche ad aver fornito i
  derivati che poi Italease ha venduto ai clienti. E
  male è andato anche il titolo dell'altro principale azionista,la Popolare dell'Emilia Romagna (-3,03% a 17,6 euro sull'Expandi).Dopo la lettera di ieri con cui Bankitalia ha
  chiesto il rinnovo del consiglio di amministrazione, non è dunque
  chiaro a chi spetterà presentare le controdeduzioni al rapporto
  presentato dagli ispettori. Al di là del nuovo amministratore
  delegato, Massimo Mazzega, i consiglieri di
  amministrazione presenti anche nel corso della gestione Faenza, a partire dal
  presidente Lucio Rondelli sembrano essere
  fermamente intenzionati ad evidenziare la propria estraneità ai fatti
  contestati. A giorni avrebbe dovuto essere ultimata
  la relazione dell'organo di vigilanza interno. Un documento che avrebbe
  dovuto costituire la base per procedere ad eventuali sanzioni contro quei
  manager che avrebbero occultato informazioni al cda
  e al collegio sindacale. L'intervento choc di via
  Nazionale potrebbe, a questo punto, azzerare tutto, in attesa dell'assemblea
  che dovrà nominare i nuovo cda e deliberare
  l'aumento di capitale. (riproduzione riservata) MF  |