| 
   HOME    PRIVILEGIA NE IRROGANTO    di Mauro Novelli     Documento d’interesse   Inserito il 16-7-2007  | 
 |||
  
  | 
 |||
  La
  Repubblica 16-7-2007
  IL PERSONAGGIO Furio Colombo in corsa per le primarie del
  Pd. 
  "Veltroni va bene, ma io
  voglio dare il mio contributo come si fa negli States"
  
  "Walter, mi candido perché l'antiberlusconismo
  non è finito"
  ANTONELLO CAPORALE
  ROMA - Furio Colombo, l'ex
  direttore dell'Unità, ha ieri annunciato sull'Unità
  la sua intenzione di partecipare alla corsa per la guida del partito
  democratico. L'Unità ne farà le spese. "Ho voluto
  annunciare per tempo ad Antonio Padellaro che avevo
  intenzione di fare questo passo e, nell'articolo, ho specificato che la presa
  di posizione è personale. Il giornale unicamente la ospita". Lei
  milita da senatore in un gruppo politico che ha molti, forse troppi punti di
  vista differenti dal suo. "Diciamo che mi sento come uno Staterello che sui banchi del Senato a sud confina con
  Ignazio Marino, eccellente ed equilibrato senatore, a nord con Gerardo
  D'Ambrosio, al quale confido tutti i miei dubbi quando
  si tratta di affrontare aspetti giuridici importanti, ad ovest con Franca
  Rame ed Heidi Giuliani, donne dolcissime e di
  qualità, ad ovest con Andrea Manzella,
  maestro del diritto costituzionale". Staterello,
  appunto. "Non avverto una solitudine tale da non permettermi di ritenere
  che siano condivise da molti prese di posizione che erroneamente vengono definite estreme. Il rigore estremo è nei
  confronti del berlusconismo, nella convinzione
  della necessità di una ferma, convinta e rapida battaglia per
  l'affermazione di una legge sul conflitto di interessi. Non ritengo, come
  leggo nel manifesto dei "coraggiosi": gruppo che va da Rutelli a Chiamparino, che la
  stagione dell'antiberlusconismo sia da seppellire.
  Voltare pagina, dicono. Anzi, oggi più che mai serve una posizione
  dura, ferma. Sono i fatti, la cronaca di queste ultime ore, che dicono quanto
  sia attuale la straordinaria pericolosità di questo personaggio".
  Già l'accusano e da oggi ancora di più che lei alimenta solo
  l'antipolitica. "Sono un liberal, la mia vita
  pubblica l'ho svolta essenzialmente negli Stati Uniti. Desidero, per esempio,
  che se si è deciso di approvare una legge sui Dico, si vada avanti malgrado la rispettabilissima presa di posizione di una
  autorevole organizzazione. Chiedo troppo?" Si guardi intorno. "Rutelli è stato uno straordinario sindaco di Roma
  e ho stima delle sue posizioni. Ma vorrei che valutasse la legittimità
  della richiesta di ritenere, per esempio, la posizione dei laici almeno pari
  a quella dei cattolici e delle gerarchie dei cattolici
  e non come un corsivo a piè di pagina". Se avanza la sua
  candidatura ritiene inadeguata quella che già c'è. Perché Veltroni non va bene? "Veltroni
  va benissimo, mi piace e ho ascoltato il suo discorso plaudendo molti
  passaggi. La mia non è infatti una
  candidatura alternativa. Ma come? Stiamo facendo il partito democratico,
  scrutiamo il mondo americano e non ci accorgiamo che negli Usa ci sono mille
  esempi di personalità che pongono una serie di istanze per arricchire
  il dibattito politico, completare la piattaforma, concorrere a formare
  un'opinione più larga". Colombo: ha capito quante firme le
  servirebbero per poter affrontare la battaglia? "Niente di niente. Non
  so quante firme servano e non so neppure se è
  concesso a chi non possiede una scorta di governo (per scorta intendo la
  strumentazione necessaria, le relazioni organizzate) di avanzare una autonoma
  candidatura". Avrà presto documentato il conto. "Devo dirle
  che sebbene venga considerato isolato, e alcune
  volte lo sono davvero, mi è stata sempre concessa la più ampia
  libertà di movimento e di parola. Se sono al Senato è perché i
  dirigenti dei Ds, Fassino e Veltroni
  in testa, hanno voluto che io fossi candidato in una posizione eccellente.
  Non bisogna dimenticarlo". C'è Furio Colombo: largo ai giovani.
  "Ecco, l'età. E' un problema, lo so. Avrei voluto tanto che si
  potesse dire: do un contributo di innovazione, segno un ricambio
  generazionale. Ma non è così purtroppo. Però a me tocca
  fare quel che sento e devo fare". Succeda quel
  che può. "Vediamo quante mail arrivano,
  il movimento che si crea. Poi decideremo".  |