PRIVILEGIA NE IRROGANTO di
Mauro Novelli
IL PUNTO Di Mauro Novelli Raccolta dal n°
1 al
n° 27
(1996 – 2003) |
INDICE
Il PuntO n° 27. Energia e fonti di energia: alcuni dati quantitativi
Il PuntO n° 26. Il Punto n 26 . Dazi e non solo: la
creativita’ dei postliberisti
Di Mauro Novelli -
22.08.2003
Il PuntO n° 25. “Libero da canone”
Il PuntO n° 24. Un chiarimento sul tasso
d’inflazione.
Il punto n° 23. “Tirare la
cinghia” e “impennata dei consumi” mal si conciliano se non
ipotizziamo “prezzi in forte crescita”.
Il punto n° 22. Economia e mercati: certezze
? Meglio qualche vantaggio.
Il punto n° 21. Gazzella o leone, comincia a
correre.
Il punto n° 20. Il Punto n 20 .
Uno, cento, mille Antitrust.
Il punto n° 19. L’ euro: una cura
(finalmente) non palliativa.
Il punto n° 18. Autorità monetarie.i
controlli: non vogliamo, non
possiamo, non sappiamo.
Il punto n° 17. Marketing d’immagine e
illegalità.
Il punto n° 16. Borsini: investimenti e
"consigli per gli acquisti": le banche indagheranno.
Il punto n° 15. Gli inviti a consumare
Il punto n° 14. Unione europea: per fortuna ci
sono i PIGS.
Il punto n° 13. Euro: ancora soli, ad
arrangiarci. Ed a pagare.
Il punto n° 12. Operazioni con Pagobancomat:
si pagano? No! Si! Veramente...........
Il punto n° 11. Titoli, investimenti,
congelamenti di mezza estate e mercato
Il punto n° 10. Euro e bottegai. Il cattivo
esempio delle scaltre Autorita’ monetarie e il perche’ delle
preoccupazioni di Adusbef
Il punto n° 9. L’Italia, la guerra e le
rogatorie. Ancora problemi di schieramento?
Il punto n° 8. La BCE striglia il sistema
bancario italiano sugli assegni. C’e’ un giudice a Francoforte !
Il punto n° 7. Il sistema bancario nel Lazio.
Il punto n° 6. Mutui fondiari
Il punto n° 5. La polizza vita rendita
Il punto n° 4. Per investire i nostri
risparmi e’ bene sapere che……
Il punto n° 3. Cenni sul sistema bancario
italiano.
Il punto n° 2. Il cammino dell’euro
Il punto n° 1. Dizionario dei termini bancari
e finanziari (Guida all'uso della banca - Editori Riuniti)
Di Mauro
Novelli (2.10.2003)
Tre quarti del consumo mondiale di
energia è appannaggio di Nord America, Estremo Oriente ed Europa
Occidentale. Le stesse aree geopolitiche hanno, invece, solo il 13,5 per cento
delle riserve mondiali conosciute di petrolio, il 15,5 delle riserve di gas
naturale, il 67 per cento delle riserve di carbone.
Circa l’energia utilizzata,
è da notare la posizione assolutamente marginale dell’America del
Sud e, soprattutto, dell’Africa.
IL CONSUMO DI ENERGIA NEL MONDO
DATI 1999 - Fonte: http://eia.doe.gov.2001
America del
Nord |
30,9 % |
Estremo
Oriente |
25,5 % |
Europa
occidentale |
18,3 % |
Europa
orientale |
12,7 % |
America del
Sud |
5,3 % |
Medio Oriente |
4,2 % |
Africa |
3,1 % |
RISERVE
MONDIALI DI COMBUSTIBILI
Fonte: Bp Amoco
|
PE (miliardi di barili) |
GAS (migliaia di mld
di m. cubi) |
CARBONE (miliardi di tonnellate) |
Nord America |
63,7 |
7,3 |
256,5 |
Asia Pacifico |
44,0 |
10,3 |
292,3 |
Europa |
20,6 |
5,1 |
122,1 |
Medio Oriente +
Africa |
--- |
--- |
61,6 |
Medio Oriente |
675,7 |
49,5 |
-- |
Africa |
74,9 |
11,2 |
-- |
Ex Urss |
65,4 |
56,7 |
230,2 |
Centro e Sud
America |
89,5 |
6,3 |
21,6 |
Per quanto riguarda il consumo di
petrolio, va rimarcata la necessità degli USA di importare giornalmente
oltre dieci milioni di barili al giorno per far fronte al
differenziale produzione-consumo nazionale.
PRODUZIONE E
CONSUMO DI PETROLIO NEL MONDO
Fonte: Il mondo
in cifre – The Economist – 2001 –
migliaia di barili/giorno
MAGGIORI PRODUTTORI |
MAGGIORI CONSUMATORI |
||
Arabia Saudita |
9.230 |
Stati Uniti |
17.810 |
Stati Uniti |
7.995 |
Giappone |
5.850 |
Russia |
6.170 |
Cina |
4.110 |
Iran |
3.800 |
Germania |
2.915 |
Messico |
3.500 |
Russia |
2.455 |
Venezuela |
3.335 |
Corea del Sud |
2.020 |
Norvegia |
3.215 |
Francia |
2.010 |
Cina |
3.205 |
Italia |
1.975 |
Regno Unito |
2.800 |
India |
1.820 |
Emirati Arabi Uniti |
2.710 |
Canada |
1.815 |
Canada |
2.670 |
Brasile |
1.800 |
Kuwait |
2.180 |
Messico |
1.780 |
Iraq (pre
2^ guerra) |
2.165 |
Regno Unito |
1.735 |
Nigeria |
2.155 |
Spagna |
1.380 |
Indonesia |
1.525 |
Iran |
1.200 |
Totale Paesi
considerati |
56.655 |
Totale Paesi
considerati |
50.675 |
PRINCIPALI
GRUPPI PETROLIFERI
Fonte: Il
Sole-24 Ore – 1999 – Vendite di milioni di barili/giorno
Exxon –
Mobil |
USA |
8,80 |
Royal Dutch/Shell |
GB – Olanda |
6,50 |
BP-Amoco |
GB – USA |
4,50 |
Saudi-Aramco |
Arabia Saudita |
2,80 |
Texaco |
USA |
2,60 |
PDVSA |
Venezuela |
2,50 |
Total-Petrofina |
Francia-Belgio |
2,20 |
Chevron |
USA |
2,10 |
Petrobras |
Brasile |
1,60 |
Pemex |
Messico |
1,55 |
KPC |
Kuwait |
1,23 |
Partamna |
Indonesia |
1,20 |
NIOC |
Iran |
1,06 |
ENI |
Italia |
0,98 |
ELF |
Francia |
0,86 |
Inoc |
Iraq (pre
2^ guerra) |
0,63 |
Sonatrach |
Algeria |
0,62 |
Arco |
USA |
0,55 |
Cnpc |
Cina |
0,36 |
L’immaginario collettivo
suggerisce la centrale ad olio combustibile come la soluzione più
seguita per produrre elettricità. Non è così.
Circa la generazione di energia
elettrica in Europa, infatti, meraviglia proprio il dato relativo all’uso
del petrolio: solo il 6,2 per cento della elettricità
complessiva europea è
prodotta utilizzando olio combustibile, mentre oltre 1/3 viene prodotta
utilizzando il nucleare, più di ¼ bruciando carbone e torba; il
17 per cento utilizzando gas, il 12 per cento è di origine
idroelettrica.
Fa inoltre riflettere il dato relativo
all’Italia: metà dell’energia europea prodotta tramite
petrolio è
di origine italiana. Siamo invece praticamente gli unici a poter
utilizzare la forza geotermica.
GENERAZIONE
ELETTRICA LORDA NEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA
TWh (miliardi di kW/ora) Anno 2000
|
Nucleare |
Carbone e torba |
Gas |
Idro |
Petrolio |
Biomasse e rifiuti |
Solare ed eolico |
Geo-termica |
Totale |
Austria |
0,0 |
6,7 |
7,8 |
42,0 |
2,0 |
1,7 |
0,1 |
0,0 |
60,3 |
Belgio |
48,1 |
16,0 |
16,0 |
0,5 |
0,8 |
1,2 |
0,0 |
0,0 |
82,7 |
Danimarca |
0,0 |
16,7 |
8,8 |
0,0 |
4,4 |
1,8 |
4,5 |
0,0 |
36,2 |
Finlandia |
22,5 |
13,2 |
10,1 |
14,6 |
0,6 |
8,9 |
0,1 |
0,0 |
70,0 |
Francia |
415,2 |
31,1 |
11,3 |
67,0 |
7,5 |
3,2 |
0,5 |
0,0 |
535,8 |
Germania |
169,6 |
298,9 |
52,7 |
21,5 |
4,5 |
10,2 |
9,6 |
0,0 |
567,1 |
Grecia |
0,0 |
34,4 |
5,9 |
3,7 |
8,9 |
0,2 |
0,4 |
0,0 |
53,4 |
Irlanda |
0,0 |
8,6 |
9,3 |
0,9 |
4,6 |
0,1 |
0,2 |
0,0 |
23,7 |
Italia |
0,0 |
30,5 |
101,4 |
44,3 |
85,9 |
1,9 |
1,3 |
4,6 |
269,9 |
Lussemburgo |
0,0 |
0,0 |
0,2 |
0,1 |
0,0 |
0,1 |
0,0 |
0,0 |
0,4 |
Olanda |
3,9 |
25,4 |
51,6 |
0,2 |
3,1 |
4,2 |
1,1 |
0,0 |
89,6 |
Portogallo |
0,0 |
14,7 |
7,2 |
11,3 |
8,4 |
1,6 |
0,2 |
0,1 |
43,4 |
Spagna |
62,3 |
80,7 |
20,2 |
28,4 |
22,6 |
2,9 |
4,7 |
0,0 |
221,7 |
Svezia |
57,3 |
2,9 |
0,4 |
79,1 |
1,8 |
3,9 |
0,4 |
0,0 |
145,9 |
Regno Unito |
85,2 |
124,1 |
146,5 |
5,2 |
5,6 |
4,5 |
1,1 |
0,0 |
372,2 |
Totale UE |
864,2 |
703,8 |
449,3 |
318,8 |
160,8 |
46,3 |
24,3 |
4,7 |
2.572,3 |
Valori percentuali |
33,6 % |
27,4 % |
17,5 % |
12,4 % |
6,2 % |
1,8 % |
0,9 % |
0,2 % |
100 % |
Fonte: Energy Policies of AIE Countries.
I creativi hanno ragione: innovare non vuol solo dire creare cose nuove; vuole
anche dire riattare vecchi strumenti ed utilizzarli per governare la
realtà attuale.
Riteniamo far cosa utile elencando una serie di strumenti fiscali, alcuni
vecchi di mille anni e più, in parte già abbandonati da secoli o
da pochi decenni, molti ancora in essere. Potrebbero essere fertile materia di
studio per i creativi. Tutti, infatti, furono il prodotto della
umana - ed interessata - fantasia.
Quali strumenti per fare cassa, oltre al "DAZIO" (abolito in Italia
nel 1930 e sostituito dalle Imposte comunali di consumo, abolite
definitivamente nel 1973) ricordiamo:
- il PEDAGGIO: tassa per aver diritto di transito su terreni di
proprietà altrui.
- il PONTATICO: tassa per ottenere il diritto ad attraver5sare un ponte.
- il PORTATICO: tassa per ottenere il diritto ad attraversare una porta di
cinta, o per entrare in porto.
- il CAMPATICO: tassa sulla produzione agraria di un podere.
- l’ IMBOTTATO: tassa sulla produzione di vino.
- il FODRO: contribuzione obbligatoria in foraggio per gli animali al seguito
di un esercito di passaggio.
- il RIPATICO: tassa per transitare sulla riva del fiume.
- il FIENATICO: tassa per ottenere il diritto di far fieno nei campi del
feudatario.
- l’ ERBATICO: tassa per l’erba mangiata
ai bordi della strada o in poderi da buoi trainanti carri
- il MOLINATICO: tassa per l’uso del molino.
- il FORNATICO: tassa per l’uso del forno.
- il ROTATICO: tassa per il danno arrecato al fondo stradale dal passaggio dei
carri.
- il POLVERATICO: tassa per il danno arrecato dalla polvere sollevata dal
passaggio di carri e carrozze.
- IUS PRIMÆ NOCTIS: tassa per ottenere il diritto di prender moglie,
imposta al colono intenzionato a sposarsi
C’era, inoltre, una multa a carico del colono il cui figlio avesse deciso
di andare in seminario togliendo braccia alla terra ed al feudatario (non ne
ricordo il nome).
Il signore aveva, infine, la possibilità di scegliere il criterio di
imposizione. Era definita "focatico" l’imposizione per nucleo
familiare, per focolare; "testatico" se gravava sulla testa dei
singoli.
Il "banno", cioè il diritto del
feudatario ad imporre "corvè" (lavoro agricolo obbligatorio),
"collette" (tasse straordinarie "una
tantum") oltre ai balzelli ricordati, aveva una contropartita: in caso di
pericolo, gli era fatto obbligo di difendere e accogliere all’interno del
castello i coloni di sua "proprietà". Insomma, doveva
mantenere in buono stato le sue "cose".
Una semplice questione di manutenzione, oggi superata.
Di Mauro
Novelli ‘
16.7.2003
Vista la secolare e costante mancanza di fiducia degli Italiani nelle classi
dirigenti - avvicendatesi alla guida della loro ‘sorte’ - e alla
luce dei problemi cui tutti andranno incontro invecchiando, si è
inserito nel nostro dna il gene che spinge al risparmio: la prima lira, il
primo centesimo messo da parte ‘per’ la famiglia, servirà
per l’acquisto della casa.
Per noi italiani, è questa la forma archetipa
della ‘pensione’ (cioè della base minima di protezione per
la vecchiaia)
Nel 1991, le famiglie italiane erano 19.736.000. Il 25,3 per cento viveva in
abitazioni prese in affitto; il 74,7 per cento in abitazioni di
proprietà o con altro diritto (usufrutto ecc.).
Nel 2000, le famiglie hanno raggiunto il numero di 21.932.798; il 19,2 per
cento viveva in affitto, mentre era in abitazioni di proprietà - o per
altro diritto - l’ 80,8 per cento. La tendenza
è costante.
Il risparmio si è quindi orientato verso il settore immobiliare, con un
coinvolgimento familiare (morale e fisico) di lungo e lunghissimo periodo.
Obbiettivo: avere un tetto per la vecchiaia, non gravare sulle finanze dei
figli ed, anzi, lasciare loro un bene pregiato. Quanto prima ‘libero da
canone’. Ancora oggi, è possibile trovare tale informazione
scolpita in bella forma sulla facciata principale di molti immobili della Roma
del ‘700 e ‘800. Tale obbiettivo è generalizzato: in Italia,
la vita media dei mutui è di 11 anni; nel nord Europa di oltre
Questa è la psicologia di fondo delle famiglie italiane e, in momenti di
difficoltà, tali convincimenti tendono ad irrobustirsi: proprio
perché la nostra visione non è generazionale, ma ha un orizzonte
familiare coinvolgente più generazioni, i progetti di risparmio/spesa/
investimento/consumo hanno un respiro che giunge almeno ai figli e, spesso, ai
nipoti.
Non si comprende, quindi, come possa considerasi ricevibile il consiglio
mirante a stravolgere quelle basi psicologiche: liquidare la casa per avere
più soldi da spendere e per accettare, con migliore entusiasmo, gli
aumenti imposti da chi oggi si lamenta per i consumi che languono.
Ricapitolando. Nella maggioranza dei casi, due sono le risorse familiari certe:
la pensione dei vecchi e la loro casa di proprietà. Il futuro dei figli
è certamente ‘elastico’, come il mercato del lavoro che si
va impostando e, vista la loro situazione reddituale, le banche nostrane, con
la loro cultura delle supergaranzie, non li finanzieranno neanche per
l’acquisto di un frigorifero, figuriamoci per comprar casa.
Se questa è la situazione nuova (è irrilevante il giudizio che se
ne dà) le proposte di ampliare mutui esistenti o di vendere la nuda
proprietà risolveranno i problemi di chi è in una situazione
familiare prefallimentare, di chi, cioè, ha
l’acqua alla gola (sperando che la banca non si accorga delle
difficoltà).
Tutti gli altri tireranno ulteriormente la cinghia, limando ancor di più
la propensione al consumo.
Occorre ridare speranza, non ampliare mutui.
16.7.2003
Palio delle contrade creative
Concorso per assegnare l’esecuzione del drappellone.
Venuto a conoscenza della vittoria certa di Maria Antonietta (opera presentata:
" Se manca il pane, passa alle brioches "),
si è ritirato l’autore dell’estempore
di finanza creativa " Enfia il mutuo, se il consumo è floscio
!"
di Mauro
Novelli ‘ 15.7.2003
I titoli di molti articoli inerenti l’andamento dei prezzi, specie in
occasione dei comunicati mensili dell’Istat, tendono a disinformare.
Se l’inflazione cresce allo stesso livello della rilevazione precedente
si tende a titolare ‘Prezzi fermi: x,y % come nel mese passato’.
Titoli di tal fatta creano confusione e generano sfiducia e rancore:
l’inflazione è una crescita e finché la sua dimensione
è superiore allo zero, i prezzi medi sono in ascesa. Se resta al 2,6 o
cala al 2,0 rispetto alla precedente rilevazione, vuol dire che i prezzi
crescono a quelle velocità: nel primo caso crescono con pari
velocità, nel secondo crescono con velocità più bassa. Ma
risultano sempre in lievitazione.
Oggi, l’Istat ha comunicato l’andamento dell’inflazione a
giugno, pari al 2,6 per cento su base annua, rispetto al 2,7 del maggio 2003.
Ecco alcuni titoli proposti da siti Internet:
Prezzi al palo. Inflazione al 2,6%
Prezzi in discesa: a giugno +2,6%
Prezzi in frenata: confermato il 2,6 per giugno
Mentre, dopo un titolo corretto: ‘ Inflazione: Istat conferma + 2,6 % a
giugno’ si può leggere:
‘.. Prezzi dunque in calo, dal 2,7 al 2,6%, nonostante l’aumento su
base mensile dello 0,5% registrato nei capitoli di spesa .’???????
Chi ha poca dimestichezza con le definizioni di termini economici, ma fa la
spesa tutti i giorni, ha forse buone ragioni per imbufalirsi nel leggere quelle
informazioni.
Meglio essere più precisi e/o meno inclini a captatio
benevolentiae certamente controproducente.
(di Mauro Novelli - 30.6.2003)
Questi i dati macroeconomici del Paese:
Iva. - Il gettito dell’Iva gravante sugli utenti finali di beni e servizi
è cresciuto fortemente nei primi mesi dell’anno. Ciò
è la conseguenza esclusiva di un aumento di prezzi e tariffe pagate dai
consumatori.
Istat. - Nel mese di aprile 2003 l’indice generale del valore delle
vendite del commercio fisso al dettaglio, con base 2000=100, ottenuto dalla
sintesi degli indici della grande distribuzione e delle imprese operanti su
piccole superfici, è risultato pari a 107,5, segnando un aumento tendenziale
del 5,7 per cento. Le vendite di prodotti alimentari hanno registrato una
crescita del 9,0 per cento, mentre quelle di prodotti non alimentari hanno
registrato una crescita del 3,3 per cento.
Istat. - Nel mese di maggio 2003 l’indice delle retribuzioni contrattuali
orarie dei lavoratori dipendenti, con base dicembre 2000=100, è
risultato pari a 105,6 con una variazione nulla rispetto ad aprile 2003 e di
più 1,7 per cento rispetto a maggio 2002. L’aumento registrato nel
periodo gennaio-maggio 2003, rispetto al corrispondente periodo dell’anno
precedente, è dell’1,9 per cento.
Isae. - Secondo l’inchiesta (3 e il 16 giugno),
su un campione di 2.000 intervistati, il calo della fiducia dei consumatori
riguarda soprattutto ‘le attese sulla propria situazione economica e le
valutazioni sulla convenienza e possibilità del risparmio’.
Restano stazionari i giudizi sul bilancio familiare, sulla situazione economica
della famiglia e sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli.
Riguardo a valutazione sull’andamento dei prezzi, resta stabile la
percentuale di coloro che li ritengono ‘molto’ aumentati (49% come
a maggio) e cresce la quota di coloro che li ritengono ‘abbastanza’
aumentati (40% in giugno, 38% in maggio).
Ricapitolando: cresce fortemente il gettito dell’Iva; in aprile, si
impenna il ‘valore’ dei consumi (+5,7%); in maggio, l’indice
annuale delle retribuzioni contrattuali è cresciuto solo dell’1,7
per cento (inflazione, su base annua: + 2,7 %); in giugno, la fiducia dei
consumatori è in netto calo.
La contraddizione è evidente: cala la propensione al consumo; è
minore la capacità di spesa; crescono consumi e gettito Iva.
C’è una sola giustificazione: non sono i consumi a crescere, ma
solo il loro valore. In altri termini, e più semplicemente, la gente
spende di più per consumare come prima.
Ma come la mettiamo con l’inflazione di giugno 2003 scesa al 2,6 per
cento ‘ E’ evidente che ‘inflazione in calo’
non significa ‘prezzi in calo’, ma prezzi
in aumento rallentato. Ma anche tale ‘aumento rallentato’ è
difficile da giustificare.
di Mauro Novelli 9.6.2003
La teoria economica liberista sostiene che per favorire lo sviluppo, occorre
creare un ambiente tale da convincere ad investire nei settori più
convenienti e produttivi; afferma che gli investitori decidono di impegnarsi
solo in presenza di situazioni (politiche, economiche, fiscali e sociali)
stabili, chiare e, nei limiti del possibile, certe, in grado cioè di
permettere una adeguata valutazione del rischio. La stessa teoria ribadisce che
l’imprenditore gioca la sua partita per lo sviluppo solo se operante in
ambiente (politico economico, fiscale e sociale) sufficientemente definito,
senza imprevisti oltre i normali livelli fisiologici, in grado di permettere la
quantificazione di variabili da non lasciarle fuori controllo.
La stessa teoria approfondisce poco o nulla sulla componente psicologica della
domanda e, quando lo fa, ne esplicita le implicazioni solo in via di risulta,
non si impegna ad indagare le caratteristiche ambientali in grado di favorire
la propensione al consumo dei cittadini, si limita a legare i consumi alle
variabili di mercato (prezzi ecc.): gli approfondimenti analitici preponderanti
sono svolti quasi esclusivamente sul versante dell’offerta. Fino ad
arrivare alla teoria monetarista che, considerando come un qualsiasi altro
prodotto la moneta (succedaneo perfetto di ogni bene in circolazione), ritiene
di poter regolare il mercato attraverso la variazione della quantità
denaro a disposizione degli operatori, e la sua velocità di
circolazione; agendo sul suo prezzo (tasso di sconto), riducendolo in presenza
di segni di stanchezza, o alzandolo in presenza di surriscaldamenti.
La ritualistica economica corrente ( versione deteriore della teoria liberista)
ritiene che non le relative certezze "ambientali e mercantili"
favoriscano investitori e produttori, ma l’introduzione a loro favore di
situazioni di vantaggio; che tali azioni (in mancanza di altre vie) consistano
nello svantaggiare le controparti, cioè il resto dei cittadini
(concorrenti, lavoratori dipendenti, consumatori, utenti): via lacci e lacciuoli nel mondo del lavoro e suo "salutare"
ritorno alla elasticità; diminuzione dell’imposizione fiscale e,
conseguente, contrazione della spesa pubblica, in particolare sul fronte
pensionistico; eliminazione tendenziale dell’azione dello Stato su ogni
versante (non solo economico) ecc. Come se le società più
avanzate non avessero goduto, negli ultimi 50 anni (con i vincoli che
conosciamo), di uno sviluppo nettamente superiore di quello riscontrato nei due
secoli precedenti (in ambiente praticamente brado).
In una situazione che trascura ogni attenzione nei confronti dei consumatori,
che non sa imporre una vera concorrenza in settori primari di mercato, che
ritiene il miglioramento di rendite di posizione o il vantaggio fiscale uniche
molle per agitare l’attuale morta gora e tornare ad espandersi, non
è difficile prevedere il decadere della propensione al consumo, una sua
contrazione a favore di una più rassicurante propensione al risparmio
(almeno quando il reddito lo permette). In ultima analisi, se non si comprende
che una tendenziale riduzione dei consumi è indice di problemi di lungo
periodo (una crisi di fiducia e di speranza, per sé e per i figli),
assisteremo ad declino dell’economia di questo paese.
Per l’Italia c’è, infatti, un’aggravante: il sistema
bancario fornisce capitali a chi già li ha e può, quindi,
presentare garanzie reali. Si creeranno inevitabili strozzature. E’
sempre più frequente, ad esempio, che la richiesta di un mutuo avanzata
da un giovane (dal reddito non brillante o dal lavoro non fisso) sia
subordinata alla garanzia fornita dalla pensione del genitore, oggi unico
reddito certo per molti nuclei familiari: possiamo chiedere a quel giovane
speranza e fiducia nel futuro, se nessuno è disposto ad aver fiducia nel
futuro insieme a lui ‘ Figuriamoci le difficoltà ad ottenere
finanziamenti bancari per una iniziativa imprenditoriale, se chi osa
richiederli non è poderosamente "presentato".
Sul versante della domanda, i cittadini hanno bisogno di parallele, trasparenti
certezze e non di "buoni spesa pelosi ed occasionali", né di
lacci e lacciuoli a loro favore: rapporti
contrattuali non vessatori ed in buona fede, certezza del diritto e adeguate
informazioni a base delle decisioni, mercato effettivamente concorrenziale e
stabile, costante possibilità di scelta tra almeno due opzioni,
contrasto di cartelli e monopoli, classe politica neutrale e capace di offrire
azioni di buon governo, non obbligata a pagare cambiali ai vari potentati,
composta non da uomini della provvidenza, ma da coscienziosi amministratori di
condominio, neanche troppo zelanti, suggeriva Tocqueville.
Da qualche lustro, la vedo dura.
Ecco gli ultimi dati macroeconomici:
- Roma, 30 maggio - La "rigidità" dei prezzi dei servizi e
dei prodotti industriali in Italia e’ "particolarmente preoccupante,
in quanto contribuisce a mantenere l’inflazione nazionale al di sopra
della media europea anche in assenza di spinte esogene". Lo scrive
l’Isae (Istituto di Studi e Analisi Economica)
nella nota mensile di maggio.
- Bruxelles, 02 giugno - Miglioramenti del superindice sono stati registrati
in Portogallo (+0,5 punti), Regno Unito (+0,3) e Belgio (+0,1). Riduzioni in
Danimarca (- 0,3), Germania, Spagna e Olanda (tutti e tre - 0,2) e Italia,
Irlanda e Svezia (- 0,1). Invariato in Francia?????.La fiducia dei consumatori
ha registrato una diminuzione di 1 punto.
- Buenos Aires, 03 giugno - Il calo dei prezzi per due mesi di fila in
Germania indica "un elevato rischio" di deflazione per quel paese.
Così Kenneth Rogoff, capo degli economisti del
Fondo Monetario, che rimprovera alla Bce, alla Fed e alla Banca del Giappone (BoJ) di non aver fornito agli investitori segnali chiari a
livello di politica di stabilità dei prezzi.
- Bruxelles, 04 giugno - Il volume del commercio al dettaglio nella zona
euro a marzo, rispetto allo stesso mese del 2002, e’ diminuito
dell’1,6% (-0,7% intera Ue). Lo rende noto Eurostat. A livello mensile si
rileva una riduzione dell’1,2% in Eurolandia
(-1% intera Ue).
In Italia la variazione annua è stata -1,6% mentre quella mensile -0,4%.
Francoforte, 07 giugno - Per la prima volta dopo anni, ricompaiono a
Francoforte cartelli di "Affittasi ufficio"
di Mauro Novelli 2.6.2003
Da qualche giorno, è iniziata la campagna (per il momento solo
terroristica) sui pericoli della deflazione, cioè della diminuzione dei
prezzi medi, delle cause e delle conseguenze del fenomeno. Stati Uniti e
Germania sono già considerati a rischio.
Entrare in ambiente deflattivo è effettivamente un serio pericolo. Il
meccanismo è perverso: il crollo dei consumi causa tagli ai prezzi, un
ristagno della produzione, con conseguente diminuzione di redditi e
capacità di spesa. Inoltre, sapere che col tempo i prezzi si
abbasseranno, suggerisce ulteriori rinvii nei consumi. Il meccanismo deve
essere assolutamente interrotto senza aspettare soluzioni "naturali",
obbligate e drammatiche: l’ultimo grave periodo di deflazione (esploso
con la crisi del ‘29) fu praticamente risolto dalla seconda guerra
mondiale.
In effetti, in Italia si stanno creando alcuni focolai dal potenziale
deflazionistico, di cui va scongiurata la congiuntura:
1) Il nostro partner commerciale più importante, la Germania, è
entrato in recessione (da due trimestri il suo Pil è in calo). Oltre il
16 per cento delle nostre esportazioni si orienta verso quel paese. Esporteremo
di meno Rispetto alla Germania, la nostra inflazione (ufficiale) è
più che doppia: l’impossibilità di svalutazione (abbiamo
ormai la stessa moneta) causa una decadenza della nostra competitività
nei suoi confronti. Circa il 20 per cento delle nostre importazioni proviene da
quel paese e la minor crescita dei loro prezzi tenderà a far aumentare
la nostra richiesta Importeremo di più. Nel complesso, la produzione
domestica potrà diminuire, la disoccupazione aumentare, i redditi
contrarsi.
3) In contemporanea, i nostri consumi ristagnano per vari motivi:
3.a) Sul versante della produzione e dell’offerta di servizi,
approfittando del passaggio all’euro, troppi "operatori" sono
stati in grado di depredare parte della quota di reddito destinata ai consumi.
In troppi casi, le mille lire sono state trasformate (quasi) in un euro: dai
costi di molte prestazioni professionali, ai prezzi di prodotti di occasionale
consumo e, quindi, di difficile comparazione per il consumatore ecc..
3.b) Si stanno aiutando alcuni settori produttivi in crisi. Si pensi alle
provvidenze Fiat attraverso la "rottamazione". In questo caso due
sono le implicazioni economiche con gravi ripercussioni negative sulla
capacità di spesa delle famiglie: il reddito destinato all’acquisto
di automobili supera mediamente i 10 mila euro, quindi "prenota" i
risparmi familiari di più anni ed obbliga a minori consumi per lungo
tempo; l’aiuto di Stato è andato per oltre il 50 per cento a
costruttori stranieri, visto che la quota di mercato di quelli domestici non
arriva alla metà del totale di vetture vendute. Buona parte dei capitali
destinati alla rottamazione è quindi emigrato, affari dei concessionari
a parte.
3.c) In presenza di reddito adeguato, la nostra propensione al consumo è
sempre stata battuta dalla propensione al risparmio. Ma negli ultimi anni, il
risparmio è stato massacrato (bond Argentina, bond Cirio, My Way-4You) ed i rendimenti dei titoli di Stato sono ai
minimi. Tali serie rovesci finanziari o più bassi introiti da interessi
suggeriscono una ulteriore contrazione dei consumi.
La nostra voglia di risparmiare risulta particolarmente evidente in momenti
socio-economici di difficoltà. D’altra parte, da sempre, la nostra
classe dirigente è risultata incapace di prospettare ai cittadini un
futuro dagli orizzonti limpidi (ci riferiamo alle scoraggianti sconfitte per i
diritti dei cittadini - non parliamo di interessi - conseguenza di iniziative
governative a favore dei potentati (anatocismo-D’Alema-1998,
mutui-Amato-2000, RC Auto-Berlusconi-2003). Ne è conseguita la forzata
capacità degli italiani di autogovernarsi. Tale rassegnato autogoverno
si realizza nella sfera diretta d’intervento, la famiglia, e si
concretizza - in soldoni - nel ridurre i consumi e
nel non fare figli. Oltre a previsioni fosche, il crollo della natalità
denota una bassissima propensione al consumo nel lungo periodo e genera gravi
ripercussioni sul sistema pensionistico. Il fenomeno ha avuto inizio circa 20
anni fa e va aggravandosi: per la prima volta nella nostra storia, molti
genitori pensano che i figli avranno una vita più "tribolata"
della loro. Non era mai successo.
Non basterà imporre la rottamazione di frigo e lavatrici, offrire
qualche buono acquisto o un pugno di euro per un figlio in più; non
serve ridurre le tasse alle fasce alte della popolazione, che non
aumenterà consumi già alti. Se la speranza non ridipinge
l’orizzonte, le cose non potranno che peggiorare. E la speranza non
può essere imposta per decreto.
Ci arrangeremo. Ci distingueva una buona dose di umanità. Ma, oggi
è imperativo scendere in competizione (e vincere), guardare ai
risultati, battere gli avversari, anzi, i nemici, essere performanti.
Nei corsi di vendita si offre questo orrendo suggerimento: nella giungla ogni
mattina la gazzella si sveglia e deve preoccuparsi di mangiare e di non essere
mangiata; nella giungla ogni mattina il leone si sveglia e deve preoccuparsi di
mangiare per non morire di fame. Ogni mattina, sia tu gazzella o leone, appena
sveglio comincia a correre: sei nella giungla.
L’italico umanesimo deve lasciare il posto alle pagelle (tipico strumento
di chi ha complessi di inferiorità). Ma le bocciature o le promozioni
della vita sono senza appello.
Finalmente un po’ d’igiene ! Basta con i deboli ed i malati !
La legge 287 del 1990 (Norme per la tutela della concorrenza e del mercato)
istituisce l’Antitrust perché vigili sulla corretta applicazione
delle leggi di mercato e contrasti ogni stortura indotta nel normale
funzionamento dei meccanismi mercantili (posizioni dominanti, cartelli,
accordi, pubblicità ingannevole ecc.).
Tredici anni fa, tale legge ci riallineava ai paesi più avanzati.
Ma non per tutti i settori. L’estro italico ebbe l’ennesimo lampo
di genio. Le aziende di credito imposero al legislatore la "mansalva"
per il settore bancario: l’Antitrust si sarebbe interessato di ogni
ambito produttivo/mercantile, tranne che di quello creditizio (art.20). Li, la
"vigilanza" sarebbe stata ancora appannaggio incontrastato della
Banca d’Italia. Se richiesto, l’Antitrust avrebbe espresso un
semplice parere.
Non solo. Con crudeltà, la lobby di riferimento impose al legislatore di
entrare in contraddizione con se stesso, dettandogli il punto 5 dell’art.
20, che lasciava a Banca d’Italia la possibilità di autorizzare
intese tra banche "per esigenze di stabilità del sistema
monetario".
Il legislatore subì. Ma con uno scatto d’orgoglio raddrizzò
la schiena ed inserì una limitazione. Nel punto 5, autorizza, è
vero, le intese, ma ha aggiunto: "per un tempo limitato". Forse
voleva intendere "per un tempo determinato", ma le discopatie, si sa,
obnubilano anche la mente più limpida.
Un referendum ? Maggioranza ed opposizione si tranquillizzino: stiamo
scherzando !
E’ doverosa, invece, un po’ di comprensione per la lobby delle
assicurazioni che non riuscì a bottinare con
altrettanto successo. Ma il legislatore è comprensivo e di manica larga:
un decreto "salvacompagnie" non si nega a
nessuno.
LEGGE 287 DEL
10.10.1990
[..omissis’]
CAPO IV
Disposizioni speciali
20. Aziende ed istituti di credito, imprese assicurative e dei settori della
radiodiffusione e dell’editoria.
[1. - abrogato - Nei confronti delle imprese ope-ranti nei settori della
radiodiffusione e dell’edito-ria l’applicazione degli artt. 2, 3, 4
e 6 spetta al-l’autorità garante
prevista dalla legislazione vigen-te per i settori della radiodiffusione e
dell’edito-ria] (1).
2. Nei confronti delle aziende ed istituti di credito l’applicazione
degli articoli 2, 3, 4 e 6 spet-ta alla competente autorità di
vigilanza. [ndr. Banca d’Italia]
3. I provvedimenti delle autorità di vigilanza [ndr. Banca
d’Italia] di cui ai commi 1 e
4. Nel caso di operazioni che coinvolgano im-prese assicurative, i
provvedimenti dell’Autorità di cui all’art. 10 [ndr
Antitrust] sono adottati sentito il parere del-l’Istituto
per la vigilanza sulle assicurazioni pri-vate e d’interesse collettivo
(ISVAP), che si pronuncia entro trenta giorni dal ricevimento della
documentazione posta a fondamento del provvedimento. Decorso inutilmente tale
termine, l’Au-torità di cui all’art. 10 [ndr Antitrust]
può adottare il provvedi-mento di sua competenza.
5. L’autorità di vigilanza sulle aziende ed isti-tuti di credito
[ndr. Banca d’Italia] può altresì autorizzare, per un
tem-po limitato, intese in deroga al divieto dell’art. 2 per esigenze di
stabilità del sistema monetario, te-nendo conto dei criteri di cui
all’art. 4, comma 1. Detta autorizzazione è adottata
d’intesa con l’Au-torità di cui all’art. 10 che valuta
se l’intesa com-porti o meno l’eliminazione della concorrenza.
6. L’Autorità di cui all’art. 10 [ndr Antitrust] può
segnalare alle autorità di vigilanza di cui ai commi 1 e 2 [ndr. Banca
d’Italia] la sussistenza di ipotesi di violazione degli artt. 2 e 3.
7. Fatto salvo quanto disposto nei comuni pre-cedenti, allorché l’intesa,
l’abuso di posizione dominante o la concentrazione riguardano imprese
operanti in settori sottoposti alla vigilanza di più autorità,
ciascuna di esse può adottare i provvedi-menti di propria competenza.
8. Le autorità di vigilanza di cui al presente articolo [ndr. Banca
d’Italia e Isvap] operano secondo le procedure previste per
l’autorità di cui all’art. 10. [ndr Antitrust]
9. Le disposizioni della presente legge in ma-teria di concentrazione non
costituiscono deroga alle norme vigenti nei settori bancario, assicurati-vo,
della radiodiffusione e dell’editoria.
(1) Comma abrogato ex art. 1, I. 31-7-1997, n. 249.
(di Mauro
Novelli 15.5.2003)
L’avvento dell’euro ha eliminato dalla cassetta degli strumenti a
disposizione dei governanti dei paesi di Eurolandia,
le possibilità di accomodamento degli squilibri tramite l’azione
sul cambio: in caso di perdita di competitività, la svalutazione della
moneta nazionale ricostituiva alcuni margini di competizione, anche se
artificialmente e senza stimolare ristrutturazioni operative, aggiornamenti
tecnologici, riorganizzazioni ecc.
Almeno fino ai primi anni ‘90, più volte, le autorità
governative e monetarie italiane hanno usato quella leva come clava: si
svalutava la lira per ridare fiato (finanziariamente) al settore produttivo,
almeno quello operante sul versante delle esportazioni. La maggiore
onerosità delle importazioni (prodotti petroliferi, elettronici,
tecnologici ecc.) sarebbe stata poi riversata sulle spalle dei cittadini,
consumatori finali. Ogni strumento diverso dal cambio e mirante a ricostituire
margini di competitività, sarebbe stato meno ‘economico’.
Per decenni, le nostre aziende più importanti hanno rinviato quelle
ristrutturazioni produttive che avrebbero permesso loro di stare al passo dei
competitori internazionali, impigrendosi e puntando sulla benevolenza delle
autorità. L’ambiente politico-socio-economico non le ha
assolutamente stimolate verso una maggiore efficienza. Abbiamo visto i
risultati sulla Olivetti, ma anche sulla Fiat, sulle banche, sulle
assicurazioni: gli ‘aiutini’ periodici
hanno fatto di alcuni settori una vera e propria palla al piede del sistema
Italia.
Con l’euro, tali manovre non sono più realizzabili e occorre
confrontarsi con realtà produttive ben più avanzate.
Gli imprenditori più accorti ed intelligenti hanno intuito per tempo
questa novità e, dal 1999, si sono timidamente riaffacciati sul versante
della ricerca aziendale, per una migliore allocazione delle risorse produttive,
umane, finanziarie.
Ma il neonato processo è gracilissimo. C’è solo da
augurarsi che non si reintroducano ‘aiutini’,
magari mutanti, a favore di settori amici e ‘disaiutini’
contro settori non amici: sarebbe il ritorno alla peggiore economia di stato,
adottata in Italia negli anni ‘70 ‘ ‘80.
Il nostro settore produttivo ha bisogno di una cosa: una effettiva concorrenza.
Ma ci rendiamo conto che non fa comodo quasi a nessuno. In Italia, la legge di
mercato n°1 risulterebbe eversiva anzi, rivoluzionaria.
di Mauro
Novelli 24.4.2003
1) Firmo un contratto di conto corrente con la banca X ed effettuo dei
depositi. Nel rapporto io risulto il creditore, la banca è il debitore..
Quindi, io ho scelto il mio debitore.
Dopo qualche tempo, detta banca vende l’agenzia dove è radicato il
mio conto ad altro istituto di credito. La clientela non è stata
avvertita e si ritrova con un debitore diverso da quello scelto
originariamente.
In altri termini il cliente-creditore si trova ad avere come controparte una
banca-debitore le cui caratteristiche possono essere completamente diverse da
quelle del debitore iniziale: scelsi la prima banca perché la mia attività
aveva bisogno di servizi con valenze internazionali, mi ritrovo ad avere
rapporti con la banca rurale e artigiana di Collelungo,
simpatica, ma del tutto inadeguata per la mia attività.
Giustificazione: " Banca d’Italia ha approvato l’operazione di
vendita e tutto è stato fatto secondo i suoi dettami".
C’è o non c’è violazione dell’art. 1406 del
codice civile ? Il codice regola la cessione dei crediti, non certo dei debiti.
Se poi si scopre che la prima banca-debitore ha incassato dall’istituto
acquirente una percentuale sul mio deposito-credito, è possibile pensare
ad un illecito arricchimento?
2) Il mio contratto di conto corrente è regolato da particolari
condizioni (tasso, spese, commissioni, ecc.) So che la banca può
variarle a sua discrezione limitandosi ad inserire un annuncio commerciale
sulla Gazzetta Ufficiale (non diciamolo in giro per Bruxelles, altrimenti ci
cacciano dall’Europa).
Ma chi ha fornito alle banche la licenza (aggiuntiva rispetto a quella
richiamata) di far decorrere con valenza retroattiva gli effetti di dette
variazioni?
E’, infatti, ormai generalizzata la seguente struttura degli annunci
commerciali inseriti in Gazzetta dalle banche: in data 20 del mese si comunica
che, a far tempo dal 1° dello stesso mese, intervengono le seguenti
variazioni sulle condizioni.’..
Tale retroattività è anche di mesi.
3) Mi rubano un blocchetto d’assegni. Faccio la mia denuncia in
Commissariato e blocco la numerazione presso la mia banca: quegli assegni non
verranno mai pagati. Tutto a posto.
Dopo qualche tempo scopro di essere stato protestato. Mi informo. Risposta:
"Uno degli assegni rubati è stato presentato all’incasso. Non
è stato pagato, ma abbiamo protestato il titolare del conto".
Se il titolare fosse un commerciante, sarebbe rovinato.
(di Mauro
Novelli ) 17.4.2003
I cultori del marketing d’immagine sanno benissimo quanto sia importante
evitare - fino alla maniacalità - che il pubblico (utenti, consumatori,
votanti, acquirenti che siano) abbini il loro nome o la loro immagine a
situazioni, eventi o fatti negativi, ansiogeni o semplicemente scostanti.
A conferma della validità di questa regola basti notare come, prima e
durante la seconda guerra del Golfo, molti dei nostri governanti abbiano
accuratamente evitato di esprimersi sulle vicende belliche per scongiurare
qualsiasi loro presenza mediatica che accomunasse la loro immagine ed il loro
nome ai bombardamenti: i talk show sull’Iraq avevano quasi esclusivamente
esponenti della sinistra, esperti a parte. Insomma, meglio sentirsi accusare di
latitanza dalla metà dei votanti (l’altra metà apprezza la
scaltrezza)piuttosto che offrire viso e dichiarazioni contaminate da immagini
di soldati che sparano, case che saltano in aria e morti in terra.
Certamente nulla di scandaloso, visto che anche la pubblicità della
propria immagine anima il commercio.
È di gran lunga più preoccupante, invece, la pessima abitudine,
invalsa in banca, di rifuggire - altrettanto maniacalmente
- l’abbinamento dell’immagine dell’istituto a gravi reati
commessi da impiegati infedeli. Anche a costo di non denunciarli: troppo
spesso, invece di chiamare in tribunale quei dipendenti, si fa loro
sottoscrivere la lettera di dimissioni e si allontanano. L’immagine della
banca è salva, ma tale costume, oltre a danneggiare la società
civile, crea danni agli azionisti dell’istituto di credito.
E torniamo all’articolo 7 del Testo unico delle leggi in materia
bancaria.
(di Mauro
Novelli -15.4.2003)
Le banche hanno scoperto la scarsa professionalità dei loro addetti al
servizio titoli e verificheranno la correttezza dei ‘consigli per gli
acquisti’ che gli impiegati forniranno agli investitori.
A lamentare una scarsa attenzione degli operatori nei riguardi dei titoli
suggeriti agli investitori, sono stati Fazio, Desario
e Spaventa. Poiché il loro è un mestiere che, evidentemente, si
impara ‘in progress’, abbiamo dovuto attendere la messa a frutto
professionale dei disastri cui i risparmiatori sono andati incontro
nell’ultimo lustro.
Messa così, la vicenda dei bond argentini, dei bond Cirio, di My Way - 4 You, di Viatel, delle polizze linked ecc.
sembrerebbe generata da estemporanee quanto improvvide iniziative di poco
preparati borsinisti o di rapaci promotori finanziari
e non, invece, da specifiche e ineludibili indicazioni di politica aziendale,
imposte dalla dirigenza ai suoi dipendenti. Infatti, i ‘consigli per gli
acquisti’ non sono altro che la conseguenza obbligata di ferrei budget
(con annessi benefit per i bravi venditori e ‘punizioni’ per i
recalcitranti) relativi a titoli che devono essere spalmati sulla clientela (in
barba ad ogni normativa, all’etica professionale, al buonsenso)
perché divenuti ‘spazzatura’, o perché è
interesse della banca fornire un aiutino a qualche amico, o perché
fornitori di buone provvigioni (come i prodotti assicurativi).
Con eccellente tempismo (ma anche questo è un mestiere che si impara in
progress) S.Paolo-IMI verificherà
l’attività di promozione degli investimenti operata dai suoi
dipendenti. Ci auguriamo che vada e ripescare le indicazioni (più o meno
formalizzate) fornite dai loro dirigenti agli sportelli circa
l’’opportunità’ di vendere Argentina, Cirio ecc., per
sanzionarne gli autori iniziali.
In altra sede, abbiamo suggerito agli utenti bancari di farsi accompagnare da
testimoni, qualora venissero invitati dalla banca all’acquisto di titoli
per l’affare del secolo. Abbiamo suggerito altresì, in caso di
visita del promotore finanziario, di porre in bella evidenza sul tavolo un
registratore in grado di fissare quanto detto nell’incontro.
Suggeriamo, oggi, ai borsinisti ed agli addetti al
servizio titoli delle banche, di consigliare la clientela con accortezza,
prudenza e (per quanto possibile) professionalità circa la collocazione
del risparmio. Per chi ( succube di un insuperabile timore reverenziale) non si
sente di rispettare se stesso, la propria dignità e la legge - prima
ancora delle scaltre indicazioni aziendali - consigliamo comunque di conservare
ogni documento/testimonianza riguardante i suggerimenti che la dirigenza
somministra ‘ loro tramite - agli investitori.
(di Mauro
Novelli 25/09/2002)
Nei momenti di acute crisi socio-economiche, gli italiani hanno sempre cercato
di proteggersi con iniziative individuali o familiari. Non avendo mai avuto
gran fiducia nella classe dirigente, hanno sempre provveduto ad incidere in
ciò che è di loro stretta pertinenza: livello dei consumi
(soluzione anche di brevissimo periodo), numero di figli (soluzione di lungo
periodo). [ Per inciso, il vecchio triangolo industriale presenta il più
basso livello di natalità. Nel mondo.]
E’ in linea con questo atteggiamento è il dato relativo agli
immobili di proprietà: solo il 21 per cento degli italiani abita case in
affitto; il 79 per cento ne è proprietario o risulta in altre posizioni
(usufrutto, riscatto ecc.). Occorre ‘pensare alla vecchiaia’ e la
prima lira o il primo centesimo di euro risparmiati è per
l’acquisto della casa. Per gli Italiani, è così da sempre.
Non cade in terreno fertile, quindi, l’esortazione a
‘consumare’. Anzi, potrebbe ottenere l’effetto contrario: che
cosa nasconde quell’invito? E giù, altri pensieri preoccupati, con
l’orizzonte che, invece di rischiararsi, da fosco diventa plumbeo.
A conferma di quanto affermato, elaboriamo i dati sulle attività e sulle
passività delle famiglie italiane fornite dalle relazioni del
Governatore Fazio: calano le attività (col risparmio massacrato dagli
affari mobiliari suggeriti da banche, Sim e Sgr) e
crescono le passività.
Si potrebbe ipotizzare un crollo del risparmio finanziario delle famiglie
italiane. In tutto il mondo l’andamento del risparmio sarebbe in declino.
In Italia? Sorpresa ! Il risparmio delle famiglie italiane cresce: dai 71
miliardi di euro risparmiati nel 1999, si passa ai 104 del 2001. Calano le
disponibilità, aumentano gli impegni, ma la parola d’ordine
è ‘stringere ulteriormente - ed in anticipo - la cinghia’:
con questi scenari???.
(di Mauro
Novelli 30/07/2002)
I prudenti, saggi e valenti governanti dei paesi del Nord salutarono con
soddisfazione - anni fa - alcuni cancelletti finanziari per l’accesso
all’euro: i paesi non in grado di rispettare quei parametri sarebbero
stati duramente puniti. Ne andava del buon nome della nascente moneta unica.
L’obbiettivo dei saggi governanti era quello di ricondurre gli sregolati
paesi del sud Europa a miglior consiglio.
Tra gli altri parametri, il deficit non avrebbe dovuto superare il 3 per cento
del prodotto interno lordo.
I "PIGS" - [dalle iniziali di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna,
"maiali", in inglese] come i nordici chiamano i paesi del sud - erano
avvisati: "Scantonate da quel parametro e sarete fuori da Eurolandia".
Nel 2002, la Commissione europea ha fornito valutazioni sul rapporto deficit/pil dei dodici di Eurolandia: dei
PIGS, la Grecia non ha deficit; l’Italia è a 1,2 per cento (come
nel 2001); la Spagna è a 0,2; il Portogallo è all’ 1,6 per
cento (era al 2 nel 2001).
Molti Paesi non PIGS stanno peggio. Soprattutto la Germania (2,7) si avvicina
pericolosamente al quel 3 per cento che l’avvia verso la Vergine di
Norimberga.
Morale: Chi guarda troppi film anglossassoni, dove i
mascalzoni hanno - in genere - nomi latini, mentre i bravi/buoni/giusti godono
di nomi - tassativamente - nordici, rischia di farsi un’idea falsa della
realtà.
Se si devono sostenere esami periodici, non conviene lasciarsi influenzare
dall’immaginario collettivo.
Di Mauro Novelli 12/01/2002
Changeover in teoria: il primo dicembre 2001, monete e banconote in euro alla grande
distribuzione. Il 15 dicembre agli esercizi normali. Lo stesso giorno, monete
ai cittadini consumatori.
Forse la grande distribuzione si è approvvigionata, ma la maggior parte
dei dettaglianti no: su 3 milioni di sacchetti predisposti, neanche un decimo
era stato ritirato a fine dicembre.
Due le motivazioni:
1) la penalizzazione di oltre 50 milioni di lire per quegli esercenti che
avessero smarrito banconote in euro o che ne avessero subito il furto.
2) gli atteggiamenti di molti direttori di agenzie bancarie miranti a
scoraggiare (se non ad impedire) il ritiro delle nuove banconote:
"‘e’ troppo rischioso per voi e comunque nessuno
toccherà il pacco-euro di sua spettanza’ sta qui, è
suo,’’.. quando decide’’".
Con la prima, il burocrate ha salvaguardato i suoi obbiettivi (non avere noie
dal changeover) scaricando sui negozianti l’abnorme penalità in
caso di problemi. Con la seconda le banche hanno limitato fortemente la
diffusione di euro i primi giorni di doppia circolazione: i cittadini sono
dovuti ricorrere ai loro servizi, non certo gratuiti. Infatti, chi ha voluto
avere a disposizione la nuova moneta, non ottenendola quale resto dei loro
pagamenti, si è arrangiato in vari modi.
Changeover in pratica: poiché sono risultate impraticabili le
"naturali" fonti gratuite di approvvigionamento, le banconote in euro
sono state immesse nel circuito nazionale dai cittadini-consumatori-correntisti,
col ricorso obbligato al Bancomat (al costo di una riga di estratto conto),
spesso di altri istituti (al costo aggiuntivo della commissione per aver
utilizzato ATM di altre banche). [ Chi scrive ha verificato che nelle due
agenzie della propria banca vicino casa, lo sportello Bancomat non ha
funzionato dal 23 dicembre al 2 gennaio. Compresi.]
Non a caso si sono avute impennate sia nel prelievo di contante, che
nell’uso del PagoBancomat.
[A fine trimestre i correntisti faranno i conti dei costi affrontati].
Ma le banche ringraziano anche l’insipiente decisione della BCE di non
permettere la consegna di banconote ai cittadini di Eurolandia
prima del 1° gennaio 2002 (la Commissione ha premuto fino alla fine per
cercare di far rivedere tale infantile decisione). "Per evitare ai falsari
di avere, con quindici giorni d’anticipo, la possibilità di
entrare in possesso di originali…” si è sostenuto dai
banchieri di Francoforte. Come se la criminalità organizzata avesse
bisogno della banconota consegnata al cittadino Rossi il 15 dicembre per avere
un pezzo da 5 euro da copiare; come se la totalità delle unità di
grande distribuzione europea fosse immune da contatti/pressioni/controlli della
mala; come se già dal primo dicembre i falsari non stessero analizzando
il "materiale".
Poi, le pagelle: "I cittadini italiani utilizzano l’euro molto meno
degli altri....anche la Grecia ci ha sorpassato nelle transazioni con la nuova
moneta… !!!" E giù a mettere fretta ed a stilare quelle
liste, tanto care a chi soffre di complessi di inferiorità ed ha bisogno
di veder ribadita, sbandierandola, la sua alta posizione in graduatoria.
Risultato: l’euro sta rimpiazzando la lira a costi non indifferenti per i
cittadini; le banconote da 5 euro (che potevano essere, in numero adeguato,
consegnate ai consumatori fin dal 15 dicembre) scarseggiano; le banche
rifiutano di cambiare i sacchetti di lire portati da clienti e non, ma il
direttore di un ufficio postale di Messina ha pagato anche cinque chili di
pensione ai titolari in fila.
Ci siamo arrangiati, ma abbiamo il dovere di fare i conti di quanto ci è
costato, di chi ci ha guadagnato (lecitamente o meno) e quanto.
Per i "mercanti" l’euro, evento storico ed epocale, è
una occasione di arraffo-business come altre. Compatiamoli.
(di Mauro Novelli 14/12/2001)
Ogni prodotto bancario ha, generalmente, due voci di costo: la prima, inerente
al servizio in sé; la seconda relativa alla registrazione contabile sul
conto corrente, evidenziata dalle righe dell’estratto conto.
C’è poi una terza voce di costo, applicata quando possibile: i
giorni di valuta, per l’individuazione del giorno effettivo dal quale
cominciano a decorrere gli interessi (operazioni attive per il cliente), o da
quando cessano gli interessi (operazioni passive, di addebito).
La prima voce di costo è sempre indicata, specie se gratuita; la seconda
quasi mai, limitandosi gli istituti di credito ad indicare il costo per singola
operazione nei tabelloni sintetici relativi o nei fogli analitici relativi al
servizio di C/corrente.
Ad esempio: il versamento sul conto (di contanti, di assegni, ecc.) non costa
come servizio in sé, ma verrà computato (a fine periodo,
cioè alla "chiusura dei conti") come "una"
operazione (una riga dell’estratto/conto): costo medio per singola
operazione lire 3.500/3600, cioè 1,81/1,86 euro. La domiciliazione delle
bollette non costa come servizio in sé, ma alla chiusura dei conti, le
operazioni verranno pagate, e come ! Per le tre utenze classiche (telefono,
gas, elettricità) si pagheranno 18 operazioni l’anno.
In occasione dell’introduzione dell’euro, si è scatenato un
battage senza precedenti, mirante a convincere i correntisti che, se non
vogliono avere problemi di conversione, mancanza di spiccioli, resti, ecc. la
soluzione più economica per il pagamento è offerta dall’uso
del PagoBancomat.
Si afferma infatti (ABI, Banche ecc.) che pagare col PagoBancomat
non costerà assolutamente nulla (costo annuo della tessera a parte).
Sappiamo però che la registrazione -ad esempio- del prelievo di contante
da sportelli automatici costa sempre una operazione, sia che si prelevi da ATM
della nostra banca, che da ATM di altre banche (in questo secondo caso, il
servizio non è gratuito e si pagano subito altre 3.500 lire, in media).
Chiariamo: sedevo pagare 87,12 euro al supermercato, mi vedrò addebitare,
saldando col PagoBancomat, esattamente
quell’importo sul conto corrente. Quindi il servizio in sé
è effettivamente gratuito. Ma, alla chiusura dei conti (ogni trimestre,
in genere) quella registrazione verrà computata come una operazione e
pagata come da indicazioni esposte in agenzia per il costo della singola riga
di estratto conto. O no ?
La cosa non è chiara: una personale indagine ha dato luogo ad una
risposta affermativa da parte di un dipendente di una primaria banca romana
(.."ogni registrazione si paga...."). Una veloce indagine su
Internet, porta nei siti più corretti, ad una indicazione del tipo:
TRATTAMENTO ECONOMICO
A fronte dei vantaggi legati all’uso del PagoBancomat
il cliente deve sostenere solo i seguenti costi:
- commissioni di prelievo Bancomat da sportelli di altre banche;
- quota associativa annua;
- costo registrazione dell’addebito sul c/c .
Poiché l’ABI ha minacciato sfracelli contro chi oserà
affermare che l’uso del PagoBancomat non
è gratuito, riteniamo opportuno consigliare i correntisti - intenzionati
ad usare quel sistema nel periodo di doppia circolazione - a richiedere alla
propria banca (è sempre buona regola farsi accompagnare da un testimone)
se per gratuità si intenda l’effettivo azzeramento dei due tipi di
costo: quello del servizio in sé e quello della singola operazione.
Chiarimento opportuno, soprattutto prima di fare un uso massiccio del PagoBancomat. Non si dimentichi, infine, di chiedere
conferma se l’addebito ha valuta il giorno del pagamento o se la banca
applica giorni di valuta, retrodatandolo.
Sarebbe stato molto più semplice ed economico un chiaro comunicato delle
banche interessate (tutte), anche attraverso la loro associazione di categoria
(ABI), ma (non è cattiveria) non sanno da dove iniziare per fare un
po’ di chiarezza su spese, commissioni e giorni di valuta applicati ai
loro servizi: parlare di costo per singola operazione farebbe drizzare molte
orecchie, oggi sonnolenti.
Meglio minacciare sfracelli.
(di Mauro
Novelli 19-10-2001)
Ricordate ? Negli anni ‘ 80, da più parti si accusava il Tesoro
(divenuto il più grande banchiere di questo paese per la dimensione
raggiunta dalla massa dei titoli del debito pubblico) di tenere imprigionati
centinaia di migliaia di miliardi che avrebbero potuto essere investiti in
capitale di rischio piuttosto che alimentare pigramente le aste di BOT, BTP,
CCT. "Il Tesoro sottrae linfa vitale al settore produttivo del Paese...!"
Ricordate? Agli inizi degli anni ‘90, alcuni addetti ai lavori senza
scrupoli, insinuavano subdoli e minacciosi messaggi miranti a convincere il
popolo dei BOT ad abbandonare i tranquilli titoli di Stato per investimenti
alternativi (fondi, obbligazioni, gestioni ecc.): "Lo Stato non ce la fa
più - sussurravano - prima o poi congelerà i titoli del debito
pubblico!"
Ricordate? Tre o quattro anni fa le lusinghe degli stessi addetti ai lavori
miranti a mostrare gli abbacinanti rendimenti degli investimenti in borsa a
fronte delle misere rendite dei titoli di Stato: " I titoli di Stato non
rendono più, “venghino” a fare
l’affare con noi. Offriamo ricchi premi, fondi, obbligazioni, azioni,
gestioni ! Ancora con i miseri BTP ? Svegliatevi ! Fate gestire a noi i vostri
risparmi... Per i vostri obbiettivi abbiamo 10 mila scenari, 20 mila
scenari...."
Decine di migliaia di miliardi di lire hanno abbandonato i tranquilli lidi dei
titoli di Stato per approdare alle obbligazioni bancarie (ad aprile 2001, pari
ad oltre 570 mila miliardi di lire), ai Fondi di investimento (a dicembre 2000,
circa 870 mila miliardi), alle Gestioni patrimoniali (a dicembre 2000, circa
776 mila miliardi). Al lordo delle svalutazioni di quest’ultimo periodo.
Risultati:
· Molti risparmiatori italiani, mal consigliati e ben pressati, hanno
abbandonato i titoli di Stato che, per il 41,2 per cento, sono ormai in mano ad
investitori non residenti.
· La propensione ad investire in capitale di rischio del sistema Italia
è aumentata. A fine 2000, oltre il 20 per cento delle attività
delle famiglie era investito in titoli azionari italiani; il 4,2 per cento in
azioni e partecipazioni estere; il 16, 1 per cento in quote di fondi comuni.
· Il risparmio delle famiglie, vanto e salvaguardia finanziaria di
questo paese, è stato saccheggiato. Il nostro "monte risparmi"
nazionale si è fortemente svalutato. Altro che congelamento !
· Le autorità monetarie e di controllo (si scelga) non vogliono /
non possono / non sanno / non devono controllare un settore costituzionalmente
rilevante.
Salta su il pierino: "Ma queste sono le leggi
del mercato! Volete dare la colpa al mercato? Osate mortificare il mercato?
"
Già, il mercato. Ma le regole - concorrenza, buona fede, domanda/offerta
ecc.- sembrano valere sempre e solo per gli altri. Si
scopre, infatti, che i primi a violarne i fondamenti sono proprio gli addetti
ai lavori, "quelli che venghino.".
19/10/2001
L’ultima puntuale analisi Adusbef su prezzi e tariffe, effettuata alla
luce della prossima adozione dell’euro, ha causato la reazione stizzita del
signor Venturi, preoccupato rappresentante degli esercenti. Lo studio in
questione evidenzia un aggravio di 250.000 lire a famiglia causato da rincari
già attuati o previsti a partire dal 1° gennaio 2002, ma non si
comprende il fastidio degli addetti ai lavori nei confronti di chi invita i
cittadini a vigilare perché i loro diritti vengano rispettati, o
perché i furbi abbiano -quanto meno- una vita complicata. Non basta la
lunga coda di paglia dei corifei, interessati difensori d’ufficio
("stiamo lavorando con il Governo, non disturbate !") per garantire i
consumatori da rincari annunciati o sottaciuti, consumati col pretesto
dell’introduzione della moneta unica. Adusbef sta scoprendo, infatti, una
serie di "Euro-profittatori" di
professione! A cominciare dallo Stato !
A fine 1998, il valore dei titoli del debito pubblico italiano fu tradotto da
lire in euro. Si definì il meccanismo di trasformazione e, fatti i
calcoli, lo Stato italiano vide diminuire di oltre 3 miliardi di lire il suo
debito, a danno della generalità dei sottoscrittori.
Vediamo perché.
1) PROCEDIMENTO ADOTTATO:
Il procedimento che fu adottato per ridenominare in
euro i titoli di Stato in portafoglio fu il seguente:
Si decise di frazionare il monte titoli di Stato in lotti di 5 milioni di lire.
Si è proceduto quindi a calcolare il valore in euro (arrotondato) del
lotto di 5 milioni:
Valore del taglio minimo di lire 5.000.000 diviso 1936,27 = euro 2.582,284
arrotondato a euro 2.582,28
Per tradurre in Euro il valore del portafoglio titoli di un qualsiasi
sottoscrittore, si è seguito il seguente procedimento:
Valore del portafoglio in lire diviso taglio minimo di 5.000.000 = Numero di
tagli minimi in Lire.
Numero dei tagli minimi in Lire moltiplicato euro 2.582,28 = Valore del
portafoglio espresso in euro.
Esempio: Portafoglio titoli di Lire
lire 200.000.000 diviso 5.000.000 = 40 lotti minimi
40 lotti moltiplicato euro 2.582,28 (lotto in euro) = euro 103.291,20 (Valore
del portafoglio di 200 milioni espresso in Euro).
Se si procede in senso inverso, per tornare al valore in lire, otterremo un
importo inferiore di 349 lire rispetto ai 200 milioni, precisamente 199.999.651
lire (euro 103.291,20 x 1936,27), con un ammanco di 8,725 Lire per ogni lotto.
I sottoscrittori si son visti quindi diminuire di 8, 725 lire il valore di
ciascun lotto di 5 milioni.
2) UN PROCEDIMENTO PIÙ CORRETTO (MA NON ADOTTATO):
Poiché chi acquista più prodotti dallo stesso negoziante ha il
diritto di vedersi effettuare un unico arrotondamento alla fine della lista e
non per singolo prodotto, avremmo gradito lo stesso procedimento da parte delle
nostre Autorità monetarie: invece di frazionare in lotti da 5 milioni il
monte titoli, o il portafoglio dei singoli sottoscrittori, si poteva procedere
alla espressione diretta in euro e ad arrotondare il risultato una sola volta,
invece che per ogni lotto minimo da 5 milioni di lire.
Valore del portafoglio in Lire diviso 1936,27 = Valore del portafoglio in Euro
con unico arrotondamento finale.
Per tornare all’esempio precedente:
Lire 200.000.000 diviso 1936,27 = euro 103.291, 379
arrotondato a 103.291,38 Euro
Il procedendo in senso inverso, per ritornare alle lire, darebbe luogo al
valore di 200.000.000,40 Lire.
Il titolare avrebbe lucrato in totale 40 centesimi di lira su 200 milioni di
titoli di Stato
3) IL DANNO PER I SOTTOSCRITTORI:
A fine 1998, circolavano titoli di Stato per un ammontare complessivo di oltre
1.700.000 miliardi (dati Bankitalia dell’agosto 1998), frazionabili in
oltre 340.570.000 lotti minimi di 5.000.000. Adusbef ha calcolato (per difetto)
in 3.065.135.000 lire il danno ricevuto dai risparmiatori per la
ridenominazione in Euro dei titoli del debito pubblico, attuata col meccanismo
richiamato al punto 1).
4) FIGURACCE
Il Governo di allora, ben consigliato da scaltre e meritorie Autorità
monetarie, ha colto la palla al balzo per dimostrare la sua sciatteria: si
è qualificato come cattivo maestro per tutti gli operatori economici che
dovranno gli arrotondamenti da apportare ai loro prezzi in euro e, al tempo
stesso, non si è minimamente preoccupato di seguire le raccomandazioni
della Commissione europea circa i meccanismi di traduzione in euro dei prezzi
in lire, miranti ad evitare arrotondamenti intermedie parziali, a favore di un
unico arrotondamento finale.
La Francia adottò un meccanismo "neutro" perché
né lo Stato né i suoi finanziatori dovessero rimetterci. Ma
l’Italia è altra cosa.
11/10/2001
(di Mauro Novelli -27/09/2001)
L’Italia è famosa nel mondo per cominciare le guerre con un
alleato e terminarle combattendo a fianco del vecchio nemico ed avendo per
nemico il primitivo alleato.
Oggi il mondo occidentale, colpito dai fatti dell’11 settembre, sta -
finalmente ! - cercando di individuare ed essiccare i flussi finanziari che, in
un modo o nell’altro, alimentano gli apparati terroristici: la nuova
guerra si combatte soprattutto così. Tale azione è, per le
società più avanzate (ad economia di mercato libero),
particolarmente "penosa" dal momento che tende a far chiarezza ed a
creare controlli sulle procedure che la finanza mondiale pone a base delle sue
operazioni e che, a detta degli interessati, dovrebbero invece avere il minor numero
possibile di ostacoli, cancelletti, controlli, riscontri, evidenze, sguardi
indiscreti. Si vedano i paradisi fiscali, le azioni al portatore, le
"fiduciarie" ecc.
Bush sta cercando di far emergere (limitando fortemente anche i livelli di
libertà annessi alle sue concezioni di liberista superconvinto) i luoghi
e le forme di alimentazione finanziaria del terrorismo mondiale. Luoghi e forme
tutte occidentali, visto che i capitali non nascono sulle montagne
dell’Afghanistan o intorno ai pozzi petroliferi, ma si formano attraverso
i consumi delle nazioni ricche. A questa azione di trasparenza, il presidente
americano, chiama ogni operatore bancario e finanziario del mondo libero
desideroso di continuare ad avere rapporti economici con gli Stati Uniti.
A fronte di questa iniziativa tendente a dissolvere le nebbie che avvolgono il
settore, in Italia si stanno invece ponendo nuove fumosità e nuovi
ostacoli (solo formali, per carità !) che ne mortificheranno
ulteriormente la trasparenza. Le recenti iniziative legislative sulle rogatorie
internazionali, infatti, vengono definite dai proponenti come "miranti
all’introduzione di più precise garanzie per gli imputati".
Speriamo che non ne approfittino i terroristi ! Né l’Italia
può offrire un sistema bancario particolarmente efficace nella
individuazione e nella denuncia di operazioni di dubbia provenienza e/o
destinazione.
Siamo proprio certi di andare nella stessa direzione dei nostri alleati ?
(di Mauro Novelli
– 30/8/2001)
Per il riconoscimento di valuta e disponibilità sui versamenti di
assegni, il servizio di pagamento imposto dal sistema bancario italiano impiega
mediamente 7- 8 GIORNI LAVORATIVI. " Tempi troppo lunghi ! " sostiene
la BCE. La critica alle banche italiane è inserita nel capitolo
"italiano" dell’ultimo Rapporto sui sistemi di pagamento, dove
si legge:
" Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni (sic), il tempo che le
banche impiegano per accreditare gli assegni versati ai propri clienti resta
significativamente maggiore rispetto a quanto sarebbe possibile fare grazie
alla riforma del sistema interbancario dei pagamenti intervenuta
nell’ultimo decennio. Il notevole numero di giorni per garantire la
disponibilità dei fondi ai correntisti è mediamente di 7- 8
giorni lavorativi, con punte anche di 10 giorni".
A Francoforte, sede della Banca Centrale Europea, i tecnici dell’Istituto
si dicono "seriamente preoccupati".
Non sappiamo se le stesse preoccupazioni serpeggino in Bankitalia, diligente e
premurosa nel compiacere i governanti di turno (che s’ha da fa’ pe’ continua’ a campa’ ! ) piuttosto che
nel sorvegliare un settore di rilevanza costituzionale come quello del
credito/risparmio. Prendiamo comunque atto con sollievo della dimensione
europea raggiunta (anche per merito di Adusbef) dai problemi bancari del sesto
Paese di questo pianeta e del ruolo di controllo acquisito nei fatti dalla BCE,
vista la compiacente latitanza della distratta Banca d’Italia. Vorremmo
solo chiedere alla Banca Centrale Europea chi abbia fornito le informazioni in
base alle quali sostiene che negli ultimi anni si sono avuti miglioramenti nel
settore italiano. Ci corre l’obbligo di ricordare, infatti che, circa
quattro anni fa, il sistema bancario si accordò per allungare i giorni
di valuta degli assegni su piazza equiparandoli al superiore numero di giorni
imposti per i versamenti di titoli fuori piazza.
Negli ultimi dieci anni, quindi, per il sistema di pagamento degli assegni, le
cose sono peggiorate, non migliorate: i giorni di valuta e disponibilità
sono mediamente più alti oggi rispetto a quelli riscontrabili nella
prima metà degli anni ‘90.
E’ opportuno che il giudice di Francoforte valuti bene gli informatori.
Di Mauro
Novelli (2000)
IL
S I S T E M A
B A N C A R I O
NEL
L A Z I O
Fonti: BANCA
D'ITALIA - ISTAT - ABI - IL LIBRO DEI FATTI
ADN-KRONOS 2000
Elaborazioni: maggio 2001
Il sistema bancario nel Lazio
I N D I C E
INDICE
DELLE TABELLE 21
PRESENTAZIONE 21
P A R T E P R I M A 23
L'AMBIENTE ECONOMICO REGIONALE 23
REGIONE LAZIO: DATI GENERALI 24
PRODUTTIVITA' REGIONALE (PRODUZIONE REGIONALE / POPOLAZIONE
REGIONALE) 26
O C C U P A Z I O N E 30
DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE 32
P A R T E S E C O N D A 33
IL SETTORE BANCARIO 33
DATI SUL SISTEMA BANCARIO DEL LAZIO 34
I TASSI BANCARI 35
IMPIEGHI E DEPOSITI BANCARI REGIONALI 38
I DATI DELLA CENTRALE RISCHI 42
SOFFERENZE 42
CONCENTRAZIONE DEL RISCHIO 43
P A R T E T E R Z A 44
IMPIEGHI E DEPOSITI DELLE
PROVINCIE E DEI PRINCIPALI COMUNI 44
PROVINCIA DI F R O S I N O N E 45
PROVINCIA DI L A T I N A 46
PROVINCIA DI R I E T I 47
PROVINCIA DI R O M A 48
PROVINCIA DI V I T E R B O 49
PARTE PRIMA: L'ambiente economico.
TAB. 1 *
Produttività regionale - dati 1990 - Andamento POPOLAZIONE / PRODUZIONE
TAB. 2 *
Produttività regionale - dati 1994 - Andamento POPOLAZIONE / PRODUZIONE
TAB. 3 *
Produttività regionale - dati 1995 - Andamento POPOLAZIONE / PRODUZIONE
TAB: 4 * Anno 1991: Occupati per settore
economico - Disoccupati su forze di lavoro
TAB: 5 * Anno 1996: Occupati per settore
economico - Disoccupati su forze di lavoro
TAB: 6 * Anno 1998: Occupati per settore economico
- Disoccupati su forze di lavoro
TAB: 7 * Distribuzione della popolazioni per
classi di età
TAB: 8 * Popolazione residente nei capoluoghi
di prov. e nei comuni non capoluogo
di prov.
PARTE SECONDA: Il settore bancario
TAB. 9 * Numero dei
comuni per provincia e numero dei comuni serviti da banche
TAB. 10 * Aziende di credito con sede centrale nel Lazio
TAB. 11 * Numero di sportelli : disaggregazione
TAB. 12 * Tassi medi applicati a Impieghi e Depositi
TAB. 13 * Tassi attivi sui finanziamenti per cassa. Per
attività economica
TAB. 14 * Tassi attivi sui finanziamenti per cassa. Per classi di
grandezza
TAB. 15 * Tassi passivi sui depositi. Per attività economica
TAB. 16 * Tassi passivi sui conti correnti. Per classi di grandezza
TAB. 17 * Impieghi per localizzazione degli sportelli
TAB. 18 * Depositi per localizzazione degli sportelli
TAB. 19 * Impieghi per settori di attività economica
TAB. 20 * Depositi per settori di attività economica
TAB. 21 * Finanziamenti "non agevolati"
TAB. 22 * Finanziamenti "agevolati"
TAB. 23 * Posizioni di rischio per cassa
TAB. 24 * Concentrazione dei rischi per cassa sui primi 20/50 clienti
TAB. 25 * Numero di affidati e pluriaffidamenti
PARTE TERZA: Approfondimenti per provincia
TAB. 26 * FROSINONE :
Depositi e Impieghi dei principali comuni
TAB. 27 * LATINA: Depositi
e Impieghi dei principali comuni
TAB. 28 * RIETI: Depositi
e Impieghi dei principali comuni
TAB. 29 * ROMA: Depositi e
Impieghi dei principali comuni
TAB. 30 * VITERBO:
Depositi e Impieghi dei principali comuni
Come per le
passate edizioni dello studio,
l'aggiornamento 2000 mantiene l'obbiettivo di favorire la comparazione,
per il settore bancario laziale, con i dati nazionali, fornendo gli ambiti
quantitativi del fenomeno regionale.
Dal punto di
vista metodologico, la ricerca è ancora suddivisa in tre parti al
fine di offrire una semplicità e, al tempo stesso, una
completezza di analisi nei settori oggetto dell'indagine. Ma
cominciano a scarseggiare i dati disaggregati per provincia. Ad esempio, la
Banca d'Italia non fornisce più (sul Bollettino Statistico) i dati
provinciali di depositi ed impieghi per attività economica. Pur
mantenendo il massimo delle informazioni sul sistema bancario per provincia,
abbiamo perciò inserito nuove elaborazioni
1) L'ambiente economico.
Abbiamo
ulteriormente ampliato i dati di geopolitica e vengono forniti i dati generali
relativi alla popolazione del Lazio, con valutazioni sul bilancio demografico,
immigrazione compresa.
Siamo riusciti
a reperire dati Istat 1995. Ci permettono di mettere a confronto la
produttività delle 20 regioni con gli indici più recenti a
disposizione. Abbiamo deciso di lasciare comunque le comparazioni riportate
nella precedente edizione dello studio (1990 e 1994): per le 20 regioni
italiane, si mettono poi a confronto i dati relativi al peso demografico e
al peso produttivo (Prodotto
interno regionale). Il raffronto individua la produttività delle
varie regioni (produzione regionale diviso popolazione
regionale).
L'aggiornamento
dei dati sull'occupazione
permettono poi di valutare la situazione della nostra regione rispetto al
resto d'Italia, anche in termini di addetti per settore economico (agricoltura,
industria, terziario).
Si è
deciso di mantenere, accanto all'aggiornamento 1998, le tabelle 1991 e 1996.
Nella tabella
relativa alla distribuzione per classi di età, abbiamo riportato i dati
1999 lasciando quelli 1998. La comparazione evidenzia l'aggravarsi del fenomeno
dell'invecchiamento della popolazione: negli anni '90, per la prima volta nella
storia del nostro Paese, una generazione più giovane è meno
numerosa di quella più anziana che la precede. Nel 1999, il fenomeno si
è addirittura aggravato.
L'ultima
tabella di questa prima parte disaggrega la popolazione per
residenza ( nel capoluogo e nel resto dei comuni della provincia),
permettendoci di ricavare il peso demografico per i capoluoghi
e per ognuna delle cinque
province, evidenziando la dimensione del macroscopico
sbilanciamento in termini di popolazione del comune di Roma.
2) Il settore bancario.
Come in
precedenza, la seconda parte dello studio inizia dalla rilevazione dei comuni
del Lazio "serviti da banche" sul totale dei comuni
regionali.
Approfondendo
l'indagine, si passa a rilevare l'andamento degli sportelli
bancari e si disaggrega per dimensione di istituti di credito la
presenza di banche e di casse di risparmio.
La presente edizione
"2000" affronta il problema dei tassi bancari applicati a depositi e
finanziamenti.
Spicca la
scarsa "attenzione" della Pubblica Amministrazione del Lazio che, pur
avendo una dimensione "finanziaria" inferiore solo alla regione
Lombardia ed alla regione Campania, spunta tassi peggiori alla media sui
finanziamenti e non ottiene tassi migliori sui depositi.
Si aggiornano
quindi i valori provinciali e regionali di depositi e impieghi distinguendoli
per "residenza degli sportelli", per " residenza della
clientela" e, successivamente, per "settori di
attività economica" e per destinazione del finanziamento (fondiario,
opere pubbliche, ecc.) evidenziando e pesando la quota di
credito agevolato sul totale.
Seguono i dati
della Centrale dei Rischi della Banca d'Italia relativi alle sofferenze ed agli
affidamenti.
L'analisi
della concentrazione degli affidamenti sui primi 20 e sui
primi 50 clienti conferma la
situazione del tutto peculiare del Lazio rispetto al dato
nazionale: i primi 20 clienti del sistema creditizio laziale
assorbono quasi la metà del monte affidamenti; i primi
50 si avvicinano al 60 per cento. Per entrambi siamo oltre il triplo del
dato nazionale.
3) Il settore
bancario: un approfondimento per provincia.
L' ggiornamento "2000" comprende solo
l'andamento di impieghi e
depositi dei principali comuni.
Alcune serie di
dati, infatti, forniti in precedenza dai Bollettini statistici della Banca
d'Italia, non compaiono nelle ultime edizioni. Ci riferiamo alla disaggregazione
per provincia di Depositi e Impieghi per categoria.
Tutte le
elaborazioni sono comunque state effettuate sui dati più recenti di
Banca d'Italia, ISTAT ecc.
Roma, maggio
2000
(Annuario Stat.
Italiano 2000- Libro dei fatti ADN Kronos 2001- ISTAT
- Compendio statistico 1999)
* SUPERFICIE: 17.207 Kmq, pari
al 5,71 per cento del dato nazionale (301.341 Kmq).
Il
32 per cento (5.506 Kmq) appartengono alla provincia di Roma.
* SUPERFICIE AGRARIA E FORESTALE: 14.688 Kmq ( 85,26 % del totale).
* SUPERFICIE AGRARIA UTILIZZATA: 7.997 Kmq. (46,42 % del totale)
* AZIENDE AGRICOLE OPERANTI (1998) : 178.690 pari al 7,76 per cento del totale
nazionale di 2.300.410 aziende agricole.
* NUMERO DI COMUNI: 377 pari al 4,65 per cento
del totale nazionale di 8.100 comuni.
* ABITANTI: 5.264.077 (al
1°.1.2000), pari al 9,12 % del totale nazionale di 57.679.895.
* DENSITÀ: 305,9 abitanti per Kmq. 711 per la provincia di Roma.
* MEDIA COMPONENTI PER FAMIGLIA: 2,59 . Madia nazionale di 2,69.
* NUMERO DELLE FAMIGLIE (1999): 2.029.000, pari al 9,47 % del totale nazionale di
21.420.000 di famiglie.
* NUMERO MEDIO DEI FIGLI PER DONNA (1996) : 1,12. Dato
nazionale: 1,2
* SALDO TRA NATI VIVI E MORTI
(1998): -
3.108 (Nati vivi= 46.246; morti=
49.354).
Saldo nazionale: - 44.068
(Nati vivi= 532.843; morti=
576.911)
* MOVIMENTO. MIGRATORIO (1998): Saldo tra iscritti e cancellati: + 15.427. Saldo nazionale: + 93.329
* CITTADINI STRANIERI (1998): Lazio: 241.243 ( il 19,3 per cento di 1.250.214, dato naz.).
* ALFABETIZZAZIONE (dati 1996)
Senza titolo di studio o Licenza elementare 31,2
%
[di cui Analfabeti 1,4 % (dato
nazionale: 2,9 %)]
Media inferiore 31,5
%
Media superiore 29,3
%
Diploma universitario
0,4 %
Laurea/Dottorato
7,6 %
* LAUREATI NELLE UNIVERSITA’ STATALI (ANNO 1996):
Università della TUSCIA (VT): 198 (+ 52,3 % rispetto al 1995)
Università TOR VERGATA (RM) 865 (+ 20,3 % “
“ )
Università ROMA TRE (RM) 1.550 (+
239,2 %
“
“ )
Università LA SAPIENZA (RM) 12.040 (+ 34,6 % “
“ )
Università di CASSINO (FR)
15.162 (+ 41,8 % “
“ )
* AUTOVETTURE CIRC.TI (1999): 3.241.655, pari al 10,15 % del totale nazionale di
31.953.247. Autovetture per 100 abitanti: n°
61,6.
* MOTOCICLI CIRC.TI (1997) : 262.136, pari all'8,83 % del totale nazionale di 2.967.906.
Motocicli
per 100 abitanti: n° 4,98.
* RETE STRADALE (1995): Km. 19.036 pari al 6,2 % del totale nazionale di Km. 307.711
di cui Autostrade: Km. 478 pari al 7,4 % del
totale nazionale di Km. 6.473
* INCIDENTI STRADALI (1998): 24.572 pari al 12 % del
totale nazionale di 204.615.
-
Persone infortunate morte: 625 pari al
10,7 % del totale nazionale di 5.857.
-
Persone infortunate ferite: 34.442
pari all’ 11,7 % del totale nazionale di 293.842.
* TRASPORTO MERCI (per origine o destinazione):
- Su strada: 105.780.970 Tonn. Pari al 72,6 % del totale nazionale di 145.646.679 Tonn.
- Su ferrovia: 59.400 Tonn. Pari al
2,6 % del totale nazionale di 2.281.200 Tonn.
* UNITA' DI LAVORO (Media
annua 1996):
DIPENDENTI: 1.499.800 unità, il
9,8 % di 15.288.800, dato nazionale
INDIPENDENTI: 583.600 unità, l'8,4 % di 6.951.100, dato nazionale.
* NUMERO DI PENSIONI EROGATE
(dati 1999): 1.753.906, l' 8,13 % del totale nazionale
di 21.567.996
* IMPORTO DELLE PENSIONI EROGATE (dati 1999): Lit. 30.465,203 miliardi, il
9,51 %
del totale nazionale di 320.035,749 miliardi di lire
* IMPORT (dati 1999): 33.081
miliardi di lire, il 8,4 per cento dell'import totale
nazionale
di 394.149 miliardi di lire.
* EXPORT (dati 1999): 18.555
miliardi di lire, il 4,43 per cento dell'export totale
nazionale di 418.750.
* BILANCIA COMMERCIALE REGIONALE (import meno export
1999): deficit regionale di
- 14.526 miliardi di lire, contro un dato
nazionale
di + 24.601 miliardi di lire
di surplus.
* PRODOTTO INTERNO LORDO (1995): 177.427 miliardi di lire (Prezzi correnti)
* CONSUMI FINALI (1995): 128.032,9 miliardi di lire,
pari al 9,24 del totale nazionale di
1.397.088 miliardi di lire.
FAMIGLIE: 102.134,9 MLD di
lire. Il 9,2 % del dato nazionale di 1.108.165 MLD.
PUBBLICA AMM: 25.511 MLD di
lire. L'8,96 % del dato nazionale di 284.633 MLD.
IST. SOCIALI PRIV.: 387 MLD di lire. Il 9,02 % del dasto nazionale
di 4.290 MLD.
* SPESA MEDIA MENSILE PER FAMIGLIA (1998): 4.180.000 lire (Media nazionale di 4.043.140)
* RETRIBUZIONI LORDE COMPLESSIVE (1995): 58.450,5 MLD di lire. L'11,47 % del dato nazionale di 509.752 MLD di lire.
* INVESTIMENTI: 32.433,7 miliardi di lire (dati 1995), pari al
13,15 del totale nazionale di
246.659 miliardi di lire. (Valori a Prezzi 1990).
*CONSUMO DI ENERGIA ELETTRICA:
18,94 MILIARDI DI kWh, pari al
7,08 % del totale
nazionale di 267,284 miliardi di kWh.
* ISCRITTI AL COLLOCAMENTO: 1995: N° 415.595 1996: N° 456.775 1997: N° 486.454
* ESERCIZI COMMERCIALI AL DETTAGLIO (1999): n° 55.840 pari all’ 8,95 % del
totale
nazionale
di 623.984 esercizi commerciali
* SUPERMERCATI+GRANDI MAGAZZINI+IPERMERCATI
(1999): n° 597, pari all’ 8,4 % del
totale nazionale
di 7.114.
* FALLIMENTI
(1999): N° 2.098, il 16,8 % del totale
nazionale di 12.486
* TITOLI PROTESTATI (1998): N° 411.002, il 13,3 % per cento dei
3.097.068 protesti naz.li
* DELITTI E PERSONE DENUNCIATE (1999):
DELITTI: 182.932 – Il 7,7 % del totale
nazionale di 2.373.966
PERSONE: 77.194 – Il 9,7 % del totale nazionale di 797.488
Per la produzione
regionale, manteniamo i dati del
1990, del 1994 ed inseriamo quelli del 1995 (ultimo anno reso noto
dall'ISTAT con la pubblicazione "I numeri del Lazio - 1999).
Nelle Tabelle 1,
2 e 3 abbiamo riportato in parentesi la classifica regionale.
Nel raffronto, si
nota un recupero nella produttività del Piemonte (era passato dal 5°
all'8° posto, nel 1994, sopravanzato anche da Veneto e Liguria).
Il balzo in avanti più eclatante
è quello della Val d'Aosta che dal centro classifica passa al primo
posto nel 1994, sopravanzando la Lombardia, e lo mantiene nel 1995.
I lombardi
migliorano comunque il livello di produttività rispetto al 1994.
Il Veneto
incrementa notevolmente il valore.
Il Lazio, secondo
per valore assoluto del prodotto interno regionale, sceso dall'8° al 9° posto
per produttività nel 1994,
è appesantito dall
TAB. 1 * (1991)
ANDAMENTO REGIONALE
POPOLAZIONE (dati '91) / PRODUZIONE (dati '91)
Fonte Istat-
Conoscere l'Italia-1995 (classifiche in parentesi)
| %
POPOLAZIONE||
|
||PRODUTTIVITA'|
| REGIONALE ||PRODUZIONE|
% SUL PRODOTTO || rapporto |
| SU TOTALE ||COMPLESS. | INTERNO NAZION.||%
Produzione/|
| ITALIA ||(MLD lire)|
||% Popolazione|
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
| - A - ||
| -
B - || B / A |
R E G I O N
E | peso ||
|
peso
||
|
| demografico ||
|
produttivo ||produttività
|
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
PIEMONTE | 7,530 ( 6°)|| 117.236 | 8,9 ( 3°) || 1,182 ( 5°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
VAL
D'AOSTA | 0,200 (20°)|| 3.244 | 0,2 (20°) || 1,000 (11°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
LOMBARDIA |15,480 ( 1°)|| 261.888 | 20,0 ( 1°) || 1,292 ( 1°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
LIGURIA |
2,977 (11°)|| 44.178 | 3,4 (10°) || 1,142 ( 7°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
TRENTINO
A.A. | 1,543 (16°)|| 24.436 | 1,9 (17°) || 1,231 ( 3°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
VENETO |
7,616 ( 5°)||
114.199 | 8,7 ( 4°) || 1,142 ( 6°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
FRIULI
V.G. | 2,079 (15°)|| 32.339 | 2,5 (12°) || 1,202 ( 4°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
EMILIA
ROM. | 6,803 ( 8°)|| 110.105 | 8,4 ( 5°) || 1,235 ( 2°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
TOSCANA |
6,169 ( 9°)|| 86.096 | 6,6 ( 7°) || 1,070 ( 9°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
MARCHE |
2,486 (13°)|| 34.124 | 2,6 (11°) || 1,046 (10°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
UMBRIA |
1,424 (17°)|| 17.291 | 1,3 (15°) || 0,913 (12°) |
**************|**************||**********|****************||*************|
|
||
| ||
|
L A Z I O | 8,990 ( 4°)|| 133.735 | 10,2 ( 2°) || 1,134 ( 8°) |
|
||
|
||
|
**************|**************||**********|****************||*************|
ABRUZZO |
2,203 (14°)|| 25.329 | 1,9 (16°) || 0,862 (13°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
MOLISE |
0,582 (19°)|| 5.504 | 0,4 (19°) || 0,687 (17°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
CAMPANIA |10,137 ( 2°)|| 92.497 | 7,0 ( 6°) || 0,691 (16°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
PUGLIA |
7,068 ( 7°)|| 67.637 | 5,2 ( 9°) || 0,735 (14°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
BASILICATA | 1,081 (18°)|| 8.523 | 0,6 (18°) || 0,555 (20°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
CALABRIA | 3,729 (10°)|| 27.214 |
2,1 (14°) || 0,563
(19°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
SICILIA |
8,999 ( 3°)|| 78.592 | 6,0 ( 8°) || 0,666 (18°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
SARDEGNA | 2,882 (12°)|| 27.899 | 2,1 (13°) || 0,729 (15°) |
==============|==============||==========|================||=============|
TAB. 2 * (1994)
ANDAMENTO REGIONALE
POPOLAZIONE (dati '94) / PRODUZIONE (dati '94)
Fonte Istat-
Conoscere l'Italia-1997 (classifiche in parentesi)
|
|| PRODOTTO INTERNO
REGIONALE (dati '94) |
| % POPOLAZIONE||
|
||PRODUTTIVITA'|
| REGIONALE ||PRODUZIONE|
% SUL PRODOTTO || rapporto |
| SU TOTALE ||COMPLESS. | INTERNO NAZION.||%
Produzione/|
| ITALIA ||(MLD lire)|
||% Popolazione|
|--------------||----------|----------------||-------------|
| - A - ||
| -
B - || B / A |
R E G I O N
E | peso ||
|
peso
||
|
| demografico ||
|
produttivo ||produttività
|
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
PIEMONTE | 7,504 ( 6°)|| 140.032 | 8,5 ( 5°) || 1,133 ( 8°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
VAL
D'AOSTA | 0,207 (20°)|| 4.377 | 0,3 (20°) || 1,449 ( 1°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
LOMBARDIA |15,560 ( 1°)|| 326.950 | 20,0 ( 1°) || 1,285 ( 2°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
LIGURIA |
2,905 (11°)|| 55.494 | 3,4 (10°) || 1,170 ( 7°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
TRENTINO
A.A. | 1,586 (16°)|| 32.462 | 2,0 (15°) || 1,261 ( 4°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
VENETO |
7,722 ( 5°)||
149.990 | 9,2 ( 3°) || 1,191 ( 6°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
FRIULI
V.G. | 2,080 (15°)|| 40.939 | 2,5 (12°) || 1,202 ( 5°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
EMILIA
ROM. | 6,849 ( 8°)|| 142.650 | 8,7 ( 4°) || 1,270 ( 3°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
TOSCANA |
6,157 ( 9°)||
108.041 | 6,6 ( 7°) || 1,072 (10°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
MARCHE |
2,516 (13°)|| 42.282 | 2,6 (11°) || 1,033 (11°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
UMBRIA |
1,436 (17°)|| 22.473 | 1,4 (17°) || 0,975 (12°) |
**************|**************||**********|****************||*************|
| ||
|
||
|
L A Z I O | 9,068 ( 3°)|| 166.229 | 10,1 ( 2°) || 1,114 ( 9°) |
|
||
|
||
|
**************|**************||**********|****************||*************|
ABRUZZO |
2,214 (14°)|| 32.027 | 2,0 (16°) || 0,903 (13°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
MOLISE |
0,579 (19°)|| 7.108 | 0,4 (19°) || 0,690 (15°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
CAMPANIA |10,033 ( 2°)|| 108.522 | 6,6 ( 6°) || 0,658 (18°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
PUGLIA |
7,117 ( 7°)|| 80.855 | 4,9 ( 9°) || 0,688 (16°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
BASILICATA | 1,066 (18°)|| 11.081 | 0,7 (18°) || 0,656 (19°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
CALABRIA | 3,625 (10°)|| 34.827 | 2,1 (14°) || 0,579 (20°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
SICILIA |
8,875 ( 4°)|| 96.189 | 5,9 ( 8°) || 0,664 (17°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
SARDEGNA | 2,897 (12°)|| 35.970 | 2,2 (13°) || 0,759 (14°) |
==============|==============||==========|================||=============|
TAB. 3 * (1995)
ANDAMENTO REGIONALE
POPOLAZIONE (dati 31.12.'95) / PRODUZIONE (dati '95)
Fonte Istat-
Conoscere l'Italia-1997 - L'economia delle regioni 1999
(classifiche in parentesi)
|
|| PRODOTTO INTERNO
REGIONALE (dati '94) |
| % POPOLAZIONE||
| ||PRODUTTIVITA'|
| REGIONALE ||PRODUZIONE|
% SUL PRODOTTO || rapporto |
| SU TOTALE ||COMPLESS. | INTERNO NAZION.||%
Produzione/|
| ITALIA ||(MLD lire)|
||% Popolazione|
|--------------||----------|----------------||-------------|
| - A - ||
| -
B - || B / A |
R E G I O N
E | peso ||
|
peso
||
|
|
demografico ||
|
produttivo
||PRODUTTIVITÀ |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
PIEMONTE | 7,480 ( 6°)|| 152.316,4| 8,6 ( 5°) || 1,149 ( 8°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
VAL
D'AOSTA | 0,207 (20°)|| 4.766,7| 0,3 (20°) || 1,449 ( 1°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
LOMBARDIA |15,566 ( 1°)|| 356.084,7| 20,1 ( 1°) || 1,291 ( 2°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
LIGURIA |
2,892 (11°)|| 59.930,7| 3,4 (10°) || 1,175 ( 7°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
TRENTINO
A.A. | 1,592 (16°)|| 35.214,0| 2,0 (15°) || 1,256 ( 4°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
VENETO |
7,732 ( 5°)||
165.093,5| 9,3 ( 3°) || 1,202 ( 6°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
FRIULI
V.G. | 2,073 (15°)|| 45.321,4| 2,6 (12°) || 1,254 ( 5°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
EMILIA
ROM. | 6,845 ( 8°)|| 156.323,6| 8,8 ( 4°) || 1,285 ( 3°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
TOSCANA |
6,145 ( 9°)||
116.996,8| 6,6 ( 6°) || 1,074 (10°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
MARCHE |
2,517 (13°)|| 46.071,1| 2,6 (11°) || 1,033 (11°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
UMBRIA |
1,440 (17°)|| 24.494,2| 1,4 (17°) || 0,972 (12°) |
**************|**************||**********|****************||*************|
|
||
|
||
|
L A Z I O | 9,073 ( 3°)|| 177.145, | 10,0 ( 2°) || 1,102 ( 9°) |
|
||
|
||
|
**************|**************||**********|****************||*************|
ABRUZZO |
2,216 (14°)|| 34.664,1| 2,0 (16°) || 0,902 (13°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
MOLISE |
0,578 (19°)|| 7.590,6| 0,4 (19°) || 0,692 (15°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
CAMPANIA |10,050 ( 2°)|| 114.256,7| 6,4 ( 7°) || 0,636 (19°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
PUGLIA | 7,121 ( 7°)|| 86.532,6| 4,9 ( 9°) || 0,688 (16°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
BASILICATA | 1,062 (18°)|| 12.201,5| 0,7 (18°) || 0,659 (17°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
CALABRIA | 3,620 (10°)|| 37.577,7| 2,1 (14°) || 0,580 (20°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
SICILIA |
8,886 ( 4°)||
102.074,9| 5,8 ( 8°) || 0,652 (18°) |
--------------|--------------||----------|----------------||------------
|
SARDEGNA | 2,896 (12°)|| 37.596,9| 2,1 (13°) || 0,725 (14°) |
==============|==============||==========|================||=============|
Un raffronto tra
i dati del 1991, quelli del 1996 e quelli del 1998 (successive tre tabelle)
evidenzia come, a causa della presenza massiccia delle attività legate
all'amministrazione dello Stato, la regione Lazio si collochi al di fuori
dell'andamento nazionale in termini di occupati per settore di attività.
Infatti, nel 1991, il dato relativo al terziario (76,8 per cento) supera di
quasi 16 punti percentuali la media nazionale (61,2 %). Quello relativo
all'occupazione nell'industria colloca la regione al di sotto della media non
solo nazionale, ma dello stesso
Mezzogiorno. L'occupazione in agricoltura è poco più della
metà rispetto ai livelli nazionali.
Il dato relativo
alla disoccupazione mostrava, per il 1991, una dimensione superiore a quello
nazionale ( 11,4 % contro il 10,9 del Paese).
TAB. 4 *
ANNO 1991 - OCCUPATI PER
SETTORE DI ATTIVITA' ECONOMICA
SUL TOTALE OCCUPATI e
DISOCCUPATI SULLE FORZE DI LAVORO
(Fonte ISTAT -
Dati 1991) Valori percentuali
|
OCCUPATI PER SETTORE
|| IN CERCA DI |
|
|
| ALTRE || OCCUPAZIONE |
|AGRICOLTURA | INDUSTRIA |
ATTIVITA' ||SU FORZE LAVORO |
-------------------|------------|------------|------------||--------------|
L A Z I
O
| 4,6 | 20,2 | 75,2 || 11,4 |
-------------------|------------|------------|-----------
||--------------|
ITALIA
NORD-CENTRO |
5,8 | 35,7 | 58,5 || 6,5 |
-------------------|------------|------------|-----------
||--------------|
ITALIA
MEZZOGIORNO | 14,6 | 23,6 | 61,8 || 19,9 |
-------------------|------------|------------|-----------
||--------------|
| |
|
||
|
ITALIA
| 8,4 | 32,0 | 59,6 || 10,9 |
-------------------|------------|------------|-----------
||---------------
Nella successiva
tabella 5, riportiamo, per confrontarli
con la precedente, i dati relativi
al 1996.
Come per la
rilevazione precedente, nel 1996 il Lazio sopportava un livello di
disoccupazione superiore rispetto a quello nazionale (12,8 % contro il 12,1 %), avendo una percentuale quasi
doppia rispetto a quella del dato Centro-Nord.
In termini nazionali, è da rilevare
la diminuzione degli occupati in agricoltura, passati dall'8,4 al 7,0
per cento in cinque anni.
TAB. 5 *
ANNO 1996-OCCUPATI PER
SETTORE DI ATTIVITA' ECONOMICA
SUL TOTALE OCCUPATI e
DISOCCUPATI SULLE FORZE DI LAVORO
(Fonte ISTAT -
Dati 1996) Valori percentuali
|
OCCUPATI PER SETTORE
|| IN CERCA DI
|
|
| ALTRE || OCCUPAZIONE
|AGRICOLTURA
|INDUSTRIA | ATTIVITA' ||SU
FORZE LAVORO
-------------------|------------|----------|-------------||-------------
L A Z I
O
| 4,5 | 20,1 | 75,5 || 12,8
-------------------|------------|----------|-------------||-------------
ITALIA
NORD-CENTRO |
4,9 | 35,7 | 9,41 || 6,6
-------------------|------------|----------|-------------||-------------
ITALIA
MEZZOGIORNO | 12,3 | 23,5 | 64,2 || 20,1
-------------------|------------|----------|-------------||-------------
|
|
|
||
ITALIA
| 7,0 | 32,2 | 60,8 || 12,1
-------------------|------------|----------|-------------||-------------
Nel il 1998, le
forze di lavoro regionali risultano pari a 2.114.000, gli occupati raggiungono
1.865.000 unità, i disoccupati 249.000. Assistiamo ad una inversione di
tendenza: la percentuale dei cittadini laziali in cerca di occupazione, per la
prima volta dopo anni, non è superiore al valore nazionale (11,8 %), ma
coincide con esso.
Continua invece
la discesa degli occupati nei settori Agricoltura ed Industria, mentre cresce
il Terziario: l'andamento regionale è pertanto in linea con quello
nazionale.
TAB. 6 *
DICEMBRE 1998-OCCUPATI PER
SETTORE DI ATTIVITA' ECONOMICA
SUL TOTALE OCCUPATI e
DISOCCUPATI SULLE FORZE DI LAVORO
(Fonte ISTAT -
Dati 31.12.1998) Valori percentuali in grassetto
| OCCUPATI PER
SETTORE
|| IN CERCA DI
|
|
|
ALTRE || OCCUPAZIONE
|AGRICOLTURA | INDUSTRIA
| ATTIVITA' ||SU
FORZE LAVORO
-------------------|------------|------------|--------------||--------------
| 59.000 | 372.000 | 1.433.000 || 249.000
L A Z I
O
| 3,1 | 19,9 | 76,8 || 11,8
-------------------|------------|------------|-------------
||--------------
| 594.000 |
5.337.000 |
8.688.000 ||
1.110.000
ITALIA
NORD-CENTRO | 4,1 | 36,5 | 59,4 || 7,1
-------------------|------------|------------|-------------
||--------------
| 607.000 | 1.393.000 | 3.816.000 || 1.634.000
ITALIA
MEZZOGIORNO | 10,4 | 23,9 | 65,6 || 21,9
-------------------|------------|------------|-------------
||--------------
| 1.201.000 | 6.730.000 |
12.504.000 || 2.745.000
ITALIA
| 5,9 | 32,9 | 61,2 || 11,8
-------------------|------------|------------|-------------
||--------------
Per il Lazio
l'invecchiamento cui sta andando incontro la popolazione, già evidente
con i dati '98, si è fatto più marcato nel 1999: la generazione
dai 5 ai 24 anni contava, nel 1998, 482.000 persone in meno di quella di 25-44
anni; nel 1999, la minore consistenza della generazione più giovane
è passata ad oltre 515.000. A livello nazionale, il differenziale risultava di 4.413.000 nel 1998, passato
a meno 4.838.460 nel 1999.
Quanto al
"movimento naturale" della popolazione, nel 1998, esso è stato
negativo. Per il Lazio: 46.246 nati vivi contro 49.354 decessi (bilancio: -
3.108); per l'Italia: 532.843 nati vivi, contro 576.911 di morti (bilancio: -
44.068). Il leggero aumento di popolazione nazionale complessiva è
assicurato dalla sola immigrazione.
Questo andamento
demografico incide fortemente in alcuni settori: dal sistema pensionistico (nel
1998, erano 21.606.000 le pensioni
pagate dal sistema, di importo medio unitario pari a 14.158.000 [12.980.000
lire, nel 1996] per un totale di oltre 308.898 miliardi di lire) a quello del
mercato delle case.
TAB. 7 *
POPOLAZIONE RESIDENTE PER
CLASSI D'ETA' (Fonte ISTAT 1.1.1999)
| DA
---------------|----------------|--------------------|---------------------|
LAZIO
(1.1998) | 1.165.000 | 1.647.000 |
1.331.000 |
LAZIO
(1.1999) | 1.136.642 | 1.652.785 |
1.350.341 |
---------------|----------------|--------------------|---------------------|
ITALIA
(1.1998)| 13.087.000 | 17.500.000 |
14.275.000 |
ITALIA
(1.1999)| 12.786.098 | 17.624.558 |
14.353.275 |
---------------|----------------|--------------------|---------------------|
La successiva
tabella 8 mostra la distribuzione della popolazione regionale del Lazio.
Spicca il dato
del Comune di Roma dove risiede il 50,32 per cento degli abitanti del Lazio, comunque
in calo rispetto al 1990, quando
superava il 53 per cento.
In termini nazionali, nel Lazio risiede il
9,11 della popolazione italiana;
nella provincia di Roma il 6,60; nel solo
comune di Roma il 4,58 per
cento del totale nazionale.
TAB. 8 *
POPOLAZIONE RESIDENTE NEI
CAPOLUOGHI DI PROVINCIA E NEI COMUNI DELLA PROVINCIA
DIVERSI DAL CAPOLUOGO [ dati ISTAT
al 4.1998]
| CAPOLUOGHI |ALTRI COMUNI| | POPOLAZIONE|
| DI
|DIVERSI DAL | |TOTALE DELLA|
| PROVINCIA | CAPOLUOGO | |
PROVINCIA |
-----------|------------|------------| |------------|
FROSINONE | 47.725 | 446.829 | | 494.554 |
-----------|------------|------------| |------------|
LATINA
| 113.239 | 394.755 | | 507.994 |
-----------|------------|------------| |------------|
RIETI
| 45.971
| 104.641 | | 150.612 |
-----------|------------|------------| |------------|
ROMA
| 2.640.454 | 1.161.495 | | 3.801.949 |
-----------|------------|------------| |------------|
VITERBO | 60.235 | 231.777 | | 291.277 |
-----------|------------|------------| |------------|
LAZIO
| 2.907.624 | 2.339.4970 |
| 5.247.121 |
-----------|------------|------------| |------------|
ITALIA
| ////// | /////// | | 57.563.354 |
La tabella 9 mostra i dati relativi al
rapporto tra il numero dei comuni e quello dei comuni serviti da banche. Il dato regionale medio è appena
inferiore a quello nazionale ( 71,35 per cento contro il 73,37 dell'Italia).
Tra i dati provinciali sui comuni "bancati"
spiccano, in positivo, quelli di Viterbo (95 per cento) e di Latina
(oltre il 90); in negativo ancora quello di Rieti con solo il 46,57 per
cento dei comuni servito da banche.
TAB. 9 *
NUMERO DI COMUNI PER
PROVINCIA E
NUMERO DI COMUNI SERVITI
DA BANCHE
[ Fonti: ISTAT (1.1.1998) e Bankitalia Bollettino
statistico n°1-2000 ]
| COMUNI DELLA PROVINCIA| |COMUNI SERVITI DA BANCHE|
| % Comuni |
|-----------------------| |------------------------| |serviti su|
| Numero|
% su | % su | | Comuni|
% su | % su | |tot.comuni|
| comuni| LAZIO | ITALIA|
|serviti| LAZIO | ITALIA | |della prov.
-------------|-------|-------|-------|
|-------|-------|--------| |----------|
FROSINONE | 91 | 24,20| 1,12 | | 64 |
23,79| 1,14 | | 70,30 |
-------------|-------|-------|-------|
|-------|-------|--------| |----------|
LATINA | 33 | 8,77| 0,40 | | 30 |
11,15| 0,50 | | 90,91 |
-------------|-------|-------|-------|
|-------|-------|--------| |----------|
RIETI
| 73 | 19,41| 0,90 | | 34 |
12,63| 0,57 | | 46,57 |
-------------|-------|-------|-------|
|-------|-------|--------| |----------|
ROMA
| 120 | 31,65| 1,47 | | 84 |
31,22| 1,41 | | 70,00 |
-------------|-------|-------|-------|
|-------|-------|--------| |----------|
VITERBO | 60 | 15,95| 0,74 | | 57 |
21,19| 0,96 | | 95,00 |
=============|=======|=======|=======|
|=======|=======|========| |==========|
LAZIO
| 377 | ///// | 4,64 | | 269 | ///// | 4,52 | | 71,35 |
-------------|-------|-------|-------|
|-------|-------|--------| |----------|
ITALIA | 8.100 |
///// | ///// | | 5.943 | ////
| ///// | | 73,37 |
------------------------------------------------------------------------------
Le 2 tabelle che seguono (10 e 11)
forniscono la distribuzione di banche con sede nel Lazio e la
distribuzione degli sportelli relativi. Per entrambe è
fortemente dominante la Capitale.
TAB. 10 *
AZIENDE DI CREDITO CON
SEDE CENTRALE NEL LAZIO
Fonte Bankitalia - Bollettino statistico n° 1-2000
| TOTALE | % SU | % SU|
| BANCHE |LAZIO |ITALIA|
------------
|--------|------|------|
FROSINONE | 6 |
8,2 | 0,64 |
-------------|--------|------|------|
LATINA | 4 |
5,5 | 0,42 |
-------------|--------|------|------|
RIETI
| 2 |
5,5 | 0,53 |
-------------|--------|------|------|
ROMA
| 47 | 68,5 | 5,00 |
-------------|--------|------|------|
VITERBO | 8 | 12,3 | 1,06 |
-------------|--------|------|------|
LAZIO | 67 | //// | 7,63 |
-------------|--------|------|------|
ITALIA | 877 |
////| //// |
TAB. 11 *
AZIENDE DI CREDITO
NUMERO DI SPORTELLI NEL
LAZIO - Disaggregazione
(Fonte Bankitalia-
Bollettino statistico n° 1-2000)
| BANCHE |
BANCHE | BANCHE | BANCHE | IST.CENTR.| |
|MEDIO/LUNGO| S.P.A. | POPOLARI |CRED.COOP.
|DI CATEGORIA |
|NUM. | % SU| NUM.| % SU|NUM.
| % SU|NUM. | % SU|NUM. | %
SU| | TOTALE | % SU | %
SU |
|SPORT|LAZIO|SPORT|LAZIO|SPORT|LAZIO|SPORT|LAZIO|SPORT|LAZIO|
| SPORTELLI| LAZIO | ITALIA |
-------------|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|
|----------|-------|--------|
FROSINONE | 0 | 0 | 111| 6,7| 29 | 11,9| 14| 9,8| 0 | 0| | 154 | 7,5 | 0,6 |
-------------|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|
|----------|-------|--------|
LATINA | 0 | 0 | 104| 6,3| 29 | 11,9| 8| 5,6| 0 | 0| | 141 | 6,8 | 0,5 |
-------------|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|
|----------|-------|--------|
RIETI
| 0 | 0 | 57| 3,4| 10 | 4,1| 8| 5,6| 0 | 0| | 75 | 3,6 | 0,3 |
-------------|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|
|----------|-------|--------|
ROMA
| 14 | 100 |1.251| 75,5| 166
| 68,0| 86| 60,1| 4 | 100| | 1.523 |
73,8 | 5,6 |
-------------|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|
|----------|-------|--------|
VITERBO | 0 | 0 | 134| 8,4| 10 | 4,1| 27| 18,9| 0 | 0| | 171 | 8,3 | 0,6 |
-------------|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|
|----------|-------|--------|
LAZIO
| 14 | 13,9|1.657| 8,30| 244
| 5,8| 143| 5,0| 4 | 13,3| | 2.064 |
//// | 7,6 |
-------------|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|-----|
|----------|-------|--------|
ITALIA | 108 | //
|19.947| // |4.205| // |2.862| // | 30 | // | | 27.132 |
//// | //// |
-------------------------------------------------------------------------|
|----------|-------|--------|
La tabella n°
12 riporta i tassi medi applicati dal sistema bancario agli impieghi ed ai
depositi.
Il Lazio sopporta un maggior onere per
i livelli di tasso sugli affidamenti (quasi il 2 per cento in più rispetto
al dato nazionale) e migliora leggermente il dato sulla remunerazione dei
depositi (più 0,4 per cento).
TAB. 12*
TASSI DI INTERESSE MEDI
APPLICATI AL DICEMBRE 1999
(Fonte Bankitalia-Bollettino
Stat. 1/2000)
|TASSI SU IMPIEGHI
TASSI SU DEPOSITI
passivi per
attivi per
il cliente | il cliente
-------------|------------------|--------------------|
LAZIO
12,44 %
1,84 %
-------------|------------------|--------------------|
ITALIA
10,48 %
1,45 %
-------------|------------------|--------------------|
La tabella successiva evidenzia lo scarso peso contrattuale
degli operatori economici laziali (famiglie comprese) rispetto ai livelli nazionali. I tassi
applicati sono sempre superiori alla media.
Perfino la Pubblica amministrazione,
che ha nel Lazio, un peso preponderante rispetto al resto del Paese (inferiore
solo a Lombardia e Campanioa), non ha la forza o non
sembra interessata a spuntare tassi adeguati (6 per cento contro il 5,3 del
dato nazionale.
TAB. 13 *
TASSI A BREVE ATTIVI (PER LE BANCHE)
SU FINANZIAMENTI PER CASSA - PER ATTIVITA'
ECONOMICA
(Fonte Bankitalia-Bollettino
Stat. 1/2000 - Dati 12.1999)
LAZIO
ITALIA
----------------------|------------------|--------------------|
PUBBLICA AMM.NE
6,01 %
5,30 %
----------------------|------------------|--------------------|
SOCIETA' FINANZIARIE 4,60 %
4,61 %
----------------------|------------------|--------------------|
INDUSTRIA
5,46 %
5,13 %
----------------------|------------------|--------------------|
EDILIZIA
7,37 %
7,08 %
----------------------|------------------|--------------------|
SERVIZI
6,72 %
5,99 %
----------------------|------------------|--------------------|
FAMIGLIE PRODUTTRICI 9,62 %
8,16 %
----------------------|------------------|--------------------|
FAMIGLIE CONSUMATRICI 8,50 %
6,79 %
----------------------|------------------|--------------------|
La tabella 14 conferma quanto
evidenziato in precedenza: gli operatori del Lazio sono gravati da tassi
superiori (da
TAB. 14 *
TASSI A BREVE ATTIVI (PER LE BANCHE)
SU FINANZIAMENTI PER CASSA - PER CLASSI DI GRANDEZZA
(Fonte Bankitalia-Bollettino
Stat. 1/2000 - Dati 12.1999)
LAZIO
ITALIA
----------------------|------------------|--------------------|
FINO A 250 MLN
12,44 %
10,48 %
----------------------|------------------|--------------------|
DA 250 MLN A 500 MLN 10,85 %
8,99 %
----------------------|------------------|--------------------|
DA 500 MLN A 1 MLD
9,70 %
7,78 %
----------------------|------------------|--------------------|
DA 1 MLD A 2 MLD
8,81 %
6,86 %
----------------------|------------------|--------------------|
DA 2 MLD A 5 MLD
7,93 %
6,03 %
----------------------|------------------|--------------------|
DA 5 MLD A 10 MLD
6,79 %
5,38 %
----------------------|------------------|--------------------|
OLTRE 10 MLD
5,76 %
4,89 %
----------------------|------------------|--------------------|
Nella tabella 15 riportiamo i tassi di
remunerazione dei depositi (passivi per la banca).
Il Lazio recupera su tutte le voci di
attività economica tranne che per i depositi della Pubblica
amministrazione, il cui tasso coincide con quello nazionale (2,55 per cento).
TAB. 15 *
TASSI NOMINALI PASSIVI (PER LE BANCHE)
SUI DEPOSITI - PER ATTIVITA' ECONOMICA
(Fonte Bankitalia-Bollettino
Stat. 1/2000 - Dati 12.1999)
LAZIO
ITALIA
----------------------|------------------|--------------------|
PUBBLICA AMM.NE
2,55 %
2,55 %
----------------------|------------------|--------------------|
SOCIETA' FINANZIARIE 3,08 %
2,53 %
----------------------|------------------|--------------------|
INDUSTRIA
1,72 %
1,63 %
----------------------|------------------|--------------------|
EDILIZIA
1,50 %
1,36 %
----------------------|------------------|--------------------|
SERVIZI
1,80 %
1,64 %
----------------------|------------------|--------------------|
FAMIGLIE PRODUTTRICI 1,46 %
1,32 %
----------------------|------------------|--------------------|
FAMIGLIE CONSUMATRICI 1,61 %
1,69 %
----------------------|------------------|--------------------|
La successiva tabella 16 evidenzia il
recupero, in termini di remunerazione del conto, dei correntisti laziali su
quelli nazionali. Notevole il dato relativo ai depositi superiori al miliardo:
i depositanti laziali spuntano una remunerazione del 2,60 per cento, contro il
2,25 nazionale.
TAB. 16 *
TASSI NOMINALI PASSIVI (PER LE BANCHE)
SUI DEPOSITI IN CONTO CORRENTE - PER CLASSI DI GRANDEZZA
(Fonte Bankitalia-Bollettino
Stat. 1/2000 - Dati 12.1999)
LAZIO
ITALIA
----------------------|------------------|--------------------|
FINO A 50 MLN
0,96 %
0,86 %
----------------------|------------------|--------------------|
DA 50 MLN A 100 MLN
1,10 %
0,98 %
----------------------|------------------|--------------------|
DA 100 MLN A 250 MLN 1,25 %
1,12 %
----------------------|------------------|--------------------|
DA
----------------------|------------------|--------------------|
DA 500 MLN A 1 MLD 1,46 %
1,42 %
----------------------|------------------|--------------------|
OLTRE 1 MLD
2,60 %
2,25 %
----------------------|------------------|--------------------|
(Fonte
Bankitalia - Bollettino Statistico n° 1/2000 -
dati al 12.1999)
Le tabelle relative ad Impieghi e
Depositi (Tabb. n° 13 e
14) evidenziano la posizione della provincia di Roma con
l'aggregazione di oltre il 93 per cento della voce "impieghi"
(era dell' 82 per cento nel '98) e di oltre l' 88 per cento dei depositi (era
dell' 86 per cento).
Evidenziano altresì il calo percentuale degli impieghi regionali su
quelli nazionali (16,12 per cento contro il 17,35 del 1998). Ciò
dimostra che il Lazio ancora non riesce ad approfittare della ripresa in via di
realizzazione. Leggermente in crescita il peso dei depositi (11,86 per cento
contro l'11,15 del 1998).
Le successive specifiche tabelle (n° 15 e 16)
per settore di attività economica permettono di
rilevare la evidente maggiore incidenza della Pubblica
amministrazione su Impieghi e Depositi della regione rispetto al
dato nazionale.
Diminuisce rispetto al 1998 il peso
degli "impieghi" (63,28 per cento, contro il 66,88 del 1998) della
Pubblica Amministrazione, ma aumenta il corrispondente valore dei
"depositi" ( 45,9 per cento, contro il 42,48 del 1998).
Continua la posizione di "disinteresse"
mostrato dalle banche operanti nella Capitale nei confronti dei problemi
del territorio, della scarsa attenzione e di un ancora minore
supporto verso gli operatori
economici e produttivi della zona di influenza, tessuto produttivo e della
piccola utenza, essendo più redditizio e meno impegnativo dedicare
attenzione e cura ai grandi enti statali e parastatali, per altro in via di
ridimensionamento (privatizzazioni, eliminazioni ecc.).
TAB. 17 *
I M P I E G H I B A N C A R I
in
miliardi di lire
(Fonte Bankitalia Boll.
Statistico n° 1-2000 -dati dicembre 1999)
PER LOCALIZZAZIONE DEGLI SPORTELLI (provincia)
| % su | % su |
| TOTALE | LAZIO |ITALIA |
----------|------------|-------|-------|
FROSINONE
| 4.689
| 1,85 | 0,30 |
----------|------------|-------|-------|
LATINA | 6.383 | 2,51 | 0,40 |
----------|------------|-------|-------|
RIETI | 1.171 | 0,46 | 0,07 |
----------|------------|-------|-------|
ROMA | 237.404 | 93,64 | 15,13 |
----------|------------|-------|-------|
VITERBO | 3.873 | 1,53 | 0,25 |
----------|------------|-------|-------|
LAZIO | 253.520 | ///// | 16,12 |
----------|------------|-------|-------|
ITALIA | 1.572.495
|
TAB. 18 *
D E P O S I T I B A N C A R I
(in miliardi di lire)
(Fonte Bankitalia Boll.no
statistico n° 1-2000 - dati dicembre 1999)
PER LOCALIZZAZIONE DEGLI SPORTELLI (provincia)
|
| % su | % su |
| TOTALE | LAZIO |ITALIA |
----------|------------|-------|-------|
FROSINONE
| 4.374
| 3,67 | 0,43 |
----------|------------|-------|-------|
LATINA | 5.001 | 4,20 | 0,50 |
----------|------------|-------|-------|
RIETI | 1.452 | 1,22 | 0,14 |
----------|------------|-------|-------|
ROMA | 104.833 | 88,07 | 10,45 |
----------|------------|-------|-------|
VITERBO | 3.370 | 2,83 | 0,34 |
----------|------------|-------|-------|
LAZIO | 119.030 | ///// | 11,86 |
----------|------------|-------|-------|
ITALIA
1.003.228
|
----------------------------------------
Nelle due tabelle che seguono,
riportiamo impieghi e depositi disaggregati per settori di
attività economica. La
"pubblica amministrazione" conferma i due terzi del totale degli impieghi nazionali di
settore (anche se in calo), ed il
40 per cento dei depositi. La somma delle relative colonne non coincide con il
TOTALE riportato perché questo è comprensivo di "Dati non
ripartibili".
TAB. 19 *
IMPIEGHI
PER SETTORI DI ATTIVITA'
ECONOMICA
(Fonte Bankitalia - Boll.no
statistico n° 1-2000)
(Dati al 12.1999 - in miliardi di lire)
SETTORE ECONOM. |
|
| % LAZIO SU |
| LAZIO | ITALIA | ITALIA |
================|============|=============|============|
AMMINISTRAZIONI
|
|
|
|
PUBBLICHE | 75.749 | 119.695 | 63.28 |
----------------|------------|-------------|------------|
IMPRESE e
IST.NI|
|
|
|
SOCIALI PRIVATE
| 123.210 | 1.026.135 | 12,01 |
----------------|------------|-------------|------------|
FAMIGLIE
| |
|
|
PRODUTTRICI | 6.675 | 112.248 | 5,94 |
----------------|------------|-------------|------------|
FAMIGLIE
|
|
|
|
CONSUMATRICI+ALTRI 38.963 | 314.406 | 12.39 |
================|============|=============|============|
|
|
|
|
TOTALE
| 244.596 | 1.572.495 | 15,55 |
----------------|------------|-------------|------------|
TAB. 20 *
DEPOSITI
PER SETTORI DI ATTIVITA'
ECONOMICA
(per localizzazione degli sportelli)
(DATI al 12.1999- in miliardi di lire)
SETTORE ECONOM. |
|
| % LAZIO SU |
| LAZIO | ITALIA | ITALIA |
================|============|=============|============|
AMMINISTRAZIONI
|
|
|
|
PUBBLICHE | 16.586 | 36.130 | 45,9 |
----------------|------------|-------------|------------|
IMPRESE e
IST.NI|
|
|
|
SOCIALI PRIVATE
| 32.720 | 234.919 | 13,93 |
----------------|------------|-------------|------------|
FAMIGLIE
|
|
|
|
PRODUTTRICI | 3.790 | 53.170 | 7,13 |
----------------|------------|-------------|------------|
FAMIGLIE
|
|
|
|
CONSUMATRICI+ALTRI 70.806 | 678.947 | 10,43 |
================|============|=============|============|
|
|
|
|
TOTALE
| 123.914 | 1.003.228| 12,35 |
----------------|------------|-------------|------------|
Le due tabelle che seguono,
forniscono i dati (dicembre 1999)
relativi ai finanziamenti non di breve termine.
Per il Lazio, essi ammontano ad
oltre 134mila miliardi di lire, di cui circa 130 "non
agevolati" e 4 mila "agevolati". Va notato il calo
generale dei finanziamenti "agevolati" (meno 4 mila miliardi circa a livello
nazionale, e meno 758 per il Lazio). Il dato regionale risulta pari al 5,95 per cento (in calo rispetto al
1998: 6,6 ) dei finanziamenti "agevolati" nazionali, che
superano i 74 mila miliardi
di lire.
Il dato nazionale dei finanziamenti
"agevolati" è pari al 10 per cento (in calo rispetto al
13,7 del 1998) del totale finanziamenti, che ammontano a 741.810
miliardi.
La regione Lazio acquisisce
quindi agevolazioni ben al di sotto della media nazionale (circa il
6 per cento, contro il 10).
Fa riflettere, ancor di più il dato regionale relativo ai
finanziamenti agevolati per l'acquisto di immobili, pari all' 1,45 per cento
del valore nazionale, addirittura in calo rispetto all' 1,92 del 1998.
TAB. N° 21 *
FINANZIAMENTI
N O N A G E V O L A T
I -
OLTRE IL BREVE TERMINE - PER DESTINAZIONE
(Fonte Bankitalia - Dati dicembre 1999 - in
miliardi di lire)
| LAZIO | ITALIA | PERCENTUALE |
|
|
| LAZIO/ITALIA |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
COSTRUZIONI | 26.356 |
127.745 | 20,63 % |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
ATTREZZATURE | 25.392 | 123.261 | 20,60 % |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
ACQ. IMMOBILI | 20.751 |
167.886 | 12,36 % |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
ALTRE DESTINAZ.| 57.037 |
248.801 | 22,92 % |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
TOTALE
|
129.536 |
667.693 | 19,40 % |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
TAB. N° 22 *
FINANZIAMENTI A G E V O L A T I
OLTRE IL BREVE TERMINE - PER DESTINAZIONE
(Fonte Bankitalia - Dati dicembre 1999- in miliardi
di lire)
| LAZIO | ITALIA | PERCENTUALE |
|
|
| LAZIO/ITALIA |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
COSTRUZIONI | 1.388 |
22.133 | 6,27
% |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
ATTREZZATURE | 2.292 |
32.926 | 6,96
% |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
ACQ. IMMOBILI |
83 |
5.722 | 1,45
% |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
ALTRE DESTINAZ.|
647 |
13.336 | 4,85
% |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
TOTALE
|
4.410 |
74.117 | 5,95
% |
---------------|---------------|------------------|-----------------|
(Fonte
Bankitalia: Bollettini statistici - Dati
dicembre 1999)
Affidamenti, sofferenze
bancarie, concentrazione del rischio.
La tabella che segue
riporta la situazione disaggregata del Lazio in termini di
affidamenti.
Si può notare come la regione
continui a cedere rispetto al dato nazionale per gli affidamenti
tra i 500 milioni ed i 50 miliardi, fascia tipica di utilizzo del settore
industriale, mentre recupera al di sotto ed al di sopra di quei limiti.
TAB. 23 *
CENTRALE DEI RISCHI
DISTRIBUZIONE PER CLASSI DI
GRANDEZZA
DELLE POSIZIONI GLOBALI DI
RISCHIO PER CASSA
(Numeri in unità - Consistenze in miliardi
di lire - Dati 12.1999)
|
NUMERO DI | FIDI ACCORDATI | FIDI UTILIZZATI
|
AFFIDATI
|
consistenze
| consistenze
|-----------------------|-----------------------|-----------------------
CLASSI DI | | |% LAZIO| | |% LAZIO| | |% LAZIO
AFFIDAMENTO | LAZIO | ITALIA|SU
ITAL| LAZIO | ITALIA|SU ITAL| LAZIO | ITALIA|SU ITAL
--------------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------
DA 150 MIL. |
|
|
A 250 MIL. | 34.287|387.952| 8,80 | 6.328| 71.822| 8,81 | 5.652| 60.017| 9,41
--------------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------
DA 250 MIL. |
|
|
A 500 MIL. | 15.735|214.309| 7,34 | 5.274| 72.945| 7,23 | 4.299| 55.652| 7,72
--------------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------
DA 500 MIL. |
|
|
A 999 MIL. | 7.742|127.193| 6,08 | 5.271| 87.707| 6,01 | 4.029| 61.666| 6,53
--------------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------
DA 1 MLD |
|
|
A 5 MLD | 7.638|130.849| 5,83 | 15.701|269.924| 5,82 | 12.121|182.534| 6,64
--------------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------
DA 5 MLD |
|
|
A 9,9 MLD | 1.176| 18.674| 6,30 | 8.094|128.632| 6,29 | 6.269| 83.904| 7,47
--------------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------
DA 10 MLD |
|
|
A 50
MLD | 1.081| 114.583 7,41 | 20.399|289.702| 7,05 | 15.620|177.579| 8,80
--------------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------
DA 50 MLD |
|
|
E OLTRE | 319| 3.082| 10.35 |178.997|851.622| 21,01
|136.255|552.768| 24,65
--------------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------|-------
I dati al dicembre 1999 della Banca
d'Italia indicano in 114.292
miliardi di lire le sofferenze "rettificate" del sistema bancario. Di
questi, 98.686 miliardi sono appannaggio delle banche a breve termine, mentre 15.556 ad
istituti a medio-lungo termine. 27.935 miliardi sono
assistiti da garanzie reali.
Non siamo riusciti a reperire dati
disaggregati sulla consistenza delle sofferenze laziali.
Il Bollettino statistico della Banca
d'Italia riporta, per regione, grandezze relative ai flussi:
in Italia, nell'ultimo trimestre 1999, si sono
avuti 3.998 miliardi di nuove sofferenze, mentre sono ne cessate per 5.365. Nel
Lazio i dati si attestano su 1.255 miliardi di nuove, e su 2.645 miliardi di
cessate. Nello stesso periodo, sono 4.415 i nuovi clienti in sofferenza; 12.666
hanno invece cessato di esserlo.
Anche per il 1999, la tabella
successiva mette in evidenza un aspetto peculiare delle banche operanti
nella nostra regione per quanto riguarda la concentrazione degli
affidamenti sui primi 20 o 50 clienti.
Il confronto con il dato nazionale
è illuminante: i grandi enti statali e parastatali, primari
clienti delle banche operanti nella capitale, accentrano oltre la
metà del monte fidi accordato ed utilizzato. Gli stessi dati, per
l'Italia, non superano il 18 per cento.
Scrivevamo nello "Studio sul
sistema bancario nel Lazio" di due anno fa: "Questo dato fornisce
ulteriori elementi probanti al giudizio che da più parti viene
espresso circa la scarsa attenzione del sistema bancario
particolarmente nel Lazio) nei confronti del tessuto economico e
produttivo della "zona di influenza": Quando i primi 50
affidati della regione Lazio accentrano quasi il 60 per cento delle
somme accordate in affidamento, perché spendere energie (in
studi, supporti finanziari, consulenze, cure) per gli oltre 75.000
affidati rimanenti?"
TAB. 24 *
CONCENTRAZIONE DEI FINANZIAMENTI CASSA
CLASSIFICATI SECONDO IL RISCHIO GLOBALE
(Localizzazione dell'affidato- Miliardi di lire)
(Fonte Bankitalia- Dati:
Dicembre 1999)
|
MONTE-FIDI ACCORDATO
| |
MONTE-FIDI UTILIZZATO |
-----------|-----------------||------------------|
|-----------------||------------------|
| REGIONE | % SU ||
| % SU | | REGIONE | %
SU ||
| % SU |
| LAZIO |TOTALE || ITALIA(*)| TOTALE| |
LAZIO | TOTALE|| ITALIA(*)| TOTALE|
-----------|---------|-------||----------|-------|
|---------|-------||----------|-------|
PRIMI 20 |
|
||
|
| |
|
||
|
|
AFFIDATI | 120.618 | 50,10 || 203.603 | 11,43 | | 96.548 | 51,50 || 157.244 | 13,20 |
-----------|---------|-------||----------|-------|
|---------|-------||----------|-------|
PRIMI 50 |
|
||
|
| |
|
||
|
|
AFFIDATI | 142.271 | 59,11 || 288.839 | 16,21 | | 109.581 | 58,40
|| 218.969 | 18,38 |
-----------|---------|-------||----------|-------|
|---------|-------||----------|-------|
TOTALE |
|
||
|
| |
|
||
|
|
AFFIDATI | 240.798 | ///
||1.780.917 | /// | | 187.553 | ///
||1.191.459 | /// |
-----------|---------|-------||----------|-------|
|---------|-------||----------|-------|
(*) Comprende anche i rischi
segnalati dalle filiali estere di enti creditizi italiani.
La tabella che segue mette in
evidenza come decadano velocemente i rapporti di fido con più
banche: i monoaffidati laziali sono
l' 8,45 per cento rispetto al totale nazionale, mentre coloro che sono
affidati con più di quattro banche si collocano al di sotto del 4.
Il pluriaffidamento
è infatti tipico del tessuto industriale, non pesantissimo nella
regione.
TAB. 25 *
PLURIAFFIDAMENTO - NUMERO DI
AFFIDATI
(Fonte Bankitalia - Dati Dicembre 1999)
| LAZIO | ITALIA | LAZIO SU ITALIA |
----------------|-----------|-------------|-----------------|
MONOAFFIDATI | 67.251 | 795.425 | 8,45 % |
----------------|-----------|-------------|-----------------|
2 AFFIDAMENTI | 8.728 | 134.804 | 6,47 % |
----------------|-----------|-------------|-----------------|
3/4 AFFID. | 4.392 | 84.599 | 5,19 % |
----------------|-----------|-------------|-----------------|
OLTRE 4 AFFID. | 1.950 | 50.241 | 3,88 % |
----------------|-----------|-------------|-----------------|
TOTALE
AFFIDATI | 82.321 | 1.065.069 | 7,73 % |
TAB. 26 *
PROVINCIA DI FROSINONE
DEPOSITI E IMPIEGHI DEI PRINCIPALI COMUNI
(Fonte Bankitalia - Bollettino statistico 1/2000
Dati 12.1999)
(In
miliardi di lire)
|
IMPIEGHI
| |
DEPOSITI
|
COMUNE |
| % su | % su | |
| % su | % su |
| TOTALE |PROVINCIA|
LAZIO | | TOTALE |PROVINCIA|
LAZIO |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
FROSINONE | 2.141 | 45,6 | 0,84 | | 1.127 | 25,76 | 0,95 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
ALATRI | 148
| 3,15 |
0,06 | | 153
| 3,50 | 0,13 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
ANAGNI | 280
| 5,97 |
0,11 | | 240
| 5,48 | 0,20 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
ATINA |
28 | 0,60 |
0,01 | | 120
| 2,74 | 0,10 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
CASSINO | 673
| 14,35 |
0,27 | | 500
| 11,43 | 0,42 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
FIUGGI | (*) |
|
| | (*)
|
|
|
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
PONTECORVO|
68 | 1,45 |
0,03 | | 131
| 2,99 | 0,11 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
SORA | 374
| 7,98 |
0,16 | | 383
| 8,76 | 0,32 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
PROVINCIA | 4.689 | //// | 1,85 | | 4.374 | ///// | 3,67 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
LAZIO | 253.520 | //// | //// | | 119.030 | ///// | //// |
---------------------------------------------------------------------------|
(*) Per il comune di Fiuggi,
fino al Dicembre 1995 i dati sono stati coperti da vincolo di
riservatezza.
Dal Bollettino Statistico 1/1999
la voce relativa al comune di Fiuggi non esiste più.
TAB. 27 *
DEPOSITI E IMPIEGHI DEI PRINCIPALI COMUNI
(Fonte Bankitalia -Bollettino Stat.1/2000
Dati Dicembre 1999)
(in miliardi di lire)
|
IMPIEGHI
| |
DEPOSITI
|
COMUNE |
| % su | % su | |
| % su | % su |
| TOTALE |PROVINCIA|
LAZIO | | TOTALE |PROVINCIA|
LAZIO |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
LATINA | 3.263 | 51,12 |
1,28 | | 1.501 | 30,01 | 1,26 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
APRILIA | 679
| 10,63 |
0,27 | | 594
| 11,88 | 0,50 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
CISTERNA | 339
| 5,31 |
0,13 | | 253
| 5,06 | 0,21 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
FORMIA | 337
| 5,28 |
0,13 | | 402
| 8,04 | 0,34 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
GAETA | 172
| 2,70 |
0,06 | | 224
| 4,48 | 0,19 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
TERRACINA | 477
| 7,47 |
0,19 | | 393
| 7,86 | 0,33 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
PROVINCIA | 6.383 | //// | 2,51 | | 5.001 | ///// | 4,20 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
LAZIO | 253.520 | //// | //// | | 119.030 | ///// | //// |
---------------------------------------------------------------------------|
TAB. 28 *
DEPOSITI E IMPIEGHI DEI PRINCIPALI COMUNI
(Fonte Bankitalia -Bollettino Stat.
1/2000 - Dati dicembre 1999)
(in miliardi di lire)
|
IMPIEGHI
| |
DEPOSITI
|
COMUNE |
| % su | % su | |
| % su | % su |
| TOTALE |PROVINCIA|
LAZIO | | TOTALE |PROVINCIA|
LAZIO |
-----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
RIETI | 825
| 70,45 |
0,33 | | 734
| 50,55 | 0,61 |
-----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
CITTADUCALE|
30 | 2,56 |
0,01 | |
72 | 4,96 | 0,06 |
-----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
P.MIRTETO |
77 | 6,58 |
0,03 | | 106
| 7,30 | 0,09 |
-----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
PROVINCIA | 1.171 | //// | 0,46 | | 1.452 | ///// | 1,22 |
-----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
LAZIO | 253.520 | //// | //// | | 119.030 | ///// | //// |
----------------------------------------------------------------------------|
TAB. 29 *
DEPOSITI E IMPIEGHI DEI PRINCIPALI COMUNI
(Fonte
Bankitalia -Bollettino Stat. 1/2000 Dati dicembre
1999)
(in miliardi di lire)
|
IMPIEGHI
| |
DEPOSITI
|
COMUNE |
| % su | % su | | | % su | % su |
| TOTALE |PROVINCIA|
LAZIO | | TOTALE |PROVINCIA|
LAZIO |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
ROMA | 226.526 | 95,41 | 89,35 | | 94.223 | 89,88 | 79,16 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
ALBANO L. | 1.144 | 0,48 |
0,45 | | 421
| 0,40 | 0,35 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
ANZIO | 302 | 0,13 |
0,12 | | 303
| 0,29 | 0,25 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
ARICCIA | 237
| 0,10 |
0,09 | | 163
| 0,16 | 0,14 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
CERVETERI | 137
| 0,05 |
0,04 | | 182
| 0,17 | 0,15 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
CIAMPINO | 338
| 0,14 |
0,13 | | 444
| 0,42 | 0,37 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
C.VECCHIA | 843
| 0,36 |
0,33 | | 568
| 0,54 | 0,48 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
FIUMICIN0 | 354
| 0,15 |
0,14 | | 469
| 0,45 | 0,39 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
FRASCATI | 695
| 0,29 |
0,27 | | 451
| 0,43 | 0,38 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
GENZANO | 220
| 0,09 |
0,08 | | 283
| 0,27 | 0,24 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
GUIDONIA M| 564
| 0,24 |
0,22 | | 575
| 0,55 | 0,48 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
LADISPOLI | 284
| 0,12 |
0,11 | | 186
| 0,18 | 0,16 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
MARINO | 273
| 0,11 |
0,10 | | 411
| 0,39 | 0,35 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------| M.ROTONDO | 310
| 0,13 |
0,12 | | 302
| 0,29 | 0,25 |
----------|------------|---------|-------| |------------|---------|-------|
NETTUNO | 238
| 0,10 |
0,09 | | 376
| 0,36 | 0,32 |